programma per l`arte italiana

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PROGRAMMA PER L’ARTE ITALIANA
Programma per l’Arte Italiana | novembre 2012 – novembre 2013
:: INDICE ::
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea _ p. 2
Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci _ p. 6
Fondazione Musei Civici di Venezia – Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro _ p. 9
Fondazione Pescheria – Centro Arti Visive _ p. 17
Fondazione Torino Musei – GAM Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea _ p. 21
GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo _ p. 27
Istituto Nazionale per la Grafica _ p.30
MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma _ p. 34
MAGa – Museo Arte Gallarate _ p. 38
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna _ p. 47
MAN – Museo d’Arte Provincia di Nuoro _ p. 50
MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo _ p. 54
MUSEION – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea _ p. 60
Museo del Novecento _ p. 65
Museo Marino Marini _ p. 71
MUSMA - Museo della Scultura Contemporanea Matera _ p. 75
PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea _ p. 80
Palazzo Fabroni – Arti Visive Contemporanee _ p. 83
Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Entoantropologico per il Polo Museale della Città di Napoli – Castel Sant’Elmo _ p. 86
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AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
CASTELLO DI RIVOLI MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA
Piazza Mafalda di Savoia – Rivoli (TO)
Tel. +39 (0)11 9565222/220; Fax +39 (0)11 9565230/231
[email protected]; www.castellodirivoli.org
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AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
La storia che non ho vissuto (testimone indiretto)
A cura di Marcella Beccaria
16 settembre - 18 novembre 2012
Rossella Biscotti, Gli anarchici non archiviano, 2010, veduta dell’installazione, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Francesco Arena, Rossella Biscotti, Patrizio Di Massimo, Flavio Favelli, Eva Frapiccini, goldiechiari e Seb Patane, sono i protagonisti de La storia che non ho vissuto
(testimone indiretto), individuati quali rappresentativi di una nuova generazione di artisti italiani che individua nella storia del nostro Paese il proprio oggetto di indagine. Articolate
in un’ampia varietà di forme e scelte linguistiche, le opere in mostra sono incentrate su alcuni tra i momenti che hanno tragicamente segnato l’Italia nel corso del Novecento.
Negli ultimi trent’anni, la ricerca artistica italiana ha coltivato una propria sfera di autonomia ed è stata caratterizzata da un progressivo allontanamento dalle vicende storiche e
politiche nazionali. A loro volta, gli artisti che hanno fatto eccezione sono spesso stati relegati a ruoli secondari e le loro opere ancora attendono una valutazione più obiettiva.
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AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
Oggi, una nuova generazione di artisti individua nella storia d’Italia un imprescindibile oggetto di indagine. Artisti che includono Francesco Arena, Rossella Biscotti, Patrizio Di
Massimo, Flavio Favelli, Eva Frapiccini, goldiechiari e Seb Patane, si sono distinti in questo ultimissimo periodo per la realizzazione di opere che, pur nell’ampia varietà di forme e
scelte linguistiche, sono incentrate su alcuni tra i momenti che hanno segnato l’Italia nel Novecento. Dalle ambizioni colonialiste, agli anni di piombo, alle stragi, ai poteri oscuri, le
opere prodotte da questi artisti si riferiscono spesso a eventi tragici, tuttora scomodi, la cui ombra si allunga sul presente, continuando talvolta a dividere l’opinione pubblica. Quasi
sempre, le opere riguardano fatti antecedenti alla nascita degli artisti, oppure svoltisi al tempo della loro infanzia. L’interesse di questi artisti per specifiche vicende italiane è una
drammatica testimonianza del modo in cui la storia pesa anche su chi non l’ha vissuta. Aprendosi a un dibattito più ampio, la mostra concerne anche la travagliata relazione che
lega il presente al passato e al processo di ricostruzione e interpretazione di quest’ultimo.
La storia che non ho vissuto (testimone indiretto) presenta per la prima volta in un progetto museale unitario le opere di questi artisti. Oltre a lavori realizzati appositamente, la
mostra intenzionalmente raccoglie alcune tra le più significative opere realizzate da questa generazione artistica negli ultimi cinque anni, riconoscendole quali elementi nodali a
partire dai quali è possibile scrivere un nuovo capitolo sui recenti sviluppi dell’arte italiana e offrire a un ampio pubblico possibili chiavi di lettura dell’Italia odierna.
La mostra verrà affiancata da un intenso programma di eventi collaterali dedicato alla storia italiana e alla lettura e rilettura dei fatti e degli eventi analizzati nelle opere.
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AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
Paola Pivi. Tulkus 1880 to 2018
A cura di Davide Trapezi
Novembre – Dicembre 2012
Tulku: Trijang Rinpoche Photographer: Tseten Tashi Date: 1951 Place: Lhasa, Tibet Courtesy: Newark Museum, received by Bruce Walker
Negli ultimi decenni l’interesse dell’arte contemporanea nei confronti delle immagini buddiste è cresciuta in modo esponenziale. Dal fascino esotico del simbolismo iconografico
buddista passando per approcci più concettuali e filosofici, fino agli interessi più superficiali e di mercato, gli artisti hanno dovuto affrontare questa pratica filosofica e religiosa e
l’hanno usata per trasformare le immagini in qualcosa d’altro: le loro opere d’arte. L’approccio di Paola Pivi a questo mondo di simbolismo filosofico e religioso segue una
traiettoria nettamente diversa e peculiare. Nel suo progetto Tulkus 1880 to 2018, l’artista ribalta l’approccio convenzionale al mondo buddista “straniero” creando una serie
completa di opere dove la sua presenza dell’artista viene come distillata e resa effimera in vere e proprie “opere d’arte senza arte”.
È come se l’artista avesse apprezzato la grandezza del soggetto, ricercando e raccogliendo la “manifestazione” del suo viaggio artistico e lasciando che si esprimesse per quello
che è, senza far nulla o aggiungere, togliere o mutare il significato originario di queste immagini.
I ritratti dei tulku tibetani (considerati reincarnazioni dei maestri) che hanno attirato l’attenzione di Paola Pivi fanno parte della grande numero di immagini religiose comuni a tutte le
zone buddiste tibetane e alle aree dove il buddismo tibetano è presente (Tibet, Gansu, Qinghai, Sichuan, Yunnan, Mongolia interna ed esterna oltre a Buryatia, Kashmir, Ladhak e
altre aree di India, Bhutan e Nepal).
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CENTRO PER L’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI
Viale della Repubblica, 277 - Prato
Tel. +39 (0)574 5317; Fax +39 (0)574 531901
[email protected]; www.centropecci.it
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Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
Massimo Barzagli “Grandezza Naturale”
Sale espositive
30 settembre - 2 dicembre 2012
Attivo dai primi anni novanta, la prima mostra è presso la Galleria L’Attico di Fabio Sargentini, Massimo Barzagli intraprende da subito una ricerca sulla figura attraverso le sue ben
note impronte pittoriche per approdare negli ultimi anni a una registrazione fotografica impressa direttamente sulla carta. I suoi temi, oltre alla figura umana, sono gli animali e il
mondo vegetale, tutti riproposti a dimensione reale. Barzagli infatti imprime e registra delegando i modelli o l’ambiente in una azione di autoriproduzione.
Negli anni ha sempre cercato di contaminare, attraverso un’attitudine sperimentale e interdisciplinare, la pittura con altre forme espressive dando origine anche a sculture,
performance e installazioni, confermando così la sua intenzione di realizzare un’opera come evento, tempo bloccato di un processo più complesso e fisico.
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La mostra Grandezza naturale si concentra sugli ultimi dieci anni inserendo anche come contrappunto alcuni lavori dei primi anni novanta come Birdwatching e Fiorile, per la
prima volta presentato nella sua totale integrità. Oltre a Mai Home e Leila's Cast Bronz, registrazioni fotografiche realizzate negli ultimi anni, la mostra propone alcuni lavori
realizzati per l’occasione: Conto le foglie del bosco, Un vaso di fiori a New York e Philadelphia Rain.
Massimo Barzagli è nato a Marradi (FI) nel 1960; vive e lavora tra Prato e New York.
Ufo Story
Dall’architettura radicale al design globale
Lounge/Project
30 settembre 2012 – 3 febbraio 2013
Un libro pubblicato dal Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci e una mostra realizzata nell'area Lounge/Project al piano terra del museo di Prato raccontano per la prima
volta la straordinaria storia degli UFO, gruppo d'avanguardia "radicale" a Firenze tra architettura, azione, arte, design e comunicazione.
I materiali riuniti insieme nel volume monografico e nel progetto espositivo del Centro Pecci, rappresentano le tracce di una storia lunga quasi mezzo secolo, vissuta e giocata dal
1967 al 2012 dal gruppo degli UFO, raccolti nell'Archivio Lapo Binazzi - UFO di Firenze e in parte conservati dal Centro Pecci, in comodato dalla Fondazione Cassa di Risparmio
di Prato.
Le ricerche d'archivio e la selezione dei materiali per il libro e per la mostra hanno richiesto un anno di studio e lavoro. Il duplice progetto, editoriale ed espositivo, è realizzato dal
Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci - Museo regionale toscano d'arte contemporanea, promosso dalla Regione Toscana e dal Comune di Prato.
Il gruppo degli UFO è formato da Carlo Bachi, Lapo Binazzi, Patrizia Cammeo, Riccardo Foresi, Titti Maschietto e inizialmente Sandro Gioli; vi hanno aderito
temporaneamente anche Massimo Giovannini, Mario Spinella e Claudio Greppi. Il gruppo è nato ufficialmente nel 1967 a Firenze.
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FONDAZIONE MUSEI CIVICI DI VENEZIA - GALLERIA INTERNAZIONALE D’ARTE MODERNA DI CA’ PESARO
Santa Croce 2076 – Venezia
Tel. +39 (0)41 721127; Fax +39 (0)41 5241075
[email protected]; capesaro.visitmuve.it
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Fondazione Musei Civici di Venezia – Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
ENRICO CASTELLANI | GÜNTHER UECKER
dal 1 settembre 2012 al 13 gennaio 2013
Enrico Castellani
Günther Uecker, Gewendetes gel bes Feld, 1983
Due grandi maestri dell’arte contemporanea, rappresentanti di rilievo dell’ultima generazione del Gruppo Zero, si ritrovano dopo quasi cinquant’anni per questo evento espositivo.
Enrico Castellani e Gunther Uecker presentano una selezione di lavori storici tra i più rappresentativi della loro produzione, oltre a opere recenti, alcune realizzate appositamente
per l’evento.
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La mostra, coprodotta dalla Fondazione Musei Civici di Venezia e dalla Fondazione Mudima di Milano, è curata da Lóránd Hegyi e Davide Di Maggio, e offre un particolare
paragone tra due strade artistiche, quella italiana e quella tedesca, tra due modelli di un’arte sistematica, concettuale e anche sensoriale, che permette di riflettere sulle grandi
linee dello sviluppo della ricerca artistica del secondo dopoguerra.
Enrico Castellani espone una ventina di lavori scelti tra i più significativi e importanti del suo percorso fino ad arrivare ad opere più recenti. Altrettante le opere di Günther Uecker,
di grandi dimensioni e datate a partire dagli anni ’60.
RAFFAELE BOSCHINI. OPERE GRAFICHE 1912-25
Dal 1 al 30 settembre 2012
in SALA10
Ritratto femminile di profilo con cappello, 1920, gessetto su carta paglierino
Tra i primi ad entrare negli studi Bevilacqua La Masa dove rimane dal 1910 al 1915, anno in cui si trasferisce nella mondana Milano, si lega immediatamente all’artista Ugo Valeri,
scomparso tragicamente proprio a Ca’Pesaro nel 1911 ma che lascia in Boschini tracce e segni inconfondibili, confermati dalle linee sospese ma certe di alcune figure nelle quali
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si coglie il sapore degli anni Venti che risalta nei disegni e negli acquerelli dell’artista, lasciandoci la nostalgia di qualcosa che oltrepassa e travalica lo sguardo per raggiungere
l’intimità dell’individuo.
Questo affetto, questo calore, identificano la satira del veneziano Raffaele Boschini (1893-1960) di cui Ca’ Pesaro, grazie alla cospicua donazione della famiglia, conserva
numerose opere grafiche, campo prescelto fin da subito dall’artista e appreso dal padre, tra disegni, acquerelli, incisioni, xilografie, puntesecche, acquetinte, litografie e monotipi.
NON SIAMO CHE SCHERZI DI LUCE
Dal 13 ottobre 2012 al 13 gennaio 2013
in SALA10
Angelo Garoglio, Madame X
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È noto come l’opera di Medardo Rosso (Torino 1858 – Milano 1928) sia considerata “instabile”, frutto di vibrazioni spazio-temporali che ne contraddistinguono la potente ma
incerta presenza. L’artista fotografava le proprie sculture, la loro installazione e posizione nello spazio, “sigillava” infine con un’ulteriore fotografia l’intera sequenza, dando così
testimonianza di come la fotografia appartenesse di diritto alla sua poetica.
Angelo Garoglio, facendo tesoro della ricerca e degli intenti di Rosso, ci mostra la sua visione, presentando al pubblico immagini di opere del grande maestro. In particolare, si
potranno ammirare gli scatti di Madame X, opera considerata dallo scultore “figlia prediletta” e capolavoro donato insieme ad altri sette a Ca’Pesaro nel 1914 in occasione della XI
Biennale di Venezia.
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FONDAZIONE PESCHERIA - CENTRO ARTI VISIVE
Corso XI Settembre, 184 – Pesaro
tel. +39 0721 387651/653; fax +39 0721 387652
[email protected]; www.centroartivisivepeschiera.it
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Fondazione Pescheria – Centro Arti Visive
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
Nel 2013 il programma espositivo della Fondazione Pescheria prevede tre appuntamenti dedicati all’arte italiana , che costituisce uno dei principali territori d’indagine
dell’istituzione.
La prima mostra dell’anno è una personale dell’artista marchigiano Andrea Nacciarriti, con un progetto dedicato allo smaltimento di materiali tossici nel Mediterraneo, che
coinvolge entrambi gli spazi , il Loggiato e la chiesa del Suffragio, attraverso un percorso espositivo che comprende sculture, installazioni e videoproiezioni. La ricerca di
Nacciarriti, nato ad Ostra Vetere (Ancona) nel 1976, indaga il ruolo dell’arte in ambienti e contesti differenti, concentrando l’attenzione sui luoghi, sulle occasioni e sui limiti che
questi possono presentare. Attraverso il proprio lavoro l’artista tende a modificare la nostra percezione dello spazio espositivo, i suoi interventi danno origine a cambiamenti
inaspettati che inducono a riflettere non solo sul luogo inteso come spazio fisico, ma anche come sistema dell’arte. Questo progetto è composto da una serie di elementi diversi
che compongono una narrazione di forte significato etico e simbolico, oltre che politico e morale.
Andrea Nacciarriti
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La seconda mostra è una doppia personale che vede uniti per la prima volta Mimmo Jodice e suo figlio Francesco Jodice. Un confronto sulla fotografia come linguaggio che
mette in dialogo i due spazi della Pescheria, legati anche a fruizioni diverse da parte del pubblico. Le grandi visioni urbane delle grani megalopoli asiatiche, come Bangkok od
Hong Kong scattate da Francesco Jodice, nato a Napoli nel 1967, sono legate ad un lavoro sull’analisi dei nuovi rapporti fra comportamento sociale e paesaggio urbano nei diversi
ambiti geografici. Immagini dal forte cromatismo che entrano in dialogo con le visioni rarefatte del padre Mimmo, dedicate alla classicità del paesaggio campano e partenopeo.
Vedute di una Napoli nascosta e da scoprire con scorci inattesi di Roma e di Milano, del paesaggio in continua trasformazione e di piazze e vicoli, monumenti quasi sconosciuti e
riscoperti ora con la macchina fotografica e lo sguardo sempre straniato e nuovo di Jodice.
Francesco Jodice
Mimmo Jodice
La terza è un’antologica dello scultore Eliseo Mattiacci, che analizza prevalentemente la sua produzione degli anni Sessanta e Settanta, attraverso una selezione di opere
storiche e recenti. Una ricerca basata su possibili relazioni tra terra, spazio e corpi astronomici, oggetto delle sue riflessioni da più di trent'anni. Un cosmo che continua ad essere
il luogo immaginario in cui l'artista, in un costante rinnovamento, cattura le forme e le forgia in un dialogo continuo con gli elementi dell'universo e con le forze che lo governano.
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Attraverso la forma, il peso, la gravità dei materiali tramutata in aerea leggerezza, il suo sguardo sempre incantato, dotato d'ingenuo candore, cerca ancora, nelle traiettorie tra il
cosmo e la terra, l'alterno senso delle cose. La mostra è concepita come un percorso cronologico all’interno dello spazio espositivo, tra Loggiato e Suffragio, che scandisce le
tappe salienti dell’evoluzione del lavoro di Mattiacci .
Eliseo Mattiacci
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FONDAZIONE TORINO MUSEI - GAM, GALLERIA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Via Magenta, 31 - Torino
Tel. +39 (0)11 4429518 Fax +39 (0)11 4429550
[email protected]; www.gamtorino.it
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Fondazione Torino Musei - GAM
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
SALVATORE SCARPITTA
20 Ottobre 2012 – 3 febbraio 2013
Salvatore Scarpitta, Rajo Jack, 1964, Auto da corsa, due pompe di benzina, porta, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino, Deposito Fondazione CRT Progetto Arte
Moderna e Contemporanea. Immagine: Studio fotografico Gonella
La GAM presenta la più grande mostra retrospettiva dedicata a Salvatore Scarpitta (New York 1919 – 2007) sin qui ideata, allestita nella Exhibition Area al primo piano del museo
e negli spazi espositivi dell’Underground Project al piano interrato, su una superficie complessiva di 2000 mq. La curatela del progetto è stata affidata ad un autorevole comitato
scientifico composto da: Germano Celant, Fabrizio D’Amico, Danilo Eccher, Riccardo Passoni e Luigi Sansone.
Salvatore Scarpitta, nato e cresciuto negli Stati Uniti, mostra un profondo legame con le proprie origini italiane muovendo la sua carriera fra Stati Uniti, Europa e Italia, dove
instaura relazioni profonde con alcune città come Roma, Venezia e Torino. Il suo rapporto con l’Italia è consacrato nel 2005 quando proprio l’Università degli Studi di Torino
conferisce all’artista la Laurea Honoris Causa in Lettere e Letterature Straniere.
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Con questa mostra la GAM intende proporre al pubblico un’antologia mirata di opere dell’artista, considerato tra i più importanti del panorama internazionale, attraverso un attento
lavoro di documentazione che ha mosso i primi passi dallo studio di due fondamentali opere custodite nelle collezioni permanenti del museo (Straight Away del 1962 e Rajo Jack
Spl del 1964).
La mostra si concentrerà in prevalenza sulle opere degli anni Cinquanta e Sessanta, con un’ampia sezione dedicata ai lavori realizzati con fasce o bende e tecnica mista, alcune
tele estroflesse dipinte che testimoniano la tensione a sconfinare fuori dallo spazio pittorico a favore di una resa plastica e tridimensionale. A conclusione del percorso saranno
esposte alcune opere realizzate negli Stati Uniti negli anni Ottanta, in cui torna l’apertura di Scarpitta verso l’utilizzo di nuove tecniche e materiali, con l’inclusione di legno e oggetti
come slitte.
L’energia e il movimento che caratterizzano la produzione di Scarpitta sono ravvisabili in parallelo nella sua passione, mai estinta, per le corse automobilistiche nelle quali era
solito prendere parte. Un’intera sezione della mostra sarà dedicata alle autovetture da lui realizzate, opere capaci di fare rivivere l’atmosfera del mondo dei circuiti della periferia
americana e di portare l’arte in un contesto nuovo, diverso ed affascinante.
La mostra sarà corredata da una prestigiosa pubblicazione edita da Silvana editoriale e curata da Danilo Eccher e Germano Celant che riprodurrà tutte le opere in mostra, con i
contributi critici di tutti i membri del comitato scientifico.
La mostra si avvarrà della collaborazione prestigiosa di importanti musei e collezionisti privati, tra i quali la Fondazione Prada, il MART di Rovereto, la Collezione La Gaia.
SURPRISE
Primo appuntamento:
Ugo Nespolo. Gli anni dell’Avanguardia
a cura di Maria Teresa Roberto
12 ottobre 2012 - 6 gennaio 2013
Giovedì 11 ottobre la GAM ha inaugurato inaugura il nuovo progetto espositivo Surprise, un ciclo annuale di appuntamenti dedicati – in questa serie inaugurale – ad aspetti
specifici della ricerca artistica torinese tra anni Sessanta e Settanta.
Allo sviluppo industriale ed economico si accompagnarono allora trasformazioni urbane e sociali che allargarono la base della produzione e del consumo di cultura. La vivacità del
confronto ideologico e gli impulsi creativi che caratterizzarono quella stagione favorirono l’intersecarsi di discipline diverse, dall’architettura al design, dalla moda alla grafica, dalla
musica fino alle arti visive e performative. L’atteggiamento sperimentale non si limitò all’innovazione linguistica, ma si estese alle pratiche sociali e alle modalità di fruizione e
dislocazione delle opere nello spazio.
Il progetto Surprise intende sondare e mettere a fuoco aspetti e snodi di quel periodo, durante il quale sono state gettate le basi per il riconoscimento artistico di Torino a livello
internazionale. Al centro dell’attenzione saranno poste di volta in volta singole opere, tracce di percorsi espositivi, progetti inediti, riferimenti a contesti extra-artistici; si tratterà di
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frammenti eterogenei ma accomunati dal senso di stupore e meraviglia e di intensificazione delle energie vitali tipico di quegli anni. Per incrementare la curiosità e il desiderio
voyeuristico dello spettatore, le opere dell’artista protagonista di ogni mostra rimarranno segreti fino alla vigilia dell’inaugurazione. In questo modo ciascun appuntamento costituirà
ogni volta una vera e inaspettata sorpresa.
A curare il primo ciclo di Surprise, che si dispiegherà nel corso dell’anno 2012-2013, è Maria Teresa Roberto, docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Accademia
Albertina di Torino. Con lei lo staff della GAM si dedicherà all’approfondimento del lavoro degli artisti che saranno presentati di volta in volta. Al progetto è dedicata la sala
espositiva della GAM adiacente all’Exhibition Area.
Il protagonista del primo appuntamento è Ugo Nespolo, che esordì nel 1966 con una personale alla galleria Il Punto. L’anno successivo partecipò all’evento Fluxus tenutosi in
queste sale durante l’inaugurazione della collezione del Museo Sperimentale e realizzò i primi film, ispirati al New American Cinema. Nel 1968 presentò alla galleria di Arturo
Schwarz a Milano una serie di lavori in cui si alternavano artigianalità e nuovi materiali, geometria e complessità, riferimenti al design contemporaneo e alle tradizioni della cultura
materiale. Questa mostra raccoglie un numero significativo di quelle opere, insieme ai disegni che ne documentano la genesi, riproponendo la misura ravvicinata dell’allestimento
e l’eterogeneità degli accostamenti. In questa occasione Nespolo ha donato alla GAM la serie completa delle stampe tratte da Verità e menzogna. Una alternativa logica, libro
d’artista e testo di logica formale da lui realizzato nel 1968.
Il primo appuntamento di Surprise è realizzato grazie al contributo di Miroglio Group.
VITRINE
Seconda edizione:
270° - a cura di Stefano Collicelli Cagol
12 ottobre 2012 - 1 settembre 2013
Giunto alla sua seconda edizione, Vitrine – progetto originale della GAM di Torino avviato nel 2011 – offre anche quest’anno il suo spazio alla giovane ricerca artistica sviluppata in
Piemonte. Una grande parete nell’atrio sarà il luogo a disposizione di artisti piemontesi o che vivono e lavorano in Piemonte e che si stanno distinguendo con la loro opera nel
panorama artistico nazionale. Il progetto è suddiviso in cicli e prevede per ogni fase l’impegno di un diverso curatore, chiamato a individuare un tema e una selezione di artisti che
esporranno opere inedite realizzate appositamente per gli spazi della galleria, con il fine ultimo di presentare al pubblico un’ampia vetrina significativa della produzione artistica del
nostro territorio.
La nuova edizione di Vitrine è affidata al giovane curatore Stefano Collicelli Cagol, che ha selezionato cinque artiste legate in modi diversi al Piemonte, nate tra gli anni Settanta e
Ottanta.
Il titolo del ciclo, 270° nasce da una riflessione sullo spazio fisico in cui prende vita il progetto Vitrine: un angolo di 90° formato dall’incontro di due pareti di dimensioni diverse
nell’atrio della GAM. All’interno di questo angolo retto, le opere appositamente pensate dalle artiste faranno irrompere i restanti 270° mancanti, offrendo prospettive inedite sulla
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AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
realtà contemporanea. Immediatamente visibile agli occhi dei visitatori che entrano nel museo, cruciale punto di snodo per accedere ai diversi servizi dell’istituzione, dal bookshop,
alle sale espositive, agli spazi per la didattica, Vitrine è in una posizione di costante dialogo con l’istituzione e l’architettura modernista della GAM di Torino. L’apertura verso ciò
che sta al di là dei confini stabiliti richiamata dal titolo 270° vuole inoltre rendere omaggio alle cinque artiste selezionate, a vario titolo legate al Piemonte: un ritorno alla sua
regione d’origine per Dafne Boggeri, che risiede a Milano ma è nata a Tortona (AL), mentre le altre quattro artiste – provenienti da città o paesi diversi – hanno fatto di Torino città
d’elezione per sviluppare le proprie ricerche. Negli ultimi anni, infatti, Torino ha attratto numerosi giovani artisti, capaci di trovare nella città strutture e istituzioni in grado di offrire
da un lato una vibrante scena artistica contemporanea e dall’altro un ambiente conveniente dal punto di vista economico.
Il secondo ciclo di Vitrine vuole dunque dare visibilità a artiste ancora prive di gallerie in Italia prendendo spunto dalla spazialità fisica in cui ha sede il progetto (per questo si è
deciso, a differenza della prima edizione, di non utilizzare l’area prospicente l’Underground Project), dal contesto architettonico del museo e sottolineando la differenza
dell’esperienza artistica contemporanea proposta dai giovani artisti rispetto all’esperienza dell’arte più classica proposta nelle collezioni del museo.
La vetrina, dall’architetto Frederick Kiesler, agli artisti Andy Warhol, a Claes Oldenburg, a Yves Klein e César, fino alla ‘Wrong Gallery’ di Maurizio Cattelan, Massimiliano Gioni e
Ali Subotnik ha sempre fornito interessanti spunti di riflessione al mondo dell’arte, soprattutto rispetto al tema dell’esposizione delle opere d’arte. Legata alla commercializzazione
e pubblicizzazione dei prodotti, riferita a pratiche di institutional critique, alla confusione tra originale e riproduzione, vero e falso, la vetrina a cui si riferisce Vitrine, offre anche nel
contesto del secondo ciclo del progetto molteplici stimoli a cui le artiste invitate risponderanno con progetti appositamente pensati per il museo.
Le artiste selezionate sono: Paola Anziché (1975), Helena Hladilova (1983), Sara Enrico (1979), Ludovica Carbotta (1982), Dafne Boggeri (1975).
PAOLA ANZICHÉ
12 ottobre 2012 - 6 gennaio 2013
Nella sua ricerca, Paola Anziché indaga le possibilità dell’arte di relazionarsi con ambiti culturali differenti come la bio-architettura, le credenze popolari, i riti antichi e la scienza più
avanzata. Questa necessità di superare i confini delle discipline con cui si confronta l’artista ha un’immediata visualizzazione nei suoi lavori, che tendono a mettere in scacco il
rapporto tradizionale tra visitatore, opera e spazio. Analizzando le forme originate da un particolare contesto culturale, Anziché ne coglie la logica del funzionamento, trasferendolo
nelle proprie installazioni, video e sculture. Le opere dell’artista trasfigurano forme pre-esistenti sviluppandone le potenzialità ancora latenti. Collocante nello spazio espositivo, le
opere invitano il visitatore a sperimentare queste nuove forme come parte del proprio bagaglio personale.
In occasione della sua partecipazione a Vitrine, Paola Anziché realizza un’installazione che dialoga con l’architettura del museo e lo spazio dedicato al progetto.
Aquarium (2009-2012) pone l’attenzione del visitatore sull’architettura dell’atrio della GAM di Torino. L’artista interviene con un gesto molto semplice nelle due vetrate che
separano l’interno del museo dall’esterno, facendo colare una serie di colori ad acqua lungo le superfici di vetro. La rigida funzionalità dell’architettura viene così a ospitare
un’esplosione di colori che con il passare delle ore del giorno riflettono in diverso modo la luce all’interno del museo, creando un vero e proprio caleidoscopio di colori all’interno
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del quale il visitatore è invitato a immergersi. La luce e lo spazio – due elementi fondamentali nella percezione delle opere d’arte – diventano così materiali plastici da esperire in
prima persona.
La tenda Choreografica Madras (2010-2012) e il reticolato Gialli (2010-2012), sono le due opere che avvolgono e sottolineano il perimetro di Vitrine, sculture bidimensionali che
invitano lo spettatore a interagire con loro nei modi più vari. La prima è formata da una serie di tessuti di origine indiana che reinterpretano i motivi ornamentali delle stoffe
scozzesi attraverso l’utilizzo di colori accesi e vivaci, mentre la seconda assembla materiali di uso quotidiano (le retine per contenere gli agrumi), dando vita a un diaframma etereo
in grado di filtrare la luce e la visione. L’installazione non solo richiede un approccio diverso dall’esperienza artistica tradizionale, ma allo stesso tempo riflette sulla fisicità dello
spazio di Vitrine, sottolineando le potenzialità e l’importanza insite nell’azione di attraversamento di un luogo. Ispirata alla tradizione dell’illusionismo, l’installazione invita i visitatori
a inventare movimenti, coreografie e situazioni attraverso il confronto con i suoi elementi.
Voci (2012) appare sospesa al soffitto al centro dello spazio di Vitrine. Opera nata da una composizione di diverse zucche Lagenaria, unite da fili intrecciati di diversi materiali,
Voci è al contempo scultura musicale e elemento da toccare e esperire. L’opera sottolinea la performatività costante che sottende il momento espositivo della ricerca di Anziché e
introduce, attraverso la presenza del suono, un ulteriore elemento di interferenza nella formale architettura modernista del museo.
PAOLA ANZICHÉ – Biografia
Nata a Milano nel 1975, vive a Torino. Ha studiato Francoforte sul Meno.
Ha tenuto personali alla Fondazione Remotti a Camogli 2012, Vitrine alla GAM di Torino, Torino 2012; Greater Torino alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino 2010;
Tapis a porter, Careof, Milano 2009. Ha partecipato alle collettive quali: After Prisma, Villa Romana, Firenze 2011; Meteoriti in Giardino, Fondazione Merz, Torino 2009; Sans les
murs. Le complexe de Rittberger, Glassbox, Cité Internationale Universitaire de Paris, Parigi 2009; Die Sammlung Rausch, Portikus, Francoforte sul Meno, 2007. Ha partecipato a
numerose residenze: Resò Network, Capacete (San Paolo e Rio De Janeiro) 2011; Pact Zollverein, Essen, 2010; Centre International d’Accueil et d’Echanges des Recollets,
Parigi, 2008.
VITRINE
Secondo ciclo: 270° - a cura di Stefano Collicelli Cagol
dal 12 ottobre 2012 al 1 settembre 2013
I prossimi appuntamenti:
Helena Hladilova 16 gennaio - 24 febbraio 2013
Sara Enrico 6 marzo - 18 aprile 2013
Ludovica Carbotta 23 aprile - 9 giugno 2013
Dafne Boggeri 19 giugno - 1 settembre 2013
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GAMeC – GALLERIA D'ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI BERGAMO
Via San Tomaso, 53 - Bergamo
Tel. +39 (0)35 270272; Fax +39 (0)35 236962
[email protected]; www.gamec.it
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GAMeC
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
GIUSEPPE GABELLONE
a cura di Alessandro Rabottini
Febbraio – Aprile 2013
La mostra personale di Giuseppe Gabellone è la prima monografica che un’istituzione pubblica italiana dedica all’artista. Interamente composta di opere inedite e concepite per
l’occasione, la mostra sarà accompagnata da un catalogo bilingue (italiano / inglese) che analizzerà gli sviluppi più recenti del suo percorso.
Unico artista della sua generazione ad aver partecipato a due edizioni della Biennale di Venezia e una Documenta di Kassel, a partire dalla metà degli anni 90 Gabellone ha
prodotto una riflessione singolare e rigorosa sui concetti di rappresentazione, messa in scena e iconografia, attraverso opere che mettono in gioco le relazioni tra fotografia e
scultura, bidimensionalità e tridimensionalità, oggetto e immagine. A partire dall’eredità della Metafisica, dell’Arte Povera e del Minimalismo, Gabellone esplora nel suo lavoro una
sintesi di astrazione e figurazione, natura e artificio, decorazione e iperrealismo.
L’artista ha esposto in istituzioni internazionali come il MoCA di Chicago, il Centre Pompidou a Parigi, il Museu Serralves di Oporto, lo SMAK di Gent, il Bonnefanten
Museum di Maastricht, il Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli e la Galleria d’Arte Moderna di Bologna.
LUCIANO FABRO
a cura di Giacinto Di Pietrantonio e Dieter Schwarz
(in collaborazione con il Museo d’Arte Contemporanea di Winterthur)
Maggio – Luglio 2013
Questa mostra ospiterà una ricca selezione degli oltre 200 disegni dell’artista, unitamente a una ventina di importanti opere che datano a partire dalla fine degli anni sessanta, un
momento cruciale del cambiamento socio-culturale che Fabro ha saputo ben interpretare con una serie di opere che riconsiderano la centralità della tradizione dell’arte
abbandonata dalle avanguardie.
Il disegno è una parte importante anche se poco conosciuta dell’opera di Fabro, un lavoro non propedeutico alla realizzazione delle opere, ma che vive una vita propria, proprio
perché non progetto, ma ricerca intima che l’artista ha portato avanti per tutta la vita quasi in modo segreto ed infatti non sono mai stati esposti. Per cui la mostra di disegni, che da
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gennaio ad aprile 2013 si terrà al Museo d’Arte Contemporanea di Winterthur, approderà in maggio alla GAMeC di Bergamo costituisce una importante tappa nel percorso
espositivo di Luciano Fabro e soprattutto un’occasione nuova per la conoscenza della sua complessa opera. Tuttavia alla GAMeC non saranno presenti gli oltre 200 disegni, ma in
ogni sala questi dialogheranno con una trentina di opere centrali della produzione dell’artista come il Giudizio di Paride; Ogni Ordine è contemporaneo di un altro ordine;
Iconografie; Gioielli, Buddha, Cristo, Zarathustra, Obelischi, …
In tal modo la GAMeC mette in opera un’occasione unica per riconsiderare il lavoro di un artista cruciale dei nostri tempi.
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GNAM - Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Viale Belle Arti, 131 – Roma
Tel. +39 06 32298221; Fax +39 06 3221579
www.gnam.beniculturali.it
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GNAM
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
Emilio Isgrò. Modello Italia (titolo provvisorio)
a cura di Angelandreina Rorro
17 giugno - 6 ottobre 2013
Artista, poeta e scrittore, Emilio Isgrò, trasferitosi a Milano nel 1956 si inserisce immediatamente all’interno del dibattito sul rapporto parole/immagini caratterizzante il panorama
artistico-intellettuale degli anni 60. Dal 1964 inizia a realizzare le Cancellature, opere tramite le quali indaga la “cesura” che si viene a creare nella catena dell’informazione
quando uno dei termini viene a essere sottratto. La mostra alla Galleria nazionale d’arte moderna si articolerà in due grandi sezioni : la prima composta dalle più importanti
istallazioni degli ultimi quattro anni (Fratelli d’Italia, Disobbedisco, Costituzione cancellata, Cancellazione del debito pubblico, Var ve Yok); la seconda ordinata attraverso i
principali lavori storici dell’artista (dalle prime opere del 1964- Volkswagen e Cancellatura – passando per i Particolari, le Storie rosse, le Frecce, le Scritture fino al Seme
d’arancia). L’intenzione è quella di mostrare, in una sorta di percorso a ritroso, l’attualità dell’arte di Isgrò ma anche come le ultime opere siano strettamente legate e comunicanti
con le prime in quanto proseguono e ampliano le tematiche e i segni primitivi dell’artista.
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Gino Marotta. Relazioni Pericolose
a cura di Laura Cherubini e Angelandreina Rorro
6 ottobre 2012 – 11 febbraio 2013
L’idea che prende forma nella mostra dedicata a Gino Marotta è quella di un percorso all’interno della galleria. Tale percorso intende mettere in relazione, così come suggerisce il
titolo, il lavoro dell’artista con le collezioni della galleria, rappresentative della memoria storico artistica moderna e contemporanea. Non è dunque concepita come una classica
esposizione antologica. Le sculture fito zoomorfe fluorescenti e le installazione si inseriscono nelle sale dialogando con il contesto, dipanandosi attraverso un percorso scandito
per aree. La trasparenza delle sculture realizzate con materiali metacrilici permette allo spettatore di percepire visivamente la relazione tra gli ospiti inusuali, quali fenicotteri,
struzzi, alberi e le opere della collezione. Le sculture di Marotta sono allo stesso tempo oggetto d’osservazione estetica e soggetti spettatori, metafora dell’arte che riflette sull’arte
e del rapporto con il fruitore che a sua volta è libero di esplorare e meditare sulle relazioni.
La mostra-percorso ripercorre il lavoro di Gino Marotta dagli anni 60 ad oggi, tra le opere ci sono anche alcune installazioni come Foresta di menta e Giardino all’italiana
presentate a rassegne storiche e rappresentative dei movimenti in Italia quali Il teatro delle mostre a Roma, arte povera+azioni povere ad Amalfi entrambe del 1968 e altre
importantissime. Il Percorso manifesta la sperimentazione e la ricerca dell’artista di nuovi materiali e tecnologie ancora attuali tanto da poter essere confrontati con quelli delle
nuove generazioni.
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ISTITUTO NAZIONALE PER LA GRAFICA
Via della Stamperia, 6 – Roma
Tel. +39 06 699801; Fax +39 06 69921454
www.grafica.beniculturali.it
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Istituto Nazionale per la Grafica
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
L'Idea Espansa. L'opera d'arte riproducibile
Federica Di Castro. Un percorso critico nell'arte del Novecento
mostra e volume
a cura dell'Istituto Nazionale per la Grafica
7 dicembre 2012 – 17 febbraio 2013
Si ricostruisce la figura di storica e critica d'arte di Federica Di Castro, curatrice e conservatrice dell'arte contemporanea per l'Istituto dal 1977 al 1997, attraverso una edizione
selezionata dei suoi scritti e di alcuni inediti. L'ampiezza degli interessi che contraddistinse la sua ricerca può essere ricondotta ad un unico concetto di fondo: l'opera riproducibile,
il suo valore estetico e la sua funzione sociale, con un'attenzione particolare al ruolo svolto dalla donna in ogni campo di ricerca affrontato.
Il progetto prevede l'esposizione delle opere grafiche più significative acquisite attraverso la sua mediazione alle collezioni della Calcografia, tra le quali quelle di Vedova,
Paladino, Dorazio, Chia, Kounellis, Perilli, Fontana, Schifano, Capogrossi ecc.
Nello stesso ambito, sarà presentata al pubblico l'opera di computer art, realizzata appositamente per l'occasione da Ida Gerosa, autrice, nel 1992, della prima proiezione di
computer art sulla Fontana di Trevi.
Giuseppe Capogrossi, Senza titolo, 1966, acquatinta e acquarello, 140x105 (328x280), Roma, Istituto Nazionale per la Grafica
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Marco Tirelli. In forma di parole
a cura di Ludovico Pratesi
marzo - aprile 2013
Il progetto espositivo si propone di presentare un aspetto inedito della ricerca di Marco Tirelli costituito dai diari autografi che l'artista scrive da anni. I corposi volumi arricchiti di
scritti, pensieri, schizzi, suggestioni e impressioni saranno accompagnati da lavori su carta di grandi dimensioni e dalle opere realizzate nell'ambito del laboratorio di ricerca nella
storica Stamperia dell'Istituto Nazionale per la Grafica. Tale circostanza permetterà a Marco Tirelli di entrare in contatto con lo specifico del museo, che oltre ad offrire un
confronto costante con i maestri in collezione, è l'unica realtà museale italiana in grado di accogliere un artista in uno spazio attrezzato con macchine storiche dedicate alle
tecniche incisorie, e di assisterlo nella ricerca con personale specializzato.
Marco Tirelli, Senza titolo, 2007, carbone e tempera su carta, cm 136hx114,5, Proprietà dell'artista (cod.DC134)
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In tre parti. Sacrificio Tumulto Costellazioni
opere di Antonio Biasiucci
12 dicembre 2012 – 17 febbraio 2013
Antonio Biasucci, Magma, Bocca della Malvizia I, 1995, Courtesy Magazzino Roma
La mostra propone, in una serie di sequenze e installazioni inedite, un nuovo percorso intorno ai temi sui quali Antonio Biasiucci riflette da anni, concentrando la sua indagine
fotografica su alcuni soggetti (vacche, pani, vulcani, madri, volti, ecc.) che, per i valori universali che esprimono, sono assunti quali elementi primari dell'esistenza e rimandano a
miti ed archetipi primordiali.
Un'ulteriore tappa del viaggio interiore dell'artista, attraverso le profondità e le tracce indelebili della memoria, reinterpretato in un nuovo site-specific, che genera – grazie
all'organizzazione scenica e spaziale – ulteriori riflessioni, di carattere esistenziale, sul mistero della creazione e della continua trasformazione degli esseri, sull'origine e la
catastrofe, sulla vita e la morte, sul dono e il sacrificio, sulla storia e l'inesorabile destino dell'umanità.
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MACRO – MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA ROMA
MACRO, via Nizza 138 - Roma / MACRO Testaccio, piazza Orazio Giustiniani 4 - Roma
Tel. +39 (0)6 671070400; Fax. +39 (0)6 8554090
[email protected]; www.macro.roma.museum
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MACRO
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
Giulio Turcato. Stellare
05.10.2012 – 10.02.2013
Giulio Turcato, Reticolo, 1957, olio su tela di juta, oil on jute canvas, 81 x 131 cm, Collezione Barbara Cookson
In occasione del centenario dalla nascita di Giulio Turcato (1912–1995), il MACRO celebra uno dei maggiori protagonisti del secondo Novecento italiano con una mostra che
restituisce circa un ventennio di produzione dell’artista (1950 -1975).
Una selezione di opere tra le più importanti del periodo saranno esposte nella Project Room 1, spazio del museo riservato alla sezione espositiva Omaggi, programma dedicato ai
protagonisti che hanno formato le radici storiche dell’arte contemporanea.
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Fermo sostenitore di un’astrazione basata su un colorismo emotivo, sperimenta nelle sue opere una tensione forma/colore protesa verso nuovi orizzonti spazio–temporali: “la mia
stesura del colore è istintiva, non razionale, non studiata: è forte la presenza dell’imprevisto, dell’incognito, dell’inconscio” affermava Giulio Turcato in un raro video-documentario
del 1986, visibile in mostra.
Il percorso espositivo si apre con Comizio (1950) -opera emblematica della sua ricerca, esposta alla Biennale di Venezia dello stesso anno- con l’intento di far emergere
l’impostazione poetica di Turcato, che guardando alla tradizione delle prime avanguardie, dà origine ad esiti depurati di ogni elemento illustrativo e sublimati in una forma astratta
autonoma. Il motivo delle bandiere comuniste in un’opera dedicata al tema del comizio post-bellico, diventa così un pretesto per affrancarsi dal contingente politico e arrivare ad
una nuova costruzione spaziale assolutamente evocativa. Su questo tema, in mostra dalla fine di novembre, saranno visibili la serie di Miniere (1950) che costituiscono una
variante dei temi volti a documentare il clima sociale e politico del periodo. L’artista invitato dal PCI a visitare le miniere, rimane affascinato soprattutto dalla profondità delle
gallerie: ne conseguono paesaggi onirici, come se le forme astratte rappresentassero l’eco proveniente da quei tunnel sotterranei.
La scelta di inserire durante il periodo espositivo nuove opere, intende inoltre ribadire l’importanza per l’artista dell’opera d’arte aperta, non più “oggetto”, ma “ambiente cangiante”
in costante divenire.
Ad avvalorare la sua ricerca altre due opere cardini come Stellare e Porta, entrambe del 1973, in cui la superficie pittorica diventando spazio virtuale si rivela ambiente ideale per
l’espressione delle più diversificate potenzialità.
A completare il percorso espositivo sarà esposta una nutrita documentazione costituita da fotografie, disegni, lettere, scritti, estratti di periodici e cataloghi, tutti provenienti
dall’Archivio Giulio Turcato che ha reso possibile, grazie alla sua collaborazione, la realizzazione di questa mostra.
6Artista
12 dicembre 2012 – febbraio 2013
Giunto alla terza edizione, il MACRO rinnova il sostegno al progetto 6 artista, ospitando all'interno della Project Room 2 i lavori dei due artisti vincitori: Francesco Fonassi e
Margherita Moscardini.
Chiamati a condividere lo spazio espositivo, gli artisti metteranno a confronto i propri filoni di ricerca, diversi quanto complementari: se il lavoro di Fonassi si focalizza sulle
dinamiche dell'ascolto e sui meccanismi della percezione uditiva, sondandone limiti e potenzialità in termini intersoggettivi, quello della Moscardini indaga i rapporti che
intercorrono tra immagine e paesaggio, sia naturale che architettonico, e le modalità col quale questo viene rappresentato.
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Elisabetta Benassi
Febbraio 2013
La personale di Elisabetta Benassi (Roma, 1966), ospitata negli ampi spazi della Sala Enel, ripercorre gli sviluppi della carriera ventennale di una delle artiste italiane più
riconosciute e affermate sulla scena internazionale.
Affermatasi rapidamente come uno dei protagonisti del nuovo corso della videoarte italiana, Benassi orchestra azioni dal grande ritmo narrativo, coniugate a una potente valenza
simbolica. Le sue opere presentano storie intense e poetiche, capaci di coniugare attualità e memoria, tecnologia e fantasia, attingendo indistintamente dall'universo della
letteratura, del cinema, dello sport, della psicanalisi e della politica. In mostra una selezione dei lavori più rilevanti della sua produzione, insieme ad alcuni interventi concepiti
appositamente per lo spazio espositivo.
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MAGa – MUSEO ARTE GALLARATE
Via De Magri, 1 – Gallarate (VA)
Tel. +39 (0)331 706011; Fax +39 (0)331 706048
[email protected]; www.museomaga.it
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MAGa
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
LONG PLAY
XXVI EDIZIONE PREMIO NAZIONALE ARTI VISIVE
CITTA’ DI GALLARATE
mostra 3 marzo – 8 luglio 2012
Le opere che sono state esposte sono tutt’ora in via di sviluppo. Una volta acquisite, rientreranno nella collezione del MAGa.
RAPHÄEL CUOMO E MARIA IORIO
LONG PLAY
Anno 1950, Broken genealogies (Working Title), Mixed media, 2012
Broken Genealogies (Anno 1950) è un progetto dedicato alla storia del Premio Gallarate. Raphaël Cuomo e Maria Iorio utilizzano gli archivi storici del Premio per la costruzione di
un display. L'obiettivo degli artisti è quello di riflettere sulle ragioni e sulle modalità con cui si istituisce una collezione pubblica, quali sono le forze e le ideologie che, a partire dal
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1950, hanno visto nascere un premio e, da questo premio, creare una collezione e un museo. La storia e i suoi documenti sono dunque materiale sensibile, che vive nel presente
e nella sua analisi odierna, esposto a quel meccanismo di interpretazione capace di costruire, più che ricostruire il “fatto storico”, leggibile e fruibile a tutti. Ci troviamo infatti di
fronte ad un'installazione che volutamente ricorda gli ambienti espositivi che il MAGA utilizza all'interno della propria collezione permanente. Qui vi sono raccolte, su un'unica
parete, le opere acquisite durante quella prima edizione del Premio Gallarate, oggi esposte all'interno del museo e spostate dagli artisti con la precisa indicazione di lasciare spazi
vuoti all'interno del percorso museale (dove sono state prelevate le opere) per sottolineare questa azione critica, presente, di cui parlavamo sopra. Dialoga con questo spazio
espositivo l'ultimo ambiente della collezione permanente che si trova al piano superiore affacciato sull'opera di Cuomo e Iorio. In entrambe gli spazi (quello della “mostra” Long
Play e quello della “collezione”) vengono poi proiettate diapositive recuperate dall'archivio storico del Premio e fotografie che documentano la presenza di altre opere partecipanti
nel 1950, oggi situate in differenti luoghi pubblici della città di Gallarate. In questo modo si crea un ambiente trasversale, in continuità visiva e concettuale, tra spazi dedicati alle
mostre e spazi dedicati alla collezione, tra museo MAGA e città di Gallarate. Ed è nella tessitura di queste relazioni che si esplicita il valore metaforico e artistico del progetto di
Cuomo e Iorio, la cui ricerca è volta ad una complessiva reinterpretazione culturale della storia del Premio. Ed è per questo motivo che il progetto è solo al suo primo passo,
poiché gli artisti, tra il 2012 e il 2013, continueranno questo percorso di analisi e ricostruzione della storia del Premio, sottolineando nuovamente quanto la storia (e la storia
dell'arte) siano pratiche di costante attualità.
LUIGI PRESICCE
LONG PLAY
La sepoltura di Adamo, Performance per un gabbiamo morto, Litoranea Porto Cesareo - Torre Lapillo (LE) - video di Francesco G. Raganato, 2012
Il grande Architetto, Performance in 4 quadri per soli due bambini, San Cesario di Lecce, Otranto, Lecce, Villa Convento - video di Francesco G. Raganato, 2011
Studio per La sepoltura di Adamo, Acrilico su tela, 2012
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L'installazione di Luigi Presicce introduce immediatamente in un universo visivo estremamente articolato, allo stesso tempo affascinante ed ermetico. Lo spazio vede la presenza
di una serie di atti, cinque tableaux vivant, di cui quattro costituiscono il racconto de Il Grande Architetto, il quinto invece è dedicato alla morte di Adamo.Una complessa
costellazione di elementi simbolici ci guida verso una vera e propria decriptazione di questi cicli narrativi: nei primi quattro video compaiono un tempio, una maschera d'oro, una
morte violenta. Presicce racconta la leggenda di Hiram Abif, architetto che costruì il tempio di Salomone, il cui assassinio, ad opera dei suoi seguaci, diede avvio alla massoneria.
Nella quinta opera, lavoro realizzato per Long Play, introdotta da una miniatura dipinta, ci spostiamo bruscamente, citando i racconti di Jacopo da Varazze, gli affreschi di Agnolo
Gaddi e Piero Della Francesca, Presicce mette in scena La Sepoltura di Adamo, primo episodio della “Leggenda della vera Croce”. Anche in questo atto un ricco universo di
elementi caratterizza il lavoro: il cadavere di Adamo con in bocca l'albero da cui verrà tratto il legno della Croce, l'arcangelo Michele con in mano un ramo d'ulivo che calpesta un
demone, due discepoli che sorreggono il modello del Tempio di Salomone, la cui costruzione avverrà proprio sulla tomba di Adamo, causando l'abbattimento dell'albero nato dalle
sue spoglie. In questa eclettica trama di citazioni e rimandi, risulta evidente come l'opera di Luigi Presicce mescoli cultura popolare e culti misterici, folklore e sacralità in modo del
tutto libero e autonomo. L’artista da una parte dedica una costante attenzione all'uomo e alla sua ricerca verso l'immateriale, dall'altra propone una riflessione sul ruolo che la
figura dell'artista, all'interno di questo percorso, assume. E' per questo motivo che la ricerca di Presicce, legata costantemente alla dimensione performativa, accostando mitologia,
storia, credenze e religione, è rivolta alla riattualizzazione di queste leggende, quasi a volerci dire che l'arte ha sempre abbracciato fede e conoscenza misterica, mistificazioni e
realtà. Non è possibile, quindi, riflettere sulla ricerca di Luigi Presicce senza considerarla come qualcosa di organico, che si modifica in relazione all'artista stesso, legandosi alla
costruzione di un percorso iniziatico, di attenzione alla conoscenza ma anche alla composizione estetica.
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RICCARDO ARENA
LONG PLAY
Duplice morte Ellero ed ecosistema visivo - Project B, Mixed media, 2012
Duplice morte Ellero ed ecosistema visivo è una riflessione sul tema dell'identità e su come l'uomo sia effettivamente in grado di definirne la natura. L'installazione realizzata
dall'artista è composta da differenti elementi: fotografie, materiali d'archivio, documenti, mappe concettuali, collages ed un film diviso in quattro capitoli, la cui prima parte (View
From the Window at Le Gras) è stata realizzata per questa mostra. Il nucleo centrale dell'intera opera ruota attorno ad un'indagine nella quale V è un ispettore che indaga sulla
misteriosa morte di E. Il complesso meccanismo che ha portato alla scomparsa di E (sparatosi con l'ausilio di due rivoltelle che hanno fatto fuoco contemporaneamente, attraverso
un sistema che ricorda quello ideato da Umberto Ellero per l'invenzione della fotografia segnaletica, da qui il titolo dell'opera) ne ha, allo stesso tempo, sfigurato il volto,
rendendolo irriconoscibile. Da qui iniziano le indagini di V. Ogni elemento di questa complessa opera è un indizio che rimanda ad un altro, continuando ad interrogare lo spettatore
su quanto l'identità di una singola persona sia riducibile alla sua forma empirica, su quanto le scienze antropometriche siano effettivamente in grado di raccontare ciascuna
persona. Ne sono esempio Lichtloch #1, #2, #3, fotografie in cui i volti dei protagonisti ritratti scompaiono o il collage circolare Colui che non è più alcuno che introduce
all'ecosistema visivo dell'intero lavoro: se ad un primo sguardo l'opera appare come un insieme di macchie di colore, osservandolo più attentamente si scorgono migliaia di volti,
fotografie di gruppo dove solo ad un'ulteriore e ancor più attenta visione possiamo scorgere i singoli individui. Con la stessa metodologia con cui Riccardo Arena ha sviluppato tutti
i progetti realizzati negli ultimi anni, Duplice morte Ellero ed ecosistema visivo è così un labirinto in cui ogni nuovo elemento, come in un racconto di Jorge Luis Borges, è
sovrapposto al precedente, amplificando nello spettatore una percezione di smarrimento, suggerendo come la conoscenza non sia uno strumento di semplificazione del reale,
piuttosto un percorso di ricerca in cui vengono costantemente mescolati il piano personale, di esperienze effettivamente vissute e le informazioni, gli studi che da viaggi, analisi
d'archivio, scoperte casuali, ciascuno di noi incontra.
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DIEGO MARCON
LONG PLAY
SPOOL/Tape 06. Martina - Archivio video Martina Piazza, 1989-1995 - VHS, colore/suono, 10' 22'', 2011
SPOOL/Tape 07. Cecilia - Archivio video Francesco Fabbri, 1986-1995 - VHS, colore/suono, 33' 13'', 2012
Il progetto Spool presentato per il MAGa consiste nel recupero, nella ristrutturazione e nella rielaborazione di archivi video analogici che raccolgono i filmati di famiglia. La
registrazione amatoriale su nastro, diffusasi nei primi anni ottanta con l’avvento delle prime videocamere economiche, è spesso caratterizzata da riprese imprecise o tempi morti,
catturando assieme alle immagini della quotidianità familiare dei soggetti ripresi, piccole involontarietà che raccontano il contesto e il tempo in cui si sono verificati. Questi lievi
refusi nonché lo sguardo di un autore inconsapevolmente regista che taglia gli eventi e attraversa il tempo, sono il vero soggetto di ricerca di Marcon. Durante il corso della mostra
si avvicenderanno alcuni di questi brevi film, sintesi o dilatazione di questa indagine, condotta nei documenti destinati alla memoria del quotidiano.
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MARIA GIOVANNA NUZZI
LONG PLAY
Repérages. Al-rumûl:forms-of-life and dwelling, Partitura filmica: n.63 (δ) stampa fotografica su carta baritata, grafite a muro, Tavole-miniaturre: n.145 (δ) stampa digitale su carta comune, 20112012
Al-rumûl: forms-of-life and dwelling si presenta come una serie di scatti fotografici, accompagnati da alcuni passaggi testuali, riportati direttamente a parete. Questa forma, già
visivamente fluida, che intende distinguersi anche se in maniera sottile dall’idea del work in progress, suggerisce il percorso di ricerca che Mariagiovanna Nuzzi sta compiendo.
L'opera è, infatti, un ante–film, un processo di costruzione per parole e immagini di una futura produzione filmica, percorso questo che, rispetto all’esito finale, ha una sua
complessa autonomia estetica e narrativa. L'opera, in questo senso, si interroga su quanto il prender forma di una struttura narrativa (come quella di un film) possa o non possa
avere una consistenza o di converso una precisa identità.
L'oggetto di questo racconto è esplicitato dall'artista stessa nei piccoli frammenti riportati a matita sulla parete bianca: “Omogeneo, acre, aspro paesaggio urbano. / Parigi Londra,
Berlino fino al deserto. / Inabitabili terre edificate per essere abitate [...]”. Mariagiovanna Nuzzi dedica la propria ricerca alle forme dell'abitare, alle forme di vita o alla
sopravvivenza nel deserto, il quale può essere inteso, prima di tutto in senso letterale, come punto di partenza dell'intero lavoro. Questo è un luogo, Al-rumûl (le sabbie), una terra
in cui differenti posizioni rispetto all'abitare sono entrate in conflitto e vengono ricordate grazie ad un processo tenutosi a Beirut nel 1955 in cui si sono scontrate una posizione
“occidentale”, legata alla definizione della proprietà, ed una più fluida, vicina alle Mouchaa (terre indivise), il deserto che non appartiene a nessuno, nemmeno allo Stato. Il deserto
è però cercato e raccontato, in modo metaforico, anche nelle città occidentali. Parigi, Londra e Berlino, le tre capitali europee che, in modo differente, hanno vissuto le distruzioni
del secondo conflitto mondiale e dello sviluppo del nuovo paradigma di governo delle città. Luoghi che hanno subito brutali violenze, una desertificazione fisica e morale di cui oggi
possiamo ancora riconoscerne i frammenti: nei silenziosi monumenti imperiali, nella desolazione delle periferie, nei conflitti tra classi sociali ed etnie. Gli scatti di Mariagiovanna
Nuzzi appaiono così come i dettagli dei viaggi che l'artista stessa chiama repérage, un termine francese che indica sia la localizzazione che un ri-incontro, in un insieme in cui la
componente documentaristica si fonde con una sensibilità di carattere più intimo e singolare.
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ALIS FILLIOL
LONG PLAY
Fusione a neve persa n°4 - n°5, 2012, Alluminio
Fusione a neve persa è il nome di un ciclo di sculture del duo torinese Alis/Filliol. Le due opere presentate al MAGa, Fusione n.4 e Fusione n.5 appaiono come intricate strutture
dove una componente artificiale, fatta di strutture che ricordano elementi meccanici, si fonde con un una serie di dettagli che appaiono più naturali, di matrice biologica e organica.
Le opere nel loro insieme appaiono però enigmatiche e fredde, ed è difficile per lo spettatore risalire al loro percorso di creazione. Processo, questo, fondamentale perché è in
questo momento che risiede l'ampiezza della ricerca che caratterizza l'opera dei due artisti. Infatti, analizzando tutti i passaggi dell'antica tecnica scultorea della “fusione a cera
persa”, Alis/Filliol applicano un semplice, decisivo cambiamento: sostituiscono la terra refrattaria dentro cui tradizionalmente è situata l'anima in cera sulla quale colare il metallo,
con la neve. Questo passaggio fa sì che, nel momento in cui il metallo viene versato (nel nostro caso alluminio, poiché fonde a basse temperature) all'interno dell'armatura, esso
entra in contatto diretto con la neve che, sciogliendosi casualmente, a seconda della sua temperatura e densità, determina una nuova forma, nata dall'originale struttura pensata
dagli artisti e precedentemente scavata nel blocco di neve, tramite dei semplici bastoni. In questo modo, risulta chiaro come parte del processo di creazione della scultura sfugga
al controllo degli artisti. La scultura completa apparirà loro solo alla fine dell'intero ciclo di lavoro, sorprendendoli nella combinazione di elementi previsti e non previsti, pezzi questi
che corrispondono a quell'alternarsi di parti artificiali e naturali di cui abbiamo parlato sopra. Oltre alla perdita di controllo sul “fare scultoreo” la ricerca di Alis/Filliol così riflette
anche sull'importanza di una trasformazione che avviene, come ogni cosa in natura, in modo autonomo e celato, lontano da quella processualità, aperta e partecipata, di matrice
poverista. I due artisti in questo modo affermano il valore autonomo della scultura, dell'opera, il cui percorso è però generato da una complessa riflessione sulla materia e sulla sua
capacità (anche autonoma) di azione.
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OMAR GALLIANI, ALESSANDRO BUSCI
Un Passaggio di Generazione
(Centro di Gravità Permanente)
Mostra ideata e curata da Flavio Caroli
Domenica 18 novembre 2012 – domenica 3 marzo 2013
Omar Galliani
Alessandro Busci
Una doppia personale dedicata alla produzione e alla ricerca artistica di due protagonisti dell’arte italiana, appartenenti a due diverse generazioni: Omar Galliani (Montecchio
Emilia, 1954) e Alessandro Busci (Milano, 1971).
L’esposizione concepita da Flavio Caroli si propone nel segno della ricerca della qualità come “centro di gravità permanente”, ed è concepita come un duplice percorso espositivo,
coerente e intimamente collegato, secondo un impianto antologico che segue una ritmica scandita per decenni, nella presentazione del lavoro di Galliani e per lustri, in quella di
Busci.
Ne esita un dialogo ideale, tra un artista già storicizzato e un autore giovane ma affermato, che mostra le diverse modulazioni della poetica di ciascuno: una dimensione “classica”,
“disegnata”, “mitica” quella di Galliani; “romantica”, “coloristica”, “visionaria” quella di Busci.
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MAMbo – MUSEO D’ARTE MODERNA DI BOLOGNA
Via Don Minzoni, 14 - Bologna
Tel. +39 (0)51 649611; Fax. +39 (0)51 6496600
[email protected]; www.mambo-bologna.org
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MAMbo
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
MARIO CEROLI
a cura di Gianfranco Maraniello
21 dicembre 2012 – 1 aprile 2013
Dal 21 dicembre 2012 al 1 aprile 2013 il MAMbo dedica una importante retrospettiva a Mario Ceroli, scultore e scenografo di livello internazionale.
La mostra raccoglierà circa 60 grandi opere, a partire dai suoi celebri ambienti fino a lavori più recenti e coerenti con un particolarissimo modo di intendere la pratica scultorea,
proponendosi di evidenziare la straordinaria pratica artigianale di Ceroli nel lavorare i più vari materiali (legno, vetro, sabbia, terre colorate, stoffa, cenere etc.) nonché l’enorme
creatività e originalità delle sue opere.
L’esposizione afferisce al filone di indagine denominato Interferenza nella gravitazione universale, il percorso che il MAMbo dedica allo strappo linguistico operato da quegli artisti
italiani che dalla fine degli anni Sessanta hanno delineato la contemporaneità dell'arte spostando l'attenzione dalle forme compiute ai processi.
AUTORITRATTI. Iscrizioni del femminile nell'arte italiana contemporanea
aprile – luglio 2013
Nato nel contesto di una revisione critica delle collezioni del MAMbo e con l'obiettivo di compiere una prima ricognizione puntuale sulle interconnessioni fra arte e politica nell'arte
italiana contemporanea, il progetto intende affrontare il tema dei rapporti fra donne e arte in Italia negli ultimi decenni, assumendo come presupposto che le dinamiche di genere
siano tuttora un elemento non marginale nella formazione delle dinamiche sociali e simboliche che connotano la presenza dell'arte sulla scena pubblica.
Nato da una proposta di Uliana Zanetti e elaborato dallo staff femminile del MAMbo, il progetto ha raccolto l'adesione di un nutrito gruppo di affermate artiste, critiche, studiose e
direttrici di musei italiane. L'iniziativa si avvarrà di diverse modalità di ricerca e di divulgazione, come mostre, seminari, forum sul web ecc., elaborate nel confronto costante fra le
partecipanti.
Il primo evento in programma sarà una mostra collettiva che si terrà da aprile a luglio 2013, con opere, in gran parte realizzate appositamente o site-specific, di: Daniela Comani,
Maria Lai, Claudia Losi, Eva Marisaldi, Ottonella Mocellin, Margherita Morgantin, Liliana Moro, Chiara Pergola, Mili Romano, Anna Rossi.
Nello spazio espositivo avranno luogo altri inserimenti, come, ad esempio, un intervento verbo-visivo della sociologa Maria Antonietta Trasforini, ideato per l'occasione.
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La lista provvisoria delle partecipanti include, oltre alle artiste e allo staff del MAMbo: Giorgina Bertolino, Lola Bonora, Cristiana Collu, Emanuela De Cecco, Flavia Fossa Margutti,
Laura Iamurri, Arabella Natalini, Lisa Parola, Letizia Ragaglia, Federica Timeto, Maria Antonietta Trasforini, Elvira Vannini.
FRANCO GUERZONI
Il progetto è ancora in via di sviluppo ma si intende proporre al pubblico un momento espositivo dedicato al lavoro dell'artista modenese e alle sue grandi carte parietali gessose.
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MAN – MUSEO D’ARTE PROVINCIA DI NUORO
Via Sebastiano Satta 27 – Nuoro
Tel. +39 (0)784 252110; Fax. +39 (0)784 252110
[email protected]; www.museoman.it
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MAN
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
Marino Marini. Cavalli e cavalieri
15 dicembre 2012 – 24 febbraio 2013
A cura di Lorenzo Giusti, Alberto Salvadori
Partner:
Fondazione Marino Marini, Pistoia
Museo Marino Marini, Firenze
Consiglio scientifico: Giuliana Altea, Francesco Guzzetti, Mattia Patti, Maria Teresa Tosi
Introduzione:
La mostra Cavalli e cavalieri è la prima personale dedicata al lavoro di Marino Marini realizzata in Sardegna. Il progetto espositivo nasce dalla constatazione di un diffuso ritorno di
interesse, a livello internazionale, per l’opera dell’artista e da una riflessione condivisa sull’importanza cruciale del motivo del cavallo con cavaliere nella vicenda dello scultore
toscano, maestro conclamato dell’arte italiana del Novecento. Un tema che, nelle sue diverse declinazioni, tocca tradizioni profondamente radicate in tutto il territorio sardo, dove,
seppure indirettamente – non avendo Marini operato sull’isola – l’esperienza artistica di Marino Marini costituisce uno dei maggiori riferimenti, non soltanto per la celebrità del suo
percorso, ma anche in virtù del suo ruolo di insegnante all'ISIA di Monza, frequentata, all’inizio degli anni Trenta, dai sardi Salvatore Fancello, Costantino Nivola e Giovanni Pintori.
La mostra:
Nei due piani principali del museo MAN saranno presentate dodici sculture tra le più importanti del percorso di Marino Marini e oltre cento tra disegni e opere grafiche, eseguite
dall’artista tra il 1937 e il 1979 (anno che precede la morte dell’autore) e che raccontano il dispiegarsi nel tempo di un percorso creativo di grande originalità e coerenza.
Marini modella il suo primo cavaliere tra il 1935 e il 1936, ispirato dalla visione della grande statua equestre della Cattedrale di Bamberga. Da allora, attraverso una ricerca
perseverante, in scultura come nel disegno o in pittura, l’artista persegue un percorso di progressiva sintesi che dall’elaborazione di figure primordiali e archetipiche lo condurrà
alla creazione di forme di sempre più marcata astrazione e dinamismo.
In particolare, negli anni Trenta e Quaranta Marini conduce una ricerca rivolta all’elaborazione di una forma “pura”, mediante il recupero e la rielaborazione in chiave moderna
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della tradizione etrusca e medioevale. Il tema del cavaliere, che si configura in questi anni, sarà una costante della sua opera, quasi un segnale simbolico della sua personale
visione del mondo. Come lo stesso Marini amava dire, “c’è tutta la storia dell’umanità e della struttura nella figura del cavaliere e del cavallo; in ogni epoca di essa. All’inizio vi è
un’armonia fra essi, ma alla fine, specie dopo l’ultima guerra, irrompe violento fra di essi il mondo della macchina, che frattura questa simbiosi in maniera drammatica ma non
meno viva e vitalizzante”. Infatti, a partire dal 1943 è possibile verificare segnali di cambiamento nella resa plastica del tema: le forme si aprono, diventano violente, piene di
tensione; il rapporto fra cavaliere e cavallo diventa drammatico, conflittuale fino a dissolversi in forme nello spazio
Nel dopoguerra Marini accentua la tensione dinamica delle sue opere, giungendo alla deformazione, a superfici scabre e scarnite. La serie dei cavalli e cavalieri vede le figure del
gruppo fondersi, costituire blocchi dalle forme scarnificate, dense di pathos. Questa fondamentale variazione stilistica rispecchia una violenta variazione nella visione delle cose.
Anche nella grafica e nella pittura si verifica un cambiamento in chiave espressiva; il colore diviene più brillante, corposo e si tramuta in simbolo, le forme si disgregano.
Le opere:
Dodici le sculture di cavalli e cavalieri presenti in mostra, tra cui un originale busto di Gentiluomo a cavallo del 1937, proveniente dalla Fondazione Marino Marini di Pistoia, che,
nel quadro della produzione di Marini, costituisce uno dei primi momenti di riflessione sul tema. Da Pistoia provengono anche gli straordinari bronzi Piccolo miracolo, del 1955,
Piccolo cavaliere, del 1951, Cavallo, del 1945 e l’altorilievo Cavaliere, del 1943. La stessa provenienza hanno anche le due sculture in terracotta Piccolo cavallo, del 1943, e
Cavaliere, del 1944.
Al 1939 risale invece il Cavallo in bronzo conservato presso il Museo Marino Marini di Firenze, da cui provengono anche lo straordinario Cavaliere del 1947 e uno Studio per
miracolo del 1953-54, in cui le figure hanno ormai raggiunto una sintesi radicale.
I disegni e le opere grafiche su carta - a china, inchiostro o tempera (alcune delle quali su base litografica, come i tardi Cavaliere rosso e Cavaliere azzurro, entrambi del 1978) –
illustrano in maniera esaustiva l’evoluzione dell’immagine del cavallo e del cavaliere - viste singolarmente o congiuntamente - nell’opera di Marini, coprendo un arco temporale che
giunge fino alla fine degli anni Settanta. Un crescendo di immagini che progredisce verso forme sempre più ricche di soluzioni inedite, di tratti essenziali e abbreviazioni
linguistiche che subiscono una progressiva sintetizzazione del tratto e della figura. Una serie di oltre cento lavori in cui il tratto non dà segni di stanchezza, arricchendosi
progressivamente di colori sempre più marcati ed espressivi.
Il catalogo:
Accompagnerà la mostra di Marino Marini un catalogo monografico bilingue (italiano e inglese), pubblicato da Silvana Editoriale. Insieme a un sostanzioso apparato di immagini e
alle riflessioni dei curatori sulle ragioni della mostra, il catalogo presenterà una serie di nuovi saggi ad opera di Giuliana Altea, Francesco Guzzetti e Mattia Patti. I giovani studiosi
Mattia Patti e Francesco Guzzetti si dedicheranno all’evoluzione nel tempo del linguaggio di Marini, in relazione ai temi trattati, rispettivamente nei periodi di prima e dopo la
guerra. Il testo di Giuliana Altea analizzerà la figura dell’artista umanista negli anni della guerra fredda in relazione alla vicenda di Henry Moore. Ad arricchire il catalogo un regesto
contenente estratti da alcuni dei principali testi critici dedicati allo scultore, realizzati da autori come Gianfranco Contini, Giulio Carlo Argan, Guido Giuffré, Georg Picht, Werner
Haftman, Giovanni Carandente.
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La mostra parallela:
Parallelamente alla mostra di Marino Marini il Museo MAN proporrà, come progetto indipendente, uno sguardo sulla produzione artistica contemporanea attraverso la
presentazione di alcuni lavori realizzati da artisti di rilievo internazionali di diversa generazione e provenienza, tra i quali Salla Tykka, Nedko Solakov, Anri Sala, Tue Greenfort,
Carolina Saquel, Pietro Mele. I lavori selezionati, per quanto profondamente diversi gli uni dagli altri per modalità operative, sensibilità e finalità, condividono il riferimento alle
figure del cavallo e del cavaliere, soggetti ancora capaci di evocare specifiche suggestioni e di farsi interpreti privilegiati della realtà presente.
Biografia:
Marino Marini nasce a Pistoia nel 1901. Nel 1917 si iscrive all'Accademia di Belle arti a Firenze dove segue i corsi di pittura di Galileo Chini e di scultura di Domenico Trentacoste.
I primi anni della sua attività sono infatti dedicati alla pittura, al disegno e alla grafica. Nel 1926 risiede a Firenze; l’anno successivo conosce a Monza Arturo Martini che, due anni
dopo, lo chiamerà a succedergli all’insegnamento all’I.S.I.A., presso la Villa Reale di Monza. Nel 1928 partecipa alla mostra a Milano del gruppo “Novecento”. Nel ’29 soggiorna a
Parigi, dove ha occasione di entrare in contatto con De Pisis, Picasso, Maillol, Lipchitz, Braque, Laurents. Su diretto consiglio di Mario Tozzi, invia la scultura in terracotta, “Popolo”
all’ “Esposition d’Art Italien moderne” alla galleria Bonaparte di Parigi. Continua ad esporre con il gruppo“Novecento” a Milano (1929), Nizza (1929), Helsinki (1930) e Stoccolma
(1931).
La sua prima personale, milanese è del '32; nel '35 vince il primo premio per la scultura alla Quadriennale di Roma. Sono questi gli anni in cui Marino circoscrive la sua ricerca
artistica a due tematiche essenziali: il Cavaliere e la pomona.
Nel 1938 sposa Mercedes Pedrazzini, affettuosamente rinominata Marina, che gli sarà accanto per tutta la vita. Nel 1940 lascia l'insegnamento a Monza per la cattedra di scultura
all'Accademia di Brera, che tiene fino al '43, quando per lo scoppio della guerra si rifugia in Svizzera.
In questi anni ha l'occasione di frequentare Wotruba, Germaine Richier, Giacometti, Haller, Banninger e di entrare in contatto con le realtà artistiche più avanzate in Europa.
Espone a Basilea, Berna, Zurigo. Terminata la guerra Marino torna a Milano, riaprendo lo studio e riprendendo l'insegnamento a Brera.
Nel 1948 la Biennale di Venezia gli dedica una sala personale; incontra Henry Moore, con il quale stringe un'amicizia particolarmente importante per la sua produzione artistica, e
Curt Valentin, mercante che lo fa conoscere sul mercato europeo e statunitense. Durante il soggiorno americano Marino conosce Arp, Feininger, Calder, Dalì, Tanguy. Si
intensificano le esposizioni e i riconoscimenti ufficiali in ambito internazionale a partire dalla personale a New York nel 1950, al monumento equestre commissionato dalla
municipalità dell'Aia nel 1958-59, alle mostre di Zurigo(1962), Roma (1966) e l’esposizione itinerante in Giappone (1978).
A partire dagli anni ’70 prendono forma realtà museali a lui dedicate. Nel 1973 a Milano si inaugura il Museo Marino Marini nella Civica Galleria D'arte Moderna. Nel 1976 la nuova
pinacoteca di Monaco Di Baviera gli dedica una sala permanente. Nel 1979 si inaugura a Pistoia il Centro di Documentazione dell'Opera di Marino Marini, che dal 1989 viene
collocato nel restaurato convento del Tau, sede anche della Fondazione Marino Marini istituita nel 1983 per volontà della moglie Marina. Marino muore a Viareggio nel 1980. Pochi
anni più tardi, nel 1988, si inaugura il Museo Marino Marini di Firenze, a seguito di una donazione di opere al capoluogo toscano, città fortemente amata da Marino.
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MAXXI – MUSEO NAZIONALE DELLE ARTI DEL XXI SECOLO
Via Guido Reni, 4 – Roma
Tel. +39 (0)6 3225178; Fax +39 06 3201829
[email protected]; www.fondazionemaxxi.it
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MAXXI
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
MAXXI ARTE
A PROPOSITO DI MARISA MERZ
A partire dall’acquisizione di un’opera di Marisa Merz, il progetto di mostra prevede l’esposizione di una selezione di opere cardine dell’artista e le tematiche affrontate nel suo
lavoro guidano la selezione di opere presenti nella collezione del museo. La dimensione femminile dell’opera di Marisa Merz è stata uno degli aspetti che più ha influenzato le
opere delle artiste delle generazioni successive come Rosa Barba, Elisabetta Benassi, Ketty La Rocca, Luisa Lambri, Claudia Losi, Paola Pivi, Rosemarie Trockel, Kara Walker
che, proseguendo la ricerca tracciata dalla corrente poverista, ne hanno ampliato la portata arricchendola di una dimensione esistenziale. La mostra vuole recuperare questa
complessità tessendo la trama che ha legato, in maniera leggera e a volte impercettibile, esperienze così eterogenee fino ad arrivare alle opere degli anni Novanta dove i piccoli
gesti quotidiani di emotività della Merz diventano un baluardo contro la paura della perdita di una dimensione umana nell’operare artistico.
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GRAZIA TODERI
Il progetto di mostra prende le mosse da Mirabilia Urbis, 2001. L’opera, realizzata nel 2001, segna l’inizio di un percorso espositivo che presenta tre opere di Grazia Toderi che
parlano di Roma: Rosso, 2007, opera già presente nella collezione del MAXXI e una nuova produzione, Mirabilia Urbis, 2012, realizzata per l’occasione dall’’artista.
Grazia Toderi, continuando a lavorare sui luoghi visti dall’alto, avvolti dal buio, in cui la scansione di strade, edifici, piazze, diventa disegno, evocazione, spazio dilatato e
stratificato, rende ancor più profondo il suo ritratto della “città eterna”, già immortalata nei suoi lavori precedenti, all’interno del generale processo di approfondimento del concetto
di atlante geografico. La nuova produzione video, una doppia proiezione di grandi dimensioni, viene realizzata dall’artista nel perseguimento del raggiungimento di un punto di
vista irraggiungibile e nella rappresentazione di una gravità diversa da quella terrestre e sottolinea gli avanzamenti dal punto di vista tecnico dell’artista.
LARA FAVARETTO
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Il percorso espositivo metterà in relazione le opere della collezione del MAXXI e il progetto di Lara Favaretto, Out of it: un recente progetto connesso al tema delle persone
scomparse, tema che l’artista ha affrontato già con Momentary monument, 2009, realizzata per la Biennale d'arte di Venezia e che approfondisce in un volume documentario
pubblicato da Archive Books, Momentary monument I, un archivio radunato dall'artista intorno al tema delle persone che, volontariamente o no, fanno perdere le proprie tracce, da
Villon a Bobby Fischer, da Salinger a Bierce. Il progetto, che verrà presentato per la prima volta nella sua totalità, include venti installazioni, omaggi ad altrettanti scomparsi. La
selezione delle opere della collezione del MAXXI viene fatta in collaborazione con l’artista stessa che sceglierà artisti e opere con cui porsi in dialogo e avrà come filo conduttore il
tema della scomparsa, ma anche della sottrazione, dell’annullamento, della purezza estetica e espressiva.
FRANCESCO VEZZOLI
Obiettivo di questa prima grande retrospettiva dedicata a Francesco Vezzoli è presentare in maniera completa l’attività di uno degli artisti italiani maggiormente riconosciuto a
livello internazionale, in un allestimento scenografico. Dai ricami ai progetti più recenti, presenterà al pubblico il percorso dell’artista bresciano in un iter cronologico, una vera e
propria storia del suo lavoro dagli esordi fino alle ultime sculture.
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Fin dall'inizio della sua carriera, le sue ricerche si sono concentrate sull'analisi del potere dei media, soprattutto televisione e cinema: leit-motiv dei suoi lavori è una combinazione
di cultura alta e popolare e nelle sue opere sono spesso presenti star del piccolo e grande schermo o personaggi del jet set che ancora vivono nell'immaginario collettivo. Nelle
opere video così come nelle performance, l’artista si appropria dei diversi format che vengono utilizzati nel mondo della comunicazione. Vezzoli, grazie a continui rimandi, citazioni
e richiami ad elementi appartenenti a registri diversi, crea un continuo slittamento nella percezione di chi guarda.
MAXXI ARCHITETTURA
MICHELE VALORI. ABITARE LE CASE
Disegni originali, modelli e un video con interviste d’epoca e testimonianze su Michele Valori: questa è la mostra incentrata sul tema dell’abitare al MAXXI dal 18 gennaio al 17
febbraio 2013.
L’esposizione presenta una selezione di progetti e realizzazioni che documentano l’attenta ricerca di Michele Valori sulla residenza, nelle sue molteplici declinazioni che vanno
dall’edilizia residenziale pubblica alle palazzine realizzate a Roma negli anni Sessanta.
Dai disegni e modelli originali del complesso di residenze popolari UNRRA Casas di Catania agli studi di case per lavoratori INA-Casa, dai progetti per le palazzine romane
dell’Eur e di Poggio Ameno al quartiere in Contrada Cappuccinelli di Trapani, il contributo di Valori, architetto, urbanista e docente è stato riconosciuto dalla storia e dalla critica
architettonica già durante gli anni della sua attività.
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LUIGI GHIRRI. VIAGGI MINIMI
La mostra sarà aperta dal 18 aprile al 26 ottobre 2013.
Un percorso inedito che studia e indaga più percorsi dell’opera di Luigi Ghirri.
L’incontro con l’avanguardia, la scelta precocissima della fotografia a colori, la nascita di una visione lirica che trasforma i generi della fotografia: oltre trecento immagini, libri,
opere d’arte illustrano il dialogo con architetti, scrittori e artisti di uno dei fotografi più influenti della fine del secolo.
In mostra ci saranno 300 opere circa, tra vintage prints (di vario formato) e new prints (formato max 40x50 e 50x60 cm) alcune ristampe dai negativi della Fototeca Panizzi.
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MUSEION – MUSEO D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Via Dante, 6 – Bolzano
Tel. +39 (0)471 223411; Fax. +39 (0)471 223412
[email protected]; www.museion.it
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MUSEION
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
Paolo Riolzi – Vetrinette
21.09.2012 – 18.11.2012
Chi non conosce la “vetrinetta”, quel mobile in cui sono raccolti bomboniere, fotografie e souvenir, i ricordi e gli affetti di una vita? Il progetto “Vetrinette” di Paolo Riolzi nasce dal
tentativo di realizzare, attraverso queste micro storie, una fotografia-mondo della nostra identità collettiva. Dopo aver toccato diverse città italiane, il progetto fa tappa a Bolzano,
dove trova un momento espositivo a Museion. In mostra nella project room le fotografie di sei vetrinette bolzanine in scala 1:1. L’esposizione è risultato di un progetto in più fasi,
condotto da Riolzi sulla città e che ha visto coinvolto, in particolare, il Piccolo Museion - Cubo di Garutti , filiale decentrata di Museion nel quartiere Don Bosco di Bolzano.
Gabriela Oberkofler
23.11.2012 - 13.01.2013
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L’artista altoatesina (Bolzano, 1975) realizzerà per la project room di Museion una mostra che si disloca in due spazi espositivi: a Bolzano e a Erfurt, in Germania. Un titolo
comune tratto da “Viaggio in Italia” di Goethe unisce i due luoghi: “Ich lasse mir's gefallen, als wenn ich hier geboren und erzogen wäre / und nun von einer Grönlandsfahrt, von
einem Walfischfange zurückkäme” (Qui mi trovo bene, come se vi fossi nato e cresciuto / e tornassi ora da un viaggio in Groenlandia, da una caccia alla balena). Nelle project
room di Museion Gabriela Oberkofler riprodurrà parte di quello spazio a lei familiare del paese dove è nata giocando sulla relazione tra lo spazio intimo e privato dei ricordi e quello
pubblico e condiviso della memoria collettiva.
Vera Comploj – In Between
23.01.2013 – 07.04.2013
Vera Comploj è una fotografa altoatesina (Bolzano, 1983). Dopo una formazione al Politecnico di Milano si è trasferita prima a Parigi e poi a New York. Da anni sta portando
avanti un progetto che presenterà per la prima volta nel Museion Project Room e intitolato In Between. Si tratta di una progetto fotografico e video sul backstage, inteso come
spazio di passaggio tra realtà e finzione, dove le Drag Queen di New York, Washington e San Francisco si preparano prima di andare in scena.
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Marcello Jori – La Grande Jatte
12.04.2013 – 02.06.2013
L’artista Marcello Jori (Merano, 1951), già nella collezione di Museion, presenta nella project room un progetto inedito realizzato in collaborazione con Castel Tirolo - che ospiterà
nel medesimo periodo una mostra a lui dedicata. Nella project room di Museion Marcello Jori porterà il progetto dal titolo “La Grande Jatte”, una serie di nuovi acquarelli e foto
ispirati ad un’azione che l’artista ha effettuato a partire dal celebre quadro di Georges Seurat.
Nicolò Degiorgis – Don Bosco by Cubo Garutti
agosto 2013
Il progetto del fotografo Nicolò Degiorgis (Bolzano, 1985) dal titolo “Don Bosco by Cubo Garutti” prevede la trasformazione del Piccolo Museion - Cubo Garutti, la sede distaccata
di Museion nel quartiere Don Bosco di Bolzano, in una camera oscura. Entrambe le facciate di vetro verranno oscurate lasciando un foro per permettere alla luce di proiettarsi
sulla parete interna. Queste ultime saranno ricoperte da una carta fotosensibile per impressionare le immagini che entreranno attraverso il foro da fuori. Con le fotografie ottenute
verrà creata una pubblicazione. Il giorno dell'inaugurazione sarà inoltre possibile entrare all'interno del cubo e conoscere il funzionamento di una camera oscura. Il progetto
prevede quindi una prima fare in cui il fotografo da dentro il cubo utilizzerà l’architettura come fosse una grande camera oscura, mentre la seconda parte prevedere l’esposizione
del risultato all’interno del Cubo stesso, ed infine la realizzazione di una pubblicazione.
Diego Perrone
05.10.2013 – 12.01.2014
L’artista Diego Perrone (Asti, 1970) ha soggiornato durante i mesi estivi del 2012 a Bolzano presso i laboratori di Vetroricerca con la collaborazione di Alessandro Cuccato per
realizzare una serie nuove sculture in vetro che rappresentano una sperimentazione all’interno della sua pratica artistica. Il risultato di questa sperimentazione sarà esposto nella
project room di Museion e inaugurato in occasione della giornata del contemporaneo.
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Hans Glauber - Dalla città meccanica
08.03.2013 - ottobre 2013
Hans Glauber (Dobbiaco 1933 – Bolzano 2008), ha raggiunto notorietà per il suo impegno sistematico per l’ambiente, soprattutto attraverso i Colloqui di Dobbiaco. E’ invece poco
noto che negli anni 1963-73 era molto impegnato come fotografo. Tutte le opere di Glauber partono da fotografie di macchine da scrivere o calcolatrici poi manipolate con le
tecniche della solarizzazione e del collage. Il risultato sono strutture che richiamano architetture e visioni metropolitane. Glauber, bocconiano di formazione, per tanti anni attivo
per la Olivetti e amico di Adorno, attraverso le sue opere arriva ad una critica della “macchinicità” generale (U. Eco) del mondo contemporaneo.
Museion Media Façade
Dicembre 2012: Proiezione animazione Ohne Titel, 2012 di Gabriela Oberkofler, una video animazione realizzata appositamente dall’artista per la facciata mediale di Museion
partendo dai disegni dell’artista.
Proiezione del video Rogo, 2012 di Luca Vitone a cui è stata dedicata una mostra monografica a luglio 2012 al piano terra di Museion.
Durante l’estate del 2013 continua la programmazione delle facciate mediali. Tra gli artisti invitati:
Brigitte Mahlknecht (Bolzano, 1966) e Marco Raparelli (Roma, 1975)
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MUSEO DEL NOVECENTO
Palazzo Reale, Piazza Duomo 12 – Milano
Tel. +39 02 72095659; Fax +39 02 72095660
www.museodelnovecento.org
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Museo del Novecento
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
Collezionare il Novecento. Claudia Gian Ferrari gallerista, collezionista e storica dell’arte
a cura di Danka Giacon
9 novembre 2012 – 3 marzo 2013
Spazio Mostre
Cagnaccio di San Pietro, Primo denaro, 1928, Collezione privata
E’ il primo appuntamento di un ciclo di mostre dedicate a importanti collezioni e collezionisti milanesi che hanno al centro delle loro raccolte opere dell’arte del XX secolo.
Claudia Gian Ferrari a partire dagli anni ottanta è stata una figura di riferimento nella scena culturale milanese attraverso l’attività della storica galleria Gian Ferrari, ereditata dal
padre, e la curatela di importanti mostre sull’arte del secolo scorso, tra le altre si rammentano quelle dedicate a Arturo Martini e al gruppo di Novecento.
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Questa esposizione costituirà l’occasione per presentare il considerevole nucleo di opere della collezione di Claudia che, grazie alla donazione della famiglia, entreranno a far
parte delle raccolte del Museo del Novecento. Le 15 opere donate appartengono ad alcuni degli artisti più significativi del secondo dopoguerra, come Vincenzo Agnetti, Pier
Paolo Calzolari, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Giulio Paolini, Gilberto Zorio.
Inoltre, verrà esposta una selezione di materiali provenienti dai documenti dell’archivio storico della galleria Gian Ferrari che Claudia ha destinato con un legato testamentario agli
Archivi del Novecento e una serie di capi d’abbigliamento della gallerista donati dalla stessa al Museo della Moda – Palazzo Morando.
La mostra proseguirà con una sala dedicata agli artisti attivi tra le due guerre - Arturo Martini, Filippo De Pisis, Giorgio Morandi, Cagnaccio di San Pietro, Fausto
Pirandello, Mario Sironi - a cui Claudia Gian Ferrari ha dedicato una vita di studi, pubblicazioni e esposizioni.
Infine, due degli artisti contemporanei più vicini alla gallerista, Luigi Ontani e Claudio Parmiggiani, hanno contribuito ad allestire due piccole sale monografiche di particolare
intensità.
Il suggestivo allestimento realizzato da Daniel Libeskind è stato progettato per valorizzare al meglio le opere e le sezioni espositive.
Programmare l’arte. Olivetti e le neoavanguardie cinetiche
a cura di Marco Meneguzzo, Enrico Morteo, Alberto Saibene
9 novembre 2012 – 3 marzo 2013
Archivi del Novecento
G. Devecchi, Superficie in vibrazione 49-15, 1959, Courtesy Archivio G.Devecchi
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Programmare l’arte riprende, a cinquant’anni di distanza, l’esposizione che ebbe luogo nel 1962 nei negozi Olivetti di Milano e Venezia e che fu curata da Bruno Munari.
L’edizione del Museo del Novecento, dopo la tappa veneziana allestita presso il Negozio Olivetti di proprietà del FAI (30 agosto- 28 ottobre 2012, oltre a presentare una selezione
di opere di Bruno Munari, Enzo Mari, Getullio Alviani, del Gruppo N (Biasi, Chiggio, Costa) e del Gruppo T (Anceschi, Boriani, Colombo, De Vecchi, Varisco) – del quale
il museo espone permanentemente oggetti cinetici e ambienti – offre una selezione di materiali d’archivio, fotografie, testi e manifesti dell’epoca e due filmati.
Ricordare a cinquant’anni di distanza la mostra che diede a questi artisti rilevo nazionale, e non solo, significa riflettere sulle possibilità di ricerca che l’Arte Programmata e Cinetica
ha aperto nel dopoguerra non solo in campo strettamente artistico, ma abbracciando grafica, architettura e design e spingendosi fino al confronto con le nuove tecnologie.
Arimortis
a cura di Roberto Cuoghi e Milovan Farronato
Archivi del Novecento, dal 5 aprile all’8 settembre 2013
I curatori hanno progettato una esposizione centrata principalmente sui materiali degli archivi del DOCVA - Documentation Center for Visual Arts e propongono una riflessione su
temi quali follia, esagerazione e superamento dei limiti nella produzione artistica contemporanea.
La donazione Spagna-Bellora
a cura di Giorgio Zanchetti
Sala Focus, dal 5 aprile all’8 settembre 2013
Un approfondimento dedicato alla recente acquisizione del Museo del Novecento riguardante opere di poesia visiva e verbo-visuale. Tra i materiali presenti anche locandine delle
esposizioni presso il Centro culturale d’arte Bellora, lo spazio Santandrea, lo Studio Annunciata, luoghi che nel secondo dopoguerra hanno arricchito la scena artistica milanese.
Saranno presenti, tra gli altri, lavori di Vincenzo Accame, Emilio Isgrò, Elio Marchegiani, Anna Spagna, Franco Vaccari, Umberto Mariani.
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Pellizza Da Volpedo e il Quarto Stato: dieci anni di passione
a cura di Aurora Scotti
Autunno 2013
Spazio Mostre
Pelizza da Volpedo, Quarto Stato
La mostra, prodotta dal Museo del Novecento, intende ripercorrere la lunga genesi de Il Quarto Stato, terminato nel 1901, e si avrà l’occasione di esporre contemporaneamente
anche Ambasciatori della fame (1892) e Fiumana (1895-96). Il progetto prevede prestiti provenienti da Milano, dalla Provincia di Alessandria, da Motta di Livenza e da Roma; un
allestimento complesso che sarà capace di coniugare le opere pittoriche e grafiche del pittore con una efficace riproduzione delle analisi radiografiche.
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I disegni satirici di Giuseppe Scalarini
a cura di Giovanna Ginex
Autunno 2013
Archivi del Novecento
La mostra sarà dedicata alle opere Giuseppe Scalarini, illustratore e disegnatore satirico, collaboratore dell’ “Avanti!” dal 1911 al 1925, pacifista e antimilitarista, duramente
perseguitato durante il fascismo. Considerato il creatore della vignetta satirica politica in Italia, Scalarini nasce a Mantova il 29 gennaio 1873 e conduce la sua attività di
disegnatore non solo in Italia ma anche in Europa, viaggiando tra Austria, Germania, Belgio, Inghilterra e Francia. Dopo il periodo fascista e le persecuzioni, Scalarini riprenderà
l’attività per l’“Avanti!”, fino al 1948, anno della morte.
Una serie di disegni originali, periodici d’epoca e materiali d’archivio, recentemente catalogati e conservati sia presso gli eredi dell’artista, sia in raccolte pubbliche, proporrà una
riflessione sul delicato rapporto tra arte, satira e censura politica.
La satira negli anni cinquanta
a cura di Mariella Milan
Autunno 2013
Focus
Molte delle riflessioni che stanno alla base della ricerca artistica di Piero Manzoni vertono sul concetto di opera d'arte, sul suo valore e sul ruolo dell'artista. Opere come la Merda
d'artista, il Corpo d'aria e le Linee vengono elaborate in una congiuntura, a cavallo tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio dei Sessanta, che vede la nascita, a Milano in
particolare, di un moderno mercato italiano dell'arte contemporanea, mentre la categoria del collezionista d'arte moderna sembra espandersi a macchia d'olio a nuovi strati sociali
in parallelo al cosiddetto "boom" economico. I rotocalchi dell'epoca, in particolare i settimanali d'attualità illustrata, offrono un filtro prezioso per esaminare, nell'ottica della ricezione
da parte del grande pubblico, la situazione del mercato e l'immagine dell'artista in questo breve ma intenso arco cronologico. In parallelo alla celebrazione del cinquantenario della
morte di Piero Manzoni, il focus propone uno spaccato della situazione milanese attraverso l'accostamento di una ristretta selezione di opere d'arte a documenti d'archivio, a
numeri di rotocalchi e a un montaggio fotografico tematico che isoli momenti e temi chiave.
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MUSEO MARINO MARINI
Piazza San Pancrazio – Firenze
Tel. +39 (0)55 219432; Fax +39 055 289510
[email protected]; www.museomarinomarini.it
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Museo Marino Marini
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
Yuri Ancarani
La mostra ricordi per moderni di yuri ancarani a cura di lugi fassi e alberto salvadori copre l’intera produzioe dell’artista, in gran parte inedita, dal 2000 al 2009.
I brevi film mostrati ripercorrono idealmente le atmosfere tondelliane della riviera romagnola andando a scavare nella memoria di un tempo post come quello degli anni ‘80.
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Andrea Kvas
“M’interessa che i lavori generino idee dopo la loro creazione, anzi al di là della creazione dell’oggetto. Analizzo le cose secondo criteri personali che, molte volte, sono
bizzarri o non corretti; penso che, troppo spesso, un certo tipo d’“istruzione” chiuda la possibilità a una serie di analisi più libere e personali sull’ambiente circostante.
Per questo tento d’imparare il meno possibile; se nei lavori mi rendo conto di utilizzare un metodo, allora distruggo tutto, disimparo e riparto. “
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Nicola Martini
La materia e i suoi stravolgimenti, sono contemporaneamente la partenza ed il culmine del processo artistico di Nicola Martini. Il suo lavoro si sporge verso la creazione di forme
scultoree ed installazioni, ma la sua reale specificità risiede nel processo del lavoro. Martini mette in opera il cambiamento di stato delle materie che utilizza (resine vegetali, fibre
sintetiche, cementi..) tramite una loro diretta e forzata interazione, o con l’ausilio di sostanza chimiche.
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MUSMA - Museo della Scultura Contemporanea Matera
Palazzo Pomarici - Via San Giacomo (Sasso Caveoso) - Matera
Tel. +39 366 9357768; Fax. +39 0835 336439
[email protected]; www.musma.it
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MUSMA
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
La prossima stagione è strettamente connessa alle precedenti, con una particolare predilezione per i confronti generazionali: gli artisti affermatisi agli inizi del nuovo millennio
(Periplo 3), il recupero dei valori delle avanguardie (Lacerba) e le tangenze arte-letteratura (Gruppo 63). Gli anniversari sono solo una scusante per occuparsi, a tutto tondo, della
scultura, senza trascurare i problemi dell’arte sacra, i rapporti arte-artigianato, il completamento dell’indagine, avviata da tempo, su “Forma 1” e “Gruppo UNO” o sulla scultura dei
pittori presenti nelle collezioni del Museo.
Gli artisti del “Periplo 3” in residenza: GIUSEPPE CAPITANO – EMMANUELE DE RUVO
18 novembre - 11 gennaio 2012
Sculture e disegni
IL PRESEPE DONO DI GIUSEPPE PIROZZI
7 dicembre 2012 – 11 gennaio 2013
Gli alberi di Natale di Giuseppe Capitano, Giuliano Giuliani e Carlo Lorenzetti
Giuseppe Capitano, Albero di Natale
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LACERBA: UN CENTENARIO
12 gennaio – 1 marzo 2013
Disegni, opere grafiche, immagini e documenti 1913 - 1915
CARLA ACCARDI
2 marzo – 19 aprile 2013
Sculture, disegni, immagini e documenti 1946 - 2012
Carla Accardi, Coni ceramica, 2004
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GRUPPO 63: UN CINQUANTENARIO
20 aprile – 31 maggio 2013
Disegni, collages, immagini e documenti
CARLO MATTIOLI SCULTORE
1 giugno – 12 luglio 2013
sculture e un gruppo di disegni 1938-1993
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LE MAQUETTES DI GIUSEPPE UNCINI 1958-2006
13 luglio – 5 ottobre 2013
maquettes e un gruppo di disegni 1958 - 2006
Giuseppe Uncini, Ombra di Piramide, 1976
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PAC – PADIGLIONE D'ARTE CONTEMPORANEA
Via Palestro 14 – Milano
Tel. +39 (0)2 88465931; Fax. +39 (0)2 88446351
www.comune.milano.it/pac
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PAC
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
ALBERTO GARUTTI. Didascalia / Caption
17.11.2012 > 03.02.2013
a cura di Paola Nicolin e Hans Ulrich Obrist
La prima retrospettiva dell’artista italiano tra i più rilevanti della scena artistica contemporanea si presenta come un arcipelago di opere di differente natura: una nuova produzione
concepita appositamente per lo spazio espositivo, una serie di lavori storici per lo più inediti, alcune riattivazioni di opere recenti e i modelli di progetti mai realizzati sono raccolti in
uno spazio istituzionale, al fine di ricostruire il complesso corpus di lavori dell’artista. Utilizzando una molteplicità di linguaggi che vanno dalla fotografia alla scultura, dalla scrittura
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all’installazione, dal disegno al suono, dal video alla pittura, dalla conversazione all’insegnamento, il percorso espositivo traccia, per la prima volta, l’evoluzione spesso
sorprendente della ricerca dell’artista dagli anni Settanta ad oggi.
Alberto Garutti (Galbiate, Como, 1948) è autore di alcuni tra i più efficaci progetti di arte pubblica in Italia e in Europa e ha esplorato temi strutturanti la pratica stessa dell’arte. Tra
questi il rapporto tra opera e committente, esplicitato nella serie Orizzonti (1987 – 2012) in mostra al PAC ; la definizione di una metodologia critica nella produzione dell’opera
d’arte in uno spazio pubblico e l’idea etica e politica dell’incontro tra la città e il sistema dell’arte, che emergono in mostra da opere come Ai Nati Oggi (Istanbul, 2001) in cui
l’artista instaura un dialogo diretto con la città e i suoi abitanti, avvicinando l'arte alla realtà della vita; o ancora l’idea della responsabilità etica dello spettatore, sollecitata in mostra
da Che cosa succede nelle stanze quando gli uomini se ne vanno? (2001-2012) dove l'artista chiede allo spettatore uno sforzo ulteriore per incontrare l’opera, sottraendola al suo
sguardo con l’uso della fosforescenza.
La mostra entra in stretta relazione con il progetto “Fuoriclasse. 20 anni di arte italiana nei corsi di Alberto Garutti”, a cura di Luca Cerizza, allestito fino al 9 dicembre 2012 alla
GAM di Milano, a pochi passi dal Padiglione d’Arte Contemporanea. Complementare alla monografica del PAC, questa collettiva restituisce l’unicità dell’approccio didattico di
Garutti in decenni di insegnamento, ormai parte integrante del suo lavoro, presso le Accademie di Brera, di Bologna e all’Università IUAV di Venezia.
In occasione della mostra verrà realizzato con il contributo di BSI un libro edito da Mousse Publishing e Walther Koenig Verlag, ideato in stretta collaborazione con l’artista, che
raccoglie un’ antologia di saggi, dei testi dell’ artista e un primo regesto delle opere dal 1974 a oggi.
Alberto Garutti, artista e docente, è titolare all’Accademia di Brera di Milano e professore per la cattedra di Arte 2 presso la Facoltà di Design e Arti di Venezia, IUAV. Invitato a
grandi manifestazioni internazionali, come la Biennale di Venezia nel 1990 o il M.A.R.T.A, Museum di Herford nel 2001, è spesso chiamato a realizzare opere pubbliche per città e
musei: a Ghent in Belgio per il Museo S.M.A.K.; per la Biennale di Istanbul sul ponte del Bosforo; nel 2002 a Kanazawa, in Giappone, in collaborazione con il 21st Century
Museum of Contemporary Art e a Bolzano per la città e il Museion; a Bergamo, a Gallipoli e, nel 2004, per la sede Tiscali di Cagliari, nel 2009 a Trivero per la Fondazione Zegna e
a Mosca per il Moscow Museum of Art. Numerose le mostre personali e collettive di cui è stato protagonista, tra cui quelle ITALICS, Arte italiana fra tradizione e rivoluzione 19682008, a Palazzo Grassi a Venezia poi a Chicago, al Museum of Contemporary Art. ; al Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma nel ciclo espositivoMAXXI - Dialoghi con
la città, alla Fondazione Sandretto Rebaudengo e al museo Hangar Bicocca di Milano. Nel 2000 è stato membro della commissione giudicatrice del premio Querini - Furla per
l’Arte a Venezia e presidente della giuria italiana per l’ultima edizione dell’Italian Studio Program al Museo MOMA/P.S.1 Contemporary Art Center di New York. Nel 2009 vince il
premio Terna 02 e il premio per la Cultura della città di Ghent. Nel 2010 vince il concorso internazionale per un’opera d’arte da installare all’aeroporto di Malpensa. La sua prima
opera pubblica per la città di Milano verrà installata in una delle torri progettate dall’architetto Cesar Pelli nel quartiere di Porta Nuova, commissionata da Hines Italia.
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PALAZZO FABRONI - ARTI VISIVE CONTEMPORANEE
Via Sant’Andrea, 18 – Pistoia
Tel. +39 (0)573 371817; Fax. +39 (0)573 371382
[email protected]; www.comune.pistoia.it/musei
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Palazzo Fabroni
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
Luciano Fabro/Fernando Melani - Scultura a due voci
30 novembre 2012 - 17 febbraio 2013
Luciano Fabro
Fernando Melani
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L’esposizione è incentrata sulla ricostruzione filologico-documentaria del rapporto tra due dei più importanti protagonisti dell’arte italiana del dopoguerra: Luciano Fabro (Torino,
1936 – Milano, 2007) e Fernando Melani (Pistoia, 1907-1985), entrambi presenti nella collezione permanente di Palazzo Fabroni. Non solo una relazione di profonda amicizia ma
soprattutto un sodalizio artistico e culturale, basato sulla discussione e lo scambio di riflessioni e di idee intorno a questioni fondamentali di filosofia dell’arte, che riguardano la
struttura dell’opera, la sua vocazione di contenitore di senso, il rapporto tra l’arte e la natura.
Concepita come una sorta di itinerario espositivo che unisce idealmente Palazzo Fabroni e la casa-studio di Fernando Melani, si sviluppa cronologicamente nel periodo che va dal
1967, data del primo incontro tra i due artisti in occasione della personale di Melani alla galleria Numero di Fiamma Vigo a Milano, e il 1979, anno in cui espongono insieme alla
galleria Vera Biondi di Firenze. Nelle sale del secondo piano di Palazzo Fabroni, in costante dialogo con le opere della collezione permanente al primo, il percorso si articola
intorno alla ricostruzione delle occasioni espositive che hanno accomunato i due artisti, con la presenza delle opere di entrambi, corredate da un apparato fotografico e
documentario originale. Nella casa-studio di Corso Gramsci il secondo momento espositivo è focalizzato sulla personalità di Fernando Melani attraverso la presentazione di
immagini e documenti relativi al rapporto con Luciano Fabro.
La rassegna così concepita giunge a colmare una lacuna nella storia dell’arte italiana, analizzando uno dei rapporti artistici più originali e fecondi tra gli anni Sessanta e Settanta
del secolo scorso. Curata da Ludovico Pratesi con la collaborazione di Silvia Fabro, riunisce circa trenta opere di Fernando Melani e Luciano Fabro, insieme ad un centinaio di
fotografie d’epoca ed altro materiale documentario, provenienti dall’archivio Fabro di Milano e da casa Melani a Pistoia. Oltre al testo introduttivo del curatore, alle immagini a
colori delle opere esposte e alla riproduzione delle fotografie d’epoca in bianco e nero, il catalogo contiene l’epistolario inedito Fabro-Melani accompagnato da una serie di
interviste a testimoni dell’epoca, artisti, critici, scrittori ed intellettuali a loro vicini.
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SOPRINTENDENZA SPECIALE PER IL PATRIMONIO STORICO, ARTISTICO, ETNOANTROPOLOGICO E PER
IL POLO MUSEALE DELLA CITTÀ DI NAPOLI - CASTEL SANT’ELMO
Via Tito Angelini, 22 - Napoli
Tel. +39 (0)81 2294401; Fax. +39 (0)81 2294498
[email protected]; http://santelmo.napolibeniculturali.it
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Castel Sant’Elmo
Programma per l’Arte Italiana novembre 2012 – novembre 2013
Errico Ruotolo
23 novembre 2012 – 7 gennaio 2013
Errico Ruotolo, Proiettore, 1974, museo '900 a Napoli
È’ in via di definizione la mostra personale di Errico Ruotolo con la collaborazione della Fondazione Morra. L’esposizione dedicata all’artista napoletano, scomparso nel 2008, di
cui alcune opere sono presenti anche nel museo ‘900 a Napoli. Per un museo in progress (1910-1980) , rientra nelle attività di Castel Sant’Elmo che da tempo ha in programma
mostre ed incontri di approfondimento sugli artisti presenti nelle collezioni del museo.
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