1. L`ANIMA DELLA NOSTRA SCUOLA 1.1. La nostra scuola è prima

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1. L`ANIMA DELLA NOSTRA SCUOLA 1.1. La nostra scuola è prima
1. L’ANIMA DELLA NOSTRA SCUOLA
1.1. La nostra scuola è prima di tutto “scuola”
La scuola è una comunità in cui crescere guidati e stimolati senza essere mai soli.
A scuola si cresce nella ricerca della verità. Tutto quello che i ragazzi studiano, le varie verità che
incontrano (matematiche, scientifiche, storiche, linguistiche ecc.) sono parti fondamentali di
un’unica verità, esse la completano e la rendono tale. Tutto quello che i nostri ragazzi studiano
forma la realtà, unica ma composta da più elementi.
Per imparare a conoscere queste verità i nostri ragazzi devono prima di tutto imparare a cercare,
cioè imparare un metodo di studio perché si dimentica quello che si studia ma il come si impara no.
Devono poi imparare a fidarsi per essere rassicurati in alcune verità e devono acquisire delle
conoscenze, delle nozioni, attraverso lo studio e il confronto. La vera conoscenza, infatti, si
conquista attraverso il confronto e il dialogo.
1.2. Il giovane davanti a se stesso
Per questo i ragazzi sono i protagonisti della scuola, non i libri, non i professori e gli adulti. Questo
mette il ragazzo di fronte ad una grande sfida: accettarsi. Accettare le loro doti, le loro qualità ma
anche i loro punti da migliorare. È il primo grande dovere dei nostri ragazzi: prendere coscienza di
quello che si è per potersi preparare a diventare quello che si può essere.
Il compito degli adulti è quello di aiutare i ragazzi a confermare le nozioni acquisite attraverso il
dialogo e il confronto, aiutarli a capire che non si discute tanto per discutere ma per arrivare a
comprendere la realtà. Il ragazzo è il vero protagonista del proprio percorso di crescita e si sente
progressivamente coinvolto in questo in clima di libertà che lo spinga a mettersi in gioco sempre,
sfruttando le sue qualità e le sue doti e crescendo nella sua autostima. I ragazzi così possono
imparare a porsi davanti a se stessi come un dovere, a rimanere curiosi delle cose che li circondano.
1.3. I ragazzi ci interessano tutti e come un tutto
I nostri ragazzi hanno bisogno di conoscere, ma anche di amare, di usare il computer ma anche di
saper ridere e piangere, di conoscere la circonferenza della Terra ma anche di aiutarsi l’un l’altro.
Hanno bisogno di imparare tutto questo per diventare gradualmente persone adulte.
Per questo la nostra scuola vuole seguirli con occhio attento e vigile anche in questo, per vedere il
loro cammino umano, se imparano a relazionarsi con gli altri, se si chiudono nel loro piccolo
orticello o se guardano più lontano. Per questo gli insegnanti parlano con i genitori di
apprendimento e profitto, ma anche di crescita personale, di periodi di eventuale stanchezza, di
crisi di crescita. I ragazzi ci interessano in tutti gli aspetti della loro crescita culturale e umana.
Ci interessa aiutarli a studiare ma anche a capire e ad affrontare la loro vita.
1.4. Il rapporto personale
Non ci sono ragazzi simpatici o antipatici, tutti sono amati come un bene prezioso, ascoltati e capiti,
rimproverati e magari puniti, ma a patto che si sappia il perché, che se ne parli e che ogni intervento
rientri in un cammino di crescita culturale e soprattutto umana. La nostra scuola usa un metodo
fondato sul rapporto personale. Per conoscere e amare se stessi i ragazzi hanno bisogno di essere
piano offerta formativa prima amati e accettati da un altro. Il colloquio a tu per tu, la sincerità di chi
si parla negli occhi e si richiama all’onestà nel comportamento sono lo strumento più efficace
perché i ragazzi imparino a prendere sul serio il loro dovere: crescere. Crescere nelle loro
conoscenze e nella loro umanità.
Perché questo sia utile è necessario il costante rapporto con la famiglia.
1.5. Non si apprende solo con il cervello
Il fatto che i ragazzi ci interessino nella loro totalità significa anche un’altra cosa importante per
nostra scuola: non si studia solo con il cervello, ma con la totalità di noi stessi. Se un ragazzo è
sempre distratto, non potrà concentrarsi sullo studio; se uno non si abitua ad osservare nella vita
quotidiana, difficilmente lo farà in classe; se uno non si commuove davanti a niente, difficilmente
proverà interesse per una poesia; se uno spreca inutilmente il suo tempo libero, con ogni probabilità
tenderà a sprecare anche quello dello studio; chi non è curioso di conoscere, difficilmente seguirà
con attenzione; chi non sa ascoltare, si stancherà dopo pochi minuti di lezione. Studia bene, quindi,
chi è attento ai bisogni dell’amico, chi è curioso delle cose che lo circondano, chi sa apprezzare le
cose belle, chi ama fare e farsi domande, chi si prende cura di qualcosa e di qualcuno, chi sa
ascoltare e ascoltarsi, chi ha la pazienza della ricerca, chi sa confrontarsi con chi “sa” più di lui, chi
vuole guardare un po’ più in là nel futuro e un po’ più indietro nel passato. L’insegnate fa leva
sull’intera personalità del ragazzo e cerca di far crescere tutti gli aspetti della sua personalità.
Questo vuol dire mettere la persona umana -tutta- al centro dell’educazione.
1.6. Vanno bene le tecniche, ma non a scapito dell’umanità
L’insegnamento è il frutto dell’incontro tra due libertà, quella dell’insegnante e quella dello
studente. Crediamo nell’utilità delle tecniche e dei metodi, crediamo nella didattica e nella
psicologia... ma crediamo anche che l’insegnamento e l’apprendimento chiamano in causa la libertà
di due persone.
Crediamo che l’insegnante insegni con tutto se stesso, che debba essere una persona “a tutto tondo”
che sa porsi in tutta la sua umanità davanti al giovane: quindi non solo con le sue capacità e
conoscenze ma anche con la sua umanità, con il suo interesse e amore tutto ciò che lo circonda.
1.7. L’intrinseca umanità dell’educatore
Insegna bene e studia bene chi ama la giustizia e cerca la verità. Si studia bene e si apprende bene
se lo si fa per il gusto di farlo. Certo, si è educati anche a studiare e ad applicarsi per farsi una
posizione nella vita. Bisogna però anche educare a studiare, per conoscere, per crescere come
persona, per acquistare libertà, per contemplare il bello, per elevare i propri gusti. Studia bene chi
dà un senso alto al suo studio. Si studia anche per fare del bene agli altri, per migliorare un
po’questo mondo, per dare un contributo qualitativamente migliore perché le cose vadano meglio,
per esserci in modo consapevole, per intervenire sapendo di cosa si parla.
1.8. A scuola di sapienza
Nell’esperienza dei nostri ragazzi la scuola deve aiutare a collegare tra loro le varie esperienze che
si vivono e le varie nozioni che si apprendono. Tra le esperienze vissute ieri, quelle di oggi e quelle
di domani cerchiamo un senso unico, un legame convincente. Nessuno vive a zigzag, e chi passa da
un’esperienza a un’altra - come una farfalla passa da un fiore a un altro - senza un progetto, un
piano, uno scopo, si dice che ha una personalità immatura. I nostri ragazzi devono essere aiutati a
cercare un ordine tra le esperienze.
Questa è la sapienza. Sapiente è chi non è in balia del vento ma sa orientare se stesso. Nasce qui
l’esigenza che le varie materie trovino una loro unione. La nostra scuola riconosce e valorizza la
proprietà di linguaggio e l’autonomia di metodo delle varie materie (non si può studiare la lingua
italiana con lo stesso metodo e con lo stesso linguaggio con cui si studia la matematica: le due
materie sono diverse e richiedono metodi di insegnamento e di apprendimento diversi). Il nostro
scopo è abituare i ragazzi ad impadronirsi di queste diverse metodologie ma anche dimostrare
come tutte le materie concorrano allo stesso modo alla formazione culturale e umana dell’alunno.
Solo la loro unità permette ai ragazzi di non girare a zigzag ma di dare un senso a quello che fanno.
1.9. Il vero Maestro
La nostra scuola è “cattolica”. Questo significa che la visione dell’uomo che fa da sintesi si tutta la
sua attività educativa è quella svelataci fa Gesù Cristo e insegnata dalla Chiesa. È Cristo l’unico
vero Maestro. Tutte le considerazioni fatte fin qui hanno base in questa consapevolezza.
L’educazione come formazione alla sapienza, l’interesse per tutti gli aspetti della persona, il lavoro
coordinato di tutti gli insegnati, il rispetto per le famiglie come prime responsabili dell’educazione,
la comunione di intenti con esse e la creazione di una vera e propria comunità educante non
sarebbero possibili se la scuola non fosse nata dall’interesse cristiano per la persona nella sua
umanità. Per questo la nostra scuola si impegna ad educare e a coltivare la vita spirituale dei
ragazzi, a trasmettere fedelmente l’insegnamento dottrinale e morale della Chiesa cattolica, a
mostrare che ragione e fede non sono in contrasto.