La famiglia come fornitrice di risorse (cap. 5)

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La famiglia come fornitrice di risorse (cap. 5)
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Capitolo 5
La famiglia come
fornitrice di risorse
“Sono due i peccati capitali da cui discendono tutti gli altri:
l’impazienza e la pigrizia”.
Franz Kafka
Obiettivi
• Definire il vincolo di bilancio e le curve d’indifferenza per la decisione di consumo
e tempo libero.
• Analizzare come rispondono i singoli lavoratori a una variazione del salario.
• Capire in che modo gli effetti di reddito e di sostituzione della risposta a una variazione salariale possono determinare effetti contrari sulla decisione relativa all’offerta di lavoro.
• Derivare una curva dell’offerta di lavoro ad arco.
• Definire il surplus del produttore.
• Analizzare il modello del ciclo di vita nelle decisioni di risparmio.
• Costruire un vincolo di bilancio intertemporale.
• Definire e applicare il concetto di valore attuale.
• Esaminare il motivo per cui i singoli individui investono su se stessi, aumentando
il proprio capitale umano.
Nel corso degli anni Ottanta e nei primi anni Novanta, i governi di molte nazioni hanno ridotto drasticamente le aliquote dell’imposta sul reddito. Negli Stati Uniti l’aliquota marginale massima è scesa dal 70% al 33%, nel Regno Unito dall’83% al 60%, in Svezia dal
50% al 20% (Pechman 1988; Steuerle 1992), mentre in Italia nel periodo 1996-2001 si è
avuta la riduzione dell’aliquota marginale massima dal 51% al 45,5%, seguita da un’ulteriore
riduzione al 43% nel 2005. Il Governo italiano nel 2014 ha ridotto l'imposizione fiscale di
80 euro al mese per i redditi più bassi come misura fondamentale per il rilancio dell'attività
economica.
Il principale obiettivo che si voleva raggiungere con queste riduzioni era quello di stimolare l’attività economica: con una minore pressione fiscale, la gente avrebbe lavorato e
risparmiato di più. Anche se questa teoria è discutibile, fa riflettere su una realtà fondamentale: il reddito di ciascun individuo dipende, almeno in parte, dalle sue decisioni e su queste
decisioni influiscono le remunerazioni previste per il lavoro e per il risparmio.
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Capitolo 5
In questo capitolo affrontiamo un interrogativo molto importante: da dove proviene il
reddito dell’individuo?
Il modello del flusso circolare presentato nel Capitolo 1 suggerisce una risposta a questo
interrogativo: nei mercati dei fattori, gli individui forniscono diversi input al settore della
produzione, ricavandone un reddito. In cambio del proprio lavoro la famiglia ottiene un salario e in cambio del capitale ottiene interessi e dividendi. In questo capitolo prenderemo
in esame la famiglia nel suo ruolo di venditrice di fattori (ossia di fornitrice di risorse).
Il problema di offrire fattori produttivi è ancora una questione di scelte razionali: considerati i costi e i benefici che derivano dalla vendita di un certo input, quale decisione assicura all’individuo la massima utilità? Gli stessi strumenti d’analisi che abbiamo messo a
punto per studiare il comportamento dell’individuo come consumatore di beni possono servire a studiare il suo comportamento come fornitore di fattori produttivi.
I due principali input della produzione forniti dalle famiglie sono il lavoro e il capitale;
li esamineremo uno per volta.
5.1
L’offerta di lavoro
Per la maggior parte delle famiglie, la principale fonte di reddito è il lavoro. Negli Stati
Uniti, per esempio, le famiglie costituite dalla sola coppia di coniugi non pensionati ricavano
circa l’89% del loro reddito da salari e stipendi (Blank 1988). In Italia il reddito delle famiglie, esclusi i fitti imputati, è costituito per il 39,9% da reddito da lavoro dipendente e
per il 27,5%da trasferimenti pubblici (di cui il 92% è rappresentato da pensioni). Il reddito
da lavoro autonomo incide per il 10,9%. Se invece si considerano i giovani single (con meno
di 35 anni), il reddito da lavoro dipendente sul totale è pari al 64,3%, il reddito da lavoro
autonomo costituisce il 8,6% e infine i trasferimenti di denaro ricevuti da altri nuclei
familiari rappresentano il 12,3% (Indagine Banca d'talia, I bilanci delle famiglie italiane
nell'anno 2012).
In questo paragrafo analizzeremo le scelte riguardanti l’offerta di lavoro.
5.1.1
Dotazione
di tempo
Il numero massimo di
ore che un individuo
può dedicare al lavoro
o al tempo libero, in
un determinato
periodo di tempo.
Il vincolo di bilancio e le curve d’indifferenza
Francesco ha una certa quantità di tempo a disposizione ogni settimana. Egli dedica parte
di questo tempo allo svolgimento di un lavoro remunerato e, nelle ore che gli restano, svolge
attività non remunerate: per esempio, si occupa della casa, dei bambini o dei suoi passatempi.
Per semplicità, e seguendo la tradizione, chiameremo tempo libero (leisure) quello dedicato
a tutte le attività non remunerate. Francesco trae soddisfazione (“utilità”) dal tempo libero
e dal consumo di tutti gli altri beni. Per poter acquistare questi beni, Francesco deve percepire
un reddito monetario; ma per percepire un reddito deve lavorare e, quindi, rinunciare a una
parte di tempo libero. Il problema di Francesco consiste nell’individuare la combinazione
di consumo e tempo libero che gli procura la massima utilità.
Per risolvere questo problema, dobbiamo rappresentare le diverse combinazioni di consumo e tempo libero tra le quali Francesco può scegliere; in altre parole, dobbiamo tracciare
il suo vincolo di bilancio. Nella Figura 5.1, sull’asse orizzontale è indicato il numero di ore
di tempo libero, n (questa notazione ci ricorda che il “tempo libero” corrisponde a “tutte le
attività non remunerate”). Anche se Francesco non lavorasse affatto, esisterebbe un limite
massimo di tempo libero che potrebbe consumare, perché in una settimana non ci sono più
di tante ore. Questo numero massimo di ore, chiamato dotazione di tempo, è indicato con
T nella Figura 5.1. Data la nostra definizione di tempo libero, le ore che non sono di tempo
libero saranno dedicate a un’attività lavorativa remunerata. Se, per esempio, la dotazione di
tempo per un certo individuo è pari a 112 ore alla settimana ed egli ne consuma 70 di tempo
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Valore
della dotazione
di tempo
La somma di denaro
che l’individuo
guadagnerebbe se
dedicasse tutto il
tempo disponibile al
lavoro.
Capitolo 5
(c e n) sono moltiplicati per i loro rispettivi prezzi. Tuttavia, c’è una piccola differenza rispetto all’equazione standard del vincolo di bilancio, che al secondo membro presenta un
ammontare fisso di reddito. Nell’Equazione (5.1) il secondo membro, w × T, rappresenta
il valore della dotazione di tempo, vale a dire la somma di denaro che l’individuo avrebbe
a disposizione se lavorasse tutte le ore possibili. Il valore della dotazione di tempo è il
reddito dell’individuo, nel senso che indica la somma complessiva di denaro che egli può
ripartire tra consumo e tempo libero. In effetti, il valore della dotazione di tempo è talvolta
chiamato reddito pieno (full-income). Si noti che, quando cambia il salario, ciò non influisce
solo sul costo-opportunità del tempo libero (primo membro), ma anche sul reddito pieno
(secondo membro).
Per sapere quale punto della retta B1 Francesco sceglierà, dobbiamo conoscere i suoi gusti, oltre al suo vincolo di bilancio. Il modo più naturale di rappresentare le sue preferenze
relative a consumo e tempo libero si realizza mediante un insieme di curve d’indifferenza,
convesse rispetto all’origine. Nella Figura 5.2, la mappa delle curve d’indifferenza di Francesco è stata sovrapposta al suo vincolo di bilancio. Come al solito, una soluzione interna
è rappresentata dal punto in cui il vincolo di bilancio è tangente a una curva d’indifferenza;
in questo caso dal paniere e1, costituito da n1 ore di tempo libero e y1 unità di consumo.
Dato che la dotazione di tempo è fissa ed è pari a T ore, il fatto che Francesco consumi n1
ore di tempo libero implica che dedichi (T − n1) ore a un lavoro remunerato.
5.1.2
La statica comparata con il modello
reddito-tempo libero
Ora supponiamo che il tasso salariale (o, semplicemente, salario orario) di Francesco diminuisca, passando da w1 a w2. Quando consuma un’ora di tempo libero, ora Francesco deve
rinunciare solo a w2, anziché a w1. Quindi, la riduzione del salario fa diminuire il costo-opportunità di un’ora di tempo libero. Questo risulta anche dalla Figura 5.4: il vincolo di bilancio di Francesco adesso è meno inclinato; si tratta della retta B2, che ha una pendenza
pari a −w2. A causa della riduzione del salario orario, la combinazione iniziale di consumo
e tempo libero, e1, non è più alla portata di Francesco. Egli deve scegliere un punto lungo
il nuovo vincolo di bilancio, B2. Nella Figura 5.4, il nuovo punto di equilibrio è e2, corrispondente a n2 ore di tempo libero, (T − n2) ore di lavoro e un livello di consumo pari a y2
unità. La riduzione del salario ha fatto diminuire l’offerta di lavoro da parte di Francesco
di (n2 − n1) ore.
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Caso di studio 5.1 Tutti vogliono più tempo libero?
La Francia e la settimana lavorativa
Fonte: “French Voters Split on the Working Week”, sito web
della BBC, 5 maggio 2007.
1
miti, i lavoratori potrebbero trovarsi nelle condizioni di
dover fare una scelta non ottimale. Di fatto ciò significa
che per un dato tasso salariale, il reddito massimo che
può essere ottenuto è limitato; per esempio, il vincolo
di bilancio assume una forma a gomito in corrispondenza di 35 ore lavorative, e può essere rappresentato
(si veda la Figura 5.3) modificando il vincolo originario
della Figura 5.1, dato che, dopo avere lavorato per 35
ore, una riduzione delle ore di tempo libero non può
fare aumentare il reddito destinato al consumo.
Reddito
La scelta fra tempo libero1 e consumo è una scelta
importante che molti lavoratori si trovano a dover
compiere, ma vi sono dei casi in cui essa è vincolata
dalla politica delle agenzie governative. In Francia,
per esempio, era entrata in vigore una legge che limitava la settimana lavorativa a 35 ore (fu introdotta
dal governo socialista Jospin nel 2000 e di fatto abrogata dal Presidente Sarkozy nel 2008).
In origine, l’idea che stava alla base della legge
era sostenere le famiglie francesi e far crescere l’armonia della società assicurando che i lavoratori non
passassero troppo tempo al lavoro. Molti, tuttavia,
hanno ritenuto questa legge come vincolante e, durante le elezioni del 2007, un candidato ha offerto di
emendare la legge, con il consenso da parte di alcuni,
in particolar modo delle professioni meno retribuite.
Alain Bie, un barista di Pau, per esempio, ha dichiarato: “Il proprietario [del bar] mi ha detto che di solito
dovevo lavorare 35 ore alla settimana, ma io gli ho
risposto che volevo avere la possibilità di lavorare di
più e guadagnare di più”; persino alcuni sindacati
hanno richiesto un emendamento della legge e molti
dei sindacati operai hanno dichiarato che i loro iscritti
“volevano più soldi, non più tempo libero”.
Da quanto detto si evince che esiste un trade-off fra
tempo libero e consumo e che là dove esistono dei li-
Vincolo stabilito a 35 ore
35 ore
Ore di tempo libero alla settimana
FIGURA 5.3 L’effetto prodotto dal limite
delle ore lavorative sul vincolo di bilancio
FIGURA 5.4 Il calo dei salari fa diminuire le ore di
lavoro offerte
Un calo del salario fa spostare il vincolo di bilancio da B1
a B2. In corrispondenza del nuovo punto d’equilibrio
aumenta la domanda di tempo libero e quindi l’offerta di
lavoro è pari a (T − n2) ore, inferiore quindi all’offerta di
lavoro iniziale di (T − n1) ore.
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Capitolo 5
FIGURA 5.5 Il calo dei salari fa aumentare
le ore di lavoro offerte
Nel caso di Emilia, una riduzione del salario (rappresentata
da uno spostamento del vincolo di bilancio da B1 a B2) fa
diminuire la domanda di tempo libero e quindi
aumentare le ore di lavoro offerte da (T − n1) a (T − n2).
Un individuo “razionale” riduce sempre la sua offerta di lavoro, se il suo salario diminuisce?
Prima di rispondere a questa domanda, consideriamo Emilia, che ha esattamente gli stessi vincoli di bilancio di Francesco e, prima della riduzione del salario, dedicava al lavoro lo stesso
numero di ore di Francesco. Come indicato nella Figura 5.5, quando il suo salario diminuisce,
Emilia accresce il tempo dedicato al lavoro di (n1 − n2′ ) ore. Non c’è nulla d’irrazionale
in questo comportamento: a seconda delle sue preferenze, è possibile che una persona decida
di lavorare di più, di meno o lo stesso numero di ore, in seguito a una diminuzione del
salario.
Possiamo spiegare questo comportamento scomponendo l’impatto della varia- zione del
salario in un effetto sostituzione e un effetto reddito. Nella Figura 5.6 è stata ri- prodotta
la situazione di Francesco, già illustrata nella Figura 5.4. Come spiegato nel Ca- pitolo 4,
per isolare l’effetto sostituzione della riduzione del salario bisogna dare a Francesco una
quantità di reddito sufficiente a riportarlo al livello di utilità iniziale. Ciò equivale a
spostare il vincolo di bilancio, B2, parallelamente a se stesso verso l’alto, finché non risulti
FIGURA 5.6 L’effetto sostituzione di una variazione
dei salari prevale sull’effetto reddito
Per determinare l’effetto sostituzione di un calo dei salari,
bisogna spostare verso l’alto, parallelamente a se stesso, il
vincolo di bilancio B2, finché non risulti tangente alla
curva d’indifferenza iniziale nel punto ec. L’effetto
sostituzione è rappresentato dal passaggio da e1 a ec,
l’effetto reddito dal passaggio da ec a e2. L’effetto
sostituzione prevale sull’effetto reddito, cosicché il calo del
salario fa diminuire l’offerta di lavoro.
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FIGURA 5.7 L’effetto reddito di una variazione dei
salari prevale sull’effetto sostituzione
Per questo individuo, l’effetto reddito del calo del salario
(da e′c a e2′ ) è più marcato dell’effetto sostituzione
(da e1 a ec′). Di conseguenza, l’offerta di lavoro aumenta
quando il salario diminuisce.
B2
.
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Capitolo 5
Per meglio comprendere l’effetto reddito e l’effetto sostituzione, considerate le due seguenti
affermazioni.
1. “Adesso che il mio salario è diminuito, non vale proprio la pena che lavori tanto come
facevo prima”.
2. “Ora che il mio salario è diminuito, devo lavorare di più per mantenere lo stesso
tenore di vita”.
Per la persona che fa la prima affermazione, l’effetto sostituzione è più rilevante, mentre
per la seconda prevale l’effetto reddito. In entrambi i casi, il comportamento dell’individuo
è perfettamente razionale. Quindi, possiamo capire in che modo le variazioni dei salari influiscono sul comportamento dei lavoratori solo osservando come reagiscono i singoli individui quando il salario cambia. Più in generale, l’esempio dimostra che uno dei principali
risultati della teoria microeconomica è evidenziare ciò che non possiamo prevedere.
Esercizio 5.1
LA SOLUZIONE È DISPONIBILE
SUL SITO WEB
Quando, nel 1994, furono aumentate le imposte, un consulente finanziario suggerì ad
alcuni clienti di lavorare meno: “Non c’è più la spinta a lavorare duro e guadagnare.
Passate il vostro tempo in famiglia” (The Wall Street Journal, 1994, A5). Valutate questo suggerimento usando il modello consumo-tempo libero, tenendo conto dell’effetto
reddito e dell’effetto sostituzione.
5.1.3
Curva di offerta
di lavoro
Una scheda indicante
la relazione tra la
quantità di lavoro
offerta e il salario,
ceteris paribus.
La curva di offerta di lavoro
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sulta che, nel caso di Emilia, quando il salario diminuisce la quantità di lavoro offerta aumenta.
Riportando nel grafico B le varie combinazioni fra salario e quantità di lavoro offerta, si ottiene
la curva s′, la quale indica l’esistenza di una relazione inversa tra queste due variabili.
Si noti che nella Figura 5.8 prevale l’effetto sostituzione, qualunque sia il salario, mentre
nella Figura 5.9 prevale l’effetto reddito, qualunque sia il salario. In teoria è perfettamente
possibile che, per un determinato individuo, prevalga l’effetto sostituzione in corrispondenza
di certi valori del salario e l’effetto reddito in corrispondenza di altri. Consideriamo il caso
di Mario, a cui si riferisce la Figura 5.10. Quando il salario è basso, un suo aumento fa sì
che l’offerta di lavoro da parte di Mario cresca; in altre parole, prevale l’effetto sostituzione.
Invece, se il salario continua ad aumentare, a un certo punto Mario comincia a ridurre le
ore di lavoro; cioè prevale l’effetto reddito. Come si può vedere nel grafico B della Figura
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Capitolo 5
5.10, la curva di offerta di lavoro di Mario dapprima è crescente poi decrescente. Questo
tipo di scheda è definito curva di offerta di lavoro ad arco. Essa potrebbe rappresentare adeguatamente il comportamento di alcuni medici e avvocati, pagati talmente bene che possono
permettersi di lavorare solo quattro giorni alla settimana.
5.1.4
5.1.5
Surplus
del produttore
L’eccesso di reddito
che un individuo
percepisce, rispetto a
quello minimo che
richiederebbe per
fornire un certo
numero di unità di un
dato fattore
produttivo.
I sussidi pubblici e gli incentivi al lavoro
Il surplus del produttore
Nel Capitolo 4, abbiamo visto come si può utilizzare la curva di domanda di un bene per
misurare gli effetti di una variazione di prezzo sul benessere del consumatore. Per misurare
le variazioni del benessere, abbiamo introdotto il concetto di surplus del consumatore, vale
a dire la differenza tra l’utilità che l’individuo ricava dal consumo di un certo bene e il
prezzo che deve pagare per ottenerlo. Analogamente, possiamo definire surplus del produttore la differenza tra l’ammontare di reddito che un individuo riceve e quello che richiederebbe per fornire un certo numero di unità di una determinata risorsa produttiva. Per
capire come si misura il surplus del produttore, consideriamo la curva di offerta di lavoro
di Francesco, rappresentata nella Figura 5.11. Ciascun punto della curva indica il salario
che bisogna offrire a Francesco, al fine di convincerlo a lavorare per il corrispondente numero
di ore. Il salario equivale al saggio marginale di sostituzione tra tempo libero e consumo,
vale a dire alla quantità di consumo che Francesco pretende in cambio della sua rinuncia a
ogni successiva ora di tempo libero. Quindi, la distanza tra un qualsiasi punto della curva
di offerta di lavoro e il salario corrente rappresenta la differenza tra il compenso minimo
che Francesco richiederebbe per quell’ora di lavoro (il saggio marginale di sostituzione) e
il compenso che egli effettivamente riceve (il salario). Si può dunque concludere che la superficie compresa tra la curva di offerta di lavoro e il salario corrente rappresenta il surplus
del produttore.
Per chiarire ulteriormente il concetto di surplus del produttore, immaginiamo che inizialmente Francesco lavori 2000 ore all’anno a un salario di 20 euro l’ora e che, in seguito,
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Caso di studio 5.2
Per tutti i lavoratori è importante capire che cosa succederà quando andranno in pensione: avendo lavorato per un certo numero di anni, spesso hanno aumentato il loro livello di reddito nel corso del tempo,
adeguando anche i livelli di consumo; una volta andati in pensione, tuttavia, avranno un reddito potenzialmente pari a zero, a meno che non sia prevista
una pensione che consenta loro di mantenere un reddito e quindi continuare a consumare. Il lavoratore
ha due opzioni disponibili: può aspettarsi che sia lo
Stato a provvedere a lui negli anni di pensionamento,
oppure può sottoscrivere un fondo privato che gli fornisca un reddito. In quest’ultimo caso, dovrà sacrificare parte del consumo durante la vita lavorativa
per poter consumare in futuro. Molti lavoratori sottoscrivono programmi di questo tipo, pur continuando a ricevere la pensione dallo Stato che raccoglie i
fondi necessari tassando i lavoratori nel corso della
loro vita lavorativa.
Uno dei problemi maggiori ai quali devono far
fronte molti paesi dell’Europa occidentale è l’invecchiamento della popolazione e l’aumento dell’aspettativa di vita. La conseguenza di questo processo è che
il costo del sostentamento degli individui che hanno
concluso la loro vita lavorativa e sono andati in pensione aumenta di anno in anno. Man mano che il numero di individui che vivono più a lungo e che sono
negli anni del pensionamento aumenta, per lo Stato,
il costo del pagamento dell’elargizione delle pensioni
aumenta rapidamente e a un tasso che in generale non
è sostenibile.
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Potere agli anziani
I governi hanno a disposizione diverse soluzioni per
risolvere il problema. Una consiste nell’aumentare le
entrate dello Stato aumentando le imposte; spesso,
tuttavia, si tratta di una scelta che non incontra il favore del popolo. Un’altra soluzione consiste nell’eliminare completamente il sistema pensionistico statale e lasciare che i lavoratori provvedano da soli alle
loro pensioni; anche questa soluzione, tuttavia, può
rendere vulnerabili i membri più poveri della società.
Un’ultima soluzione è quella adottata, fra gli altri, dal
governo italiano2 che nell’estate 2007 ha proposto un
innalzamento dell’età pensionistica da 57 a 58 anni,
e poi a 60 anni entro il 2011: così facendo, i lavoratori
avrebbero avuto ancora tre anni per versare allo Stato
le imposte sui loro redditi e sarebbe stato ritardato il
momento in cui avrebbero cominciato a percepire la
pensione. Sebbene alcune eccezioni consentirebbero
ad alcuni settori di non ottemperare a questa regola,
per la maggior parte dei lavoratori si tratterebbe di un
cambiamento importante, che inciderebbe sulla loro
distribuzione di reddito e consumo nel corso della vita. Ovviamente, il problema di questa soluzione è che
la gente dovrà lavorare più a lungo, il che potrebbe
non andare bene a tutti i lavoratori, ma potrebbe essere il prezzo da pagare per assicurare loro un adeguato reddito da pensionamento nel momento in cui
concludono la carriera lavorativa.
2
Approvazione della Legge 247/2007.
Fonte: “Italians Voting on Pension Reform”, sito web della
BBC, 9 ottobre 2007.
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Capitolo 5
5.1.6
L’offerta di lavoro nei diversi settori produttivi
Finora ci siamo occupati del singolo individuo che sceglie il numero di ore da dedicare al
lavoro. Tuttavia, è ugualmente interessante sapere da che cosa dipenda la quantità totale di
lavoro disponibile per una certa attività produttiva. Per esempio, negli Stati Uniti ci si chiede
da molto tempo se le autorità pubbliche debbano prendere qualche provvedimento per accrescere l’offerta di infermieri. Inoltre, secondo alcuni osservatori, il numero di giovani che
si dedica alla professione giuridica è “troppo elevato”, mentre il numero di quelli che studiano ingegneria è “troppo basso”. Anche in Italia negli ultimi anni si registra un netto e
costante calo dei laureati e degli iscritti nelle facoltà scientifiche a favore di quelle umanistico-letterarie. In questo paragrafo, partendo dalla teoria relativa all’offerta di lavoro individuale, cercheremo di capire da che cosa dipenda la quantità di lavoro destinata dall’intero
mercato alle diverse occupazioni.
Il numero complessivo di ore di lavoro offerte per una certa occupazione si ottiene moltiplicando il numero totale di ore di lavoro disponibili all’interno del sistema economico
per la percentuale di ore destinata a quell’occupazione. Questa semplice formula suggerisce
come impostare la discussione: prima spiegheremo come si ricava l’offerta totale di lavoro,
quindi cercheremo di capire che cosa spinga una persona a dedicare il suo tempo a un certo
lavoro piuttosto che a un altro.
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La curva di offerta di lavoro di mercato
Nel Capitolo 3 abbiamo visto che, per passare dalle curve di domanda individuali relative
a un certo bene alla curva di domanda di mercato, è sufficiente sommare le quantità domandate dalle singole persone in corrispondenza di ciascun prezzo. Analogamente, per determinare la quantità di lavoro offerta dall’intero mercato al variare del salario, basta sommare
le quantità offerte da tutti gli individui, in corrispondenza di ciascun valore del salario. Per
esempio, se ipotizziamo che Francesco (Figura 5.8) e Mario (Figura 5.10) siano gli unici
due lavoratori all’interno di un sistema economico, la curva di offerta di lavoro di mercato
si otterrà sommando orizzontalmente le loro curve dell’offerta di lavoro. Nella Figura 5.12,
nei grafici A e B sono riportate, rispettivamente, le curve di offerta di Francesco e di Mario,
mentre nel grafico C è rappresentata la loro somma per orizzontale. La curva S nel grafico
C è la curva di offerta di lavoro di mercato, la quale indica la quantità complessiva di
lavoro che le famiglie presenti nel mercato sono disposte a offrire in corrispondenza di ciascun salario, ceteris paribus.
La scelta dell’attività lavorativa
Wolfgang Amadeus Mozart scrisse: “Credetemi, il mio unico obiettivo è guadagnare quanto
più denaro possibile...” (Baumol, Baumol 1991). Se tutte le persone si comportassero in
questo modo, sarebbe facile costruire un modello relativo alla scelta del lavoro: si partirebbe
dal presupposto che ciascun individuo scelga l’impiego che gli assicura il salario più elevato.
Tuttavia tale modello non sarebbe corretto, perché i lavoratori considerano anche gli aspetti
non monetari delle diverse occupazioni. A parità di altre condizioni, la maggior parte della
gente preferisce svolgere un lavoro “pulito” e sicuro, anziché uno sgradevole e rischioso.
Inoltre, le occupazioni che conferiscono potere e prestigio sono generalmente preferite a
quelle che non hanno queste caratteristiche. È sicuramente più esatto un modello basato sul
presupposto che l’individuo scelga l’attività lavorativa che, considerati gli aspetti sia monetari sia non monetari, gli consenta di raggiungere il più alto livello di utilità possibile.
Curva di offerta di
lavoro di mercato
Scheda indicante la
quantità complessiva
di lavoro, che tutti gli
individui presenti nel
mercato sono disposti
a offrire,
in corrispondenza
di ciascun salario,
ceteris paribus.
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Differenziale
salariale
compensativo
Compenso aggiuntivo
pagato ai lavoratori
che accettano
occupazioni, per
qualche aspetto,
sgradevoli.
Capitolo 5
Per chiarire le implicazioni di questa teoria, immaginiamo un gruppo di persone con identiche capacità che si trovano a scegliere tra l’attività di docente universitario e quella di consulente finanziario. Ipotizziamo che la professione di docente universitario abbia degli aspetti
più piacevoli: è meno stressante, l’orario di lavoro è più flessibile, consente di rimanere in
contatto con le giovani generazioni ecc. Supponendo che tutto ciò sia vero, che cosa accadrebbe se la retribuzione per i professori universitari e per i consulenti finanziari fosse la
stessa? Non ci sarebbe praticamente nessuno disposto a fare il consulente finanziario, perché
l’utilità derivante dall’insegnamento universitario sarebbe maggiore. Quindi le retribuzioni
dei consulenti finanziari dovrebbero essere accresciute per attirare lavoratori verso questa
professione. Più precisamente, dovrebbero aumentare finché l’utilità delle due professioni
non sia uguale per il lavoratore marginale. In poche parole, i lavori che presentano aspetti
“sgradevoli” devono essere meglio remunerati. Le somme versate in più ai lavoratori per
compensare gli aspetti sgradevoli di certe occupazioni prendono il nome di differenziali
salariali compensativi. Intuitivamente, se un professore universitario guadagna 60 000 euro
in meno rispetto a un consulente finanziario, vuol dire che attribuisce un valore di almeno
60 000 euro alle caratteristiche non monetarie del suo lavoro; altrimenti cambierebbe mestiere e diventerebbe consulente finanziario. (Nel corso degli anni Ottanta, in seguito al rapido aumento delle retribuzioni relative dei consulenti finanziari, numerosi docenti universitari negli Stati Uniti hanno effettivamente cambiato mestiere.)
Sono stati effettuati numerosi studi empirici per valutare i differenziali salariali compensativi
corrispondenti a determinate caratteristiche delle varie occupazioni. Garen (1988) ha cercato di
stabilire in che misura il rischio di morte, nello svolgimento di un certo lavoro, influisca sulla
retribuzione prevista per quel lavoro. Supponiamo di mettere a confronto due lavoratori con
identiche capacità professionali (stesso titolo di studio, stessa esperienza ecc.); ipotizziamo anche
che uno svolga un’attività più rischiosa rispetto all’altro. La teoria sui differenziali salariali compensativi induce a ritenere che la persona che svolge il lavoro più pericoloso percepirà un salario
più elevato, per compensare il più alto rischio di morte. Dallo studio di Garen risulta che un incidente mortale in più ogni 100 000 lavoratori, in una determinata occupazione, determina un
differenziale salariale pari circa allo 0,55%. Quindi, se in un settore si verificano in media 10
incidenti mortali in più ogni 100 000 lavoratori rispetto a un altro settore, nel primo le retribuzioni
saranno del 5,5% più elevate di quanto non lo siano nel secondo, ceteris paribus.
È fondamentale tenere presente che la teoria dei differenziali salariali compensativi serve
a giustificare le diverse retribuzioni previste per lavori che richiedono grosso modo le stesse
capacità. I netturbini guadagnano meno dei medici, nonostante svolgano un lavoro molto
meno piacevole; tuttavia ciò non è in contraddizione con la teoria dei differenziali salariali
compensativi, perché le due occupazioni richiedono capacità diverse alle quali il mercato
assegna valore diverso. La teoria consente di prevedere, correttamente, che un netturbino
sarà meglio retribuito rispetto a chi svolge un lavoro richiedente capacità analoghe, ma meno
sgradevole, per esempio, quello di portiere.
Al fine di chiarire questo aspetto, supponiamo, per semplicità, che tutte le occupazioni
possano essere caratterizzate mediante un unico attributo, la sicurezza, misurata in base alla
percentuale di lavoratori che ogni anno non subiscono infortuni gravi. Secondo la teoria dei
differenziali salariali compensativi, dato un individuo con determinate capacità professionali,
più sicuro è il lavoro che svolge, più basso sarà il suo salario. Nella Figura 5.13, la curva
B1 indica le diverse combinazioni salario-livello di sicurezza tra le quali Antonio può scegliere. L’andamento della curva conferma l’ipotesi che, quanto più sicuro è un lavoro, tanto
maggiore sarà il costo di un’unità aggiuntiva di sicurezza in termini di salario. Dati i suoi
gusti, rappresentati dalla sua mappa d’indifferenza, Antonio sceglie un’occupazione caratterizzata da un salario pari a w1 e da s1 unità di sicurezza. Nello stesso grafico, la curva B2
rappresenta le combinazioni tra le quali può scegliere Ottaviano, che è un lavoratore più
qualificato rispetto ad Antonio. Poiché le capacità professionali di Ottaviano sono maggiori,
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La famiglia come fornitrice di risorse
125
a qualunque livello di sicurezza egli può spuntare un salario più elevato rispetto ad Antonio
(B2 si trova a destra di B1). Come risulta dal grafico, il lavoro ottimale per Ottaviano è caratterizzato da un salario pari a w2 e da s2 unità di sicurezza.
Siamo di fronte a una situazione in cui un lavoratore ha un’occupazione più sicura e,
nello stesso tempo, meglio retribuita rispetto a un altro; ma ciò non è in contraddizione con
la teoria dei differenziali salariali compensativi. Infatti, poiché sia B1 sia B2 hanno pendenza
negativa, per entrambi gli individui esiste una relazione inversa tra il grado di sicurezza di
un lavoro e il salario.
Infine, è importante osservare che i differenziali salariali compensativi non sono sempre
sufficienti a spiegare le diverse retribuzioni percepite da individui con identiche capacità
professionali. Alcune disparità retributive sono dovute a discriminazioni di razza o di sesso
da parte dei datori di lavoro. Più in generale, se si considera solo il lato dell’offerta del mer- Capitale fisico
cato del lavoro, non si può pretendere di giustificare i salari previsti per tutte le occupazioni; Le risorse fisiche che
rendono possibile
bisogna tenere conto anche della domanda (della quale parleremo nel Capitolo 11).
5.2
L’offerta di capitale
Dal modello del flusso circolare risulta che le imprese impiegano capitale fisico, oltre che
lavoro, per produrre beni e servizi. Il capitale fisico è costituito da tutti i beni strumentali
che rendono possibile la produzione, come, per esempio, presse, stabilimenti, scrivanie e
computer. Come il lavoro, anche il capitale viene fornito al settore imprese dalle famiglie.
Naturalmente, non dobbiamo immaginarci il singolo individuo che letteralmente trasporta
una pressa fino all’azienda più vicina. In realtà, l’individuo presta una parte del suo reddito
all’azienda, la quale poi usa questo denaro (che prende il nome di capitale finanziario) per
acquistare o affittare la pressa. Più precisamente, le famiglie offrono alle imprese la quota
del loro reddito non destinata al consumo, vale a dire i loro risparmi. Per questo, la teoria
dell’offerta di capitale è in realtà la teoria del risparmio.
5.2.1
Il modello del ciclo vitale
L’analisi delle decisioni riguardanti il risparmio si basa sul modello del ciclo vitale. Questo
modello rivela che le decisioni individuali, relative al consumo e al risparmio nel corso di
un determinato anno, sono il risultato di un processo di pianificazione che tiene conto delle
la produzione,
per esempio,
i computer
o gli stabilimenti.
Capitale finanziario Il
denaro prestato alle
aziende per acquistare
o affittare il capitale
fisico.
Modello del ciclo
vitale
Modello secondo
il quale le decisioni
individuali, relative
al consumo e
al risparmio nel corso
di un determinato
anno, rappresentano
il risultato di un
processo di
pianificazione
economica, che
prende in
considerazione l’intera
esistenza
dell’individuo.
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126
Capitolo 5
risorse economiche disponibili durante l’intera esistenza. In altre parole, la cifra che si risparmia nel corso di un anno non dipende solo dal reddito guadagnato in quell’anno, ma
anche dal reddito atteso per il futuro e da quello percepito in passato.
Per comprendere com’è strutturato il modello del ciclo vitale, osservate che in tutte le situazioni analizzate sinora l’utilità di una persona, in un determinato periodo di tempo, dipendeva
dalla quantità dei diversi beni consumata dalla persona stessa in quel periodo di tempo. Il modello
del ciclo vitale, invece, presuppone che l’utilità otttenuta da un individuo nel corso della sua
esistenza dipenda da quanto egli riesce a consumare nei diversi periodi. Per fare un esempio,
consideriamo Vincenzo che prevede di vivere due periodi: quello “presente” (periodo 0) e quello
“futuro” (periodo 1). Attualmente Vincenzo ha un reddito pari a I0 euro e sa che in futuro percepirà un reddito di I1 euro (per esempio, il periodo presente potrebbe comprendere gli anni di
lavoro, e in questo caso I0 sarebbe il suo stipendio, mentre il periodo futuro potrebbe comprendere
gli anni della pensione e I1 sarebbe quindi la sua pensione di vecchiaia). Se Vincenzo consuma
di più adesso, ceteris paribus, potrà consumare meno in futuro; il suo problema è considerare
questa contrapposizione, per poi scegliere quanto consumare in ciascun periodo, al fine di ottenere la massima utilità possibile nel corso dell’intera esistenza. È importante osservare che
nel momento in cui Vincenzo decide quanto consumare nel periodo 0, contemporaneamente
decide quanto risparmiare o prendere a prestito. Se il suo consumo nel periodo 0 è superiore al
suo reddito corrente, dovrà prendere a prestito del denaro, se invece è inferiore, risparmierà.
Come nel caso dell’offerta di lavoro, possiamo utilizzare i vincoli di bilancio e le curve
d’indifferenza per analizzare la scelta, da parte dell’individuo, di quanto capitale offrire
(cioè di quanto reddito risparmiare). Prima parleremo del vincolo di bilancio, quindi ci occuperemo della mappa d’indifferenza.
Vincolo di bilancio
intertemporale
È così definito
il vincolo di bilancio
in un modello del ciclo
vitale; esso
rappresenta la
relazione che
intercorre tra i livelli
di consumo relativi
a periodi diversi.
0
Il vincolo di bilancio intertemporale
Come sempre, il vincolo di bilancio indica le diverse possibilità tra cui l’individuo può scegliere. In questo caso, le possibilità sono le diverse combinazioni di consumo presente e
consumo futuro a disposizione di Vincenzo. Poiché, in un modello del ciclo vitale, il vincolo
di bilancio indica la relazione che intercorre tra i livelli di consumo relativi a periodi diversi,
esso è definito vincolo di bilancio intertemporale.
Per costruire questo vincolo di bilancio, consideriamo la Figura 5.14, in cui il consumo
corrente (c0) è misurato sull’asse orizzontale e il consumo futuro (c1) sull’asse verticale.
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La famiglia come fornitrice di risorse
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128
Capitolo 5
a un livello più o meno costante. Questo spiega, per esempio, perché spesso i giovani che hanno
da poco finito di studiare contraggano debiti per acquistare beni come la casa o l’automobile;
essi prevedono che in futuro il loro reddito sarà superiore a quello attuale e quindi prendono a
prestito denaro per potersi permettere un livello di consumo più elevato. In quale misura gli
individui facciano effettivamente ricorso ai prestiti e al risparmio per mantenere costante il loro
tenore di vita dipende dalle loro preferenze, delle quali passiamo ora a occuparci.
Esercizio 5.2
LA SOLUZIONE È DISPONIBILE
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Tizio ha un reddito di 50 000 euro nel periodo 0 e di 20 000 euro nel periodo 1. Considerato che può risparmiare, o prendere a prestito, denaro a un tasso d’interesse del
10%, rappresentate il suo vincolo di bilancio intertemporale.
La mappa d’indifferenza intertemporale
Saggio marginale
di preferenza
intertemporale
Il saggio marginale di
sostituzione tra il
consumo in periodi
diversi.
Per stabilire quale punto di B1 verrà scelto, è necessario rappresentare le preferenze di Vincenzo relative a consumo presente e consumo futuro. Se pensiamo a c0 e c1 come a due insiemi di beni, è naturale supporre che il saggio marginale di sostituzione tra di essi sia decrescente. Un insieme di curve d’indifferenza basato su questo presupposto è rappresentato
nella Figura 5.15. Poiché un livello più elevato di consumo in entrambi i periodi è preferibile,
ceteris paribus, rispetto a un livello più ridotto, alle curve d’indifferenza più lontane dall’origine corrisponde un grado di utilità maggiore.
Il saggio marginale di sostituzione tra c0 e c1 indica in che misura l’individuo preferisce
consumare in un periodo piuttosto che nell’altro, e per questo viene chiamato saggio marginale di preferenza intertemporale. Convenzionalmente si suppone che gli individui siano
“impazienti”, cioè che, a parità di altre condizioni, tendano a preferire il consumo nel periodo
presente piuttosto che nel futuro. La mappa d’indifferenza rappresentata nella Figura 5.15
riflette questa teoria. Per dimostrarlo, consideriamo il punto z appartenente alla curva d’indifferenza U0. Questo punto si trova su una retta inclinata di 45°, passante per l’origine; di
conseguenza, in corrispondenza del punto z il consumo di Vincenzo nel presente è esattamente uguale al suo consumo nel futuro. Se Vincenzo non fosse “impaziente”, sarebbe logico
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La famiglia come fornitrice di risorse
aspettarsi che nel punto z sia sufficiente un euro di consumo futuro per indurlo a rinunciare
a un euro di consumo presente. Si noti, tuttavia, che in prossimità del punto z il saggio marginale di preferenza intertemporale è maggiore di 1; ciò significa che, quando i livelli di
consumo nei due periodi sono uguali, Vincenzo pretende più di un euro di consumo futuro
per rinunciare a un euro di consumo presente.
Quindi l’“impazienza” di Vincenzo è dimostrata dal fatto che lungo una retta inclinata
di 45° passante per l’origine il suo saggio marginale di preferenza intertemporale è maggiore
di uno. Invece, nel caso di un individuo non “impaziente”, le curve d’indifferenza intertemporale sarebbero simmetriche rispetto a una retta inclinata di 45° passante per l’origine.
129
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130
Capitolo 5
5.2.2
La statica comparata del modello del ciclo vitale
Un’utile funzione del modello del ciclo vitale è quella di aiutarci a comprendere gli effetti
dei mutamenti della situazione economica sulle decisioni dei risparmiatori. È fondamentale,
per esempio, capire come le variazioni del tasso d’interesse influiscano sul risparmio.
Il risparmio e i tassi d’interesse
Consideriamo di nuovo la situazione di Vincenzo, riportata nella Figura 5.19. Supponiamo
che il tasso d’interesse al quale egli può prendere a prestito o prestare denaro scenda da i
a ib. Che effetti ha questa variazione sul vincolo di bilancio di Vincenzo? Bisogna innanzi
.
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La famiglia come fornitrice di risorse
131
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132
Capitolo 5
1. Effetto sostituzione. Il costo-opportunità del consumo presente diminuisce, infatti è
necessario rinunciare a una quantità minore di consumo futuro per ogni euro in più
di consumo presente. Ciò tende a far aumentare il consumo presente e quindi a far
diminuire il risparmio.
2. Effetto reddito. Se siete risparmiatori, quando il tasso d’interesse scende diventerete
più poveri, perché le persone a cui avete prestato denaro vi restituiranno una cifra minore. Dal momento che il consumo presente è un bene normale, la diminuzione del
vostro reddito tende a ridurre il consumo presente e quindi fa aumentare il risparmio.
Siccome per un risparmiatore l’effetto reddito e l’effetto sostituzione agiscono in direzione
opposta, il risultato finale è incerto. Se l’idea che una persona razionale possa risparmiare
di più a seguito di un calo del tasso d’interesse non convince, pensate al caso estremo di
un risparmiatore con un obiettivo ben preciso, cioè a una persona che risparmia per garantirsi
un determinato livello di consumo in futuro (magari il suo obiettivo è quello di far studiare
i figli). Se il tasso d’interesse diminuisce, questa persona può fare una sola cosa per riuscire
a raggiungere il suo obiettivo: rispar miare di più. Viceversa, se il tasso d’interesse aumenta,
l’individuo potrà ottenere il suo scopo risparmiando una somma minore. Quindi, per un risparmiatore che persegue un obiettivo ben preciso, l’offerta di risparmio e il tasso d’interesse
netto variano sempre in direzione opposta. Tuttavia, la Figura 5.20 dimostra che l’esistenza
di una relazione inversa tra risparmio e tasso d’interesse è possibile anche in situazioni
meno estreme.
Sinora la nostra discussione sugli effetti reddito e sostituzione di una variazione del tasso
d’interesse si è basata sull’ipotesi che l’individuo fosse inizialmente un risparmiatore. Che
cosa accade, invece, se l’individuo è indebitato? Come nel caso del risparmiatore, l’effetto
sostituzione di un calo del tasso d’interesse determina un aumento del consumo corrente
(fa diminuire il risparmio). Ma, per un mutuatario, anche l’effetto reddito tende a far aumentare il consumo corrente. Perché? Se avete preso a prestito denaro e il tasso d’interesse
diminuisce, dovrete restituire meno denaro ai vostri creditori e ciò vi renderà “più ricchi”.
Dal momento che il consumo corrente è un bene normale, essendo più ricchi ne domanderete
di più. In sintesi, nel caso di una persona che inizialmente aveva debiti, l’effetto sostituzione
e l’effetto reddito di un calo del tasso d’interesse agiscono nella stessa direzione: entrambi
tendono a ridurre il risparmio, cioè ad accrescere l’ammontare del debito.
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La famiglia come fornitrice di risorse
Esercizio 5.3
133
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Nel 1994, l’aliquota massima dell’imposta sui redditi da capitale degli statunitensi aumentò dal 31% al 39,6%. Immaginate un individuo che prima dell’aumento dell’imposta era un risparmiatore e, utilizzando vincoli di bilancio intertemporali e curve d’indifferenza, spiegate gli effetti che avrà avuto su di lui questo provvedimento.
Per consentire una rapida verifica, le conseguenze dell’effetto reddito e dell’effetto sostituzione, a seconda che l’individuo sia un risparmiatore oppure un mutuatario, sono schematizzate nella Figura 5.21.
L’offerta di risparmio
Una volta appreso il metodo per analizzare l’effetto reddito e l’effetto sostituzione delle variazioni dei tassi d’interesse mediante il modello del ciclo vitale, è molto semplice ricavare
la curva dell’offerta di risparmio. Non dobbiamo far altro che trovare la quantità di equilibrio
di risparmio corrispondente a ciascun tasso d’interesse e poi riportare queste informazioni
in un grafico, indicando la quantità di risparmio sull’asse orizzontale e il tasso d’interesse
sull’asse verticale. La curva di offerta di risparmio di mercato, indicante la quantità complessiva di risparmio che tutti gli individui sono disposti a offrire in corrispondenza di ciascun
tasso d’interesse (ceteris paribus), si ottiene sommando orizzontalmente le curve di offerta
individuali. Analogamente, la curva dell’offerta di risparmio compensata si ricava osservando come varia il risparmio in funzione del tasso d’interesse, nell’ipotesi in cui l’individuo
sia compensato con una quantità di reddito sufficiente a farlo rimanere sulla curva d’indifferenza iniziale. A voi, come esercizio, il compito di costruire la curva dell’offerta di risparmio usuale e quella compensata.
La semplicità di questo modello ne rappresenta allo stesso tempo la forza e la debolezza. Alcuni detrattori del modello del ciclo vitale, infatti, hanno affermato che i presupposti su cui esso si basa sono troppo poco realistici per poter essere considerati utili astr azioni. Tuttavia, in moltissimi casi, il comportamento delle famiglie conferma il presup-
FIGURA 5.21 Effetto reddito
ed effetto sostituzione di un
calo del tasso d’interesse
(supponendo che il consumo
sia un bene normale)
Il tasso d’interesse
diminuisce
L’individuo è un
risparmiatore
L’effetto
reddito fa
aumentare
il risparmio
L’individuo è un
mutuatario
L’effetto
L’effetto
sostituzione reddito fa
fa diminuire diminuire
il risparmio il risparmio
Il risparmio può
aumentare o
diminuire
Curva di offerta
di risparmio
di mercato
Scheda indicante la
quantità complessiva
di risparmio che tutti
gli individui sono
disposti a offrire,
in corrispondenza
di ciascun tasso
d’interesse, ceteris
paribus.
L’effetto
sostituzione
fa diminuire
il risparmio
Il risparmio
diminuisce
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134
Capitolo 5
posto fondamentale su cui si fonda il modello del ciclo vitale: le persone guardano effettivamente anche al futuro nel momento in cui decidono quanto consumare e quanto risparmiare nel presente.
Numerose indagini statistiche confermano la teoria sottesa al modello del ciclo vitale.
Per esempio, alcuni studi sul comportamento delle persone vicine all’età pensionabile hanno
dimostrato che queste risparmiano in modo tale da garantirsi, per gli anni della pensione,
un livello di consumo analogo a quello goduto per tutta la vita (Modigliani 1986, 305). Sembra che le famiglie tendano a evitare che il loro livello di consumo subisca grossi sbalzi nel
corso del tempo, e ciò concorda con il modello del ciclo vitale. Nel caso dell’Italia, i risultati
riscontrati da Jappelli e Pistaferri (2000) appaiano coerenti con il modello del ciclo vitale:
“...suggerisce che la motivazione principale del risparmio è l’accumulazione di risorse che
potranno essere utilizzate gradualmente dopo il pensionamento o nell’eventualità di una diminuzione del reddito”. Tali risultati sono confermati anche a livello regionale da Cellini
(1999) per il periodo 1961-91.
Naturalmente non ci si deve aspettare che la teoria del ciclo vitale descriva correttamente
il comportamento di ogni singola famiglia: può darsi che alcuni individui siano poco lungimiranti nelle loro decisioni di spesa, oppure che alcune persone non abbiano accesso al
credito. Ciò nonostante, la maggior parte degli economisti considera il modello del ciclo
vitale una buona approssimazione della realtà.
5.2.3
La tassazione degli interessi
Come abbiamo detto nell’introduzione a questo capitolo, nel corso degli anni Ottanta i
governi di molti Paesi hanno ridotto le aliquote delle imposte sul reddito. All’epoca, in
queste nazioni si aprì un acceso dibattito sulle conseguenze che avrebbe avuto la minore
pressione fiscale sul reddito da interessi. A parere di alcuni politici, la riduzione delle
aliquote d’imposta sugli interessi avrebbe determinato un consistente aumento del risparmio; secondo altri, invece, questo provvedimento non avrebbe avuto conseguenze rilevanti. In questo paragrafo utilizzeremo il modello del ciclo vitale per far luce su questa
interessante questione.
La Figura 5.22 riporta il vincolo di bilancio di Vincenzo, prima dell’introduzione dell’imposta sugli interessi B1. Supponiamo ora che sia introdotta un’imposta proporzionale
del 25% sul reddito da interessi; che effetto avrà sul vincolo di bilancio di Vincenzo? La
prima cosa da osservare è che, anche dopo l’introduzione dell’imposta, il vincolo di bi-
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136
Capitolo 5
Esercizio 5.4
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Supponendo che il tasso d’interesse sia pari al 5%, calcolate il valore attuale dei seguenti flussi monetari: (a) 1 000 000 di euro esigibili tra 20 anni; (b) 25 euro esigibili
subito, più 50 euro esigibili tra un anno; (c) una rendita perpetua di 625 euro.
5.3
Capitale umano
Investimenti che gli
individui effettuano
nell’istruzione,
nella formazione
professionale e nella
salvaguardia della loro
salute e con i quali
accrescono la loro
produttività.
Consideriamo la possibilità per gli individui di modificare il loro salario investendo in capitale umano, cioè acquisendo conoscenze e capacità che facciano aumentare la loro produttività. Il rendimento di questo investimento dipende dal tipo di ambiente sociale in cui
l’individuo opera, dalle relazioni familiari ed extrafamiliari su cui può contare e dalla qualità
delle relazioni interpersonali. Realizzando investimenti di tipo diverso in capitale umano,
per esempio nell’istruzione scola stica o nella formazione professionale, è possibile accrescere i propri guadagni futuri. Il rendimento degli investimenti in capitale umano è notevole
nelle economie moderne (6-7% almeno). Si stima che, negli Stati Uniti, l’ammontare degli
investimenti in capitale umano è più che doppio rispetto a quello degli investimenti in capitale fisico.
Ovviamente gli investimenti in capitale umano comportano costi. Questi costi sono, in
parte, espliciti: basti pensare alle spese necessarie per conseguire una laurea, che possono
essere molto elevate. Inoltre bisogna considerare il costo-opportunità del tempo dedicato al
conseguimento di questo capitale umano: se assistete alle lezioni non potete contemporaneamente lavorare e il salario a cui siete costretti a rinunciare rappresenta anch’esso un
costo. A causa sia dei costi espliciti sia di quelli impliciti, gli investimenti in capitale umano
comportano una riduzione del consumo presente, in cambio di un reddito più elevato in futuro, ovvero una decisione intertemporale.
Inizialmente esamineremo la situazione di un individuo che può investire solo in capitale
umano, non avendo accesso ai mercati finanziari. Dopo aver analizzato questo semplice modello, affronteremo il caso, più interessante, di una persona che può investire sia in capitale
umano sia in capitale fisico.
5.3.1
Funzione
di produzione
del capitale umano
La relazione tra
investimenti in capitale
umano e incrementi
del reddito futuro
dell’individuo.
Il capitale umano e sociale
Il capitale umano come unica possibilità
d’investimento
Nella Figura 5.23, sull’asse orizzontale è indicato il livello di consumo di Giulio durante la
giovinezza (c0), mentre sull’asse verticale è indicato il suo livello di consumo in età adulta (c1).
In assenza d’investimenti in capitale umano, Giulio può guadagnare I0 durante la giovinezza
e I1 in età adulta; la combinazione nel punto a corrisponde al suo paniere delle dotazioni.
L’investimento in capitale umano (soggetto alla legge dei rendimenti decrescenti) permette a Giulio di spostarsi lungo la curva ba. La curvatura di ba è conseguenza del fatto
che a ogni successivo euro di consumo presente cui si rinuncia corrisponde un incremento
sempre minore del consumo futuro. Una curva come ba viene chiamata funzione di produzione del capitale umano e indica come un individuo possa trasformare i suoi investimenti in capitale umano (misurati in termini di consumo presente a cui rinuncia) in incrementi del suo reddito futuro.
Per determinare quanto Giulio investirà in capitale umano, nella Figura 5.23, abbiamo
sovrapposto le sue curve d’indifferenza alla funzione di produzione del capitale umano. Il
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Capitolo 5
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Capitolo 5
Risolvendo le Equazioni (1), (2) e (3) , dapprima dividendo la (1) per la (2) e poi
utilizzando il risultato nella (3), otteniamo le domande di tempo libero (5A.7) e di beni e
servizi (5A.8):
m0
(5A.7)
F* = 12 +
2×w
quindi L* = 24 − F* = 12 −
m0
2×w
m0
c* = 12 × w +
2
Osserviamo immediatamente che F* è crescente in m0 e decrescente in w:
Conseguentemente L* ha andamenti opposti:
mentre c* è crescente in m0 e in w:
∂c*
∂m0
=
1
> 0
2
∂c*
= 12 > 0
∂w
Com’è possibile trattare la curva di domanda ad arco con un simile modello?
(5A.8)
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141
Ma in che cosa consiste l’effetto reddito combinato?
Finora abbiamo considerato che l’effetto reddito si esaurisse nella variazione del potere
di acquisto al variare del livello dei prezzi. Nell’esempio sopra esposto, però, il potere di
acquisto varia al variare del prezzo per due ordini di motivi.
Osserviamo che se il tempo libero è un bene normale l’effetto reddito legato a una riduzione di w (che è anche il prezzo del tempo libero) riduce la domanda di tempo libero.
Questo è evidentemente l’opposto di quanto accade con un bene di consumo, per il quale
– se il prezzo diminuisce – l’effetto reddito determina un aumento della domanda. Questa
apparente incoerenza è dovuta al fatto che nell’Equazione (5A.9) possiamo scomporre l’effetto reddito in due componenti:
effetto reddito di
dotazione
L’effetto per il quale
una riduzione di w
determina una
contrazione del valore
della dotazione di
tempo del
consumatore
rendendolo di fatto
più povero.
• l’effetto reddito di dotazione, per il quale una riduzione di w determina una contrazione del valore della dotazione di tempo del consumatore rendendolo di fatto
più povero; se il tempo libero è un bene normale, conseguentemente ne sarà consumato di meno;
• l’effetto reddito ordinario, per il quale una riduzione di w si traduce, dato un certo
reddito monetario, in un maggiore consumo di tempo libero.
effetto reddito
ordinario
L’effetto per il quale
una riduzione di w si
traduce, dato un certo
reddito monetario, in
un maggiore consumo
di tempo libero.
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Capitolo 5
5A.2
Il calcolo del valore attuale
Quando abbiamo introdotto il vincolo di bilancio intertemporale (Figura 5.14), abbiamo detto che la sua intercetta orizzontale rappresenta il valore attuale delle dotazioni, vale a dire
la cifra massima che l’individuo potrebbe consumare oggi, tenuto conto del suo reddito attuale e di quello futuro. Il concetto di valore attuale si rivela indispensabile per affrontare
qualunque problema riguardante flussi di reddito o di spesa che avvengono in periodi diversi.
Per esempio, frequentare un corso universitario può comportare notevoli spese nel periodo
presente e procurare benefici economici solo dopo diversi anni; come si fa a decidere se i
benefici futuri giustificano i costi attuali? In questo paragrafo svilupperemo il concetto di
valore attuale e mostreremo come lo si può applicare a questo tipo di problemi.
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Capitolo 5
TABELLA 5A.1
Il calcolo del valore attuale
Cifra esigibile
Tra quanti anni sarà esigibile
Valore attuale
M0
0
M0
M1
1
M1/(1 + i)
M2
2
M2/(1 + i)2
•
•
•
•
•
•
•
•
•
MT
T
MT/(1 + i)T
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La famiglia come fornitrice di risorse
145
Riepilogo
5.1
• In un’economia di mercato le famiglie svolgono un duplice ruolo: acquistano beni e servizi e vendono risorse
produttive. Nel presente capitolo ci siamo occupati di
quest’ultimo ruolo delle famiglie. Da un punto di vista
formale, le decisioni di domanda e le decisioni di offerta
degli individui sono molto simili, perché tendono entrambe a massimizzare l’utilità, in presenza di un vincolo
di bilancio.
• Nel caso dell’offerta di lavoro, i beni tra i quali l’individuo
si trova a scegliere sono il tempo libero e il consumo. Nel
punto di equilibrio, il salario coincide con il saggio marginale di sostituzione tra consumo e tempo libero.
• Quando il salario cambia, provoca sia un effetto reddito
sia un effetto sostituzione. Fintanto che il tempo libero
è un bene normale, i due effetti provocano risultati opposti; quindi, sulla base della sola teoria, non si può prevedere che impatto avrà una variazione dei salari sull’offerta di lavoro.
5.2
• Nel caso dell’offerta di capitale (del risparmio), i beni tra
i quali l’individuo deve scegliere sono il consumo presente e il consumo futuro. Il costo di 1 euro di consumo pre-
sente è 1 euro (1 + i) di consumo futuro, dove i è il tasso
d’interesse.
• Quando il tasso d’interesse varia, il vincolo di bilancio intertemporale ruota intorno al paniere delle dotazioni; se,
in conseguenza di ciò il risparmio aumenta o diminuisce
dipende dall’intensità relativa dell’effetto reddito e dell’effetto sostituzione.
• Le persone possono accrescere le loro possibilità di guadagno future investendo in capitale umano.
Appendice
• Utilizzando una funzione di utilità di tipo Cobb-Douglas
sul consumo di beni e servizi e del tempo libero U(c, F) si
derivano le funzioni di domanda dei relativi “beni”. Attraverso l’equazione di Slutsky si mettono in luce le condizioni per cui l’offerta di lavoro ha un andamento ad arco.
• Per poter confrontare somme di denaro che verranno versate in momenti diversi, è necessario calcolare il loro valore attuale, vale a dire la cifra massima che un individuo
sarebbe disposto a pagare oggi per aver diritto a riscuotere
una certa somma di denaro in futuro. Per determinare il
valore attuale di una somma che si riceverà tra T anni, bisogna dividerla per (1 + i)T, dove i è il tasso d’interesse.
Domande e spunti di discussione
5.1
5.2
Bianca può lavorare tutte le ore che vuole in un anno,
a un salario di 12 euro l’ora.
a. Rappresentate il vincolo di bilancio di Bianca in un
grafico relativo a tempo libero e consumo.
b. Ipotizzate che Bianca abbia uno zio molto ricco che
ogni anno le regala 1000 euro, indipendentemente
da quanto Bianca ha guadagnato in quell’anno. Rappresentate il vincolo di bilancio corrispondente a
questa situazione.
c. Usando una mappa d’indifferenza, indicate come la
somma regalata dallo zio influisce sull’offerta di lavoro da parte di Bianca.
Una proposta avanzata per riformare il sistema previdenziale è quella di introdurre un’imposta negativa sul
reddito. In base a questo sistema, ogni persona avrebbe
diritto a una sovvenzione di G euro al mese e, per ogni
euro di reddito guadagnato, la sua sovvenzione verrebbe ridotta di t euro.
a. Supponete che G = 100 e t = 0,25. Immaginate una
persona il cui salario orario è 8 euro e rappresentate
il suo vincolo di bilancio, prima e dopo l’introduzione dell’imposta negativa sul reddito.
b. Che effetti avrebbe un’imposta negativa sul reddito
sull’offerta di lavoro? Confrontate il progetto di
un’imposta negativa sul reddito con il programma
AFDC (Aid to Families with Dependent Children).
Per risolvere l’esercizio si legga l’Approfondimento
sul sito www.ateneonline.it/katzrosen.
5.3
Secondo un ragioniere di nome Leonard W. Williams
(1993, A17): “Una persona ha una situazione finanziaria migliore con un lavoro tale da pagare il 40% in imposte su 1,1 milioni di euro di redditi, che non rilassandosi e pagando il 31% su un reddito di 130 000 euro”. Utilizzate la teoria della scelta tra consumo e tempo
libero per valutare l’affermazione di Williams.
5.4
“Alcune persone pensano che i tedeschi abbiano dimenticato che cosa significhi lavorare sodo. Anche
quando lavorano, lo fanno per un numero inferiore di
ore – 1639 all’anno – rispetto agli americani (1904) e
ai giapponesi (1888). Inoltre, i lavoratori tedeschi guadagnano più soldi dei colleghi americani – una media
di 14,93 euro all’ora – rispetto agli americani (12,39
euro)” (Whitney 1995, E5). I dati riportati implicano
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146
Capitolo 5
chiaramente che i tedeschi sono pigri rispetto agli americani. Nel modello consumo-tempo libero, come può
essere interpretato l’aggettivo “pigro”? I dati riportati
dimostrano che i tedeschi sono più pigri dei loro colleghi americani?
5.5
5.6
Lo Stato colpisce il reddito di Simona con un’imposta
del 30% e usa il ricavato dell’imposta per finanziare
una parata. La parata ha per Simona un valore tale da
riportarla al livello di utilità al quale si trovava prima
dell’introduzione dell’imposta. Che effetto hanno l’imposta e la spesa dello Stato sull’offerta di lavoro da parte di Simona? [Suggerimento: usate la teoria relativa
all’effetto reddito e all’effetto sostituzione.]
La vita di Chiara può essere divisa in due periodi; nel
primo il suo reddito è pari a 10 000 euro, nel secondo
a 20 000 euro. Chiara può prestare o prendere a prestito denaro al tasso d’interesse di mercato, pari al 7%
per periodo.
a. Rappresentate il suo vincolo di bilancio intertemporale.
b. Supponendo che il tasso d’interesse salga al 9%,
tracciate il nuovo vincolo di bilancio di Chiara. Quale effetto prevedete che avrà questa variazione sul
suo risparmio?
c. Ipotizzate che Chiara non possa ottenere prestiti, a
nessun tasso d’interesse, ma possa comunque investire i suoi risparmi a un tasso d’interesse del 9%.
Tracciate il suo vincolo di bilancio intertemporale.
5.7 Secondo un’analisi dei dati statistici internazionali condotta da Campbell e Mankiw (1991), il modello del ciclo
vitale rispecchia molto bene le abitudini di consumo dei
canadesi. Il comportamento dei francesi, invece, è meno
rispondente al modello; sembra infatti che questi ultimi
prendano le loro decisioni di spesa tenendo conto più
del reddito corrente che di quello che guadagneranno
nel corso dell’intera esistenza. Supponete che i governi
di entrambi i Paesi decidano una temporanea riduzione
delle imposte, con l’obiettivo di stimolare i consumi nell’anno in corso. Pensate che un simile provvedimento
darebbe risultati migliori in Canada o in Francia?
5.8 Nel momento in cui si iscrive all’università, uno studente
riceve dai genitori 15 000 euro. Questo denaro dovrà bastargli per tutti e quattro gli anni di università, in quanto
non riceverà altri soldi né dai genitori né da fonti diverse.
Lo studente può, comunque, prestare e prendere a prestito
denaro al tasso d’interesse di mercato, che è pari al 5%.
a. Scrivete l’equazione del vincolo di bilancio dello
studente.
b. Se il tasso d’interesse fosse superiore al 5%, la situazione dello studente migliorerebbe o peggiorerebbe? (Spiegate perché, in base alla risposta che avete
dato al punto precedente.)
5.9
Supponete che durante la causa di divorzio tra le star
di Hollywood Tom Cruise e Nicole Kidman, la moglie
abbia proposto al marito un accordo per un pagamento
immediato in contanti di 15 milioni di euro oppure di
75 000 euro al mese per il resto della sua vita. Immaginate di essere il consigliere finanziario di Tom Cruise
e spiegate schematicamente come determinereste il piano più conveniente per l’attore.
5.10 Il tasso d’infortuni nelle cliniche è di 17,3 infortuni ogni
100 lavoratori, mentre per i dipendenti di un grande
magazzino è di 10,8 (Zachary 1995, B1). Perché una
persona qualunque che avrebbe la possibilità di lavorare
in un grande magazzino dovrebbe invece scegliere di
lavorare in una clinica?
5.11 Molte università statunitensi incoraggiano gli studenti
e le loro famiglie a prendere prestiti. Un ex studente
di Princeton, contrario a questa politica, ha scritto:
“La smetterei di chiedere ai genitori di ipotecare tutto
ciò che possiedono... per mandare un figlio a Princeton... I geni tori non dovrebbero più indebitarsi per far
studiare i figli” (Huber 1987). Siete d’accordo? Spiegate perché.
5.12 Considerate la signora Ferri, la cui mappa d’indifferenza relativa a consumo e tempo libero è convessa rispetto
all’origine.
a. Mediante un grafico, mostrate come si ricava la combinazione di equilibrio di consumo e tempo libero.
Indicate con n 1 la quantità di tempo libero consumata
inizialmente.
b. Ora supponete che il salario della signora Ferri aumenti e, contemporaneamente, le venga tolta una
quota di reddito tale da farla rimanere al livello di
utilità iniziale. Indicate con n2 la quantità di tempo
libero corrispondente al nuovo salario.
c. Ripetete i passaggi indicati al punto b, ipotizzando
che il salario diminuisca. Indicate con n3 la corrispondente quantità di tempo libero consumata.
d. Riportate i dati così ottenuti in un grafico, indicando
le “ore di lavoro alla settimana” sull’asse orizzontale
e il “salario” sull’asse verticale. In questo modo avete ottenuto la curva di offerta di lavoro compensata.
Spiegate perché.
e. Commentate la seguente affermazione: “Anche se la
curva di offerta di lavoro di un individuo è piegata
all’indietro, la sua curva di offerta di lavoro compensata deve necessariamente essere crescente”.
5.13 Se il tasso d’interesse è i, qual è il valore attuale di una
rendita perpetua che frutta annualmente una cifra pari
a M? Ora immaginate una rendita perpetua che assicura
un’entrata annua pari a M, ma che comincerà a essere
versata solo tra T anni; qual è il suo valore attuale? Una
rendita garantisce annualmente un certo ammontare di
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La famiglia come fornitrice di risorse
reddito, per un numero limitato di anni. Sulla base delle
risposte che avete dato ai due quesiti precedenti, scrivete una formula che consenta di calcolare il valore attuale di una rendita che frutta annualmente una somma
pari a M, per T anni.
5.14*Enrico ha a disposizione annualmente T ore di tempo e
può lavorare tutte le ore che vuole a un salario pari a w.
* Questa domanda è riservata a coloro che hanno studiato anche
l’Appendice (5A.1).
147
a. Scrivete l’equazione del vincolo di bilancio, che mette in relazione le ore di tempo libero di Enrico (n)
con le sue unità di consumo (c).
b. Supponete che la funzione di utilità di Enrico sia U
= 96n + nc −n2. Quale sarà la funzione dell’offerta
di lavoro da parte di Enrico? [Suggerimento: massimizzate l’utilità, tenendo conto del vincolo di bilancio, e ricordate che l’offerta di lavoro è (T 2 n).]
c. Ipotizzate che il reddito da lavoro di Enrico venga
colpito da un’imposta del 25%; le sue ore di lavoro
aumenteranno o diminuiranno?
Soluzioni alle domande e altri materiali sul sito www.ateneonline.it/katzrosen
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