1.3 Relazione botanico-vegetazionale, fauna

Transcript

1.3 Relazione botanico-vegetazionale, fauna
GESSI EMILIANI s.r.l.
REGIONE MARCHE – PROVINCIA DI PESARO
COMUNE DI SASSOFELTRIO
PROGETTO DECENNALE DI COLTIVAZIONE E RECUPERO AMBIENTALE DELLA
CAVA DENOMINATA “MONTEGESSO” IN LOCALITA’ MONTE DEL GESSO.
P.E.A.E. Del. Cons. Prov. N. 220 del 22/03/2004 – U.M.I. G001-2
RELAZIONE SUGLI ASPETTI PAESAGGISTICI, BOTANICO-VEGETAZIONALI
E FAUNISTICI
1 - INQUADRAMENTO PAESAGGISTICO-AMBIENTALE
La cava di gesso della ditta “Gessi Emiliani s.r.l.” si colloca al confine tra il medio e l’alto
corso del fiume Conca dove il paesaggio si caratterizza per rilievi di maggiore importanza
rispetto alle aree poste più a valle, ai piedi dei quali sviluppano forme morbide e versanti a
varia pendenza.
Le forme compatte e talvolta dirupate di masse spesso calcaree emergono da una distesa
di argille policrome ondulate e calanchizzate in netto contrasto con il corso del Conca che
qui scorre profondo e segnato da vegetazione ripariale.
In prima approssimazione il denominatore che unifica questa vasta zona è il carattere
alloctono delle formazioni rocciose, appartenenti in gran parte alla “Coltre della
Valmarecchia” : in questo complesso sono inseriti anche i depositi argillosi della
formazione “Casa i Gessi” e le bancate selenitiche di Onferno e di Sassofeltrio, a causa
della loro natura semialloctona.
In altre parole tutte le unità geologiche di questa vasta porzione di valle hanno subito
traslazioni rispetto al loro luogo di origine, di grande entità nel caso delle formazioni liguri
ed epiliguri, di minore portata nel caso delle evaporiti gessose.
Queste ultime sono da ricondursi al Messiniano, quando si è verificata la cosiddetta “crisi
di salinità” del bacino del Mediterraneo con conseguente deposito di gessi. La dispersione
delle masse gessose ricorda quella che ha interessato i grandi blocchi calcarei dell’alta
valle.
Il più noto e studiato tra gli affioramenti di gesso della Valconca è quello di Onferno posto
sul versante opposto della valle in posizione quasi simmetrica rispetto al corso del Conca.
Lo stesso abitato di Sassofeltrio, un tempo borgo murato munito di rocca, occupa la
sommità di uno di questi speroni gessosi.
L’affioramento del capoluogo costituisce l’estremità meridionale di una vasta massa
selenitica che raggiunge Faetano nella Repubblica di San Marino. Tra il borgo di Gesso e
l’alto corso del torrente Marano si erge su terreni argillosi il Monte del Gesso (450 m s.l.m.)
il quale mostra una falesia estesa per circa ottocento metri intaccata da due cave di
estrazione, di cui quella posta più a sud è la cava della Ditta Gessi Emiliani s.r.l. in esame.
L’aspetto della sequenza sedimentaria, con alternanze di bancate di gesso e livelli
marnosi scuri, è rapportabile alla vena del gesso romagnola.
I massi franati dalla parete sono dispersi alla base e lungo la sottostante valle del rio
Mandrio che si sviluppa a N-NE dell’area in esame.
Il valore naturalistico del complesso geologico è accentuato da cavità carsiche scoperte in
tempi recenti che interessano una massa rocciosa,, in gran parte ricoperta da
vegetazione, collocata in prossimità del torrente Marano.
La cavità principale è nota agli speleologi come Grotta di Pasqua1, dove all’interno vi è
stato scoperto il geotritone, un anfibio caudato di interesse biogeografico; il complesso,
tra rami fossili ed attivi, presenta uno sviluppo di circa 900 m, mentre la vicina Grotta di
Sant’Agata si sviluppa per circa 250 m.
Entrambe le cavità fanno parte di un insieme carsico ancora poco conosciuto.
In generale il paesaggio che caratterizza l’area in esame e l’intorno è, come sempre, la
risultante di fattori che riguardano in primo luogo l’assetto insediativo e produttivo basato
sull’agricoltura, sull’allevamento e l’uso dei boschi.
La regressione demografica dell’entroterra a partire dal secondo dopoguerra ha spopolato
la fitta rete di castelli e borghi come Monte Tassi e Savignano; complesse vicende storiche
hanno inoltre portato alla scomparsa di interi castelli, rocche e fortilizi come Montecopiolo,
Monteboaggine e Sassofeltrio stessa.
1
Pazzaglia R. “Speleologia. Attività esplorative in aree carsiche adiacenti al nostro territorio: Grotte nei gessi
macrocristallini in località Gesso di Sassofeltrio”. Annuario CAI Rimini n. 20
Conventi, nuclei rurali e case coloniche sono così nel tempo scomparsi.
Come in pianura, seppure tardivamente, l’espansione della monocoltura sostenuta dalla
meccanizzazione ha alterato le tracce dell’assetto rurale tradizionale e con questa la
sistemazione dei suoli, facendo mutare fossi, impluvi, siepi, scarpate, terrazzamenti che
sono stati spesso livellati per la comodità delle operazioni meccaniche, spesso a discapito
di suoli già poveri.
L’assenza di investimenti industriali ha risparmiato a questa parte di vallata alterazioni
irreversibili del paesaggio e dell’ambiente.
I limiti imposti dai suoli, dalla riproposizione di forme colturali tradizionali e da una limitata
urbanizzazione hanno consentito la conservazione di un tessuto rurale ancorato ad
un’eredità arcaica, assestato da secoli in nuclei abitativi sparsi, in un reticolo di carraie e
campi poligonali chiusi da recinzioni vive.
Queste, insieme ai boschi con i quali si collegano formando digitazioni e ramificazioni che
ricoprono i versanti costituiscono un tratto distintivo sia della media che dell’alta valle.
All’origine della diffusione delle siepi è la tradizione medievale dei “campi chiusi” dove le
chiusure vive verdi assolvevano il ruolo di delimitare le proprietà, isolare e proteggere i
coltivi e i pascoli, trattenere il terreno, fornire materie prime.
In molti casi le siepi mantenute sino ad oggi, si presentano complesse e stratificate
risultando pertanto di certo rilievo naturalistico e considerate “boschi in miniatura”.
Nell’intorno sono proprio le aree boscate a vantare una certa espansione: con l’esodo
dalle campagne a partire da 60-70 anni fa dai terreni meno remunerativi, la vegetazione
spontanea, pur frazionata da coltivi, ha preso il sopravvento su ampie superfici restituendo
a questo territorio angoli di naturalità dopo secoli di attività agropastorale intensa.
2 - ASPETTI VEGETAZIONALI GENERALI E DI DETTAGLIO
Un inquadramento vegetazionale generale dell’area ha evidenziato una differenziazione
delle specie legata all’orientamento del versante con possibilità di distinguere da un lato
lecci, alloro e smilace, tipiche essenze mediterranee, nelle zone più esposte, relegando
alle zone più ombrose specie quali felci (polipodio meridionale, cedracca, falso
capelvenere).
Le specie arbustive si limitano al biancospino, acero comune e acero campestre; lo strato
arboreo è dominato invece da roverella con acero d’Ungheria, orniello, olmo montano e
tiglio.
Il tiglio va annoverato tra i relitti climatici che hanno trovato sui gessi condizioni utili alla
sopravvivenza.
Lo strato erbaceo include il bucaneve, il latte di gallina, una liliacea caratteristica dei
boschi a carpino, la melica comune, distribuita a quote basse nei querceti misti più freschi;
altre specie frequenti sono il ciclamino napoletano, l’elleboro di Boccone ed il pungitopo.
Sulle parti più aride e assolate spiccano l’ailanto, il melograno e la violaciocca, ancora oggi
coltivata in zona e spontanea su rocce e mura.
Uno studio di dettaglio condotto nell’area di intorno alla cava in ampliamento ha
evidenziato la presenza predominante di zone ad arbusteto a prevalenza di ginestre, con
sviluppo su suolo poco profondo; i sopralluoghi, supportati da un lavoro di ricerche di tipo
cartografico e bibliografico, hanno evidenziato scarsi segni di evoluzione verso stadi più
complessi di vegetazione, escludendo quindi per tali zone potenziali evoluzioni verso
forme associabili a neoformazioni boschive.
I rilievi hanno inoltre evidenziato la presenza di lembi di querceti di roverella per lo più
degradati e radi con presenza importante, al loro interno, di esemplari di robinia (Robinia
pseudoacacia) intervallati ad aree agricole ancora attive e/o non più coltivate, quest’ultime
in corso di lenta trasformazione verso forme di ricolonizzazione naturale.
Le aree boscate, con struttura prevalente a ceduo e scarsa presenza di zone
caratterizzate da fustaia ben sviluppata, sono comunque localizzate esternamente al
perimetro di intervento per il progetto di coltivazione della cava confermando la
praticabilità dell’attività estrattiva così come prevista nell’elaborazione progettuale.
L’elaborazione progettuale della nuova fase di coltivazione della cava è stata infatti definita
in modo tale da interessare esclusivamente zone caratterizzate da arbusteti radi con
prevalenza di ginestre (spartium junceum) ed in misura minore di esemplari di rovo (Rubus
sppl), con copertura erbacea caratterizzata da brachiopodio interrotto da aree in
affioramento roccioso di gesso (vedi Carta della vegetazione e dei vincoli ambientali:
All. 10).
Sono altresì presenti, soprattutto in prossimità dell’attuale scarpata di scavo, esemplari
singoli di roverella, specie protetta dalla L.R. 6/2005; tali esemplari non sono comunque
classificabili come monumentali e non rappresentano in alcun modo una formazione
rientrando pertanto nelle modalità di compensazione previste dal comma 5 dell’art. 6 della
L.R. 71/97 che prevede il reimpianto, in fase di ricomposizione ambientale dell’area di
cava, di un numero pari al quadruplo degli esemplari abbattuti:
Gli esemplari adulti da abbattere sono stati valutati in numero totale di 17 prevedendo
pertanto, in fase di ricomposizione ambientale dell’area di cava, la piantumazione di un
numero pari e/o superiore a n. 68 esemplari da ricollocare in maniera idonea nel piazzale
basso e sul bordo alto della scarpata finale dell’area di cava.
Nell’area della cava attuale i rilievi non hanno riscontrato la presenza di elementi
vegetazionali di interesse, limitando la copertura verde a pochi elementi di vegetazione
arbustiva e/o erbacea di specie pioniere concentrate per lo più nelle zone inattive e di
stoccaggio del terreno materiale di scarto delle lavorazioni operate fino ad ora.
La scarpata attuale presente sul fronte nord del Monte del Gesso è comunque interessata
da un vincolo di P.R.G - P.P.A.R. con presenza di arbusti di roverelle e rari cespugli di
ginestre sparsi sulla scarpata medesima ; nell’ambito del progetto attuale non verrà
previsto un ampliamento degli scavi esistenti su tali aree ma solo opere di recupero e
rimboschimento delle scarpate e dei gradoni esistenti mediante specie idonee da
integrarsi nell’ambito vegetazionale locale.
In definitiva si può concludere che l’intero versante indagato, e marginalmente interessato
dall’ampliamento della cava, si presenta attualmente soggetto a fenomeni e processi che
stanno, con grande lentezza, riconducendo il paesaggio verso condizioni di maggior
naturalità, evidenziando al contempo aspetti e forme botanico-vegetazionali di basso
valore dal punto sia dal punto di vista naturalistico che del paesaggio.
3 - ASPETTI FAUNISTICI
In generale la media e l’alta valle condivide la fauna con le adiacenti valli del Foglia e del
Marecchia.
Accennando ai soli mammiferi e uccelli, si possono distinguere specie distribuite nell’intera
valle e specie presenti esclusivamente o in prevalenza nella fascia interna; tra i primi, per i
mammiferi si ricorda la donnola, la faina, la puzzola, il tasso, il riccio, l’istrice, il cinghiale, il
capriolo.
Nella parte medio alta della valle si trova lo scoiattolo, il daino, proveniente dai parchi o
allevamenti (boschi di Sasso Simone), il lupo.
Tra i rapaci l’alta valle include il falco pellegrino, il lanario, il pecchiaioli; altri uccelli
osservabili sono la rondine montana, il passero solitario, il merlo acquaiolo.
Più in dettaglio il polo estrattivo del Monte del Gesso vede prevalentemente la presenza di
specie animali a piccola taglia quali fagiani e lepri, non escludendo comunque il passaggio
di esemplari di cinghiale e capriolo.
La loro presenza è comunque rara e sporadica, nella zona prossima all’area di cava, con
incidenza limitata quasi esclusivamente alle ore notturne e/o in concomitanza con
prolungate fasi di inattività operative.
Bibliografia: L. Bagli “Natura e paesaggio nella valle del Conca” Banca Popolare Valconca 2002
Cava Gesso 2012 – paesaggistica e veget.doc
Morciano di Romagna maggio 2012