Evidence based Practice e Ricerca Clinica in ambito pediatrico, una

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Evidence based Practice e Ricerca Clinica in ambito pediatrico, una
Scuola di
Scienze della Salute Umana
Laurea Magistrale in
Scienze Infermieristiche e Ostetriche
Evidence based Practice e
Ricerca Clinica in ambito
pediatrico, una leva strategica
in una sanità che cambia: quali
competenze e come
svilupparle.
Relatore
Prof. Filippo Festini
Correlatore
Dott. Salvatore De Masi
Candidato
Daniele Ciofi
Anno Accademico 2013/2014
Indice:
1. L’Evicence Based Practice: Nascita e sviluppo………....pag.3
2. Le problematiche di sviluppo dell’Evidence Based Practice e
della ricerca clinica………………………………………………pag.8
3. Il progetto di ricerca: conoscenze, competenze e
ostacoli…………………………………………………………...pag.16
3.1.
Titolo del progetto…….……………………………………………pag.16
3.2.
Finalità ed obiettivi del progetto……………………………...…pag.17
3.3.
Risorse………………………..………………..….…………………pag.17
3.4.
Piano operativo…………………………………………………..…pag.19
3.5.
Protocollo di studio…………………………………………......…pag.20
3.5.1. Disegno dello studio………………………………..………….……………....pag.20
3.5.2. Materiali e Metodi………………………………..………………………….…..pag.20
3.5.3. Risultati…………………………..………………..……………..……………….pag.26
3.5.4. Discussione e Limiti….………………………..…..……………..…………….pag.43
4. Progetto formativo……………………...…………………….pag.54
4.1. Titolo……………………………………………………………….…...pag.54
4.2. Finalità ed obiettivi del progetto……………………………..……pag.54
4.3. Materiali e metodi…………………………………………………….pag.55
4.4. Risorse………………………………………………….…………...…pag.56
4.5. Piano operativo…………………………………………………..…..pag.57
4.6. Valutazione, indicatori e standard di risultato…………….……pag.63
4.7. Analisi dei costi…………………………………….……….………..pag.65
4.8. Conclusioni e implicazioni……………………………….…………pag.66
5. Bibliografia……………………………………………….….…pag.67
6. Allegati……………………………………………………….….pag.69
1 Un lungo cammino inizia sempre
con un piccolo passo.
(Mao Tse Tung)
Non importa se vai avanti piano,
l'importante è che non ti fermi.
(Confucio) Grazie ai miei genitori, che non mi hanno mai detto “Fermati”,
nonostante loro si sentissero stanchi.
Grazie alla persona che mi ha voluto bene, che mi ha aiutato nei
giorni difficili e nelle domeniche in casa a studiare, permettendomi di
raggiungere la conclusione di un lungo cammino.
Grazie all’amico che ha creduto e crede in me e che mi ha dato le
opportunità per farmi raggiungere i miei traguardi.
Grazie all’amico che mi ha dato gli strumenti e mi ha insegnato ad
elaborare i dati utili al mio progetto.
Grazie ai colleghi che nei momenti difficili hanno fatto il tifo per me.
Grazie a tutti quelli che hanno gioito per i miei successi.
2 1. L’Evicence Based Practice: Nascita e sviluppo
“Evidence” è un termine della lingua inglese che in italiano può essere tradotto
con la parola “Evidenza” sia con la parola “Prova” o “Dimostrazione”, la sua
derivazione latina ”Ex videre” che significa vedere con chiarezza, con
immediatezza, indica la caratteristica di una cosa che non può essere messa in
dubbio. La “Prova” invece è l’elemento che dimostri l’autenticità di un fatto o la
veridicità di un’affermazione.[1] Tale definizione per essere sostenuta ha
bisogno di un’attività pratico-intellettuale: “La Ricerca”; essa infatti è alla base di
ogni singola esperienza umana, l’uomo fin dai primi albori è riuscito è riuscito a
sfruttare le sue esperienze ed il suo vissuto per migliorarsi e progredire grazie
alla sua capacità di fare tesoro delle situazioni che viveva e delle quali
apprendeva, ampliando quindi grazie a queste esperienze il proprio corpus di
conoscenze e competenze, per risolvere i problemi contingenti che si venivano
man mano creando. Questa sperimentazione esperienziale, assieme alla
curiosità umana ed alla capacità di archiviare e comunicare vissuti ha permesso
lo sviluppo umano e societario, facendoci raggiungere i livelli della società in cui
viviamo. Possiamo quindi affermare che grazie alla ricerca ed all’apprendimento
siamo stati in grado di attuare e dominare il progresso. Ricercare ha quindi
caratterizzato la specie umana rispetto ad altre specie viventi ed ha permesso
lo sviluppo di un sapere basato sull’apprendimento da esperienze fortuite o
volute, che hanno creato evidenze sulle quali si costruiva altra conoscenza.
Aristotele con il suo motto: “Imparare Facendo” sosteneva che l’esperienza e
basata sul fare era elemento fondamentale per l’apprendimento di nuovi saperi.
Galileo Galilei basava il suo operato di scienziato sulla ricerca empirica,
affermava che la soluzione ad un quesito, ad un dubbio andava ricercata con il
metodo della ricerca per prove ed errori, e del confronto delle ipotesi risolutive
rispetto ad altre.
Se proviamo a cercare la definizione del termine “ricerca”, potremo imbatterci in
una moltitudine di esse: Taber definisce la ricerca in modo molto accurato,
come: “lo studio o sperimentazione scientifica volta a stabilire dei fatti ed a
esaminare il significato nediante un’analisi effettuata in modo ordinato,
registrando accuratamente i dati. Il metodo di conduzione e di descrizione di
3 una ricerca deve essere tale da permettere ad altri studiosi di ricavare
informazioni sufficienti a ripetere la stessa sperimentazione”
Shirley Chater invece, né da una definizione semplice ed al contempo
esaustiva: “individuazione sistematica di una risposta a quesiti riguardanti fatti
concreti e relazioni intercorrenti tra i medesimi. [2]
Quando parliamo in termini di salute e di mantenimento di uno stato di
benessere, non possiamo però permetterci di sperimentare solamente secondo
prove ed errori. La ricerca Clinica va quindi basata su principi etici di
benevolenza e non maleficenza, in modo da non permettere lo sfruttamento di
situazioni a scopi egoistici e personali e di non creare inutili sofferenze a coloro
che, sono già in una situazione di disagio o di sofferenza.
Ricercare in Sanità deve quindi basarsi su un’etica condivisa dalla comunità
scientifica, basata su rigore metodologico e chiarezza d’intenti, con lo scopo di
migliorare le conoscenze rispetto a problematiche di salute, al fine di integrare
Evidenze presenti o svilupparne di nuove. [3]
Il termine evidenza ha un fondamento antico, fu usato dai matematici e dai
filosofi, per descrivere cose o postulati che si dimostravano come tali. In
medicina i primi a ragionare in termini d’evidenza furono gli epidemiologi, tra
questi Pierre Charles Alexandre Louis a cavallo tra il ‘700 e l’800 fu l’autore di
uno dei primi esempi di statistica applicati alla medicina e fu promotore del
movimento della Medicine d’Observation, un suo famoso studio mise in risalto
l’inutilità del salasso nella cura della polmonite, che non era influenzata ne balla
durate, ne dalla tempestività della terapia, ne dalla quantità di sangue prelevata.
[1]
Altro esempio di evidence based fu quello dell’Epidemiologa e Infermiera
Florence Nightingale, essa studiò la mortalità materna da febbre puerperale,
mediante la somministrazione di questionari, allo scopo di valutare i decessi tra
istituzioni, e stabilire quale fosse eccessivo, per stabilire quale indice di
normalità fosse stato quello associato alla mortalità da parto. Questo studio
dimostrò come la mortalità fosse più alta in ospedale che nei parti a domicilio, e
che gli indici di mortalità erano influenzati dall’età materna, dal numero di
4 gravidanze, dalle condizioni igieniche del luogo in cui si partoriva, dalla durata
del travaglio e del parto, dalla classe sociale e dallo stato di salute. La
Nigthingale riuscì a dimostrare statisticamente, come la presenza di medici e
studenti fosse una causa più influente che le condizioni disagiate delle case
delle partorienti.[1] L’epidemiologo Archibald Cochrane agli inizi degli anni ‘70
metteva in risalto come i risultati della ricerca facessero fatica a essere applicati
nella pratica clinica. Smosse le coscienze del mondo medico dicendo che: ”E
una grossa colpa della professione medica che non si sia ancora riusciti a
produrre un meccanismo per il quale le conoscenze sull’efficacia degli interventi
sanitari vengano controllate periodicamente e in modo critico nel loro insieme e
per il quale la ricerca futura sia pianificata sapendo quali sono sul serio le
questioni controverse”.[4] Cochrane suggeriva che la pratica clinica si dovesse
basare su prove di efficacia, derivate da sperimentazioni cliniche controllate che
misurassero
gli
indicatori
di
salute
dei
pazienti.
Le
affermazioni
dell’epidemiologo ebbero una notevole ridondanza nel mondo medico. Questo
suo impegno, nel 1979 portò per sua diretta volontà alla creazione di un
sommario critico d’informazioni, cosa che negli anni ’80 portò alla creazione di
una collaborazione internazionale ed alla creazione ad Oxford di un database
per le cure perinatali. Basandosi sui risultati ottenuti, propose nel 1982, poco
prima della sua morte che tutte le specialità mediche dovevano basarsi su
sperimentazioni casuali per dare delle risposte appropriate ai problemi di salute.
Nel 1992 su stimolo delle teorie di Cochrane fu aperto sempre a Oxford il primo
Cochrane Center e fu istituita nel 1993 la Cochrane Collaboration .[1]
Questa difficoltà venne recepita all’inizio degli anni ‘90 movimento che dette vita
alla filosofia Evidence Based Medicine (EBM),[5] che basava la pratica medica
sulle prove di efficacia, diffusosi per richiamare i medici alla necessità di
fondare le loro decisioni cliniche non solo sulla base del patrimonio di
conoscenze acquisito durante la formazione e sulla esperienza propria ed altrui,
ma su prove di efficacia valutate con rigoroso metodo scientifico.[5] David
Sackett, uno dei promotori di questo movimento, definì la EBM "l'utilizzo
scrupoloso, esplicito e ragionevole delle migliori prove scientifiche attualmente
disponibili per prendere decisioni nella cura dei singoli pazienti"[6]
5 Questo nuovo modo di pensare fece si che si passasse dal vecchio paradigma,
basato su: esperienza personale, autorevolezza degli esperti scientifici,
conoscenza dei meccanismi fisiopatologici, comportamento paterno decisionale
del professionista sul paziente, ad un nuovo paradigma, basato su: evidenze
scientifiche
valutate
criticamente,
democratizzazione
delle
conoscenze
scientifiche, insufficienza della conoscenza dei meccanismi fisiopatologici,
coinvolgimento del paziente nel processo decisionale.
Con l’andare del tempo, basandosi sulla filosofia EBM, tutte le professioni
intellettuali che avevano come fine la cura del malato hanno sviluppato un loro
filone Evidence Based (EB), si sono visti quindi fiorire: Evidence based Nursing
(EBN), Evidence Based Midwifery, Evidence Based Pharmacy, Evidence Based
Phisioterapy. Queste branche sono state poi raccolte in quello che è l’Evidence
Based Practice (EBP), cioè, tutte quelle pratiche che basano il loro lavoro sulla
ricerca della letteratura l’identificazione ed il recupero sistematico di evidenze
scientifiche su uno specifico tema o per uno specifico obiettivo, per rispondere a
quesiti rilevati durante la pratica professionale. Questo a sua volta inserito nel
più ampio raggruppamento dell’Evidence Based HealthCare EBHC che si
prefigge di basare le pianificazioni strategiche e la politica sanitaria sulle prove
di efficacia.[5]
Tutto questo si può dire abbia avuto un notevole incremento al momento in cui
si sono iniziati dal modello inglese i Servizi Sanitari Moderni, tra i quali si
possono annoverare quello italiano. Infatti, si è avuta la necessità, per allocare
e implementare risorse di rispondere a criteri di appropriatezza, per rispondere
ai bisogni di assistenza della popolazione, si è quindi iniziato a sviluppare il
concetto di “Clinical Governance” come:” insieme di strumenti attraverso i quali
le istituzioni assumono una diretta responsabilità per il miglioramento continuo
della qualità dell’assistenza e per mantenere elevati livelli di servizio, attraverso
la
realizzazione
delle
condizioni
necessarie
per
favorire
l’eccellenza
professionale”. Da questo momento la presa di decisioni cliniche è stata
costretta a basarsi sempre più su dati che dimostrassero l’efficacia di un
trattamento, per non disperdere risorse e ottimizzare e migliorare la qualità degli
interventi sanitari. [5]
6 Questo modello non è però scevro da intoppi. L’implementazione di un nuovo
approccio metodologico, l’attuazione di un cambiamento nell’attività lavorativa,
così importante e così complesso, non può prescindere dallo sviluppo di una
nuova
“Pratica
Professionale”,
strettamente
connessa
allo
“Sviluppo
Professionale”, ma con un’estensione più ampia.[5] [7] [8]
Lo sviluppo della professione, infatti, è inteso come l’insieme dei valori, delle
abilità e delle conoscenze professionali dei singoli operatori, che concorrono al
progresso delle carriere; lo sviluppo della pratica riguarda invece, il modo in cui
una
comunità
professionale
concorre
al
miglioramento
della
qualità
dell’assistenza attraverso diversi elementi: esame e valutazione dell’erogazione
dell’assistenza, ricerca e formazione.
Naturalmente Sviluppo Professionale e Sviluppo Pratico sono anche se distinti
strettamente legati, poiché il primo è sicuramente influenzato dal secondo e
viceversa. Studi condotti da Antrobus e Brown nel 1997 e Walsh nel 1995
dichiarano come lo sviluppo della pratica possa certamente influenzare anche
quello professionale, nello sviluppo e miglioramento dei sistemi sanitari, e delle
scelte politiche e della qualità del servizio alla luce della ricerca e delle evidenze
scientifiche. Lo sviluppo della pratica deve quindi essere una risposta sia rivolta
ai bisogni dell’utente sia alla situazione politico-sociale.[5]
Mai come oggi, in un momento così difficile caratterizzato da incertezze
politiche e crisi economica, la pratica professionale, il sistema sanitario e la
compagine politica hanno avuto bisogno della ricerca, per adottare un sistema
reale di Clinical Governance, che risponda nel miglior modo ai bisogni dei nostri
pazienti, allocando le giuste risorse e limitando gli sprechi, in maniera
organizzata, in modo che possa esserci un continuo rinnovamento improntato al
miglioramento continuo.
7 2. Le problematiche di sviluppo dell’Evidence Based Practice e
della ricerca clinica
L’entusiasmo dei promotori della pratica basata sulle evidenze, si scontra però,
con le difficoltà operative che si trovano all’implementazione di questa dottrina,
infatti, autorevoli lavori, ad esempio Estrabrooks 1998, evidenzia come per la
professione infermieristica le fonti informative su cui basare la propria pratica
professionale, trovano al primo posto la propria esperienza, al terzo medici e
colleghi, e solo al penultimo la ricerca scientifica. [5]
Sviluppare una cultura che sostenga lo sviluppo della pratica basato su
evidenze scientifiche, è particolarmente arduo per svariati motivi, lavori passati
come quello di Walsh del 1997 [9], sia più recenti come quello di Cartabellotta
del 2006[10] che di Dawes et al. 2005[11], spiega come alcuni di essi siano
veramente rilevanti e provano a spiegarne i motivi. Dalla definizione di Sackett,
nella quale il medico che agisce in base all’EBM in un rapporto individuale con il
paziente utilizzando evidenze integrate con la propria esperienza ed il proprio
sapere, nonché con l’esperienza e le aspettative del paziente oggi si assiste a
un evoluzione del concetto di EBP che riconosce al contesto clinico
assistenziale un ambito che entra a far parte delle determinanti che agiscono
sull’EBP stesso. Il Curriculum Formativo dell’operatore sanitario che vuole
lavorare secondo l’EBP deve essere completato da tre elementi perché possa
essere completo: il “bisogno di formazione” che rende capace l’operatore di
rendersi conto di quegli ambiti per i quali necessitano un’integrazione di
conoscenze; la “componente tecnica”, che gli permetta di ricercare le evidenze
scientifiche, la capacità di valutazione critica delle evidenze in base al contesto
di applicazione ed al tipo di bisogno che si deve affrontare.[10]
Qualsiasi operatore che intenda quindi basare la propria pratica professionale
dovrà avere un Core Curriculum in grado di poterglielo permettere.[9] [10]
Il mondo reale pone comunque dei limiti e degli ostacoli all’implementazione
dell’EBP. Mancanza di evidenze certe e zone grigie, scarsa applicabilità di esse
in determinati ambienti, è amplificata da barriere logistiche e pratiche come:
barriere linguistiche, tecnologie limitate, scarsa dimestichezza all’utilizzo di
8 banche dati, limitate risorse bibliografiche, mancanza di spazi e strutture
dedicate alla ricerca, risorse economiche limitate. Un importante studio è
riuscito a evidenziare ben cinquantanove esempi di ostacoli e barriere, tra
questi particolare importanza è riconosciuta a: mancanza di tempo, difficoltà ad
elaborare un quesito informativo, incapacità ad elaborare una strategia di
ricerca valida, incapacità a selezionare valide risorse bibliografiche, inefficacie
capacità di trasformazione delle evidenze in decisioni cliniche .[12] Rilevando
tutte queste problematiche i promotori della filosofia EBP hanno ipotizzato di
dover fare un passo in dietro. Evidenziando infatti, che non tutti abbiano la
capacità e le competenze nonché la dedizione a fare ed applicare ricerca, è
stato ipotizzato la necessità di individuare due tipologie di professionisti: gli
“EBP Pratictioner”, coloro che hanno le capacità di praticare l’EBP e diffonderlo
tra i colleghi e nei loro ambiti lavorativi, e gli “EBP Users” che non praticano
l’EBP step by step, ma si limitano a ricercare ed applicare le evidenze già
disponibili sulle fonti secondarie come per esempio le Linee Guidale, revisioni
sistematiche ecc. Per sviluppare e mantenere comunque una pratica
professionale basata sulle evidenze c’è bisogno sicuramente un’attività
certosina, che si deve basare si sulla professionalità e l’interesse, ma
soprattutto sullo sviluppo di nuove competenze attraverso un’adeguata
progettazione formativa, che sviluppi attraverso metodologie andragogiche e di
life-long-learning,
l’interesse
alla
promozione
e
mantenimento
di
un
cambiamento, portando alla formazione di professionisti in possesso di quel
core competence capace di renderli partecipi nella ricerca e nell’utilizzo di
sapere scientifico, sui quali basare il loro operato a favore dei bisogni
dell’assistito e della comunità.[10]
Il bambino e la sua famiglia sono al centro dell’assistenza pediatrica, sia medica
che infermieristica ed in generale per tutti gli operatori sanitari che si occupano
di età evolutiva [13]. Tutte le società collocano i bambini in una posizione di
bisogno e protezione, e si occupano di loro prestando maggiori attenzioni e
cure, dedicando loro strutture adatte a favorire lo sviluppo psicofisico, nonché le
loro cure. I genitori e gli adulti in generale hanno la responsabilità di tutelarli ed
evitare possibili traumi [14].
9 In campo sanitario i bambini e gli adolescenti ed i loro genitori, hanno il diritto di
poter usufruire delle cure più adeguate, in ambienti a loro dedicati con
personale specializzato, e dovrebbero poter essere assistiti sulla base delle
migliori evidenze scientifiche disponibili[15].
Per quanto riguarda la ricerca clinica, l’ambito pediatrico presenta problemi etici
specifici: da una parte vi è la salvaguardia dei minori, dall’altra vi è la necessità
di eseguire studi clinici sperimentali che per definizione comportano una certa
quota di rischio ed il paziente essendo minore non può ancora esercitare
appieno il proprio diritto di autodeterminazione, anche se è espressamente
riportato nella carta dei diritti del bambino che: “I bambini e gli adolescenti – e i
loro genitori - hanno diritto ad essere informati riguardo la diagnosi e
adeguatamente coinvolti nelle decisioni relative alle terapie. Le informazioni ai
bambini e agli adolescenti, specie quando riguardano indagini diagnostiche
invasive, devono essere date quando possibile in presenza di un genitore e in
modo adeguato alla loro età, capacità di comprensione e sensibilità
manifestata”[15].
La difficoltà nella sperimentazione è quindi nella produzione di farmaci a
squisito uso pediatrico, impone che nella pratica clinica si faccia largo uso di
farmaci off label [16].
Questo d’altro canto, sottopone i piccoli pazienti a rischi di natura indefinita
dovuta alla mancanza di conoscenze riguardo alla stabilità della molecola e la
sua farmacocinetica e farmacodinamica [17], e ciò cozza con quanto sancito
sempre dalla carta dei diritti della Fondazione ABIO che all’articolo uno
sancisce: “I bambini e gli adolescenti hanno diritto ad avere sempre la migliore
qualità delle cure…”.
Per avere un’idea della dimensione del problema possiamo citare l’analisi
eseguita nell’ambito del progetto “Osservatorio ARNO 2011” è stato calcolato
che il 57,7% di un campione di oltre 1 milione di bambini di età inferiore ai 13
anni aveva ricevuto nel corso del 2010 la prescrizione di almeno un farmaco,
con una media di 4,7 confezioni di medicinali a testa [18]. I dati sono simili
anche a livello internazionale, come riportato da studi eseguiti in Canada e Stati
Uniti [19] [20].
10 L’alto utilizzo di farmaci in età pediatrica non è però accompagnato da un
altrettanto sviluppo di molecole dedicate per queste fasce d’età.[16] In Italia per
esempio nel 1997 i farmaci commercializzati destinati ai bambini ed agli
adolescenti, supportati da evidenze scientifiche erano solo 123 su circa 10.000,
l’1,3%. Uno studio del 2007 che ha valutato 4897 studi eseguiti tra il 1985 ed il
2004 evidenziava che il 68% era dedicato alla popolazione adulta, e solo il 14%
era dedicato a bambini ed adolescenti[14].
Un’indagine eseguita in Italia dall’AIFA ha riportato che nel periodo dal 2002 al
2006 su 4252 sperimentazioni cliniche autorizzate, solo l’11,3% era dedicato a
soggetti tra 13 e 18 anni e solo l’8,2%.
Dati AIFA, relativi al periodo 2000-2006, mostrano che su 4252 sperimentazioni
cliniche autorizzate nel nostro paese, solo l’11,3% comprendeva soggetti fra 13
e 18 anni, e solo l’8,2% ha arruolato anche pazienti minori di 12 anni. Infine,
soltanto 99 studi comprendevano esclusivamente minori di 12 anni.
Non sarebbe tuttavia corretto asserire che la mancanza di sperimentazioni
cliniche in età evolutiva, sia dovuta unicamente a motivi etici, quali l’espressione
del consenso informato e la capacità di comprendere le possibili ripercussioni
future. Motivi economici, dovuti allo scarso interesse delle multinazionali del
farmaco, in questo settore, la difficoltà di conduzione studi sperimentali dovuta
alla complessità ad eseguire reclutamenti (sia per la rarità delle patologie, che
alla necessità di stratificazioni dovute alle peculiarità delle varie fasi evolutive) e
la difficoltà dovuta alla scarsa preparazione del personale, sono elementi che
ostacolano ulteriormente la produzione di nuovi studi pediatrici.[14]
Esistono innumerevoli ambiti di studio, rappresentati per esempio dal Risk
management, dallo studio sui devices, dal benessere organizzativo ed il
customer satisfaction, dalla validazione di scale diagnostiche che sono ad
appannaggio non esclusivo della professione medica, ma che son trasversali
avarie professioni. La ricerca infermieristica in questo ambito è una risorsa
estremamente importante per le ricadute che può avere sulla soddisfazione
dell’utenza e sugli esiti di cura. Anche la maggior rivista internazionale LANCET
parla di ricerca infermieristica, e la indica come leva strategica a garanzia della
qualità e dell’efficacia delle cure.[21] Un importante studio del 2014 pubblicato
11 nel New England Journal of Medicine, evidenzia come ci sia una solida
associazione tra formazione degli infermieri qualità delle cure e risultati di salute,
qualità delle cure che si ripercuote sulla loro adeguatezza e nel governo clinico
in generale. Anche i sistemi sanitari più avanzati riconoscono l’importanza
d’investire nella qualità delle cure infermieristiche, nella ricerca di un
miglioramento continuo.[22]
Molti ricercatori del mondo anglosassone ritengono però che la ricerca
infermieristica pediatrica, come quella sul farmaco sia a rischio, per vari motivi:
gruppo piccolo all’interno della professione, risorse limitate e mancanza di
formazione.[24][25]. Da una ricerca eseguita in Nord’ America, dove la Ricerca
Infermieristica potrebbe considerarsi all’avanguardia, si è rilevato che solo il
21% di Nurse Pratictioners erano coinvolti in un progetto di ricerca. [24]
Come per gli infermieri, anche per altri professionisti si rileva la poca
dimestichezza nel condurre, partecipare, implementare progetti di ricerca e
trasferire le conoscenze nella normale pratica clinica, ne è un esempio, i dietisti,
presi in esame da Chapman. [26] Anche la professione medica non è scevra da
questi problemi, un’importante revisione della letteratura riporta come solo i
medici generalisti formulino quesiti da applicare alla ricerca di evidenze in
maniera molto poco frequente durante i loro consulti, con solo 0,07-1,84 per
consulto. Anche per loro le principali fonti di evidenza sono costituite dal parere
dei colleghi e dai libri di testo. Inoltre evidenzia come dal 1992 al 2005
nonostante l’incremento della disponibilità tecnologica l’utilizzo di risorse online
si sia mantenuto costante.[27][28]
Per quanto riguarda la ricerca infermieristica pediatrica, Darbyshire Darbyshire
prova ad ipotizzare e discutere tre tipi di ostacolo: mancanza di tempo,
mancanza di fondi e mancanza di conoscenza. Le richieste dei malati
sempre più specifiche ed esigenti, la loro complessità, l’aumento della
tecnologia, l’aumento delle aspettative sociali riguardanti la professione , fanno
si che i professionisti della sanità, in questo caso gli infermieri siano sottoposti a
continue pressioni, queste fanno si che le giornate lavorative non possano
comprendere un giusto periodo di tempo da dedicare alla ricerca e
all’aggiornamento. La mancanza di risorse rende poi ancora più difficile
12 destinare parte delle ore lavorative ad attività indirette ed obbliga le aziende
sanitarie ad utilizzare il personale per ovviare ai bisogni imminenti e contingenti
tralasciando quegli ambiti che avrebbero risultati solamente a lungo termine, tra
i quali ritroviamo anche quello della ricerca linica. La mancanza di fondi da
dedicare alla ricerca ed all’implementazione della stessa, nella normale pratica
clinica è un'altra questione che affligge i professionisti della sanità.[23] E’ noto
sia da fonti informative ufficiali che di cronaca come l’Italia sia in posizione
svantaggiata per quanto riguarda il finanziamento alla ricerca. Come si può
evincere dal rapporto AMVUR 2013 le risorse destinate all’Università si sono
ridotte del 30% rispetto ai paesi OSCE del 40% rispetto a Francia, Belgio e
Regno Unito e il 50% in meno dei paesi del Nord Europa e degli Stati Uniti
ponendo il nostro paese a22° posto su 31 paesi presi in esame.[29]
Anche per quanto riguarda la ricerca scientifica, i finanziamenti pubblici in Italia
sono tra i più bassi tra i paesi OSCE, come si evince sempre dal rapporto
AMVUR, il quale riporta che l’Italia negli ultimi trent’anni, ha investito una
percentuale del PIL costantemente più bassa rispetto sia ai paesi UE che hai
paesi OSCE, passando da un 0,95% del periodo 1981-1985, all’1,25% del
2011, al 2,09% e 1,94% a seconda che si consideri l’aggregazione a 15 o a 28
paesi) e OCSE (2,37%) per l’anno 2013, collocandosi al 19-esimo posto su 23
paesi considerati, risultando superiore in ambito UE alle sole Grecia e
Polonia.[30]
Questo fa si che i ricercatori italiani trovino grosse difficoltà a
reperire fondi per portare avanti progetti di studio.
Se diamo uno sguardo al settore infermieristico, questo è ancora più in affanno,
poiché gli infermieri clinici non hanno un proprio budget dedicato, né personale
di ricerca a loro disposizione per intraprendere progetti di studio. Anche la
mancanza di conoscenza e di competenza, come rilevano alcuni studi, può
essere considerate cause importanti nel determinare le difficoltà della Ricerca
Clinica e dell’EBP , ed anche se negli ultimi anni ci sono stati dei progressi
rispetto ai percorsi formativi di base, ancora non ci sono, specie tra alcune
professioni, tipo quella infermieristica, buone notizie riguardo un aumento
dell’interesse verso la ricerca. Anzi, come riportato nel lavoro di Darbyshire,
molti infermieri non percepiscono l’attività scientifica come attività facente parte
del corpus della loro professione. [23]
13 Anche la trasferibilità della ricerca ed utilizzo di prove di efficacia nell’attività
clinica quotidiana è appesantita sia dalla scarsità di ricerca sia dalla mancanza
di conoscenze.
«L’aumento delle risorse non ha aumentato l’efficacia dei
trattamenti. L’85% dei trattamenti non sono giustificati sulla base delle evidenze
scientifiche. Il trasferimento nella pratica dei risultati della ricerca biomedica è
lento e non sistematico.» [27].
Le competenze per l’Evidence Based Practice, cioè quelle capacità nell’utilizzo
e produzione di prove di efficacia, indispensabili a supportare la normale pratica
clinica sono definite “Core Competence” per tutte le professioni sanitarie.
Queste, soprattutto oggi, hanno bisogno di un continuo aggiornamento [11] [31]
[32].
In linea con quanto detto, la politica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria
Meyer, ha sposato già da parecchi anni una spiccata propensione alla ricerca,
cercando di coinvolgere tutti i professionisti clinici in svariati progetti dedicati
all’aumento dell’attività di ricerca clinica e di trasferibilità della pratica clinica:
•
Giornate della ricerca: appuntamento annuale del personale per riflettere e
confrontarsi sulle attività ed i risultati della ricerca scientifica aziendale.
•
Relazione annuale sulle attività sanitarie e scientifiche: come strumento di
condivisione e diffusione delle attività scientifiche ospedaliere.
•
Seminari mensili di ricerca clinica: per promuovere l’attenzione, sia sulla ricerca
che sui casi clinici.
•
Programma aziendale Giovani Ricercatori: investimento importante per il
coinvolgimento di giovani operatori, con meno di quaranta anni, nella ricerca .
•
Premio Anna Meyer per Giovani ricercatori: promosso e sostenuto dalla
Fondazione Anna Meyer per sostenere ed incentivare l’attività
di giovani
ricercatori con età inferiore ai quaranta anni.
•
Rivista Molto Meyer: rivista d’informazione scientifica indirizzata ai pediatri di
famiglia ed ospedalieri di tutta Italia.
•
Progetto Giovani Ricerca Azione: rivolto al personale infermieristico, tecnico
sanitario e di riabilitazione, per promuovere un’ulteriore crescita professionale.
•
La creazione di una Struttura Semplice di Ricerca Infermieristica, a supporto dei
colleghi infermieri e non per dare consulenza metodologica e aiutare a
14 sviluppare progetti di ricerca.
Negli anni dal 2008 al 2013 si è quindi evidenziato un notevole trend positivo
grazie a questa politica un aumento della produzione scientifica dal 25% al 37%,
con un Impact Factor che è passato da 538,85 del 2008 al 736, 214 del 2013.
[33]
Nonostante ciò resistono molte sacche che rendono difficile un completo
sviluppo trasversale dell’attività scientifica; anche se la categoria medica
sembra essere, la più produttiva, non è ben noto quale sia il gap tra le varie
compagini professionali aziendali riguardo l’ambito di produzione scientifica;
non è neanche noto quale siano i setting con maggiore difficoltà, anche se sono
noti quelli con maggiore produttività. Non sono note neanche le necessità
formative di cui hanno bisogno i professionisti riguardo all’Evidence Based
Practice.
Agli inizi dell’estate 2014, la Direzione ospedaliera si è dotata di un nuovo piano
di sviluppo triennale, che coprirà il periodo dal 2014 al 2016. Questo nuovo ed
ambizioso documento nasce espressamente dalla consapevolezza di aver
consolidato importanti risultati, soprattutto nella ricerca, ma che d’altro canto
devono essere implementati e supportati perché non rappresentino un punto di
arrivo, ma un nuovo punto di partenza.
Nel documento descrivendo i risultati al primo punto si evidenziano i progetti
dedicati allo sviluppo dell’attività scientifica ospedaliera, su questa si basa il
secondo punto, delinea i cambiamenti avvenuti grazie all’implementazione
dell’attività scientifica a supporto dell’attività clinica ed al miglioramento
dell’appropriatezza delle cure. In virtù dell’analisi dell’attività il Piano di sviluppo
esprime la volontà chiara di investire nella promozione e nello sviluppo della
ricerca pediatrica attraverso:
•
La creazione di un Clinical Trial Center Pediatrico, dotato di tutte le
infrastrutture e le tecnologie informative e professionali necessarie nell’ambito
della ricerca clinica e farmacologica pediatrica, a supporto di tutte le figure
professionali implicate nella ricerca, per tradurre le loro intuizioni in disegni di
studio, fornendo supporto metodologico ed assistenza tecnica.
•
La costruzione di un Campus per la ricerca e la didattica, in base alle necessità
15 espresse dai ricercatori e dal Comitato scientifico internazionale.
•
L’implementazione di laboratori di neurobiologia
Sono solo l’inizio per promuovere la crescita e lo sviluppo di competenze in
ricerca clinica ed Evidence Based Practice. [33]
A proposito di questa politica d’innovazione, è evidente come diventi rilevante
conoscere le attitudini, le competenze e le conoscenze in ambito scientifico, dei
professionisti sanitari presenti all’interno dell’Azienda Ospedaliera.
Riteniamo quindi che lo sviluppo di un progetto per la definizione delle
competenze Evidence Based, basato su una rilevazione scientificamente
corretta e l’utilizzo di uno strumento di indagine già più volte impiegato in ambito
nazionale ed internazionale, possa essere di aiuto a capire gli ambiti di
intervento dove focalizzare l’attenzione del governo clinico, per dare un’ulteriore
spinta all’attività scientifica dell’Ospedale.[31] [32]
A tal Proposito è stato elaborato il progetto di ricerca dal titolo: Indagine
trasversale, monocentrica per rilevare le conoscenze, competenze, attitudini e
barriere dei professionisti sanitari dell’A.O.U. Meyer nella Ricerca Clinica e
l’Evidence Based Practice. Tale progetto dovrebbe servire ad individuare quegli
ambiti di miglioramento utili per focalizzare interventi mirati, che possano servire
al miglioramento della Pratica basata sulle prove di efficacia e al superamento
di ostacoli che si presentano nei confronti della ricerca scientifica.
Lo strumento operativo ipotizzato per raggiungere tale scopo, è rappresentato
dalla progettazione di un evento formativo dal titolo: “Conoscere la ricerca; una
leva strategica nella sanità che cambia”, che sarà analizzato nel quarto capitolo.
3. Il progetto di ricerca: conoscenze, competenze e ostacoli
3.1 . Titolo del progetto
Ricerca clinica ed EBP: Conoscenze e competenze dei professionisti sanitari di
area pediatrica.
Indagine CAP Conoscenza a Attitudine e Pratica trasversale, monocentrica, per
rilevare le conoscenze e competenze dei professionisti sanitari dell’A.O.U.
Meyer, nella Ricerca Clinica.
16 3.2. Finalità e obiettivi del progetto
Gli obiettivi di questo progetto sono divisi in un obiettivo primario e tre obiettivi
secondari:
Obiettivo Primario:
Valutare
competenze,
conoscenze,
atteggiamenti
e
barriere
all’implementazione dell’Evidence Based Practice tra gli operatori sanitari
dell’A.O.U.Meyer.
Obiettivi secondari:
! Stabilire quali settings ospedalieri abbiano una più elevata conoscenza e
competenza sull’utilizzo delle evidenze scientifiche.
! Conoscere quale categoria professionale sia maggiormente preparata in
Evidence Based Practice e sia in grado di utilizzare le evidenze nella normale
pratica clinica.
! Evidenziare quale percorso formativo dia maggiori garanzie sul trasferimento di
conoscenza in EBP.
Tale progetto sarà realizzato allo scopo di individuare i bisogni formativi,
organizzativi e relazionali dei professionisti, riguardo all’attività di Evidence
Based Practice, per attuare un piano d’intervento formativo, con l’intento di
migliorare quantitativamente e qualitativamente la produzione scientifica
aziendale, aumentare la trasferibilità nella pratica clinica delle prove di efficacia
aumentando così la qualità, la sicurezza e l’appropriatezza delle cure.
3.3. Risorse
Risorse disponibili
Il presente progetto è stato realizzato nell’ambito dell’attività di tirocinio del
Corso di Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche, e non ha
gravato per quanto riguarda le risorse umane sui fondi del Servizio Sanitario
Nazionale.
17 Il questionario è stato distribuito ai dipendenti dell’A.O.U. Meyer, usufruendo
dell’attività di Tirocinio di un Laureando Magistrale in Scienze Infermieristiche e
ostetriche.
Data l’alta valenza aziendale della rilevazione, dipendenti hanno risposto al
questionario durante il normale orario di servizio.
Il recupero dei questionari, la tabellazione e l’elaborazione, sono stati eseguiti
sempre all’interno dell’attività di tirocinio, con l’aiuto del Trial Center Pediatrico e
della Struttura Semplice di Ricerca Infermieristica, afferente alla Direzione
Generale.
Il materiale necessario alla stampa del questionario è stato fornito dell’A.O.U.
Meyer, in quanto, interessata alla definizione delle competenze del proprio
personale riguardo all’argomento trattato.
La proprietà dei dati è gestita dallo sperimentatore in collaborazione con
l’azienda.
Risorse necessarie
-
Elaboratore del protocollo (Laureando CdLM in scienze Infermieristiche ed
Ostetriche – Servizio di epidemiologia)
-
Distribuzione e raccolta dei questionari (Laureando CdLM in scienze
Infermieristiche ed Ostetriche – Servizio di epidemiologia)
-
Elaborazione dei dati ed interpretazione ((Laureando CdLM in scienze
Infermieristiche ed Ostetriche – Servizio di epidemiologia)
-
Carta per stampante, cancelleria
-
Postazione
lavorativa
(Scrivania,
Monitor,
Computers,
stampante,
fotocopiatrice)
-
Programmi: statistici STATA, di calcolo EXCEL e di videoscrittura
Non sono previsti oneri per il Comitato Etico, né coperture assicurative previste
per l’esecuzione di studi scientifici, come previsto dalla Determina AIFA
20/03/2008.
18 3.4. Piano operativo
Il diagramma di flusso che riportiamo qui di seguito, riassume in maniera chiara
le fasi del processo di esecuzione dello studio. Per la descrizione completa si
rimanda al protocollo di studio, al paragrafo: “ Descrizione del trattamento”.
(Figura n.1)
Diagramma di flusso: Indagine trasversale, monocentrica per rilevare le conoscenze, competenze, a8tudini e barriere dei professionis; sanitari dell’A.O.U. Meyer nella Ricerca Clinica e l’Evidence Based Prac;ce.
Fase preliminare
Elaborazione
progetto di
ricerca
Protocollo e
documentazione
Approvazione Direzione Aziendale
Fase
sperimentale
Negativo
Ricevimento
Parere
Positivo
Studio pilota
Valutazione
questionario con
alfa di Crombach
Fase esecutiva
Presentazione
del progetto
Somministrazio
ne del
questionario
Recupero
questionari
compilati
Fase Valutativa
Creazione
database
Analisi statistica
Formulazione e
valutazione dei
risultati
Presentazione
dei risultati
Fase divulgativa
Diffusione dei
risultati
Intranet
Aziendale
Sottomissione
per la
pubblicazione
Figura n.1
19 3.5. Protocollo di studio
3.5.1. Disegno dello studio
Studio di Knowledge, attitudes, and practices relative all’EBP (Conoscenza a
Attitudine e Pratica – CAP), trasversale osservazionale e di correlazione,
monocentrico in aperto.
3.5.2. Materiali e Metodi
Popolazione di riferimento
Personale sanitario dell’A.O.U.Meyer: Medici, Infermieri e Infermieri Pediatrici,
Tecnici sanitari di laboratorio, Tecnici sanitari di radiodiagnostica, Tecnici di
neurofisiopatologia, Logopedisti, Dietisti, Fisioterapisti, Biologi e Biotecnologi,
Farmacisti. In seguito saranno inseriti i dati in un database ce servirà per
eseguire le successive indagini statistiche e di correlazione. I dati saranno
elaborati in forma anonima ed utilizzati per la progettazione di un percorso
formativo in EBP.
Criteri d’inclusione e d’esclusione
Campionamento
di
convenienza,
su
una
popolazione
di
riferimento
rappresentata dal personale del ruolo sanitario, assunto a tempo indeterminato
nell’A.O.U. Meyer di Firenze, alla data dell’1 luglio 2014, Pari a 860 unità.
Criterio d’inclusione: tutti i professionisti sanitari (Medici, Infermieri e Infermieri
Pediatrici, Tecnici sanitari di laboratorio, Tecnici sanitari di radiodiagnostica,
Tecnici di neurofisiopatologia, Logopedisti, Dietisti, Fisioterapisti, Biologi e
Biotecnologi, Farmacisti), assunti a tempo indeterminato alla data d’inizio della
rilevazione.
Criterio d’esclusione: studenti, personale tecnico e amministrativo, personale di
supporto all’assistenza.
Predeterminazione della numerosità campionaria
Ipotizzando un errore alfa pari al 5%, una potenza (1-beta)= 80% e una
prevalenza attesa di conoscenza e competenza pari al 20%, (+/- 5%) si stimano
le diverse numerosità campionarie (tabella1).
20 Popolazione di
riferimento 23/06/2014
Prevalenza
attesa
Numerosità
campionaria
Numerosità ridotta per
camp >5%
860
10%
138
119
860
20%
246
191
860
30%
223
235
860
40%
369
259
860
50%
384
266
860
60%
369
259
860
70%
223
235
860
80%
246
191
860
90%
138
119
860
99%
15
tabella n.1
Setting di riferimento
Lo studio si è svolto all’interno dell’azienda Ospedaliera Universitaria Meyer di
Firenze che rivolge la sua opera a favore della cura dei bambini, degli
adolescenti e delle loro famiglie. La rilevazione è stata condotta in tutti i servizi
clinici e di supporto (reparti di degenza medica, reparti di degenza chirurgica,
reparti specialistici e Day Hospital, Laboratori di analisi, Farmacia, Radiologia
Reparti di Area Critica, Sala operatoria e Pronto Soccorso), sono stati esclusi la
sede amministrativa e gli uffici gestionali delle varie Strutture Operative,
dell’Ospedale Pediatrico Meyer.
Descrizione del trattamento
Ricevuta l’approvazione positiva da parte della Direzione Aziendale, si è
proceduto alla presentazione del progetto mediante riunione plenaria in Aula
Magna e incontri di reparto definiti preventivamente con il coordinatore.
In seguito è stato eseguito uno studio preliminare durante il quale, sono stati
somministrati cento questionari a due reparti pilota, uno di pediatria chirurgica
ed
uno
di
pediatria
medica,
estratti
a
caso
mediante
sorteggio,
successivamente i dati (94 questionari) ricevuti sono stati utilizzati per la
valutazione del coefficiente d’interclasse del questionario, mediante il test
Alfa(a) di Cronbach. Nel periodo di arruolamento, dal 20 settembre 2014 al 20
ottobre 2014, è stata iniziata la distribuzione dei questionari a tappeto in tutta
l’azienda per raggiungere la numerosità campionaria attesa.
21 Sono stati distribuiti un numero di questionari ad hoc, ai dipendenti dell’azienda
ospedaliera Meyer. Il canale distributivo è stato rappresentato dai Coordinatori
di unità assistenziali, che opportunamente informati mediante riunione plenaria
sull’esecuzione dello studio, hanno supervisionato questa fase. I questionari
sono stati raccolti una volta a settimana per il periodo prefissato, fino al
raggiungimento della numerosità prevista. Abbiamo ricevuto 264 questionari dei
quali diece compilati in maniera incompleta in qualche campo, che sono
comunque stati inseriti nello studio.
Per completezza e maggior chiarezza espositiva di seguito riportiamo il
cronoprogramma che definisce le varie fasi dell’esecuzione dell’indagine.
(Tabella n.2)
Diagramma di Gant: Indagine trasversale, monocentrica per rilevare le conoscenze, competenze, attitudini e
barriere dei professionisti sanitari dell’A.O.U. Meyer nella Ricerca Clinica e l’Evidence Based Practice.
Fasi
Luglio
Agosto
01-31
01- 15
Settembre
15- 30
01- 10
11- 20
Ottobre
21- 30
01- 10
11- 20
Novembre
Dicem
bre
2130
Sottomissione per approvazione
Direzione Sanitaria
Esecuzione studio preliminare
Somministrazione
questionari
studio preliminare
Ritiro questionari studio preliminare
Analisi dei dati studio preliminare
Presentazione
del
progetto
all'azienda
Somministrazione dei questionari
Recupero dei questionari
Inserimento dati nel database
Analisi Statistica
Formulazione dei risultati
Presentazione dei risultati
Diffusione dei risultati
Tabella n.2
Strumenti per la rilevazione dei dati
Si è utilizzato un questionario validato negli Regno Unito dallo studio Upton &
Upton del 2006, tradotto in italiano ed utilizzato in un ulteriore studio eseguito
presso la ASL di Reggio Emilia nel 2010, da Romani e Forni . [31][32]
Il questionario comprende trenta item suddivise in 6 aree. Formato
originariamente da tre aree è stato modificato aggiungendo l’area numero uno e
22 l’area cinque e sei per permettere rispettivamente, una più ampia indagine
demografica, la valutazione della conoscenza della lingua inglese e la
propensione alla formazione in Evidence Based Practice.
Lo strumento è stato sottoposto a valutazione del coefficiente d’interclasse,
mediante il test Alfa (a) di Cronbach, e la difficoltà alla compilazione. Alcuni
campi dovevano esser riempiti con i dati richiesti, per la maggior parte però è
stata prevista una risposta con scala Likert a quattro punti per le tabelle: due,
tre, quattro e cinque. (Allegato n. 1)
Variabili valutate
• Le caratteristiche demografiche (Professione, livelli d’istruzione, genere, età,
paese di provenienza, reparto e anzianità lavorativa).
• L’approccio all’EBP nella pratica clinica (Scala Likert a quattro punti: 1. mai, 2.
alcune volte, 3. spesso, 4. sempre).
• L’atteggiamento verso l’EBP nell’attività quotidiana (Scala Likert a quattro
punti: 1. per niente, 2. poco, 3. abbastanza, 4. molto).
• Le conoscenze riguardanti l’EBP (Scala Likert a quattro punti: 1.Scarso, 2.
Sufficiente, 3. Buono, 4. Ottimo).
• La Conoscenza e competenza riguardo alla lingua inglese (Scala Likert a
quattro punti: 1.Scarso, 2. Sufficiente, 3. Buono, 4. Ottimo).
• La propensione alla formazione in EBP e ricerca clinica (Quattro domande
strutturate ed una aperta).
Outcome attesi
In base agli studi presi in esame, ci attendevamo che dalla nostra indagine
emergesse che almeno un 20% del personale sanitario in forza all’azienda
avesse una buona preparazione in EBP, che ci fosse una differenza a favore
del personale laureato in Medicina, Scienze Biologiche e Farmacia, rispetto al
personale Infermieristico e Tecnico, dovuta alla maggior formazione in
metodologia della ricerca e di una più spiccata abitudine a cimentarsi
nell’ambito di ricerca clinica e di evidenze. Si attendevamo, inoltre, anche una
differenza positiva a favore dei giovani laureati rispetto a quelli formati da
23 maggior tempo, dovuto all’inserimento nei percorsi di laurea di ore dedicate
all’insegnamento delle pratiche basate sulle prove di efficacia e di metodologia
della ricerca.
Si è previsto, in accordo con gli altri studi, come ci possa presumibilmente
essere maggiori difficoltà nell’utilizzo degli strumenti informatici. In fine cosa che
non è stata indagata dagli altri studi si è ipotizzato una scarsa conoscenza
dell’inglese tra i professionisti italiani, che limita notevolmente l’abitudine ad
aggiornarsi sulle più note banche dati[31] [32].
Modalità di randomizzazione
La randomizzazione non è stata prevista per lo studio principale, sono stati,
invece, sottoposti a randomizzazione i reparti nei quali è stata eseguita
l’indagine preliminare, mediante estrazione a sorte, eseguita utilizzando buste
preconfezionate, per controllare il bias di selezione dovuta alla maggior
produttività di certi setting, con spiccata propensione alla ricerca, rispetto ad
altri, che da rilevazioni aziendali hanno dimostrato meno interesse. [17]
Cecità
Non prevista, in quanto, la somministrazione del questionario è stata realizzata
in aperto. Prevista una cecità nella elaborazione dei dati.
Analisi dei dati: - statistica descrittiva e inferenziale
E’ stato utilizzato il test Alfa di Cronbach usato come stima della riproducibilità di
un test e misura la consistency interna (intercorrelazione) tra diversi items che
tendono a “catturare” lo stesso costrutto (la competenza in materia di EBM in
questo specifico caso). L’intercorrelazione è attesa essere elevata (alto valore
di alfa) quando gli items misurano realmente lo stesso costrutto. Si ritiene valido
un valore di alfa superiore a 0,7.
I dati sono stati raccolti in forma anonima, inseriti in un database,
opportunamente precostituito tramite programma di calcolo EXCEL ed elaborati
24 in maniera aggregata con programma statistico STATA, da personale esperto in
statistica ed epidemiologia. L’intervallo di confidenza (I.C.) utilizzato è stato del
95%, il P valore per controllare l’errore alfa
<0,05. Le variabili sono state
valutate in base alla frequenza e sulle loro medie, quelle qualitative ordinali e
nominali sottoposte al test del Chi2, quelle quantitative, valutate con test
ANOVA e T di Student per dati parametrici; la significatività statistica delle
scale Likert, in quanto test non parametrico è stata valutata con il test di
Kruskal-Wallis. I dati sono stati poi incrociati per stabilire il rapporto tra il
punteggio delle risposte e le caratteristiche demografiche con il tipo di
professione svolta. Raggiunta la numerosità campionaria prevista è stata
eseguita
inferenza
statistica
principalmente,
riguardo
alla
popolazione
professionale di riferimento aziendale, in seguito, su quella nazionale del
settore pediatrico ospedaliero. Purtroppo il tipo di setting pediatrico, le
caratteristiche di alta specializzazione, le differenze sostanziali, sia economiche
sia organizzative caratterizzano l’Ospedale Meyer nei confronti degli altri
ospedali sia pediatrici sia non, pongono un limite alla generalizzazione del dato
a livello nazionale. Si crede comunque che lo studio possa essere utile per
promuovere studi futuri in altre sedi, per confrontare i risultati e definire strategie
comuni.
Gestione della privacy
I questionari sono stati somministrati in forma anonima e compilati in maniera
volontaria.
Approvazione e Autorizzazione e proprietà dei dati
Lo studio come indagine trasversale non interventistica, eseguita su un
campione di professionisti, secondo la normativa ministeriale [18] e le direttive
aziendali non ha avuto bisogno dell’approvazione del Comitato Etico Pediatrico.
(allegato n. 2) E’ comunque stato richiesto il parere autorizzativo alla Direzione
Sanitaria (Allegato n. 3). I dati saranno utilizzati a scopo di studio e sono di
proprietà degli sperimentatori e dell’A.O.U. Meyer.
25 3.5.3. Risultati
Su una popolazione di circa 860 professionisti appartenenti al ruolo sanitario
dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer di Firenze, in servizio alla data 30
settembre 2014, sono stati distribuiti 350 questionari, è stato raccolto un
campione di 264 schede compilate, un numero nettamente superiore alla
numerosità campionaria necessaria calcolata, per eseguire lo studio, di 191
soggetti, utile per raggiungere una significatività statistica. (Tabella n.1 )
Lo strumento preso a modello per l’indagine è un questionario validato nel
Regno Unito dallo studio Upton & Upton del 2006, tradotto in italiano ed
utilizzato in un ulteriore studio eseguito presso la ASL di Reggio Emilia nel 2010,
da Romani e Forni.[31] [32]
Questo è stato lievemente modificato nel grado delle scale Likert ed integrato
nei campi: l’area numero uno e l’area cinque e sei per permettere
rispettivamente, una più accurata indagine demografica, la valutazione della
conoscenza della lingua inglese e la propensione alla formazione in Evidence
Based Practice, come riportato nel Paragrafo Materiali e Metodi. (Allegato n. 1)
L’analisi demografica è stata fatta suddividendo il campione per:
•
Professione,
•
Livello d’istruzione,
•
Genere,
•
Età anagrafica,
•
Paese di provenienza,
•
Settore lavorativo,
•
Anzianità lavorativa.
Ambiti che potrebbero avere una certa influenza sulle capacità, sulle
conoscenze, sulle competenze e sui fattori di ostacolo riguardanti la ricerca
clinica e l’EBP.
Da questa possiamo rilevare che il 66,67% dei questionari, pari a 176 come
dato grezzo, sono stati compilati dagli infermieri generalisti/infermieri pediatrici.
26 Ciò è spiegabile per il fatto che, la professione infermieristica è quella
numericamente preponderante all’interno dell’ospedale. Segue la professione
medica con 45 questionari compilati, pari al 17,05%, le professioni tecniche
sanitarie con 36 questionari compilati, pari al 13,64%, per ultime vengono i
laureati a ciclo unico non medici con il 2, 65%, pari a 7 unità. (Grafico n.1).
Professione PROFESSIONE TECNICO SANITARIA MEDICO INFERMIERE/ INFERMIERE PEDIATRICO LAUREATO NON MEDICO CICLO UNICO Grafico n. 1
Il 42% del campione dichiara di possedere una Laurea Triennale o un Diploma
Universitario, il 21%è in possesso di Diploma professionale sanitario/ regionale,
con o senza maturità; il 19% ha una Specializzazione post Laurea; il 9% è in
possesso di un Master di I livello, il 7% di una Laurea Magistrale, 1% di un
Dottorato di Ricerca, Altro/non risponde invece è pari al 1%. (Grafico n. 2 )
SPEC POST LAUREA 19% Livello d'istruzione SCUOLA PROFESSIONE SANITARIA/ DIPLOMA R 21% MASTER I LIVELLO 9% ND 1% ALTRO 0% DOTTORATO DI RICERCA 1% DU/LAUREA TRIENNALE 42% LAUREA MAGISTRALE 7% Grafico n. 2
27 Il campione è rappresentato per 80% da individui di genere femminile, mentre il
restante 20% è rappresentato dal sesso maschile. (Grafico n. 3)
Genere Femmina Maschio 20% 80% Grafico n. 3
Riguardo al paese di provenienza, il 96% del campione è di nazionalità italiana,
mentre solo il 2% proviene da altri paesi della Comunità Europea, il 2% non
risponde. (Grafico n. 4)
Nazionalità ND Altri Paesi CE 2% Italia 2% 96% Grafico n. 4
Il 14,77% del campione, con 39 questionari compilati, appartiene ai reparti di
Pediatria Medica Internistica, che con il 12,88% delle attività specialistiche e
poliambulatori fa si che il Dipartimento Medico rappresenti il
27,65 degli
intervistati. La Direzione Aziendale che comprende Direzione Generale,
Direzione Sanitaria, Direzione Infermieristica e Servizio di psicologia è al
secondo posto con il12, 5%, a seguire troviamo l’Oncoematologia con l’11%,
Pediatria Chirurgica, Trauma center e Week Hospital cin il 9,8%, il Dipartimento
Emergenza Urgenza con il 7,9%, il Laboratorio Analisi con il 6,1% La
28 Rianimazione con il 5,70%, La riabilitazione con il 4,55, la Terapia Intensiva
Neonatale con il 4,17 Dipartimento Neurosensoriale con 3,40, Il servizio di
Radiodiagnostica con il 3% la Sala Operatoria con il 2,7, la Dietetica
Professionale con 1,1%.
L’età media del campione è di 40,27 anni DS 9,9, l’età minima è di 23 anni,
mentre quella massima è di 64. La mediana è di 39 anni e la moda di 33, al 75°
percentile un’età di 47 anni.
Per comodità analitica l’età anagrafica è stata distribuita in classi così di seguito
riportate, per le quali si è calcolata la frequenza. Anche da questa elaborazione
si evidenzia come il 62,46% risulti nella fascia lavorativa tra 31 e 50 anni, che
usualmente è considerato il range maggiormente produttivo in una carriera
professionale (Tabella n.3):
Età anagrafica
Freq.
Percent
Cum.
20 - 30 anni |
51
19.54
19.54
31 - 40 anni |
88
33.72
53.26
41 - 50 anni |
75
28.74
81.99
51 - 60 anni |
42
16.09
oltre 60 anni |
5
1.92
Total |
261
98.08
100.00
100.00
Tabella n. 3
Per quanto riguarda l’anzianità lavorativa, il campione ha una media di 13,8
anni DS 10,0156, con una mediana ed una moda di 10 anni, un minimo di 0,2
mesi ed un massimo di 42 anni. Al 25° percentile abbiamo un valore di 5 anni,
mentre al 75° viene riportato 21 anni.
Sempre
per
comodità
di
analisi
la
variabile
è
stata
sottoposta
a
categorizzazione, evidenziando come ben il 50,38% corrisponda alla fascia tra
zero e dieci anni, ed il 22,9% alla fascia tra 11 e 20 anni, arrivando a coprire se
sommati il 73,28% della popolazione sanitaria ospedaliera. (Tabella n. 4)
Anzianità Lav |
0 - 10 anni |
11 - 20 anni |
11 - 20 anni |
21 - 30 anni |
oltre 30 anni |
Total |
Freq.
132
60
3
46
21
262
Percent
Cum.
50.38
50.38
22.90
73.28
1.15
74.43
17.56
91.98
8.02
100.00
100.00
29 Tabella n. 4
Analisi della coerenza interna del questionario mediante a di Cronbach
Lo strumento è stato sottoposto all’analisi mediante: alfa di Cronbach per la
valutazione della coerenza interna per quanto riguarda le aree due, tre, quattro
e cinque. Dopo una valutazione parziale del campione su novantotto
questionari rilevati in azienda estraendo in maniera casuale i reparti di DEA-PS
e Pediatria internistica con il metodo delle buste chiuse, a scopo preliminare
Abbiamo deciso di sottoporre tutto il campione a tale analisi per confrontare il
dato che si è dimostrato pressoché sovrapponibile. Abbiamo quindi deciso di
procedere con l’analisi di tutto il campione, qui di seguito fedelmente riportata.
E’ riportato il valore medio totale del test scale per alfa e i valori ottenibili a
seguito dell’eliminazione di ciascuno degli items che compongono il test.
Valori di alfa di ognuno dei diversi items, superiori al valore medio, indicano una
scarsa performance per quello specifico item, nel misurare il costrutto.
Ne deriva l’indicazione a non utilizzare quello specifico items, se si vuole
perseguire l’obiettivo di misurare il costrutto.
Risultati Tabella n. 2 a di Cronbach La sezione due del questionario ha un buon valore di alfa pari a 0.8334
(quadrato della correlazione tra la scala e il costrutto o fattore che si vuole
misurare). Gli items che compongono la sezione 2 mostrano che il valore medio
non è migliorabile con l’eliminazione di nessun items. I valori di alfa per ciascun
item, infatti, non mostrano nessun valore superiore a quello medio totale.
(tabella n.5)
Il dato è pressoché sovrapponibile a quanto riportato nel lavoro di Upton
0.85.[32]
Average:
item-test item-rest
inter-item
Item
| Obs Sign correlation correlation covariance
t2d1
|
260 +
0.6340
0.4740
.3221767
t2d2
|
260 +
0.8055
0.7094
.2779527
t2d3
|
259 +
0.6795
0.5157
.3016417
t2d4
|
258 +
0.7905
0.6735
.2708534
t2d5
|
260 +
0.7795
0.6623
.2768725
t2d6
|
261 +
0.7540
0.6196
.2812424
Test scale |
.2884527
alpha
0.8319
0.7870
0.8249
0.7925
0.7950
0.8042
0.8334
Tabella n. 5
30 Risultati Tabella n. 3 a di Cronbach La sezione tre del questionario ha uno scarso valore di alfa pari a 0.6837
Gli items che compongono la sezione tre mostrano che il valore medio è
migliorabile con l’eliminazione dell’item t3d7. I valori di alfa ottenibile, infatti, con
la rimozione di questo item, giunge a 0.7168.
Rispetto a quanto riportato nello studio di Upton, qualora si elimini l’item
suddetto, il valore da noi rilevato (0.71) sembra diventare molto simile, rispetto
a (0.79) dello studio inglese.[32] (Tabella n. 6)
L’item T3d7 misura comunque un fattore importante per quanto riguarda gli
ostacoli relativi alla ricerca, infatti indaga la percezione dei professionisti
riguardo al tempo che possono dedicare alla ricerca durante la loro attività
lavorativa, variabile che comunque va tenuta in considerazione per eventuali
interventi di miglioramento da adottare, data l’ampia discussione riportata anche
in letteratura.
Average:
item-test item-rest
inter-item
Item
| Obs Sign correlation correlation covariance
t3d7
| 262 +
0.6678
0.3359
.1956817
t3d8
| 261 +
0.6625
0.4182
.1914899
t3d9
| 262 +
0.7717
0.5743
. 1449932
t3d10
| 261 +
0.7823
0.5723
.1373102
Test scale |
.167365
alpha
0.7189
0.6471
0.5506
0.5470
0.6837
Tabella n. 6
Risultati Tabella n. 4 a di Cronbach La sezione quattro del questionario ha un buon valore di alfa pari a 0.9266
Gli items che compongono la sezione quattro mostrano che il valore medio è
leggermente migliorabile con l’eliminazione dell’item t4d11. (Tabella n.7)
Anche questo è pressoché identico al risultato di Upton 0.91.[32]
Analizzando, infatti, possiamo evidenziare come l’item individuato non sia
direttamente correlabile alla ricerca, poiché indaga le capacità di utilizzo degli
31 strumenti informatici, che comunque è un elemento indispensabile per
interagire nella ricerca stessa e nel campo delle attività EBP correlate.
Potrebbe quindi essere considerato un campo a sestante da indagare anche
mediante indagini future.
Average: item-test item-rest inter-item
Item
| Obs Sign correlation correlation covariance
t4d11
| 258 +
0.6031
0.5189
.2949316
t4d12
| 259 +
0.7949
0.7439
.2765056
t4d13
| 258 +
0.7982
0.7494
.2767812
t4d14
| 257 +
0.7401
0.6813
.2835258
t4d15
| 258 +
0.7856
0.7316
.2756805
t4d16
| 257 +
0.8132
0.7659
.2745176
t4d17
| 258 +
0.7809
0.7313
.2808141
t4d18
| 257 +
0.6402
0.5668
.293131
t4d19
| 257 +
0.7422
0.6921
.2890748
t4d20
| 257 +
0.7459
0.6936
.2866243
t4d21
| 256 +
0.7354
0.6807
.2869858
t4d22
| 257 +
0.7498
0.6976
.2858248
Test scale |
.2837008
alpha
0.9275
0.9180
0.9178
0.9204
0.9185
0.9169
0.9186
0.9252
0.9204
0.9202
0.9207
0.9200
0.9266
Tabella n. 7
Risultati Tabella n. 5 a di Cronbach
La sezione cinque del questionario ha un buon valore di alfa pari a 0.9326. Gli
items che compongono la sezione 5 mostrano che il valore medio non è
migliorabile con l’eliminazione di nessun items. I valori di alfa per ciascun item,
infatti, non mostrano nessun valore superiore a quello medio totale. (Tabella
n.8)
Average:
item-test item-rest
inter-item
Item
| Obs Sign correlation correlation covariance
t5d23
| 261 +
0.9336
0.8804
.5732924
t5d24
| 260 +
0.9319
0.8771
.5702602
t5d25
| 260 +
0.8872
0.8014
.6104225
t5d26
| 261 +
0.8981
0.8086
.576296
Test scale |
.5825777
alpha
0.8991
0.9003
0.9241
0.9248
0.9326
Tabella n.8
32 Risultati Tabella n 2
La Tabella n. 2 del questionario indaga l’approccio che i professionisti
dimostrano riguardo all’Evidence Based Practice durante la loro pratica
professionale.
La domanda cui dovevano rispondere chiedeva: “Durante la pratica quotidiana,
quante volte nel corso dell’ultimo anno vi siete comportati come nelle situazioni
riportate di seguito, per colmare un dubbio o una lacuna nelle vostre
conoscenze?”.
Gli items relativi a tale domanda erano sei, la risposta doveva essere data su
una scala Likert a 4 punti con valore 1. Mai, 2. Talvolta, 3. Spesso, 4. Molto
Spesso.
Il totale delle somme dei questionari è stato di 3937, su un totale minimo di
1584 e massimo di 6636, con una media di 15,06 e Mediana di 15, su valori tra
6 e 24 con un range di 18.
Abbiamo inoltre incrociato tali dati con le categorie professionali che hanno
partecipato all’indagine, per vedere se tra di esse vi era una differenza
statisticamente significativa rispetto all’Approccio EBP nella pratica quotidiana.
Da un confronto iniziale delle medie delle risposte sembrerebbe che la
professione Medica con media 17,33 DS 2.99 ed i Laureati a ciclo unico non
medici con 17.28 DS 2,56 avessero un approccio migliore, attestandosi su un
valore di poco sopra a 17 contro i 15,6 DS 3.78 delle Professioni Tecniche
Sanitarie ed i 14.05 DS 3.70 degli Infermieri/ Infermieri pediatrici, dato
confermato dal test per le variabili non parametriche di Kruskal – Wallis che
conferisce un P Value di 0,0001 confermando la significatività statistica.
(Grafico n.5)
33 Approccio EBP/Professione 17,50% 17,00% 16,50% 16,00% 15,50% 15,00% 14,50% 14,00% 13,50% 13,00% INFERMIERE/ INFERMIERE PEDIATRICO LAUREATO NON MEDICO MEDICO CICLO UNICO PROFESSIONE TECNICO SANITARIA Grafico n. 5
Risultati Tabella n. 3
La Tabella n. 3 del questionario indaga l’atteggiamento che i professionisti
hanno riguardo all’Evidence Based Practice nell’attività lavorativa quotidiana.
La domanda cui dovevano rispondere chiedeva: “Dove ti collocheresti, sulla
scala riportata per ognuna delle seguenti affermazioni?”.
Gli items relativi a tale domanda erano quattro, la risposta doveva essere data
su una scala Likert a 4 punti con valori: 1. Per niente, 2. Poco, 3. Abbastanza, 4.
Molto.
Il totale delle somme dei questionari è stato di 3196, su un minimo di 1056 e un
totale massimo di 4224, con una media di 12.1, moda e mediana di 12 su
valori tra 4 e 16,con range di 12.
Successivamente, anche per tale ambito abbiamo incrociato i dati con le
categorie professionali che hanno partecipato all’indagine, per vedere se tra di
esse vi era una differenza statisticamente significativa rispetto all’Atteggiamento
verso l’EBP nella pratica quotidiana. Da un confronto iniziale delle medie delle
risposte sembrerebbe che i Laureati a ciclo unico non medici abbiano un
atteggiamento migliore rispetto alle altre professioni attestandosi su un valore di
14,28 DS 1,11; la professione Medica si colloca su una media di 13,26 DS 1,52;
a seguire abbiamo un valore medio di 13,19 DS 1,23 delle Professioni Tecniche
34 Sanitarie ed all’ultimo posto con
11,5 DS 2,34 troviamo le Professioni
Infermieristiche. L’ipotesi è stata confermata dal test per le variabili non
parametriche di Kruskal –Wallis che ha conferito un P Value di 0,0001
confermando la significatività statistica. (Grafico n.6)
A<eggiamento EBP/Professione 16 14 12 10 8 6 4 2 0 INFERMIERE/ INFERMIERE PEDIATRICO LAUREATO NON MEDICO CICLO UNICO PROFESSIONE TECNICO MEDICO SANITARIA Grafico n. 6
Evidenziata durante l’analisi di background che la mancanza di tempo è uno dei
fattori caratteristici per quanto riguarda le problematiche EBP [10] [11] [12] [23],
abbiamo deciso di analizzare tale punto in maniera separata.
Item n. 7, tabella 2: “Durante il mio lavoro ho tempo di tenermi aggiornato”.
Il campione analizzato alla domanda che indaga la disponibilità di tenersi
aggiornato durante il proprio lavoro risponde con una media di punteggio di 2,1
su 4 con una DS di 0,7953 con una moda e mediana di 2. Il 19% del campione
risponde di non aver tempo per aggiornarsi durante il proprio lavoro, mentre
ben il 49% dice di averne poco, ben il 68% dichiara quindi che il proprio lavoro
non gli permette di tenersi aggiornato perché gli prende tutto il tempo.
Il 27% risponde di avare abbastanza tempo durante la propria attività e solo il
5% risponde di farlo con sistematicità. (Grafico n.7)
35 Il mio lavoro mi lascia il tempo per l'aggiornamento? Per niente Poco Abbastanza Spesso 5% 27% 19% 49% Grafico n. 7
Il grafico n.8 qui riportato riporta l’analisi della variabile mancanza di tempo
incrociata con le categorie professionali. Da quest’analisi risulta che I laureati
non medici sono quelli che ritengono di avere un tempo adeguato per il loro
aggiornamento, mentre gli infermieri sono la categoria che percepisce maggior
disagio.
Punteggio medio mancanza di tempo per aggiornamento 4,5 4 3,5 3 2,5 2 1,5 1 0,5 0 INFERMIERE/ LAUREATO NON INFERMIERE MEDICO CICLO PEDIATRICO UNICO MEDICO PROFESSIONE TECNICO SANITARIA Grafico n. 8
36 Risultati Tabella n. 4
La Tabella n. 4 del questionario indaga le conoscenze dei professionisti
rispetto all’Evidence Based Practice.
Gli items relativi a tale domanda erano dodici, la risposta doveva essere data su
una scala Likert a 4 punti con valore 1. Scarso, 2. Sufficiente, 3. Buono, 4.
Ottimo.
Il totale delle somme dei questionari è stato di 7472, su un totale massimo di
12672 e un minimo di 3168, con una media di 28.94, moda 32 e mediana di 30
su valori tra un minimo di 12 ed un massimo di 48, con range di 36.
Intrecciando il risultato sulle competenze EBP con le categorie professionali,
possiamo evidenziare come la media delle risposte sia così distribuita: Al primo
posto troviamo Le Professioni Laureate ciclo unico non mediche con 33.28, DS
7.6; al secondo posto i Medici con 32.06 DS 5.31; al terzo le Professioni
Tecnico Sanitarie con media 28.30 e DS 10.19, mentre all’ultimo posto troviamo
le professioni infermieristiche con 27,14 DS 2.34.
Anche in questo caso i punti di differenza tra la prima in classifica e l’ultima non
sembrano avere una forbice molto ampia, per la conferma della significatività
statistica ci siamo quindi affidati nuovamente al test non parametrico KruskalWallis che ha evidenziato un P Valore di 0,0001, attestando che la differenza è
statisticamente significativa. (Grafico n.9)
Competenze EBP/Professioni 35 30 25 20 15 10 5 0 INFERMIERE/ INFERMIERE PEDIATRICO LAUREATO NON MEDICO CICLO UNICO MEDICO PROFESSIONE TECNICO SANITARIA Grafico n. 9
37 Anche se, come appare confermato dal test alfa di Cronbach, l’item numero uno
della tabella quattro sembra non correlare direttamente con l’oggetto d’indagine,
pare logico invece che le competenze informatiche siano alla base per
accadere a quelle informazioni utili a sviluppare competenze in EBP. Data
l’importanza dell’ambito cerchiamo di sviluppare meglio questo item.
Dal Grafico n.10 qui di seguito riportato emerge che: Il 49% degli intervistati
ritiene di avere una buona conoscenza degli strumenti informatici, il 33%
sufficiente, la valutazione scarsa ed ottima si collocano invece al 9%.
Conoscenza strumenB informaBci Scarso Sufficiente 9% Buono OSmo 9% 33% 49% Grafico n. 10
Risultati Tabella n. 5
La Tabella n. 5 del questionario indaga le conoscenze e competenze dei
professionisti rispetto alla lingua Inglese.
Gli items relativi a tale domanda erano quattro, la risposta doveva essere data
su una scala Likert a 4 punti con valore 1. Scarso, 2. Sufficiente, 3. Buono, 4.
Ottimo.
Il totale delle somme dei questionari è stato di 2300, su un totale massimo di
4224 e un minimo di 1056, con una media di 8.81, moda e mediana di 8, su
valori tra un minimo di 4 ed un massimo di 16, con range di 12.
Incrociando anche i dati rilevati in questo campo con le categorie di
professionali, si evidenzia che: I Medici mediamente hanno una competenza ed
una conoscenza dell’inglese maggiore rispetto alle altre professioni con un
valore medio di 10.64 DS 2.91, le Professioni tecniche sanitarie seguono con
38 una media di 9.33 DS 2,58, seguite dai Laureati a ciclo unico non medici con
8.71 DS 1.79, per ultime ancora una volta le professioni Infermieristiche con
8.09 di media DS 3.34. La Significatività statistica è confermata da un P valore
= 0.0001. (Grafico n.11)
Competenza Inglese/Professioni 12 10 8 6 4 2 0 INFERMIERE/ INFERMIERE PEDIATRICO LAUREATO NON MEDICO CICLO UNICO MEDICO PROFESSIONE TECNICO SANITARIA Grafico n. 11
Risultati Tabella n. 6
La Tabella n. 6 del questionario indaga la propensione alla formazione in
Evidence Based Practice e ricerca clinica.
Gli items relativi a tale ambito sono di carattere qualitativo Ordinale o nominale
e sono riportati fedelmente ed analizzati nella frequenza, nonché rispetto ad
alcune variabili demografiche d’interesse per tale studio.
Alla domanda n. 27 che chiedeva: ”Saresti interessato a partecipare ad un
corso che sviluppi le tue conoscenze e competenze nell’ambito di ricerca ed
utilizzo di evidenze scientifiche per il tuo lavoro?”.
Come si evince dal grafico riportato: il 79% degli intervistati sarebbe disposto a
seguire un corso in Ricerca clinica ed Evidence Based Practice, il 2% non
risponde, mentre il 19% ha risposto in maniera negativa. (Grafico n.12)
39 Disponibilità corso di formazione EBP ND 2% NO 19% SI 79% Grafico n. 12
Se incrociamo il dato di chi vorrebbe partecipare a un progetto formativo con la
professione, vediamo che al primo posto si collocano il Personale Tecnico
Sanitario con il 94% di “si” e il 5,6 di “no”. Seguito dai Laureati non medici a
ciclo unico con l’85,7% di “si” e il 14,3 di “no”, dal personale Infermieristico con
rispettivamente il 79,6% e il 20,5, e fanalino di coda troviamo il personale
medico con il 75,6% di “si” e il 24,4% di “no”.
Alla domanda n. 28 che chiedeva: ”Se “si”, di quale livello di preparazione
avresti bisogno?”. (Grafico n.13)
Come si può notare il 43% degli intervistati interessati a fruire di un corso di
formazione sarebbe disposto a seguirne uno di livello Intermedio, il 39% di
livello Base, il 10% Avanzato, il 4% Intermedio + Avanzato, il 2% Base +
Intermedio e solo il 2% seguirebbe tutti e tre i moduli proposti.
Livello di corso preferito INTERMEDIO AVANZATO 4% AVANZATO 10% INTERMEDIO 43% BASE INTERMEDIO AVANZATO 2% BASE 39% BASE INTERMEDIO 2% 40 Grafico n. 13
Anche in questo caso possiamo approfondire l’argomento eseguendo un
incrocio del dato generale con le categorie professionali, evidenziando che: Il
personale Tecnico Sanitario prediligerebbe un corso “Intermedio” nel 53% dei
casi e di “Base” nel 29,5%, il 15% seguirebbe un corso “Avanzato” e solamente
il 3% seguirebbe tutti e tre i percorsi didattici; Il personale infermieristico
prediligerebbe nel 46% un corso di “Base”, e nel 40% dei casi uno “Intermedio”,
il 6% seguirebbe un corso “Avanzato” ed anche per loro, solamente il 3%
seguirebbe tutti e tre i tipi di corso; tra il personale con laurea a ciclo unico non
medico il 66,7% seguirebbe un corso “Intermedio”, mentre il 16% seguirebbe un
corso “Base” ed il 17% un corso comprendente tutti e tre i blocchi didattici;
anche i Medici seguirebbero questa predilezione con il 40% per il corso
“Intermedio” e il 26% per quello “Base”, il 22% vorrebbe seguire il percorso
“Avanzato” ed i 6 % completerebbe il percorso.
Alla domanda n. 29 che chiedeva: ” Se “no” perché?”.
I cinquantatré soggetti non interessati a frequentare un corso in EBP hanno
dichiarato le seguenti motivazioni: Il 51% per mancanza di tempo, il 28% perché
non interessato alla ricerca, il 7% ha altri interessi formativi, il 4%ritiene che la
ricerca non faccia parte della propria professione, il 2% perché la ritiene poco
gratificante, altri motivi l’8%. (Grafico n.14)
NON COMPETE ALLA MIA PROFESSIONE 4% ALTRI INTERESSI FORMATIVI POCO 7% GRATIFICANTE 2% ALTRO 8% NON M'INTERESSA ALLA RICERCA 28% MANCANZA DI TEMPO 51% Perchè non sei interessato? Grafico n. 14
41 Alla domanda n. 30 che chiedeva: ”Quanto saresti disposto a pagare per la
tua formazione in ricerca clinica?”.
Il 30% dei soggetti non sarebbero disposti a pagare per frequentare un corso in
EBP, Il 29% non risponde alla domanda, il 18% crede che sia un dovere
dell’azienda, provvedere alla formazione del proprio personale, il 7% non sa, il
4% contribuirebbe con una somma da 50 a 500 €, il 2%con una somma da 501
a 100 €, solo l’1% pagherebbe una somma considerevole oltre i 1000 €.
(Grafico n.15)
Non so/ Dipende 7% Da 501 a 1000 € 2% oltre Da 50 a 500 € 1000 € 4% 1% Zero € 30% ND 29% Dovere Aziendale 18% Altro 9% Quanto pagheresB? Grafico n. 15
42 3.5.4. Discussione e Limiti
Dalla nascita del movimento Evidence Based Medicine e dalla sua evoluzione,
prima in EBP e poi in HBHC sono passati molti anni. [5][6][7][8]
Molto è stato discusso in letteratura sulle problematiche inerenti il suo sviluppo
e la sua implementazione, e molti sono gli scritti che ne provano a descrivere gli
ostacoli e le cause che impediscono a questa filosofia di pervadere l’operato dei
professionisti sanitari. I più importanti risultano essere: la mancanza di tempo,
la mancanza di formazione specifica e la barriera linguistica rappresentata dalla
poca conoscenza dell’inglese tra i professionisti, specie italiani.[9][10][11][12]
Tante sono le ipotesi destinate a individuare soluzioni per permettere alla
pratica professionale di svilupparsi in base alle più moderne evidenze
scientifiche. La formazione legata allo sviluppo di un “Core Curriculum”
specifico, risulta essere quella maggiormente rappresentata e probabilmente
capace di operare un cambiamento nella pratica professionale. [10][11][23]
Anche l’assistenza pediatrica non è scevra da questi problemi, questa oltre ad
avere difficoltà a basare il proprio operato sulle migliori evidenze disponibili
soffre a monte della scarsità di queste, specie per quanto riguarda la ricerca
clinica sul farmaco.[16][17][18][19][20]
Appare quindi importante, per un ospedale pediatrico, avvalorare le ipotesi con
un protocollo di ricerca che indaghi quali possano essere i propri ostacoli e le
problematiche inerenti lo sviluppo EBP, per poter individuare eventuali ambiti di
miglioramento che possano incidere positivamente sulla qualità delle cure
erogate ai piccoli assistiti ed alle loro famiglie.
Su
queste
premesse
sono
state
fatte
discussioni
sulla
possibilità
d’implementazione di un progetto di miglioramento improntato alla formazione,
per permettere ai professionisti una maggior incisività nella produzione ed
applicazione di Evidenze Scientifiche.
Il protocollo di ricerca descritto ha quindi avvalorato tale ipotesi attraverso il
metodo scientifico e l’indagine statistica.
43 Qui di seguito descriveremo brevemente i dati e le possibili implicazioni
all’interno dell’A.O.U.Meyer.
Prendendo ad esempio le ricerche eseguite da Upton & Upton del 2006 enel
2010, da Romani e Forni.[31] [32] è stato elaborato un questionario, che dopo
approvazione da parte della direzione aziendale, non è stata necessaria la
sottomissione al comitato etico come da normativa aziendale, è stato
smministrato n azienda durante il mesi di settembre ed ottobre 2014.
Sono stati raccolti 264 questionari, dai quali è scaturito che:
La popolazione dei professionisti sanitari dell’ospedale è rappresentata per il
66,67% da Infermieri generalisti/Infermieri pediatrici. Segue la professione
medica con il 17,05%, le Professioni Tecniche Sanitarie con il 13,64%, per
ultime vengono i Laureati a ciclo unico non medici con il 2,65%. (Grafico n.1).
Tale dato, se rapportato all’obiettivo di elaborare un progetto formativo in EBP
potrebbe supportare la scelta di dedicare maggior attenzione alla compagine
infermieristica e medica, in modo da massimizzarne le ricadute organizzative.
Per quanto riguarda il livello d’istruzione il 42% del campione dichiara di
possedere una Laurea Triennale o un Diploma Universitario, il 21% è in
possesso del Diploma professionale sanitario/ regionale, con o senza maturità;
il 19% ha una Specializzazione post Laurea; il 9% è in possesso di un Master di
I livello, il 7% di una Laurea Magistrale, 1% di un Dottorato di Ricerca, Altro/non
risponde invece è pari al 1%. (Grafico n. 2 )
Da questi risultati appare come il livello di scolarità dei professionisti sanitari sia
alta tale da poter rappresentare un ottimo substrato sul quale implementare il
progetto di miglioramento proposto. Resta il fatto però che i relativi programmi
didattici relativi alla metodologia della ricerca sono estremamente eterogenei
nel panorama nazionale, e differenti da Ateneo ad Ateneo, cosa che può
rendere complicato uniformare il progetto formativo ad un unico livello e che
quindi comporta l’ipotesi ormai più accreditata di sviluppare un corso formato da
diversi livello formativi, in modo da incidere maggiormente sul bisogno dei
singoli professionisti.
44 Per quanto riguarda il genere, il campione è composto per l‘80% da soggetti di
sesso femminile e dal 20% da soggetti di sesso maschile. Dato che vista la
larga rappresentatività del campione può essere generalizzato a tutta la
popolazione ospedaliera. Questo non ha subito analisi specifiche, ma potrebbe
essere di aiuto per sviluppare ulteriori indagini o per elaborare ulteriori progetti
dedicati specificamente al genere femminile.
Riguardo al paese di provenienza, il 96% del campione è di nazionalità italiana,
il 2% proviene da altri paesi della Unione Europea e il 2% non risponde il dato
appare pressoché inutile all’indagine e non è stato quindi sottoposto a ulteriori
indagini.
In relazione al setting lavorativo, come si può evincere dai dati il campione è
ben distribuito e copre quasi la totalità dei servizi con una buona percentuale di
risposta.
Questo è molto importante ai fini della ricerca fatta perché ci permette di
generalizzare meglio il dato minimizzando il bias di selezione e quello di
performance, dovuto alla maggior produttività e capacità di ricerca di certi
settori rispetto ad altri.
L’età del campione e quindi della popolazione è relativamente giovane, con una
media di 40,27 anni, con una DS 9,9, l’età minima è di 23 anni, mentre quella
massima è di 64. La mediana è di 39 anni e la moda di 33. Per permetterne una
migliore analisi abbiamo distribuito l’età in classi, come riportato in tabella n.3.
evidenziando che il 62,46% si posiziona nella fascia lavorativa tra 31 e 50 anni.
Questo da garanzia della buona distribuzione per classi di età, ed evidenzia
come l’ospedale Meyer abbia una popolazione lavorativa giovane, ponendo al
75° percentile un’età di 47 anni, con un margine di anni lavorativi molto ampio,
nel quale l’azienda possa investire per lo sviluppo del suo capitale umano e per
la crescita del servizio. Inoltre la giovane età permette di sfruttare quelle qualità
date dall’ambizione, dall’entusiasmo e della dedizione al lavoro che possono
portare sicuramente l’azienda ad sperare di ottenere il raggiungimento di
determinati obiettivi, qualora queste qualità vengano supportate da corrette
scelte gestionali e di sviluppo.
45 Anche per l’anzianità lavorativa i professionisti sanitari hanno una media
abbastanza bassa di 13,8 anni DS 10,0156, con una mediana e una moda di 10
anni, come si può vedere dal paragrafo risultati. Dalla distribuzione per classi si
conferma tale dato con il 50,38% corrisponda alla fascia tra zero e dieci anni,
ed il 22,9% alla fascia tra 11 e 20 anni.
Ugualmente all’anzianità anagrafica, questo risultato conferma quanto la
compagine professionale del Meyer abbia un’età lavorativa per la quale
l’azienda possa investire in formazione, per sviluppare nuove competenze con
l’obiettivo del miglioramento continuo della risposta ai bisogni di salute dei
propri assistiti.
Per valutare in parte la validità dello strumento è stato sottoposto per le tabelle
che valutavano: approccio EBP, atteggiamento all’EBP, competenza all’EBP e
competenza in lingua inglese al test alfa di Cronbach.
Questo ha dimostrato una buona coerenza interna dello strumento.
Sovrapponibile negli ambiti numero due, tre e quattro a quelli ottenuti dallo
studio originale.[31]
Durante un’analisi preliminare su novantatre questionari, ottenuti dall’indagine
eseguita su due dipartimenti estratti a sorte, per diminuire il bias di selezione e
di performance, è stato notato che nelle sezione tre e quattro dei questionari
l’eliminazione del primo item migliorava il valore di alfa. E’ stato comunque
deciso di completare lo studio senza l’eliminazione degli item, considerata
l’importanza di questi, che indagavano rispettivamente: la mancanza di tempo
come ostacolo alla formazione in EBP e la conoscenza degli strumenti
informatici; ambiti ritenuti importanti per capire gli ostacoli e le problematiche
inerenti l’applicazione delle teorie EBP all’interno dell’ospedale.
Per mancanza di risorse e bassa compliance del personale non è stato
possibile eseguire una completa validazione del questionario, sia a livello
linguistico che culturale che potrà essere obiettivo di indagini future.
Durante le riunioni esplicative sull’indagine sono state invece richieste delle
valutazioni sulla struttura del questionario, l’obiezione più ricorrente è stata sulla
quantità dei dati anagrafici che venivano richiesti che mettevano a rischio
46 l’anonimato. Per ovviare a tale critica è stato spiegato all’inizio dei questionari
che i dati sarebbero stati utilizzati in forma anonima, elaborati in maniera
aggregata e che la partecipazione sarebbe stata a carattere volontario. Per un
ulteriore scrupolo e per controllare il detection bias è stato deciso di raccogliere
i questionari in busta chiusa e di affidare l’analisi dei dati al personale del Trial
Center dell’ospedale Meyer.
I dati rilevati dalle varie sezioni della rilevazione sono stati elaborati sommando i
valori dei questionari e rapportandoli al totale del valore minimo e del valore
massimo, inoltre sono stati incrociati con la variabile qualitativa nominale
relativa al tipo di professione svolta, per poterla utilizzare in maniera più
puntuale per la progettazione di un percorso formativo.
La Tabella n. 2 del questionario indaga l’approccio che i professionisti
dimostrano riguardo all’Evidence Based Practice durante la loro pratica
professionale.
Il totale delle risposte a tale quesito si attesta su di un valore di 3937, su un
totale minimo di 1584 e massimo di 6636, con una media di 15,06 e Mediana di
15, su valori tra 6 e 24 con un range di 18. Da quanto rilevato, si può affermare
quindi che l’approccio all’EBP tra gli operatori sanitari abbia alcune difficoltà,
anche collocandosi su un valore medio alto, con una possibile ricaduta positiva
sulla qualità dell’assistenza. Come confermato da un valore di P= 0,0001 la
differenza intercorrente tra le categorie professionali risulta statisticamente
significativa, a favore dei Medici e dei laureati non medici a ciclo unico che
dimostrano un approccio più attento, a scapito di altre; questo potrebbe indicare
la necessità di migliorare tale ambito su quelle professioni come Infermieri e
Tecnici Sanitari, che dimostrano avere maggiori difficoltà.
La Tabella n. 3 del questionario indaga l’atteggiamento che i professionisti
hanno riguardo all’Evidence Based Practice nell’attività lavorativa quotidiana.
In questo caso il totale delle risposte si attesta a 3196, su un minimo di 1056 e
un totale massimo di 4224, con una media di 12.1, moda e mediana di 12 su
valori tra 4 e 16,con range di 12.
47 Anche questi risultati se incrociati con la variabile professionale, mostra una
differenza statisticamente significativa (p= 0,001), a favore della professione
Laureata a ciclo unico non medica con un valore medio di 14,28 DS 1,11,
seguitala dalla professione Medica con una media di 13,26 DS 1,52, dalle
Professioni Tecnico Sanitarie con medio di 13,19 DS 1,23 ed all’ultimo posto
con 11,5 DS 2,34 dalle Professioni Infermieristiche.
Da quanto riportato per quanto riguarda il campo dell’atteggiamento dei
professionisti sanitari dell’ospedale Meyer si può vedere come anche questo si
collochi su di un valore medio-alto. Dato che potrebbe esser considerato
confortante, purché non si focalizzi l’attenzione sul fatto che una buona parte
dei professionisti, che dovrebbero basare il proprio lavoro su evidenze
scientifiche non sia incline alla pratica EB. Tale interpretazione fa emergere
quanto la compagine professionale del Meyer possa essere oggetto d’interventi
di miglioramento, per conferire maggiori competenze in campo di produzione e
applicazione di Evidenze Scientifiche utili al miglioramento continuo della
qualità dell’assistenza.
Dall’attenta analisi dei dati incrociati con le professioni si può notare anche,
come quella Infermieristica si posizioni ancora una volta in posizione di
svantaggio anche in questo ambito, cosa che dovrebbe attrarre l’attenzione dei
livelli direzionali per le probabili ricadute che potrebbe avere sull’assistenza.
Anche in questo caso il dato avvalorerebbe l’ipotesi che un progetto formativo
incentrato
ad
un
cambiamento
migliorativo
in
campo
EB
potrebbe
rappresentare una soluzione applicabile.
Una particolare attenzione è stata data all’Item numero sette del questionario, il
primo della tabella tre, che indagava quanto tempo avessero i professionisti per
tenersi aggiornati durante il proprio lavoro.
Tale domanda ha avvalorato quanto riportato più volte in letteratura,
dimostrando statisticamente che un problema ed un ostacolo all’aggiornamento
professionale, sentito in maniera ubique da tutti i professionisti è la mancanza di
tempo. Il 19% del campione, infatti, riporta che non ha tempo, mentre il 49%
dice di averne poco, e solo il 5% dichiara di averne a sufficienza. Se incrociamo
il dato ancora una volta, con le categorie professionali evidenziamo che gli
infermieri sono ancora una volta all’ultimo posto, mentre al primo troviamo i
Laureati a ciclo unico non medici. Questo avvalora ancora di più come un
48 intervento a favore della categoria professionale più numerosa potrebbe dare
garanzia di un miglioramento riguardo le Pratiche basate sull’evidenza, che
potrebbe determinare una ricaduta positiva sulla qualità delle cure.
La Tabella n. 4 del questionario indaga le conoscenze dei professionisti
rispetto all’Evidence Based Practice.
Come per la tabella precedente anche il risultato totale della quarta tabella
emerge come tutti i valori siano spostati verso una fascia medio-alta, riguardo
alle conoscenze in EBP. Anche in questo caso si potrebbe interpretare il dato
come sufficiente positivo, ma anche come ottimo substrato per ampliare queste
conoscenze a favore della ricerca e dell’implementazione EBP nella pratica
clinica, con un sicuro miglioramento delle performance di ricaduta sull’utenza e
sulla produzione scientifica. Intrecciando il risultato sulle competenze EBP con
le categorie professionali si evidenzia, anche in questo frangente, come la
professione Infermieristica sia quella che presenta maggiori problemi. I Medici
ed i Laureati a ciclo unico non medici sono invece quelli in possesso di maggiori
competenze, forse grazie sempre all’influenza dei corsi in Metodologia della
ricerca, presenti da più tempo all’interno dei corsi di laurea; nonché dalla
maggiore pratica derivata da anni di egemonia nel campo della ricerca clinica.
La mancanza di competenze è secondo la letteratura ed anche secondo il
nostro pensiero il principale ostacolo alla produzione ed promozione delle
evidenze scientifiche, inoltre riteniamo, con l’appoggio di quanto riportato in
letteratura che questa sia anche una delle principali cause dei problemi legati
alla poca compliance del personale verso la elaborazione e collaborazione nei
confronti dei protocolli di ricerca. La poca dimestichezza e la poca conoscenza
di certe pratiche e ambiti infatti, potrebbero far sentire questi come alieni alla
propria professione, oppure li potrebbe far apparire calati dall’alto, imposti,
facendoli sembrare come ad appannaggio di alcune categorie che vorrebbero
sfruttarne altre come manovalanza per ottenere dei risultati. L’aumento delle
conoscenze e delle competenze potrebbe mitigare questi sentimenti, conoscere,
infatti, serve a comprendere ed a lavorare secondo scienza e coscienza. Inoltre
l’aumento delle competenze potrebbe rendere autonomi e partecipi quei
professionisti che avrebbero delle idee e dei progetti di ricerca e che non
49 conoscono gli strumenti per poterli mettere in pratica. Non ultimo comunque ci
potrebbe essere una ricaduta positiva sui progetti già presenti, che potrebbero
essere incoraggiati e supportati anche da elementi freschi ed entusiasti, che
cosi potrebbero mettere in pratica quanto appreso usufruendo anche delle
competenze avanzate di quei professionisti che sono già attivi nella ricerca ed
in EBP
Per quanto riguarda la tabella quattro al test alfa di Cronbach il primo item è
risultato poco coerente. Come già spiegato, è stato ritenuto, importante
l’iserimento nello studio e la ripetizione senza questo potrà essere oggetto
d’indagine futura. Tale voce indagava la conoscenza degli strumenti informatici,
fattore indispensabile per interagire a qualsiasi livello nell’ambito della ricerca e
dell’EBP. Abbiamo ritenuto necessario indagarlo in maniera più approfondita,
riscontrando che il 49% degli intervistati ritiene di avere una buona conoscenza
degli strumenti informatici, il 33% sufficiente, la valutazione scarsa ed ottima si
collocano invece al 9%. Potrebbe quindi apparire un dato sufficiente e non di
ostacolo alla competenza in EBP, Una buona parte della popolazione dice
comunque di avere una competenza scarsa, pur conoscendo che questa ha un
età relativamente giovane ed una scolarità alta. Ben il 33% dice di avere una
conoscenza sufficiente e d anche i Valori Buono ed Ottimo, non sono ben chiari.
Appare quindi la necessità di indagare tale competenza con una indagine
appropriata, data la rilevanza trasversale della materia a più discipline, che
potrebbe essere oggetto di miglioramenti non solo nel campo della ricerca.
La Tabella n. 5 del questionario indaga le conoscenze e competenze dei
professionisti rispetto alla lingua Inglese.
Dai risultati ottenuti si evince come la conoscenza della lingua inglese si attesti
su di un livello appena più che sufficiente, sicuramente un limite per il personale
ospedaliero, che in questa maniera presenta un’importante barriera linguistica,
che influisce negativamente sia sul fluente e immediato utilizzo delle evidenze
scientifiche necessarie alla normale pratica clinica, sia sulla possibilità di
elaborare, promuovere e terminare veri e propri progetti di ricerca, compreso la
divulgazione dei risultati ottenuti. Si può quindi dire che l’implementazione della
conoscenza della lingua Inglese possa essere sicuramente un ambito di
50 miglioramento da tenere presente da parte dei vertici aziendali, allorché
abbiano come obiettivo l’aumento della produzione scientifica e l’utilizzo di
evidenze nella pratica professionale. Data la complessità della materia e del
suo insegnamento, la lingua inglese dovrebbe avere uno specifico percorso
formativo, magari elaborato ad hoc per il personale sanitario, in modo che
potesse, si essere usata per migliorare l’EBP, ma anche in tutti quei frangenti
che richiedono il superamento di barriere linguistiche, che si presentano
durante il normale svolgimento dell’attività lavorativa.
La Tabella n. 6 del questionario indaga la propensione alla formazione in
Evidence Based Practice e ricerca clinica.
Questo quesito è stato indagato da quattro voci, che hanno evidenziato che
un’ampia fetta della popolazione intervistata, il 79%, sarebbe interessata a
seguire un corso che aumenti la loro competenza in ricerca clinica ed EBP.
Solo il 19% ha risposto negativamente, mentre il 2% non ha dato risposta. Le
categorie professionali che parteciperebbero maggiormente sono rappresentate
da quella del personale Tecnico Sanitario con il 94%, seguito dai Laureati non
medici a ciclo unico con l’85,7% di “si”, dal personale Infermieristico con il
79,6% e fanalino di coda troviamo il personale medico con il 75,6%.
Alla richiesta di quale livello tra Base, Intermedio ed Avanzato avrebbero
desiderato partecipare, oltre il 43% ha risposto che avrebbe preferito un corso
Intermedio, con l’obiettivo formativo di: “Sviluppare le competenze pratiche per
collaborare attivamente alla ricerca ed alla produzione di evidenze a supporto
della pratica clinica quotidiana”. Il 39% sceglierebbe un livello Base atto ad:
“Apprendere le conoscenze di base per comprendere la ricerca clinica e per
applicare l'utilizzo di evidenze scientifiche all'interno della propria attività
professionale”. Il 10% seguirebbe quello avanzato, per: “Acquisire conoscenze
statistiche e le competenze pratiche di base, necessarie all’elaborazione dei
dati raccolti da trial clinici”. Solamente il 2% seguirebbe tutti e tre i moduli.
Questo risultato sarà sicuramente di aiuto per sviluppare un progetto formativo
puntuale, permettendo di allocare le risorse e improntare la didattica
dedicandola in maniera più specifica a certi ambiti rispetto ad altri, in modo da
conseguire una maggior riuscita dell’evento. In particolare si può vedere come
dovrebbero essere destinate risorse e tempo, concentrando gli sforzi nei livelli
51 Base ed Intermedio, dedicando più spazio alla professioni sanitarie non
mediche, mentre per quella Medica e Laureata a ciclo unico non medica,
dovrebbe essere previsto un maggior riguardo nel percorso Avanzato. Inoltre, si
può in qualche modo prevedere che la progettazione di un corso di formazione
potrebbe riscontrare un elevato interesse, con una buona probabilità di riuscita
in termini di ricaduta organizzativa.
Un altro importante risultato può essere ottenuto dalla domanda n. 29 che
chiedeva: ”Se “no” perché?”, infatti il 51% di coloro che non parteciperebbero al
corso danno come motivazione la mancanza di tempo. il 28% perché non
interessato alla ricerca, il 7% ha altri interessi formativi, il 4%ritiene che la
ricerca non faccia parte della propria professione, il 2% perché la ritiene poco
gratificante, altri motivi l’8%. Questo avvalora e supporta il risultato della tabella
tre, e ci dice anche che una buona parte del personale avrebbe bisogno di
progetti atti ad aumentare la motivazione ed il tempo a loro disposizione, in
modo da poter incidere con maggior effetto nella qualità delle cure.
Alla domanda quanto saresti disposto a pagare, che era stata posta con
l’obiettivo di consolidare l’interesse alla formazione e valutare in che misura il
personale sarebbe stato interessato ad un evento formativo in Ricerca Clinica
ed EBP; il 29% non ha risposto, il 18% crede che sia un dovere dell’azienda,
provvedere alla formazione del proprio personale, il 7% non sa, il 4%
contribuirebbe con una somma da 50 a 500 €, il 2%con una somma da 501 a
100 €, solo l’1% pagherebbe una somma considerevole oltre i 1000 € il resto
non è stato incluso perché non interessato alla formazione. Interpretando
quanto riportato, emerge come l’interesse alla compartecipazione economica
sia molto scarso o assente, tale conclusione po’ dipendere da vari motivi. Il
principale può risiedere nel periodo di crisi economica, che assieme al mancato
adeguamento salariale si protrae da quasi otto anni. L’incertezza nel futuro che
ne deriva contribuisce certo al poco entusiasmo verso la formazione, che
sembra sia fine a se stessa e non permettere una crescita professionale. Un
altro motivo è la ormai sorpassata convinzione, che la formazione sia un dovere
aziendale, dovuta all’ignoranza normativa che non conosce bene le ultime
disposizioni deontologiche e legislative secondo le quali il professionista
sanitario ha il dovere di aggiornarsi e di provvedere alla propria formazione.
52 Da quest’analisi emerge quanto possa essere interessante per l’Azienda
Ospedaliera Universitaria Meyer la progettazione di un percorso formativo che
espanda le conoscenze e le competenze in Ricerca Clinica ed EBP. Percorso
che dovrebbe essere accompagnato anche ad altri programmi che ne
aumentino l’efficacia, come: inserimento delle competenze acquisite nella
valutazione per il sistema premiante, creazione di nuovi sbocchi di carriera
orizzontale per le professioni, inserimento del progetto e della partecipazione a
programmi di ricerca nel piano formativo aziendale, progettazione di erogazione
di premi e benefit per la conclusione dei progetti di ricerca, programmazione di
interventi atti ad aumentare il tempo a disposizione di chi si dimostra incline alla
ricerca ed la motivazione in coloro che invece risultano meno interessati.
Tutto questo per affiancare e supportare La nuova politica aziendale
dell’A.O.U.Meyer, che ha sottolineato, l’importanza e il rilievo dato alla ricerca
clinica e all’Evidence Based Practice progettando e consolidando, gli
investimenti evidenziati dal Piano di Sviluppo Triennale 2014-2016 e dimostrati
nell’analisi dei dati in esso riportati [17],
Il progetto formativo ipotizzato, che sarà trattato in maniera approfondita nel
capitolo quattro, avrà l’intento di: fornire le basi per comprendere la ricerca e
trasferirla nella pratica clinica, sviluppare le competenze elementari per
supportare la presa di decisioni cliniche, produrre competenze avanzate in chi
intenda cimentarsi in progetti di ricerca e confrontarsi nella attività scientifica
clinica, fornire supporto e aiuto a coloro che già si occupano professionalmente
di tale settore. Tutto ciò con l’obiettivo di incrementare le competenze
scientifiche e l’attività clinica basata su prove di efficacia, in modo che ai nostri
piccoli pazienti e alle loro famiglie possano essere garantite le cure più
appropriate per rispondere ai loro bisogni di salute.
Limiti
I limiti dello studio possono esser principalmente rappresentati:
•
dalla mancata validazione culturale, che non permette di stabilire il livello di
comprensione del questionario, anche se è stato mitigato dal fatto che è
stato sottoposto a traduzione e valutazione da parte del gruppo di studio per
quanto riguarda la comprensibilità.
53 •
dalla unghezza del questionario che ha portato una certa difficoltà
nell’arruolamento dei soggetti,
•
dalla presenza di campi relativi a variabili che indagavano la componente
demografica, che in certi casi hanno fatto sembrare il questionario non
garante dell’anonimato, ed hanno richiesto un successivo livello di garanzia,
rappresentato dal ritiro in busta chiusa e dalla tabella zione da parte di un
componente esterno all’ospedale, rappresentato da un Infermiere borsista.
•
dalla difficoltà ed impossibilità ad eseguire inferenza statistica al di fuori
dell’A.O.U. Meyer, dovuta alle caratteristiche di alta specializzazione, le
differenze sostanziali, sia economiche sia organizzative caratterizzano
l’Ospedale nei confronti degli altri ospedali sia pediatrici sia non. Si crede
comunque che lo studio possa essere utile per promuovere studi futuri in
altre sedi, per confrontare i risultati e definire strategie comuni.
4. Progetto formativo
4.1. Titolo
Conoscere la ricerca: Una leva strategica nella sanità che cambia.
Progetto
formativo
per
sviluppare
le
conoscenze
e
competenze
dei
professionisti sanitari dell’A.O.U. Meyer nell’ambito della ricerca clinica e
dell’Evidence Based Practice (EBP).
4.2. Finalità ed obiettivi del progetto
Obiettivo Primario:
Incentivare la produzione scientifica e l’utilizzo delle prove di efficacia nella
pratica clinica quotidiana.
Obiettivi secondari:
Aumentare le conoscenze in ambito di ricerca clinica ed EBP.
Sviluppare le competenze per basare la propria pratica clinica sulle prove di
efficacia.
Sviluppare le competenze per elaborare e eseguire protocolli di ricerca
scientifica.
Fornire gli strumenti per operare nel campo della ricerca clinica e EBP.
54 Obiettivi Didattici:
1. Conoscere le basi storiche nelle quali è radicata la ricerca clinica.
2. Comprendere il panorama legislativo e deontologico nel quale si muove la
ricerca clinica.
3. Conoscere le funzioni dei Comitati Etici ed i loro principi ispiratori (GCP)
4. Comprendere la differenza tra la ricerca profit e no profit.
5. Conoscere i principali disegni di studio utilizzati in sanità e la loro modalità
di utilizzo.
6. Descrivere i vari sistemi di campionamenti di una popolazione.
7. Descrivere le principali fonti della letteratura scientifica.
8. Conoscere i principali tipi di evidenza scientifica da utilizzare in sanità.
9. Utilizzare le principali banche dati per la ricerca Bibliografica.
10. Conoscere i principali sistemi per la valutazione critica della letteratura.
11. Redigere una sinossi di uno studio osservazionale o sperimentale.
12. Conoscere ed elaborare gli strumenti utili per una corretta raccolta dati.
13. Compilare correttamente la modulistica per la presentazione di un
protocollo di studio ai Comitati Etici Locali (CEL).
14. Conoscenza delle elementari basi statistiche applicate alla ricerca clinica.
4.3. Materiali e metodi
Analisi dei bisogni formativi:
L’analisi dei bisogni formativi è stata esegiuta mediante lo sviluppo e attuazione
del seguente progetto di ricerca:
Indagine trasversale, monocentrica per rilevare le conoscenze e competenze
dei professionisti sanitari dell’A.O.U. Meyer nella Ricerca Clinica.
Stima di fattibilità
Da un’analisi empirica mediante interviste
è emerso un bisogno formativo
molto eterogeneo che ci ha indirizzato sull’elaborazione del seguente progetto
formativo: “Conoscere la ricerca: Una leva strategica nella sanità che cambia”,
che si baserà su una più puntuale determinazione della sua necessità mediante
55 indagine trasversale di prevalenza sulle conoscenze competenze in campo
EBM e Ricerca Clinica.
Il progetto è stato commissionato dall’A.O.U. Meyer, la quale sarà assieme allo
sperimentatore principale la proprietaria dei dati relativi allo studio; nonché
sull’intero progetto, che sarà a totale carico della medesima per la copertura
finanziaria, la fornitura delle strutture didattiche e del materiale necessario,
nonché della maggior parte dei docenti.
Dall’analisi dei dati si ricaveranno importanti informazioni sul tipo di
professionisti e sui setting da presidiare per supportare e sviluppare maggiori
competenze in campo EBP e Ricerca Clinica, in base a ciò, potrà essere
incentivata la partecipazione di certe categorie o del personale di determinate
strutture operative, con la riserva di posti o la definizione di particolari modalità
di partecipazione (se. Progetti incentivanti).
4.4. Risorse
Disponibili
Umane:
-
N° 1 Progettista
-
N° 2 Personale di segreteria didattica
-
N° 1 Personale Ufficio Formazione
Materiali:
-
Copertura economica per realizzazione del corso (Budget Formazione)
-
Aula Magna A.O.U. Meyer
-
Aula Informatica A.O.U.Meyer
-
Materiale di consumo e cancelleria (Budget Formazione)
-
Impianti multimediali A.O.U.Meyer
-
Ufficio Segreteria didattica A.O.U.Meyer
Attivabili
Umane:
N° 6 Membri della segreteria scientifica
56 -
N° 1 Personale segreteria d’aula (Volontari Fondazione Meyer)
Materiali:
-
Aula Didattica Villino Tendì
-
Aula Didattica Nuovo Ingresso di Careggi
-
Risorse economiche per Ricerca e Formazione Progetto Fondazione
Meyer
4.5. Piano operativo
Struttura generale e descrizione dei moduli e eventi
•
Durata del percorso formativo in ore: 72
•
Numero di edizioni previste: 1
•
Periodo di riferimento Febbraio 2015 – settembre 2015
•
Numero totale partecipanti: 40 primo modulo 20 secondo e terzo modulo.
La partecipazione sarà a numero chiuso con massimo venti (20) partecipanti,
per permettere una corretta didattica ed un appropriato supporto da parte dei
docenti. Data La rilevanza strategica per l’azienda, al primo ed il secondo
modulo costituenti il primo blocco, a seconda della richiesta potranno essere
ammessi quaranta (40) professionisti.
I destinatari del progetto saranno tutte le professioni sanitarie e psicosociali.
Il progetto è composto da tre blocchi didattici, suddivisi in cinque moduli
formativi, tre per la didattica frontale e due dedicati a laboratori e tirocinio.
Blocchi e moduli didattici e relativi obiettivi formativi e specifici:
1°Blocco Livello base
1° Modulo: Livello Base (Didattica frontale)
Obiettivo formativo: Apprendere le conoscenze di base per comprendere la
ricerca clinica e per applicare l'utilizzo di evidenze scientifiche all'interno della
propria attività professionale.
57 Obiettivi specifici:
1. Conoscere le basi storiche nelle quali è radicata la ricerca clinica.
2. Comprendere il panorama legislativo e deontologico nel quale si muove la
ricerca clinica.
3. Conoscere le funzioni dei Comitati Etici ed i loro principi ispiratori (GCP)
4. Comprendere la differenza tra la ricerca profit e no-profit.
5. Discernere i principali disegni di studio utilizzati in sanità.
6. Descrivere i vari sistemi di campionamenti di una popolazione.
7. Descrivere le principali fonti della letteratura scientifica.
8. Conoscere i principali tipi di evidenza scientifica da utilizzare in sanità.
9. Utilizzare le principali banche dati per la ricerca Bibliografica.
2° Modulo: Livello base (Laboratorio pratico)
Obiettivo formativo: Sviluppare le competenze pratiche per collaborare
attivamente alla ricerca ed alla produzione di evidenze a supporto della pratica
clinica quotidiana.
Obiettivi specifici:
1. Elaborare un campionamento per un protocollo scientifico.
2. Eseguire una ricerca bibliografica nelle principali banche dati.
2° Blocco Livello avanzato
3° Modulo: Livello Intermedio (Didattica frontale)
Obiettivo formativo: Apprendere i modelli di progettazione e conduzione di studi
di ricerca dalla definizione dell’ area grigia alla presentazione dei risultati.
Obiettivi specifici:
1. Apprendere le modalità di elaborazione di un protocollo di ricerca per uno
studio clinico osservazionale o sperimentale.
2. Conoscere ed elaborare gli strumenti utili per una corretta raccolta dati.
3. Acquisire le conoscenze per una corretta compilazione della modulistica, per
la richiesta di parere al Comitato Etico.
58 4. Conoscere gli strumenti l’analisi critica della letteratura scientifica: primaria e
secondaria.
5. Comporre e sottomettere un articolo scientifico.
4° Modulo: Livello avanzato (Laboratorio pratico)
Obiettivo formativo: Sviluppare le competenze pratiche per valutare e produrre
evidenze scientifiche.
Obiettivi specifici:
1. Sviluppare un protocollo di ricerca per l’esecuzione di studio clinico.
2. Ricercare o sviluppare uno strumento adeguato alla raccolta dati.
3. Redigere in modo corretto la modulistica per la richiesta di parare al Comitato
Etico.
4. Eseguire l’analisi critica della letteratura scientifica: primaria e secondaria.
5. Sviluppare e sottomettere in maniera simulata un articolo scientifico.
3° Blocco Livello esperto
5° Modulo: Livello esperto (Didattica frontale e laboratorio pratico)
Obiettivo formativo: Acquisire conoscenze statistiche e le competenze pratiche
di base, necessarie all’elaborazione dei dati raccolti da trial clinici.
Obiettivi specifici:
1. Conoscenza delle elementari basi statistiche applicate alla ricerca clinica.
2. Conoscenza ed utilizzo dei principali test statistici applicati alla ricerca.
3. Eseguire le analisi statistiche mediante i programmi informatici EXCEL e
STATA.
La selezione dei partecipanti
Ciascun partecipante potrà aderire a ciascun blocco in base alla sua
preparazione ed il suo interesse. La richiesta di partecipazione dovrà essere
fatta all’inizio del percorso.
59 La selezione dei partecipanti sarà fatta tenendo conto dei seguenti criteri:
- Iscrizione al corso completo. Coloro che richiedano l’iscrizione al corso
completo saranno ammessi con priorità.
- Curriculum formativo professionale che attesti un interesse nel campo della
ricerca clinica e nell’EBP.
- Rilevanza dell’incarico aziendale. Rappresenterà titolo preferenziale, ricoprire
una particolare posizione lavorativa di rilevanza strategica per l’azienda:
Direttori di struttura, Coordinatori, Professionista esperto (DS Professional).
Le assenze
Sono permesse assenze per un totale del 25% del corso. La rilevazione delle
presenze sarà fatta mediante firma su apposito modulo.
Non saranno accettati ritardi superiori ai trenta minuti dopo l’inizio delle lezioni.
Struttura generale del corso (Figura n.2)
Figura n.2
Orario: 8 ORE di 50 minuti die: dalle ore 09.00 alle 17.30, con la seguente
suddivisione:
4 ore al mattino suddivise da 10 minuti di pausa, 1 pausa pranzo dalle 12.30
alle 13-30
4 ore al pomeriggio suddivise da 15 minuti di pausa, termine attività alle ore
17.35.
60 Conoscenze, competenze e piano didattico (Tabella n. 9)
CONOSCENZE\COMPETENZE
SVILUPPARE
DA
Apprendere le conoscenze di base per
comprendere la ricerca clinica e per applicare
l'utilizzo di evidenze scientifiche all'interno
della propria attività professionale.
Sviluppare le competenze pratiche per
collaborare attivamente alla ricerca ed alla
produzione di evidenze a supporto della
pratica clinica quotidiana.
Apprendere i modelli
di progettazione e
conduzione di studi di ricerca dalla definizione
dell’ area grigia alla presentazione dei risultati.
Sviluppare le competenze pratiche per
valutare e produrre evidenze scientifiche.
Acquisire conoscenze statistiche e le
competenze pratiche di base, necessarie
all’elaborazione dei dati raccolti da trial clinici.
AMBITI DI APPRENDIMENTO
AULA
TIROCINIO/LABORATORIO
CONOSCENZA
ATTEGGIAMENTI
ABILITÀ
Campo
Intellettivo
Campo
comunicativo
Campo
gestuale
x
x
x
x
x
x
x
x
Tabella n.9
Piano didattico (Tabella n. 10)
B
M
Contenuti Didattici
Tecnica
didattica
FAD
Ore
Docenza
1
Metodologo
ricerca
FAD
1
“
Dall’EBM all’EBCP
Cenni legislativi sulle
sperimentazioni cliniche.
FAD
LF
1
1
ND
AM
Il Comitato etico, legislazione
scopi poteri ed organizzazione.
FAD
1
“
“
“
Esperto in legge,
medico forense o
infermiere forense.
“
“
“
L’AIFA e la FDA ed altre
Organizzazioni autorizzative.
L’approccio epidemiologico alla
ricerca scientifica ed il
campionamento di una
popolazione.
Gli studi clinici osservazionali e
sperimentali, retrospettivi e
prospettici.
Le revisioni sistematiche e la
metanalisi.
Le evidenze scientifiche, la
letteratura e le sue fonti.
FAD
1
“
AM
LF
2
Metodologo
ricerca.
LF
2
Epidemiologo
AM
LF
2
AM
LF
2
Epidemiologo
–
Biostatistico
Metodologo
della
ricerca.
Le principali banche dati ed il
loro funzionamento.
LF
1
“
AM
Cenni storici sulla ricerca
clinica e Bad Clinical Practice
Le Good Clinical Practice (ICH-
“
Sede
della
“
Orario
ND
ND
Dichiarazione di Helsinki –Dichiarazione
di Oviedo)
1
1
2
Sviluppo pratico di un
campionamento per un
progetto di studio.
Utilizzo delle banche dati
(Medline, Trip database,
Chinal, Chocrain Library, googe
shoolar, ecc).
Valutazione I Blocco
“
“
“
della
“
LP – LdG
2
LP – LI
6+
4
LI
Metodologo della
ricerca
–
Epidemiologo.
Metodologo della
ricerca – tecnico
bibliotecario.
Test a quiz
1
24
Totale ore modulo
ND
AM
09.0017.35
AM
AM
AM
+ AI
AM
In orario
3 giorni
61 2
3
4
Come redigere un protocollo di
ricerca per uno studio
scientifico. Cosa scrivere e
come scrivere.
Le tipologie di strumenti per la
raccolta dati, per la ricerca
quantitativa e qualitativa, i
questionari, la validazione
linguistica culturale, le basi di
dati.
Il comitato etico ed i tipi di
documenti richiesti per la
sottomissione di un lavoro
scientifico.
L’analisi critica della letteratura,
scopi e strumenti
Come redigere un articolo
scientifico, Il metodo IMRAD e
la compilazione delle note
bibliografiche.
Redazione di un protocollo di
studio
Ricercare ed elaborare uno
strumento per la raccolta dati
(Sviluppo di un questionario,
utilizzo di un questionario
validato, creazione di un
database)
Redazione dei documenti per la
richiesta di parere al CE.
Analisi critica di un articolo
scientifico e di una Linea
Guida.
Redazione di un articolo
scientifico e della relativa
bibliografia.
Valutazione II Blocco
V
Metodologo
ricerca
della
AD
LF
3
“
“
“
AD
LF
1
“
“
“
AD
LF
2
Esperto in analisi
critica della lett.
Metodologo
della
ricerca.
AD
Metodologo
ricerca.
“
“
“
AM
LF
LP – LG
LP – LI – DP
3
2
LI – DP
2
“
“
della
AM
“
AD
LP – LI – DP
2
Esperto in analisi
della lett.
AD
LP – LI - DP
2
Metodologo
ricerca.
AD
Presentazione
elaborato
della
3
L’utilizzo delle misure di
associazione e di rischio nella
pratica.
I test statistici, utilizzo ed
interpretazione.
LP
3
“
“
“
LF
2
“
“
“
AM
L’utilizzo dei programmi statistici
più comuni: EPINFO – STATA,
SPSS
LP
2
“
“
“
AM
+ AI
Laboratorio pratico EPINFO
LP
5
“
“
“
AM +
AI
Lezione Frontale: LF
Laboratorio Pratico: LP
Lavoro individuale: LI
Lavoro di gruppo: LdG
Discussione in plenaria:DP
Formazione a Distanza: FAD
Test a quiz
Presentazione
elaborato
24
3
AM
3
LF
09.0017.35
AD
LF
Valutazione III Blocco
Valutazione finale
Legenda
2
Totale ore modulo
Epidemiologo
–
Biostatistico
“
“
“
La biostatistica applicata alla
ricerca clinica.
Le misure di associazione e di
rischio, cenni sulla probabilità
statistica.
III
LF
1
2
21
Totale ore modulo
72
Totale ore corso
Aula Magna A.O.U.Meyer:
AM (90 POSTI)
Aula Didattica A.O.U.Meyer:
AD (21 POSTI)
Aula Informatica A.O.U.Meyer:
AI (12 POSTI)
Da definire:
DD
Non determinata:
ND
09.0017.35
In orario
3 giorni
AM
AM
AM
AM
AM
09.0017.35
In orario
Fuori
orario
3 giorni
9 giorni
N.B. La sede didattica è da definire in base al numero dei partecipanti, nello spazio dedicato è comunque
inserito a titolo preferenziale l’aula necessaria, per la tipologia didattica o il numero di partecipanti.
Tabella n.10
62 4.6. Valutazione, indicatori e standard di risultato
Il corso avrà tre momenti valutativi:
1- Valutazione del corso: mediante apposito questionario di gradimento che
valuterà i seguenti ambiti: gradimento, docenza e presenza di conflitto
d’interesse ( Allegato n° 4 - 5).
I corsi FAD saranno propedeutici alle lezioni frontali e saranno attestati
mediante presentazione della certificazione del superamento del corso.
(Piattaforma e-learning: FAD Meyer).
2- Valutazione della perfomance del partecipante: consterà di quattro momenti: tre
di fine blocco didattico ed uno di fine corso.
Valutazione in itinere del profitto: test a quiz di fine blocco e/o progetto di lavoro
a scopo didattico
Valutazione di fine corso: progetto di lavoro a scopo didattico.
3- Valutazione delle ricadute organizzative: mediante misurazione dei tassi
d’incremento dell’attività di ricerca (Già presente un monitoraggio aziendale).
(Tabella n.11)
VALUTAZIONE
STANDARD
INDICATORE
Conoscenze
Teoriche
Presenza al 75% delle ore di lezioni previste
N° Ore
lezione
di
presenza
a
Performance
N° totale ore di lezione
Performance valutativa dei discenti superiore
a 80/100 ai test di apprendimento.
Performance del discente
Performance totale
Conoscenze
Gestuali
Presenza al 75% delle ore di lezioni previste.
N° Ore
lezione
di
presenza
a
N° totale ore di lezione
Performance valutativa dei discenti superiore
a 80/100 sugli elaborati presentati.
Performance del discente
Performance totale
Corso
Gradimento
Questionario di gradimento con punteggio
medio tra 14 e 20 totale.
Punteggio evento
Numero dei questionari
Docenza
Questionario di gradimento con votazione
media tra discreto ed ottimo al 90%.
Punteggio con votazione tra
discreto ed ottimo.
63 Conflitto
d’interessi
Assenza di conflitto d’interesse
Rilevazione del conflitto
d’interessi = a Zero
Numero dei questionari
Aumento Aumento dell’Impact Factor su base
annua.
IF, anno corrente.
IF, anno precedente.
Aumento del tasso di nuovi progetti di ricerca
su base annua. (Richieste autorizzative alla
Direzione Sanitaria (DS))
N°
richieste
autorizz.
progetti di ricerca DS, anno
corrente.
N°
richieste
autorizz.
progetti di ricerca SD, anno
precedente.
Ricadute organizzative
Aumento del tasso di sottomissione di studi al
parere del Comitato Etico Pediatrico
Regionale (CEPR), su base annua.
N° richieste parere progetti
di ricerca CEPR, anno
corrente.
N° richieste parere progetti
di ricerca CEPR, anno
precedente.
Aumento delle richieste di consulenza agli
uffici preposti allo sviluppo di progetti di
ricerca, su base annua.
N° richieste consulenza
progetti di ricerca, anno
corrente.
N° richieste consulenza
progetti di ricerca, anno
precedente.
Diminuzione del tasso di richiesta di rettifica
da parte del Comitato Etico Pediatrico
Regionale, su base annua.
N°
richieste
rettifiche
progetti di ricerca CEPR,
anno corrente.
N°
richieste
rettifiche
progetti di ricerca CEPR,
anno precedente.
Diminuzione del tasso di parere negativo da
parte del Comitato Etico Pediatrico regionale,
su base annua.
N° parere negativo progetti
di ricerca CEPR, anno
corrente.
N° parere negativo progetti
di ricerca CEPR, anno
precedente.
Tabella n.11
64 4.7. Analisi dei costi (Tabella n.12 e 13)
Tabella n.11
Tabella n.12
65 4.8. Conclusioni e implicazioni
L’importanza ed il rilievo dato alla ricerca clinica ed all’Evidence Based Practice
da parte della Dirigenza Aziendale, gli investimenti consolidati e progettati,
nonché lo spiccato entusiasmo di molti operatori sanitari, evidenziati nel piano
di sviluppo triennale 2014-2016 e dimostrati nell’analisi dei dati in esso
riportati[17], rappresentano una base dalla quale partire per sviluppare una
competenza diffusa in EBP, in modo che la ricerca sia un elemento trasversale
sul quale si basano i saperi, le conoscenze e le azioni degli operatori sanitari a
qualsiasi livello.
La progettazione di un disegno formativo basato sulle reali necessità del
personale sanitario, rappresenta l’inizio, per lo sviluppo di un percorso che porti
nei professionisti maggior consapevolezza nei confronti della ricerca e
dell’utilizzo delle evidenze scientifiche. L’evento formativo avrà quindi l’intento
di: fornire le basi per comprendere la ricerca e trasferirla nella pratica clinica,
sviluppare le competenze elementari per supportare la presa di decisioni
cliniche, produrre competenze avanzate in coloro che intendano cimentarsi in
progetti di ricerca e confrontarsi nella attività scientifica clinica, fornire supporto
e aiuto a coloro che già si occupano professionalmente di tale settore; in modo
che la non conoscenza e la mancanza di familiarità in questo settore non sia più
un ostacolo allo sviluppo di conoscenze e all’utilizzo di evidenze per garantire al
bambino ed alla sua famiglia le migliori cure possibile, e alimenti una
soddisfazione professionale non più basata su un saper fare routinario, ma su
una pratica derivata dalla ricerca a tutti i livelli possibili.
66 5. Bibliografia
1. Paolo Chiari, Daniela Mosci, Enrico Nadini, Centro studi EBN, L’infermieristica basata su prove di efficacia, guida operativa per l’Evidence Based Nursing. McGraw-­‐Hill, Prima edizione: Febbraio 2006, Milano. 2. Marisa Cantarelli, Gli infermieri nella ricerca: metodologia della ricerca sociale, applicata all’infermieristica, McGraw-­‐Hill, prima edizione, maggio 2006, Milano. 3. EMEA, ICH Topic E 6 (R1) Guideline for Good Clinical Practice. Luglio 2002 4. Cochrane A.L. Effectiveness and Efficiency. Random reflection on Health Service, Nuffield Provincial Hospital Trust, London 1972. 5. Susan Hamer, Gill Collison, Evidence Based Practice, assistenza basata su prove d’efficacia, McGraw-­‐Hill, edizione italiana a cura di Paolo Chiari, Antonella Sutullo, Prima edizione: Aprile 2002, Milano. 6. EBM Working Group. Evidence-­‐based medicine. A new approach to teaching the practice of medicine. JAMA. 1992;268:2420-­‐2425. 7. Antrobus, S. & Brown S. The impact of the commissioning agenda upon nursing practice: a proactive approach to influencing health policy. Journal of Avanced Nursing 1997; 25: 309-­‐315. 8. Walsh K. Given in evidence. Health Service Journal 1995; 105: 28-­‐29. 9. Walsh M. How nursesperceive barriers to research implementation. Nursing Standard 1997; 8 (11): 25-­‐29. 10. Cartabellotta A. La medicina basata sulle evidenze: criticità e prospettive. Recenti progressi in medicina 2006; 97 (11): 640-­‐646. 11. Dawes M, Summerskill W, Glasziu P, Cartabellotta A, et al. Sicily steatment on evidence – based – practice. BMC Med Educ 2005; 5:1. 12. Ely Jw. Osheroff JA, Ebell MH et Al. Obstacle to answering doctors’ question about patient care with evidence qualitative study. BMJ 2002;324: 710 13. Smith L., Coleman V., Brasdhaw M., “Family Centered Care”, Eastbourne, Palgrave 2002 14. Annunziata M. et al. “La ricerca clinica in pediatria: aspetti etici e criticità” Fondazione ISTUD 2012; fonte internet: www.istud.it/up_media/pw_scienziati/pediatria.pdf ; in data 21 luglio 2014. 15. Fondazione ABIO, “Carta dei diritti dei bambini e adolescenti in ospedale” ; 2 agosto 2007; fonte internet: www.abiomilano.org/i-­‐diritti-­‐dei-­‐bambini/carta-­‐dei-­‐
diritti.html; in data 21 luglio 2014. 16. Steinbrook R. Testing medications in children. N Engl J Med. 2002 Oct 31;347(18):1462-­‐70. 17. Kimland E, Odlind V Off-­‐label drug use in pediatric patients. Clin Pharmacol Ther. 2012 May; 91(5):796-­‐801. 18. Osservatorio ARNO. Bambini I profili assistenziali delle popolazioni in età pediatrica Rapporto 2011,Volume XVI -­‐ Collana “Rapporti ARNO” Cineca -­‐ Dipartimento SISS – Sanità. 19. Zhang T, Smith MA, Camp PG, Shajari S, Macleod SM, Carleton BC Prescription drug dispensing profiles for one million children: a population-­‐based analysis, Eur J Clin Pharmacol. 2012 Jul 12. 20. Chai G, Governale L, McMahon AW, Trinidad JP, Staffa J, Murphy D. Trends of outpatient prescription drug utilization in US children, 2002-­‐2010. Pediatrics 2012 67 Jul;130(1):23-­‐3. 21. Editorial. Science for action-­‐based nursing. The Lancet 2012; 379 (9828):1763. 22. Aliken L.H. et al. Nurse staffing educationand hospital mortality in nine European coutries a retrospective observationaly study. NEJM 2014: http//cdc.doi.org/10.1016/S0140-­‐6736(13)62631-­‐8. 23. Darbyshire P “Coinvolgimento degli infermieri dei bambini nella ricerca”, GISIP 2009; 1 (4). 24. Franck L. Research capacity and output in paediatric nursing. Journal of Research in Nursing 2003; 8:418–426. 25. Niederhauser VP, Kohr L. Research endeavors among pediatric nurse practitioners (REAP) study. Journal of Pediatric Health Care 2005; 19: 80–89. 26. Chapman GE, Sellaeg K, Levy-­‐Milne R, Barr SI. Toward Increased Capacity for Practice-­‐Based Research Among Health Professionals: Implementing a Multisite Qualitative Research Project With Dietitians. Qual Health Res 2007; 17: 902–907. 27. Millenson M.L. Demanding Medical Excellence. Doctors and Accountability in the Information Age, University of Chicago Press, 1997 28. Coumou HC, Meijaman FJ. How do primary care phisician seek answeres to clinical questions? A litterature review. J Med Libr Assoc 2006;94:55-­‐60. 29. Rapporto AMVUR, 2013, fonte internet: http://www.anvur.org; in data 18 agosto 2014. 30. Zhang T, Smith MA, Camp PG, Shajari S, Macleod SM, Carleton BC Prescription drug dispensing profiles for one million children: a population-­‐based analysis, Eur J Clin Pharmacol. 2012 Jul 12. 31. Romani S, Forni C. Conoscenze, atteggiamenti e barriere all’implementazione dell’Evidence Based Practice: Indagine descrittiva nell’Azienda USL di Reggio Emilia. L’Infermiere, 2010;47;4:23-­‐28. 32. Upton D, Upton P. Development of a n evidence based practice questionnaire for nurses. Jurnal of Avanced Nursing, 2006; 54; 454-­‐458. 33. Piano di sviluppo triennale 2014 – 2016 Azienda Ospedaliera Meyer. 68 6. Allegati
1. Questionario Utilizzato per la rilevazione dei dati.
2. Documento aziendale del Comitato Etico Pediatrico, relativo all’esonero di
richiesta di parere.
3. Richiesta di autorizzazione Allo studio alla Direzione Sanitaria aziendale.
4. Modulo Valutazione docenti evento.
5. Dichiarazione assenza conflitto d’interesse
69 Allegato 1
!
Studio'Trasversale:'Ricerca'clinica'ed'Evidence'Based'Practice'6'
Conoscenze'e'competenze'dei'professionisti'sanitari'di'area'pediatrica.'
!
!
Caro!Collega,!!
!!!!!!!!!!!!Ti!chiediamo!pochi!minuti!del!tuo!tempo!per!compilare!questo!questionario.!
!!!!!!!!!!!Questa!indagine!ha!lo!scopo!di!capire!quali!sono!gli!ostacoli!all’utilizzo!della!ricerca!nella!
pratica!clinica.!Ci!darà!utili!suggerimenti!per!rendere!gli!strumenti!di!ricerca!più!vicini!alle!tue!
esigenze!e!permetterti!di!accedervi!con!più!facilità.!!
I!dati!saranno!valutati!e!gestiti!in!forma!anonima!ed!aggregata.!
Ti!ringraziamo!per!l’aiuto.!
Tabella&1:&Caratteristiche&sociodemografiche&del&campione&
Professione:!!!!!
o ___________________________________________________________________!
Livello!d’istruzione:!
o ___________________________________________________________________!
Genere:!
o Maschio!(M)!
o Femmina!(F)!
Età:!
o ________________________!
Paese!di!provenienza!!
o _____________________________________________________________________!
Settore!lavorativo!(Dipartimento,!reparto!specialità)!
o _____________________________________________________________________!
Anzianità!lavorativa!
o _____________________________________________________________________!
!
!
!
70 Tabella&2:&Approccio&Evidence&Based&Practice&nella&Pratica&
Domanda:!!
Durante'la'tua'pratica'quotidiana,'quante'volte'nel'corso'dell’ultimo'anno'vi'siete'comportati'come'
nelle'situazioni'riportate'di'seguito,'per'colmare'un'dubbio'o'una'lacuna'nelle'vostre'conoscenze?'!
'
1.!Mi!sono!fatto!delle!domande!relative!
alla!pratica!clinica,!!per!le!quali!potrei!
cercare!delle!evidenze.!
!
2.!Ho!cercato!le!evidenze!disponibili!
rispetto!ad!un!quesito!riguardante!la!
pratica!professionale!
!
3.!Ho!valutato!in!modo!critico!il!
materiale!che!ho!trovato(Con!griglie!
apposite)!
!
!
4.!Ho!integrato!quanto!trovato!in!
letteratura!con!la!mia!esperienza!e!le!mie!
conoscenze.!
!
5.!Ho!valutato!i!risultati!di!quanto!ho!poi!
messo!in!pratica!
!
6.!Ho!condiviso!le!informazioni!raccolte!
con!i!colleghi!!!
!
'
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
71 &
Tabella&3:&Atteggiamento&verso&l’Evidence&Based&Practice&nell’attività&quotidiana.&
Domanda:!!
Dove'ti'collocheresti,'sulla'scala,'per'ognuna'delle'seguenti'affermazioni?''
!
7.!Durante!il!mio!lavoro!ho!il!tempo!di!
tenermi!aggiornato.!
!
!
8.!Mi!fa!piacere!ricercare!risposte!a!
dubbi/quesiti,!relativi!alla!mia!attività!
professionale.!
!
9.!Ritengo!siano!importanti!le!evidenze!
scientifiche!a!supporto!della!mia!pratica!
professionale.!
!
!
10.!La!mia!pratica!clinica!è!influenzata!
dalle!evidenze!scientifiche.!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
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!
!
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!
!
!
!
!
!
!
72 Tabella&4:&Conoscenze&relative&all’Evidence&Based&Practice&
11.!Come!valuti!la!tua!conoscenza!degli!
strumenti!informatici?!
!!!!!!
12.!Come!valuti!la!tua!capacità!di!ricerca!in!
ambito!clinico?!
!
13.!Come!valuti!la!tua!conoscenza!dei!
principali!tipi!e!fonti!di!informazione!
scientifica?!
!
14.!Come!valuti!la!tua!capacità!di!analizzare!
criticamente!le!prove!di!efficacia!trovate?!
!
15.!Come!valuti!la!tua!capacità!di!
trasformare!i!bisogni!di!informazione!in!
quesiti!di!ricerca?!
!
16.!Come!valuti!la!tua!capacità!di!trovare!
prove!di!efficacia!per!quanto!riguarda!la!
!
tua!attività!professionale?!
!
17.!Come!valuti!la!tua!capacità!di!
determinare!se!il!materiale!reperito!
risponde!al!quesito!da!te!formulato?!
!
18.!Come!valuti!la!tua!capacità!di!
condivisione!delle!idee!e!delle!informazioni!
con!i!colleghi?!
!
!
19.!Come!valuti!la!tua!capacità!di!utilizzare!
il!materiale!reperito!nella!pratica!
professionale?!
!
20.!Come!valuti!la!tua!capacità!di!applicare!
le!informazioni!ai!singoli!casi?!
!
21.!Come!valuti!la!tua!capacità!di!
individuare!la!discrepanza!tra!le!evidenze!
scientifiche!e!!la!pratica!professionale?!
!
22.!Come!valuti!la!tua!capacità!di!
aggiornare!il!tuo!lavoro!sulla!base!delle!
evidenze!reperite?!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
!
73 &
Tabella&5:&Conoscenza&e&competenza&riguardo&la&lingua&Inglese&
&
23!.!Come!valuti!la!tua!conoscenza!
della!lingua!Inglese?!
!
&
24.!Come!valuti!la!tua!comprensione!
della!lingua!inglese!scritta?!
!
24.!Come!valuti!la!tua!comprensione! &
della!lingua!inglese!parlata?!
!
!
26.!Come!valuti!la!tua!capacità!di!
comprendere!un!articolo!scientifico!
scritto!in!inglese?!!
&
&
&
&
&
!
Tabella&6:&Propensione&alla&formazione&in&all’Evidence&Based&Practice&e&ricerca&
clinica&&
27.!Saresti!interessato!a!partecipare!ad!un!corso!che!sviluppi!le!tue!conoscenze!e!competenze!
nell’ambito!di!ricerca!ed!utilizzo!di!evidenze!scientifiche!per!il!tuo!lavoro?!
!
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!Si![!!]!!!!!!!!!!!No![!!]!
!
28.!Se!si,!di!quale!livello!di!preparazione!avresti!bisogno:!
!
o Livello!base,!per!acquisire!competenze!nell’utilizzo!di!evidenze!scientifiche!durante!la!mia!
attività!professionale.!
o Livello!intermedio,!per!elaborare,!presentare!e!gestire!protocolli!di!ricerca!ed!avere!le!basi!per!
la!redazione!di!articoli!scientifici.!
o Livello!avanzato,!per!acquisire!competenze!nell’!esecuzione!d!i!calcoli!statistici!necessari!
all’elaborazione!dei!dati!rilevati!durante!le!ricerche!scientifiche.!
!
29.!Se!no!perché:!
!
o Non!sono!interessato!a!fare!ricerca.!!
o Ritengo!che!la!ricerca!non!faccia!parte!delle!competenze!della!mia!professione.!
o Il!mio!lavoro!mi!prende!tutto!il!tempo!per!altre!cose.!
o La!ricerca!non!serve!al!mio!sviluppo!professionale.!
o Altro____________________________________________________________!
!
30.!Quanto!saresti!disposto!a!pagare!per!la!tua!formazione!in!ricerca!clinica?!
!!!!!!!!!!!!!___________________________________________________________________!
!
!
74 Allegato 2
Comitato Etico Pediatrico
Sezione del Comitato Etico Regionale per la Sperimentazione Clinica
c/o Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer
5. STUDIO A SCOPO DI TESI
Gli studi a scopo di tesi che prevedono la somministrazione di un
questionario ai soli operatori sanitari NON richiedono la presentazione
della documentazione al Comitato Etico Pediatrico; per lo svolgimento degli
stessi, è sufficiente la formale autorizzazione da parte del Dirigente a cui fanno
capo gli operatori interessati.
Le tipologie di studi a scopo di tesi che riguardano aspetti specifici degli
utenti ed il loro coinvolgimento, attivo o passivo, richiedono la
presentazione della documentazione inerente la tipologia dello studio da
svolgere, per la quale si invita a consultare gli elenchi specifici.
75 Allegato 3
All’attenzione del Direttore Sanitario
Azienda Ospedaliera Meyer
e, p.c. Al Direttore Generale
Oggetto: Autorizzazione allo svolgimento dello studio: “Prove di Efficacia quali
differenze tra
realtà e teoria”. Indagine trasversale, monocentrica per
rilevare le conoscenze, competenze, attitudini e barriere dei professionisti
sanitari dell’A.O.U. Meyer nella Ricerca Clinica e l’Evidence Based
Practice .
Gentilissima dott.ssa
La contatto per sottoporre alla sua attenzione il progetto di studio in oggetto. La
letteratura scientifica ha evidenziato più volte la presenza di un gap tra le
evidenze scientifiche che emergono dalle ricerche e l’utilizzo di tali evidenze
nella pratica clinica. Questo trend è stato descritto in vari setting di cura, sia in
contesti di cure primarie, sia in strutture ad alta specializzazione come l’AUO
Meyer. Il piano di sviluppo triennale indica chiaramente che l’assistenza basata
sulle evidenze ed il miglioramento continuo sono obiettivi strategici di questa
azienda, pertanto credo possa essere interessante il progetto che propongo.
L’obiettivo di questo studio è infatti quello di:
Valutare:
competenze,
conoscenze,
atteggiamenti
e
barriere
all’implementazione dell’Evidence Based Practice tra gli operatori sanitari dell’
A.O.U.Meyer.
• Stabilire quali settings ospedalieri abbiano una più elevata conoscenza e
competenza sull’utilizzo delle evidenze scientifiche.
• Conoscere quale categoria professionale sia maggiormente preparata in
Evidence Based Practice e sia in grado di utilizzare le evidenze nella normale
pratica clinica.
• Stabilire quale percorso formativo di base dia maggiori garanzie sulla
76 conoscenza dell’EBP.
Lo strumento indagine è rappresentato da un questionario validato, già
utilizzato nel panorama internazionale e nazionale, modificato ed ampliato nei
contenuti in modo da adattarlo al nostro contesto; somministrato a tutti gli
operatori sanitari a tempo indeterminato dall’A.O.U. Meyer, assunti al 1
settembre 2014, e dai quali verranno raccolti 191 questionari.
Tale ricerca ottempererà anche ai miei obblighi di Tirocinio previsti per il
secondo anno di corso di Laurea
Magistrale in Scienze Infermieristiche e
Ostetriche e verrà eseguita fuori orario di lavoro per un ammontare di
centoventi ore di cinquanta minuti.
In seguito sarà elaborato un progetto formativo, sempre all’interno e con le
modalità relative ai percorsi di tirocinio universitari, di ulteriori centotrentasei
ore di cinquanta minuti.
Il responsabile aziendale per tali progetti è stato individuato nella Figura del
Dott._______
Si allega per completezza alla presente: il protocollo di ricerca, il CV dello
sperimentatore, il questionario che sarà utilizzato come strumento di rilevazione.
In attesa di una sua risposta, colgo l’occasione per formularle Distinti Saluti.
15/07/2014
77 Allegato 4
NUMERO
Settore Formazione A.O.U. Meyer
Provider E.C.M. Decreto Dirigenziale RT n° 5139/2010
Scheda di valutazione evento formativo
M/FORM/03
Titolo evento _______________________________________
Firenze, _____________________
Barrare con una crocetta le voci di interesse.
1. Come valuta la rilevanza degli argomenti trattati rispetto alla sua necessità di aggiornamento?
Non rilevante
Poco rilevante
Abbastanza
Rilevante
Molto rilevante
rilevante
1
2
3
4
5
2. Come valuta la qualità educativa di questo programma ECM?
Scarsa
Mediocre
Soddisfacente
Buona
1
2
3
4
Eccellente
5
3. Come valuta la utilità di questo evento per la sua formazione/aggiornamento?
Insufficiente
Poco utile
Abbastanza utile
Utile
Molto utile
1
2
3
4
5
4. Come valuta la qualità dell’organizzazione ai parametri sotto indicati
❏ Informazioni programma
❏ Condizioni aule e strumenti didattici
❏ Numero e tipologia partecipanti
❏ Metodologie didattiche
❏ Tempi di svolgimento adeguato
❏ Materiale didattico
Scarsa
Mediocre
Soddisfacente
Buona
Eccellente
1
2
3
4
5
5. Ha percepito la presenza di interessi commerciali nell’evento? No
Sì
Se sì, il conflitto di interessi può essere messo in relazione a:
❏ programma dell’evento
❏ contenuti proposti
In caso di segnalazione si invita a descrivere la questione in fondo pagina
❏
docenti / relatori
6. Come valuta l’attività di docenza? (Da adottare per docenze superiori a 2 ore)
Nominativo 1
_____________
_____________
Nominativo 2
_____________
_____________
Nominativo 3
_____________
_____________
Nominativo 4
_____________
_____________
Descrizione
Chiarezza espressiva e padronanza argomenti
Capacità di interagire con i partecipanti
Gestione del tempo e qualità supporti didattici
Descrizione
Chiarezza espressiva e padronanza argomenti
Capacità di interagire con i partecipanti
Gestione del tempo e qualità supporti didattici
Descrizione
Chiarezza espressiva e padronanza argomenti
Capacità di interagire con i partecipanti
Gestione del tempo e qualità supporti didattici
Descrizione
Chiarezza espressiva e padronanza argomenti
Capacità di interagire con i partecipanti
Gestione del tempo e qualità supporti didattici
Scarsa
Mediocre
Discreta
Buona
Eccellente
Scarsa
Mediocre
Discreta
Buona
Eccellente
Scarsa
Mediocre
Discreta
Buona
Eccellente
Scarsa
Mediocre
Discreta
Buona
Eccellente
Quali temi affrontare in eventi futuri
Suggerimenti, commenti su organizzazione e conflitto interesse, proposte
Grazie per la Sua gentile collaborazione
N.B. Modello da adottare quando gli eventi prevedono docenze individuali superiori a 2 ore.
M/FORM/03
Emissione 1 del 15.03.10
Rev 2 del 18.09.13
Approvazione DS
Pagina 1 di 1
78 Allegato 5
NUMERO
Settore Formazione A.O.U. Meyer
Provider E.C.M. Decreto Dirigenziale RT n° 5139/2010
Dichiarazione assenza conflitto di interesse
M/FORM/18
Dichiarazione Autocertificazione Conflitto di interesse in qualità di Responsabile
Scientifico, Docente / Relatore, tutor, animatore di formazione, moderatore
In base alle indicazioni del Nuovo Accordo Stato Regioni n.101 del 19 aprile 2012 e alla delibera
regionale 599/2012
Il/la sottoscritto/a___________________________________________________________________
nato/a_______________________________ Prov. __________ , il __________________________
residente in Via ________________________ N. ___ Città _____________________ Prov. _______
C.F. ______________________________________________________________________________
recapito telefonico _________________________ e mail ___________________________________
sede lavorativa _____________________________________________________________________
ente di appartenenza (se dipendente) __________________________________________________
! Dipendente
! Libero professionista
Professione_________________________ Disciplina_______________________________________
in qualità di:
q Resp. Scientifico
q Docente/Relatore
q Animatore/Tutor/Formatore
q Moderatore
dell’evento formativo organizzato dall’Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer dal titolo:
_________________________________________________________________________________,
argomento, __________________________________________________, in data, _____________ ;
ai sensi del paragrafo 3.3 sul conflitto di interessi, pag. 18 allegato 1 dell’Accordo Stato-Regioni del
19 aprile 2012 dichiara:
! la presenza di conflitto di interessi 1in quanto negli ultimi due anni ho avuto i seguenti
rapporti anche di finanziamento con soggetti portatori di interessi commerciali in campo
sanitario.
_____________________________________________________
_____________________________________________________
! l’assenza di conflitto di interessi 2 rispetto ai contenuti dell’intervento in quanto, negli
ultimi due anni, non ho avuto rapporti di finanziamento con soggetti portatori di interessi
commerciali in campo sanitario.
In fede,
Data ________________
Firma leggibile del dichiarante
___________________________________
1
Perché sussista conflitto di interessi è necessario che il docente/relatore abbia o abbia avuto nell’ultimo biennio, una qualsiasi
forma di cointeressenza diretta o indiretta e/o sussista un qualsiasi rapporto di interesse con industrie farmaceutiche e di strumenti
o presidi sanitari o altri soggetti portatori di interesse commerciali in campo sanitario e/o sia titolare o compartecipe di
quote di imprese, rapporti che possano in tal modo configurare il professionista come portatore di interessi commerciali e
orientare la formazione per le proprie finalità.
Il conflitto di interesse sussiste anche se un professionista chiamato a partecipare ad un evento, all’interno del quale si discute di
trattamenti diagnostici o terapeutici, di dispositivi o applicativi software è sponsorizzato da un’azienda che lo ha remunerato in
forma diretta o indiretta.
2
Nell’ambito specifico delle sperimentazioni cliniche non costituisce conflitto di interessi la presentazione di relazioni inerenti le
finalità di cui alla DGR 788/2006.
M/FORM/18
Emissione 1
del 15.03.10
Rev 2 del 18.09.13
Approvazione DA
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79