2 piste di riflessione per la GNV 2017

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2 piste di riflessione per la GNV 2017
Arcidiocesi di Napoli
Settore Laicato
Ufficio “Famiglia e Vita”
39a Giornata Nazionale per la vita (5 febbraio 2017)
“Donne e uomini per la vita,
nel solco di Santa Teresa di Calcutta
testimoni di misericordia”.
Papa Francesco ci invita a sognare con Dio e di aprire nuovi orizzonti: “Gesù è il Signore
del rischio, il Signore del sempre oltre […]. Per seguire Gesù bisogna avere una dose di
coraggio, bisogna decidersi a cambiare il divano con un paio di scarpe che ti aiutino a
camminare su strade mai sognate e nemmeno pensate, su strade che possono aprire nuovi
orizzonti, capaci di contagiare gioia, quella gioia che nasce dall’amore di Dio”.1 È il
coraggio che leggiamo nello sguardo dei giovani che oggi si uniscono in matrimonio e sono
capaci di promettersi reciproco amore per sempre; il coraggio dei genitori che si impegnano a
trasmettere ai figli il senso della vita in Cristo; il coraggio dei figli che non cedono ad una
mentalità disfattista e sanno sognare un futuro di speranza e bellezza; il coraggio delle
vedove, dei nonni che hanno fatto tesoro dell’esperienza e la donano con gioia; il coraggio
delle famiglie ferite che conservano la gioia di vivere illuminate dalla fede.
La Chiesa che sogna papa Francesco è una Chiesa capace di donare speranza, di
trasmettere la fede alle nuove generazioni e di tracciare nuove strade di carità e di amore.
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PAPA FRANCESCO, Discorso durante la veglia di preghiera con i giovani. Cracovia, 30 luglio 2016.
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I pista di riflessione: “I bambini e i nonni: il futuro e la memoria”
“I bambini e i giovani sono il futuro, sono la forza, quelli che portano avanti. Sono quelli
in cui riponiamo la speranza. I nonni sono la memoria della famiglia. Sono quelli che ci
hanno dato la fede, ci hanno trasmesso la fede. Avere cura dei nonni e avere cura dei
bambini è la prova di amore, non so se più grande, ma direi più promettente della famiglia,
perché promette il futuro. Un popolo che non sa prendersi cura dei bambini e un popolo che
non sa prendersi cura dei nonni è un popolo senza futuro, perché non ha la forza e non ha la
memoria per andare avanti”.2
1. In ascolto della Parola del Signore dal vangelo secondo Luca (Lc 2, 25-3)
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la
consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva
preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per
fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse
Dio, dicendo:
“Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele”.
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li
benedisse e a Maria, sua madre, disse: “Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti
in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima -,
affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”.
C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto
avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta
vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio
notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a
lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Parola del Signore – Lode a te o Cristo.
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PAPA FRANCESCO, Discorso alla festa delle famiglie, Filadelfia 26 settembre 2015.
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Il brano ci presenta in un quadro particolarmente toccante l’incontro e l’abbraccio di
tenerezza tra due anziani – Simeone ed Anna – e il Bambino, il Figlio di Dio nato da Maria.
Simeone e Anna sono due anziani legati alle tradizioni culturali e religiose del popolo ebraico,
ma sono anche due persone che hanno fatto tesoro delle esperienze della vita, anche quelle
dolorose, vivendole alla luce della fede: sono perciò persone particolarmente attente a
cogliere la presenza di Dio, anche quando essa si manifesta nella fragile vita di un neonato.
L’incontro con il Bambino Gesù non è solo il compimento delle attese di tutta una vita, ma è
anche l’occasione per cogliere nel presente il futuro di Dio: per Samuele ed Anna il Bambino
è la salvezza di Dio che si rende presente; è segno di contraddizione, ma anche luce che
illumina il cammino dell’uomo di ogni tempo.
In questo testo il lettore è chiamato a contemplare Gesù e a cogliere un futuro diverso,
illuminato dalla Grazia e dalla presenza salvifica di Dio e nella storia. Il Bambino è motivo di
speranza, anzi Lui stesso è Speranza certa che illumina il futuro dell’uomo e del creato.
Ancora oggi l’incontro tra un anziano e un bambino è un’esplosione di gioia e di vita per
entrambi: se l’anziano è testimone della storia, ed è lui stesso memoria storica, l’abbraccio
con un bambino è invito a sorridere per la bellezza di una vita che ancora nasce.
Reciprocamente, un bambino può trovare nell’anziano due braccia sicure (quasi paterne e
materne) che lo possono sostenere nel cammino della vita, anche attraverso un patrimonio di
saggezza maturato nella vita. Perciò – afferma Papa Francesco – “come vorrei una Chiesa che
sfida la cultura dello scarto con la gioia traboccante di un nuovo abbraccio tra i giovani e gli
anziani!”3
2. I figli, dono del Signore
“Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino
e disse: «Ho acquistato un uomo grazie al Signore»”
Gen 4, 1
Nel libro della genesi l’incontro tra l’uomo e la donna genera una comunione fisica e
spirituale (cfr. Gen 2, 24: “l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i
due saranno un'unica carne”) che è anche feconda; è significativo che al momento della
nascita del primo figlio la madre esclami con gioia: “acquistato un uomo grazie al Signore”,
manifestando così la consapevolezza che il bambino è dono di Dio. Commenta papa
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PAPA FRANCESCO, Amoris Laetitia n. 191.
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Francesco nell’Amoris Laetitia: “La famiglia è l’ambito non solo della generazione, ma anche
dell’accoglienza della vita che arriva come dono di Dio. Ogni nuova vita «ci permette di
scoprire la dimensione più gratuita dell’amore, che non finisce mai di stupirci. E’ la bellezza
di essere amati prima: i figli sono amati prima che arrivino». Questo riflette il primato
dell’amore di Dio che prende sempre l’iniziativa, perché i figli «sono amati prima di aver
fatto qualsiasi cosa per meritarlo»”.4
Se i figli sono un dono, allora i genitori non sono padroni del bambino, del suo vedere la
luce o del suo percorso di vita. In questo senso si dice che i figli sono come delle frecce:
sappiamo da dove partono, ma non possiamo pretendere di sapere dove arriveranno. Un
giovane per immaginare, sognare e costruire il proprio futuro è chiamato a lasciare i propri
genitori.
3. Gli anziani, testimoni della momoria
“Non gettarmi via nel tempo della vecchiaia,
non abbandonarmi quando declinano le mie forze.
Venuta la vecchiaia e i capelli bianchi,
o Dio, non abbandonarmi,
fino a che io annunci la tua potenza,
a tutte le generazioni le tue imprese”.
Sal 71,9.18
I versetti tratti dal salmo 71 mostrano due aspetti al tempo stesso belli e strazianti della
vita di un anziano: da una parte la consapevolezza della vecchiaia, dall’altra il timore di essere
abbandonato e il desiderio di annunciare ancora le meraviglie di Dio. L’anziano non è
soltanto un vecchio: è una persona che ha ancora desiderio di vivere e raccontare la vita, ma è
anche una persona che avverte la fragilità dell’età e la vive con paura. Già nella Familiaris
Consortio Giovanni Paolo II osservava che in alcune culture gli anziani erano tenuti in grande
considerazione e rispettati, in quanto testimoni del passato e ispiratori di saggezza per le
giovani generazioni; in altre culture, frutto di un disordinato sviluppo industriale, l’anziano è
invece considerato un impedimento o un peso, e per questo oggetto di diverse forme di
esclusione sociale.5 “Dobbiamo risvegliare il senso collettivo di gratitudine, di
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5
PAPA FRANCESCO, Esortazione apostolica postsinodale Amoris Laetita, 166.
GIOVANNI PAOLO II, Familiaris Consortio 27.
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apprezzamento, di ospitalità, che facciano sentire l’anziano parte viva della sua comunità.
Gli anziani sono uomini e donne, padri e madri che sono stati prima di noi sulla nostra stessa
strada, nella nostra stessa casa, nella nostra quotidiana battaglia per una vita degna”.6
4. Il nonno e il bambino: un’alleanza che unisce due generazioni
Il particolare legame che unisce nonni e bambini è raccontato anche dai fratelli Grimm in
una fiaba particolarmente toccante adattata da Giovanni Pascoli:
“C’era una volta un povero vecchio, che non ci vedeva più, non ci sentiva più e le ginocchia e le
mani gli tremavano. E quando era a tavola non poteva tener fermo il cucchiaio e faceva cadere la
minestra sulla tovaglia e qualche volta gliene scappava anche dalla bocca.
La moglie di suo figlio se n’era ormai schifata e, purtroppo, anche suo figlio. E non lo vollero più a
tavola con loro. Il povero vecchio doveva star seduto accanto al camino e mangiava un poco di zuppa
in una scodella di terracotta. Un giorno, siccome le sue mani tremavano, gli cadde la scodella per
terra e si ruppe. La nuora gliene disse di tutti i colori e il povero vecchio non rispose nulla. Gli
comprarono una scodella di legno e gli dissero: «Questa certo non la romperai!».
Una sera suo figlio e le nuora videro il loro bimbo, che raccattava i cocci della scodella di legno e
cercava di unirli. Il padre gli disse: «Che fai?». Rispose il bambino: «Riaggiusto la scodella di legno, per
dar da mangiare a te e alla mamma, quando sarete vecchi!».
Ora il nonno mangia ancora a tavola con gli altri, che lo trattano bene e gli vogliono bene.”.
Altro testo che racconta il particolare legame che unisce anziani e nipoti può essere
quello della canzone “Il vecchio e il bambino” di Francesco Guccini, anche se la canzone ha
come sfondo il timore di una guerra nucleare.
5. Alcune domande per la riflessione personale
1) Papa Francesco ci esorta a sognare con Dio. Abbiamo ancora il coraggio di
proclamare l’amore per sempre nel matrimonio? La gioia di trasmettere alle nuove
generazioni il senso della vita come dono? Il coraggio di tracciare nuove strade di carità e di
amore?
2) I nostri bambini ed i nonni rappresentano il nostro futuro e la nostra memoria.
Sappiamo ancora fare tesoro della esperienza degli anziani e offrire speranza di un futuro
migliore ai nostri figli?
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PAPA FRANCESCO, Esortazione apostolica postsinodale Amoris Laetita, 191.
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II Pista di riflessione: alla scuola di Gesù “rinascere dall’alto”.
1. In ascolto della Parola del Signore dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3, 1-6)
Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da
Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno
infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui".
Gli rispose Gesù: "In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può
vedere il regno di Dio". Gli disse Nicodèmo: "Come può nascere un uomo quando è vecchio?
Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?".
Rispose Gesù: "In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non
può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo
Spirito è spirito.
Parola del Signore – Lode a te o Cristo.
“Se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio” E’ l’invito che Gesù rivolge
ad ogni uomo e ad ogni donna che si mette alla sua sequela vivendo la nascita dall’alto,
nascita da acqua e Spirito. Nascere dall’alto significa dare valore all’essere creature nuove
plasmate da Cristo, dalla sua umanità, è andare verso la luce per trasfigurare la propria vita in
modo nuovo, per accogliere l’invito “ecco faccio una cosa nuova” (Is 43,19). Alla scuola di
Cristo si impara a trasfigurare la vita alla luce dell’Amore di Dio, si impara a leggere il
mondo con gli occhi di Dio, si impara a ripensare il nostro modo di abitare il territorio, il
condominio, il quartiere dove vivo e lavoro, perché abitare in una certa via, in una
determinata strada, non è solo un luogo dove stare, ma nasconde una missione: è il territorio
che io devo rendere «Casa», un luogo confortevole dove è bello vivere. Trasfigurare la vita è
anche adoperarsi per superare quella che papa Francesco chiama la “cultura dello scarto”, una
mentalità consumistica che interessa non solo le cose ma che investe anche il mondo delle
relazioni umane: finché una persona mi è utile, serve ai miei scopi, stringo relazione con lei,
nel momento in cui questo bisogno non è più soddisfatto, la persona viene scartata, gettata via
e si tronca il rapporto.
Alla scuola di Gesù i santi hanno sperimentato cosa significa rinascere dall’alto, come
Santa Teresa di Calcutta che nel servizio agli ultimi, ha saputo scrivere con la sua vita un
profondo inno all’amore per la vita vera.
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2. Una riflessione a partire dalla Lettera Pastorale “Vestire gli ignudi”
Il Cardinale Crescenzio Sepe nella lettera pastorale “Vestire gli ignudi” ricorda che
accogliere chi è nudo, bisognoso di assistenza per rivestirlo di dignità e di tenerezza è parte
integrante della missione della Chiesa, ma ci fa considerare come ogni uomo oppresso dal
peccato si scopre in un certo senso “nudo”. In ogni età il peccato ci rende nudi, fragili, insicuri
e diffidenti, ma la tenerezza di Dio ci avvolge sempre con il suo perdono per restituire dignità
e gioia di vivere.” Dio non abbandona Adamo ed Eva caduti per l’antico peccato e li avvolse
di misericordia: «fece all’uomo e alla donna tuniche di pelle e li vestì» (Gen 3,21).
Nel nostro tempo alla povertà dei mendicanti si aggiungono altre situazioni di nudità:
- quella dell’uomo o della donna venduta come schiavo;
- del recluso disperato e della sua famiglia abbandonata;
- della prostituta esposta allo sguardo dei passanti;
-
del malato terminale di cancro che muore in una corsia di ospedale esposto agli
sguardi dei curiosi;
- del giovane a cui è stato rubato il futuro.
Dinanzi a tante nudità è facile lo sconforto e lo scoraggiamento, anche l’impegno più
convito alla lunga può stancarsi. Dove trovare le forze? Si resiste solo se Dio tocca il cuore, se
Cristo ci riveste della sua luce, del suo Spirito. “Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete
rivestiti di Cristo” (Gal 3,27). Solo chi ha la forza di spogliarsi del vecchio abito per rivestire
la tunica bianca del battesimo trova la forza per compiere questa opera di misericordia,
sull’esempio di Gesù che “spogliò se stesso”, assumendo la condizione di servo (cf. Fil 2,6-8)
per rivestirci di Dio.
3. Le priorità per l’azione pastorale
Queste sono le cinque priorità indicate dal Cardinale per la nostra diocesi per aiutare la
nostra riflessione e suggerire piste operative:
1) Educare alla sobrietà e alla condivisione, combattere quella che papa Francesco
chiama la cultura dello scarto, dell’usa e getta e favorire la cultura del riuso e del riciclo,
coinvolgendo negozianti e famiglie disponibili a formare una rete di solidarietà.
2) Rivestire i poveri della loro dignità, accompagnando ed assistendo in prima persona i
barboni, gli immigrati, le donne sfruttate, le famiglie dei carcerati, l’infanzia abbandonata ed
ogni altra forma di povertà.
3) Custodire e rivestire la famiglia, oggi che è minacciata da norme di legge e modi di
pensare che ne minano le fondamenta, dal divorzio facile, alle unioni civili, dalla teoria del
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gender, alla famiglia allargata, è necessario che si levi forte la voce dei cristiani per riscoprire
la famiglia come risorsa reale della società e della Chiesa.
4) Cittadinanza Responsabile. Bisogna ricostruire il senso civico di appartenenza ad un
territorio come luogo nel quale è bello abitare, aiutare ognuno a riscoprire la responsabilità di
essere cittadino di un determinato quartiere, perché si prenda cura del territorio, delle sue
istituzioni delle opportunità di crescita e di sviluppo. Parrocchie, scuole ed associazioni,
devono fare fronte comune per far crescere il senso di responsabilità civica.
5) Attenzione al lavoro. È la più tragica nudità del nostro popolo quella derivante dalla
mancanza di lavoro. La ricerca di un lavoro qualsiasi anche al di sotto delle proprie capacità
professionali e la rassegnazione chi ormai dispera di trovare un qualsiasi lavoro sono un
fortissimo campanello di allarme del malessere sociale. La Chiesa non può rimanere
indifferente, anzi in ogni circostanza bisognerà promuovere, sollecitare e realizzare iniziative
per “rivestire con la dignità del lavoro chi ne fosse nudo”.
Solo rivestiti di Cristo possiamo tracciare strade di felicità e realizzare il sogno di
comunione dell’uomo con Dio.
4. Preghiamo con madre Teresa di Calcutta
Madre Teresa è stata la prima testimone del valore della vita, sapendosi chinare sugli
ultimi, accompagnandoli con affetto e testimoniando in questo l’amore del Dio della vita che
si china sui piccoli e i poveri.
La vita è un'opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è una ricchezza, conservala.
La vita è amore, godine.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
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La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un'avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala.
La vita è la vita, difendila.
5. Alcune domande per la riflessione personale
1) Santa Teresa di Calcutta credeva che anche una goccia nel mare fosse importante.
Ritieni che il tuo impegno per una famiglia fondata sull’amore e la tua difesa della Vita in
ogni sua manifestazione, possa fare la differenza?
2) Il Cardinale Sepe quest’anno ci invita alla sobrietà ed alla condivisione. Ritieni che
questa possa essere la base su cui costruire relazioni autentiche nella famiglia e nella società
civile?
3) La presenza nella nostra città di tanti barboni, immigrati, donne sfruttate ed infanzia
abbandonata ci interpella sulla nostra capacità di rivestire chi è nudo. Persi di poterti
impegnare in un progetto concreto che sappia restituire dignità a chi vive una di queste
povertà?
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