Un regalo dal passato

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Un regalo dal passato
Un Porto un Racconto
edizione il Frangente
Un regalo dal passato
Quando conobbi captain Paul a La Ceiba, in Honduras, subito m’incuriosi per il suo aspetto e soprattutto per la
sua barca, ma mai avrei pensato che m’avrebbe raccontato una delle storie piu fantastiche ed incredibili di tutti i
miei incontri di viaggio.
Asciutto come un’acciuga, sempre vestito con una camicia lacera e dei pantaloni larghi e sfrangiati a meta
polpaccio, un cappello di paglia a tese larghe e una perenne lattina di birra in mano, non poteva passare
inosservato nel pur variegato mondo dei vagabondi del mare.
La barca di Paul, che in quel periodo era alata in secco all’ombra di un grande mango, era perfettamente in linea
con il suo comandante, ed anzi, probabilmente lo superava in eccentricita.
Lui la chiamava affettuosamente “la mia caravella”, ma anche se non cosi antica, certamente non la si poteva
definire moderna e ben avrebbe figurato in una pellicola ambientata all’epoca della pirateria nel mar caraibico.
Era uno degli ultimi cutter di Carriacou, di quelli che fino a non molti anni or sono erano utilizzati per la
navigazione di cabotaggio, trasportando cose e persone tra Bequia e Grenada, ma a differenza dei pochi che si
vedono ancora navigare oggi, quello di Paul aveva mantenuto inalterate le sue caratteristiche: attrezzatura
bermudiana, chiglia lunga con zavorra mobile interna di semplici pietre e barre di ferro, vele in cotone, e
naturalmente senza motore. Con questa vetusta barca Paul correva da piu di vent’anni per tutti i Caraibi senza
aver mai pensato, anche pur minimamente, a dotarla di una qualsiasi moderna attrezzatura che gli avrebbe
permesso di navigare piu facilmente e con meno fatica.
Quando incontrai Paul e il suo Sprite of Rover, l’anziana barca denunciava chiaramente i lunghi anni di
navigazione e di vistosa carenza di manutenzione: diverse tavole di fasciame completamente imputridite
lasciavano intravedere la sua ossatura e l’informe ammasso della zavorra interna, sul ponte vele lacere,
tendalini stracciati, un affastellarsi di mille cianfrusaglie, ma ad un occhio attento non poteva sfuggire la semplice
ed efficace eleganza delle sue linee.
Non so bene per quale motivo, ma Paul m’aveva preso in simpatia, e sempre insisteva per invitarmi a bordo ad
assaggiare una bottarga confezionata da lui stesso.
Temendo sia la bottarga, sia l’ambiente odoroso della sua barca, con un motivo o con un altro ero sempre
riuscito a schivare l’invito, ma quando al cibo aggiunse che avrebbe voluto mostrarmi un prezioso cimelio
dell’antica pirateria non seppi rifiutare.
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Da bordo, seduto nel minuscolo pozzetto riparato da una stinta tenda, Sprite of Rover mi diede subito
un’impressione migliore che vista da terra, si capiva che il disordine era solo apparente, anche dovuto al fatto
che si trovava in cantiere per grandi lavori, e che in mare doveva essere ancora una barca potente ed efficiente.
Non bevo mai birra, e tanto meno calda, mi ero quindi portato una bottiglia di rum e due sigari cubani, cose che
furono molto gradite da Paul e m’aiutarono a far passare nel dimenticatoio la bottarga ed arrivare subito al punto
che piu m’interessava: il supposto cimelio piratesco.
Sceso sottocoperta, Paul emerse poco dopo dall’angusto tambuccio portando tra le mani, con religiosa
attenzione, un lungo astuccio di cuoio rinforzato da anelli di bronzo. Sedutosi di fronte a me e posatolo sulle
scarne ginocchia, ne sollevo il coperchio:
«Guarda, e molto antico, puoi anche prenderlo in mano, ma fai attenzione, sono molto legato a quest’oggetto! ».
All’interno dell’astuccio riposava, su di un letto di frusto velluto blu, uno splendido cannocchiale a telescopio,
quello che i francesi chiamano longuevue. L’ottone era tenuto perfettamente lucido e l’impugnatura in cuoio,
sebbene con diverse screpolature, era ancora in buone condizioni. Affascinato dalla bellezza, rarita e stato di
conservazione dell’oggetto, nonostante lo desiderassi, esitavo a toglierlo dalla sua custodia:
«Non aver timore, prendilo pure e prova anche a guardarci dentro, vedrai che e vero, non un’imitazione».
Presi con attenzione il cannocchiale tra le mani, lungo una quarantina di centimetri, era inaspettatamente
pesante; a differenza di quelli che avevo gia visto di produzione moderna, questo dava una forte sensazione di
solidita. Estraendolo s’apri senza nessuna forzatura e nella massima estensione misurava quasi un metro!
Stetti un poco a rigirarmelo tra le mani, non v’era alcun dubbio che non fosse di costruzione recente, tuttavia non
avrei saputo datarlo, ma era di certo molto vecchio. Mentre osservavo con visibile interesse il cannocchiale,
Paul, che ancora stava gustandosi il sigaro Romeo e Giulietta che gli avevo offerto, m’osservava con
espressione tra il divertito e il sornione:
«Prova a guardare quei pescherecci la in fondo, ma attento, non e facile puntarlo e mettere a fuoco, le prime
volte e meglio trovare un appoggio.»
Seguendo il suo consiglio, appoggiai il lungo cannocchiale alla balaustra che proteggeva la parte poppiera di
Sprite of Rover ed accostai l’occhio all’oculare. All’inizio vidi solo una vaga luminosita lattiginosa, ma
aggiustandone la lunghezza riuscii a mettere a fuoco la prua del peschereccio che parve come balzare verso di
me, invadendo completamente il campo visivo del cannocchiale.
La luminosita non era certo quella delle lenti odierne ed anche la stabilita lasciava molto a desiderare, ma
l’ingrandimento era considerevole; non potei fare a meno di pensare quanto dovesse essere difficile mantenere
inquadrato ed a fuoco un bersaglio, sull’instabile ponte di un veliero.
«Bello vero? Ma la cosa piu straordinaria e come ne venni in possesso.»
Chiusi il prezioso cannocchiale, con cura lo rimisi nella custodia e riaccendendo il sigaro, che nel frattempo s’era
spento, esortai il mio anfitrione a raccontarmi la sua storia:
«Versami ancora un poco di quell’ottimo Santiago Anejo, mettiti comodo, non interrompermi e alla fine mi dirai
se sono un pazzo o un fanfarone! ».
Riempii generosamente il bicchiere che Paul mi porgeva, me ne servii anch’io una buona razione e mi disposi
ad ascoltare la sua storia.
«Non ricordo con precisione la data... Sai, su certe cose la mia memoria inizia a perdere colpi, ma saranno stati
certamente piu di cinque anni fa, pero le circostanze in cui entrai in possesso del cannocchiale sono cosi vive
come fossero avvenute oggi stesso!
Da pochi giorni ero arrivato da Curacao a Ile de la Vache, una navigazione impegnativa di bolina larga, con forte
vento e tanta onda, ma erano condizioni che non potevano spaventare la mia vecchia caravella.
Avevo dato fondo a Port Morgan, una specie di laguna perfettamente chiusa e tranquilla, un posto incantevole.
La conosci?»
Non desiderando interrompere il racconto di Paul con inutili divagazioni, mi limitai ad annuire invitandolo con un
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gesto della mano a proseguire: «A quel tempo l’ancoraggio era ancora poco frequentato dalle barche da diporto,
a differenza di quanto m’hanno detto essere invece oggi. Sprite of Rover era l’unica barca in rada, non ero pero
completamente solo; mi facevano compagnia i tanti ragazzini che con ogni mezzo in grado di galleggiare
venivano in tutti i momenti sottobordo a chiedere qualcosa od anche solo per scambiare due chiacchiere. Vi era
anche un continuo andirivieni dei piccoli cutter caratteristici dell’isola, piu semplici ed essenziali,
ma simili alla mia barca. Da poco tempo, sul lato nordest della baia, era stato stato aperto un
moderno resort. Normalmente non sono posti che mi piacciano molto, ma i gestori francesi erano simpatici,
accoglienti e il pensiero di poter bere di tanto in tanto una birra gelata non mi dispiaceva per nulla!
A bordo tenevo una vecchia biografia romanzata di Henry Morgan: La santa rossa di John Steinbeck, che
conoscevo quasi a memoria tante volte l’avevo letta, e considerato il nome del luogo in cui mi trovavo,presi a
rileggerla.
Con la mia immaginazione cercavo di figurarmi il feroce corsaro che Steinbeck descrive come un inguaribile
romantico, che veniva a rifugiarsi in questo nascosto sorgitore, sebbene nel romanzo il momento culminante
dell’azione avvenga nella famosa presa di Panama e mai si parli di Port Morgan ad Haiti.
Il sole era ormai tramontato ed alla luce di una lampada a petrolio (non ho energia elettrica a bordo) proseguii
nella lettura. Ne ero talmente avvinto che sulle prime quasi non m’accorsi che qualcosa nella rada era cambiato.
Tutte le luci del resort s’erano spente, alla debole luminosita sparsa da una luna ancora non completamente
sorta potevo distinguere gli scuri contorni della baia, ma non vi era traccia delle costruzioni del resort, tutto
attorno era calato un immobile silenzio.
Pensai ad un guasto del generatore del resort e non mi preoccupai piu di tanto, la debole luce della mia
lampada era piu che sufficiente alla mia lettura.
Ad un tratto fui attratto da un leggero sciabordio sull’acqua immobile. Guardando nella direzione da cui
proveniva il rumore scorsi la sagoma scura di una lancia che stava doppiando la lingua che a ovest chiude la
laguna; dietro la bassa vegetazione si distinguevano appena tre alti alberi immobili, forse una grande barca che
era arrivata di notte e giustamente aveva preferito ancorarsi fuori ed attendere la luce del giorno per entrare.
Rimasi molto stupito nel vedere che la lancia diretta verso lo sbarcatoio di fronte alla punta era piuttosto grande
e montata da almeno sei vogatori; a poppa stava ritta in piedi una massiccia figura che sembrava portare in
capo un largo cappello piumato.
Ormai catturato dalla scena, avevo lasciato cadere il libro in pozzetto e sporgendomi sul bastingaggio cercavo di
seguire le insolite mosse dei nuovi arrivati. La lancia ando ad arenarsi con la prua sulla rena della spiaggia che
biancheggiava nelle semioscurita.
Sbarcarono tutti e subito li vidi addentrarsi nella foresta lasciando una persona vicino alla lancia, che mi parve
addirittura imbracciasse un corto fucile, ma in quei luoghi vedere persone armate non era improbabile, avrebbe
potuto benissimo essere uno dei vigilantes del resort.
Avrei voluto scendere a terra per vedere dove erano diretti, ma la pre- senza della guardia armata mi dissuase e
rimasi in silenziosa veglia a bordo.
Nel frattempo la luna era ormai alta e dopo circa un ora d’attesa potei prima udire e poi vedere il gruppo che
ritornava. La luce era sufficiente per scorgere che portavano con loro un oggetto grande e pesante; erano,
infatti, in quattro a reggerlo.
Chiudeva la marcia del piccolo corteo la stessa persona che prima avevo visto al timone della lancia. Quasi non
credevo ai miei occhi, ma potevo vedere bene che aveva il capo coperto da un cappello a larghe tese piumato
che gli oscurava completamente il volto, indossava una giubba dalle lunghe falde color scarlatto su cui
luccicavano vagamente deboli bagliori d’oro, calzava lunghi stivali flosci e dalla vita gli pendeva quella che
sembrava essere una spada!
Mi stavo dando dei pizzicotti per essere sicuro di non stare sognando, quando improvvisamente una grande
nube ando ad oscurare la luna e una raffica di vento venne a smuovere le prime calme acque della baia, un
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tuono rimbombo minaccioso e all’abbagliante luce dei lampi che s’erano scatenati nel cielo, ora nero come la
pece, vidi la lancia arrancare forsennatamente per doppiare la punta e raggiungere la misteriosa nave.
Il forte vento mi costrinse a correre a prua per controllare il mio ancoraggio, quando poco dopo il fortunale si
placo con la medesima insolita rapidita con cui s’era scatenato. Le luci del resort brillavano nuovamente nella
notte, in sottofondo s’udiva il sommesso ronzio del generatore, tutto era tornato calmo e tranquillo come prima,
pareva non fosse successo proprio nulla.
Iniziai a pensare d’aver bevuto eccessivamente e d’essermi troppo immerso nella lettura lasciandomi trasportare
dalla mia fantasia galoppante; non era accaduto proprio nulla, probabilmente m’ero assopito ed avevo sognato.
Mi lasciai scivolare sul ponte e questa volta sicuramente m’addormentai. Fu un sonno breve ed agitato. Alle
prime luci dell’alba ero perfetta- mente sveglio e ben deciso a sbarcare per verificare se avessi sognato; volevo
farlo prima che i pescatori del vicino villaggio uscissero per prendere le loro barche tirate in secco sulla spiaggia.
Sbarcai dove avevo visto la lancia prendere terra poche ore prima. Sull’arenile vi era l’inequivocabile solco
lasciato dalla chiglia di una pesante barca. Tutto attorno diverse impronte ed altre tracce indicavano che un
oggetto pesante era stato trascinato sulla spiaggia, tutto un pesticcio di piedi, nudi e calzati si perdeva verso la
foresta!
Agitatissimo, iniziai a seguire quelle tracce che potevo individuare anche nei tanti rami spezzati da poco; persi
alcune volte l’orientamento, ma in circa un’ora di cammino arrivai ad una radura dove le tracce si ferma- vano
vicino ad una fossa scavata di recente.
Il cuore mi balzo in gola, era tutto vero! Avevo visto un gruppo di corsari o di pirati che erano venuti qui a
riprendere il loro il tesoro!
Pensai subito che forse, nella fretta, potevano averne dimenticato una parte e mi precipitai nella fossa. Il cuore
parve balzarmi in gola quando scorsi sul fondo, coperto da un poco di terriccio, qualcosa di lungo e scuro.
Febbrilmente lo liberai dal sottile strato di terra che ancora lo ricopriva e mi trovai tra le mani l’oggetto che ora ti
ho mostrato.
Non era certo un prezioso tesoro, ma un bellissimo cimelio che per di piu mi confermava d’aver assistito
veramente a tutta la scena!»
Terminato cosi il suo fantasioso racconto, Paul si servi da solo un’altra generosa razione di rum.
«Allora, cosa ne pensi...».
Con tranquillita gli risposi che sapeva raccontare molto bene delle sto- rie fantasiose ed avvincenti, avrebbe
potuto scriverle e pubblicarle!
Per quanto riguardava il bellissimo cannocchiale, che sicuramente aveva qualche centinaio d’anni, poteva
benissimo averlo acquistato per pochi soldi da qualche rigattiere che non ne aveva ben compreso il valore.
Paul mi sorrise benevolo e senza scomporsi prese in mano il cannocchiale:
«Guarda bene cosa e inciso sull’anello dell’oculare...».
Guardai a mia volta con attenzione. La scritta era poco visibile ma ancora perfettamente leggibile; in caratteri
eleganti e svolazzanti si poteva leggere: Sir Henry Morgan...
Luigi Ottogalli