Gesti di cura nella Relazione d`aiuto Garello Nadia Asl Cn 1
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Gesti di cura nella Relazione d`aiuto Garello Nadia Asl Cn 1
……Mi un fai Sorriso…… Gesti di cura nella Relazione d’aiuto Garello Nadia Asl Cn 1 Distretto di Savigliano Fossano Sede di Racconigi ABSTRACT: questo lavoro nasce dall’esigenza personale di collocare il gesto professionale accogliente e terapeutico nel panorama delle proprie conoscenze e competenze ai fini di instaurare una vera relazione con la persona malata concepita come essere umano nelle sue dimensioni fisiche,psichiche,somatiche,spirituali,individuali,sociali,naturali e culturali. Ho preso in considerazione: -la relazione d’aiuto -la comunicazione non verbale -l’uso dei cinque sensi approfondendo il tatto PAROLE CHIAVE: toccare e sentire nell’assistenza infermieristica,tocco massaggio,i cinque sensi,relazione d’aiuto,nursing e contatto,aptonomia,corporeita’e pratiche di cura MATERIALI E METODI:questo lavoro rappresenta la sintesi di articoli,lavori,tesi reperiti tramite internet letti,rivisti e commentati attraverso quella che e’ la mia esperienza personale Questo lavoro lo dedico ai miei Due Tesori MARTA e GIO’ Che in questi ultimi mesi ho un Po’trascurato con la promessa Che saranno sempre i primi a Beneficiare dei miei gesti D’amore Na Introduzione: Quanto tempo e’passato Quanto impegno…. Scoprire il senso Di tanto dolore…. Giorni e giorni Di sorrisi schivati ….di risposte formali, di braccia allargate giorni e giorni di corpo osservato, giorni di frasi gentili gentili ….sentite e non ascoltate giorni di urlante silenzio giorni passati da sola giorni di risposte cortesi…. E di domande non poste Giorni di occhi abbassati, giorni invano passati…. Questa riflessione,trovata per caso,ben descrive il mio stato d’animo nel momento in cui dall’Ostetricia sono stata trasferita alle cure domiciliari.Che shock!! Due mondi totalmente diversi,agli opposti.In uno il tempo per l’operatore non contava nulla,si agiva nel pieno rispetto dei tempi dell’altra persona e ,ogni giorno,era un inno alla Vita.Nell’altro la sofferenza,la solitudine,l’angoscia rappresentavano il pane quotidiano … ed io mi ritrovavo a correre non solo per l’incalzare del tempo ma anche per il turbinio di emozioni che tutto cio’mi provocava e ,forse,piu’che correre in certe situazioni mi trovavo in qualche modo a scappare …o a farmi tirare dentro fino al collo… Poi con lo scorrere del tempo ,un briciolo di esperienza imparata sul campo,il confronto con i colleghi,l’imparare a gestire un briciolo le mie emozioni qualcosa e’cambiato fin quando, l’anno scorso, mi e’stata data la possibilita’ di partecipare al corso sulla relazione d’aiuto. Che meraviglia!! Mi e’servito tantissimo ed e’stato un tornare indietro a qualche anno fa nella mia vecchia e cara Ostetricia dove la donna era la protagonista del processo di assistenza e l’infermiera una comparsa, a volte solo uno spettatore.Non dovevo piu’sentire cosi forte quel senso di responsabilita’ nell’azzerare i problemi dovevo semplicemente mettere l’altro nella possibilita’… “QUELLA POSSIBILITA’DI AVERE CURA CHE ,ANZICHE’ PORSI AL POSTO DEGLI ALTRI ,LI PRESUPPONE NEL LORO POTER ESSERE ESISTENTIVO,NON GIA’PER SOTTRARRE LORO LA CURA INSERIRLI SERIRLI AUTENTICAMENTE IN ESSA. MA PER IN QUESTA FORMA DI AVER CURA CHE RIGUARDA…L’ESISTENZA DEGLI ALTRI E NON QUALCOSA DI CUI ESSI SI PRENDONO CURA,AIUTA GLI ALTRI A DIVENIRE CONSAPEVOLI E LIBERI PER LA PROPRIA CURA” HEIDEGGER La relazione d’aiuto e’una relazione professionale simmetrica dove l’obiettivo dell’operatore non e’tanto quello di produrre soluzioni quanto di facilitare il superamento di ostacoli emotivi,cognitivi,fisici attraverso il progressivo impiegarsi di potenzialita’,risorse della persona in modo da permettere il cambiamento della percezione di se’ e della situazione che sta vivendo.L’infermiere quindi non si limita piu’ad eseguire solo prestazioni tecniche ma esercita, sempre piu’spesso, una funzione assistenziale globale che mette al centro del processo di nursing la persona e la sua dignita’ di essere umano.Il raggiungimento di un’assistenza personalizzata puo’avvenire solo atraverso un rapporto di relazione tra l’infermiere e l’utente,coinvolgendo anche la famiglia che ci consente,attraverso la comunicazione,di scambiare informazioni,notizie utili ai fini di elaborare piani di assistenza personalizzata. La comunicazione e’quindi lo strumento attraverso il quale l’infermiere e l’utente definiscono gli obiettivi,esplorano i mezzi per perseguirli,interagiscono consci dell’aiuto reciproco e ottengono i risultati. La comunicazione non e’solo comunicazione verbale questo e’solo uno dei diversi modi di trasmettere un messaggio e forse nemmeno il piu’importantr e efficace e si avvale del linguaggio o parola e del loro ordine di utilizzo. La comunicazione e’anche non verbale e avviene attraverso i messaggi che arrivano dal nostro corpo:il tono,il volume,il ritmo,la velocita’della voce,il riso,il sospiro,il sogghigno,il sorriso ma anche la mimica facciale,lo sguardo,i gesti,la postura.Alla comunicazione non verbale appartengono anche i messaggi che provengono dalla posizione e dalla distanza assunte rispetto al proprio interlocutore.In relazione ai canali sensoriali interessati(acustico,visivo,tattile,olfattivo,gustativo) la comunicazione non verbale puo’ancora essere definita come: -COMUNICAZIONE GESTUALE che comprende tutti i gesti (dal semplice saluto al complesso linguaggio dei sordomuti)e che richiede l’uso della vista -COMUNICAZIONE D’AZIONE che comprende tutti i movimenti del corpo che non sono segno di un linguaggio specifico(correre,ballare)e che richiede l’uso della vista ,dell’udito e del tatto -COMUNICAZIONE OGGETTUALE include tutte quelle manifestazioni intenzionali o relative a cose materiali(oggetti)come per esempio articoli di arredamento o a come vengono disposti capi d’abbigliamento,accessori ed in ultimo la parola scritta.Questo tipo di comunicazione richiede l’uso di tutti cinque i sensi. Da quanto detto appare quindi come la comunicazione non verbale nei rapporti interpersonali risulti essere quantitativamente e qualitativamente molto piu’rilevante,presente e ricca di informazioni rispetto alla comunicazione verbale La comunicazione attraverso il corpo e’la forma piu’remota di comunicazione che ciascuno di noi ha vissuto e sperimentato quando era bambino ,purtroppo pero’,da adulti,questa competenza comunicativa e percettiva non sempre ci appartiene consapevolmente.Ogni giorno infatti in ogni gesto di cura noi tocchiamo le persone malate con una scarsa consapevolezza del significato dei nostri gesti.E’necessario rendersi conto che il corpo malato ha bisogno di essere accolto,ascoltato,curato e che la richiesta a chi cura puo’essere anche solo di una mano che si posi,si soffermi,aspetti rispettosa.La relazione tra infermiere e malato e’una relazione corpo a corpo e il lavoro di cura richiede una calda fisicita’ ed un uso consapevole dei sensi in particolare del con-tatto. Quando l’infermiere si avvicina ad una persona puo’decidere se praticare solo la procedura che egli giudica piu’opportuna o se concedersi di osservare ed ascoltare la persona stessa. Una mano prudente ,rispettosa,che sa toccare ,comunicando diversi gradi di empatia,a seconda della necessita’della persona,conferma a quest’ultima che si ha cura di lei. Toccare e’ accogliere,ricevere,conoscere e incontrare non un corpo ma una soggettivita’,toccare e’comunicare a tutti gli effetti,e’riconoscere l’altro nella sua individualita’.Il contatto non avviene con la giovinezza,la vecchiaia,la bellezza,la malattia ma con la Persona.Questo contatto puo’scatenare emozioni forti in chi assiste ed e’importante quindi che l’operatore conosca bene se stesso,le proprie emozioni,le proprie paure,repulsioni,proiezioni ai fini di creare una vera relazione con il corpo malato erogando una cura che apre alla fiducia e ci permette di entrare in contatto con la persona nella sua interezza e soggettivita’. Nell’approcciarsi all’altro occorre tenere conto che nella violenza o nella delicatezza del gesto, nella sua tonalita’decisa o incerta c’e’tutto l’essere della persona,il suo stare al mondo,il suo modo di offrirsi all’altro. Il modo in cui quel corpo viene preso,toccato,tenuto,respinto da’significato a cio’che quel corpo sente,prova e capisce di se’. E’il modo in cui le mani altrui curano quel corpo,mani che curano senza avere cur,ogni volta che ce n’e’bisogno e anche quando non ce n’e’,promuovono e sostengono l’emergere positivo di quella persona. La cura dunque e’fatta con la mente e con il corpo per la mente e per il corpo. Toccando un paziente quindi non ne consideriamo un corpo ma una corporeita’animata con sensazioni,sentimenti ed emozioni,incontriamo quella persona,ne riconosciamo il valore e na accogliamo i bisogni.E’ bene riflettere sul fatto che ,le persone allettate, acuiscono le capacita’percettive e percio’e’importante la qualita’del tempo che si dedica loro:un tempo anche limitato ma tranquillo,avvolgente come una seconda pelle che li proteggera’ dall’angoscia.E’ essenziale tuttavia che si riesca a “condividere senza essere travolti”affinche’ la relazione sia sana bisogna rispettare una giusta distanza dall’altro e questo obiettivo si puo’raggiungere solo prendendo coscienza del proprio rapporto con la morte,delle proprie difese e delle proprie paure concedendosi di esprimere e condividere le proprie emozioni. Il contatto con l’altro deve essere sempre svolto nel rispettodi tre condizioni:presenza,trasparenza e prudenza.La presenza e’intesa non in senso fisico ma come empatica partecipazione,trasparenza nel tipo di contatto che si effettua:deve essere chiaro che questo si effettua per generosita’e che si contatta la persona attraverso il corpo,infine prudenza intesa come rispetto per l’altro: attraverso l’ascolto e l’intuizione si puo’capire quali sono i suoi bisogni e raggiungere un equilibrio tra il dare troppo e il non dare abbastanza .Occorre tenere presente che Un’ora non e’ soltanto un’ora e’un vaso colmo di profumi,di suoni,di progetti,di climi. Ma per fare cio’ bisogna avere una certa apertura mentale che lascia spazio all’immaginazione,allo stupore,alla passione,a tutto cio’ che e’l’altra persona,la sua storia. Purtroppo pero’ancora oggi l’assistenza e l’azione viaggiano sovente separate la tecnologia piu’avanzata ,se da una parte puo’essere utile,dall’ altra impedisce di instaurare una relazione mediata dai sensi quasi come se le mani dell’operatore che toccano la persona malata(prelievi,medicazioni,igiene)ignorassero che quella parte che si sta toccando sia vissuta e animata e parli anche quando le parole non vogliono o non possono piu’essere pronunciate. Le mani possono trasmettere sicurezza,calore,conforto,piacere,possono dire all’altro che non e’solo.Occorre essere aperti e spontanei per ricevere apertura e accoglienza da parte dell’altro,in una passivita’ che ci permetta di metterci all’ascolto dell’altro dove la mano diventa orecchio prudente e rispettoso tanto da poter ignorare cio’che lo riguarda lasciandogli uno spazio accanto a noi nella consapevolezza che lui esiste” nel suo essere Buono E Bello”L’entrare in contatto presuppone lo scoprirsi reciprocamente fiduciosi sul versante dell’intimita’,non si puo’toccare senza essere toccati.Ed e’ proprio questo cio’ che spaventa l’operatore che ha paura di creare ambiguita’ o confusione .Cio’dipende dal rapporto che ognuno di noi ha cn il proprio corpo e con la propria sessualita’.Se quest’ultima e’riconosciuta ed accettata allora l’operatore riuscira’a toccare l’altro senza condanna ne’colpa riuscendo a mantenere quella giusta distanza senza fraintendimenti.Nella fiducia,nella consapevolezza,nell’accoglienza ogni gesto e’permesso ,anche quello piu’intimo recuperando cosi’ la qualita’profonda e positiva dell’esperienza tattile del gesto gratuito,autorizzandolo in modo da renderlo familiare,abituale. Un aspetto tecnico del contatto puo’essere rappresentato dal massaggio ed in modo particolare dal tocco massaggio. Il tocco massaggio riconosce le sue radici nel sapere innato della madre che massaggia il suo bambino,lo accarezza per tranquillizzarlo,consolarlo,rassicurarlo,stimolarlo.Scienza e arte del toccare il tocco massaggio e’un atto fra i piu’antichi della cura,veicolo di intimita’,rassicurazione,conferma dell’essere e dell’identita’dell’altro.In quanto tale presuppone fiducia,rispetto e permesso ad avvicinare questo essere.Nella malattia del corpo e delle emozioni il bisogno di rassicurazione e conferma si rende ancora piu’evidente:il massaggio puo’ristabilire quel dialogo spesso interrotto tra corpo fisico e mondo emotivo . Il tocco massaggio si basa piu’che sulla tecnica sulla presenza dell’altro rendendoci coscienti del fatto che un corpo giovane o vecchio tonico o flaccido,bello o brutto ,sono ugualmente vivi e recettivi.Cio’ ci permette di sminuire la paura di essere o di diventare quel corpo . Nel tocco massaggio le mani devono osare la tenerezza ,lasciarsi andare,scivolare,danzare,modellare l’altro attraverso una pressione decisa ma leggera. La tenerezza a volte serve per bilanciare la durezza di interventi diagnostici o terapeutici e man mano che si instaura la relazione si passa da un semplice pelle a pelle fino all’ingresso nel mondo delle emozioni.Il tocco massaggio diventa allora un piacere per chi lo effettua e per chi lo riceve liberando,ristrutturando,ricostruendo l’immagine del corpo a volte alterata e percependo le parti tese,mortificate,spaventate,morte in un continuo dare e ricevere. Da quanto detto risulta evidente quanto il tempo della cura sia un prezioso tempo lento,un accudimento attento alle piccole cose ,ai movimenti impercettibili del cuore. La capacita’di prendersi cura e’anzitutto un modo di esserci prima che di dire o di fare,un modo che nell’esserci comunica cosi’profondamente da illuminare di senso quello che poi si dira’ o fara’.Chi si occupa del lavoro di cura,riscoprendo in se’la passione per l’incontro dell’ andare verso l’altro pensandolo e rispettandolo come un corpo ancora capace di provare piacere,di emozionarsi,di apprezzare sensazioni e come testimonianza ancora viva di una storia ancora unica e interessante ,dovrebbe impegnarsi per rendere il tempo della cura un tempo intenso e significante,spendersi per nutrire quel corpo fatto di carne,ideazione,emozione,tensione tra finito ed infinito. Nella relazione di cura spesso i gesti sono semplici cio’che conta e’la motivazione, l’intenzionalita’la volonta’di andare verso l’altro:una mano che si sofferma,un tocco delicato ma sicuro uno sguardo empatico,un sorriso caldo,un massaggio lento,un bagno rilassante,una coperta piu’morbida,la luce di una candela,una musica gradita,una crema,un olio,un profumo delicato,un abbraccio….comunicano alla nostra memoria affettiva che siamo venuti al mondo con l’aiuto di mani esperte che ci hanno guidato nell’affacciarci alla vita e che potremmo ,forse,essere aiutati ad andarcene altrettanto dolcemente….Un ultima considerazione: Quello che le persone intuiscono e’la differenza tra l’operatore che sa Sa maneggiare le emozioni,i sentimenti,le paure e l’operatore che ,forse Senza saperlo,teme egli stesso questo groviglio di difficili vissuti e cosi’se Ne difende.Non si difende,no,ma sa accettare la presenza delle emozioni L’operatore che si appoggia al letto dell’anziana che sta per morire,la Guarda con intensita’quasi a ricapitolare con lei i passaggi di una lunga orpi vecchi Vita ,e cosi fanno gli operatori che posano le mani sui ccorpi E malandati con forza e leggerezza insieme,mantenendo un continuo Contatto con gli occhi Non si difendono dai sentimenti propri e da quelli delle donne anziane Con cui stanno lavorando le giovani che espongono il loro movimento Sciolto,la loro forza muscolare,il coordinamento dei gesti allo sguardo Di chi e’ consapevole di aver perduto la padronanza delle proprie membra Ma allo stesso tempo nutre fiducia in chi sollecita lo sforzo di una Attivita’anche piccola….. E ricordiamoci sempre che: Donare un sorriso Rende felice il cuore. Arricchisce chi lo riceve Senza impoverire chi lo dona Non dura che un istante Ma il suo ricordo rimane rimane a lungo. Nessuno e’cosi’ricco Da poterne fare a meno Ne cosi’povero da non poterlo donare. Il sorriso crea gioia in famiglia famiglia Da’sostegno nel lavoro Ed e’segno tangibile di amicizia. Un sorriso dona sollievo a chi e’stanco Rinnova il coraggio nelle nelle prove E nella tristezza e’medicina. E se poi incontri chi non te lo offre Sii generoso e porgigli il tuo: nessuno ha tanto tanto bisogno di un sorriso come colui che non sa darlo. Ringrazio le signore Milena Girello e Laura Giordana ,le mie coordinatrici,per avermi permesso di partecipare a questo corso ,tutti gli insegnanti del corso,la mia famiglia per avermi sopportata in questi giorni in cui non era cosi’semplice starmi accanto e Bruna Daniele la mia preziosa compagna di questo breve ma intenso viaggio…… Bibliografia: . I gesti della cura:oltre le mani Caterina Marsaglia, Maddalena Galizio .Aptonomia aptonomia htm .Il tocco come cura Rivista italiana cure palliative . Curare e prendersi cura :implicazioni del corpo .Il linguaggio del corpo Alessandro Lowen .Per una nascita senza violenza Leboyer