Evidence based Practice e Ricerca Clinica in ambito pediatrico, una
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Evidence based Practice e Ricerca Clinica in ambito pediatrico, una
Scuola di Scienze della Salute Umana Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche Evidence based Practice e Ricerca Clinica in ambito pediatrico, una leva strategica in una sanità che cambia: quali competenze e come svilupparle. Relatore Prof. Filippo Festini Correlatore Dott. Salvatore De Masi Candidato Daniele Ciofi Anno Accademico 2013/2014 Indice: 1. L’Evicence Based Practice: Nascita e sviluppo………....pag.3 2. Le problematiche di sviluppo dell’Evidence Based Practice e della ricerca clinica………………………………………………pag.8 3. Il progetto di ricerca: conoscenze, competenze e ostacoli…………………………………………………………...pag.16 3.1. Titolo del progetto…….……………………………………………pag.16 3.2. Finalità ed obiettivi del progetto……………………………...…pag.17 3.3. Risorse………………………..………………..….…………………pag.17 3.4. Piano operativo…………………………………………………..…pag.19 3.5. Protocollo di studio…………………………………………......…pag.20 3.5.1. Disegno dello studio………………………………..………….……………....pag.20 3.5.2. Materiali e Metodi………………………………..………………………….…..pag.20 3.5.3. Risultati…………………………..………………..……………..……………….pag.26 3.5.4. Discussione e Limiti….………………………..…..……………..…………….pag.43 4. Progetto formativo……………………...…………………….pag.54 4.1. Titolo……………………………………………………………….…...pag.54 4.2. Finalità ed obiettivi del progetto……………………………..……pag.54 4.3. Materiali e metodi…………………………………………………….pag.55 4.4. Risorse………………………………………………….…………...…pag.56 4.5. Piano operativo…………………………………………………..…..pag.57 4.6. Valutazione, indicatori e standard di risultato…………….……pag.63 4.7. Analisi dei costi…………………………………….……….………..pag.65 4.8. Conclusioni e implicazioni……………………………….…………pag.66 5. Bibliografia……………………………………………….….…pag.67 6. Allegati……………………………………………………….….pag.69 1 Un lungo cammino inizia sempre con un piccolo passo. (Mao Tse Tung) Non importa se vai avanti piano, l'importante è che non ti fermi. (Confucio) Grazie ai miei genitori, che non mi hanno mai detto “Fermati”, nonostante loro si sentissero stanchi. Grazie alla persona che mi ha voluto bene, che mi ha aiutato nei giorni difficili e nelle domeniche in casa a studiare, permettendomi di raggiungere la conclusione di un lungo cammino. Grazie all’amico che ha creduto e crede in me e che mi ha dato le opportunità per farmi raggiungere i miei traguardi. Grazie all’amico che mi ha dato gli strumenti e mi ha insegnato ad elaborare i dati utili al mio progetto. Grazie ai colleghi che nei momenti difficili hanno fatto il tifo per me. Grazie a tutti quelli che hanno gioito per i miei successi. 2 1. L’Evicence Based Practice: Nascita e sviluppo “Evidence” è un termine della lingua inglese che in italiano può essere tradotto con la parola “Evidenza” sia con la parola “Prova” o “Dimostrazione”, la sua derivazione latina ”Ex videre” che significa vedere con chiarezza, con immediatezza, indica la caratteristica di una cosa che non può essere messa in dubbio. La “Prova” invece è l’elemento che dimostri l’autenticità di un fatto o la veridicità di un’affermazione.[1] Tale definizione per essere sostenuta ha bisogno di un’attività pratico-intellettuale: “La Ricerca”; essa infatti è alla base di ogni singola esperienza umana, l’uomo fin dai primi albori è riuscito è riuscito a sfruttare le sue esperienze ed il suo vissuto per migliorarsi e progredire grazie alla sua capacità di fare tesoro delle situazioni che viveva e delle quali apprendeva, ampliando quindi grazie a queste esperienze il proprio corpus di conoscenze e competenze, per risolvere i problemi contingenti che si venivano man mano creando. Questa sperimentazione esperienziale, assieme alla curiosità umana ed alla capacità di archiviare e comunicare vissuti ha permesso lo sviluppo umano e societario, facendoci raggiungere i livelli della società in cui viviamo. Possiamo quindi affermare che grazie alla ricerca ed all’apprendimento siamo stati in grado di attuare e dominare il progresso. Ricercare ha quindi caratterizzato la specie umana rispetto ad altre specie viventi ed ha permesso lo sviluppo di un sapere basato sull’apprendimento da esperienze fortuite o volute, che hanno creato evidenze sulle quali si costruiva altra conoscenza. Aristotele con il suo motto: “Imparare Facendo” sosteneva che l’esperienza e basata sul fare era elemento fondamentale per l’apprendimento di nuovi saperi. Galileo Galilei basava il suo operato di scienziato sulla ricerca empirica, affermava che la soluzione ad un quesito, ad un dubbio andava ricercata con il metodo della ricerca per prove ed errori, e del confronto delle ipotesi risolutive rispetto ad altre. Se proviamo a cercare la definizione del termine “ricerca”, potremo imbatterci in una moltitudine di esse: Taber definisce la ricerca in modo molto accurato, come: “lo studio o sperimentazione scientifica volta a stabilire dei fatti ed a esaminare il significato nediante un’analisi effettuata in modo ordinato, registrando accuratamente i dati. Il metodo di conduzione e di descrizione di 3 una ricerca deve essere tale da permettere ad altri studiosi di ricavare informazioni sufficienti a ripetere la stessa sperimentazione” Shirley Chater invece, né da una definizione semplice ed al contempo esaustiva: “individuazione sistematica di una risposta a quesiti riguardanti fatti concreti e relazioni intercorrenti tra i medesimi. [2] Quando parliamo in termini di salute e di mantenimento di uno stato di benessere, non possiamo però permetterci di sperimentare solamente secondo prove ed errori. La ricerca Clinica va quindi basata su principi etici di benevolenza e non maleficenza, in modo da non permettere lo sfruttamento di situazioni a scopi egoistici e personali e di non creare inutili sofferenze a coloro che, sono già in una situazione di disagio o di sofferenza. Ricercare in Sanità deve quindi basarsi su un’etica condivisa dalla comunità scientifica, basata su rigore metodologico e chiarezza d’intenti, con lo scopo di migliorare le conoscenze rispetto a problematiche di salute, al fine di integrare Evidenze presenti o svilupparne di nuove. [3] Il termine evidenza ha un fondamento antico, fu usato dai matematici e dai filosofi, per descrivere cose o postulati che si dimostravano come tali. In medicina i primi a ragionare in termini d’evidenza furono gli epidemiologi, tra questi Pierre Charles Alexandre Louis a cavallo tra il ‘700 e l’800 fu l’autore di uno dei primi esempi di statistica applicati alla medicina e fu promotore del movimento della Medicine d’Observation, un suo famoso studio mise in risalto l’inutilità del salasso nella cura della polmonite, che non era influenzata ne balla durate, ne dalla tempestività della terapia, ne dalla quantità di sangue prelevata. [1] Altro esempio di evidence based fu quello dell’Epidemiologa e Infermiera Florence Nightingale, essa studiò la mortalità materna da febbre puerperale, mediante la somministrazione di questionari, allo scopo di valutare i decessi tra istituzioni, e stabilire quale fosse eccessivo, per stabilire quale indice di normalità fosse stato quello associato alla mortalità da parto. Questo studio dimostrò come la mortalità fosse più alta in ospedale che nei parti a domicilio, e che gli indici di mortalità erano influenzati dall’età materna, dal numero di 4 gravidanze, dalle condizioni igieniche del luogo in cui si partoriva, dalla durata del travaglio e del parto, dalla classe sociale e dallo stato di salute. La Nigthingale riuscì a dimostrare statisticamente, come la presenza di medici e studenti fosse una causa più influente che le condizioni disagiate delle case delle partorienti.[1] L’epidemiologo Archibald Cochrane agli inizi degli anni ‘70 metteva in risalto come i risultati della ricerca facessero fatica a essere applicati nella pratica clinica. Smosse le coscienze del mondo medico dicendo che: ”E una grossa colpa della professione medica che non si sia ancora riusciti a produrre un meccanismo per il quale le conoscenze sull’efficacia degli interventi sanitari vengano controllate periodicamente e in modo critico nel loro insieme e per il quale la ricerca futura sia pianificata sapendo quali sono sul serio le questioni controverse”.[4] Cochrane suggeriva che la pratica clinica si dovesse basare su prove di efficacia, derivate da sperimentazioni cliniche controllate che misurassero gli indicatori di salute dei pazienti. Le affermazioni dell’epidemiologo ebbero una notevole ridondanza nel mondo medico. Questo suo impegno, nel 1979 portò per sua diretta volontà alla creazione di un sommario critico d’informazioni, cosa che negli anni ’80 portò alla creazione di una collaborazione internazionale ed alla creazione ad Oxford di un database per le cure perinatali. Basandosi sui risultati ottenuti, propose nel 1982, poco prima della sua morte che tutte le specialità mediche dovevano basarsi su sperimentazioni casuali per dare delle risposte appropriate ai problemi di salute. Nel 1992 su stimolo delle teorie di Cochrane fu aperto sempre a Oxford il primo Cochrane Center e fu istituita nel 1993 la Cochrane Collaboration .[1] Questa difficoltà venne recepita all’inizio degli anni ‘90 movimento che dette vita alla filosofia Evidence Based Medicine (EBM),[5] che basava la pratica medica sulle prove di efficacia, diffusosi per richiamare i medici alla necessità di fondare le loro decisioni cliniche non solo sulla base del patrimonio di conoscenze acquisito durante la formazione e sulla esperienza propria ed altrui, ma su prove di efficacia valutate con rigoroso metodo scientifico.[5] David Sackett, uno dei promotori di questo movimento, definì la EBM "l'utilizzo scrupoloso, esplicito e ragionevole delle migliori prove scientifiche attualmente disponibili per prendere decisioni nella cura dei singoli pazienti"[6] 5 Questo nuovo modo di pensare fece si che si passasse dal vecchio paradigma, basato su: esperienza personale, autorevolezza degli esperti scientifici, conoscenza dei meccanismi fisiopatologici, comportamento paterno decisionale del professionista sul paziente, ad un nuovo paradigma, basato su: evidenze scientifiche valutate criticamente, democratizzazione delle conoscenze scientifiche, insufficienza della conoscenza dei meccanismi fisiopatologici, coinvolgimento del paziente nel processo decisionale. Con l’andare del tempo, basandosi sulla filosofia EBM, tutte le professioni intellettuali che avevano come fine la cura del malato hanno sviluppato un loro filone Evidence Based (EB), si sono visti quindi fiorire: Evidence based Nursing (EBN), Evidence Based Midwifery, Evidence Based Pharmacy, Evidence Based Phisioterapy. Queste branche sono state poi raccolte in quello che è l’Evidence Based Practice (EBP), cioè, tutte quelle pratiche che basano il loro lavoro sulla ricerca della letteratura l’identificazione ed il recupero sistematico di evidenze scientifiche su uno specifico tema o per uno specifico obiettivo, per rispondere a quesiti rilevati durante la pratica professionale. Questo a sua volta inserito nel più ampio raggruppamento dell’Evidence Based HealthCare EBHC che si prefigge di basare le pianificazioni strategiche e la politica sanitaria sulle prove di efficacia.[5] Tutto questo si può dire abbia avuto un notevole incremento al momento in cui si sono iniziati dal modello inglese i Servizi Sanitari Moderni, tra i quali si possono annoverare quello italiano. Infatti, si è avuta la necessità, per allocare e implementare risorse di rispondere a criteri di appropriatezza, per rispondere ai bisogni di assistenza della popolazione, si è quindi iniziato a sviluppare il concetto di “Clinical Governance” come:” insieme di strumenti attraverso i quali le istituzioni assumono una diretta responsabilità per il miglioramento continuo della qualità dell’assistenza e per mantenere elevati livelli di servizio, attraverso la realizzazione delle condizioni necessarie per favorire l’eccellenza professionale”. Da questo momento la presa di decisioni cliniche è stata costretta a basarsi sempre più su dati che dimostrassero l’efficacia di un trattamento, per non disperdere risorse e ottimizzare e migliorare la qualità degli interventi sanitari. [5] 6 Questo modello non è però scevro da intoppi. L’implementazione di un nuovo approccio metodologico, l’attuazione di un cambiamento nell’attività lavorativa, così importante e così complesso, non può prescindere dallo sviluppo di una nuova “Pratica Professionale”, strettamente connessa allo “Sviluppo Professionale”, ma con un’estensione più ampia.[5] [7] [8] Lo sviluppo della professione, infatti, è inteso come l’insieme dei valori, delle abilità e delle conoscenze professionali dei singoli operatori, che concorrono al progresso delle carriere; lo sviluppo della pratica riguarda invece, il modo in cui una comunità professionale concorre al miglioramento della qualità dell’assistenza attraverso diversi elementi: esame e valutazione dell’erogazione dell’assistenza, ricerca e formazione. Naturalmente Sviluppo Professionale e Sviluppo Pratico sono anche se distinti strettamente legati, poiché il primo è sicuramente influenzato dal secondo e viceversa. Studi condotti da Antrobus e Brown nel 1997 e Walsh nel 1995 dichiarano come lo sviluppo della pratica possa certamente influenzare anche quello professionale, nello sviluppo e miglioramento dei sistemi sanitari, e delle scelte politiche e della qualità del servizio alla luce della ricerca e delle evidenze scientifiche. Lo sviluppo della pratica deve quindi essere una risposta sia rivolta ai bisogni dell’utente sia alla situazione politico-sociale.[5] Mai come oggi, in un momento così difficile caratterizzato da incertezze politiche e crisi economica, la pratica professionale, il sistema sanitario e la compagine politica hanno avuto bisogno della ricerca, per adottare un sistema reale di Clinical Governance, che risponda nel miglior modo ai bisogni dei nostri pazienti, allocando le giuste risorse e limitando gli sprechi, in maniera organizzata, in modo che possa esserci un continuo rinnovamento improntato al miglioramento continuo. 7 2. Le problematiche di sviluppo dell’Evidence Based Practice e della ricerca clinica L’entusiasmo dei promotori della pratica basata sulle evidenze, si scontra però, con le difficoltà operative che si trovano all’implementazione di questa dottrina, infatti, autorevoli lavori, ad esempio Estrabrooks 1998, evidenzia come per la professione infermieristica le fonti informative su cui basare la propria pratica professionale, trovano al primo posto la propria esperienza, al terzo medici e colleghi, e solo al penultimo la ricerca scientifica. [5] Sviluppare una cultura che sostenga lo sviluppo della pratica basato su evidenze scientifiche, è particolarmente arduo per svariati motivi, lavori passati come quello di Walsh del 1997 [9], sia più recenti come quello di Cartabellotta del 2006[10] che di Dawes et al. 2005[11], spiega come alcuni di essi siano veramente rilevanti e provano a spiegarne i motivi. Dalla definizione di Sackett, nella quale il medico che agisce in base all’EBM in un rapporto individuale con il paziente utilizzando evidenze integrate con la propria esperienza ed il proprio sapere, nonché con l’esperienza e le aspettative del paziente oggi si assiste a un evoluzione del concetto di EBP che riconosce al contesto clinico assistenziale un ambito che entra a far parte delle determinanti che agiscono sull’EBP stesso. Il Curriculum Formativo dell’operatore sanitario che vuole lavorare secondo l’EBP deve essere completato da tre elementi perché possa essere completo: il “bisogno di formazione” che rende capace l’operatore di rendersi conto di quegli ambiti per i quali necessitano un’integrazione di conoscenze; la “componente tecnica”, che gli permetta di ricercare le evidenze scientifiche, la capacità di valutazione critica delle evidenze in base al contesto di applicazione ed al tipo di bisogno che si deve affrontare.[10] Qualsiasi operatore che intenda quindi basare la propria pratica professionale dovrà avere un Core Curriculum in grado di poterglielo permettere.[9] [10] Il mondo reale pone comunque dei limiti e degli ostacoli all’implementazione dell’EBP. Mancanza di evidenze certe e zone grigie, scarsa applicabilità di esse in determinati ambienti, è amplificata da barriere logistiche e pratiche come: barriere linguistiche, tecnologie limitate, scarsa dimestichezza all’utilizzo di 8 banche dati, limitate risorse bibliografiche, mancanza di spazi e strutture dedicate alla ricerca, risorse economiche limitate. Un importante studio è riuscito a evidenziare ben cinquantanove esempi di ostacoli e barriere, tra questi particolare importanza è riconosciuta a: mancanza di tempo, difficoltà ad elaborare un quesito informativo, incapacità ad elaborare una strategia di ricerca valida, incapacità a selezionare valide risorse bibliografiche, inefficacie capacità di trasformazione delle evidenze in decisioni cliniche .[12] Rilevando tutte queste problematiche i promotori della filosofia EBP hanno ipotizzato di dover fare un passo in dietro. Evidenziando infatti, che non tutti abbiano la capacità e le competenze nonché la dedizione a fare ed applicare ricerca, è stato ipotizzato la necessità di individuare due tipologie di professionisti: gli “EBP Pratictioner”, coloro che hanno le capacità di praticare l’EBP e diffonderlo tra i colleghi e nei loro ambiti lavorativi, e gli “EBP Users” che non praticano l’EBP step by step, ma si limitano a ricercare ed applicare le evidenze già disponibili sulle fonti secondarie come per esempio le Linee Guidale, revisioni sistematiche ecc. Per sviluppare e mantenere comunque una pratica professionale basata sulle evidenze c’è bisogno sicuramente un’attività certosina, che si deve basare si sulla professionalità e l’interesse, ma soprattutto sullo sviluppo di nuove competenze attraverso un’adeguata progettazione formativa, che sviluppi attraverso metodologie andragogiche e di life-long-learning, l’interesse alla promozione e mantenimento di un cambiamento, portando alla formazione di professionisti in possesso di quel core competence capace di renderli partecipi nella ricerca e nell’utilizzo di sapere scientifico, sui quali basare il loro operato a favore dei bisogni dell’assistito e della comunità.[10] Il bambino e la sua famiglia sono al centro dell’assistenza pediatrica, sia medica che infermieristica ed in generale per tutti gli operatori sanitari che si occupano di età evolutiva [13]. Tutte le società collocano i bambini in una posizione di bisogno e protezione, e si occupano di loro prestando maggiori attenzioni e cure, dedicando loro strutture adatte a favorire lo sviluppo psicofisico, nonché le loro cure. I genitori e gli adulti in generale hanno la responsabilità di tutelarli ed evitare possibili traumi [14]. 9 In campo sanitario i bambini e gli adolescenti ed i loro genitori, hanno il diritto di poter usufruire delle cure più adeguate, in ambienti a loro dedicati con personale specializzato, e dovrebbero poter essere assistiti sulla base delle migliori evidenze scientifiche disponibili[15]. Per quanto riguarda la ricerca clinica, l’ambito pediatrico presenta problemi etici specifici: da una parte vi è la salvaguardia dei minori, dall’altra vi è la necessità di eseguire studi clinici sperimentali che per definizione comportano una certa quota di rischio ed il paziente essendo minore non può ancora esercitare appieno il proprio diritto di autodeterminazione, anche se è espressamente riportato nella carta dei diritti del bambino che: “I bambini e gli adolescenti – e i loro genitori - hanno diritto ad essere informati riguardo la diagnosi e adeguatamente coinvolti nelle decisioni relative alle terapie. Le informazioni ai bambini e agli adolescenti, specie quando riguardano indagini diagnostiche invasive, devono essere date quando possibile in presenza di un genitore e in modo adeguato alla loro età, capacità di comprensione e sensibilità manifestata”[15]. La difficoltà nella sperimentazione è quindi nella produzione di farmaci a squisito uso pediatrico, impone che nella pratica clinica si faccia largo uso di farmaci off label [16]. Questo d’altro canto, sottopone i piccoli pazienti a rischi di natura indefinita dovuta alla mancanza di conoscenze riguardo alla stabilità della molecola e la sua farmacocinetica e farmacodinamica [17], e ciò cozza con quanto sancito sempre dalla carta dei diritti della Fondazione ABIO che all’articolo uno sancisce: “I bambini e gli adolescenti hanno diritto ad avere sempre la migliore qualità delle cure…”. Per avere un’idea della dimensione del problema possiamo citare l’analisi eseguita nell’ambito del progetto “Osservatorio ARNO 2011” è stato calcolato che il 57,7% di un campione di oltre 1 milione di bambini di età inferiore ai 13 anni aveva ricevuto nel corso del 2010 la prescrizione di almeno un farmaco, con una media di 4,7 confezioni di medicinali a testa [18]. I dati sono simili anche a livello internazionale, come riportato da studi eseguiti in Canada e Stati Uniti [19] [20]. 10 L’alto utilizzo di farmaci in età pediatrica non è però accompagnato da un altrettanto sviluppo di molecole dedicate per queste fasce d’età.[16] In Italia per esempio nel 1997 i farmaci commercializzati destinati ai bambini ed agli adolescenti, supportati da evidenze scientifiche erano solo 123 su circa 10.000, l’1,3%. Uno studio del 2007 che ha valutato 4897 studi eseguiti tra il 1985 ed il 2004 evidenziava che il 68% era dedicato alla popolazione adulta, e solo il 14% era dedicato a bambini ed adolescenti[14]. Un’indagine eseguita in Italia dall’AIFA ha riportato che nel periodo dal 2002 al 2006 su 4252 sperimentazioni cliniche autorizzate, solo l’11,3% era dedicato a soggetti tra 13 e 18 anni e solo l’8,2%. Dati AIFA, relativi al periodo 2000-2006, mostrano che su 4252 sperimentazioni cliniche autorizzate nel nostro paese, solo l’11,3% comprendeva soggetti fra 13 e 18 anni, e solo l’8,2% ha arruolato anche pazienti minori di 12 anni. Infine, soltanto 99 studi comprendevano esclusivamente minori di 12 anni. Non sarebbe tuttavia corretto asserire che la mancanza di sperimentazioni cliniche in età evolutiva, sia dovuta unicamente a motivi etici, quali l’espressione del consenso informato e la capacità di comprendere le possibili ripercussioni future. Motivi economici, dovuti allo scarso interesse delle multinazionali del farmaco, in questo settore, la difficoltà di conduzione studi sperimentali dovuta alla complessità ad eseguire reclutamenti (sia per la rarità delle patologie, che alla necessità di stratificazioni dovute alle peculiarità delle varie fasi evolutive) e la difficoltà dovuta alla scarsa preparazione del personale, sono elementi che ostacolano ulteriormente la produzione di nuovi studi pediatrici.[14] Esistono innumerevoli ambiti di studio, rappresentati per esempio dal Risk management, dallo studio sui devices, dal benessere organizzativo ed il customer satisfaction, dalla validazione di scale diagnostiche che sono ad appannaggio non esclusivo della professione medica, ma che son trasversali avarie professioni. La ricerca infermieristica in questo ambito è una risorsa estremamente importante per le ricadute che può avere sulla soddisfazione dell’utenza e sugli esiti di cura. Anche la maggior rivista internazionale LANCET parla di ricerca infermieristica, e la indica come leva strategica a garanzia della qualità e dell’efficacia delle cure.[21] Un importante studio del 2014 pubblicato 11 nel New England Journal of Medicine, evidenzia come ci sia una solida associazione tra formazione degli infermieri qualità delle cure e risultati di salute, qualità delle cure che si ripercuote sulla loro adeguatezza e nel governo clinico in generale. Anche i sistemi sanitari più avanzati riconoscono l’importanza d’investire nella qualità delle cure infermieristiche, nella ricerca di un miglioramento continuo.[22] Molti ricercatori del mondo anglosassone ritengono però che la ricerca infermieristica pediatrica, come quella sul farmaco sia a rischio, per vari motivi: gruppo piccolo all’interno della professione, risorse limitate e mancanza di formazione.[24][25]. Da una ricerca eseguita in Nord’ America, dove la Ricerca Infermieristica potrebbe considerarsi all’avanguardia, si è rilevato che solo il 21% di Nurse Pratictioners erano coinvolti in un progetto di ricerca. [24] Come per gli infermieri, anche per altri professionisti si rileva la poca dimestichezza nel condurre, partecipare, implementare progetti di ricerca e trasferire le conoscenze nella normale pratica clinica, ne è un esempio, i dietisti, presi in esame da Chapman. [26] Anche la professione medica non è scevra da questi problemi, un’importante revisione della letteratura riporta come solo i medici generalisti formulino quesiti da applicare alla ricerca di evidenze in maniera molto poco frequente durante i loro consulti, con solo 0,07-1,84 per consulto. Anche per loro le principali fonti di evidenza sono costituite dal parere dei colleghi e dai libri di testo. Inoltre evidenzia come dal 1992 al 2005 nonostante l’incremento della disponibilità tecnologica l’utilizzo di risorse online si sia mantenuto costante.[27][28] Per quanto riguarda la ricerca infermieristica pediatrica, Darbyshire Darbyshire prova ad ipotizzare e discutere tre tipi di ostacolo: mancanza di tempo, mancanza di fondi e mancanza di conoscenza. Le richieste dei malati sempre più specifiche ed esigenti, la loro complessità, l’aumento della tecnologia, l’aumento delle aspettative sociali riguardanti la professione , fanno si che i professionisti della sanità, in questo caso gli infermieri siano sottoposti a continue pressioni, queste fanno si che le giornate lavorative non possano comprendere un giusto periodo di tempo da dedicare alla ricerca e all’aggiornamento. La mancanza di risorse rende poi ancora più difficile 12 destinare parte delle ore lavorative ad attività indirette ed obbliga le aziende sanitarie ad utilizzare il personale per ovviare ai bisogni imminenti e contingenti tralasciando quegli ambiti che avrebbero risultati solamente a lungo termine, tra i quali ritroviamo anche quello della ricerca linica. La mancanza di fondi da dedicare alla ricerca ed all’implementazione della stessa, nella normale pratica clinica è un'altra questione che affligge i professionisti della sanità.[23] E’ noto sia da fonti informative ufficiali che di cronaca come l’Italia sia in posizione svantaggiata per quanto riguarda il finanziamento alla ricerca. Come si può evincere dal rapporto AMVUR 2013 le risorse destinate all’Università si sono ridotte del 30% rispetto ai paesi OSCE del 40% rispetto a Francia, Belgio e Regno Unito e il 50% in meno dei paesi del Nord Europa e degli Stati Uniti ponendo il nostro paese a22° posto su 31 paesi presi in esame.[29] Anche per quanto riguarda la ricerca scientifica, i finanziamenti pubblici in Italia sono tra i più bassi tra i paesi OSCE, come si evince sempre dal rapporto AMVUR, il quale riporta che l’Italia negli ultimi trent’anni, ha investito una percentuale del PIL costantemente più bassa rispetto sia ai paesi UE che hai paesi OSCE, passando da un 0,95% del periodo 1981-1985, all’1,25% del 2011, al 2,09% e 1,94% a seconda che si consideri l’aggregazione a 15 o a 28 paesi) e OCSE (2,37%) per l’anno 2013, collocandosi al 19-esimo posto su 23 paesi considerati, risultando superiore in ambito UE alle sole Grecia e Polonia.[30] Questo fa si che i ricercatori italiani trovino grosse difficoltà a reperire fondi per portare avanti progetti di studio. Se diamo uno sguardo al settore infermieristico, questo è ancora più in affanno, poiché gli infermieri clinici non hanno un proprio budget dedicato, né personale di ricerca a loro disposizione per intraprendere progetti di studio. Anche la mancanza di conoscenza e di competenza, come rilevano alcuni studi, può essere considerate cause importanti nel determinare le difficoltà della Ricerca Clinica e dell’EBP , ed anche se negli ultimi anni ci sono stati dei progressi rispetto ai percorsi formativi di base, ancora non ci sono, specie tra alcune professioni, tipo quella infermieristica, buone notizie riguardo un aumento dell’interesse verso la ricerca. Anzi, come riportato nel lavoro di Darbyshire, molti infermieri non percepiscono l’attività scientifica come attività facente parte del corpus della loro professione. [23] 13 Anche la trasferibilità della ricerca ed utilizzo di prove di efficacia nell’attività clinica quotidiana è appesantita sia dalla scarsità di ricerca sia dalla mancanza di conoscenze. «L’aumento delle risorse non ha aumentato l’efficacia dei trattamenti. L’85% dei trattamenti non sono giustificati sulla base delle evidenze scientifiche. Il trasferimento nella pratica dei risultati della ricerca biomedica è lento e non sistematico.» [27]. Le competenze per l’Evidence Based Practice, cioè quelle capacità nell’utilizzo e produzione di prove di efficacia, indispensabili a supportare la normale pratica clinica sono definite “Core Competence” per tutte le professioni sanitarie. Queste, soprattutto oggi, hanno bisogno di un continuo aggiornamento [11] [31] [32]. In linea con quanto detto, la politica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer, ha sposato già da parecchi anni una spiccata propensione alla ricerca, cercando di coinvolgere tutti i professionisti clinici in svariati progetti dedicati all’aumento dell’attività di ricerca clinica e di trasferibilità della pratica clinica: • Giornate della ricerca: appuntamento annuale del personale per riflettere e confrontarsi sulle attività ed i risultati della ricerca scientifica aziendale. • Relazione annuale sulle attività sanitarie e scientifiche: come strumento di condivisione e diffusione delle attività scientifiche ospedaliere. • Seminari mensili di ricerca clinica: per promuovere l’attenzione, sia sulla ricerca che sui casi clinici. • Programma aziendale Giovani Ricercatori: investimento importante per il coinvolgimento di giovani operatori, con meno di quaranta anni, nella ricerca . • Premio Anna Meyer per Giovani ricercatori: promosso e sostenuto dalla Fondazione Anna Meyer per sostenere ed incentivare l’attività di giovani ricercatori con età inferiore ai quaranta anni. • Rivista Molto Meyer: rivista d’informazione scientifica indirizzata ai pediatri di famiglia ed ospedalieri di tutta Italia. • Progetto Giovani Ricerca Azione: rivolto al personale infermieristico, tecnico sanitario e di riabilitazione, per promuovere un’ulteriore crescita professionale. • La creazione di una Struttura Semplice di Ricerca Infermieristica, a supporto dei colleghi infermieri e non per dare consulenza metodologica e aiutare a 14 sviluppare progetti di ricerca. Negli anni dal 2008 al 2013 si è quindi evidenziato un notevole trend positivo grazie a questa politica un aumento della produzione scientifica dal 25% al 37%, con un Impact Factor che è passato da 538,85 del 2008 al 736, 214 del 2013. [33] Nonostante ciò resistono molte sacche che rendono difficile un completo sviluppo trasversale dell’attività scientifica; anche se la categoria medica sembra essere, la più produttiva, non è ben noto quale sia il gap tra le varie compagini professionali aziendali riguardo l’ambito di produzione scientifica; non è neanche noto quale siano i setting con maggiore difficoltà, anche se sono noti quelli con maggiore produttività. Non sono note neanche le necessità formative di cui hanno bisogno i professionisti riguardo all’Evidence Based Practice. Agli inizi dell’estate 2014, la Direzione ospedaliera si è dotata di un nuovo piano di sviluppo triennale, che coprirà il periodo dal 2014 al 2016. Questo nuovo ed ambizioso documento nasce espressamente dalla consapevolezza di aver consolidato importanti risultati, soprattutto nella ricerca, ma che d’altro canto devono essere implementati e supportati perché non rappresentino un punto di arrivo, ma un nuovo punto di partenza. Nel documento descrivendo i risultati al primo punto si evidenziano i progetti dedicati allo sviluppo dell’attività scientifica ospedaliera, su questa si basa il secondo punto, delinea i cambiamenti avvenuti grazie all’implementazione dell’attività scientifica a supporto dell’attività clinica ed al miglioramento dell’appropriatezza delle cure. In virtù dell’analisi dell’attività il Piano di sviluppo esprime la volontà chiara di investire nella promozione e nello sviluppo della ricerca pediatrica attraverso: • La creazione di un Clinical Trial Center Pediatrico, dotato di tutte le infrastrutture e le tecnologie informative e professionali necessarie nell’ambito della ricerca clinica e farmacologica pediatrica, a supporto di tutte le figure professionali implicate nella ricerca, per tradurre le loro intuizioni in disegni di studio, fornendo supporto metodologico ed assistenza tecnica. • La costruzione di un Campus per la ricerca e la didattica, in base alle necessità 15 espresse dai ricercatori e dal Comitato scientifico internazionale. • L’implementazione di laboratori di neurobiologia Sono solo l’inizio per promuovere la crescita e lo sviluppo di competenze in ricerca clinica ed Evidence Based Practice. [33] A proposito di questa politica d’innovazione, è evidente come diventi rilevante conoscere le attitudini, le competenze e le conoscenze in ambito scientifico, dei professionisti sanitari presenti all’interno dell’Azienda Ospedaliera. Riteniamo quindi che lo sviluppo di un progetto per la definizione delle competenze Evidence Based, basato su una rilevazione scientificamente corretta e l’utilizzo di uno strumento di indagine già più volte impiegato in ambito nazionale ed internazionale, possa essere di aiuto a capire gli ambiti di intervento dove focalizzare l’attenzione del governo clinico, per dare un’ulteriore spinta all’attività scientifica dell’Ospedale.[31] [32] A tal Proposito è stato elaborato il progetto di ricerca dal titolo: Indagine trasversale, monocentrica per rilevare le conoscenze, competenze, attitudini e barriere dei professionisti sanitari dell’A.O.U. Meyer nella Ricerca Clinica e l’Evidence Based Practice. Tale progetto dovrebbe servire ad individuare quegli ambiti di miglioramento utili per focalizzare interventi mirati, che possano servire al miglioramento della Pratica basata sulle prove di efficacia e al superamento di ostacoli che si presentano nei confronti della ricerca scientifica. Lo strumento operativo ipotizzato per raggiungere tale scopo, è rappresentato dalla progettazione di un evento formativo dal titolo: “Conoscere la ricerca; una leva strategica nella sanità che cambia”, che sarà analizzato nel quarto capitolo. 3. Il progetto di ricerca: conoscenze, competenze e ostacoli 3.1 . Titolo del progetto Ricerca clinica ed EBP: Conoscenze e competenze dei professionisti sanitari di area pediatrica. Indagine CAP Conoscenza a Attitudine e Pratica trasversale, monocentrica, per rilevare le conoscenze e competenze dei professionisti sanitari dell’A.O.U. Meyer, nella Ricerca Clinica. 16 3.2. Finalità e obiettivi del progetto Gli obiettivi di questo progetto sono divisi in un obiettivo primario e tre obiettivi secondari: Obiettivo Primario: Valutare competenze, conoscenze, atteggiamenti e barriere all’implementazione dell’Evidence Based Practice tra gli operatori sanitari dell’A.O.U.Meyer. Obiettivi secondari: ! Stabilire quali settings ospedalieri abbiano una più elevata conoscenza e competenza sull’utilizzo delle evidenze scientifiche. ! Conoscere quale categoria professionale sia maggiormente preparata in Evidence Based Practice e sia in grado di utilizzare le evidenze nella normale pratica clinica. ! Evidenziare quale percorso formativo dia maggiori garanzie sul trasferimento di conoscenza in EBP. Tale progetto sarà realizzato allo scopo di individuare i bisogni formativi, organizzativi e relazionali dei professionisti, riguardo all’attività di Evidence Based Practice, per attuare un piano d’intervento formativo, con l’intento di migliorare quantitativamente e qualitativamente la produzione scientifica aziendale, aumentare la trasferibilità nella pratica clinica delle prove di efficacia aumentando così la qualità, la sicurezza e l’appropriatezza delle cure. 3.3. Risorse Risorse disponibili Il presente progetto è stato realizzato nell’ambito dell’attività di tirocinio del Corso di Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche, e non ha gravato per quanto riguarda le risorse umane sui fondi del Servizio Sanitario Nazionale. 17 Il questionario è stato distribuito ai dipendenti dell’A.O.U. Meyer, usufruendo dell’attività di Tirocinio di un Laureando Magistrale in Scienze Infermieristiche e ostetriche. Data l’alta valenza aziendale della rilevazione, dipendenti hanno risposto al questionario durante il normale orario di servizio. Il recupero dei questionari, la tabellazione e l’elaborazione, sono stati eseguiti sempre all’interno dell’attività di tirocinio, con l’aiuto del Trial Center Pediatrico e della Struttura Semplice di Ricerca Infermieristica, afferente alla Direzione Generale. Il materiale necessario alla stampa del questionario è stato fornito dell’A.O.U. Meyer, in quanto, interessata alla definizione delle competenze del proprio personale riguardo all’argomento trattato. La proprietà dei dati è gestita dallo sperimentatore in collaborazione con l’azienda. Risorse necessarie - Elaboratore del protocollo (Laureando CdLM in scienze Infermieristiche ed Ostetriche – Servizio di epidemiologia) - Distribuzione e raccolta dei questionari (Laureando CdLM in scienze Infermieristiche ed Ostetriche – Servizio di epidemiologia) - Elaborazione dei dati ed interpretazione ((Laureando CdLM in scienze Infermieristiche ed Ostetriche – Servizio di epidemiologia) - Carta per stampante, cancelleria - Postazione lavorativa (Scrivania, Monitor, Computers, stampante, fotocopiatrice) - Programmi: statistici STATA, di calcolo EXCEL e di videoscrittura Non sono previsti oneri per il Comitato Etico, né coperture assicurative previste per l’esecuzione di studi scientifici, come previsto dalla Determina AIFA 20/03/2008. 18 3.4. Piano operativo Il diagramma di flusso che riportiamo qui di seguito, riassume in maniera chiara le fasi del processo di esecuzione dello studio. Per la descrizione completa si rimanda al protocollo di studio, al paragrafo: “ Descrizione del trattamento”. (Figura n.1) Diagramma di flusso: Indagine trasversale, monocentrica per rilevare le conoscenze, competenze, a8tudini e barriere dei professionis; sanitari dell’A.O.U. Meyer nella Ricerca Clinica e l’Evidence Based Prac;ce. Fase preliminare Elaborazione progetto di ricerca Protocollo e documentazione Approvazione Direzione Aziendale Fase sperimentale Negativo Ricevimento Parere Positivo Studio pilota Valutazione questionario con alfa di Crombach Fase esecutiva Presentazione del progetto Somministrazio ne del questionario Recupero questionari compilati Fase Valutativa Creazione database Analisi statistica Formulazione e valutazione dei risultati Presentazione dei risultati Fase divulgativa Diffusione dei risultati Intranet Aziendale Sottomissione per la pubblicazione Figura n.1 19 3.5. Protocollo di studio 3.5.1. Disegno dello studio Studio di Knowledge, attitudes, and practices relative all’EBP (Conoscenza a Attitudine e Pratica – CAP), trasversale osservazionale e di correlazione, monocentrico in aperto. 3.5.2. Materiali e Metodi Popolazione di riferimento Personale sanitario dell’A.O.U.Meyer: Medici, Infermieri e Infermieri Pediatrici, Tecnici sanitari di laboratorio, Tecnici sanitari di radiodiagnostica, Tecnici di neurofisiopatologia, Logopedisti, Dietisti, Fisioterapisti, Biologi e Biotecnologi, Farmacisti. In seguito saranno inseriti i dati in un database ce servirà per eseguire le successive indagini statistiche e di correlazione. I dati saranno elaborati in forma anonima ed utilizzati per la progettazione di un percorso formativo in EBP. Criteri d’inclusione e d’esclusione Campionamento di convenienza, su una popolazione di riferimento rappresentata dal personale del ruolo sanitario, assunto a tempo indeterminato nell’A.O.U. Meyer di Firenze, alla data dell’1 luglio 2014, Pari a 860 unità. Criterio d’inclusione: tutti i professionisti sanitari (Medici, Infermieri e Infermieri Pediatrici, Tecnici sanitari di laboratorio, Tecnici sanitari di radiodiagnostica, Tecnici di neurofisiopatologia, Logopedisti, Dietisti, Fisioterapisti, Biologi e Biotecnologi, Farmacisti), assunti a tempo indeterminato alla data d’inizio della rilevazione. Criterio d’esclusione: studenti, personale tecnico e amministrativo, personale di supporto all’assistenza. Predeterminazione della numerosità campionaria Ipotizzando un errore alfa pari al 5%, una potenza (1-beta)= 80% e una prevalenza attesa di conoscenza e competenza pari al 20%, (+/- 5%) si stimano le diverse numerosità campionarie (tabella1). 20 Popolazione di riferimento 23/06/2014 Prevalenza attesa Numerosità campionaria Numerosità ridotta per camp >5% 860 10% 138 119 860 20% 246 191 860 30% 223 235 860 40% 369 259 860 50% 384 266 860 60% 369 259 860 70% 223 235 860 80% 246 191 860 90% 138 119 860 99% 15 tabella n.1 Setting di riferimento Lo studio si è svolto all’interno dell’azienda Ospedaliera Universitaria Meyer di Firenze che rivolge la sua opera a favore della cura dei bambini, degli adolescenti e delle loro famiglie. La rilevazione è stata condotta in tutti i servizi clinici e di supporto (reparti di degenza medica, reparti di degenza chirurgica, reparti specialistici e Day Hospital, Laboratori di analisi, Farmacia, Radiologia Reparti di Area Critica, Sala operatoria e Pronto Soccorso), sono stati esclusi la sede amministrativa e gli uffici gestionali delle varie Strutture Operative, dell’Ospedale Pediatrico Meyer. Descrizione del trattamento Ricevuta l’approvazione positiva da parte della Direzione Aziendale, si è proceduto alla presentazione del progetto mediante riunione plenaria in Aula Magna e incontri di reparto definiti preventivamente con il coordinatore. In seguito è stato eseguito uno studio preliminare durante il quale, sono stati somministrati cento questionari a due reparti pilota, uno di pediatria chirurgica ed uno di pediatria medica, estratti a caso mediante sorteggio, successivamente i dati (94 questionari) ricevuti sono stati utilizzati per la valutazione del coefficiente d’interclasse del questionario, mediante il test Alfa(a) di Cronbach. Nel periodo di arruolamento, dal 20 settembre 2014 al 20 ottobre 2014, è stata iniziata la distribuzione dei questionari a tappeto in tutta l’azienda per raggiungere la numerosità campionaria attesa. 21 Sono stati distribuiti un numero di questionari ad hoc, ai dipendenti dell’azienda ospedaliera Meyer. Il canale distributivo è stato rappresentato dai Coordinatori di unità assistenziali, che opportunamente informati mediante riunione plenaria sull’esecuzione dello studio, hanno supervisionato questa fase. I questionari sono stati raccolti una volta a settimana per il periodo prefissato, fino al raggiungimento della numerosità prevista. Abbiamo ricevuto 264 questionari dei quali diece compilati in maniera incompleta in qualche campo, che sono comunque stati inseriti nello studio. Per completezza e maggior chiarezza espositiva di seguito riportiamo il cronoprogramma che definisce le varie fasi dell’esecuzione dell’indagine. (Tabella n.2) Diagramma di Gant: Indagine trasversale, monocentrica per rilevare le conoscenze, competenze, attitudini e barriere dei professionisti sanitari dell’A.O.U. Meyer nella Ricerca Clinica e l’Evidence Based Practice. Fasi Luglio Agosto 01-31 01- 15 Settembre 15- 30 01- 10 11- 20 Ottobre 21- 30 01- 10 11- 20 Novembre Dicem bre 2130 Sottomissione per approvazione Direzione Sanitaria Esecuzione studio preliminare Somministrazione questionari studio preliminare Ritiro questionari studio preliminare Analisi dei dati studio preliminare Presentazione del progetto all'azienda Somministrazione dei questionari Recupero dei questionari Inserimento dati nel database Analisi Statistica Formulazione dei risultati Presentazione dei risultati Diffusione dei risultati Tabella n.2 Strumenti per la rilevazione dei dati Si è utilizzato un questionario validato negli Regno Unito dallo studio Upton & Upton del 2006, tradotto in italiano ed utilizzato in un ulteriore studio eseguito presso la ASL di Reggio Emilia nel 2010, da Romani e Forni . [31][32] Il questionario comprende trenta item suddivise in 6 aree. Formato originariamente da tre aree è stato modificato aggiungendo l’area numero uno e 22 l’area cinque e sei per permettere rispettivamente, una più ampia indagine demografica, la valutazione della conoscenza della lingua inglese e la propensione alla formazione in Evidence Based Practice. Lo strumento è stato sottoposto a valutazione del coefficiente d’interclasse, mediante il test Alfa (a) di Cronbach, e la difficoltà alla compilazione. Alcuni campi dovevano esser riempiti con i dati richiesti, per la maggior parte però è stata prevista una risposta con scala Likert a quattro punti per le tabelle: due, tre, quattro e cinque. (Allegato n. 1) Variabili valutate • Le caratteristiche demografiche (Professione, livelli d’istruzione, genere, età, paese di provenienza, reparto e anzianità lavorativa). • L’approccio all’EBP nella pratica clinica (Scala Likert a quattro punti: 1. mai, 2. alcune volte, 3. spesso, 4. sempre). • L’atteggiamento verso l’EBP nell’attività quotidiana (Scala Likert a quattro punti: 1. per niente, 2. poco, 3. abbastanza, 4. molto). • Le conoscenze riguardanti l’EBP (Scala Likert a quattro punti: 1.Scarso, 2. Sufficiente, 3. Buono, 4. Ottimo). • La Conoscenza e competenza riguardo alla lingua inglese (Scala Likert a quattro punti: 1.Scarso, 2. Sufficiente, 3. Buono, 4. Ottimo). • La propensione alla formazione in EBP e ricerca clinica (Quattro domande strutturate ed una aperta). Outcome attesi In base agli studi presi in esame, ci attendevamo che dalla nostra indagine emergesse che almeno un 20% del personale sanitario in forza all’azienda avesse una buona preparazione in EBP, che ci fosse una differenza a favore del personale laureato in Medicina, Scienze Biologiche e Farmacia, rispetto al personale Infermieristico e Tecnico, dovuta alla maggior formazione in metodologia della ricerca e di una più spiccata abitudine a cimentarsi nell’ambito di ricerca clinica e di evidenze. Si attendevamo, inoltre, anche una differenza positiva a favore dei giovani laureati rispetto a quelli formati da 23 maggior tempo, dovuto all’inserimento nei percorsi di laurea di ore dedicate all’insegnamento delle pratiche basate sulle prove di efficacia e di metodologia della ricerca. Si è previsto, in accordo con gli altri studi, come ci possa presumibilmente essere maggiori difficoltà nell’utilizzo degli strumenti informatici. In fine cosa che non è stata indagata dagli altri studi si è ipotizzato una scarsa conoscenza dell’inglese tra i professionisti italiani, che limita notevolmente l’abitudine ad aggiornarsi sulle più note banche dati[31] [32]. Modalità di randomizzazione La randomizzazione non è stata prevista per lo studio principale, sono stati, invece, sottoposti a randomizzazione i reparti nei quali è stata eseguita l’indagine preliminare, mediante estrazione a sorte, eseguita utilizzando buste preconfezionate, per controllare il bias di selezione dovuta alla maggior produttività di certi setting, con spiccata propensione alla ricerca, rispetto ad altri, che da rilevazioni aziendali hanno dimostrato meno interesse. [17] Cecità Non prevista, in quanto, la somministrazione del questionario è stata realizzata in aperto. Prevista una cecità nella elaborazione dei dati. Analisi dei dati: - statistica descrittiva e inferenziale E’ stato utilizzato il test Alfa di Cronbach usato come stima della riproducibilità di un test e misura la consistency interna (intercorrelazione) tra diversi items che tendono a “catturare” lo stesso costrutto (la competenza in materia di EBM in questo specifico caso). L’intercorrelazione è attesa essere elevata (alto valore di alfa) quando gli items misurano realmente lo stesso costrutto. Si ritiene valido un valore di alfa superiore a 0,7. I dati sono stati raccolti in forma anonima, inseriti in un database, opportunamente precostituito tramite programma di calcolo EXCEL ed elaborati 24 in maniera aggregata con programma statistico STATA, da personale esperto in statistica ed epidemiologia. L’intervallo di confidenza (I.C.) utilizzato è stato del 95%, il P valore per controllare l’errore alfa <0,05. Le variabili sono state valutate in base alla frequenza e sulle loro medie, quelle qualitative ordinali e nominali sottoposte al test del Chi2, quelle quantitative, valutate con test ANOVA e T di Student per dati parametrici; la significatività statistica delle scale Likert, in quanto test non parametrico è stata valutata con il test di Kruskal-Wallis. I dati sono stati poi incrociati per stabilire il rapporto tra il punteggio delle risposte e le caratteristiche demografiche con il tipo di professione svolta. Raggiunta la numerosità campionaria prevista è stata eseguita inferenza statistica principalmente, riguardo alla popolazione professionale di riferimento aziendale, in seguito, su quella nazionale del settore pediatrico ospedaliero. Purtroppo il tipo di setting pediatrico, le caratteristiche di alta specializzazione, le differenze sostanziali, sia economiche sia organizzative caratterizzano l’Ospedale Meyer nei confronti degli altri ospedali sia pediatrici sia non, pongono un limite alla generalizzazione del dato a livello nazionale. Si crede comunque che lo studio possa essere utile per promuovere studi futuri in altre sedi, per confrontare i risultati e definire strategie comuni. Gestione della privacy I questionari sono stati somministrati in forma anonima e compilati in maniera volontaria. Approvazione e Autorizzazione e proprietà dei dati Lo studio come indagine trasversale non interventistica, eseguita su un campione di professionisti, secondo la normativa ministeriale [18] e le direttive aziendali non ha avuto bisogno dell’approvazione del Comitato Etico Pediatrico. (allegato n. 2) E’ comunque stato richiesto il parere autorizzativo alla Direzione Sanitaria (Allegato n. 3). I dati saranno utilizzati a scopo di studio e sono di proprietà degli sperimentatori e dell’A.O.U. Meyer. 25 3.5.3. Risultati Su una popolazione di circa 860 professionisti appartenenti al ruolo sanitario dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer di Firenze, in servizio alla data 30 settembre 2014, sono stati distribuiti 350 questionari, è stato raccolto un campione di 264 schede compilate, un numero nettamente superiore alla numerosità campionaria necessaria calcolata, per eseguire lo studio, di 191 soggetti, utile per raggiungere una significatività statistica. (Tabella n.1 ) Lo strumento preso a modello per l’indagine è un questionario validato nel Regno Unito dallo studio Upton & Upton del 2006, tradotto in italiano ed utilizzato in un ulteriore studio eseguito presso la ASL di Reggio Emilia nel 2010, da Romani e Forni.[31] [32] Questo è stato lievemente modificato nel grado delle scale Likert ed integrato nei campi: l’area numero uno e l’area cinque e sei per permettere rispettivamente, una più accurata indagine demografica, la valutazione della conoscenza della lingua inglese e la propensione alla formazione in Evidence Based Practice, come riportato nel Paragrafo Materiali e Metodi. (Allegato n. 1) L’analisi demografica è stata fatta suddividendo il campione per: • Professione, • Livello d’istruzione, • Genere, • Età anagrafica, • Paese di provenienza, • Settore lavorativo, • Anzianità lavorativa. Ambiti che potrebbero avere una certa influenza sulle capacità, sulle conoscenze, sulle competenze e sui fattori di ostacolo riguardanti la ricerca clinica e l’EBP. Da questa possiamo rilevare che il 66,67% dei questionari, pari a 176 come dato grezzo, sono stati compilati dagli infermieri generalisti/infermieri pediatrici. 26 Ciò è spiegabile per il fatto che, la professione infermieristica è quella numericamente preponderante all’interno dell’ospedale. Segue la professione medica con 45 questionari compilati, pari al 17,05%, le professioni tecniche sanitarie con 36 questionari compilati, pari al 13,64%, per ultime vengono i laureati a ciclo unico non medici con il 2, 65%, pari a 7 unità. (Grafico n.1). Professione PROFESSIONE TECNICO SANITARIA MEDICO INFERMIERE/ INFERMIERE PEDIATRICO LAUREATO NON MEDICO CICLO UNICO Grafico n. 1 Il 42% del campione dichiara di possedere una Laurea Triennale o un Diploma Universitario, il 21%è in possesso di Diploma professionale sanitario/ regionale, con o senza maturità; il 19% ha una Specializzazione post Laurea; il 9% è in possesso di un Master di I livello, il 7% di una Laurea Magistrale, 1% di un Dottorato di Ricerca, Altro/non risponde invece è pari al 1%. (Grafico n. 2 ) SPEC POST LAUREA 19% Livello d'istruzione SCUOLA PROFESSIONE SANITARIA/ DIPLOMA R 21% MASTER I LIVELLO 9% ND 1% ALTRO 0% DOTTORATO DI RICERCA 1% DU/LAUREA TRIENNALE 42% LAUREA MAGISTRALE 7% Grafico n. 2 27 Il campione è rappresentato per 80% da individui di genere femminile, mentre il restante 20% è rappresentato dal sesso maschile. (Grafico n. 3) Genere Femmina Maschio 20% 80% Grafico n. 3 Riguardo al paese di provenienza, il 96% del campione è di nazionalità italiana, mentre solo il 2% proviene da altri paesi della Comunità Europea, il 2% non risponde. (Grafico n. 4) Nazionalità ND Altri Paesi CE 2% Italia 2% 96% Grafico n. 4 Il 14,77% del campione, con 39 questionari compilati, appartiene ai reparti di Pediatria Medica Internistica, che con il 12,88% delle attività specialistiche e poliambulatori fa si che il Dipartimento Medico rappresenti il 27,65 degli intervistati. La Direzione Aziendale che comprende Direzione Generale, Direzione Sanitaria, Direzione Infermieristica e Servizio di psicologia è al secondo posto con il12, 5%, a seguire troviamo l’Oncoematologia con l’11%, Pediatria Chirurgica, Trauma center e Week Hospital cin il 9,8%, il Dipartimento Emergenza Urgenza con il 7,9%, il Laboratorio Analisi con il 6,1% La 28 Rianimazione con il 5,70%, La riabilitazione con il 4,55, la Terapia Intensiva Neonatale con il 4,17 Dipartimento Neurosensoriale con 3,40, Il servizio di Radiodiagnostica con il 3% la Sala Operatoria con il 2,7, la Dietetica Professionale con 1,1%. L’età media del campione è di 40,27 anni DS 9,9, l’età minima è di 23 anni, mentre quella massima è di 64. La mediana è di 39 anni e la moda di 33, al 75° percentile un’età di 47 anni. Per comodità analitica l’età anagrafica è stata distribuita in classi così di seguito riportate, per le quali si è calcolata la frequenza. Anche da questa elaborazione si evidenzia come il 62,46% risulti nella fascia lavorativa tra 31 e 50 anni, che usualmente è considerato il range maggiormente produttivo in una carriera professionale (Tabella n.3): Età anagrafica Freq. Percent Cum. 20 - 30 anni | 51 19.54 19.54 31 - 40 anni | 88 33.72 53.26 41 - 50 anni | 75 28.74 81.99 51 - 60 anni | 42 16.09 oltre 60 anni | 5 1.92 Total | 261 98.08 100.00 100.00 Tabella n. 3 Per quanto riguarda l’anzianità lavorativa, il campione ha una media di 13,8 anni DS 10,0156, con una mediana ed una moda di 10 anni, un minimo di 0,2 mesi ed un massimo di 42 anni. Al 25° percentile abbiamo un valore di 5 anni, mentre al 75° viene riportato 21 anni. Sempre per comodità di analisi la variabile è stata sottoposta a categorizzazione, evidenziando come ben il 50,38% corrisponda alla fascia tra zero e dieci anni, ed il 22,9% alla fascia tra 11 e 20 anni, arrivando a coprire se sommati il 73,28% della popolazione sanitaria ospedaliera. (Tabella n. 4) Anzianità Lav | 0 - 10 anni | 11 - 20 anni | 11 - 20 anni | 21 - 30 anni | oltre 30 anni | Total | Freq. 132 60 3 46 21 262 Percent Cum. 50.38 50.38 22.90 73.28 1.15 74.43 17.56 91.98 8.02 100.00 100.00 29 Tabella n. 4 Analisi della coerenza interna del questionario mediante a di Cronbach Lo strumento è stato sottoposto all’analisi mediante: alfa di Cronbach per la valutazione della coerenza interna per quanto riguarda le aree due, tre, quattro e cinque. Dopo una valutazione parziale del campione su novantotto questionari rilevati in azienda estraendo in maniera casuale i reparti di DEA-PS e Pediatria internistica con il metodo delle buste chiuse, a scopo preliminare Abbiamo deciso di sottoporre tutto il campione a tale analisi per confrontare il dato che si è dimostrato pressoché sovrapponibile. Abbiamo quindi deciso di procedere con l’analisi di tutto il campione, qui di seguito fedelmente riportata. E’ riportato il valore medio totale del test scale per alfa e i valori ottenibili a seguito dell’eliminazione di ciascuno degli items che compongono il test. Valori di alfa di ognuno dei diversi items, superiori al valore medio, indicano una scarsa performance per quello specifico item, nel misurare il costrutto. Ne deriva l’indicazione a non utilizzare quello specifico items, se si vuole perseguire l’obiettivo di misurare il costrutto. Risultati Tabella n. 2 a di Cronbach La sezione due del questionario ha un buon valore di alfa pari a 0.8334 (quadrato della correlazione tra la scala e il costrutto o fattore che si vuole misurare). Gli items che compongono la sezione 2 mostrano che il valore medio non è migliorabile con l’eliminazione di nessun items. I valori di alfa per ciascun item, infatti, non mostrano nessun valore superiore a quello medio totale. (tabella n.5) Il dato è pressoché sovrapponibile a quanto riportato nel lavoro di Upton 0.85.[32] Average: item-test item-rest inter-item Item | Obs Sign correlation correlation covariance t2d1 | 260 + 0.6340 0.4740 .3221767 t2d2 | 260 + 0.8055 0.7094 .2779527 t2d3 | 259 + 0.6795 0.5157 .3016417 t2d4 | 258 + 0.7905 0.6735 .2708534 t2d5 | 260 + 0.7795 0.6623 .2768725 t2d6 | 261 + 0.7540 0.6196 .2812424 Test scale | .2884527 alpha 0.8319 0.7870 0.8249 0.7925 0.7950 0.8042 0.8334 Tabella n. 5 30 Risultati Tabella n. 3 a di Cronbach La sezione tre del questionario ha uno scarso valore di alfa pari a 0.6837 Gli items che compongono la sezione tre mostrano che il valore medio è migliorabile con l’eliminazione dell’item t3d7. I valori di alfa ottenibile, infatti, con la rimozione di questo item, giunge a 0.7168. Rispetto a quanto riportato nello studio di Upton, qualora si elimini l’item suddetto, il valore da noi rilevato (0.71) sembra diventare molto simile, rispetto a (0.79) dello studio inglese.[32] (Tabella n. 6) L’item T3d7 misura comunque un fattore importante per quanto riguarda gli ostacoli relativi alla ricerca, infatti indaga la percezione dei professionisti riguardo al tempo che possono dedicare alla ricerca durante la loro attività lavorativa, variabile che comunque va tenuta in considerazione per eventuali interventi di miglioramento da adottare, data l’ampia discussione riportata anche in letteratura. Average: item-test item-rest inter-item Item | Obs Sign correlation correlation covariance t3d7 | 262 + 0.6678 0.3359 .1956817 t3d8 | 261 + 0.6625 0.4182 .1914899 t3d9 | 262 + 0.7717 0.5743 . 1449932 t3d10 | 261 + 0.7823 0.5723 .1373102 Test scale | .167365 alpha 0.7189 0.6471 0.5506 0.5470 0.6837 Tabella n. 6 Risultati Tabella n. 4 a di Cronbach La sezione quattro del questionario ha un buon valore di alfa pari a 0.9266 Gli items che compongono la sezione quattro mostrano che il valore medio è leggermente migliorabile con l’eliminazione dell’item t4d11. (Tabella n.7) Anche questo è pressoché identico al risultato di Upton 0.91.[32] Analizzando, infatti, possiamo evidenziare come l’item individuato non sia direttamente correlabile alla ricerca, poiché indaga le capacità di utilizzo degli 31 strumenti informatici, che comunque è un elemento indispensabile per interagire nella ricerca stessa e nel campo delle attività EBP correlate. Potrebbe quindi essere considerato un campo a sestante da indagare anche mediante indagini future. Average: item-test item-rest inter-item Item | Obs Sign correlation correlation covariance t4d11 | 258 + 0.6031 0.5189 .2949316 t4d12 | 259 + 0.7949 0.7439 .2765056 t4d13 | 258 + 0.7982 0.7494 .2767812 t4d14 | 257 + 0.7401 0.6813 .2835258 t4d15 | 258 + 0.7856 0.7316 .2756805 t4d16 | 257 + 0.8132 0.7659 .2745176 t4d17 | 258 + 0.7809 0.7313 .2808141 t4d18 | 257 + 0.6402 0.5668 .293131 t4d19 | 257 + 0.7422 0.6921 .2890748 t4d20 | 257 + 0.7459 0.6936 .2866243 t4d21 | 256 + 0.7354 0.6807 .2869858 t4d22 | 257 + 0.7498 0.6976 .2858248 Test scale | .2837008 alpha 0.9275 0.9180 0.9178 0.9204 0.9185 0.9169 0.9186 0.9252 0.9204 0.9202 0.9207 0.9200 0.9266 Tabella n. 7 Risultati Tabella n. 5 a di Cronbach La sezione cinque del questionario ha un buon valore di alfa pari a 0.9326. Gli items che compongono la sezione 5 mostrano che il valore medio non è migliorabile con l’eliminazione di nessun items. I valori di alfa per ciascun item, infatti, non mostrano nessun valore superiore a quello medio totale. (Tabella n.8) Average: item-test item-rest inter-item Item | Obs Sign correlation correlation covariance t5d23 | 261 + 0.9336 0.8804 .5732924 t5d24 | 260 + 0.9319 0.8771 .5702602 t5d25 | 260 + 0.8872 0.8014 .6104225 t5d26 | 261 + 0.8981 0.8086 .576296 Test scale | .5825777 alpha 0.8991 0.9003 0.9241 0.9248 0.9326 Tabella n.8 32 Risultati Tabella n 2 La Tabella n. 2 del questionario indaga l’approccio che i professionisti dimostrano riguardo all’Evidence Based Practice durante la loro pratica professionale. La domanda cui dovevano rispondere chiedeva: “Durante la pratica quotidiana, quante volte nel corso dell’ultimo anno vi siete comportati come nelle situazioni riportate di seguito, per colmare un dubbio o una lacuna nelle vostre conoscenze?”. Gli items relativi a tale domanda erano sei, la risposta doveva essere data su una scala Likert a 4 punti con valore 1. Mai, 2. Talvolta, 3. Spesso, 4. Molto Spesso. Il totale delle somme dei questionari è stato di 3937, su un totale minimo di 1584 e massimo di 6636, con una media di 15,06 e Mediana di 15, su valori tra 6 e 24 con un range di 18. Abbiamo inoltre incrociato tali dati con le categorie professionali che hanno partecipato all’indagine, per vedere se tra di esse vi era una differenza statisticamente significativa rispetto all’Approccio EBP nella pratica quotidiana. Da un confronto iniziale delle medie delle risposte sembrerebbe che la professione Medica con media 17,33 DS 2.99 ed i Laureati a ciclo unico non medici con 17.28 DS 2,56 avessero un approccio migliore, attestandosi su un valore di poco sopra a 17 contro i 15,6 DS 3.78 delle Professioni Tecniche Sanitarie ed i 14.05 DS 3.70 degli Infermieri/ Infermieri pediatrici, dato confermato dal test per le variabili non parametriche di Kruskal – Wallis che conferisce un P Value di 0,0001 confermando la significatività statistica. (Grafico n.5) 33 Approccio EBP/Professione 17,50% 17,00% 16,50% 16,00% 15,50% 15,00% 14,50% 14,00% 13,50% 13,00% INFERMIERE/ INFERMIERE PEDIATRICO LAUREATO NON MEDICO MEDICO CICLO UNICO PROFESSIONE TECNICO SANITARIA Grafico n. 5 Risultati Tabella n. 3 La Tabella n. 3 del questionario indaga l’atteggiamento che i professionisti hanno riguardo all’Evidence Based Practice nell’attività lavorativa quotidiana. La domanda cui dovevano rispondere chiedeva: “Dove ti collocheresti, sulla scala riportata per ognuna delle seguenti affermazioni?”. Gli items relativi a tale domanda erano quattro, la risposta doveva essere data su una scala Likert a 4 punti con valori: 1. Per niente, 2. Poco, 3. Abbastanza, 4. Molto. Il totale delle somme dei questionari è stato di 3196, su un minimo di 1056 e un totale massimo di 4224, con una media di 12.1, moda e mediana di 12 su valori tra 4 e 16,con range di 12. Successivamente, anche per tale ambito abbiamo incrociato i dati con le categorie professionali che hanno partecipato all’indagine, per vedere se tra di esse vi era una differenza statisticamente significativa rispetto all’Atteggiamento verso l’EBP nella pratica quotidiana. Da un confronto iniziale delle medie delle risposte sembrerebbe che i Laureati a ciclo unico non medici abbiano un atteggiamento migliore rispetto alle altre professioni attestandosi su un valore di 14,28 DS 1,11; la professione Medica si colloca su una media di 13,26 DS 1,52; a seguire abbiamo un valore medio di 13,19 DS 1,23 delle Professioni Tecniche 34 Sanitarie ed all’ultimo posto con 11,5 DS 2,34 troviamo le Professioni Infermieristiche. L’ipotesi è stata confermata dal test per le variabili non parametriche di Kruskal –Wallis che ha conferito un P Value di 0,0001 confermando la significatività statistica. (Grafico n.6) A<eggiamento EBP/Professione 16 14 12 10 8 6 4 2 0 INFERMIERE/ INFERMIERE PEDIATRICO LAUREATO NON MEDICO CICLO UNICO PROFESSIONE TECNICO MEDICO SANITARIA Grafico n. 6 Evidenziata durante l’analisi di background che la mancanza di tempo è uno dei fattori caratteristici per quanto riguarda le problematiche EBP [10] [11] [12] [23], abbiamo deciso di analizzare tale punto in maniera separata. Item n. 7, tabella 2: “Durante il mio lavoro ho tempo di tenermi aggiornato”. Il campione analizzato alla domanda che indaga la disponibilità di tenersi aggiornato durante il proprio lavoro risponde con una media di punteggio di 2,1 su 4 con una DS di 0,7953 con una moda e mediana di 2. Il 19% del campione risponde di non aver tempo per aggiornarsi durante il proprio lavoro, mentre ben il 49% dice di averne poco, ben il 68% dichiara quindi che il proprio lavoro non gli permette di tenersi aggiornato perché gli prende tutto il tempo. Il 27% risponde di avare abbastanza tempo durante la propria attività e solo il 5% risponde di farlo con sistematicità. (Grafico n.7) 35 Il mio lavoro mi lascia il tempo per l'aggiornamento? Per niente Poco Abbastanza Spesso 5% 27% 19% 49% Grafico n. 7 Il grafico n.8 qui riportato riporta l’analisi della variabile mancanza di tempo incrociata con le categorie professionali. Da quest’analisi risulta che I laureati non medici sono quelli che ritengono di avere un tempo adeguato per il loro aggiornamento, mentre gli infermieri sono la categoria che percepisce maggior disagio. Punteggio medio mancanza di tempo per aggiornamento 4,5 4 3,5 3 2,5 2 1,5 1 0,5 0 INFERMIERE/ LAUREATO NON INFERMIERE MEDICO CICLO PEDIATRICO UNICO MEDICO PROFESSIONE TECNICO SANITARIA Grafico n. 8 36 Risultati Tabella n. 4 La Tabella n. 4 del questionario indaga le conoscenze dei professionisti rispetto all’Evidence Based Practice. Gli items relativi a tale domanda erano dodici, la risposta doveva essere data su una scala Likert a 4 punti con valore 1. Scarso, 2. Sufficiente, 3. Buono, 4. Ottimo. Il totale delle somme dei questionari è stato di 7472, su un totale massimo di 12672 e un minimo di 3168, con una media di 28.94, moda 32 e mediana di 30 su valori tra un minimo di 12 ed un massimo di 48, con range di 36. Intrecciando il risultato sulle competenze EBP con le categorie professionali, possiamo evidenziare come la media delle risposte sia così distribuita: Al primo posto troviamo Le Professioni Laureate ciclo unico non mediche con 33.28, DS 7.6; al secondo posto i Medici con 32.06 DS 5.31; al terzo le Professioni Tecnico Sanitarie con media 28.30 e DS 10.19, mentre all’ultimo posto troviamo le professioni infermieristiche con 27,14 DS 2.34. Anche in questo caso i punti di differenza tra la prima in classifica e l’ultima non sembrano avere una forbice molto ampia, per la conferma della significatività statistica ci siamo quindi affidati nuovamente al test non parametrico KruskalWallis che ha evidenziato un P Valore di 0,0001, attestando che la differenza è statisticamente significativa. (Grafico n.9) Competenze EBP/Professioni 35 30 25 20 15 10 5 0 INFERMIERE/ INFERMIERE PEDIATRICO LAUREATO NON MEDICO CICLO UNICO MEDICO PROFESSIONE TECNICO SANITARIA Grafico n. 9 37 Anche se, come appare confermato dal test alfa di Cronbach, l’item numero uno della tabella quattro sembra non correlare direttamente con l’oggetto d’indagine, pare logico invece che le competenze informatiche siano alla base per accadere a quelle informazioni utili a sviluppare competenze in EBP. Data l’importanza dell’ambito cerchiamo di sviluppare meglio questo item. Dal Grafico n.10 qui di seguito riportato emerge che: Il 49% degli intervistati ritiene di avere una buona conoscenza degli strumenti informatici, il 33% sufficiente, la valutazione scarsa ed ottima si collocano invece al 9%. Conoscenza strumenB informaBci Scarso Sufficiente 9% Buono OSmo 9% 33% 49% Grafico n. 10 Risultati Tabella n. 5 La Tabella n. 5 del questionario indaga le conoscenze e competenze dei professionisti rispetto alla lingua Inglese. Gli items relativi a tale domanda erano quattro, la risposta doveva essere data su una scala Likert a 4 punti con valore 1. Scarso, 2. Sufficiente, 3. Buono, 4. Ottimo. Il totale delle somme dei questionari è stato di 2300, su un totale massimo di 4224 e un minimo di 1056, con una media di 8.81, moda e mediana di 8, su valori tra un minimo di 4 ed un massimo di 16, con range di 12. Incrociando anche i dati rilevati in questo campo con le categorie di professionali, si evidenzia che: I Medici mediamente hanno una competenza ed una conoscenza dell’inglese maggiore rispetto alle altre professioni con un valore medio di 10.64 DS 2.91, le Professioni tecniche sanitarie seguono con 38 una media di 9.33 DS 2,58, seguite dai Laureati a ciclo unico non medici con 8.71 DS 1.79, per ultime ancora una volta le professioni Infermieristiche con 8.09 di media DS 3.34. La Significatività statistica è confermata da un P valore = 0.0001. (Grafico n.11) Competenza Inglese/Professioni 12 10 8 6 4 2 0 INFERMIERE/ INFERMIERE PEDIATRICO LAUREATO NON MEDICO CICLO UNICO MEDICO PROFESSIONE TECNICO SANITARIA Grafico n. 11 Risultati Tabella n. 6 La Tabella n. 6 del questionario indaga la propensione alla formazione in Evidence Based Practice e ricerca clinica. Gli items relativi a tale ambito sono di carattere qualitativo Ordinale o nominale e sono riportati fedelmente ed analizzati nella frequenza, nonché rispetto ad alcune variabili demografiche d’interesse per tale studio. Alla domanda n. 27 che chiedeva: ”Saresti interessato a partecipare ad un corso che sviluppi le tue conoscenze e competenze nell’ambito di ricerca ed utilizzo di evidenze scientifiche per il tuo lavoro?”. Come si evince dal grafico riportato: il 79% degli intervistati sarebbe disposto a seguire un corso in Ricerca clinica ed Evidence Based Practice, il 2% non risponde, mentre il 19% ha risposto in maniera negativa. (Grafico n.12) 39 Disponibilità corso di formazione EBP ND 2% NO 19% SI 79% Grafico n. 12 Se incrociamo il dato di chi vorrebbe partecipare a un progetto formativo con la professione, vediamo che al primo posto si collocano il Personale Tecnico Sanitario con il 94% di “si” e il 5,6 di “no”. Seguito dai Laureati non medici a ciclo unico con l’85,7% di “si” e il 14,3 di “no”, dal personale Infermieristico con rispettivamente il 79,6% e il 20,5, e fanalino di coda troviamo il personale medico con il 75,6% di “si” e il 24,4% di “no”. Alla domanda n. 28 che chiedeva: ”Se “si”, di quale livello di preparazione avresti bisogno?”. (Grafico n.13) Come si può notare il 43% degli intervistati interessati a fruire di un corso di formazione sarebbe disposto a seguirne uno di livello Intermedio, il 39% di livello Base, il 10% Avanzato, il 4% Intermedio + Avanzato, il 2% Base + Intermedio e solo il 2% seguirebbe tutti e tre i moduli proposti. Livello di corso preferito INTERMEDIO AVANZATO 4% AVANZATO 10% INTERMEDIO 43% BASE INTERMEDIO AVANZATO 2% BASE 39% BASE INTERMEDIO 2% 40 Grafico n. 13 Anche in questo caso possiamo approfondire l’argomento eseguendo un incrocio del dato generale con le categorie professionali, evidenziando che: Il personale Tecnico Sanitario prediligerebbe un corso “Intermedio” nel 53% dei casi e di “Base” nel 29,5%, il 15% seguirebbe un corso “Avanzato” e solamente il 3% seguirebbe tutti e tre i percorsi didattici; Il personale infermieristico prediligerebbe nel 46% un corso di “Base”, e nel 40% dei casi uno “Intermedio”, il 6% seguirebbe un corso “Avanzato” ed anche per loro, solamente il 3% seguirebbe tutti e tre i tipi di corso; tra il personale con laurea a ciclo unico non medico il 66,7% seguirebbe un corso “Intermedio”, mentre il 16% seguirebbe un corso “Base” ed il 17% un corso comprendente tutti e tre i blocchi didattici; anche i Medici seguirebbero questa predilezione con il 40% per il corso “Intermedio” e il 26% per quello “Base”, il 22% vorrebbe seguire il percorso “Avanzato” ed i 6 % completerebbe il percorso. Alla domanda n. 29 che chiedeva: ” Se “no” perché?”. I cinquantatré soggetti non interessati a frequentare un corso in EBP hanno dichiarato le seguenti motivazioni: Il 51% per mancanza di tempo, il 28% perché non interessato alla ricerca, il 7% ha altri interessi formativi, il 4%ritiene che la ricerca non faccia parte della propria professione, il 2% perché la ritiene poco gratificante, altri motivi l’8%. (Grafico n.14) NON COMPETE ALLA MIA PROFESSIONE 4% ALTRI INTERESSI FORMATIVI POCO 7% GRATIFICANTE 2% ALTRO 8% NON M'INTERESSA ALLA RICERCA 28% MANCANZA DI TEMPO 51% Perchè non sei interessato? Grafico n. 14 41 Alla domanda n. 30 che chiedeva: ”Quanto saresti disposto a pagare per la tua formazione in ricerca clinica?”. Il 30% dei soggetti non sarebbero disposti a pagare per frequentare un corso in EBP, Il 29% non risponde alla domanda, il 18% crede che sia un dovere dell’azienda, provvedere alla formazione del proprio personale, il 7% non sa, il 4% contribuirebbe con una somma da 50 a 500 €, il 2%con una somma da 501 a 100 €, solo l’1% pagherebbe una somma considerevole oltre i 1000 €. (Grafico n.15) Non so/ Dipende 7% Da 501 a 1000 € 2% oltre Da 50 a 500 € 1000 € 4% 1% Zero € 30% ND 29% Dovere Aziendale 18% Altro 9% Quanto pagheresB? Grafico n. 15 42 3.5.4. Discussione e Limiti Dalla nascita del movimento Evidence Based Medicine e dalla sua evoluzione, prima in EBP e poi in HBHC sono passati molti anni. [5][6][7][8] Molto è stato discusso in letteratura sulle problematiche inerenti il suo sviluppo e la sua implementazione, e molti sono gli scritti che ne provano a descrivere gli ostacoli e le cause che impediscono a questa filosofia di pervadere l’operato dei professionisti sanitari. I più importanti risultano essere: la mancanza di tempo, la mancanza di formazione specifica e la barriera linguistica rappresentata dalla poca conoscenza dell’inglese tra i professionisti, specie italiani.[9][10][11][12] Tante sono le ipotesi destinate a individuare soluzioni per permettere alla pratica professionale di svilupparsi in base alle più moderne evidenze scientifiche. La formazione legata allo sviluppo di un “Core Curriculum” specifico, risulta essere quella maggiormente rappresentata e probabilmente capace di operare un cambiamento nella pratica professionale. [10][11][23] Anche l’assistenza pediatrica non è scevra da questi problemi, questa oltre ad avere difficoltà a basare il proprio operato sulle migliori evidenze disponibili soffre a monte della scarsità di queste, specie per quanto riguarda la ricerca clinica sul farmaco.[16][17][18][19][20] Appare quindi importante, per un ospedale pediatrico, avvalorare le ipotesi con un protocollo di ricerca che indaghi quali possano essere i propri ostacoli e le problematiche inerenti lo sviluppo EBP, per poter individuare eventuali ambiti di miglioramento che possano incidere positivamente sulla qualità delle cure erogate ai piccoli assistiti ed alle loro famiglie. Su queste premesse sono state fatte discussioni sulla possibilità d’implementazione di un progetto di miglioramento improntato alla formazione, per permettere ai professionisti una maggior incisività nella produzione ed applicazione di Evidenze Scientifiche. Il protocollo di ricerca descritto ha quindi avvalorato tale ipotesi attraverso il metodo scientifico e l’indagine statistica. 43 Qui di seguito descriveremo brevemente i dati e le possibili implicazioni all’interno dell’A.O.U.Meyer. Prendendo ad esempio le ricerche eseguite da Upton & Upton del 2006 enel 2010, da Romani e Forni.[31] [32] è stato elaborato un questionario, che dopo approvazione da parte della direzione aziendale, non è stata necessaria la sottomissione al comitato etico come da normativa aziendale, è stato smministrato n azienda durante il mesi di settembre ed ottobre 2014. Sono stati raccolti 264 questionari, dai quali è scaturito che: La popolazione dei professionisti sanitari dell’ospedale è rappresentata per il 66,67% da Infermieri generalisti/Infermieri pediatrici. Segue la professione medica con il 17,05%, le Professioni Tecniche Sanitarie con il 13,64%, per ultime vengono i Laureati a ciclo unico non medici con il 2,65%. (Grafico n.1). Tale dato, se rapportato all’obiettivo di elaborare un progetto formativo in EBP potrebbe supportare la scelta di dedicare maggior attenzione alla compagine infermieristica e medica, in modo da massimizzarne le ricadute organizzative. Per quanto riguarda il livello d’istruzione il 42% del campione dichiara di possedere una Laurea Triennale o un Diploma Universitario, il 21% è in possesso del Diploma professionale sanitario/ regionale, con o senza maturità; il 19% ha una Specializzazione post Laurea; il 9% è in possesso di un Master di I livello, il 7% di una Laurea Magistrale, 1% di un Dottorato di Ricerca, Altro/non risponde invece è pari al 1%. (Grafico n. 2 ) Da questi risultati appare come il livello di scolarità dei professionisti sanitari sia alta tale da poter rappresentare un ottimo substrato sul quale implementare il progetto di miglioramento proposto. Resta il fatto però che i relativi programmi didattici relativi alla metodologia della ricerca sono estremamente eterogenei nel panorama nazionale, e differenti da Ateneo ad Ateneo, cosa che può rendere complicato uniformare il progetto formativo ad un unico livello e che quindi comporta l’ipotesi ormai più accreditata di sviluppare un corso formato da diversi livello formativi, in modo da incidere maggiormente sul bisogno dei singoli professionisti. 44 Per quanto riguarda il genere, il campione è composto per l‘80% da soggetti di sesso femminile e dal 20% da soggetti di sesso maschile. Dato che vista la larga rappresentatività del campione può essere generalizzato a tutta la popolazione ospedaliera. Questo non ha subito analisi specifiche, ma potrebbe essere di aiuto per sviluppare ulteriori indagini o per elaborare ulteriori progetti dedicati specificamente al genere femminile. Riguardo al paese di provenienza, il 96% del campione è di nazionalità italiana, il 2% proviene da altri paesi della Unione Europea e il 2% non risponde il dato appare pressoché inutile all’indagine e non è stato quindi sottoposto a ulteriori indagini. In relazione al setting lavorativo, come si può evincere dai dati il campione è ben distribuito e copre quasi la totalità dei servizi con una buona percentuale di risposta. Questo è molto importante ai fini della ricerca fatta perché ci permette di generalizzare meglio il dato minimizzando il bias di selezione e quello di performance, dovuto alla maggior produttività e capacità di ricerca di certi settori rispetto ad altri. L’età del campione e quindi della popolazione è relativamente giovane, con una media di 40,27 anni, con una DS 9,9, l’età minima è di 23 anni, mentre quella massima è di 64. La mediana è di 39 anni e la moda di 33. Per permetterne una migliore analisi abbiamo distribuito l’età in classi, come riportato in tabella n.3. evidenziando che il 62,46% si posiziona nella fascia lavorativa tra 31 e 50 anni. Questo da garanzia della buona distribuzione per classi di età, ed evidenzia come l’ospedale Meyer abbia una popolazione lavorativa giovane, ponendo al 75° percentile un’età di 47 anni, con un margine di anni lavorativi molto ampio, nel quale l’azienda possa investire per lo sviluppo del suo capitale umano e per la crescita del servizio. Inoltre la giovane età permette di sfruttare quelle qualità date dall’ambizione, dall’entusiasmo e della dedizione al lavoro che possono portare sicuramente l’azienda ad sperare di ottenere il raggiungimento di determinati obiettivi, qualora queste qualità vengano supportate da corrette scelte gestionali e di sviluppo. 45 Anche per l’anzianità lavorativa i professionisti sanitari hanno una media abbastanza bassa di 13,8 anni DS 10,0156, con una mediana e una moda di 10 anni, come si può vedere dal paragrafo risultati. Dalla distribuzione per classi si conferma tale dato con il 50,38% corrisponda alla fascia tra zero e dieci anni, ed il 22,9% alla fascia tra 11 e 20 anni. Ugualmente all’anzianità anagrafica, questo risultato conferma quanto la compagine professionale del Meyer abbia un’età lavorativa per la quale l’azienda possa investire in formazione, per sviluppare nuove competenze con l’obiettivo del miglioramento continuo della risposta ai bisogni di salute dei propri assistiti. Per valutare in parte la validità dello strumento è stato sottoposto per le tabelle che valutavano: approccio EBP, atteggiamento all’EBP, competenza all’EBP e competenza in lingua inglese al test alfa di Cronbach. Questo ha dimostrato una buona coerenza interna dello strumento. Sovrapponibile negli ambiti numero due, tre e quattro a quelli ottenuti dallo studio originale.[31] Durante un’analisi preliminare su novantatre questionari, ottenuti dall’indagine eseguita su due dipartimenti estratti a sorte, per diminuire il bias di selezione e di performance, è stato notato che nelle sezione tre e quattro dei questionari l’eliminazione del primo item migliorava il valore di alfa. E’ stato comunque deciso di completare lo studio senza l’eliminazione degli item, considerata l’importanza di questi, che indagavano rispettivamente: la mancanza di tempo come ostacolo alla formazione in EBP e la conoscenza degli strumenti informatici; ambiti ritenuti importanti per capire gli ostacoli e le problematiche inerenti l’applicazione delle teorie EBP all’interno dell’ospedale. Per mancanza di risorse e bassa compliance del personale non è stato possibile eseguire una completa validazione del questionario, sia a livello linguistico che culturale che potrà essere obiettivo di indagini future. Durante le riunioni esplicative sull’indagine sono state invece richieste delle valutazioni sulla struttura del questionario, l’obiezione più ricorrente è stata sulla quantità dei dati anagrafici che venivano richiesti che mettevano a rischio 46 l’anonimato. Per ovviare a tale critica è stato spiegato all’inizio dei questionari che i dati sarebbero stati utilizzati in forma anonima, elaborati in maniera aggregata e che la partecipazione sarebbe stata a carattere volontario. Per un ulteriore scrupolo e per controllare il detection bias è stato deciso di raccogliere i questionari in busta chiusa e di affidare l’analisi dei dati al personale del Trial Center dell’ospedale Meyer. I dati rilevati dalle varie sezioni della rilevazione sono stati elaborati sommando i valori dei questionari e rapportandoli al totale del valore minimo e del valore massimo, inoltre sono stati incrociati con la variabile qualitativa nominale relativa al tipo di professione svolta, per poterla utilizzare in maniera più puntuale per la progettazione di un percorso formativo. La Tabella n. 2 del questionario indaga l’approccio che i professionisti dimostrano riguardo all’Evidence Based Practice durante la loro pratica professionale. Il totale delle risposte a tale quesito si attesta su di un valore di 3937, su un totale minimo di 1584 e massimo di 6636, con una media di 15,06 e Mediana di 15, su valori tra 6 e 24 con un range di 18. Da quanto rilevato, si può affermare quindi che l’approccio all’EBP tra gli operatori sanitari abbia alcune difficoltà, anche collocandosi su un valore medio alto, con una possibile ricaduta positiva sulla qualità dell’assistenza. Come confermato da un valore di P= 0,0001 la differenza intercorrente tra le categorie professionali risulta statisticamente significativa, a favore dei Medici e dei laureati non medici a ciclo unico che dimostrano un approccio più attento, a scapito di altre; questo potrebbe indicare la necessità di migliorare tale ambito su quelle professioni come Infermieri e Tecnici Sanitari, che dimostrano avere maggiori difficoltà. La Tabella n. 3 del questionario indaga l’atteggiamento che i professionisti hanno riguardo all’Evidence Based Practice nell’attività lavorativa quotidiana. In questo caso il totale delle risposte si attesta a 3196, su un minimo di 1056 e un totale massimo di 4224, con una media di 12.1, moda e mediana di 12 su valori tra 4 e 16,con range di 12. 47 Anche questi risultati se incrociati con la variabile professionale, mostra una differenza statisticamente significativa (p= 0,001), a favore della professione Laureata a ciclo unico non medica con un valore medio di 14,28 DS 1,11, seguitala dalla professione Medica con una media di 13,26 DS 1,52, dalle Professioni Tecnico Sanitarie con medio di 13,19 DS 1,23 ed all’ultimo posto con 11,5 DS 2,34 dalle Professioni Infermieristiche. Da quanto riportato per quanto riguarda il campo dell’atteggiamento dei professionisti sanitari dell’ospedale Meyer si può vedere come anche questo si collochi su di un valore medio-alto. Dato che potrebbe esser considerato confortante, purché non si focalizzi l’attenzione sul fatto che una buona parte dei professionisti, che dovrebbero basare il proprio lavoro su evidenze scientifiche non sia incline alla pratica EB. Tale interpretazione fa emergere quanto la compagine professionale del Meyer possa essere oggetto d’interventi di miglioramento, per conferire maggiori competenze in campo di produzione e applicazione di Evidenze Scientifiche utili al miglioramento continuo della qualità dell’assistenza. Dall’attenta analisi dei dati incrociati con le professioni si può notare anche, come quella Infermieristica si posizioni ancora una volta in posizione di svantaggio anche in questo ambito, cosa che dovrebbe attrarre l’attenzione dei livelli direzionali per le probabili ricadute che potrebbe avere sull’assistenza. Anche in questo caso il dato avvalorerebbe l’ipotesi che un progetto formativo incentrato ad un cambiamento migliorativo in campo EB potrebbe rappresentare una soluzione applicabile. Una particolare attenzione è stata data all’Item numero sette del questionario, il primo della tabella tre, che indagava quanto tempo avessero i professionisti per tenersi aggiornati durante il proprio lavoro. Tale domanda ha avvalorato quanto riportato più volte in letteratura, dimostrando statisticamente che un problema ed un ostacolo all’aggiornamento professionale, sentito in maniera ubique da tutti i professionisti è la mancanza di tempo. Il 19% del campione, infatti, riporta che non ha tempo, mentre il 49% dice di averne poco, e solo il 5% dichiara di averne a sufficienza. Se incrociamo il dato ancora una volta, con le categorie professionali evidenziamo che gli infermieri sono ancora una volta all’ultimo posto, mentre al primo troviamo i Laureati a ciclo unico non medici. Questo avvalora ancora di più come un 48 intervento a favore della categoria professionale più numerosa potrebbe dare garanzia di un miglioramento riguardo le Pratiche basate sull’evidenza, che potrebbe determinare una ricaduta positiva sulla qualità delle cure. La Tabella n. 4 del questionario indaga le conoscenze dei professionisti rispetto all’Evidence Based Practice. Come per la tabella precedente anche il risultato totale della quarta tabella emerge come tutti i valori siano spostati verso una fascia medio-alta, riguardo alle conoscenze in EBP. Anche in questo caso si potrebbe interpretare il dato come sufficiente positivo, ma anche come ottimo substrato per ampliare queste conoscenze a favore della ricerca e dell’implementazione EBP nella pratica clinica, con un sicuro miglioramento delle performance di ricaduta sull’utenza e sulla produzione scientifica. Intrecciando il risultato sulle competenze EBP con le categorie professionali si evidenzia, anche in questo frangente, come la professione Infermieristica sia quella che presenta maggiori problemi. I Medici ed i Laureati a ciclo unico non medici sono invece quelli in possesso di maggiori competenze, forse grazie sempre all’influenza dei corsi in Metodologia della ricerca, presenti da più tempo all’interno dei corsi di laurea; nonché dalla maggiore pratica derivata da anni di egemonia nel campo della ricerca clinica. La mancanza di competenze è secondo la letteratura ed anche secondo il nostro pensiero il principale ostacolo alla produzione ed promozione delle evidenze scientifiche, inoltre riteniamo, con l’appoggio di quanto riportato in letteratura che questa sia anche una delle principali cause dei problemi legati alla poca compliance del personale verso la elaborazione e collaborazione nei confronti dei protocolli di ricerca. La poca dimestichezza e la poca conoscenza di certe pratiche e ambiti infatti, potrebbero far sentire questi come alieni alla propria professione, oppure li potrebbe far apparire calati dall’alto, imposti, facendoli sembrare come ad appannaggio di alcune categorie che vorrebbero sfruttarne altre come manovalanza per ottenere dei risultati. L’aumento delle conoscenze e delle competenze potrebbe mitigare questi sentimenti, conoscere, infatti, serve a comprendere ed a lavorare secondo scienza e coscienza. Inoltre l’aumento delle competenze potrebbe rendere autonomi e partecipi quei professionisti che avrebbero delle idee e dei progetti di ricerca e che non 49 conoscono gli strumenti per poterli mettere in pratica. Non ultimo comunque ci potrebbe essere una ricaduta positiva sui progetti già presenti, che potrebbero essere incoraggiati e supportati anche da elementi freschi ed entusiasti, che cosi potrebbero mettere in pratica quanto appreso usufruendo anche delle competenze avanzate di quei professionisti che sono già attivi nella ricerca ed in EBP Per quanto riguarda la tabella quattro al test alfa di Cronbach il primo item è risultato poco coerente. Come già spiegato, è stato ritenuto, importante l’iserimento nello studio e la ripetizione senza questo potrà essere oggetto d’indagine futura. Tale voce indagava la conoscenza degli strumenti informatici, fattore indispensabile per interagire a qualsiasi livello nell’ambito della ricerca e dell’EBP. Abbiamo ritenuto necessario indagarlo in maniera più approfondita, riscontrando che il 49% degli intervistati ritiene di avere una buona conoscenza degli strumenti informatici, il 33% sufficiente, la valutazione scarsa ed ottima si collocano invece al 9%. Potrebbe quindi apparire un dato sufficiente e non di ostacolo alla competenza in EBP, Una buona parte della popolazione dice comunque di avere una competenza scarsa, pur conoscendo che questa ha un età relativamente giovane ed una scolarità alta. Ben il 33% dice di avere una conoscenza sufficiente e d anche i Valori Buono ed Ottimo, non sono ben chiari. Appare quindi la necessità di indagare tale competenza con una indagine appropriata, data la rilevanza trasversale della materia a più discipline, che potrebbe essere oggetto di miglioramenti non solo nel campo della ricerca. La Tabella n. 5 del questionario indaga le conoscenze e competenze dei professionisti rispetto alla lingua Inglese. Dai risultati ottenuti si evince come la conoscenza della lingua inglese si attesti su di un livello appena più che sufficiente, sicuramente un limite per il personale ospedaliero, che in questa maniera presenta un’importante barriera linguistica, che influisce negativamente sia sul fluente e immediato utilizzo delle evidenze scientifiche necessarie alla normale pratica clinica, sia sulla possibilità di elaborare, promuovere e terminare veri e propri progetti di ricerca, compreso la divulgazione dei risultati ottenuti. Si può quindi dire che l’implementazione della conoscenza della lingua Inglese possa essere sicuramente un ambito di 50 miglioramento da tenere presente da parte dei vertici aziendali, allorché abbiano come obiettivo l’aumento della produzione scientifica e l’utilizzo di evidenze nella pratica professionale. Data la complessità della materia e del suo insegnamento, la lingua inglese dovrebbe avere uno specifico percorso formativo, magari elaborato ad hoc per il personale sanitario, in modo che potesse, si essere usata per migliorare l’EBP, ma anche in tutti quei frangenti che richiedono il superamento di barriere linguistiche, che si presentano durante il normale svolgimento dell’attività lavorativa. La Tabella n. 6 del questionario indaga la propensione alla formazione in Evidence Based Practice e ricerca clinica. Questo quesito è stato indagato da quattro voci, che hanno evidenziato che un’ampia fetta della popolazione intervistata, il 79%, sarebbe interessata a seguire un corso che aumenti la loro competenza in ricerca clinica ed EBP. Solo il 19% ha risposto negativamente, mentre il 2% non ha dato risposta. Le categorie professionali che parteciperebbero maggiormente sono rappresentate da quella del personale Tecnico Sanitario con il 94%, seguito dai Laureati non medici a ciclo unico con l’85,7% di “si”, dal personale Infermieristico con il 79,6% e fanalino di coda troviamo il personale medico con il 75,6%. Alla richiesta di quale livello tra Base, Intermedio ed Avanzato avrebbero desiderato partecipare, oltre il 43% ha risposto che avrebbe preferito un corso Intermedio, con l’obiettivo formativo di: “Sviluppare le competenze pratiche per collaborare attivamente alla ricerca ed alla produzione di evidenze a supporto della pratica clinica quotidiana”. Il 39% sceglierebbe un livello Base atto ad: “Apprendere le conoscenze di base per comprendere la ricerca clinica e per applicare l'utilizzo di evidenze scientifiche all'interno della propria attività professionale”. Il 10% seguirebbe quello avanzato, per: “Acquisire conoscenze statistiche e le competenze pratiche di base, necessarie all’elaborazione dei dati raccolti da trial clinici”. Solamente il 2% seguirebbe tutti e tre i moduli. Questo risultato sarà sicuramente di aiuto per sviluppare un progetto formativo puntuale, permettendo di allocare le risorse e improntare la didattica dedicandola in maniera più specifica a certi ambiti rispetto ad altri, in modo da conseguire una maggior riuscita dell’evento. In particolare si può vedere come dovrebbero essere destinate risorse e tempo, concentrando gli sforzi nei livelli 51 Base ed Intermedio, dedicando più spazio alla professioni sanitarie non mediche, mentre per quella Medica e Laureata a ciclo unico non medica, dovrebbe essere previsto un maggior riguardo nel percorso Avanzato. Inoltre, si può in qualche modo prevedere che la progettazione di un corso di formazione potrebbe riscontrare un elevato interesse, con una buona probabilità di riuscita in termini di ricaduta organizzativa. Un altro importante risultato può essere ottenuto dalla domanda n. 29 che chiedeva: ”Se “no” perché?”, infatti il 51% di coloro che non parteciperebbero al corso danno come motivazione la mancanza di tempo. il 28% perché non interessato alla ricerca, il 7% ha altri interessi formativi, il 4%ritiene che la ricerca non faccia parte della propria professione, il 2% perché la ritiene poco gratificante, altri motivi l’8%. Questo avvalora e supporta il risultato della tabella tre, e ci dice anche che una buona parte del personale avrebbe bisogno di progetti atti ad aumentare la motivazione ed il tempo a loro disposizione, in modo da poter incidere con maggior effetto nella qualità delle cure. Alla domanda quanto saresti disposto a pagare, che era stata posta con l’obiettivo di consolidare l’interesse alla formazione e valutare in che misura il personale sarebbe stato interessato ad un evento formativo in Ricerca Clinica ed EBP; il 29% non ha risposto, il 18% crede che sia un dovere dell’azienda, provvedere alla formazione del proprio personale, il 7% non sa, il 4% contribuirebbe con una somma da 50 a 500 €, il 2%con una somma da 501 a 100 €, solo l’1% pagherebbe una somma considerevole oltre i 1000 € il resto non è stato incluso perché non interessato alla formazione. Interpretando quanto riportato, emerge come l’interesse alla compartecipazione economica sia molto scarso o assente, tale conclusione po’ dipendere da vari motivi. Il principale può risiedere nel periodo di crisi economica, che assieme al mancato adeguamento salariale si protrae da quasi otto anni. L’incertezza nel futuro che ne deriva contribuisce certo al poco entusiasmo verso la formazione, che sembra sia fine a se stessa e non permettere una crescita professionale. Un altro motivo è la ormai sorpassata convinzione, che la formazione sia un dovere aziendale, dovuta all’ignoranza normativa che non conosce bene le ultime disposizioni deontologiche e legislative secondo le quali il professionista sanitario ha il dovere di aggiornarsi e di provvedere alla propria formazione. 52 Da quest’analisi emerge quanto possa essere interessante per l’Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer la progettazione di un percorso formativo che espanda le conoscenze e le competenze in Ricerca Clinica ed EBP. Percorso che dovrebbe essere accompagnato anche ad altri programmi che ne aumentino l’efficacia, come: inserimento delle competenze acquisite nella valutazione per il sistema premiante, creazione di nuovi sbocchi di carriera orizzontale per le professioni, inserimento del progetto e della partecipazione a programmi di ricerca nel piano formativo aziendale, progettazione di erogazione di premi e benefit per la conclusione dei progetti di ricerca, programmazione di interventi atti ad aumentare il tempo a disposizione di chi si dimostra incline alla ricerca ed la motivazione in coloro che invece risultano meno interessati. Tutto questo per affiancare e supportare La nuova politica aziendale dell’A.O.U.Meyer, che ha sottolineato, l’importanza e il rilievo dato alla ricerca clinica e all’Evidence Based Practice progettando e consolidando, gli investimenti evidenziati dal Piano di Sviluppo Triennale 2014-2016 e dimostrati nell’analisi dei dati in esso riportati [17], Il progetto formativo ipotizzato, che sarà trattato in maniera approfondita nel capitolo quattro, avrà l’intento di: fornire le basi per comprendere la ricerca e trasferirla nella pratica clinica, sviluppare le competenze elementari per supportare la presa di decisioni cliniche, produrre competenze avanzate in chi intenda cimentarsi in progetti di ricerca e confrontarsi nella attività scientifica clinica, fornire supporto e aiuto a coloro che già si occupano professionalmente di tale settore. Tutto ciò con l’obiettivo di incrementare le competenze scientifiche e l’attività clinica basata su prove di efficacia, in modo che ai nostri piccoli pazienti e alle loro famiglie possano essere garantite le cure più appropriate per rispondere ai loro bisogni di salute. Limiti I limiti dello studio possono esser principalmente rappresentati: • dalla mancata validazione culturale, che non permette di stabilire il livello di comprensione del questionario, anche se è stato mitigato dal fatto che è stato sottoposto a traduzione e valutazione da parte del gruppo di studio per quanto riguarda la comprensibilità. 53 • dalla unghezza del questionario che ha portato una certa difficoltà nell’arruolamento dei soggetti, • dalla presenza di campi relativi a variabili che indagavano la componente demografica, che in certi casi hanno fatto sembrare il questionario non garante dell’anonimato, ed hanno richiesto un successivo livello di garanzia, rappresentato dal ritiro in busta chiusa e dalla tabella zione da parte di un componente esterno all’ospedale, rappresentato da un Infermiere borsista. • dalla difficoltà ed impossibilità ad eseguire inferenza statistica al di fuori dell’A.O.U. Meyer, dovuta alle caratteristiche di alta specializzazione, le differenze sostanziali, sia economiche sia organizzative caratterizzano l’Ospedale nei confronti degli altri ospedali sia pediatrici sia non. Si crede comunque che lo studio possa essere utile per promuovere studi futuri in altre sedi, per confrontare i risultati e definire strategie comuni. 4. Progetto formativo 4.1. Titolo Conoscere la ricerca: Una leva strategica nella sanità che cambia. Progetto formativo per sviluppare le conoscenze e competenze dei professionisti sanitari dell’A.O.U. Meyer nell’ambito della ricerca clinica e dell’Evidence Based Practice (EBP). 4.2. Finalità ed obiettivi del progetto Obiettivo Primario: Incentivare la produzione scientifica e l’utilizzo delle prove di efficacia nella pratica clinica quotidiana. Obiettivi secondari: Aumentare le conoscenze in ambito di ricerca clinica ed EBP. Sviluppare le competenze per basare la propria pratica clinica sulle prove di efficacia. Sviluppare le competenze per elaborare e eseguire protocolli di ricerca scientifica. Fornire gli strumenti per operare nel campo della ricerca clinica e EBP. 54 Obiettivi Didattici: 1. Conoscere le basi storiche nelle quali è radicata la ricerca clinica. 2. Comprendere il panorama legislativo e deontologico nel quale si muove la ricerca clinica. 3. Conoscere le funzioni dei Comitati Etici ed i loro principi ispiratori (GCP) 4. Comprendere la differenza tra la ricerca profit e no profit. 5. Conoscere i principali disegni di studio utilizzati in sanità e la loro modalità di utilizzo. 6. Descrivere i vari sistemi di campionamenti di una popolazione. 7. Descrivere le principali fonti della letteratura scientifica. 8. Conoscere i principali tipi di evidenza scientifica da utilizzare in sanità. 9. Utilizzare le principali banche dati per la ricerca Bibliografica. 10. Conoscere i principali sistemi per la valutazione critica della letteratura. 11. Redigere una sinossi di uno studio osservazionale o sperimentale. 12. Conoscere ed elaborare gli strumenti utili per una corretta raccolta dati. 13. Compilare correttamente la modulistica per la presentazione di un protocollo di studio ai Comitati Etici Locali (CEL). 14. Conoscenza delle elementari basi statistiche applicate alla ricerca clinica. 4.3. Materiali e metodi Analisi dei bisogni formativi: L’analisi dei bisogni formativi è stata esegiuta mediante lo sviluppo e attuazione del seguente progetto di ricerca: Indagine trasversale, monocentrica per rilevare le conoscenze e competenze dei professionisti sanitari dell’A.O.U. Meyer nella Ricerca Clinica. Stima di fattibilità Da un’analisi empirica mediante interviste è emerso un bisogno formativo molto eterogeneo che ci ha indirizzato sull’elaborazione del seguente progetto formativo: “Conoscere la ricerca: Una leva strategica nella sanità che cambia”, che si baserà su una più puntuale determinazione della sua necessità mediante 55 indagine trasversale di prevalenza sulle conoscenze competenze in campo EBM e Ricerca Clinica. Il progetto è stato commissionato dall’A.O.U. Meyer, la quale sarà assieme allo sperimentatore principale la proprietaria dei dati relativi allo studio; nonché sull’intero progetto, che sarà a totale carico della medesima per la copertura finanziaria, la fornitura delle strutture didattiche e del materiale necessario, nonché della maggior parte dei docenti. Dall’analisi dei dati si ricaveranno importanti informazioni sul tipo di professionisti e sui setting da presidiare per supportare e sviluppare maggiori competenze in campo EBP e Ricerca Clinica, in base a ciò, potrà essere incentivata la partecipazione di certe categorie o del personale di determinate strutture operative, con la riserva di posti o la definizione di particolari modalità di partecipazione (se. Progetti incentivanti). 4.4. Risorse Disponibili Umane: - N° 1 Progettista - N° 2 Personale di segreteria didattica - N° 1 Personale Ufficio Formazione Materiali: - Copertura economica per realizzazione del corso (Budget Formazione) - Aula Magna A.O.U. Meyer - Aula Informatica A.O.U.Meyer - Materiale di consumo e cancelleria (Budget Formazione) - Impianti multimediali A.O.U.Meyer - Ufficio Segreteria didattica A.O.U.Meyer Attivabili Umane: N° 6 Membri della segreteria scientifica 56 - N° 1 Personale segreteria d’aula (Volontari Fondazione Meyer) Materiali: - Aula Didattica Villino Tendì - Aula Didattica Nuovo Ingresso di Careggi - Risorse economiche per Ricerca e Formazione Progetto Fondazione Meyer 4.5. Piano operativo Struttura generale e descrizione dei moduli e eventi • Durata del percorso formativo in ore: 72 • Numero di edizioni previste: 1 • Periodo di riferimento Febbraio 2015 – settembre 2015 • Numero totale partecipanti: 40 primo modulo 20 secondo e terzo modulo. La partecipazione sarà a numero chiuso con massimo venti (20) partecipanti, per permettere una corretta didattica ed un appropriato supporto da parte dei docenti. Data La rilevanza strategica per l’azienda, al primo ed il secondo modulo costituenti il primo blocco, a seconda della richiesta potranno essere ammessi quaranta (40) professionisti. I destinatari del progetto saranno tutte le professioni sanitarie e psicosociali. Il progetto è composto da tre blocchi didattici, suddivisi in cinque moduli formativi, tre per la didattica frontale e due dedicati a laboratori e tirocinio. Blocchi e moduli didattici e relativi obiettivi formativi e specifici: 1°Blocco Livello base 1° Modulo: Livello Base (Didattica frontale) Obiettivo formativo: Apprendere le conoscenze di base per comprendere la ricerca clinica e per applicare l'utilizzo di evidenze scientifiche all'interno della propria attività professionale. 57 Obiettivi specifici: 1. Conoscere le basi storiche nelle quali è radicata la ricerca clinica. 2. Comprendere il panorama legislativo e deontologico nel quale si muove la ricerca clinica. 3. Conoscere le funzioni dei Comitati Etici ed i loro principi ispiratori (GCP) 4. Comprendere la differenza tra la ricerca profit e no-profit. 5. Discernere i principali disegni di studio utilizzati in sanità. 6. Descrivere i vari sistemi di campionamenti di una popolazione. 7. Descrivere le principali fonti della letteratura scientifica. 8. Conoscere i principali tipi di evidenza scientifica da utilizzare in sanità. 9. Utilizzare le principali banche dati per la ricerca Bibliografica. 2° Modulo: Livello base (Laboratorio pratico) Obiettivo formativo: Sviluppare le competenze pratiche per collaborare attivamente alla ricerca ed alla produzione di evidenze a supporto della pratica clinica quotidiana. Obiettivi specifici: 1. Elaborare un campionamento per un protocollo scientifico. 2. Eseguire una ricerca bibliografica nelle principali banche dati. 2° Blocco Livello avanzato 3° Modulo: Livello Intermedio (Didattica frontale) Obiettivo formativo: Apprendere i modelli di progettazione e conduzione di studi di ricerca dalla definizione dell’ area grigia alla presentazione dei risultati. Obiettivi specifici: 1. Apprendere le modalità di elaborazione di un protocollo di ricerca per uno studio clinico osservazionale o sperimentale. 2. Conoscere ed elaborare gli strumenti utili per una corretta raccolta dati. 3. Acquisire le conoscenze per una corretta compilazione della modulistica, per la richiesta di parere al Comitato Etico. 58 4. Conoscere gli strumenti l’analisi critica della letteratura scientifica: primaria e secondaria. 5. Comporre e sottomettere un articolo scientifico. 4° Modulo: Livello avanzato (Laboratorio pratico) Obiettivo formativo: Sviluppare le competenze pratiche per valutare e produrre evidenze scientifiche. Obiettivi specifici: 1. Sviluppare un protocollo di ricerca per l’esecuzione di studio clinico. 2. Ricercare o sviluppare uno strumento adeguato alla raccolta dati. 3. Redigere in modo corretto la modulistica per la richiesta di parare al Comitato Etico. 4. Eseguire l’analisi critica della letteratura scientifica: primaria e secondaria. 5. Sviluppare e sottomettere in maniera simulata un articolo scientifico. 3° Blocco Livello esperto 5° Modulo: Livello esperto (Didattica frontale e laboratorio pratico) Obiettivo formativo: Acquisire conoscenze statistiche e le competenze pratiche di base, necessarie all’elaborazione dei dati raccolti da trial clinici. Obiettivi specifici: 1. Conoscenza delle elementari basi statistiche applicate alla ricerca clinica. 2. Conoscenza ed utilizzo dei principali test statistici applicati alla ricerca. 3. Eseguire le analisi statistiche mediante i programmi informatici EXCEL e STATA. La selezione dei partecipanti Ciascun partecipante potrà aderire a ciascun blocco in base alla sua preparazione ed il suo interesse. La richiesta di partecipazione dovrà essere fatta all’inizio del percorso. 59 La selezione dei partecipanti sarà fatta tenendo conto dei seguenti criteri: - Iscrizione al corso completo. Coloro che richiedano l’iscrizione al corso completo saranno ammessi con priorità. - Curriculum formativo professionale che attesti un interesse nel campo della ricerca clinica e nell’EBP. - Rilevanza dell’incarico aziendale. Rappresenterà titolo preferenziale, ricoprire una particolare posizione lavorativa di rilevanza strategica per l’azienda: Direttori di struttura, Coordinatori, Professionista esperto (DS Professional). Le assenze Sono permesse assenze per un totale del 25% del corso. La rilevazione delle presenze sarà fatta mediante firma su apposito modulo. Non saranno accettati ritardi superiori ai trenta minuti dopo l’inizio delle lezioni. Struttura generale del corso (Figura n.2) Figura n.2 Orario: 8 ORE di 50 minuti die: dalle ore 09.00 alle 17.30, con la seguente suddivisione: 4 ore al mattino suddivise da 10 minuti di pausa, 1 pausa pranzo dalle 12.30 alle 13-30 4 ore al pomeriggio suddivise da 15 minuti di pausa, termine attività alle ore 17.35. 60 Conoscenze, competenze e piano didattico (Tabella n. 9) CONOSCENZE\COMPETENZE SVILUPPARE DA Apprendere le conoscenze di base per comprendere la ricerca clinica e per applicare l'utilizzo di evidenze scientifiche all'interno della propria attività professionale. Sviluppare le competenze pratiche per collaborare attivamente alla ricerca ed alla produzione di evidenze a supporto della pratica clinica quotidiana. Apprendere i modelli di progettazione e conduzione di studi di ricerca dalla definizione dell’ area grigia alla presentazione dei risultati. Sviluppare le competenze pratiche per valutare e produrre evidenze scientifiche. Acquisire conoscenze statistiche e le competenze pratiche di base, necessarie all’elaborazione dei dati raccolti da trial clinici. AMBITI DI APPRENDIMENTO AULA TIROCINIO/LABORATORIO CONOSCENZA ATTEGGIAMENTI ABILITÀ Campo Intellettivo Campo comunicativo Campo gestuale x x x x x x x x Tabella n.9 Piano didattico (Tabella n. 10) B M Contenuti Didattici Tecnica didattica FAD Ore Docenza 1 Metodologo ricerca FAD 1 “ Dall’EBM all’EBCP Cenni legislativi sulle sperimentazioni cliniche. FAD LF 1 1 ND AM Il Comitato etico, legislazione scopi poteri ed organizzazione. FAD 1 “ “ “ Esperto in legge, medico forense o infermiere forense. “ “ “ L’AIFA e la FDA ed altre Organizzazioni autorizzative. L’approccio epidemiologico alla ricerca scientifica ed il campionamento di una popolazione. Gli studi clinici osservazionali e sperimentali, retrospettivi e prospettici. Le revisioni sistematiche e la metanalisi. Le evidenze scientifiche, la letteratura e le sue fonti. FAD 1 “ AM LF 2 Metodologo ricerca. LF 2 Epidemiologo AM LF 2 AM LF 2 Epidemiologo – Biostatistico Metodologo della ricerca. Le principali banche dati ed il loro funzionamento. LF 1 “ AM Cenni storici sulla ricerca clinica e Bad Clinical Practice Le Good Clinical Practice (ICH- “ Sede della “ Orario ND ND Dichiarazione di Helsinki –Dichiarazione di Oviedo) 1 1 2 Sviluppo pratico di un campionamento per un progetto di studio. Utilizzo delle banche dati (Medline, Trip database, Chinal, Chocrain Library, googe shoolar, ecc). Valutazione I Blocco “ “ “ della “ LP – LdG 2 LP – LI 6+ 4 LI Metodologo della ricerca – Epidemiologo. Metodologo della ricerca – tecnico bibliotecario. Test a quiz 1 24 Totale ore modulo ND AM 09.0017.35 AM AM AM + AI AM In orario 3 giorni 61 2 3 4 Come redigere un protocollo di ricerca per uno studio scientifico. Cosa scrivere e come scrivere. Le tipologie di strumenti per la raccolta dati, per la ricerca quantitativa e qualitativa, i questionari, la validazione linguistica culturale, le basi di dati. Il comitato etico ed i tipi di documenti richiesti per la sottomissione di un lavoro scientifico. L’analisi critica della letteratura, scopi e strumenti Come redigere un articolo scientifico, Il metodo IMRAD e la compilazione delle note bibliografiche. Redazione di un protocollo di studio Ricercare ed elaborare uno strumento per la raccolta dati (Sviluppo di un questionario, utilizzo di un questionario validato, creazione di un database) Redazione dei documenti per la richiesta di parere al CE. Analisi critica di un articolo scientifico e di una Linea Guida. Redazione di un articolo scientifico e della relativa bibliografia. Valutazione II Blocco V Metodologo ricerca della AD LF 3 “ “ “ AD LF 1 “ “ “ AD LF 2 Esperto in analisi critica della lett. Metodologo della ricerca. AD Metodologo ricerca. “ “ “ AM LF LP – LG LP – LI – DP 3 2 LI – DP 2 “ “ della AM “ AD LP – LI – DP 2 Esperto in analisi della lett. AD LP – LI - DP 2 Metodologo ricerca. AD Presentazione elaborato della 3 L’utilizzo delle misure di associazione e di rischio nella pratica. I test statistici, utilizzo ed interpretazione. LP 3 “ “ “ LF 2 “ “ “ AM L’utilizzo dei programmi statistici più comuni: EPINFO – STATA, SPSS LP 2 “ “ “ AM + AI Laboratorio pratico EPINFO LP 5 “ “ “ AM + AI Lezione Frontale: LF Laboratorio Pratico: LP Lavoro individuale: LI Lavoro di gruppo: LdG Discussione in plenaria:DP Formazione a Distanza: FAD Test a quiz Presentazione elaborato 24 3 AM 3 LF 09.0017.35 AD LF Valutazione III Blocco Valutazione finale Legenda 2 Totale ore modulo Epidemiologo – Biostatistico “ “ “ La biostatistica applicata alla ricerca clinica. Le misure di associazione e di rischio, cenni sulla probabilità statistica. III LF 1 2 21 Totale ore modulo 72 Totale ore corso Aula Magna A.O.U.Meyer: AM (90 POSTI) Aula Didattica A.O.U.Meyer: AD (21 POSTI) Aula Informatica A.O.U.Meyer: AI (12 POSTI) Da definire: DD Non determinata: ND 09.0017.35 In orario 3 giorni AM AM AM AM AM 09.0017.35 In orario Fuori orario 3 giorni 9 giorni N.B. La sede didattica è da definire in base al numero dei partecipanti, nello spazio dedicato è comunque inserito a titolo preferenziale l’aula necessaria, per la tipologia didattica o il numero di partecipanti. Tabella n.10 62 4.6. Valutazione, indicatori e standard di risultato Il corso avrà tre momenti valutativi: 1- Valutazione del corso: mediante apposito questionario di gradimento che valuterà i seguenti ambiti: gradimento, docenza e presenza di conflitto d’interesse ( Allegato n° 4 - 5). I corsi FAD saranno propedeutici alle lezioni frontali e saranno attestati mediante presentazione della certificazione del superamento del corso. (Piattaforma e-learning: FAD Meyer). 2- Valutazione della perfomance del partecipante: consterà di quattro momenti: tre di fine blocco didattico ed uno di fine corso. Valutazione in itinere del profitto: test a quiz di fine blocco e/o progetto di lavoro a scopo didattico Valutazione di fine corso: progetto di lavoro a scopo didattico. 3- Valutazione delle ricadute organizzative: mediante misurazione dei tassi d’incremento dell’attività di ricerca (Già presente un monitoraggio aziendale). (Tabella n.11) VALUTAZIONE STANDARD INDICATORE Conoscenze Teoriche Presenza al 75% delle ore di lezioni previste N° Ore lezione di presenza a Performance N° totale ore di lezione Performance valutativa dei discenti superiore a 80/100 ai test di apprendimento. Performance del discente Performance totale Conoscenze Gestuali Presenza al 75% delle ore di lezioni previste. N° Ore lezione di presenza a N° totale ore di lezione Performance valutativa dei discenti superiore a 80/100 sugli elaborati presentati. Performance del discente Performance totale Corso Gradimento Questionario di gradimento con punteggio medio tra 14 e 20 totale. Punteggio evento Numero dei questionari Docenza Questionario di gradimento con votazione media tra discreto ed ottimo al 90%. Punteggio con votazione tra discreto ed ottimo. 63 Conflitto d’interessi Assenza di conflitto d’interesse Rilevazione del conflitto d’interessi = a Zero Numero dei questionari Aumento Aumento dell’Impact Factor su base annua. IF, anno corrente. IF, anno precedente. Aumento del tasso di nuovi progetti di ricerca su base annua. (Richieste autorizzative alla Direzione Sanitaria (DS)) N° richieste autorizz. progetti di ricerca DS, anno corrente. N° richieste autorizz. progetti di ricerca SD, anno precedente. Ricadute organizzative Aumento del tasso di sottomissione di studi al parere del Comitato Etico Pediatrico Regionale (CEPR), su base annua. N° richieste parere progetti di ricerca CEPR, anno corrente. N° richieste parere progetti di ricerca CEPR, anno precedente. Aumento delle richieste di consulenza agli uffici preposti allo sviluppo di progetti di ricerca, su base annua. N° richieste consulenza progetti di ricerca, anno corrente. N° richieste consulenza progetti di ricerca, anno precedente. Diminuzione del tasso di richiesta di rettifica da parte del Comitato Etico Pediatrico Regionale, su base annua. N° richieste rettifiche progetti di ricerca CEPR, anno corrente. N° richieste rettifiche progetti di ricerca CEPR, anno precedente. Diminuzione del tasso di parere negativo da parte del Comitato Etico Pediatrico regionale, su base annua. N° parere negativo progetti di ricerca CEPR, anno corrente. N° parere negativo progetti di ricerca CEPR, anno precedente. Tabella n.11 64 4.7. Analisi dei costi (Tabella n.12 e 13) Tabella n.11 Tabella n.12 65 4.8. Conclusioni e implicazioni L’importanza ed il rilievo dato alla ricerca clinica ed all’Evidence Based Practice da parte della Dirigenza Aziendale, gli investimenti consolidati e progettati, nonché lo spiccato entusiasmo di molti operatori sanitari, evidenziati nel piano di sviluppo triennale 2014-2016 e dimostrati nell’analisi dei dati in esso riportati[17], rappresentano una base dalla quale partire per sviluppare una competenza diffusa in EBP, in modo che la ricerca sia un elemento trasversale sul quale si basano i saperi, le conoscenze e le azioni degli operatori sanitari a qualsiasi livello. La progettazione di un disegno formativo basato sulle reali necessità del personale sanitario, rappresenta l’inizio, per lo sviluppo di un percorso che porti nei professionisti maggior consapevolezza nei confronti della ricerca e dell’utilizzo delle evidenze scientifiche. L’evento formativo avrà quindi l’intento di: fornire le basi per comprendere la ricerca e trasferirla nella pratica clinica, sviluppare le competenze elementari per supportare la presa di decisioni cliniche, produrre competenze avanzate in coloro che intendano cimentarsi in progetti di ricerca e confrontarsi nella attività scientifica clinica, fornire supporto e aiuto a coloro che già si occupano professionalmente di tale settore; in modo che la non conoscenza e la mancanza di familiarità in questo settore non sia più un ostacolo allo sviluppo di conoscenze e all’utilizzo di evidenze per garantire al bambino ed alla sua famiglia le migliori cure possibile, e alimenti una soddisfazione professionale non più basata su un saper fare routinario, ma su una pratica derivata dalla ricerca a tutti i livelli possibili. 66 5. Bibliografia 1. Paolo Chiari, Daniela Mosci, Enrico Nadini, Centro studi EBN, L’infermieristica basata su prove di efficacia, guida operativa per l’Evidence Based Nursing. McGraw-‐Hill, Prima edizione: Febbraio 2006, Milano. 2. Marisa Cantarelli, Gli infermieri nella ricerca: metodologia della ricerca sociale, applicata all’infermieristica, McGraw-‐Hill, prima edizione, maggio 2006, Milano. 3. EMEA, ICH Topic E 6 (R1) Guideline for Good Clinical Practice. Luglio 2002 4. Cochrane A.L. Effectiveness and Efficiency. Random reflection on Health Service, Nuffield Provincial Hospital Trust, London 1972. 5. Susan Hamer, Gill Collison, Evidence Based Practice, assistenza basata su prove d’efficacia, McGraw-‐Hill, edizione italiana a cura di Paolo Chiari, Antonella Sutullo, Prima edizione: Aprile 2002, Milano. 6. EBM Working Group. Evidence-‐based medicine. A new approach to teaching the practice of medicine. JAMA. 1992;268:2420-‐2425. 7. Antrobus, S. & Brown S. The impact of the commissioning agenda upon nursing practice: a proactive approach to influencing health policy. Journal of Avanced Nursing 1997; 25: 309-‐315. 8. Walsh K. Given in evidence. Health Service Journal 1995; 105: 28-‐29. 9. Walsh M. How nursesperceive barriers to research implementation. Nursing Standard 1997; 8 (11): 25-‐29. 10. Cartabellotta A. La medicina basata sulle evidenze: criticità e prospettive. Recenti progressi in medicina 2006; 97 (11): 640-‐646. 11. Dawes M, Summerskill W, Glasziu P, Cartabellotta A, et al. Sicily steatment on evidence – based – practice. BMC Med Educ 2005; 5:1. 12. Ely Jw. Osheroff JA, Ebell MH et Al. Obstacle to answering doctors’ question about patient care with evidence qualitative study. BMJ 2002;324: 710 13. Smith L., Coleman V., Brasdhaw M., “Family Centered Care”, Eastbourne, Palgrave 2002 14. Annunziata M. et al. “La ricerca clinica in pediatria: aspetti etici e criticità” Fondazione ISTUD 2012; fonte internet: www.istud.it/up_media/pw_scienziati/pediatria.pdf ; in data 21 luglio 2014. 15. Fondazione ABIO, “Carta dei diritti dei bambini e adolescenti in ospedale” ; 2 agosto 2007; fonte internet: www.abiomilano.org/i-‐diritti-‐dei-‐bambini/carta-‐dei-‐ diritti.html; in data 21 luglio 2014. 16. Steinbrook R. Testing medications in children. N Engl J Med. 2002 Oct 31;347(18):1462-‐70. 17. Kimland E, Odlind V Off-‐label drug use in pediatric patients. Clin Pharmacol Ther. 2012 May; 91(5):796-‐801. 18. Osservatorio ARNO. Bambini I profili assistenziali delle popolazioni in età pediatrica Rapporto 2011,Volume XVI -‐ Collana “Rapporti ARNO” Cineca -‐ Dipartimento SISS – Sanità. 19. Zhang T, Smith MA, Camp PG, Shajari S, Macleod SM, Carleton BC Prescription drug dispensing profiles for one million children: a population-‐based analysis, Eur J Clin Pharmacol. 2012 Jul 12. 20. Chai G, Governale L, McMahon AW, Trinidad JP, Staffa J, Murphy D. Trends of outpatient prescription drug utilization in US children, 2002-‐2010. Pediatrics 2012 67 Jul;130(1):23-‐3. 21. Editorial. Science for action-‐based nursing. The Lancet 2012; 379 (9828):1763. 22. Aliken L.H. et al. Nurse staffing educationand hospital mortality in nine European coutries a retrospective observationaly study. NEJM 2014: http//cdc.doi.org/10.1016/S0140-‐6736(13)62631-‐8. 23. Darbyshire P “Coinvolgimento degli infermieri dei bambini nella ricerca”, GISIP 2009; 1 (4). 24. Franck L. Research capacity and output in paediatric nursing. Journal of Research in Nursing 2003; 8:418–426. 25. Niederhauser VP, Kohr L. Research endeavors among pediatric nurse practitioners (REAP) study. Journal of Pediatric Health Care 2005; 19: 80–89. 26. Chapman GE, Sellaeg K, Levy-‐Milne R, Barr SI. Toward Increased Capacity for Practice-‐Based Research Among Health Professionals: Implementing a Multisite Qualitative Research Project With Dietitians. Qual Health Res 2007; 17: 902–907. 27. Millenson M.L. Demanding Medical Excellence. Doctors and Accountability in the Information Age, University of Chicago Press, 1997 28. Coumou HC, Meijaman FJ. How do primary care phisician seek answeres to clinical questions? A litterature review. J Med Libr Assoc 2006;94:55-‐60. 29. Rapporto AMVUR, 2013, fonte internet: http://www.anvur.org; in data 18 agosto 2014. 30. Zhang T, Smith MA, Camp PG, Shajari S, Macleod SM, Carleton BC Prescription drug dispensing profiles for one million children: a population-‐based analysis, Eur J Clin Pharmacol. 2012 Jul 12. 31. Romani S, Forni C. Conoscenze, atteggiamenti e barriere all’implementazione dell’Evidence Based Practice: Indagine descrittiva nell’Azienda USL di Reggio Emilia. L’Infermiere, 2010;47;4:23-‐28. 32. Upton D, Upton P. Development of a n evidence based practice questionnaire for nurses. Jurnal of Avanced Nursing, 2006; 54; 454-‐458. 33. Piano di sviluppo triennale 2014 – 2016 Azienda Ospedaliera Meyer. 68 6. Allegati 1. Questionario Utilizzato per la rilevazione dei dati. 2. Documento aziendale del Comitato Etico Pediatrico, relativo all’esonero di richiesta di parere. 3. Richiesta di autorizzazione Allo studio alla Direzione Sanitaria aziendale. 4. Modulo Valutazione docenti evento. 5. Dichiarazione assenza conflitto d’interesse 69 Allegato 1 ! Studio'Trasversale:'Ricerca'clinica'ed'Evidence'Based'Practice'6' Conoscenze'e'competenze'dei'professionisti'sanitari'di'area'pediatrica.' ! ! Caro!Collega,!! !!!!!!!!!!!!Ti!chiediamo!pochi!minuti!del!tuo!tempo!per!compilare!questo!questionario.! !!!!!!!!!!!Questa!indagine!ha!lo!scopo!di!capire!quali!sono!gli!ostacoli!all’utilizzo!della!ricerca!nella! pratica!clinica.!Ci!darà!utili!suggerimenti!per!rendere!gli!strumenti!di!ricerca!più!vicini!alle!tue! esigenze!e!permetterti!di!accedervi!con!più!facilità.!! I!dati!saranno!valutati!e!gestiti!in!forma!anonima!ed!aggregata.! Ti!ringraziamo!per!l’aiuto.! Tabella&1:&Caratteristiche&sociodemografiche&del&campione& Professione:!!!!! o ___________________________________________________________________! Livello!d’istruzione:! o ___________________________________________________________________! Genere:! o Maschio!(M)! o Femmina!(F)! Età:! o ________________________! Paese!di!provenienza!! o _____________________________________________________________________! Settore!lavorativo!(Dipartimento,!reparto!specialità)! o _____________________________________________________________________! Anzianità!lavorativa! o _____________________________________________________________________! ! ! ! 70 Tabella&2:&Approccio&Evidence&Based&Practice&nella&Pratica& Domanda:!! Durante'la'tua'pratica'quotidiana,'quante'volte'nel'corso'dell’ultimo'anno'vi'siete'comportati'come' nelle'situazioni'riportate'di'seguito,'per'colmare'un'dubbio'o'una'lacuna'nelle'vostre'conoscenze?'! ' 1.!Mi!sono!fatto!delle!domande!relative! alla!pratica!clinica,!!per!le!quali!potrei! cercare!delle!evidenze.! ! 2.!Ho!cercato!le!evidenze!disponibili! rispetto!ad!un!quesito!riguardante!la! pratica!professionale! ! 3.!Ho!valutato!in!modo!critico!il! materiale!che!ho!trovato(Con!griglie! apposite)! ! ! 4.!Ho!integrato!quanto!trovato!in! letteratura!con!la!mia!esperienza!e!le!mie! conoscenze.! ! 5.!Ho!valutato!i!risultati!di!quanto!ho!poi! messo!in!pratica! ! 6.!Ho!condiviso!le!informazioni!raccolte! con!i!colleghi!!! ! ' ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! 71 & Tabella&3:&Atteggiamento&verso&l’Evidence&Based&Practice&nell’attività"idiana.& Domanda:!! Dove'ti'collocheresti,'sulla'scala,'per'ognuna'delle'seguenti'affermazioni?'' ! 7.!Durante!il!mio!lavoro!ho!il!tempo!di! tenermi!aggiornato.! ! ! 8.!Mi!fa!piacere!ricercare!risposte!a! dubbi/quesiti,!relativi!alla!mia!attività! professionale.! ! 9.!Ritengo!siano!importanti!le!evidenze! scientifiche!a!supporto!della!mia!pratica! professionale.! ! ! 10.!La!mia!pratica!clinica!è!influenzata! dalle!evidenze!scientifiche.! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! 72 Tabella&4:&Conoscenze&relative&all’Evidence&Based&Practice& 11.!Come!valuti!la!tua!conoscenza!degli! strumenti!informatici?! !!!!!! 12.!Come!valuti!la!tua!capacità!di!ricerca!in! ambito!clinico?! ! 13.!Come!valuti!la!tua!conoscenza!dei! principali!tipi!e!fonti!di!informazione! scientifica?! ! 14.!Come!valuti!la!tua!capacità!di!analizzare! criticamente!le!prove!di!efficacia!trovate?! ! 15.!Come!valuti!la!tua!capacità!di! trasformare!i!bisogni!di!informazione!in! quesiti!di!ricerca?! ! 16.!Come!valuti!la!tua!capacità!di!trovare! prove!di!efficacia!per!quanto!riguarda!la! ! tua!attività!professionale?! ! 17.!Come!valuti!la!tua!capacità!di! determinare!se!il!materiale!reperito! risponde!al!quesito!da!te!formulato?! ! 18.!Come!valuti!la!tua!capacità!di! condivisione!delle!idee!e!delle!informazioni! con!i!colleghi?! ! ! 19.!Come!valuti!la!tua!capacità!di!utilizzare! il!materiale!reperito!nella!pratica! professionale?! ! 20.!Come!valuti!la!tua!capacità!di!applicare! le!informazioni!ai!singoli!casi?! ! 21.!Come!valuti!la!tua!capacità!di! individuare!la!discrepanza!tra!le!evidenze! scientifiche!e!!la!pratica!professionale?! ! 22.!Come!valuti!la!tua!capacità!di! aggiornare!il!tuo!lavoro!sulla!base!delle! evidenze!reperite?! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! 73 & Tabella&5:&Conoscenza&e&competenza&riguardo&la&lingua&Inglese& & 23!.!Come!valuti!la!tua!conoscenza! della!lingua!Inglese?! ! & 24.!Come!valuti!la!tua!comprensione! della!lingua!inglese!scritta?! ! 24.!Come!valuti!la!tua!comprensione! & della!lingua!inglese!parlata?! ! ! 26.!Come!valuti!la!tua!capacità!di! comprendere!un!articolo!scientifico! scritto!in!inglese?!! & & & & & ! Tabella&6:&Propensione&alla&formazione&in&all’Evidence&Based&Practice&e&ricerca& clinica&& 27.!Saresti!interessato!a!partecipare!ad!un!corso!che!sviluppi!le!tue!conoscenze!e!competenze! nell’ambito!di!ricerca!ed!utilizzo!di!evidenze!scientifiche!per!il!tuo!lavoro?! ! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!Si![!!]!!!!!!!!!!!No![!!]! ! 28.!Se!si,!di!quale!livello!di!preparazione!avresti!bisogno:! ! o Livello!base,!per!acquisire!competenze!nell’utilizzo!di!evidenze!scientifiche!durante!la!mia! attività!professionale.! o Livello!intermedio,!per!elaborare,!presentare!e!gestire!protocolli!di!ricerca!ed!avere!le!basi!per! la!redazione!di!articoli!scientifici.! o Livello!avanzato,!per!acquisire!competenze!nell’!esecuzione!d!i!calcoli!statistici!necessari! all’elaborazione!dei!dati!rilevati!durante!le!ricerche!scientifiche.! ! 29.!Se!no!perché:! ! o Non!sono!interessato!a!fare!ricerca.!! o Ritengo!che!la!ricerca!non!faccia!parte!delle!competenze!della!mia!professione.! o Il!mio!lavoro!mi!prende!tutto!il!tempo!per!altre!cose.! o La!ricerca!non!serve!al!mio!sviluppo!professionale.! o Altro____________________________________________________________! ! 30.!Quanto!saresti!disposto!a!pagare!per!la!tua!formazione!in!ricerca!clinica?! !!!!!!!!!!!!!___________________________________________________________________! ! ! 74 Allegato 2 Comitato Etico Pediatrico Sezione del Comitato Etico Regionale per la Sperimentazione Clinica c/o Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer 5. STUDIO A SCOPO DI TESI Gli studi a scopo di tesi che prevedono la somministrazione di un questionario ai soli operatori sanitari NON richiedono la presentazione della documentazione al Comitato Etico Pediatrico; per lo svolgimento degli stessi, è sufficiente la formale autorizzazione da parte del Dirigente a cui fanno capo gli operatori interessati. Le tipologie di studi a scopo di tesi che riguardano aspetti specifici degli utenti ed il loro coinvolgimento, attivo o passivo, richiedono la presentazione della documentazione inerente la tipologia dello studio da svolgere, per la quale si invita a consultare gli elenchi specifici. 75 Allegato 3 All’attenzione del Direttore Sanitario Azienda Ospedaliera Meyer e, p.c. Al Direttore Generale Oggetto: Autorizzazione allo svolgimento dello studio: “Prove di Efficacia quali differenze tra realtà e teoria”. Indagine trasversale, monocentrica per rilevare le conoscenze, competenze, attitudini e barriere dei professionisti sanitari dell’A.O.U. Meyer nella Ricerca Clinica e l’Evidence Based Practice . Gentilissima dott.ssa La contatto per sottoporre alla sua attenzione il progetto di studio in oggetto. La letteratura scientifica ha evidenziato più volte la presenza di un gap tra le evidenze scientifiche che emergono dalle ricerche e l’utilizzo di tali evidenze nella pratica clinica. Questo trend è stato descritto in vari setting di cura, sia in contesti di cure primarie, sia in strutture ad alta specializzazione come l’AUO Meyer. Il piano di sviluppo triennale indica chiaramente che l’assistenza basata sulle evidenze ed il miglioramento continuo sono obiettivi strategici di questa azienda, pertanto credo possa essere interessante il progetto che propongo. L’obiettivo di questo studio è infatti quello di: Valutare: competenze, conoscenze, atteggiamenti e barriere all’implementazione dell’Evidence Based Practice tra gli operatori sanitari dell’ A.O.U.Meyer. • Stabilire quali settings ospedalieri abbiano una più elevata conoscenza e competenza sull’utilizzo delle evidenze scientifiche. • Conoscere quale categoria professionale sia maggiormente preparata in Evidence Based Practice e sia in grado di utilizzare le evidenze nella normale pratica clinica. • Stabilire quale percorso formativo di base dia maggiori garanzie sulla 76 conoscenza dell’EBP. Lo strumento indagine è rappresentato da un questionario validato, già utilizzato nel panorama internazionale e nazionale, modificato ed ampliato nei contenuti in modo da adattarlo al nostro contesto; somministrato a tutti gli operatori sanitari a tempo indeterminato dall’A.O.U. Meyer, assunti al 1 settembre 2014, e dai quali verranno raccolti 191 questionari. Tale ricerca ottempererà anche ai miei obblighi di Tirocinio previsti per il secondo anno di corso di Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche e verrà eseguita fuori orario di lavoro per un ammontare di centoventi ore di cinquanta minuti. In seguito sarà elaborato un progetto formativo, sempre all’interno e con le modalità relative ai percorsi di tirocinio universitari, di ulteriori centotrentasei ore di cinquanta minuti. Il responsabile aziendale per tali progetti è stato individuato nella Figura del Dott._______ Si allega per completezza alla presente: il protocollo di ricerca, il CV dello sperimentatore, il questionario che sarà utilizzato come strumento di rilevazione. In attesa di una sua risposta, colgo l’occasione per formularle Distinti Saluti. 15/07/2014 77 Allegato 4 NUMERO Settore Formazione A.O.U. Meyer Provider E.C.M. Decreto Dirigenziale RT n° 5139/2010 Scheda di valutazione evento formativo M/FORM/03 Titolo evento _______________________________________ Firenze, _____________________ Barrare con una crocetta le voci di interesse. 1. Come valuta la rilevanza degli argomenti trattati rispetto alla sua necessità di aggiornamento? Non rilevante Poco rilevante Abbastanza Rilevante Molto rilevante rilevante 1 2 3 4 5 2. Come valuta la qualità educativa di questo programma ECM? Scarsa Mediocre Soddisfacente Buona 1 2 3 4 Eccellente 5 3. Come valuta la utilità di questo evento per la sua formazione/aggiornamento? Insufficiente Poco utile Abbastanza utile Utile Molto utile 1 2 3 4 5 4. Come valuta la qualità dell’organizzazione ai parametri sotto indicati ❏ Informazioni programma ❏ Condizioni aule e strumenti didattici ❏ Numero e tipologia partecipanti ❏ Metodologie didattiche ❏ Tempi di svolgimento adeguato ❏ Materiale didattico Scarsa Mediocre Soddisfacente Buona Eccellente 1 2 3 4 5 5. Ha percepito la presenza di interessi commerciali nell’evento? No Sì Se sì, il conflitto di interessi può essere messo in relazione a: ❏ programma dell’evento ❏ contenuti proposti In caso di segnalazione si invita a descrivere la questione in fondo pagina ❏ docenti / relatori 6. Come valuta l’attività di docenza? (Da adottare per docenze superiori a 2 ore) Nominativo 1 _____________ _____________ Nominativo 2 _____________ _____________ Nominativo 3 _____________ _____________ Nominativo 4 _____________ _____________ Descrizione Chiarezza espressiva e padronanza argomenti Capacità di interagire con i partecipanti Gestione del tempo e qualità supporti didattici Descrizione Chiarezza espressiva e padronanza argomenti Capacità di interagire con i partecipanti Gestione del tempo e qualità supporti didattici Descrizione Chiarezza espressiva e padronanza argomenti Capacità di interagire con i partecipanti Gestione del tempo e qualità supporti didattici Descrizione Chiarezza espressiva e padronanza argomenti Capacità di interagire con i partecipanti Gestione del tempo e qualità supporti didattici Scarsa Mediocre Discreta Buona Eccellente Scarsa Mediocre Discreta Buona Eccellente Scarsa Mediocre Discreta Buona Eccellente Scarsa Mediocre Discreta Buona Eccellente Quali temi affrontare in eventi futuri Suggerimenti, commenti su organizzazione e conflitto interesse, proposte Grazie per la Sua gentile collaborazione N.B. Modello da adottare quando gli eventi prevedono docenze individuali superiori a 2 ore. M/FORM/03 Emissione 1 del 15.03.10 Rev 2 del 18.09.13 Approvazione DS Pagina 1 di 1 78 Allegato 5 NUMERO Settore Formazione A.O.U. Meyer Provider E.C.M. Decreto Dirigenziale RT n° 5139/2010 Dichiarazione assenza conflitto di interesse M/FORM/18 Dichiarazione Autocertificazione Conflitto di interesse in qualità di Responsabile Scientifico, Docente / Relatore, tutor, animatore di formazione, moderatore In base alle indicazioni del Nuovo Accordo Stato Regioni n.101 del 19 aprile 2012 e alla delibera regionale 599/2012 Il/la sottoscritto/a___________________________________________________________________ nato/a_______________________________ Prov. __________ , il __________________________ residente in Via ________________________ N. ___ Città _____________________ Prov. _______ C.F. ______________________________________________________________________________ recapito telefonico _________________________ e mail ___________________________________ sede lavorativa _____________________________________________________________________ ente di appartenenza (se dipendente) __________________________________________________ ! Dipendente ! Libero professionista Professione_________________________ Disciplina_______________________________________ in qualità di: q Resp. Scientifico q Docente/Relatore q Animatore/Tutor/Formatore q Moderatore dell’evento formativo organizzato dall’Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer dal titolo: _________________________________________________________________________________, argomento, __________________________________________________, in data, _____________ ; ai sensi del paragrafo 3.3 sul conflitto di interessi, pag. 18 allegato 1 dell’Accordo Stato-Regioni del 19 aprile 2012 dichiara: ! la presenza di conflitto di interessi 1in quanto negli ultimi due anni ho avuto i seguenti rapporti anche di finanziamento con soggetti portatori di interessi commerciali in campo sanitario. _____________________________________________________ _____________________________________________________ ! l’assenza di conflitto di interessi 2 rispetto ai contenuti dell’intervento in quanto, negli ultimi due anni, non ho avuto rapporti di finanziamento con soggetti portatori di interessi commerciali in campo sanitario. In fede, Data ________________ Firma leggibile del dichiarante ___________________________________ 1 Perché sussista conflitto di interessi è necessario che il docente/relatore abbia o abbia avuto nell’ultimo biennio, una qualsiasi forma di cointeressenza diretta o indiretta e/o sussista un qualsiasi rapporto di interesse con industrie farmaceutiche e di strumenti o presidi sanitari o altri soggetti portatori di interesse commerciali in campo sanitario e/o sia titolare o compartecipe di quote di imprese, rapporti che possano in tal modo configurare il professionista come portatore di interessi commerciali e orientare la formazione per le proprie finalità. Il conflitto di interesse sussiste anche se un professionista chiamato a partecipare ad un evento, all’interno del quale si discute di trattamenti diagnostici o terapeutici, di dispositivi o applicativi software è sponsorizzato da un’azienda che lo ha remunerato in forma diretta o indiretta. 2 Nell’ambito specifico delle sperimentazioni cliniche non costituisce conflitto di interessi la presentazione di relazioni inerenti le finalità di cui alla DGR 788/2006. M/FORM/18 Emissione 1 del 15.03.10 Rev 2 del 18.09.13 Approvazione DA Pagina 1 di 2 79