CAPPUCCETTO ROSSO - Scuole Centro 3 Brescia

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CAPPUCCETTO ROSSO - Scuole Centro 3 Brescia
Attività alternativa – classe 1A
a.s. 2015-2016
prof.ssa Anna Fermani
CAPPUCCETTO ROSSO:
variazioni sul tema
Quest’anno in attività alternativa ci siamo divertiti a smontare, modificare e ricostruire una delle fiabe classiche più
conosciute: quella di Cappuccetto Rosso.
Senza troppo indagare i significati complessi della fiaba, abbiamo analizzato la struttura, i luoghi, i personaggi, per
reinventare nuove storie, moderne, tragiche, magiche o strampalate, ma comunque sempre ricche di fantasia.
La lettura della fiaba classica ha dato lo spunto a nuove aperture della fantasia.
Bruno Munari, con i suoi Cappuccetti colorati (Verde,Giallo e Bianco), ha contribuito notevolmente a spianare la
strada.
Tutti conoscono Cappuccetto Rosso, ma forse non tutti sanno la storia di Cappuccetto Verde, Cappuccetto Giallo e Cappuccetto Bianco, mandati dalla mamma a portare alla
nonna un cestino pieno di cose verdi, gialle, bianche. Il lupo nero li aspetta nel folto del bosco, nel traffico, nella neve. .. riuscirà a prenderli? Con queste favole, pubblicate
per la prima volta nella storica collana Einaudi "Tantibambini", un colore diventa protagonista nei disegni, nel testo e nei personaggi.
Bruno Munari ha giocato con la fiaba tradizionale e ne ha allargato gli orizzonti, creando personaggi e storie nuove.
Il lavoro non è però finito con le storie: abbiamo creato uno storyboard e poi disegnato, e alla fine abbiamo realizzato
dei libretti (qualcuno è riuscito a rilegarlo con una cucitura!), ciascuno con la propria fiaba. C’è anche un grande libro di
classe, con tutte le storie e i disegni originali.
Ed ora ecco a voi (tutti quelli di voi che avranno voglia di leggere) le fiabe da … Cappuccetto Rosso … ai nostri
Cappuccetti.
La fiaba di "Cappuccetto Rosso"
di Jachob e Wilhelm Grimm
C'era una volta una cara ragazzina; solo a vederla le volevan tutti bene, e specialmente la nonna, che non sapeva più cosa regalarle. Una volta le regalò un cappuccetto di velluto rosso, e, poiché le donava tanto ch'essa non
volle più portare altro, la chiamarono sempre Cappuccetto Rosso.
Un giorno sua madre le disse:
- Vieni, Cappuccetto Rosso, eccoti un pezzo di focaccia e una bottiglia di vino, portali alla nonna; è debole e malata e si ristorerà. Mettiti in via prima che faccia troppo caldo; e, quando sei fuori, va' da brava, senza uscir di
strada; se no, cadi e rompi la bottiglia e la nonna resta a mani vuote. E quando entri nella sua stanza, non dimenticare di dir buon giorno invece di curiosare in tutti gli angoli.
-Farò tutto per bene, - disse Cappuccetto Rosso alla mamma e le diede la mano.
Ma la nonna abitava fuori, nel bosco, a una mezz'ora dal villaggio. E quando giunse nel bosco, Cappuccetto Rosso incontrò il lupo. Ma non sapeva che fosse una bestia tanto cattiva e non ebbe paura.
- Buon giorno, Cappuccetto Rosso, - egli disse. - Grazie, lupo.
- Dove vai cosi presto, Cappuccetto Rosso? - Dalla nonna.
- Cos 'hai sotto il grembiule? - Vino e focaccia: ieri abbiamo cotto il pane; così la nonna, che è debole e malata, se la godrà un po' e si rinforzerà.
- Dove abita la tua nonna, Cappuccetto Rosso? - A un buon quarto d'ora di qui, nel bosco, sotto le tre grosse querce; là c'è la sua casa, è sotto la macchia di noccioli, lo saprai già, - disse Cappuccetto Rosso.
Il lupo pensava: " Questa bimba tenerella è un grasso boccone, sarà piu' saporita della vecchia; se sei furbo, le acchiappi tutt'e due". Fece un pezzetto di strada vicino a Cappuccetto Rosso, poi disse:
- Vedi, Cappuccetto Rosso, quanti bei fiori? perché non ti guardi intorno? Credo che non senti neppure come cantano dolcemente gli uccellini! Te ne vai tutta contegnosa, come se andassi a scuola, ed è così allegro fuori nel
bosco!
Cappuccetto Rosso alzò gli occhi e quando vide i raggi di sole danzare attraverso gli alberi, e tutto intorno pieno di bei fiori, pensò: " Se porto alla nonna un mazzo fresco, le farà piacere; è tanto presto, che arrivo ancora in
tempo ". Dal sentiero corse nel bosco in cerca di fiori. E quando ne aveva colto uno, credeva che più in là ce ne fosse uno più bello e ci correva e si addentrava sempre più nel bosco.
Ma il lupo andò difilato alla casa della nonna e bussò alla porta.
- Chi è? - Cappuccetto Rosso, che ti porta vino e focaccia; apri. - Alza il saliscendi, - gridò la nonna: - io son troppo debole e non posso levarmi.
Il lupo alzò il saliscendi, la porta si spalancò e, senza dir molto, egli andò dritto a letto della nonna e la ingoiò.
Poi si mise le sue vesti e la cuffia, si coricò nel letto e tirò le coperte .. Ma Cappuccetto Rosso aveva girato in cerca di fiori, e quando n'ebbe raccolti tanti che più non ne poteva portare, si ricordò della nonna e S'incamminò. Si
meravigliò che la porta fosse spalancata ed entrando nella stanza ebbe un'impressione cosi strana che pensò:
" Oh, Dio mio, oggi, che paura! e di solito sto cosi volentieri con la nonna! " Esclamò: - Buon giorno! - ma non ebbe risposta.
Allora s'avvicinò al letto e scostò le cortine: la nonna era coricata, con la cuffia abbassata sulla faccia e aveva un aspetto strano.
- Oh, nonna, che orecchie grosse! - Per sentirti meglio.
- Oh, nonna, che occhi grossi! - Per vederti meglio.
- Oh, nonna, che grosse mani! - Per meglio afferrarti.
- Ma, nonna, che bocca spaventosa! - Per meglio divorarti!.
E subito il lupo balzò dal letto e ingoiò il povero Cappuccetto Rosso.
Saziato il suo appetito, si rimise a letto, s'addormentò e cominciò a russare sonoramente.
Proprio allora passò li davanti il cacciatore e pensò: " Come russa la vecchia! devo darle un'occhiata, potrebbe star male ".
Entrò nella stanza e, avvicinatosi al letto, vide il lupo.
- Eccoti qua, vecchio impenitente, - disse, - è un pezzo che ti cerco.
Stava per puntare lo schioppo, ma gli venne in mente che il lupo avesse mangiato la nonna e che si potesse ancora salvarla: non sparò, ma prese un paio di forbici e cominciò a tagliare la pancia del lupo addormentato. Dopo
due tagli, vide brillare il cappuccetto rosso, e dopo altri due la bambina saltò fuori gridando:
- Che paura ho avuto! com'era buio nel ventre del lupo!
Poi venne fuori anche la vecchia nonna, ancor viva, benché respirasse a stento. E Cappuccetto Rosso corse a prender dei pietroni, con cui riempirono la pancia del lupo; e quando egli si svegliò fece per correr via, ma le pietre
erano cosi pesanti che subito s'accasciò e cadde morto.
Erano contenti tutti e tre: il cacciatore scuoiò il lupo e si portò via la pelle; la nonna mangiò la focaccia e bevve il vino che aveva portato Cappuccetto Rosso, e si rianimò; ma Cappuccetto Rosso pensava: " Mai più correrai sola
nel bosco, lontano dal sentiero, quando la mamma te l'ha proibito ".
CAPPUCCETTO NERO
di Alice Roggero
Un giorno sua madre le disse: “Vai
dalla
C’era
una
volta
una
volta
una
bambina molto freddolosa; per questo
sua
mamma
le
aveva
cucito
un
cappuccetto nero che attirava i raggi
del
sole
in
modo
che avesse meno
freddo.
Lo indossava sempre e così le persone
del
villaggio
la
Cappuccetto Nero.
soprannominarono
nonna,
ma
stai
attenta
quando attraversi la Foresta Nera
perché il lupo nero è da quelle parti”.
Cappuccetto
Nero
chiese
se
poteva
portare la sua fedele amica pantera
con sé.
“Ma certo!” disse la mamma.
“Porta anche questo cesto alla nonna,
Dopo
c’è dentro il liquore alla liquirizia,
incontrò il lupo; non le sembrava
delle caramelle alla liquirizia e delle
tanto cattivo, ma la pantera si mise
more; la tireranno un po’ su!”.
subito a ringhiare; Cappuccetto Nero
“Ok, mamma” rispose Cappuccetto Nero.
non
un
ci
po’
fece
Cappuccetto
caso.
Il
Nero
lupo,
chiacchierando con la bambina, la
mise talmente a suo agio che riuscì,
senza
problemi,
a
farsi
dare
l’indirizzo di casa della nonna e poi
se ne andò.
Cappuccetto Nero si incamminò nella
Foresta Nera, insieme alla sua fedele
amica pantera.
La
pantera,
più
tranquilla
per
la
partenza del lupo, si aggirava nel bosco
come se stesse tendendo un agguato ad
una preda.
Arrivate
a
casa
della
nonna,
Cappuccetto Nero non la trovò nel letto;
allora si guardò intorno, ma non vide
nulla.
Ad un tratto sbucò fuori il lupo che
balzò addosso a Cappuccetto Nero, ma
non fece in tempo ad ingoiarla che la
pantera aggredì il lupo e lo uccise.
La bambina, che ormai aveva capito
quanto fosse malintenzionato il lupo,
gli tagliò la pancia e tirò fuori la sua
nonna che la abbracciò stretta.
Fecero
merenda
insieme
e
poi
Cappuccetto Nero tornò a casa sana
e salva con la sua amica fedele.
CAPPUCCETTO GIALLO
di Fatima Barry
C'era una volta una bambina di nome Giagilla.
Giagilla è una bambina di 8 anni, ha una mamma che le
vuole molto bene di nome Gaia.
La nonna di Giagilla é malata, ma non ha le medicine,
quindi la mamma manda Giagilla a portarle le medicine.
Giagilla era molto felice di andare dalla nonna, quindi si
incamminò subito.
Ad un certo punto Giagilla calpestò senza volerlo il lupo
che sonnecchiava e il lupo si alzò subito arrabbiato e la
voleva mangiare.
Ma Giagilla gli disse che avrebbe chiamato il cacciatore,
così il lupo le chiese scusa.
Approfittando della situazione il lupo chiese alla
bambina dove stesse andando, ma Giagilla non gli
rispose.
Si incamminò di nuovo a testa alta e schiena dritta,
intanto il lupo la seguiva. Giagilla che si era accorta,
propose al lupo di fare un tratto di strada insieme, ma
ad un certo punto scappò e seminò il lupo.
Cappuccetto Giallo".
Cappuccetto Giallo andò nel bosco a raccogliere dei fiori
gialli per ringraziare la nonna.
Quando finalmente arrivò in casa salutò la nonna, la
baciò e le diede le medicine, poi tornò subito a casa per
evitare di incontrare di nuovo il lupo.
La mamma, mentre cucinava, vide Giagilla correre in
casa e la fermò. Le chiese: "Perchè sei qui? Dovresti
stare con la nonna, sei stata via solo mezz'oretta!"
Giagilla disse: "Hai ragione mamma, torno dalla nonna
subito".
Giagilla tornò ad incamminarsi per restare a farle
compagnia.
Quando arrivò in casa vide la nonna su una
sedia a dondolo e le disse: "Ciao nonna"; la nonna disse
che le aveva fatto un regalo e le diede un bellissimo
cappuccio giallo.
Giagilla urlò: "Grazie nonna!", e andò in camera a
provarselo. Uscita dalla camera la nonna disse:
"Stai talmente bene che da ora in poi ti chiamerò
Non sapeva che quando aveva urlato "grazie" il lupo
l'aveva sentita. Quindi il lupo sa dove si trova.
Cappuccetto Giallo tornò a casa e vide che era tutto
disordinato e che non c'era la nonna, ma vide il lupo,
che corse davanti a lei, l'afferro' e la nascose insieme
alla nonna nell'armadio, da dove le avrebbe tirate fuori
quella sera per mangiarsele a cena.
Da quelle parti passò il cacciatore, vide la casa e disse:
"Quanto è in disordine! Non è che la nonna è diventata
pazza?"
Il cacciatore entrò in casa e vide il lupo, che si mise a
scappare, ma il cacciatore lo fermò con la rete e tirò
fuori dall'armadio la nonna e Cappuccetto Giallo.
Cappuccetto Giallo disse al cacciatore e alla nonna che
voleva un lupo in casa sua. Il cacciatore disse che non
poteva darle un lupo, ma poteva darle un cane lupo
buono ed immediatamente infilò una siringa nel lupo
cattivo, che lo fece diventare un cane lupo buono.
La nonna ora si sentiva molto meglio (era riuscita a
prendere le medicine) e insieme a Cappuccetto tornano
verso la casa dalla mamma. Quella sera c'era una festa
all'oratorio e c'erano due regali per la mamma: un cane
lupo e la nonna.
Cappuccetto Giallo era soddisfatta di quello che le era
accaduto in tutta la giornata e visse con mamma, nonna
e cane, da quel giorno, felice.
CAPPUCCETTO ASSASSINO
di Gianluca Lucini
In un tempo lontano, un tempo di guerra, una bambina di nome
Cappuccetto Assassino lottava ogni giorno per la sua sopravvivenza.
Viveva con la mamma in una casetta in fondo al bosco.
La Nonna, generale in comando dell'esercito dei buoni, aveva
moltissimi doveri: il primo era bere il tè tutte le mattine e, per tenere alto
il morale dei soldati, darne un po' anche a loro.
La nipote, Cappuccetto Assassino, non capiva e non approvava questi
comportamenti. Non andava molto d'accordo con la nonna.
Cappuccetto si chiedeva sempre come avesse fatto la nonna a
diventare generale: “Probabilmente un tempo le persone non erano
tanto evolute...”.
Tornando a noi, l'esercito nemico, chiamato “Noi siamo i biscotti migliori,
al cioccolato poi!”, attaccò la casa della mamma e la uccise.
In uno degli ultimi scontri, il generale Nonna dovette accettare una
sconfitta molto dolorosa: gli avversari avevano distrutto la centrale
”FOX Carta-igienica super comodità”.
Non c'era più speranza per il benessere degli abitanti del bosco, ma
una luce risvegliò la nonna da questo buio interiore, poiché la nipotina
era riuscita a sconfiggere uno dei generali nemici.
A quel punto la Nonna generale si fece coraggio e disse: “C'è anche la
carta igienica economica, la carta igienica Regina!”.
Quando Cappuccetto lo scoprì diventò furiosissima! Ma anche molto
triste. Da quel momento si impegnò profondamente negli allenamenti,
perché voleva vendicarsi. Al generale Nonna continuava a dire di
essere più seria perché la morte della mamma doveva essere
vendicata.
Al compimento del suo diciottesimo anno fu nominata generale delle
spie da combattimento.
Fu per questo che Cappuccetto Assassino dovette raggiungere la
nonna.
Ma la nonna era andata in elicottero, mentre lei dovette muoversi in
motocicletta.
Essendo molto furba portò con sé l'esercito.
Dopo una settimana la Nonna, per degli accordi militari, andò in un
lontanissima cittadina del sud America.
Essendo però molto sbadata, dimenticò un bagaglio di armi e di
documenti segreti.
Una volta in Messico però incontrò i nemici.
Il capo dei nemici era diverso perché dopo essersi sottoposto a
misteriosi esperimenti sapeva trasformarsi in un licantropo.
“Cappuccetto, non riuscirai a superare il nostro sbarramento e a portare
le armi alla Nonna!” disse l'uomo dalle sembianze di lupo.
“No, ce la farò, eccome!”
Erano sull'orlo di un precipizio e c'era un unico ponte. I due eserciti
iniziarono l’attacco. Cappuccetto vide che erano più veloci i nemici e
allora decise di lanciare una granata sul ponte, così gli avversari
caddero in mare urlando: “Ci rivedremo!”
Quando Cappuccetto Assassino raggiunse la cittadina dell'America del
Sud, non trovò la Nonna ma un biglietto con scritto: “Vieni dietro il
magazzino abbandonato”.
Cappuccetto andò subito dietro il magazzino e trovò i suoi nemici che
tenevano legata la nonna.
“Cappuccetto, dacci i documenti!”
“No, mai!” e la nonna la incitò: “Non darglieli!”
Ma Cappuccetto cambiò subito idea: “No, glielo darò”.
A quel punto la Nonna tirò fuori la sua giovinezza, diede un calcio al
piede del nemico che aveva le chiavi, che volarono per aria. La Nonna
le prese con la bocca e si liberò. I nemici cercarono di scappare in
elicottero, ma la Nonna lanciò la sedia a cui era stata legata e fece
scoppiare l'elicottero, che precipitò in mare.
Cappuccetto andò ad abbracciarla e da quel momento ebbe più fiducia
nella Nonna e diventò meno severa con lei.
CAPPUCCETTO AZZURRO
di Giulia Irene Beltrami
C’era una volta, in una graziosa casetta
costruita su un’isoletta in mezzo al mare
una bella bambina di nome Cappuccetto
Azzurro.
La chiamarono così per via di una mantella
azzurra che indossava sempre.
Una mattina il papà le diede un cestino e
le disse: “Porta questa torta alla nonna
che è molto malata. Ormai sei grande,
puoi attraversare il mare da sola, ma mi
raccomando non fermarti, in questo
modo non farai brutti incontri”.
Allora la bambina prese la barchetta e si
diresse verso l’isola dove abitava la
nonna.
Non appena si trovò davanti ad una
bellissima isola dei Caraibi, si dimenticò
dell’avvertimento del papà, lasciò il mare
e si sedette sulla riva a guardare tutte le
cose belle dell’isola.
Intanto qualcuno la spiava da sotto il
mare.
Alla bambina sembrò un gioco divertente
e accettò la proposta.
Lo squalo, che conosceva bene il mare,
si mise a nuotare velocissimo, e in men
che non si dica arrivò davanti all’isola
della nonna.
“Dove vai bella bambina?” Chiese ad un
tratto un grosso squalo magico, che
sapeva sopravvivere per qualche ora
anche fuori dall’acqua. ”Vado a portare la
torta alla mia nonna che è molto malata e
mi aspetta nella sua isoletta alla fine del
mare”, rispose la bambina allo squalo un
po’ impaurita.
Lo squalo, affamato, pensò a un modo
per ingannare Cappuccetto Azzurro e le
chiese: ”Facciamo una gara a chi arriva
per primo all’isoletta in fondo la mare“.
Uscì dall’acqua e si avvicinò alla casetta.
Bussò alla porta:
toc! toc! toc! - ”Chi è?” chiese la
nonna dal letto.
Disse una voce dall’esterno: ”Sono la
tua nipotina“, disse lo squalo con una
voce dolce. “Vieni pure Cappuccetto
Azzurro”, disse la nonna.
Lo squalo non se lo fece ripetere due
volte, entrò e si mangiò la nonna in un
boccone!
Poi indossò la cuffietta e la camicia da
notte e si infilò nel letto.
Quando più tardi Cappuccetto Azzurro
arrivò all’isoletta non vide nessuno e disse
tra sé:
Ma dove si sarà nascosto lo squalo? Boh!”
Bussò alla porta - toc! toc! “Nonnina posso
entrare? “Entra, cara“,
disse lo squalo
fingendosi la nonna.
Ma che strana voce hai oggi, nonna! Si stupì
la bambina. “Per salutarti meglio”, rispose lo
squalo.
“Ma che occhi grandi hai!” “Per guardarti
meglio“, disse lo squalo. “Ma che bocca
grande hai!“ “Per... mangiarti meglio”, ruggì lo
squalo.
E mangiò anche Cappuccetto Azzurro.
Che brutta fine avrebbero fatto nonna e
nipote se non ci fosse stata la Balena …
CAPPUCCETTO STREGA
di Nabil Mollah
Una volta c’era una ragazzina che si chiamava
Cappuccetto Strega, perché aveva un bellissimo
cappuccio che amplificava i suoi poteri magici.
Le piaceva inventare cose magiche, come lo specchio
parlante, che aveva regalato alla nonna.
Una volta creò una scopa potente e magica che poteva
volare e da quel momento divenne la sua migliore amica,
quasi come fossero due sorelle inseparabili.
La mamma le diceva sempre di smetterla di inventare
quelle sciocchezze e impegnarsi per diventare una brava
strega, ma lei lo faceva comunque.
Un giorno la mamma le disse di portare alla nonna, sulla
Montagna Azzurra, queste cose: vino di rospo, mele
verdi di rabbia e una zuppa calda di occhi di serpente;
perché quel giorno non aveva potuto fare la spesa.
Lei s’incamminò e dopo un po’ di strada vide il castello
del Dottor Colosso, un uomo che conosceva perché
aveva la fama di essere il più cattivo del paese.
Per evitare di essere vista e catturata, Cappuccetto salì
sulla sua scopa e volò fino alla Montagna Azzurra.
Quando arrivò a casa della nonna si accorse che qualcosa
non andava: la nonna non sembrava proprio lei.
Infatti Cappuccetto riconobbe il Dottor Colosso, che si
era travestito e aveva nascosto la nonna nell’armadio.
Cappuccetto non si fece spaventare e, con la magia,
ordinò allo specchio magico di urlare facendo finta che
fuori dalla casa ci fosse tanta gente accorsa in aiuto di
Cappuccetto e della nonna e, quando il Dottore era
distratto, con la sua fedele scopa magica diede tante
botte in testa al Dottor Colosso, che si accasciò in terra e
venne legato e imbavagliato.
Quando arrivò il papà di Cappuccetto il Dottore fu
giudicato e condannato a non tornare più nel paese. Il
suo castello diventò una scuola di magia, dove
Cappuccetto insieme alla nonna, inventò tantissimi
oggetti magici.
E la mamma fu orgogliosa di lei.
CAPPUCCETTO NINJA
di Rajdeep Singh
a portarle la merenda e per giocare con il
cucciolo di sua nonna, ma deve passare per
il bosco.
Una volta c'era una ragazza; la nonna, che è
una ninja famosa in pensione, le ha regalato
un bellissimo cappuccetto nero ninja e
allora, dopo qualche tempo, tutti
cominciano a chiamarla Cappuccetto Ninja.
Cappuccetto Ninja deve andare dalla nonna
Nel bosco c'è un lupo ninja; il lupo tenta
Cappuccetto dicendo che nel bosco c'è una
gara "Super Ninja Show" e Cappuccetto
dice: <<Devo andare dalla nonna, ma voglio
anche vincere la gara>>.
Il lupo va a casa della nonna e se la mangia;
più tardi arriva Cappuccetto con la Coppa
vinta alla gara del Super Ninja Shaw e sente
la nonna urlare dalla pancia del lupo.
Cappuccetto Ninja, che ha finalmente capito
l’inganno, tira la Coppa sulla testa del lupo,
gli apre la pancia e la nonna salta fuori.
Il lupo le dice: << Non preoccuparti, vado io
al posto tuo. Ma non so dove abita la tua
nonna>>.
<< Lei vive nel profondo del bosco, dopo i
tre alberi di quercia, davanti al Grande
Cedro. Grazie, sei gentile. Dille che ti mando
io, portale questa merenda e ci vediamo più
tardi>>.
Cappuccetto prende dei pezzi di legno e
riempie la pancia del lupo che, quando si
sveglia, cade a terra e muore.
Cappuccetto e la nonna mangiano felici
tutta la merenda.
CAPPUCCETTO RAPPER
di Mbaye Ba
C’era una volta una ragazzina di nome
Miracola.
Era bassa, capelli neri, occhi verde chiaro e
due belle fossette.
Stava tutto il giorno in camera sua ad
ascoltare musica rap e aveva un Mp3 Go Gear
e un cappuccio con disegnate delle note, che
indossava sempre.
Perciò la chiamarono Cappuccetto Rapper.
Un giorno Cappuccetto chiese al Papà:
“Posso andare dalla nonna a cantarle
qualcosa, visto che nel giorno in cui si è
risposata non sono potuta andare?”.
Il papà le diede il permesso, ma le disse di
fare attenzione, perché giravano delle voci
che ci fosse un lupo nel bosco. “Sicuramente
non sarà vero, ma tu fai attenzione lo stesso”.
E così Cappuccetto rapper si diresse a casa
della nonna.
Mentre camminava iniziò a sentirsi osservata;
ad un certo punto si girò e si trovò davanti un
lupo molto alto, con gli artigli molto affilati.
Il lupo e Miracola si guardarono per otto
secondi, poi improvvisamente, Cappuccetto si
mise a correre e riuscì a seminarlo.
Arrivata a casa della nonna non trovò
nessuno e tutta la casa era a soqquadro.
Corse subito piangendo al commissariato per
denunciare la scomparsa della sua adorata
nonnina.
I poliziotti le dissero che avrebbero fatto di
tutto per ritrovare la nonna.
Un’oretta più tardi al commissariato arrivò
una chiamata anonima che disse:
“Se volete rivedere la nonna di Cappuccetto
dovete portare nel vecchio garage
abbandonato 1500€. Non fate i furbi, o non
rivedrete più la cara nonnina!”
I poliziotti e Cappuccetto, prelevati
velocemente i soldi dalla Banca, corsero
immediatamente al garage e videro la nonna
seduta su una sedia, legata con delle corde e
con lo scotch sulla bocca.
Gettarono la sacca con i soldi a terra e il lupo,
più veloce del fulmine, raccolse la borsa e
scappò via.
I poliziotti provarono a raggiungerlo, ma fu
tutto inutile.
Cappuccetto andò dalla sua nonnina e la
abbracciò.
Ma non era la nonna, era un manichino
travestito da nonna.
Da quel giorno il bosco visse infelice e triste.
CAPPUCCETTO
PERCHE’
di Jessica Hu
Su una strana isola abita una bambina di nome Cappuccetto
Perché.
Lei si chiede sempre il perché di tutte le cose che vede .
Ogni giorno andando a scuola passa davanti alla casa della sua
vicina e le chiede:
La chiamano così perché indossa sempre un cappuccetto
strano, quindi la gente quando la vede le chiede: - perché
indossi un cappuccetto così strano?
" Perché ti svegli così presto? Perché ti vesti? Perché hai i
capelli marroni? Perché sei una femmina? La sua vicina senza
risponderle ritorna in casa.
Chiede le stesse cose ogni volta quando passa davanti alla
casa della sua vicina, fin quando la sua mamma riceve una
chiamata della nonna che le chiede se Cappuccetto può andare
da lei per aiutarla a sistemare la sua nuova casa.
La mamma dice a Cappuccetto Perché: “Prepara la valigia, che
partiamo per andare dalla nonna!” “Perché dobbiamo andare
dalla nonna?”, chiede Cappuccetto. “Perché ho ricevuto una
chiamata della nonna in cui mi ha chiesto se possiamo andare
da lei per aiutarla a sistemare la nuova casa”, risponde la
mamma.
Cappuccetto torna nella sua camera e inizia a preparare la sua
valigia.
Qualche minuto dopo la mamma pensa di fare uno scherzo alla
nonna, quindi porta Cappuccetto al negozio degli shampoo. In
tutto questo tempo Cappuccetto Perché non ha detto neanche
una parola.
La mamma si sente strana e chiede a
Cappuccetto: - perché oggi non parli? - Perché sto chattando
con la nonna.
Arrivate al negozio, entrano e chiedono al negoziante se vende
un tipo di shampoo che fa cadere i capelli; lo comprano e
tornano a casa. Finiscono di preparare e poi partono per
andare dalla nonna con lo shampoo per lo scherzo.
Quando arrivano, Cappuccetto Perché si inciampa e fa cadere
lo shampoo, che si rovescia.
Il gatto della nonna lo lecca e subito gli cade tutto il pelo.
La nonna, intuisce che lo scherzo era per lei e diventa triste e
infuriata. Caccia Cappuccetto e la mamma da casa e da quel
momento non le vuole più vedere, finché non avranno capito la
cattiveria che hanno fatto.
Cappuccetto piange e ancora oggi sta chiedendo alla mamma:
“Perché?”
CAPPUCCETTO ROSA
di Bambi Faye Ndeye
C'era una volta una ragazzina di nome Rosa che
viveva in un villaggio.
Un giorno la mamma ricevette una telefonata e disse a
Cappuccetto di andare a casa della zia perché aveva
preso una storta e le faceva tanto male la caviglia.
Al suo compleanno la zia le regalò un cappuccio rosa
come il suo nome, e come il suo colore preferito.
Da quel giorno la chiamarono Cappuccetto Rosa.
Cappuccetto Rosa si avviò e la sua mamma le disse di
non parlare con il
Lupo cattivo e neanche
avvicinarglisi.
Mentre camminava pensò fra sé di poter andare dalla
zia saltellando, ma quando saltò schiacciò la coda del
Lupo. Lei si fermò e disse: ”Scusa, non l’ho ho fatto
apposta” e il Lupo rispose: ”Non fa niente, ti perdono”.
Così iniziò una conversazione fra Cappuccetto Rosa e il
Lupo.
Il Lupo pensò: ”Posso mangiare la ragazzina …”, ma
dopo un po' ci ripensò: “No, meglio che non la mangi, è
talmente buona e gentile”.
E così il Lupo rinunciò ad essere cattivo e diventò
amico di Cappuccetto Rosa.
Quando insieme al Lupo arrivò a casa della zia,
Cappuccetto suonò il campanello, ma nessuno rispose.
Allora con la chiave nascosta aprì la porta e nella
stanza c'era solo un cartello con scritto: ”Restituirò la
zia sole se mi darete 3000$”.
Cappuccetto Rosa disperata chiese: ”Dove posso
trovare tutti quei soldi?”, e il Lupo le disse: ”Ti aiuterò
io, puoi contare su di me. Proveremo a cercarla”.
Il Lupo fiutò un vestito della zia e poi i due si
incamminarono e seguirono a lungo le tracce lasciate
dall’odore della zia, che solo il Lupo poteva sentire.
Poi arrivarono ad una casa che Cappuccetto
conosceva: il misterioso rapitore della zia era un
nemico della sua famiglia.
Cappuccetto Rosa disse: ”Perché l'hai rapita?” E
l’uomo rispose: ”Perché tua zia mi ha preso in giro
quando ero piccolo e non riesco a dimenticarlo”.
Il Lupo buttò a terra l’uomo che si lamentò: ”Sono
allergico ai lupi!”
Allora intervenne la zia che disse: ”Lupo per favore
lascia il mio nemico”. L’uomo commosso per il gesto si
scusò con la zia.
Da quel momento diventarono amici e, si sposarono e
Cappuccetto Rosa restò per sempre amica del Lupo.
CAPPUCCETTO CALAMITY JANE
di Maimouna Ndoye
Era un mattino afoso nel piccolo paese del Far West e
Jane era uscita presto di casa per allenarsi con la pistola
nel bosco, ma con la brezza fresca e al riparo di un
bell’albero ombroso si era addormentata.
Sua madre Mildred, intanto, sprizzava felicità da tutti i
pori e le sue grida di gioia erano arrivate fino ai vicini più
lontani: la nonna era tornata dalla guerra contro gli
Indiani d'America.
Quei brutti farabutti, anni fa, avevano rapito il nonno:
avevano fatto irruzione in casa, avevano trovato il nonno
sul water a leggere il giornale e l'avevano portato via.
La nonna era stata felicissimissimissima di andare in
guerra, per vendicare l’affronto e riportare a casa il
nonno.
Dovete sapere che a quei tempi erano i vecchietti ad
andare in guerra: erano più numerosi dei giovani,
suscitavano compassione e permettevano alla società di
continuare le sue attività, perché restavano in mano ai
giovani che avevano tanta forza e voglia di lavorare.
Mildred corse a cercare qualcuno che andasse a chiamare
Jane, ma aprendo la porta di scatto sentì un grido
soffocato.
Quando guardò dietro la porta, si accorse con orrore di
aver schiacciato Jack, il migliore amico di Jane, che
appena la vide si spaventò ancora di più. La donna che
vedeva non era più la signora gentile e accogliente che
conosceva, ma una pazza, tutta sudata, che piangeva e
rideva nello stesso tempo e aveva due scarpe diverse, tra
l’altro tutte e due destre.
Quando Jack si fu ripreso dallo spavento, Mildred gli
spiegò tutto, non tralasciò neanche la storia del nonno sul
water e Jack arrossì al punto di sembrare un pomodoro
maturo.
Al termine del racconto, Jack si offrì di andare a chiamare
Jane e darle la bella notizia.
Si avviò verso il bosco, ma mentre camminava, sentiva
che qualcosa non andava. Forse lo spavento lo aveva
lasciato un po’ agitato e quindi non si preoccupò molto.
Ma quando arrivò nel bosco ebbe paura, sapeva cosa non
andava. Si era ricordato infatti che giorni prima era
andato a casa dei Pincopallino proprio per avvisare Jane
che nel bosco girava un branco di lupi mannari.
Le sue paure vennero immediatamente confermate da un
grido di dolore che squarciò il silenzio di tomba che
regnava sul bosco.
Sprezzante del pericolo corse nella direzione da cui
proveniva il grido e trovò Jane distesa a terra; sopra di lei
troneggiava il più grosso dei lupi mannari; per istinto
Jack estrasse la pistola e colpì. Appena il lupo si fu
accasciato corse da Jane: era priva di sensi ma viva.
La schiaffeggiò, le urlò nell'orecchio, le buttò dell'acqua
gelida in faccia e alla fine riuscì a svegliarla.
Insieme avanzarono faticosamente nel sottobosco e
arrivarono al villaggio.
Molta gente era per strada a chiacchierare e l'argomento
principale era l'arrivo dei soldati ma, quando videro Jane
ferita e Jack che si trascinava reggendola, cambiò. La
gente cominciò a preoccuparsi: chi prestò loro i primi
soccorsi, chi chiamò il medico, chi avvisò Mildred,
insomma, tutto il villaggio era in subbuglio. Dopo
qualche minuto la folla si disperse, intimorita dalla
presenza del medico e di Mildred.
Jane era ferita molto gravemente e aveva bisogno di cure.
Quando Jane fu medicata la mamma le disse che la nonna
era tornata e che aveva organizzato una festa, ma che loro
non potevano andarci a causa della sua imprudenza ...
Non vi dico cosa fece, ma solo che dovette restare a letto
per due mesi interi.
Quindi ebbe tempo di “riflettere”a cosa aveva imparato
da quell'avventura:
Mai dormire sotto un albero quando ci sono dei lupi
mannari in giro.
CAPPUCCETTO $WAG
di Khaoula Laaraj
Una bella ragazzina chiamata Nerina abitava
nella città di Nerandia.
Giunto il suo compleanno la nonna le fece un
regalo speciale: un cappuccetto con la scritta
$wag.
E da quel giorno lei fu chiamata Cappuccetto
Swag.
Per ringraziare la nonna e per festeggiare anche
il ritrovamento del cagnolino, Nerina si
incamminò verso casa sua portando dei dischi
di musica, una crostata e delle bevande.
Arrivata a destinazione Cappuccetto iniziò a
preparare con la nonna la grande festa che si
terrà nel loro terrazzo.
Nonostante la stanchezza
per il lavoro
Cappuccetto notò che mancava qualcosa:
L’INVITO!
Si vestiva tutta di nero.
Misero un cartellone per strada sul quale c’era
scritto “SIETE TUTTI INVITATI!”
Alla festa vennero tutti gli abitanti del quartiere
ed in più venne anche un signore con
l’impermeabile e gli occhiali.
Ad un tratto al signore cadde l’impermeabile e
sotto si svelò un lupo feroce; tutti ebbero paura
e la signora Gorgonzala rotolò su un pezzo di
gorgonzola cadendo con la faccia dentro alla
torta, rovinandola.
Il lupo non era altro che un mutaforma;
successivamente si trasformò in un vampiro
che, dando un morso ad ogni persona, fece
diventare tutti degli zombie.
Fortunatamente Cappuccetto si salvò grazie al
suo cagnolino che ringhiò contro tutti
permettendo alla ragazzina di scappare dalla
porta del terrazzo per andare alla polizia a
denunciare il lupo, ma i poliziotti non
credettero a Cappuccetto.
Allora Nerina si recò dalla signora Wishkers, e
la strega le spiegò che l’unico modo per
liberare amici e invitati era una pozione.
La coraggiosa ragazza prese la pozione e la
versò addosso a tutti gli invitati-zombie, che
tornarono alla normalità senza ricordare niente
di tutto ciò che era successo.
Così continuarono la festa vivendo tutti felici e
contenti.
Cappuccetto Trasparente
INIZIO DELLA STORIA
di Wahid Islam
INRODUZIONE
La nostra Terra è troppo grande, forse è l’unico pianeta con gli esseri
viventi e rischia di morire a causa del disboscamento, della
desertificazione e altri disastri. In questo pianeta ci sono ancora alcune
città abitate, ma sconosciute alla maggior parte degli uomini. In una di
queste città abita la nostra protagonista: CAPPUCCETTO TRASPARENTE.
La città si chiama Bermuda. Questa città è molto digitale e avanzata
rispetto alle altre.
In questa città abita una bella ragazzina. La sua nonna le aveva regalato
un mantello e un cappuccio digitale; chi lo indossava diventava
trasparente, quindi invisibile, solo schiacciando un pulsante posizionato
sul cappuccio. Da quel giorno la ragazzina non ha mai tolto quel
cappuccio e tutti la chiamano Cappuccetto Trasparente.
Un giorno la mamma di Cappuccetto le dice di portare alla nonna uno
scatolone che contiene medicine al gusto di coca cola, pizza e una
focaccia. Cappuccetto arriva alla casa della nonna, le dà il cibo e guarda
la TV. C’è un programma che pubblicizza un attrezzo particolare:
”Disbosca in poche ore - più spazio per costruire - vi presentiamo la
nuova macchina disboscatrice “X00BOT” - 1000 alberi abbattuti all’ora!”
Cappuccetto chiama la nonna.
“Nonna, nonna guarda che cosa dice la TV”. La nonna disse: ”OHH,
MYYY,GODDD! Wow, c’è una bella offerta sui cavolfiori, solo 1.99 al
chilo!!” “Non questo nonna, guarda. Vogliono cominciare a disboscare
entro 3 giorni, e vogliono disboscare tutta la nostra città!! “OHH MYY
GODD”, continuò la nonna ”Dobbiamo fermarla”. Prima ancora che la
nonna dicesse qualcosa, Cappuccetto uscì, e la nonna pensava che fosse
tornata a casa.
INIZIO DELL’AVVENTURA
Cappuccetto partì con la sua macchinina per il laboratorio nazionale
U.S., entrò nel laboratorio e vide uno scienziato che stava parlando al
telefono. Cappuccetto si nascose e ascoltò lo scienziato parlare.”Sì
signor OBALA. Tutta la città sarà disboscata solo in una settimana. Sì,sì,
7000 km quadrati di bosco sono solo un piccolo prato per il mio robot,
tutto sarà disboscato. OK, e ricordi di pagarmi. Voglio 7 Lamborghini, 3
Ferrari e 7.000.000 di dollari. OK, a risentirci”.
Sentendo questa telefonata Cappuccetto diventò furiosa e decise
salvare la città a tutti i costi!
Andò dallo scienziato: “Non puoi distruggere la nostra città!” urlò. “E tu
chi sei bimba?” chiese lui. “Non importa chi sono. Distruggi quella
macchina immediatamente!!!” Lo scienziato non la prese neanche in
considerazione e la scacciò dal laboratorio.
Cappuccetto, sempre più furiosa, schiacciò il pulsante del cappuccio
digitale, e si trasformò in CAPPUCCETTO TRASPARENTE. Rientrò nel
laboratorio e vide che lo scienziato stava guardando DORAEMON alla TV.
Cappuccetto mormorò: “Che scienziato. Hahahahaha ...” e poi si mise a
cercare la macchina disboscatrice ”X00BOT”. La trovò dentro una specie
di acquario, chiusa a chiave. Cappuccetto pensò un attimo dove potesse
essere la chiave e le venne un’idea: guardò lo scienziato e la chiave era
appesa alla collana dello scienziato! Cappuccetto prese le forbici e tagliò
la collana, prese la chiave senza che lo scienziato si accorgesse, perché
era tutto preso dal mondo di Doraemon.
Qualche secondo dopo lo scienziato, grattandosi il collo, si accorse che
mancava qualcosa. Guardò il contenitore della disboscatrice e vide che la
chiave stava … volando per aprire il contenitore .
Velocemente prese l’estintore e lo scaricò contro la chiave:
all’improvviso apparve un mostro bianco alto un metro e 20. “CHE
FREDDO!” disse Cappuccetto e rimosse tutta la schiuma dell’estintore.
“Sei TU!Brutto mostro” urlò lo scienziato che l’aveva riconosciuta,
“Stavolta ti insegno una bella lezione”. Prese una gabbia di metallo e ci
mise dentro Cappuccetto, che urlò con una voce altissima e, prima che
lo scienziato buttasse la gabbia con dentro Cappuccetto dalla finestra,
un poliziotto la sentì e entrò nel laboratorio. “Fermo! Se provi a
scappare ti sparo, e libera immediatamente quella bambina”.
Lo scienziato fu arrestato e andò in prigione per tutta la vita.
GLI ANIMALI DEL BOSCO RINGRAZIANO CAPPUCCETTO.
E TUTTI VISSERO FELICI.
CAPPUCCETTO ARCOBALENO
di Omar Tarzi
C’era una volta una bambina di nome Francesca, che
abita sopra l’arcobaleno. Al suo decimo compleanno, i
suoi genitori le regalano un cappuccetto con i colori
dell’arcobaleno.
Un giorno la mamma chiama Cappuccetto Arcobaleno
per una commissione: le chiede di portare qualcosa al
suo fratellino più piccolo, che abita in città con la nonna
e il nonno. “Ma stai attenta al gorilla che è scappato
dallo zoo”, le raccomanda. Così Cappuccetto si avvia
per la strada con delle caramelle e una banana.
L’indirizzo dei nonni è Via Scimmie 1'000. Cappuccetto
Arcobaleno scende dall’arcobaleno e cammina nel
bosco per un’ora. Arrivata in città e cerca la via e il
numero 1'000. Cammina, cammina è stanca e si ferma e
si riposa. Il gorilla vede nella cesta di Cappuccetto
Arcobaleno una banana e insegue la bambina che
scappa. Mentre corre vede delle scimmie che
trattengono il gorilla. Una di quelle scimmie prende il
telefono dalla tasca e chiama un fattorino della pizza,
mentre un’altra chiama lo zoo. Con grande velocità
arriva il furgoncino dello zoo e i guardiani portano via il
gorilla.
A quel punto Cappuccetto Arcobaleno scopre che si
trova in Via Scimmie 1'000. Suona alla casa dei nonni ed
entra. Dà le caramelle e la banana al suo fratellino e poi
racconta ai nonni la sua avventura col gorilla e chiede al
nonno e alla nonna di chi sono le scimmie che l’hanno
aiutata. Il nonno esclama: “Ma come, non lo sai?
Queste scimmie sono di tuo papà, e quando sei nei guai
ti vengono ad aiutare”. Cappuccetto Arcobaleno chiede
ancora come facevano a sapere che lei aveva bisogno di
aiuto e la nonna le spiega che nel cappuccio c’è un
microchip collegato con le scimmie, che sanno sempre
quando intervenire. Cappuccetto arcobaleno chiede ai
nonni se può fermarsi a dormire da loro; il nonno e la
nonna dicono di sì, ma con il permesso della mamma.
Anche la mamma dà il permesso; arrivano anche le
scimmie e la nonna chiede: “Cosa mangiamo per cena?”
Proprio in quel momento arriva il fattorino della pizza e
tutti mangiano la pizza.
Più tardi vanno a dormire e vivono felici e contenti.
CAPPUCCETTO LILLA
di Lina Karim
C'era una volta una città molto bella: BRESCIA.
Brescia era la capitale dell'Impero.
Nell'Impero era molto conosciuta la famiglia Tempo
e tra i membri della famiglia Tempo c'era una
ragazzina molto simpatica di nome Anna.
La nonna di Anna regalava sempre alla sua nipotina
dei cappuccetti di colore diverso e lei veniva
chiamata sempre con il nome del colore del
cappuccio che indossava.
Una settimana fa la nonna le ha regalato un
cappuccio lilla, quindi la chiamano CAPPUCCETTO
LILLA.
Un giorno Anna si svegliò alle 5.47 e non sapeva
cosa fare.
Allora si mise a saltare sul letto – BOING – BOING
“Che bello saltare!”
Alle 8.15 era stanca di saltare,allora prese il
cellulare e scrisse sul gruppo dei suoi amici:
“C'è qualcuno che vorrebbe venire oggi con me alle
colline di sant'Anna?”
Appena Anna scrisse il messaggio tutti risposero che
sarebbero andati.
Anna era molto felice. Fu lei ad organizzare tutto.
Alle 2.35 del pomeriggio Anna si preparò e la
mamma è così gentile che preparò la merenda per il
pic-nic: 30 panini, 16 pacchetti di biscotti, 3 bottiglie
di Tè, 40 succhi, 59 bicchieri, 4 scottex, 25 ombrelli
e, quando erano già sulla porta, le fece alcune
raccomandazioni.
Cappuccetto e la mamma non si erano accorte che
dietro l'auto parcheggiata della nonna (che era
partita per la guerra nell'Africa Nera) si nascondeva
il lupo JANDID.
Il lupo non era uno molto intelligente, infatti si
faceva imbrogliare pure dalla formica Diana.
Diana era molto affezionata a Cappuccetto Lilla
quindi, per distrarre il lupo, si mise a parlare con lui,
mentre Anna si avviò all’appuntamento in piazza
della Loggia.
Appena Anna arrivo in piazza della Loggia trovò
tutti i suoi bellissimi amici: Alessandro, Gianluca,
Jessica, Antonella, Grazia, Martina, Vera, Alice,
Stella, Juri, Gaia, Simo, Rabab, Giulia, Matteo, Bianca,
Francesco, Mattia, Nadia, Maria, Sara, Arianna,
Emanuela e Nina.
Dopo essersi incontrati,sono andati a prendere la
metro in Piazza Vittoria.
Arrivati alle Colline,Nina prese il tovagliolo lo mise a
terra e fecero un ottimo pic-nic.
Dopo giocarono a nascondino: fu Juri per primo a
contare.
Alle 8 Anna tornò a casa felicissima e trovò sua
nonna che era ritornata dalla guerra.
La nonna regalò a cappuccetto un altro cappuccio di
colore nero, che aveva portato dall'Africa Nera.