Dopo atroci sofferenze... SILVIO HA SCARICATO BERTOLASO

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Dopo atroci sofferenze... SILVIO HA SCARICATO BERTOLASO
PERIODICO DI SATIRA E BUONUMORE - Anno XIX - n. 43 - MAGGIO 2016 - Direttore Responsabile: Antonio Galuzzi - Aut. Trib. MN n. 5/97 del 23/05/1997 - COPIA OMAGGIO
IL NOTTURNO
RENZI: «RESTITUIREMO AGLI ITALIANI L’ORGOGLIO DI APPARTENERE A QUALCOSA DI GRANDE». LA BUNDESBANK
piattaforma
sociale
La vera storia della nascita della piattaforma sociale (e non come abbiamo
sempre creduto,un’illuminazione del
suo presunto fondatore a seguito
di un viaggio in Russia, folgorato alla visione di una matrioska)
Anni fa, durante momenti di estrema
monotonia, creai una piattaforma
sociale e il primo profilo personale
esistente in natura, il mio.
Successivamente ne realizzai un secondo, femminile, allo scopo di venire
corteggiato per elevare l’autostima.
In seguito un terzo, del marito della
donna, geloso e infastidito da queste
lusinghe.
Quindi un quarto, del datore di lavoro
del marito,volto a sorvegliare l’uomo
troppo occupato a spiare la moglie
sulla piattaforma sociale.
Il quinto fu il profilo del garante, intento a indagare l’imprenditore per
violazione della privacy.
Fu la volta del sesto, quello di un senatore che denunciava le ingerenze del
garante nella vita professionale altrui.
Per settimo venne concepito il profilo
del Presidente del Consiglio, nel quale
si criticava il senatore per le frequenti
distrazioni in aula dovute alla presenza
costante sulla piattaforma sociale.
L’ottavo riguardò l’Europa e in particolare la Germania,dove si chiedeva al
Presidente del Consiglio, per il bene
del suo paese,di curarsi di cose molto
più importanti come ad esempio le
ondate migratorie e il canone tv.
Proseguii con il nono profilo, Israele,
intervenuto per chiedere alla Germania di guardare in casa propria, tra tubi
di scappamento scheletri nell’armadio
e camere a gas.
Gli stati nemici di Israele furono il
decimo e da subito minacciarono di
farsi esplodere assieme alla piattaforma sociale.
L’undicesimo apparteneva al mondo
intero ormai sfibrato dalle intimidazioni e fu utilizzato come arma di
controminaccia per rispondere alle
provocazioni.
Degli alieni il dodicesimo profilo. Questi rimproveravano il pianeta terra per
la superficialità e pochezza, considerato che nelle loro case godevano da
tempo di innumerevoli onde gravitazionali.
Il tredicesimo fu dell’universo e in
particolare dei buchi neri, che scrissero
un post agli alieni raccomandando una
maggiore umiltà. In caso contrario li
avrebbero polverizzati in un attimo
scagliando un meteorite di enormi
proporzioni.
A quel punto decisi di prendere possesso di tutti i profili precedenti e, per
abbassare i toni, iniziai a pubblicare
freneticamente fotografie di cani, gatti,
torte e macedonie, ricordando a tutti
quanto fossero transitorie e fragili le
parole scritte.
Portai l’esempio della tragedia di Parigi, quando la piattaforma subì una
folle saturazione causata da pareri,
slogan e bandiere, il tutto dimenticato
in breve tempo.
Che fosse la morte di David Bowie o il
Festival di Sanremo, ogni argomento
veniva trattato con eccessiva voracità
e un repentino oblio, tutto alla stessa
stregua: la presentazione di una pietanza, un passo di Alda Merini o un
barcone che affonda.
Spensi il computer e finalmente mi
riposai come quella volta, tanti anni fa.
In sottofondo un vinile di Angelo
Branduardi, che al mercato mio padre
comprò.
(Red)
I L P D A F F R O NTA L A Q U E STI O N E M O R A LE
RUBARE MENO
R U BAR E TUTTI
(Barbara Civitelli)
Renzi: «Diamo finalmente ai giovani la possibilità di rubare senza dover espatriare» Bersani: «Non sono contrario a priori, ma il mio non è un sì cosmico» - Lupi: «Il furto non
deve essere il frutto di iniziative sporadiche, bensì inserito in un più ampio programma
di attività criminale» - Camusso: «Un dovere creare posti di lavoro dai quali assentarsi»
- Papa Francesco: «Anche il buon ladrone è andato in Paradiso» - Formigoni: «Grazie
a me la Lombardia è stata un’eccellenza nel ladrocinio» - Salvini: «Rubiamogli a casa
loro!» - Alfano: «Necessario un maggior coordinamento per debellare gli ultimi focolai
di onestà» - Mattarella: «Occorre riflettere sulle cause che impediscono di delinquere a
mente serena» - Padoan: «Incentivi alle imprese che occultano capitali nei paradisi fiscali»
- Cantone: «La malavita disorganizzata rischia di rallentare il cambiamento nel Paese»
Dopo atroci
sofferenze...
Le donna è come
certa musica jazz.
Ti sforzi
di comprenderla
più e più volte,
senza riuscir vi.
Red
Allora ti limiti
ad ascoltarla.
SILVIO
HA SCARICATO
BERTOLASO
2
Ogni epoca esprime la sua cultura, e anche le favole devono essere aggiornate
ATTUALITÀ
il fondo del barile
di Teo Guadalupi
ASINO
CHI LEGGE
Io sono nato nel 1968. In
un certo senso ho fatto
davvero il 68, perché io
l’occupazione l’ho fatta
seriamente. Nove mesi in
quella maledetta pancia.
Sono stato bambino negli
anni 70.
E negli anni 70 quelli che
leggevano erano dei fighi.
Erano gente di cultura.
Erano gente che non si
faceva sottomettere. Perché aveva letto.
Adesso siamo nel 2016.
Adesso la stragrande
maggioranza degli italiani non legge. Non solo. Se
tu leggi, ti considera uno
sfigato. Uno che perde
tempo sui libri invece
che andare a fare l’happy
hour o il brunch.
Il loro unico momento di
contatto con la cultura è
la settimana del Salone
del Mobile a Milano.
Io ho vissuto in prima
persona uno che si vantava di avere come unico riferimento culturale
Tex. Tex!!!! Ma vi sembra
normale che una persona
adulta legga Tex?
A proposito. Avete mai
notato che tutte le volte
che Tex mangia a casa di
qualcuno, la padrona di
casa è un’ottima cuoca?
Mai visto Tex andare a
casa di qualcuno e dire
“Tuoni e fulmini come ho
mangiato male”.
Ecco adesso sapete che
leggo Tex. Vado, che mi
aspettano per l’happy
hour. Buona cultura a
tutti.
E viva Mantova. E Tex.
La redazione
[email protected]
Antonio Galuzzi
Antonio Voceri
Enrico Ettore Alberini
Corrado Giamboni
HANNO COLLABORATO
Andrea Appi - Barbara Civitelli - Lola
Corre - Teo Guadalupi - Davide Red
Guernelli - Palestra Kotiomkin - Like Fabrizio Pescara - Massimo Pica
Stampato in 1.500 copie da Fda
Eurostampa di Borgosatollo (BS).
Distribuito in omaggio.
On line: www.ilnotturno.net/cover.htm
CAPPUCCETTO VERDE,
una fiaba animalista e vegana
C’era una volta una bambina che
amava molto gli animali, tanto
che non li mangiava mai. E nemmeno si nutriva di quello che
producevano gli esseri viventi.
Si cibava soltanto dei frutti della
terra. Il suo ortaggio preferito
era il cavolo cappuccio; ne era
talmente ghiotta che tutti la
chiamavano… Cappuccetto
Verde.
Un giorno la mamma le disse:
“Qui c’è una torta di quinoa alle
carote e latte di kamut: portali
alla nonna. E stai attenta per
la strada, non curiosare in giro
come fai di solito!”
“Mi comporterò bene” rispose
la bambina, salutando la mamma.
Quando Cappuccetto Verde
entrò nel bosco, fu subito avvicinata da un lupo. Ma siccome
amava tutti gli animali della
terra, non ebbe paura di lui.
“Dove stai andando, piccola
bambina?” le disse il lupo.
“Dalla nonna.”
“E cosa porti nel cestino?”
“Torta di quinoa alle carote e
latte di kamut.”
“E dove abita la nonna?”
“A un quarto d’ora da qui, nel
bosco, vicino all’albero di nocciole.”
Il lupo pensò che avrebbe potuto fare un pasto ben più saporito… Così decise di tenderle una
trappola.
“Ehi, Cappuccetto Verde” disse,
“guarda là, quanti fiori colorati:
perché non ne raccogli un po’?”
La piccola pensò: “Ma sì, credo
che alla nonna farebbe piacere
se le portassi un bel mazzolino
di fiori.”
Così, abbandonò il sentiero
maestro per raccogliere un fiore
dopo l’altro, finché non finì per
addentrarsi sempre di più nel
bosco.
Nel frattempo, il lupo raggiunse
la casa della nonna e bussò alla
porta.
“Chi è?” si sentì dall’altra parte.
Ma lo sai che Verdini
ci sta ripensando
ad allearsi col Pd?
“Sono Cappuccetto Verde, nonna. Sono venuta a portarti un
po’ di torta e latte.”
“Entra pure, piccola mia.”
Il lupo aprì la porta e avanzò
nella stanza, dirigendosi dritto
in camera da letto.
“Oh, ma sei un lupo!” disse la
nonna un po’ sorpresa.
“Sì, un lupo molto affamato!”
“Cosa vuoi da me?” domandó
lei, preoccupata.
“Non è che per caso avresti
qualcosa di più saporito di
una torta di quinoa e latte di
kamut?”
“Ma certo, cucciolotto” disse la
nonna strizzando l’occhio. “Ho
nascosto nel frigo un po’ di crema di tofu al cioccolato e latte
di soia alla vaniglia. Purtroppo
mia figlia si è fissata con i cereali
alternativi...”
Il lupo stava per uscire di casa,
quando sulla porta le venne incontro Cappuccetto Verde, tutta
contenta di aver ritrovato il suo
amico. “Ehi, lupo. Grazie del
consiglio! Guarda che bei fiori
che ho raccolto per la nonna!”
disse mostrando un mazzo di
primule coloratissime.
LA BALLATA DEGLI INTERINALI
Tutti lavorammo a stento
ingoiando l’ultima busta paga
tirando calci al voucher
vedemmo sfumare la pensione.
Alcune donne
hanno un’innata
capacità
di sorprenderti.
Magari mentre sei
con un’altra...
E LA PAROLA
SI FECE SILENZIO
Dal Vangelo di Matteo
(Mt 9,9)
In quel tempo,
Gesù passando,
vide un uomo,
seduto alla buvette
della Camera dei Deputati,
chiamato Matteo,
e gli disse:
«Resta pure dove sei».
Red
Gli rovina
il curriculum...
Proprio in quel momento, un
cacciatore che era solito andare per boschi giunse nei pressi
della casa. Alla visione di quella
scena, si ricordò di una vecchia
favola che ascoltava da piccolo,
in cui un cacciatore salvava
nonna e nipotina estraendole
dalla pancia di un lupo cattivo.
Così, l’uomo imbracciò il fucile
ed entrò in casa. Ma non ebbe
nemmeno il tempo di puntare
l’arma contro l’animale che
subito Cappuccetto Verde lo
aggredì, il lupo lo immobilizzò
a terra, e la nonna lo colpì in
testa con un grosso bastone.
Al risveglio il cacciatore si ritrovò legato mani e piedi, con un
bavaglio alla bocca, circondato
dai tre che lo guardavano con
aria minacciosa.
“Oh, nonna, ma che pancia
grande che ha!” disse Cappuccetto Verde.
“È obeso, mia cara.” disse la
nonna.
“Ma nonna, che piedi grandi
che ha!”
“Ha la gotta, tesoro”.
“Nonna, ma che bocca grande
che ha!”
“È per mangiare bocconi più
grandi!”
“Ehi, nonna, che denti affilati
che ha!”
“È per masticare meglio… la
carne!”
La nonna non aveva ancora finito la frase che subito il lupo fu
addosso al cacciatore. Lo colpì
e lo azzannò più volte, vendicando tutti gli animali che erano
stati da lui uccisi e mangiati.
Fu una gran festa per tutti. La
nonna mangiò la torta che le
aveva portato la nipotina, il
lupo si accontentò del latte di
soia alla vaniglia… e Cappuccetto Verde pensò: “Fin che
vivrò, non lascerò mai più la
strada maestra per avventurarmi da sola nel bosco, perché potrei incontrare un cacciatore…
carnivoro.”
Fabrizio Pescara
3
PALESTRA
Dettatura
facilitata
www.kotiomkin.it - www.facebook.com/kotiomkinlab
Ho una forte sciatalgia (nostalgia)
per il mio primo cellulite (cellulare) con i mastini (tastini) gommosi
che si staccavano facilmente, nei
(sei), tette (sette) oppure fotto
(otto) e a volte, nel riposizionarli
distrattamente, capitava di chiavare (chiamare) Pompei (pompieri).
Questa sudata (saudade) tecnologica deriva dai ripetuti errori dell’anarchico Rettore (correttore) di
testi, un infernale malore (malware) che si ostina a musicare (modificare) le mie parole come un
inabile (instabile) logopedista, un
professorino mignolo (pignolo)
e scalpo (scapolo), scatenando qui quo qua (qui pro quo)
epocali, risse insetti (inesistenti),
colazioni (colluttazioni) verbali.
Salvatore Aranzulla, insegnami tu
come disattivare questo ipocrita
soccorritore che, sotto mentite
spoglie, procura una dolce morte
all’indipendenza dei miei pensieri!
- Bisogna effettuare scavi e penetrazioni in quella (diga)
- Quando esce dal barbiere ha
una faccia da (pazzo)
- Si ruppe lo scooter e fummo
costretti a salire con il (mulo)
Alla fine, uno svarione dopo
l’altro, ne è comunque uscito un testo dei Modà.
(“Nessuna sostituzione trovata”)
Red
La moglie di Girone:
«Aspetto Salvatore
a casa».
«Ti sembra questa
l’ora di tornare?!?»
LIBERTÀ DI STAMPA, L’ITALIA PERDE QUATTRO POSIZIONI.
MA RIMANE SALDA QUELLA A 90 GRADI.
Bologna;
esponente di
Forza Italia
si veste da
nazista per il
suo matrimonio.
Tre cazzate in un
colpo solo.
(Fulvio Maranzano)
4
E VENTI
Mantova. Giardini di Cultura 2016 è la seconda
edizione di un progetto di rete che aveva preso vita
nella primavera del 2015. In questo percorso che
vuole promuovere un approccio culturale all’ambiente
naturale, è inevitabile la connessione con Mantova
Capitale della Cultura 2016.
Sei incontri dai toni diversi ma legati da un unico filo
conduttore in cui filosofia, letteratura, satira, scienze
e teatro si connettono a temi naturali, spesso in contesti all’aperto quando non in veri e propri giardini,
con l’intenzione di contribuire anche con una serie
di piccoli ma significativi eventi al clima fervido di
idee di Mantova Capitale della Cultura 2016, un’occasione cioè di coinvolgimento della società civile, a
testimoniare il senso di comunità che la cultura può
aiutare a rafforzare.
ilMorandazzo
del grandissimo Massimo Pica
lo trovate in vendita su Amazon:
costa solo 9 euro e vi assicura risate a non finire
(a dir la verità le risate poi finiscono, però sono parecchie)
Come nella scorsa edizione, il Centro di Servizio per il
Volontariato Mantovano (CSVM) ha tenuto insieme le
parti, favorendo la condivisione di idee e un confronto
tra realtà diverse, che si sono incontrate sei volte
per progettare e definire quello che poi è diventato
Mantova. Giardini di Cultura 2016.
Hanno dato vita infatti al percorso di Mantova. Giardini di Cultura 2016 una serie di associazioni come
Associazione Amici di Merlin Cocai, Associazione
Borgo Angeli, Associazione Culturale Anna Frank,
Associazione per i monumenti domenicani, FIAB Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Circolo
culturale Il Notturno, una cooperativa, la Cooperativa
Il giardino dei viandanti, un ente profit, Bonini Garden
e uno pubblico, il Comune di Mantova, anche tramite
il Centro Culturale Gino Baratta che, in considerazione della ricchezza della proposta ha valutato di
sostenerne le spese.
Si parte giovedì 5 maggio alle 18 nel giardino di Casa
Andreasi: il naturalista Renato Marocchi dell’Associazione Merlin Cocai approfondirà il tema Erbe alla
Fontana. Fiori e piante in Mantova città d’acqua.
La settimana successiva, venerdì 13 maggio sempre
alle 18, presso il giardino del Centro Culturale Baratta
lo studioso dell’Umanesimo mantovano Rodolfo Signorini per l’Associazione Merlin Cocai si focalizzerà
su Primavera folenghiana e il regno di Venere.
Nel weekend seguente l’appuntamento sarà doppio.
Venerdì 20 maggio alle 21 nel Teatro delle Cappuccine il Circolo Il Notturno metterà in scena una
performance satirica con i comici di Kotiomkin, dal
titolo Guida non ragionata alla Capitale della Cultura.
Sabato 21 maggio alle 18 presso Bonini Garden, la
Cooperativa Il giardino dei viandanti e Bonini Garden
offriranno una serie di letture, con accompagnamento
musicale, sul tema Metti un tramonto d’inizio estate.
Conversazione sul mondo meraviglioso del piccolo
popolo; con l’intervento di Antonio Tesini sull’agricoltura biodinamica, ci sarà l’opportunità di una merenda
come una volta e di visitare le opere di un laboratorio
di arteterapia realizzate da persone con disabilità.
La riflessione su L’ideale del giardino come simbolo
della cura di sé e cura del mondo nel pensiero di
Ágnes Heller sarà il fulcro dell’incontro di giovedì 26
maggio alle 18 presso Casa Andreasi, tenuto dalla
filosofa Ornella Crotti e organizzato dall’Associazione
per i Monumenti Domenicani.
L’ultimo appuntamento è previsto per sabato 11
giugno alle 18 a Borgo Angeli, nella piazzetta Lucio
Campiani, dove l’Associazione Borgo Angeli, l’Associazione Anna Frank e la FIAB - Federazione Italiana
Amici della Bicicletta invitano a partecipare allo spettacolo teatrale La fatica di Charly. La scalata ciclistica
del Bondone, di e con Andrea Buffa.
TUTTI GLI EVENTI
SONO DEDICATI ALLA COMUNITÀ
E ACCESSIBILI LIBERAMENTE
Per avere informazioni su Mantova. Giardini di
Cultura 2016 è semplice, basta:
contattare CSVM Centro di Servizio per il Volontariato
Mantovano telefonicamente allo 0376.367157 oppure
al 345.6049346, via email comunicazione@csvm.
it, navigare sul sito csvm.it nel box colorato di viola,
seguire gli eventi sulla pagina Facebook di CSVM
(#giardinidicultura), sfogliare gli scatti degli incontri
su Flickr.

5
STRENNE
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E VENTI
Metti un tramonto d’inizio estate
ERBE ALLA
FONTANA
Conversazione sul mondo del piccolo popolo con Antonio Tesini.
Agricoltura biodinamica e merenda come una volta
L’attenzione è posta sulle piante
acquatiche presenti nel Bosco
della Fontana e nel territorio del
parco del Mincio, prossimo alla
città, una città d’acqua, dichiarata
capitale italiana della cultura 2016.
La natura infatti è cultura e conoscere le piante che popolano le
nostre acque, gli ambienti umidi,
i canneti, i cariceti e le rive dei
corsi d’acqua, contribuisce ad
amare e proteggere il territorio in
cui viviamo.
Il testo del Baldus che Rodolfo Signorini commenterà.
Lux venit interea, qua Mantua tota bagordat.
Prima dies maii nitido sub Apolline ridet.
Gentilhomo suum quisquam iubet ante palazzum
plantari arboreis antemnam frondibus altam,
quam populus chiamat de mensis nomine maium.
Turba triumphales seguitat plebaea carettas,
quas huc quas illuc seu bos seu vacca per urbem
grassa tirat, variisque rosis ornata caminat.
Stat super alta strues foliis tessuta naranci,
et myrthi, et lauri, mazuranae, rosque marini.
Omne piopparum genus hic, omnisque virentum
ulmorum speties, querzarum hederaeque sequaces
sparpagnant capitum crines, decorantque quadrigas.
Baldus, III, 178-190
ASSOCIAZIONE
INTERNAZIONALE
DI STUDI FOLENGHIANI
“AMICI DI MERLIN COCAI”
MANTOVA-CAMPESE-MILANO
www.teofilofolengo.org
Sabato 21 alle ore 18.00 presso la SERRA DI BONINI GARDEN, il
Giardino dei Viandanti condurrà l’evento dedicato all’agricoltura
biodinamica e alla scoperta del piccolo popolo con Antonio Tesini
(cooperativa agricola Cà Magre) e La Famiglia (gruppo musicale).
Durante il pomeriggio sarà possibile anche visitare la mostra dei
manufatti di arteterapia, nati dal laboratorio condotto dal Giardino dei
Viandanti con gli utenti di Naturalmente Accessibile: le opere in mostra
che rappresentano il rapporto tra uomo e natura, sono state realizzate
con materiali naturali provenienti dall’orto di sinergico di Bonini Garden.
L’evento si propone di far sperimentare al pubblico un nuovo rapporto
con la natura, recuperando il legame storico tra essere umano e la
natura generatrice di vita. Letture drammatizzate, musica e l’esperienza
diretta di Antonio Tesini, esperto di agricoltura biodinamica ci condurranno alla scoperta del piccolo popolo e del mondo magico della natura.
I nostri antenati conoscevano bene la natura, i suoi ritmi e le risposte,
che al variare delle condizioni climatiche, potevano aspettarsi dalla
terra. L’assecondare tali aspetti era talmente tanto considerato e valorizzato da rendere necessario fissarlo e tramandarlo nell’immaginario
di grandi e piccini. È così che i quattro elementi (terra, aria, fuoco e
acqua) sono arrivati fino a noi, attraverso le figure dei loro custodi:
• gli gnomi, per la terra;
• le silfidi, per l’aria;
• le salamandre, per il fuoco;
• le ondine, per l’acqua.
Un corretto equilibrio di tutti gli elementi permette alla natura di essere
rispettata nel suo ruolo di genitrice. La terra è la femminilità per eccellenza, accogliente, feconda e abbondante, ma può divenire anche
arida, sterile e povera, quando l’intervento dell’uomo, agisce senza
rispettarla. Recuperare il legame tra essere umano e natura diventa, ora
più che mai, indispensabile, per ricordarci che il sostentamento arriva
dalla terra, e da qui, la necessità di conoscerla, difenderla e armonizzarci con essa per preservare e migliorare la vita degli esseri viventi
La fatica di Charly
“La fatica di Charly” è un atto unico di teatro di narrazione con una
forte componente musicale, che racconta la leggendaria tappa del
“Bondone” al Giro d’Italia del 1956 che ebbe come protagonisti, Charly
Gaul e Learco Guerra, che seppero trasformare un evento sportivo in
qualcosa di più grande che tocca l’Umanità e l’essere “uomini”.
Perché è stato scelto questo episodio?
I motivi sono molteplici: giardini, verde, natura, ciclabili, bici…
L’andare in bici ci permette di godere uno spettacolo straordinariamente
bello. È utile alla salute e ci avvicina ad uno stile di vita più sobrio, ma
al tempo stesso più sano.
Charly Gaul è stato un mitico scalatore, irraggiungibile nelle sue imprese epiche, come quella narrata da Andrea Buffa.
Il suo direttore sportivo, Learco Guerra, guida e, in certo senso “padre”
di Charly, è il ciclista mantovano più noto di tutti i tempi, tramandato ai
posteri con l’appellativo di locomotiva umana.
Andrea Buffa, autore di molti testi rappresentati in tutta Italia, è anche
interprete teatrale e musicista.

Lo spettacolo La fatica di Charly, ad accesso libero e gratuito, in programma sabato 11 giugno 2016 alle ore 21 a Borgo Angeli nella Lucio
Campiani, è stato voluto e organizzato per l’edizione 2016 di Giardini
di Cultura, dalle associazioni Anna Frank, BorgoAngeli e FIAB (Federazione italiana amici della bicicletta)
BUONGIORNO!
(quello che si vede dal mattino)
Il caffè lo berrò dopo adesso non ho tempo
dài che andiamo. Strappo la borsa da terra e
tiro giù il cappotto dall’attaccapanni. Tiro giù
anche un porco perché il cappotto non viene,
lo tiro lo strappo ma rimane agganciato al
portacomecazzosichiama. Rimane agganciato
al gancio insomma. E staccati cazzoooo. Tiro
ancora finché si rompe. E vien giù anche tutto
l’ambaradan. Ma vaffanculo.
Dài! Muoviti che è tardi.
Papà dessi!
Sì. Andiamo.
Dessi dessi dessi. Acchetto papà.
No no andiamo dài.
Papàààààààààà
Non ti impuntare che non ho tempo.
Mammmaaaaaaaaa!
Eeeee e papà e mamma! E non piangere cazzzooooo!
Calma calma: oggi no. Oggi non posso perder
tempo.
Acchetto dessiiiiii.
Non capisco: Parla bene, fatti capireeeee!
Calma... Ci provo: amore mio... sono tardi, faccio tardi al lavoro, dobbiamo andare.
Acchettodesssssssiiiiii.
Chi cazzo èèèèè achettodessi?
Pronto? Dài che andiamo. Sì, buongiorno, mi
scusi ma adesso non posso, se non è urgente mi
richiami più tardi.
E’ urgente.
Vieni, dammi la mano...
Papàààààà!
Un attimo mi scusi che ho il bimbo che...
Vieni per favore. Metto giù la borsa e ti prendo
in braccio
Mammaaaaaa!
La mamma non c’è. Dài, andiamo. Chiudo la
porta, Noooo! La chiave!
No, non mi ricordo devo controllare ma...
Mammaaaaaaaaaaaa!
Noooooo! Merda!
Mammaaaa...
La mamma non c’è!
Mi scusi ma mi deve richiamare; o la richiamo
io appena posso. Come vuole...
Desssiiiiii!!!
La richiamo io! Va bene, arrivederci.
di Jambo
SPRECO
Ero a Roma al ristorante con
Michelle Obama e siccome lei
non aveva molta fame (ci credo,
era appena stata ad un rinfresco all’ambasciata iraniana), ha
chiesto al cameriere se poteva
portarsi via la roba che avanzava
con la doggy bag, la borsa per
il cane. Lei però il cane non ce
l’ha e quella roba era per lei. Che
figura, ho pensato, ecco come
questi Vip si fanno ridere dietro.
Gliel’ho fatto notare. Michelle
ma belle, non ti sembra di esagerare esibendo un comportamento così rabighino? E’ che io
proprio non riesco a far parte di
quell’un italiano su quattro che
al ristorante quando non finisce
Fermo lì, aspetta.
Pronto? Senti... sì tutto bene, no è che mi son
chiuso fuori e ho la borsa dentro: le chiavi di
riserva dove sono?.
Mammmaaaaaaaa!
No no sta bene è che chiede di te e... dice che
non capisco... Non mi ricordo... Cos’è che dicevi
prima?
Mammaaaaa!
Sì ma... baretto? Ah! Acchetto. Sacchetto? Dei
pesci! Eeeee buonanotte! Come faccio a capirlo? Ah lo dice ogni giorno. Vabbè, le chiavi? In
cantina, ok, ciao.
Aspettami qui che scendo a prendere le chiavi
di riserva.
Ma che cazzoooo! Lo lascio lì? Ma son scemo?
Dammi la manina che andiamo giù.
Dessi acchetto.
Sì sì. Ma vieni giù. Non impuntarti per favore
che non è giornata.
Merda! Pronto; senti, ritardo dieci minuti; ho
qualcosa chiede la doggy bag.
Mi vergogno, mi guardo in giro
se mi guardano.
Che spreco, ha detto lei, mi
dispiace, ma del resto è tipico
di voi italiani aver paura di fare
brutta figura.
Michelle ma belle, forse hai ragione, ma lo sai a me sai cosa mi
dispiace? Mi dispiace soprattutto
vedere come la maggior parte di
ciò che facciamo, diciamo, pensiamo, possiamo, desideriamo,
vada irrimediabilmente perduta,
sprecata. Scartiamo cose di valore o veniamo scartati da chi
vale, convincendoci spesso che
valiamo poco.
Risultato: ciò che alla fine si
realizza è il 5%, mentre il 95%
va perduto. Non so se la percentuale è giusta, ma Montale ha
detto “vissi al 5%”, e se l’ha detto
Montale…
Neruda invece ha scritto Confesso che ho vissuto, ma secondo
me ha vissuto al massimo al 10%.
Del resto la chiesa o le associazioni si accontentano di molto
meno, ci chiedono il nostro 5 per
mille o l’8 per mille e sarebbero
già contente.
Dispiace constatare come fra tutti
i miliardi di pensieri che abbiamo,
solo una minima parte di essi
vengano espressi (ma forse è meglio così) e dispiace anche vedere
problemi col piccolo. Forse venti, non so. Appena risolvo ti chiamo; ah fammi un favore, senti
il commercialista vedi cosa vuole. Ciao a dopo.
Vieni per favore...
AcchettooooooooDessiiiiiiiii!
Sì te lo dò ma dopo adesso dobbiamo prendere
le chiavi. Capisci? LE CHIAVI! Senza chiavi
non possiamo tornare a casa e prendere i pesci,
il sacchetto quel cazzo che è! CHIARO? CAPISCI NO? SE VUOI, CAPISCI, VERO? E
CHECCAZZO! Andiamo a prendere ‘ste chiavi.
Vieni. Dài...
Mammaaaaaa!
Allora ti prendo io!
Desssiiiiiiiiiiiaaarghhhhhhh!!!!
Stai fermoooo! Allora? Ho detto... Noooo! No
no no! Non pisciare cazzooooooooo!
Arghhhhhhhh
Ma bastaaaaa!
Mammapapaaaaacchettodessiiiiiiiii!!!
Pausa, fermo! Calma... Respira... Rischio di
ammazzarti. Calma...
Pronto, sì sì tutto a posto. Trovate sì... Sto tornando su... Sì, stasera torno alle otto. E no, non
ce la faccio prima... Ciao.
Vieni dài. Torniamo su. No, non in braccio... Non
in braccio ho detto! Ma insomma, comandi tu
qua? Ma scherziamo?
E va bene... in braccio! Vieni qua...
Entro in casa entro in bagno; apro la porta, apro
l’acqua. Non viene calda... non viene calda....
quella caldaia di merda! Mi vien da piangereeee.
Come a lui.
Arghhhhhhh! AcchettoooooDessssssiiiiiii!
Prendo il sacchetto, lo cambio velocemente per
non fargli prender freddo. Mi cambio lentamente
tanto chi cazzo se ne frega del freddo...
Saliamo in macchina. Lo porto a scuola.
MammaaaaaaaaPapaaaaadesssiiiiii!
Ma vaffanculo!
Ecco. La maestra. Prendo fiato. Glielo consegno.
Come un pacco.
E io non lo vedrò più. Fino a questa sera.
Oh... E’ così, no?
Sì o no?
Vai, vai... Spero ti vada tutto bene, figlio mio.

come solo una minima parte di
ciò che diciamo venga poi compresa davvero (speriamo).
Per chi torna / è come non essere
mai partiti / agli occhi di chi è
restato / fiato sprecato.
Mi dispiace molto che i miei desideri quasi sempre rimangano
tali (forse desidero troppo?) e
che adesso, passato il tempo
dove essi erano così prepotentemente ingombranti, io non me
li ricordi quasi più. Anche questo
spreco di memoria mi dispiace.
Quanti colori sprecati: Aurora ami
le aiuole? Quanto spreco di vocali
in questa frase. Quanto spreco di
bellezza, quanto spreco di tutto.
La vita sarebbe sopportabile se
non ci fosse la bellezza, stanno
dicendo in un film di Antonioni.
Mi dispiace di avere così pochi
figli a fronte dei milioni di spermatozoi sprecati. Ma forse è
meglio così, come farei a nutrire
da solo i miei cento miliardi di
figli? Ho letto nell’Enciclopedia
della Salute, quella in versione
cartacea ormai del tutto inutile,
che “dei 300 milioni di spermatozoi eventualmente riversati in
vagina, soltanto poche centinaia
riusciranno a raggiungere la cellula uovo e di questi generalmente
uno solo potrà, eventualmente,
fecondarla. Che spreco. Tutti
quegli “eventualmente” contri-
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SPIGOLATURE
QuoteRosa
di Lola Corre
Andrea Appi
Sono stata una bambina carica di
entusiasmo che se ne andava a fare
la spesa dalla fruttivendola, per conto
della mamma.
Lei, che ancora adoravo, mi faceva attraversare la strada ed io camminavo,
cercando di non calpestare le crepe
del marciapiede: per me, tutto era un
gioco, sempre.
Raggiungevo il negozietto tenendo
stretto in mano un biglietto scritto
che avrei poi consegnato una volta
entrata, non sapendo ancora leggere.
C’era un piccolo dislivello in marmo
da scendere all’entrata. Lì, fra le
cassette di ortaggi, mi raggiungeva
l’odore del sedano e delle cipolle.
Gli odori non si scordano, i volti sì.
Guardandomi intorno, mi capitava
di vedere delle imbarazzanti arance
avvolte da quell’involucro di carta
sottile, con su un’immagine di una
donna a tette nude.
Che poi non erano tette le sue, ma
arance... ed era una trovata semplicemente geniale. Anche se, devo
aggiungere, sui bollini blu delle
Chiquita, un pene non glielo hanno
mai messo.
Allungavo il biglietto alla fruttivendola:
una signora grassa e lenta nei movimenti, con le gambe grosse e le calze
che le arrivavano al ginocchio. Mentre
lei pesava e imbustava, io sbirciavo fin
otre la porta che stava di lato al piccolo banco e che dava direttamente
nelle sua abitazione. Si vedevano il
tavolo, le sedie in paglia, la cedenza e
un orologio da tavolo che produceva
un forte ticchettio:
unico rumore di
quella stanza.
Lei non aveva nessuno. Mai stata sposata. Chiuso il negozio,
restava sola.
Passava le giornate
così, a vendere insalata, peperoni e
arance con fare rassegnato; su quei due
piatti della bilancia,
pesava.
Lei era la solitudine.
E la solitudine, pesa.
buiscono a dispiacermi.
Ma anche tutto questo dispiacere
è sprecato, perché lo spreco è in
definitiva la legge dell’universo e
dove ti giri lo vedi, lo bevi.
In Italia in media il 30% dell’acqua immessa nelle condutture
va perso o viene rubato. Nei
restanti cosiddetti paesi avanzati
la percentuale di questo spreco
è compresa tra il 15 e il 20 per
cento. E’ la legge del tubo: ciò che
arriva a destinazione è solo una
percentuale di ciò che era partito:
le perdite in itinere sono sempre
presenti e inevitabili. E’ così è per
tutto, per i buoni propositi, per i
progetti, per i programmi, per le
energie, per i sentimenti, per le
vite: ciò che arriva alla fine è solo
una parte di ciò che era partito,
anche se a volte ne rappresenta
la maturazione, il compimento.
Non mi risultano esperienze che
possano evitare la legge del tubo.
Come fa l’Italia ad andare avanti
nonostante tutti gli sprechi? Oltre
all’acqua ce ne sono ben altri.
Perché le tasse vengono sempre
aumentate? Per permettere di
aumentare gli sprechi? Come
fa il mondo ad andare avanti,
Michelle?
Qual è la percentuale della gente
nel mondo che soffre la fame?
Da una parte chi non ha cibo e
dall’altra chi lo spreca. L’umani-
tà può essere divisa tra coloro
che cercano disperatamente di
mangiare e coloro che cercano
disperatamente di non mangiare.
La penuria di cibo viene considerata un problema dei Paesi in via
di sviluppo, l’eccessiva opulenza
un problema dei Paesi sviluppati. Salvo eccezioni a macchia di
leopardo.
E un terzo del cibo buono viene
sprecato, Expo docet. Perché o
scade e quindi viene buttato, oppure viene conservato male. Se
fosse possibile recuperare gli
sprechi, questi sfamerebbero due
miliardi di persone.
Con il cibo buttato vengono di
conseguenza sprecati anche la
terra che è servita a coltivarlo,
l’acqua, i fertilizzanti - senza
contare le emissioni di gas serra
- che sono stati necessari per la
sua produzione e l’ambiente è
stato quindi inquinato, sfruttato o
alterato invano. Che spreco. Viva
i freegani, alla grande.
Tutto questo mi dispiace. Ma
c’è poco da fare, più mi guardo
attorno e più mi rendo conto che
siamo circondati dallo spreco
come legge universale.
Forse una cugina dello spreco è
l’entropia, Michelle.
E forse un fratello dello spreco
è il sacrificio, mi ha detto lei
sorridendo.
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