CAPPUCCETTO ROSSO - Scuole Centro 3 Brescia
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CAPPUCCETTO ROSSO - Scuole Centro 3 Brescia
Attività alternativa – classe 1A a.s. 2015-2016 prof.ssa Anna Fermani CAPPUCCETTO ROSSO: variazioni sul tema Quest’anno in attività alternativa ci siamo divertiti a smontare, modificare e ricostruire una delle fiabe classiche più conosciute: quella di Cappuccetto Rosso. Senza troppo indagare i significati complessi della fiaba, abbiamo analizzato la struttura, i luoghi, i personaggi, per reinventare nuove storie, moderne, tragiche, magiche o strampalate, ma comunque sempre ricche di fantasia. La lettura della fiaba classica ha dato lo spunto a nuove aperture della fantasia. Bruno Munari, con i suoi Cappuccetti colorati (Verde,Giallo e Bianco), ha contribuito notevolmente a spianare la strada. Tutti conoscono Cappuccetto Rosso, ma forse non tutti sanno la storia di Cappuccetto Verde, Cappuccetto Giallo e Cappuccetto Bianco, mandati dalla mamma a portare alla nonna un cestino pieno di cose verdi, gialle, bianche. Il lupo nero li aspetta nel folto del bosco, nel traffico, nella neve. .. riuscirà a prenderli? Con queste favole, pubblicate per la prima volta nella storica collana Einaudi "Tantibambini", un colore diventa protagonista nei disegni, nel testo e nei personaggi. Bruno Munari ha giocato con la fiaba tradizionale e ne ha allargato gli orizzonti, creando personaggi e storie nuove. Il lavoro non è però finito con le storie: abbiamo creato uno storyboard e poi disegnato, e alla fine abbiamo realizzato dei libretti (qualcuno è riuscito a rilegarlo con una cucitura!), ciascuno con la propria fiaba. C’è anche un grande libro di classe, con tutte le storie e i disegni originali. Ed ora ecco a voi (tutti quelli di voi che avranno voglia di leggere) le fiabe da … Cappuccetto Rosso … ai nostri Cappuccetti. La fiaba di "Cappuccetto Rosso" di Jachob e Wilhelm Grimm C'era una volta una cara ragazzina; solo a vederla le volevan tutti bene, e specialmente la nonna, che non sapeva più cosa regalarle. Una volta le regalò un cappuccetto di velluto rosso, e, poiché le donava tanto ch'essa non volle più portare altro, la chiamarono sempre Cappuccetto Rosso. Un giorno sua madre le disse: - Vieni, Cappuccetto Rosso, eccoti un pezzo di focaccia e una bottiglia di vino, portali alla nonna; è debole e malata e si ristorerà. Mettiti in via prima che faccia troppo caldo; e, quando sei fuori, va' da brava, senza uscir di strada; se no, cadi e rompi la bottiglia e la nonna resta a mani vuote. E quando entri nella sua stanza, non dimenticare di dir buon giorno invece di curiosare in tutti gli angoli. -Farò tutto per bene, - disse Cappuccetto Rosso alla mamma e le diede la mano. Ma la nonna abitava fuori, nel bosco, a una mezz'ora dal villaggio. E quando giunse nel bosco, Cappuccetto Rosso incontrò il lupo. Ma non sapeva che fosse una bestia tanto cattiva e non ebbe paura. - Buon giorno, Cappuccetto Rosso, - egli disse. - Grazie, lupo. - Dove vai cosi presto, Cappuccetto Rosso? - Dalla nonna. - Cos 'hai sotto il grembiule? - Vino e focaccia: ieri abbiamo cotto il pane; così la nonna, che è debole e malata, se la godrà un po' e si rinforzerà. - Dove abita la tua nonna, Cappuccetto Rosso? - A un buon quarto d'ora di qui, nel bosco, sotto le tre grosse querce; là c'è la sua casa, è sotto la macchia di noccioli, lo saprai già, - disse Cappuccetto Rosso. Il lupo pensava: " Questa bimba tenerella è un grasso boccone, sarà piu' saporita della vecchia; se sei furbo, le acchiappi tutt'e due". Fece un pezzetto di strada vicino a Cappuccetto Rosso, poi disse: - Vedi, Cappuccetto Rosso, quanti bei fiori? perché non ti guardi intorno? Credo che non senti neppure come cantano dolcemente gli uccellini! Te ne vai tutta contegnosa, come se andassi a scuola, ed è così allegro fuori nel bosco! Cappuccetto Rosso alzò gli occhi e quando vide i raggi di sole danzare attraverso gli alberi, e tutto intorno pieno di bei fiori, pensò: " Se porto alla nonna un mazzo fresco, le farà piacere; è tanto presto, che arrivo ancora in tempo ". Dal sentiero corse nel bosco in cerca di fiori. E quando ne aveva colto uno, credeva che più in là ce ne fosse uno più bello e ci correva e si addentrava sempre più nel bosco. Ma il lupo andò difilato alla casa della nonna e bussò alla porta. - Chi è? - Cappuccetto Rosso, che ti porta vino e focaccia; apri. - Alza il saliscendi, - gridò la nonna: - io son troppo debole e non posso levarmi. Il lupo alzò il saliscendi, la porta si spalancò e, senza dir molto, egli andò dritto a letto della nonna e la ingoiò. Poi si mise le sue vesti e la cuffia, si coricò nel letto e tirò le coperte .. Ma Cappuccetto Rosso aveva girato in cerca di fiori, e quando n'ebbe raccolti tanti che più non ne poteva portare, si ricordò della nonna e S'incamminò. Si meravigliò che la porta fosse spalancata ed entrando nella stanza ebbe un'impressione cosi strana che pensò: " Oh, Dio mio, oggi, che paura! e di solito sto cosi volentieri con la nonna! " Esclamò: - Buon giorno! - ma non ebbe risposta. Allora s'avvicinò al letto e scostò le cortine: la nonna era coricata, con la cuffia abbassata sulla faccia e aveva un aspetto strano. - Oh, nonna, che orecchie grosse! - Per sentirti meglio. - Oh, nonna, che occhi grossi! - Per vederti meglio. - Oh, nonna, che grosse mani! - Per meglio afferrarti. - Ma, nonna, che bocca spaventosa! - Per meglio divorarti!. E subito il lupo balzò dal letto e ingoiò il povero Cappuccetto Rosso. Saziato il suo appetito, si rimise a letto, s'addormentò e cominciò a russare sonoramente. Proprio allora passò li davanti il cacciatore e pensò: " Come russa la vecchia! devo darle un'occhiata, potrebbe star male ". Entrò nella stanza e, avvicinatosi al letto, vide il lupo. - Eccoti qua, vecchio impenitente, - disse, - è un pezzo che ti cerco. Stava per puntare lo schioppo, ma gli venne in mente che il lupo avesse mangiato la nonna e che si potesse ancora salvarla: non sparò, ma prese un paio di forbici e cominciò a tagliare la pancia del lupo addormentato. Dopo due tagli, vide brillare il cappuccetto rosso, e dopo altri due la bambina saltò fuori gridando: - Che paura ho avuto! com'era buio nel ventre del lupo! Poi venne fuori anche la vecchia nonna, ancor viva, benché respirasse a stento. E Cappuccetto Rosso corse a prender dei pietroni, con cui riempirono la pancia del lupo; e quando egli si svegliò fece per correr via, ma le pietre erano cosi pesanti che subito s'accasciò e cadde morto. Erano contenti tutti e tre: il cacciatore scuoiò il lupo e si portò via la pelle; la nonna mangiò la focaccia e bevve il vino che aveva portato Cappuccetto Rosso, e si rianimò; ma Cappuccetto Rosso pensava: " Mai più correrai sola nel bosco, lontano dal sentiero, quando la mamma te l'ha proibito ". CAPPUCCETTO NERO di Alice Roggero Un giorno sua madre le disse: “Vai dalla C’era una volta una volta una bambina molto freddolosa; per questo sua mamma le aveva cucito un cappuccetto nero che attirava i raggi del sole in modo che avesse meno freddo. Lo indossava sempre e così le persone del villaggio la Cappuccetto Nero. soprannominarono nonna, ma stai attenta quando attraversi la Foresta Nera perché il lupo nero è da quelle parti”. Cappuccetto Nero chiese se poteva portare la sua fedele amica pantera con sé. “Ma certo!” disse la mamma. “Porta anche questo cesto alla nonna, Dopo c’è dentro il liquore alla liquirizia, incontrò il lupo; non le sembrava delle caramelle alla liquirizia e delle tanto cattivo, ma la pantera si mise more; la tireranno un po’ su!”. subito a ringhiare; Cappuccetto Nero “Ok, mamma” rispose Cappuccetto Nero. non un ci po’ fece Cappuccetto caso. Il Nero lupo, chiacchierando con la bambina, la mise talmente a suo agio che riuscì, senza problemi, a farsi dare l’indirizzo di casa della nonna e poi se ne andò. Cappuccetto Nero si incamminò nella Foresta Nera, insieme alla sua fedele amica pantera. La pantera, più tranquilla per la partenza del lupo, si aggirava nel bosco come se stesse tendendo un agguato ad una preda. Arrivate a casa della nonna, Cappuccetto Nero non la trovò nel letto; allora si guardò intorno, ma non vide nulla. Ad un tratto sbucò fuori il lupo che balzò addosso a Cappuccetto Nero, ma non fece in tempo ad ingoiarla che la pantera aggredì il lupo e lo uccise. La bambina, che ormai aveva capito quanto fosse malintenzionato il lupo, gli tagliò la pancia e tirò fuori la sua nonna che la abbracciò stretta. Fecero merenda insieme e poi Cappuccetto Nero tornò a casa sana e salva con la sua amica fedele. CAPPUCCETTO GIALLO di Fatima Barry C'era una volta una bambina di nome Giagilla. Giagilla è una bambina di 8 anni, ha una mamma che le vuole molto bene di nome Gaia. La nonna di Giagilla é malata, ma non ha le medicine, quindi la mamma manda Giagilla a portarle le medicine. Giagilla era molto felice di andare dalla nonna, quindi si incamminò subito. Ad un certo punto Giagilla calpestò senza volerlo il lupo che sonnecchiava e il lupo si alzò subito arrabbiato e la voleva mangiare. Ma Giagilla gli disse che avrebbe chiamato il cacciatore, così il lupo le chiese scusa. Approfittando della situazione il lupo chiese alla bambina dove stesse andando, ma Giagilla non gli rispose. Si incamminò di nuovo a testa alta e schiena dritta, intanto il lupo la seguiva. Giagilla che si era accorta, propose al lupo di fare un tratto di strada insieme, ma ad un certo punto scappò e seminò il lupo. Cappuccetto Giallo". Cappuccetto Giallo andò nel bosco a raccogliere dei fiori gialli per ringraziare la nonna. Quando finalmente arrivò in casa salutò la nonna, la baciò e le diede le medicine, poi tornò subito a casa per evitare di incontrare di nuovo il lupo. La mamma, mentre cucinava, vide Giagilla correre in casa e la fermò. Le chiese: "Perchè sei qui? Dovresti stare con la nonna, sei stata via solo mezz'oretta!" Giagilla disse: "Hai ragione mamma, torno dalla nonna subito". Giagilla tornò ad incamminarsi per restare a farle compagnia. Quando arrivò in casa vide la nonna su una sedia a dondolo e le disse: "Ciao nonna"; la nonna disse che le aveva fatto un regalo e le diede un bellissimo cappuccio giallo. Giagilla urlò: "Grazie nonna!", e andò in camera a provarselo. Uscita dalla camera la nonna disse: "Stai talmente bene che da ora in poi ti chiamerò Non sapeva che quando aveva urlato "grazie" il lupo l'aveva sentita. Quindi il lupo sa dove si trova. Cappuccetto Giallo tornò a casa e vide che era tutto disordinato e che non c'era la nonna, ma vide il lupo, che corse davanti a lei, l'afferro' e la nascose insieme alla nonna nell'armadio, da dove le avrebbe tirate fuori quella sera per mangiarsele a cena. Da quelle parti passò il cacciatore, vide la casa e disse: "Quanto è in disordine! Non è che la nonna è diventata pazza?" Il cacciatore entrò in casa e vide il lupo, che si mise a scappare, ma il cacciatore lo fermò con la rete e tirò fuori dall'armadio la nonna e Cappuccetto Giallo. Cappuccetto Giallo disse al cacciatore e alla nonna che voleva un lupo in casa sua. Il cacciatore disse che non poteva darle un lupo, ma poteva darle un cane lupo buono ed immediatamente infilò una siringa nel lupo cattivo, che lo fece diventare un cane lupo buono. La nonna ora si sentiva molto meglio (era riuscita a prendere le medicine) e insieme a Cappuccetto tornano verso la casa dalla mamma. Quella sera c'era una festa all'oratorio e c'erano due regali per la mamma: un cane lupo e la nonna. Cappuccetto Giallo era soddisfatta di quello che le era accaduto in tutta la giornata e visse con mamma, nonna e cane, da quel giorno, felice. CAPPUCCETTO ASSASSINO di Gianluca Lucini In un tempo lontano, un tempo di guerra, una bambina di nome Cappuccetto Assassino lottava ogni giorno per la sua sopravvivenza. Viveva con la mamma in una casetta in fondo al bosco. La Nonna, generale in comando dell'esercito dei buoni, aveva moltissimi doveri: il primo era bere il tè tutte le mattine e, per tenere alto il morale dei soldati, darne un po' anche a loro. La nipote, Cappuccetto Assassino, non capiva e non approvava questi comportamenti. Non andava molto d'accordo con la nonna. Cappuccetto si chiedeva sempre come avesse fatto la nonna a diventare generale: “Probabilmente un tempo le persone non erano tanto evolute...”. Tornando a noi, l'esercito nemico, chiamato “Noi siamo i biscotti migliori, al cioccolato poi!”, attaccò la casa della mamma e la uccise. In uno degli ultimi scontri, il generale Nonna dovette accettare una sconfitta molto dolorosa: gli avversari avevano distrutto la centrale ”FOX Carta-igienica super comodità”. Non c'era più speranza per il benessere degli abitanti del bosco, ma una luce risvegliò la nonna da questo buio interiore, poiché la nipotina era riuscita a sconfiggere uno dei generali nemici. A quel punto la Nonna generale si fece coraggio e disse: “C'è anche la carta igienica economica, la carta igienica Regina!”. Quando Cappuccetto lo scoprì diventò furiosissima! Ma anche molto triste. Da quel momento si impegnò profondamente negli allenamenti, perché voleva vendicarsi. Al generale Nonna continuava a dire di essere più seria perché la morte della mamma doveva essere vendicata. Al compimento del suo diciottesimo anno fu nominata generale delle spie da combattimento. Fu per questo che Cappuccetto Assassino dovette raggiungere la nonna. Ma la nonna era andata in elicottero, mentre lei dovette muoversi in motocicletta. Essendo molto furba portò con sé l'esercito. Dopo una settimana la Nonna, per degli accordi militari, andò in un lontanissima cittadina del sud America. Essendo però molto sbadata, dimenticò un bagaglio di armi e di documenti segreti. Una volta in Messico però incontrò i nemici. Il capo dei nemici era diverso perché dopo essersi sottoposto a misteriosi esperimenti sapeva trasformarsi in un licantropo. “Cappuccetto, non riuscirai a superare il nostro sbarramento e a portare le armi alla Nonna!” disse l'uomo dalle sembianze di lupo. “No, ce la farò, eccome!” Erano sull'orlo di un precipizio e c'era un unico ponte. I due eserciti iniziarono l’attacco. Cappuccetto vide che erano più veloci i nemici e allora decise di lanciare una granata sul ponte, così gli avversari caddero in mare urlando: “Ci rivedremo!” Quando Cappuccetto Assassino raggiunse la cittadina dell'America del Sud, non trovò la Nonna ma un biglietto con scritto: “Vieni dietro il magazzino abbandonato”. Cappuccetto andò subito dietro il magazzino e trovò i suoi nemici che tenevano legata la nonna. “Cappuccetto, dacci i documenti!” “No, mai!” e la nonna la incitò: “Non darglieli!” Ma Cappuccetto cambiò subito idea: “No, glielo darò”. A quel punto la Nonna tirò fuori la sua giovinezza, diede un calcio al piede del nemico che aveva le chiavi, che volarono per aria. La Nonna le prese con la bocca e si liberò. I nemici cercarono di scappare in elicottero, ma la Nonna lanciò la sedia a cui era stata legata e fece scoppiare l'elicottero, che precipitò in mare. Cappuccetto andò ad abbracciarla e da quel momento ebbe più fiducia nella Nonna e diventò meno severa con lei. CAPPUCCETTO AZZURRO di Giulia Irene Beltrami C’era una volta, in una graziosa casetta costruita su un’isoletta in mezzo al mare una bella bambina di nome Cappuccetto Azzurro. La chiamarono così per via di una mantella azzurra che indossava sempre. Una mattina il papà le diede un cestino e le disse: “Porta questa torta alla nonna che è molto malata. Ormai sei grande, puoi attraversare il mare da sola, ma mi raccomando non fermarti, in questo modo non farai brutti incontri”. Allora la bambina prese la barchetta e si diresse verso l’isola dove abitava la nonna. Non appena si trovò davanti ad una bellissima isola dei Caraibi, si dimenticò dell’avvertimento del papà, lasciò il mare e si sedette sulla riva a guardare tutte le cose belle dell’isola. Intanto qualcuno la spiava da sotto il mare. Alla bambina sembrò un gioco divertente e accettò la proposta. Lo squalo, che conosceva bene il mare, si mise a nuotare velocissimo, e in men che non si dica arrivò davanti all’isola della nonna. “Dove vai bella bambina?” Chiese ad un tratto un grosso squalo magico, che sapeva sopravvivere per qualche ora anche fuori dall’acqua. ”Vado a portare la torta alla mia nonna che è molto malata e mi aspetta nella sua isoletta alla fine del mare”, rispose la bambina allo squalo un po’ impaurita. Lo squalo, affamato, pensò a un modo per ingannare Cappuccetto Azzurro e le chiese: ”Facciamo una gara a chi arriva per primo all’isoletta in fondo la mare“. Uscì dall’acqua e si avvicinò alla casetta. Bussò alla porta: toc! toc! toc! - ”Chi è?” chiese la nonna dal letto. Disse una voce dall’esterno: ”Sono la tua nipotina“, disse lo squalo con una voce dolce. “Vieni pure Cappuccetto Azzurro”, disse la nonna. Lo squalo non se lo fece ripetere due volte, entrò e si mangiò la nonna in un boccone! Poi indossò la cuffietta e la camicia da notte e si infilò nel letto. Quando più tardi Cappuccetto Azzurro arrivò all’isoletta non vide nessuno e disse tra sé: Ma dove si sarà nascosto lo squalo? Boh!” Bussò alla porta - toc! toc! “Nonnina posso entrare? “Entra, cara“, disse lo squalo fingendosi la nonna. Ma che strana voce hai oggi, nonna! Si stupì la bambina. “Per salutarti meglio”, rispose lo squalo. “Ma che occhi grandi hai!” “Per guardarti meglio“, disse lo squalo. “Ma che bocca grande hai!“ “Per... mangiarti meglio”, ruggì lo squalo. E mangiò anche Cappuccetto Azzurro. Che brutta fine avrebbero fatto nonna e nipote se non ci fosse stata la Balena … CAPPUCCETTO STREGA di Nabil Mollah Una volta c’era una ragazzina che si chiamava Cappuccetto Strega, perché aveva un bellissimo cappuccio che amplificava i suoi poteri magici. Le piaceva inventare cose magiche, come lo specchio parlante, che aveva regalato alla nonna. Una volta creò una scopa potente e magica che poteva volare e da quel momento divenne la sua migliore amica, quasi come fossero due sorelle inseparabili. La mamma le diceva sempre di smetterla di inventare quelle sciocchezze e impegnarsi per diventare una brava strega, ma lei lo faceva comunque. Un giorno la mamma le disse di portare alla nonna, sulla Montagna Azzurra, queste cose: vino di rospo, mele verdi di rabbia e una zuppa calda di occhi di serpente; perché quel giorno non aveva potuto fare la spesa. Lei s’incamminò e dopo un po’ di strada vide il castello del Dottor Colosso, un uomo che conosceva perché aveva la fama di essere il più cattivo del paese. Per evitare di essere vista e catturata, Cappuccetto salì sulla sua scopa e volò fino alla Montagna Azzurra. Quando arrivò a casa della nonna si accorse che qualcosa non andava: la nonna non sembrava proprio lei. Infatti Cappuccetto riconobbe il Dottor Colosso, che si era travestito e aveva nascosto la nonna nell’armadio. Cappuccetto non si fece spaventare e, con la magia, ordinò allo specchio magico di urlare facendo finta che fuori dalla casa ci fosse tanta gente accorsa in aiuto di Cappuccetto e della nonna e, quando il Dottore era distratto, con la sua fedele scopa magica diede tante botte in testa al Dottor Colosso, che si accasciò in terra e venne legato e imbavagliato. Quando arrivò il papà di Cappuccetto il Dottore fu giudicato e condannato a non tornare più nel paese. Il suo castello diventò una scuola di magia, dove Cappuccetto insieme alla nonna, inventò tantissimi oggetti magici. E la mamma fu orgogliosa di lei. CAPPUCCETTO NINJA di Rajdeep Singh a portarle la merenda e per giocare con il cucciolo di sua nonna, ma deve passare per il bosco. Una volta c'era una ragazza; la nonna, che è una ninja famosa in pensione, le ha regalato un bellissimo cappuccetto nero ninja e allora, dopo qualche tempo, tutti cominciano a chiamarla Cappuccetto Ninja. Cappuccetto Ninja deve andare dalla nonna Nel bosco c'è un lupo ninja; il lupo tenta Cappuccetto dicendo che nel bosco c'è una gara "Super Ninja Show" e Cappuccetto dice: <<Devo andare dalla nonna, ma voglio anche vincere la gara>>. Il lupo va a casa della nonna e se la mangia; più tardi arriva Cappuccetto con la Coppa vinta alla gara del Super Ninja Shaw e sente la nonna urlare dalla pancia del lupo. Cappuccetto Ninja, che ha finalmente capito l’inganno, tira la Coppa sulla testa del lupo, gli apre la pancia e la nonna salta fuori. Il lupo le dice: << Non preoccuparti, vado io al posto tuo. Ma non so dove abita la tua nonna>>. << Lei vive nel profondo del bosco, dopo i tre alberi di quercia, davanti al Grande Cedro. Grazie, sei gentile. Dille che ti mando io, portale questa merenda e ci vediamo più tardi>>. Cappuccetto prende dei pezzi di legno e riempie la pancia del lupo che, quando si sveglia, cade a terra e muore. Cappuccetto e la nonna mangiano felici tutta la merenda. CAPPUCCETTO RAPPER di Mbaye Ba C’era una volta una ragazzina di nome Miracola. Era bassa, capelli neri, occhi verde chiaro e due belle fossette. Stava tutto il giorno in camera sua ad ascoltare musica rap e aveva un Mp3 Go Gear e un cappuccio con disegnate delle note, che indossava sempre. Perciò la chiamarono Cappuccetto Rapper. Un giorno Cappuccetto chiese al Papà: “Posso andare dalla nonna a cantarle qualcosa, visto che nel giorno in cui si è risposata non sono potuta andare?”. Il papà le diede il permesso, ma le disse di fare attenzione, perché giravano delle voci che ci fosse un lupo nel bosco. “Sicuramente non sarà vero, ma tu fai attenzione lo stesso”. E così Cappuccetto rapper si diresse a casa della nonna. Mentre camminava iniziò a sentirsi osservata; ad un certo punto si girò e si trovò davanti un lupo molto alto, con gli artigli molto affilati. Il lupo e Miracola si guardarono per otto secondi, poi improvvisamente, Cappuccetto si mise a correre e riuscì a seminarlo. Arrivata a casa della nonna non trovò nessuno e tutta la casa era a soqquadro. Corse subito piangendo al commissariato per denunciare la scomparsa della sua adorata nonnina. I poliziotti le dissero che avrebbero fatto di tutto per ritrovare la nonna. Un’oretta più tardi al commissariato arrivò una chiamata anonima che disse: “Se volete rivedere la nonna di Cappuccetto dovete portare nel vecchio garage abbandonato 1500€. Non fate i furbi, o non rivedrete più la cara nonnina!” I poliziotti e Cappuccetto, prelevati velocemente i soldi dalla Banca, corsero immediatamente al garage e videro la nonna seduta su una sedia, legata con delle corde e con lo scotch sulla bocca. Gettarono la sacca con i soldi a terra e il lupo, più veloce del fulmine, raccolse la borsa e scappò via. I poliziotti provarono a raggiungerlo, ma fu tutto inutile. Cappuccetto andò dalla sua nonnina e la abbracciò. Ma non era la nonna, era un manichino travestito da nonna. Da quel giorno il bosco visse infelice e triste. CAPPUCCETTO PERCHE’ di Jessica Hu Su una strana isola abita una bambina di nome Cappuccetto Perché. Lei si chiede sempre il perché di tutte le cose che vede . Ogni giorno andando a scuola passa davanti alla casa della sua vicina e le chiede: La chiamano così perché indossa sempre un cappuccetto strano, quindi la gente quando la vede le chiede: - perché indossi un cappuccetto così strano? " Perché ti svegli così presto? Perché ti vesti? Perché hai i capelli marroni? Perché sei una femmina? La sua vicina senza risponderle ritorna in casa. Chiede le stesse cose ogni volta quando passa davanti alla casa della sua vicina, fin quando la sua mamma riceve una chiamata della nonna che le chiede se Cappuccetto può andare da lei per aiutarla a sistemare la sua nuova casa. La mamma dice a Cappuccetto Perché: “Prepara la valigia, che partiamo per andare dalla nonna!” “Perché dobbiamo andare dalla nonna?”, chiede Cappuccetto. “Perché ho ricevuto una chiamata della nonna in cui mi ha chiesto se possiamo andare da lei per aiutarla a sistemare la nuova casa”, risponde la mamma. Cappuccetto torna nella sua camera e inizia a preparare la sua valigia. Qualche minuto dopo la mamma pensa di fare uno scherzo alla nonna, quindi porta Cappuccetto al negozio degli shampoo. In tutto questo tempo Cappuccetto Perché non ha detto neanche una parola. La mamma si sente strana e chiede a Cappuccetto: - perché oggi non parli? - Perché sto chattando con la nonna. Arrivate al negozio, entrano e chiedono al negoziante se vende un tipo di shampoo che fa cadere i capelli; lo comprano e tornano a casa. Finiscono di preparare e poi partono per andare dalla nonna con lo shampoo per lo scherzo. Quando arrivano, Cappuccetto Perché si inciampa e fa cadere lo shampoo, che si rovescia. Il gatto della nonna lo lecca e subito gli cade tutto il pelo. La nonna, intuisce che lo scherzo era per lei e diventa triste e infuriata. Caccia Cappuccetto e la mamma da casa e da quel momento non le vuole più vedere, finché non avranno capito la cattiveria che hanno fatto. Cappuccetto piange e ancora oggi sta chiedendo alla mamma: “Perché?” CAPPUCCETTO ROSA di Bambi Faye Ndeye C'era una volta una ragazzina di nome Rosa che viveva in un villaggio. Un giorno la mamma ricevette una telefonata e disse a Cappuccetto di andare a casa della zia perché aveva preso una storta e le faceva tanto male la caviglia. Al suo compleanno la zia le regalò un cappuccio rosa come il suo nome, e come il suo colore preferito. Da quel giorno la chiamarono Cappuccetto Rosa. Cappuccetto Rosa si avviò e la sua mamma le disse di non parlare con il Lupo cattivo e neanche avvicinarglisi. Mentre camminava pensò fra sé di poter andare dalla zia saltellando, ma quando saltò schiacciò la coda del Lupo. Lei si fermò e disse: ”Scusa, non l’ho ho fatto apposta” e il Lupo rispose: ”Non fa niente, ti perdono”. Così iniziò una conversazione fra Cappuccetto Rosa e il Lupo. Il Lupo pensò: ”Posso mangiare la ragazzina …”, ma dopo un po' ci ripensò: “No, meglio che non la mangi, è talmente buona e gentile”. E così il Lupo rinunciò ad essere cattivo e diventò amico di Cappuccetto Rosa. Quando insieme al Lupo arrivò a casa della zia, Cappuccetto suonò il campanello, ma nessuno rispose. Allora con la chiave nascosta aprì la porta e nella stanza c'era solo un cartello con scritto: ”Restituirò la zia sole se mi darete 3000$”. Cappuccetto Rosa disperata chiese: ”Dove posso trovare tutti quei soldi?”, e il Lupo le disse: ”Ti aiuterò io, puoi contare su di me. Proveremo a cercarla”. Il Lupo fiutò un vestito della zia e poi i due si incamminarono e seguirono a lungo le tracce lasciate dall’odore della zia, che solo il Lupo poteva sentire. Poi arrivarono ad una casa che Cappuccetto conosceva: il misterioso rapitore della zia era un nemico della sua famiglia. Cappuccetto Rosa disse: ”Perché l'hai rapita?” E l’uomo rispose: ”Perché tua zia mi ha preso in giro quando ero piccolo e non riesco a dimenticarlo”. Il Lupo buttò a terra l’uomo che si lamentò: ”Sono allergico ai lupi!” Allora intervenne la zia che disse: ”Lupo per favore lascia il mio nemico”. L’uomo commosso per il gesto si scusò con la zia. Da quel momento diventarono amici e, si sposarono e Cappuccetto Rosa restò per sempre amica del Lupo. CAPPUCCETTO CALAMITY JANE di Maimouna Ndoye Era un mattino afoso nel piccolo paese del Far West e Jane era uscita presto di casa per allenarsi con la pistola nel bosco, ma con la brezza fresca e al riparo di un bell’albero ombroso si era addormentata. Sua madre Mildred, intanto, sprizzava felicità da tutti i pori e le sue grida di gioia erano arrivate fino ai vicini più lontani: la nonna era tornata dalla guerra contro gli Indiani d'America. Quei brutti farabutti, anni fa, avevano rapito il nonno: avevano fatto irruzione in casa, avevano trovato il nonno sul water a leggere il giornale e l'avevano portato via. La nonna era stata felicissimissimissima di andare in guerra, per vendicare l’affronto e riportare a casa il nonno. Dovete sapere che a quei tempi erano i vecchietti ad andare in guerra: erano più numerosi dei giovani, suscitavano compassione e permettevano alla società di continuare le sue attività, perché restavano in mano ai giovani che avevano tanta forza e voglia di lavorare. Mildred corse a cercare qualcuno che andasse a chiamare Jane, ma aprendo la porta di scatto sentì un grido soffocato. Quando guardò dietro la porta, si accorse con orrore di aver schiacciato Jack, il migliore amico di Jane, che appena la vide si spaventò ancora di più. La donna che vedeva non era più la signora gentile e accogliente che conosceva, ma una pazza, tutta sudata, che piangeva e rideva nello stesso tempo e aveva due scarpe diverse, tra l’altro tutte e due destre. Quando Jack si fu ripreso dallo spavento, Mildred gli spiegò tutto, non tralasciò neanche la storia del nonno sul water e Jack arrossì al punto di sembrare un pomodoro maturo. Al termine del racconto, Jack si offrì di andare a chiamare Jane e darle la bella notizia. Si avviò verso il bosco, ma mentre camminava, sentiva che qualcosa non andava. Forse lo spavento lo aveva lasciato un po’ agitato e quindi non si preoccupò molto. Ma quando arrivò nel bosco ebbe paura, sapeva cosa non andava. Si era ricordato infatti che giorni prima era andato a casa dei Pincopallino proprio per avvisare Jane che nel bosco girava un branco di lupi mannari. Le sue paure vennero immediatamente confermate da un grido di dolore che squarciò il silenzio di tomba che regnava sul bosco. Sprezzante del pericolo corse nella direzione da cui proveniva il grido e trovò Jane distesa a terra; sopra di lei troneggiava il più grosso dei lupi mannari; per istinto Jack estrasse la pistola e colpì. Appena il lupo si fu accasciato corse da Jane: era priva di sensi ma viva. La schiaffeggiò, le urlò nell'orecchio, le buttò dell'acqua gelida in faccia e alla fine riuscì a svegliarla. Insieme avanzarono faticosamente nel sottobosco e arrivarono al villaggio. Molta gente era per strada a chiacchierare e l'argomento principale era l'arrivo dei soldati ma, quando videro Jane ferita e Jack che si trascinava reggendola, cambiò. La gente cominciò a preoccuparsi: chi prestò loro i primi soccorsi, chi chiamò il medico, chi avvisò Mildred, insomma, tutto il villaggio era in subbuglio. Dopo qualche minuto la folla si disperse, intimorita dalla presenza del medico e di Mildred. Jane era ferita molto gravemente e aveva bisogno di cure. Quando Jane fu medicata la mamma le disse che la nonna era tornata e che aveva organizzato una festa, ma che loro non potevano andarci a causa della sua imprudenza ... Non vi dico cosa fece, ma solo che dovette restare a letto per due mesi interi. Quindi ebbe tempo di “riflettere”a cosa aveva imparato da quell'avventura: Mai dormire sotto un albero quando ci sono dei lupi mannari in giro. CAPPUCCETTO $WAG di Khaoula Laaraj Una bella ragazzina chiamata Nerina abitava nella città di Nerandia. Giunto il suo compleanno la nonna le fece un regalo speciale: un cappuccetto con la scritta $wag. E da quel giorno lei fu chiamata Cappuccetto Swag. Per ringraziare la nonna e per festeggiare anche il ritrovamento del cagnolino, Nerina si incamminò verso casa sua portando dei dischi di musica, una crostata e delle bevande. Arrivata a destinazione Cappuccetto iniziò a preparare con la nonna la grande festa che si terrà nel loro terrazzo. Nonostante la stanchezza per il lavoro Cappuccetto notò che mancava qualcosa: L’INVITO! Si vestiva tutta di nero. Misero un cartellone per strada sul quale c’era scritto “SIETE TUTTI INVITATI!” Alla festa vennero tutti gli abitanti del quartiere ed in più venne anche un signore con l’impermeabile e gli occhiali. Ad un tratto al signore cadde l’impermeabile e sotto si svelò un lupo feroce; tutti ebbero paura e la signora Gorgonzala rotolò su un pezzo di gorgonzola cadendo con la faccia dentro alla torta, rovinandola. Il lupo non era altro che un mutaforma; successivamente si trasformò in un vampiro che, dando un morso ad ogni persona, fece diventare tutti degli zombie. Fortunatamente Cappuccetto si salvò grazie al suo cagnolino che ringhiò contro tutti permettendo alla ragazzina di scappare dalla porta del terrazzo per andare alla polizia a denunciare il lupo, ma i poliziotti non credettero a Cappuccetto. Allora Nerina si recò dalla signora Wishkers, e la strega le spiegò che l’unico modo per liberare amici e invitati era una pozione. La coraggiosa ragazza prese la pozione e la versò addosso a tutti gli invitati-zombie, che tornarono alla normalità senza ricordare niente di tutto ciò che era successo. Così continuarono la festa vivendo tutti felici e contenti. Cappuccetto Trasparente INIZIO DELLA STORIA di Wahid Islam INRODUZIONE La nostra Terra è troppo grande, forse è l’unico pianeta con gli esseri viventi e rischia di morire a causa del disboscamento, della desertificazione e altri disastri. In questo pianeta ci sono ancora alcune città abitate, ma sconosciute alla maggior parte degli uomini. In una di queste città abita la nostra protagonista: CAPPUCCETTO TRASPARENTE. La città si chiama Bermuda. Questa città è molto digitale e avanzata rispetto alle altre. In questa città abita una bella ragazzina. La sua nonna le aveva regalato un mantello e un cappuccio digitale; chi lo indossava diventava trasparente, quindi invisibile, solo schiacciando un pulsante posizionato sul cappuccio. Da quel giorno la ragazzina non ha mai tolto quel cappuccio e tutti la chiamano Cappuccetto Trasparente. Un giorno la mamma di Cappuccetto le dice di portare alla nonna uno scatolone che contiene medicine al gusto di coca cola, pizza e una focaccia. Cappuccetto arriva alla casa della nonna, le dà il cibo e guarda la TV. C’è un programma che pubblicizza un attrezzo particolare: ”Disbosca in poche ore - più spazio per costruire - vi presentiamo la nuova macchina disboscatrice “X00BOT” - 1000 alberi abbattuti all’ora!” Cappuccetto chiama la nonna. “Nonna, nonna guarda che cosa dice la TV”. La nonna disse: ”OHH, MYYY,GODDD! Wow, c’è una bella offerta sui cavolfiori, solo 1.99 al chilo!!” “Non questo nonna, guarda. Vogliono cominciare a disboscare entro 3 giorni, e vogliono disboscare tutta la nostra città!! “OHH MYY GODD”, continuò la nonna ”Dobbiamo fermarla”. Prima ancora che la nonna dicesse qualcosa, Cappuccetto uscì, e la nonna pensava che fosse tornata a casa. INIZIO DELL’AVVENTURA Cappuccetto partì con la sua macchinina per il laboratorio nazionale U.S., entrò nel laboratorio e vide uno scienziato che stava parlando al telefono. Cappuccetto si nascose e ascoltò lo scienziato parlare.”Sì signor OBALA. Tutta la città sarà disboscata solo in una settimana. Sì,sì, 7000 km quadrati di bosco sono solo un piccolo prato per il mio robot, tutto sarà disboscato. OK, e ricordi di pagarmi. Voglio 7 Lamborghini, 3 Ferrari e 7.000.000 di dollari. OK, a risentirci”. Sentendo questa telefonata Cappuccetto diventò furiosa e decise salvare la città a tutti i costi! Andò dallo scienziato: “Non puoi distruggere la nostra città!” urlò. “E tu chi sei bimba?” chiese lui. “Non importa chi sono. Distruggi quella macchina immediatamente!!!” Lo scienziato non la prese neanche in considerazione e la scacciò dal laboratorio. Cappuccetto, sempre più furiosa, schiacciò il pulsante del cappuccio digitale, e si trasformò in CAPPUCCETTO TRASPARENTE. Rientrò nel laboratorio e vide che lo scienziato stava guardando DORAEMON alla TV. Cappuccetto mormorò: “Che scienziato. Hahahahaha ...” e poi si mise a cercare la macchina disboscatrice ”X00BOT”. La trovò dentro una specie di acquario, chiusa a chiave. Cappuccetto pensò un attimo dove potesse essere la chiave e le venne un’idea: guardò lo scienziato e la chiave era appesa alla collana dello scienziato! Cappuccetto prese le forbici e tagliò la collana, prese la chiave senza che lo scienziato si accorgesse, perché era tutto preso dal mondo di Doraemon. Qualche secondo dopo lo scienziato, grattandosi il collo, si accorse che mancava qualcosa. Guardò il contenitore della disboscatrice e vide che la chiave stava … volando per aprire il contenitore . Velocemente prese l’estintore e lo scaricò contro la chiave: all’improvviso apparve un mostro bianco alto un metro e 20. “CHE FREDDO!” disse Cappuccetto e rimosse tutta la schiuma dell’estintore. “Sei TU!Brutto mostro” urlò lo scienziato che l’aveva riconosciuta, “Stavolta ti insegno una bella lezione”. Prese una gabbia di metallo e ci mise dentro Cappuccetto, che urlò con una voce altissima e, prima che lo scienziato buttasse la gabbia con dentro Cappuccetto dalla finestra, un poliziotto la sentì e entrò nel laboratorio. “Fermo! Se provi a scappare ti sparo, e libera immediatamente quella bambina”. Lo scienziato fu arrestato e andò in prigione per tutta la vita. GLI ANIMALI DEL BOSCO RINGRAZIANO CAPPUCCETTO. E TUTTI VISSERO FELICI. CAPPUCCETTO ARCOBALENO di Omar Tarzi C’era una volta una bambina di nome Francesca, che abita sopra l’arcobaleno. Al suo decimo compleanno, i suoi genitori le regalano un cappuccetto con i colori dell’arcobaleno. Un giorno la mamma chiama Cappuccetto Arcobaleno per una commissione: le chiede di portare qualcosa al suo fratellino più piccolo, che abita in città con la nonna e il nonno. “Ma stai attenta al gorilla che è scappato dallo zoo”, le raccomanda. Così Cappuccetto si avvia per la strada con delle caramelle e una banana. L’indirizzo dei nonni è Via Scimmie 1'000. Cappuccetto Arcobaleno scende dall’arcobaleno e cammina nel bosco per un’ora. Arrivata in città e cerca la via e il numero 1'000. Cammina, cammina è stanca e si ferma e si riposa. Il gorilla vede nella cesta di Cappuccetto Arcobaleno una banana e insegue la bambina che scappa. Mentre corre vede delle scimmie che trattengono il gorilla. Una di quelle scimmie prende il telefono dalla tasca e chiama un fattorino della pizza, mentre un’altra chiama lo zoo. Con grande velocità arriva il furgoncino dello zoo e i guardiani portano via il gorilla. A quel punto Cappuccetto Arcobaleno scopre che si trova in Via Scimmie 1'000. Suona alla casa dei nonni ed entra. Dà le caramelle e la banana al suo fratellino e poi racconta ai nonni la sua avventura col gorilla e chiede al nonno e alla nonna di chi sono le scimmie che l’hanno aiutata. Il nonno esclama: “Ma come, non lo sai? Queste scimmie sono di tuo papà, e quando sei nei guai ti vengono ad aiutare”. Cappuccetto Arcobaleno chiede ancora come facevano a sapere che lei aveva bisogno di aiuto e la nonna le spiega che nel cappuccio c’è un microchip collegato con le scimmie, che sanno sempre quando intervenire. Cappuccetto arcobaleno chiede ai nonni se può fermarsi a dormire da loro; il nonno e la nonna dicono di sì, ma con il permesso della mamma. Anche la mamma dà il permesso; arrivano anche le scimmie e la nonna chiede: “Cosa mangiamo per cena?” Proprio in quel momento arriva il fattorino della pizza e tutti mangiano la pizza. Più tardi vanno a dormire e vivono felici e contenti. CAPPUCCETTO LILLA di Lina Karim C'era una volta una città molto bella: BRESCIA. Brescia era la capitale dell'Impero. Nell'Impero era molto conosciuta la famiglia Tempo e tra i membri della famiglia Tempo c'era una ragazzina molto simpatica di nome Anna. La nonna di Anna regalava sempre alla sua nipotina dei cappuccetti di colore diverso e lei veniva chiamata sempre con il nome del colore del cappuccio che indossava. Una settimana fa la nonna le ha regalato un cappuccio lilla, quindi la chiamano CAPPUCCETTO LILLA. Un giorno Anna si svegliò alle 5.47 e non sapeva cosa fare. Allora si mise a saltare sul letto – BOING – BOING “Che bello saltare!” Alle 8.15 era stanca di saltare,allora prese il cellulare e scrisse sul gruppo dei suoi amici: “C'è qualcuno che vorrebbe venire oggi con me alle colline di sant'Anna?” Appena Anna scrisse il messaggio tutti risposero che sarebbero andati. Anna era molto felice. Fu lei ad organizzare tutto. Alle 2.35 del pomeriggio Anna si preparò e la mamma è così gentile che preparò la merenda per il pic-nic: 30 panini, 16 pacchetti di biscotti, 3 bottiglie di Tè, 40 succhi, 59 bicchieri, 4 scottex, 25 ombrelli e, quando erano già sulla porta, le fece alcune raccomandazioni. Cappuccetto e la mamma non si erano accorte che dietro l'auto parcheggiata della nonna (che era partita per la guerra nell'Africa Nera) si nascondeva il lupo JANDID. Il lupo non era uno molto intelligente, infatti si faceva imbrogliare pure dalla formica Diana. Diana era molto affezionata a Cappuccetto Lilla quindi, per distrarre il lupo, si mise a parlare con lui, mentre Anna si avviò all’appuntamento in piazza della Loggia. Appena Anna arrivo in piazza della Loggia trovò tutti i suoi bellissimi amici: Alessandro, Gianluca, Jessica, Antonella, Grazia, Martina, Vera, Alice, Stella, Juri, Gaia, Simo, Rabab, Giulia, Matteo, Bianca, Francesco, Mattia, Nadia, Maria, Sara, Arianna, Emanuela e Nina. Dopo essersi incontrati,sono andati a prendere la metro in Piazza Vittoria. Arrivati alle Colline,Nina prese il tovagliolo lo mise a terra e fecero un ottimo pic-nic. Dopo giocarono a nascondino: fu Juri per primo a contare. Alle 8 Anna tornò a casa felicissima e trovò sua nonna che era ritornata dalla guerra. La nonna regalò a cappuccetto un altro cappuccio di colore nero, che aveva portato dall'Africa Nera.