84 casantica - Torre Barbieri

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84 casantica - Torre Barbieri
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Una straordinaria ristrutturazione sulle colline fra parma e reggio
la rinascita di
una casa torre matildica
La costruzione, ribassata di almeno quattro metri, risale all’anno Mille
I rimaneggiamenti: nel Cinquecento è stato realizzato il corpo aggiunto
I padroni di casa: “Abbiamo trovato questo gioiello già ristrutturato”
“Ci ha cambiato la vita. Prima ironizzavamo sulla passione per l’antico”
In fase di recupero gli splendidi porticati e una costruzione adiacente
di Antonio Bianchi foto di Max Salani
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Il portico della casa torre è zeppo
di suggestivi anfratti: una parete è
dominata da un abbaino francese
che si staglia scenograficamente
sull’imponente trama muraria.
Dalla parte opposta c’è una panchina lignea sormontata da una
finestrella. Impossibile quantificare gli scorci fotografici sacrificati.
L’ingresso dell’abitazione vera e
propria, a cui si accede mediante
una scala che si inerpica in posizione angolare nel grande portico,
è una porta a vetri, a sua volta
protetta da un bellissimo cancello
medievale in ferro.
C
i troviamo sulle colline fra Reggio e Parma, nel
cuore delle terre di Matilde di Canossa. Il paesaggio è strettamente intrecciato alla figura della
Grande Contessa, vissuta fra XI e XII secolo, che giocò un
ruolo cruciale nella disputa fra papato (Gregorio VII) e
impero (Enrico IV). Gli opulenti trascorsi medievali sopravvivono nella fitta rete di castelli, pievi e borghi storici sorti a
ridosso di case a torre. Queste – altrimenti dette case forti – si
trovano soprattutto sulla fascia collinare. Le più antiche svolgevano funzione difensiva. La porta era sopraelevata e vi si
accedeva mediante una scala retrattile. Il piano inferiore ospitava magazzini e stalle; quello intermedio era adibito ad abitazione; il piano superiore era la colombaia. Nei secoli a
venire, le case a torre - che registrarono un boom fra Quattro
e Cinquecento - persero progressivamente la funzione difensiva. Le strutture – un tempo squadrate, massicce, austere – si
fecero più slanciate, si arricchirono del cromatismo di materiali diversi dalla pietra e di nuovi elementi decorativi, diventando effige della distinzione e del prestigio dei proprietari.
La meravigliosa casa torre che vi presentiamo in queste pagine sorge in territorio parmigiano ed è fra le più antiche. Il
corpo principale dovrebbe risalire all’anno Mille e si racconta
che la stessa Gran Contessa ne abbia visitato le stanze.
Osservando uno dei prospetti è ancora possibile ammirare la
sagoma dell’accesso originario che si staglia sull’imponente
parete di pietra in corrispondenza del piano intermedio.
La costruzione ha subito numerosi rimaneggiamenti: nel
Cinquecento, un’intera ala è sorta a ridosso del corpo principale.
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Varcata la soglia, ci si
imbatte in un articolato
salone pavimentato con
vecchie “tavelle”.
In posizione angolare c’è
la magnifica scala.
Nel salone, le sorprese non si contano. Una finestrella nasconde
una nicchia. Ci sono tantissimi
catenacci e reperti in ferro. Alla
base del camino troviamo curiosi
utensili. “C’è anche una pietra
timer utilizzata per cucinare –
raccontano i padroni di casa –
Raggiunta la temperatura ottimale acquisiva un determinato colore. L’abbiamo scovata in
Calabria”.
La torre è stata ribassata di almeno 4 metri (ipotesi confortata da un’indagine sulle pareti, troppo spesse e massicce per
lo sviluppo verticale attuale). E il porticato, originariamente
chiuso, è stato aperto.
Oggi, questo gioiello “matildico” è la dimora di una simpatica e giovane famiglia: mamma, papà e due figli (un
maschio e una femmina, brillanti universitari). Ci sono
anche Mimì e Sophie, due cagnoline trovatelle, cresciute a
stenti e maltrattamenti, che hanno finalmente trovato meritato riscatto.
I padroni di casa ci hanno accolti con calore ed entusiasmo,
lasciando trasparire – fra le righe – un piglio signorile, elegante
e anche dotto. Unica richiesta – plausibilissima – l’anonimato.
“E’ un posto magico – ci hanno raccontato – Da questa terrazza
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Una panoramica delle tre stanze
da letto. Quelle dei due figli, ospitate nel corpo medievale, e due
scorci della straordinaria camera
matrimoniale dei padroni di casa.
“E’ uno dei fiori all’occhiello della
dimora e probabilmente la prima
stanza che ho sentito completamente mia”, ci ha raccontato la
signora. La camera è ricavata
nell’ala rinascimentale.
Questo corpo aggiunto risale al
Cinquecento, come testimonia una
data rinvenuta su una pietra.
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In corrispondenza di una botola
vetrata (da cui si intravedono le
pareti materiche della cantina) si
può scorgere una porzione del
pavimento medievale. A sinistra,
il varco che delimita corpo medievale e corpo rinascimentale.
Oltre il varco c’è il bagno, in cui
ha curiosamente trovato posto un
camino.
affacciata sulla natura vediamo anche i caprioli. Ogni giornata ha un sapore diverso. E ogni stagione ha un suo fascino
peculiare. La scelta di trasferirci qui è molto importante per
noi: praticamente ci siamo reinventati la vita. Qui abbiamo
rivoluzionato le nostre abitudini. E’ una dimora del passato,
ma racconta al meglio il nostro futuro, i nostri nuovi entusiasmi. E ogni fine settimana, con il ritorno dei nostri figli,
c’è aria di festa”.
L’incontro con l a c asa
Caso abbastanza atipico: i padroni di casa non si sono occupati in prima persona della ristrutturazione: “Abbiamo trovato questo gioiello praticamente così come lo vedete – rac-
contano - Il precedente proprietario aveva curiosamente
deciso di disfarsene. E’ un nostro caro amico, ma abbiamo
appreso della sua decisione solo per caso. Eravamo già in
trattative per un’altra antica dimora. Ma vista questa abbiamo pensato: ‘Ecco la nostra casa’. Era il 10 aprile 2005.
E dal luglio 2006 viviamo qui”.
Personalizzare gli interni
L’impatto con gli interni è folgorante. L’articolazione degli
ambienti è imprevedibile, sorprendente. Gli arredi trasudano personalità e buon gusto. E ogni angolo è impregnato di
vissuto e intimità familiare. “Come potete vedere, siamo riusciti a far nostri questi ambienti – racconta la signora - Il
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Nelle due pagine precedenti e qui
sopra, l’accogliente cucina.
“Insieme alla camera da letto è
l’ambiente che preferisco”, ci ha
raccontato la padrona di casa.
In alto a destra, uno scorcio
della dispensa, anch’essa nel
corpo rinascimentale.
Una porta affacciata sulla cucina
conduce a un secondo splendido
portico, ancora in fase di sistemazione.
precedente padrone di casa, qualche giorno fa, è stato a cena
da noi. E si è complimentato per il lavoro svolto. Era convinto che questa casa non potesse essere diversa da come lui
l’aveva pensata. Ha promosso anche le tende e la vegetazione, che lui non avrebbe mai inserito”.
Non mancano le bizzarrie. A cominciare dalle porzioni di
carro reinventate con funzione strutturale (dal camino alla
scala), di un “lampadario” realizzato con cerchi di botte e
sostenuto da fune e carrucola, di un antico camino collocato
in bagno, di una finestrella che nasconde una nicchia, di un
grande specchio dalla personalità decisa…
“E pensare che fino al 2005 ironizzavamo sugli amici appassionati di antico – aggiunge la signora – I vecchi materiali ci
sembravano sporchi. Lavorando a questa casa, sono diventati una nostra passione. Mio marito ha un debole per il ferro
battuto e per gli elementi strutturali. Io, invece, amo sperimentare accostamenti, arredi, colori…”.
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L av o r i i n c o r s o
Gli angoli su cui intervenire sono ancora tantissimi.
Attualmente si sta lavorando a un secondo porticato e a un
edificio, originariamente utilizzato come fienile, a pochi passi
dalla casa torre: “Qui troveranno posto le stanze per i nostri
ospiti – racconta il padrone di casa – Alcuni ambienti erano
intonacati. Li abbiamo ripuliti, scoprendo una magnifica
trama di finestre, di nicchie e insoliti elementi strutturali”. E’ il
caso di una curiosa e colossale trave biforcuta.
I padroni di casa non si sono affidati a imprese edili, ad architetti o geometri: “Abbiamo preferito interagire con singoli artigiani
di fiducia – raccontano – Sono figure incantevoli. A cominciare
da Pino, un nobilissimo mastro scalpellino. Lo consideriamo
l’angelo custode della casa. Poi ci sono due amici fabbri, veri e
propri artisti del ferro: Daniele e Luca Coruzzi, padre e figlio di
Bannone (una località poco distante dalla casa torre). Pietro
Volpi è un altro caro amico di famiglia e preziosissimo consigliere. C’è il suo zampino nella disposizione di quadri, mobili e
arredi vari. Ci piace definirlo un artista del trapano: è riuscito a
portare l’elettricità all’interno della casa con l’ausilio di minuscoli fori, evitando la presenza di qualsiasi inestetico filo. Il suo trapano con aspirapolvere incorporato è già una leggenda di famiglia. C’è Roberto Tosini, restauratore e falegname di grande tradizione. E c’è Antonia, un’amica dolcissima, che ci ha rivelato
avvincenti storie di questo angolo d’Emilia”.