Scarica scheda di valutazione in PDF
Transcript
Scarica scheda di valutazione in PDF
SISTEMA PER LA TERMOREGOLAZIONE CORPOREA PER VIA INTRAVASCOLARE Decisioni CTRDM Data riunione: 17 luglio 2012 Raccomandazione: preso atto delle evidenze scientifiche limitate, in termini di numero, dimensione degli studi e confronto diretto tra l’ipotermia mediante catetere e gli altri metodi invasivi e non invasivi e preso atto dell’assenza di evidenze economiche, il dispositivo attualmente non è raccomandato nell’indicazione dell’ipotermia terapeutica nei pazienti che necessitano di un’ipotermia preventiva a scopo terapeutico per il trattamento di arresto cardiaco oppure di trauma cranico con conseguente danno cerebrale. CARATTERISTICHE TECNICHE Tipologia dispositivo medico: Ditta produttrice: Numero di Repertorio nazionale: Prezzo: Sistema per la termoregolazione corporea per via intravascolare Zoll Medical Corporation Nome commerciale: Thermogard XP Classificazione CND: 43287 Classe di rischio: Z12040208 – apparecchiature per termoregolazione corporea IIb 30.000€ (apparecchiatura) 800 – 1.000€ (materiale di consumo) 0344 - DEKRA (GIÀ KEMA QUALITY B.V.) Data: Dicembre 2010 Stato registrativo USA: approvato FDA Data: Agosto 2003 Indicazioni e controindicazioni all’uso: Induzione dell’ipotermia. L’apparecchio è indicato per l’uso elettivo su pazienti che necessitano di un’ipotermia preventiva a scopo terapeutico per il trattamento di arresto cardiaco oppure di trauma cranico con conseguente danno cerebrale. Il catetere Cool Line Alsius insieme al sistema Cool Gard 3000/Thermogard XP permette la circolazione di soluzione salina a temperatura controllata attraverso uno scambiatore di calore per raffreddare/riscaldare il sangue dei pazienti a rischio per il posizionamento in linea centrale; durata massima di utilizzo: 7 giorni. Certificazione CE: Il catetere presenta gli stessi rischi di una linea centrale. Non usare il catetere in pazienti per cui è sconsigliato il posizionamento in linea centrale; diatesi emorragica; sepsi attiva; infezione o emorragia nel sito di inserimento del catetere; pazienti la cui temperatura non può essere controllata costantemente come richiesto. L’ipotermia è controindicata in pazienti affetti da malattie del sangue che verrebbero aggravate dall’ipotermia, ad esempio le patologie che provocano crioglobulinemia o le emoglobinopatie in cui l’anemia emolitica può essere precipitata dalle basse temperature, ad esempio l’anemia falciforme o la talassemia. CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO L’apparecchio ThermoGard XP è costituito da un’unità di controllo per il raffreddamento/riscaldamento, composta da un display a colori, che permette di verificare la temperatura del paziente e di impostare la Data di redazione: aprile 2012 1 temperatura target e il grado di velocità con cui si desidera raggiungerla. Inoltre il display, che si gestisce attraverso un menù a “tendina” in lingua italiana, permette di verificare l’andamento della terapia, avvisando l’utilizzatore di eventuali problemi e suggerendo l’azione da intraprendere. Il materiale di consumo dedicato è costituito da: - un kit composto da diversi dispositivi collegati tra loro attraverso una tubolatura, denominato Start Up Kit, che ha la funzione di trasportare la soluzione salina calda o fredda per alimentare i palloncini/scambiatori; - un catetere speciale in poliuretano con delle camere/palloncini in polietilene che lo avvolgono longitudinalmente, facenti parte del circuito chiuso e ove circola la soluzione raffreddante/riscaldante; sono presenti piccole frazioni di solfato di bario per renderlo radiopaco; la sterilizzazione viene eseguita con Ossido di Etilene. INQUADRAMENTO DELLA PROCEDURA L’ipotermia terapeutica o ipotermia indotta consiste in una riduzione intenzionale della temperatura interna del paziente fino al raggiungimento di 32-35°C. Il trattamento si può suddividere in tre fasi distinte: induzione, mantenimento e riscaldamento (European Resuscitation Council Guidelines for Resuscitation 2010 Section 1. Executive summary). Si tratta di una procedura con numerose potenziali indicazioni; è utilizzata sempre più frequentemente per prevenire o migliorare diversi tipi di disturbi neurologici ed è usata anche nel trattamento di malattie cerebrali traumatiche, ictus, insufficienza epatica, malattie della colonna vertebrale, infarto del miocardio. Questi disturbi sono tutti temperatura-dipendenti, sono cioè influenzati dalla presenza di stati febbrili e, in seguito ad una debole o moderata ipotermia, possono essere bloccati o migliorati (Polderman K, 2009). In recenti linee-guida, la Regione del Veneto ha raccomandato l’ipotermia soltanto per l’uso in pazienti con arresto cardiaco dopo ripresa della circolazione spontanea (post ROSC). In un rapporto stilato da cinque società del settore (ATS – American Thoracic Society, ERS – European Respiratory Society, ESICM – European Society of Intensive Care Medicine, SCCM – Society of Critical Care Medicine e SRLF – Société de Réanimation de Langue Française) viene indicato che il termine ipotermia terapeutica è obsoleto e sostituito dal termine “Gestione della Temperatura Mirata” (TTM); inoltre vengono date delle raccomandazioni: i termini che identificano l’ipotermia (ad esempio “blanda”) devono essere sostituiti con esplicite temperature target; la temperatura target deve essere preferibilmente di 3234°C per il trattamento di pazienti vittime di arresto cardiaco (Nunnally, 2011). Si consiglia di evitare la febbre dopo le tre fasi, mantenendo il sistema di raffreddamento collegato al paziente e regolato in modo che la temperatura del paziente rimanga a 36°C e non superi questa temperatura, ma nessuna linee guida per ora pubblicata ha raccomandato questa quarta fase. TRATTAMENTI ALTERNATIVI E LINEE-GUIDA ESISTENTI I metodi di raffreddamento, come riportato nelle linee-guida del Veneto, si possono suddividere in due gruppi: non invasivi (dispositivi di raffreddamento superficiale) e invasivi (dispositivi di raffreddamento interno). Sono di seguito elencate le più recenti lineeguida relative all’ipotermia, in cui il catetere non è mai menzionato come trattamento di elezione: • European Resuscitation Council Guidelines for Resuscitation 2005 (Section 4. Adult advanced life support) – allarga l’utilizzo dell’ipotermia per pazienti in coma sopravvissuti ad un arresto cardiaco con ritmo defibrillabile e non. Data di redazione: aprile 2012 2 • Australian Resuscitation Council (ARC) and New Zeland Resuscitation Council (NZRC) Guideline 2010 – Therapeutic Hypothermia after Cardiac Arrest – indica che l’ipotermia indotta per i pazienti con ROSC * dopo arresto cardiaco (classe A – Livello I) può dare beneficio anche in pazienti con ritmo non defibrillabile (classe B – Livello III-2)*. • American Hearth Association (AHA, 2010) – (Part 8: Advanced Life Support; Part 9: Post Cardiac Arrest Care): queste lineeguida indagano il possibile miglioramento di morbidità e la mortalità mediante ipotermia terapeutica vs cure standard migliori in pazienti con ROSC dopo arresto cardiaco (avvenuto fuori o dentro l’ospedale). • National Institute for Health and Clinical Excellence (NICE – marzo 2011): sulla base delle evidenze di sicurezza ed efficacia valutate, si conclude che l’ipotermia terapeutica dopo arresto cardiaco è una procedura efficace su alcuni pazienti, ma che gli esiti rimangono tuttavia variabili e imprevedibili. La Regione del Veneto ha recentemente pubblicato un documento in cui l’ipotermia terapeutica è raccomandata soltanto in pazienti con arresto cardiaco post ROSC. ANALISI DEGLI STUDI CLINICI La ricerca sulle principali banche dati (MEDLINE, EMBASE, Cochrane, DARE, NHS EED) ha evidenziato, ad aprile 2012, numerose pubblicazioni relative all’impiego dell’ipotermia terapeutica nel trattamento di pazienti con neuropatie dopo arresto cardiaco. L’attenzione è stata focalizzata sugli studi clinici che indagavano l’utilizzo del catetere intravascolare per l’induzione e il mantenimento dell’ipotermia. Tra i principali risultati sono stati analizzati (tabella 1 in Appendice) uno studio randomizzato controllato, uno studio retrospettivo, controllato non randomizzato, uno studio clinico prospettico non randomizzato non controllato, uno studio di coorte retrospettivo con gruppo di controllo, 2 studi osservazionali (Hinz,2007; Flint, 2007; Al Senani, 2004; Holzer, 2006; Pichon, 2007; Wolff, 2009). Inoltre sono emersi 2 studi osservazionali (Kliegel, 2005; Bruel, 2008), rispettivamente di 26 e 33 pazienti, che indagano la sicurezza e l’efficacia dell’infusione di fluidi freddi per indurre l’ipotermia e che hanno usato il catetere solo per il mantenimento dell’ipotermia; tuttavia, essendo focalizzati sul primo metodo di raffreddamento, non sono stati presi in considerazione. In sintesi, pochi gli studi a supporto, di cui soltanto uno studio (Hinz, 2007) ha valutato la differenza del catetere vs le tecniche tradizionali di ipotermia (metodo non invasivo mediante coperte termiche); gli altri studi, osservazionali, riguardano il confronto dell’ipotermia invasiva vs l’assenza di trattamento. Dalla letteratura emerge che l’induzione dell’ipotermia mediante apparecchiatura Thermogard avviene con maggiore facilità di induzione, con migliore tasso di raffreddamento e tempo di mantenimento della temperatura target. Tuttavia, per quanto riguarda gli esiti neurologici, le evidenze a supporto sono piuttosto scarse perché misurate in pochi studi, di piccole dimensioni e in assenza di controllo. Infine, per quanto riguarda la sicurezza, dall’unico studio di confronto diretto, non si evidenziano differenze statisticamente significative né in termini di infezioni né nel loro grado di gravità (Hinz, 2007). * [Classe A = raccomandato; classe B = accettabile; livello I = evidenze ottenute da revisioni sistematiche di RCT; livello II = evidenze ottenute da almeno un RCT opportunamente disegnato; livello III-1 = evidenze ottenute da uno studio pseudo-randomizzato controllato ben disegnato; livello III-2 = evidenze ottenute da uno studio comparativo con controllo simultaneo e assegnazione non randomizzata (studio di coorte), studi caso-controllo, o serie di casi con gruppi di controllo; livello III-3 = evidenze ottenute da studi comparativi con controlli storici, studi a 2 o più singoli bracci, o serie di casi senza un gruppo di controllo parallelo; livello IV = evidenze ottenute da serie di casi.] Data di redazione: aprile 2012 3 STRATEGIA DI RICERCA BANCHE DATI CONSULTATE: PUBMED, EMBASE, COCHRANE 1. THERAPEUTIC HYPOTHERMIA 2. INDUCE HYPOTHERMIA 3. BRAIN INJURY 4. INTRAVASCULAR COOLING CATHETER 5. INTRAVASCULAR COOLING METHOD STUDI IN CORSO Ad aprile 2012, risultano registrati nel Clinicaltrials.gov del National Institutes of Health americano 7 studi clinici, riportati in tabella 2 in Appendice. Dai dettagli del numero di pazienti arruolati, disegno, misure di esito e durata emerge che si tratta di studi randomizzati disegnati allo scopo di valutare il catetere endovascolare per l’ipotermia principalmente a seguito di arresto cardiaco (6 trial) o in danno cerebrale (1 trial). Di questi, 4 risultano completati, 2 stanno ancora reclutando e di uno non è noto lo stato di avanzamento. ALTRI REPORT DI HTA La ricerca sul sito del Centre for Reviews and Dissemination del National Institute of Health Reseach (www.crd.york.ac.uk accesso dell’aprile 2012; parole chiave “hypothermia”) ha prodotto un totale di 21 documenti. Escludendo i meno recenti e quelli redatti da agenzie private, si segnalano i seguenti report internazionali che analizzano l’utilizzo del catetere per ipotermia. • HTA REPORT del AHTA (Adelaide Health Technology Assessment, Australia, 2005): si tratta di un horizon scanning sul catetere CoolGard 3000, che analizza 2 studi di fattibilità e sicurezza di 39 pazienti e conclude affermando che le evidenze di efficacia dell’utilizzo del catetere per indurre l’ipotermia sono insufficienti; tuttavia, si riconosce il beneficio dell’ipotermia sugli esiti neurologici; in assenza di studi randomizzati che attestino l’efficacia e la sicurezza del catetere e lo confrontino con i metodi di raffreddamento superficiali, si raccomanda il monitoraggio di questa tecnologia. • HTA REPORT del CEDIT (Comité d’Evaluation et de Diffusion des Innovations Technologiques, Francia, 2004): ha condotto un’indagine preliminare sull’efficacia del dispositivo CoolGard 3000, concludendo che, basandosi sui dati fino ad allora pubblicati, esso non possa essere raccomandato per indurre l’ipotermia nel trattamento precoce dell’infarto del miocardio e che sono necessari ulteriori ricerche cliniche che ne dimostrino l’efficacia. Tuttavia questa opinione non riguarda la già riconosciuta indicazione, ovvero arresto cardiaco conseguente a fibrillazione ventricolare, per la quale è prevista a livello nazionale una valutazione che confronti i metodi esterni e interni di raffreddamento. In sintesi, i due report specifici sull’uso del catetere per l’ipotermia sono datati e riportano che le evidenze e i dati di letteratura sono troppo scarsi per permettere una raccomandazione di questo metodo rispetto agli altri. ANALISI ECONOMICHE Scarsa la letteratura economica riguardante l’ipotermia nelle diverse alternative disponibili e nelle diverse indicazioni terapeutiche (ricerca Pubmed, parole chiave “therapeutic hypothermia AND cost OR economic”, “intravascular cooling catheter AND cost OR economic”, senza alcun limite di ricerca). L’efficacia dell’ipotermia dopo arresto cardiaco è nota; tuttavia, il costo dei device invasivi rispetto alle alternative di raffreddamento standard rende necessario la stima del rapporto di costo-efficacia delle due alternative. Un unico, recente studio ha stimato il costo/QALY nel trattamento ipotermico terapeutico vs il trattamento convenzionale (coperte termiche/sacchetti di ghiaccio) nel post-arresto in pazienti affetti da fibrillazione atriale che fossero sopravvissuti ad un arresto cardiaco extra-ospedaliero (Merchant, 2009). In Data di redazione: aprile 2012 4 particolare, è stato implementato un modello economico di stima di costi ed outcome nella fase intraospedaliera e post-dimissione (6 mesi), popolato con dati di letteratura, opinione di esperti e dati delle aziende produttrici di sistemi di raffreddamento. Partendo da una temperatura post-arresto di 35°-36°, la temperatura target era di 32°-34° e l’ipotermia (fasi di induzione e mantenimento) era ottenuta con il medesimo dispositivo per 32 ore, seguita da 8 ore di riscaldamento. Il modello assumeva 2 giornate aggiuntive in ICU per i pazienti in ipotermia terapeutica per l’induzione iniziale dell’ipotermia e per il riscaldamento successivo nonché per la gestione di eventuali complicanze. Nel basecase, il paziente ipotetico trattato in ipotermia terapeutica guadagnava in media 0,66 QALY (0,11-1,3; IC 95%) rispetto al trattamento convenzionale con un costo addizionale di $31.200 ($-5.580-$77.553; IC 95%), per un rapporto incrementale pari a $47.168 ($-16.673-$191.369; IC 95%) per QALY guadagnato. E’ da sottolineare che il costo dell’ipotermia pesava soltanto per l’1% sul costo totale di questo braccio, mentre il 99% dei costi era da attribuirsi alla gestione riabilitativa dei pazienti, in particolar modo di quelli dimessi con esiti neurologici sfavorevoli. Infatti, i parametri che influenzavano maggiormente il modello erano la probabilità di esito neurologico sfavorevole ed il costo della fase post-ipotermia, espresso sia come costo di ricovero in ICU e sia come impianto di defibrillatore (Merchant, 2009). In un altro studio, di tipo osservazionale, è stata valutata l’efficacia del sistema Thermogard vs il trattamento standard (antipiretici e sistemi di raffreddamento usuali) in soggetti affetti da emorragia subaracnoidea oppure trauma cranico con febbre. A fronte di una differenza statisticamente significativa (p<0,05) dell’abbassamento di temperatura con Thermogard (mediana -0,06°C, range -0,49°C-1,22 °C) vs terapia convenzionale (mediana 1,41°C, range 1,05°C-2,34 °C), i costi del controllo della temperatura (target di 36,5°C) mediante le due procedure sono risultati altrettanto significativamente diversi (p<0,05): l’ipotermia mediante catetere aveva un costo giornaliero maggiore (mediana $39, range $15-$140) rispetto al costo dell’ipotermia convenzionale (mediana $5, range $1-9). I due bracci differivano, ma non in modo statisticamente significativo, anche per la durata media della degenza in ICU: 28 giorni (range 6-80) nel braccio Thermogard vs 26 giorni (range 19-71) nel braccio ipotermia convenzionale. Di conseguenza, il costo totale dell’ipotermia in ICU era maggiore nel braccio Thermogard: $996 (range $739-$1.984) vs $164 (range $44-$381) dell’alternativa (Hinz 2007). In sintesi, le evidenze economiche sono sfavorevoli all’utilizzo di Thermogard nel confronto con i dispositivi standard. Sarebbe auspicabile la stima del rapporto costo-efficacia in un contesto naturalistico, limitata al solo setting intraospedaliero, escludendo la fase di riabilitazione post-ricovero. ASPETTI ORGANIZZATIVI E DI RIMBORSO Il macchinario è acquistabile al prezzo di listino attuale di 30.000€ oppure è noleggiabile per 3 anni, con successivo riscatto da parte dell’Azienda Sanitaria. Il materiale di consumo dedicato (kit e catetere) deve essere acquistato per singolo paziente/procedura; il prezzo varia tra €800–1.000, dipendentemente dalla via di introduzione del catetere, in ogni caso inserito come un catetere venoso centrale. A tal proposito, si sottolinea la necessità della valutazione congiunta tra cardiologo e anestesista circa la possibilità di impegnare con questo catetere la via femorale, altresì necessaria per altri tipi di procedure nei pazienti in post-arresto cardiaco. L’acquisto o il noleggio del macchinario possono avvenire da parte di un singolo reparto, ad esempio la T.I.P.O, e l’utilizzo essere effettuato, previo accertamento della possibilità di una continua erogazione di corrente elettrica, anche al letto di degenza del paziente, poiché l’apparecchiatura è movibile su un apposito carrello. Essa non è utilizzabile in ambulanza. La procedura di ipotermia è remunerata dal codice DRG 129, descritto come “Arresto cardiaco senza causa apparente”, a cui corrisponde una tariffa di €3.254,23. Data di redazione: aprile 2012 5 ANALISI DEI DATI LOCALI DI UTILIZZO Il catetere non risulta attualmente ancora in uso nella Regione Veneto. La ditta distributrice in esclusiva per il territorio italiano riferisce che la procedura di ipotermia con catetere endovascolare è in utilizzo in Lombardia, Piemonte e Val D’Aosta. I dati di vendita indicano che l’utilizzo annuale medio è di 15 pazienti in post-arresto cardiaco per Azienda Sanitaria. Il dato è confermato da un’analisi eseguita sul database regionale delle schede di dimissione ospedaliera: l’interrogazione mediante DRG 129, per i soli pazienti deceduti, considerati come ipotesi più conservativa, rileva che il potenziale bacino d’utenza del catetere è di 12 pazienti (media per gli anni 20092011) per anno per Azienda Sanitaria. BIBLIOGRAFIA 1. Abella et. Al. Resuscitation, 2005; 64(2): 181-186 2. Al-Senani et al. Resuscitation, 2004; 62(2):143-50 3. American Heart Association, Circulation 122:S345-S421, 2010 National Institute for Health and Clinical Excellence, Therapeutic hypothermia following cardiac arrest, Marzo 2011 4. Australian Resuscitation Council (ARC) and New Zealand Resuscitation Council (NZRC) Guideline 2010 5. Boyce et al. Australian Critical Care, 2012; doi:10.1016/j.aucc.2012.02.006 6. Bruel et al. Critical Care, 2008; 12: R31 7. European Resuscitation Council Guidelines for Resuscitation, 2010 – Section 1 Executive Summary e Section 4. Adult Advanced life support 8. Flint et al. Neurocrit Care, 2007; 7 : 109-118 9. Hinz et al. J Neurosurg Anesthesiol, 2007; 19(2): 130-135 10. Hoedemaekers et al. Critical Care, 2007 ; 11 11. Holzer et al. Stroke, 2006; 37: 1792-1797 12. Kliegel et al. Resuscitation, 2005; 64(3):347-51 13. Merchant et al. Crit Care Med 2006; 34(7):1935–40 14. Merchant et al. Circ Cardiovasc Qual Outcomes, 2009; 2:421-428 15. National Institute for Health and Clinical Excellence (NHS), 2011 – Therapeutic Hypothermia following cardiac arrest 16. Nunnally M et. Al, Crit Care Med, 2011; vol.39, n.5 17. Pichon et al. Critical Care, 2007; 11(3): R71 18. Poldermann et al , Critical Care 2006, 10:234 19. Polderman et al. Lancet 2008; 371: 1955–69 20. Poldermann et al. Critical Care Medicine, 2009; 37(3): 1101-1120 21. Protocollo di trattamento con ipotermia terapeutica – Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) dell’arresto cardiaco recuperato, Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari Regione Piemonte 22. Storm C et al. Critical Care 2008, 12:R78 23. Wolff et al. Int J Cardiol, 2009; 133(2):223-8 24. www.crd.york.ac.uk accesso dell’aprile 2012 25. www.clinicaltrial.gov Data di redazione: aprile 2012 6 SINTESI Caratteristiche del dispositivo medico: l’apparecchio ThermoGard XP è costituito da un’unità di controllo per il raffreddamento/riscaldamento, composta da un display a colori, che permette di verificare la temperatura del paziente e di impostare la temperatura target e il grado di velocità con cui si desidera raggiungerla. Il materiale di consumo dedicato è costituito da: un kit, denominato Start Up Kit, chesi trova in un pozzetto di riscaldamento/raffreddamento all’interno di Thermogard XP che riscalda o raffredda la soluzione salina che scorre attraverso il catetere; un catetere speciale in poliuretano con delle camere/palloncini in polietilene che lo avvolgono longitudinalmente, facenti parte del circuito chiuso e ove circola la soluzione raffreddante/riscaldante. Inquadramento della procedura: l’ipotermia terapeutica o ipotermia indotta consiste in una riduzione intenzionale della temperatura interna del paziente fino al raggiungimento di 32-35°C. Il trattamento si può suddividere in tre fasi distinte: induzione, mantenimento e riscaldamento. La Regione del Veneto ha raccomandato l’uso dell’ipotermia soltanto in pazienti con arresto cardiaco post ROSC. Il termine ipotermia terapeutica è stato sostituito dal termine Target Temperature Management, ovvero Gestione della Temperatura Mirata (TTM). Trattamenti alternativi e linee-guida esistenti: i metodi di raffreddamento si possono suddividere in due gruppi: non invasivi (dispositivi di raffreddamento superficiale) e invasivi (dispositivi di raffreddamento interno). Le lineeguida internazionali concordano nel supportare l’uso dell’ipotermia nei pazienti comatosi che abbiano subito arresto cardiaco, anche se rimangono alcune lacune su come determinare la temperatura target ottimale, la velocità di raffreddamento, la durata dell’ipotermia e la velocità di riscaldamento. Dati di sicurezza ed efficacia: dalla ricerca sulle principali banche dati (MEDLINE, EMBASE, Cochrane, DARE, NHS EED) sono emersi pochi studi a supporto, di cui soltanto uno studio ha valutato la differenza del catetere vs le tecniche tradizionali (metodo non invasivo mediante coperte termiche); gli altri studi, di tipo osservazionale, riguardano il confronto dell’ipotermia invasiva vs l’assenza di ipotermia. Dalla letteratura emerge che l’induzione mediante apparecchiatura Thermogard avviene con maggiore facilità di induzione, con migliore tasso di raffreddamento e con tempo di mantenimento della temperatura target. Tuttavia, per quanto riguarda gli esiti neurologici, le evidenze a supporto sono piuttosto scarse perché misurate in pochi studi, di piccole dimensioni e in assenza di controllo. Infine, per quanto riguarda la sicurezza, dall’unico studio di confronto diretto, non si evidenziano differenze statisticamente significative né in termini di infezioni né nel loro grado di gravità. Altri report HTA e analisi economiche: i più recenti report di HTA specifici sull’uso del catetere per l’ipotermia sono datati e riportano che le evidenze e i dati di letteratura sono troppo scarsi per permettere una raccomandazione di questo metodo rispetto agli altri. Le evidenze economiche sono sfavorevoli all’utilizzo di Thermogard nel confronto con i dispositivi standard. Sarebbe auspicabile la stima del rapporto costo-efficacia in un contesto naturalistico, limitata al solo setting intraospedaliero, che escluda la fase di riabilitazione post-ricovero. Aspetti organizzativi e di rimborso: l’induzione dell’ipotermia mediante catetere richiede l’acquisizione una tantum dell’apparecchiatura e del kit di start-up insieme al catetere per singola procedura. La remunerazione a tariffa DRG per l’arresto cardiaco è attribuita con il codice DRG 129, descritto come “Arresto cardiaco senza causa apparente”, che presenta una valorizzazione di €3.254,23. Data di redazione: aprile 2012 7 APPENDICE Tabella 1 – Studi clinici pubblicati Referenza Pazienti Hinz, 2007 Flint, 2007 Al–Senani, 2004 Misure di esito Follow-up Risultati principali 26 pz con patologie neurologiche gravi (emorragia subaracnoidea, trauma cranico con febbre) 13 gruppo catetere 13 gruppo controllo (farmaci antipiretici e coperte raffreddanti) 42 pz comatosi dopo arresto cardiaco 19 pz (45.2%) trattati con SCM + catetere [di cui 6 pz con misura 14F e 12 con misura 10.7F] 23 pz trattati solo con SCM RCT Comparare l’efficacia e i costi terapeutici del metodo di raffreddamento intravascolare rispetto alle tecniche convenzionali Periodo osservazionale di 48 ore - periodo in cui la T° era più alta di 36.5°C: catetere media –0.06°C (range 0.49/1.22) vs controllo media 1.41 (range 1.05/2.34); - infezioni a livello polmonare, tratto urinario o sangue: 54% con il catetere vs 62% controllo (differenza non significativa); - costo totale medio: catetere 996$ (range 739 – 1984$) vs controllo 164$ (range 44 – 381$); costo giornaliero medio: catetere 39$ (range 15 – 140$) vs controllo 5$ (range 1 – 9$) Osservazionale, retrospettivo, controllato, non randomizzato Dimostrare l’efficacia del metodo di raffreddamento con o senza un sistema con catetere endovascolare Durata dello studio 3,5 anni 13 pz in arresto cardiaco trattati con catetere Osservazionale, prospettico Efficacia e fattibilità dell’ipotermia mediante catetere: - esiti neurologici: Glasgow Outcome Scale (30 gg) - mortalità a 30 gg 30 gg - tasso di raffreddamento: gruppo catetere 14F 1.84 ± 0.72°C/h, gruppo catetere 10.7F 0.89 ± 0.29°C/h, gruppo di controllo 1.21 ± 0.64°C/h (p < 0.05); - tempo dal ROSC ai 33.5°C : nessuna differenza significativa; - percentuale di tempo in cui la T del pz è rimasta all’interno del range di T target (32.5-33.5°C): 95.7 ± 7.9% gruppo catetere vs 36.7 ± 18.4% (p < 0.0001); - complicanze: la bradicardia è stata più alta nel gruppo di controllo (15.6 + 17.8% vs catetere 4.7 + 8.5%; p = 0.047); CA ricorrente in 4 pz del gruppo di controllo vs 0 nel gruppo catetere (p = 0.11); altre complicanze non differivano tra i gruppi. - tempo di raffreddamento: 210 min (range 80-315 min); - tasso di raffreddamento: 0,8 ± 0,3°C/h (range 0.22-1.12°C/h); - 12/13 pz hanno completato le 24 ore di ipotermia; - il punteggio medio del GCS al baseline era di 3,7±1,2; a 30 giorni era 9,0±4,9 (a 5 pz dei 9 sopravvissuti era stato attributo punteggio basso, corrispondente ad un migliore esito neurologico) - tasso di sopravvivenza: 69%, CI= 44-94% (4 pz sono morti durante lo studio, tutte le morti non sono state correlate al dispositivo); - complicanze: 2 sepsi, un caso di febbre e infezione urinaria, 4 sviluppi di aritmia cardiaca ricorrente, 1 fallimento renale; nessuna evidenza clinica di trombosi o danno femorale venoso dovuto al catetere. Data di redazione: aprile 2012 Disegno 8 Holzer, 2006 1038 pz comatosi dopo arresto cardiaco 97 pz trattati con metodo di raffreddamento endovascolare e 941 controlli non sottoposti ad ipotermia Studio di coorte, retrospettivo (1991-2004), controllato Efficacia e sicurezza dei metodi endovascolari: - sopravvivenza a 30 gg - esiti neurologici: Cerebral Performance Category score (CPC) a 30 gg Pichon, 2007 40 pz trattati con sistemi di raffreddamento endovascolari Studio osservazionale Efficacia dei sistemi di raffreddamento endovascolari - esiti neurologici: Pittsburgh Cerebral Performance Category (CPC) - descrizione degli eventi avversi Wolff, 2009 49 pz trattati con sistemi di raffreddamento endovascolari Studio osservazionale Primario: esiti neurologici buoni ( punteggio sulla scala GlasgowComa Scale≤8) Secondario: il massimo livello di siero di NSE a 24, 48 e 72 ore dopo CA - Tasso di raffreddamento: media 1,2 C°/h (range 0,7-1,5 C°/h) -sopravvivenza a 30 gg: 67 su 97 pz del gruppo del raffreddamento endovascolare vs 466 di 941 pz del gruppo di controllo (p < 0.001); - sopravvivenza con buon recupero delle funzioni neurologiche: 51 pz (53%) gruppo endovascolare vs 320 pz (34%) nel gruppo di controllo (p=0.0003); - esito neurologico (analisi mutlivariata): odds ratio 2,56, (IC 95%, 1,57 – 4,17; P<0,001) - sicurezza: nessuna differenza statisticamente significativa in eventi avversi tra i due gruppi eccetto che per la bradicardia – 15% nel gruppo endovascolare e 3% nel gruppo di controllo (p=0.025) - raggiungimento della T target (33°C): 296 ± 148 min (range 110 – 805 min) dopo CA; 187 ± 119 min (range 30 – 600 min) dopo l’inizio della MIH; - mantenimento dell’ipotermia: 31 pz su 34 che hanno completato il trattamento (91%) hanno mantenuto la T tra 32.6°C e 33.4°C - mortalità: 6 pz (15%) sono deceduti durante MIH; - esito neurologico: il 67% dei pz osservati hanno evidenziato scarsi esiti (punteggio CPC da 3-5); di questi, 24 sono deceduti durante il ricovero, i rimanenti 13 hanno avuti esiti neurologici favorevoli (CPC favorevoli a 28 gg, pari a punteggio 1 in 8 casi e punteggio 2 in 5 casi) - eventi avversi: aritmia in 11 pz (28%); emorragie; un solo caso di formazione secondaria di aneurisma; infezioni in 18 pz (45%) ma non sepsi gravi o shock; - raggiungimento della T target (33°C): 38 pz in range temporale di 35min – 6h; -esiti neurologici: 21 pz con esiti neurologici scarsi, di cui 14 deceduti (tempo medio di sopravvivenza 6gg, 20h [range 2gg e 5h – 12gg e 0h); 6 pz in stato comatoso o vegetativo, 1 pz con gravi disabilità; nessun decesso durante MTH; - predittore di buoni esiti neurologici: il tempo tra l’inizio del CA e il raggiungimento della T corporea più fredda (0,73, 95% CI 0,45-0,98; p=0,013). * pz = pazienti; SCM = metodi di raffreddamento superficiali; ROSC = ripresa del circolo spontaneo; RCT = studio clinico randomizzato controllato; gg = giorni; T = temperatura; min =minuti; CA = arresto cardiaco; MIH = ipotermia indotta moderata; NSE = enolasi neurone specifica (marker biochimico del danno cerebrale); MTH = ipotermia terapeutica moderata Data di redazione: aprile 2012 9 Tabella 2 – Studi in corso Studio / codice identificativo Efficacy of Endovascular Catheter Cooling Combined With Cold Saline for the Treatment of Acute Myocardial Infarction NCT01379261 Safety and Feasibility of Endovascular Cooling Device in Patients With Hypothermic Cardiopulmonary Resuscitation NCT00154674 Safety and Feasibility Study of Therapeutic Cooling in Acute Ischemic Stroke NCT01500421 Comparing Therapeutic Hypothermia Using External and Internal Cooling for Post-Cardiac Arrest Patients NCT00827957 Neuron Specific Enolase (NSE) as Outcome Parameter of Cooling Therapy After Survived Sudden Cardiac Death NCT01102153 COOL-Trial: Outcome With Invasive and Noninvasive Cooling After Cardiac Arrest NCT00843297 Rapid Intravascular Cooling in Myocardial Infarction as Adjunctive to Percutaneous Coronary Intervention NCT00417638 Disegno Pazienti Misure di esito primarie Studio di efficacia, randomizzato, in singolo cieco 120 Riduzione della portata dell’infarto in pazienti trattati con ipotermia per infusione di soluzione salina + catetere endovascolare Studio di efficacia, non randomizzato, in aperto 15 Complicazioni e fattibilità del dispositivo di raffreddamento endovascolare nei pazienti con arresto cardiaco Apr 2005 – Ott 2005 Studio di sicurezza, randomizzato, in aperto 31 Sicurezza e fattibilità dell’ipotermia terapeutica in pazienti con ictus acuto Ott 2008 – Nov 2011 Studio di efficacia, randomizzato, in aperto 51 Sopravvivenza alla dimissione ospedaliera, stato neurologico dei pazienti dopo rianimazione da arresto cardiaco Ott 2008 – Set 2012 Studio osservazionale, di coorte, prospettico 108 Enolasi neurone specifica (NSE) come parametro di danno cerebrale Apr 2008 – Gen 2010 Studio di sicurezza/efficacia randomizzato, gruppo di assegnazione singola Studio di sicurezza/efficacia, randomizzato, in aperto 120 Tempo per raggiungere la temperatura target, esiti neurologici, sopravvivenza e complicanze Riduzione delle dimensioni dell’infarto valutate con MRI cardiache grazie all’uso del raffreddamento endovascolare + infusione di fluidi salini + PCI Apr 2008 – Gen 2010 20 *NSE = eno0lasi neurone specifica; MRI = immagini di risonanza magnetica; PCI = intervento percutaneo coronarico Data di redazione: aprile 2012 Avvio dello studio e termine previsto Giu 2011 – Nov 2012 10 Gen 2007 – Ott 2009