speciale OBESITà
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speciale OBESITà
19 3. SE NE PARLA Anno VIII Numero 6 Novembre-Dicembre 2012 Direttore responsabile Ismaele Passoni Consulente editoriale Sergio Meda 4. Segnali Atralgie, influenza, raffreddore 6. Conoscere la sanità Comitato etico Coordinamento redazionale Hand&Made Milano Collaboratori Claudio Buono, Laura Camanzi, Enrico Maria Corno, Federico Meda, Stefano Nobili, Federico Poli, Gianni Poli, Francesco Rizzo Immagine di copertina Corbis Immagini iStock, 123 Progetto grafico Roberto Magrini 8. Società Telethon 10. Fai da te intelligente Depressione stagionale 12. Domande Risponde l’infettivologo 40 17. In vetrina Grafica e impaginazione Hand&Made Milano Marketing e pubblicità Fabio Fedele Ilaria Tandoi Editore FederFARMA.Co Spa, Milano www.federfarmaco.it Redazione via Boscovich 61, 20124 Milano Tel. 02.2022941 Fax 02.29513121 [email protected] Reg. Trib. di Milano n° 654 - 13/10/1999 Finito di stampare nel mese di ottobre 2012 da Artigrafiche Boccia - Salerno I diritti di riproduzione delle immagini sono stati assolti in via preventiva. In caso di illustrazioni i cui autori non risultano reperibili, l’Editore onorerà l’impegno a posteriori. 19. SPECIALE obesità 20.Indiziati i genitori a colloquio con il pediatra Manuel Castello 24. Nuoto e bici, con giudizio a colloquio con il medico dello sport Marcello Faina 26.Malattie correlate al peso a colloquio con il nutrizionista Giovanni Seveso 32.Il rieducatore alimentare 34.Terapia farmacologica (e chirurgica) 37. Ambientiamoci 38. Per chi ha figli 40. Quante zampe 42. Svagarsi 44. Ricette 46. Letture salutari 47. Videoteca 48. Prossimo numero 47 8 PROBLEMA VERO L’OBESITÀ p roblema vero, l’eccesso di peso e l’obesità, per quanto porta con sé, in termini di patologie e di vari disagi, di tipo sociale ed economico, a carico del singolo e della collettività. In particolare allarma l’aumento dell’obesità infantile, diventata nel mondo occidentale un’autentica piaga che coglie 36 bambini su 100. Nel Dossier abbiamo cercato di individuare le responsabilità, con l’aiuto di pediatri, nutrizionisti, educatori perché nel sovrappeso e nell’obesità il fattore genetico incide solo in minima parte. I maggiori imputati risultano la ridotta attività fisica che si accompagna alle cattive abitudini alimentari. Tutto chiama in causa in primo luogo i genitori, poi la scuola e le istituzioni pubbliche che non mettono a disposizione luoghi protetti (e gratuiti) dove muoversi e fare sport. Qualcosa, peraltro, si sta attivando: sulla spinta della fondazione “Let’s Move” di Michelle Obama è appena nata la Fondazione italiana per la Lotta all’Obesità infantile, che si muove intelligentemente per creare motivazioni e divertimento, non solo il ridotto consumo di merendine e di giochi col computer. In proposito, un rieducatore alimentare smonta i falsi miti, riabilitando la pasta e la frutta secca, inutilmente indiziate di nocività. L’attività fisica, abbinata alla riduzione (in quantità e qualità) del cibo, va comunque tarata sul singolo soggetto obeso, anche perché chi è sovrappeso deve tutelare le articolazioni, già ipersollecitate. Raffreddore e influenze sono i guai, inevitabili, di stagione. Li abbiamo esaminati nella logica dei sintomi che li propongono, attenti a non fare confusione. La solita messe di quesiti ha investito l’infettivologo, che li ha evasi con puntualità. Un chiarimento sulle nuove normative in rapporto alle ricette, come cambiano le abitudini dei prescrittori, dei medici. Sotto esame anche la depressione stagionale, affrontata in compagnia di una psicoterapeuta. E poi siamo andati a investigare lo stile di vita basato sul rallentamento e la semplicità. Ai bambini e i loro giochi (riusciti) in cucina, è dedicato il bel servizio nella rubrica Per chi ha figli. Dicembre è il mese di Telethon, maratona televisiva di cui vi raccontiamo la genesi e i grandi risultati a favore della ricerca. Dicembre è anche il mese delle festività, che impongono i nostri auguri anticipati. 3 sintomi il raffreddore di Stefano Nobili, Medico di Medicina generale - Milano G 4 iulia, 35 anni va dal suo medico dicendo: «Dottore, ho male alle ossa, il naso chiuso, mal di gola, la tosse e ho anche la febbre alta; che devo fare?». Questa è la domanda più frequente nelle settimane tardoautunnali e invernali, quando scoppia l’epidemia influenzale. Le indicazioni non sono molte, se non stare a riposo (quando possibile) non uscire di casa, prendere qualche antipiretico per abbassare la febbre e farsi passare i “dolori alle ossa”. che cos’è? Il raffreddore è un’infezione delle vie aeree superiori (naso e gola) di origine virale. Nel linguaggio di tutti i giorni raffreddore e influenza sono spesso confusi, ma il raffred- dore ha connotazione precisa, perchè interessa solo la zona rino-faringea. È la causa più frequente di consulto medico in Italia: il 40-50% della popolazione ne è affetta ogni anno. I più colpiti sono gli studenti, che sviluppano da 6 a 10 episodi e più l’anno e le donne tra i 20 e i 30 anni, per il maggior contatto con i bimbi. Ha di norma tre picchi stagionali, con una mag- gior incidenza in autunno e inverno. Esistono più di 200 virus alla base del raffreddore, i più frequenti sono: Rhinovirus, Coronavirus, virus Respiratorio Sinciziale, virus Parainfluenzali e Adenovirus; la loro varietà rende impossibile, sinora, lo sviluppo di un vaccino preventivo. Sintomi Si presentano a un paio di giorni dal contagio virale e comprendono: mal di gola, naso chiuso, muco nasale liquido o denso, bianco o giallastro e starnuti. Gli occhi si fanno pesanti, si avverte dolore alla mascella e mal di testa. La tosse non è molto frequente, ma se appare può persistere anche per alcune settimane; lo stesso per la febbre, che può arrivare fino ai 38°. La degenza va dai due ai quattordici giorni, ma se sottovalutato può portare a infezioni batteriche, otiti medie, bronchiti e polmoniti, per cui è obbligatorio rivolgersi al medico. Come si trasmette Il contagio avviene attraverso piccole particelle d’acqua espulse con tosse e starnuti, chiamate goccioline di Flugge. Il contatto diretto della pelle con superfici ambientali come telefono, corrimano di scale mobili o banconote, è un altro efficace mezzo di trasmissione, essendo queste letteralmente ricoperte di microrganismi. Inoltre stress e forme allergiche abbassano notevolmente le difese immunitarie, aumentando le probabilità di contrarre il virus. Come prevenire Le mani sono tra i più frequenti veicoli di trasmissione del raffreddore, le norme preventive sono quindi semplici ma tassative: non toccarsi occhi e naso con le mani se non dopo averle ben lavate ed evitare i contatti con soggetti che presentano i classici sintomi. La buona educazione può essere anche qui d’aiuto: coprire lo starnuto o il colpo di tosse con la mano, o usare un fazzoletto eviterà il disperdersi dei germi. Tali gesti sono sottovalutati, ma rappresentano gli interventi riconosciuti dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) come i più efficaci per il controllo della diffusione delle infezioni, anche negli ospedali. tosse che non si autolimita. Lo stesso vale per ghiandole ingrossate, mal d’orecchio, sinusite, se il muco nasale diventa di colore verde giallastro e se tossendo si notano strie ematiche. ZOOM influenza È una malattia stagionale che interessa tutta la popolazione, dai bambini, agli adulti, fino agli anziani. I pazienti sono allarmati, nonostante abbiano già vissuto negli anni precedenti tale situazione, perchè tende a manifestarsi in modo differente. Si deve assumere lo stesso atteggiamento preventivo consigliato per il raffreddore: le buone norme igieniche, infatti, permettono di evitare il contagio. A differenza del raffreddore, per l’influenza è previsto il vaccino: uno strumento semplice, efficace e certo per evitare di ammalarsi e per prevenire complicanze. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità si può parlare di influenza quando la febbre è a esordio brusco e al di sopra i 38.5°, con dolori muscolari e articolari, tosse e mal di gola. Il quadro deve essere comunque confermato dal medico curante. I sintomi durano alcuni giorni e sono spesso accompagnati da inappetenza, a cui va dato ascolto: non è importante sforzarsi nel mangiare, ma quanto più nel bere, per mantenersi idratati. Autocura È una patologia per la quale il paziente si autocura, perchè ha una storia clinica conosciuta, ma è sempre utile un consulto medico, soprattutto in presenza di febbre alta per più giorni e NEL PROSSIMO NUMERO SPAZIO Ai linfonodi SE AVETE QUALCHE QUESITO DA PORRE A STEFANO NOBILI INOLTRATELO ALLA CASELLA DI POSTA: [email protected] 5 quesiti ricette: REGOLE NUOVE di Stefano Nobili, Medico di Medicina generale, Milano Tornati dalle vacanze ho sentito che sono cambiate le modalità di prescrizione dei farmaci da parte dei medici di famiglia. Potete spiegarmi in che cosa consistono questi cambiamenti? Chi viene coinvolto dal provvedimento? Giovanna. Torino l 6 a legge dell’agosto 2012 entra nell’ambito della cosiddetta spending review (revisione dei costi) l’analisi dei capitoli di spesa, proprio per individuare le voci passibili di taglio, a evitare inefficienze e sprechi di denaro grazie a un maggior controllo della spesa pubblica. In ambito farmaceutico la nuova normativa - 11bis art.15, della legge 135/2012 - evidenzia l’esigenza di indicare, nelle ricette a carico del Sistema sanitario nazionale (la ricetta rossa, per intenderci), il principio attivo di un farmaco, o nome farmacologico, nel caso ne esista un equivalente generico. Per essere più chiari: acido acetilsalicilico è il nome del principio attivo, conosciuto comunemente come Aspirina®. Va specificato che le nuove norme si rivolgono ai pazienti curati per la prima volta, per una patologia cronica e per un nuovo episodio cronico o acuto, quando siano disponibili più medicinali equivalenti o generici. Di conseguenza, per pazienti già in cura, la situazione resta immutata, si prosegue con la terapia già prescritta. LE NUOVE DISPOSIZIONI Cerchiamo di fare un po’ più di chiarezza, spiegando ciò che la legge dispone, attraverso le indicazioni della Federazione italiana Medici di Medicina generale (Fimmg), la più grande associazione di medici di famiglia, presente in Italia con 27.000 iscritti su un totale di 46.000 dottori. Paziente con patologia cronica o non cronica, già in cura: un buon esempio è un paziente con pressione alta (malattia cronica), già in trattamento con il farmaco XY. In tal caso nulla è cambiato, per cui il medico potrà redigere una ricetta rossa del Ssn uguale a quella precedente. Nulla vieta, tuttavia, che anche a questo paziente sia prescritta la terapia indicando accanto, sulla ricetta, il principio attivo. Paziente con patologia cronica che il medico cura “per la prima volta”: deve essere prescritta la terapia indicando il principio attivo. Il medico ha sempre la possibilità di dare la denominazione di uno specifico medicinale, sia esso cosiddetto di marca - branded - sia esso un equivalente o generico. Il farmacista, in entrambi i casi, consegnerà al paziente il farmaco generico, al prezzo più basso, contenente quel principio attivo, a meno che non sia l’assistito a richiederne un altro, anche se più costoso. Se il medico vuole prescrivere il farmaco branded e non vuole che il farmacista lo sostituisca con un equivalente, dovrà apporre sulla ricetta la dicitura “non sostituibile”, dando come spiegazione “motivi clinici” (M.C.). Paziente affetto da “nuovo episodio di patologia non cronica, ma acuta”: il medico d’ora in poi sarà sempre tenuto a indicare il nome del farmaco di marca - un buon esempio può essere la prescrizione in caso di faringotonsillite batterica (le tonsille ingrossate con le famose “placche”) affinché la scelta del prodotto sia vincolante per il farmacista, ovvero questi non possa procedere alla sostituzione con un farmaco equivalente o generico. Il prescrittore dovrà apporre la dicitura “non sostituibile”, motivandola con Look-Alike/ Sound-Alike (abbreviati in L.A.S.A). La dicitura esplicita il parere del medico che non ritiene opportuna la sostituzione del farmaco indicato perché il provvedimento potrebbe confondere il paziente, a causa della somiglianza della confezio- «Le nuove disposizioni riguardano i pazienti curati per la prima volta, per una patologia cronica e per un nuovo episodio cronico o acuto, quando siano disponibili più medicinali equivalenti o generici» ne con quella del generico (look-alike) o perché il nome del farmaco generico suona simile (sound-alike) a quello del farmaco “di marca” prescritto. in conclusione In buona sostanza, il ruolo del farmacista quindi non vede grandi mutamenti, in quanto già prima aveva l’obbligo d’informare il paziente qualora fosse presente sul mercato un farmaco generico, meno costoso e con lo stesso principio attivo di quello di marca. 7 Telethon 14-16 dicembre la MARATONA BENEFICA di Federico Poli l’ 8 avventura di Telethon inizia nel 1990 dall’incontro dell’Unione italiana lotta alla Distrofia muscolare (Uildm) e Susanna Agnelli e si concentra da subito sulla malattia e, in seguito, sulle disfunzioni di tipo genetico. L’intento è aiutare la ricerca, dato che i fondi pubblici sono spesso sottoposti a tagli e non riescono a soddisfare le necessità dei malati. Alla base dell’attività della Fondazione Telethon c’è la maratona televisiva, una tre giorni in partnership con la Rai lanciata da passaggi in diverse trasmissioni nei giorni precedenti. Telethon andrà in scena dal 14 al 16 dicembre ma già durante le Olimpiadi, grazie al Presidente Napolitano e agli atleti delle varie nazionali, si è cominciato a parlare della prossima edizione. Questa attività di avvicinamento è molto importante perché nel 2011, per la prima volta nella storia di Telethon, non si è battuto il record dell’anno precedente e il numeratore si è fermato a quota 30 milioni, rispetto ai 32 di 12 mesi prima. Risultati, in tempo di crisi, comunque eccezionali, ma gli obiettivi devono e possono sempre essere migliorati. I soldi raccolti con le maratone, ma anche con altri sistemi di found raising durante tutto l’anno (mediamente, per ogni euro donato, il 77% raggiunge la ricerca) vedono il sostegno a una serie di attività selezionate e super- DIMENSIONE INTERNAZIONALE L’esempio più noto è il primato mondiale conquistato nel campo della terapia genica dall’équipe di ricercatori e di clinici che operano presso l’istituto San Raffaele-Telethon per la Terapia Genica (TIGET) uno dei fiori all’occhiello della nostra comunità scientifica. Alle porte di Milano è stata infatti realizzata la prima terapia genica di successo per una grave immunodeficienza congenita (ADA-SCID), facendo del TIGET un centro di riferimento mondiale per il trattamento di questa malattia. Il successo del protocollo non solo ha portato alla cura di 14 bambini - di cui solo uno italiano - ma ha costretto équipe di altri centri clinici ad adeguare i propri standard di cura ispirandosi all’istituto Telethon. Molto attivo anche il Tigem di Napoli che, negli anni, ha partecipato a uno studio clinico di successo per la terapia genica di una retinopatia congenita presso il Children’s Hospital di Philadelphia e all’apertura di un laboratorio Telethon presso il Jan and Dan Duncan Neurological Research Institute del Texas Children’s Hospital di Houston. Telethon e Uildm: un legame ultraventennale che tiene in piedi la ricerca italiana (e non solo) visionate da una Commissione medico-scientifica indipendente e internazionale. A questo lavoro, forse il più delicato della filiera, si aggiunge l’impegno per diffondere il verbo, affinché i donatori siano a conoscenza delle varie attività, dove finiscono i soldi e quali sono i risultati, di anno in anno. La ricerca non è solo malattia: sono diversi i programmi di sviluppo di nuovi ausili e soluzioni per favorire l’autonomia delle persone con disabilità motorie. impegnati nello studio delle miopie ereditarie; nuove strategie terapeutiche per l’atrofia muscolare spinale e bulbare (malattia di Kennedy); malattie da accumulo lisosomiale (patologie metaboliche che interessano le ossa); sindrome neurologica di Cornelia De Lange. A latere, sono stati confermati i rinnovi dei finanziamenti a due membri storici dell’Istituto Dulbecco, Luca Scorrano (malattie mitocondriali) e Lorenzo Puri (distrofia muscolare di Duchenne). Quota 44 progetti Se il raccolto nel 2011 è stato inferiore al 2010, non si può dire la stessa cosa dei progetti finanziati, passati da 39 a 44 (il 17% di quelli presentati), molti dei quali multicentrici, ovvero svolti da più gruppi in sinergia sull’intero territorio nazionale. Inoltre, sempre grazie ai fondi raccolti, prendono il via altre quattro “carriere” del programma Telethon Dulbecco (Premio Nobel in medicina nel 1975) che da ormai 13 anni consente a giovani scienziati di avviare un gruppo di lavoro indipendente. A ogni ricercatore saranno corrisposti 517mila euro l’anno per cinque anni. Sono tre italiani (Ester Zito, Maria Pennuto e Carmine Settembre) e un giapponese (Shimako Kawauchi), rispettivamente I numeri di Telethon 354 milioni di euro investiti nei progetti 1469 ricercatori finanziati 2375 progetti a firma Telethon 459 malattie finanziate 8494 articoli scientifici pubblicati Per maggiori informazioni: www.telethon.it www.uildm.org 9 automedicazione depressione stagionale di Claudio Buono in collaborazione con Alice Parri, Psicologa e Psicoterapeuta a Siena S AD non è solo la traduzione inglese della parola “triste”, ma è anche l’acronimo di Seasonal Affective Disorder, ovvero la depressione stagionale. In Europa si stima che ne sia colpito il 9% della popolazione, di cui l’80% sono donne. Riconoscere e affrontare questo disturbo in modo tempestivo è importante per poter dare una risposta rapida alla sua soluzione. La SAD insorge soprattutto con l’arrivo dell’autunno e dell’inverno, i pazienti con questo disturbo presentano stanchezza diffusa, sono facilmente irritabili, meno allegri e asociali. Molto spesso seguono disturbi psicosomatici, calo del desiderio sessuale e apatia verso le attività normalmente svolte. Prima di poter ipotizzare questa diagnosi è necessario che i sintomi si presentino per almeno due anni, con le stesse tempistiche e che minino alla qualità della vita. cause e soluzioni 10 Le cause della SAD possono essere molteplici, ma un ruolo importante lo gioca di sicuro la luce solare. I raggi del sole, infatti, aiutano a secernere melatonina, seretonina e ossigeno, le sostanze che rispettivamente regolano il circolo sonno-veglia, l’umore e il funzionamento cellulare. Con l’avvento della stagione invernale, e la conseguente dimunuzione di esposizione ai raggi solari, si ha una rispettiva riduzione di questi elementi, con ripercussioni evidenti sulla nostra salute. Ci sono diversi approcci per affrontare la SAD, la cui efficacia è maggiore se utilizzati in modo integrato. Il primo è la psicoterapia: consente di trovare strategie personalizzate per affrontare il problema. Ogni paziente, infatti, è diverso e manifesta questi sintomi in modo differente. È utile non solo per far scomparire i sintomi, ma anche per prevenirne altri, come disturbi dell’umore, somatici e ansia. Attraverso l’aiuto del terapeuta si possono apprendere modi “sani” per gestire lo stress e conoscere il proprio corpo, riducendo il rischio di ricadute. fototerapia Un altro trattamento molto efficace è la fototerapia, che si basa sull’esposizione del paziente a particolari lampade, con caratteristiche fisiche analoghe a quelle della luce solare. Ogni seduta dura circa un’ora, i miglioramenti si hanno già dopo una settimana, ma perchè il processo terapeutico sia completo e duraturo si consiglia un ciclo di 2-3 settimane. L’azione della luce aumenta la produzione di serotonina e favorisce l’azione dei farmaci antidepressivi. Per prevenire gli sbalzi d’umore e migliorare il ritmo sonno-veglia la fitoterapia è di grande aiuto. Questa pratica prevede l’u- ZOOM BUONE ABITUDINI Se vi riconoscete nei sintomi della SAD, o semplicemente volete prevenire un eventuale malessere, provate a seguire questi consigli: • Aumentate l’esposizione alla luce, preferibilmente in modo regolare; • Alimentatevi in modo adeguato, seguendo una dieta leggera ed equilibrata, come quella dieta mediterranea che contiene sostanze preziose per il nostro organismo: (vitamine, sali minerali e omega 3); tilizzo di piante o estratti per la cura delle malattie o per il mantenimento del benessere. Melissa, ginseng, valeriana, iperico e timo sono le maggiormente utilizzate a questo scopo. Qualora i sintomi della depressione stagionale siano particolarmente invadenti e duraturi, possono essere utilizzati dei farmaci antidepressivi, ma solo sotto prescrizione e controllo medico. È sempre bene ricordare che la loro efficacia risulta maggiore se a supporto di altre terapie. Affinchè la depressione non vi attanagli di ritorno dal lavoro, vivere in un ambiente sano e curato vi potrà essere di conforto, soprattutto nelle giornate di brutto tempo. E ricordatevi che la stagione fredda può avere anche i suoi pregi: i colori dell’autunno, il sapore delle castagne e il tempo trascorso davanti al fuoco di un camino sono tutti momenti preziosi per il nostro benessere, basta saperli cogliere. • Regolarizzate il sonno: andate a letto e svegliatevi sempre alla stessa ora, concedendovi 7-8 ore di riposo, evitando di assumere bevande eccitanti o alcoliche; • Fate regolarmente dell’attività fisica: aiuta il rilascio di endorfine, gli “antidepressivi” del nostro organismo; • Per combattere la stanchezza è buona norma inserire nell’alimentazione il magnesio, essenziale per il buon funzionamento dei muscoli e del cervello. 11 PAROLA ALL’ESPERTO RISPONDE l’infettivologo Donna, 20 anni Lavoro come assistente alla poltrona presso uno studio dentistico. Di recente mi sono punta con uno strumento odontoiatrico appuntito. Per precauzione, ho fatto uscire subito il sangue dalla ferita che poi ho disinfettato con acqua ossigenata. Però mi è rimasto un dubbio: quante probabilità ci sono di aver contratto un virus dell’epatite o, peggio ancora, l’HIV? Data la sua giovane età, presumo che abbia già praticato la vaccinazione per l’epatite B. Per quanto riguarda HCV (epatite C) e HIV, il contagio è molto poco probabile. Ma se vuole essere più tranquilla, esegua la routine di esami che le prescriverà il suo medico di fiducia. Uomo, 43 anni Ho letto che gli abiti lavati a secco sono dannosi per la salute. Ma è proprio vero? 12 Anche se è provato che il percloroetilene, un solvente usato spesso nei lavaggi a secco, ha un effetto cancerogeno sugli animali, non è ancora stato dimostrato al 100% che anche gli uomini corrano il medesimo rischio. Ricerche sono attualmente in corso: nel frattempo, conviene adottare un atteggiamento prudente. Quando si avverte quel tipico odore pungente, simile a quello del cloroformio, conviene lasciare i vestiti stesi all’aperto per qualche ora, prima di indossarli o di riporli nell’armadio. Donna, 40 anni Ho un gatto che vive prevalentemente in casa e che ogni tanto va soggetto ad episodi di vomito. Ultimamente, mentre ripulivo il pavimento, ho avuto un contatto accidentale con il materiale rigettato dalla bestiola. Vorrei chiederle se incidenti di questo tipo possono trasmettere qualche patologia animale a noi umani. La principale patologia infettiva che può essere trasmessa dai gatti è la toxoplasmosi, che comunque è un’infezione molto diffusa nell’uomo e che non ha nessun rischio particolare (con l’eccezione della donna in gravidanza). Per il resto, nessuna preoccupazione. Uomo, 53 anni Viaggio spesso per lavoro e a volte mi capita di usufruire delle toilette di aeroporti e stazioni. Ma, a parte lavarsi le mani una volta usati i servizi, cosa si può fare per non rischiare qualche infezione? Considerato che le parti più a rischio sono quelle toccate da centinaia di mani sporche, per proteggersi conviene tenere una salvietta di carta tra le dita quando si chiudono i rubinetti e si afferra la maniglia per uscire dal bagno. Donna, 60 anni In vista della stagione fredda, qual è il momento migliore per sottoporsi al vaccino antinfluenzale? E che cosa succede se si fa prima? Per quanto riguarda il periodo entro cui sottoporsi al vaccino, va da metà ottobre a fine novembre. Farlo prima sarebbe controproducente, dato che la sua efficacia si riduce in 5-6 mesi e quindi, in caso di epidemie tardive, ci si ritroverebbe scoperti di fronte all’attacco del virus. durante il mio soggiorno in quei luoghi, dove spesso l’igiene lascia a desiderare? Uomo, 28 anni Ho sentito dire che prolungare troppo la sosta in sauna o bagno turco può vanificare gli effetti benefici di questi trattamenti. In che senso? Probabilmente perché si corre il rischio di disidratarsi, il che rende più vulnerabili alle malattie. In saune e bagni turchi non bisogna passare più di 20 minuti in totale, evitando di sottoporsi al trattamento più di 3 volte la settimana. Inoltre, è importante ricordarsi di bere un paio di bicchieri d’acqua, prima di entrare e dopo esserne usciti. Donna 30 anni Sono appena tornata da una vacanza in estremo oriente. Secondo lei, dovrei far disinfettare in lavanderia gli abiti che ho indossato Non è necessario portarli in lavanderia. Per fare piazza pulita dei germi basta lavarli a vapore. Il dipartimento di Virologia dell’Università di Milano ha scoperto che questa funzione, presente tra l’altro nelle lavatrici di ultima generazione, è la più efficace per eliminare funghi, microbi, allergeni e batteri che si annidano nei tessuti. Oltretutto è anche economica, perché funziona già a basse temperature (30°) senza bisogno di detersivo. Uomo, 45 anni Nei bagni della mia azienda hanno installato alcuni asciugatori ad aria calda, al posto dei classici rotoli asciugamano. I miei colleghi ritengono che siano più igienici. È davvero così? Sì, ma a condizione che si sfrutti fino in fondo la loro azione. Se invece ci si allontana con le mani ancora umide, batteri e virus passeranno più facilmente dalla prossima superficie sporca che si tocca, alla pelle. Uomo, 52 anni fabrizio pregliasco Specialista in Igiene, Medicina preventiva e Tossicologia. Ricercatore del dipartimento di Scienze biomediche per la salute, Università degli Studi di Milano. Soffro di herpes ricorrente. Il medico mi ha spiegato che il virus si annida nei gangli nervosi e approfitta di ogni piccola riduzione della difese immunitarie per uscire allo scoperto. Ma se è que- NEL PROSSIMO NUMERO l’andrologo INOLTRATE I VOSTRI QUESITI ALLA CASELLA DI POSTA [email protected] LI GIREREMO AI NOSTRI ESPERTI sto il problema, non esiste la possibilità di rinforzare il mio sistema immunitario una volta per tutte? Purtroppo, per ora, non esistono terapie preventive che migliorano la risposta immunitaria. Ad ogni modo, può provare ad assumere alimenti probiotici (yogurt in primis) che contengono lattobacilli e bifidobatteri simili a quelli del nostro intestino. Vari studi mostrano che i probiotici sono in grado di modulare il rilascio di citochine antinfiammatorie, efficaci anche contro i disturbi dermatologici. Donna, 39 anni Vorrei sapere se una persona che ha già contratto la varicella in età pediatrica, può essere contagiata da herpes zoster se viene a contatto con un soggetto a sua volta malato di varicella. Chi ha contratto la varicella manterrà negli anni il virus in alcune sedi del corpo, i cosiddetti “santuari”. In caso di immunodepressione, la malattia può risvegliarsi sotto forma di zoster, a prescindere da un ulteriore contagio che invece risveglierebbe le difese immunitarie. 13 VALENTINA GAMBINO Laureata in Scienze Biologiche “Valentina studia i meccanismi molecolari che controllano l’invecchiamento e che possono predisporre al tumore. Il suo è uno dei tanti progetti scientifici in cui crediamo e che abbiamo scelto di sostenere.” Umberto Veronesi PERCHÈ LA RICERCA SCIENTIFICA FA BENE A TUTTI, ANCHE A TE. 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I 20 l non invidiabile primato di soggetti sovrappeso e obesi è detenuto da due Paesi del Golfo, due Emirati: Kuwait e Qatar superano da un paio d’anni gli Stati Uniti, che qualcosa devono - un bel grazie, perlomeno - a Michelle Obama, la moglie del Presidente che ha sposato con la sua Fondazione Let’s Move (muoviamoci) la lotta intelligente all’obesità e al sovrappeso infantile, reputata una delle principali piaghe degli States. Alcuni Paesi adottano provvedimenti giudicati crudeli: in Scozia lo scorso anno una sentenza ha tolto bambini “oversize” a quattro coppie di genitori inadeguati. In Italia non siamo esenti da critiche, un bambino ogni sei è eccessivamente grasso. In Campania, Puglia, Sicilia la percentuale dei sovrappeso è addirittura del 23%. L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) stima in 1,5 miliardi gli adulti (sopra 20 anni) in sovrappeso. Di questi, gli obesi sono un terzo, 200 milioni di uomini e circa 300 milioni di donne. La condizione di eccesso di peso è stimata come quinto fattore di mortalità, a livello mondiale. Ogni anno muoiono, per le patologie che si legano al sovrappeso, circa 2,8 milioni di adulti. Quanto all’obesità infantile, i dati del 2010 riferiscono di 43 milioni di bambini sotto i 5 anni. Sul tema ci siamo confrontati con il professor Manuel Castello, Ordinario di Pediatria, Direttore del Dipartimento e della definizione di obesità È obesa una persona il cui peso supera del 20-25% quello ideale in rapporto ai suoi dati antropometrici o la cui percentuale di grasso corporeo supera il peso ideale: nell'uomo del 25%, nelle donne del 35%. L’obesità si definisce lieve se l’eccesso di peso è del 20-40%, media se va dal 41 al 99% e grave quando va oltre il doppio del peso ideale. Cause L’obesità è una patologia scatenata da fattori genetici (in minima parte), influenze ambientali e fattori sociali (in gran parte). Si lega al benessere della civiltà occidentale, ma ugualmente alla cattiva alimentazione (cibi spazzatura) dei Paesi poveri. L’obesità si correla a uno sbilancio energetico molto evidente. Le calorie ingerite con il cibo superano di gran lunga quelle spese nell’arco della giornata. Questo surplus di energie inutilizzate diventa grasso che si deposita negli adipociti, le cellule che fanno il tessuto adiposo, una sorta di magazzino di riserve energetiche. L’obesità viene quindi da iperalimentazione ma anche da ridotta attività fisica (ipoattività), quindi da scorrette abitudini (stili di vita sbagliati). L’uso costante di ascensori, automobili, tutti gli strumenti che portano comodità nella nostra vita, possono compromettere la salute. Indice di massa corporea È un indice, valido per gli adulti, che mette insieme peso e altezza. Classifica il peso: inferiore al normale (sottopeso mite magrezza moderata, magrezza grave), normopeso, soprappeso e obesità. Il principio su cui si basa è il seguente: il peso in chilogrammi diviso per il quadrato dell’altezza (espressa in metri). Ad esempio, un adulto che pesa 70 kg ed è alto 1.75 m, avrà un BMI pari a 22.85 [BMI: 70 (peso) / 3.0625 (1.75 x 1.75) = 22.85] Confrontate il vostro risultato con la tabella sottostante: BMI < 19 IIa Scuola di specializzazione in Pediatria all’Università “La Sapienza” di Roma. Cinque anni fa il Centro nazionale di prevenzione e controllo delle malattie (Ccm) del Ministero della Salute ha promosso tre indagini sugli stili di vita in età 6-17 anni. La prima, Okkio alla Salute, riguardava le abitudini alimentari; Zoom 8 e il progetto Hbsc-Italia indagava i comportamenti collegati alla salute. I progetti e i monitoraggi collegati a CCM si occupano in particolare dell’aspetto epidemiologico, sono il maggiore sforzo fatto dall’Italia per dar conto dell’estensione dell’obesità in età pediatrica. Quanto ai fattori favorenti, e relative responsabilità, non fanno che confermare quanto sappiamo da molto tempo: cattiva alimentazione, errati ritmi di vita, di alimentazione e di movimento, cattivo esempio in famiglia e a scuola, eccessivo uso di TV, computer, Playstation e altri giochi non di movimento, eccesso di sedentarietà. Sono questi i fattori in evidenza, e restano tali. Il secondo CONDIZIONE SOTTOPESO 19 NORMOPESO 25 SOVRAPPESO 30 OBESITÀ MEDIA > 40 OBESITÀ GRAVE monitoraggio di Okkio alla Salute è più importante perché per la prima volta sembra mostrare uno stop dell’espandersi dell’epidemia, una controtendenza. Alcune regioni italiane mostrano segni di miglioramento nelle quote di bambini obesi. Senza voler colpevolizzare nessuno, sembra proprio che i genitori siano i principali imputati nella vicenda obesità infantile. E non certo per la sola familiarità, che abbiamo capito essere un fattore secondario nell’intera vicenda. I genitori non hanno cognizione del peso alterato dei figli e spesso non guardano al disordine alimentare della prole. Molte mamme, preoccupate, sostengono che i loro figli non hanno mai appetito. In realtà non li sorvegliano o comunque consentono loro di mangiare di tutto fuori pasto. Di qui il circolo vizioso. Tutto vero, tutto da sottoscrivere. A seconda degli studi la familiarità gioca un ruolo compreso tra il 30 e il 60%, ma è un dato non così incisivo. L’impressione di questi 21 genitori, non solo relativa al "non mangia nulla" ma anche in merito al peso, non è solo legata a fenomeni di "dismorfofobia" (la visione distorta del proprio aspetto; ndr) ma al circolo vizioso che porta a ritmi di alimentazione del tutto errati. La scuola ha le sue responsabilità, non provvede a educare i giovani dal punto di vista nutrizionale e, soprattutto, non impone vecchie logiche salutistiche: l’educazione fisica ha soppiantato come termine la ginnastica ma è un’espressione vuota, in assenza di luoghi adatti e attrezzati per praticarla. Che fare, a suo avviso? La scuola come sistema e come realizzazione pratica ha parecchie responsabilità, alcune risolvibili anche localmente, se ci fosse la volontà di farlo, altre affrontabili solo centralmente, concedendo i mezzi necessari per attuarle. Quelle relative alla mancanza di spazi, di luoghi, di insegnanti, si collega al sistema organizzativo: abbiamo importato originariamente il sistema della scuola a tempo pieno del Regno Unito, tanti anni fa, ma solo come numero di ore, tralasciando il fatto che in Gran Bretagna ogni giorno era prevista 1 ora, iniziale o finale, di attività fisica. Quanto alle responsabili- L’adolescenza il periodo critico 22 Gli anni dell’adolescenza stabiliscono il potenziale di obesità di un individuo, in base al numero di adipociti. In un soggetto normopeso questo numero varia dai 25 ai 30 miliardi, mentre i soggetti obesi né hanno ben di più, tra i 40 e i 100 miliardi. Nell’età adulta variano le dimensioni degli adipociti: aumentano quando si ingrassa e diminuiscono quando si dimagrisce. Negli obesi il volume degli adipociti è circa il doppio di quello dei soggetti normopeso. errori comuni con i bambini • Offrendo ai bambini le stesse pietanze si rischia di nutrirli disordinatamente (e fuori pasto) con cibi grassi e zuccherini. • Disciplinare le bibite gassate e alla frutta, le patatine fritte, i pasticcini, i cioccolatini, le merendine. Il movimento e lo sport ne contrastano certamente gli eccessi. • Lasciare che non facciano la prima colazione o la facciano in maniera disordinata. La prima colazione è un architrave della giornata alimentare. tà locali, penso ad esempio al fatto che la "pausa pranzo" viene considerata, appunto, una pausa, e non un momento educativo e formativo, come dovrebbe essere. Tra l’altro un momento di estrema importanza, perché - a differenza delle lezioni in classe - è un’educazione eminentemente pratica, ovvero quella che un bambino/ragazzo apprende con maggior facilità. Così com’è strutturata la mensa, invece (porzioni tutte uguali indipendentemente dall’età, combinazioni di cibi non desiderabili, possibilità di prendere doppie razioni, eccetera), il pasto a scuola diventa un’occasione diseducativa. Idem per le merende fornite dalla scuola: nella maggior parte dei casi si consente comunque ai bambini di portare ugualmente la merenda da casa, cedendo alle pressioni dei genitori anziché educare anche loro sulla correttezza delle merende studiate dalle Commissioni mense scolastiche. Lo Stato, le Province e i Comuni hanno difficoltà a mettere a disposizione dei giovani i centri dove svolgere, a costi ridotti, l’attività motoria, non il solo sport. 46% gli italiani in sovrappeso 10% obeso patologico 24% 37% considerando le donne considerando i bambini 56% considerando i maschi Anche qui, che fare? Si può intervenire sui decisori perché arrivino a percepire l’importanza di mettere in pratica i principi più corretti. La rete delle città sane (www.retecittasane.it) è un’organizzazione virtuosa dell’Oms che cerca, nei limiti delle ristrette possibilità di bilancio, di migliorare la vita nelle città, anche dal punto di vista delle attività fisiche e della riduzione della sedentarietà. Un adagio convincente è “nessun bambino sceglie di essere obeso”. C’è del vero? È più che vero, verissimo. Si dice che i piccoli si autoregolano nei primi mesi, poi entrano in gioco situazioni indotte, scelte altrui. Delle mamme, in particolare? Se non è alterata dalle nostre pressioni, la capacità di autoregolazione dei bimbi dura fino ai 4-6 anni almeno e a quel punto, in quanto comportamento acquisito, può mantenersi nel tempo. Non le mamme in particolare sono responsabili della perdita di questa capacità ma, più in generale, chi si speciale obesità Obesità ginoide e androide Maschi e femmine sono diversi anche nella distribuzione della massa adiposa, in virtù del rapporto tra ormoni maschili (androgeni) e femminili (estrogeni). Ai primi si associano maggiori rischi (ipercolesterolemia, iperuricemia, ipertensione e ridotta tolleranza ai carboidrati). I secondi entrano in gioco nel periodo postmenopausa, favorendo una diversa distribuzione del grasso corporeo nelle donne. L’obesita androide, detta anche centrale, viscerale o “a mela” vede una maggiore distribuzione di tessuto adiposo nella regione addominale, toracica e dorsale. L’obesità ginoide detta anche periferica, sottocutanea o “a pera”, vede le masse adipose collocate nella metà inferiore dell’addome, nei glutei e nella regione femorale. È sottocute, con elevato rapporto tra grasso superficiale e profondo. prende cura del bambino. Nonne, maestre, educatrici, per capirci. Quanto conta l’inattività fisica, legata a scelte di sedentarietà (tv, videogiochi, computer) sul metabolismo di un bambino. Quanto lo rallenta? Più che rallentarlo, elimina la componente di spesa energetica legata al movimento. Il moto e lo sport eventualmente accelerano un po’ il metabolismo, ma al di sotto del metabolismo basale (individuale per ciascuno di noi) non si può andare! Qual è il medico di elezione in tema di obesità infantile, il pediatra o il nutrizionista? E il medico di base quanto può influire nella vicenda, ad esempio per la diagnosi precoce del sovrappeso? La soluzione è il pediatra-nutrizionista. Il pediatra di famiglia potrebbe svolgere un ruolo molto importante, ma nella realtà fa poco o nulla: non ha il tempo, non ha le competenze, o sottostima la quantità immane di sforzo e tempo necessari per affrontarlo e correggerlo. 23 45% Adulti che non svolgono attività sportive sport e obesità Nuoto e bici, con giudizio U n regime alimentare in quantità e qualità di cibo ben diversi, con apporto corretto di carboidrati, proteine e grassi, è alla base della terapia più opportuna per uscire dall’obesità, ma si deve legare all’esercizio fisico più opportuno. La riduzione del grasso corporeo non deve infatti coincidere con la perdita di proteine, acqua, minerali e vitamine. Diete troppo intense possono incidere sulla massa muscolare (massa magra) riducendo il metabolismo basale, quindi la capacità di bruciare calorie. L’attività fisica contribuisce, tra l’altro, a ridurre l’appetito. Occorre dimensionare l’attività fisica degli obesi perché lavorano con frequenze cardiache più elevate rispetto a normotipi e con valori pressori più alti. Va considerato anche lo stress delle articolazioni, soprattutto negli arti inferiori, visto che gli obesi hanno spesso masse muscolari inadeguate e meno toniche. Ecco, in sintesi, i suggerimenti di Marcello Faina, dell’Istituto di Scienza dello Sport del Coni che di attività motoria si intende. Il gol dell’esercizio fisico 24 L’attività fisica programmata e razionale, soprattutto continuativa, porta oltre alla riduzione del peso degli adattamenti fisiologici importanti. In primo luogo aumento il tono e la massa muscolare poi migliora la qualità dei tendini, migliora il metabolismo delle ossa e delle cartilagini. Aumenta la densità ossea e la capacità di resistenza. Più in là nel tempo ci sono gli adattamenti a carico dell’apparato cardiocircolatorio e respiratorio. Aumenta la capacità di contrarsi del cuore, si incrementa la gittata cardiaca e diminuisce la frequenza cardiaca a riposo. Aumenta il sangue in periferia e soprattutto diminuisce la pressione arteriosa. Migliora anche la capacità respiratoria, gli atti respiratori sono più ampi. il calo ponderale Non vanno eseguiti lavori brevi ad alta intensità, perché i soggetti si stancano rapidamente e la loro spesa energetica è di fatto ridotta. L’intensità utile a un calo di peso, in grado di bruciare i grassi, dev’essere bassa e graduale, tra il 60 e il 70% della frequenza cardiaca massima della persona. Ma già a basso livello aumenta leggermente il tono muscolare e inizia l’adattamento cardiovascolare. Il tempo utile Non meno di una mezz’ora, almeno tre volte la settimana, ma ideale sarebbero 45 minuti di attività fisica blanda (anche il solo camminare a passo svelto) come detto da svolgere non meno di tre volte la settimana, alternando sempre un giorno di riposo. Quale attività scegliere Nella scelta di una attività fisica bisogna tenere in considerazione la sua efficacia in ordine alla praticabilità, al divertimento e in subordine alla riduzione del grasso. Il calo di peso è tanto maggiore quanto maggiori sono le masse muscolari coinvolte (è il caso della corsa e del nuoto). E non va dimenticato che ci sono limiti fisici e psicologici per gli obesi, in difficoltà nella corsa e nei giochi, speciale obesità 36% Bambini e ragazzi sedentari tipo il calcio e la pallacanestro. Specialmente all’inizio del loro muoversi gli obesi hanno dei contraccolpi psicologici. L’attività dove occorre destrezza è gravosa per le articolazioni mentre alcuni sport come il nuoto e il ciclismo si prestano perché danno luogo a una buona spesa energetica senza importanti sollecitazioni per le articolazioni. A mano a mano che l’obeso si allena i suoi limiti si riducono, il peso diminuisce e migliora il rapporto tra massa magra e massa grassa. Aumentano, di riflesso, la forza, la resistenza e migliorano le abilità motorie. Cresce nelle persone l’autostima e la fiducia in loro stessi. L’aspetto fisico migliora in maniera tangibile, gli obesi cominciano a frequentare di nuovo lo specchio. L’attività fisica si lega strettamente alla riduzione (in quantità e qualità) del cibo, ma va “tarata” sul singolo soggetto obeso, come sottolinea il professor Marcello Faina del Coni prevenzione una fondazione da assecondare Si chiama Fondazione italiana per la lotta all’Obesità infantile, è stata presentata lo scorso 7 ottobre in Senato. È nata per avviare un percorso rieducativo, alimentare e comportamentale dei bambini e delle loro famiglie e si adopera per arrestare il trend positivo (+2% annuo) di sovrappeso e obesità infantile nel nostro Paese e nel mondo, che oggi coinvolge quasi 4 bambini su 10. E soprattutto invertire la tendenza attraverso il moto, lo sport e una sana alimentazione, sul modello della benemerita fondazione statunitense Let’s Move, quella di cui si occupa Michelle Obama, la moglie del Presidente Usa, con ottimi risultati. La Fondazione italiana raccoglie fondi per promuovere l’apertura di strutture per la prevenzione e la cura del fenomeno e opportunamente destinarli ad altre entità pubbliche o private convenzionate che si muovono nella stessa logica. Ha da poco aperto 3 ambulatori a disposizione dei bambini e dei genitori per visite gratuite. Il primo si trova a Pomezia (Roma), il secondo a Catania, in località La Playa, il terzo a Scarlino, in Maremma. La scorsa estate la Fondazione ha promosso un Campus di tre settimane, a Pomezia, in cui si sono abbinate attività ludico-sportive e corretta alimentazione. «I bambini fino a due anni - ha spiegato il professor Castello, uno dei promotori - si autoregolano perfettamente. È dopo questa età che gli sbagli dei genitori cominciano a farsi sentire. La rieducazione alimentare vale per i bambini e per i loro genitori, in modo che, una volta tornati a casa, non siano soggetti agli stessi errori». Il sito di riferimento è www.obesitainfantile.org 25 parola al nutrizionista MALATTIE CORRELATE al peso diabete Il diabete, di cui si celebra la giornata mondiale il 14 novembre, è una malattia cronica caratterizzata da livelli di zucchero (glucosio) nel sangue più elevati rispetto alla norma (iperglicemia). Il problema nasce dal fatto che l’insulina prodotta dal pancreas (una ghiandola situata nell’addome), non viene secreta in quantità sufficiente, o che l’organismo sviluppa una resistenza alla sua azione (insulinoresistenza). La principale distinzione va fatta tra diabete di tipo 1 (insulino dipendente, cioè vi è mancanza o scarsità di insulina) e diabete di tipo 2 (non insulino dipendente, dove si crea una resistenza all’azione dell’insulina). 26 Il legame con l’obesità Nel parlare di rapporto tra diabete ed obesità, ci riferiamo quindi al diabete di tipo 2 (largamente il più diffuso e che compare in età adulta). Le ragioni di questo pericoloso binomio, che crea insulino resistenza, sono solo in parte note, anche se proprio nel grasso in eccesso c’è univocità di pensiero, come causa scatenante del diabete. Vari sono i meccanismi genetici, biochimici, metabolici implicati: noi ne elencheremo solo alcuni. Nelle persone obese, il tessuto adiposo produce minori quantità di adiponectina, una sostanza con proprietà antinfiammatorie ed insulino-sensibilizzanti. I suoi livelli nel sangue sono inversamente proporzionali alla probabilità di sviluppare il diabete (più adiponectina uguale minor rischio di malattia). Un’altra spiegazione è quella che hanno dato i ricercatori del Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston (Stati Uniti), secondo cui una proteina presente nelle cellule adipose (retinol binding protein-4/ RBP) ha un ruolo determinante nella resi- speciale obesità stenza all’insulina da cui si scatena il diabete di tipo 2, quello che si ritiene possa essere causato principalmente dall’obesità. Un nuovo studio ha poi rivelato che le cellule di grasso rilasciano una proteina (PEDF) atta a far sì che muscoli e fegato ignorino l’insulina. Ciò fa scattare una catena di eventi e interazioni che portano allo sviluppo del diabete di tipo 2. Ipertensione La pressione alta (ipertensione) è un aumento anomalo della pressione sanguigna arteriosa a riposo. Negli adulti si parla di ipertensione quando la pressione sistolica (la "massima") è generalmente maggiore o uguale a 140 mmHg, e la diastolica (o "minima") è uguale o superiore a 90 mmHg. Il legame con l’obesità L’associazione tra ipertensione e obesità è stata ampiamente documentata. Si è vista, infatti, una correlazione tra l’aumento della pressione arteriosa e l’Indice di massa corporea (il rapporto tra peso e altezza di un individuo, che viene utilizzato come un indicatore dello stato di peso forma), ma ancora di più e in maniera più evidente, con l’aumento della circonferenza vita (obesità addominale). Questo a ulteriore conferma che è il grasso viscerale profondo che si accumula a livello addominale, e non quello sottocutaneo che si accumula spesso sui fianchi, ad essere correlato all’ipertensione. È anche probabile, poi, che l’insulino resistenza che si sviluppa nel paziente obeso e che predispone al diabete, predisponga anche all’ipertensione. Ipercolesterolemia Per ipercolesterolemia si intende un eccesso di colesterolo nel sangue. Ciò che più interessa è l’aumento del colesterolo trasportato dalle lipoproteine a bassa densità (LDL), quello che comunemente viene definito "colesterolo cattivo". Il legame con l’obesità L’obesità, soprattutto quella addominale, può essere associata a una tipica alterazione del profilo lipidico, caratterizzata da un aumento dei grassi nel sangue (colesterolo e trigliceridi). In particolare si è riscontrato che nei soggetti fuori taglia, il rapporto tra colesterolo totale e HDL può risultare notevolmente alterato, a causa di una bassissima quota del cosiddetto ‘colesterolo buono’, anche a fronte di un colesterolo totale soddisfacente. Inoltre, gli obesi corrono un rischio più elevato di avere le (LDL) lipopro- dolori muscolo-scheletrici I dolori muscolo-scheletrici (costanti o pulsanti, pungenti o brucianti), sono spesso localizzati alle articolazioni (spalle, gomiti, polsi, mani, ecc) e alle strutture che le circondano (legamenti, tendini, muscoli e borse sierose). Il legame con l’obesità Un peso eccessivo si tramuta in un’abnorme pressione sulle articolazioni (soprattutto delle ginocchia e della parte inferiore della schiena) che provoca un danno meccanico alla cartilagine protettiva delle giunture, consumandola. Questo causa irrigidimento e dolore, se non addirittura ernie (in particolare della colonna vertebrale). Si è anche rilevata una particolare relazione tra l’obesità e l’artrosi del ginocchio (gonartrosi), che può diventare talmente seria da obbligare chi ne soffre a dover impiantare delle protesi al ginocchio e/o all’anca. Inoltre, le persone obese, poiché tendono a muoversi poco, soffrono spesso di dolori muscolo scheletrici dovuti all’eccessiva sedentarietà e alle posture scorrette che assumono. 27 calcoli biliari I calcoli biliari (colelitiasi o calcolosi biliare) sono "sassolini" del diametro di 5-10 millimetri che si formano nella cistifellea a seguito della separazione dalla bile di sostanze in essa contenute, come colesterolo, pigmenti biliari e sali di calcio. A volte possono occupare il dotto coledoco, il canale che dalla cistifellea arriva al duodeno. Il legame con l’obesità Sembra che vi sia una relazione fra incidenza di calcoli e ipercolesterolemia. Nelle persone obese, il rischio di soffrire di calcolosi biliare è maggiore, proprio perché viene prodotta una maggiore quantità di colesterolo che si può depositare nella cistifellea, facilitando la formazione di calcoli. teine piccole e dense, il che contribuisce in modo significativo ad esporre questi soggetti a soffrire maggiormente di patologie coronariche e cardiovascolari. Patologie venose Le malattie venose possono essere causate da un processo infiammatorio, stasi, problemi di coagulazione. Particolarmente rischiose sono quelle caratterizzate da un ristagno di sangue (stasi venosa) in quanto vanno facilmente incontro a trombosi, cioè a formazione di grumi che possono occludere il vaso venoso. 28 Il legame con l’obesità Evidenze cliniche dimostrano come l’obesità sia correlata con disturbi quali insufficienza venosa cronica (il sangue, che dovrebbe tornare verso il cuore dalla periferia del corpo grazie all’elasticità della parete venosa, tende invece a ristagnare nelle vene delle gambe), edema (un accumulo di liquidi che provoca gonfiore degli arti inferiori), varici (dilatazioni permanenti della parete delle vene) e trombosi venosa profonda (una patologia che provoca la forma- zione di un trombo, cioè di un coagulo di sangue, nelle vene profonde delle gambe). Disturbi ginecologici ll più comune disordine ormonale delle donne in età riproduttiva, è la sindrome dell’ovaio policistico (o policistosi ovarica, PCOS), una condizione patologica in cui le ovaie hanno dimensioni superiori alla media e presentano al loro interno numerose cisti (sacche riempite di fluido). La malattia si manifesta con l’assenza di ovulazione o cicli irregolari, con liberazione dalle ovaie di un numero di ovuli inferiore a quello che viene ritenuto come normale. A questi si aggiunge un incremento della produzione degli ormoni androgeni. Il legame con l’obesità Una condizione di obesità e un elevato (BMI) Indice di massa corporea sono condizioni speciale obesità Steatosi epatica determinanti per il manifestarsi dei sintomi e dei segni propri della sindrome (secondo le statistiche, risulta obeso il 40% delle donne con PCOS). Più specificamente, l’obesità è legata alla policistosi ovarica tramite un circolo vizioso: da un lato, la sindrome causa un eccesso di ormoni androgeni, che a loro volta determinano il deposito di grasso nell’area dell’addome; dall’altro, il tessuto adiposo addominale facilita ulteriormente la secrezione di androgeni da parte delle ovaie e del surrene. Reflusso gastroesofageo Il reflusso gastroesofageo è la risalita nell’esofago di materiale acido proveniente dallo stomaco, a causa del malfunzionamento dello sfintere esofageo inferiore (la valvola che regola la chiusura del passaggio tra esofago e stomaco durante la digestione). E la presenza di acido nell’esofago è dannosa La steatosi epatica (o fegato grasso), è un eccessivo accumulo di trigliceridi (più del 5-10% del peso del fegato) nelle cellule epatiche (epatociti). Questa condizione non sempre si rivela dannosa per l’organo in questione, anche se in alcuni soggetti, l’eccesso di grasso causa un’infiammazione del fegato (steatoepatite) che comporta tutta una serie di danni, fino alla necrosi (morte) delle cellule. Il legame con l’obesità La presenza di steatosi epatica è nettamente superiore nelle persone affette da obesità (interessa il 90% degli individui il cui peso supera di circa il 70% quello ideale). In questo caso, la steatosi si verifica quando la cellula epatica accumula trigliceridi, a causa di un’aumentata captazione (cioè assorbimento e accumulo) di acidi grassi. Fortunatamente, le alterazioni epatiche di questo tipo sono spesso benigne e non progressive, e migliorano con un calo del peso corporeo ottenuto per mezzo di una dieta ipocalorica. 29 perché provoca dolore, infiammazione e lesioni della mucosa. Il legame con l’obesità Il reflusso gastroesofageo è una condizione comune negli obesi, che hanno il doppio di probabilità di soffrirne, rispetto a chi non ha problemi di peso. Sono infatti i chili di troppo a facilitare il reflusso, poiché determinano un rilassamento dello sfintere esofageo inferiore, che aprendosi quando non dovrebbe, fa sì che parte del cibo ingerito e dei succhi gastrici tornino indietro nell’esofago. Iperuricemia 30 L’iperuricemia è un disturbo caratterizzato da un rialzo di acido urico nel sangue che può essere dovuto ad un aumento della sua produzione, ad una sua ridotta escrezione a livello renale, oppure alla concomitanza di entrambi i fattori. Il legame con l’obesità ll recente progressivo aumento dell’uricemia, viene messo in rapporto con la crescente diffusione di sovrappeso e obesità. I ricercatori ritengono possibile che l’acido urico in eccesso svolga un effetto diretto sulle cellule adipose, con conseguente abnorme produzione e accumulo di grasso. Difficoltà respiratorie Tecnicamente, la sensazione soggettiva di difficoltà a respirare si definisce "dispnea". È un sintomo che non va mai sottovalutato, perché dietro questo segno esterno possono celarsi alcune patologie molto insidiose (una cardiopatia, ad esempio). Qualunque ne sia il motivo, l’insufficienza della funzione respiratoria dipende dall’alterazione dell’ossigenazione del sangue, con bassa pressione di ossigeno e scarsa eliminazione di anidride carbonica, dovuta a scompenso polmonare e/o ventilatorio. MANIFESTO dei diritti alimentari dei bambini speciale obesità 1 IL DIRITTO A UN PASTO SANO adeguato alle esigenze di crescita e di salute di ciascuno, in termini di qualità e di quantità. 2 IL DIRITTO ALLA CONVIVIALITÀ e a consumare i pasti in un clima sereno e col televisore spento, ad essere ascoltati e a non essere esclusi dalla conversazione a tavola. 3 Il legame con l’obesità È molto comune che l’obesità comporti difficoltà respiratorie, da sforzo o a riposo. Ciò può essere dovuto a vari fattori (ipertensione, difficoltà polmonari o cardiache, disturbi venosi). I pazienti obesi, poi, a causa degli accumuli adiposi nei tessuti molli della faringe, tendono a soffrire della cosiddetta "sindrome da apnea notturna", una condizione caratterizzata da episodi ricorrenti di ostruzione delle vie aeree superiori, con riduzione del flusso d’aria a livello di naso e bocca, che vede il soggetto smettere di respirare per brevi periodi di tempo, durante la notte. È una delle più serie conseguenze respiratorie dello stato di obesità, in quanto comporta una riduzione della saturazione di ossigeno nel sangue (ipossia) la quale, a sua volta, provoca aumento della pressione sanguigna, con conseguenze a lungo termine quali ipertensione, aritmie, infarto del miocardio e ictus. 53% La percentuale di italiani normopeso IL DIRITTO A UN AMPIO VENTAGLIO ALIMENTARE e a essere accompagnati con rispetto nella conoscenza dei propri gusti, liberi di rifiutare alcuni alimenti sgraditi. 4 IL DIRITTO DI ACCESSO ALLA CULTURA DEL CIBO anche con l’esperienza diretta della coltivazione, per riscoprire il piacere di conoscere e curare quello che poi si consuma. 5 IL DIRITTO A UNA CUCINA SICURA in termini di arredi, di utensili, di metodi di cottura e di conservazione degli alimenti. 6 IL DIRITTO DI IMPARARE A CUCINARE di apprendere a poco a poco i gesti, gli strumenti e le operazioni necessarie per preparare un pasto, sempre con un adulto a fianco e con le necessarie precauzioni di sicurezza. 7 IL DIRITTO AD AVERE GUIDE RESPONSABILI ovvero adulti che si assumano la responsabilità dell’educazione alimentare e che si impegnino a perseguire costantemente questo obiettivo. 8 IL DIRITTO AL RISPETTO DELLE DIFFERENZE a non sentirsi esclusi se si hanno esigenze alimentari diverse da quelle degli altri bambini e a trovare, specie nella ristorazione pubblica, competenza e disponibilità. 9 IL DIRITTO A INFORMAZIONI VERITIERE SUL CIBO sia da parte della famiglia, sia da parte delle aziende che producono o distribuiscono alimenti destinati ai bambini. il manifesto dei diritti alimentari Il manifesto dei diritti alimentari dei bambini iniziativa promossa da “milano per i bambini”, con il patrocinio della Comunità Europea - dà 9 facili regole che, se seguite, li renderanno dei consumatori più attenti e consapevoli, vivendo l’educazione alimentare non più come un problema, ma come un’opportunità di crescita attraverso il gioco. Per saperne di più www.milanoperibambini.it • Il Diritto a un pasto sano • Il Diritto alla convivialità • Il Diritto a un ampio ventaglio alimentare • Il Diritto di accesso alla cultura del cibo • Il Diritto a una cucina sicura • Il Diritto di imparare a cucinare • Il Diritto ad avere guide responsabili • Il Diritto al rispetto delle differenze • Il Diritto a informazioni veritiere sul cibo 31 a scuola con il ricercatore Il rieducatore alimentare M arco Bianchi, giovane ricercatore (classe 1978) che opera presso la Fondazione italiana per la ricerca sul cancro, è un punto di riferimento internazionale per la ricerca in biologia molecolare. Si occupa di scienza, didattica, nutrizione. Da due anni, nell’ambito delle proposte Ifom, opera nelle scuole italiane con il progetto “Lo chef ricercatore”. Più che educare rieduca, rendendo i giovani consapevoli di ciò che mangiano, soprattutto delle conseguenze negative di un’errata alimentazione. A chi è rivolto il progetto? Al momento ai ragazzi degli istituti alberghieri, ma il prossimo obiettivo sono i più piccoli. Mi piacerebbe fare delle incursioni nelle scuole elementari e negli asili, insegnare mediante il gioco come riconoscere un alimento buono da uno cattivo. Per capirci, ai bambini piace la cioccolata, notoriamente ricca di grassi e zuccheri. Il nostro obiettivo non sarà mai negargliela, ma spiegare loro che è bene scegliere quella 32 fondente, altrettanto buona ma più sana, perché ha meno zuccheri. Questo a scuola, ma poi, tornati a casa… Qui sta il nodo della questione: una volta rieducato a scuola, porterà tra le mura domestiche le sue competenze, coinvolgendo i genitori. Il corso in scienza alimentare, come tutte le altre materie, dovrebbe avere un sussidiario su cui studiare e svolgere esercizi, sia in classe sia a casa. In questo modo chi cucina varierà i cibi, imparerà a preparare pietanze più sane, senza mortificare i sapori, come comunemente si è portati a pensare. Lei ce l’ha con i luoghi comuni Sì, dobbiamo smetterla di parlare di apporti calorici. Basta con i falsi miti: pasta e frutta secca vanno riabilitate, non ha senso rifugiarsi in diete last minute o iperproteiche che danneggiano l’organismo. Ingredienti e composizione vanno letti correttamente: non sono i grassi a fare male, ma solo quelli saturi. Idem per gli zuccheri. Nella pasta inte- speciale obesità Basta con i falsi miti: pasta e frutta secca vanno riabilitate, non ha senso rifugiarsi in diete last minute o iperproteiche che danneggiano l’organismo grale, ad esempio, si trovano zuccheri buoni, che aiutano il nostro metabolismo a lavorare bene; lo stesso non si può dire per lo yogurt, ricco di grassi saturi anche se lo trovate indicato in tutti i regimi alimentari restrittivi. Chi altro ha ispirato le sue scelte? Jamie Oliver, cuoco e conduttore televisivo inglese, un grande sostenitore della cucina italiana. Oliver va nelle scuole britanniche e fa in modo che nelle loro mense non vengano proposti cibi spazzatura, o junk food. Mi ispiro a lui. Lei ha già fatto qualcosa di simile, in ambito lavorativo Ci siamo occupati delle mense aziendali proponendo menù diversificati. Ogni giorno, insieme al menù ordinario, è stato proposto quello “Fondazione Veronesi”, più sano e bilanciato. Due opzioni significa la possibilità di scegliere, e la scelta dà consapevolezza. Ha qualche consiglio pratico? Prima di tutto evitare i fast food, anche se attirano con pubblicità allettanti e prezzi bassi. Al supermercato è bene non acquistare prodotti in super offerta: se leggete le etichette, noterete la quantità di conservanti, non altro che grassi in eccesso. Cercare di sostituire la pasta con riso, orzo e farro, carboidrati meno raffinati, altrettanto gustosi e con più fibre. Imparare a guardare le dosi, non abbondare con il condimento e cercare gli abbinamenti utili con le verdure per creare piatti unici, utili a togliere il senso di sazietà. I bambini si abituano meglio. Ormai siamo multietnici, quindi è bene variare, aprirsi alle cucine diverse dalle nostre, molto spesso meno caloriche. Il cous cous con le verdure, ad esempio, è un perfetto esempio di piatto unico equilibrato. No a bevande gassate, frullati già pronti e succhi pieni di zuccheri. Sostituire la tipica merendina pomeridiana, comunemente data ai bambini, con frutta fresca o una focaccia, magari di farina integrale, con un filo d’olio. Tornare a consumare i legumi, ricchi di proteine e poveri di grassi, di cui la nostra tradizione culinaria è piena. Prossimi impegni? Con la Fondazione proseguiremo il programma Bimbi in cucina e mamme in classe, dove i bambini, protagonisti assoluti, si trasformano in piccoli chef, mentre le mamme approfondiscono i principi della sana alimentazione che è gustosa, varia e assolutamente praticabile nella quotidianità. Per ulteriori informazioni potete consultare il sito www.fondazioneveronesi.it bambini fuori misura Purtroppo un bambino o un giovane obeso sarà obeso anche da adulto. Il bambino tende a autoescludersi dal gioco con gli altri, non si muove e quindi può solo aumentare di peso. Causa di inattività nei giovani sono la tv, il computer e i videogames. I modelli sbagliati (i genitori che a loro volta si muovono poco o niente) e le cattive abitudini alimentari (merendine, patatine e snack fuori pasto) fanno il resto. 33 20% 30% obesi che tentano diete fai da te italiani in sovrappeso che non affrontano il problema TERAPIA FARMACOLOGICA (E CHIRURGICA) farmaci 34 La cura dell’obesità a volte richiede l’uso di medicinali specifici, in associazione con la terapia dietetica e un adeguato programma di attività fisica. Fino a oggi molte molecole sono state testate come potenziali trattamenti per la perdita di peso. Uno dei più utilizzati è l’orlistat (noto anche come tetra-idro-lipostatina), capace di inibire gli enzimi responsabili dell’assorbimento dei grassi alimentari (che per il 98% sono costituiti da trigliceridi), con conseguente riduzione dell’apporto calorico giornaliero. Altri farmaci agiscono sul controllo dell'appetito e il senso di sazietà, come gli anoressizzanti adrenergici (simili agli anfetaminici, ma senza gli effetti collaterali di questi ultimi) e i serotoninergici (che stimolano il senso di sazietà). Di recente, poi, la ricerca ha riscontrato una riduzione dell’appetito e, di riflesso, dell’assunzione di cibo, in soggetti che assumevano metformina, un farmaco per il trattamento del diabete di tipo 2. Chirurgia bariatrica In linea di massima, si ricorre alla chirurgia quando la dieta, l’attività fisica e i cambiamenti nello stile di vita, oltre alle cure farmacologiche, non bastano a migliorare la situazione; o se addirittura c’è pericolo di vita per il paziente ad esempio in caso di rischio cardiovascolare. Varie le tecniche utilizzate, riassumibili in tre categorie principali: "interventi restrittivi", "interventi malassorbitivi", "interventi misti". Del primo gruppo fanno parte due procedure semplici e non invasive: il Palloncino intragastrico e il Bendaggio gastrico. speciale obesità Palloncino intragastrico (BIB) Consiste nell’introduzione, per via endoscopica, di un palloncino intragastrico riempito con soluzione fisiologica, che si muove liberamente nello stomaco, riducendo la capacità di quest’ultimo. Dopo sei mesi il BIB viene rimosso, sempre per via endoscopica. Questa metodologia frena lo stimolo della fame, permettendo di seguire un regime alimentare ipocalorico. Bendaggio gastrico In Europa è di gran lunga l’intervento più eseguito. Consiste nell’introduzione, per via laparoscopica, di un anello di silicone, posizionato intorno alla prima porzione dello stomaco e collegato a un serbatoio per mezzo di un tubicino. Il bendaggio crea una modifica anatomica dello stomaco, che assume una caratteristica forma "a clessidra". In questo modo, la riduzione della capacità gastrica limita la quantità di cibo che il paziente riesce ad introdurre; inoltre, la distensione delle pareti della tasca gastrica induce un precoce senso di sazietà. Diversione biliopancreatica Tra le "procedure malassorbitive", la Diversione biliopancreatica è la più diffusa. Consiste nella parziale riduzione del volume dello stomaco e nel confezionamento di una derivazione interna intestinale che provoca un malassorbimento intestinale, in particolare dei grassi. Nella prima fase dell’intervento viene effettuata una resezione parziale e verticale dello stomaco, che non comporta l’asportazione dell’intestino. Dopodiché, si effettua la ricostruzione gastrointestinale, congiungendo il breve tratto di duodeno con un tratto di intestino tenue, precedentemente sezionato a metà circa della sua lunghezza, tra duodeno e valvola ileocecale (tratto alimentare). La parte di intestino che rimane così esclusa dal passaggio degli alimenti, viene a sua volta unita con il tratto alimentare. In tal modo si riduce la superficie di assorbimento dei principi nutritivi. La tecnica dà ottimi risultati nella perdita di peso (la percentuale di chili in più eliminati, può anche essere superiore all’80%). Bypass gastrico Negli "interventi misti", infine, troviamo il Bypass gastrico, tramite il quale si crea una piccola tasca gastrica, separata dalla restante porzione di stomaco. Ciò permette di bypassare (saltare) parte del percorso effettuato dal cibo, senza bisogno di asportare lo stomaco e parte dell’intestino tenue. Il Bypass gastrico provoca un forte calo dell’appetito nei pazienti, il che si traduce in una netta riduzione del cibo ingerito, con conseguente minor assorbimento dei grassi. Da questa operazione si possono ottenere alcuni notevoli vantaggi: i risultati parlano, infatti, di un 65% di riduzione del peso in eccesso. CHIRURGIA ESTETICA Le adiposità residue localizzate (come il grasso accumulato a livello del bacino), che persistono nonostante le terapie dietetiche, possono essere smaltite attraverso la liposuzione. Il tessuto adiposo viene aspirato con una microcannula, introdotta attraverso un forellino talmente piccolo (pochi millimetri) da non lasciare una cicatrice esteticamente rilevante. I marcati inestetismi nei vari distretti corporei, vengono trattati con specifici trattamenti di lifting, come l’addominoplastica (la procedura chirurgica elimina la porzione di tessuto addominale ritenuta esteticamente in eccesso, allo scopo di rassodare la zona), la torsoplastica (l’intervento consente di correggere pieghe e ondulazioni dell’addome, dei fianchi e delle cosce dovute a una diminuzione dell’elasticità cutanea, mediante l’asportazione di pelle e/o grasso in eccesso) e la mastopessi (per risollevare e tonificare il seno molto ceduto, il complesso adiposo e ghiandolare viene riposizionato, mentre nel contempo si elimina l’eccesso di cute). 35 ambientiamoci segreti per vivere bene Naturalmente felice è il blog che fa sposare tecnologia e downshifting: in questo spazio potrete trovare facili consigli per uno stile di vita più naturale, vivendo meglio e consumando meno. la semplicità del Downshifting di Vittoria Pietropoli I l downshifting, letteralmente “scalare la marcia”, è uno stile di vita basato sulla semplicità, il rallentare e addirittura l’oziare. La riscoperta dell’ozio, infatti, è vissuta come chiave di volta per uscire dai mali che un’economia viziata può portare con sé. Ridurre i consumi per ridurre il tempo dedicato a soddisfarli: una visione meno consumistica della vita, in cui lavorare non è il fine, ma un mezzo per poter coltivare quelli che sono hobby o passioni. Una miglior distribuzione del tempo dedicato al lavoro, con una corrispettiva riduzione dello stipendio percepito, in funzione di una vita meno dedita agli sprechi, ma più focalizzata su se stessi, sulla propria salute fisica e mentale. Il downshifting promuove l’impatto zero, il rispetto dell’ambiente attraverso il riciclo, il riuso e il fai da te. E a imparare a distinguere bisogni reali, come cibo e casa, dai desideri. Il tempo recuperato deve essere investito per diventare bravi e capaci in qualcosa che piace e dà soddisfazioni. chi sono? I downshifters vedono in Robert B. Reich, ministro del Lavoro durante la prima presidenza Clinton, un pioniere della loro causa, essendosi dimesso dall’incarico per passare più tempo con la famiglia. Diversi gli scrittori che hanno abbracciato questo stile di vita, scrivendo dei manuali a riguardo, come Pierre Sansot con il suo Buon uso della lentezza, Viviane Forrester che ha scritto La violenza della calma e Tom Hodgkinson autore de L’ozio come stile di vita. Ognuno racconta del proprio personale approccio al downshifting, tutti accomunati sulla visione ingannatoria della modernità, di come la tecnologia, invece che semplificare la vita, abbia Alcuni esempi: • per la casa, l’acido citrico - uno degli acidi più diffusi nel mondo vegetale - può essere utilizzato in molteplici modi: per togliere le incrostazioni di calcare, in lavatrice, come disincrostante, ammorbidente per il bucato e anche come brillantante per la lavastoviglie; • per l’alimentazione, se non si ha la possibilità di avere un proprio orto, ricordarsi di comprare frutta e verdura solo di stagione, senza ricadere nel biologico, spesso molto costoso e non certificato; • per il corpo, ci si può coccolare senza dover dilapidare il proprio patrimonio, basta creare delle maschere o lozioni in casa: con un cucchiaio di olio d’oliva e uno di miele, ben miscelati e tenuti in posa sulla cute per 15 minuti, si avranno capelli lucenti e sani. www.naturalmentefelice.blogspot.it reso tutti schiavi di un sistema consumistico, che non porta al soddisfacimento dei bisogni primari ma solo dei vizi. Molti i professionisti che in America e Inghilterra hanno abbandonato una carriera sicura e avviata per scegliere se stessi, percorrendo una strada che porta a essere naturalmente felici. 37 se cucinano loro per gioco e non solo di Laura Camanzi L’ 38 interesse crescente legato alla cucina e alla gastronomia non ha escluso i bambini: atelier con chef stellati, gastroteche, laboratori monotematici per insegnare a fare pizze, gelati o biscotti, rende le proposte per i più piccoli ormai infinite. Ma tra le tante, ce n’è una davvero speciale, che guarda lontano e si propone obiettivi che vanno oltre il semplice divertimento. L’impulso ad aprire le scuole e i laboratori di cucina dedicati ai più piccoli viene, ormai più di cinque anni fa, dall’Unione europea, preoccupata per il crescente aumento dell’obesità infantile e delle conseguenti problematiche di salute. In questo panorama di corsi destinati a piccoli chef, ce n’è uno che si distingue: Bambini in cucina (www.bambiniincucina.it). È un’associazione senza scopo di lucro, formata da un gruppo di educatrici e atelieriste, ma soprattutto mamme, che da tempo cucina con i bambini e si propone di insegnare il valore educativo e affettivo di quest’esperienza. «Il nostro obiettivo», precisa Federica Buglioni, una delle fondatrici, «non è solo quello di far divertire i bambini, ma è di dare competenze concrete, sia a loro, sia alle loro famiglie. Non vogliamo essere noi i maestri di cucina dei bambini, vogliamo che lo diventino mamme e papà, perché è solo in modo continuativo che si può portare avanti un’educazione alimentare corretta.» La famiglia coinvolta «Per questo il cibo preparato dai bambini, che siano gnoc- chi, tagliatelle o biscotti, non viene cotto in classe, ma portato con loro a casa. In questo modo la famiglia è parte del percorso, trasformando il ricordo di un pomeriggio divertente e istruttivo, nella quotidianità di un pasto consumato nella propria dimensione domestica». Un corso di cucina può così diventare il punto di partenza per una nuova avventura da vivere in- per chi ha figli sieme, trasmettendo ai bambini il piacere della buona cucina. “Bambini in cucina” per ora si rivolge solo a scuole materne ed elementari: «Purtroppo non abbiamo richieste da parte delle scuole medie, che invece avrebbero un target di età con cui poter fare esperienze più complesse e interessanti». Inoltre realizza progetti didattici ed editoriali, propone laboratori e incontri nelle biblioteche e in strutture private, con anche incursioni a domicilio. Si presta a preparare educatori, insegnanti e genitori per dare loro le istruzioni di base per cucinare in sicurezza con i bambini. Ingredienti di stagione Solitamente i laboratori vengono proposti in collaborazione con mamma o papà per i bimbi tra i 2 e i 5 anni, in autonomia per i più grandicelli, con l’utilizzo di ingredienti semplici e di stagione. «Durante i nostri incontri prepariamo il cibo vero, non il cibo-pupazzetto che falsa e confonde. I bambini vogliono sentirsi competenti, vogliono usare strumenti veri. Al bambino cui sarà permesso cucinare con un adulto avrà non solo la consapevolezza di aver imparato qualcosa, ma la soddisfazione di essersi sentito utile e importante». Conoscenze plurime Come un sasso gettato nell’acqua, questa attività propaga la sua energia attorno a sé, portando vantaggi anche in ambiti che dalla cucina sembrano lontanissimi. «Siamo convinte», continua Federica Buglioni, «del valore affettivo, educativo, di condivisione, conoscenza e divertimento che deriva dal cucinare insieme ai nostri figli. Tra i fornelli nascono occasioni d’incontro che vanno al di là del cibo da preparare: si sviluppano non solo buone abitudini alimentari, ma si impara a conoscere e prevenire i rischi domestici, si acquisiscono abilità manuali e fiducia nelle proprie capacità. Si impara che in cucina, ma non solo, ci sono delle regole e dei passaggi obbligati, ma anche spazio per la fantasia». Un luogo magico La cucina è uno straordinario laboratorio dove c’è tutto quello che può piacere ai piccoli: l’acqua, i colori, le forme, materiali diversi da manipolare e toccare. «Un luogo magico dove i bambini, sotto la supervisione di un adulto, possono mettere alla prova quattro dei cinque sensi: occhi per osservare, mani per impastare, naso per riconoscere i profumi e bocca per assaggiare. Dove si scoprono reazioni di causa-effetto, dove le sostanze si trasformano, cambiando forma e sapore». I bambini possono essere coinvolti fin da piccolissimi: «Spesso non si sa cosa far fare ai più piccoli, certe attività, come impilare mattoncini, alla lunga possono risultare frustranti anche per i genitori più pazienti. Cercare di coinvolgerli nelle attività quotidiane è una buona soluzione. I bambini che passano tanto tempo in cucina imparano a conoscere il cibo e ad apprezzarlo, a distinguerlo per forma e sostanza e a diventare consumatori futuri più consapevoli». Un gioco che diventa anche un investimento per la salute e che ci porta a dire «perché non provarci?». 39 QUANTE ZAMPE Buon Natale, Fido e Micio di Vittoria Pietropoli i 40 l Natale è alle porte, come ogni anno Babbo Natale arriverà per tutti, lasciando sotto l’albero qualcosa anche per i nostri amici a quattro zampe. Dopo aver accontentato figli, parenti e amici, arriva anche il loro turno. Ecco che, per l’occasione, i negozi specializzati in articoli per animali, dai più comuni a cui rivolgersi per le necessità primarie fino ai quelli più estrosi, si trasformano in vere e proprie boutique che esaudiscono tutti i desideri. Tanti gli articoli con cui ci si può sbizzarrire: dal più banale costume da Babbo Natale, alle targhette personalizzabili, fino agli oggetti d’arredamento. Sempre per loro. Se volete spaziare, per ampliare le possibilità di scelta, non pochi sono i siti specializzati a cui rivolgersi. United pets è sicuramente il più famoso e fornito per cani e gatti. Vi potrete trovare veri e propri oggetti di design: ciotole, accessori per la sua igiene e pulizia, sino alle novità di tendenza nell’abbigliamento e nei giochi. Ferplast, invece, provvederà ai bisogni di tutti gli altri pic- coli amici: ci sono giochi da rosicchiare per criceti e conigli, le ultimissime vasche e acquari per i pesci e tutto ciò di cui necessitano. Non sono esclusi neppure volatili e rettili: anche per loro mille oggetti per migliorare la qualità della loro vita, con il massimo del comfort. Per acquistare collegatevi a www.unitedpets.it e www.ferplast.it. sOLO CANI E GATTI Inutile dire che la maggior parte dei regali di Natale è rivolta a cani e gatti. Così se il vostro Fido si fosse dimostrato un po’ irrequieto nell’ultimo periodo, potrete regalargli, e regalarvi, un corso di addestramento: vi impegnerà solo qualche ora settimana, ma vi aiuterà a im- parare a gestirlo, avvicinandovi ancora di più a lui. Secondo estro e portafoglio potete portare cane o gatto in uno dei tanti Centri Benessere e Spa per animali. Qui i vostri beniamini potranno godere di trattamenti di bellezza, programmi specifici a seconda della razza e dell’età, corsi shiatsu e cure con trattamenti anti-stress. Collegandovi al sito www.amoreanimale.it, potrete trovare il centro più vicino. le nostre scelte Ecco una classifica dei best seller degli ultimi anni, per rendervi più semplice la vostra decisione. abbigliamento Sono sempre al primo posto: felpe, t-shirt personalizzate e perfino scarpette, ma l’accoppiata cappellino/cappottino, in coordinato, rimane il regalo più richiesto. COLLARE ADOTTA UN AMICO Se credete che sotto le feste si debba essere più buoni, non solo in ipotesi ma anche nei fatti, tante sono le iniziative a cui potete accedere o andare a sostenere. Per citarne una, ogni anno la Lega Antivivisezione (Lav) propone di adottare un animale a distanza. Partendo da un contributo minimo di 50 euro, si può aiutare l’associazione a far fronte alle spese per il mantenimento degli animali che ha in carico. Una volta effettuata la donazione verrà rilasciato il certificato di adozione, insieme alla foto e alla storia dell’animale che si è scelto di aiutare. Per i dettagli www.lav.it, per sondare altre iniziative di solidarietà www.petsblog.it. Personalizzato grazie alla possibilità di fare qualunque tipo di incisione sulla medaglietta, si trovano anche collari fashion ricoperti di strass o borchie. CUCCIA Per regalargliene una nuova si potrà scegliere tra le cucce più tecniche, impermeabili, da esterno, spaziose e multipiano, oppure i complementi d’arredo, come divani e pouff. GOLOSITÀ L’idea più originale è il box di biscotti assortiti, presentati in simpatiche scatole che, una volta svuotate, diventano ermetici contenitori per il loro cibo. 41 natale al caldo di Enrico Maria Corno s 42 e il nome Costa de la Luz vi dice poco, non sentitevi in difetto. Sono pochissimi gli italiani che sanno esattamente dove sia, colpa della poca pubblicità che viene riservata a questa zona dell’Andalusia a discapito delle più famose Malaga, Marbella e Puetro Banus che sono nella stessa regione. È l’estremo sud della Spagna. La Costa de la Luz, con capoluogo Cadice, è infatti una provincia molto particolare: qui siamo sull’Oceano e non più sul Mediterraneo, appena oltre quelle che i Romani chiamavano Colonne d’Ercole, a pochissimi chilometri dalla costa dell’Africa. Quel che sorprende è che a Natale qui, lo scorso anno, si toccavano i +22° quando in Italia c’era tempo da lupi. Il bagno in mare, ça va sans dire, è riservato solo ai temerari e a chi pratica il kitesurf con la muta. Tutte le colline e i pascoli dell’interno che in estate sono bruciati dal sole (qui negli anni Settanta si giravano molti film western) a Natale sono verdissimi e fioriti. E questo accade a meno di due ore di aereo da Milano. La distanza, certamente, tiene lontano chi vorrebbe venire in automobile - in estate come in inverno - perché da Ventimiglia a Cadice ci sono 1823 km. Gli altri volano low cost fino a Jerez o Siviglia a prezzi competitivi che, prenotando con il giusto anticipo, risultano praticamente azzerati. I prezzi? Da queste parti è molto più praticato l’affitto di un appartamento piuttosto che l’albergo e, per una settimana tra Natale e Capodanno, un 4 posti letto vista mare può costare anche meno di 400 euro, tutto compreso. La vita costa pochissimo: una birra servita al tavolino del bar costa anche 70 centesimi e si mangia con 10 euro. Benvenuti al sud Riassumendo: in Costa de la Luz a Natale fa caldo, molti stanno in spiaggia pur non facendo il bagno, costa poco. Quesito: perché questa si fa preferire ad altre destinazioni? Cosa si fa e dove si va quando si è in vacanza da queste parti? Intanto sottolineiamo che tutta questa zona, fuori stagione, non è certo deserta e desolata. Qui vive tanta gente tutto l’anno (compresi molti italiani) e anche in pieno inverno ci sono molti turisti. Cadice, il capoluogo, in queste settimane sta ospitando i grandi In previsione delle vacanze di fine anno, scopriamo destinazioni alternative e sorprendenti per passare qualche giorno al caldo (spendendo poco) della terra convenuti qui per celebrare i 200 anni della costituzione spagnola, firmata nella cattedrale nel 1813: ceneranno con carne alla griglia, pescado di ogni tipo, tapas a base di patate e brinderanno con il Tio Pepe, lo sherry prodotto nella zona. Cadice è una città di 150.000 abitanti, metà dei quali residenti nella parte vecchia della città, un centro storico eccezionale, fatto di vicoli, piazzette riservate tra le palme, piazze enormi sul mare, fontane e dimore storiche. Ricorda molto il centro di Lisbona e, in parte, quello di Genova. Il tutto circondato su tre lati dal mare e con la spiaggia urbana più lunga d’Europa: oltre 6 km. Nel raggio di 50 chilometri poi c’è una serie di paesini tutti bianchi in riva al mare che possono entusiasmare anche in inverno. A Conil de la Fron- svagarsi ZOOM AL CALDO E LOW COST tera si fa “vita notturna” anche in questo periodo con baretti e ristorantini nei vicoli del paese che rimangono aperti anche per i clienti del posto. Le migliori spiagge È il posto dove ci sono le migliori spiagge (quella di Roce su tutte), tutte di sabbia finissima color senape, tanto lunghe da non avere realmente fine. Vi stupirete del fatto che voi passeggerete in pantaloncini corti e infradito mentre i locali indosseranno giacche e stivali con il pelo. Peraltro la temperatura è tale che nelle case non è previsto nemmeno il riscaldamento e si accende la stufa solo in casi eccezionali. Vejer de la Frontera è estremamente suggestiva - un grosso paese tutto bianco, con stradine, piazzette e vicoli che si arrampicano sulle forti pendenze di una collina a 10 km dal mare. I tavolini dei bar in mezzo ai vicoli con i vecchi del paese che guardano le ragazze straniere, bouganville a cascata sulle facciate delle case, vecchie chiese non esattamente dritte con una campana sopra l’ingresso. La piazza centrale, circolare con la fontana coloratissima di ceramica, le palme e i ragazzini che giocano, ricorda da vicino certi paesi della Sicilia. Tarifa, non lontana da Gibilterra, era già molto frequentata negli anni Settanta quando era uno dei centri più importanti del mondo della cultura hippie: il centro, con il castello di Santa Catalina, è molto vivace con decine di piccole gallerie d’arte e negozietti che vendono artigianato o attrezzatura per il kitesurf. Qui partono i traghetti per l’Africa (bastano 20 Dal prossimo inverno i prezzi in Grecia potrebbero finalmente essersi abbassati. Dopo gli scontri recenti nel Nord Africa che preoccupano non poco i turisti, i prezzi di Egitto e Tunisia a Natale saranno bassissimi, soprattutto sotto data. Anche per questa ragione, Cuba e Santo Domingo presumibilmente non avranno prezzi inferiori all’anno scorso. Volete tentare la fortuna? Beachcomber Hotels e l’Ente Turistico di Mauritius premiano gli utenti che menzioneranno #Mauritius nei loro tweet. Per il vincitore un soggiorno di 7 notti, incluso volo, per 2 persone nel lussuosissimo Trou aux Biches Resort (www.beachcomber-hotels.com). minuti per arrivare a Tangeri in Marocco) e si può andare anche a visitare il faro di Trafalgar, il luogo epico della battaglia navale tra Napoleone e Lord Nelson. Un’escursione in barca costa pochi euro e assicura di incrociare le balene in transito verso il Mediterraneo. 43 ricette cachi, che bontà! di Laura Camanzi In collaborazione con Giovanni Seveso, Specialista in Scienze dell’alimentazione a Milano s 44 arà per il colore che, con la sua gamma di aranciati, richiama i boschi che si preparano all’inverno, sarà per quel sapore dolce che riscalda durante i primi freddi, ma il cachi è da sempre il re incontrastato dell’autunno. Morbido, carnoso e dolcissimo, questo frutto ben si presta a rappresentare questa stagione “di passaggio”, spesso responsabile di spossatezza e stress psicofisico. Il Diospyros kaki è una delle più antiche piante da frutta conosciute dall’uomo: in Cina veniva coltivato già più di duemila anni fa. Estesosi poi ai paesi limitrofi come Corea e Giappone, è arrivato in Europa sul finire del Settecento, e inizialmente come pianta ornamentale. Adattatosi bene al clima mediterraneo si è poi largamente diffuso nell’ultimo secolo, raggiungendo, soprattutto in Spagna e in Italia, notevoli produzioni. I cachi sono piante che possono arrivare ad altezze considerevoli (15-18 metri), solitamente contenute però da sapienti potature: nei mesi autunnali si riempiono di frutti che variano di colore, dal giallo alle varie tonalità di rosa fino al rosso intenso, a seconda del grado di maturazione e della qualità. «I cachi sono normalmente commestibili solo dopo che hanno raggiunto la sovramaturazione», chiarisce Giovanni Seveso, «se gustato quando ancora acerbo, infatti, il cachi può allappare, dare cioè quella fastidiosa sensazione di “bocca legata”. Sono frutti molto energetici, indicati soprattutto per bambini, anziani e sportivi, ma sconsigliati a chi sta cercando di dimagrire. Un cachi può pesare anche 200300 grammi, il che equivale a un apporto calorico di tutto rispetto: 200-250 kcal. La notevole quantità di zuccheri in essi contenuti (16-18%) li rende inoltre inadatti ai diabetici». Sottolineate le caratteristiche a cui prestare attenzione, si può passare a elencarne gli innumerevoli benefici. «Tra le VALORI NUTRIZIONALI (per 100 grammi) 65 kcal 80% acqua 16% zuccheri 2,5% fibre 0,6% proteine 0,4% grassi numerose qualità dei cachi», continua Seveso, «c’è quella di essere ricchi di fattori vitaminici: 100 g di questo frutto apportano ben 237 mg di vitamina A, che protegge pelle e mucose ed è un valido aiuto nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Importante anche l’apporto di vitamina C, indispensabile in questo periodo per proteggersi dai malanni legati al cambio di stagione, anche se, è bene sottolinearlo, che la quantità di acido ascorbico varia in virtù del grado di maturazione del frutto, da 50 mg a 7 mg nei cachi molto maturi. Tra Cachi DI MISILMERI Il clima temperato e subtropicale dell’agro palermitano ha permesso l’introduzione, accanto ai numerosissimi agrumeti, di alcune varietà che, con il passare del tempo, si sono stabilizzate e ne sono diventate caratteristiche: la nespola di Trabia, i fichi d’india di Ventimiglia di Sicilia e i cachi di Misilmeri. Era la fine del Seicento quando si introdusse la pianta nella splendida vallata alle porte di Palermo. Nel clima di grande risveglio scientifico di quegli anni, Don Francesco Bonanno del Bosco, attento osservatore della natura, aiutato da padre Francesco Cupani, realizzò a Misilmeri un rigoglioso orto botanico, considerato uno dei più importanti d’Europa e uno dei più antichi d’Italia. Negli anni ’40 del Novecento, forse in concomitanza con la morte di alcune piante di agrumi, la coltivazione del cachi iniziò a diffondersi anche nel resto della vallata, diventando, nell’arco di pochi decenni, quasi uniforme. La speciale varietà di questo frutto dal gusto dolcissimo e dalle note vanigliate è conosciuta ed esportata in tutta Italia e soprattutto in Francia, sia fresco sia sotto forma di prelibata confettura. SEMIFREDDO da urlo i sali minerali spiccano per quantità fosforo (20 mg), magnesio (9 mg), calcio (8 mg), ma soprattutto potassio (170 mg), dall’effetto diuretico e depurativo. La notevole quantità di fibre in esso presenti lo rendono un buon rimedio naturale contro la stitichezza e un valido aiuto in caso di cure antibiotiche, poiché le fibre favoriscono il ripristino della flora microbica intestinale. Ottimi contro lo stress, questi frutti sono raccomandati anche in caso di stanchezza e astenia». come mangiarli I cachi andrebbero consumati crudi, in modo da beneficiare dell’effetto vitaminizzante e rimineralizzante. La loro polpa dolce e gelatinosa può essere mangiata a cucchiaio o usata per accompagnare yogurt e macedonie o per preparare centrifughe, salse e sorbetti. I cachi pronti per essere mangiati devono avere la buccia sottile, quasi trasparente, e intatta, seppur cedevole al tatto. Raggiunta questa fase però si conservano per pochi giorni: si può ovviare a questo inconveniente acquistandoli ancora acerbi e facendoli maturare in casa. Per accelerarne la maturazione basta metterli vicino a delle mele che liberano etilene e acetilene, due gas che arricchiscono i cachi di zuccheri, rendendoli ancora più dolci. In Italia la varietà più nota è il “Loto di Romagna”: tra Campania ed Emila-Romagna se ne producono oltre 60 mila tonnellate annue per il consumo interno e l’esportazione. In Spagna trionfa invece la “Rossa brillante”, una varietà molto dolce, che si fa notare proprio per il colore rosso acceso. Ultimamente, e soprattutto dalla penisola iberica, arriva inoltre una varietà che sta avendo molto successo: il cachi “Persimon”, conosciuto anche come “cachi mela”. Sono cachi non astringenti, che hanno la caratteristica di poter essere consumati appena colti, senza aspettare la fase di ammezzimento (sovramaturazione). Hanno buccia sottile e polpa croccante, della consistenza di una mela appunto, e si possono tagliare a fette come quest’ultima. Il sapore è quello dei cachi, ma risultano un po’ meno dolci rispetto agli altri. Ingredienti 2 kg di cachi ben maturi 500 gr di zucchero 500 ml di panna 1 limone Procedimento Lavare bene i cachi e tagliarli a metà, eliminando il picciolo e la parte centrale filamentosa con l’aiuto di un cucchiaino. Passare la polpa rimanente con il passaverdure (non usare il frullatore, altrimenti le parti più fibrose andrebbero solamente spezzettate e non del tutto eliminate). Unire alla purea così ottenuta lo zucchero e il succo filtrato di un limone mescolando bene. Dividere il composto in due parti: metà servirà per il semifreddo e l’altra metà sarà la salsa con cui accompagnarlo. Montare la panna con le fruste e poi unirla delicatamente, mescolando sempre dall’alto verso il basso, ad una delle due metà. Versare in uno stampo rettangolare e mettere in freezer per almeno 6 ore; passare in frigorifero 30 minuti prima di servire. La salsa si conserva in frigorifero fino al momento di impiattare; nel caso il dolce fosse preparato con largo anticipo si può anche congelare, ricordandosi però di spostarlo in frigorifero 10-12 ore prima. Tagliare a fette il semifreddo e servirlo con abbondante salsa di cachi. Letture salutari di Francesco Rizzo Bella tutta! I miei grassi giorni felici di Elena Guerrini 238 pagine ed. Garzanti Prezzo: 15,20 euro 46 Mary Evans Young è una signora inglese. Non magra. Per anni si è imposta tutti i sacrifici necessari per dimagrire: un giorno, però, ha deciso di dichiarare guerra all’industria delle diete, anche per denunciare i ciarlatani, gli esperti improvvisati, i pericoli delle soluzioni fai da te. E una cultura anoressica del “magre a ogni costo” che poco ha a che vedere con il rispetto della salute, anche psicologica. E così ha inventato il “No diet day”, che si celebra ogni 6 maggio a Londra. È una storia cara a Elena Guerrini, regista, attrice di teatro e di cinema, inventrice del “teatro del baratto” (non si paga il biglietto, si cucina qualcosa e lo si scambia con l’ingresso), autrice del pungente e provocante Bella tutta!, autobiografia di una donna che ha imparato a volersi bene benché la bilancia segnali una cifra a tre zeri. Dopo che una delle sessantotto diete seguite le aveva fatto perdere... un’altra cifra a tre zeri. La Guerrini ci offre la sua vicenda, dalle difficoltà dell’adolescenza ai tanti manuali letti su come essere felici dimagrendo, passando per i problemi in amore e le più bizzarre (e dannose) strategie anti-ciccia suggerite dalle amiche. Giungendo a una conclusione che l’autrice stessa spiega così: «Ho deciso di essere felice lo stesso, senza dimagire! Ho smesso di fare diete, non ho più comperato creme miracolose o pillole magiche, non ho più fatto digiuni estenuanti seguiti da abbuffate svuotafrigo. Un giorno mi sono svegliata e ho deciso che potevo impiegare quei soldi e quel tempo per me. Non è cambiato il peso, è cambiato lo sguardo». Attenzione: questo libro, che è tratto da un monologo teatrale, non è un invito a trascurare la salute, ad ammazzarsi di spaghetti e cannoli. Si tratta piuttosto di imparare ad amarsi per quello che siamo, a «concentrarsi sulla bellezza e l’unicità del proprio corpo», a cercare il benessere dentro e non fuori, a capire che si può essere belle e sensuali anche se non si risponde ai canoni imposti dai media. E a insegnare agli uomini a voler bene... dal primo all’ultimo chilo. tempo di lettura: 4 ore I segreti della scrittura di Candida Livatino 176 pagine ed. Sperling & Kupfer Prezzo: 17 euro Dimmi come scrivi e ti dirò chi sei. Ecco perché è sempre meglio farsi fare una dedica se si riceve un libro in regalo o conservare il biglietto con gli auguri quando si scarta un dono: perché in quelle poche righe scritte, anche solo parole di circostanza, potete trovare indicazioni importanti sulla psicologia delle persone a voi più vicine. I segreti della grafologia ci vengono svelati in questo manuale pensato per il grande pubblico, che raccoglie le principali nozioni dell’analisi della scrittura, con spiegazioni semplici, numerosi esempi pratici e lo studio delle dediche fatte all’autrice da una folla di personaggi famosi. Il lettore conosce certamente almeno il volto pubblico degli attori, dei musicisti, de- videoteca Monsieur Lazhar (Canada, 2011) di: Philippe Falardeau gli showman interessati e può quindi più facilmente collegare le caratteristiche della scrittura con il loro modo di porsi e la loro personalità. Nelle prime 97 pagine, il volume insegna a “radiografare” una pagina scritta a mano (lo spazio occupato, i margini, la pressione, il modo di andare a capo...), a valutare le principali caratteristiche dello stile (per esempio, l’inclinazione, le dimensioni...) e, infine, a individuare i segni grafologici basilari. Facendoci scoprire che una scrittura aggrovigliata denota una personalità ricca di contraddizioni, che le lettere staccate all’interno di una parola svelano scarsa disponibilità al rischio e al confronto, che una firma posta molto distante dal testo è sintomo di desiderio di riservatezza. Molto curioso, tra gli altri, il capitolo in cui vengono analizzati i tipici scarabocchi che tutti noi facciamo quando siamo pensierosi: sapevate, per esempio, che chi ha l’abitudine di disegnare piccole case fa fatica a rompere i vincoli con la famiglia di origine? E che le spirali testimoniano l’eterno bisogno di conferme e gratificazioni? La giornalista Candida Livatino è un perito grafologo, esperta di disegni dell’età evolutiva e nota per la sua partecipazione ad alcuni programmi televisivi. tempo di lettura: 5 ore con: Mohamed Fellag, Sophie Nelisse, Emilien Neron durata: 94’ Valore terapeutico: per riflettere sul potere della parola contro il dolore. Un algerino trapiantato in Canada si offre come supplente in una scuola elementare: egli stesso sceglie una classe che ha appena subito un trauma, perché la docente di ruolo si è tolta la vita. L’uomo ha metodi di insegnamento che non si sposano con un ambiente in cui ogni contatto fisico tra alunni e insegnanti è tabù, perché tutto deve essere mediato, congelato, “coperto”, come le pareti dell’aula dove è avvenuto il suicidio. E che la preside - ingenuamente - fa ridipingere. C’è una psicologa che aiuta i ragazzi, sì, ma il nuovo maestro, violando le regole, decide di parlare un po’ più apertamente con la classe di ciò che accaduto. Con uno stile cauto ma efficace, aiuta i piccoli a elaborare il lutto, mentre egli stesso ne sta superando uno. Che non sveliamo al lettore, perché conduce a uno dei segreti del film. Vorremmo consigliare Monsieur Lazhar per la grazia con la quale disegna la figura di un “alieno in terra aliena”, il suo rapporto con l’insegnamento, una società in cui ogni segnale conferma che culture ed etnie sono mescolate, eppure sopravvivono distanze e pregiudizi. Ma il valore di questa pellicola, candidata all’Oscar come miglior lungometraggio straniero, è anche nel sottolineare il valore e il potere della parola e della narrazione. Il regista sembra dirci che una perdita dolorosa, ma anche le ferite profonde che ad essa possono accompagnarsi - come il senso di colpa, la rabbia, la mancanza di spiegazioni - non si possono “far guarire” se non vengono esposte, permettendo al dolore di diventare, appunto, parola, gesto, espressione. Uno degli alunni, toccato dalla vicenda più degli altri, sarà il simbolo del bisogno di manifestare ciò che si prova, di far luce nel buio che nasce dentro di noi. E lo diventerà grazie al nuovo maestro, che fa leva sul racconto, la lettura, la fiaba, la creatività, magari uscendo dal tracciato di un programma scolastico tradizionale, ma accendendo nei suoi allievi emozioni altrimenti imprigionate. Chi aiuterà Monsieur Lazhar a elaborare invece il proprio, di lutto? Forse un’altra donna, forse i libri o il tempo. O un nuovo lavoro. O forse, semplicemente, aver aiutato i suoi giovani scolari a guardare avanti. Come può fare un adulto che consegna ai più giovani un pezzetto di vita. 47 PROSSIMO NUMERO I dossier di PiùSalute Speciale CAVO ORALE Iniziamo l’anno nuovo con una monografia molto specifica: bocca, naso, gola, faringe... tutto ciò che riguarda il cavo orale sarà preso in esame dai nostri esperti. Per sapere, prevenire e - perché no? automedicarsi con scienza e coscienza. L’esperto risponde Nel prossimo numero gennaio-febbraio sarà l’andrologo a rispondere ai vostri quesiti: inoltrateli via mail a [email protected] o via fax allo 02.29513121. Alla ricerca del teatro perduto Sono tante le campagnie - al di fuori dei circuiti canonici - capaci di proporre spettacoli di qualità, sperimentazione e laboratori. Noi abbiamo scovato l’Atir ma ne segnaliamo molte altre. Svagarsi Concluse le feste natalizie scatta il conto alla rovescia per le successive: una panoramica sulle migliori rassegne di carnevale italiane. 48