Marocco e Sahara Occidentale

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Medio Oriente e Africa del Nord
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DUEMILA
Marocco e Sahara Occidentale
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MEDIO ORIENTE E AFRICA DEL NORD
MISSIONI E RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Alcuni gruppi di ricerca di Amnesty International hanno visitato la Libia tra la fine di
febbraio e la fine di maggio e tra metà agosto e la fine di settembre.
Libya: Misratah – under siege and under fire (MDE 19/019/2011)
The battle for Libya: Killings, disappearances and torture (MDE 19/025/2011)
Libya: Human rights agenda for change (MDE 19/028/2011)
Detention abuses staining the new Libya (MDE 19/036/2011)
MAROCCO E
SAHARA OCCIDENTALE
REGNO DEL MAROCCO
Capo di stato: re Mohamed VI
Capo del governo: Abdelilah Benkirane
(subentrato ad Abbas El Fassi a novembre)
Pena di morte: abolizionista de facto
Popolazione: 32,3 milioni
Aspettativa di vita: 72,2 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 37,5‰
Alfabetizzazione adulti: 56,1%
Le forze di sicurezza hanno fatto uso eccessivo della forza contro manifestanti. Persone
che avevano criticato il governo e le istituzioni statali hanno continuato ad affrontare
procedimenti penali e carcerazioni, così come attivisti saharawi impegnati a favore dell’autodeterminazione del Sahara Occidentale. Si sono ancora verificati casi di tortura e
altri maltrattamenti ai danni di detenuti. Molti prigionieri di coscienza e una vittima di
detenzione arbitraria sono stati rilasciati con una grazia del re, ma le accuse a carico di
alcuni attivisti saharawi non sono state ritirate. Non ci sono state esecuzioni.
CONTESTO
Migliaia di persone hanno manifestato a Rabat, Casablanca e in altre città il 20 febbraio,
invocando riforme. La proteste erano autorizzate e si sono svolte generalmente in maniera
pacifica. I manifestanti, che hanno rapidamente formato il Movimento 20 febbraio, chieRapporto annuale 2012 - Amnesty International
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RAPPORTO 2012
devano una maggiore democrazia, una nuova costituzione, la fine della corruzione, migliori condizioni economiche e il miglioramento del servizio sanitario e di altri servizi.
Mentre proseguivano le proteste, il 3 marzo è stato creato un nuovo consiglio nazionale
per i diritti umani, in sostituzione del consiglio consultivo sui diritti umani. Il 9 marzo,
il re ha annunciato un processo di riforma costituzionale, che è stato boicottato dai leader
della protesta. Una proposta per una nuova costituzione è stata avanzata in un referendum nazionale, il 1° luglio. Come conseguenza, i poteri del re di nominare i funzionari
di governo e di sciogliere il parlamento sono stati trasferiti al primo ministro, ma il re è
rimasto il comandante delle forze armate del Marocco, presidente del consiglio dei ministri e massima autorità religiosa. Altre modifiche costituzionali hanno sancito la libertà
di espressione e la parità di diritti tra uomini e donne; la tortura, la detenzione arbitraria
e le sparizioni forzate sono state considerate reato. Alle elezioni parlamentari, tenutesi
il 25 novembre, il partito islamista Giustizia e sviluppo ha ottenuto la maggioranza dei
seggi e il 29 novembre è entrato in carica un nuovo governo, presieduto da Abdelilah
Benkirane.
Ad aprile, il Marocco ha ritirato le proprie riserve alla Cedaw che riguardavano la cittadinanza dei figli e la discriminazione nel matrimonio. Il Marocco ha inoltre annunciato
l’intenzione di ratificare i Protocolli opzionali alla Convenzione contro la tortura e alla
Cedaw.
Sono proseguiti i negoziati tra il Marocco e il Fronte Polisario sullo status del Sahara Occidentale, senza tuttavia raggiungere una soluzione. Il Fronte Polisario ha continuato a
invocare l’indipendenza del territorio, che il Marocco aveva annesso nel 1975. Il 27
aprile, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha rinnovato ancora una volta il mandato della Missione delle Nazioni Unite per il referendum nel Sahara Occidentale, senza
inserire una componente di monitoraggio sui diritti umani.
REPRESSIONE DEL DISSENSO
Sebbene le proteste a favore delle riforme si siano svolte in maniera generalmente pacifica, è stato segnalato che in molte occasioni le forze di sicurezza erano intervenute con
la forza, provocando almeno un morto e molti feriti. Centinaia di manifestanti sono stati
arrestati. La maggior parte è stata rilasciata, ma alcuni sono stati processati e hanno ricevuto condanne al carcere. Secondo quanto segnalato, le forze di sicurezza hanno sottoposto a vessazioni i familiari degli attivisti del Movimento 20 febbraio e hanno
convocato formalmente, per interrogarli, decine di attivisti che avevano chiesto il boicottaggio delle elezioni parlamentari.
Il 15 maggio, raduni e manifestazioni organizzati dal Movimento 20 febbraio a Rabat, Fès, Tangeri e Témara
sono stati dispersi con la forza dalle forze di sicurezza, le quali hanno utilizzato manganelli e hanno preso
a calci e percosso i partecipanti.
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Il 29 maggio, una manifestazione organizzata nella città di Safi dal Movimento 20 febbraio è stata dispersa
con violenza dalle forze di sicurezza. Un dimostrante, Kamel Ammari, è morto diversi giorni dopo a seguito
delle ferite riportate.
Il 20 novembre, le forze di sicurezza hanno fatto irruzione negli edifici dell’Associazione marocchina per i
diritti umani, nella città di Bou-Arafa e, stando alle fonti, hanno percosso alcuni dipendenti dell’associazione e giovani che si apprestavano a partecipare a una protesta.
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE
Giornalisti e altre persone hanno continuato a incorrere in procedimenti penali e carcerazioni per aver pubblicamente criticato le autorità o le istituzioni statali o per aver fatto
informazione riguardo a tematiche politicamente delicate.
Il 2 marzo, il re ha concesso la grazia all’ufficiale militare in congedo Kaddour Terhzaz, incarcerato per
aver minacciato “la sicurezza esterna” del Marocco, dopo che aveva scritto al re denunciando il trattamento
di ex piloti dell’aviazione militare.
Il 14 aprile, il re ha concesso la grazia a Chekib El Khiari, difensore dei diritti umani e giornalista, che
stava scontando una sentenza a tre anni di carcere, comminatagli nel 2009 per aver apertamente preso
posizione contro la corruzione.
Il 9 giugno, il direttore del quotidiano el-Massa, Rachid Nini, è stato condannato a un anno di reclusione
per aver fatto “disinformazione” e “aver minacciato la sicurezza nazionale”. Era stato arrestato il 28 aprile
a seguito della pubblicazione di articoli che criticavano le prassi antiterrorismo delle forze di sicurezza.
La sua sentenza è stata confermata in appello a ottobre.
Nel corso di un nuovo processo celebrato a dicembre, Zakaria Moumni, un kickboxer incarcerato per frode
al termine di un processo iniquo, è stato ritenuto nuovamente colpevole e condannato a 20 mesi di carcere.
Era stato arrestato nel settembre 2010, dopo aver criticato le associazioni sportive del Marocco e aver,
stando alle notizie, tentato di incontrare il re. Il verdetto iniziale di condanna era basato su una “confessione” che egli ha affermato essere stata estorta sotto tortura.
Il 9 settembre, il cantante rap Mouad Belrhouate è stato arrestato, apparentemente perché le sue canzoni
erano state ritenute offensive nei confronti della monarchia. Il processo a suo carico è stato rinviato diverse
volte e a fine anno si trovava ancora in detenzione.
REPRESSIONE DEL DISSENSO – ATTIVISTI SAHARAWI
I saharawi che invocavano l’autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale hanno
continuato a subire restrizioni alla loro libertà di espressione, associazione e riunione;
attivisti di spicco hanno continuato a incorrere in procedimenti penali.
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RAPPORTO 2012
Il 14 aprile, gli attivisti saharawi Ahmed Alnasiri, Brahim Dahane e Ali Salem Tamek sono stati rilasciati su cauzione. Si trovavano detenuti dall’8 ottobre 2009 e continuavano a dover rispondere di accuse, assieme ad altri quattro attivisti saharawi, per aver minacciato la “sicurezza interna” del
Marocco, a causa delle loro attività pacifiche e del loro impegno a favore dell’autodeterminazione del
Sahara Occidentale.
Circa 23 attivisti continuavano a essere detenuti nel carcere di Salé, in attesa di un processo iniquo davanti
a un tribunale militare, per il loro presunto coinvolgimento nelle violenze avvenute alla fine del 2010,
presso il campo di protesta di Gdim Izik, vicino a Laayoune. A fine ottobre, i detenuti hanno iniziato uno
sciopero della fame per protestare contro le condizioni carcerarie e la prolungata detenzione senza processo.
A fine anno non erano stati ancora portati in giudizio.
Non sono state avviate indagini imparziali e indipendenti sugli eventi avvenuti a Gdim
Izik e a Laayoune nel novembre 2010, quando le forze di sicurezza marocchine demolirono un campo di protesta saharawi, scatenando violenze in cui rimasero uccise 13 persone, tra cui 11 membri delle forze di sicurezza.
TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI
Sono stati continuamente denunciati casi di tortura e altri maltrattamenti ai danni di
detenuti, specialmente da parte della direzione per la sorveglianza del territorio; sospetti
islamisti e membri del Movimento 20 febbraio sono stati particolarmente presi di mira.
I prigionieri hanno continuato a essere trattenuti in incommunicado, secondo le segnalazioni, in alcuni casi oltre il termine di 12 giorni autorizzato dalla legge.
Tra il 16 e il 17 maggio, i prigionieri ritenuti colpevoli di reati legati al terrorismo, trattenuti nel carcere di
Salé, hanno messo in atto una rivolta per protestare contro i processi iniqui cui erano stati sottoposti e
l’impiego di metodi di tortura presso il centro di detenzione segreto di Témara. Si sono scontrati con le
guardie, trattenendo brevemente diversi ostaggi, prima che le autorità del carcere impiegassero munizioni
per sedare la rivolta. Molti prigionieri sono rimasti feriti.
A fine maggio, il cittadino marocchino-tedesco Mohamed Hajib, che scontava una condanna a 10 anni di
carcere, ha avuto bisogno di cure mediche ospedaliere dopo essere stato percosso duramente e minacciato
di stupro da parte delle guardie del carcere di Toulal, a Meknes, dove era stato trasferito dopo aver preso
parte ai disordini del carcere di Salé.
CONTROTERRORISMO E SICUREZZA
Il 28 aprile, 17 persone, in maggioranza turisti stranieri, sono state uccise e altre sono
rimaste ferite nell’esplosione di una bomba in un caffè di Marrakesh; nessuno ha rivendicato la responsabilità dell’attentato ma le autorità lo hanno attribuito ad al-Qaeda nel
Maghreb islamico (Al Qaeda in the Islamic Maghreb – Aqim); il gruppo ha smentito.
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MEDIO ORIENTE E AFRICA DEL NORD
Adel Othmani è stato condannato a morte a ottobre, dopo essere stato giudicato colpevole dell’attentato
dinamitardo di Marrakesh.
Cinque uomini ritenuti colpevoli di accuse in materia di terrorismo, nel caso giudiziario della cosiddetta
“cellula di Belliraj”, nel luglio 2009, sono stati rilasciati a seguito della grazia generale concessa dal re
il 14 aprile. Il caso era stato viziato da irregolarità procedurali, compresa la mancata indagine sulle accuse
di tortura avanzate dagli imputati.
GIUSTIZIA TRANSIZIONALE
Le autorità non hanno dato attuazione alle principali raccomandazioni espresse dalla
commissione equità e riconciliazione nel suo rapporto del novembre 2005. Alle vittime
è stato continuamente negato un concreto accesso alla giustizia per le gravi violazioni
dei diritti umani, commesse tra l’indipendenza del Marocco nel 1956 e la morte di re
Hassan II nel 1999.
PENA DI MORTE
I tribunali del Marocco hanno continuato a emettere condanne a morte. L’ultima esecuzione risale al 1993. A seguito di un’amnistia emanata dal re ad aprile, sono state commutate con pene al carcere le condanne a morte di cinque prigionieri.
CAMPI DEL POLISARIO
Il Fronte Polisario non ha adottato misure per porre fine all’impunità per coloro che erano
accusati di aver commesso violazioni dei diritti umani negli anni Settanta e Ottanta, nei
campi di Tindouf, controllati dal Fronte Polisario, nella regione algerina di Mhiriz.
A ottobre, tre operatori umanitari, tra cui una donna italiana, una donna spagnola e un
uomo spagnolo, sono stati rapiti da un gruppo armato da un campo profughi gestito dal
Polisario. A fine anno i tre non erano stati ancora rilasciati.
RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Moroccan authorities criticized for cracking down on Témara protests (MDE
29/004/2011)
Morocco: Investigate torture allegations (MDE 29/008/2011)
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