Suffragette - Cinema PRIMAVERA

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Suffragette - Cinema PRIMAVERA
pena o se tanta violenza abbia
infine permesso di ottenere il diritto
al voto, a riguardo gli storici hanno
discordi opinioni. Quello che è certo
per la Gravon è il prezzo pagato
dalle donne che l'hanno perpetrata
dentro una società reazionaria e
che il suo melodramma sociale
mette in scena in maniera forte e
dolente, chiudendo sul funerale di
Emily Davison e sull'idea di farci
dono di un modello da seguire.
Perché la strada da fare è ancora
lunga e scorre sui titoli di coda
indicanti le date di conseguimento
del voto, raggiunto dalle donne
britanniche nel 1918 (in maniera
incompiuta). Le italiane ventisei
anni dopo. In Arabia Saudita il diritto
al voto è stato concesso a partire
dal 2015.
Marzia Gandolfi
www.mymovies.it
moglie, madre e lavoratrice sin dalla
più tenera età in un lavatoio. Nel
cast anche Helena Bonham Carter,
Brendan Gleeson, Anne-Marie Duff
e Ben Whishaw, Suffragette è il
classico film sospinto da nobilissime
intenzioni – persino urgente e
necessario nonostante il trapassato
remoto – e sostenuto da un cast
superbo, ma destinato a storcere gli
occhi dei critici e degli spettatori:
s’intende, quelli devoti al mezzo
cinematografico, e non al mero
megafono contenutistico. Per farla
breve, la regia non c’è: le Suffragette
erano organizzate, Suffragette è
spontaneistico
Federico Pontiggia
www.cinematografo.it
2 Marzo 2016
Fino a qui tutto bene: “Vogliamo dare
voce e potere a chi non ce l’ha,
come tante donne ancora oggi nel
mondo”. Parola e intento della
sceneggiatrice Abi Morgan (The Iron
Lady), che mette la sua penna
femminista al servizio della regista
Sarah Gavron: Suffragette, già
apertura del London Film Festival e
poi di Torino. Primo sul tema, il film ci
riporta nell’Inghilterra di inizio ‘900,
dove monta la ribellione delle donne
per la disparità di trattamento
salariale rispetto agli uomini e la
negazione del diritto di voto: al
movimento
femminista
delle
suffragette guidato dalla mitica Emily
Pankhurst (Meryl Streep) finisce per
unirsi Maud (Carey Mulligan),
Mercoledì 30 marzo, ore 16.30-19-21
Giovedì 31 marzo, ore 16.30-19-21
Un film di Asif Kapadia,
con AmyWinehouse
Dedicato alla tormentata voce di
"Back To Black", Amy Winehouse,
include immagini e filmati d'archivio
inediti sull'intensa e carismatica
artista, scomparsa nel 2011 a soli
27 anni per cause ancora non
completamente accertate. Il film
restituisce aspetti meno noti della
vita della cantante, tutti raccontati
attraverso le sue stesse parole e la
sua musica.
MERCOLEDí 23 MARZO 2016, ORE 16.30-19.00-21.00
GIOVEDí 24 MARZO 2016, ORE 16.30-19.00-21.00
VENERDí 25 MARZO 2016, ORE 21.00 (V.O.)
Il cast tecnico.
Regia:
Sarah
Gavron.
Sceneggiatura: Abi Morgan.
Fotografia:
Eduard
Grau.
Montaggio:
Barney
Pilling.
Scenografia: Alice Normington.
Costumi: Jane Petrie. Musiche:
Alexandre Desplat.
Origine: USA, 2015.
Durata: 1h46.
Gli interpreti.
Carey Mulligan (Maud), Helena
Bonham Carter (Edith Ellyn),
Brendan
Gleeson
(Ispettore
Arthur Steed), Anne-Marie Duff
(Violet Miller), Ben Whishaw
(Sonny Watts), Meryl Streep
(Emmeline Pankhurst).
La trama.
La storia delle militanti del
primissimo
movimento
femminista, donne costrette ad
agire clandestinamente in uno
Stato sempre più brutale. In lotta
per il riconoscimento del diritto di
voto, molte sono donne che
appartengono alle classi colte e
benestanti e tra loro alcune
lavorano. Radicalizzando i loro
metodi e facendo ricorso alla
violenza come unica via verso il
cambiamento, queste donne
sono disposte a perdere tutto
nella
loro
battaglia
per
l'eguaglianza.
Una storia di lotta, una storia di
dolore, ma soprattutto una storia
poco nota. Finalmente il cinema
riscopre le bellicose suffragette
inglesi,
così diverse
dalle
timorate cugine Usa, con questo
tuffo nella Londra primo '900 che
rievoca figure come Emily
Wilding Davison, prima martire
della causa, e la leader Emmeline Pankhurst (Meryl Streep), che
meriterebbe un film a sé (...).
Anche se per evitare il 'biopic' le
autrici mettono al centro l'immaginaria Maud (Carey Mulligan),
lavandaia sposata a un dipendente della stessa enorme
tintoria (uno dei punti di forza del
film, più a fuoco nello sfondo che
nel racconto). Sottolineando la
natura interclassista di questo
movimento che non esitava a
incendiare edifici (vuoti) e
cassette postali per vincere
indifferenza e censura. (...)
Difficile non essere emotivi con
una materia simile, e il film non
risparmia le scene forti. (...)
Eppure il racconto non decolla ,
malgrado il cast di serie A. (...)
tra le cose belle di questo film
diseguale ci sono le immagini
d'archivio dei solenni funerali con
cui Londra salutò l'attivista morta
'in diretta' all'ippodromo di
Epsom, sotto l'occhio delle
cineprese di tutto il mondo.
Fabio Ferzetti
Il Messaggero
2 Marzo 2016
Le sei donne che hanno messo
mano al film, pur dicendo sempre la
verità storica, evitano gli atteggiamenti manichei ed enunciano tutto
con molta obiettività. I fatti, del resto,
sono quelli, e quelli sono i personaggi, inventati o reali, proposti
sempre con stile e tramite immagini
spesso dai colori nebbiosi che
coincidono con quei climi londinesi
in cui si riflette tutto il film. Lo
sostengono interpreti di fama, quali
le inglesi Carey Mulligan ed Helena
Bonham Carter, e - regalata da
Hollywood - la grande Meryl Streep,
tutte convinte a gridare «voto alle
donne!», ma con britannica misura.
Gian Luigi Rondi
Il Tempo
3 Marzo 2016
Sarah Gavron per fare questo film
ci ha messo diversi anni, insieme
alla sceneggiatrice, Abi Morgan,
ha lavorato sugli archivi, le lettere, i
diari intimi e mai pubblicati di
numerose donne come la
protagonista con l'obiettivo di
raccontare la vera storia delle
suffragette distorta allora e di cui
ancora oggi non si parla nelle
scuole. (...) Nella tradizione del
cinema inglese «impegnato»
popolare, senza gli elementi
disturbanti di un Ken Loach,
'Suffragette' si basa più sulla
scrittura (e molto sul cast a
cominciare da Carey Mulligan che
dà vita con molta irruenza e
sensibilità al personaggio di Maud
Watts) che su la messinscena con
la bella intuizione però di mettere
al centro non una figura storica, la
leader Pankhurs, ma una donna
«comune», e la sua conquista di
una nuova sicurezza, che ne
racconta molte altre. «Ordinarie»
come lei ma che hanno incarnato
questa
battaglia
attraverso
passaggi sottili, emozioni instabili,
paure e angosce. Quelle di Maud
Watts e quelle delle sue compagne, operaie come il personaggio
di Anne-Marie Duff (...). O la
farmacista di Helena Bonham
Carter, determinata con coraggiosa ostinazione, che voleva essere
medico e non ha potuto studiare
perché il padre lo ha vietato. La
loro lotta è tutta esterna, di sé
queste donne parlano poco ma il
film ci dice che la battaglia
continua e non solo perché in
Arabia saudita il diritto di voto le
donne lo hanno ottenuto nel 2015.
Cristina Piccino
Il Manifesto
3 Marzo 2016
A lungo e ingenuamente le
abbiamo immaginate come nel film
Mary Poppins, un pugno di
borghesi gentili che bevono tè e
sfilano gioiose dentro le loro
camicette bianche impreziosite con
fiori freschi e fasce di seta sul petto.
Sarah Gavron le rivela invece per
quello che le suffragette furono
davvero, un piccolo esercito armato
di operaie pronte a sabotare le loro
città, a infrangere vetrine a colpi di
pietra e a collocare bombe. Questa
secondo la regista inglese è la vera
storia delle suffragette, quella che
la stampa dell'epoca si guardò
bene dal raccontare, quella che
ancora ci si guarda bene dal
raccontare nelle scuole. Suffragette
non brilla per la sua forma, il film è
più scritto che messo in scena,
nondimeno Sarah Gravon e Abi
Morgan hanno il merito di far
conoscere questa versione dei fatti,
celebrando la lotta per l'uguaglianza, contro le molestie sessuali e la
disparità salariale che scosse
l'opinione pubblica all'inizio del
secolo. Sceneggiatrice di Suffragette e penna dietro The Iron Lady
e The Hour (la serie televisiva), Abi
Morgan sfoglia negli archivi, nelle
lettere, nei diari intimi e mai
pubblicati di numerose donne che
come la protagonista presero parte
alla causa sacrificando la loro vita
privata o perdendo la propria vita
come Emily Davison sotto il cavallo
di re Giorgio V per guadagnare
l'attenzione dei media. Donne
spiate, picchiate, imprigionate
perché volevano essere pienamente, per loro e per le generazioni a venire. Vitale e verace,
Suffragette elude la rigidezza del
film in costume e trova in Carey
Mulligan una protagonista sensibile
e ardente. Mélange di tutte le
suffragette britanniche, Maud
Watts è interpretata da un'attrice
capace di esprimere le sue
evoluzione sottili, le emozioni di
un'eroina dentro primi piani instabili
in cui emerge la presa di coscienza
e da cui sembra pronta a fuggire
verso un impegno che le farà
perdere impiego e famiglia.
L'epifania toccante di Carey Mulligan
si accompagna alla solidarietà
militante dell'operaia tribolata e
magnifica di Anne-Marie Duff e alla
determinazione della farmacista di
Helena Bonham Carter, che rende
omaggio, non solo nel nome, a Edith
Garrud e alle sue jiu-jitsuffragettes.
Professionista delle arti marziali,
Edith Garrud organizzò dal 1913 dei
corsi riservati esclusivamente alle
donne incoraggiandole a difendersi
dai poliziotti durante le manifestazioni duramente represse. Icona, fuori e
dentro lo schermo, è Meryl Streep a
incarnare Emmeline Pankhurst in
una breve ma vigorosa apparizione
perché Sarah Gravon al biopic su
una donna straordinaria dentro una
causa straordinaria, preferisce la
vicenda di donne ordinarie, operaie
che hanno incarnato l'avanguardia
del cambiamento in grembiule o
gonne lunghe. Morte sotto i colpi
della polizia, arrestate, alimentate
con forza a causa dello sciopero
della fame, dopo quarant'anni di
campagne pacifiche, che ottengono
soltanto promesse infrante, le
suffragette
abbandonano
la
compostezza indulgente e decidono
per la disubbidienza civile, senza
esitare a ricorrere ad azioni radicali e
violente. Ma sono donne e non lo
fanno con leggerezza, diversamente
dai terroristi che uccidono innocenti,
colpiranno soltanto sedi vuote ma
distinte per attirare l'attenzione sul
movimento e la causa. Quanto a
sapere se questa violenza valesse la