speciale OBESITà

Transcript

speciale OBESITà
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3. SE NE PARLA
Anno VIII Numero 6
Novembre-Dicembre 2012
Direttore responsabile
Ismaele Passoni
Consulente editoriale
Sergio Meda
4. Segnali
Atralgie, influenza, raffreddore
6. Conoscere la sanità
Comitato etico
Coordinamento redazionale
Hand&Made Milano
Collaboratori
Claudio Buono, Laura Camanzi,
Enrico Maria Corno,
Federico Meda, Stefano Nobili,
Federico Poli, Gianni Poli,
Francesco Rizzo
Immagine di copertina
Corbis
Immagini
iStock, 123
Progetto grafico
Roberto Magrini
8. Società
Telethon
10. Fai da te intelligente
Depressione stagionale
12. Domande
Risponde l’infettivologo
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17. In vetrina
Grafica e impaginazione
Hand&Made Milano
Marketing e pubblicità
Fabio Fedele
Ilaria Tandoi
Editore
FederFARMA.Co Spa, Milano
www.federfarmaco.it
Redazione
via Boscovich 61, 20124 Milano
Tel. 02.2022941 Fax 02.29513121
[email protected]
Reg. Trib. di Milano n° 654 - 13/10/1999
Finito di stampare
nel mese di ottobre 2012
da Artigrafiche Boccia - Salerno
I diritti di riproduzione delle immagini
sono stati assolti in via preventiva.
In caso di illustrazioni i cui autori non
risultano reperibili, l’Editore onorerà
l’impegno a posteriori.
19. SPECIALE obesità
20.Indiziati i genitori
a colloquio con il pediatra Manuel Castello
24. Nuoto e bici, con giudizio
a colloquio con il medico dello sport Marcello Faina
26.Malattie correlate al peso
a colloquio con il nutrizionista Giovanni Seveso
32.Il rieducatore alimentare
34.Terapia farmacologica (e chirurgica)
37. Ambientiamoci
38. Per chi ha figli
40. Quante zampe
42. Svagarsi
44. Ricette
46. Letture salutari
47. Videoteca
48. Prossimo numero
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PROBLEMA VERO
L’OBESITÀ
p
roblema vero, l’eccesso
di peso e l’obesità, per
quanto porta con sé, in termini di patologie e di vari disagi,
di tipo sociale ed economico,
a carico del singolo e della
collettività. In particolare allarma l’aumento dell’obesità
infantile, diventata nel mondo occidentale un’autentica
piaga che coglie 36 bambini
su 100. Nel Dossier abbiamo cercato di individuare le
responsabilità, con l’aiuto di
pediatri, nutrizionisti, educatori perché nel sovrappeso e
nell’obesità il fattore genetico
incide solo in minima parte.
I maggiori imputati risultano
la ridotta attività fisica che si
accompagna alle cattive abitudini alimentari. Tutto chiama in causa in primo luogo
i genitori, poi la scuola e le
istituzioni pubbliche che non
mettono a disposizione luoghi protetti (e gratuiti) dove
muoversi e fare sport.
Qualcosa, peraltro, si sta attivando: sulla spinta della
fondazione “Let’s Move” di
Michelle Obama è appena
nata la Fondazione italiana
per la Lotta all’Obesità infantile, che si muove intelligentemente per creare motivazioni
e divertimento, non solo il
ridotto consumo di merendine e di giochi col computer.
In proposito, un rieducatore alimentare smonta i falsi
miti, riabilitando la pasta e
la frutta secca, inutilmente
indiziate di nocività. L’attività
fisica, abbinata alla riduzione (in quantità e qualità) del
cibo, va comunque tarata sul
singolo soggetto obeso, anche perché chi è sovrappeso
deve tutelare le articolazioni,
già ipersollecitate.
Raffreddore e influenze
sono i guai, inevitabili, di
stagione. Li abbiamo esaminati nella logica dei sintomi
che li propongono, attenti
a non fare confusione. La
solita messe di quesiti ha
investito l’infettivologo, che
li ha evasi con puntualità.
Un chiarimento sulle nuove
normative in rapporto alle
ricette, come cambiano le
abitudini dei prescrittori, dei
medici. Sotto esame anche
la depressione stagionale,
affrontata in compagnia di
una psicoterapeuta. E poi
siamo andati a investigare
lo stile di vita basato sul rallentamento e la semplicità.
Ai bambini e i loro giochi (riusciti) in cucina, è dedicato
il bel servizio nella rubrica
Per chi ha figli.
Dicembre è il mese di Telethon, maratona televisiva di
cui vi raccontiamo la genesi
e i grandi risultati a favore
della ricerca. Dicembre è
anche il mese delle festività, che impongono i nostri
auguri anticipati.
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sintomi
il raffreddore
di Stefano Nobili, Medico di Medicina generale - Milano
G
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iulia, 35 anni va dal suo
medico dicendo: «Dottore, ho male alle ossa, il naso
chiuso, mal di gola, la tosse e
ho anche la febbre alta; che
devo fare?».
Questa è la domanda più frequente nelle settimane tardoautunnali e invernali, quando
scoppia l’epidemia influenzale.
Le indicazioni non sono molte,
se non stare a riposo (quando
possibile) non uscire di casa,
prendere qualche antipiretico
per abbassare la febbre e farsi
passare i “dolori alle ossa”.
che cos’è?
Il raffreddore è un’infezione delle vie aeree superiori
(naso e gola) di origine virale.
Nel linguaggio di tutti i giorni
raffreddore e influenza sono
spesso confusi, ma il raffred-
dore ha connotazione precisa, perchè interessa solo la
zona rino-faringea. È la causa
più frequente di consulto medico in Italia: il 40-50% della
popolazione ne è affetta ogni
anno. I più colpiti sono gli
studenti, che sviluppano da
6 a 10 episodi e più l’anno e
le donne tra i 20 e i 30 anni,
per il maggior contatto con i
bimbi. Ha di norma tre picchi stagionali, con una mag-
gior incidenza in autunno e
inverno. Esistono più di 200
virus alla base del raffreddore, i più frequenti sono: Rhinovirus, Coronavirus, virus
Respiratorio Sinciziale, virus
Parainfluenzali e Adenovirus;
la loro varietà rende impossibile, sinora, lo sviluppo di un
vaccino preventivo.
Sintomi
Si presentano a un paio di
giorni dal contagio virale e
comprendono: mal di gola,
naso chiuso, muco nasale liquido o denso, bianco o
giallastro e starnuti. Gli occhi
si fanno pesanti, si avverte
dolore alla mascella e mal di
testa. La tosse non è molto
frequente, ma se appare può
persistere anche per alcune
settimane; lo stesso per la
febbre, che può arrivare fino
ai 38°. La degenza va dai
due ai quattordici giorni, ma
se sottovalutato può portare
a infezioni batteriche, otiti
medie, bronchiti e polmoniti,
per cui è obbligatorio rivolgersi al medico.
Come si
trasmette
Il contagio avviene attraverso piccole particelle d’acqua
espulse con tosse e starnuti,
chiamate goccioline di Flugge. Il contatto diretto della
pelle con superfici ambientali come telefono, corrimano
di scale mobili o banconote,
è un altro efficace mezzo di
trasmissione, essendo queste letteralmente ricoperte di
microrganismi. Inoltre stress
e forme allergiche abbassano
notevolmente le difese immunitarie, aumentando le probabilità di contrarre il virus.
Come
prevenire
Le mani sono tra i più frequenti veicoli di trasmissione
del raffreddore, le norme preventive sono quindi semplici
ma tassative: non toccarsi
occhi e naso con le mani se
non dopo averle ben lavate
ed evitare i contatti con soggetti che presentano i classici sintomi. La buona educazione può essere anche qui
d’aiuto: coprire lo starnuto o
il colpo di tosse con la mano,
o usare un fazzoletto eviterà
il disperdersi dei germi. Tali
gesti sono sottovalutati, ma
rappresentano gli interventi
riconosciuti dall’Organizzazione mondiale della Sanità
(Oms) come i più efficaci per
il controllo della diffusione
delle infezioni, anche negli
ospedali.
tosse che non si autolimita.
Lo stesso vale per ghiandole
ingrossate, mal d’orecchio,
sinusite, se il muco nasale
diventa di colore verde giallastro e se tossendo si notano strie ematiche.
ZOOM
influenza
È una malattia stagionale che interessa
tutta la popolazione, dai bambini, agli
adulti, fino agli anziani. I pazienti sono
allarmati, nonostante abbiano già vissuto
negli anni precedenti tale situazione, perchè
tende a manifestarsi in modo differente.
Si deve assumere lo stesso atteggiamento
preventivo consigliato per il raffreddore:
le buone norme igieniche, infatti,
permettono di evitare il contagio. A
differenza del raffreddore, per l’influenza
è previsto il vaccino: uno strumento
semplice, efficace e certo per evitare di
ammalarsi e per prevenire complicanze.
Secondo l’Organizzazione mondiale della
Sanità si può parlare di influenza quando
la febbre è a esordio brusco e al di sopra
i 38.5°, con dolori muscolari e articolari,
tosse e mal di gola. Il quadro deve essere
comunque confermato dal medico curante.
I sintomi durano alcuni giorni e sono spesso
accompagnati da inappetenza, a cui va
dato ascolto: non è importante sforzarsi
nel mangiare, ma quanto più nel bere, per
mantenersi idratati.
Autocura
È una patologia per la quale il paziente si autocura,
perchè ha una storia clinica
conosciuta, ma è sempre
utile un consulto medico,
soprattutto in presenza di
febbre alta per più giorni e
NEL PROSSIMO
NUMERO SPAZIO
Ai linfonodi
SE AVETE QUALCHE QUESITO
DA PORRE A STEFANO NOBILI
INOLTRATELO ALLA CASELLA DI
POSTA: [email protected]
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quesiti
ricette: REGOLE NUOVE
di Stefano Nobili, Medico di Medicina generale, Milano
Tornati dalle vacanze ho sentito che sono cambiate le modalità di prescrizione dei
farmaci da parte dei medici di famiglia. Potete spiegarmi in che cosa consistono
questi cambiamenti? Chi viene coinvolto dal provvedimento?
Giovanna. Torino
l
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a legge dell’agosto 2012
entra nell’ambito della
cosiddetta spending review
(revisione dei costi) l’analisi
dei capitoli di spesa, proprio per individuare le voci
passibili di taglio, a evitare inefficienze e sprechi di
denaro grazie a un maggior
controllo della spesa pubblica. In ambito farmaceutico
la nuova normativa - 11bis
art.15, della legge 135/2012
- evidenzia l’esigenza di indicare, nelle ricette a carico
del Sistema sanitario nazionale (la ricetta rossa, per
intenderci), il principio attivo
di un farmaco, o nome farmacologico, nel caso ne esista un equivalente generico.
Per essere più chiari: acido
acetilsalicilico è il nome del
principio attivo, conosciuto
comunemente come Aspirina®. Va specificato che le
nuove norme si rivolgono ai
pazienti curati per la prima
volta, per una patologia cronica e per un nuovo episodio cronico o acuto, quando
siano disponibili più medicinali equivalenti o generici. Di
conseguenza, per pazienti
già in cura, la situazione resta immutata, si prosegue
con la terapia già prescritta.
LE NUOVE
DISPOSIZIONI
Cerchiamo di fare un po’ più
di chiarezza, spiegando ciò
che la legge dispone, attraverso le indicazioni della Federazione italiana Medici di
Medicina generale (Fimmg),
la più grande associazione di
medici di famiglia, presente
in Italia con 27.000 iscritti su
un totale di 46.000 dottori.
Paziente con patologia cronica o non cronica, già in
cura: un buon esempio è un
paziente con pressione alta
(malattia cronica), già in trattamento con il farmaco XY.
In tal caso nulla è cambiato,
per cui il medico potrà redigere una ricetta rossa del
Ssn uguale a quella precedente. Nulla vieta, tuttavia,
che anche a questo paziente
sia prescritta la terapia indicando accanto, sulla ricetta,
il principio attivo.
Paziente con patologia cronica che il medico cura “per
la prima volta”: deve essere
prescritta la terapia indicando il principio attivo. Il medico ha sempre la possibilità
di dare la denominazione
di uno specifico medicinale, sia esso cosiddetto di
marca - branded - sia esso
un equivalente o generico.
Il farmacista, in entrambi
i casi, consegnerà al paziente il farmaco generico,
al prezzo più basso, contenente quel principio attivo, a
meno che non sia l’assistito
a richiederne un altro, anche
se più costoso. Se il medico
vuole prescrivere il farmaco
branded e non vuole che il
farmacista lo sostituisca con
un equivalente, dovrà apporre sulla ricetta la dicitura “non sostituibile”, dando
come spiegazione “motivi
clinici” (M.C.).
Paziente affetto da “nuovo
episodio di patologia non
cronica, ma acuta”: il medico d’ora in poi sarà sempre
tenuto a indicare il nome del
farmaco di marca - un buon
esempio può essere la prescrizione in caso di faringotonsillite batterica (le tonsille ingrossate con le famose
“placche”) affinché la scelta
del prodotto sia vincolante
per il farmacista, ovvero questi non possa procedere alla
sostituzione con un farmaco
equivalente o generico. Il
prescrittore dovrà apporre
la dicitura “non sostituibile”,
motivandola con Look-Alike/
Sound-Alike (abbreviati in
L.A.S.A). La dicitura esplicita il parere del medico
che non ritiene opportuna
la sostituzione del farmaco
indicato perché il provvedimento potrebbe confondere il paziente, a causa della
somiglianza della confezio-
«Le nuove
disposizioni
riguardano i
pazienti curati
per la prima
volta, per una
patologia cronica
e per un nuovo
episodio cronico
o acuto, quando
siano disponibili
più medicinali
equivalenti
o generici»
ne con quella del generico
(look-alike) o perché il nome
del farmaco generico suona
simile (sound-alike) a quello
del farmaco “di marca” prescritto.
in conclusione
In buona sostanza, il ruolo
del farmacista quindi non
vede grandi mutamenti, in
quanto già prima aveva l’obbligo d’informare il paziente
qualora fosse presente sul
mercato un farmaco generico, meno costoso e con
lo stesso principio attivo di
quello di marca.
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Telethon 14-16 dicembre
la MARATONA BENEFICA
di Federico Poli
l’
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avventura di Telethon
inizia nel 1990 dall’incontro dell’Unione italiana
lotta alla Distrofia muscolare
(Uildm) e Susanna Agnelli e si concentra da subito
sulla malattia e, in seguito,
sulle disfunzioni di tipo genetico. L’intento è aiutare
la ricerca, dato che i fondi
pubblici sono spesso sottoposti a tagli e non riescono
a soddisfare le necessità dei
malati. Alla base dell’attività
della Fondazione Telethon
c’è la maratona televisiva,
una tre giorni in partnership
con la Rai lanciata da passaggi in diverse trasmissioni
nei giorni precedenti. Telethon andrà in scena dal 14
al 16 dicembre ma già durante le Olimpiadi, grazie al
Presidente Napolitano e agli
atleti delle varie nazionali, si
è cominciato a parlare della
prossima edizione. Questa
attività di avvicinamento è
molto importante perché nel
2011, per la prima volta nella storia di Telethon, non si
è battuto il record dell’anno
precedente e il numeratore si
è fermato a quota 30 milioni, rispetto ai 32 di 12 mesi
prima. Risultati, in tempo di
crisi, comunque eccezionali, ma gli obiettivi devono e
possono sempre essere migliorati.
I soldi raccolti con le maratone, ma anche con altri sistemi di found raising durante tutto l’anno (mediamente,
per ogni euro donato, il 77%
raggiunge la ricerca) vedono il sostegno a una serie di
attività selezionate e super-
DIMENSIONE INTERNAZIONALE
L’esempio più noto è il primato mondiale conquistato nel campo della
terapia genica dall’équipe di ricercatori e di clinici che operano presso
l’istituto San Raffaele-Telethon per la Terapia Genica (TIGET) uno dei
fiori all’occhiello della nostra comunità scientifica. Alle porte di Milano
è stata infatti realizzata la prima terapia genica di successo per una
grave immunodeficienza congenita (ADA-SCID), facendo del TIGET un
centro di riferimento mondiale per il trattamento di questa malattia. Il
successo del protocollo non solo ha portato alla cura di 14 bambini - di
cui solo uno italiano - ma ha costretto équipe di altri centri clinici ad
adeguare i propri standard di cura ispirandosi all’istituto Telethon.
Molto attivo anche il Tigem di Napoli che, negli anni, ha partecipato a
uno studio clinico di successo per la terapia genica di una retinopatia
congenita presso il Children’s Hospital di Philadelphia e all’apertura
di un laboratorio Telethon presso il Jan and Dan Duncan Neurological
Research Institute del Texas Children’s Hospital di Houston.
Telethon e Uildm:
un legame
ultraventennale
che tiene in piedi
la ricerca italiana
(e non solo)
visionate da una Commissione medico-scientifica indipendente e internazionale. A
questo lavoro, forse il più delicato della filiera, si aggiunge
l’impegno per diffondere il
verbo, affinché i donatori siano a conoscenza delle varie
attività, dove finiscono i soldi e quali sono i risultati, di
anno in anno. La ricerca non
è solo malattia: sono diversi
i programmi di sviluppo di
nuovi ausili e soluzioni per favorire l’autonomia delle persone con disabilità motorie.
impegnati nello studio delle
miopie ereditarie; nuove strategie terapeutiche per l’atrofia muscolare spinale e bulbare (malattia di Kennedy);
malattie da accumulo lisosomiale (patologie metaboliche
che interessano le ossa); sindrome neurologica di Cornelia De Lange. A latere, sono
stati confermati i rinnovi dei
finanziamenti a due membri
storici dell’Istituto Dulbecco,
Luca Scorrano (malattie mitocondriali) e Lorenzo Puri
(distrofia muscolare di Duchenne).
Quota
44 progetti
Se il raccolto nel 2011 è stato inferiore al 2010, non si
può dire la stessa cosa dei
progetti finanziati, passati
da 39 a 44 (il 17% di quelli presentati), molti dei quali
multicentrici, ovvero svolti da
più gruppi in sinergia sull’intero territorio nazionale. Inoltre, sempre grazie ai fondi
raccolti, prendono il via altre
quattro “carriere” del programma Telethon Dulbecco
(Premio Nobel in medicina nel 1975) che da ormai
13 anni consente a giovani
scienziati di avviare un gruppo di lavoro indipendente.
A ogni ricercatore saranno
corrisposti 517mila euro l’anno per cinque anni. Sono tre
italiani (Ester Zito, Maria Pennuto e Carmine Settembre)
e un giapponese (Shimako
Kawauchi), rispettivamente
I numeri
di Telethon
354 milioni di euro investiti
nei progetti
1469 ricercatori finanziati
2375 progetti a firma Telethon
459 malattie finanziate
8494 articoli scientifici pubblicati
Per maggiori informazioni:
www.telethon.it
www.uildm.org
9
automedicazione
depressione
stagionale
di Claudio Buono
in collaborazione con Alice Parri, Psicologa e Psicoterapeuta a Siena
S
AD non è solo la traduzione inglese della parola
“triste”, ma è anche l’acronimo di Seasonal Affective Disorder, ovvero la depressione
stagionale. In Europa si stima
che ne sia colpito il 9% della
popolazione, di cui l’80% sono
donne. Riconoscere e affrontare questo disturbo in modo
tempestivo è importante per
poter dare una risposta rapida alla sua soluzione. La SAD
insorge soprattutto con l’arrivo
dell’autunno e dell’inverno, i
pazienti con questo disturbo
presentano stanchezza diffusa, sono facilmente irritabili,
meno allegri e asociali. Molto
spesso seguono disturbi psicosomatici, calo del desiderio
sessuale e apatia verso le attività normalmente svolte. Prima di poter ipotizzare questa
diagnosi è necessario che i
sintomi si presentino per almeno due anni, con le stesse
tempistiche e che minino alla
qualità della vita.
cause e
soluzioni
10
Le cause della SAD possono
essere molteplici, ma un ruolo
importante lo gioca di sicuro
la luce solare. I raggi del sole,
infatti, aiutano a secernere
melatonina, seretonina e ossigeno, le sostanze che rispettivamente regolano il circolo
sonno-veglia, l’umore e il funzionamento cellulare. Con l’avvento della stagione invernale,
e la conseguente dimunuzione
di esposizione ai raggi solari,
si ha una rispettiva riduzione
di questi elementi, con ripercussioni evidenti sulla nostra
salute. Ci sono diversi approcci per affrontare la SAD, la cui
efficacia è maggiore se utilizzati in modo integrato. Il primo
è la psicoterapia: consente di
trovare strategie personalizzate per affrontare il problema.
Ogni paziente, infatti, è diverso e manifesta questi sintomi
in modo differente. È utile non
solo per far scomparire i sintomi, ma anche per prevenirne
altri, come disturbi dell’umore,
somatici e ansia. Attraverso l’aiuto del terapeuta si possono
apprendere modi “sani” per
gestire lo stress e conoscere
il proprio corpo, riducendo il
rischio di ricadute.
fototerapia
Un altro trattamento molto
efficace è la fototerapia, che
si basa sull’esposizione del
paziente a particolari lampade, con caratteristiche fisiche
analoghe a quelle della luce
solare. Ogni seduta dura circa
un’ora, i miglioramenti si hanno già dopo una settimana,
ma perchè il processo terapeutico sia completo e duraturo si consiglia un ciclo di 2-3
settimane. L’azione della luce
aumenta la produzione di serotonina e favorisce l’azione
dei farmaci antidepressivi. Per
prevenire gli sbalzi d’umore e
migliorare il ritmo sonno-veglia
la fitoterapia è di grande aiuto.
Questa pratica prevede l’u-
ZOOM
BUONE ABITUDINI
Se vi riconoscete nei sintomi della SAD,
o semplicemente volete prevenire un
eventuale malessere, provate a seguire
questi consigli:
• Aumentate l’esposizione alla luce,
preferibilmente in modo regolare;
• Alimentatevi in modo adeguato,
seguendo una dieta leggera ed
equilibrata, come quella dieta
mediterranea che contiene sostanze
preziose per il nostro organismo:
(vitamine, sali minerali e omega 3);
tilizzo di piante o estratti per
la cura delle malattie o per il
mantenimento del benessere.
Melissa, ginseng, valeriana,
iperico e timo sono le maggiormente utilizzate a questo
scopo. Qualora i sintomi della
depressione stagionale siano
particolarmente invadenti e
duraturi, possono essere utilizzati dei farmaci antidepressivi, ma solo sotto prescrizione
e controllo medico. È sempre
bene ricordare che la loro efficacia risulta maggiore se a
supporto di altre terapie.
Affinchè la depressione non vi
attanagli di ritorno dal lavoro,
vivere in un ambiente sano e
curato vi potrà essere di conforto, soprattutto nelle giornate
di brutto tempo. E ricordatevi
che la stagione fredda può
avere anche i suoi pregi: i colori dell’autunno, il sapore delle
castagne e il tempo trascorso
davanti al fuoco di un camino
sono tutti momenti preziosi
per il nostro benessere, basta
saperli cogliere.
• Regolarizzate il sonno: andate a letto
e svegliatevi sempre alla stessa
ora, concedendovi 7-8 ore di riposo,
evitando di assumere bevande
eccitanti o alcoliche;
• Fate regolarmente dell’attività
fisica: aiuta il rilascio di endorfine,
gli “antidepressivi” del nostro
organismo;
• Per combattere la stanchezza
è buona norma inserire
nell’alimentazione il magnesio,
essenziale per il buon funzionamento
dei muscoli e del cervello.
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PAROLA ALL’ESPERTO
RISPONDE
l’infettivologo
Donna, 20 anni
Lavoro come assistente alla
poltrona presso uno studio
dentistico. Di recente mi
sono punta con uno strumento odontoiatrico appuntito. Per precauzione, ho
fatto uscire subito il sangue
dalla ferita che poi ho disinfettato con acqua ossigenata. Però mi è rimasto un
dubbio: quante probabilità
ci sono di aver contratto un
virus dell’epatite o, peggio
ancora, l’HIV?
Data la sua giovane età,
presumo che abbia già
praticato la vaccinazione
per l’epatite B. Per quanto
riguarda HCV (epatite C)
e HIV, il contagio è molto
poco probabile. Ma se vuole essere più tranquilla, esegua la routine di esami che
le prescriverà il suo medico
di fiducia.
Uomo, 43 anni
Ho letto che gli abiti lavati a
secco sono dannosi per la
salute. Ma è proprio vero?
12
Anche se è provato che il
percloroetilene, un solvente
usato spesso nei lavaggi a
secco, ha un effetto cancerogeno sugli animali, non
è ancora stato dimostrato
al 100% che anche gli uomini corrano il medesimo
rischio. Ricerche sono attualmente in corso: nel frattempo, conviene adottare
un atteggiamento prudente.
Quando si avverte quel tipico odore pungente, simile a
quello del cloroformio, conviene lasciare i vestiti stesi
all’aperto per qualche ora,
prima di indossarli o di riporli nell’armadio.
Donna, 40 anni
Ho un gatto che vive prevalentemente in casa e
che ogni tanto va soggetto
ad episodi di vomito. Ultimamente, mentre ripulivo
il pavimento, ho avuto un
contatto accidentale con
il materiale rigettato dalla
bestiola. Vorrei chiederle
se incidenti di questo tipo
possono trasmettere qualche patologia animale a noi
umani.
La principale patologia infettiva che può essere trasmessa dai gatti è la toxoplasmosi, che comunque è
un’infezione molto diffusa
nell’uomo e che non ha nessun rischio particolare (con
l’eccezione della donna in
gravidanza). Per il resto,
nessuna preoccupazione.
Uomo, 53 anni
Viaggio spesso per lavoro e
a volte mi capita di usufruire delle toilette di aeroporti e
stazioni. Ma, a parte lavarsi
le mani una volta usati i servizi, cosa si può fare per non
rischiare qualche infezione?
Considerato che le parti più
a rischio sono quelle toccate da centinaia di mani
sporche, per proteggersi
conviene tenere una salvietta di carta tra le dita quando si chiudono i rubinetti
e si afferra la maniglia per
uscire dal bagno.
Donna, 60 anni
In vista della stagione fredda, qual è il momento migliore per sottoporsi al vaccino antinfluenzale? E che
cosa succede se si fa prima?
Per quanto riguarda il periodo entro cui sottoporsi al
vaccino, va da metà ottobre
a fine novembre. Farlo prima
sarebbe controproducente,
dato che la sua efficacia si
riduce in 5-6 mesi e quindi,
in caso di epidemie tardive,
ci si ritroverebbe scoperti di
fronte all’attacco del virus.
durante il mio soggiorno in
quei luoghi, dove spesso l’igiene lascia a desiderare?
Uomo, 28 anni
Ho sentito dire che prolungare troppo la sosta in sauna
o bagno turco può vanificare
gli effetti benefici di questi
trattamenti. In che senso?
Probabilmente perché si
corre il rischio di disidratarsi, il che rende più vulnerabili alle malattie. In saune
e bagni turchi non bisogna
passare più di 20 minuti
in totale, evitando di sottoporsi al trattamento più di
3 volte la settimana. Inoltre, è importante ricordarsi
di bere un paio di bicchieri
d’acqua, prima di entrare e
dopo esserne usciti.
Donna 30 anni
Sono appena tornata da
una vacanza in estremo
oriente. Secondo lei, dovrei
far disinfettare in lavanderia
gli abiti che ho indossato
Non è necessario portarli in
lavanderia. Per fare piazza
pulita dei germi basta lavarli
a vapore. Il dipartimento di
Virologia dell’Università di
Milano ha scoperto che questa funzione, presente tra
l’altro nelle lavatrici di ultima
generazione, è la più efficace per eliminare funghi, microbi, allergeni e batteri che
si annidano nei tessuti. Oltretutto è anche economica,
perché funziona già a basse
temperature (30°) senza bisogno di detersivo.
Uomo, 45 anni
Nei bagni della mia azienda hanno installato alcuni
asciugatori ad aria calda,
al posto dei classici rotoli
asciugamano. I miei colleghi ritengono che siano più
igienici. È davvero così?
Sì, ma a condizione che si
sfrutti fino in fondo la loro
azione. Se invece ci si allontana con le mani ancora
umide, batteri e virus passeranno più facilmente dalla
prossima superficie sporca
che si tocca, alla pelle.
Uomo, 52 anni
fabrizio
pregliasco
Specialista in Igiene, Medicina preventiva e Tossicologia.
Ricercatore del dipartimento di
Scienze biomediche per la salute,
Università degli Studi di Milano.
Soffro di herpes ricorrente. Il
medico mi ha spiegato che
il virus si annida nei gangli
nervosi e approfitta di ogni
piccola riduzione della difese immunitarie per uscire
allo scoperto. Ma se è que-
NEL PROSSIMO
NUMERO l’andrologo
INOLTRATE I VOSTRI QUESITI
ALLA CASELLA DI POSTA
[email protected]
LI GIREREMO AI NOSTRI ESPERTI
sto il problema, non esiste
la possibilità di rinforzare
il mio sistema immunitario
una volta per tutte?
Purtroppo, per ora, non
esistono terapie preventive
che migliorano la risposta
immunitaria. Ad ogni modo,
può provare ad assumere
alimenti probiotici (yogurt in
primis) che contengono lattobacilli e bifidobatteri simili
a quelli del nostro intestino.
Vari studi mostrano che i
probiotici sono in grado di
modulare il rilascio di citochine antinfiammatorie, efficaci anche contro i disturbi
dermatologici.
Donna, 39 anni
Vorrei sapere se una persona che ha già contratto
la varicella in età pediatrica, può essere contagiata
da herpes zoster se viene a
contatto con un soggetto a
sua volta malato di varicella.
Chi ha contratto la varicella
manterrà negli anni il virus in
alcune sedi del corpo, i cosiddetti “santuari”. In caso
di immunodepressione, la
malattia può risvegliarsi sotto forma di zoster, a prescindere da un ulteriore contagio
che invece risveglierebbe le
difese immunitarie.
13
VALENTINA GAMBINO
Laureata in Scienze Biologiche
“Valentina studia i meccanismi molecolari che controllano
l’invecchiamento e che possono predisporre al tumore.
Il suo è uno dei tanti progetti scientifici in cui crediamo e
che abbiamo scelto di sostenere.”
Umberto Veronesi
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17
18
Testi a cura di
Claudio Buono, Sergio Meda, Vittoria Pietropoli, Federico Poli
OBESITà
disordine alimentare
o fattore ereditario?
parola al pediatra
indiziati
i genitori
Senza colpevolizzare nessuno, chi dovrebbe curarsi del peso dei bambini lo fa poco
e male. Oltre alla famiglia, imputata è la
scuola e, più in generale, la sedentarietà dei
piccoli. Ma qualche segnale positivo arriva
dalle regioni del Sud dove sovrappeso e obesità regrediscono. Ce lo racconta Manuel Castello, un pediatra di grande reputazione.
I
20
l non invidiabile primato di soggetti sovrappeso e obesi è detenuto da due Paesi del Golfo, due Emirati: Kuwait e Qatar
superano da un paio d’anni gli Stati Uniti,
che qualcosa devono - un bel grazie, perlomeno - a Michelle Obama, la moglie del
Presidente che ha sposato con la sua Fondazione Let’s Move (muoviamoci) la lotta intelligente all’obesità e al sovrappeso infantile,
reputata una delle principali piaghe degli
States. Alcuni Paesi adottano provvedimenti giudicati crudeli: in Scozia lo scorso anno
una sentenza ha tolto bambini “oversize”
a quattro coppie di genitori inadeguati. In
Italia non siamo esenti da critiche, un bambino ogni sei è eccessivamente grasso. In
Campania, Puglia, Sicilia la percentuale dei
sovrappeso è addirittura del 23%.
L’Organizzazione mondiale della Sanità
(Oms) stima in 1,5 miliardi gli adulti (sopra
20 anni) in sovrappeso. Di questi, gli obesi
sono un terzo, 200 milioni di uomini e circa
300 milioni di donne. La condizione di eccesso di peso è stimata come quinto fattore
di mortalità, a livello mondiale. Ogni anno
muoiono, per le patologie che si legano
al sovrappeso, circa 2,8 milioni di adulti.
Quanto all’obesità infantile, i dati del 2010
riferiscono di 43 milioni di bambini sotto i
5 anni. Sul tema ci siamo confrontati con il
professor Manuel Castello, Ordinario di Pediatria, Direttore del Dipartimento e della
definizione
di obesità
È obesa una persona il cui peso supera del 20-25%
quello ideale in rapporto ai suoi dati antropometrici
o la cui percentuale di grasso corporeo supera il
peso ideale: nell'uomo del 25%, nelle donne del 35%.
L’obesità si definisce lieve se l’eccesso di peso è del
20-40%, media se va dal 41 al 99% e grave quando
va oltre il doppio del peso ideale.
Cause
L’obesità è una patologia scatenata da fattori
genetici (in minima parte), influenze ambientali e
fattori sociali (in gran parte). Si lega al benessere
della civiltà occidentale, ma ugualmente alla cattiva
alimentazione (cibi spazzatura) dei Paesi poveri.
L’obesità si correla a uno sbilancio energetico molto
evidente. Le calorie ingerite con il cibo superano
di gran lunga quelle spese nell’arco della giornata.
Questo surplus di energie inutilizzate diventa
grasso che si deposita negli adipociti, le cellule che
fanno il tessuto adiposo, una sorta di magazzino
di riserve energetiche. L’obesità viene quindi da
iperalimentazione ma anche da ridotta attività
fisica (ipoattività), quindi da scorrette abitudini
(stili di vita sbagliati). L’uso costante di ascensori,
automobili, tutti gli strumenti che portano comodità
nella nostra vita, possono compromettere la salute.
Indice di massa
corporea
È un indice, valido per gli adulti, che mette
insieme peso e altezza. Classifica il peso:
inferiore al normale (sottopeso mite magrezza
moderata, magrezza grave), normopeso,
soprappeso e obesità. Il principio su cui si basa
è il seguente: il peso in chilogrammi diviso per il
quadrato dell’altezza (espressa in metri).
Ad esempio, un adulto che pesa 70 kg ed è alto
1.75 m, avrà un BMI pari a 22.85
[BMI: 70 (peso) / 3.0625 (1.75 x 1.75) = 22.85]
Confrontate il vostro risultato con la tabella
sottostante:
BMI
< 19
IIa Scuola di specializzazione in Pediatria
all’Università “La Sapienza” di Roma.
Cinque anni fa il Centro nazionale di prevenzione e controllo delle malattie (Ccm)
del Ministero della Salute ha promosso
tre indagini sugli stili di vita in età 6-17
anni. La prima, Okkio alla Salute, riguardava le abitudini alimentari; Zoom 8 e il
progetto Hbsc-Italia indagava i comportamenti collegati alla salute.
I progetti e i monitoraggi collegati a CCM
si occupano in particolare dell’aspetto epidemiologico, sono il maggiore sforzo fatto dall’Italia per dar conto dell’estensione
dell’obesità in età pediatrica. Quanto ai
fattori favorenti, e relative responsabilità,
non fanno che confermare quanto sappiamo da molto tempo: cattiva alimentazione,
errati ritmi di vita, di alimentazione e di
movimento, cattivo esempio in famiglia e
a scuola, eccessivo uso di TV, computer,
Playstation e altri giochi non di movimento,
eccesso di sedentarietà. Sono questi i fattori in evidenza, e restano tali. Il secondo
CONDIZIONE
SOTTOPESO
19
NORMOPESO
25
SOVRAPPESO
30
OBESITÀ MEDIA
> 40
OBESITÀ GRAVE
monitoraggio di Okkio alla Salute è più importante perché per la prima volta sembra
mostrare uno stop dell’espandersi dell’epidemia, una controtendenza. Alcune regioni
italiane mostrano segni di miglioramento
nelle quote di bambini obesi.
Senza voler colpevolizzare nessuno, sembra proprio che i genitori siano i principali imputati nella vicenda obesità infantile. E non certo per la sola familiarità,
che abbiamo capito essere un fattore secondario nell’intera vicenda. I genitori
non hanno cognizione del peso alterato
dei figli e spesso non guardano al disordine alimentare della prole. Molte mamme,
preoccupate, sostengono che i loro figli
non hanno mai appetito. In realtà non li
sorvegliano o comunque consentono loro
di mangiare di tutto fuori pasto. Di qui il
circolo vizioso.
Tutto vero, tutto da sottoscrivere. A seconda degli studi la familiarità gioca un ruolo
compreso tra il 30 e il 60%, ma è un dato
non così incisivo. L’impressione di questi
21
genitori, non solo relativa al "non mangia
nulla" ma anche in merito al peso, non è
solo legata a fenomeni di "dismorfofobia"
(la visione distorta del proprio aspetto; ndr)
ma al circolo vizioso che porta a ritmi di
alimentazione del tutto errati.
La scuola ha le sue responsabilità, non
provvede a educare i giovani dal punto
di vista nutrizionale e, soprattutto, non
impone vecchie logiche salutistiche: l’educazione fisica ha soppiantato come termine la ginnastica ma è un’espressione
vuota, in assenza di luoghi adatti e attrezzati per praticarla. Che fare, a suo avviso?
La scuola come sistema e come realizzazione pratica ha parecchie responsabilità, alcune risolvibili anche localmente, se ci fosse la volontà di farlo, altre affrontabili solo
centralmente, concedendo i mezzi necessari per attuarle. Quelle relative alla mancanza di spazi, di luoghi, di insegnanti, si
collega al sistema organizzativo: abbiamo
importato originariamente il sistema della
scuola a tempo pieno del Regno Unito, tanti
anni fa, ma solo come numero di ore, tralasciando il fatto che in Gran Bretagna ogni
giorno era prevista 1 ora, iniziale o finale,
di attività fisica. Quanto alle responsabili-
L’adolescenza
il periodo critico
22
Gli anni dell’adolescenza stabiliscono il
potenziale di obesità di un individuo, in
base al numero di adipociti. In un soggetto
normopeso questo numero varia dai 25
ai 30 miliardi, mentre i soggetti obesi né
hanno ben di più, tra i 40 e i 100 miliardi.
Nell’età adulta variano le dimensioni degli
adipociti: aumentano quando si ingrassa e
diminuiscono quando si dimagrisce. Negli
obesi il volume degli adipociti è circa il
doppio di quello dei soggetti normopeso.
errori comuni
con i bambini
• Offrendo ai bambini le stesse pietanze
si rischia di nutrirli disordinatamente (e
fuori pasto) con cibi grassi e zuccherini.
• Disciplinare le bibite gassate e alla
frutta, le patatine fritte, i pasticcini, i
cioccolatini, le merendine. Il movimento
e lo sport ne contrastano certamente gli
eccessi.
• Lasciare che non facciano la prima
colazione o la facciano in maniera
disordinata. La prima colazione è un
architrave della giornata alimentare.
tà locali, penso ad esempio al fatto che la
"pausa pranzo" viene considerata, appunto,
una pausa, e non un momento educativo e
formativo, come dovrebbe essere. Tra l’altro
un momento di estrema importanza, perché
- a differenza delle lezioni in classe - è un’educazione eminentemente pratica, ovvero
quella che un bambino/ragazzo apprende
con maggior facilità. Così com’è strutturata
la mensa, invece (porzioni tutte uguali indipendentemente dall’età, combinazioni di
cibi non desiderabili, possibilità di prendere
doppie razioni, eccetera), il pasto a scuola
diventa un’occasione diseducativa. Idem per
le merende fornite dalla scuola: nella maggior parte dei casi si consente comunque ai
bambini di portare ugualmente la merenda
da casa, cedendo alle pressioni dei genitori
anziché educare anche loro sulla correttezza delle merende studiate dalle Commissioni mense scolastiche.
Lo Stato, le Province e i Comuni hanno
difficoltà a mettere a disposizione dei
giovani i centri dove svolgere, a costi ridotti, l’attività motoria, non il solo sport.
46%
gli italiani in
sovrappeso
10%
obeso patologico
24%
37%
considerando
le donne
considerando
i bambini
56%
considerando
i maschi
Anche qui, che fare?
Si può intervenire sui decisori perché arrivino a percepire l’importanza di mettere in
pratica i principi più corretti. La rete delle
città sane (www.retecittasane.it) è un’organizzazione virtuosa dell’Oms che cerca, nei
limiti delle ristrette possibilità di bilancio,
di migliorare la vita nelle città, anche dal
punto di vista delle attività fisiche e della
riduzione della sedentarietà.
Un adagio convincente è “nessun bambino sceglie di essere obeso”. C’è del vero?
È più che vero, verissimo.
Si dice che i piccoli si autoregolano nei
primi mesi, poi entrano in gioco situazioni indotte, scelte altrui. Delle mamme, in
particolare?
Se non è alterata dalle nostre pressioni, la
capacità di autoregolazione dei bimbi dura
fino ai 4-6 anni almeno e a quel punto, in
quanto comportamento acquisito, può mantenersi nel tempo. Non le mamme in particolare sono responsabili della perdita di
questa capacità ma, più in generale, chi si
speciale obesità
Obesità ginoide e androide
Maschi e femmine sono diversi anche nella
distribuzione della massa adiposa, in virtù
del rapporto tra ormoni maschili (androgeni)
e femminili (estrogeni). Ai primi si associano
maggiori rischi (ipercolesterolemia,
iperuricemia, ipertensione e ridotta tolleranza
ai carboidrati). I secondi entrano in gioco nel
periodo postmenopausa, favorendo una diversa
distribuzione del grasso corporeo nelle donne.
L’obesita androide, detta anche centrale, viscerale
o “a mela” vede una maggiore distribuzione
di tessuto adiposo nella regione addominale,
toracica e dorsale. L’obesità ginoide detta anche
periferica, sottocutanea o “a pera”, vede le masse
adipose collocate nella metà inferiore dell’addome,
nei glutei e nella regione femorale. È sottocute,
con elevato rapporto tra grasso superficiale
e profondo.
prende cura del bambino. Nonne, maestre,
educatrici, per capirci.
Quanto conta l’inattività fisica, legata a
scelte di sedentarietà (tv, videogiochi,
computer) sul metabolismo di un bambino. Quanto lo rallenta?
Più che rallentarlo, elimina la componente
di spesa energetica legata al movimento. Il
moto e lo sport eventualmente accelerano
un po’ il metabolismo, ma al di sotto del
metabolismo basale (individuale per ciascuno di noi) non si può andare!
Qual è il medico di elezione in tema di
obesità infantile, il pediatra o il nutrizionista? E il medico di base quanto può
influire nella vicenda, ad esempio per la
diagnosi precoce del sovrappeso?
La soluzione è il pediatra-nutrizionista. Il
pediatra di famiglia potrebbe svolgere un
ruolo molto importante, ma nella realtà fa
poco o nulla: non ha il tempo, non ha le
competenze, o sottostima la quantità immane di sforzo e tempo necessari per affrontarlo e correggerlo.
23
45%
Adulti che non svolgono
attività sportive
sport e obesità
Nuoto e bici,
con giudizio
U
n regime alimentare in quantità e
qualità di cibo ben diversi, con apporto corretto di carboidrati, proteine e grassi, è alla base della terapia più opportuna per uscire dall’obesità, ma si deve
legare all’esercizio fisico più opportuno. La
riduzione del grasso corporeo non deve infatti coincidere con la perdita di proteine,
acqua, minerali e vitamine. Diete troppo
intense possono incidere sulla massa muscolare (massa magra) riducendo il metabolismo basale, quindi la capacità di bruciare
calorie. L’attività fisica contribuisce, tra l’altro, a ridurre l’appetito.
Occorre dimensionare l’attività fisica degli
obesi perché lavorano con frequenze cardiache più elevate rispetto a normotipi e con
valori pressori più alti. Va considerato anche lo stress delle articolazioni, soprattutto
negli arti inferiori, visto che gli obesi hanno
spesso masse muscolari inadeguate e meno
toniche. Ecco, in sintesi, i suggerimenti di
Marcello Faina, dell’Istituto di Scienza dello Sport del Coni che di attività motoria si
intende.
Il gol dell’esercizio fisico
24
L’attività fisica programmata e razionale,
soprattutto continuativa, porta oltre alla
riduzione del peso degli adattamenti fisiologici importanti. In primo luogo aumento
il tono e la massa muscolare poi migliora
la qualità dei tendini, migliora il metabolismo delle ossa e delle cartilagini. Aumenta
la densità ossea e la capacità di resistenza.
Più in là nel tempo ci sono gli adattamenti a
carico dell’apparato cardiocircolatorio e respiratorio. Aumenta la capacità di contrarsi
del cuore, si incrementa la gittata cardiaca e
diminuisce la frequenza cardiaca a riposo.
Aumenta il sangue in periferia e soprattutto
diminuisce la pressione arteriosa. Migliora
anche la capacità respiratoria, gli atti respiratori sono più ampi.
il calo ponderale
Non vanno eseguiti lavori brevi ad alta intensità, perché i soggetti si stancano rapidamente e la loro spesa energetica è di fatto ridotta.
L’intensità utile a un calo di peso, in grado di
bruciare i grassi, dev’essere bassa e graduale, tra il 60 e il 70% della frequenza cardiaca
massima della persona. Ma già a basso livello
aumenta leggermente il tono muscolare e inizia l’adattamento cardiovascolare.
Il tempo utile
Non meno di una mezz’ora, almeno tre volte
la settimana, ma ideale sarebbero 45 minuti
di attività fisica blanda (anche il solo camminare a passo svelto) come detto da svolgere
non meno di tre volte la settimana, alternando sempre un giorno di riposo.
Quale attività scegliere
Nella scelta di una attività fisica bisogna
tenere in considerazione la sua efficacia in
ordine alla praticabilità, al divertimento e in
subordine alla riduzione del grasso. Il calo di
peso è tanto maggiore quanto maggiori sono
le masse muscolari coinvolte (è il caso della corsa e del nuoto). E non va dimenticato
che ci sono limiti fisici e psicologici per gli
obesi, in difficoltà nella corsa e nei giochi,
speciale obesità
36%
Bambini e ragazzi
sedentari
tipo il calcio e la pallacanestro. Specialmente
all’inizio del loro muoversi gli obesi hanno
dei contraccolpi psicologici. L’attività dove
occorre destrezza è gravosa per le articolazioni mentre alcuni sport come il nuoto e il
ciclismo si prestano perché danno luogo a
una buona spesa energetica senza importanti sollecitazioni per le articolazioni. A mano
a mano che l’obeso si allena i suoi limiti si riducono, il peso diminuisce e migliora il rapporto tra massa magra e massa grassa. Aumentano, di riflesso, la forza, la resistenza
e migliorano le abilità motorie. Cresce nelle
persone l’autostima e la fiducia in loro stessi.
L’aspetto fisico migliora in maniera tangibile,
gli obesi cominciano a frequentare di nuovo
lo specchio.
L’attività fisica si lega
strettamente alla
riduzione (in quantità
e qualità) del cibo, ma
va “tarata” sul singolo
soggetto obeso, come
sottolinea il professor
Marcello Faina del Coni
prevenzione
una fondazione
da assecondare
Si chiama Fondazione italiana per la lotta
all’Obesità infantile, è stata presentata
lo scorso 7 ottobre in Senato. È nata per
avviare un percorso rieducativo, alimentare
e comportamentale dei bambini e delle loro
famiglie e si adopera per arrestare il trend
positivo (+2% annuo) di sovrappeso e obesità
infantile nel nostro Paese e nel mondo, che oggi
coinvolge quasi 4 bambini su 10. E soprattutto
invertire la tendenza attraverso il moto, lo sport
e una sana alimentazione, sul modello della
benemerita fondazione statunitense Let’s Move,
quella di cui si occupa Michelle Obama, la
moglie del Presidente Usa, con ottimi risultati.
La Fondazione italiana raccoglie fondi
per promuovere l’apertura di strutture per
la prevenzione e la cura del fenomeno e
opportunamente destinarli ad altre entità
pubbliche o private convenzionate che si
muovono nella stessa logica. Ha da poco
aperto 3 ambulatori a disposizione dei bambini
e dei genitori per visite gratuite. Il primo si
trova a Pomezia (Roma), il secondo a Catania,
in località La Playa, il terzo a Scarlino, in
Maremma.
La scorsa estate la Fondazione ha promosso
un Campus di tre settimane, a Pomezia, in
cui si sono abbinate attività ludico-sportive e
corretta alimentazione. «I bambini fino a due
anni - ha spiegato il professor Castello, uno
dei promotori - si autoregolano perfettamente.
È dopo questa età che gli sbagli dei genitori
cominciano a farsi sentire. La rieducazione
alimentare vale per i bambini e per i loro
genitori, in modo che, una volta tornati a casa,
non siano soggetti agli stessi errori».
Il sito di riferimento è www.obesitainfantile.org
25
parola al nutrizionista
MALATTIE CORRELATE al peso
diabete
Il diabete, di cui si celebra la giornata mondiale il 14 novembre, è una malattia cronica caratterizzata da livelli di zucchero (glucosio) nel sangue più elevati rispetto alla
norma (iperglicemia). Il problema nasce dal
fatto che l’insulina prodotta dal pancreas
(una ghiandola situata nell’addome), non
viene secreta in quantità sufficiente, o che
l’organismo sviluppa una resistenza alla
sua azione (insulinoresistenza). La principale distinzione va fatta tra diabete di tipo
1 (insulino dipendente, cioè vi è mancanza
o scarsità di insulina) e diabete di tipo 2
(non insulino dipendente, dove si crea una
resistenza all’azione dell’insulina).
26
Il legame con l’obesità
Nel parlare di rapporto tra diabete ed obesità, ci riferiamo quindi al diabete di tipo
2 (largamente il più diffuso e che compare
in età adulta). Le ragioni di questo pericoloso binomio, che crea insulino resistenza,
sono solo in parte note, anche se proprio
nel grasso in eccesso c’è univocità di pensiero, come causa scatenante del diabete.
Vari sono i meccanismi genetici, biochimici, metabolici implicati: noi ne elencheremo
solo alcuni. Nelle persone obese, il tessuto
adiposo produce minori quantità di adiponectina, una sostanza con proprietà antinfiammatorie ed insulino-sensibilizzanti. I
suoi livelli nel sangue sono inversamente
proporzionali alla probabilità di sviluppare
il diabete (più adiponectina uguale minor
rischio di malattia).
Un’altra spiegazione è quella che hanno
dato i ricercatori del Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston (Stati Uniti),
secondo cui una proteina presente nelle
cellule adipose (retinol binding protein-4/
RBP) ha un ruolo determinante nella resi-
speciale obesità
stenza all’insulina da cui si scatena il diabete di tipo 2, quello che si ritiene possa
essere causato principalmente dall’obesità.
Un nuovo studio ha poi rivelato che le cellule di grasso rilasciano una proteina (PEDF)
atta a far sì che muscoli e fegato ignorino
l’insulina. Ciò fa scattare una catena di
eventi e interazioni che portano allo sviluppo del diabete di tipo 2.
Ipertensione
La pressione alta (ipertensione) è un aumento anomalo della pressione sanguigna
arteriosa a riposo. Negli adulti si parla di
ipertensione quando la pressione sistolica
(la "massima") è generalmente maggiore o
uguale a 140 mmHg, e la diastolica (o "minima") è uguale o superiore a 90 mmHg.
Il legame con l’obesità
L’associazione tra ipertensione e obesità è
stata ampiamente documentata. Si è vista,
infatti, una correlazione tra l’aumento della
pressione arteriosa e l’Indice di massa corporea (il rapporto tra peso e altezza di un
individuo, che viene utilizzato come un indicatore dello stato di peso forma), ma ancora di più e in maniera più evidente, con
l’aumento della circonferenza vita (obesità
addominale). Questo a ulteriore conferma
che è il grasso viscerale profondo che si accumula a livello addominale, e non quello
sottocutaneo che si accumula spesso sui
fianchi, ad essere correlato all’ipertensione. È anche probabile, poi, che l’insulino resistenza che si sviluppa nel paziente obeso
e che predispone al diabete, predisponga
anche all’ipertensione.
Ipercolesterolemia
Per ipercolesterolemia si intende un eccesso di colesterolo nel sangue. Ciò che più
interessa è l’aumento del colesterolo trasportato dalle lipoproteine a bassa densità
(LDL), quello che comunemente viene definito "colesterolo cattivo".
Il legame con l’obesità
L’obesità, soprattutto quella addominale,
può essere associata a una tipica alterazione del profilo lipidico, caratterizzata da un
aumento dei grassi nel sangue (colesterolo
e trigliceridi). In particolare si è riscontrato
che nei soggetti fuori taglia, il rapporto tra
colesterolo totale e HDL può risultare notevolmente alterato, a causa di una bassissima quota del cosiddetto ‘colesterolo buono’, anche a fronte di un colesterolo totale
soddisfacente. Inoltre, gli obesi corrono un
rischio più elevato di avere le (LDL) lipopro-
dolori muscolo-scheletrici
I dolori muscolo-scheletrici (costanti o pulsanti, pungenti
o brucianti), sono spesso localizzati alle articolazioni
(spalle, gomiti, polsi, mani, ecc) e alle strutture che le
circondano (legamenti, tendini, muscoli e borse sierose).
Il legame con l’obesità
Un peso eccessivo si tramuta in un’abnorme pressione
sulle articolazioni (soprattutto delle ginocchia e della
parte inferiore della schiena) che provoca un danno
meccanico alla cartilagine protettiva delle giunture,
consumandola. Questo causa irrigidimento e dolore,
se non addirittura ernie (in particolare della colonna
vertebrale). Si è anche rilevata una particolare relazione
tra l’obesità e l’artrosi del ginocchio (gonartrosi), che
può diventare talmente seria da obbligare chi ne soffre a
dover impiantare delle protesi al ginocchio e/o all’anca.
Inoltre, le persone obese, poiché tendono a muoversi
poco, soffrono spesso di dolori muscolo scheletrici dovuti
all’eccessiva sedentarietà e alle posture scorrette che
assumono.
27
calcoli biliari
I calcoli biliari (colelitiasi o calcolosi
biliare) sono "sassolini" del diametro di 5-10
millimetri che si formano nella cistifellea
a seguito della separazione dalla bile di
sostanze in essa contenute, come colesterolo,
pigmenti biliari e sali di calcio. A volte
possono occupare il dotto coledoco, il canale
che dalla cistifellea arriva al duodeno.
Il legame con l’obesità
Sembra che vi sia una relazione fra
incidenza di calcoli e ipercolesterolemia.
Nelle persone obese, il rischio di soffrire di
calcolosi biliare è maggiore, proprio perché
viene prodotta una maggiore quantità di
colesterolo che si può depositare nella
cistifellea, facilitando la formazione di
calcoli.
teine piccole e dense, il che contribuisce in
modo significativo ad esporre questi soggetti a soffrire maggiormente di patologie
coronariche e cardiovascolari.
Patologie venose
Le malattie venose possono essere causate
da un processo infiammatorio, stasi, problemi di coagulazione. Particolarmente rischiose sono quelle caratterizzate da un
ristagno di sangue (stasi venosa) in quanto
vanno facilmente incontro a trombosi, cioè
a formazione di grumi che possono occludere il vaso venoso.
28
Il legame con l’obesità
Evidenze cliniche dimostrano come l’obesità sia correlata con disturbi quali insufficienza venosa cronica (il sangue, che
dovrebbe tornare verso il cuore dalla periferia del corpo grazie all’elasticità della parete venosa, tende invece a ristagnare nelle
vene delle gambe), edema (un accumulo di
liquidi che provoca gonfiore degli arti inferiori), varici (dilatazioni permanenti della
parete delle vene) e trombosi venosa profonda (una patologia che provoca la forma-
zione di un trombo, cioè di un coagulo di
sangue, nelle vene profonde delle gambe).
Disturbi ginecologici
ll più comune disordine ormonale delle
donne in età riproduttiva, è la sindrome
dell’ovaio policistico (o policistosi ovarica,
PCOS), una condizione patologica in cui le
ovaie hanno dimensioni superiori alla media e presentano al loro interno numerose
cisti (sacche riempite di fluido). La malattia
si manifesta con l’assenza di ovulazione o
cicli irregolari, con liberazione dalle ovaie
di un numero di ovuli inferiore a quello che
viene ritenuto come normale. A questi si
aggiunge un incremento della produzione
degli ormoni androgeni.
Il legame con l’obesità
Una condizione di obesità e un elevato (BMI)
Indice di massa corporea sono condizioni
speciale obesità
Steatosi epatica
determinanti per il manifestarsi dei sintomi
e dei segni propri della sindrome (secondo
le statistiche, risulta obeso il 40% delle donne con PCOS). Più specificamente, l’obesità
è legata alla policistosi ovarica tramite un
circolo vizioso: da un lato, la sindrome causa un eccesso di ormoni androgeni, che a
loro volta determinano il deposito di grasso
nell’area dell’addome; dall’altro, il tessuto
adiposo addominale facilita ulteriormente
la secrezione di androgeni da parte delle
ovaie e del surrene.
Reflusso gastroesofageo
Il reflusso gastroesofageo è la risalita nell’esofago di materiale acido proveniente dallo stomaco, a causa del malfunzionamento
dello sfintere esofageo inferiore (la valvola che regola la chiusura del passaggio tra
esofago e stomaco durante la digestione). E
la presenza di acido nell’esofago è dannosa
La steatosi epatica (o fegato grasso), è un eccessivo
accumulo di trigliceridi (più del 5-10% del peso
del fegato) nelle cellule epatiche (epatociti). Questa
condizione non sempre si rivela dannosa per l’organo
in questione, anche se in alcuni soggetti, l’eccesso
di grasso causa un’infiammazione del fegato
(steatoepatite) che comporta tutta una serie di danni,
fino alla necrosi (morte) delle cellule.
Il legame con l’obesità
La presenza di steatosi epatica è nettamente
superiore nelle persone affette da obesità (interessa il
90% degli individui il cui peso supera di circa il 70%
quello ideale). In questo caso, la steatosi si verifica
quando la cellula epatica accumula trigliceridi, a
causa di un’aumentata captazione (cioè assorbimento
e accumulo) di acidi grassi. Fortunatamente, le
alterazioni epatiche di questo tipo sono spesso benigne
e non progressive, e migliorano con un calo del peso
corporeo ottenuto per mezzo di una dieta ipocalorica.
29
perché provoca dolore, infiammazione e lesioni della mucosa.
Il legame con l’obesità
Il reflusso gastroesofageo è una condizione
comune negli obesi, che hanno il doppio di
probabilità di soffrirne, rispetto a chi non
ha problemi di peso. Sono infatti i chili di
troppo a facilitare il reflusso, poiché determinano un rilassamento dello sfintere esofageo inferiore, che aprendosi quando non
dovrebbe, fa sì che parte del cibo ingerito e
dei succhi gastrici tornino indietro nell’esofago.
Iperuricemia
30
L’iperuricemia è un disturbo caratterizzato
da un rialzo di acido urico nel sangue che
può essere dovuto ad un aumento della sua
produzione, ad una sua ridotta escrezione
a livello renale, oppure alla concomitanza
di entrambi i fattori.
Il legame con l’obesità
ll recente progressivo aumento dell’uricemia, viene messo in rapporto con la crescente diffusione di sovrappeso e obesità.
I ricercatori ritengono possibile che l’acido
urico in eccesso svolga un effetto diretto
sulle cellule adipose, con conseguente abnorme produzione e accumulo di grasso.
Difficoltà respiratorie
Tecnicamente, la sensazione soggettiva di
difficoltà a respirare si definisce "dispnea".
È un sintomo che non va mai sottovalutato,
perché dietro questo segno esterno possono celarsi alcune patologie molto insidiose
(una cardiopatia, ad esempio). Qualunque
ne sia il motivo, l’insufficienza della funzione respiratoria dipende dall’alterazione
dell’ossigenazione del sangue, con bassa
pressione di ossigeno e scarsa eliminazione di anidride carbonica, dovuta a scompenso polmonare e/o ventilatorio.
MANIFESTO
dei diritti alimentari dei bambini
speciale obesità
1
IL DIRITTO A UN PASTO SANO
adeguato alle esigenze di crescita e di salute di ciascuno, in termini di qualità e di quantità.
2
IL DIRITTO ALLA CONVIVIALITÀ
e a consumare i pasti in un clima sereno e col televisore spento, ad essere ascoltati
e a non essere esclusi dalla conversazione a tavola.
3
Il legame con l’obesità
È molto comune che l’obesità comporti difficoltà respiratorie, da sforzo o a riposo.
Ciò può essere dovuto a vari fattori (ipertensione, difficoltà polmonari o cardiache,
disturbi venosi). I pazienti obesi, poi, a causa degli accumuli adiposi nei tessuti molli
della faringe, tendono a soffrire della cosiddetta "sindrome da apnea notturna", una
condizione caratterizzata da episodi ricorrenti di ostruzione delle vie aeree superiori, con riduzione del flusso d’aria a livello
di naso e bocca, che vede il soggetto smettere di respirare per brevi periodi di tempo,
durante la notte. È una delle più serie conseguenze respiratorie dello stato di obesità,
in quanto comporta una riduzione della saturazione di ossigeno nel sangue (ipossia)
la quale, a sua volta, provoca aumento della pressione sanguigna, con conseguenze a
lungo termine quali ipertensione, aritmie,
infarto del miocardio e ictus.
53%
La percentuale di
italiani normopeso
IL DIRITTO A UN AMPIO VENTAGLIO ALIMENTARE
e a essere accompagnati con rispetto nella conoscenza dei propri gusti,
liberi di rifiutare alcuni alimenti sgraditi.
4
IL DIRITTO DI ACCESSO ALLA CULTURA DEL CIBO
anche con l’esperienza diretta della coltivazione, per riscoprire il piacere
di conoscere e curare quello che poi si consuma.
5
IL DIRITTO A UNA CUCINA SICURA
in termini di arredi, di utensili, di metodi di cottura e di conservazione degli alimenti. 6
IL DIRITTO DI IMPARARE A CUCINARE
di apprendere a poco a poco i gesti, gli strumenti e le operazioni necessarie per preparare
un pasto, sempre con un adulto a fianco e con le necessarie precauzioni di sicurezza.
7
IL DIRITTO AD AVERE GUIDE RESPONSABILI
ovvero adulti che si assumano la responsabilità dell’educazione alimentare
e che si impegnino a perseguire costantemente questo obiettivo.
8
IL DIRITTO AL RISPETTO DELLE DIFFERENZE
a non sentirsi esclusi se si hanno esigenze alimentari diverse da quelle degli altri bambini
e a trovare, specie nella ristorazione pubblica, competenza e disponibilità.
9
IL DIRITTO A INFORMAZIONI VERITIERE SUL CIBO
sia da parte della famiglia, sia da parte delle aziende che producono
o distribuiscono alimenti destinati ai bambini.
il manifesto
dei diritti alimentari
Il manifesto dei diritti alimentari dei bambini iniziativa promossa da “milano per i bambini”,
con il patrocinio della Comunità Europea - dà
9 facili regole che, se seguite, li renderanno dei
consumatori più attenti e consapevoli, vivendo
l’educazione alimentare non più come un
problema, ma come un’opportunità di crescita
attraverso il gioco.
Per saperne di più www.milanoperibambini.it
• Il Diritto a un pasto sano
• Il Diritto alla convivialità
• Il Diritto a un ampio ventaglio alimentare
• Il Diritto di accesso alla cultura del cibo
• Il Diritto a una cucina sicura
• Il Diritto di imparare a cucinare
• Il Diritto ad avere guide responsabili
• Il Diritto al rispetto delle differenze
• Il Diritto a informazioni veritiere sul cibo
31
a scuola con il ricercatore
Il rieducatore alimentare
M
arco Bianchi, giovane ricercatore
(classe 1978) che opera presso la
Fondazione italiana per la ricerca sul
cancro, è un punto di riferimento internazionale per la ricerca in biologia molecolare. Si
occupa di scienza, didattica, nutrizione. Da
due anni, nell’ambito delle proposte Ifom,
opera nelle scuole italiane con il progetto “Lo
chef ricercatore”. Più che educare rieduca,
rendendo i giovani consapevoli di ciò che
mangiano, soprattutto delle conseguenze negative di un’errata alimentazione.
A chi è rivolto il progetto?
Al momento ai ragazzi degli istituti alberghieri, ma il prossimo obiettivo sono i più
piccoli. Mi piacerebbe fare delle incursioni
nelle scuole elementari e negli asili, insegnare mediante il gioco come riconoscere
un alimento buono da uno cattivo. Per capirci, ai bambini piace la cioccolata, notoriamente ricca di grassi e zuccheri. Il nostro obiettivo non sarà mai negargliela, ma
spiegare loro che è bene scegliere quella
32
fondente, altrettanto buona ma più sana,
perché ha meno zuccheri.
Questo a scuola, ma poi, tornati a casa…
Qui sta il nodo della questione: una volta rieducato a scuola, porterà tra le mura domestiche le sue competenze, coinvolgendo i genitori. Il corso in scienza alimentare, come
tutte le altre materie, dovrebbe avere un sussidiario su cui studiare e svolgere esercizi,
sia in classe sia a casa. In questo modo chi
cucina varierà i cibi, imparerà a preparare
pietanze più sane, senza mortificare i sapori,
come comunemente si è portati a pensare.
Lei ce l’ha con i luoghi comuni
Sì, dobbiamo smetterla di parlare di apporti
calorici. Basta con i falsi miti: pasta e frutta secca vanno riabilitate, non ha senso rifugiarsi in diete last minute o iperproteiche
che danneggiano l’organismo. Ingredienti e
composizione vanno letti correttamente: non
sono i grassi a fare male, ma solo quelli saturi. Idem per gli zuccheri. Nella pasta inte-
speciale obesità
Basta con i falsi miti:
pasta e frutta secca
vanno riabilitate, non
ha senso rifugiarsi
in diete last minute
o iperproteiche
che danneggiano
l’organismo
grale, ad esempio, si trovano zuccheri buoni,
che aiutano il nostro metabolismo a lavorare
bene; lo stesso non si può dire per lo yogurt,
ricco di grassi saturi anche se lo trovate indicato in tutti i regimi alimentari restrittivi.
Chi altro ha ispirato le sue scelte?
Jamie Oliver, cuoco e conduttore televisivo
inglese, un grande sostenitore della cucina
italiana. Oliver va nelle scuole britanniche e
fa in modo che nelle loro mense non vengano proposti cibi spazzatura, o junk food. Mi
ispiro a lui.
Lei ha già fatto qualcosa di simile, in ambito lavorativo
Ci siamo occupati delle mense aziendali proponendo menù diversificati. Ogni giorno,
insieme al menù ordinario, è stato proposto
quello “Fondazione Veronesi”, più sano e bilanciato. Due opzioni significa la possibilità
di scegliere, e la scelta dà consapevolezza.
Ha qualche consiglio pratico?
Prima di tutto evitare i fast food, anche se attirano con pubblicità allettanti e prezzi bassi.
Al supermercato è bene non acquistare prodotti in super offerta: se leggete le etichette,
noterete la quantità di conservanti, non altro
che grassi in eccesso. Cercare di sostituire la
pasta con riso, orzo e farro, carboidrati meno
raffinati, altrettanto gustosi e con più fibre.
Imparare a guardare le dosi, non abbondare
con il condimento e cercare gli abbinamenti utili con le verdure per creare piatti unici,
utili a togliere il senso di sazietà. I bambini
si abituano meglio. Ormai siamo multietnici, quindi è bene variare, aprirsi alle cucine
diverse dalle nostre, molto spesso meno caloriche. Il cous cous con le verdure, ad esempio, è un perfetto esempio di piatto unico
equilibrato. No a bevande gassate, frullati già
pronti e succhi pieni di zuccheri. Sostituire la
tipica merendina pomeridiana, comunemente data ai bambini, con frutta fresca o una focaccia, magari di farina integrale, con un filo
d’olio. Tornare a consumare i legumi, ricchi
di proteine e poveri di grassi, di cui la nostra
tradizione culinaria è piena.
Prossimi impegni?
Con la Fondazione proseguiremo il programma Bimbi in cucina e mamme in classe, dove
i bambini, protagonisti assoluti, si trasformano in piccoli chef, mentre le mamme approfondiscono i principi della sana alimentazione che è gustosa, varia e assolutamente
praticabile nella quotidianità.
Per ulteriori informazioni potete consultare
il sito www.fondazioneveronesi.it
bambini
fuori misura
Purtroppo un bambino o un giovane obeso
sarà obeso anche da adulto. Il bambino tende
a autoescludersi dal gioco con gli altri, non si
muove e quindi può solo aumentare di peso.
Causa di inattività nei giovani sono la tv, il
computer e i videogames. I modelli sbagliati
(i genitori che a loro volta si muovono poco
o niente) e le cattive abitudini alimentari
(merendine, patatine e snack fuori pasto)
fanno il resto.
33
20% 30%
obesi che
tentano diete
fai da te
italiani in
sovrappeso che
non affrontano
il problema
TERAPIA FARMACOLOGICA
(E CHIRURGICA)
farmaci
34
La cura dell’obesità a volte richiede l’uso di
medicinali specifici, in associazione con la
terapia dietetica e un adeguato programma
di attività fisica. Fino a oggi molte
molecole sono state testate come potenziali
trattamenti per la perdita di peso. Uno dei
più utilizzati è l’orlistat (noto anche come
tetra-idro-lipostatina), capace di inibire
gli enzimi responsabili dell’assorbimento
dei grassi alimentari (che per il 98% sono
costituiti da trigliceridi), con conseguente
riduzione dell’apporto calorico giornaliero.
Altri farmaci agiscono sul controllo
dell'appetito e il senso di sazietà, come
gli anoressizzanti adrenergici (simili agli
anfetaminici, ma senza gli effetti collaterali
di questi ultimi) e i serotoninergici (che
stimolano il senso di sazietà). Di recente,
poi, la ricerca ha riscontrato una riduzione
dell’appetito e, di riflesso, dell’assunzione
di cibo, in soggetti che assumevano
metformina, un farmaco per il trattamento
del diabete di tipo 2.
Chirurgia bariatrica
In linea di massima, si ricorre alla chirurgia quando la dieta, l’attività fisica e i cambiamenti nello stile di vita, oltre alle cure
farmacologiche, non bastano a migliorare
la situazione; o se addirittura c’è pericolo
di vita per il paziente ad esempio in caso
di rischio cardiovascolare. Varie le tecniche utilizzate, riassumibili in tre categorie
principali: "interventi restrittivi", "interventi
malassorbitivi", "interventi misti". Del primo
gruppo fanno parte due procedure semplici
e non invasive: il Palloncino intragastrico e
il Bendaggio gastrico.
speciale obesità
Palloncino intragastrico (BIB)
Consiste nell’introduzione, per via endoscopica, di un palloncino intragastrico riempito
con soluzione fisiologica, che si muove liberamente nello stomaco, riducendo la capacità di quest’ultimo. Dopo sei mesi il BIB viene
rimosso, sempre per via endoscopica. Questa metodologia frena lo stimolo della fame,
permettendo di seguire un regime alimentare ipocalorico.
Bendaggio gastrico
In Europa è di gran lunga l’intervento più
eseguito. Consiste nell’introduzione, per
via laparoscopica, di un anello di silicone,
posizionato intorno alla prima porzione
dello stomaco e collegato a un serbatoio
per mezzo di un tubicino. Il bendaggio crea
una modifica anatomica dello stomaco, che
assume una caratteristica forma "a clessidra".
In questo modo, la riduzione della capacità
gastrica limita la quantità di cibo che il
paziente riesce ad introdurre; inoltre, la
distensione delle pareti della tasca gastrica
induce un precoce senso di sazietà.
Diversione biliopancreatica
Tra le "procedure malassorbitive", la
Diversione biliopancreatica è la più diffusa.
Consiste nella parziale riduzione del volume
dello stomaco e nel confezionamento di
una derivazione interna intestinale che
provoca un malassorbimento intestinale,
in particolare dei grassi. Nella prima fase
dell’intervento viene effettuata una resezione
parziale e verticale dello stomaco, che non
comporta
l’asportazione
dell’intestino.
Dopodiché, si effettua la ricostruzione
gastrointestinale, congiungendo il breve
tratto di duodeno con un tratto di intestino
tenue, precedentemente sezionato a metà
circa della sua lunghezza, tra duodeno e
valvola ileocecale (tratto alimentare). La
parte di intestino che rimane così esclusa
dal passaggio degli alimenti, viene a sua
volta unita con il tratto alimentare. In tal
modo si riduce la superficie di assorbimento
dei principi nutritivi.
La tecnica dà ottimi risultati nella perdita di
peso (la percentuale di chili in più eliminati,
può anche essere superiore all’80%).
Bypass gastrico
Negli "interventi misti", infine, troviamo
il Bypass gastrico, tramite il quale si crea
una piccola tasca gastrica, separata dalla
restante porzione di stomaco. Ciò permette
di bypassare (saltare) parte del percorso
effettuato dal cibo, senza bisogno di
asportare lo stomaco e parte dell’intestino
tenue. Il Bypass gastrico provoca un forte calo
dell’appetito nei pazienti, il che si traduce
in una netta riduzione del cibo ingerito, con
conseguente minor assorbimento dei grassi.
Da questa operazione si possono ottenere
alcuni notevoli vantaggi: i risultati parlano,
infatti, di un 65% di riduzione del peso in
eccesso.
CHIRURGIA ESTETICA
Le adiposità residue localizzate (come il
grasso accumulato a livello del bacino), che
persistono nonostante le terapie dietetiche,
possono essere smaltite attraverso la
liposuzione. Il tessuto adiposo viene
aspirato con una microcannula, introdotta
attraverso un forellino talmente piccolo
(pochi millimetri) da non lasciare una
cicatrice esteticamente rilevante. I marcati
inestetismi nei vari distretti corporei,
vengono trattati con specifici trattamenti
di lifting, come l’addominoplastica (la
procedura chirurgica elimina la porzione di
tessuto addominale ritenuta esteticamente
in eccesso, allo scopo di rassodare la zona),
la torsoplastica (l’intervento consente
di correggere pieghe e ondulazioni
dell’addome, dei fianchi e delle cosce
dovute a una diminuzione dell’elasticità
cutanea, mediante l’asportazione di pelle
e/o grasso in eccesso) e la mastopessi
(per risollevare e tonificare il seno molto
ceduto, il complesso adiposo e ghiandolare
viene riposizionato, mentre nel contempo
si elimina l’eccesso di cute).
35
ambientiamoci
segreti per
vivere bene
Naturalmente felice è il blog che fa sposare
tecnologia e downshifting: in questo spazio
potrete trovare facili consigli per uno stile
di vita più naturale, vivendo meglio e
consumando meno.
la semplicità del
Downshifting
di Vittoria Pietropoli
I
l downshifting, letteralmente
“scalare la marcia”, è uno
stile di vita basato sulla semplicità, il rallentare e addirittura
l’oziare. La riscoperta dell’ozio,
infatti, è vissuta come chiave di volta per uscire dai mali
che un’economia viziata può
portare con sé. Ridurre i consumi per ridurre il tempo dedicato a soddisfarli: una visione
meno consumistica della vita,
in cui lavorare non è il fine, ma
un mezzo per poter coltivare
quelli che sono hobby o passioni. Una miglior distribuzione
del tempo dedicato al lavoro,
con una corrispettiva riduzione dello stipendio percepito,
in funzione di una vita meno
dedita agli sprechi, ma più
focalizzata su se stessi, sulla
propria salute fisica e mentale.
Il downshifting promuove l’impatto zero, il rispetto dell’ambiente attraverso il riciclo, il riuso e il fai da te. E a imparare a
distinguere bisogni reali, come
cibo e casa, dai desideri. Il
tempo recuperato deve essere
investito per diventare bravi e
capaci in qualcosa che piace
e dà soddisfazioni.
chi sono?
I downshifters vedono in Robert B. Reich, ministro del
Lavoro durante la prima presidenza Clinton, un pioniere
della loro causa, essendosi dimesso dall’incarico per
passare più tempo con la
famiglia. Diversi gli scrittori
che hanno abbracciato questo stile di vita, scrivendo dei
manuali a riguardo, come
Pierre Sansot con il suo Buon
uso della lentezza, Viviane
Forrester che ha scritto La
violenza della calma e Tom
Hodgkinson autore de L’ozio
come stile di vita. Ognuno
racconta del proprio personale approccio al downshifting,
tutti accomunati sulla visione
ingannatoria della modernità,
di come la tecnologia, invece
che semplificare la vita, abbia
Alcuni esempi:
• per la casa, l’acido citrico - uno degli
acidi più diffusi nel mondo vegetale
- può essere utilizzato in molteplici
modi: per togliere le incrostazioni
di calcare, in lavatrice, come
disincrostante, ammorbidente
per il bucato e anche come
brillantante per la lavastoviglie;
• per l’alimentazione, se non si ha
la possibilità di avere un proprio
orto, ricordarsi di comprare frutta
e verdura solo di stagione, senza
ricadere nel biologico, spesso molto
costoso e non certificato;
• per il corpo, ci si può coccolare senza
dover dilapidare il proprio patrimonio,
basta creare delle maschere o lozioni
in casa: con un cucchiaio di olio
d’oliva e uno di miele, ben miscelati
e tenuti in posa sulla cute per 15
minuti, si avranno capelli lucenti
e sani.
www.naturalmentefelice.blogspot.it
reso tutti schiavi di un sistema consumistico, che non
porta al soddisfacimento dei
bisogni primari ma solo dei
vizi. Molti i professionisti che
in America e Inghilterra hanno abbandonato una carriera
sicura e avviata per scegliere
se stessi, percorrendo una
strada che porta a essere
naturalmente felici.
37
se cucinano loro
per gioco e non solo
di Laura Camanzi
L’
38
interesse crescente legato alla cucina e alla
gastronomia non ha escluso
i bambini: atelier con chef
stellati, gastroteche, laboratori monotematici per insegnare a fare pizze, gelati o
biscotti, rende le proposte
per i più piccoli ormai infinite. Ma tra le tante, ce n’è una
davvero speciale, che guarda
lontano e si propone obiettivi
che vanno oltre il semplice
divertimento.
L’impulso ad aprire le scuole e i laboratori di cucina
dedicati ai più piccoli viene,
ormai più di cinque anni fa,
dall’Unione europea, preoccupata per il crescente aumento dell’obesità infantile
e delle conseguenti problematiche di salute. In questo
panorama di corsi destinati a
piccoli chef, ce n’è uno che si
distingue: Bambini in cucina
(www.bambiniincucina.it). È
un’associazione senza scopo
di lucro, formata da un gruppo di educatrici e atelieriste,
ma soprattutto mamme,
che da tempo cucina con i
bambini e si propone di insegnare il valore educativo e
affettivo di quest’esperienza.
«Il nostro obiettivo», precisa
Federica Buglioni, una delle
fondatrici, «non è solo quello di far divertire i bambini,
ma è di dare competenze
concrete, sia a loro, sia alle
loro famiglie. Non vogliamo
essere noi i maestri di cucina
dei bambini, vogliamo che
lo diventino mamme e papà,
perché è solo in modo continuativo che si può portare
avanti un’educazione alimentare corretta.»
La famiglia
coinvolta
«Per questo il cibo preparato
dai bambini, che siano gnoc-
chi, tagliatelle o biscotti, non
viene cotto in classe, ma portato con loro a casa. In questo modo la famiglia è parte
del percorso, trasformando
il ricordo di un pomeriggio
divertente e istruttivo, nella
quotidianità di un pasto consumato nella propria dimensione domestica». Un corso
di cucina può così diventare
il punto di partenza per una
nuova avventura da vivere in-
per chi ha figli
sieme, trasmettendo ai bambini il piacere della buona
cucina. “Bambini in cucina”
per ora si rivolge solo a scuole materne ed elementari:
«Purtroppo non abbiamo richieste da parte delle scuole
medie, che invece avrebbero
un target di età con cui poter fare esperienze più complesse e interessanti». Inoltre
realizza progetti didattici ed
editoriali, propone laboratori
e incontri nelle biblioteche e
in strutture private, con anche incursioni a domicilio. Si
presta a preparare educatori,
insegnanti e genitori per dare
loro le istruzioni di base per
cucinare in sicurezza con i
bambini.
Ingredienti
di stagione
Solitamente i laboratori vengono proposti in collaborazione con mamma o papà
per i bimbi tra i 2 e i 5 anni,
in autonomia per i più grandicelli, con l’utilizzo di ingredienti semplici e di stagione.
«Durante i nostri incontri
prepariamo il cibo vero, non
il cibo-pupazzetto che falsa e
confonde. I bambini vogliono
sentirsi competenti, vogliono usare strumenti veri. Al
bambino cui sarà permesso
cucinare con un adulto avrà
non solo la consapevolezza
di aver imparato qualcosa,
ma la soddisfazione di essersi sentito utile e importante».
Conoscenze
plurime
Come un sasso gettato
nell’acqua, questa attività
propaga la sua energia attorno a sé, portando vantaggi
anche in ambiti che dalla cucina sembrano lontanissimi.
«Siamo convinte», continua
Federica Buglioni, «del valore affettivo, educativo, di
condivisione, conoscenza e
divertimento che deriva dal
cucinare insieme ai nostri figli. Tra i fornelli nascono occasioni d’incontro che vanno
al di là del cibo da preparare:
si sviluppano non solo buone abitudini alimentari, ma
si impara a conoscere e prevenire i rischi domestici, si
acquisiscono abilità manuali
e fiducia nelle proprie capacità. Si impara che in cucina,
ma non solo, ci sono delle
regole e dei passaggi obbligati, ma anche spazio per la
fantasia».
Un luogo
magico
La cucina è uno straordinario laboratorio dove c’è tutto
quello che può piacere ai
piccoli: l’acqua, i colori, le
forme, materiali diversi da
manipolare e toccare. «Un
luogo magico dove i bambini, sotto la supervisione di
un adulto, possono mettere
alla prova quattro dei cinque
sensi: occhi per osservare,
mani per impastare, naso
per riconoscere i profumi e
bocca per assaggiare. Dove
si scoprono reazioni di causa-effetto, dove le sostanze
si trasformano, cambiando
forma e sapore». I bambini
possono essere coinvolti fin
da piccolissimi: «Spesso non
si sa cosa far fare ai più piccoli, certe attività, come impilare mattoncini, alla lunga
possono risultare frustranti
anche per i genitori più pazienti. Cercare di coinvolgerli
nelle attività quotidiane è una
buona soluzione. I bambini
che passano tanto tempo in
cucina imparano a conoscere il cibo e ad apprezzarlo,
a distinguerlo per forma e
sostanza e a diventare consumatori futuri più consapevoli». Un gioco che diventa
anche un investimento per la
salute e che ci porta a dire
«perché non provarci?».
39
QUANTE ZAMPE
Buon Natale,
Fido e Micio
di Vittoria Pietropoli
i
40
l Natale è alle porte, come
ogni anno Babbo Natale
arriverà per tutti, lasciando
sotto l’albero qualcosa anche
per i nostri amici a quattro
zampe. Dopo aver accontentato figli, parenti e amici,
arriva anche il loro turno.
Ecco che, per l’occasione, i
negozi specializzati in articoli
per animali, dai più comuni a
cui rivolgersi per le necessità primarie fino ai quelli più
estrosi, si trasformano in vere
e proprie boutique che esaudiscono tutti i desideri. Tanti
gli articoli con cui ci si può
sbizzarrire: dal più banale
costume da Babbo Natale,
alle targhette personalizzabili, fino agli oggetti d’arredamento. Sempre per loro.
Se volete spaziare, per ampliare le possibilità di scelta,
non pochi sono i siti specializzati a cui rivolgersi.
United pets è sicuramente il
più famoso e fornito per cani
e gatti. Vi potrete trovare veri
e propri oggetti di design:
ciotole, accessori per la sua
igiene e pulizia, sino alle novità di tendenza nell’abbigliamento e nei giochi.
Ferplast, invece, provvederà
ai bisogni di tutti gli altri pic-
coli amici: ci sono giochi da
rosicchiare per criceti e conigli, le ultimissime vasche e
acquari per i pesci e tutto ciò
di cui necessitano. Non sono
esclusi neppure volatili e rettili: anche per loro mille oggetti
per migliorare la qualità della
loro vita, con il massimo del
comfort. Per acquistare collegatevi a www.unitedpets.it
e www.ferplast.it.
sOLO CANI
E GATTI
Inutile dire che la maggior parte dei regali di Natale è rivolta
a cani e gatti. Così se il vostro
Fido si fosse dimostrato un po’
irrequieto nell’ultimo periodo,
potrete regalargli, e regalarvi,
un corso di addestramento:
vi impegnerà solo qualche ora
settimana, ma vi aiuterà a im-
parare a gestirlo, avvicinandovi ancora di più a lui. Secondo
estro e portafoglio potete portare cane o gatto in uno dei
tanti Centri Benessere e Spa
per animali. Qui i vostri beniamini potranno godere di trattamenti di bellezza, programmi
specifici a seconda della razza
e dell’età, corsi shiatsu e cure
con trattamenti anti-stress.
Collegandovi al sito www.amoreanimale.it, potrete trovare il
centro più vicino.
le nostre scelte
Ecco una classifica dei best seller degli ultimi anni, per rendervi
più semplice la vostra decisione.
abbigliamento
Sono sempre al primo posto: felpe,
t-shirt personalizzate e perfino scarpette,
ma l’accoppiata cappellino/cappottino,
in coordinato, rimane il regalo più
richiesto.
COLLARE
ADOTTA
UN AMICO
Se credete che sotto le feste
si debba essere più buoni,
non solo in ipotesi ma anche
nei fatti, tante sono le iniziative a cui potete accedere o
andare a sostenere. Per citarne una, ogni anno la Lega
Antivivisezione (Lav) propone
di adottare un animale a distanza. Partendo da un contributo minimo di 50 euro,
si può aiutare l’associazione
a far fronte alle spese per il
mantenimento degli animali
che ha in carico. Una volta
effettuata la donazione verrà
rilasciato il certificato di adozione, insieme alla foto e alla
storia dell’animale che si è
scelto di aiutare.
Per i dettagli www.lav.it, per
sondare altre iniziative di solidarietà www.petsblog.it.
Personalizzato grazie alla possibilità di
fare qualunque tipo di incisione sulla
medaglietta, si trovano anche collari
fashion ricoperti di strass o borchie.
CUCCIA
Per regalargliene una nuova
si potrà scegliere tra le cucce
più tecniche, impermeabili, da
esterno, spaziose e multipiano,
oppure i complementi d’arredo,
come divani e pouff.
GOLOSITÀ
L’idea più originale è il
box di biscotti assortiti,
presentati in simpatiche
scatole che, una volta
svuotate, diventano
ermetici contenitori
per il loro cibo.
41
natale
al caldo
di Enrico Maria Corno
s
42
e il nome Costa de la Luz
vi dice poco, non sentitevi
in difetto. Sono pochissimi gli
italiani che sanno esattamente dove sia, colpa della poca
pubblicità che viene riservata
a questa zona dell’Andalusia a
discapito delle più famose Malaga, Marbella e Puetro Banus
che sono nella stessa regione.
È l’estremo sud della Spagna.
La Costa de la Luz, con capoluogo Cadice, è infatti una
provincia molto particolare:
qui siamo sull’Oceano e non
più sul Mediterraneo, appena oltre quelle che i Romani
chiamavano Colonne d’Ercole, a pochissimi chilometri
dalla costa dell’Africa. Quel
che sorprende è che a Natale
qui, lo scorso anno, si toccavano i +22° quando in Italia
c’era tempo da lupi. Il bagno
in mare, ça va sans dire, è
riservato solo ai temerari e a
chi pratica il kitesurf con la
muta. Tutte le colline e i pascoli dell’interno che in estate sono bruciati dal sole (qui
negli anni Settanta si giravano
molti film western) a Natale sono verdissimi e fioriti. E
questo accade a meno di due
ore di aereo da Milano.
La distanza, certamente, tiene lontano chi vorrebbe venire in automobile - in estate
come in inverno - perché da
Ventimiglia a Cadice ci sono
1823 km. Gli altri volano low
cost fino a Jerez o Siviglia a
prezzi competitivi che, prenotando con il giusto anticipo,
risultano praticamente azzerati. I prezzi? Da queste parti
è molto più praticato l’affitto
di un appartamento piuttosto
che l’albergo e, per una settimana tra Natale e Capodanno, un 4 posti letto vista mare
può costare anche meno di
400 euro, tutto compreso. La
vita costa pochissimo: una
birra servita al tavolino del bar
costa anche 70 centesimi e si
mangia con 10 euro.
Benvenuti
al sud
Riassumendo: in Costa de la
Luz a Natale fa caldo, molti
stanno in spiaggia pur non
facendo il bagno, costa poco.
Quesito: perché questa si fa
preferire ad altre destinazioni? Cosa si fa e dove si va
quando si è in vacanza da
queste parti?
Intanto sottolineiamo che tutta questa zona, fuori stagione,
non è certo deserta e desolata. Qui vive tanta gente tutto
l’anno (compresi molti italiani) e anche in pieno inverno
ci sono molti turisti. Cadice,
il capoluogo, in queste settimane sta ospitando i grandi
In previsione delle
vacanze di fine
anno, scopriamo
destinazioni
alternative e
sorprendenti per
passare qualche
giorno al caldo
(spendendo poco)
della terra convenuti qui per
celebrare i 200 anni della costituzione spagnola, firmata
nella cattedrale nel 1813: ceneranno con carne alla griglia,
pescado di ogni tipo, tapas a
base di patate e brinderanno con il Tio Pepe, lo sherry
prodotto nella zona. Cadice è
una città di 150.000 abitanti,
metà dei quali residenti nella
parte vecchia della città, un
centro storico eccezionale,
fatto di vicoli, piazzette riservate tra le palme, piazze enormi sul mare, fontane e dimore storiche. Ricorda molto il
centro di Lisbona e, in parte,
quello di Genova. Il tutto circondato su tre lati dal mare
e con la spiaggia urbana più
lunga d’Europa: oltre 6 km.
Nel raggio di 50 chilometri poi
c’è una serie di paesini tutti bianchi in riva al mare che
possono entusiasmare anche
in inverno. A Conil de la Fron-
svagarsi
ZOOM
AL CALDO
E LOW COST
tera si fa “vita notturna” anche in questo periodo con baretti e ristorantini nei vicoli del
paese che rimangono aperti
anche per i clienti del posto.
Le migliori
spiagge
È il posto dove ci sono le migliori spiagge (quella di Roce
su tutte), tutte di sabbia finissima color senape, tanto lunghe da non avere realmente
fine. Vi stupirete del fatto che
voi passeggerete in pantaloncini corti e infradito mentre i
locali indosseranno giacche
e stivali con il pelo. Peraltro
la temperatura è tale che nelle case non è previsto nemmeno il riscaldamento e si
accende la stufa solo in casi
eccezionali.
Vejer de la Frontera è estremamente suggestiva - un
grosso paese tutto bianco,
con stradine, piazzette e vicoli
che si arrampicano sulle forti
pendenze di una collina a 10
km dal mare. I tavolini dei bar
in mezzo ai vicoli con i vecchi del paese che guardano le
ragazze straniere, bouganville
a cascata sulle facciate delle case, vecchie chiese non
esattamente dritte con una
campana sopra l’ingresso. La
piazza centrale, circolare con
la fontana coloratissima di ceramica, le palme e i ragazzini
che giocano, ricorda da vicino
certi paesi della Sicilia. Tarifa,
non lontana da Gibilterra, era
già molto frequentata negli
anni Settanta quando era uno
dei centri più importanti del
mondo della cultura hippie: il
centro, con il castello di Santa
Catalina, è molto vivace con
decine di piccole gallerie d’arte e negozietti che vendono
artigianato o attrezzatura per
il kitesurf. Qui partono i traghetti per l’Africa (bastano 20
Dal prossimo inverno i prezzi in Grecia
potrebbero finalmente essersi abbassati.
Dopo gli scontri recenti nel Nord Africa
che preoccupano non poco i turisti, i
prezzi di Egitto e Tunisia a Natale saranno
bassissimi, soprattutto sotto data.
Anche per questa ragione, Cuba e Santo
Domingo presumibilmente non avranno
prezzi inferiori all’anno scorso. Volete
tentare la fortuna? Beachcomber Hotels e
l’Ente Turistico di Mauritius premiano gli
utenti che menzioneranno #Mauritius nei
loro tweet. Per il vincitore un soggiorno
di 7 notti, incluso volo, per 2 persone nel
lussuosissimo Trou aux Biches Resort
(www.beachcomber-hotels.com).
minuti per arrivare a Tangeri
in Marocco) e si può andare
anche a visitare il faro di Trafalgar, il luogo epico della battaglia navale tra Napoleone e
Lord Nelson. Un’escursione in
barca costa pochi euro e assicura di incrociare le balene in
transito verso il Mediterraneo.
43
ricette
cachi,
che bontà!
di Laura Camanzi
In collaborazione con Giovanni Seveso,
Specialista in Scienze dell’alimentazione a Milano
s
44
arà per il colore che, con
la sua gamma di aranciati,
richiama i boschi che si preparano all’inverno, sarà per quel
sapore dolce che riscalda durante i primi freddi, ma il cachi
è da sempre il re incontrastato
dell’autunno. Morbido, carnoso e dolcissimo, questo frutto
ben si presta a rappresentare
questa stagione “di passaggio”, spesso responsabile di
spossatezza e stress psicofisico. Il Diospyros kaki è una
delle più antiche piante da
frutta conosciute dall’uomo: in
Cina veniva coltivato già più di
duemila anni fa. Estesosi poi
ai paesi limitrofi come Corea
e Giappone, è arrivato in Europa sul finire del Settecento,
e inizialmente come pianta
ornamentale. Adattatosi bene
al clima mediterraneo si è poi
largamente diffuso nell’ultimo
secolo, raggiungendo, soprattutto in Spagna e in Italia, notevoli produzioni. I cachi sono
piante che possono arrivare
ad altezze considerevoli (15-18
metri), solitamente contenute
però da sapienti potature: nei
mesi autunnali si riempiono di
frutti che variano di colore, dal
giallo alle varie tonalità di rosa
fino al rosso intenso, a seconda del grado di maturazione e
della qualità.
«I cachi sono normalmente
commestibili solo dopo che
hanno raggiunto la sovramaturazione», chiarisce Giovanni
Seveso, «se gustato quando
ancora acerbo, infatti, il cachi può allappare, dare cioè
quella fastidiosa sensazione
di “bocca legata”. Sono frutti
molto energetici, indicati soprattutto per bambini, anziani
e sportivi, ma sconsigliati a chi
sta cercando di dimagrire. Un
cachi può pesare anche 200300 grammi, il che equivale
a un apporto calorico di tutto
rispetto: 200-250 kcal. La notevole quantità di zuccheri in
essi contenuti (16-18%) li rende inoltre inadatti ai diabetici».
Sottolineate le caratteristiche
a cui prestare attenzione, si
può passare a elencarne gli
innumerevoli benefici. «Tra le
VALORI NUTRIZIONALI
(per 100 grammi)
65 kcal
80% acqua
16% zuccheri
2,5% fibre
0,6% proteine
0,4% grassi
numerose qualità dei cachi»,
continua Seveso, «c’è quella
di essere ricchi di fattori vitaminici: 100 g di questo frutto
apportano ben 237 mg di vitamina A, che protegge pelle
e mucose ed è un valido aiuto
nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Importante anche l’apporto di vitamina
C, indispensabile in questo
periodo per proteggersi dai
malanni legati al cambio di
stagione, anche se, è bene
sottolinearlo, che la quantità di acido ascorbico varia in
virtù del grado di maturazione
del frutto, da 50 mg a 7 mg
nei cachi molto maturi. Tra
Cachi DI MISILMERI
Il clima temperato e subtropicale dell’agro palermitano ha permesso l’introduzione,
accanto ai numerosissimi agrumeti, di alcune varietà che, con il passare del
tempo, si sono stabilizzate e ne sono diventate caratteristiche: la nespola di Trabia,
i fichi d’india di Ventimiglia di Sicilia e i cachi di Misilmeri. Era la fine del Seicento
quando si introdusse la pianta nella splendida vallata alle porte di Palermo. Nel
clima di grande risveglio scientifico di quegli anni, Don Francesco Bonanno del
Bosco, attento osservatore della natura, aiutato da padre Francesco Cupani,
realizzò a Misilmeri un rigoglioso orto botanico, considerato uno dei più importanti
d’Europa e uno dei più antichi d’Italia. Negli anni ’40 del Novecento, forse in
concomitanza con la morte di alcune piante di agrumi, la coltivazione del cachi
iniziò a diffondersi anche nel resto della vallata, diventando, nell’arco di pochi
decenni, quasi uniforme. La speciale varietà di questo frutto dal gusto dolcissimo
e dalle note vanigliate è conosciuta ed esportata in tutta Italia e soprattutto in
Francia, sia fresco sia sotto forma di prelibata confettura.
SEMIFREDDO
da urlo
i sali minerali spiccano per
quantità fosforo (20 mg), magnesio (9 mg), calcio (8 mg),
ma soprattutto potassio (170
mg), dall’effetto diuretico e
depurativo. La notevole quantità di fibre in esso presenti lo
rendono un buon rimedio naturale contro la stitichezza e
un valido aiuto in caso di cure
antibiotiche, poiché le fibre favoriscono il ripristino della flora
microbica intestinale. Ottimi
contro lo stress, questi frutti
sono raccomandati anche in
caso di stanchezza e astenia».
come mangiarli
I cachi andrebbero consumati
crudi, in modo da beneficiare
dell’effetto vitaminizzante e rimineralizzante. La loro polpa
dolce e gelatinosa può essere
mangiata a cucchiaio o usata
per accompagnare yogurt e
macedonie o per preparare
centrifughe, salse e sorbetti. I
cachi pronti per essere mangiati devono avere la buccia
sottile, quasi trasparente, e intatta, seppur cedevole al tatto.
Raggiunta questa fase però si
conservano per pochi giorni:
si può ovviare a questo inconveniente acquistandoli ancora
acerbi e facendoli maturare in
casa. Per accelerarne la maturazione basta metterli vicino a
delle mele che liberano etilene
e acetilene, due gas che arricchiscono i cachi di zuccheri,
rendendoli ancora più dolci.
In Italia la varietà più nota è il
“Loto di Romagna”: tra Campania ed Emila-Romagna se
ne producono oltre 60 mila
tonnellate annue per il consumo interno e l’esportazione. In
Spagna trionfa invece la “Rossa brillante”, una varietà molto
dolce, che si fa notare proprio
per il colore rosso acceso. Ultimamente, e soprattutto dalla
penisola iberica, arriva inoltre
una varietà che sta avendo
molto successo: il cachi “Persimon”, conosciuto anche
come “cachi mela”. Sono cachi non astringenti, che hanno
la caratteristica di poter essere
consumati appena colti, senza
aspettare la fase di ammezzimento (sovramaturazione).
Hanno buccia sottile e polpa
croccante, della consistenza di una mela appunto, e si
possono tagliare a fette come
quest’ultima. Il sapore è quello
dei cachi, ma risultano un po’
meno dolci rispetto agli altri.
Ingredienti
2 kg di cachi ben maturi
500 gr di zucchero
500 ml di panna
1 limone
Procedimento
Lavare bene i cachi e tagliarli a
metà, eliminando il picciolo e la
parte centrale filamentosa con
l’aiuto di un cucchiaino. Passare la
polpa rimanente con il passaverdure
(non usare il frullatore, altrimenti
le parti più fibrose andrebbero
solamente spezzettate e non del
tutto eliminate). Unire alla purea
così ottenuta lo zucchero e il succo
filtrato di un limone mescolando
bene. Dividere il composto in due
parti: metà servirà per il semifreddo
e l’altra metà sarà la salsa con
cui accompagnarlo. Montare la
panna con le fruste e poi unirla
delicatamente, mescolando sempre
dall’alto verso il basso, ad una delle
due metà. Versare in uno stampo
rettangolare e mettere in freezer per
almeno 6 ore; passare in frigorifero
30 minuti prima di servire. La salsa
si conserva in frigorifero fino al
momento di impiattare; nel caso
il dolce fosse preparato con largo
anticipo si può anche congelare,
ricordandosi però di spostarlo in
frigorifero 10-12 ore prima. Tagliare
a fette il semifreddo e servirlo con
abbondante salsa di cachi.
Letture salutari
di Francesco Rizzo
Bella tutta!
I miei grassi
giorni felici
di Elena Guerrini
238 pagine
ed. Garzanti
Prezzo: 15,20 euro
46
Mary Evans Young è una signora inglese. Non magra. Per anni
si è imposta tutti i sacrifici necessari per dimagrire: un giorno, però, ha deciso di dichiarare
guerra all’industria delle diete,
anche per denunciare i ciarlatani, gli esperti improvvisati, i
pericoli delle soluzioni fai da te.
E una cultura anoressica del
“magre a ogni costo” che poco
ha a che vedere con il rispetto
della salute, anche psicologica.
E così ha inventato il “No diet
day”, che si celebra ogni 6 maggio a Londra. È una storia cara a
Elena Guerrini, regista, attrice di
teatro e di cinema, inventrice del
“teatro del baratto” (non si paga
il biglietto, si cucina qualcosa e
lo si scambia con l’ingresso),
autrice del pungente e provocante Bella tutta!, autobiografia
di una donna che ha imparato a
volersi bene benché la bilancia
segnali una cifra a tre zeri. Dopo
che una delle sessantotto diete
seguite le aveva fatto perdere...
un’altra cifra a tre zeri. La Guerrini ci offre la sua vicenda, dalle difficoltà dell’adolescenza ai
tanti manuali letti su come essere felici dimagrendo, passando
per i problemi in amore e le più
bizzarre (e dannose) strategie
anti-ciccia suggerite dalle amiche. Giungendo a una conclusione che l’autrice stessa spiega
così: «Ho deciso di essere felice
lo stesso, senza dimagire! Ho
smesso di fare diete, non ho più
comperato creme miracolose o
pillole magiche, non ho più fatto digiuni estenuanti seguiti da
abbuffate svuotafrigo. Un giorno
mi sono svegliata e ho deciso
che potevo impiegare quei soldi e quel tempo per me. Non
è cambiato il peso, è cambiato
lo sguardo». Attenzione: questo
libro, che è tratto da un monologo teatrale, non è un invito a
trascurare la salute, ad ammazzarsi di spaghetti e cannoli. Si
tratta piuttosto di imparare ad
amarsi per quello che siamo, a
«concentrarsi sulla bellezza e
l’unicità del proprio corpo», a
cercare il benessere dentro e
non fuori, a capire che si può
essere belle e sensuali anche se
non si risponde ai canoni imposti dai media. E a insegnare agli
uomini a voler bene... dal primo
all’ultimo chilo.
tempo di lettura: 4 ore
I segreti della
scrittura
di Candida Livatino
176 pagine
ed. Sperling & Kupfer
Prezzo: 17 euro
Dimmi come scrivi e ti dirò chi
sei. Ecco perché è sempre meglio farsi fare una dedica se si
riceve un libro in regalo o conservare il biglietto con gli auguri quando si scarta un dono:
perché in quelle poche righe
scritte, anche solo parole di circostanza, potete trovare indicazioni importanti sulla psicologia
delle persone a voi più vicine. I
segreti della grafologia ci vengono svelati in questo manuale
pensato per il grande pubblico,
che raccoglie le principali nozioni dell’analisi della scrittura,
con spiegazioni semplici, numerosi esempi pratici e lo studio delle dediche fatte all’autrice da una folla di personaggi
famosi. Il lettore conosce certamente almeno il volto pubblico
degli attori, dei musicisti, de-
videoteca
Monsieur Lazhar
(Canada, 2011)
di: Philippe Falardeau
gli showman interessati e può
quindi più facilmente collegare
le caratteristiche della scrittura
con il loro modo di porsi e la
loro personalità. Nelle prime
97 pagine, il volume insegna
a “radiografare” una pagina
scritta a mano (lo spazio occupato, i margini, la pressione,
il modo di andare a capo...), a
valutare le principali caratteristiche dello stile (per esempio,
l’inclinazione, le dimensioni...)
e, infine, a individuare i segni
grafologici basilari. Facendoci
scoprire che una scrittura aggrovigliata denota una personalità ricca di contraddizioni,
che le lettere staccate all’interno di una parola svelano
scarsa disponibilità al rischio
e al confronto, che una firma
posta molto distante dal testo
è sintomo di desiderio di riservatezza. Molto curioso, tra gli
altri, il capitolo in cui vengono
analizzati i tipici scarabocchi
che tutti noi facciamo quando
siamo pensierosi: sapevate,
per esempio, che chi ha l’abitudine di disegnare piccole
case fa fatica a rompere i vincoli con la famiglia di origine?
E che le spirali testimoniano
l’eterno bisogno di conferme
e gratificazioni? La giornalista
Candida Livatino è un perito
grafologo, esperta di disegni
dell’età evolutiva e nota per la
sua partecipazione ad alcuni
programmi televisivi.
tempo di lettura: 5 ore
con: Mohamed Fellag, Sophie Nelisse, Emilien Neron
durata: 94’
Valore terapeutico:
per riflettere sul potere della parola contro il dolore.
Un algerino trapiantato in Canada si
offre come supplente in una scuola
elementare: egli stesso sceglie una
classe che ha appena subito un
trauma, perché la docente di ruolo
si è tolta la vita. L’uomo ha metodi di
insegnamento che non si sposano
con un ambiente in cui ogni contatto
fisico tra alunni e insegnanti è tabù,
perché tutto deve essere mediato,
congelato, “coperto”, come le pareti
dell’aula dove è avvenuto il suicidio.
E che la preside - ingenuamente
- fa ridipingere. C’è una psicologa
che aiuta i ragazzi, sì, ma il nuovo
maestro, violando le regole, decide
di parlare un po’ più apertamente
con la classe di ciò che accaduto.
Con uno stile cauto ma efficace,
aiuta i piccoli a elaborare il lutto,
mentre egli stesso ne sta superando
uno. Che non sveliamo al lettore,
perché conduce a uno dei segreti
del film. Vorremmo consigliare
Monsieur Lazhar per la grazia con la
quale disegna la figura di un “alieno
in terra aliena”, il suo rapporto con
l’insegnamento, una società in cui
ogni segnale conferma che culture
ed etnie sono mescolate, eppure
sopravvivono distanze e pregiudizi.
Ma il valore di questa pellicola,
candidata all’Oscar come miglior
lungometraggio straniero, è anche
nel sottolineare il valore e il potere
della parola e della narrazione.
Il regista sembra dirci che una
perdita dolorosa, ma anche le ferite
profonde che ad essa possono
accompagnarsi - come il senso
di colpa, la rabbia, la mancanza
di spiegazioni - non si possono
“far guarire” se non vengono
esposte, permettendo al dolore di
diventare, appunto, parola, gesto,
espressione. Uno degli alunni,
toccato dalla vicenda più degli
altri, sarà il simbolo del bisogno di
manifestare ciò che si prova, di far
luce nel buio che nasce dentro di
noi. E lo diventerà grazie al nuovo
maestro, che fa leva sul racconto,
la lettura, la fiaba, la creatività,
magari uscendo dal tracciato di un
programma scolastico tradizionale,
ma accendendo nei suoi allievi
emozioni altrimenti imprigionate.
Chi aiuterà Monsieur Lazhar a
elaborare invece il proprio, di lutto?
Forse un’altra donna, forse i libri
o il tempo. O un nuovo lavoro. O
forse, semplicemente, aver aiutato
i suoi giovani scolari a guardare
avanti. Come può fare un adulto
che consegna ai più giovani un
pezzetto di vita.
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PROSSIMO
NUMERO
I dossier di PiùSalute
Speciale CAVO ORALE
Iniziamo l’anno nuovo con una monografia molto specifica: bocca,
naso, gola, faringe... tutto ciò che riguarda il cavo orale sarà preso
in esame dai nostri esperti. Per sapere, prevenire e - perché no? automedicarsi con scienza e coscienza.
L’esperto risponde
Nel prossimo numero gennaio-febbraio sarà l’andrologo a rispondere
ai vostri quesiti: inoltrateli via mail a [email protected] o via fax
allo 02.29513121.
Alla ricerca del teatro perduto
Sono tante le campagnie - al di fuori dei circuiti canonici - capaci
di proporre spettacoli di qualità, sperimentazione e laboratori.
Noi abbiamo scovato l’Atir ma ne segnaliamo molte altre.
Svagarsi
Concluse le feste natalizie scatta il conto alla rovescia per le
successive: una panoramica sulle migliori rassegne di carnevale
italiane.
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