SiStema informativo foreStale regionale - SIF

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SiStema informativo foreStale regionale - SIF
Sistema Informativo Forestale Regionale
Strumenti conoscitivi per la gestione delle risorse forestali della Sicilia
sistema informativo forestale regionale
Strumenti conoscitivi per la gestione delle risorse forestali della Sicilia
sistema informativo forestale regionale
ISBN 978-88-905700-0-1
Risultati del primo Inventario Regionale 2008/2009
Tra il 2003 ed il 2004 il Comando del Corpo Forestale, che all’epoca si chiamava Dipartimento delle Foreste e dipendeva dall’Assessorato per l’Agricoltura e le Foreste, ha redatto il progetto di massima del Sistema Informativo Forestale della
Regione Siciliana (SIF) e ha successivamente selezionato, attraverso appalto-concorso, il progetto esecutivo presentato dal raggruppamento temporaneo d’imprese D.R.E.Am. Italia, RDM Progetti, Engineering ingegneria informatica e Italtel.
Il SIF è costituito da tre principali componenti: la struttura informatica, l’Inventario (IFRS) e la Carta Forestale (CFRS).
Tutte le forniture del SIF sono state realizzate tra il 2008 e il 2010 mentre i rilievi dell’Inventario e della Carta sono stati condotti dalla primavera del 2008 all’estate del 2009.
Il rilevamento inventariale previsto dall’IFRS ha tenuto conto del disegno campionario predisposto per l’Inventario Nazionale delle Foreste e del Carbonio (INFC), del quale rappresenta il naturale approfondimento a scala regionale.
Progetto coofinanziato dal POR Sicilia 2000-2006 Misura 1.09 azione D
Coordinamento e direzione del progetto
Salvatore Marranca, Mario Luzio, Roberto Cibella: Comando del Corpo Forestale, Assessorato Territorio e Ambiente della Regione
Siciliana.
Comitato di gestione per il raggruppamento temporaneo d’imprese
Alessandro Contri (D.R.E.Am. Italia), Leonardo Morgante (RDM Progetti), Fabio Cosenza (Engineering Ingegneria Informatica),
Danilo Lobello (ITALTEL), Claudio Ottaviani (Professionista), Giuseppe Ciabatti (D.R.E.Am. Italia).
Comitato tecnico
Remo Bertani (RDM Progetti), Marcello Miozzo (D.R.E.Am. Italia), Valentina Sferlazzo (Engineering Ingegneria Informatica), Ignazio Madonia (ITALTEL).
Capoprogetto
Remo Bertani (RDM Progetti).
Comitato Scientifico
Giuseppe Asciuto (Dottore Forestale professionista)
Giuseppe Barbera (Dipartimento di Colture Arboree, Università degli Studi di Palermo)
Giovanni Bovio (Dipartimento AGROSELVITER - Università degli Studi di Torino)
Piermaria Corona (Dipartimento di Scienze dell’Ambiente Forestale e delle sue Risorse dell’Università degli Studi della Tuscia);
Marco Marchetti (Dipartimento di Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e il Territorio della Facoltà di Scienze MMFFNN dell’Università degli Studi del Molise);
Davide Pettenella (Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali Agripolis - Università degli Studi di Padova)
Rosario Schicchi (Dipartimento di Scienze Botaniche dell’Università degli Studi di Palermo)
Sito
http://sif.regione.sicilia.it
Regione Siciliana
Assessorato Territorio e Ambiente
Comando del Corpo Forestale
della Regione Siciliana
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Appalto Concorso per la realizzazione
del Sistema Informativo Forestale
della Regione Siciliana
POR Sicilia 2000-2006
Misura 1.09 Azione D
Gruppi operativi
Consulenze statistiche: Lorenzo Fattorini (Dipartimento di Economia Politica dell’Università di Siena)
Gestione banche dati e cartografie: Marco Bagnoli, Paola Bassi, Remo Bertani, Ivana Fantoni, Francesco Fontanive, Leonardo
Morgante, Simone Luppi, Martina Matteini., Marcello Miozzo, Elisa Moneti, Marco Niccolini, Maurizio Puzzolu, Simone Scopetani, Marino Vignoli.
Coordinamento rilievi inventariali: Salvatore Pantò, Carlo di Leo, Giovanni Giardina.
Rilievi inventariali: Filippo Amato, Remo Bertani, Luca Bosi, Stefano Bracciotti, Franco Caminiti, Bibiana Canciullo, Mario Cassarà, Filippo Cirabisi, Giuseppe Clementi, Antonio Consoli, Antonio Cullò, Marco Facchini, Ivana Fantoni, Davide Francaviglia, Antonio Fresta, Martina Indelicato, Antonio L’Abbate, Mario Lanzone, Filippo Maccari, Marcello Marino, Enrico Meazzini, Marcello
Miozzo, Arturo Oradini, Claudia Pontenani, Angelo Pulvirenti, Salvatore Salpietro, Camillo Salvatore Testa, Leonardo Scuderi, Sebastiano Sferlazza, Alessandro Sirna, Domenico Spica, Giovanni Sucameli, Giuseppe Traina, Salvatore Vinciguerra, Luca Xibilia.
Rilievo alberi modello: Enrico Meazzini, Antonio Consoli, Giuseppe Fascinella, Ambrogio Mistrangelo.
Elaborazione dati inventariali: Remo Bertani, Ivana Fantoni, Maurizio Putzolu.
Fotointerpretazione e Cartografia: Francesca Amato, Valentina Batoni, Nicola Budroni, Paolo Cammarata, Bibiana Canciullo,
Cristiano Castaldi, Michele Cecconi, Giuseppe Clementi, Nico Colacillo, Maria Elena Gherardi, Nicola Gigliello, Valentina Grechi,
Martina Indelicato, Simone Luppi, Giacomo Maggiari, Andra Martini, Jacopo Massoli, Emanuela Melis, Leonardo Morgante,
Marco Niccolini, Arturo Oradini, Andrea Perugi, Emiliano Rella, Nicola Salerni, Elena Santoro, Alice Sbaragli, Riccardo Simonelli,
Sara Testi, Giuseppe Traina, Luca Xibilia.
Attività di laboratorio: Stefano Bracciotti, Rachele Minarini, Arturo Oradini, Claudia Pontenani. Forest Lab.
Sistema di aggiornamento: Marcello Miozzo, Michele Downie, Remo Bertani.
Analisti e sviluppatori SIF: Valentina Sferlazzo, Antonino Romano, Agostino Messineo, Francesco Ferraro, Agostino Cirasa,
Marco Li Volsi, Antonio Fallica.
Collaudatori
Donato Salvatore La Mela Veca (Dipartimento di Colture Arboree, Università degli Studi di Palermo), Gherardo Chirici (Dipartimento di Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e il Territorio della Facoltà di Scienze MMFFNN dell’Università degli Studi del
Molise), Giuseppe Tomaino (Dottore Ingegnere professionista).
Raggruppamento di Imprese
D.R.E.Am. Italia
Engineering ingegneria informatica
RDM Progetti
ITALTEL
Strumenti conoscitivi per la gestione delle risorse forestali della Sicilia - Sistema informativo Forestale Regionale
A cura di
Amerigo Hofmann, Roberto Cibella, Remo Bertani, Marcello Miozzo, Ivana Fantoni, Simone Luppi.
Autori
Amerigo Hofmann: Capitoli: 1, 3, 5, 6, 9, 12
Ivana Fantoni: Capitoli: 8, 9, 10, 11.3
Marcello Miozzo: Capitoli: 4, 6, 9, 10, 11.3, 12
Remo Bertani: Capitoli: 4, 7, 11.1
Sebastiano Cullotta: Capitoli: 2.1, 8
Rosario Schicchi: Capitoli: 2.2
Giuseppe Barbera: Capitoli: 2.1
Piermaria Corona: Capitoli: 11.1, 12
Filippo Amato: Capitolo: 11.2
Giuseppe Traina: Capitolo: 11.2
Giovanni Bovio: Capitolo: 11.3
Marco Marchetti: Capitolo: 12
Davide Pettenella: Capitoli: 9.7, 12
Roberto Cibella: Capitolo: 4
Caludio Ottaviani: Capitolo: 5
Valentina Sferlazzo: Capitolo: 4
Simone Luppi: Capitolo: 4, 9, 10
Leonardo Morgante: Capitolo: 4
Paolo Cammarata: Capitolo: 4
Marco Niccolini: Capitolo: 4
Simone Scopetani: Capitolo: 10
Antonio Consoli: Capitolo: 10
Altro contributi
Predisposizione dei dati tabellari Capitoli 8, 9 e 10 (Simone Scopetani)
Predisposizione Box Capitolo 1 (Giuseppe Asciuto)
Fotografie
Filippo Amato, Luca Bosi, Nicola Budroni, Paolo Cammarata, Bibiana Canciullo, Mario Cassarà, Michele Cecconi, Giuseppe Clementi, Antonio Consoli, Antonio Cullò, Sebastiano Cullotta, Marco Facchini, Ivana Fantoni, Antonio Fresta, Giovanni Giardina, Valentina Grechi, Martina Indelicato, Mario
Lanzone, Simone Luppi, Filippo Maccari, Paolo Mori, Marco Niccolini, Angelo Pulvirenti, Sebastiano
Sferlazza, Domenico Spica, Camillo Salvatore Testa, Luigi Torreggiani, Giuseppe Traina, Salvatore Vinciguerra, Luca Xibilia
Citazione consigliata del volume:
Hofmann A., Cibella R., Bertani R., Miozzo M., Fantoni I., Luppi S. (a cura di) 2011 - Strumenti conoscitivi per la gestione delle risorse forestali della Sicilia. Sistema Informativo Forestale. Assessorato
Territorio e Ambiente. Regione Siciliana 208 pp.
Ringraziamenti
Si ringraziano tutti coloro che hanno collaborato a vario titolo ed in particolare i ricercatori del CRA - Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione forestale di Trento, il Dott. Giovanni Tabacchi, il Prof. Roberto Scotti, il Prof. Marco Fioravanti, il personale
del Dipartimento Regionale Azienda Regionale Foreste Demaniali, il personale degli Ispettorati Ripartimentali delle Foreste e dei
Distaccamenti Forestali del Comando del Corpo Forestale della Regione Siciliana nonché i responsabili per il S.I.F. ed i referenti
informatici in servizio presso gli stessi Ispettorati.
Progetto grafico, impaginazione e fotoritocco
Maria Cristina Viara - Compagnia delle Foreste - Arezzo
Coordinamento editoriale
Silvia Bruschini - Compagnia delle Foreste - Arezzo
www.compagniadelleforeste.it
Stampa
Litograf Editor S.r.l. - Città di Castello - Perugia
Finito di stampare: Gennaio 2011
Foto di copertina di Giovanni Giardina
Foto quarta di copertina di Marco Niccolini, Giovanni Giardina,
Nicola Budroni, Giuseppe Clementi.
La riproduzione totale o parziale dei testi, delle tabelle, dei
grafici e della cartografia è consentita citando la fonte e a
seguito di autorizzazione scritta da parte del Comando del
Corpo Forestale della Regione Siciliana.
Richiesta volume
Per ottenere le copie del volume fino ad esaurimento scorte,
chiedere informazioni al Servizio Pianificazione e Programmazione del Comando del Corpo Forestale
mail: [email protected]
tel. +390917072 603 / 621, fax. +390916197335.
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Sistema Informativo Forestale della regione siciliana:
un obiettivo ambizioso
N
el 1947, anno dell’approvazione dello Statuto Autonomo Regionale, la Sicilia aveva una superficie
forestale di poco superiore ai 100.000 ettari, solo un pallido ricordo di quel ricco e variegato manto
vegetale che ancora in epoca romana induceva a includere l’Isola fra le “province forestali”.
Dal 1950 in poi la Regione si è profusa in una serie rilevante di interventi normativi e finanziari,
tale da portare la copertura boschiva agli attuali 512.000 ettari. Ma questo, per il Governo Regionale, è solo
un obiettivo intermedio, in quanto, proprio a causa dell’erosione delle foreste primigenie e dei danni causati
dagli incendi al patrimonio boschivo, gran parte del territorio isolano si trova ancora oggi fortemente soggetto
a rischio idrogeologico e di desertificazione, e pertanto l’Amministrazione tutta si sente investita della responsabilità ineludibile di:
• tutelare, potenziare ed estendere le aree forestali oggi esistenti;
• conservare, tutelare e migliorare l’enorme patrimonio di biodiversità vegetale e animale della macchia mediterranea, con l’ambizione di farne un laboratorio naturale e un centro d’interesse per tutti i Paesi che si
affacciano sul Mare Nostrum.
Ecco perché ci siamo dotati di un sistema informativo che, per gli aspetti tecnici e scientifici che lo caratterizzano, si pone all’avanguardia in sede non solo nazionale ma europea.
Prescindendo dagli aspetti tecnici, che altri illustrano, all’Amministrazione spetta il compito di attestare che la
scelta progettuale e la sua realizzazione sono scaturite da una valutazione ponderata e responsabile della spesa
affrontata rispetto ai risultati attesi.
La Regione Siciliana ha creduto ad un progetto ambizioso e ne ha perseguito la realizzazione nella convinzione
che esso possa fornire un reale sostegno nel delineare e porre in essere nuovi indirizzi di politica forestale, che
saranno supportati e anche verificati da elementi conoscitivi di cui finora non disponevamo o che erano solo
parziali e non aggiornati. Tutto ciò acquista un valore più pregnante in tempi, come quelli che stiamo vivendo,
in cui i diversi portatori degli interessi che gravitano sulle aree forestali (ma oseremmo dire tutta la società civile)
hanno maturato aspettative maggiormente articolate e differenziate su quelle stesse aree rispetto al passato,
rispetto cioè al solo perseguimento dei prodotti tradizionali del bosco (legno, sughero e pascolo). Si pensi
soltanto alla crescente attenzione posta ai valori ambientali, naturalistici e paesaggistici legati alle varie realtà
forestali della Sicilia.
Non pensiamo di esagerare nel sostenere che il Sistema Informativo Forestale della Sicilia riverbera la sua utilità
anche al di là dei territori boscati in senso stretto: può cioè contribuire alla pianificazione regionale e locale di
tutti gli ambienti che con tali territori hanno relazioni di complementarità o comunque funzionali al loro assetto
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e alla loro stabilità. Si pensi ai complessi sistemi agro-forestali di tanta parte della collina e dell’alta collina interna dell’Isola, alle aree di abbandono colturale in rapida evoluzione verso configurazioni di maggior naturalità,
ai territori inclusi nelle diverse tipologie di aree protette, agli ambienti di fiumara, a quelli alto-montani o, di
contrapposto, a quelli costieri e insulari, ai comprensori di maggior fragilità idrogeologica.
Da sottolineare è ancora l’intricato problema occupazionale che l’Amministrazione Regionale deve affrontare
per il settore forestale. In tale problema il vero nodo sembra essere quello del difficile raffronto fra le legittime
aspettative degli operai forestali e la tipologia nonchè la dimensione quantitativa dei tradizionali interventi boschivi e sistematori. Ci aspettiamo che il sistema informativo, che siamo riusciti a realizzare e che contiamo di
tenere aggiornato e d’implementare nel tempo, consenta d’indirizzare meglio gli interventi forestali verso forme
di destinazione del bosco e di manutenzione del territorio più attente ai peculiari valori ambientali, paesaggistici
e anche culturali della Sicilia.
Vorremmo che in tal modo il lavoro delle maestranze forestali acquisisse in futuro migliore visibilità e maggior
apprezzamento.
La presente pubblicazione sul Sistema Informativo Forestale si sofferma in particolar modo sulla prima delle tre
principali componenti che lo costituiscono, vale a dire l’Inventario Forestale della Regione Siciliana. Ad essa si
accompagna un esempio di carta forestale di sintesi, derivata dal vasto data base cartografico, che costituisce
l’altra componente fondamentale del S.I.F. Infine, in un secondo volume viene illustrato come le aree forestali
della Sicilia siano state classificate seguendo una tipologia ben definita, descritta in tutti i suoi dettagli.
Nel concludere, vorremmo evidenziare il riverbero dell’Inventario Forestale su tutta la pianificazione territoriale,
atteso che, ai sensi dell’art. 6 comma 7 della L.R. 14/2006, che indica gli strumenti della pianificazione regionale
forestale, “ogni altro strumento di pianificazione del territorio che includa i territori ricompresi dall’inventario
forestale è coerente con i documenti di programmazione indicati nel presente articolo, a pena di nullità”. Ciò
significa che tutta la pianificazione territoriale della Sicilia, e non solo la pianificazione regionale forestale, deve
farsi carico della conservazione,valorizzazione, sviluppo e tutela del patrimonio forestale regionale e degli ambiti
connessi messi in luce dall’Inventario Forestale.
Calogero Gianmaria Sparma
Assessore Regionale al Territorio e Ambiente
Pietro Tolomeo
Dirigente Generale del Comando
Corpo Forestale della R.S.
INDICE
1. Boschi della Sicilia, dal mito agli inventari forestali 2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi
2.1 Risorse forestali nel paesaggio tradizionale
2.2 Paesaggio forestale attuale
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12
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3. Si fa presto a dire bosco
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4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
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4.1 Cronistoria e scopi del progetto 4.2 Fasi di lavoro dell’Inventario Forestale e delle cartografie
4.3 Infrastruttura informatica del SIF: configurazione e funzionamento
4.4 Sistema di aggiornamento dell’IFRS e della CFRS
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45
5. Bosco misurato, bosco rappresentato. Inventario e cartografia 47
nel Sistema Informativo Forestale della Sicilia
9. Superfici forestali e loro attributi
9.1 Caratteri stazionali
9.2 Origine dei soprassuoli 9.3 Fisionomia dei soprassuoli 9.4 Aspetti amministrativi
9.5 Funzioni
9.6 Selvicoltura
9.7 Altri tipi di produzioni e servizi
9.8 Patologie e danni
10.Bosco: dati quantitativi
10.1 Volume degli alberi vivi
10.2 Numero di alberi vivi
10.3 Area basimetrica
10.4 Incremento corrente di volume
10.5 Arbusti: numero di soggetti
10.6 Rinnovazione: numero di soggetti
6. Dalle categorie inventariali alla tipologia forestale
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7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia: aspetti procedurali e statistici
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10.8 Rinnovazione di origine artificiale: numero di soggetti
8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia 62
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88
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10.10 Fitomassa: fusto e rami (diametro fino a 5 cm)
8.1 Leccete
8.2 Sugherete
8.3 Querceti di rovere e roverella
8.4 Cerrete
8.5 Orno-ostrieti
8.6 Castagneti
8.7 Faggete
8.8 Formazioni riparie
8.9 Formazioni pioniere e secondarie
8.10 Pinete di pini mediterranei
8.11 Pinete di pino laricio
8.12 Rimboschimenti
8.13 Boschi di altre latifoglie
8.14 Altre formazioni forestali della Sicilia
10.7 Rinnovazione di origine agamica: numero di soggetti
10.9 Rinnovazione di origine naturale: numero di soggetti
10.11 Fitomassa: ramaglia (diametro inferiore a 5 cm)
10.12 Fitomassa: ceppaie
10.13 Fitomassa totale
10.14 Volume degli alberi morti in piedi
10.15 Numero di alberi morti in piedi
10.16 Volume delle ceppaie
10.17 Numero di ceppaie
10.18 Volume del legno morto a terra
10.19 Volume necromassa totale
11.Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario
11.1 Formazioni arboree fuori foresta. Boschetti e formazioni forestali lineari
11.2 Boschi vetusti
11.3 Incendi boschivi
12. Prospettive e aspetti innovativi del Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana
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Sistema informativo Forestale Regionale
1. Boschi della Sicilia, dal mito agli inventari forestali
1. Boschi della Sicilia,
dal mito agli inventari forestali
Nella storia più volte millenaria della Sicilia, l’evento che forse più di ogni altro ha determinato un
radicale cambiamento nell’evoluzione fisionomica
del suo territorio e nello sviluppo civile delle sue
popolazioni è stata la rapida e intensa colonizzazione greca, iniziata nell’VIII sec. a.C.
Prima d’allora l’occupazione e l’uso dei suoli
dell’Isola avevano interessato aree ridotte e cambiamenti contenuti, in relazione anche alla relativa consistenza delle popolazioni che lì si erano
insediate: Sicani ed Élimi ad occidente, Siculi ad
oriente, oltre a piccoli scali fenici e stazioni commerciali sulle rotte verso le coste mediterraneooccidentali dell’Africa.
Ioni originari di Cálcide, nell’Eubea, fondarono le
colonie del settore nord-orientale dell’Isola: dapprima Zancle e Nasso, poi Catania, Lentini e Milazzo.
A sud della piana catanese e lungo la costa volta
all’Africa si insediarono Dori originari di Corinto e
poi da altre contrade dell’Ellade, fondando Siracusa, Megara Iblaea, Selinunte, Gela e Agrigento.
Erano alla ricerca, questi migranti, non tanto di
approdi ed empori commerciali, quanto di territori
che potessero assorbire l’esuberanza demografica
e i contrasti di potere che le polis d’origine (che a
volte erano le stesse colonie fondate per prime)
non erano in grado di contenere. Si trattava quindi
di gente in cerca di terre, che dilagava nei territori
circostanti ai nuovi insediamenti e nell’entroterra,
le cui classi emergenti e dominanti andavano a co-
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stituire un’oligarchia terriera.
Introdussero, i coloni, tutti gli elementi che connotavano la civiltà della madrepatria: organizzazione sociale, struttura amministrativa e statuale,
religione, urbanistica, edilizia privata, religiosa e
pubblica, metallurgia del ferro e la preziosa (e
recente) scrittura alfabetica. Introdussero anche
un’agricoltura molto evoluta rispetto a quella
delle popolazioni indigene, che aveva i suoi punti
di forza non solo nella coltivazione dei cereali e
dei legumi e nell’allevamento del bestiame, ma
anche nelle colture arboree, soprattutto l’olivo,
ancor prima della vite; è probabile che importassero dalla Grecia il mandorlo e il fico; fra le piante
autoctone, valorizzarono il melo, il castagno, il
melograno.
Il paesaggio agrario della Sicilia cominciò a delinearsi allora, in parallelo a quanto avveniva nel
centro Italia ad opera degli Etruschi. L’estendersi
dei terreni coltivati e pascolati avvenne, almeno
in parte e come ovunque, a spese della foresta
primigenia.
All’alba della civiltà
Quanto erano estese queste foreste? È difficile
dirlo, perché nella letteratura antica non esistono
descrizioni attendibili. Conosciamo solo generiche testimonianze: del poeta Pìndaro, e poi anche
di Diodoro Siculo, dello scrittore ed erudito latino
Marco Terenzio Varrone, dello storico e geografo
Strabone. Vi si trovano accenni alle foreste che
fornivano legname per le navi siracusane o, ancora, alle foreste che facevano corona alla piana di
Catania. Possiamo immaginarle o ricostruirle idealmente le foreste di quasi tremila anni or sono
sulla base di suggestive letture che ne danno i
fitogeografi o intravedendo i paesaggi che fanno
da sfondo ad alcune notizie storiche: così la fondazione di Lentini (729 a.C.), ai piedi degli Iblei,
legata al mare dal fiume Terias, l’attuale piccolo
corso San Leonardo, allora (e fino al XII secolo)
navigabile, o la fondazione di Selinunte (un secolo dopo, nel 628 a.C.), alta su uno stretto ripiano
imminente sul mare, intagliato ad ovest dalle profonde incisioni del Selinunte, l’attuale Modione,
fiume allora perenne. Attualmente sono corsi
d’acqua a carattere torrentizio, perché non più
alimentati da falde ricche e potenti, come sono
quelle garantite da suoli forestali profondi, ad
alta capacità idrica, che maturano sotto le antiche
selve. Ancor oggi, sotto le migliori faggete dei
Nebrodi o dell’Etna, si rinvengono suoli con una
Erosione del manto forestale
Su un territorio così connotato si è innestata la lunga storia dello sfruttamento agricolo dell’Isola, che
sin dall’inizio si è orientato a un ordinamento colturale prevalentemente cerealicolo-pastorale
a carattere estensivo: cereali nei terreni migliori,
pascolo (per lo più ovino, ma, in alto, anche caprino, in forma brada e transumante) in quelli più poveri. Grande produttrice di grano, ne è stata anche
forte esportatrice, almeno per certi periodi, tanto
da essere considerata una regione frumentaria,
un granaio degli imperi di cui veniva a far parte o
delle aree commerciali in cui era inserita, a cominciare dalla Magna Grecia. Per due secoli (finché non
prevalse il rifornimento dall’Egitto e da altre aree
dell’Africa settentrionale) fu la principale fornitrice
di Roma: “nutrice del popolo romano” la chiamò
Catone, e a Enna, in Sicilia, veniva fatta nascere
Cerere, che insegnò ai popoli a sostituire il pane di
ghianda con il pane di frumento. Così ancora sotto
il dominio arabo, che invertì le correnti d’esportazione verso oriente e le coste africane - come più
tardi fecero i Normanni - e sotto quello spagnolo,
dal XV al XVII sec.
Parallelamente alla cerealicoltura, e forse in modo
ancor più pesante, la pastorizia sottrasse terreni
alla foresta, sia direttamente, bruciandola e sradicandola, sia gradualmente, immettendovi il bestiame, specie nei periodi di aridità, quando era il
solo ambiente in grado di offrire riparo e pastura.
In molte regioni d’Italia il pascolo divenne il peggior
flagello dei boschi, ma particolarmente in Sicilia,
dove le “svariate, opache e doviziosissime selve”
ricordate da Plinio subirono l’offesa dell’abuso del
pascolo già a partire dal IV-III sec a.C., dall’epoca
delle guerre contro Cartagine, e poi in seguito
all’occupazione dei Romani. Le leggi di Roma privilegiavano il diritto di pascolo rispetto ai legittimi interessi della proprietà, dal momento che non consentivano il sequestro delle mandrie o delle greggi
sorprese a pascolare abusivamente e persino non
ne imponevano l’allontanamento.
Occorre considerare che i danni da pascolo - per brucamento del novellame e dei ricacci, per predazione
del seme, per calpestio e costipamento del terreno
- e quelli dovuti a eccesso o irrazionalità di taglio
sono particolarmente gravi nelle cenosi forestali che
si sono edificate in altri momenti climatici, a loro più
favorevoli. Le oscillazioni del clima verificatesi negli
ultimi millenni hanno favorito alternativamente i
querceti nei periodi anatermici, o di miglioramento climatico con impronta continentale, le abetine
e soprattutto le faggete nei periodi catatermici, di
graduale raffreddamento, con impronta oceanica.
L’azione dell’uomo, nell’aprire e interrompere la
compagine boschiva, diviene maggiormente disastrosa quando il sistema biologico forestale si mantiene in virtù di una compensazione delle mutate
condizioni climatiche generali tramite i fattori microclimatici interni ad esso. È probabile che tutto ciò
sia all’origine della scomparsa in Sicilia delle abetine
e della drastica riduzione delle faggete.
Nella Roma repubblicana la Sicilia era annoverata
fra le provinciae ad silvam et colles, cioè fra le province forestali, ma già durante l’impero la copertura boschiva era ridotta a un terzo dell’Isola.
Riduzioni ancora maggiori si sono avute in epoca
medioevale e in tempi relativamente recenti, anche
a seguito di particolari eventi istituzionali, normativi
e sociali, che hanno sollecitato la popolazione locale a mettere a coltura o ad aprire al pascolo terreni
che erano rimasti fino ad allora sodi e boscati. Così,
nel tempo, hanno agito pesantemente nel deprimere la quantità e la qualità della copertura forestale la concessione degli usi civici nel sistema
feudale introdotto dai Normanni nel XII sec., protrattosi in Sicilia più che altrove, la colonizzazione
1. Boschi della Sicilia, dal mito agli inventari forestali
potenza di un metro ed oltre e con una capacità
idrica che supera il 50%: assorbono efficacemente le precipitazioni e le cedono ordinatamente nel
tempo a vantaggio di una costante alimentazione
delle sorgenti e di un regolare deflusso dei corsi
d’acqua. Si hanno notizie storiche sulla navigabilità, per lo meno lungo il tratto inferiore, del Platani,
del Salso, dell’Anapo, del Simeto e di altri ancora, e
sulla fluitabilità dell’Alcantara.
Quanto erano estese, dunque, le foreste della Sicilia all’alba della sua storia civile, tremila anni or
sono? Coprivano il 75% del suo territorio, come
è stato indicato per altre regioni italiane? Probabilmente no, perché alcuni fattori ambientali limitavano allora, come oggi, lo sviluppo della vegetazione forestale: l’aridità estiva, specialmente
nelle esposizioni investite dai venti caldi africani,
le argille e le formazioni gessoso-solfifere di tanta parte del centro dell’Isola, e ancora le marne,
tutti substrati pedogenetici molto difficili, le paludi
lungo le coste orientali e meridionali. Nonostante
questi limiti, è ipotizzabile che la Sicilia sia emersa
dalla preistoria con un diffuso manto boschivo. I
contrasti sulla consistenza di tale manto riguardano
più la sua composizione e la sua struttura (quante
foreste vere e proprie? quante macchie e garighe?)
che la sua estensione: senza nulla concedere a visioni mitiche, si può immaginare che i soprassuoli
forestali di allora si estendessero per più di un
milione d’ettari.
9
Sistema informativo Forestale Regionale
interna promossa dal vicereame spagnolo nel XVI e
XVII sec. e, successivamente, dal XVIII sec., il forte
aumento demografico, la rivoluzione del prezzo
del grano tra la fine del Cinquecento e l’inizio del
Seicento, le quotizzazioni di terre per le leggi eversive della feudalità, le divisioni dei beni ecclesiastici
e demaniali nel XIX sec.
Anche la cosiddetta lotta del banditismo (186265), con l’incendio delle foreste ove si rifugiavano
i briganti, l’improvvida legge forestale del 1877, le
massicce utilizzazioni durante la Grande Guerra
portarono a diffuse spoliazioni del manto forestale
della Sicilia.
Devastanti, ancora, sono state in ogni tempo le
utilizzazioni imposte dalle necessità delle varie marinerie, da quella siracusana in poi, a causa delle altissime percentuali di scarti e perdite di lavorazione
che si sono avute fino a tempi relativamente recenti per ottenere l’alberatura delle navi, lo scheletro e
il fasciame degli scafi.
Superficie forestale regionale
Al momento della riunificazione d’Italia, il primo
censimento dei boschi di una certa attendibilità
(1861) denuncia una superficie forestale di 110.000
ettari, ridotta ulteriormente a 98.000 ettari nel
1911 (Tabella 1.1). Il catasto agrario del 1929 rileva appena 87.000 ettari di bosco, probabilmente il
massimo storico del disboscamento della Sicilia.
Quando l’Isola raggiunge la sua autonomia, nel
1947, la Regione prende in consegna un patrimonio forestale di 102.000 ettari, pari al 4% della
10
1. Boschi della Sicilia, dal mito agli inventari forestali
superficie totale, qualora per giunta vengano compresi in tale patrimonio più di 12.000 ettari con copertura inferiore al 50%, che la statistica ufficiale
non annovera fra le superfici a bosco. Altrimenti
siamo ai livelli dell’anteguerra.
La Regione Autonoma pone fra gli impegni prioritari
della sua politica territoriale, ambientale e produttiva la ricostituzione qualitativa e quantitativa
delle foreste attraverso due principali strumenti:
l’impianto di nuovi boschi e il miglioramento di
quelli esistenti. Fa leva anche sulla pubblicizzazione
di terreni forestali o da rimboschire, sviluppando
vigorosamente la consistenza del demanio - che
passerà dagli originari ettari 4.248 ereditati dallo
Stato agli attuali 168.552 - e sulla loro messa in
tutela, come aree protette.
In virtù soprattutto dei nuovi impianti con prevalenti finalità sistematorie, le superfici classificate a
bosco propriamente detto salgono nel primo decennio (1957) a 116.000 ettari, nel secondo (1965)
a 163.000 ettari.
All’inizio degli anni duemila, secondo i dati Istat la
superficie forestale della Sicilia è di 221.000 ettari.
Nel frattempo (1985) il primo Inventario Forestale
Nazionale Italiano - IFNI - aveva indicato una superficie forestale di 266.000 ettari. Ma con gli inventari
forestali si volta pagina nella rilevazione e descrizione dei boschi: le informazioni inventariali emergono
da differenti modalità di raccolta e di elaborazione
del dato forestale rispetto ai censimenti tradizionali,
ottenuti per aggiornamento annuale della serie storica dell’Istituto nazionale di statistica.
Anno o secolo
Superficie forestale
[ha]
Inizio età del ferro
X sec. a.C.
≈1.300.000
>50
Inizio età imperiale romana
I sec. d.C.
≈800.000
≈ 33
Evento
Coefficiente boscosità
[%]
Unità d’Italia
1861
110.000 4,3
Autonomia della Reg. Sicilia
1947
102.000
4,0
Inizio nuovo millennio
2000
221.000
8,6
Tabella 1.1 - Variazione nel tempo della superficie forestale della Sicilia.
BOX 1 - storia dei rimboschimenti in sicilia
Rovere, nonché da soprassuoli misti di Orniello, Frassino
ossifillo, Acero spp. etc. di difficile ricostituzione attraverso i
rimboschimenti, specie nelle proprietà private.
Nel 1949, con la Legge regionale 10, venne istituita
l’Azienda delle Foreste Demaniali della Sicilia, il cui ordinamento ed i cui scopi vennero sanciti dalla successiva Legge
18 del 1950.
Al momento della sua costituzione, l’Azienda F.D.S. rilevò
dall’Azienda di Stato Foreste Demaniali ha 4.887 di boschi
e rimboschimenti. Alla fine del 1966, a seguito di successivi conferimenti dal Demanio Statale di terreni rimboschiti
con fondi regionali, con fondi della stessa Azienda regionale e in base alla convenzione con la Cassa per gli Interventi Straordinari nel Mezzogiorno, il patrimonio boschivo
dell’A.F.D.S., costituito in prevalenza da impianti di conifere
mediterranee ed eucalitti realizzati per la difesa del suolo,
raggiungeva ha 38.000 circa.
Un cenno particolare, per l’azione di stimolo ai rimboschimenti, va dedicato alla Legge Regionale per la riforma
agraria in Sicilia del 1950. Essa escludeva dall’esproprio,
oltre ai terreni qualificati in Catasto come boschi, anche
quelli ceduti gratuitamente, entro un certo periodo, per il
rimboschimento ai sensi della Legge del ‘23.
L’impulso maggiore alle sistemazioni montane e ai rimboschimenti si deve alla Legge istitutiva della Cassa per gli
Interventi Straordinari nel Mezzogiorno del 1950, che ha
consentito, con il programma quindicennale (prorogato con
successive disposizioni legislative), la realizzazione di massicci interventi per la difesa del suolo e la protezione delle
grandi opere pubbliche.
La Legge per la Montagna del 1952 (prorogata poi fino
al 1967) classificava come territori montani 174 Comuni
della Sicilia, nel cui ambito, per i rimboschimenti, veniva
previsto un contributo pubblico maggiorato.
Sono successivamente intervenuti altri provvedimenti intesi
a promuovere lo sviluppo forestale:
• il Piano Verde (Legge 910 del 1966) per il quinquennio
1966-70;
• il Programma Economico Nazionale per il quinquennio
1966-70 (Legge 685 del 1967), che dedicava un articolo
al problema della difesa e conservazione del suolo e la
Legge 632, sempre del 1967, che prevedeva una spesa
di 110 miliardi di lire per l’esecuzione di opere idrau-
liche e di sistemazione idraulico-forestale ed idraulicoagraria;
• la cosiddetta Legge Ponte del 1967, che stanziava i
fondi per la montagna, assicurando la continuità degli
interventi finanziati con la citata Legge 632 del1967.
Il complesso delle leggi e degli incentivi fin qui ricordati ha
portato ad un aumento della superficie investita a boschi
artificiali di ben 77.300 ettari nel periodo 1947-1966. Di
seguito sono riepilogate le superfici rimboschite in questo
ventennio, tenendo distinti i rimboschimenti volontari
eseguiti da privati da quelli effettuati dalla Pubblica Amministrazione su terreni acquisiti al Demanio regionale o
su terreni ceduti gratuitamente da privati, e distinguendo
anche la fonte di finanziamento.
1. Boschi della Sicilia, dal mito agli inventari forestali
I rimboschimenti, intesi sia come interventi di reimpianto
di soprassuoli distrutti per azioni antropiche o per cause
naturali sia come opere di trasformazione di terreni nudi in
boschi artificiali, a fini di difesa del suolo o a scopi produttivi e/o paesaggistici, possono farsi risalire in Sicilia al secolo
XIX, allorché il Codice Forestale del 1826 ed i successivi
provvedimenti del 1832, 1863 e 1864, nonché la Legge
forestale 3907 del 1887 e la Legge Luzzatti del 1910, che
creava l’Azienda Foreste del Demanio Statale, posero fine
alle conversioni dei boschi in terreni agricoli, avviata fin dal
secolo XVI, con l’imposizione del vincolo idrogeologico.
I principi di tali norme sono stati ripresi ed ampliati dal
R.D.L. 3267 del 1923 e dal relativo Regolamento del 1926,
che costituiscono ancora la base dell’ordinamento forestale
italiano. La legge del ’23, fra l’altro, promuoveva la costituzione di Consorzi di rimboschimento e prevedeva contributi
finanziari a favore della proprietà privata per rimboschimenti volontari e per la ricostituzione di boschi degradati
in terreni vincolati.
I risultati raggiunti attraverso le incentivazioni pubbliche
consentirono un ampliamento della consistenza regionale
dei boschi, che nel 1936, secondo l’ISTAT, risultava di ha
99.234. Tuttavia essi furono inferiori all’attesa per quanto
riguarda i rimboschimenti volontari da parte dei privati,
gestiti, in genere, correttamente nella fase d’impianto da
imprese boschive, ma trascurati in quella a regime con conseguente distruzione a causa di incendi e riconversione in
pascoli marginali.
La Legge 215 per la Bonifica Integrale del 1933 creò, con
l’istituzione dei Consorzi di Bonifica, nuovi strumenti per
l’intervento nel settore delle sistemazioni idraulico-forestali. Le relative opere, previste nei Piani Generali di Bonifica
tra gli interventi a totale carico dello Stato, vennero affidati
in esecuzione agli stessi Consorzi.
A seguito delle distruzioni dei soprassuoli per cause collegate all’ultimo conflitto mondiale, nel 1947, poco prima
della costituzione della Regione Autonoma della Sicilia,
sempre secondo fonti ISTAT, la consistenza dei boschi in
Sicilia si era ridotta ad ha 85.643.
Purtroppo i boschi e le foreste che avevano subito i danni
bellici erano quelli costituiti da specie autoctone di rilevante interesse, oltre che economico, naturalistico e paesaggistico, quali querceti di Sughera, Cerro, Leccio, Roverella,
11
Sistema informativo Forestale Regionale
2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi
2. Boschi nel paesaggio,
paesaggio dei boschi
La variabilità e la ricchezza di caratteri ambientali di un territorio rappresentano il substrato
potenziale sul quale le diverse influenze culturali
nel corso del tempo hanno modellato forme ed
espressioni diverse di paesaggio. Affinché ci sia
ricchezza e variabilità di paesaggi, un territorio
sufficientemente ampio deve quindi mostrare variabilità in termini fisiografici, climatici, litologici,
pedologici, vegetazionali, dell’uso del suolo agrario, storici, culturali.
2.1 Risorse forestali nel
paesaggio tradizionale
La Sicilia, per la diversità dei caratteri ecologici,
la grande biodiversità, l’incontro millenario con le
più importanti civiltà agrarie e con il loro patrimonio di piante, animali, tecniche, costumi e rapporti sociali, è interessata come forse nessun’altra regione dalla presenza di numerosi paesaggi
agrari e agroforestali tradizionali tipici dell’area
Mediterranea.
In primo luogo, i paesaggi della Sicilia sono condizionati dal principale assetto fisiografico ed
evidenti differenze esistono tra i territori orientali ed occidentali dell’Isola, così come tra quelli
settentrionali e meridionali (Figura 2.1.1). Il particolare assetto fisiografico crea chiare linee di demarcazione territoriale, ad esempio nell’Est della
Sicilia dove l’area di pianura più importante della
12
regione è a diretto contatto con il monte più alto
dell’Italia centro-meridionale (il Monte Etna). La
parte settentrionale e Nord-orientale dell’Isola è
quella fisicamente più complessa e in essa si concentrano tutti i più importanti rilievi montuosi: le
Madonie (raggiungono quasi 2.000 m di quota), i
Nebrodi (circa 1.850 m), i Peloritani (quota massima di 1.300 m circa), l’Etna (3.350 m). Le pendici
di questi rilievi raggiungono direttamente le aree
costiere, oppure sono direttamente collegati al
vasto sistema collinare dell’interno (Figura 2.1.1).
Analogamente, rimarchevoli contrasti sono legati
alle principali formazioni geologiche (dai più antichi substrati metamorfici alle diverse formazioni
carbonatiche, alle più recenti formazioni terrigene
e vulcaniche), ai tipi climatici (dal termo-mediterraneo delle coste al temperato montano-mediterraneo), alle comunità vegetazionali, alla diversità
floristica, alla varietà delle coltivazioni agrarie, al
tratto di ruralità diffusa. Tale scenario ambientale, ricchezza di risorse naturali e lungo decorso
storico hanno portato nel tempo alla creazione di
numerosi “Paesaggi Tradizionali”. Questi possono essere definiti come quei paesaggi che hanno
caratteri distintivi in termini di assetto strutturale
delle forme, dei tipi di uso del suolo, delle risorse ambientali in genere e che riflettono un forte
significato naturale, culturale ed estetico del territorio a cui si legano. Tradizionali sono tutte quelle
espressioni culturali e colturali del paesaggio che
Figura 2.1.1 - Carta schematica delle principali unità fisiografiche e territoriali e di alcune località forestali importanti della
Sicilia.
hanno una storia sufficientemente lunga (generalmente secoli), che si sono insediate ed evolute
lentamente nel tempo e che riflettono un elevato
livello di armonia con gli aspetti naturali (abiotici
e biotici) di un territorio.
Oggi nell’Isola dominano fortemente i paesaggi
agrari (per l’80% circa), con ancora una notevole
prevalenza di quelli tradizionali; coltivazioni principali sono il frumento, l’olivo, la vite, gli agrumi
e altri fruttiferi spesso in monocoltura o in sistemi
Paesaggio forestale e macro-paesaggi
agricoli tradizionali
Benché gli ultimi dati dell’IFRS (Inventario Forestale
Regione Siciliana) e della CFRS (Carta Forestale Regione Siciliana) rispettivamente riportino per la Sicilia 512.121 ha e 508.270 ha di aree forestali, più
ridotto è l’effetto che queste coperture hanno nel
caratterizzare aree sufficientemente vaste in termini paesaggistici. Diverse superfici forestali infatti
risultano molto frammentate e disperse all’interno
di vaste aree agrarie, come avviene nell’Ovest e nel
centro-sud dell’Isola, divenendo tessere di un mosaico paesaggistico tipico dei paesaggi agrari.
Boschi e altre superfici forestali connotano il Paesaggio forestale siciliano prevalentemente (quasi il 90%) concentrato lungo la catena montuosa
nord-orientale e sul monte Etna (Figura 2.1.2). In
Sicilia, infatti, il paesaggio forestale è strettamente
collegato alla fascia montana, tra 800-1.000 m di
quota e 2.000 m (orientativamente il limite della vegetazione arborea sull’Etna), ed è caratterizzato dalla dominanza dei boschi di faggio (fascia montana
superiore) e dai querceti caducifogli mesotermi (fascia montana inferiore); da quest’ultimi, soprattutto,
dominati dal cerro e dalla roverella (termine quanto
mai ampio per la variabilità di sottospecie, ecotipi e
varietà con cui il gruppo è presente in Sicilia).
Alle quote inferiori i soprassuoli risultano sempre
più frammentati e oltre a cenosi forestali di origine
naturale e seminaturale si rinvengono aree più o
meno vaste di rimboschimenti realizzati nel secolo
passato, soprattutto all’interno di aree demaniali,
distribuite in tutto il territorio regionale. Il paesaggio forestale montano procede quasi senza soluzioni di continuità, e con assetti ambientali e caratteri
percettivi diversi, da Ovest verso Est: dai rilievi delle
Madonie fino alla parte più orientale dei Peloritani, attraversando i Monti Nebrodi; poco più a Sud
l’anello montano del paesaggio forestale dell’Etna
(Figura 2.1.1 e Figura 2.1.2).
La vasta area dei Monti Nebrodi (in linea d’aria circa 50 km sulla direzione Ovest-Est e circa 15-20 km
su quella Nord-Sud) rappresenta il paesaggio forestale per eccellenza della regione. Qui i soprassuoli
forestali, oltre a connotare gli ambienti prettamente montani con estesi boschi di faggio, dominano
anche la fascia submontana e collinare (soprattutto sul versante tirrenico) e, a tratti, anche quella
costiera e subcostiera. Così, si rinvengono lungo
il litorale costiero espressive coperture di macchia
mediterranea e di macchia-foresta a sugherete
macroterme (fra le meglio conservate di tutta la
regione); sull’ampia fascia intermedia collinaresubmontana dominano ancora sugherete, querceti
caducifogli e leccete. Questo paesaggio forestale
presenta nel suo insieme una morfologia dolce e
uniforme, dominata da substrati terrigeni di natura
silicea (in particolare Flysch), che soltanto in poche
aree diventano improvvisamente più eterogenea
per la presenza di formazioni litologiche diverse e
più compatte (a esempio l’area carbonatica delle
Rocche del Crasto - Nebrodi centro-settentrionali).
Più a Ovest, quest’articolazione si fa più evidente
sul territorio delle Madonie, e il paesaggio forestale, seppur meno vasto, diventa più articolato.
Fascia montana da una parte e fascia collinare e
2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi
promiscui di coltivazione. Molto più ridotta e legata soprattutto al settore Nord-orientale dell’Isola è
la percezione del paesaggio forestale. Il paesaggio
urbanizzato diffuso è prevalentemente concentrato lungo le coste.
Figura 2.1.2 - Divisione del territorio regionale siciliano in macro-paesaggi.
13
Foto 2.1.1 - Paesaggio forestale montano delle alte Madonie: sullo sfondo boschi di faggio sui piani di vetta (in verde chiaro)
e leccete rupestri e semi-rupestri sui versanti (verde scuro).
costiera dall’altra mostrano evidenti linee di demarcazione a favore di una maggiore diversità
ecologico-ambientale e paesaggistica d’insieme. La
parte più montuosa, le cosiddette “alte Madonie”,
costituita da antiche formazioni carbonatiche e
quarzarenitiche, genera un paesaggio fisico molto
più articolato, in cui sono presenti ampie coperture forestali, con diverse soluzioni di continuità
(Foto 2.1.1): i boschi di faggio raggiungono le
quote più elevate, sia a ridosso di vette isolate sia
all’interno di doline e piccole depressioni presenti nei pianori più elevati (ad esempio sul Monte
Carbonara e sul Monte Cervi); poco più in basso
i querceti caducifogli e le leccete, che colonizzano anche i versanti rocciosi più aspri e ripidi fino a
prendere contatto con le faggete. Alle quote più
basse, in particolare sul versante settentrionale e
orientale, il paesaggio forestale madonita diventa
ancora più articolato per la presenza di sugherete
e macchie-foreste mediterranee, in diverse fasi dinamiche evolutive.
Querceti caducifogli, macchie-foreste e altre terre
boscate sono le coperture forestali che più delle
altre dominano il paesaggio forestale dei Monti Peloritani, in particolare soprassuoli preforestali fortemente caratterizzati, sotto il profilo fisionomico e
strutturale, dalla presenza dell’erica arborea e dagli
14
altri arbusti e alberi tipici dei substrati acidi. La fisicità del paesaggio è molto articolata, con colline e
rilievi montuosi di natura metamorfica, tipicamente
con versanti ripidi e molto ripidi.
Un’identità paesaggista forestale del tutto unica
è quella che caratterizza il territorio dell’Etna. Sul
vulcano, il paesaggio forestale della fascia montana diventa più articolato, sia per una maggiore
variabilità della dendroflora presente (con diverse
specie endemiche) che per un elevato gioco degli
stadi dinamici delle coperture forestali e preforestali, generati dal ringiovanimento delle periodiche
colate laviche. Dal punto di vista compositivo, oltre
al faggio, un importante ruolo paesaggistico viene
qui svolto dal pino laricio, dalla betulla dell’Etna,
dalla ginestra dell’Etna e da altri arbusti montani
(Foto 2.1.2). Più in basso il paesaggio della fascia
pedemontana è dominato dai querceti caducifogli
e dalle leccete, pure e miste, e da vaste aree caratterizzate da cedui di castagno.
Escludendo il settore Nord-orientale dell’Isola, in
poche altre aree della regione il bosco e le altre
terre boscate dominano il paesaggio. E’ il caso del
Bosco della Ficuzza (Sicilia centro-occidentale), fisiograficamente dominato dall’imponente parete
calcarea settentrionale della Busambra (circa 1.650
metri s.l.m.), con boschi di querce caducifoglie e
Foto 2.1.2 - Paesaggio forestale tipico della fascia montana superiore dell’Etna: betulleti dell’Etna e pinete di pino laricio (sullo
sfondo) tra coni vulcanici secondari.
Foto 2.1.3 - Tipico paesaggio dei rimboschimenti a conifere mediterranee (Monti Sicani).
sempreverdi, e dei rilievi poco più a sud dei Monti
Sicani (Figura 2.1.1 e Figura 2.1.2), caratterizzati da
importanti coperture forestali (oltre a querceti caducifogli e sempreverdi naturali diverse aree rimboschite a conifere mediterranee) (Foto 2.1.3), spesso
interrotte da coltivazioni agrarie di diverso tipo.
Paesaggi forestali ancora degni di nota sono quelli
che si sviluppano all’interno delle cave iblee (con direzioni radiali dei corsi d’acqua, dalla parte centrale
e più elevata dell’altopiano verso i suoi margini e
le coste), con coperture forestali naturali (soprattutto formazioni riparie, orno-ostrieti, macchie e
arbusteti mediterranei) (Foto 2.1.4), e i paesaggi
forestali artificiali dei rilievi degli Erei (Sicilia centromeridionale) e di alcune parti dei rilievi collinari del
nisseno (ad esempio Demanio di Mustigarufi); in
questi ultimi si rinvengono estesi rimboschimenti,
oltre che di conifere mediterranee, a eucalipti.
Gli altri paesaggi in ordine d’importanza sono: il
Paesaggio collinare delle colture arboree specializzate in asciutto (18%), in particolare presente nell’Ovest dell’Isola (soprattutto caratterizzato da vigneti e uliveti in coltura specializzata); il
Paesaggio dei seminativi e dei pascoli arborati
(9%), prevalentemente coincidente con il tavolato calcareo dei Monti Iblei; il Paesaggio costiero
e sub-costiero delle colture intensive irrigue
(8%), che include le principali pianure costiere e
sub-costiere, coltivate soprattutto ad agrumi; infine, il Paesaggio delle isole circumsiciliane (circa
l’1%), che comprende tutte le piccole isole e gli arcipelaghi attorno la Sicilia, con la loro elevata frammentarietà per tipologie di proprietà e di colture
prevalentemente promiscue.
Ruolo dei sistemi agroforestali
tradizionali tra boschi e campi agricoli
Nel quadro dei principali paesaggi colturali (agrari e forestali) appena delineato, dal punto di vista
territoriale-distributivo, della complessità biologica
e strutturale delle coperture, ma anche della dinamica ecologica (processi di abbandono, ricolonizzazione naturale), i paesaggi forestali sono molto
spesso in contatto con le aree della coltura promiscua e dei paesaggi dei seminativi e dei pratipascoli arborati.
Molti di questi sistemi agrari tradizionali, in particolare la coltura promiscua, mantengono ancora
oggi un elevato livello d’integrità, espresso al loro
interno anche dalla presenza di elevati valori di biodiversità specifica e strutturale. Assetti strutturali
della copertura di questo tipo (sia nel pattern planimetrico, sia in quello verticale) danno origine a veri
e complessi sistemi agroforestali, al cui interno è
2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi
Nel resto del territorio regionale (la maggior parte
di esso) le coperture forestali sono rinvenibili oasisticamente e domina un mosaico paesaggistico
con matrice agraria, a tratti monotono, a tratti più
articolato ed eterogeneo, in relazione alla tipologia
ed all’estensione dell’uso agrario.
In Figura 2.1.2 si riporta la localizzazione dei principali paesaggi forestali dell’Isola e la loro relazione
distributiva con i più vasti “macro-paesaggi” agrari
tradizionali; in Tabella 2.1.1 si indicano le relative
estensioni.
I paesaggi agrari sono largamente distribuiti su
tutto il territorio. Il più esteso è il Paesaggio dei
seminativi e dei prati-pascoli, che domina le
colline argillose del centro dell’Isola fino a occupare il 29% circa dell’intera superficie. E’ questo
il paesaggio tipico, e molto spesso stereotipato,
della Sicilia interna con aziende agricole condotte
in aridocoltura a indirizzo cerealicolo-zootecnico.
All’opposto si colloca, per complessità strutturale
e biodiversità del sistema agrario e per articolazione del mosaico paesaggistico generato, la Coltura
promiscua, che in termini di superficie occupata,
circa il 23% del territorio regionale, è al secondo
posto ed è principalmente concentrata lungo le
colline costiere e sub-costiere, mentre verso l’interno è frequente soltanto in corrispondenza di favorevoli condizioni pedologiche e di storiche presenze
insediative e di centri abitati (Figura 2.1.2).
Nella parte settentrionale e orientale dell’Isola questo macro-paesaggio prende molto spesso diretto
contatto con le più vaste aree forestali; nel Sud e
nell’Ovest della Sicilia (in mancanza di importanti contesti di tipo forestale) la coltura promiscua
rappresenta la tipologia di copertura più chiusa, in
contiguità con i paesaggi aperti e semi-aperti.
Foto 2.1.4 - Caratteristico paesaggio forestale delle cave iblee (Valle dell’Anapo).
Macro paesaggi tradizionali
Area
(ha)
(%)
Paesaggio dei seminativi e dei prati-pascoli
(Mediterranean open land)
771.176
29,2
Coltura promiscua
603.266
22,9
Paesaggio collinare delle colture arboree specializzate in asciutto
465.637
17,7
Paesaggio forestale
306.335
11,6
Paesaggio dei seminativi e dei pascoli arborati
(Mediterranean semi-bocage/semi-open land)
245.015
9,3
Paesaggio costiero e sub-costiero delle colture intensive irrigue
208.140
7,9
Paesaggio delle isole circum-siciliane
27.314
1,0
Paesaggio naturale altomontano
9.872
0,4
Tabella 2.1.1 - Estensione delle principali unità di paesaggi della Sicilia (tra parentesi si riporta la denominazione internazionale in inglese, quando univocamente riconosciuta).
15
Sistema informativo Forestale Regionale
possibile individuare anche la presenza di elementi
della dendroflora naturale e di vari tipi di micrositi,
sia di natura antropica sia naturali: recinzioni con
muretti a secco, terrazzamenti, cumuli di pietre,
legno morto, roccia affiorante, ecotoni di alberi e
arbusti, ampie chiome di specie arboree autoctone,
ecc. (Foto 2.1.5).
Questi sistemi e paesaggi agrari tradizionali contraddistinguono tante aree cosiddette “marginali”
per caratteri topografici e pedologici (aree altocollinari e submontane; versanti più o meno ripidi;
aree ad elevata rocciosità affiorante; contesti pedologici difficili perché fortemente argillosi), che hanno portato alla diffusione di colture arboree tradizionali a ridotta intensificazione colturale. Esempi
sono: i noccioleti dei Nebrodi orientali e dei Peloritani (diffusi su versanti collinari e submontani molto scoscesi in cui nessun tipo di meccanizzazione è
possibile); i pistacchieti del versante pedemontano
occidentale dell’Etna (su colate laviche più o meno
recenti dove i processi di pedogenesi sono molto
limitati o ancora assenti); molti uliveti con piante
secolari su versanti argillosi (diverse aree su tutto il
territorio regionale); i frassineti puri e promiscui del
settore nord-orientale delle Madonie (Foto 2.1.6);
i carrubeti puri e promiscui con ulivo e mandorlo
degli Iblei; ecc. Sono questi tutti esempi di sistemi
colturali tradizionali capaci di garantire multifunzionalità: oltre alle funzioni ecologico-ambientali e
produttive, anche quelle storico-culturali.
Questi sistemi contengono spesso al loro interno
un diffuso patrimonio di ruralità costruita, terrazzamenti, costruzioni tradizionali a servizio dei fondi agricoli, diversi tipi di insediamenti residenziali
di campagna, ecc.
Condizioni di marginalità diffusa e proibitive per
16
2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi
la diffusione di una agricoltura più intensiva e moderna, vicinanza di coperture forestali naturali e
seminaturali, presenza frequente di un certo grado
di naturalità diffusa all’interno di questi sistemi arborei tradizionali sono tutti elementi che elevano
il potenziale dinamico di queste aree verso una
pronta evoluzione in direzione di sistemi preforestali e forestali.
A dare forza a tali considerazioni sono i diffusi processi di abbandono che oramai da diversi decenni
interessano parte di queste aree. Il graduale processo di abbandono ha innescato dinamiche naturali di trasformazione in questi paesaggi agroforestali tradizionali, espresse da una relativa veloce
riconquista del bosco in tante aree oggi abbandonate o non sufficientemente coltivate, così come
i recenti dati emersi dall’IFRS mostrano. Gli ultimi
dati, infatti, indicano che in questi ultimi decenni oltre 35.000 ettari di superfici forestali (circa il
7% delle attuali risorse forestali della Sicilia) sono
state generate dalla ricolonizzazione naturale di
aree agricole abbandonate dalle colture arboree
da frutto tradizionali; in particolare uliveti (oltre la
metà del totale di queste aree), agrumeti, noccioleti e pistacchieti.
Ad amplificare il transito di queste aree dai sistemi
agrari tradizionali alle superfici d’interesse inventariale forestale ha contribuito la stessa nuova definizione di bosco e di altre terre boscate (definita in
sede FAO - FRA, 2000) che, in considerazione dei
diversi parametri quantitativi a cui si fa riferimento
(superficie, densità, altezza delle piante, larghezza),
ha portato la soglia minima della copertura arborea
al 10% (nel caso delle altre terre boscate costituite
da alberi in grado di raggiungere un’altezza minima di 5 m a maturità in situ la copertura è indicata
Foto 2.1.5 - Paesaggio agroforestale: coltura promiscua tradizionale in versanti terrazzati in contiguità con aree forestali
(Monte Etna).
Foto 2.1.6 - Paesaggio delle colture arboree tradizionali a frassino da manna e ulivo (territori di Castelbuono e S. Mauro
Castelverde - PA).
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dei manufatti in pietra a secco (terrazzamenti, muri
perimetrali, altre strutture tradizionali a servizio
dell’attività agricola), al controllo del fenomeno degli incendi per la costante presenza dell’uomo, alla
conservazione di un grande patrimonio culturale,
sedimentatosi nelle culture locali nel corso del tempo, direttamente collegato ai saperi e alle tecniche
agrarie tradizionali impiegate, ecc.
Bisognerebbe quindi trovare un giusto compromesso tra processi che da un lato portano all’espansione
del bosco e dall’altro a una perdita di “natura, storia e cultura tradizionale”. Una soluzione potrebbe
essere quella di favorire, in maniera programmata
e pianificata con opportuni strumenti di gestione
del territorio (è oramai sempre più auspicabile lo
sviluppo di una pianificazione intersettoriale che
abbia nel concetto del paesaggio la sintesi a cui
ricondurre i singoli interessi settoriali), i processi di
successione naturale nelle condizioni di maggiore
marginalità e nei contesti di paesaggio in cui il mo-
saico paesaggistico è più povero di aree naturali e
seminaturali e nella logica di promuovere e implementare una diffusa rete ecologica regionale.
La conservazione di questi paesaggi caratterizzati
dalla presenza di sistemi e forme d’uso del suolo di
tipo agro-forestale ha, per i motivi sopra riportati, un
elevato valore d’esistenza, così come anche la politica agricola comunitaria testimonia, attraverso diversi
strumenti di programmazione nazionale e regionale
(ad esempio i Piani di Sviluppo Rurale, PSR).
2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi
tra il 10 e il 5%) (Foto 2.1.7).
Se tutto ciò è indubbiamente positivo dal punto
di vista forestale (aumenta l’indice di boscosità
dell’Isola), dal lato opposto si assiste a una perdita
di multifunzionalità rispetto a quella che i sistemi
agroforestali tradizionali complessi sono in grado di
garantire (Tabella 2.1.2). Questo in considerazione
di una più elevata biodiversità non solo specifica ma
anche intraspecifica delle specie legnose da frutto
coltivate, come pure in relazione alla conservazione
Prodotti d’elevata qualità in termini di tipicità e legame con il territorio.
Mantenimento delle funzioni ambientali (difesa del suolo, conservazione del ciclo dell’acqua, ecc.).
Conservazione della biodiversità specifica, intraspecifica ed ecosistemica.
Stoccaggio di carbonio ridotto (impianti arborei di lunga durata, gestione del suolo conservatrice e
accumulatrice di sostanza organica) nelle strategie di contenimento dell’effetto serra.
Mantenimento di patches all’interno di un mosaico formato da sistemi agroforestali e seminaturali di
diversa tipologia con alta diversità biologica e paesaggistica, con riferimento alle necessità della Rete
Ecologica e del ruolo che, interno ad essa o di connessione, possono svolgere i sistemi frutticoli.
Sviluppo dell’agricoltura biologica, non limitandosi alla semplice introduzione di mezzi tecnici
“biologici”, ma affermando un sistema che nel disegno dell’ecosistema frutticolo ricorre a risorse e
processi endogeni (fissazione dell’azoto atmosferico, controllo biologico …), risulta autonomo dal
punto di vista energetico ed è in grado, nel caso di stress, di mantenere o recuperare facilmente le sue
funzioni.
Mantenimento di un bene culturale anche con positivi riflessi in termini di valorizzazione turistica.
Mantenimento del valore etico, della storia, della memoria, dell’identità locale.
Conservazione di sistemi agroforestali che potrebbero essere modelli o fonti di suggerimenti per il
futuro.
Tabella 2.1.2 - Multifunzionalità dei Paesaggi Agrari e Agroforestali Tradizionali.
Foto 2.1.7 - Paesaggio tradizionale a mosaico articolato della coltura promiscua e dei seminativi e prati-pascoli arborati con
presenza di fasce ecotonali (arbusteti, muretti a secco) e tessere in rinaturalizzazione (Monti Iblei).
17
Sistema informativo Forestale Regionale
2.2 Paesaggio forestale
attuale
La Sicilia è la maggiore isola del Bacino del Mediterraneo e la regione più estesa d’Italia. La ricchezza degli habitat, determinata dalla diversità
dei substrati geologici, dalla articolata orografia
e dalle condizioni climatiche favorevoli, congiuntamente all’esercizio delle millenarie attività
antropiche, danno luogo ad una moltitudine di
ambienti che, nel loro insieme, esprimono una
straordinaria biodiversità vegetale.
Il paesaggio vegetale attuale della Sicilia, in considerazione della sua antica antropizzazione, è
espresso principalmente da colture agricole, attive o in abbandono, da praterie steppiche più o
meno arbustate e da lembi residuali di macchia
mediterranea. Le formazioni boschive di origine
naturale ricoprono in maniera discontinua i maggiori rilievi montuosi dell’isola assumendo notevole sviluppo in corrispondenza dei territori compresi all’interno dei Parchi Naturali dell’Etna, delle
Madonie e, soprattutto dei Nebrodi, nonché nelle
altre aree protette. Ai suddetti boschi si aggiungono vaste superfici ricoperte da popolamenti
forestali artificiali, per lo più di specie esotiche,
differenti per composizione floristica e struttura
dalle formazioni native. Gli elementi essenziali,
relativi agli aspetti floristici, fisionomico-strutturali, fitosociologici e distributivi delle principali
formazioni che improntano il paesaggio forestale
della Sicilia vengono di seguito riportate.
Boschi di faggio
Il faggio in Sicilia occupa le stazioni più meridionali del suo areale localizzate nella fascia monta-
18
2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi
na compresa tra i 1.200 e i 2.000 m. La specie è
particolarmente diffusa nel territorio dei Nebrodi
in cui insiste oltre il 70% della superficie complessiva dei faggeti siciliani. Formazioni più modeste sono presenti sulle Madonie, sui Peloritani,
sull’Etna e, in provincia di Enna, nel Bosco della
Giumenta e a Monte Sambughetti.
Sui Monti Nebrodi i boschi di faggio sono insediati su terreni silico-argillosi di arenarie terziarie,
sufficientemente freschi e dotati di una buona
capacità di ritenzione idrica. Le favorevoli condizioni di suolo e di clima hanno consentito a questa specie di sopravvivere in un’area poco alterata
nel tempo come estensione, ove costituisce le più
belle e significative espressioni di bosco caducifoglio montano. Lo strato arboreo delle faggete
è dominato da Fagus sylvatica cui si associano,
in alcuni tratti, annosi esemplari di Acer campestre e, soprattutto, di A. pseudoplatanus che, a
Monte Soro, nel Bosco Tassita e sul Carbonara,
raggiungono dimensioni veramente ragguardevoli. Nello strato arbustivo, insieme al faggio, si
riscontrano Ilex aquifolium, Euphorbia meuselii,
Daphne laureola e, sporadicamente, Rhamnus
cathartica, Crataegus laciniata, Taxus baccata
(esclusivamente sui Nebrodi) e Sorbus torminalis.
Lo strato erbaceo nei tratti chiusi evidenzia poche
specie. Tra i taxa che è possibile riscontrare nei
diversi contesti geografici si ricordano Anthriscus
nemorosa, Allium ursinum, Anemone apennina,
Cardamine chelidonia, Cyclamen hederifolium,
Cephalanthera alba, C. rubra, Corydalis solida,
Doronicum orientale, Galanthus nivalis, Geranium versicolor, Ranunculus umbrosus, ecc.
Nell’ambito dell’area di pertinenza del faggeto, sui Nebrodi, ricadono piccoli boschetti misti
Foto 2.2.1 - Faggeta discontinua su Monte dei Cervi (Madonie).
fisionomizzati da Taxus baccata, cui si associano Fagus sylvatica, Acer pseudoplatanus, Ulmus
glabra, Fraxinus excelsior subsp. siciliensis ed Ilex
aquifolium. Gli aspetti più espressivi si riscontrano
in contrada Bosco Tassita, in territorio di Caronia,
dove si trova il nucleo più consistente.
Sulle Madonie le formazioni a Fagus sylvatica si
riscontrano soltanto nel settore montano del territorio, nell’ambito della fascia altimetrica compresa tra 1.400 e 1.900 m s.l.m., sia su substrati
carbonatici che silicei. Si tratta generalmente di
nuclei discontinui che conservano una maggiore continuità sui versanti settentrionali di Monte
Mufara, Pizzo Antenna Grande, Monte dei Cervi,
Monte Daino e Monte S. Salvatore. Sull’Etna il
faggio insiste su una superficie modesta rispetto
a quella complessivamente occupata in Sicilia. Si
tratta, ovviamente, di una condizione differente
rispetto agli altri faggeti per via della uniformità
del substrato, esclusivamente vulcanico. In queste
condizioni, poco frequenti per la specie e quasi
esclusive in tutto il suo areale, i faggeti etnei acquistano un’importanza ecologica notevole. Nello
strato arboreo figura talvolta Pinus nigra subsp.
calabrica che in generale occupa uno spazio autonomo, e in alcune stazioni anche l’endemica
betulla dell’Etna (Betula aetnensis).
Sotto l’aspetto fitosociologico le faggete siciliane sono riferibili all’alleanza Doronico-Fagion
(=Geranio versicoloris-Fagion), ordine Fagetalia
sylvaticae, classe Querco-Fagetea. Le associazioni vegetali sono rappresentate principalmente
dall’Anemono apenninae-Fagetum, una faggeta
mesofila ed acidofila diffusa sui Nebrodi e sulle
Boschi di cerro
Il paesaggio della fascia altimetrica compresa tra
1.000 e 1.400 m è caratterizzato principalmente
dalle formazioni di Quercus cerris che, pur essendo
presenti in altri sistemi montuosi dell’Isola, soltanto
sui Nebrodi costituiscono estesi boschi di notevole
interesse forestale e paesaggistico.
Essi si insediano su substrati acidofili come flysch e
scisti, quasi sempre profondi, dotati di una discreta
componente argillosa. Lo strato arboreo delle cerrete è costituito quasi esclusivamente da Quercus
cerris e, saltuariamente, da altre specie, tra le quali
Fagus sylvatica, Acer campestre, Malus sylvestris,
Sorbus torminalis, Ostrya carpinifolia, e le endemiche Malus crescimannoi e Pyrus vallis-demonis. A
quote inferiori è possibile trovare anche individui
di Quercus pubescens s.l. Lo strato arbustivo annovera Prunus spinosa, Euphorbia characias, Ruscus
aculeatus, Crataegus monogyna, Daphne laureola,
Ilex aquifolium e l’endemica Genista aristata. Lo
strato erbaceo è qualitativamente molto diversificato comprendendo diversi taxa, tra cui Anemone apennina, Cyclamen hederifolium, Geranium
versicolor, Ranunculus velutinus, Paeonia mascula
subsp. russii, Lathyrus venetus, ecc. Sul versante
settentrionale tirrenico dei Nebrodi, sulle Madonie
e nel Bosco della Ficuzza, presso Palermo si rinviene
una particolare formazione boschiva caducifoglia
dominata da Quercus gussonei, un’entità ende-
mica della Sicilia, affine a Q. cerris. Nel corteggio
floristico di questa cerreta termofila è presente Iris
foetida, taxon molto raro in Sicilia, e discontinuamente l’endemico Q. ×fontanesii, ibrido naturale
tra Quercus gussonei e Q. suber con esemplari
singoli o in gruppi di pochi individui. Le cerrete localizzate nel versante orientale dell’Etna, a quote
comprese fra 1.200-1.500 m, si presentano come
boschi misti, in quanto a Quercus cerris si accompagnano normalmente Quercus dalechampii e Quercus congesta. Sotto l’aspetto sintassonomico le
cerrete termofile a Quercus gussonei afferiscono al
Quercetum gussonei (alleanza dell’Erico arboreaeQuercion ilicis) mentre quelle mesofile montane dei
Nebrodi rientrano nell’Arrhenathero nebrodensisQuercetum cerridis e nell’Ilici aquifolii-Quercetum
cerridis (Doronico-Fagion) e quelle dell’Etna nel Vicio cassubicae-Quercetum cerridis (Pino-Quercion
congestae, alleanza dell’ordine Quercetalia pubescenti-petraeae (classe Querco-Fagetea).
Boschi di rovere e agrifoglio
Tra i boschi misti submontani, significativo è sulle
Madonie ed in parte anche sui Nebrodi, quello fisionomizzato dalla rovere (Quercus petraea subsp.
austrotyrrhenica) e dall’agrifoglio (Ilex aquifolium).
Sebbene la loro estensione originaria sia oggi largamente ridotta, è possibile, sulla base dei resti
esistenti, ricostruirne l’antica area di influenza che
interesserebbe gran parte della porzione orientale
delle Madonie, limitatamente allo spazio altitudinale investito con frequenza dalle nebbie, localizzato
tra 1.100-1.500 m s.l.m., sui terreni quarzarenitici
dei territori di Castelbuono, delle Petralie, di Polizzi Generosa e di Geraci Siculo. Il piano dominante
è fisionomizzato da Quercus petraea subsp. au-
Foto 2.2.2 - Aspetto invernale di un bosco di Cerro nel territorio dei Nebrodi.
strotyrrhenica, cui si associano Acer obtusatum, A.
campestre e marginalmente A. monspessulanum,
Sorbus torminalis e Ulmus glabra. Nei tratti più freschi o alle quote più elevate, sono presenti anche
elementi della fascia soprastante come Fagus sylvatica e Acer pseudoplatanus. Il piano dominato è
costituito in prevalenza da Ilex aquifolium che, normalmente sporadico nei contigui faggeti, trova in
questa cenosi le condizioni ottimali di crescita, formando un denso ed intricato sottobosco interrotto
di tanto in tanto da individui di Malus sylvestris, Crataegus laciniata, Prunus spinosa, Euonymus europaeus, Daphne laureola, Rhamnus cathartica e Ruscus
aculeatus. Tra le entità erbacee si riscontrano, oltre
ad Aquilegia vulgaris, alcune specie di interesse fitogeografico come Anemone apennina, Cyclamen
repandum, C. hederifolium, Dactylorhiza romana,
Festuca drymeja, Hieracium crinitum, Symphytum
gussonei e Viola reichenbachiana. Il bosco misto di
rovere e agrifoglio, nell’area di Bosco Pomieri, Piano
Farina e Piano Costantino (Petralia Sottana, Madonie) assume aspetti di monumentalità per la diffusa
presenza di individui plurisecolari di rovere, con cir-
conferenza fino ad 8 m e di circa 600-700 anni di
età. Gli aspetti migliori si riscontrano soprattutto nei
fondovalle e sui versanti più freschi, delle suddette
località, tra 1.100-1.500 m s.l.m., interessati per
quasi tutto l’anno dallo stazionamento di nebbie
che agiscono sul clima locale regolandone gli eccessi e determinando, di conseguenza, un peculiare
microclima di tipo temperato umido con marcato
carattere subtropicale. I boschi di rovere e agrifoglio
vengono riferiti all’Ilici-Quercetum austrothyrrenicae, associazione del Doronico-Fagion.
Querceti di roverella
Si tratta di formazioni forestali fisionomizzate da varie entità (Quercus virgiliana, Q. amplifolia, Q. congesta, Q. leptobalanos e Q. dalechampii) frequenti
sui Peloritani, in alcuni versanti dell’Etna, nell’Ennese, nei Sicani e anche sulle Madonie. Nello strato
arboreo, oltre alle entità di Quercus pubescens s.l.
figurano, in minor misura, Q. ilex, Q. suber, Fraxinus ornus e Acer campestre. I diversi taxa danno
origine a varie cenosi forestali ben differenziate
dal punto di vista ecologico e che potenzialmente
19
2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi
Madonie, e dal Luzulo siculae-Fagetum, una faggeta basifila presente sui rilievi carbonatici delle
Madonie. Si riscontrano, inoltre, il Melitto albidaeFagetum sui Nebrodi orientali e sui Peloritani e
l’Epipactido meridionalis-Fagetum sylvaticae ed il
Rubo aetnici-Fagetum sull’Etna.
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occupano un’area molto vasta, interessando una
fascia altimetrica che dal livello del mare si spinge
fino a circa 1.500 m di quota. Quercus virgiliana
partecipa assieme a Q. amplifolia alla costituzione
di boschi misti a querce sempreverdi e caducifoglie
a carattere prevalentemente termofilo, insediati sia
su substrati di natura calcarea che silicea; Quercus
congesta entra nella costituzione dei boschi misti
acidofili della fascia submontana e montana (5001.300 m); Quercus dalechampii è frequente nei boschi misti, su substrati silicei, in stazioni ubicate tra
700 e 1.800 m di quota; Quercus leptobalanos partecipa alla costituzione di boschi misti acidofili in
stazioni comprese tra 800-1.200 m, limitatamente
alle Madonie e al Bosco di Ficuzza. Lo strato arbustivo è costituito da Asparagus acutifolius, Arbutus
unedo, Cytisus villosus Calicotome infesta, Clematis vitalba, Emerus emeroides, Daphne gnidium,
Euphorbia characias, Lonicera etrusca, L. implexa,
Osyris alba, Pyrus spinosa, Ruscus aculeatus, Rosa
canina, Rhamnus alaternus e Smilax aspera. Tra le
specie erbacee si ritrovano Arisarum vulgare, Asplenium onopteris, Asperula laevigata, Aristolochia
pallida, Carex distachya, Cyclamen hederifolium,
C. repandum, Festuca exaltata, Euphorbia meuselii,
Luzula forsteri, Paeonia mascula subsp. russii, Teucrium siculum, Thalictrum calabricum, ecc. I boschi
montani di roverella ospitano invece un ricco contingente di specie orofile fra cui le endemiche Rubus aetnicus, Pinus nigra subsp. calabrica e Betula
aetnensis. Sotto l’aspetto sintassonomico le formazioni di querce caducifoglie siciliane afferiscono alle
seguenti alleanze: Quercion ilicis, comprendente le
associazioni forestali basifile; Erico arboreae-Quercion ilicis comprendente le formazioni forestali acidofile; Pino calabricae-Quercion congestae (Quer-
20
2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi
co-Fagetea) comprendente le formazioni forestali
acidofile montane.
Castagneti
In Sicilia il castagno è diffuso in formazioni boschive nelle zone collinari e submontane dell’Etna, dei
Peloritani, dei Nebrodi e delle Madonie. Ciò nonostante, nuclei più o meno consistenti si rinvengono
laddove le condizioni ambientali ne consentono
l’insediamento, come nell’Ennese, nel Nisseno e nei
versanti settentrionali dei Sicani, oltre che a Ficuzza,
a partire da 500 m di quota. Si tratta, spesso, di popolamenti tuttora di una certa importanza economica, sebbene diffusamente colpiti dal cancro della
corteccia (Criphonectria parasitica) che ne minaccia
l’esistenza. Generalmente sono insediati nello spazio altimetrico occupato dalle leccete mesofile e dai
querceti caducifogli. Lo strato arboreo è costituito
da Castanea sativa in consorzio con altre specie legnose come Quercus pubescens s.l., Fraxinus ornus,
Quercus ilex e Q. suber. Nello strato arbustivo risultano frequenti, oltre a Castanea sativa, Crataegus
monogyna, Cytisus villosus, Erica arborea, Hedera
helix, Rubus ulmifolius, Clematis vitalba, ecc. Nello strato erbaceo consistente è il numero di taxa
tra i quali hanno particolare rilevanza e frequenza
Ampelodesmos mauritanicus, Asplenium adiantum
nigrum, A. onopteris, Brachypodium sylvaticum,
Cyclamen hederifolium, Euphorbia characias, Dactylis hispanica, Pteridium aquilinum, Rubia peregrina, Teucrium siculum e Viola hirta.
Boschi di querce sempreverdi
(leccete e sugherete)
Lecceti e sughereti costituiscono formazioni solo
in parte ben conservate. Questi boschi per la loro
Foto 2.2.3 - Lecceta basifila nei pressi di Piano Zucchi (Madonie).
originaria localizzazione costiera, collinare e submontana hanno subito nel tempo una notevole
riduzione a causa dell’esercizio delle attività agricole e di altre attività antropiche. Non mancano,
tuttavia, leccete altamente espressive tra cui quelle
localizzate sul versante occidentale del Carbonara e
sul versante meridionale di Monte Quacella, in cui
il leccio viene a diretto contatto con il faggio, fatto sicuramente eccezionale e quasi unico in tutto
l’areale delle due specie.
Le leccete siciliane si presentano quasi sempre sottoforma di cedui, talvolta molto dense e con una
stratificazione completa, il cui strato arboreo è costituito prevalentemente dal leccio (Quercus ilex)
e, sporadicamente, Acer campestre, A. monspessulanum, Fraxinus ornus, Ostrya carpinifolia, Malus
sylvestris, Pyrus amygdaliformis, Q pubescens s.l. e
da Q. suber alle quote più basse ed Ilex aquifolium
e Taxus baccata nei tratti più freschi. A Pantelleria al leccio si associa anche Pinus pinaster subsp.
hamiltonii e sull’Etna Pinus nigra subsp. calabrica.
In stazioni molto localizzate delle Madonie si ritrovano anche Laurus nobilis e il rarissimo Rhamnus
lojaconoi. Floristicamente differenziato si presenta
lo strato erbaceo in cui si riscontrano Ambrosinia
bassii, Asperula laevigata, Asplenium onopteris,
A. trichomanes, Carex distachya, Cyclamen repandum, C. hederifolium, Clinopodium vulgare, Echinops siculus, Festuca drymeja, Helleborus bocconei
subsp. intermedius, Lamium flexuosum, Luzula forsteri, Paeonia mascula, Poa sylvicola, Thalictrum calabricum, ecc. La vegetazione delle leccete siciliane
viene ascritta prevalentemente al Quercion ilicis e
demica Zelkova sicula, costituito da circa 240
esemplari. Si tratta di un autentico “fossile vivente” gravemente minacciato di estinzione, inserito
nella lista delle 50 specie più vulnerabili dell’area
mediterranea.
Tra le entità dello strato erbaceo si ricordano alcune specie indicatrici della natura acidofila del suolo come Pulicaria odora, Trifolium bivonae, Symphytum gussonei, Teucrium siculum ed Eryngium
bocconei. Le diverse associazioni note di sugherete
siciliane afferiscono all’ordine Erico arboreae-Quercion ilicis.
Pinete di pino laricio
Lo strato arboreo delle sugherete è dominato da
Quercus suber cui si associano, oltre a Q. ilex e Fraxinus ornus, Quercus virgiliana, Q. amplifolia, Q.
dalechampii, Q. gussonei, e, sporadicamente, gli
ibridi Q. ×fontanesii e Q. ×bivoniana. Nei Nebrodi è
frequente anche la presenza di Celtis australis. Nello strato arbustivo sono frequenti Erica arborea e
Arbutus unedo, cioè le specie che più velocemente
delle altre ricacciano dopo il passaggio del fuoco,
cui si associano Cytisus villosus, Euphorbia characias, Crataegus monogyna, Asparagus acutifolius,
Clematis vitalba, Ruscus aculeatus, Lonicera etrusca, L. implexa, Rosa sempervirens e, nelle stazioni
più calde, Lavandula stoechas, Phillyrea latifolia,
Clematis cirrhosa, Smilax aspera, Rubia peregrina,
Osyris alba, Rhamnus alaternus, Pistacia lentiscus,
Daphne gnidium, Teline monspessulana e Myrtus
communis. Frequente, soprattutto ai margini di alcune sugherete delle Madonie sono le endemiche
Genista aristata e Genista madoniensis.
All’interno di sughereti degradati di Bosco Pisano
(Buccheri), si rinviene il popolamento relitto dell’en-
I boschi naturali di pino laricio (Pinus nigra subsp.
calabrica) in Sicilia si riscontrano esclusivamente
sull’Etna, nello spazio altimetrico compreso fra
1.000 e 1.900 m di quota. Tale bosco presenta una
ridotta diversità floristica e spesso appare come un
semplice popolamento di pino con gli strati arbustivo ed erbaceo quasi del tutto assenti. Non mancano, tuttavia, casi in cui nello strato arboreo al pino
si associano sia querce caducifoglie del gruppo di
Quercus pubescens s.l., sia altre specie come Fagus
sylvatica, Populus tremula e Betula aetnensis. Nello
strato arbustivo si ha, talora, l’ingresso di Genista
aetnensis o di Adenocarpus bivonii e, a quote più
alte, dell’endemico Astragalus siculus.
Gli aspetti altimetricamente più elevati di questo
tipo di vegetazione rientrano nel Junipero hemisphaericae-Pinetum calabricae (classe Pino-Juniperetea) di cui sono specie caratteristiche Juniperus
hemisphaerica e Rosa montana; gli aspetti localizzati a quote inferiori, tra 1.000 e 1.500 m s.l.m., in
genere, sono da riferire all’Hypochaerido-Pinetum
laricionis (classe Querco-Fagetea).
Foto 2.2.4 - Sughereto nei pressi di Geraci.
Pinete di pini mediterranei
Le formazioni a Pinus pinea sono circoscritte principalmente sui Peloritani, nei dintorni di Messina,
anche se esempi di tipo ormai relittuale si rinvengono anche nella Sicilia settentrionale (Nicosia, Alia,
Cefalù e dintorni di Piazza Armerina). Nello strato
arboreo, oltre a Pinus pinea, specie dominante, si
rinvengono individui isolati di Quercus virgiliana, Q.
suber e, più raramente, di Q. ilex. Lo strato arbustivo è costituito essenzialmente da diverse specie di
Cistus, fra cui in particolare C. creticus, C. salvifolius, C. monspeliensis e C. crispus, ai quali si accompagna, spesso, Lavandula stoechas, indicatrice di
una marcata acidità del suolo. Sono pure presenti
Calicotome infesta ed Erica arborea che mostrano,
in genere, una copertura più o meno elevata.
Le pinete acidofile termofile di Pinus pinea, insediate su substrati silicei marcatamente acidi rientrano nella classe Cisto-Lavanduletea e nell’alleanza
Pinion pineae. In particolare, sono state descritte
due associazioni: Cisto crispi-Pinetum pineae, per
i Peloritani nord-orientali e il Cisto cretici-Pinetum
pineae per la Sicilia settentrionale e centrale.
Formazioni naturali a pino d’Aleppo (Pinus hale-
pensis) sono quelle presenti lungo i declivi collinari
che costeggiano il fiume Ippari presso Vittoria e
il fiume Tellaro vicino Noto. Tra gli elementi dello
strato arbustivo di quest pineta si ricordano Olea
europaea var. sylvestris, Pistacia lentiscus, Phillyrea
latifolia, Rhamnus alaternus, Juniperus oxycedrus
subsp. macrocarpa e, nei tratti più aperti, esso è
costituito da un fitto intreccio di bassi arbusti come
Rosmarinus officinalis, Thymus capitatus, Erica
multiflora, Teucrium fruticans, Prasium majus, Rosa
sempervirens, Quercus calliprinos, Juniperus turbinata, Arbutus unedo, Chamaerops humilis, Ephedra fragilis e il rarissimo Cistus clusii.
Al Pistacio lentisci-Pinetum halepensis (alleanza
Oleo sylvestris-Ceratonion siliquae). Vanno riferite
le pinete legate ai substrati marnosi, calcarei e basaltici, in stazioni interessate da una notevole aridità edafo-climatica, come nell’Isola di Pantelleria,
l’Isola di Marettimo e la Sicilia sud-orientale. All’Erico arboreae-Pinetum halepensis vanno attribuite,
invece, le formazioni delle Isole Eolie.
Un’altra pineta naturale è quella espressa da Pinus pinaster subsp. hamiltonii a Pantelleria. In
quest’isola tale specie si riscontra in diverse espres-
21
2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi
all’Erico arboreae-Quercion ilicis. La prima alleanza
include formazioni forestali basifile caratterizzate
dalla dominanza di Quercus ilex o di Q. virgiliana
e dall’assenza di specie acidofile. L’Erico arboreaeQuercion ilicis riunisce invece le formazioni forestali
acidofile a dominanza di querce sempreverdi e/o
caducifoglie, caratterizzate dalla presenza di un
ricco corteggio di specie calcifughe legate a suoli
di natura silicea o fortemente lisciviati. Una particolare espressione di lecceta acidofila e mesofila,
localizzata sui rilievi settentrionali e nord-orientali
della Sicilia, viene riferita al Geranio versicolorisQuercetum ilicis (Querco-Fagetea).
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sioni forestali; tuttavia, il ruolo più significativo lo
svolge nell’ambito di un’autonoma formazione in
cui, oltre al dominante pino marittimo, si riscontra
il leccio e, in prossimità della costa, il pino d’Aleppo
(introdotto). La copertura arbustiva è costituita da
varie sclerofille fra cui Erica multiflora ed E. arborea,
Lavandula stoechas, Rosmarinus officinalis, Pistacia
lentiscus, Arbutus unedo, Myrtus communis, Genista aspalathoides e varie specie del genere Cistus.
Lo strato erbaceo è costituito da poche specie tra
cui la rara Carex illegitima e Dorycnium hirsutum.
Questa pineta rientra nell’ambito del Genisto aspalathoidis-Pinetum hamiltonii e dell’Erico arboreaeQuercetum ilicis subass. pinetosum hamiltonii, nelle zone di transizione verso la lecceta.
Boscaglie pioniere
A questa categoria appartengono popolamenti
forestali eterogenei, per composizione floristica e
struttura, che si affermano su aree rese libere da
disturbi naturali o azioni antropiche. Si tratta di boscaglie pioniere d’invasione che hanno maggiore
diffusione nella provincia di Messina, soprattutto
per l’espansione dell’esotica Robinia pseudoacacia
e sull’Etna. In quest’ultimo territorio molto significativi sono i boschi e le boscaglie tendenzialmente
monospecifiche di Betulla dell’Etna (Betula aetnensis), localizzati sui versanti orientale ed occidentale
del cono vulcanico, su roccia poco evoluta, dove
svolgono un ruolo prezioso nella dinamica della costituzione e ricostituzione della foresta. Laddove il
suolo è più evoluto Betula aetnensis si rinviene in
consorzio con altre specie come Cerro, Pino laricio, Faggio e querce caducifoglie del gruppo polimorfo di Quercus pubescens s.l. Sempre sul’Etna,
nelle stazioni fresche e negli impluvi caratterizzate
22
2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi
da condizioni edafiche e microclimatiche favorevoli, si riscontrano popolamenti pionieri e secondari
a prevalenza di Pioppo tremolo (Populus tremula)
che si spingono fino a circa 2.250 m sul versante
meridionale della Timpa dell’Albanello.
Boschi di querce sempreverdi
mediterranee
Questa tipologia riunisce aspetti vegetazionali eterogenei, presenti discontinuamente nel territorio
siciliano. Si tratta sia di formazioni di origine secondaria sia di nuclei relitti di macchia mediterranea. Questi ultimi, in particolare, rappresentano
espressioni di climax edafico, con funzione di collegamento tra le comunità alofitiche delle scogliere
e delle spiagge sabbiose e la foresta termofila di
querce sempreverdi dell’interno.
L’intensa antropizzazione cui è stata sottoposta la
fascia costiera ha determinato una notevolissima
rarefazione degli originali aspetti di macchia, a testimonianza dei quali rimangono isolati e sparuti
lembi in cui svolgono un ruolo significativo alcune
specie come Pistacia lentiscus, Chamaerops humilis, Ceratonia siliqua, Olea europaea var. sylvestris,
Myrtus communis, Teucrium fruticans Prasium majus, Clematis cirrhosa, Rhamnus oleoides, Retama
raetam subsp. gussonei, Ephedra fragilis, Anagyris
foetida, Asparagus albus, A. stipularis, A. horridus,
Lycium intricatum, Periploca laevigata subsp. angustifolia, ecc. Rari sono i nuclei residui di macchia
con Quercus calliprinos che costituisce interessanti
formazioni insieme a Juniperus turbinata su substrati sabbiosi o alla palma nana sui substrati carbonatici della costa nord-occidentale della Sicilia.
Tra le formazioni di macchia mediterranea vanno
incluse anche quelle dominate da Euphorbia den-
Foto 2.2.5 - Querceto di Rovere (Bosco Pomieri, Madonie).
droides, insediati in ambienti xerotermici, rupestri e semirupestri, sia del litorale che dell’interno
fino a quote superiori ai 500 m. Aspetti peculiari
di macchia sono inoltre quelli caratterizzati dalla
dominanza di arbusti spinosi, quali Rhus tripartita,
Calicotome infesta e, più raramente, Rhus pentaphylla, presenti nell’area iblea, e aspetti marcatamente termo-xerofili caratterizzati dalla Periploca
angustifolia sulle isole del Canale di Sicilia e nelle
Egadi. Boscaglie ed arbusteti secondari si rinvengono sui fianchi dei rilievi collinari e montani, dal
livello del mare fino a circa 1.200 m di quota. Si
tratta generalmente di espressioni vegetazionali di
sostituzione, con funzione ecologica di mantello.
Frequenti sono gli arbusteti caratterizzati rispettivamente da Calicotome infesta, Spartium junceum e
di Rhus coriaria, nelle aree di transizione tra i coltivi
e le formazioni forestali.
L’eterogenea vegetazione di questa tipologia afferisce prevalentemente all’ordine Quercetalia calliprini
(classe Quercetea ilicis) che riunisce le associazioni
arbustive o arbustivo-arboree a dominanza di sclerofille o caducifoglie-estive dei territori mediterranei ed ibero-atlantici. Il suddetto ordine comprende
le seguenti alleanze: Periplocion angustifoliae che
comprende le associazioni termo-xerofile a sclerofille e caducifoglie estive, legate ai substrati rocciosi
costieri o talora sabbiosi; Juniperion turbinatae cui
afferiscono le associazioni arbustive legate a substrati sabbiosi; Oleo sylvestris-Ceratonion siliquae
in cui rientrano numerose associazioni vegetali;
Ericion arboreae che include le formazioni arbustive acidofile legate alla degradazione di fitocenosi
forestali; Arbuto unedonis-Laurion nobilis che rag-
Fruticeti montani e supramediterranei
Sull’Etna, nell’ambito della fascia altimetrica compresa tra 1.000 e 2.000 metri, su suoli poco evoluti, sono altamente espressivi i popolamenti pionieri
alto-arbustivi a predominanza di Ginestra dell’Etna
(Genista aetnensis) che danno luogo spesso anche
a mantelli preforestali a contatto con le formazioni
di querce caducifoglie. Nel settore orientale dei Nebrodi e delle Madonie, su substrati quarzarenitici,
si riscontrano popolamenti arbustivi secondari e di
mantello a predominanza di Ginestra dei carbonai
(Cytisus soparius), mentre sui Peloritani sono frequenti arbusteti pionieri di degradazione a predominanza di Erica arborea.
Le formazioni arbustive collegate ai querceti caducifogli montani ed in parte anche alle faggete
rientrano prevalentemente nell’ordine Prunetalia
spinosae, classe Rhamno-Prunetea.
La vegetazione montana e altomontana dell’Etna
e delle Madonie è caratterizzata dalla presenza di
arbusti spinosi nani, a portamento pulvinare, che
danno luogo a formazioni discontinue di elevato
interesse fitogeografico per la presenza di diverse
specie endemiche e/o rare. Le comunità camefitiche sui substrati vulcanici dell’Etna sono fisionomizzate da Astragalus siculus e Rumex aetnensis,
cui si accompagnano alcune specie erbacee orofile
come Bellardiochloa variegata subsp. aetnensis,
Cerastium minus, Erysimum etnense, Robertia taraxacoides, Senecio squalidus subsp. aethnensis,
Tanacetum siculum, Viola aetnensis, ecc. Esse si
spingono fin oltre i 2.400 m s.l.m.
Sui litosuoli carbonatici delle Madonie, laddove per
fattori edafoclimatici non riesce ad affermarsi un
climax di tipo forestale, a partire da 1.400 metri e
fino alle zone cacuminali, si rinviene una formazione pulvinante endemica caratterizzata dalla dominanza di Astragalus nebrodensis. Le stazioni primarie si impiantano nelle zone di vetta e in ambiente
semirupestre dove l’azione del vento è costante e
talora particolarmente intensa. I più estesi astragaleti si trovano, tuttavia, in stazioni secondarie, poste a quote più basse e su suoli più evoluti.
Sotto l’aspetto fitosociologico gli astragaleti rientrano nella classe Rumici-Astragaletea siculi: quelli
dell’Etna sono stati inquadrati nell’Astragaletum
siculi (alleanza Rumici-Astragalion siculi) mentre
quelli delle Madonie nell’Astragaletum nebrodensis
(alleanza Cerastio-Astragalion nebrodensis).
Più rare sono in Sicilia le formazioni pulvinari orofile, marcatamente acidofile, sui substrati quarzarenitici. Nelle stazioni cacuminali battute dal vento e
nelle chiarie delle faggete delle Madonie si rinviene
un’associazione endemica dominata da Juniperus
hemisphaericae, un arbusto ad habitus tipicamente
prostrato al suolo. Specie caratteristiche dell’associazione, oltre al ginepro, sono Allium nebrodense,
raro endemismo siculo e Cerastium tomentosum.
Questo sintaxon è stato incluso nell’alleanza Berberidion aetnensis, ordine Juniperetalia hemisphaericae, classe Pino-Juniperetea. In questi sintaxa i
suddetti autori collocano anche lo Junipero hemisphaericae-Abietetum nebrodensis, distribuito tra
1.410 e 1.600 m s.l.m., nelle adiacenze del Vallone
Madonna degli Angeli (Polizzi Generosa) dove ricade l’endemica popolazione relitta di Abies nebrodensis costituita da appena trenta individui.
La distruzione del faggeto calcifugo, sempre sulle Madonie, favorisce nello spazio altimetrico
Foto 2.2.6 - Macchia ad Olivastro ed Euforbia arborescente.
compreso tra 1.300 e 1.700 m, l’affermazione di
aspetti fisionomizzati da Genista cupanii, arbusto
endemico formante caratteristici cuscinetti emisferici, inquadrati nel Genistetum cupanii (Armerion
nebrodensis).
Vegetazione dei corsi d’acqua
Le ripisilve siciliane sono caratterizzate da specie
arboree decidue che tendono a formare strette
fasce di vegetazione lungo le rive dei corsi d’acqua. Le specie ripali più comuni nei corsi d’acqua
montani, con alvei allocati sul fondo di valli più o
meno strette e profonde, sono Populus nigra, P.
alba, P. canescens, Salix alba subsp. alba, S. alba
subsp. vitellina, S. pedicellata, S. gussonei, Fraxinus
angustifolia, Ulmus canescens, U. glabra, Sambucus nigra, Ficus carica, ecc. Lo strato arbustivo è
costituito da igrofite cespugliose quali Hypericum
hircinum, Tamarix gallica, Nerium oleander, ecc. e
lianose come Rubus ulmifolius, Rosa sempervirens,
Solanum dulcamara, Tamus communis, Rubia peregrina, Hedera helix, Vitis vinifera subsp. sylvestris,
ecc. A queste si associano diverse specie erbacee
e arbustive tra le quali si ricordano Arum italicum,
Brachypodium sylvaticum, Carex pendula, Dorycnium rectum, Equisetum telmateia, ecc.
A valle, lungo i tratti con alveo più ampio dove i
processi di sedimentazione sono attivi, la vegetazione ripale presenta profondi cambiamenti sia floristici che strutturali. Essa, infatti, risulta più povera
floristicamente ed è costituita, in prevalenza, da
aggruppamenti caratterizzati soprattutto da Salix
pedicellata e S. alba subsp. alba ai quali si accompagnano, in alcuni ambiti, anche S. purpurea e Populus nigra.
Nel territorio ibleo, la maggior parte dei corsi d’acqua, localizzati sul fondo di cave costituite prevalentemente da calcari miocenici, è caratterizzata
da formazioni costituite da diverse specie arboree,
fra le quali predominano Platanus orientalis e Salix
pedicellata.
Lungo le fiumare con greti ampi e ciottolosi, in condizioni di maggiore xericità, si riscontrano aspetti
dominati da Nerium oleander, cui si associano pochi
altri arbusti come Spartium junceum, Calicotome
infesta, Rubus fruticosus, ecc. Nei siti meno distur-
23
2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi
gruppa le boscaglie mesofile di specie sempreverdi
o decidue localizzate negli Iblei.
Sistema informativo Forestale Regionale
bati, con substrati subsalsi, ricchi in limo e argilla, si
rinvengono, invece, lembi di tamariceti. Si tratta di
aggruppamenti, abbastanza poveri floristicamente,
disionomizzati da Tamarix africana e T. gallica.
Lungo le forre, i valloni ed i rigagnoli la vegetazione, oltre che dalla presenza sporadica di specie
ripariali dei generi Salix, Populus e Tamarix, è costituita da taxa trasgressivi di comunità circostanti.
Significato relittuale assumono alcuni piccoli laureti
insediati in stazioni microclimatiche di tipo subtropicale umido delle Madonie, presso cui trovano
rifugio elementi relittuali, talora puntiformi come
l’endemico Rhamnus lojaconoi. La vegetazione arbustiva di tipo termofilo viene ascritta alla classe
Nerio-Tamaricetea (alleanze Tamaricion africanae e
Rubo-Nerion oleandri), mentre la Vegetazione arbustiva mesofila, dominata da varie specie di Salix,
afferisce alla classe Salicetea Purpurae.
La vegetazione dei boschi ripariali rientra nell’ordine Populetalia albae (classe Querco-Fagetea) e
sono rappresentati da diverse associazioni comprese nelle seguenti alleanze: Populion albae, Platanion orientalis e Osmundo-Alnion.
24
2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi
Formazioni e popolamenti forestali
artificiali
A partire dalla fine dell’800 e per buona parte del
secolo scorso, diverse aree collinari e montane del
territorio regionale sono state interessate da interventi di riforestazione, sia con finalità di difesa idrogeologica sia di forestazione produttiva, che hanno
prodotto notevoli trasformazioni nell’originario assetto del paesaggio. Le specie impiegate sono quasi
sempre di origine esotica o di dubbio indigenato,
come Abies alba, A. cephalonica, Alnus cordata,
Acacia saligna, Cedrus atlantica, C. deodara, Cupressus arizonica, C. macrocarpa, C. sempervirens, Pinus
halepensis, P. canariensis, P. insignis, P. nigra s.l., P.
pinaster, P. pinea, Robinia pseudacacia e diversi taxa
del genere Eucalyptus (E. globulus, E. camaldulensis, E. gomphocephala). Limitato risulta l’impiego di
latifoglie indigene come Quercus ilex, Q. pubescens
s. l., Q. suber, Q. petraeae s. l., Acer campestre, Castanea sativa, Fraxinus ornus e Fraxinus angustifolia.
Quest’ultima nel Bosco della Ficuzza (PA) ha dato
luogo, nel tempo, ad apprezzabili formazioni in armonia con il contesto del locale.
Foto 2.2.7 - Abies nebrodensis (Polizzi Generosa, Madonie).
Foto 2.2.8 - Cerreta nei comune di San Fratello (Nebrodi).
3. Si fa presto
L’Inventario Forestale Regionale della Sicilia
(IFRS) ha classificato come forestale una superficie di 515.580 ettari. Prima di questo inventario,
nel 2005 l’Inventario Nazionale delle Foreste
e dei Serbatoi Forestali di Carbonio (INFC)
aveva indicato, per questa regione, la superficie
di 338.171 ettari e, prima ancora (1985), l’Inventario Forestale Nazionale Italiano (IFNI) di
ettari 266.400. Le ultime rilevazioni dell’Istituto
Nazionale di Statistica (Istat) riferite all’anno
2004 mettono in luce per i boschi dell’Isola una
superficie di 222.743 ettari (Tabella 3.1).
Esistono quindi differenze rilevanti fra i dati di
superficie dei tre inventari: un incremento del
26,9% (pari a 71.771 ettari) nel ventennio 19852005, addirittura del 51,4% (pari a 173.950 ettari) nel quinquennio successivo.
Un esame a parte va fatto per i dati Istat.
Le differenze di superficie dell’area forestale di
uno stesso territorio sono dovute a uno o più or-
dini di fattori:
• aumento o diminuzione effettiva della superficie forestale a seguito di nuovi impianti o di
espansione naturale di boschi e arbusteti (variazione positiva) oppure di trasformazione del
bosco in altra qualità di coltura o comunque di
diversa destinazione permanente del suolo già
forestale (variazione negativa);
• diversa definizione del fenomeno-bosco rilevato;
• a parità di definizione, diversa metodologia di
rilevamento.
Nel caso in esame, rimanendo a livello delle classificazioni generali dei boschi (superficie complessiva e categorie inventariali) e prescindendo
per ora dalle differenze di superficie delle diverse
categorie e tipi forestali, possono essere proposte
più motivazioni per spiegare aumenti di superficie
così consistenti (Tabella 3.2).
Se si esamina il primo dei tre fattori indicati con
riferimento all’aumento effettivo della superfi-
Anno di rilevamento
Superficie forestale
[ha]
Indice forestale
[%]
IFNI
1985
266.400
10,36
ISTAT
2004
222.743
8,66
INFC
2005
338.171
IFRS
2009
512.121
Fonte
cie forestale, si possono considerare da una parte
i rimboschimenti e i nuovi impianti di arboricoltura
da legno, dall’altra parte l’evoluzione naturale della
vegetazione arbustiva ed arborea nei terreni incolti
e abbandonati dall’agricoltura e dalla pastorizia.
I primi possono essere desunti dai dati Istat, che
annualmente rilevano le variazioni della superficie
dei boschi per nuovi impianti: l’ultimo annuario di
Statistiche forestali del 1987 indica una superficie
boschiva al 31 dicembre 1985 di 210.991 ettari; lo
stesso dato del 2004, riportato dalle ultime Statistiche dell’agricoltura, è di 222.743 ettari, con un
incremento in vent’anni del 5,6% (ettari 11.752).
Riguardo al secondo fattore, che attiene la definizione dell’area boscata, occorre fare una
premessa.
Definizioni
Nella letteratura forestale, come pure nella prassi
tecnico-amministrativa, la definizione del bosco
Inventario anno
Boschi
non è univoca.
Sotto la spinta di alcune necessità, come quelle
determinate dalla crescente rilevanza giuridica
delle destinazioni d’uso e dei limiti d’uso dei terreni boscati o dal bisogno di mettere a confronto
informazioni e dati riferiti ad ambiti territoriali diversi, si è proceduto progressivamente nel tempo,
a partire dai primi inventari forestali del nord Europa degli anni venti del secolo scorso, a definire
le superfici d’interesse forestale sulla base di specifiche e standard sempre più convergenti.
I parametri fondamentali presi in esame per qualificare un’area come forestale hanno finito con
l’essere le misure minime della sua superficie e
della sua larghezza, e quelle di densità e di altezza delle piante.
La classificazione di tali aree ha poi riguardato la
composizione specifica del soprassuolo, la sua
struttura e coltura e le caratteristiche fisiche e ambientali della stazione occupata. Su queste basi
Altre terre boscate
Superficie forestale totale
[ha]
[%]
[ha]
[%]
[ha]
[%]
1985
198.000
74,3
68.400
25,7
266.400
100,0
13,16
2005
256.303
75,8
81.868
24,2
338.171
100,0
19,92
2009
274.454
53,6
237.667
46,4
512.121
100,0
Tabella 3.1 - Superficie forestale della Sicilia determinata in momenti diversi e da diversi strumenti inventariali.
Tabella 3.2 - Variazione della superficie forestale totale e per macrocategorie.
25
3. Si fa presto a dire bosco
a dire bosco
Sistema informativo Forestale Regionale
sono state elaborate nei diversi Stati le definizioni
di legge, secondo normative nazionali e regionali, e le definizioni inventariali e cartografiche, così
come sono state elaborate le definizioni funzionali
a rilevamenti, negoziati ed accordi sovranazionali,
come quelle della Commissione europea (1993)
per il sistema di classificazione Corine Land Cover
e quelle della FAO utilizzate per il Forest Resourses
Assessment dell’anno 2000 (FRA 2000, confermate
anche per il FRA 2010).
Nell’Inventario Forestale della Sicilia le aree forestali
sono individuate e classificate secondo gli standard
FRA 2000, adottati anche dall’INFC, cosicché esse si
integrano compiutamente con le analoghe categorie di livello nazionale e internazionale. Le specifiche
di tali aree sono le seguenti:
• bosco: territorio con copertura arborea maggiore del 10% su un’estensione maggiore di
ha 0,5. Gli alberi devono poter raggiungere
un’altezza minima di m 5 a maturità in situ.
Può trattarsi di formazioni chiuse o aperte. Soprassuoli forestali giovani, anche se derivati da
piantagione, o aree temporaneamente scoperte
per cause naturali o per l’intervento dell’uomo,
ma suscettibili di ricopertura a breve termine secondo i requisiti sopra indicati, sono inclusi nella
definizione di bosco. Sono inoltre inclusi: vivai
forestali e arboreti da seme (che costituiscono
parte integrante del bosco); strade forestali,
fratte, tagliate, fasce tagliafuoco e altre piccole aperture del bosco; boschi inclusi in parchi
nazionali, riserve naturali e altre aree protette;
barriere frangivento e fasce boscate di larghezza superiore a m 20, purché maggiori di ha 0,5.
Sono incluse anche le piantagioni finalizzate a
scopi forestali comprese quelle di alberi da gom-
26
3. Si fa presto a dire bosco
ma e le sugherete;
• altre aree boscate: territorio con copertura
arborea del 5-10% di alberi in grado di raggiungere un’altezza minima di m 5 a maturità in situ
oppure territorio con una copertura maggiore
del 10% costituita da alberi che non raggiungono un’altezza di m 5 a maturità in situ o da
arbusti e cespugli.
L’estensione dell’area boschiva alle “altre aree boscate” consente d’includere nel territorio d’interesse forestale anche le macchie basse, gli arbusteti e
le zone naturali che ospitano un numero ridotto di
specie arboree.
Classificazione dei terreni boscati
Una volta delineati i terreni boscati sulla base delle
definizioni sopra indicate, il Sistema Informativo Forestale della Sicilia provvede a classificarli secondo:
• categorie inventariali: bosco, bosco rado,
bosco basso, boscaglia, arbusteto, area temporaneamente priva di soprassuolo, impianto di
arboricoltura(1);
• tipi forestali, raggruppati in categorie: lecceta,
pineta mediterranea, sughereta, querceto di rovere e roverella, cerreta, orno-ostrieto, castagneto, pineta di pino laricio, faggeta, formazione
riparia, formazioni pioniere e secondarie, rimboschimento, macchia e arbusteto mediterraneo,
arbusteto montano e supramediterraneo.
I dati di superficie relativi ai tre inventari, sopra riepilogati, sono direttamente confrontabili limitatamente all’INFC e all’IFRS, mentre esistono diversità
di classificazione con l’IFNI. Quest’ultimo infatti
(1)
Per comprendere e descrivere nella sua interezza la superficie
forestale regionale, alle categorie indicate sono state aggiunte
altre due, superfici forestali inaccessibili e superfici incluse, come
meglio precisato all’inizio del capitolo 9.
esclude dalle aree boscate quelle con densità del
soprassuolo inferiore al 20%; include invece quelle
con superficie inferiore ad ettari 0,5, fino al valore
minimo di 0,2 ettari (ma così elidendo le superfici
incluse - quelle cioè che non interrompono la continuità di un terreno forestale, pur avendo una diversa destinazione d’uso - comprese nell’intervallo
0,2-0,5 ettari).
Le “altre terre boscate” dell’INFC e dell’IFRS non
hanno corrispondenza nelle “superfici forestali
particolari” dell’IFNI, dal momento che quest’ultime non includono la categoria dei boschi radi nè
tengono distinte quelle dei boschi bassi e delle boscaglie, in quanto nei rilevamenti del primo inventario nazionale non è stato posto il limite d’altezza
delle piante di 5 metri; in compenso sono stati associati agli “arbusteti” le “formazioni rupestri” e
“riparie”, per il fatto di essere accomunate con i
primi dalla mancanza di interventi selvicolturali e di
interessi economici diretti. L’IFNI, a differenza degli
inventari successivi, esclude anche dalla superficie
forestale i vivai forestali e alcuni impianti specializzati (noceti, manneti).
Un bilancio complessivo delle specifiche poste a
delimitare le superfici forestali porta a concludere
che esse sono maggiormente limitative nel primo
inventario nazionale rispetto al secondo e all’inventario della Sicilia.
Ancor più limitative sono quelle tradizionali dell’Istat,
che prendono in considerazione le sole “formazioni
chiuse e a forte caratterizzazione forestale”, considerando bosco “un’unità di superficie minima continua di mezzo ettaro, sulla quale siano presenti piante
forestali legnose, arboree e/o arbustive, determinanti a maturità un’area d’insidenza (proiezione delle
chiome sul terreno) superiore al 50 per cento”.
Metodi di rilevamento
Infine, per quanto riguarda il metodo di rilevamento, si è avuto un affinamento progressivo nella successione dei tre inventari sia nelle procedure
seguite sia negli strumenti utilizzati.
La maglia di rilevamento ha accresciuto la numerosità dei punti-campione prima di nove volte e poi an-
cora di altre quattro, mentre l’evoluzione della fase
fotointerpretativa è stata promossa dalla maggiore
risoluzione e dall’uso combinato delle immagini telerilevate e da adeguati protocolli per la loro lettura.
Ne è risultata una migliore capacità d’intercettare
le superfici forestali minori e di tipo lineare e di differenziare categorie di più difficile interpretazione,
come incipienti successioni vegetazionali di ricopertura degli incolti o le aree incluse e quelle temporaneamente prive di vegetazione.
Differenza tra i dati
Anche alla luce delle considerazioni svolte, riman-
gono pur sempre vistose le differenze di superfici
fra l’inventario nazionale del 2005 e quello della
Sicilia del 2009, tanto più che i due inventari adottano uguali definizioni categoriali e uguale disegno
campionario e che l’intervallo fra le due campagne
di rilevamento è di pochi anni.
Se teniamo distinte le formazioni elegibili ai fini di
Kyoto, vale a dire quelle funzionali a certificare i
flussi di carbonio (boschi veri e propri e impianti di
arboricoltura) dalle altre terre boscate (boschi radi,
boschi bassi, boscaglie e arbusteti), rileviamo che le
prime registrano una diversità contenuta, mentre le
seconde danno luogo alla gran parte della differen-
Categoria Inventariale
Inventario
Formazioni eleggibili
ai fini Kyoto
Altre terre boscate
[ES]
[ha]
[ES]
[ha]
[ES]
INFC
256.303
2,7
81.868
6,2
338.171
1,9
IFRS
274.453
1,6
237.667
2,0
512.120
1,1
Tabella 3.3 - Confronto fra le superfici forestali dell’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi di Carbonio (INFC) e
dell’Inventario Forestale Regionale della Sicilia (IFRS).
Definizione
boschi alti
formazioni forestali estese su una superficie maggiore di 5.000 m2, aventi larghezza superiore
a 20 m, copertura arborea maggiore del 10% ed altezza potenziale (a maturità) in situ di
almeno 5 m; sono inclusi i boschi giovani che non hanno ancora raggiunto i 5 m di altezza.
boschi bassi
formazioni forestali estese su una superficie maggiore di 5.000 m2, aventi larghezza superiore
a 20 m, copertura arborea maggiore del 10% ed altezza potenziale (a maturità) in situ
inferiore a 5 m e maggiore o uguale a 2 m.
boscaglie
formazioni forestali estese su una superficie maggiore di 5.000 m2, aventi larghezza superiore
a 20 m, copertura arborea maggiore del 10% ed altezza potenziale (a maturità) in situ
inferiore a 2 m.
boschi radi
formazioni forestali estese per più di 5.000 m2 ed aventi larghezza superiore a 20 m,
copertura arborea compresa tra 5 e 10% ed altezza a maturità in situ degli alberi di almeno 5
m; sono inclusi i boschi radi giovani che non hanno ancora raggiunto i 5 m di altezza.
arbusteti
formazioni estese per più di 5.000 m2 ed aventi larghezza superiore a 20 m, caratterizzate
da una copertura arbustiva maggiore del 10% generalmente di altezza superiore a 0,5 m; le
specie arboree, se presenti, non raggiungono il 5%.
impianti di arboricoltura
formazioni di origine artificiale caratterizzate da sesto d’impianto regolare, dalla presenza di
una sola o di poche specie, spesso estranee all’ambiente o esotiche, sottoposte a pratiche
agronomiche più o meno intensive; la destinazione del terreno rimane agricola anche dopo
l’utilizzazione di fine turno.
aree temporaneamente prive di
soprassuolo (ATPS)
aree estese per più di 5.000 m2, prive di vegetazione arboreo/arbustiva, o con copertura <
10%, per cause accidentali (calamità naturali, incendi) o per cause antropiche (tagliate), per
le quali è prevedibile la ricostituzione della copertura entro tempi ragionevoli.
Superficie forestale totale
[ha]
za totale di superficie (Tabella 3.3).
La spiegazione di tale divario è data sia dalla migliore qualità del materiale fotointerpretato, sia dal
dinamismo vegetazionale che, anche nello spazio
ridotto di un quinquennio, ha portato alla colonizzazione di numerosi incolti trasformatisi in arbusteti; ma soprattutto da una classificazione meno prudenziale da parte dei fotointerpreti dell’inventario
della Sicilia dei punti incerti da verificare al suolo,
che ha portato successivamente, dopo i riscontri a
terra, all’inclusione nella categoria degli arbusteti
di un numero molto più alto di punti-campione rispetto all’inventario nazionale.
Tabella 3.4 - Definizione delle categorie inventariali.
27
3. Si fa presto a dire bosco
Nella superficie forestale rilevata dall’Istat sono
incluse la macchia mediterranea e i boschi al momento privi di soprassuolo, per incendio, taglio o
altra causa, purché non sia intervenuta una diversa
destinazione d’uso permanente del suolo.
Sistema informativo Forestale Regionale
4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana:
progetto e sua attuazione
4.1 Cronistoria e scopi
del progetto
Negli ultimi anni l’Amministrazione forestale della
Regione Siciliana ha avvertito la necessità di dotarsi di moderni e concreti strumenti in grado di
supportare efficacemente le proprie diversificate
attività. Si è così pensato di ricorrere a un sistema
informativo che fosse, in primo luogo, caratterizzato dalla qualità delle informazioni contenute e
da una articolazione funzionale orientata a fornire un servizio reale non solo al proprio personale,
ma soprattutto a utenti esterni alla organizzazione regionale. L’opportunità per potere realmente redigere e finanziare un apposito progetto è
stata offerta nell’anno 2000 dai fondi strutturali
dell’Unione europea; in particolare quelli del Piano Operativo Regionale (POR) Sicilia 2000/2006
che, all’azione D della misura 1.09, prevedeva
appunto la realizzazione di Investimenti rivolti alla
costituzione del sistema informativo territoriale
(S.I.T.) finalizzato alla prevenzione dei disastri naturali per la salvaguardia del suolo e del patrimonio silvicolo.
Il Comando del Corpo Forestale, che all’epoca si
chiamava Dipartimento delle Foreste e dipendeva dall’Assessorato per l’Agricoltura e le Foreste,
ha redatto tra il 2003 ed il 2004 un progetto di
massima per la realizzazione di un Sistema Informativo Forestale (SIF) su basi GIS. Esso prevedeva
28
al suo interno un’infrastruttura informatica basata su architettura client/server che tenesse conto della struttura gerarchica del Corpo Forestale
(sede del Comando, Ispettorati Ripartimentali e
Distaccamenti Forestali), di cui l’Inventario Forestale (IFRS) e la Carta Forestale (CFRS), da realizzare su base tipologica, rappresentassero la parte
principale del patrimonio informativo. Il progetto
prevedeva, inoltre, ulteriori strumenti finalizzati
soprattutto alla difesa delle aree forestali dagli
incendi e a migliorare il collegamento e la trasmissione dei dati e delle informazioni all’interno
dell’Amministrazione regionale.
L’integrazione dei due elaborati principali, Carta dei tipi forestali e Inventario Forestale, è stata
pensata per favorire una moderna pianificazione
forestale, prevedendo che i due strumenti conoscitivi venissero realizzati in modo da essere l’uno
di servizio all’altro: i confini dei tipi dovevano essere stabiliti dall’elaborato cartografico all’interno
del quale un rilievo più puntuale, condotto a terra, avrebbe suggerito idonei approfondimenti.
Altro elemento basilare dell’attività è stata la definizione di un sistema di nomenclatura valido per
il territorio regionale da attuare tramite l’identificazione della tipologia forestale.
Il documento progettuale ha previsto che la
tipologia dovesse basarsi su quegli elementi
ecologico-selvicolturali che considerano tra i parametri descrittivi e identificativi fondamentali la
composizione, la struttura e le variabili stazionali.
L’acquisizione di un tale modello di nomenclatura consente di disporre di un sistema completo e
gerarchico (categoria, tipo, sottotipo e variante)
in grado non solo di classificare i soprassuoli forestali ma anche gli ecosistemi ad essi collegati.
La procedura di affidamento, avviata nel 2004, ha
previsto lo svolgimento di un appalto-concorso
bandito in ambito comunitario, cui hanno partecipato una decina di imprese. La commissione aggiudicatrice, dopo un lungo e tormentato iter, ha
selezionato all’inizio del 2008 il progetto redatto
dal raggruppamento temporaneo di imprese costituito dalla società cooperativa D.R.E.Am. Italia
di Pratovecchio (AR), dalla società a r.l. RDM Progetti di Firenze, dalla società per azioni Engineering Sanità Enti Locali (oggi Engineering Ingegneria Informatica) con sede a Palermo e dalla Italtel
s.p.a. di Settimo Milanese avente sede operativa
a Carini (PA). I lavori sono stati definitivamente
affidati nel 2008.
Sebbene il progetto esecutivo redatto dalle società aggiudicatrici contenesse già elementi migliorativi rispetto a quello inizialmente predisposto,
se non altro in ragione del tempo trascorso, il sistema, nel suo complesso, in fase di realizzazione
è stato adeguato per venire incontro alle nuove
esigenze del Corpo Forestale e alle mutate condizioni generali della organizzazione regionale e,
in particolare, a quelle inerenti all’erogazione di
Figura 4.1.1 - Contenuti informativi del data base del Sistema Informativo Forestale della Sicilia.
servizi informatici.
Il progetto così ha acquisito l’obiettivo aggiuntivo
di rendere disponibile uno strumento informatico
completo per la gestione e l’aggiornamento di
tutte le informazioni sia di carattere istituzionale
Il progetto nella sua totalità e il portale, come strumento principale di trasmissione di informazioni,
hanno consentito:
• al personale impiegato in attività di polizia giudiziaria e di tutela del territorio e del patrimonio naturale di condividere un’unica banca dati
delle informazioni su illeciti commessi nella Regione e di monitorarne gli andamenti a livello
territoriale;
• a tutti gli utenti di avere a disposizione mappe
dettagliate con informazioni relative alle superfici dei tipi forestali, alle aree soggette a vincoli
con particolare riferimento al vincolo idrogeologico, alle zone percorse da incendi, alle aree
destinate alla raccolta di materiale forestale per
uso vivaistico, ai boschi vetusti, al rischio estivo
d’incendio;
• al Corpo Forestale di avere a disposizione archivi
di rapida e semplice consultazione per il reperimento del personale specializzato e dei mezzi
tecnici più idonei da impiegare in attività di protezione civile;
• di ottenere dati omogenei e confrontabili nella compilazione della Scheda AIB (antincendio
boschivo);
• di standardizzare le operazioni di rilevamento
delle aree percorse dal fuoco, anche con l’ausilio di attrezzature GPS assistite da appositi applicativi software, e quindi di disporre di informazioni georiferite relative alle stesse superfici,
interrogabili on line non appena il Distaccamento Forestale trasmette all’Ispettorato competente gli incendi avvenuti nel proprio territorio;
• di conoscere i costi di estinzione e il valore del
macchiatico interessato da ogni singolo incendio;
• di avere dati di sintesi sull’andamento degli il-
•
•
•
•
•
leciti e degli incendi che si sono verificati nel
territorio;
di consultare i dati relativi all’Inventario Forestale della Regione Siciliana sia per aggregazione in
forma tabellare che libera tramite un apposito
applicativo di ricerca;
di avvicinare le Strutture territoriali del Comando ai cittadini, potendo quest’ultimi attivare on
line la procedura relativa alla Richiesta del Nulla
Osta al Vincolo Idrogeologico e monitorare il relativo iter fino al rilascio del documento finale;
di consultare attraverso un WEBGIS tutte le
informazioni territoriali presenti nel Data Base
Territorio Integrato Esteso;
di disporre di un sistema di nomenclatura valido
per i soprassuoli boschivi, costituito dalla tipologia forestale;
di archiviare tutte le informazioni georiferite relative agli interventi e agli investimenti realizzati nel
tempo dal Dipartimento nel territorio regionale.
Tali informazioni, unitamente a quelle contenute
nella Carta Forestale, realizzata nell’ambito della
medesima iniziativa, stanno fornendo una base
concreta alle attività di pianificazione, in particolare
modo alla redazione del piano forestale regionale e del piano per la difesa della vegetazione dagli incendi. Le stesse, inoltre, stanno fornendo un
contributo non indifferente alla redazione di nuove
mappe sul rischio di desertificazione e anche alla
redazione dei piani paesistici provinciali.
Infine, la realizzazione del S.I.F. ha consentito, attraverso la formazione e il training on the job, di
elevare il livello di conoscenza degli strumenti informatici, degli applicativi GIS e apparecchiature di rilievo usati dal personale del Corpo Forestale, introducendo, più in generale, un miglioramento delle
conoscenze tecniche e professionali del personale e
una significativa innovazione nei processi operativi
orientati a rendere più efficace l’azione del Comando nel perseguimento dei propri fini istituzionali.
29
4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
che di tipo territoriale di competenza del Dipartimento (Figura 4.1.1).
Il SIF rientra oggi a pieno titolo tra i sistemi informativi territoriali regionali chiamati a soddisfare la
specifica d’interoperabilità dei sistemi e, se si tiene
conto della distribuzione territoriale del Comando
del Corpo Forestale (9 Ispettorati Ripartimentali, 82
Distaccamenti Forestali), rappresenta il primo vero
progetto con tecnologia GIS utilizzato su larga scala nella Regione Siciliana da un elevato numero di
operatori.
Il sistema, inoltre, è stato pensato e realizzato
adottando i più importanti standard nazionali ed
europei in tema di gestione dell’informazione geografica, in una logica che riprende lo standard IntesaGIS e implementa strutture, dati ed applicazioni
compatibili con quelle realizzate negli altri sistemi
informativi territoriali regionali, in particolare con
la DBTIE (Data Base Territorio Integrato Esteso) del
SITIR (Sistema Informativo Territoriale Integrato Regionale).
Tutti i dati raccolti a livello periferico e centrale, gli
applicativi sviluppati, le tematiche forestali sono
stati resi pubblici attraverso il portale del progetto (http://sif.regione.sicilia.it), che rappresenta il
fulcro e il contenitore dei dati che riguardano le
tematiche forestali e rappresenta l’unico punto in
cui confluiscono le informazioni raccolte anche a
livello periferico. Tale canale d’informazione mette
a disposizione un insieme di applicazioni orientate
a soddisfare le esigenze dei differenti attori che vi
accedono:
1. Amministrazione Regionale
2. amministrazione locale
3. cittadini/imprese/professionisti
4. enti pubblici/privati
Sistema informativo Forestale Regionale
4.2 Fasi di lavoro
dell’Inventario Forestale e
delle cartografie
Inventario Forestale Regionale della
Sicilia
La raccolta delle informazioni sulla quantità e sulla
qualità delle risorse forestali e su molte delle caratteristiche del territorio occupato dalle formazioni forestali rappresenta l’obiettivo prioritario di un
inventario forestale. Non si deve però credere che
questo sia l’unico obiettivo dell’IFRS. Gli indirizzi
più recenti in ambito inventariale vanno nella direzione di un monitoraggio continuo delle risorse
forestali, trasformando l’inventario in strumento
di raccolta delle informazioni a intervallo costante, e non episodico. Tutto ciò al fine di verificare
la sostenibilità dell’uso delle risorse forestali,
anche in rapporto agli utilizzi che vengono fatti di
tutte le altre risorse ambientali. L’approccio a questo tipo di ricerche non può più prescindere dalla
multidisciplinarità, dato che ormai qualsiasi tipo di
raccolta di informazioni rischia di essere poco utile
ed efficiente se non è in grado d’integrarsi con gli
altri sistemi d’informazione territoriale. La possibilità di ottenere dati georeferiti facilita molto questo
indirizzo, poiché in tal modo si possono integrare e
collegare informazioni di origine diversa attraverso
un unico sistema di coordinate.
L’IFRS per la sua impostazione ha caratteristiche tali
da inserirsi in maniera organica all’interno del Sistema Informativo Forestale regionale, del quale costituisce la mole di dati più rilevante. Per mettere in
grado l’Amministrazione Regionale di promuovere
una nuova politica forestale ispirata ai principi della
30
4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
Gestione Forestale Sostenibile, e per altre motivazioni più specificatamente forestali individuate da
altri documenti di progetto, l’IFRS si prefigge:
• di fornire un quadro generale del patrimonio
boschivo regionale sia per rispondere ad una
necessità d’informazione della società, sia per
configurare e trasmettere una realistica descrizione delle risorse forestali della regione a chi
per compiti istituzionali, per studio, per professione, per interessi economici, per vocazione o
altro, deve operare e interagire con questa importante componente del territorio regionale;
• di costruire un insieme coerente e dettagliato
di informazioni sulle formazioni forestali e sulle
aree da esse occupate a servizio di chi si occupa
specificamente della gestione, della tutela e della valorizzazione di tali risorse;
• d’implementare una base di dati consistente e
dettagliata, in grado di confluire senza particolari difficoltà nel Sistema Informativo Forestale
della regione Sicilia.
• l’opportunità di adottare, ove possibile, definizioni e standard di misura coerenti o compatibili
con quelli proposti per l’INFC;
• l’esigenza di porre attenzione alle tendenze e
agli indirizzi uniformatori che stanno maturando a livello sovranazionale, in particolare quello
comunitario, per la rilevazione, per il monitoraggio e per la rappresentazione delle informazioni
relative alle risorse forestali;
• la necessità di adottare il territorio delle province
e dei gradi parchi naturali come unità minima di
evidenziamento dei risultati inventariali, in funzione dei più recenti orientamenti organizzativi
della Regione Siciliana;
• la possibilità di differenziare gli insiemi di in-
formazioni da produrre in funzione di più livelli
territoriali. Può essere opportuno, ad esempio,
porsi l’obiettivo di formulare stime estese a raggruppamenti più o meno ampi: gruppi di province, bacini idrografici, ecoregioni, ecc.
• l’opportunità di adottare una suddivisione della
superficie forestale complessiva coerente con
quella impiegata nella redazione della Carta Forestale della Regione Siciliana.
Il rilevamento inventariale previsto dall’IFRS ha tenuto conto del disegno predisposto per il nuovo
Inventario Forestale Nazionale delle Foreste e del
Carbonio (INFC), del quale rappresenta il naturale
approfondimento a scala regionale.
Più precisamente l’IFRS:
• determina il proprio dominio inventariale in
base alla stessa definizione di bosco adottata
dall’INFC;
• adotta il disegno campionario trifasico, utilizzato dall’INFC;
• recupera tutte le informazioni dell’IFNC intensificando l’intensità di campionamento, suddivi-
dendo il quadrato di 1 km di lato dell’INFC in 4
quadrati di 500 m di lato.
Lo schema di campionamento trifasico adottato
può essere denominato come campionamento triplo per la stratificazione. Questo disegno campionario è articolato in tre fasi distinte:
• Fase 1: selezione su immagini telerilevate di un
insieme di unità di campionamento che interessano tutto il territorio regionale e con le quali
operare una prima, semplice e sicura ripartizione delle diverse modalità di uso del suolo, tra
cui ovviamente anche quella potenzialmente
forestale. L’assegnazione all’uso forestale è
provvisoria, poiché basata solo su alcuni degli
elementi necessari all’individuazione delle aree
boscate (estensione, copertura e larghezza minime); a questo livello sono riconosciute classi
e sottoclassi di uso del suolo quali, ad esempio
per il contesto forestale, le Formazioni forestali,
le Formazioni forestali rade, le Aree temporaneamente prive di soprassuolo, le Piantagioni di
arboricoltura da legno.
Carta Forestale Regionale della Sicilia
Dopo alcuni contributi sperimentali del passato, in
Italia l’ideazione e l’elaborazione di tipologie fore-
stali è stata sviluppata operativamente soprattutto
a partire dal decennio scorso, sotto l’impulso della
sempre più diffusa consapevolezza della necessità
di una gestione ecologicamente sostenibile delle
risorse naturali.
Gli schemi tipologico-forestali rispondono alle suddette esigenze proponendo soluzioni simili nell’approccio di fondo: un sistema di classificazione
per tipi forestali, ove i tipi, unità fondamentali,
sono caratterizzati da condizioni eco-biologiche
tendenzialmente omogenee per quanto riguarda i
fattori più significativi ai fini della definizione delle
scelte colturali.
L’approccio tipologico di classificazione della vegetazione forestale risponde quindi alla necessità di
un’approfondita e puntuale conoscenza delle tendenze strutturali dello sviluppo dei soprassuoli, dei
caratteri stazionali condizionanti e della percorribilità delle soluzioni gestionali in rapporto alla stabilità e al dinamismo delle diverse fitocenosi.
Ai fini della gestione e della percorribilità di certe
scelte, nonché per un’efficace programmazione
e pianificazione delle attività selvicolturali, risulta
però indispensabile dare a queste entità una collocazione sul territorio, ovvero mappare i tipi individuati. In tal senso si è ritenuto particolarmente utile
elaborare dei documenti cartografici di dettaglio,
alla scala cartografica di 1:10.000, che restituiscano la dislocazione geografica dei tipi evidenziati.
Con lo spirito di raggiungere il miglior risultato
possibile e considerando la vastità dell’area da
indagare si è fatto riferimento alle moderne tecniche integrate di classificazione attraverso le
riprese aeree integrate con i dati satellitari per la
qualificazione e geo-codifica dei poligoni, impiegando gli strumenti geografici informativi e il cam-
4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
• Fase 2: selezione di un sottoinsieme, numericamente più contenuto, a partire esclusivamente da
quella frazione delle unità campionarie precedentemente e temporaneamente assegnate al contesto forestale. Le unità di campionamento sono
localizzate al suolo e l’appartenenza alle diverse
categorie dapprima inventariali (Boschi alti, Boschi
bassi, Boschi radi, Arbusteti, ecc.) e poi forestali
(ad es. per i Boschi: Leccete, Cerrete, Castagneti,
Pinete mediterranee, ecc.) viene riconosciuta e assegnata con grande accuratezza. Questa seconda
fase, integrata con la prima, permette di giungere
ad un riconoscimento accurato e quindi alla stima
dell’estensione territoriale delle diverse classi di
uso del suolo e di copertura forestale, con la consapevolezza di un impiego operativo corretto delle definizioni dei diversi usi del suolo, tra le quali
ovviamente, con particolare attenzione, quella di
superficie boscata. Con il campione di seconda
fase si raccolgono anche informazioni su alcuni
attributi qualitativi che, per lo spesso elevato numero di modalità in cui si articolano, richiedono
insiemi campionari abbastanza numerosi per ottenere stime sufficientemente precise.
• Fase 3: selezione di un terzo insieme campionario, composto da una frazione di unità di campionamento di seconda fase definitivamente
assegnate all’area forestale e ripartito con criterio di proporzionalità all’estensione delle ripartizioni (strati) previste per tale uso del suolo. Nel
campione di terza fase si rilevano gli attributi
quantitativi e qualitativi.
BOX - carta dei tipi forestali
La Carta dei Tipi Forestali si pone come obiettivo principale quello di rappresentare la distribuzione geograficospaziale delle superfici boscate secondo il sistema di classificazione sin qui descritto. Il processo di redazione della
Carta dei Tipi Forestali integra informazioni di potenzialità,
che potrebbero derivare da analisi e modellizzazioni di tipo
ecologico-vegetazionale, con tutte le informazioni sulla
situazione reale, derivanti dalle informazioni riscontrabili
sulle immagini di varia natura.
Tale approccio contempla ovviamente anche una serie di
rilievi a terra, che risultano essere una componente fondamentale nella procedura di mappatura e monitoraggio
dei tipi.
Con questo elaborato s’intendono perseguire molteplici
finalità, che possono essere così sinteticamente schematizzate:
• precisa determinazione dell’estensione e della localizzazione della superficie boscata della Sicilia;
• conoscenza delle tipologie forestali, del grado di copertura al suolo delle specie arboree e arbustive e delle
principali forme di governo dei soprassuoli;
• indicazioni sulla percorribilità delle soluzioni gestionali
e sulla definizione delle scelte colturali;
• congruenza con i criteri classificatori adottati da altre
istituzioni nazionali ed internazionali;
• creazione di uno strumento di supporto per l’applicazione della normativa d’interesse forestale e ambientale;
• realizzazione di uno strumento di supporto per l’applicazione della normativa in materia di incendi boschivi
e conseguentemente per la programmazione e la pianificazione delle attività antincendio boschivo (prevenzione e lotta);
• creazione di uno strumento di supporto alla valutazione
del danno ambientale in seguito ad eventi distruttivi;
• creazione di una base di riferimento per il monitoraggio
evolutivo delle superfici boscate;
• realizzazione di un database sempre aggiornabile e
consultabile da diverse utenze;
• preparazione di una base di riferimento per l’approfondimento dell’Inventario Regionale e per il monitoraggio
e l’aggiornamento dei dati del territorio.
31
Sistema informativo Forestale Regionale
pionamento a terra.
L’individuazione degli elementi oggetto di restituzione cartografica è stata condotta sulla base della
definizione del bosco della Fao Forest Resources
Assessment 2000, integrandola con il sistema di
classificazione previsto per la realizzazione dell’IFRS;
per gli arbusteti si è fatto riferimento al medesimo
standard, che prevede una copertura maggiore del
10% per alberi, arbusti o cespugli non capaci di
raggiungere i 5 metri a maturità.
Per quanto riguarda la descrizione degli aspetti
selvicolturali, data la diffusione di peculiari condizioni di cosiddetta “irregolarità” strutturale, situazione abbastanza comune nei boschi del sud Italia
e della Sicilia, si è fatto riferimento alle seguenti
classi strutturali:
• cedui propriamente detti: soprassuoli con fusti di
origine prevalentemente agamica e matricine in
numero compreso tra 20 e 120 ad ettaro;
• cedui composti: soprassuoli costituiti da polloni
e matricine, queste ultime in numero superiore
a 120 ad ettaro e di diverse classi di età; sono
inclusi i cedui coniferati;
• fustaie propriamente dette: soprassuoli con
fusti di origine prevalentemente gamica e soprassuoli transitori originatisi a seguito di tagli
di avviamento;
• popolamenti con forma di governo speciale,
quali sugherete, frassineti da manna, castagneti
da frutto, ecc.;
• popolamenti con struttura non definita: boschi
di neoformazione, formazioni rupestri, macchie,
soprassuoli abbandonati e cedui che hanno superato il turno da molto tempo.
Per quanto riguarda il bosco la classificazione adottata ha seguito il seguente schema gerarchico:
32
4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
• Categoria Forestale, la cui definizione è basata sulla fisionomia principale;
• Tipo Forestale, definito in base a caratteri fitoecologici e fitogeografici;
• Sottotipo, che rappresenta un dettaglio definito all’interno del tipo su base fitoecologica e
fitodinamica;
• Variante, che dettaglia i rapporti compositivi
tra le specie principali.
Quanto esposto in merito agli standard cartografici della CFRS coincide con il dominio inventariale
dell’IFRS, il che è di rilevante importanza perché le
informazioni provenienti dai due progetti possano
essere paragonabili e complementari.
La documentazione utilizzata per la restituzione cartografica delle unità cartografiche forestali è stata:
• ortoimmagini a colori Volo Telespazio 2007,
• immagini satellitari multispettrali ad alta risoluzione Landsat 7 TM (invernale/estiva),
• materiale bibliografico vario, ricerche su
WEB, ecc.,
• cartografia Regione Siciliana 1:25.000 sia in
formato cartaceo che in formato Raster “File.
Tif” georeferenziati Gauss-Boaga,
• cartografia tecnica regionale alla scala
1:10.000, edizione 2001-2005.
La Carta Forestale, come riportato in Figura 4.2.1, è
stata eseguita partendo dall’acquisizione e predisposizione delle ortofoto digitali, controllandone la qualità e implementandole nel sistema informativo di
lavoro. Si è posta una certa attenzione ad acquisire e
rendere disponibili nel sistema di lavoro anche i dati
ancillari, ossia quelle informazioni provenienti dalla
letteratura, da altre cartografie tematiche, da piani
di assestamento forestale e da indagini varie utili ai
fini della conoscenza della vegetazione forestale.
Successivamente si è passati alla fase di foto-analisi
e fotointerpretazione digitalizzando, direttamente
a video i poligoni delle superfici boscate e delle altre aree forestali e attribuendo a ciascun elemento la classificazione su base fisionomica (categoria
forestale) e su una prima valutazione relativa alla
tipologia forestale.
La premessa indispensabile alla realizzazione di un
prodotto in grado di soddisfare le esigenze richieste
è un’impostazione del lavoro che non dia adito a
dubbi interpretativi, soprattutto per quanto riguarda
l’inquadramento della vegetazione forestale nel sistema di nomenclatura. In particolar modo, deve essere
data una lettura tecnica inequivocabile delle classi di
legenda, al fine di non consentire differenti attribuzioni per uno stesso tipo forestale. Per limitare la soggettività nella fotointerpretazione sono state organizzate periodiche riunioni plenarie dei tecnici coinvolti,
per discutere i casi di dubbia interpretazione e per
stabilire delle regole comuni di comportamento.
Predisposizione
ortofoto
Raccolta ed
organizzazione
di banche dati
di supporto
Controlli a terra
Raccolta, valutazione
e normalizzazione
dei dati ausiliari
Progettazione della
banca dati tematica
Lavoro collegiale
del gruppo di lavoro
per la definizione
delle chiavi di
fotointerpretazione
Delimitazione dei
lotti da affidare
ai singoli
fotointerpreti
Fotointerpretazione
ed editing della carta
tipologico-forestale
Revisione e
completamento
della banca dati
cartografica
Mosaicatura dei lotti
di fotointerpretazione
Metadata
Elaborazione della
banca dati finale
e stampa
Relazione tecnica
e metodologica
Figura 4.2.1 - Schema operativo-metodologico della Carta Forestale Regione Siciliana.
Altre cartografie tematiche
Il Sistema Informativo Forestale si compone di altri strumenti conoscitivi ed operativi, che talvolta
sono utili per migliorare la funzionalità delle carte
e dei processi più importanti, come ad esempio la
carta delle infrastrutture antincendio boschivo, altre volte costituiscono uno strumento autonomo di
gestione e di controllo. Di seguito sono descritte le
principali cartografie tematiche realizzate e disponibili nel sistema e le più significative caratteristiche
metodologiche e costitutive.
Bacini montani
Il riferimento al termine “bacino montano” compare nella legislazione forestale italiana agli inizi del
secolo scorso, quando si manifestò l’esigenza di ridefinire in modo più organico ed efficace l’assetto
del territorio ed, in particolare, di quello montano.
Il termine “bacino montano” nasce dalla necessità di evidenziare le aree di dissesto idrogeologico
della nostra montagna, allo scopo di poter meglio
approfondire lo studio delle cause e dei mezzi da
impiegare per porvi rimedio. Concetto quindi ristretto a quelle zone dalle quali possono con maggior probabilità avere inizio fenomeni d’erosione e
di dissesto in generale.
In seguito numerose leggi hanno fatto riferimento,
seppur con contenuti diversi che ne hanno in parte modificato il concetto stesso, ai bacini montani
per affrontare i problemi legati all’assetto del ter-
ritorio e allo sviluppo della montagna. Con riferimento a questa normativa, ed in particolare all’art.
3 del T.U. n. 442 del 21 marzo 1912 e all’art. 43
del RDL n. 3267 del 30 dicembre 1923, furono
emanati dallo Stato, nella prima metà del secolo
scorso, una serie di provvedimenti legislativi per la
determinazione dei singoli bacini montani, che in
Sicilia hanno interessato una superficie complessiva
di 1.165.604 ha.
Successivamente la Regione Siciliana, acquisite le
competenze nel settore, in conformità della legge
cost. n. 2 del 26 febbraio 1948, tra il 1949 ed
il 1957 ha individuato altri 12 bacini, per ulteriori
220.000 ha di superficie.
Allo stato attuale, nell’ambito del territorio regionale, risultano classificati come montani 65 bacini
per una superficie complessiva 1.385.604 ha.
Si tratta tuttavia di una classificazione divenuta in
parte obsoleta e non più completamente rispondente alle necessità del territorio e dell’Amministrazione, sia per le mutate condizioni idrogeologiche
che caratterizzano una buona parte della regione,
sia per le modalità ed i criteri che hanno portato in
passato all’individuazione dei bacini stessi. A più di
50 anni dall’istituzione degli ultimi bacini è quindi
emersa la necessità di una loro nuova individuazione e delimitazione, che tenesse conto da un lato
dei cambiamenti avvenuti nell’assetto dei territori
montani, dall’altro delle nuove finalità ambientali
di valorizzazione delle bellezze naturali e paesaggistiche che sempre più affiancano quelle di difesa
idrogeologica.
La nuova individuazione dei bacini montani è avvenuta a partire dai 107 bacini idrografici utilizzati dal
Piano di Assetto Idrologico (PAI) della Regione Siciliana per suddividere tutto il territorio regionale.
Tale suddivisione, per le particolarità di un territorio
molto esteso e variegato per caratteristiche geomorfologiche e climatiche come quello siciliano, porta
a definire con buona approssimazione ogni bacino
idrografico come un sistema morfologico ed idraulico con caratteri propri, difformi da ogni altro.
Con il supporto del software GIS, la carta dei bacini
montani è stata elaborata utilizzando come base i
seguenti documenti:
• la Carta Tecnica Regionale (CTR) in scala
1:10.000;
• il modello digitale del terreno (DEM) della Re-
gione Siciliana con passo di 20 m, a partire dal
quale sono state ottenute la carta delle pendenze e la carta dell’altimetria;
• la Carta della Natura della Regione Siciliana,dalla
quale è stata ottenuto per riclassificazione una
carta semplificata dell’uso del suolo;
• la Carta delle aree a priorità d’intervento, intese
come aree individuate in base alla necessità e
all’urgenza della realizzazione di “interventi forestali finalizzati alla mitigazione degli effetti del
dissesto idrogeologico e del rischio di desertificazione e alla riduzione della frammentazione
delle risorse forestali”.
Figura 4.2.2 - Carta dei bacini montani della Regione Siciliana secondo la nuova perimetrazione delle zone montane dei bacini
idrografici.
33
4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
Terminata la fase di fotointerpretazione, è stata
realizzata una campagna di controlli a terra finalizzata alle verifiche in campo delle categorie fisionomiche e alla definitiva classificazione dei poligoni
in tipi forestali.
Sistema informativo Forestale Regionale
L’integrazione di questi documenti (Figura 4.2.2)
non è avvenuta mediante una semplice operazione
di overlay cartografico, poiché il criterio che ispira
la delimitazione della zona “montana” del bacino
si propone la costituzione di unità razionali di intervento che facciano riferimento ad elementi
fisici evidenti quali crinali, impluvi e strade, tali
da non creare incertezza sulla linea di delimitazione e da non variare sostanzialmente nel tempo, a
meno che non intervengano grandi modificazioni
naturali o antropiche. La delimitazione è stata effettuata prendendo in esame i seguenti parametri:
altimetria, pendenza, uso del suolo, priorità al
rimboschimento.
È stata quindi considerata come montana quella
parte del bacino che presenta, con un certo grado
di omogeneità, le seguenti caratteristiche:
• altitudine maggiore di 600 m;
• pendenza maggiore del 20%;
• uso del suolo con prevalenza di formazioni naturali (pascoli, boschi e arbusteti);
• aree con alta priorità d’intervento (1 o 2).
Dalla parte montana sono state sempre escluse le zone
di costa ed i centri urbani di maggiore estensione.
Vincolo idrogeologico
Nell’ambito del Sistema Informativo Forestale della
Regione Siciliana è stata restituita in formato digitale la carta del vincolo idrogeologico (Figura 4.2.3),
elaborato che individua il perimetro delle aree sottoposte a tale vincolo. Con questa attività è stato possibile recuperare tutta la documentazione del Regio
Decreto n. 3267 del 30 dicembre 1923, relativa al
vincolo idrogeologico, per conservarla e renderla più
facilmente fruibile da parte di tutti i cittadini.
34
4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
I documenti di vincolo sono costituiti da diversi elaborati di seguito elencati:
• corografia generale in formato cartaceo alla
scala 1:25.000 su base IGM, dove è riportato
il confine del vincolo ed eventuali zonizzazioni
dello stesso;
• relazione tecnica che illustra testualmente la localizzazione dei confini del territorio vincolato;
• stralci cartografici catastali che costituiscono alcuni dettagli del confine del vincolo, soprattutto nelle zone di maggiore frammentazione catastale;
• miscellanea documentale costituita da vari altri
documenti attinenti al vincolo.
Il materiale acquisito è stato elaborato utilizzando
piattaforme GIS che consentono la gestione dei
dati georeferenziati.
Data la necessità di fornire all’Ente Regione uno
strato cartografico digitale accurato e preciso dei
confini del vincolo sulla Carta Tecnica Regionale
Box - inquadramento normativo
Il vincolo idrogeologico, istituito con il Regio Decreto
Legge n. 3267 del 30/12/1923 (noto anche come legge
forestale o legge Serpieri) e con Regio Decreto n. 1126 del
16 maggio 1926 (Regolamento per l’applicazione del RDL
3267/23), ha come finalità prioritaria quella di tutelare
l’ambiente fisico, garantendo che gli interventi che vanno
ad interagire con il territorio non inneschino fenomeni di
erosione e non compromettano la stabilità dei versanti.
Secondo quanto previsto all’art. 2 del RDL 3267/23, la perimetrazione dei territori a rischio idrogeologico viene fatta
per zone a cura dell’Amministrazione forestale che su base
cartografica catastale o topografica, individua i limiti dei
territori da includere nel vincolo.
Con riferimento all’art. 12 del RDL n. 1126/1926, inoltre,
la documentazione cartografica originale e la documentazione cartacea relative alla determinazione del vincolo
sono conservate presso gli Ispettorati Forestali.
Figura 4.2.3 - Carta del vincolo idrogeologico della Regione Siciliana. La carta deriva dal ridisegno digitale su supporto CTR
alla scala 1:10.000 dei confini del vincolo desunti dai documenti originali.
La metodologia di lavoro ha seguito le seguenti fasi:
• scansione dei documenti cartacei e cartografici;
• georeferenziazione della corografia generale
del vincolo;
• rilievo e interpretazione dei confini delle aree
vincolate;
• digitalizzazione dei confini del vincolo in formato vettoriale (SHP).
La digitalizzazione è stata preceduta dalla ricerca e
interpretazione sulla CTR dei confini riportati nella corografia generale e descritti testualmente nei
documenti cartacei. Come si può osservare nella
Figura 4.2.5, la linea rossa indica il confine del vincolo, la linea tratteggiata individua l’esistenza di
uno stralcio cartografico catastale in cui è riportato
il confine.
Per la digitalizzazione del limite delle zone sottopo-
4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
(CTR), si è preferito seguire una sequenza metodologica di lavoro che ha riguardato prima l’acquisizione digitale della corografia generale (Figura
4.2.4) e la georeferenziazione sul supporto CTR e
solo successivamente il rilievo e la digitalizzazione
dei confini del vincolo.
Il materiale utilizzato per la delimitazione del vincolo è stato quindi il seguente:
• immagini in formato TIF delle carte topografiche
su base IGM 1:25.000 dei territori comunali;
• Carta Tecnica Regionale (CTR) in formato digitale alla scala 1:10.000 della Regione Siciliana;
• tematismo poligonale dei limiti amministrativi
comunali in formato vettoriale (SHP);
• documentazione cartacea con descrizione testuale della localizzazione dei confini del vincolo;
• stralci cartografici catastali.
ste a vincolo, sono state caricate, a supporto, altre
basi cartografiche al fine di poter visualizzare simultaneamente tutti gli elementi fisici (strade, corsi
d’acqua ecc.) utilizzati come confine. In particolare
sono state caricate le seguenti basi cartografiche:
• carta del vincolo in scala 1:25.000;
• ortofoto digitali a colori;
• limiti amministrativi comunali attualmente in
uso in formato vettoriale (SHP);
• Carta Tecnica Regionale (CTR) in formato raster.
Sulla carta del vincolo sono stati identificati gli
elementi fisici che determinano i limiti delle zone
sottoposte a vincolo: questi elementi sono stati
individuati nella CTR o nelle ortofoto digitali per
procedere alla restituzione alla scala 1:10.000.
L’impiego delle ortofoto digitali a colori è stato
utilizzato quando, nella CTR, non risultava identificabile alcun limite fisico determinato sulla carta
del vincolo.
Tutta la documentazione cartacea ufficiale del vincolo idrogeologico è stata resa facilmente consultabile. La relazione tecnica generale, la descrizione
testuale del vincolo e gli stralci cartografici catastali
sono stati scansionati e convertiti in formato PDF.
Ogni singolo documento è stato infine nominato
con un codice univoco, costituito dal codice Istat
del Comune di appartenenza e dalla sigla attribuita
al documento:
Viabilità forestale e infrastrutture antincendio
A corredo delle informazioni necessarie per una
corretta programmazione forestale, nel Sistema
Informativo Forestale regionale sono stati implementati alcuni livelli informativi utili sia per la gestione forestale sia per una migliore organizzazione
dell’antincendio boschivo.
Figura 4.2.4 - Cartografia generale del vincolo idrogeologico del Comune di Palma di Montechiaro.
35
Sistema informativo Forestale Regionale
Si tratta delle informazioni relative alla viabilità d’interesse forestale e alle infrastrutture utili per la prevenzione e lo spegnimento degli incendi boschivi.
Lo strato della viabilità forestale è stato predisposto
a partire da una prima fotointerpretazione sulle ortofoto digitali già impiegate per la redazione della
Carta Forestale regionale e successivamente completato con una diffusa attività di controllo a terra.
Poiché il Sistema Informativo Territoriale della regione possedeva già una ricca documentazione di
base relativamente al sistema della viabilità regionale, si è proceduto alle integrazioni del sistema
esistente attraverso una verifica dei tracciati di solo
interesse forestale, escludendo peraltro quelli relativi alle arterie di grande comunicazione come superstrade e autostrade.
Per la viabilità d’interesse forestale è stata adottata
la seguente classificazione:
• strada camionabile principale: strada a fondo artificiale larga almeno 4 m con pendenza
massima 12-15% ad uso multiplo (non esclusivamente forestale);
• strada camionabile secondaria: strada a fondo artificiale larga almeno 3 m con pendenza
massima 15-18% adatta alla circolazione a bassa velocità di automezzi pesanti;
• strada forestale (carrareccia): strada a fondo
artificiale o naturale larga 2-2,5 m con pendenza inferiore al 15-20% adatta alla circolazione
di trattori con rimorchio e piccole autovetture;
• pista trattorabile: pista a fondo naturale larga
2-2,5 m con pendenza dal 5-10 al 30% adatta
alla circolazione di mezzi a doppia trazione e di
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4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
trattori a ruote, senza rimorchio, utilizzati per
l’esbosco a strascico;
• mulattiera, sentiero: via di accesso di larghezza inferiore a 2-2,5 m adatta al passaggio di
persone e animali; sentiero indicato dalla cartografia e da segnaletica sul terreno.
Per quanto attiene alle infrastrutture antincendio,
sono state acquisite tutte le informazioni già in
possesso dell’Amministrazione regionale relativamente a punti di avvistamento e laghetti per uso
antincendio boschivo.
A questi strati informativi sono stati aggiunti per
Figura 4.2.5 - Particolare dei limiti del vincolo nel Comune
di Bolognetta (PA).
La carta dei modelli di combustibile e la carta del
rischio d’incendio (estivo ed invernale) sono tre
principali cartografie derivate dalla Carta dei Tipi
Forestali prodotte nell’ambito della realizzazione
del Sistema Informativo siciliano. Queste carte tematiche sono di elevato interesse forestale poiché
forniscono elementi utili ai fini di una corretta pianificazione delle attività di antincendio boschivo e
fanno parte integrante del Piano AIB realizzato per
il decennio 2009-2013.
Carta dei modelli di combustibile
La realizzazione dello strato informativo relativo
ai modelli di combustibile ha come origine la base
tematico-geometrica della Carta dei Tipi Forestali
(standard FRA 2000), opportunamente integrata da
altre carte tematiche già facenti parte del progetto
SIF-Sicilia. Tutto il materiale informatico a disposizione è stato elaborato utilizzando piattaforme GIS
che consentono di gestire dati georeferenziati.
Data la necessità di fornire all’Ente regione una cartografia quanto più dettagliata possibile, si è ritenuto utile utilizzare le geometrie e i tematismi d’interesse forestale della Carta dei Tipi in ogni sua parte,
integrandola attraverso l’utilizzo della Carta Natura
per la sola classe “Praterie, pascoli e incolti”.
La Carta dei Tipi è stata quindi implementata con
le varie tipologie di prati-pascoli a prevalente componente erbacea, gli ampelodesmeti (“praterie perenni ad Ampelodesmos mauritanicus”) e i felceti
(“formazioni a Pteridium aquilinum supramediterranee”).
Questa integrazione ha permesso d’incrementare
il dettaglio informativo della Carta e di fornire elementi utili all’attribuzione di classi di rischio d’in-
cendio a tutte le zone agricolo-forestali del territorio regionale.
Il metodo dei modelli di combustibile applicato
all’antincendio è stato definito in Nord America,
ma ha avuto molte applicazioni e adattamenti poiché è stato utilizzato da molti paesi nel mondo. è
stata formulata una classificazione, denominata
“standard Fire Behavior”, che definisce 13 modelli
classificati in 4 gruppi (pascoli, cespugli, lettiera e
residui di interventi selvicolturali). Nel caso siciliano
si è ritenuto opportuno applicare la metodologia
limitandosi ai primi tre gruppi di modelli; il gruppo
“residui” non è stato considerato applicabile alla
realtà forestale siciliana, nella quale gli interventi
selvicolturali sono rari e di limitata estensione. Per
un approfondimento sui modelli di combustibile
standard adottati si rimanda a quando descritto nel
capitolo 11.3.
La fase successiva ha previsto l’attribuzione di un
modello di combustibile alle varie categorie di prato-pascolo (ampelodesmeti, felceti, ecc.) e ad ogni
tipo o gruppo di tipi forestali, che per caratteristiche e quantità del combustibile (vivo e morto) sono
riconducibili ad uno dei modelli descritti.
A questo fine non è stato possibile stabilire una
corrispondenza univoca tipo-modello, soprattutto
per quanto riguarda le formazioni boscate, il cui
grado di copertura determina la composizione e lo
sviluppo del sottobosco.
Come dati ancillari nell’attribuzione dei modelli
sono state anche utilizzate le informazioni raccolte
nell’ambito dei rilievi di campo dell’Inventario Forestale della Regione Siciliana (IFRS).
Con tale metodologia è stato possibile realizzare
una stima sufficientemente attendibile del combustibile presente su tutto il territorio siciliano in
Figura 4.2.6 - Carta dei modelli di combustibile.
termini di quantità, qualità e distribuzione spaziale
(Figura 4.2.6).
Carte del rischio d’incendio estivo ed invernale
In Sicilia i principali fattori che intervengono a turbare il naturale dinamismo della vegetazione sono
quelli antropici, in particolare gli interventi volti a
modificare l’uso del suolo anche attraverso incendi
di origine dolosa. Il ricorso all’incendio è considerato il mezzo più economico per il mantenimento dei
pascoli negli ambienti pastorali di tutto il mondo e
nell’area mediterranea è molto diffuso.
Le formazioni vegetali attuali sono in perenne evoluzione e tra i fattori che ne influenzano il dinamismo il fuoco è probabilmente quello più incisivo. La
sua azione agisce sia innescando pericolosi processi
di degradazione, sia bloccando l’evoluzione verso
forme compositive e strutturali più complesse. La
valutazione del rischio d’incendio in Sicilia costituisce pertanto un presupposto fondamentale per
qualsiasi tipo di pianificazione territoriale.
La possibilità che un incendio si sviluppi dipende
principalmente da tre gruppi di fattori:
• ambientali fissi, quali pendenza, esposizione
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4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
Cartografie derivate
Sistema informativo Forestale Regionale
ed illuminazione, e variabili, quali temperatura,
precipitazioni, umidità relativa, vento ecc.;
• copertura vegetale del suolo con le sue
caratteristiche, quali densità, umidità, altezza
combustibilità;
• attività antropica in tutte le sue forme ed interazioni con l’ambiente.
In questo contesto, per una valutazione del rischio
d’incendio sono stati presi in esame soltanto i fattori predisponenti: l’insieme, cioè, delle variabili che
con azione combinata consentono il verificarsi delle
potenziali condizioni per lo sviluppo del fuoco.
La topografia ha una grande influenza sul comportamento del fuoco. A causa della morfologia
del terreno si determinano, nell’ambito di uno
stesso comprensorio, differenze microclimatiche
considerevoli che spesso causano modifiche sulle
caratteristiche del combustibile.
La pendenza è un fattore che influenza la velocità
di propagazione del fuoco, soprattutto nelle fasi
iniziali. In un versante che presenta un’inclinazione
compresa tra i 10 ed i 15 gradi, la velocità di propagazione è doppia rispetto ad una superficie piana;
è quadrupla se l’inclinazione è di 25 gradi. Con la
pendenza aumenta l’intensità lineare di fiamma e
quindi anche il rischio d’incendio.
L’esposizione contribuisce a stabilire le condizioni microclimatiche della stazione. Le condizioni di
umidità del combustibile, ed in particolare di quello
fine, possono variare rapidamente in funzione della quantità di radiazione solare recepita. Passando
dalle esposizioni nord a quelle sud, il rischio di incendio aumenta.
Il clima svolge un ruolo molto importante nel determinare le condizioni d’innesco e di sviluppo degli
incendi boschivi. Temperature, precipitazioni, venti
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4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
e umidità dell’aria agiscono come cause indirette e
dirette. Per valutare l’azione del clima è stato utilizzato lo strato informativo del bioclima dell’Atlante
climatologico della Sicilia.
Il ruolo della vegetazione è stato considerato
mediante la carta dei modelli, in cui ciascuna formazione vegetale viene classificata sulla base delle
caratteristiche del combustibile che determinano il
comportamento del fuoco.
L’utilizzo della viabilità trova giustificazione nella
probabilità d’innesco: oltre il 90% degli incendi ha
origine in prossimità di una strada.
Per la redazione delle carte è stato fatto corrispondere a ciascun fattore (pendenza, esposizione, bioclima, modelli di combustibile, viabilità) un tematismo cartografico e tramite un modello additivo
ponderato, gestito in ambiente GIS, è stato possibile calcolare per ogni zona del territorio siciliano
un livello di rischio.
Nelle cartografie derivate è rappresentata una
mappatura territoriale del rischio d’incendio suddivisa in cinque classi:
• rischio assente;
• rischio basso;
• rischio medio;
• rischio alto;
• rischio molto alto.
Le soglie delle cinque classi di rischio isodimensionali sono state stabilite coerentemente con le norme previste dal Piano AIB realizzato per il decennio
2009-2013. La valutazione del grado di combustibilità della vegetazione utilizzato per la realizzazione della carta del rischio estivo (Figura 4.2.7) è
riferita al periodo maggio-settembre compresi, in
cui il rischio è il più alto.
Figura 4.2.7 - Carta del rischio estivo d’incendio.
Architettura di rete
Il centro servizi è situato presso il CED del Comando del Corpo Forestale. Esso s’inquadra in una architettura di rete, che coinvolge tutte le articolazioni territoriali che fanno capo all’organizzazione del
Comando stesso.
Il territorio risulta organizzato su tre livelli (Figura
4.3.1):
• Sede del Comando del Corpo Forestale;
• Ispettorati Ripartimentali delle Foreste (9 sedi);
• Distaccamenti Forestali (82 sedi).
Le apparecchiature presenti nella Server Farm del
centro servizi consistono in un insieme di server,
dispositivi di storage e dispositivi di rete, anch’essi
acquisiti con il progetto SIF. I gruppi di server e i
dispositivi ausiliari sono organizzati in un’architettura disegnata in modo tale da garantire la massima continuità del servizio ed un elevato grado
di protezione contro gli accessi non autorizzati.
Nell’architettura hardware si sono suddivise le funzionalità principali della struttura software in gruppi di server organizzati in modalità cluster; a questi
si è affiancato un server con compiti di ausilio alla
gestione della rete e dei dati (backup).
Distribuzione licenze
La soluzione progettuale studiata per dotare il SIF
delle funzionalità GIS necessarie al corretto svolgimento di tutte le attività richieste si basa su personalizzazioni ad hoc dei prodotti della famiglia
ArcGIS di ESRI.
All’interno del progetto quindi sono state acquistate licenze ArcView, ArcGis Server, ErMapper
ArcEditor e ArcPad. Le licenze ArcPad sono state
utilizzate per le installazioni sui 117 palmari a disposizione del Corpo Forestale e appositamente
personalizzate per il rilievo delle informazioni sugli illeciti e sugli incendi; le altre licenze sono state
distribuite sul territorio come di seguito riportato
(Figura 4.3.2). La distribuzione delle licenze è avvenuta sulle nuove dotazioni hardware del Comando
del Corpo Forestale e degli Ispettorati Ripartimentali e in base all’uso effettivo che ciascun attore ne
deve fare, tenendo conto del proprio inquadramento all’interno dell’organizzazione.
Figura 4.3.1 - Schema rappresentativo dell’architettura
del Sistema Informativo Forestale della Sicilia.
Portale del SIF e suo WebGIS
Il portale del progetto SIF, raggiungibile dall’indirizzo http://sif.regione.sicilia.it rappresenta il
punto d’incontro e di esposizione verso l’esterno di
tutto il lavoro effettuato in questi anni dal Comando del Corpo Forestale (Figura 4.3.3). Il progetto
grafico adottato presenta una struttura classica a
colonne con caratterizzazioni di colore studiate per
garantire una chiara identificazione delle aree tematiche principali. Le foglie stilizzate della Roverella riportano alla mente dell’osservatore i colori del
bosco e della natura presenti in Sicilia, mentre il
logo richiama i colori del cielo, della terra, del sole
riflessi nella Sicilia stessa con il profilo dell’aquila
del Corpo Forestale presente nella parte centrale
dell’acronimo SIF.
In particolare, attraverso il portale web si:
• offre al Comando del Corpo Forestale la visione
immediata del lavoro effettuato dagli IRF:
-- estrazioni schede AIBFN
-- riepilogo dati di sintesi degli incendi validati
Figura 4.3.2 - Distribuzione hardware e licenze software
del SIF nel territorio.
Figura 4.3.3 - Home page del portale.
39
4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
4.3 Infrastruttura informatica del SIF: configurazione e
funzionamento
Sistema informativo Forestale Regionale
in termini di costo di estinzione, valore del
macchiatico, superficie delle categorie forestali incendiate e tante altre caratteristiche
degli incendi, aggregandoli per competenza
di Ripartimento, di Provincia o di comune;
-- estrazioni schede ST1/ST2 relative alle statistiche sugli incendi
• comunicano con l’esterno i risultati ottenuti:
-- dati riepilogativi dell’Inventario Forestale
(Figura 4.3.4)
-- download di differenti carte d’interesse territoriale, quali ad esempio la Carta Forestale,
carta del vincolo idrogeologico, carta delle
ecoregioni, carta dei siti di raccolta del materiale di propagazione forestale
-- comunicazioni ai cittadini di qualsiasi tipologia, informazioni, news, eventi, bandi, ecc.
• offrono servizi alle pubbliche amministrazioni e
ai cittadini:
-- rilascio del nulla osta al vincolo idrogeologico
-- possibilità per ciascun comune che ha chiesto
l’abilitazione di scaricare da WebGIS le particelle catastali delle aree incendiate di supporto alla costruzione del catasto incendi.
All’interno del portale assume particolare interesse
il WebGIS del progetto, che è lo strumento con il
quale il Comando espone i propri dati territoriali
verso l’esterno (Figura 4.3.5).
In generale, con il termine WebGIS si indicano tutti i sistemi informativi territoriali pubblicati su web
con cui Regioni e Comuni rendono accessibili ai
cittadini informazioni di carattere ambientale, urbanistico, territoriale, offrendo una navigazione su
base cartografica delle stesse. Un WebGIS è quindi
l’estensione al web degli applicativi nati e sviluppati
per gestire la cartografia numerica. Si evidenzia in
40
4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
particolare che i WebGIS si distinguono nettamente da un progetto GIS per le specifiche finalità di
comunicazione e di condivisione delle informazioni
con tutti gli utenti. Quindi il progetto SIF gestisce
e pubblica attraverso il proprio WebGis tutte le informazioni sopra esposte e si offre come una delle
poche finestre ad oggi attive sul SIT della Regione
Siciliana.
Alcuni degli strati informativi pubblicati sono:
• CTR 1:10.000
• Ortofoto 2007 e 2008
• Ambiti Amministrativi
• Orografia
• Viabilità
• Catasto Agea
• Idrografia
• Vegetazione
• Reti tecnologiche
• Aree percorse dal fuoco 2007/2008/2009
• Aree percorse dal fuoco 2010 (censite con il SIF)
• Carta Forestale
• Vincolo idrogeologico
• Aree ecologicamente omogenee
• Aree a priorità d’intervento
• Aree di raccolta (boschi da seme)
Figura 4.3.4 - Estrazione dei dati inventariali.
Figura 4.3.5 - WebGIS del portale SIF.
SIF e moduli software specialistici
Censimento delle aree percorse dal fuoco
Una delle attività più importanti che il SIF ha sviluppato è legata alla metodologia di rilevamento degli
incendi. Lo sviluppo applicativo di tale esigenza ha
informatizzato le attività che più caratterizzano
il Corpo Forestale Regionale. L’idea è stata quella di mettere a disposizione di tutti gli attori che
intervengo nel processo il modulo “foglio notizia
antincendio boschivo” (AIBFN) in formato elettronico, in modo tale da consentire la conservazione
e la consultazione dei dati rilevanti di un incendio,
dall’avvistamento al rilevamento dell’area percorsa
dal fuoco. Tale scheda è stata inoltre agganciata a
un poligono cartografico che delimita gli effettivi
confini dell’incendio rilevato.
L’interfaccia realizzata per il rilievo dei dati cartografici ed alfanumerici mette a disposizione alcuni
strumenti d’impiego intuitivo, idonei ad essere utilizzati anche da personale non in possesso di competenza specifica in materia di rilievo GIS .
L’informatizzazione di questa attività ha presentato
il beneficio indotto di attivare un unico modello di
rilevazione incendi partendo dalle normative nazionali recepite dalle direttive regionali, facendo sì
di avere una scheda AIBFN univoca per il territorio
regionale.
Il flusso informativo, riportato in Figura 4.3.6, mostra, dal basso verso l’alto, come avviene il processo
di rilievo di un incendio fino alla pubblicazione del
dato e quindi alla sua visualizzazione nel WebGIS.
Le informazioni geometriche degli incendi vengono raccolte principalmente dai Distaccamenti. Essi
utilizzano dei palmari Trimble dotati di ArcPad 8.X
opportunamente personalizzato per l’inserimento
della geometria dell’incendio e delle informazioni
di base del rilievo stesso (Figura 4.3.7). Successivamente, lo stesso operatore carica i dati contenuti
nel palmare al proprio pc e attiva uno specifico
software denominato Upload Manager. Tale applicativo consente di completare tutte le informazioni
aggiuntive della scheda AIBFN non necessariamente rilevabili sul luogo dell’incendio.
Al completamento della scheda, il Distaccamento
invia tutti i dati all’Ispettorato Ripartimentale di
competenza (Figura 4.3.8).
L’Ispettorato Ripartimentale, oltre a ricevere comunicazione via e-mail del dato di sua competenza,
verifica attraverso l’apposita toolbar del SIF sviluppata su ArcGis, che tutte le informazioni inserite,
incluse quelle geometriche, siano corrette. Ultimata l’operazione, il dato viene reso disponibile per
l’archiviazione e la pubblicazione.
L’applicativo, nella sua interezza, permette il rilevamento di tutti gli incendi, calcolandone automaticamente la superficie, l’entità del danno ambientale
arrecato ed il relativo costo di estinzione. L’incrocio
dei dati geometrici degli incendi con le informazioni
contenute nella Carta Forestale della Regione consente l’estrazione di dati descrittivi più puntuali.
L’architettura funzionale prevede, attraverso la
pubblicazione del dato e quindi la relativa visibilità
sul WebGis, che i comuni possano estrarre anche
le particelle catastali percorse dal fuoco. Il sistema, pertanto, fornisce ai comuni della Regione il
4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
Naturalmente viene anche offerta la possibilità
di utilizzare i classici strumenti di Zoom, Pan e di
effettuare ricerche, stampa, individuazione di un
punto attraverso l’inserimento di una coordinata,
la misurazione di distanze, ecc.
Figura 4.3.6 - Flusso dati del modulo incendi.
Figura 4.3.7 - Maschera di acquisizione dati della procedura incendi.
Figura 4.3.8 - Maschera di gestione dati della procedura
incendi.
41
Sistema informativo Forestale Regionale
supporto al censimento degli incendi previsto dalla
legge 353 del 2000.
Calcolo del danno ambientale e del costo
d’estinzione
Così come previsto da progetto e fortemente voluto dal Comando del Corpo Forestale, si è provveduto a implementare un metodo di stima per il calcolo
del danno ambientale e del costo di estinzione relativi ad ogni singolo evento “incendio”.
Il metodo adottato si basa sui dati presenti nella
scheda AIBFN, concordata in fase di analisi, e, per
non stravolgere la struttura della scheda stessa e
non sovraccaricare i Distaccamenti nell’inserimento di ulteriori dati, si è deciso di seguire, anche se
con piccoli accorgimenti, l’approccio “sintetico”
descritto nella pubblicazione “Valutazione dei danni da incendi boschivi” dell’Accademia Italiana di
Scienze forestali (2007).
I costi legati all’incendio sono stati calcolati come
indicato di seguito:
Costo di estinzione, dato dalla sommatoria di tre
differenti costi:
• Costo del personale intervenuto
• Costo degli automezzi intervenuti
• Costo dei mezzi aerei intervenuti
Ovvero:
Ce_sp = [Σ (Ntot- i * Dm * Cmo- i )] +[Σ[ (Cmm
+ Csm)*Nmm ] * Dmm] +[Σ[Cma +Csa) *Nma ]
* Dma]
Per il costo di estinzione relativo alle persone intervenute:
• Ntot- i = numero totale di persone intervenute
nelle attività di estinzione per una data tipologia;
• Dm = durata media dell’intervento delle persone,
42
4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
comprensivo del tempo necessario per il trasferimento in zona operativa (ore);
• Cmo- i = costo medio orario personale retribuito per una data tipologia (€/ora);
Per il costo di estinzione relativo agli automezzi intervenuti:
• Cmm = costo di ammortamento degli automezzi intervenuti (€);
• Csm = costo medio orario, consumo carburante, automezzi intervenuti (€) (€/ora);
• Nmm = numero automezzi intervenuti
• Dmm = durata media dell’intervento degli automezzi;
ogni singolo comune. Nella prima fase di analisi si è
provveduto a individuare le associazioni tra le tipologie di coltura indicate nelle GURS ed i tipi forestali
presenti nella Carta Forestale, assegnando i VAM
ufficiali espressi in ettari.
Per il livello di danneggiamento si è tenuto conto:
• della categoria fisionomica di appartenenza
• dell’altezza della scottatura
• dell’intensità della fiamma.
A differenza di quanto riportato nella pubblicazione “Valutazione dei danni da incendi boschivi”, si è
stabilito di non indicare il dato relativo all’intensità
del fuoco in KW/m ma considerando l’intensità del
Per il costo di estinzione relativo ai mezzi aerei:
• Cma = costo di ammortamento dei mezzi aerei (€);
• Csa = costo medio orario, consumo carburante,
mezzi aerei (€) (€/ora);
• Nma = numero aerei
• Dma = durata media dell’intervento dei mezzi
aerei;
La formula applicata per il calcolo del valore del
macchiatico quindi è stata la seguente:
DAvam= [Σ (VAMfor - VAMsn)* Sup * LD]
• VAMfor = Valori Agricoli Medi per la tipologia
forestale più simile a quella danneggiata (€/ha);
• VAMsn = Valori Agricoli Medi per i terreni incolti (€/ha);
• Sup = superficie percorsa dal fuoco (ha);
• LD = livello di danneggiamento dovuto all’incendio (% di danneggiamento);
Per la stima del danno ambientale si è tenuto conto
dei Valori Agricoli Medi (VAM) ufficiali pubblicati
nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana per
Figura 4.3.9 - Costi di Estinzione e Valore del Macchiatico
su incendi validati.
fuoco decodificata in:
• debole
• bassa
• media
• alta
• forte.
Questa scelta, forse meno precisa, è stata necessaria poiché non sarebbe stato semplice far indicare ai Distaccamenti Forestali l’intensità del fuoco
espressa in KW/m. Le relative categorie fisionomiche invece sono state raccordate con le tipologie
Gestione Illeciti
Così come per la rilevazione delle aree percorse dal
fuoco e per standardizzare la metodologia di acquisizione dati e invio all’Ispettorato Ripartimentale
Forestale di competenza, le pattuglie che operano
in campo, attraverso l’uso dei dispositivi portatili,
registrano le informazioni relative agli illeciti che
vengono rilevati sul territorio.
L’applicativo tratta il dato secondo il medesimo
flusso informativo descritto per le aree percorse dal
fuoco e consente una classificazione dello stesso
secondo i parametri adottati dal Comando del Corpo Forestale, garantendo al contempo, l’alimentazione del data base. Attraverso l’estrazione dei dati
di sintesi dal portale, l’utente abilitato viene messo
in condizione di conoscere dislocazione, entità e
tipologia degli eventi rilevati, oltre che, naturalmente, di potere analizzare i fenomeni con i classici
strumenti di ArcGis e del WebGis.
Il servizio, inoltre, consente l’elaborazione delle
schede di sintesi analizzabili a diversi livelli di aggregazione.
La condivisione di tali informazioni tra i Ripartimenti
regionali favorisce l’efficacia delle politiche di tutela
del territorio, offrendo visibilità reciproca sugli illeciti rilevati.
Gestione materiali e mezzi e gestione delle
risorse del personale
Il software “Gestione delle Risorse del Personale“
(Ge.Ri.Per.) e quello “Gestione dei Materiali e Mezzi“ (Ge.Ri.Ma.Me.) garantiscono un valido supporto all’impiego del personale del Corpo Forestale e
dei mezzi utilizzati in interventi di Protezione Civile
in conformità alle Procedure Operative Esecutive di
Allertamento.
Prima dell’implementazione di tali applicativi, il Comando del Corpo Forestale si avvaleva di schede
cartacee di recupero, su cui venivano indicati i dati
anagrafici, di recapito, di qualifica e di mansione
del personale nonché le caratteristiche dei mezzi
disponibili.
I punti di debolezza del processo erano:
• obsolescenza delle informazioni a causa della
bassa frequenza di aggiornamento;
• metodo di recupero delle informazioni lento e
farraginoso;
• ridotta qualità del dato.
La soluzione adottata agisce su tutti i punti di debolezza del precedente processo, migliorandolo,
garantendo le informazioni alle strutture competenti e consentendo una più efficace distribuzione
dei carichi di lavoro (inserimento ed aggiornamento
dei dati) a tutte le articolazioni operative dell’Amministrazione.
La procedura, infine, si configura come un valido
strumento a supporto delle decisioni e delle azioni
da intraprendere in caso d’interventi di protezione
civile in termini di localizzazione ed individuazione
del personale addetto e degli strumenti impiegabili.
Informatizzazione del nulla osta al vincolo
idrogeologico (HABITAT)
Il modulo è stato realizzato per la gestione delle
procedure amministrative propedeutiche al rilascio
del nulla osta al vincolo idrogeologico. Il software
implementato garantisce un’interazione semplice e
veloce tra l’utenza (cittadini, imprese, altre pubbli-
che amministrazioni) e il Dipartimento, nel pieno
rispetto della trasparenza amministrativa e della
privacy. Tale soluzione snellisce le procedure di sottomissione ed il tracciamento dello stato di lavorazione delle richieste a tutto vantaggio dell’utenza,
alleggerendo contemporaneamente il carico di lavoro dell’Amministrazione.
A seguito di analisi, è stato progettato il modulo
Habitat basandosi su di un motore di workflow che
43
4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
forestali presenti sulla Carta Forestale. I due costi
vengono automaticamente calcolati e inseriti nel
sistema nel momento in cui l’IRF effettua la validazione del dato. A livello geometrico tale procedura
sovrappone il poligono dell’incendio (non considerando gli eventuali inclusi) alla Carta Forestale.
Da tale sovrapposizione si calcolano gli ettari di tipologia forestale percorsi dal fuoco e successivamente, incrociando tali valori con i quadri sinottici
sopra descritti e la scheda AIBFN, viene calcolato il
valore del macchiatico e il relativo costo di estinzione (Figura 4.3.9).
Sistema informativo Forestale Regionale
amministra il processo e gli stati intermedi dell’iter
procedurale. Il servizio si compone di un modulo di
front-office on-line che si rivolge all’utenza e di un
modulo di back-office, dove sono resi disponibili gli
strumenti di lavorazione delle istanze.
I destinatari del modulo di front-office sono tipicamente i cittadini, le imprese e altre amministrazioni pubbliche. Essi possono sottomettere le istanze
direttamente attraverso il Web; a tali istanze viene
associato un numero identificativo, attraverso il
quale è possibile monitorare lo stato di lavorazione, in applicazione dei principi della trasparenza
amministrativa.
Il sistema permette agli utenti una significativa
riduzione dei tempi e dei costi d’interazione con
gli uffici del Comando e consente il tracciamento
dello stato e dell’assegnazione della pratica sempre
via Web.
Nel database vengono, quindi, conservate le informazioni e gli stati relativi ai procedimenti in corso.
L’informatizzazione del processo di gestione delle
richieste, con l’implementazione di strumenti di accettazione, di lavorazione e di rilascio (o rigetto) del
nulla osta, consente la creazione e la condivisione di
un archivio informatico delle istanze e dei nulla osta
rilasciati, realizza una omogeneizzazione delle procedure ed inoltre aiuta il Corpo forestale a rispettare i tempi operativi del procedimento, nell’ottica
di fornire una migliore qualità dei servizi ai propri
44
4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
utenti in termine di efficacia ed efficienza.
Monitoraggio degli interventi sul territorio
Attraverso una personalizzazione di ArcGis è stato
creato un modulo software che consente la gestione degli interventi che vengono realizzati sul
territorio della Regione. Per intervento s’intende
l’insieme di azioni tese a modificare lo stato di un
territorio dal punto di vista fisico e/o qualitativo.
In tal senso vengono considerati interventi quelli
orientati al recupero o alla prevenzione di dissesti
idrogeologici, quelli relativi al rimboschimento ed
alle utilizzazioni boschive di alcune aree, ma anche quelli relativi alla modificazione degli aspetti di
fruizione del territorio forestale o di vivibilità delle
aree montane.
La soluzione riguarda la classificazione ed il censimento delle tipologie d’intervento, la definizione,
per ciascuna tipologia, degli indicatori qualitativi e
quantitativi tesi ad evidenziarne lo stato d’esecuzione, l’efficacia/efficienza dell’intervento stesso in
termini di costi/benefici attesi e la verifica che in
una data zona non si ripetano azioni attuate da
altri soggetti pubblici o privati. Ciascun intervento
viene tracciato anche dal punto di vista delle somme stanziate, di quelle impegnate e di quelle spese,
per un periodo pluriennale. L’applicazione è stata
realizzata anche per essere visibile su WebGis, dagli
utenti appositamente autorizzati.
Tra le molteplici opportunità che il SIF offre, vi è in
particolare quella di facilitare le operazioni di continuo monitoraggio attraverso la costante raccolta
di informazioni che rappresentano elementi-chiave
per il mantenimento dell’efficacia del sistema stesso ai fini della programmazione regionale.
Si è visto precedentemente come le procedure relative al censimento delle aree percorse dal fuoco,
agli illeciti amministrativi e all’emissione del nulla
osta al vincolo idrogeologico possano rendere disponibili utili elementi di base per l’aggiornamento
del sistema informativo forestale.
Tuttavia non sempre è possibile adattare le informazioni di carattere gestionale per l’aggiornamento dei dati di base, soprattutto quando s’intendono
produrre statistiche territoriali con un determinato
livello di affidabilità delle stime. è il caso delle statistiche di superficie delle diverse categorie inventariali e forestali deducibili dall’Inventario Forestale
e della disponibilità aggiornata dei principali temi
cartografici del sistema.
Con il progetto SIF sono state messe a punto due
procedure di aggiornamento che riguardano l’IFRS e
la CFRS. Esse prevedono un monitoraggio completo
delle banche dati ogni 4 anni, garantendo l’aggiornamento sui livelli informativi di medio dettaglio.
Per l’Inventario Forestale regionale lo scopo del
sistema di aggiornamento è quello di fornire annualmente statistiche relative alle superfici forestali
per i principali attributi informativi. Per la sua attuazione è previsto un aggiornamento annuale per un
quarto dei punti della prima fase fotointerpretativa
e la successiva verifica a terra della quota parte dei
4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
4.4 Sistema di aggiornamento
dell’IFRS e della CFRS
punti forestali già estratti nella fase 2, oltre alla totalità dell’insieme di punti che risultano discordanti
tra le classificazioni dell’aggiornamento e quelle
del progetto iniziale.
Mantenendo l’aggiornamento al continuo è possibile ogni anno disporre della media variabile dei
dati raccolti e produrre le conseguenti statistiche
di superficie in appositi report pubblicati sul sito di
progetto (Figura 4.4.1).
Per la Carta Forestale l’obiettivo è di disporre ogni
quattro anni di un aggiornamento delle coperture
forestali. In questo modo la Carta potrà costituire
un documento dinamico utile per i diversi impieghi
richiesti.
I principali fattori dinamici che possono significativamente modificare le coperture forestali sono gli
incendi boschivi, i fenomeni dell’abbandono delle
colture agricole in determinati contesti (colture
arboree all’interno di aree protette) e le azioni di
ripristino a coltivo di superfici in evoluzione a bosco o il fenomeno opposto attraverso piantagioni
di coltivazioni arboree.
La metodologia di aggiornamento prevede l’utilizzo di una mappa del cambiamento derivata da
analisi di immagini satellitari e dei censimenti delle
aree incendiate acquisiti nel periodo di aggiornamento (Figura 4.4.2)
La mappa del cambiamento deriva da un’elaborazione multitemporale su immagini satellitari
Landsat a cinque bande spettrali scelte tra l’anno
d’esecuzione della carta forestale e l’anno di aggiornamento in periodi coerenti tra loro. I perimetri
delle aree incendiate sono invece acquisiti direttamente dal SIF attraverso l’apposita procedura già
illustrata. I dati di base hanno lo scopo di segnalare
Figura 4.4.1 - Schema di aggiornamento IFRS.
45
Sistema informativo Forestale Regionale
un fenomeno di cambiamento, in modo che l’operatore incaricato dell’aggiornamento della cartografia possa valutare la concreta variazione della
copertura forestale (Figura 4.4.3).
L’operatore valuta nella fase di classificazione se
procedere al rilievo in campo oppure servirsi della
documentazione aerofotogrammetrica o satellitare
disponibile al fine di procedere alla riperimetrazione dell’unità cartografica variata.
I due sistemi di aggiornamento sono stati impostati
in modo da minimizzare i costi a parità di risultato.
Per l’aggiornamento dell’IFRS è previsto un rilievo
annuo di 25.753 punti di fase 1 e 1.100 di fase 2.
4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione
Non si prevede di raccogliere informazioni relative
alla fase 3, per la quale si è ritenuto più opportuno rimandare a specifici progetti anche in funzione
degli aspetti che si vorranno di volta in volta da
approfondire.
Per l’aggiornamento della CFRS è previsto l’acquisto ogni 4 anni di una copertura satellitare Landsat
TM, l’elaborazione della mappa derivata dal confronto multitemporale ed infine una rivisitazione
mirata, anche tenuto conto delle aree percorse dal
fuoco, della CFRS. Si ipotizza un controllo effettivo
su circa il 10% della superficie forestale, pari ad
un’estensione di circa 50.000 ettari.
Figura 4.4.3 - Esempio di variazione della copertura forestale: deforestazione per ripristino attività pastorale (anni 2000 a
sinistra e 2009 a destra).
Figura 4.4.2 - Schema generale di aggiornamento della
CFRS.
46
5. Bosco misurato, bosco rappresentato.
Inventario, carta e tipologia forestale
Gli inventari e le carte forestali forniscono conoscenze sulla realtà forestale di un determinato
territorio secondo gli scopi per i quali sono stati
impostati e redatti.
L’inventario è un sistema di informazioni statistiche relative a una serie di parametri e caratteristiche dei boschi (estensione, composizione,
struttura, indicatori di massa e di accrescimento),
oltre che di dati fisici e ambientali riguardanti le
stazioni dei diversi popolamenti forestali. Le inIFNI 1985
266.400
formazioni possono essere accompagnate da indicatori di errore di stima, in genere espressi
in percentuale sulla media del parametro stimato; a titolo d’esempio in Tabella 5.1 si riportano
gli errori per la stima della superficie forestale
complessiva della Sicilia indicata dai tre inventari, che corrispondono, rispettivamente, ad ettari:
± 14.652; ± 6.425; ± 5.633.
è possibile rappresentare cartograficamente le
informazioni inventariali facendo riferimento ai
punti di rilevamento campionario e mettendo
INFC 2005
5,5%
338.171
in rilievo le aree con punti dalle medesime caratteristiche: si ottengono cartogrammi o cartografie cosiddette automatiche, che hanno lo
scopo di dare informazioni di carattere generale.
La caratteristica discreta di tali carte può essere
apparentemente superata con il ricorso a rappresentazioni a piccola scala (Figura 5.1). I punti
inventariali come punti di verità al suolo possono
essere inoltre utilizzati per la produzione di cartogrammi attraverso tecniche di spazializzazione:
l’informazione di un punto viene correlata alla fir-
ma spettrale di un’immagine satellitare ed estesa
a tutta l’area interessata da tale firma.
Le carte forestali propriamente dette forniscono
rappresentazioni al continuo delle superfici boscate e delle loro caratteristiche. Si tratta però di
alcune e determinate caratteristiche fondamentali, giacché la rappresentazione di tutte le informazioni che gli inventari sono in grado di fornire
comporterebbe nel caso delle carte elaborazioni
molto complesse, con costi non facilmente affrontabili.
IFRS 2009
1,9%
512.121
1,1%
Tabella 5.1 - Confronto tra gli errori di stima indicati nei tre inventari per la superficie forestale.
FONTE
CFRS
IFRS
Arbusteti e macchie
Categoria inventariale
168.650,65
143.835,73
Boschi (copertura > 10%)
311.999,35
316.376,11
Boschi radi (copertura 5-10%)
12.370,82
15.475,25
Impianti di arboricoltura da legno
6.618,96
4.642,85
Aree temporaneamente prive di copertura forestale
8.629,97
13.415,63
Superfici incluse
Totale
18.375,27
508.269,74
512.120,84
Tabella 5.2 - Confronto, in termini di superficie calcolata in ettari, dei dati derivanti dalla Carta Forestale (CFRS) e dall’Inventario Forestale della Sicilia (IFRS).
47
5. Bosco misurato, bosco rappresentato
Inventario e cartografia nel Sistema Informativo Forestale della Sicilia
Sistema informativo Forestale Regionale
Come meglio chiarito più avanti, la carta forestale è
spesso indicata come luogo di verifica della normativa che pone vincoli e limiti d’uso al territorio boscato. Si spiega così perché la Carta Forestale della Regione Siciliana (CFRS) fa riferimento anche
alla definizione di bosco secondo la legge regionale
16/96 con riflessi diretti sulla normativa urbanistica. La legge infatti classifica bosco “una superficie
di terreno di estensione non inferiore a 10.000 m2
in cui sono presenti piante forestali, arboree o arbustive, destinate a formazioni stabili, in qualsiasi
stadio di sviluppo, che determinano una copertura
del suolo non inferiore al 50 per cento”.
Le carte forestali non consentono il calcolo di un
errore di stima, ma solo una verifica di affidabilità
che si può ottenere mediante confronto con punti
di controllo a terra.
Nel caso della Carta forestale della Sicilia l’affidabilità è risultata molto alta per la circostanza positiva
che gli operatori delle fasi fotointerpetative dell’inventario e della carta erano gli stessi e il materiale
utilizzato era di alta qualità (Tabella 5.2).
L’utilizzazione tipica degli inventari forestali avviene nel campo della programmazione forestale, in
quanto essi forniscono una serie di informazioni
indispensabili per definire linee di politica e di programma che il decisore politico e l’amministrazione
pubblica devono assumere. La carta forestale trova invece un’utilizzazione ottimale negli strumenti di piano, per i quali è necessario conoscere la
distribuzione territoriale delle superfici forestali e,
a volte, dei tipi di bosco. Infine, l’inventario è un
sistema informativo definito che non può essere
implementato con informazioni diverse da quelle
previste nell’impostazione iniziale; la carta forestale
si presta invece ad un confronto con altri tematismi
sviluppati da un sistema informativo territoriale.
48
5. Bosco misurato, bosco rappresentato
Anche nel Sistema Informativo Forestale (SIF)
della Sicilia inventario e carta sono due strumenti
con finalità diverse, che è possibile interrogare in
forma differenziata, ottenendone rispettivamente
informazioni statistiche e rappresentazioni territoriali. Hanno però il vantaggio di fare riferimento ad
una comune definizione di bosco e ad una stessa
classificazione tipologica.
Esaminata con attenzione, la tipologia forestale
si presenta non solo come uno strumento funzionale all’inventario e alla carta e una forma di collegamento tra i due, ma anche come il risultato di
uno studio che ha una sua valenza autonoma in
quanto introduce in Sicilia un sistema classificatorio già collaudato in altre regioni e anche a livello
nazionale, ma qui particolarmente elaborato per la
realtà dell’Isola.
La tipologia può essere quindi considerata come il
terzo cardine del Sistema Informativo Forestale, capace fra l’altro d’introdurre una nuova terminologia nel modo di descrivere i boschi della Sicilia. Non
va considerato come un sistema definito e chiuso,
ma come un inquadramento della vegetazione forestale aperto a futuri approfondimento ed apporti
conoscitivi.
Le informazioni sugli aspetti evolutivi dei tipi forestali individuati possono fornire indicazioni per i futuri programmi d’intervento nelle aree boscate.
I tipi forestali della Sicilia sono oggetto di apposita
pubblicazione che sviluppa le informazioni cui si
accenna in questo testo.
Bosco ex lege
Per valutare correttamente le implicazioni che comportano le definizioni e le descrizioni delle superfici
boscate desunte dall’inventario e dalla carta forestale, occorre prendere in considerazione anche le
Figura 5.1 - Distribuzione delle formazioni di querceto secondo i punti di rilevamento inventariale.
forestale” con gli atti della pianificazione forestale
regionale, i quali devono a loro volta basarsi, per
esplicita previsione del comma 1 del medesimo articolo di legge, “sugli elementi di conoscenza desumibili dall’inventario forestale regionale e dalla
carta forestale regionale”.
Per quanto concerne invece la carta che individua
le aree forestali in base alla definizione dell’art. 2
del d.lgs. 227 del 2001, si deve rilevare che tale
individuazione ha valore esclusivamente indicativo
dell’entità e della distribuzione delle aree boscate
vincolate ex lege dal d.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42
“Codice dei beni culturali e del paesaggio”, il quale, confermando e specificando la previsione normativa già contenuta nella legge 431 del 1985 e
nel T.U. 499 del 1999, individua tra i beni soggetti
al vincolo paesaggistico (art. 142, comma 1, lett.
g) “i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti
dall’articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo
18 maggio 2001, n.227”.
Infatti, riguardo alla definizione di bosco applicabile
ai fini del vincolo paesaggistico imposto per legge
dallo Stato con il provvedimento sopra richiamato, si deve rilevare come la recente giurisprudenza
abbia letto in senso restrittivo il rimando all’art. 2,
commi 2 e 6 , del d.lgs. 227 del 2001, indicando che devono considerarsi vincolati i boschi che
hanno i requisiti esplicitamente indicati dallo stesso
articolo, mentre le definizioni adottate dalle singole Regioni hanno valore giuridico per fini diversi,
di loro specifica competenza, senza poter incidere
sul vincolo paesaggistico, di esclusiva competenza
statale.
In merito si possono citare recenti (2007) sentenze
della Corte di Cassazione Penale, da cui risulta che,
dopo l’entrata in vigore della legge costituzionale
18 ottobre 2001, n. 3, che ha modificato la ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni, il potere di dettare la definizione della nozione di bosco ai
fini della tutela paesaggistica spetta solo allo Stato
e che tale potere va esercitato con l’indicazione dei
parametri previsti al comma 6 dell’art.2 del d.lgs.
227 del 2001, mentre spetta alle Regioni stabilire
eventualmente, e solo per altri fini, un diverso concetto di bosco per i territori di loro competenza.
I territori boscati soggetti ex lege al vincolo paesaggistico coincidono quindi, ai sensi del comma 6
dell’art. 2 del d.lgs. 227, con ogni terreno coperto
da vegetazione forestale arborea, associata o meno
a quella arbustiva, da castagneti, sugherete o da
macchia mediterranea, purché avente estensione
non inferiore a 2.000 metri quadrati, larghezza
media non inferiore a 20 metri e copertura non inferiore al 20 per cento. Sono poi assimilati al bosco
i fondi gravati dall’obbligo di rimboschimento per
fini di tutela ambientale, nonché le radure e le altre
superfici di estensione inferiore a 2.000 metri quadrati che interrompono la continuità del bosco.
La giurisprudenza peraltro ha finora asserito in
modo concorde che il vincolo disposto dal comma
1, lett. g dell’art.142 del d.lgs. 42 del 2004 insi-
49
5. Bosco misurato, bosco rappresentato
definizioni maturate attraverso disposizioni normative nazionali e regionali. In altri termini, occorre
prendere atto dei possibili rapporti e raffronti
che l’inventario e la carta da una parte e le definizioni ex lege pongono.
Il progetto del sistema informativo forestale regionale ha previsto la realizzazione di carte forestali
derivate basate sulle definizioni di bosco indicate nella legislazione regionale e nazionale ai fini
dell’applicazione di specifici vincoli e norme di
tutela. Tali definizioni si differenziano tra loro e
rispetto alla definizione FRA 2000 (FAO) per la diversa valutazione dei parametri distintivi del bosco
stesso, quali la superficie, la larghezza e il grado
di copertura minimi delle formazioni forestali, oltre
che per l’inclusione o l’esclusione di alcune categorie forestali, come nel caso degli impianti di arboricoltura da legno.
Sono così state elaborate le carte della copertura
forestale individuata secondo i parametri indicati
dall’art. 4 della legge regionale 6 aprile 1996,
n. 16 e dall’art. 2 del decreto legislativo 18
maggio 2001, n. 227.
Il progetto del SIF definisce la carta della copertura forestale redatta in base alla definizione di cui
all’art. 4 della legge regionale 16, come “carta
forestale di rilievo urbanistico”. Il “rilievo urbanistico” della carta è determinato anzitutto dai vincoli imposti dall’art. 10 della stessa legge regionale
all’attività edilizia nei boschi, nelle fasce forestali e
nelle relative zone di rispetto. Di particolare nota è
però anche il disposto del comma 7 dell’art. 5 bis,
che prevede un obbligo di coerenza, a pena di nullità, di ogni “strumento di pianificazione del territorio che includa i territori ricompresi dall’inventario
Sistema informativo Forestale Regionale
ste su tutti i terreni ove sia presente vegetazione
classificabile come bosco, indipendentemente dal
loro inserimento o perimetrazione in carte tecniche
regionali o tematiche.
Ne danno conferma due sentenze della Corte di
Cassazione Penale, una del 2006, l’altra del 2009,
da cui si rileva che “la natura di zona boscata è determinata dalla presenza effettiva di bosco fitto di
alto fusto o di bosco rado indipendentemente dal
dato che la zona sia riportata come tale dalla Carta
tecnica regionale”.
In definitiva, il vincolo paesaggistico vige ove sia
materialmente presente il bene giuridico “bosco”
oggetto di tutela e non nelle aree perimetrate sui
documenti cartografici, che possono quindi avere
solo valore indicativo dell’entità e della distribuzione delle zone vincolate.
Dinamicità del Sistema Informativo
Forestale
Uno degli aspetti di maggior significato del SIF è
dato dalla sua dinamicità, vale a dire dalla sua intrinseca caratteristica dovuta al mezzo informatico
e alle procedure adottate di poter essere aggiornato sia annualmente che periodicamente. Tali possibilità di aggiornamento sono già state riportate
50
5. Bosco misurato, bosco rappresentato
nel capitolo 4.
Le stesse procedure gestionali previste dal sistema,
come si deduce sempre dal capitolo 4, sono un
mezzo di aggiornamento del SIF: questo vale per
l’inventario delle aree percorse dal fuoco, la gestione degli illeciti, i nulla osta al vincolo idrogeologico e infine per il monitoraggio degli interventi sul
territorio.
Tutte le possibili procedure che hanno un contenuto informativo, territoriale o cartografico e che
riguardano un ampio ventaglio di temi potranno
essere inserite nel sistema informativo e dialogare
con le altre informazioni in esso contenute. Si fa riferimento, fra l’altro, al dissesto idrogeologico, alla
pianificazione forestale, alle opere sistematorie e di
bonifica, alla certificazione forestale e alle informazioni di un eventuale rapporto di monitoraggio sullo stato della gestione forestale e sullo stato delle
foreste in genere.
Quest’insieme di potenzialità del SIF dà la misura
non solo del suo carattere dinamico, ma dà ragione
anche del fatto che esso diverrà lo strumento base
della progettualità della struttura amministrativa
regionale, della sua capacità d’intervento sul territorio e di monitoraggio dei cambiamenti nel tempo
dell’area forestale della Sicilia.
Sistema informativo Forestale Regionale
6. Dalle categorie inventariali alla tipologia forestale
6. Dalle categorie inventariali
alla tipologia forestale
Nell’ipotesi del tutto teorica di poter sospendere
ogni disturbo dell’uomo sull’ambiente, in gran
parte della Sicilia si svilupperebbe una vegetazione climax di tipo forestale. In altre parole, la
vegetazione reale attuale, spontanea o coltivata,
evolverebbe gradualmente (in tempi anche molto lunghi) fino a costituire comunità vegetali in
equilibrio stabile con l’ambiente che le ospita e in
grado di auto-mantenersi; tali comunità sarebbero costituite in prevalenza da fitocenosi fisionomizzate da piante forestali arboree o arbustive.
Salendo dal piano basale fino ai maggiori rilievi,
avremmo la sequenza dei seguenti climax:
• foresta sempreverde mediterranea
• foresta caducifoglia submontana
• foresta caducifoglia montana
• vegetazione ipsofila
Facendo riferimento alle cenosi della classificazione fitosociologia, che si basa su unità elementari
bio-ecologiche indicate come associazioni, si può
individuare una successione di alleanze (insieme
di più associazioni) e di ordini (insieme di alleanze), così riassumibile (Figura 6.1):
• Oleo-Ceratonion (fascia costiera fino a 200,
max 400 metri s.l.m.)
• Quercion ilicis (fino a 900 metri)
• Quercetalia pubescenti-petraeae (fino a 1.3001.400 metri)
• Geranio-striati Fagion (fino al limite superiore della
vegetazione forestale, 2.000-2.200 metri sull’Etna).
52
• Rumici-Astragaletalia (sommità dell’Etna)
Nell’ordine, i cinque sintaxa indicati comprendono:
• macchie sempreverdi con dominanza di oleastro (Olea europaea var. sylvestris) e carrubo
(Ceratonia siliqua) e di oleastro e lentisco (Pistacia lentiscus);
• macchie e boschi sempreverdi con dominanza
di leccio (Quercus ilex);
• boschi misti di latifoglie decidue con dominanza di roverella (Quercus pubescens s.l.) e con
dominanza di cerro (Quercus cerris), rovere
(Quercus petraea) e roverella;
• boschi con dominanza di faggio (Fagus sylvatica);
• aggruppamenti altomontani ad arbusti nani
con dominanza di Astragalo siciliano (Astragalus siculus).
Oltre alle associazioni forestali ascrivibili alle alleanze e agli ordini sopra elencati, esistono quelle
ripariali, spesso caratterizzate dalla presenza del
Platano (Platanus orientalis) e dalle vistose fioriture dell’Oleandro (Nerium oleander).
Se proiettassimo la vegetazione forestale reale
attuale sullo sfondo dei climax forestali della Sicilia, rileveremmo prima di tutto la forte riduzione
e frammentarietà della prima rispetto ai secondi
e poi la frequente diversità delle cenosi attuali
rispetto a quelle climaciche. In effetti, i boschi
esistenti rappresentano spesso stadi di degradazione più o meno spinta dei climax originari o addirittura impianti forestali di origine artificiale.
Per quanto illustrato, non è possibile classificare
l’attuale patrimonio boschivo della Sicilia secondo
una tipologia riferita ai soli climax, che rappresentano soltanto gli stadi di maggiore evoluzione da
cui deriva o a cui tende, nel migliore dei casi, la
vegetazione forestale odierna. Così, nel SIF è stato
privilegiato un sistema di classificazione basato sui
caratteri floristici, ecologici, dinamici e selvicolturali dei vari tipi di bosco.
La composizione floristica è di tipo fisionomico,
Figura 6.1 - Carta della vegetazione naturale potenziale della Sicilia (dal Piano territoriale paesistico regionale, 1999).
Leccete
Sugherete
con riferimento alle principali componenti arboree
del soprassuolo, in coerenza anche alla corrente
terminologia della tecnica forestale.
La descrizione ecologica fa riferimento prevalentemente alla distribuzione geografica, alla quota e
all’esposizione, ma anche al substrato litologico e
alla corologia in genere dei diversi tipi forestali, e,
infine, la descrizione selvicolturale indica i possibili
indirizzi d’intervento in una prospettiva dinamica di
evoluzione delle varie cenosi e di sostenibilità della
loro gestione. I Tipi di bosco, aggregati in Categorie, sono dettagliatamente riportati nella monografia delle Tipologie Forestali della Sicilia, elaborata
nel corso del progetto. La tipologia, che distingue
anche Sottotipi e Varianti, è schematicamente riprodotta nella Tabella 6.1.
La tipologia forestale costituisce l’elaborazione di
maggior dettaglio nella classificazione dei boschi
della Sicilia e pone anche una loro comune rappresentazione fra la Carta Forestale e l’Inventario.
Come chiarito nel Paragrafo 4.2, la classificazione
dei boschi della Sicilia è frutto di successivi approfondimenti iniziati con la distinzione fra aree boscate e non boscate sulla base della lettura fotointerpretativa di immagini telerilevate; successivamente
i riscontri di campagna hanno permesso di distinguere le diverse categorie inventariali, suddivise infine secondo la tipologia forestale sopra indicata.
In definitiva, i due documenti principali del SIF, l’Inventario e la Carta, parlano lo stesso linguaggio in
termini sia di categoria inventariale sia di tipologia
forestale e quindi consentono di produrre informazioni di superficie accostabili, come già indicato in
Tabella 5.2. Questo risultato è stato ottenuto per la
prima volta nell’ambito dei sistemi informativi elaborati dalle diverse Regioni italiane.
Querceti di rovere e roverella
Cerrete
Orno-ostrieti
Castagneti
Faggete
Formazioni riparie
Formazioni pioniere e secondarie
Pinete di pini mediterranei
Pinete di pino laricio
Rimboschimenti
Macchie e arbusteti mediterranei
Arbusteti montani e supramediterranei
Boschi di altre latifoglie
Tipo forestale
Lecceta pioniera rupestre
Lecceta termomediterranea costiera e delle cave iblee
Lecceta xerofila mesomediterranea
Lecceta mesoxerofila
Sughereta termomediterranea costiera
Sughereta interna
Sughereta su vulcaniti degli iblei
Querceto di rovere
Querceto termofilo di roverella
Querceto mesoxerofilo di roverella
Querceto xerofilo di roverella dei substrati carbonatici
Querceto xerofilo di roverella dei substrati silicatici
Cerreta termofila a Quercus gussonei
Cerreta montana
Ostrieto pioniero
Ostrieto mesoxerofilo di forra
Castagneto termofilo
Castagneto montano mesofilo
Faggeta mesofila dei substrati silicatici
Faggeta su lave dell’Etna
Faggeta mesofila calcifila
Faggeta mesoxerofila calcifila
Plataneto a platano orientale
Pioppeto-saliceto arboreo
Saliceto ripario arbustivo
Formazioni a tamerici e oleandro
Frassineto ripario a Fraxinus oxycarpa
Betuleto a Betula aetnensis
Pioppeto di pioppo tremolo
Boscaglia pioniera ad orniello
Boscaglia ad olmo campestre
Robinieto
Boscaglia ad ailanto
Boscaglia di specie alloctone minori
Pineta di pino d’Aleppo della Sicilia sud-orientale
Pineta di pino marittimo di Pantelleria
Pineta di pino domestico
Pineta di pini mediterranei naturalizzata
Pineta inferiore di pino laricio
Pineta pioniera di pino laricio
Pineta superiore di pino laricio
Rimboschimento di eucalipti
Rimboschimento di latifoglie varie
Rimboschimento mediterraneo di conifere
Rimboschimento montano di conifere
Macchia dunale a ginepri e lentisco
Macchia-gariga a oleastro e euforbia arborescente
Arbusteto a Calicotome infesta
Genisteto a ginestra di Spagna
Arbusteto a Rhus coriaria
Macchia-gariga dei substrati carbonatici
Macchia-gariga dei substrati silicatici
Gariga a palma nana
Genisteto a Genista aetnensis
Genisteto a Cytisus scoparius
Ericeto a erica arborea dei Peloritani
Formazioni ad agrifoglio
Arbusteto a rosacee
Boschi di altre latifoglie autoctone
Boschi di altre latifoglie non autoctone
6. Dalle categorie inventariali alla tipologia forestale
Categoria forestale
Tabella 6.1 - Categorie e tipi forestali della Sicilia.
53
Sistema informativo Forestale Regionale
7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia: aspetti procedurali e statistici
7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia:
aspetti procedurali e statistici
Tra le informazioni gestite dal Sistema Informativo
Forestale della Sicilia (SIF), quelle messe a disposizione dall’Inventario Forestale Regionale (IFRS)
costituiscono la base di dati più rilevante. L’inventario è, infatti, lo strumento statistico mediante il
quale si acquisiscono le informazioni su uno o più
aspetti attinenti le cenosi vegetali d’interesse forestale. Lo scopo è di produrre descrizioni riassuntive
di carattere qualitativo e quantitativo riguardanti il
territorio e le formazioni forestali, al fine di verificarne la sostenibilità in rapporto agli utilizzi.
In questo senso è fondamentale riuscire a descrivere, attraverso i dati raccolti, il comparto forestale regionale, oltre che nella sua componente
statica, anche in quella dinamica e poter confrontare i risultati ottenuti con quelli di altre indagini
condotte sullo stesso territorio o in altre realtà
analoghe.
Un inventario forestale si configura come la
descrizione statistica di attributi quantitativi e qualitativi che caratterizzano le risorse
forestali di un dato territorio. In particolare,
l’inventario forestale consiste nel rilevamento
campionario delle cenosi forestali e dei sistemi naturali o seminaturali ad esse dinamicamente collegati, a livello di popolazioni, habitat, tipi forestali,
ecosistemi e paesaggi, generalmente inquadrati
nel contesto di una data unità amministrativa
(provincia, regione, nazione, ecc.). L’inventario
forestale è quindi uno strumento di osservazione
54
delle risorse naturali in grado di monitorarne in
continuo l’evoluzione e di fornire importanti informazioni sugli effetti delle politiche territoriali.
Per conseguire efficacemente queste finalità è
fondamentale impostare un metodo rigoroso di
raccolta delle informazioni in maniera non episodica ed integrabile, sia con nuove informazioni,
sia con altre fonti di dati derivanti da più indagini
territoriali. L’adozione di definizioni e standard
adottati da altri inventari forestali, regionali e nazionali, e di un disegno campionario analogo e
perfettamente integrato con quello dell’Inventario Nazionale delle Foreste e del Carbonio (INFC)
ne costituiscono il presupposto.
Dominio inventariale: definizione di
bosco
Per definire il dominio inventariale, ovvero le
caratteristiche che determinano l’inclusione o
l’esclusione delle unità statistiche nella popolazione da indagare, è necessario stabilire standard di
riferimento che le individuino in maniera univoca.
Al fine di garantire la comparabilità dei risultati
dell’IFRS con quelli di altri inventari, e in particolare con l’INFC, è stata adottata la definizione
di bosco del Forest Resources Assessment
della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite
per l’Alimentazione e l’Agricoltura): “territorio
con copertura arborea superiore al 10 per cento,
su un’estensione maggiore di 0,5 ha e con alberi
alti, a maturità, almeno 5 metri. Può trattarsi di
formazioni arboree chiuse o aperte, di soprassuoli
forestali giovani o di aree temporaneamente scoperte di alberi per cause naturali o per l’intervento
dell’uomo, ma suscettibile di ricopertura a breve
termine. Sono, inoltre, inclusi nelle aree boscate
i vivai forestali, le strade forestali, le fasce tagliafuoco, le piccole radure, le barriere frangivento
e le fasce boscate, purché maggiori di 0,5 ha e
larghe più di 20 metri e le piantagioni di alberi
per la produzione di legno. Sono esclusi dalla definizione di bosco i territori usati prevalentemente
per le pratiche agricole”.
I popolamenti arborei sono stati discriminati dagli
altri usi del suolo sulla base di questa definizione.
Allo stesso modo, al fine di garantire la comparabilità dei risultati, gli standard di misurazione e
le modalità di rilevamento adottati dall’IFRS sono
stati gli stessi impiegati dall’INFC.
Il rilevamento inventariale adottato riprende il disegno campionario predisposto per l’INFC, del quale
rappresenta un approfondimento a scala regionale.
Tale disegno può essere definito come campionamento triplo (cioè articolato in tre fasi) per la
stratificazione. La stratificazione è una modalità
di operare che consente di utilizzare informazioni
ausiliarie per migliorare l’efficienza del campionamento. In tal senso la combinazione di immagini
telerilevate e di rilievi al suolo rende molto efficiente e preciso il risultato delle stime ottenute.
La prima fase di raccolta delle informazioni ha previsto la localizzazione di punti di campionamento
sull’intero territorio regionale. Ciascun punto è stato
classificato per uso del suolo, mediante foto-plot.
La seconda fase di campionamento ha previsto la
selezione di un sottoinsieme dei punti classificati in
prima fase come formazioni forestali, in proporzione alla loro numerosità in ciascuna provincia. Ciascun punto di seconda fase è stato localizzato al
suolo con l’ausilio di un sistema di posizionamento
satellitare (GPS) e visitato in modo da:
• poter confermare o meno la classificazione
dell’uso del suolo effettuata in prima fase;
• classificare il popolamento forestale in categorie
inventariali (impianti di arboricoltura, aree transitoriamente prive di soprassuolo, boschi alti,
boschi bassi, boschi bassi, arbusteti, boscaglie) e
in categorie forestali (leccete, sugherete, querceti di roverella, cerrete, castagneti, ecc);
• descrivere i principali caratteri stazionali e selvicolturali.
La terza fase del campionamento ha interessato
un ulteriore sottoinsieme di punti, selezionati dal
campione di seconda fase in base alla categoria
7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia: aspetti procedurali e statistici
Disegno campionario
inventariale e alla categoria forestale. Su ciascun
punto di terza fase si è proceduto alla raccolta degli
attributi quantitativi, consistita principalmente nel
rilevo dendrometrico e incrementale degli alberi ricadenti in due aree di saggio circolari centrate sul
punto stesso.
Prima fase di campionamento
Nella prima fase inventariale l’INFC ha utilizzato
una griglia con maglie quadrate di un chilometro
di lato per la localizzazione casuale di un punto
di campionamento all’interno di ciascuna maglia
(campionamento sistematico non allineato). Il
reticolo è stato costruito in coordinate geografiche
nel sistema di riferimento WGS84. Questo disegno
garantisce una sufficiente uniformità nella distribuzione spaziale del campione e al tempo stesso
permette di superare alcuni inconvenienti che possono sorgere con l’adozione del campionamento
sistematico allineato.
La dimensione della maglia determina l’intensità
del campionamento e di conseguenza, a parità di
altri fattori, la precisione della stima. Se nell’ambito dell’INFC è stato ritenuto opportuno fornire
informazioni sufficientemente attendibili a livello di
singola regione, per quanto riguarda l’IFRS è emersa l’esigenza di fornire dati attendibili per comparti
inventariali più piccoli, individuati nelle province,
elevando il tasso di campionamento a un punto di
prima fase ogni 25 ha. Al fine di garantire una piena integrazione con l’INFC, il disegno di prima fase
ha suddiviso il quadrato originale di un chilometro
di lato in quattro quadrati più piccoli di 500 m di
lato (Figura 7.1). In questo modo è stato possibile
recuperare integralmente le informazioni derivanti
dall’INFC (Figura 7.2), aumentando al contempo
Figura 7.1 - Infittimento del reticolo INFC.
Figura 7.2 - Il reticolo inventariale dell’IFRS si sovrappone
esattamente a quello dell’INFC per consentire la piena integrazione tra i due inventari e il recupero completo delle
informazioni INFC.
55
Sistema informativo Forestale Regionale
la dimensione del campione e quindi la precisione
delle stime.
Il reticolo così individuato è risultato costituito da
104.586 quadrati per un superficie totale pari a
2.614.650 ha. Sul nuovo reticolo sono stati poi individuati i 25.683 quadrati già occupati dai punti
selezionati nell’INFC. Su questi quadrati non è stata operata nessuna selezione campionaria, mentre
in ciascuno dei rimanenti 78.903 quadrati è stato
selezionato casualmente un punto.
Successivamente, tutti i 104.586 punti di prima
fase sono stati fointerpretati e classificati nelle
stesse 12 classi di uso del suolo utilizzate nell’INFC.
Questo ha permesso di confrontare la classificazione dell’INFC con quella dell’IFRS sui 25.683 punti
utilizzati nell’INFC. In Tabella 7.2 sono riportati i
risultati delle classificazioni effettuate nei due inventari.
Considerando esatte le classificazioni da fotointerpretazione dell’IFRS, si possono dedurre le stime
delle coperture (percentuale di superficie) delle 11
classi di uso del suolo (più la classe dei punti dubbi)
al 2007, che possono essere confrontate statisticamente con quelle ottenute dall’INFC. I risultati
di questo confronto sono contenuti nella Tabella
7.3, da cui si evince un cambiamento significativo per tutte le classi di uso del suolo a eccezione
delle classi 1 (Parchi urbani) e 5 (Zone aperte con
vegetazione rada o assente). In particolare si rileva
un forte incremento della classe 9 (formazioni
forestali), che passa da una copertura del 14% a
una copertura del 20%, con una corrispondente
diminuzione della classe 3 (Superfici agricole), che
passa da una copertura del 60% a una copertura
del 53%. Oltre che nella dinamica naturale dell’uso
del suolo (il tempo intercorso tra le riprese aeree
56
7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia: aspetti procedurali e statistici
Categoria
Classe di uso del suolo
Superfici artificiali
Parchi urbani
Altre superfici artificiali
Superfici agricole utilizzate
Piantagioni di arboricoltura
da legno
Piantagioni di arboricoltura
da frutto
Altre superfici agricole
utilizzate
Superfici boscate e
ambiente seminaturale
Formazioni forestali
Formazioni forestali rade
Aree temporaneamente prive
di soprassuolo
Praterie, pascoli e incolti
Zone aperte con vegetazione
rada o assente
Ambiente umido
Ambiente umido
Ambiente delle acque
Ambiente delle acque
Punti non classificabili
Punti non classificabili
Tabella 7.1 - Sistema di nomenclatura per la classificazione dei punti di prima fase dell’IFRS.
Classe/categoria di uso del suolo
Parchi urbani (1)
Punti IFRS
Classificazione
IFRS
Punti INFC
Classificazione
INFC
Punti INFC
Classificazione
IFRS
Punti
invariati fra
INFC e IFRS
76
22
17
6
Altre superfici artificiali (2)
4.782
886
1.189
785
Superfici agricole (3)
56.142
15.900
14.024
13.167
Praterie e pascoli incolti (4)
15.804
4.439
4.058
2.193
Zone aperte con vegetazione rada o assente (5)
1.368
335
325
212
Zone umide (6)
100
0
24
0
Acque (7)
439
167
117
87
Impianti di arboricoltura da legno (8)
254
11
60
0
21.798
3.693
5250
3230
Formazioni forestali rade (10)
872
125
249
10
Aree temporaneamente prive di soprassuolo (11)
467
45
114
1
Non classificati/dubbi (12)
800
60
256
2
1.684
-
-
-
104.586
25.683
25.683
19.693
Formazioni forestali (9)
Fuori dal territorio (13)
Totale
Tabella 7.2 - Numero di punti di prima fase assegnati a ciascuna classe/categoria di uso del suolo dall’IFRS e confronto con
l’INFC; per facilitare il confronto con i dati di INFC alcune classi di uso del suolo sono riportate in categorie.
Punti INFC
Classificazione
INFC
Punti INFC
Classificazione
IFRS
Parchi urbani (1)
0,08%
0,06%
0,96
n.s.
Altre superfici artificiali (2)
3,36%
4,51%
13,53
p<0,01
Superfici agricole (3)
60,33%
53,21%
31,91
p<0,01
Praterie e pascoli incolti (4)
16,84%
15,40%
5,95
p<0,01
Zone aperte con vegetazione rada o assente (5)
1,27%
1,23%
0,65
n.s.
0
0,09%
4,90
p<0,01
Acque (7)
0,63%
0,44%
4,76
p<0,01
Impianti di arboricoltura da legno (8)
0,04%
0,23%
5,82
p<0,01
Formazioni forestali (9)
14,01%
19,92%
31,84
p<0,01
Formazioni forestali rade (10)
0,47%
0,94%
6,60
p<0,01
Aree temporaneamente prive di soprassuolo (11)
0,17%
0,43%
5,51
p<0,01
Non classificati/dubbi (12)
0,23%
0,97%
11,12
p<0,01
Classe/Categoria di uso del suolo
Zone umide (6)
Statistica
test
Significatività
delle differenze
Tabella 7.3 - Confronto tra le superfici (espresse in percentuale della superficie territoriale totale) per classi/categorie di uso del
suolo stimate in prima fase dall’INFC (riferite al volo aereo 2002 utilizzato per la fase 1 dell’INFC) e dall’IFRS (riferite al volo aereo 2007
usato per la fase1 dell’IFRS); per facilitare il confronto con i dati di INFC alcune classi di uso del suolo sono riportate in categorie.
Seconda fase di campionamento
La classificazione dei punti di prima fase è sintetizzata nella Tabella 7.4. Si deve tenere presente che
1.684 punti di prima fase sono caduti fuori del territorio regionale e pertanto sono stati esclusi dalle successive fasi di campionamento che si è basato quindi
sui 102.902 punti inclusi nel territorio regionale.
Tali punti sono stati classificati in 11 classi di uso
del suolo più una classe di punti di difficile interpretazione (Tabella 7.4, riga 12). Si noti inoltre
che le prime 7 classi sono non forestali e le rimanenti
4 sono di tipo forestale. I suddetti punti sono stati
poi suddivisi nei 25.683 punti già selezionati nell’INFC, dei quali è riportata la classificazione effettuata
nel 2002 e quella aggiornata al 2007 (Tabella 7.4,
colonne 3 e 4), e nei 77.219 nuovi punti selezionati
per l’IFRS, per i quali è ovviamente riportata la sola
classificazione del 2007 (Tabella 7.4 colonna 5).
Ai fini di una completa integrazione con l’INFC la
costruzione del campione di seconda fase è stata
basata sui seguenti due criteri: (i) la selezione (in
analogia all’INFC) è stata effettuata limitatamente
alle classi di uso forestale e ai punti dubbi (classi 8,
9, 10, 11, 12); (ii) il campione risultante comprende
anche i punti di seconda fase selezionati dall’INFC.
La stratificazione adottata per il campionamento di
seconda fase risulta sintetizzata nella Tabella 7.5. Si
nota come 78.320 punti (76,1%) sono stati esclusi
dal campionamento di seconda fase, che è stato
effettuato su 15 strati, di cui: i primi cinque (identificati come 8-A,9-A,10-A,11-A,12-A) sono quelli
già costituiti nell’INFC, per un totale di 3.934 punti
(3,8%); i successivi 5 sono gli strati individuati dai
nuovi punti forestali selezionati nell’IFRS (identificati come 8-B,9-B,10-B,11-B,12-B), per un totale
di 18.262 punti (17,7%); gli ultimi 5 (identificati
come 8-C,9-C,10-C,11-C,12-C) sono quelli identificati come non-forestali dall’INFC, ma classificati in
una delle classi forestali o nei punti dubbi dall’IFRS,
per un totale di 2.386 punti (2,3%).
Al fine di assicurare una buona accuratezza delle
stime a livello di singolo comparto, ovvero assicurare che ogni provincia sia rappresentata in
misura equa nel campione (in rapporto alla sua
estensione), si è proceduto a una ripartizione proporzionale degli strati di tipo B e C.
Ovviamente tale stratificazione non è stata adottata per gli strati di tipo A, avendo mantenuto il
campione estratto dall’INFC al 2002 (Tabella 7.5,
col. 4), per un totale di 1.044 punti. Si noti che,
dal momento che le province non erano state contemplate come unità spaziali nell’INFC, ciò ha comportato che i punti selezionati dagli strati di tipo
A sono ripartiti casualmente tra le province, senza
Punti IFRS
Classificazione
IFRS
76
Punti INFC
Classificazione
INFC
22
Punti INFC
Classificazione
IFRS
17
Altre superfici artificiali (2)
4.782
886
1.189
3.593
Superfici agricole (3)
56.142
15.900
14.024
42.118
Praterie e pascoli incolti (4)
15.804
4.439
4.058
11.746
Zone aperte con vegetazione rada o assente (5)
1.368
335
325
1.043
Zone umide (6)
100
0
24
76
Acque (7)
439
167
117
322
Classi di uso del suolo
Parchi urbani (1)
Impianti di arboricoltura da legno (8)
Differenza
59
254
11
60
194
21.798
3.693
5.250
16.548
Formazioni forestali rade (10)
872
125
249
623
Aree temporaneamente prive di soprassuolo (11)
467
45
114
353
Non classificati/dubbi (12)
800
60
256
544
102.902
25.683
25.683
77.219
Formazioni forestali (9)
Totale
Tabella 7.4 - Numero dei nuovi punti di prima fase assegnati a ciascuna classe di uso del suolo da IFRS.
Codice
Numero punti
di prima fase
Numero punti di
seconda fase
Aree non forestali al 2002 e al 2007
-
19.363
0
Aree non forestali al 2007
-
58.957
0
8-A
11
10
Formazioni forestali al 2002
9-A
3.693
974
Formazioni forestali rade al 2002
10-A
125
36
Aree temporaneamente prive di soprassuolo al 2002
11-A
45
14
Aree non classificate/dubbie al 2002
12-A
60
10
Impianti di arboricoltura da legno al 2007
8-B
194
v. Tabella 7.8
Formazioni forestali al 2007
9-B
16.548
v. Tabella 7.8
Formazioni forestali rade al 2007
10-B
623
v. Tabella 7.8
Aree temporaneamente prive di soprassuolo al 2007
11-B
353
v. Tabella 7.8
Aree non classificate/dubbie al 2007
12-B
544
v. Tabella 7.8
Aree non forestali al 2002 - impianti di arboricoltura da legno al 2007
8-C
60
v. Tabella 7.9
Aree non forestali al 2002 - formazioni forestali al 2007
9-C
1.873
v. Tabella 7.9
Aree non forestali al 2002 - formazioni forestali rade al 2007
10-C
212
v. Tabella 7.9
Aree non forestali al 2002 - aree temporaneamente prive di soprassuolo al 2007
11-C
44
v. Tabella 7.9
Aree non forestali al 2002 – Aree non classificate/dubbie al 2007
12-C
197
v. Tabella 7.9
Strato
Impianti di arboricoltura da legno al 2002
Tabella 7.5 - Stratificazione di seconda fase (gli anni riportati si riferiscono ai voli aerei utilizzati rispettivamente per l’INFC e l’IFRS).
57
7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia: aspetti procedurali e statistici
utilizzate per l’INFC e quelle utilizzate per l’IFRS è di
circa 7 anni), l’incremento delle superfici forestali
può essere spiegato anche con una migliore qualità
del materiale fotografico dell’IFRS, che ha permesso di valutare meglio il grado di copertura arborea
e/o arbustiva di molti popolamenti.
L’interpretazione a video dei fotopunti di prima
fase ha visto la partecipazione di circa 20 fotointerpreti coordinati da 2 responsabili. Per garantire
una buona qualità dei risultati è stato effettuato un
corso di formazione e sono stati organizzati incontri periodici per risolvere nel modo più accurato e
omogeneo possibile i casi di dubbia classificazione. Uno scrupoloso controllo di qualità interno,
eseguito in corso d’opera e alla fine del lavoro, ha
permesso di contenere eventuali errori non campionari entro valori trascurabili.
Sistema informativo Forestale Regionale
criterio di proporzionalità.
La classificazione incrociata degli strati di tipo B e
C con le varie province ha generato un totale di
45 strati di tipo B e altrettanti strati di tipo C, le
cui dimensioni sono riportate rispettivamente nelle
Tabelle 7.6 e 7.7.
Per il campionamento degli strati di tipo B e C,
costituiti complessivamente da 20.686 unità, è
stato deciso di adottare un tasso di campionamento del 20%, in modo che la dimensione del
campione di seconda fase da affiancare a quello
selezionato dall’INFC risultasse di circa 4.130 unità. La cifra effettiva delle unità campionate risulta
ovviamente leggermente diversa da 4.130 a causa
degli arrotondamenti all’intero più vicino effettuati
nella determinazione delle numerosità campionarie in modo proporzionale alla dimensione dei singoli strati e anche a causa della presenza di strati
con un numero di punti di prima fase pari a 1 o 2,
nell’ambito dei quali, per evitare successivi problemi nella stima delle varianze, sono stati inclusi nel
campione di seconda fase tutti i suddetti punti di
prima fase. Sempre per evitare problemi di stima
delle varianze, tutte le volte che la dimensione del
campione di seconda fase ottenuta come 20% del
numero di punti di prima fase è risultata inferiore a 2, il numero di punti di seconda fase è stato
comunque fissato pari a 2. Le Tabella 7.8 e 7.9
riportano la numerosità del campione di seconda
fase negli strati di tipo B e C.
A conclusione del procedimento è stato complessivamente ottenuto un campione di seconda fase
pari a 5.192 punti, di cui 1.044 relativi agli strati di
tipo A, già selezionati dall’INFC, 3.656 da selezionare tra gli strati di tipo B e 492 da selezionare tra
gli strati di tipo C.
58
7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia: aspetti procedurali e statistici
Classe Provincia
8-b
9-b
10-b
11-b
12-b
Totale Provincia
Agrigento
49
1.150
135
7
56
1.397
Caltanisetta
37
776
34
11
35
893
Catania
15
2.317
56
14
95
2.497
Enna
40
1.407
24
9
16
1.496
Messina
9
5.420
45
99
113
5.686
3.592
Palermo
21
3.197
133
180
61
Ragusa
8
478
28
0
50
564
Siracusa
11
1.225
105
10
103
1454
Trapani
Totale Classe
4
578
63
23
15
683
194
16.548
623
353
544
18.262
Totale Provincia
Tabella 7.6 - Numerosità dei punti di prima fase negli strati di tipo B.
Classe Provincia
8-c
9-c
10-c
11-c
12-c
Agrigento
13
205
49
2
17
286
Caltanisetta
10
90
14
1
10
125
Catania
4
192
16
0
36
248
Enna
16
160
6
1
14
197
Messina
1
551
23
21
40
636
Palermo
6
355
40
14
22
437
Ragusa
4
55
17
2
15
93
Siracusa
4
183
32
2
40
261
Trapani
2
82
15
1
3
103
Totale classe
60
1873
212
44
197
2.386
Tabella 7.7 - Numerosità dei punti di prima fase negli strati di tipo C.
Terza fase di campionamento
I punti di terza fase costituiscono un sottocampione
di quelli di seconda fase che sono stati confermati
al suolo come afferenti alle classi di uso forestale.
Ai fini del sottocampionamento, i punti di seconda
fase sono stati ripartiti, oltre che per tipo di strato
(A,B,C), anche per categoria di uso forestale, per
provincia e per categoria forestale. Sono state così
ottenute tre matrici (A, B, C) di 45 righe (9 province
x 5 classi di uso forestale) e 42 colonne (date dalla
ripartizione delle categorie forestali INFC in quelle
IFRS), in cui ciascun elemento determinato dall’incrocio tra righe e colonne rappresentava il numero
di punti di seconda fase afferenti a un determinato
uso forestale nell’ambito di una determinata provincia e appartenenti a una data categoria forestale.
La numerosità complessiva del campione di terza
fase è risultata pari a 1.490 punti (Tabella 7.10),
determinata operando con un tasso di campionamento pari al 100% nel caso di strati con un
numero di punti di seconda fase pari a 1 o 2 e
pari al 35% negli altri casi, con l’accortezza che,
tutte le volte che la dimensione del campione di
terza fase ottenuta come 35% del numero di punti
di seconda fase è risultata inferiore a 2, il numero
di punti di terza fase è stato comunque fissato pari
a 2, per evitare problemi di stima delle varianze.
Su ciascun punto di campionamento di terza fase
è stato centrato un sistema di aree di saggio
circolari concentriche per il rilevamento degli
attributi quantitativi, secondo il protocollo INFC.
I rilievi sono stati eseguiti nel periodo compreso tra
settembre e dicembre 2009. Anche in questo caso,
per garantire la qualità dei dati raccolti è stato effettuato un corso per la formazione del personale,
a cui hanno fatto seguito attività di affiancamento
in campo e rilievi di controllo.
Elaborazioni e stime statistiche
Le procedure di stima hanno seguito la metodologia generale delineata da Fattorini et al. (2006),
a cui si rimanda per l’illustrazione degli aspetti di
dettaglio di carattere teorico. Gli stimatori utilizzati
sono stati ottenuti come casi particolari di quelli proposti in detta pubblicazione. L’applicazione
degli stimatori è stata preceduta da operazioni di
elaborazione preliminare e di modellizzazione che
hanno permesso di derivare, a partire dai dati rilevati in campo, i valori delle variabili d’interesse (numero di alberi, area basimetrica, volume legnoso,
ecc.) per ciascuna unità di campionamento di terza
fase. Qui di seguito sono sinteticamente descritti
gli aspetti generali delle procedure di stima.
Classe Provincia
8-b
9-b
10-b
11-b
12-b
Totale Provincia
Agrigento
10
230
27
2
11
280
Caltanisetta
7
155
7
2
7
178
Catania
3
463
11
3
19
499
Enna
8
281
5
2
3
299
Messina
2
1.084
9
20
23
1.138
718
Palermo
4
639
27
36
12
Ragusa
2
96
6
0
10
114
Siracusa
2
245
21
2
21
291
Trapani
2
116
13
5
3
139
Totale classe
40
3.309
126
72
109
3.656
7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia: aspetti procedurali e statistici
Tutti i punti del campione di seconda fase
sono stati visitati a terra, in modo da rilevare
senza errore la categoria di uso del suolo, la
categoria inventariale e la categoria forestale
a cui ciascuno di essi afferiva.
I rilievi al suolo sono stati effettuati da 24 squadre,
composte da 2 rilevatori ciascuna, nel periodo tra
novembre 2008 e aprile 2009. Per la formazione
del personale è stato organizzato un corso di formazione dedicato all’uso del rilevatore GPS e alle
modalità di rilevamento degli attributi di seconda
fase. L’affiancamento formativo in campo e controlli in corso d’opera hanno permesso di ottenere
un buon livello di qualità dei dati.
Tabella 7.8 - Numerosità del campione di seconda fase negli strati di tipo B ripartito per provincia.
8-c
9-c
10-c
11-c
12-c
Agrigento
Classe Provincia
3
41
10
2
3
Totale Provincia
59
Caltanisetta
2
18
3
1
2
26
Catania
2
38
3
0
7
50
Enna
3
32
2
1
3
41
128
Messina
1
110
5
4
8
Palermo
2
71
8
3
4
88
Ragusa
2
11
3
2
3
21
Siracusa
2
37
6
2
8
55
Trapani
2
16
3
1
2
24
Totale classe
19
374
43
16
40
492
Tabella 7.9 - Numerosità del campione di seconda fase negli strati di tipo C ripartito per provincia.
Tipo di strato Province
A
B
C
Totale provincia
Agrigento
19
73
11
103
Caltanisetta
10
64
10
84
Catania
59
189
15
263
Enna
22
96
15
133
Messina
87
240
23
350
Palermo
65
243
20
328
Ragusa
8
40
8
56
Siracusa
24
68
14
106
Stima delle superfici
Trapani
La stima delle superfici per uso del suolo è il risultato delle prime due fasi di campionamento. In parti-
Totale
8
48
11
67
302
1.061
127
1.490
Tabella 7.10 - Numerosità del campione di terza fase ripartito per tipo di strato e provincia.
59
Sistema informativo Forestale Regionale
colare, la stima delle coperture forestali avviene sulla base della classificazione al suolo dei fotopunti a
esse assegnati nella prima fase di campionamento.
Indicando con:
• A l’area dell’intera regione Sicilia;
• W le classi di uso del suolo forestali;
• NW le classi di uso del suolo non forestali;
• K = NW+W+1 tutte le classi di uso del suolo (in
cui 1 rappresenta le aree escluse dall’inventario
in quanto non raggiungibili);
• L i comparti inventariali (province) di superficie
pari a A1, A2……… AL;
• alk la superficie della classe di uso del suolo k nel
comparto l;
le quantità che devono essere stimate a conclusione della seconda fase di campionamento sono
sintetizzabili nella matrice:
7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia: aspetti procedurali e statistici
Se poi si indica con K un sottoinsieme di classi, in
questo caso la superficie d’interesse è data da:
ovvero le superfici delle classi di K nei vari comparti (es. la superficie dei boschi di sughera nelle
province di Messina e Catania). Analogamente la
superficie delle classi di K per l’intera area di studio
è data da:
Nel caso specifico in cui K coincide con le W classi
forestali, le quantità in questione saranno rispettivamente indicate con e costituiscono rispettivamente la superficie forestale nel distretto l e in tutta
la regione.
Determinazione degli attributi dendroauxometrici
Se consideriamo le somme per riga di tali superfici:
risulta evidente che tale somma coincide con la superficie del comparto territoriale relativo (provincia).
Considerando invece le somme per colonna:
si ottengono invece le superfici delle classi di uso
del suolo nell’intera regione.
Infine la somma complessiva di tali superfici risulta
pari alla superficie dell’intera regione, ovvero vale
la relazione
60
Il rilevamento dei parametri per la determinazione
dei caratteri quantitativi ha seguito le stesse procedure impiegate nell’INFC, a cui si rimanda per una
trattazione di dettaglio.
In totale nel corso dell’IFRS sono stati misurati
28.702 diametri, 27.494 dei quali relativi ad alberi
vivi e 1.208 a soggetti morti in piedi. Il rilievo delle
altezze ha interessato 7.751 alberi campione e 419
alberi troncati per un totale di 8.170.
Con i dati di diametro e altezza sono state istituite
relazioni ipsodiametriche generali a livello regionale per specie o gruppi di specie dendrologicamente
affini. Le relazioni istituite hanno consentito di attribuire un valore di altezza a ciascuno degli alberi in piedi inclusi nelle unità di campionamento di
terza fase. La funzione di base adottata per rappresentare la relazione ipsodiametrica è quella di
Chapman-Richards, modificata con la introduzione
di parametri di popolamento quali variabili esplicative, nella forma,
dove: hi = altezza predetta per l’i-esimo albero della j-esima unità di campionamento di terza fase; di
= diametro a petto d’uomo del fusto dell’i-esimo
albero della j-esima unità di campionamento di terza fase; Dj = diametro medio dei fusti degli alberi
dominanti nella j-esima unità di campionamento
di terza fase; Hj = altezza media degli alberi dominanti nella j-esima unità di campionamento di
terza fase.
Per difficoltà di carotaggio o di lettura è stato possibile determinare l’incremento corrente di diametro
del fusto soltanto su una parte degli alberi campione previsti secondo il protocollo INFC per ciascuna
unità di campionamento di terza fase: nel complesso, circa il 60%, per un totale di 4.613 misurazioni.
Nonostante queste difficoltà, i rilievi effettuati sono
stati sufficienti per determinare, secondo la procedura INFC, l’incremento corrente di volume legnoso
in 728 unità di campionamento di terza fase. Nelle
restanti unità di campionamento la stima dell’incremento corrente è stata determinata mediante
le modalità modellistiche semplificate proposte da
INFC. Per la stima della necromassa, oltre agli alberi
morti in piedi sono state misurate 2.534 ceppaie e
2.954 frammenti di legno morto.
Il volume legnoso e la fitomassa degli alberi in piedi inclusi in ciascuna unità di campionamento di
terza fase sono stati stimati tramite equazioni di
previsione appositamente elaborate per castagno,
cerro, eucalipti, faggio, leccio, roverella, sughera,
altre latifoglie, pino d’Aleppo, pino domestico e
pino nero laricio. Il volume legnoso e la fitomassa
di altre specie di conifere (cedri, cipressi, ecc.) sono
stati stimati utilizzando l’equazione del pino laricio.
Per la perequazione dei dati è stata utilizzata una
funzione di previsione del tipo
(dove: y = valore predetto di volume legnoso o fitomassa dell’albero; d = diametro a petto d’uomo del
fusto dell’albero; h = altezza dell’albero).
Le variabili quantitative, quali il volume legnoso,
l’area basimetrica, ecc., sono state raccolte nella
terza fase dell’inventario mediante la misurazione
dei consueti attributi dendro-auxometrici nelle singole aree di saggio: numero di fusti, diametro a
petto d’uomo di ciascun fusto incluso, altezza di un
campione di fusti, incremento corrente di diametro
su un campione di fusti, ecc.
Se si indica con il volume degli alberi nell’area di
superficie relativa alla classe forestale k nell’area l,
come esempio di una qualsiasi variabile quantitativa d’interesse per l’inventario, le quantità stimate
nella terza fase di campionamento, anche in questo caso, possono essere sintetizzate nella matrice
la somma del volume delle classi forestali di K nel
distretto l, mentre
rappresenta il volume legnoso degli alberi forestali
di tutta la Sicilia.
Per quanto riguarda i rapporti tra variabili quantitative e superfici di riferimento, essi possono essere
analogamente sintetizzati nella matrice
dove
rappresenta il valore del volume
legnoso per ettaro della classe forestale k nell’area l.
Analogamente possono essere ricavati i parametri
statistici relativi ai diversi aggregati di evidenziamento inventariale.
7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia: aspetti procedurali e statistici
Stima dei parametri statistici delle variabili
quantitative
campione, cosicché, nel caso di stime riferite a piccole superfici o a elementi relativamente rari, l’errore standard può essere elevato, con valori anche
superiori al 100%: anche in questi casi si è preferito
non omettere di riportare il valore stimato e il suo
errore standard, lasciando agli utenti la valutazione
circa la possibilità di utilizzo in relazione agli scopi
prefissati.
Per quanto le valutazioni sull’attendibilità siano
strettamente legate al contesto e agli utilizzi che
se ne intendono fare, e quindi non oggettivabili, a titolo puramente indicativo possono essere
considerate come stime attendibili i valori con
errori inferiori al 10%, come abbastanza attendibili quelle con valori compresi tra il 10 ed il 50%
e come scarsamente attendibili quelle con valori
comprese tra il 50 e l’80%. Stime con valori superiori non dovrebbero essere prese in esame.
Affidabilità delle stime
dove le somme per colonna
rappresentano i volumi degli alberi nei vari comparti inventariali, mentre le somme per riga
rappresentano i volumi relative a ogni categoria forestale per l’intera area di studio.
Infine la somma
rappresenta il volume totale e
I risultati dell’inventario sono riassunti, per provincia, in tabelle in cui, accanto al valore totale o
medio stimato per una data variabile, è riportata l’indicazione dell’errore standard espresso in percentuale. L’errore standard offre un’indicazione dell’incertezza della stima dovuta al fatto
che l’inventario, per definizione, si basa su analisi
e misurazioni effettuate non sull’intera popolazione dei boschi della Sicilia, ma su un campione
rappresentativo, in termini probabilistici, di questa
popolazione. L’errore standard non tiene conto
degli errori di misurazione che d’altro canto, alla
luce dei controlli di qualità condotti in corso d’opera, sono risultati complessivamente trascurabili. A
parità di altre condizioni, l’incertezza delle stime è
tanto maggiore quanto minore è la numerosità del
61
Sistema informativo Forestale Regionale
8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia
8. Caratteristiche
dei boschi della Sicilia
La superficie forestale della Sicilia, inventariata
secondo le definizioni di “bosco” e “altre aree
boscate” della FAO (FRA 2000), comprende formazioni molto diversificate in termini di composizione floristica del soprassuolo, della sua densità
e struttura, del suo sviluppo potenziale, dell’origine, del grado di naturalità e della coltura praticata.
Le categorie inventariali riconducono le diverse
formazioni forestali entro insiemi relativamente
omogenei in termini di copertura arborea e arbustiva, sviluppo potenziale e, nel caso degli impianti di arboricoltura, di particolare forma gestionale.
Tra queste categorie, quella relativa ai boschi alti
individua le formazioni con grado di copertura
arborea maggiore del 10% e potenzialità di sviluppo, cioè altezza potenziale in situ, maggiore di
5 metri: sono i soprassuoli annoverati a tutti gli
effetti tra i “boschi”, nell’accezione più classica ma anche corrente - del termine. Essi presentano
sempre, almeno dal punto di vista teorico, i requisiti minimi indispensabili per poter essere oggetto
di gestione attiva.
I boschi alti, o boschi in senso stretto, rappresentano la metà della superficie forestale siciliana,
per un’estensione complessiva di 258.502 ettari.
Per quanto detto si comprendono le motivazioni
che hanno suggerito di dedicare un capitolo ad
hoc a questa specifica categoria inventariale.
Come si più osservare sulla Figura 8.1, la maggior
62
parte dei boschi alti occupa i versanti dei principali
rilievi montuosi dell’Isola: le Madonie, i Monti Nebrodi, i Peloritani, l’Etna, ma anche i Monti Sicani
e rilievi dell’entroterra palermitano. Le estensioni
più rilevanti si hanno in corrispondenza delle aree
dove l’azione di disboscamento e la successiva
messa a cultura dei terreni denudati, che hanno
contraddistinto la storia di questa regione fino ad
epoche recenti, sono state limitate dalle difficoltà orografiche e stazionali, com’è avvenuto nelle
giogaie dei Nebrodi e delle Madonie, nei Peloritani e in tanta parte del cono etneo.
Nei Monti Sicani, sul tavolato degli Iblei, nell’entroterra montuoso di Palermo e in altri rilievi minori interni, ma anche a quote inferiori, la presenza
di boschi alti è legata prevalentemente all’azione
di rimboschimento praticata nel corso del ‘900.
In tempi più recenti, un significativo incremento
del bosco è stato determinato dalla ricolonizzazione di aree agricole abbandonate, soprattutto
dei frutteti.
La distribuzione per province evidenzia forti diversità: il 68% dei boschi alti si distribuisce tra
le province di Messina (81.825 ettari), Catania
(43.627 ettari) e Palermo (51.325 ettari), mentre
tra le rimanenti solo Enna (22.383 ettari) presenta
estensioni di un certo rilievo (Grafico 8.1).
La ripartizione dei boschi alti in categorie forestali
riportata in Tabella 8.1 conferma la significativa
incidenza dei rimboschimenti, che da soli rappre-
Figura 8.1 - Distribuzione dei boschi alti sul territorio regionale.
sentano oltre il 36% della superficie.
Tra le altre categorie che verosimilmente non
derivano da impianto, si osserva una significativa prevalenza dei querceti di rovere e roverella,
seguiti a notevole distanza da cerrete e leccete e
poi, ancora, da sugherete e faggete.
Prescindendo dai rimboschimenti, quindi, le specie più diffuse sul territorio regionale sono quelle del genere Quercus: in primo luogo le querce
caducifoglie submontane, mesofile ma anche
termo-mesofile, a seguire quelle sempreverdi mediterranee. Fra le prime la più diffusa è la roverella
intesa in senso lato, vale a dire come gruppo di
specie appartenenti al suo ciclo (Quercus virgiliana,
Q.congesta, Q.dalechampii e altre specie affini);
viene poi il cerro con la sua vicariante termofila Q.
gussonei, esclusiva della Sicilia. Qui di seguito sono
esposti, in forma grafica e tabellare, alcuni tra i più
significativi risultati dei rilevamenti inventariali relativi alle singole categorie forestali, accompagnati
da un commento sintetico di esplicazione dei dati.
Leccete
Provincia
Agrigento
Querceti di
Rovere e
Roverella
Cerrete
Orno-ostrieti
Castagneti
Faggete
Formazioni
riparie
Formazioni
Pioniere e
Secondarie
Boschi di altre
latifoglie
Pinete di pini
mediterranei
Pinete di pino
laricio
Rimboschimenti
Totale boschi alti
Sup.
ES
Sup.
ES
Sup.
ES
Sup.
ES
Sup.
ES
Sup.
ES
Sup.
ES
Sup.
ES
Sup.
ES
Sup.
ES
Sup.
ES
Sup.
ES
Sup.
ES
Sup.
ES
[ha]
[%]
[ha]
[%]
[ha]
[%]
[ha]
[%]
[ha]
[%]
[ha]
[%]
[ha]
[%]
[ha]
[%]
[ha]
[%]
[ha]
[%]
[ha]
[%]
[ha]
[%]
[ha]
[%]
[ha]
[%]
-
-
1.616
26,3
375
57,6
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
125
100,1
470
50,3
-
-
-
-
11.886
8,9
14.471
7,8
Caltanissetta
637
44,6
125
100,2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
125
100,2
-
-
-
-
-
-
14.027
7,2
14.914
6,8
Catania
906
35,7
3.309
18,8
13.589
8,8
3.499
17,9
94
100,4
2.997
19,6
2.031
23,7
593
45,0
1.056
33,8
-
-
189
71,0
3.862
17,3
11.503
9,6
43.627
4,0
Enna
346
57,9
126
99,7
3.623
17,4
944
35,2
-
-
-
-
95
99,6
346
57,9
-
-
380
49,7
-
-
-
-
16.522
7,3
22.383
6,0
Messina
6.050
13,9
1.536
27,8
25.653
6,4
17.785
7,8
95
99,8
5.864
14,0
9.574
10,8
1.882
25,0
1.321
29,0
3.628
17,4
95
99,8
-
-
8.341
11,6
81.825
3,0
Palermo
4.445
16,1
6.702
12,9
14.686
8,5
500
50,0
379
50,0
534
45,1
2.473
21,8
2.938
20,2
-
-
3.114
19,2
125
100,1
-
-
15.430
8,3
51.325
3,8
Ragusa
-
-
249
70,3
594
44,6
-
-
-
-
-
-
-
-
505
44,8
-
-
583
40,9
-
-
-
-
6.395
11,7
8.327
9,9
Siracusa
2.128
22,8
1.939
24,1
3.521
18,0
-
-
-
-
-
-
-
-
718
40,8
249
70,8
617
44,2
840
37,8
-
-
3.249
18,6
13.261
8,3
Trapani
219
71,5
1.485
28,0
124
100,2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
249
70,6
-
-
6.292
12,3
8.369
10,2
14.732
8,8
17.086
8,2
62.165
4,1
22.728
6,9
568
40,8
9.395
11,0
14.173
8,9
6.982
13,0
2.876
20,2
8.792
11,3
1.497
27,9
3.862
17,3
93.646
3,2
258.502
1,7
REGIONE
Tabella 8.1 - Classificazione dei boschi alti per categoria forestale (valori in ettari).
63
8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia
Sugherete
Grafico 8.1 - Distribuzione percentuale della superficie
dei boschi alti per provincia.
8.1 Leccete
Le leccete interessano una superficie di 17.086 ettari,
distribuiti su ampie zone del territorio regionale; con distribuzione diffusa sul settore settentrionale e orientale
e più sporadica su quello meridionale. Le superfici più
estese si trovano sulle pendici del territorio etneo e sui
versanti carbonatici delle Madonie (Isnello, Castelbuono,
Collegano, ecc.). Importanti aree sono inoltre presenti
sui Monti Sicani (a cavallo tra le province di Palermo e
Agrigento) e sui rilievi dell’entroterra palermitano e del
trapanese. In provincia di Catania le leccete si collocano prevalentemente nell’aera etnea (sul versante occidentale e nord-occidentale), mentre nel messinese sono
presenti corpi meno estesi e più localizzati (S. Fratello,
Longi, Alcara Li Fusi, Messina, ecc.).
Nel siracusano, sono presenti diverse aree all’interno
Foto 8.1.1 - Lecceta sui Monti Iblei.
64
delle Cave Iblee (Figura 8.1.1 e Grafico 8.1.1). Nelle province di Caltanissetta, Enna e Ragusa, le leccete sono
molto sporadiche.
Gran parte delle leccete ricade in aree interessate da
una o più forme di protezione (Grafico 8.1.2): oltre 7.000
ettari infatti sono ubicati all’interno dei parchi regionali
(Parco dell’Etna, Parco delle Madonie e Parco dei Monti
Nebrodi) e altri 4.027 ettari ricadono all’interno di riserve naturali (Riserva Naturale Monti di Palazzo Adriano e
Valle del Sosio, Riserva Naturale Monte Genuardo e S.
Maria del Bosco, Riserva Naturale Bosco della Ficuzza
Rocca Busambra Bosco del Cappelliere e Gorgo del Drago, Riserva dello Zingaro ecc…). Spesso a queste aree
protette si sovrappongo i perimetri di SIC e ZPS.
La proprietà si ripartisce pressoché equamente tra for-
me private (53%) e pubbliche (47%); tra queste ultime si ha una prevalenza di proprietà regionali (4.949
ettari) rispetto alle comunali (2.811 ettari), mentre le
proprietà private sono in gran parte di tipo individuale
(Grafico 8.1.3).
Sotto il profilo colturale risulta molto diffuso il tipo non
definito (7.017 ettari), oltre ai tipi colturali propri del governo a ceduo (Grafico 8.1.4).
La significativa concentrazione di superficie in corrispondenza di questo particolare tipo colturale è legata alla
notevole diffusione di cedui molto invecchiati, che non
sono più stati sottoposti ad interventi negli ultimi decenni. Tra i cedui ancora a regime o comunque non ancora
eccessivamente invecchiati prevalgono nettamente quelli
di tipo semplice, con o senza matricine. Le fustaie sono
decisamente meno diffuse dei cedui e in prevalenza risultano di tipo coetaneo o irregolare.
I soprassuoli classificati come fustaie disetanee andrebbero definiti più propriamente come “disetaneiformi”
(e quindi affini a quelli di tipo irregolare) difficilmente,
infatti, vi si possono riscontrare i caratteri tipici dei veri
soprassuoli disetanei.
La scarsa diffusione delle pratiche colturali conferma il
generale stato di abbandono in cui versa la maggior parte delle leccete. Solo il 20,4% della superficie infatti, risulta interessato da una qualche forma di gestione attiva
e nella quasi totalità dei casi si tratta di pratiche colturali
di tipo minimale consistenti nel taglio raso di cedui, con
o senza rilascio di matricine (Grafico 8.1.5). La gestione
selvicolturale delle fustaie è decisamente sporadica.
Figura 8.1.1 - Distribuzione dei punti classificati come leccete sul territorio regionale
Valori totali
ES
Valori/ha
ES
Volume [m³]
1.203.324
13,1
70
10,2
Numero di alberi vivi
31.524.530
14,0
1.845
11,5
Area basimetria [m²]
324.153
11,4
19,0
8,0
Incremento corrente di Volume [m³]
42.806
16,0
2,5
13,7
Volume necromassa [m³]
43.436
25,4
2,54
24,0
Volume biomassa arborea [m³]
1.287.219
12,4
75
9,3
Rinnovazione arborea: numero di soggetti
88.016.597
41,1
5.152
40,3
Specie arbustive: numero di soggetti
370.204.011
19,3
21.668
17,6
Tabella 8.1.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3.
Foto 8.1.2 - Lecceta Pizzo Cangialoso ,Monti Sicani settentrionali.
Grafico 8.1.1 - Superficie delle leccete in ciascuna provincia (valori in ettari).
Grafico 8.1.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale.
Grafico 8.1.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha
la compresenza di più forme di protezione).
Grafico 8.1.3 - Distribuzione delle leccete per tipo di proprietà.
8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Leccete
Tipo di dato
Grafico 8.1.5 - Superficie interessata da pratiche colturali.
65
8.2 Sugherete
Le sugherete siciliane interessano una superficie di
14.732 ettari, di cui oltre 10.490 ricadono nelle sole
province di Palermo e Messina (versanti settentrionali
di Nebrodi e Madonie). Nuclei importanti si trovano anche a cavallo tra la provincia di Catania e Caltanissetta
(Riserve Naturali orientate di Niscemi e Bosco di Santo
Pietro) nonché in provincia di Siracusa in corrispondenza
del settore settentrionale dei Monti Iblei (Buccheri, Francofonte, Lentini) (Figura 8.2.1 e Grafico 8.2.1).
Ben 9.317 ettari sono situati all’interno di parchi regionali, riserve naturali, SIC o ZPS (Grafico 8.2.2).La forma
di proprietà prevalente è quella privata di tipo individuale (9.328 ettari); la proprietà pubblica interessa complessivamente 3.978 ettari, ripartiti quasi equamente tra
quella comunale e quella regionale (Grafico 8.2.3).
Sotto il profilo colturale i risultati inventariali mostrano
una notevole varietà di situazioni (Grafico 8.2.4): la tipologia colturale più frequente risulta essere quella spe-
Foto 8.2.1 - Sughereta nella Riserva Naturale Bosco di Santo Pietro.
66
ciale, rivolta alla produzione del sughero, tuttavia sono
molto diffusi anche altri tipi, in particolare le fustaie, sia
coetanee che irregolari.
Le fustaie classificate come disetanee, potrebbero essere
più propriamente definite come formazioni “disetaneiformi”, con caratteristiche non troppo dissimili dalle fustaie irregolari. I cedui a regime (semplici o composti, con
o senza matricine), appaiono poco frequenti, mentre risulta diffuso il tipo non definito, che identifica sia i boschi
di neoformazione, sia i cedui molto invecchiati lasciati
alla libera evoluzione o comunque non più recuperabili a
questa forma di governo.
Su oltre il 50% delle sugherete (7.713 ettari) non viene
eseguita alcuna pratica colturale.
Le pratiche più frequenti sono quelle di tipo speciale, per
la produzione del sughero (6.080 ettari).
Figura 8.2.1 - Distribuzione dei punti classificati come sugherete sul territorio regionale
Valori totali
ES
Valori/ha
ES
Volume [m³]
876.288
15
59
12,1
Numero di alberi vivi
7.091.472
15,9
481
13,2
Area basimetria [m²]
197.481
13
13,4
9,5
Incremento corrente di Volume [m³]
23.819
14,7
1,6
11,6
Volume necromassa [m³]
52.522
21,0
3,57
19,0
Volume biomassa arborea [m³]
588.690
14,4
40
11,3
84.862.628
40,5
5.761
39,4
1.105.886.302
16,3
75.068
13,6
Rinnovazione arborea: numero di soggetti
Specie arbustive: numero di soggetti
Tabella 8.2.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3.
Foto 8.2.2 - Sughereta su versante acclive accidentato.
Grafico 8.2.1 - Superficie delle sugherete in ciascuna provincia (valori in ettari).
Grafico 8.2.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale.
Grafico 8.2.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha
la compresenza di più forme di protezione).
Grafico 8.2.3 - Distribuzione delle sugherete per tipo di proprietà.
8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Sugherete
Tipo di dato
Grafico 8.2.5 - Superficie interessata da pratiche colturali.
67
8.3 Querceti di rovere e roverella
I querceti di rovere e roverella (Quercus petraea e
Quercus pubescens s.l.) interessano una superficie di
62.165 ettari, molti dei quali si concentrano lungo il
settore nord-orientale dell’isola.
Le maggiori estensioni della categoria si riscontrano
infatti nei Monti Peloritani e Nebrodi, dove occupano
un’ampia fascia altimetrica (mediamente dai 300 fino
oltre i 1.200 metri di quota) in relazione all’esposizione
e alla maggiore o minore vicinanza al mare.
Nuclei estesi si rinvengono anche nell’area etnea e nelle
Madonie, mentre nel settore occidentale dell’isola sono
presenti nuclei sui rilievi dell’entroterra palermitano e
sui Monti Sicani. A sud-est sono presenti querceti diffusi
nell’area degli Iblei, in particolare sui versanti più freschi
che delimitano le diverse cave e sui versanti del settore
settentrionale; infine, isolati nuclei sono presenti nel
centro dell’isola (Figura 8.3.1 e Grafico 8.3.1).
Tra le innumerevoli aree comunali e località principali
Foto 8.3.1 - Alcuni esemplari di roverella in un querceto dei
Monti Nebrodi.
68
si ricordano: Bronte, Castelbuono, Castiglione di Sicilia,
Collesano, Ficuzza, Godrano, Linguaglossa, Montalbano
E., Palazzo Adriano, Randazzo, S. Maria del Bosco,
S. Stefano Quisquina, Sant’Angelo di Brolo, Sinagra,
Tortrici, Tripi, Ucria.
Nell’ambito della categoria i querceti a prevalenza di
rovere costituiscono una decisa minoranza limitata a
pochi siti ubicati lungo i rilievi delle Madonie e sui Monti
Nebrodi. La località più nota, comprendente la quasi
totalità di questi soprassuoli, è quella di Pomieri (Petralia
Sottana) nel cuore delle Madonie.
Il 44% della superficie non è interessato da alcun tipo di
aree protette; il 20% ricade all’interno dei perimetri dei
quattro parchi regionali e un ulteriore 11% è interessato
da riserve naturali (Riserva Naturale Bosco della Ficuzza,
Rocca Busambra Bosco del Cappelliere e Gorgo del
Drago; Riserva Naturale Monti di Palazzo Adriano e Valle
del Sosio; Riserva Naturale Monte Genuardo e Santa
Figura 8.3.1 - Distribuzione dei punti classificati come querceti sul territorio regionale
Maria del Bosco; Bosco di Favara e Bosco Granza; Riserva
Naturale Bosco di Malabotta ecc…).
Un ulteriore 13% di superficie, in cui non sono presenti
parchi o riserve è comunque interessato dalla presenza
di SIC e ZPS (Grafico 8.3.2).
La proprietà dei querceti è prevalentemente privata
(51.243 ettari) e quasi sempre di tipo individuale
(Grafico 8.3.3). La proprietà pubblica si divide quasi
equamente tra il tipo regionale (5.733 ettari) e comunale
(4.691 ettari).
Il tipo colturale più diffuso risulta essere quello non
definito (Grafico 8.3.4), al cui interno sono compresi sia
cedui molto invecchiati non più utilizzati, sia boschi di
neoformazione originati dall’invasione di aree agricole
abbandonate. I soprassuoli tuttora governati a ceduo
interessano oltre 15.000 ettari, sono frequenti sia i cedui
semplici, sia quelli matricinati; rari i cedui composti.
Le fustaie si estendono complessivamente per
26.496 ettari: il tipo irregolare e quello disetaneo
(che più propriamente potrebbe essere definito come
disetaneiforme) risultano particolarmente frequenti, ma
spesso si tratta di formazioni difficilmente schematizzabili
sotto il profilo strutturale e generalmente non sottoposte
ad alcuna forma di coltivazione.
Le pratiche colturali interessano solo il 34% della
superficie e sono in gran parte di tipo minimale
(prevalentemente in corrispondenza dei cedui).
Le pratiche ordinarie di tipo classico sono limitate ad
una piccola percentuale delle fustaie (soprattutto quelle
coetanee).
Valori totali
ES
Valori/ha
ES
Volume [m³]
3.915.114
9,2
63
8,3
Numero di alberi vivi
42.219.093
9,5
679
8,6
Area basimetria [m²]
771.853
8,1
12,4
7,0
Incremento corrente di Volume [m³]
127.426
8,9
2,1
8,0
Volume necromassa [m³]
239.621
18,9
3,85
18,5
3.650.046
9,0
59
8,0
198.026.206
22,9
3.185
22,6
2.909.044.166
11,7
46.795
11,0
Volume biomassa arborea [m³]
Rinnovazione arborea: numero di soggetti
Specie arbustive: numero di soggetti
Tabella 8.3.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3.
Foto 8.3.2 - Querceti di roverella sui Monti Nebrodi.
Grafico 8.3.1 - Superficie dei querceti in ciascuna provincia (valori in ettari).
Grafico 8.3.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale.
Grafico 8.3.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha
la compresenza di più forme di protezione).
Grafico 8.3.3 - Distribuzione dei querceti per tipo di proprietà.
8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Querceti di rovere e roverella
Tipo di dato
Grafico 8.3.5 - Superficie interessata da pratiche colturali.
69
8.4 Cerrete
La categoria delle cerrete interessa una superficie di
22.728 ettari, concentrati quasi esclusivamente all’interno dei Monti Nebrodi, in provincia di Messina (Grafico
8.4.1). Le aree più estese, infatti, ricoprono sui Nebrodi
un’ampia fascia compresa tra le aree collinari-submontane e montano-inferiori del versante tirrenico; più ristretta
risulta sul versante interno, dove le cerrete riescono anche a spingersi a quote maggiori. Altrove, nuclei importanti e disgiunti si trovano sull’Etna, sulle Madonie e nel
Bosco della Ficuzza (Figura 8.4.1).
Foto 8.4.1 - Cerreta aperta durante la stagione vegetativa.
70
Quasi tutta la superficie (20.413 ettari) si colloca all’interno del Parco Regionale dei Monti Nebrodi, dove
peraltro sono presenti anche numerosi SIC e ZPS i cui
perimetri si sovrappongono ampiamente al territorio del
parco regionale (Grafico 8.4.2). La forma di proprietà
prevalente è quella privata di tipo individuale (10.942
ettari); la proprietà pubblica interessa complessivamente
10.529 ettari, con prevalenza per le proprietà comunali
rispetto a quella di tipo regionale (Grafico 8.4.3).
Sotto il profilo colturale si ha una netta prevalenza del
governo a fustaia (13.566 ettari) con diversificazione in
fustaie coetanee, transitorie (che derivano da avviamento di cedui e sono quindi ancora costituite da soggetti di
origine agamica) e irregolari.
I cedui interessano complessivamente una superficie di
3.894 ettari e in genere sono di tipo matricinato.
Molto frequente anche il tipo colturale non definito, che
include sia numerosi cedui invecchiati, che in assenza di
interventi si stanno naturalmente evolvendo verso l’alto
fusto, sia boschi di neoformazione (Grafico 8.4.4).
Le pratiche colturali (Grafico 8.4.5) risultano assenti su
quasi metà della superficie (11.071 ettari); quando presenti, possono consistere sia in forme minimali, che in
forme ordinarie classiche.
Le pratiche di tipo minimale si applicano prevalentemente ai cedui, dove viene eseguito il solo taglio di maturità
a fine ciclo, mentre quelle di tipo classico riguardano soprattutto le fustaie, in particolare quelle transitorie, che
vengono sottoposte al taglio di avviamento e a successivi tagli intercalari.
Figura 8.4.1 - Distribuzione dei punti classificati come cerrete sul territorio regionale
Valori totali
ES
Valori/ha
ES
Volume [m³]
2.720.174
11,1
120
8,7
Numero di alberi vivi
19.132.404
14,0
842
12,1
Area basimetria [m²]
440.827
10,0
19,4
7,2
Incremento corrente di Volume [m³]
70.385
10,6
3,1
8,1
Volume necromassa [m³]
60.142
21,8
2,65
20,7
Volume biomassa arborea [m³]
2.480.839
10,8
109
8,3
Rinnovazione arborea: numero di soggetti
72.211.823
33,8
3.177
33,0
814.178.613
18,9
35.823
17,7
Specie arbustive: numero di soggetti
8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Cerrete
Tipo di dato
Tabella 8.4.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3.
Foto 8.4.2 - Fustaia di cerro in inverno.
Grafico 8.4.1 - Superficie delle cerrete in ciascuna provincia (valori in ettari).
Grafico 8.4.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale.
Grafico 8.4.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha
la compresenza di più forme di protezione).
Grafico 8.4.3 - Distribuzione delle cerrete per tipo di proprietà.
Grafico 8.4.5 - Superficie interessata da pratiche colturali.
71
8.5 Orno-ostrieti
Gli orno-ostrieti sono associazioni pioniere o di forra, caratterizzate dalla presenza di carpino nero (Ostrya carpinifolia) e orniello (Fraxinus ornus) in cui sono spesso
presenti numerose altre specie consociate (Quercus ilex,
Quercus pubescens, Acer sp. pl., ecc.).
Questa categoria è decisamente poco diffusa sul territorio siciliano, la superficie interessata infatti è di soli
568 ettari, la maggior parte dei quali ricade in provincia
Foto 8.5.1 - Ostrieto governato a ceduo.
72
di Palermo, Catania, Messina e Siracusa (Figura 8.5.1 e
Grafico 8.5.1). Si rinvengono localmente anche lungo i
versanti e le aree di forra dei versanti tirrenico e ionico
del messinese (Fiumedinisi, Longi, ecc.), così come sul
versante ionico dell’Etna e all’interno di diverse Cave
Iblee (ad esempio Valle dell’Anapo).
Il 50% della superficie ricade all’interno di aree protette, in particolare nel Parco dei Nebrodi e in quello delle
Madonie, nonché in alcuni SIC e ZPS (Grafico 8.5.2). La
proprietà è esclusivamente privata, con prevalenza per
il tipo individuale (Grafico 8.5.3). Sotto il profilo tipologico-colturale la maggior parte delle formazioni è stata
attribuita al tipo non definito (Grafico 8.5.4), per evidenti
difficoltà di inquadramento nelle altre tipologie.
Trattandosi infatti di formazioni pioniere fortemente
condizionate dalle condizioni stazionali e dai fattori di
disturbo, la struttura risulta anomala e la sua evoluzione
non è influenzata dall’azione colturale.
Le pratiche colturali sono quasi sempre assenti (Grafico 8.5.5), solo qualche soprassuolo ubicato in stazioni
meno limitanti risulta governato a ceduo con trattamento a taglio raso.
Figura 8.5.1 - Distribuzione dei punti classificati come orno-ostrieti sul territorio regionale
Valori totali
ES
Valori/ha
ES
Volume [m³]
15.300
68,0
27
54,3
Numero di alberi vivi
513.065
76,2
903
64,3
Area basimetria [m²]
4.504
63,9
7,9
49,1
552
67,6
1,0
53,8
Volume necromassa [m³]
1.212
50,7
2,13
30,2
Volume biomassa arborea [m³]
17.503
65,7
30,8
51,5
Rinnovazione arborea: numero di soggetti
905.173
92,0
1.593
82,5
1.596.625
56,7
2.811
39,4
Incremento corrente di Volume [m³]
Specie arbustive: numero di soggetti
Tabella 8.5.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3.
Foto 8.5.2 - Orno-ostrieto di versante dei Monti Nebrodi.
Grafico 8.5.1 - Superficie degli orno-ostrieti in ciascuna provincia (valori in ettari).
Grafico 8.5.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale.
Grafico 8.5.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha
la compresenza di più forme di protezione).
Grafico 8.5.3 - Distribuzione degli orno-ostrieti per tipo di proprietà.
8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Orno-ostrieti
Tipo di dato
Grafico 8.5.5 - Superficie interessata da pratiche colturali.
73
8.6 Castagneti
I castagneti interessano una superficie di soli 9.395 ettari, concentrati quasi esclusivamente nelle province di Catania e Messina (Grafico 8.6.1). I nuclei più importanti si
collocano sulle pendici dell’Etna, in una fascia compresa
tra le quote submontane e montane. Meno compatta ma
diffusa è la presenza dei castagneti sui Peloritani e sul
settore orientale del territorio nebroideo.
Altrove, nuclei circoscritti di questa categoria sono presenti sulle Madonie (Castelbuono, Petralie) e nel Bosco
della Ficuzza (Mezzojuso) (Figura 8.6.1).
Il 60% della superficie ricade all’interno di aree protette
(Grafico 8.6.2) in particolare 2.435 ettari si collocano
all’interno di parchi regionali (principalmente nel Parco
Foto 8.6.1 - Castagneto in inverno.
74
dell’Etna e in quello dei Monti Nebrodi e solo in minima
parte nel Parco delle Madonie). La forma di proprietà
prevalente è quella privata di tipo individuale (7.016 ettari); la proprietà pubblica interessa complessivamente
2.065 ettari, ripartiti quasi esclusivamente tra regione e
comuni (Grafico 8.6.3). Sotto il profilo colturale i risultati
inventariali mostrano una decisa prevalenza del governo a ceduo, che complessivamente interessa oltre 7.000
ettari (Grafico 8.6.4). Sono diffusi sia i cedui matricinati,
sia quelli senza matricine, mentre sono poco frequenti i
cedui di tipo composto (cioè caratterizzati da un rilevante
numero di matricine). Il governo a fustaia è poco diffuso (971 ettari complessivi tra fustaie coetanee irregolari
e disetanee), mentre mostra una certa diffusione il tipo
colturale non definito comprendente sia cedui molto invecchiati, sia i boschi di neoformazione con significativa
presenza di castagno. I castagneti da frutto (tipo colturale speciale) sono poco diffusi, almeno nella forma
ancora sottoposta a gestione (i castagneti da frutto abbandonati, soggetti a processi di evoluzione naturale, in
buona parte sono stati classificati sotto il tipo colturale
non definito).
I castagneti sono la categoria forestale maggiormente
interessata da forme di gestione attiva, la percentuale di
superficie non interessata da alcuna forma di coltivazione
si attesta infatti al 33%, contro una media complessiva
dei boschi alti pari al 55%. Come è logico attendersi, vista la decisa prevalenza delle forme di governo a ceduo,
le pratiche colturali adottate consistono essenzialmente
nel taglio raso con o senza rilascio di matricine.
Si tratta quindi di pratiche riferibili al tipo minimale (Grafico 8.6.5), in quanto all’interno dei cedui non vengono
eseguite cure colturali o tagli intercalari. La maggiore
diffusione delle pratiche colturali in corrispondenza di
questa categoria denota l’interesse produttivo che ancora riveste il castagno nella realtà siciliana, soprattutto
per la possibilità di ottenere assortimenti legnosi richiesti
dal mercato (principalmente paleria di varie misure e secondariamente anche tondo da sega e legna da ardere).
Figura 8.6.1 - Distribuzione dei punti classificati come castagneti sul territorio regionale
Valori totali
ES
Valori/ha
ES
Volume [m³]
1.422.171
18,7
151
15,0
Numero di alberi vivi
13.564.367
18,6
1.444
14,9
Area basimetria [m²]
228.588
19,1
24,3
15,5
Incremento corrente di Volume [m³]
53.009
17,0
5,6
12,9
Volume necromassa [m³]
151.949
22,8
16,17
20,0
Volume biomassa arborea [m³]
1.102.246
19,5
117
16,0
Rinnovazione arborea: numero di soggetti
35.131.651
22,8
3.739
20,1
Specie arbustive: numero di soggetti
301.794.024
25,9
32.122
23,6
Tabella 8.6.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3.
Foto 8.6.2 - Ceduo di castagno recentemente utilizzato.
Grafico 8.6.1 - Superficie dei castagneti in ciascuna provincia (valori in ettari).
Grafico 8.6.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale.
Grafico 8.6.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha
la compresenza di più forme di protezione).
Grafico 8.6.3 - Distribuzione dei castagneti per tipo di proprietà.
8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Castagneti
Tipo di dato
Grafico 8.6.5 - Superficie interessata da pratiche colturali.
75
8.7 Faggete
La categoria delle faggete interessa una superficie di
14.173 ettari, distribuiti prevalentemente lungo la fascia
montana dei Monti Nebrodi: dal territorio di Mistretta
a ovest, fino a Floresta e Montalbano Elicona, più a
est. Corpi meno estesi si trovano anche lungo le pendici dell’Etna (in particolare sui versanti settentrionale
e nord-occidentale), fino a circa 2.000 metri di quota e
nelle Madonie, dove colonizzano in maniera più o meno
oasistica i piani di vetta (Figura 8.7.1). La distribuzione
per provincia è quindi caratterizzata da una forte concentrazione di superficie nel messinese; con estensioni
meno rilevanti in provincia di Catania e di Palermo (Gra-
Foto 8.7.1 - Fustaia di faggio in autunno.
76
fico 8.7.1). Tutte le faggete ricadono all’interno dei confini di parchi regionali (Parco dei Nebrodi, Parco dell’Etna
e Parco delle Madonie) e molte di esse sono interessate
anche da una seconda forma di protezione costituita
da SIC o ZPS (Grafico 8.7.2). Si tratta chiaramente di
formazioni che, collocandosi ai limiti superiore della vegetazione arborea, occupano spesso aree caratterizzate
da elevato valore naturalistico e ambientale. Non a caso
infatti, ben 12.417 ettari ricadono all’interno delle zone
A dei tre parchi regionali, cioè nelle aree sottoposte a
regime di tutela più elevato.
La proprietà è in prevalenza pubblica (oltre il 70% del-
la superficie) con maggiore frequenza per quelle di tipo
comunale; la proprietà privata è quasi sempre di tipo individuale (Grafico 8.7.3).
La forma di governo più diffusa è il ceduo (Grafico 8.7.4),
sia con che senza matricine (9.877 ettari); tra le fustaie
prevalgono quelle di tipo transitorio, che derivano dalla
conversione di cedui e sono quindi ancora costituite da
soggetti di origine agamica. Il tipo colturale non definito è abbastanza frequente (1.349 ettari) e comprende
soprattutto cedui molto invecchiati ormai in evoluzione
naturale verso l’alto fusto. La maggior parte delle faggete, però, non risulta più sottoposta a forme di gestione
attiva, infatti le pratiche colturali risultano assenti sul
68% della superficie di questa categoria. La collocazione
entro le zone A dei parchi regionali crea chiaramente dei
limiti alle possibilità di utilizzazione, rendendo prioritarie,
o quantomeno prevalenti, funzioni di tipo naturalistico e
paesaggistico. Nei soprassuoli soggetti a gestione le pratiche colturali si dividono pressoché equamente tra tipo
minimale e tipo classico (Grafico 8.7.5). Le prime trovano applicazione soprattutto nelle formazioni governate
a ceduo (taglio raso con o senza rilascio di matricine),
mentre le seconde si applicano prevalentemente alle fustaie transitorie (tagli di avviamento e tagli intercalari).
Figura 8.7.1 - Distribuzione dei punti classificati come faggete sul territorio regionale.
Valori totali
ES
Valori/ha
ES
Volume [m³]
2.353.076
10,8
166
6,2
Numero di alberi vivi
36.767.314
14,1
2.594
10,9
Area basimetria [m²]
430.196
10,3
30,4
5,1
Incremento corrente di Volume [m³]
64.161
11,3
4,5
7,0
Volume necromassa [m³]
27.312
21,2
1,93
19,2
2.119.477
10,8
150
6,1
Rinnovazione arborea: numero di soggetti
54.009.786
22,2
3.811
20,2
Specie arbustive: numero di soggetti
110.563.781
36,6
7.801
35,4
Volume biomassa arborea [m³]
8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Faggete
Tipo di dato
Tabella 8.7.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3.
Foto 8.7.2 - Faggeta di Capizzi (Monti Nebrodi).
Grafico 8.7.1 - Superficie delle faggete in ciascuna provincia (valori in ettari).
Grafico 8.7.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale.
Grafico 8.7.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha
la compresenza di più forme di protezione).
Grafico 8.7.3 - Distribuzione delle faggete per tipo di proprietà.
Grafico 8.7.5 - Superficie interessata da pratiche colturali.
77
8.8 Formazioni riparie
La distribuzione e l’abbondanza delle formazioni riparie
è chiaramente condizionata dall’idrografia del territorio
regionale. I 6.982 ettari di superficie si distribuiscono su
diverse province, ma quelle di Messina e Palermo ne ospitano da sole quasi il 70% (Figura 8.8.1 e Grafico 8.8.1). In
queste province i corpi più importanti si collocano lungo
gli impluvi dei principali rilievi dell’isola (Madonie, Monti
Peloritani, Monti Nebrodi, rilievi dell’entroterra palermitano). Tuttavia i bacini idrografici più importanti interessano la parte centro-meridionale e orientale dell’isola, in
cui formazioni riparie di grande interesse si rinvengono
lungo l’Imera Meridionale, il Simeto, l’Alcantara; all’inter-
Foto 8.8.1 - Formazione riparia lungo il fiume Sosio.
78
no delle diverse cave che incidono radialmente i Monti
Iblei (valli dell’Irminio, Anapo, Tellaro, Cassibile, ecc…).
Viceversa, all’interno del territorio etneo si registra una
sostanziale assenza di formazioni riparie, per via della
sua natura litologica.
Il platano orientale (Platanus orientalis), i pioppi bianco e nero (Populus alba e nigra), i salici (Salix sp. pl.)
e il frassino ossifillo (Fraxinus oxycarpa) sono le specie
arboree che più contraddistinguono queste formazioni
oltre ad un’ampia gamma di specie arbustive tra cui
l’oleandro (Nerium oleander), le tamerici (Tamarix sp.
pl.), che possono assumere anche portamento arboreo e
diversi salici arbustivi. Oltre la metà della superficie non
è interessata da alcun tipo di area protetta; il 16% ricade
entro i confini di parchi o riserve (in particolare il Parco
Regionale dell’Alcantara, quello delle Madonie e quello
dei Monti Nebrodi) e un ulteriore 28% è comunque interessato da SIC o ZPS (Grafico 8.8.2).
La proprietà è in prevalenza privata di tipo individuale;
la proprietà pubblica è in gran parte di tipo regionale
(Grafico 8.8.3). Sotto il profilo colturale la maggior parte delle formazioni è stata inserita nel tipo non definito
(Grafico 8.8.4) sia per la presenza di formazioni un tempo
utilizzate a ceduo, che si stanno naturalmente evolvendo,
sia per oggettive difficoltà di inquadramento all’interno
delle altre opzioni previste: spesso infatti si è di fronte a
formazioni sottoposte a dinamiche anomale, legate anche agli eventi di piena dei corsi d’acqua o a fenomeni
di dissesto lungo le sponde, con strutture estremamente
irregolari e in cui può determinarsi la compresenza di
soggetti di origine gamica e agamica.
La maggior parte delle formazioni riparie non è interessata da alcuna pratica colturale, solo sul 9% della
superficie vengono applicate pratiche di tipo minimale
che in genere consistono nel taglio raso matricinato di
formazioni governate a ceduo (Grafico 8.8.5).
Figura 8.8.1 - Distribuzione dei punti classificati come formazioni riparie sul territorio regionale.
Valori totali
ES
Valori/ha
ES
Volume [m³]
451.083
21,5
65
17,3
Numero di alberi vivi
5.252.015
28,7
752
25,5
Area basimetria [m²]
70.671
18,1
10,1
12,6
Incremento corrente di Volume [m³]
15.466
21,7
2,2
17,6
Volume necromassa [m³]
57.309
33,1
8,21
30,4
Volume biomassa arborea [m³]
372.467
19,0
53
14,0
5.864.162
29,4
840
26,2
242.474.272
28,6
34.730
25,9
Rinnovazione arborea: numero di soggetti
Specie arbustive: numero di soggetti
8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Formazioni riparie
Tipo di dato
Tabella 8.8.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3.
Foto 8.8.2 - Formazione riparia a salici.
Grafico 8.8.1 - Superficie delle formazioni riparie in ciascuna provincia (valori in ettari).
Grafico 8.8.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale.
Grafico 8.8.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha
la compresenza di più forme di protezione).
Grafico 8.8.3 - Distribuzione delle formazioni riparie per tipo di proprietà.
Grafico 8.8.5 - Superficie interessata da pratiche colturali.
79
8.9 Formazioni pioniere e secondarie
La categoria delle formazioni pioniere e secondarie
comprende un insieme abbastanza variegato di formazioni caratterizzate dalla presenza di specie pioniere
autoctone quali la betulla dell’Etna (Betula aetnensis),
il pioppo tremulo (Populus tremula), l’olmo campestre
(Ulmus minor) e l’orniello (Fraxinus ornus) o non autoctone come la robinia e l’ailanto.
La superficie interessata è modesta (solo 2.876 ettari)
e concentrata in prevalenza nel settore nord-orientale
dell’isola (Figura 8.9.1 e Grafico 8.9.1). Lungo le pen-
Foto 8.9.1 - Betuleto dell’Etna.
80
dici dell’Etna si colloca la totalità dei betuleti a Betulla
dell’Etna e le formazioni a pioppo tremulo, mentre le altre
tipologie si distribuiscono prevalentemente lungo i Peloritani (in particolare nei rilievi più nord-orientali le coperture a robinia) e nuclei isolati si collocano nelle province
di Agrigento, Caltanissetta e Siracusa (Grafico 8.9.1). Il
55% della superficie è interessato da una o più forme
di protezione: i corpi lungo i versanti etnei rientrano in
gran parte entro i confini del Parco Regionale dell’Etna,
mentre gli altri nuclei sono per lo più interessati da SIC
e ZPS (Grafico 8.9.2). Il 66 % della superficie ricade in
aree di proprietà privata (per lo più di tipo individuale),
mentre tra le proprietà pubbliche si ha una prevalenza
del tipo regionale (Grafico 8.9.3).
Trattandosi di formazioni pioniere che colonizzano frequentemente substrati di recente costituzione (come le
lave dell’Etna o i macereti) la cui permanenza è spesso
legata a fenomeni di disturbo che impediscono o rallentano l’evoluzione verso consociazioni più evolute, l’inquadramento in termini di tipo colturale risulta spesso
poco agevole, infatti il Grafico 8.9.4 mostra una prevalenza del tipo colturale non definito, che è caratteristico
dei boschi di neoformazione. Sono comunque rappresentati anche la maggior parte degli altri tipi colturali, con
una ripartizione pressoché equa tra cedui e fustaie.
Il 75% della superficie non è interessato da alcun tipo di
pratica colturale (Grafico 8.9.5). Nella parte residua risultano applicate pratiche di tipo minimale che riguardano
esclusivamente le formazioni governate a ceduo (taglio
raso con o senza rilascio di matricine).
Figura 8.9.1 - Distribuzione dei punti classificati come formazioni pioniere sul territorio regionale.
Valori totali
ES
Valori/ha
ES
Volume [m³]
244.759
32,5
85
25,4
Numero di alberi vivi
3.895.560
31,8
1.354
23,2
Area basimetria [m²]
38.498
26,2
13,4
15,7
Incremento corrente di Volume [m³]
13.153
34,6
4,6
28,6
Volume necromassa [m³]
11.763
35,1
4,09
29,7
197.965
28,7
69
20,1
2.010.597
38,7
699
32,2
265.987.324
33
92.475
27,8
Volume biomassa arborea [m³]
Rinnovazione arborea: numero di soggetti
Specie arbustive: numero di soggetti
Tabella 8.9.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3.
Foto 8.9.2 - Soprassuolo a prevalenza di robinia (Robinia pseudoacacia).
Grafico 8.9.1 - Superficie delle formazioni pioniere in ciascuna provincia (valori in ettari).
Grafico 8.9.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale.
Grafico 8.9.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha
la compresenza di più forme di protezione).
Grafico 8.9.3 - Distribuzione delle formazioni pioniere per tipo di proprietà.
8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Formazioni pioniere e secondarie
Tipo di dato
Grafico 8.9.5 - Superficie interessata da pratiche colturali.
81
8.10 Pinete di pini mediterranei
La categoria comprende le pinete autoctone o naturalizzate di pini mediterranei che, quindi, sono caratterizzate
da livelli di naturalità e complessità superiori rispetto ai
rimboschimenti realizzati con le stesse specie. La superficie interessata è decisamente modesta: solo 1.497 ettari
distribuiti in pochi siti (Figura 8.10.1 e Grafico 8.10.1).
Le formazioni più note sono indubbiamente le pinete di
pino marittimo (Pinus pinaster) di Pantelleria, che si rinvengono sulla parte più elevata di Montagna Grande e
su altri promontori della parte meridionale dell’isola.
Nel siracusano, in particolare lungo le basse valli dell’Ippari e del Tellaro, sono invece presenti nuclei autoctoni o
più frequentemente naturalizzati di pino d’Aleppo (Pinus
halepensis).
Altrove si riscontrano nuclei naturalizzati, o di dubbio indigenato, molto localizzati e di piccola superficie, a pino
d’Aleppo e pino domestico (Pinus pinea); ad esempio sui
rilievi collinari del territorio di Cefalù e di Messina. Il 46%
Foto 8.10.1 - Nuclei naturali di pino d’Aleppo nei pressi di Vittoria.
82
della superficie non è interessato da forme di protezione.
Sul resto della superficie la tipologia di area protetta più
diffusa è rappresentata dai SIC e ZPS.
La sola riserva naturale che ospita soprassuoli afferenti a
questa categoria è quella dell’Isola di Pantelleria (Grafico
8.10.2). La proprietà si ripartisce pressoché equamente tra tipo privato e tipo pubblico. Nell’ambito del tipo
pubblico si ha una forte prevalenza di proprietà regionale
(Grafico 8.10.3). Tutte le formazioni, essendo costituite
da conifere, sono state classificate tra i tipi colturali a fustaia (Grafico 8.10.4), nella maggior parte dei casi si tratta di fustaie coetanee, ma alcuni corpi presentano anche
una struttura più articolata, con un piano arboreo a copertura discontinua e strato arbustivo più o meno chiuso
e omogeneo. Quasi il 70% della superficie non risulta
interessato da alcuna pratica colturale (Grafico 8.10.5)
e quando presenti le pratiche eseguite sono quasi sempre riferibili al tipo minimale.
Figura 8.10.1 - Distribuzione dei punti classificati come pinete di pini mediterranei sul territorio regionale.
Valori totali
ES
Valori/ha
ES
Volume [m³]
14.799
41,9
10
32,7
Numero di alberi vivi
999.074
43,2
667
34,5
Area basimetria [m²]
5.658
41,9
3,8
32,7
Incremento corrente di Volume [m³]
650
32,4
0,4
17,5
Volume necromassa [m³]
635
48,3
0,42
38,8
Volume biomassa arborea [m³]
13.288
41,7
8,9
32,5
Rinnovazione arborea: numero di soggetti
374.987
58,2
250
52,4
84.901.212
52,2
56.709
45,4
Specie arbustive: numero di soggetti
Tabella 8.10.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3.
Foto 8.10.2 - Pineta di pino marittimo di Pantelleria.
Grafico 8.10.1 - Superficie delle pinete mediterranee in ciascuna provincia (valori in ettari).
Grafico 8.10.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale.
Grafico 8.10.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha
la compresenza di più forme di protezione).
Grafico 8.10.3 - Distribuzione delle pinete mediterranee per tipo di proprietà.
8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Pinete di pini mediterranei
Tipo di dato
Grafico 8.10.5 - Superficie interessata da pratiche colturali.
83
8.11 Pinete di pino laricio
Le pinete autoctone di pino laricio (Pinus nigra subsp.
calabrica) si estendono per 3.862 ettari concentrati lungo i versanti etnei (e quindi nella sola provincia di Catania) dove la permanenza di questa specie pioniera in
nuclei puri è stata favorita sia dal frequente ricoprimento
delle colate, sia dall’intervento antropico pregresso (coltivazione delle fustaie di pino per l’estrazione della resi-
Foto 8.11.1 - Pineta Ragabo sul versante nord dell’Etna.
84
na) (Figura 8.11.1 e Grafico 8.11.1).
A seconda della quota e della collocazione rispetto alle
colate si distinguono pinete inferiori (collocate nella fascia dei querceti e delle cerrete), pinete superiori (nella
fascia montana a contatto con faggio e betulla dell’Etna)
e pinete pioniere (su colate laviche ancora poco alterate
e spesso in consociazione con la ginestra dell’Etna e altre
specie colonizzatrici).
Tutta la superficie si colloca entro i confini del Parco Regionale dell’Etna e per il 66% risulta interessata anche
da SIC o ZPS (Grafico 8.11.2).
La proprietà è quasi interamente di tipo pubblico, con
una ripartizione quasi equa tra proprietà regionale e proprietà di comuni (Grafico 8.11.3).
Tutte le formazioni sono costituite da fustaie, tra cui si
distinguono sia soprassuoli coetanei, sia formazioni irregolari e articolate, frequenti soprattutto nella tipologia
pioniera (Grafico 8.11.4).
Le pratiche colturali sono oggi completamente assenti
sull’85% della superficie; nei casi in cui risultano presenti
sono in prevalenza di tipo minimale (Grafico 8.11.5).
Figura 8.11.1 - Distribuzione dei punti classificati come pinete di pino laricio sul territorio regionale.
Valori totali
ES
Valori/ha
ES
Volume [m³]
866.669
25,3
224
18,4
Numero di alberi vivi
2.466.234
27,2
639
20,8
Area basimetria [m²]
112.020
22,9
29
15,0
Incremento corrente di Volume [m³]
17.678
24,6
4,6
17,4
Volume necromassa [m³]
29.026
46,7
7,52
43,5
Volume biomassa arborea [m³]
546.922
24,7
142
17,6
Rinnovazione arborea: numero di soggetti
8.614.014
43,4
2.230
39,7
Specie arbustive: numero di soggetti
11.366.046
47,2
2.943
44,6
Tabella 8.11.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3.
Foto 8.11.2 - Nuclei di pino laricio su lave dell’Etna alle quote maggiori.
Grafico 8.11.1 - Superficie delle pinete di pino laricio in ciascuna provincia (valori in ettari).
Grafico 8.11.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale.
Grafico 8.11.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha
la compresenza di più forme di protezione).
Grafico 8.11.3 - Distribuzione delle pinete di pino laricio per tipo di
proprietà.
8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Pinete di pino laricio
Tipo di dato
Grafico 8.11.5 - Superficie interessata da pratiche colturali.
85
8.12 Rimboschimenti
I rimboschimenti sono la categoria forestale più estesa, da
soli infatti coprono il 36% della superficie dei boschi alti
(93.646 ettari), interessando tutte le province ma in misura
assai diversificata (Figura 8.12.1). Le maggiori estensioni,
sia in valore assoluto, sia in relazione all’estensione del
territorio provinciale, si collocano nelle province di Enna,
Palermo, Caltanissetta e Agrigento (Grafico 8.12.1). Più
in dettaglio tra le aree territoriali e località con i rimboschimenti più estesi dell’isola si ricordano, per la Sicilia
centro occidentale: i Monti Sicani (Castronovo di Sicilia, S.
Stefano Quisquina, Burgio), i rilievi nisseni (Caltanissetta,
Mussomeli, S. Cataldo), i Monti di Palermo; per la Sicilia
centro-orientale: gli Erei (Enna, Aidone, Piazza Armerina),
il Calatino e dintorni (Caltagirone, Mazzarino), gli Iblei
occidentali (Monte Rosso Almo, Giarratana, Ragusa), i
versanti meridionali dei Nebrodi (Nicosia, Cerami, Bronte,
Randazzo), i colli di Messina. Molti rimboschimenti sono
di tipo monospecifico, quelli in cui si riscontra una com-
presenza di più specie presentano in genere una mescolanza per gruppi. La ripartizione tra i tipi forestali (Tabella
8.12.2) evidenzia una prevalenza di rimboschimenti mediterranei di conifere realizzati con specie quali i cipressi
(C. sempervirens, C. Arizonica), il pino d’Aleppo (Pinus
halepensis), il pino domestico (Pinus pinea) e il pino marittimo (Pinus pinaster), particolarmente abbondanti nelle
province di Palermo e Agrigento . Molto frequenti anche i
rimboschimenti di eucalipto (Eucalyptus sp. pl.), concentrati per oltre il 60% nelle province di Enna e Caltanissetta.
La diffusione dei rimboschimenti montani di conifere è
evidentemente limitata alle sole aree montane dell’isola,
ma si tratta di una tipologia decisamente meno frequente
rispetto alle due precedenti. Solo nelle province di Messina e Catania si riscontrano superfici di un certo rilievo, in
cui il pino laricio (Pinus nigra subsp. calabrica) risulta la
specie più utilizzata. Anche i rimboschimenti di latifoglie
sono relativamente poco frequenti e le maggiori estensioni
Foto 8.12.1 - Rimboschimento montano di conifere sui Monti Nebrodi.
86
superficiali si collocano ancora nelle province di Messina e
Catania. Le specie più frequentemente impiegate sono il
cerro (Quercus cerris), la roverella (Quercus pubescens)
e il frassino ossifillo (Fraxinus oxycarpa), cui si associano
spesso numerose altre specie (castagno, acero campestre,
leccio, orniello ecc…) alcune delle quali possono anche
essere preesistenti all’impianto o derivanti da processi di
insediamento naturale. Il 57% della superficie interessata
da rimboschimenti non risulta attualmente interessata da
forme di protezione. Il 9% ricade entro i perimetri di parchi
regionali (in particolare nel Parco dei Nebrodi) e il 12% in
corrispondenza di riserve naturali (Riserva Naturale Bosco
di Santo Pietro; Riserva Naturale Rossomanno - Grottascura Bellia; Riserva Naturale M. Cammarata; Riserva Naturale
Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio; Riserva Naturale
Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del Cappelliere e Gorgo del Drago; Riserva Naturale Sambuchetti - Campanito; ecc… ). Un ulteriore 22% di superficie, infine, è
interessato dalla presenza di SIC o ZPS, in aree esterne a
parchi e riserve (Grafico 8.12.2). Oltre il 60% dei rimboschimenti è stato realizzato in proprietà pubbliche (Grafico 8.12.3) e particolarmente in quelle di tipo regionale
(47.886 ettari). E’ comunque significativa anche la quota
di impianti realizzati in proprietà private, soprattutto di tipo
individuale (26.013 ettari). Nei rimboschimenti di conifere
ovviamente il governo è a fustaia, con una netta prevalenza
di forme coetanee (Grafico 8.12.4). Il governo a ceduo si
riferisce unicamente agli impianti realizzati con eucalipti e
meno frequentemente con altre latifoglie, in cui l’origine del
ceduo si deve al ricaccio delle ceppaie successivamente al
primo taglio operato sul soprassuolo. Il 62% dei rimboschimenti è interessato da pratiche colturali (Grafico 8.12.5):
la forma più diffusa è ancora una volta rappresentata dalle
pratiche di tipo minimale, che trovano applicazione sia nei
cedui di eucalipti, sia nei rimboschimenti mediterranei di
conifere.
Figura 8.12.1 - Distribuzione dei punti classificati come rimboschimenti sul territorio regionale.
Volume [m³]
Numero di alberi vivi
Area basimetria [m²]
Incremento corrente di Volume [m³]
Volume necromassa [m³]
Volume biomassa arborea [m³]
Rinnovazione arborea: numero di soggetti
Specie arbustive: numero di soggetti
Valori totali
ES
Valori/ha
ES
8.999.153
53.852.765
1.366.248
303.699
442.177
6.564.932
137.655.885
1.353.290.081
5,7
5,6
4,9
6,0
17,6
5,6
19,3
13,9
96
575
14,6
3,2
4,72
70
1.470
14.451
4,6
4,5
3,6
5,0
17,4
4,5
19
13,5
8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Rimboschimenti
Tipo di dato
Tabella 8.12.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3.
Tipo forestale
Rimb. di eucalipti
Rimb. di latifoglie varie
Rimb. medit. di conifere
Rimb. montani di conifere
% di superficie interessata
35%
8%
51%
6%
Tabella 8.12.2 - Ripartizione dei rimboschimenti per tipo forestale.
Foto 8.12.2 - Rimboschimento di eucalipti in provincia di Caltanissetta.
Grafico 8.12.1 - Superficie dei rimboschimenti in ciascuna provincia (valori in ettari).
Grafico 8.12.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale.
Grafico 8.12.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha
la compresenza di più forme di protezione).
Grafico 8.12.3 - Distribuzione dei rimboschimenti per tipo di proprietà.
Grafico 8.12.5 - Superficie interessata da pratiche colturali.
87
8.13 Boschi di altre latifoglie
I boschi di altre latifoglie (8.792 ettari) comprendono
tutte quelle formazioni atipiche e non inquadrabili in una
precisa categoria ecologico-strutturale. Si tratta spesso
sia di cenosi forestali miste, in cui risulta difficile l’individuazione di una specie prevalente tale da permettere
l’attribuzione ad una data categoria forestale, sia di boschi di neoformazione, originati dall’abbandono di superfici agricole e frutteti soprattutto in aree di montagna,
in cui la dinamica naturale è ancora in forte evoluzione. A
questa eterogeneità compositiva e strutturale ha anche
contribuito l’azione pregressa di miglioramento forestale,
con l’introduzione di diverse specie forestali (prevalente-
mente latifoglie). La distribuzione territoriale mostra una
significativa concentrazione in corrispondenza dei Monti
Nebrodi e delle Madonie e meno frequentemente anche
sui Monti Peloritani (Figura 8.13.1 e Grafico 8.13.1).
Le specie che si rinvengono con maggiore frequenza
in queste formazioni sono il pero (Pyrus sp. pl), l’acero
campestre (Acer campestre), l’oleastro (Olea europaea),
il frassino ossifillo (Fraxinus oxycarpa), la roverella (Quercus pubescens s.l.) e la sughera (Quercus suber), quasi
sempre consociate a numerose altre latifoglie arboree e
frequentemente anche a specie arbustive.
Il 44% di questi boschi ricade all’interno di parchi regio-
Foto 8.13.1 - Bosco di neoformazione ascrivibile alla categoria dei boschi di altre latifoglie.
88
nali, cui spesso si sovrappongono anche i perimetri di
SIC e ZPS e un ulteriore 4% di superficie è interessato
da riserve naturali. Il 15% della superficie è interessato solamente da SIC o ZPS, mentre la superficie residua
(38%) si colloca in aree non sottoposte ad alcuna forma
di protezione (Grafico 8.13.2).
La proprietà risulta per lo più privata e prevalentemente
di tipo individuale; tra le proprietà pubbliche sono più
frequenti quelle comunali (Grafico 8.13.3).
La tipologia colturale di gran lunga prevalente in questi
boschi è rappresentata dal tipo non definito, in quanto
nella maggior parte dei casi si è di fronte a boschi di
neoformazione ancora in evoluzione, in cui non risulta
spesso possibile individuare una forma strutturale definita. Le formazioni relativamente più consolidate e quelle
che non sono di neoformazione sono in prevalenza costituite da fustaie di tipo irregolare, articolato o disetaneo
(Grafico 8.13.4).
Le caratteristiche intrinseche di queste formazioni le rendono di scarso interesse sotto il profilo produttivo, infatti
le pratiche colturali sono quasi del tutto assenti (Grafico
8.13.5). Le uniche formazioni interessate da interventi
sono costituite da cedui sottoposti a taglio raso (con o
senza rilascio di matricine).
Figura 8.13.1 - Distribuzione dei punti classificati come boschi di altre latifoglie sul territorio regionale.
Valori totali
ES
Valori/ha
ES
Volume [m³]
247.923
21,9
28
19,0
Numero di alberi vivi
5.884.759
19,7
669
16,0
Area basimetria [m²]
67.893
16,0
7,7
11,5
Incremento corrente di Volume [m³]
8.185
25,8
0,9
23,5
Volume necromassa [m³]
20.084
51,2
2,28
50,2
Volume biomassa arborea [m³]
274.602
18,4
31,2
14,7
Rinnovazione arborea: numero di soggetti
16.254.706
71,1
1.849
70,1
Specie arbustive: numero di soggetti
462.056.106
23,3
52.554
20,5
Tabella 8.13.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3.
Foto 8.13.2 - Area agricola abbandonata e ricolonizzata da vegetazione forestale spontanea.
Grafico 8.13.1 - Superficie dei boschi di altre latifoglie in ciascuna provincia (valori in ettari).
Grafico 8.13.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale.
Grafico 8.13.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha
la compresenza di più forme di protezione).
Grafico 8.13.3 - Distribuzione dei boschi di altre latifoglie per tipo di proprietà.
8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Boschi di altre latifoglie
Tipo di dato
Grafico 8.13.5 - Superficie interessata da pratiche colturali.
89
Sistema informativo Forestale Regionale
8.14 Altre formazioni
forestali della Sicilia
Come già sottolineato nella premessa del capitolo, la superficie forestale della Sicilia, si compone
di un’ampia gamma di formazioni, riunite in grandi categorie inventariali. Quella relativa ai boschi
alti assume una particolare rilevanza, sia per tutti
gli aspetti legati alla gestione, sia per le funzioni
di stock di CO2 riconosciute dagli attuali accordi
internazionali. Ma nella realtà siciliana anche altre
formazioni, non afferenti ai boschi alti, risultano
particolarmente diffuse e quindi meritevoli di attenzione, per il ruolo che rivestono nella caratterizzazione del paesaggio siciliano, nonché delle
sue peculiarità naturalistiche e il sostanziale contributo alla biodiversità di specie e di habitat del
territorio. Secondo la classificazione IFRS queste
formazioni rientrano nelle categorie inventariali
dei boschi bassi, boschi radi, boscaglie e arbusteti, che complessivamente interessano una superficie di ben 122.250 ettari. Nei paragrafi seguenti
si riportano alcuni dati di sintesi relativi a queste
categorie inventariali, accompagnati da un breve commento per sottolineare alcuni dei risultati
più interessanti. L’ultima parte è invece dedicata
alla categoria degli impianti di arboricoltura, che
include tutte le formazioni costituite da specie
forestali impiantate su terreni agricoli e gestite
con criteri agronomici. L’inserimento di questa
categoria tra le formazioni forestali può sembrare
una forzatura, poiché sia le superfici interessate
(terreni agricoli) sia le tecniche di coltivazione le
rendono molto assimilabili a coltivazioni agricole.
Si tratta però di formazioni che, sulla base degli
attuali accordi internazionali, entrano a pieno
90
8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia
titolo nel conteggio dello stock di CO2 e quindi
risultano molto importanti per il bilancio delle
emissioni a scala regionale e nazionale.
Boschi radi
I boschi radi (12.677 ettari) sono formazioni di
estensione superiore ai 5.000 m², in cui la copertura esercitata dalle chiome delle specie arboree
risulta compresa tra il 5 e il 10%. Si tratta, appunto, di formazioni molto rade, che non possono
essere annoverate nella categoria dei boschi alti
per l’insufficiente densità della copertura.
Frequentemente in queste aree, alle specie arboree si associano numerose specie arbustive, generando formazioni caratterizzate da un piano
inferiore arbustivo, talora anche denso, sovrastato da un rado piano arboreo, formato da pochi
esemplari isolati o in gruppi.
Il Grafico 8.14.1 evidenzia infatti che sul 13%
della superficie (1.600 ettari) la copertura arbustiva risulta maggiore del 50% e su un ulteriore
22% insiste una copertura arbustiva compresa tra
Grafico 8.14.1 - Copertura arbustiva nei boschi radi (distribuzione per classi).
il 20 e il 50%. Nei boschi radi senza vegetazione
arbustiva è spesso presente un piano erbaceo,
che conferisce a queste formazioni una fisionomia prossima a quella dei pascoli alberati: l’unica
differenza è infatti determinata dall’entità della
copertura arborea, che nei pascoli alberati è inferiore al 5% (si tratta evidentemente di differenze
modeste non sempre facili da discernere con assoluta precisione). Boschi radi senza vegetazione
erbacea né arbustiva caratterizzano le lave in fase
di consolidamento lungo le pendici dell’Etna e,
più occasionalmente anche altri contesti in cui la
vegetazione arborea riesce a colonizzare piccoli
anfratti su versanti rocciosi e talora profondamente incisi, come quelli degli Iblei.
La ripartizione provinciale (Grafico 8.14.2) è caratterizzata da una maggiore diffusione nel palermitano (4.986 ettari), ma superfici di rilievo si
osservano anche nelle province di Messina, Catania e Enna.
La distribuzione territoriale riportata in Figura
8.14.1 evidenzia inoltre che mentre sui monti
Grafico 8.14.2 - Distribuzione dei boschi radi per provincia (valori in ettari).
Grafico 8.14.3 - Presenza e tipo di aree protette nei boschi radi.
particolare oliveti, dove in genere sopravvivono ancora esemplari residui delle vecchie coltivazioni.
La classificazione di queste formazioni in termini
di categoria e tipo forestale si basa principalmente
sulla composizione arborea, prescindendo dall’entità e dalla composizione dello strato arbustivo;
frequentemente le specie arbustive contribuiscono
comunque all’individuazione del tipo, ma in alcuni
casi può non esserci correlazione tra i due piani di
vegetazione ad esempio un bosco rado costituito
da esemplari residui di un rimboschimento di pino
d’Aleppo, verrà assegnato al tipo forestale dei rimboschimenti mediterranei di conifere, indipendentemente dalla presenza e dalla composizione del
piano arbustivo. Come si può osservare sul Grafico
8.14.5, infatti, le categorie forestali attribuite ai
boschi bassi sono comuni a quelle dei boschi alti
e non sono presenti categorie relative alle macchie e arbusteti. Come nei boschi alti, le categorie
forestali più rappresentate sono i rimboschimenti
(28%) e i querceti di rovere e roverella (26%), ma
diversamente dai boschi alti risulta significativa la
superficie attribuita alla categoria dei boschi di altre latifoglie, che racchiude un insieme molto variegato di formazioni, non facilmente inquadrabili
Grafico 8.14.4 - Distribuzione dei boschi radi per origine.
8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia
del palermitano e sui M. Nebrodi e Peloritani si ha
una certa concentrazione di queste formazioni, sul
resto del territorio siciliano i boschi radi tendono
generalmente a disperdesi. Sotto il profilo amministrativo si registra una prevalenza di proprietà
private (68,8% della superficie) rispetto a quelle
pubbliche (31,2% della superficie). Il 14% dei boschi radi, inoltre, ricade all’interno di parchi regionali o riserve naturali (talora in compresenza di SIC
o ZPS). Un ulteriore 36% è interessato almeno da
un SIC o una ZPS. Sul resto della superficie (49%)
non è presente alcuna forma di protezione (Grafico
8.14.3). Il 26% dei boschi radi presenta un’origine
di tipo artificiale (Grafico 8.14.4): si tratta per lo
più di rimboschimenti in cui la densità iniziale del
soprassuolo si è progressivamente o drasticamente
ridotta per l’intervento di fattori abiotici (incendi,
eventi meteorici ecc.) o biotici (attacchi di patogeni ecc.), non sempre individuabili, specialmente se
dall’evento sono già trascorsi più anni.
I boschi radi di origine semi-naturale e naturale
sono costituiti da soggetti arborei nati da seme o
anche originati dal ricaccio di ceppaie, in situazioni
molto variegate. Oltre 2.250 ettari derivano da processi di ricolonizzazione di frutteti abbandonati, in
Figura 8.14.1 - Distribuzione dei punti classificati come boschi radi sul territorio regionale.
Grafico 8.14.5 - Classificazione dei boschi radi per categoria forestale (valori in ettari).
91
Sistema informativo Forestale Regionale
nelle altre categorie e tipologie.
L’estrema rarefazione del piano arboreo evidentemente si accompagna ad una progressiva perdita
dei caratteri distintivi del soprassuolo, rendendo
difficile l’inquadramento tipologico, specie se basato sulla sola componente arborea della vegetazione. Le caratteristiche intrinseche di queste formazioni rendono difficilmente praticabile qualsiasi
forma di gestione attiva.
Si tratta chiaramente di situazioni che non possono
rivestire alcun interesse diretto sotto il profilo produttivo, mentre notevole può essere l’interesse per
finalità legate alla conservazione della biodiversità:
spesso infatti la compresenza di molte specie vegetali a diverso grado di sviluppo determina habitat
idonei per l’alimentazione, la riproduzione e il rifugio di un elevato numero di specie animali.
Boschi bassi
I boschi bassi (7.561 ettari) sono formazioni forestali di estensione superiore ai 5.000 m², in cui la
8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia
copertura arborea è maggiore del 10%, ma dove
lo sviluppo potenziale degli alberi in piedi, a maturità, risulta compreso tra i 2 e i 5 metri.
Si tratta quindi di formazioni arboree pesantemente condizionate dalle limitazioni della stazione, in
cui difficilmente possono essere prospettate forme
di gestione attiva. La copertura arborea, sebbene
superiore al 10%, si attesta nella maggior parte
dei casi su valori modesti, o comunque inferiori al
50% (Grafico 8.14.6); solo sul 6% della superficie
si riscontrano formazioni con copertura superiore
all’80%. Le frequenti interruzioni della copertura
sono spesso legate alle difficoltà stazionali (presenza di affioramenti rocciosi, tratti con suolo eccessivamente superficiale ecc.), che impediscono
l’espansione della vegetazione arborea. La componente arbustiva può essere scarsa o anche abbondante, come ben si evince dal Grafico 8.14.7 che
mostra un contesto molto variegato in termini di
diffusione delle specie arbustive.
Il 48% della superficie ricade in provincia di Paler-
Figura 8.14.2 - Distribuzione e origine dei punti classificati come boschi bassi sul territorio regionale.
Grafico 8.14.6 - Copertura arborea nei boschi bassi (distribuzione per classi).
92
Grafico 8.14.7 - Copertura arbustiva nei boschi bassi
(distribuzione per classi).
Le formazioni riparie sono chiaramente ubicate
lungo i corsi d’acqua, in corrispondenza di aree comunque caratterizzate da scarsità di suolo e pendenza elevata.
Le formazioni classificate tra i boschi di altre latifoglie comprendono (come già osservato per i boschi radi) tutte quelle consociazioni che non è stato
possibile attribuire alle altre categorie e tipi. Attualmente queste formazioni, nella maggior parte dei
casi, non possono più rivestire un interesse di carattere produttivo, sia perchè le provvigioni legnose
sono sensibilmente più contenute rispetto a quelle
dei boschi alti, sia perchè in questi contesti diventano spesso prevalenti funzioni di tipo protettivo e
naturalistico, che difficilmente possono essere conciliate con l’esecuzione di tagli.
Trattandosi infatti di stazioni poco fertili, in genere
caratterizzate da suoli superficiali, occorre valutare
attentamente, caso per caso, gli effetti della riduzione della copertura sull’assetto idrogeologico e
sulla conservazione della fertilità.
8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia
mo e per lo più nel settore centro-orientale (Figura
8.14.2); tra le altre province solo Catania, Agrigento e Messina, presentano superfici di una certa
consistenza (Grafico 8.14.8).
Per quanto riguarda la proprietà si ha una prevalenza per le forme di tipo privato (65%), tuttavia anche
la proprietà pubblica è frequente e quasi equamente ripartita tra Regione (18%) e comuni (14%).
Il 33% della superficie è interessato da parchi regionali o riserve, con l’eventuale compresenza di
SIC e ZPS; un ulteriore 17% di superficie è interessato solamente da SIC e/o ZPS, mentre sulla restante superficie non sono presenti aree protette
(Grafico 8.14.9).
L’origine di queste formazioni è quasi sempre di
tipo naturale o semi-naturale (Figura 8.14.2): i rimboschimenti, infatti, sono stati realizzati quasi sempre in situazioni stazionali non eccessivamente limitanti, cioè dove l’altezza potenziale delle piante (a
maturità) poteva sicuramente oltrepassare la soglia
dei 5 metri. Le formazioni di origine semi-naturale,
nella maggior parte dei casi, non sono più interessate da alcuna forma di gestione attiva, ma verosimilmente lo sono state in passato; infatti, molti
dei soprassuoli semi-naturali in cui è stato possibile
classificare il tipo colturale, risultano ascrivibili al
ceduo (500 ettari) o al tipo non definito (2.365 ettari), comprensivo dei cedui molto invecchiati non
più gestiti.
Le categorie forestali più rappresentate (Grafico
8.14.10) sono le leccete, le formazioni riparie e i
boschi di altre latifoglie. Le leccete occupano in
genere le creste rocciose e ambienti rupestri dei
rilievi (sulle Madonie, sui Sicani, sulle Cave Iblee),
risalendo in alcuni casi fino a quote molto elevate
(1.200-1.500 metri), lungo esposizioni soleggiate.
Grafico 8.14.8 - Distribuzione dei boschi bassi per provincia (valori in ettari).
Grafico 8.14.9 - Presenza e tipo di aree protette nei boschi bassi.
Grafico 8.14.10 - Classificazione dei boschi bassi per categoria forestale (valori in ettari).
93
Sistema informativo Forestale Regionale
Boscaglie
Le boscaglie (851 ettari) sono formazioni forestali
di estensione superiore ai 5.000 m², in cui la copertura arborea è maggiore del 10%, ma dove lo
sviluppo potenziale degli alberi in piedi, a maturità,
risulta inferiore ai 2 metri. Si tratta quindi di formazioni che vegetano in stazioni particolarmente
difficili, in cui le specie arboree sono fortemente
condizionate nel loro sviluppo e spesso anche nel
portamento. Il confine tra questa categoria e quella
degli arbusteti è molto sottile, poiché dipende unicamente dalla presenza di specie arboree (comprese tra quelle riportate negli elenchi appositamente
predisposti per la procedura IFRS) in grado di esercitare una copertura superiore al 10%.
Nel caso in cui una specie sia compresa sia nell’elenco delle specie arboree sia in quello delle specie
arbustive (come avviene ad esempio per il leccio),
ai fini dell’assegnazione della categoria inventariale
occorre considerare il portamento assunto localmente (quindi nel caso in cui l’unica specie arborea
sia il leccio e il suo portamento sia sempre arbustivo, la categoria attribuita non sarà quella delle
boscaglie ma quella degli arbusteti).
Poiché la differenza rispetto alla categoria dei
boschi bassi è dettata unicamente dallo sviluppo
potenziale in altezza, è evidente che anche la demarcazione rispetto a questa categoria non risulta
sempre di facile determinazione, soprattutto nel
caso in cui l’altezza effettiva del soprassuolo non
abbia ancora raggiunto il suo valore massimo (soprassuoli immaturi).
La distribuzione sul territorio è molto dispersa e le
province interessate sono Palermo, Catania e Siracusa (Figura 8.14.3).
Non si trovano formazioni con origine artificiale.
94
8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia
La proprietà è in prevalenza di tipo pubblico (473
ettari) e oltre il 50% della superficie (472 ettari) ricade all’interno di aree protette (Grafico 8.14.11).
Le categorie forestali rappresentate sono solamente tre: formazioni riparie, leccete e boschi di altre
latifoglie (Grafico 8.14.12). Le formazioni riparie
sono costituite prevalentemente da tamerici arboree, salici arborei e frassino ossifillo, consociati a
un’ampia gamma di specie arbustive (oleandro, salici arbustivi ecc.); le leccete sono sia di tipo pioniero su stazioni rupestri, sia di tipo xerofilo o termofilo mediterraneo. I boschi di altre latifoglie sono
ancora una volta ascrivibili a consociazioni di specie
non inquadrabili nelle altre categorie forestali.
Nessuna formazione è interessata da pratiche colturali, né sono proponibili forme di gestione attiva,
dato il difficile contesto stazionale. Come nel caso
dei boschi bassi, anche le boscaglie non rivestono
alcun interesse sotto il profilo produttivo, mentre
rilevante può essere il ruolo legato alla protezione del suolo dall’erosione, così come le funzioni di
tipo paesaggistico e naturalistico.
Grafico 8.14.11 - Presenza e tipo di aree protette nelle
boscaglie.
Figura 8.14.3 - Distribuzione e origine dei punti classificati come boscaglie sul territorio regionale.
Grafico 8.14.12 - Classificazione delle boscaglie per categoria forestale (valori in ettari).
La categoria degli arbusteti individua le formazioni
forestali di estensione superiore ai 5.000 m² con
copertura di specie arboree minore del 5% e copertura di specie arbustive maggiore del 10%.
Anche in questo caso, come già sottolineato nel
paragrafo relativo alle boscaglie, per l’attribuzione
delle specie alla categoria albero o arbusto si fa
riferimento agli elenchi appositamente predisposti e, nei casi in cui una specie risulti compresa sia
nell’elenco delle specie arboree sia in quello delle
specie arbustive (come avviene ad esempio per il
leccio), occorre considerare il portamento assunto
localmente.
L’estensione di questa categoria, in Sicilia, è particolarmente rilevante (101. 161 ettari) e inferiore
solo a quella dei boschi alti. Gli arbusteti, da soli,
rappresentano il 20% della superficie forestale regionale; mentre a livello nazionale il contributo di
questa categoria si attesta sul 9% della superficie
forestale (Grafico 8.14.13).
La differenza è significativa, tuttavia è necessario
sottolineare che, trattandosi di formazioni soggette a dinamiche molto rapide (specie nella fase
iniziale di colonizzazione di nuove superfici), non
si può escludere che il dato nazionale, riferito al
2005, possa aver già subito variazioni di rilievo.
L’entità della copertura arbustiva è molto variabile,
ma complessivamente su quasi la metà della superficie (46.663 ettari) risulta superiore al 50%. Viceversa gli arbusteti molto radi, cioè con copertura
compresa tra l’11 e il 20%, interessano solo il 16%
della superficie della categoria (Grafico 8.14.14).
La distribuzione per provincia (Grafico 8.14.15) evidenzia estensioni considerevoli soprattutto nel palermitano e nel messinese, analogamente a quanto
avviene anche per i boschi alti. Rispetto a questi
ultimi, però, nel caso degli arbusteti, si registrano
estensioni abbastanza consistenti anche in province poco boscate, come Siracusa, Agrigento, Enna
e Trapani.
è probabile che una quota significativa di questi
arbusteti tragga origine da processi di ricolonizzazione di coltivi e pascoli abbandonati. Considerando solo le colture fruttifere, per le quali si dispone
di informazioni più dettagliate, emerge infatti che
il 18% degli arbusteti si è insediato in corrispondenza di superfici abbandonate, dove ancora si
possono rinvenire esemplari residui delle vecchie
coltivazioni (Figura 8.14.4).
Frequentemente gli arbusteti si collocano a contatto con altre forme di uso del suolo: il 31% della
superficie risulta infatti interessata dalla presenza
di margini e gli usi del suolo prevalenti, nei poligoni adiacenti, sono le superfici agricole e i prati, i
pascoli e gli incolti (Grafico 8.14.16). La vicinanza
tra queste diverse forme di uso del suolo facilita sicuramente l’espansione delle specie arbustive non
Figura 8.14.4 - Distribuzione dei punti classificati come arbusteti e indicazione del tipo di coltivazione praticata negli arbusteti
originati su frutteti abbandonati.
Grafico 8.14.13 - Incidenza della categoria inventariale arbusteti sulla superficie forestale della Regione Siciliana (dati IFRS)
e raffronto con la stessa categoria a scala nazionale (dati INFC).
Grafico 8.14.14 - Copertura delle specie arbustive negli
arbusteti (distribuzione per classi).
95
8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia
Arbusteti
Sistema informativo Forestale Regionale
appena cessa l’attività di coltivazione o l’esercizio
del pascolo.
La proprietà dei terreni, in corrispondenza degli arbusteti, risulta in gran parte di tipo privato (84.181
ettari) e per lo più individuale. Il 19% della superficie
ricade all’interno di parchi regionali o riserve naturali (talora con sovrapposizione di SIC e ZPS), mentre un ulteriore 20% è interessato da SIC e/o ZPS; il
61% della superficie si colloca all’esterno dell’attuale sistema di aree protette (Grafico 8.14.17).
A livello di categoria forestale gli arbusteti sono
stati suddivisi in due insiemi che riuniscono rispettivamente i tipi mediterranei e quelli montani o supramediterranei. Come si può osservare sul Grafico 8.14.18, la maggior parte degli arbusteti (78%)
rientra nella categoria mediterranea, che quindi è
molto più rappresentata sul territorio siciliano.
Oltre a queste due principali categorie è presente
anche quella delle formazioni riparie. Sebbene si
tratti di una categoria comune ai boschi alti, bassi,
radi e alle boscaglie, in questo caso i tipi forestali rappresentati sono costituiti esclusivamente da
8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia
consociazioni di tamerici a portamento arbustivo
e oleandro.
Gli arbusteti mediterranei (Grafico 8.14.19) comprendono un’ampia gamma di tipologie ben rappresentate sul territorio siciliano, solo le macchie
dunali a ginepri e lenitsco e quelle a Salsola verticillata, infatti, hanno estensioni inferiori ai 1.000
ettari. Particolarmente abbondanti risultano invece
i ginestreti a ginestra di Spagna, gli arbusteti a calicotome e le macchie a oleastro ed euforbia.
Gran parte degli arbusteti montani e supramediterranei, rientra nel tipo a rosacee (Grafico 8.14.20),
costruito da numerose specie afferenti per lo più ai
generi Prunus, Rosa, Crataegus e Pyrus.
Maggiori dettagli relativi ai singoli tipi sono disponibili nella pubblicazione relativa ai Tipi forestali.
Per quanto attiene agli aspetti gestionali è evidente
che siamo di fronte a formazioni non sottoposte
a forme di gestione attiva, in cui non sono assolutamente perseguibili finalità di tipo produttivo,
mentre rilevanti sono le funzioni naturalistiche e
paesaggistiche.
Grafico 8.14.15 - Distribuzione degli arbusteti per provincia (valori in ettari).
96
Grafico 8.14.16 - Uso del suolo confinante con gli arbusteti nei casi in cui sono presenti margini di contatto.
Grafico 8.14.17 - Presenza e tipo di aree protette negli
arbusteti.
Impianti di arboricoltura
Grafico 8.14.18 - Categorie forestali degli arbusteti (valori in ettari).
8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia
Gli impianti di arboricoltura (4.002 ettari), secondo
la classificazione IFRS, sono formazioni di origine
artificiale, costituite da specie forestali, autoctone
o esotiche, impiantate su terreni agricoli e sottoposte a pratiche agronomiche più o meno intensive.
L’elemento fondamentale che contraddistingue
questi impianti rispetto ai rimboschimenti è la destinazione agricola dei terreni, che si conserva tale
anche dopo l’utilizzazione a fine turno.
La realizzazione di questi impianti è stata oggetto di
finanziamenti pubblici erogati dapprima attraverso
il Regolamento CE 2080/92 e successivamente in
applicazione di specifiche misure dei PSR (Piani di
Sviluppo Rurale). Gli impianti di specie forestali realizzati in aree agricole che comportano il cambio
di destinazione d’uso del terreno (che quindi, sulla base dell’attuale normativa, non potranno più
essere ripristinati per uso agricolo), non rientrano
in questa categoria inventariale, ma essendo ascrivibili a veri e propri rimboschimenti, si collocano
nella categoria dei boschi alti.
Le maggiori superfici ad arboricoltura si trovano
nelle province di Caltanissetta, Palermo e Enna, e
come si può osservare sulla Figura 8.14.5, la loro
ubicazione è sostanzialmente svincolata dai principali sistemi montuosi dell’isola. Il 68% della superficie, infatti, si colloca entro i 600 metri di altitudine e solo il 12% ricade a quote superiori ai 900
metri (Grafico 8.14.22).
La maggior parte degli impianti è stata realizzata
nell’arco degli ultimi 10-15 anni (l’applicazione del
REG 2080 risale agli anni ‘90, mentre con i PSR sono
stati realizzati impianti nel periodo 2000/2006),
pertanto quasi tutte le formazioni non hanno ancora raggiunto la fase di fine ciclo. La copertura
Grafico 8.14.19 - Tipi forestali afferenti alla categoria forestale arbusteti mediterranei (valori in ettari).
Grafico 8.14.20 - Tipi forestali afferenti alla categoria forestale arbusteti montani e supramediterranei (valori in ettari).
97
Sistema informativo Forestale Regionale
8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia
delle specie arboree infatti si colloca in prevalenza su valori inferiori al 50% e solo sul 17% della
superficie si attesta al di sopra dell’80% (Grafico
8.14.23). La copertura arbustiva è rappresentata
da specie consociate introdotte per svariate finalità, tra cui in primo luogo quella di condizionare lo
sviluppo delle specie arboree, stimolandone l’accrescimento in altezza e limitando le possibilità di
ampliamento delle chiome. In alcuni casi, in cui gli
impianti non sono soggetti ad adeguate cure colturali, la presenza degli arbusti può derivare anche
da processi di insediamento naturale.
In effetti, sebbene nella maggior parte dei casi
vengano indicate pratiche ordinarie di tipo intensivo (cioè quelle che propriamente sono richieste in
questo tipo di contesto), esistono anche situazioni
in cui è stata rilevata una sostanziale assenza di
cure (839 ettari pari al 21% della superficie).
Questo fattore può chiaramente compromettere
la riuscita degli impianti, sopratutto se di recente
realizzazione, mentre se le cure vengono meno
nella fase prossima alla fine del ciclo è possibile
che le ripercussioni siano contenute, almeno sot-
Grafico 8.14.21 - Distribuzione degli impianti di arboricoltura per provincia (valori in ettari).
98
Figura 8.14.5 - Distribuzione dei punti classificati come impianti di arboricoltura sul territorio regionale.
Grafico 8.14.22 - Distribuzione degli impianti di arboricoltura per classi di altitudine (m s.l.m.).
Grafico 8.14.23 - Copertura delle specie arboree negli
impianti di arboricoltura (valori in classi).
BOX 1 - Impianti di arboricoltura e rimboschimenti: quadro normativo e finanziamenti dagli anni ‘90 ad oggi
Regolamento CEE 2080/92.
Il Regolamento del Consiglio 2080/92 (G.U.C.E. L. n. 215 del
30/07/1992) istituì un regime comunitario di aiuti per gli agricoltori che si impegnavano a impiantare nei terreni agricoli specie
forestali o alberature da legno, a fini naturalistico-paesaggistici
o produttivi.
Gli aiuti erano estesi al miglioramento dei boschi degradati sotto
forma di copertura totale delle spese d’impianto, di un premio
annuale per cinque anni a copertura dei costi per la manutenzione e di una indennità compensativa di mancati redditi per un
periodo di 20 anni.
La gestione del Regolamento 2080/92 fu affidata all’Amministrazione regionale.
I programmi, approvati con decisioni comunitarie, furono presentati in due fasi successive, rispettivamente per il periodo
1994/97 e per il biennio 1998/99.
In Sicilia il programma 1994/1997 ha avuto regolare applicazione fino al 31/12/1994. Negli anni 1998/99 fu attuata una
seconda campagna di applicazione.
Il POR Sicilia (2000/2006)
Il Piano o progetto regionale si articola in tre Linee di intervento:
A, B e C. La linea A prevede “l’imboschimento di terreni” non
agricoli e/o con evidenti e perduranti condizioni d’abbandono,
con specie adatte alle condizioni locali e compatibili con l’ambiente. Lo scopo di tale linea di intervento è quello di aumentare
la superficie boscata regionale in terreni non coltivati da almeno
tre anni o su pascoli permanenti, trasformandoli in boschi “permanenti” “paranaturali”. La linea B è relativa ad “investimenti”
in foreste finalizzati a accrescerne il valore economico, ecologico
e sociale. La linea C prevede ”interventi di sostegno” all’utilizzazione boschiva, prima trasformazione e commercializzazione
delle produzioni silvane.
La misura 4.10 “sostegno a tutela delle attività forestali”
Nell’ambito di tale misura riguardante gli interventi della linea
A viene data priorità agli investimenti in aree fortemente degradate, come le cave e le discariche, o a quelli in aree protette e
a quelli che accrescono la biodiversità. Per la linea B, a quelli in
aree protette, agli investimenti per la naturalizzazione dei boschi
ed a quelli che prevedono la fruizione pubblica.
Per la linea C, a quelli che prevedono la conversione dei cedui
in fustaie, a quelli nelle aziende di maggiore dimensione ed a
quelli in aree protette.
8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia
to il profilo quantitativo (le piante sono ormai in
grado di affermarsi ma il loro portamento e quindi
la qualità dei fusti potrebbero essere inferiori alle
aspettative).
La maggior parte degli impianti è stata realizzata
con latifoglie (Grafico 8.14.24) gli impianti di conifere interessano solo il 25% della superficie, mentre solo occasionalmente si rinvengono impianti di
eucalipto o pioppo sp. pl. (Grafico 8.14.24).
Ci sono sia impianti monospecifici, sia impianti misti di due o tre specie. Tra le latifoglie le specie più
frequentemente impiegate sono il noce, il ciliegio,
il carrubo, il castagno e l’acero campestre, mentre
tra le conifere sono diffusi il pino d’Aleppo, i cipressi e il pino domestico.
Piano di Sviluppo Rurale (P.S.R.) e Programmi Operativi
Regionali (POR)
La Regione Siciliana, inclusa tra le Regioni italiane “obiettivo 1”,
ha predisposto, in attuazione del Reg. (CE) 1257/99, due programmi d’intervento per lo Sviluppo Rurale nell’Isola: il P.S.R.
(Piano di Sviluppo Rurale) ed il POR (Programma operativo
regionale).
Grafico 8.14.24 - Classificazione degli impianti di arboricoltura per tipologia.
Il P.S.R. 2000/2006 Nell’ambito del P.S.R. 2000/2006 hanno operato quattro misure: F “Agroambiente”; E “indennità operativa nelle zone svantaggiate”; D “aiuto al prepensionamento” H “rimboschimento
di terreni agricoli”.
La misura H comprende due tipi di “Azioni”. L’Azione H1 finanzia l’arboricoltura da legno distinguendo l’intervento a) relativo
ad impianto di latifoglie a rapido accrescimento (Pioppi); l’intervento b) relativo ad impianto di resinose; l’intervento c) rimboschimento con specie autoctone di sole latifoglie e con latifoglie
al 75% e specie minori al 25%.
L’Azione H2 finanzia il rimboschimento a carattere permanente:
H2 a) di sole latifoglie di origine autoctona e H2 b) di latifoglie e
arbusti della macchia al 25%.
99
Sistema informativo Forestale Regionale
9. Superfici forestali e loro attributi
9. Superfici forestali
e loro attributi
La superficie forestale della Sicilia si compone
di più categorie inventariali, come già illustrato nel capitolo 3. Rispetto alle categorie indicate
in tale capitolo, occorre precisare che altre due
concorrono a formare l’area boscata regionale:
le superfici forestali inaccessibili e le superfici
incluse. Nel caso delle prime, il punto di campionamento non è raggiungibile per la presenza di
ostacoli fisico-orografici o per l’impenetrabilità
della vegetazione oppure, ancora, per l’esistenza
di divieti o di recinzioni non valicabili. In queste
situazioni, l’osservazione da distanza, in corrispondenza di un punto opportunamente scelto,
ha consentito l’individuazione della categoria forestale, ma non la classificazione degli attributi
qualitativi di Fase 2.
Nel caso delle seconde, invece, il punto ricade in
un’area con uso del suolo non forestale (superfici agricole, superfici artificiali, praterie pascoli
incolti, aree con vegetazione rada o assente, zone
umide, acque) ma con superficie inferiore a 5.000
m² (unità minima di campionamento) e inoltre
risulta incluso o limitrofo a un’area con uso forestale di superficie superiore a 5.000 m². In questa
specifica e particolare circostanza al punto viene
assegnato l’uso del suolo relativo alla superficie
maggiore di 5.000 m², indicandolo genericamente come superficie forestale interessata dalla presenza di inclusi con uso non forestale.
Questi accorgimenti metodologici hanno permes-
100
so di realizzare statistiche di superficie, anche per
queste due particolari categorie inventariali, mentre manca il dettaglio relativo alla classificazione
dei singoli attributi.
Le categorie inventariali, come indicato sempre nel
capitolo 3, sono suddivise in categorie forestali
e queste, a loro volta, in tipi forestali, attraverso
una classificazione basata su elementi di dettaglio
crescente, che consentono di distinguere le diverse formazioni dapprima in relazione ai caratteri
fisionomici (categorie forestali) e successivamente
anche in relazione agli aspetti floristici, stazionali,
evolutivi e selvicolturali-gestionali (tipi forestali).
Le categorie inventariali possono essere riunite in
due ampi raggruppamenti, o macrocategorie,
in funzione della possibilità di essere incluse o
escluse dai bilanci relativi alle emissioni di CO2, in
base agli attuali accordi internazionali (Protocollo
di Kyoto). Secondo questo criterio si ottengono
la macrocategoria delle formazioni eleggibili ai
fini Kyoto, che comprende i boschi alti, gli impianti di arboricoltura e le aree temporaneamente
prive di soprassuolo e quella delle altre terre boscate, che include tutte le altre categorie inventariali (boschi bassi, boschi radi, boscaglie, arbusteti,
superfici forestali inaccessibili e superfici incluse)
attualmente ininfluenti nei conteggi dei bilanci
della CO2 (Tabella 9.1). Le formazioni eleggibili ai
fini Kyoto sono costituite in larga misura dai boschi alti (Tabella 9.2); le altre due categorie, infat-
Provincia
Formazioni eleggibili ai fini Kyoto
Altre terre boscate
Superficie forestale totale
superficie (ha)
ES (%)
superficie (ha)
ES (%)
superficie (ha)
Agrigento
15.271
7,6
16.557
7,1
31.828
ES (%)
4,2
Caltanissetta
16.168
6,4
4.305
15,5
20.473
5,2
Catania
44.977
3,9
24.930
6,0
69.907
2,5
Enna
23.264
5,8
19.443
6,4
42.707
3,0
1,2
Messina
84.068
2,9
81.619
2,9
165.687
Palermo
59.406
3,4
46.818
4,2
106.224
1,9
Ragusa
8.327
9,9
6.219
12,0
14.546
6,0
Siracusa
13.970
8,1
26.618
5,0
40.588
3,1
Trapani
9.003
9,5
11.158
8,1
20.161
4,5
274.454
1,6
237.667
2,0
512.121
1,1
Totale regionale
Tabella 9.1 - Macrocategorie inventariali relative al Protocollo di Kyoto: estensione della superficie in ciascuna provincia e
totale regionale (valori in ettari e relativo errore standard di stima).
Provincia
Boschi bassi
(e altezza potenziale in situ maggiore di 5 metri) è
ascrivibile ai boschi alti, se invece la stessa cerreta
ha una copertura compresa tra il 5 e il 10 % rientra
nella categoria inventariale dei boschi radi.
La Tabella 9.4 riporta in dettaglio le superfici delle
categorie forestali afferenti a ciascuna categoria
inventariale. Le categorie forestali ed i relativi tipi
forestali (che rappresentano il livello di maggiore
dettaglio della classificazione dell’IFRS e anche della CFRS) sono oggetto di trattazione estesa all’interno del volume “Tipi Forestali”
Nei sottocapitoli che seguono, vengono presentati
i risultati più significativi relativi agli attributi qualitativi rilevati durante la Fase 2 dell’IFRS. Poiché gli
attributi sono molto numerosi, è stata operata una
selezione volta ad evidenziare i risultati di maggior
interesse, dopo aver raggruppato i dati secondo i
diversi profili che caratterizzano i soprassuoli.
La maggior parte dei risultati è presentata in forma
grafica per favorire una lettura più immediata.
La versione tabellare dei dati, completa di quantificazione degli errori standard di stima, è consul-
Boschi radi
Boscaglie
Boschi alti
Provincia
Impianti di arboricoltura
Aree temporaneamente
prive di soprassuolo
Totale Formazioni
eleggibili ai fini Kyoto
superficie
(ha)
ES (%)
superficie
(ha)
ES (%)
superficie
(ha)
ES (%)
superficie (ha)
ES (%)
Agrigento
14.471
7,8
462
46,4
337
58,5
15.271
7,6
Caltanissetta
14.914
6,8
1.034
24,1
220
71,5
16.168
6,4
Catania
43.627
4
299
48,8
1.051
29
44.977
3,9
Enna
22.383
6
636
38,2
246
64,7
23.264
5,8
Messina
81.825
3
138
83,7
2.106
20,5
84.068
2,9
Palermo
51.325
3,8
982
28,2
7.098
10,8
59.406
3,4
Ragusa
8.327
9,9
-
8.327
9,9
Siracusa
13.261
8,3
187
78,2
522
37,2
13.970
8,1
Trapani
8.369
10,2
265
55,4
369
42,6
9.003
9,5
258.502
1,7
4.003
14,2
11.949
8,4
274.454
1,6
REGIONE
-
-
-
Tabella 9.2 - Categorie forestali che afferiscono alla macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto (valori in ettari e relativo
errore standard di stima).
Superfici forestali
irraggiungibili
Arbusteti
Totale Altre terre boscate
(senza superfici incluse)
Superfici incluse
Totale Altre terre boscate
(con superfici incluse)
superficie (ha)
ES (%)
superficie (ha)
ES (%)
superficie (ha)
ES (%)
superficie (ha)
ES (%)
superficie (ha)
ES (%)
superficie (ha)
ES (%)
superficie (ha)
ES (%)
superficie (ha)
Agrigento
875
37,4
212
71,9
-
-
8.069
11,4
4.528
15,9
13.684
8,2
2.873
20,0
16.557
7,1
Caltanissetta
216
71,3
241
70,9
-
-
2.542
20,9
806
38,3
3.805
16,5
500
49,7
4.305
15,5
Catania
ES (%)
1.560
27,8
1.527
26,9
189
71,0
11.304
9,8
7.859
11,9
22.439
6,4
2.491
22,1
24.930
6,0
Enna
126
99,7
1.376
29,7
-
-
7.015
12,3
9.043
10,6
17.559
6,9
1.884
25,3
19.443
6,4
Messina
806
38,0
2.773
20,8
-
-
21.779
7,0
51.509
4,2
76.867
3,1
4.751
15,9
81.619
2,9
Palermo
3.665
17,6
4.986
14,7
379
50,0
23.796
6,5
10.367
10,3
43.193
4,4
3.625
18,3
46.818
4,2
Ragusa
95
99,8
642
44,7
-
-
2.803
19,6
2.179
22,5
5.719
12,7
500
49,8
6.219
12,0
Siracusa
-
-
173
70,1
284
57,8
17.103
6,9
7.812
11,6
25.372
5,2
1.246
31,3
26.618
5,0
Trapani
219
71,5
746
40,6
-
-
6.750
11,5
2.939
19,2
10.654
8,4
504
49,3
11.158
8,1
7.561
12,4
12.677
9,5
851
33,4
101.161
3,1
97.043
3,2
219.293
2,1
18.374
8,1
237.667
2,0
REGIONE
Tabella 9.3 - Categorie forestali che afferiscono alla macrocategoria altre terre boscate (valori in ettari e relativo errore standard di stima).
101
9. Superfici forestali e loro attributi
ti, rappresentano solo il 5,8 % della superficie.
Tra le altre terre boscate (Tabella 9.3) predominano gli arbusteti, unitamente alle superfici forestali
irraggiungibili (che includono un insieme molto
variegato di formazioni ascrivibili a diverse categorie forestali). Nel loro insieme le altre terre boscate
rappresentano il 46% della superficie forestale regionale: l’attuale esclusione dai bilanci della CO2
grava indubbiamente con un peso non indifferente
sul risultato a scala regionale della certificazione
dell’assorbimento del carbonio (vedi capitolo 12).
Infine occorre rilevare che ciascuna categoria inventariale si compone di più categorie forestali, molte
delle quali non sono esclusive di una sola categoria
inventariale: una faggeta (categoria forestale) ad
esempio, rientrerà nella categoria inventariale dei
boschi alti se (oltre ad avere una copertura arborea maggiore del 10%) la sua altezza potenziale in
situ è maggiore di 5 metri; se invece ha un’altezza
compresa tra 2 e 5 metri rientrerà nella categoria
inventariale dei boschi bassi. Allo stesso modo una
cerreta con copertura arborea maggiore del 10%
Sistema informativo Forestale Regionale
tabile sul sito https://sif.regione.sicilia.it dove
possono essere esaminati anche i risultati relativi
agli altri attributi non specificatamente trattati in
questa sede.
I risultati dei rilevamenti inventariali possono essere diversamente elaborati in funzione dell’unità di
analisi di riferimento, cioè del tipo di raggruppa-
9. Superfici forestali e loro attributi
mento prescelto e del livello di dettaglio desiderato. Va da sé che, procedendo dai raggruppamenti
più generali verso quelli di maggior dettaglio, l’attendibilità del dato tende a ridursi, soprattutto in
corrispondenza delle classi caratterizzate da modesta superficie.
Boschi Radi
Boschi Bassi
Boscaglie
Arbusteti
Impianti di Arboricoltura
Categoria inventariale
Boschi Alti
Boschi Radi
Categoria forestale
sugherete
leccete
querceti di rovere e roverella
cerrete
orno-ostrieti
castagneti
faggete
formazioni riparie
formaz. pioniere e secondarie
boschi di altre latifoglie
pinete di pini mediterranei
pinete di pino laricio
rimboschimenti
totale boschi alti
sugherete
leccete
querceti di rovere e roverella
cerrete
castagneti
formazioni riparie
formaz. pioniere e secondarie
SUP. (ha)
ES (%)
14.732
17.086
62.165
22.728
568
9.395
14.173
6.982
2.876
8.792
1.497
3.862
93.646
258.502
681
1.274
3.298
587
376
251
377
8,8
8,2
4,1
6,9
40,8
11
8,9
13
20,2
11,3
27,9
17,3
3,2
1,7
41,3
30,3
19
45,1
57,5
70,5
57,8
ATPS
Superfici forestali inacessibili
Superfici incluse
Superficie forestale Regione
boschi di altre latifoglie
pinete di pini mediterranei
pinete di pino laricio
rimboschimenti
totale boschi radi
sugherete
leccete
querceti di rovere e roverella
faggete
formazioni riparie
formaz. pioniere e secondarie
boschi di altre latifoglie
rimboschimenti
totale boschi bassi
leccete
formazioni riparie
boschi di altre latifoglie
totale boscaglie
formazioni riparie
macchie e arbusteti mediterranei
arbusteti montani e supramediterranei
totale arbusteti
piantagioni di conifere
pioppeti artificiali
piantagioni di altre latifoglie
totale impianti di arboricoltura
ATPS per cause antropiche (utilizzazione)
ATPS per calamità naturali o cause accidentali
totale ATPS
sugherete
leccete
querceti di rovere e roverella
cerrete
castagneti
faggete
formazioni riparie
formaz. pioniere e secondarie
boschi di altre latifoglie
pinete di pini mediterranei
pinete di pino laricio
rimboschimenti
macchie e arbusteti mediterranei
arbusteti montani e supramediterranei
piantagioni di conifere
piantagioni di altre latifoglie
ATPS per calamita' naturali o cause accident.
totale sup. for. inaccessibili
superficie non classificata
1.970
249
125
3.489
12.677
95
2.250
848
125
1.344
470
2.181
249
7.561
283
473
95
851
2.779
78.699
19.683
101.161
582
25
3.396
4.003
11.446
504
11.949
3.323
7.756
18.442
1.974
1.748
1.667
7.347
750
2.101
499
329
8.076
29.873
11.049
275
366
1.466
97.043
18.374
512.121
24,5
70,8
100,4
18,1
9,5
100,1
23,1
35,7
100,4
30
50,3
23,1
71
12,4
57,9
44,7
100,1
33,4
20,8
3,6
7,7
3,1
44,7
100,2
16,2
14,2
8,5
50,1
8,4
18,7
12,2
7,9
24,9
26,3
26,8
12,9
40,8
23,7
50
59
12,2
6,2
10,3
65
57,9
28,3
3,2
8,1
1,1
Tabella 9.4 - Estensione delle categorie forestali in ciascuna categoria inventariale. (La categoria inventariale superfici incluse non prevede la classificazione della categoria forestale, per questa ragione la superficie viene indicata come “non classificata”).
102
I caratteri stazionali sono i fattori ambientali locali
(microclimatici, pedologici, morfologici e idrogeologici) che condizionano la vegetazione presente
in un’area ecologicamente omogenea.
Oltre a influenzare le cenosi vegetali presenti, i
caratteri stazionali contribuiscono a definire il grado di fertilità e quindi le potenzialità di sviluppo
dei soprassuoli forestali, fornendo indicazioni utili
anche ai fini delle scelte di carattere gestionale.
Soprassuoli radicati in stazioni con forti limitazioni
edafiche (suoli molto superficiali, su pendii acclivi
o molto soggetti ad erosione), ad esempio, presentano in genere potenzialità di sviluppo modeste e spesso assolvono a funzioni prevalentemente protettive.
La procedura IFRS comprende il rilievo di numerosi attributi che concorrono a delineare le
condizioni stazionali in ciascuna area di rilievo
e che nel loro insieme definiscono le condizioni
ecologiche prevalenti per le diverse categorie e
tipologie forestali.
Altitudine
La correlazione tra vegetazione e fasce altimentriche è spesso complessa, poiché, a parità di quota,
si possono riscontrare situazioni ecologiche diverse, talvolta fortemente variabili.
Ciò si deve non solo a diversità di suoli e di matrice pedogenetica, ma anche alla diversa esposizione, all’azione e intensità dei venti dominanti, alla
maggiore o minore distanza dalla linea di costa,
all’effetto di massa dei rilievi, nonché, infine, alle
vicende storiche d’uso del territorio.
Nella presentazione dei risultati, i dati puntuali
relativi all’altitudine sono stati riuniti in classi, in
modo da consentire una lettura più agevole e anche significativa di questo tipo d’informazione.
L’esame della distribuzione altimetrica delle categorie inventariali evidenzia che alcune di queste
tendono a concentrarsi entro determinate fasce,
mentre altre sono distribuite dal piano basale fino
alle quote montane più elevate. Complessivamente, oltre la metà della superficie forestale si colloca
al di sotto dei 900 metri di quota e solo il 2,5%
ricade oltre i 1500 metri (Grafico 9.1.1).
Oltre il 70% dei boschi alti occupa la fascia compresa tra i 300 e i 1.200 metri, mentre nel caso
degli arbusteti si riscontra una significativa diffusione anche in pianura (0-300 metri), probabilmente per la ricolonizzazione di superfici agricole
abbandonate (colture erbacee e non).
Tra le categorie forestali dei boschi alti (Grafico
9.1.2), solo le faggete e le pinete di pino laricio
presentano una netta concentrazione in ambiente
montano (fascia altimetrica 1.200-1.500 e 1.5001.800 metri); viceversa le pinete di pini mediterranei si collocano in gran parte tra i 300 e i 600
metri d’altitudine.
Se si eccettuano gli orno-ostrieti, che ricadono interamente entro i 600 metri di quota, le diverse
categorie tendono a distribuirsi su almeno tre classi altitudinali, con talune prevalenze in corrispondenza d’una di esse. Alcune categorie (boschi di
altre latifoglie, formazioni pioniere o secondarie,
formazioni riparie) risultano pressoché ubiquitarie
rispetto all’altitudine, con la sola esclusione delle
quote estreme (oltre i 1.500 metri).
Interessante la distribuzione dei castagneti, che si
collocano entro una fascia molto ampia: dai 300600 fino ai 1.200-1.500 metri d’altitudine.
Grafico 9.1.1 - Classi di altitudine (in metri) - distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale.
Grafico 9.1.2 - Classi di altitudine (in metri) - distribuzione della superficie nelle categorie forestali dei boschi alti.
103
9. Superfici forestali e loro attributi
9.1 Caratteri stazionali
Sistema informativo Forestale Regionale
Esposizione
L’esposizione esprime l’orientamento prevalente
del versante su cui ricade il punto di rilievo.
I valori assoluti di esposizione rilevati sono stati riuniti in classi per agevolare, con l’aggregazione del
dato, la sua elaborazione.
Il Grafico 9.1.3 riporta i risultati che si ottengono
per le categorie inventariali. La distribuzione delle
esposizioni risulta in genere variegata per tutte le
classi, senza particolari prevalenze in corrispondenza di alcune specifiche esposizioni.
Più che per le categorie inventariali, infatti, l’influenza dell’esposizione si rivela a livello di categorie e tipi forestali, dove entrano in gioco le
preferenze ecologiche delle singole specie. Riconducendo le esposizioni a due macro-classi: prevalentemente calde (classi sud, sud-est, sud-ovest,
ovest) e prevalentemente fredde (classi nord,
nord-est, nord-ovest e est) e prendendo in esame
le sole categorie forestali dei boschi alti, emergono differenze di distribuzione significative, sopratutto in corrispondenza di alcune di tali categorie
(Grafico 9.1.4).
Faggete, castagneti e leccete, infatti, risultano maggiormente diffusi in corrispondenza delle esposizioni prevalentemente fredde, mentre le pinete di pini
mediterranei e anche quelle di pino laricio sono più
frequenti nelle esposizioni prevalentemente calde.
Solo per la categoria delle formazioni riparie, a
motivo della loro ubicazione su morfologie pianeggianti, si registra una significativa diffusione in aree
prive di un’esposizione prevalente.
Pendenza
La pendenza del versante su cui è ubicato il soprassuolo fornisce indicazioni utili sia per definire la su-
104
9. Superfici forestali e loro attributi
scettibilità ai dissesti idrogeologici, con particolare
riguardo al rischio d’erosione, sia per valutare le
possibilità di accesso e d’impiego dei mezzi meccanici (che peraltro dipendono anche dalla rete viaria
presente). Sui versanti acclivi aumenta in genere il
rischio d’erosione, per il semplice fatto che l’acqua di precipitazione dà origine più facilmente a
fenomeni di scorrimento superficiale, ma la presenza e l’entità effettiva di tali fenomeni dipendono soprattutto dalle caratteristiche del suolo e del
substrato litologico nonchè dal grado di protezione
esercitato da vegetazione e lettiera.
A parità di pendenza quindi possiamo osservare sia
versanti stabili non soggetti a erosione, sia versanti
instabili soggetti a erosione superficiale o persino
interessati da fenomeni franosi.
In Sicilia più della metà della superficie forestale
(275.889 ettari) risulta ubicata su versanti con pendenze minori del 40%.
E’ tuttavia probabile che la quota di superficie che
afferisce alle classi di pendenza più elevate (sopratutto la classe >80%) risulti sottostimata, poiché
molti dei punti risultati inaccessibili (e quindi non
classificati per i vari attributi) sono ubicati in aree
di montagna caratterizzate da morfologie acclivi e
accidentate.
Tra le categorie inventariali (Grafico 9.1.5) solo gli
impianti di arboricoltura si collocano in prevalenza
entro la prima classe di pendenza (3.032 ettari); le
altre sono in genere distribuite entro le prime tre
classi, senza sostanziali differenze.
La distribuzione relativa alle categorie forestali dei
boschi alti (Grafico 9.1.6) evidenzia situazioni molto variegate: solo le formazioni riparie e le pinete di
pino laricio risultano concentrate per oltre il 50%
della loro estensione nella prima classe di pendenza,
Grafico 9.1.3 - Esposizione- distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale.
Grafico 9.1.4 - Esposizione (macro-categorie prevalentemente calde e fredde) – ripartizione della superficie nelle
categorie forestali dei boschi alti.
Grafico 9.1.5 - Pendenza- distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale.
Giacitura
La giacitura definisce la morfologia del terreno sia
nell’area immediatamente circostante il punto di
rilievo (giacitura locale o meso-rilievo), sia entro
un raggio più ampio (giacitura estesa o macrorilievo), entro il quale la valutazione si basa principalmente sull’andamento dell’afflusso e deflusso
idrico. In entrambi i casi l’attributo è codificato in
classi che definiscono in modo sintetico l’andamen-
to morfologico prevalente.
Il Grafico 9.1.7 evidenzia la distribuzione della superficie forestale rispetto al macro-rilievo: come si
può osservare, la morfologia più frequente è quella lungo il medio versante, mentre quella pianeggiante è poco rappresentata. Esaminando il dato
relativo al meso-rilievo (Grafico 9.1.8), si conferma
ancora una volta la prevalenza di giaciture su piano
inclinato, anche se aumenta leggermente la frequenza delle giaciture pianeggianti.
Le giaciture su morfologie concave o convesse si
riducono rispetto alla diffusione dei macro-rilievi
su alti e bassi versanti: infatti, se il soprassuolo si
colloca lungo parti alte o basse di un versante, caratterizzate rispettivamente da forme convesse o
concave, il dato di giacitura locale tende a rilevare
morfologie inclinate o pianeggianti.
Grafico 9.1.6 - Categorie forestali dei boschi alti - distribuzione della superficie per classi di pendenza.
9. Superfici forestali e loro attributi
mentre cerrete, faggete e boschi di altre latifoglie
sono più frequenti nella seconda classe. Complessivamente, l’88% della superficie (228.339 ettari)
si colloca entro le prime tre classi. Lungo i versanti
con pendenza maggiore del 60% spiccano gli oltre
12.300 ettari di querceti di rovere e roverella e i
5.500 ettari di rimboschimenti.
Grafico 9.1.7 - Giacitura di area estesa - distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale.
Grafico 9.1.8 - Giacitura locale - distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale.
105
Sistema informativo Forestale Regionale
L’esame di dettaglio delle categorie forestali dei
boschi alti (Grafico 9.1.9) evidenzia una maggiore
frequenza di meso-rilievi pianeggianti nelle formazioni riparie e secondariamente nei rimboschimenti
e nelle sugherete. Le morfologie di tipo convesso
sono particolarmente diffuse nelle faggete, poiché
queste formazioni occupano spesso la porzione
sommitale dei rilievi.
Morfologie concave (in cui si ha una prevalenza di
afflussi idrici rispetto ai deflussi) si riscontrano con
frequenza maggiore nelle formazioni riparie, ma
anche nelle pinete di pini mediterranei.
Fenomeni di dissesto
Il rilievo dei fenomeni di dissesto, così come per
gli altri attributi, riguarda un intorno del punto di
rilievo di 2.000 metri quadrati. Fenomeni presenti all’esterno di questa superficie vengono indicati
solo nel caso in cui rappresentino una minaccia
reale per il soprassuolo interno all’area di rilievo.
Il 16% della superficie forestale siciliana (80.509
9. Superfici forestali e loro attributi
ettari) risulta interessato da fenomeni di dissesto.
I fenomeni più frequentemente segnalati sono i
crolli e i rotolamenti lapidei per effetto della gravità, le erosioni idriche e le esondazioni. Nei boschi
alti la frequenza dei dissesti (Grafico 9.1.10) è la
più bassa; viceversa, nelle categorie boscaglie, aree
temporaneamente prive di soprassuolo (ATPS) e
boschi bassi si registrano le maggiori diffusioni.
Nel caso delle ATPS, i fenomeni di dissesto (frane
di crollo o di scivolamento e altri) non solo sono
molto frequenti, ma possono costituire l’evento
causale che ha determinato la temporanea distruzione della copertura forestale. Esaminando più in
dettaglio la distribuzione della copertura arborea
nei punti in cui sono presenti fenomeni di erosione,
smottamenti e frane (Grafico 9.1.11), emerge chiaramente come l’incidenza di questi tipi di dissesti
sia significativamente maggiore in corrispondenza
delle superfici con copertura inferiore al 50%. In
altri termini, i risultati individuano nella copertura
arborea un importante fattore di protezione e pre-
Grafico 9.1.10 - Fenomeni di dissesto - frequenza e distinzione per tipo in ciascuna categoria inventariale.
Grafico 9.1.9 - Giacitura locale - distribuzione della superficie nelle categorie forestali dei boschi alti.
Grafico 9.1.11 - Ripartizione della superficie forestale interessata da smottamenti, frane, erosioni idriche ed eson-
dazioni in relazione all’entità della copertura arborea.
106
BOX 1 - definizioni e classi
La pietrosità del terreno viene definita in base alla diffusione
di materiale lapideo di dimensioni ridotte (inferiori ai 50 cm).
L’accidentalità, invece, è definita in base alla presenza di massi, rocce (con dimensioni unitarie superiori ai 50 cm), nonché
di fossi, avvallamenti o altri ostacoli dovuti alla morfologia del
terreno. Entrambi gli attributi vengono stimati a vista, valutando
la quota parte dell’area di rilievo interessata dalla presenza di
pietre, rocce e altri ostacoli. Qui di seguito, nella Tabella 9.1.1,
sono riportate le classi considerate con le relative specifiche.
Pietrosità
del terreno
Descrizione
assente
diffusione su meno del 5%
dell'area di rilievo
poco pietroso
diffusione su meno di 1/3
dell'area di rilievo
mediamente pietroso
diffusione fra 1/3 e 2/3
dell'area di rilievo
molto pietroso
diffusione su oltre 2/3
dell'area di rilievo
Accidentalità
del terreno
Descrizione
non accidentato
assenza di ostacoli o
presenza continua o
discontinua di ostacoli per lo
più piccoli (di dimensione <
0,5 m) su una superficie non
superiore a 1/4 dell’area di
rilievo e normalmente non
influenzanti le operazioni di
prelievo
poco accidentato
ostacoli (piccoli) presenti in
modo continuo o discontinuo
su una superficie da 1/4 a
3/4 (26- 75%) dell'area di
rilievo oppure ostacoli grandi
(dimensione > 0,5 m) che
occupano meno di 1/4 (25%)
della superficie
molto accidentato
ostacoli (piccoli) presenti su
oltre 3/4 (>75%) dell'area di
rilievo oppure ostacoli grandi
(dimensione > 0,5 m) che
occupano più di 1/4 (25%)
della superficie.
Tabella 9.1.1 - Classi e definizioni per il rilievo di
pietrosità e accidentalità.
9. Superfici forestali e loro attributi
venzione dei dissesti idrogeologici, con particolare
riferimento alle erosioni e ai movimenti franosi.
I dissesti del tipo slavine, valanghe, colate laviche sono concentrati pressoché esclusivamente
nell’area etnea (Figura 9.1.1) e spesso a quote elevate (Grafico 9.1.12). Quasi sempre, quindi, questi
fenomeni sono legati all’attività eruttiva del vulcano e rappresentano un caso a se stante rispetto
alle altre tipologie di eventi presi in esame.
Per la precisione, le segnalazioni riguardano solo i
casi in cui il soprassuolo risulta interessato marginalmente dalle colate; nei casi in cui la vegetazione
ne sia completamente ricoperta, si determina invece un cambio d’uso del suolo e la superficie viene
attribuita, fin dalla Fase 1 dell’IFRS, alla classe di uso
“zone aperte con vegetazione rada o assente”.
Correlazioni tra la frequenza dei dissesti e l’altitudine si osservano solo per alcuni tipi di fenomeni
(Grafico 9.1.12): smottamenti e frane sono presenti fin dalle quote più basse e mostrano una diffusione più o meno costante fino ai 1.500 metri,
mentre erosioni idriche ed esondazioni si spingono
fino a 1800 metri, pur rimanendo più frequenti entro le prime due classi di altitudine.
I fenomeni di crollo e di rotolamento lapideo dovuti alla gravità mostrano una diffusione significativa
fin dalle quote più basse; ciò va posto in relazione
alla particolare morfologia di molte zone situate
anche a modesta altitudine, ove i rilievi sono stati
fortemente incisi dall’azione erosiva dei corsi d’acqua. La ripartizione per provincia (Figura 9.1.2)
dei fenomeni di dissesto evidenzia un’estensione
superficiale massima nelle province di Messina
(20.667 ettari) e Palermo (17.176 ettari) e minima
in quelle di Siracusa (2.302 ettari) e Trapani (3.201
ettari). Se però si rapportano questi valori all’enti-
Figura 9.1.1 - Distribuzione geografica e tipo di fenomeni di dissesto.
Grafico 9.1.12 - Fenomeni di dissesto - frequenza in relazione all’altitudine (incrocio realizzato sui soli punti classifi-
cati per entrambi gli attributi).
107
Sistema informativo Forestale Regionale
tà della superficie forestale di ciascuna provincia,
emerge un’incidenza particolarmente rilevante dei
dissesti nelle province di Caltanissetta (34% della
superficie forestale) e Ragusa (29%).
La distribuzione dei fenomeni di dissesto in funzione delle ecoregioni (Grafico 9.1.13) mostra una
maggiore frequenza in corrispondenza dei sistemi
agricoli mediterranei steppici e mesomeditteranei.
Le superfici forestali inserite in contesti a prevalente vocazione agricola, quindi, sembrano più esposte ai dissesti, specie se collocate in zone con clima
particolarmente arido.
Pietrosità e accidentalità
Pietrosità e accidentalità concorrono a definire il
grado di percorribilità del terreno, con particolare
riferimento all’utilizzazione dei prodotti forestali.
L’esame di questi attributi va quindi correlata ad
altri parametri che influenzano l’accessibilità, come
la presenza e il tipo di viabilità, la pendenza e il tipo
di soprassuolo. Entrambi gli attributi sono espressi
9. Superfici forestali e loro attributi
in classi, come specificato nel Box 1. I risultati relativi alla pietrosità evidenziano una significativa diffusione di situazioni con elevata quantità di materiale
clastico incoerente (sassi e pietre) sulla superficie
del terreno forestale (Grafico 9.1.14).
Le incidenze maggiori si riscontrano nei boschi bassi, nei boschi radi e nelle aree temporaneamente
prive di soprassuolo (ATPS). Solo negli impianti di
arboricoltura e nei boschi alti la classe più alta risulta poco rappresentata. Complessivamente le situazioni con pietrosità media interessano il 19% della
superficie forestale regionale, mentre quelle con
pietrosità elevata si attestano sul 12%.
Morfologie accidentate sono ampiamente diffuse in quasi tutte le categorie inventariali (Grafico
9.1.15); solo negli impianti di arboricoltura la classe
più elevata risulta assente, mentre nei boschi alti la
superficie che si colloca in stazioni molto accidentate è limitata al 13%. In tutte le altre categorie
la diffusione di stazioni molto accidentate supera il
20%, con un massimo in corrispondenza dei boschi
Grafico 9.1.13 - Fenomeni di dissesto - frequenza all’interno di ciascuna ecoregione.
108
Figura 9.1.2 - Tipo di fenomeni di dissesto e superficie interessata in ciascuna provincia (la dimensione delle torte è proporzionale alla superficie soggetta a fenomeni di dissesto in ciascuna provincia).
Grafico 9.1.14 - Pietrosità - distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale.
probabile che l’entità effettiva delle situazioni con
morfologia molto accidentata risulti sottostimata:
spesso, infatti, le difficoltà d’accesso sono dovute
alla presenza di ostacoli fisico-orografici. L’incrocio
tra l’accidentalità e la pendenza (Grafico 9.1.16)
mostra una evidente correlazione positiva tra i due
attributi: all’aumentare della pendenza si ha una
crescente diffusione di formazioni forestali in terreni molto accidentati.
9. Superfici forestali e loro attributi
bassi (31%). La distribuzione dei punti con accidentalità elevata riportata in Figura 9.1.3 evidenzia
una concentrazione in corrispondenza dei principali rilievi montuosi della regione: Etna, M. Nebrodi, M. Peloritani, Madonie. Elevata accidentalità si
riscontra però anche nell’entroterra palermitano e
lungo rilievi minori, come quelli dell’area iblea, in
corrispondenza di territori con morfologia più tormentata. Poiché molte delle superfici risultate inaccessibili sono ubicate in zone montane acclivi, è
Figura 9.1.3 - Distribuzione dei punti con accidentalità elevata sul territorio regionale.
Grafico 9.1.15 - Accidentalità - distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale.
Grafico 9.1.16 - Distribuzione dell’accidentalità in funzione della pendenza delle superfici forestali (incrocio realizzato
sui soli punti classificati per entrambi gli attributi).
109
Sistema informativo Forestale Regionale
9. Superfici forestali e loro attributi
9.2 Origine dei soprassuoli
L’origine di un soprassuolo è definita in funzione
dei processi che ne determinano l’insediamento,
prevalentemente in relazione all’influenza antropica. Secondo la classificazione adottata dall’IFRS,
un soprassuolo può essere considerato di origine
naturale nei casi in cui deriva da disseminazione
naturale di alberi o arbusti preesistenti o da fenomeni di ricolonizzazione non influenzati dalle
attività umane.
Ad esempio è di origine naturale un bosco che si
è insediato in un coltivo abbandonato.
Quando l’insediamento di una formazione forestale è stato anche solo parzialmente influenzato dall’attività dell’uomo, l’origine è considerata
semi-naturale. Tutti i boschi soggetti a gestione
attiva o che, seppur abbandonati, derivano da
precedenti forme d’intervento, sono quindi ascrivibili a questa categoria. Le formazioni di origine
artificiale, infine, derivano da rimboschimento,
impianto o semina. Le formazioni di origine artificiale (Grafico 9.2.1), in Sicilia, sebbene non
preponderanti (103.079 ettari), interessano una
quota significativa della superficie forestale regionale (20%) e la loro incidenza aumenta considerevolmente se si esamina la ripartizione all’interno
della categoria boschi alti, dove raggiungono il
36% (Grafico 9.2.2).
Si tratta di una percentuale rilevante, specie se
confrontata con la media nazionale, secondo cui
solo il 5% dei boschi alti italiani risulta di origine
artificiale.
L’attività di rimboschimento praticata nel corso
del ‘900 ha quindi contribuito in modo significativo all’incremento della superficie forestale e a
110
Figura 9.2.1 - Tipo di origine dei soprassuoli e distribuzione geografica.
Provincia
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Origine naturale
Origine semi-naturale
Origine artificiale
Superficie non
classificata per l’origine
del soprassuolo
Sup.
ES
Sup.
ES
Sup.
ES
Sup.
ES
[ha]
[%]
[ha]
[%]
[ha]
[%]
[ha]
[%]
1.438
28,6
1.521
27,3
12.311
8,7
-
-
-
-
887
37,6
15.186
6,8
95
100,1
2.584
20,1
29.905
5,4
11.926
9,4
561
41,5
346
57,9
5.539
13,8
17.2836
7,1
95
99,6
Messina
10.576
9,9
64.303
3,6
8.455
11,5
734
38,8
Palermo
7.864
11,7
29.897
5,6
17.4175
7,7
4.228
15,4
Ragusa
475
44,5
1.457
27,4
6.3955
11,7
-
-
Siracusa
1.155
31,7
9.256
10,3
3.559
17,7
-
-
Trapani
2.200
22,1
245
70,9
6.557
12,0
-
-
Regione
26.640
6,3
143.010
2,5
99.090
3,1
5.713
13,3
Tabella 9.2.1 - Origine del soprassuolo: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto.
quella dei boschi alti in particolare.
Anche tra i boschi radi si registra una significativa presenza di soprassuoli artificiali; la modesta
copertura deriva qui da una scarsa riuscita degli
impianti o da altri fattori (incendi, danni biotici e
abiotici) che possono aver drasticamente ridotto la
densità originaria.
Le formazioni di origine naturale risultano frequenti, con un’incidenza superiore al dato nazionale: 135.627 ettari, pari al 26% della superficie
forestale regionale (Grafico 9.2.1), contro una media italiana del 19%. Occorre però osservare che,
mentre a livello nazionale le formazioni di origine
naturale sono costituite in prevalenza da boschi
alti, in Sicilia prevalgono nettamente gli arbusteti
(74% del totale), mentre i boschi alti rappresentano solo il 18%.
Oltre agli arbusteti, in Sicilia, solo i boschi bassi e le
boscaglie, presentano un origine naturale per oltre
il 50% della loro superficie: le limitazioni stazionali
che frequentemente caratterizzano queste categorie rendono spesso difficile sia la gestione selvicolturale in formazioni spontanee, sia la realizzazione
di nuovi impianti artificiali.
Le formazioni di origine semi-naturale, che a livello nazionale sono ampiamente prevalenti (62%
della superficie forestale), in Sicilia rappresentano
solo il 30% della superficie forestale.
Questa diversità, dovuta soprattutto alla particolare incidenza, in Sicilia, degli impianti di origine
artificiale, si conferma esaminando la distribuzione
per i soli boschi alti (Grafico 9.2.2): si passa infatti da un’incidenza del 71% a livello nazionale, al
54% della regione Sicilia.
Boschi di origine naturale si riscontrano prevalentemente tra i querceti di roverella, le leccete e le
Altre terre boscate
Provincia
Origine naturale
Origine semi-naturale
Origine artificiale
Superficie non
classificata per l'origine
del soprassuolo
Sup.
ES
Sup.
ES
Sup.
ES
Sup.
ES
[ha]
[%]
[ha]
[%]
[ha]
[%]
[ha]
[%]
Agrigento
8.819
10,8
125
100,1
212
71,9
7.401
12,0
Caltanissetta
2.663
20,4
95
100,1
241
70,9
1.306
30,2
Catania
12.937
9,0
1.3065
30,3
337
58,7
10.350
10,3
Enna
6.764
12,5
1.502
28,4
251
70,4
10.926
9,4
Messina
22.989
6,8
2.2442
23,4
125
99,8
56.261
3,9
Palermo
27.310
6,0
3.188
19,4
2.328
21,9
13.993
8,8
Ragusa
2.898
19,2
642
44,7
-
-
2.679
20,1
Siracusa
17.387
6,9
173
70,1
-
-
9.058
10,6
Trapani
7.221
11,0
-
-
494
49,8
3.443
17,5
Regione
108.987
3,0
9.275
11,4
3.988
17,0
115.417
3,0
Tabella 9.2.2 - Origine del soprassuolo: macrocategoria altre terre boscate.
Grafico 9.2.1 - Origine del soprassuolo - distribuzione della superficie per categorie inventariali.
111
9. Superfici forestali e loro attributi
Formazioni eleggibili ai fini Kyoto
Sistema informativo Forestale Regionale
9. Superfici forestali e loro attributi
formazioni riparie, nonché tra i boschi di altre latifoglie, dove si annoverano varie consociazioni di
specie minori, non ben inquadrabili sotto il profilo
tipologico.
Dalle Tabelle 9.2.1 e 9.2.2 emergono differenze rilevanti tra le singole province, spesso correlate con
le variazioni nell’entità dell’area forestale. Il dato
più appariscente riguarda Caltanissetta, dove la su-
perficie forestale è particolarmente esigua (19.439
ettari, pari al 4% del totale regionale) e deriva per
il 75% da interventi di rimboschimento (in particolare eucalitteti).
Anche nelle altre province caratterizzate da scarsa
diffusione delle formazioni forestali (Ragusa, Trapani, Agrigento, Enna, Siracusa) si osserva un fenomeno analogo, che diventa ancora più evidente se
Italia
Sicilia
Grafico 9.2.2 - Confronto tra l’origine del soprassuolo nei boschi alti italiani (INFC 2005 - a sinistra) e nei boschi alti della
Sicilia (IFRS 2008/2009 - a destra).
Grafico 9.2.3 - Origine del soprassuolo - distribuzione della superficie per ecoregione.
112
si considera la sola categoria dei boschi alti, dove
la percentuale di superficie artificiale si attesta tra il
70 e oltre il 90%.
Fa eccezione la provincia di Siracusa, dove, nonostante la bassa superficie forestale, solo il 9% delle
formazioni risulta di origine artificiale (3.559 ettari).
Le tre province che emergono per entità complessiva della superficie forestale (Messina, Palermo e
Catania) sono anche quelle in cui le formazioni di
origine naturale e semi-naturale rappresentano più
del 60% del totale.
La ripartizione dei dati per ecoregione indicata dal
Grafico 9.2.3 evidenzia le correlazioni tra origine
dei soprassuoli e uso prevalente del territorio: le
formazioni di origine artificiale, infatti, si concentrano in corrispondenza delle aree a prevalente
vocazione agricola, in cui nei secoli passati la vegetazione forestale è stata ampiamente rimossa per
dare spazio alle coltivazioni. Un’altra osservazione
desumibile da questo grafico è l’elevata presenza di
formazioni forestali di origine naturale nell’ecoregione delle isole. Il dato non è però confortato dalla
presenza di boschi alti, poiché la maggior parte di
queste formazioni è rappresentata da arbusteti.
Formazioni forestali originate da
coltivazioni agricole abbandonate
I soprassuoli di origine naturale o semi-naturale
possono derivare da processi di ricolonizzazione di
superfici agricole abbandonate. Secondo la procedura di rilievo IFRS l’evidenza di questo fenomeno
è data dalla presenza di individui superstiti delle
vecchie coltivazioni.
è possibile evidenziare i fenomeni successionali avvenuti in corrispondenza di coltivazioni da frutto,
individuando la specie un tempo coltivata.
Più difficile invece, o addirittura impossibile, cogliere la medesima informazione per i fenomeni di
ricolonizzazione avvenuti in corrispondenza di pascoli o di colture erbacee, non potendosi quasi mai
Le formazioni forestali rinvenute in corrispondenza di ex agrumeti, noccioleti e pistacchieti sono
invece assai poco frequenti e contribuiscono per
meno dell’1% alla superficie forestale regionale
(Grafico 9.2.5).
Le formazioni che si sono originate dalla colonizzazione dei frutteti abbandonati rientrano per lo più
nelle categorie degli arbusteti e dei boschi radi, tuttavia, poiché i processi successionali sono tuttora
in corso, è ragionevole attendersi una progressiva
9. Superfici forestali e loro attributi
osservare la testimonianza delle vecchie coltivazioni, rappresentate per lo più da specie erbacee.
A livello regionale la superficie forestale originata da
questo tipo di processi è di 35.860 ettari pari al 7%
della superifcie forestale regionale (Grafico 9.2.4).
Più della metà di tale superficie deriva dall’invasione di oliveti (19.977 ettari), che, anche a causa
della maggiore estensione sul territorio regionale, si configurano come la tipologia più esposta
all’abbandono.
Grafico 9.2.4 - Superficie forestale originata da processi di invasione su coltivazioni agricole abbandonate (ex frutteti) distribuzione per categoria inventariale.
Grafico 9.2.5 - Superficie forestale originata da insediamento su ex frutteti - dettaglio per tipo di coltivazione e categoria
inventariale. Si omettono le categorie non interessate dal fenomeno.
Figura 9.2.2 - Superficie forestale originata da processi di invasione su coltivazioni agricole abbandonate (ex frutteti) entità per provincia e tipo di coltivazione (la dimensione delle torte è proporzionale alla superficie forestale su ex frutteti
all’interno di ciascuna provincia)
113
Sistema informativo Forestale Regionale
evoluzione di queste formazioni verso altre categorie inventariali (boschi alti o anche boschi bassi
e boscaglie in corrispondenza delle stazioni più limitanti). Sono comunque già presenti oltre 14.400
ettari in cui le formazioni originate dall’abbandono
sono già ascrivibili alla categoria dei boschi alti.
In questi casi le formazioni rientrano prevalentemente nella categoria forestale dei querceti di ro-
9. Superfici forestali e loro attributi
vere e roverella. In valore assoluto le province con
maggiore superficie forestale originata dall’invasione di frutteti abbandonati sono Messina, Palermo
e Siracusa, mentre in termini relativi emergono
soprattutto le province di Siracusa e Ragusa, che
presentano quasi il 20% della loro pur modesta
superficie forestale costituita da formazioni originatesi in ex frutteti (Figura 9.2.2).
Epoca d’impianto dei soprassuoli artificiali
Nel caso di soprassuoli d’origine artificiale è possibile stabilire con relativa facilità e accuratezza anche l’epoca d’impianto o quantomeno
individuare se essa sia riconducibile agli anni antecedenti o successivi al 1990 (anno di riferimento ai fini Kyoto).
Dal 1990 sono stati realizzati impianti su una superficie di 16.517 ettari (16% del totale con origine artificiale), di cui 11.528 sono costituiti da boschi e 3.735 sono rappresentati da impianti di arboricoltura. L’attività di rimboschimento, quindi, sebbene molto ridimensionata rispetto al passato, è proseguita fino ad epoca molto recente.
La distribuzione per provincia evidenzia differenze sia nell’entità complessiva degli impianti realizzati, sia nell’epoca d’impianto. In valore
assoluto, le maggiori superfici post 1989 si hanno nella provincia di Palermo (3.300 ettari); seguono Enna, Caltanissetta e Agrigento.
Le province di Siracusa e Ragusa, caratterizzate da entità complessivamente modeste di impianti artificiali, presentano invece le maggiori
superfici relative di impianti realizzati dopo il 1989 (rispettivamente: 37% e 29%).
Figura 9.2.3 - Soprassuoli di origine artificiale - entità ed epoca di insediamento in ciascuna provincia (la dimensione
delle torte è proporzionale alla superficie di origine artificiale all’interno di ciascuna provincia).
114
La fisionomia di un soprassuolo è l’aspetto immediatamente percepibile dall’occhio dell’osservatore, determinato dall’insieme di numerosi caratteri
qualitativi e quantitativi. Non è sempre agevole
inquadrare i soprassuoli all’interno di classificazioni
fisionomiche, specie quando si ha a che fare con
formazioni in evoluzione, come quelle originate da
successioni secondarie. La fisionomia è influenzata
dalla gestione, che tende spesso a rendere maggiormente uniforme e quindi a semplificare l’originario aspetto del soprassuolo. Per questo motivo i boschi soggetti a gestione attiva risultano più
facilmente classificabili (Foto 9.3.1), mentre quelli
non assoggettati per tempi più o meno lunghi a
interventi colturali e quelli di neoformazione sono
caratterizzati da un aspetto che a noi pare maggiormente disordinato o irregolare (Foto 9.3.2).
Le formazioni forestali della Sicilia risultano particolarmente diversificate sotto il profilo fisionomico,
sia per la molteplicità dei climi e microclimi presenti (si va da ambienti prettamente mediterranei a
zone montane, o più propriamente montano-mediterranee, fortemente influenzate dalla latitudine
dell’Isola), sia per la frequenza di neoformazioni e
di soprassuoli non più soggetti a forme attive di gestione. Fisionomie definite e tipiche si riscontrano
soprattutto nelle province più densamente boscate
(Messina, Palermo e Catania), dove si collocano i
nuclei forestali storicamente più consolidati. Risultano facilmente inquadrabili anche i soprassuoli di
origine artificiale, a meno che non siano stati interessati da incendi o da altri fenomeni patologici, che possono aver modificato drasticamente la
struttura originaria. I boschi radi sono in genere
più difficili da classificare: l’entità della copertura
(5-10%) infatti è talmente modesta che non risulta
possibile individuare a prima vista le caratteristiche
specifiche dello strato arboreo. Ad un primo colpo
d’occhio la fisionomia risulta molto affine a quella
dei pascoli arborati, con un piano erbaceo o arbustivo inferiore più o meno sviluppato (Foto 9.3.3).
Inoltre, come detto, possono risultare di difficile
definizione tutte le formazioni che si sono originate da successioni secondarie, specie se recenti ed
in rapida evoluzione. Numerosi attributi forniscono
informazioni utili alla definizione della fisionomia.
Nei paragrafi che seguono se ne evidenziano alcuni
tra i più significativi, che concorrono a delineare i
principali modelli per la realtà siciliana.
9. Superfici forestali e loro attributi
9.3 Fisionomia dei soprassuoli
Grado di copertura
Uno degli aspetti di maggior risalto nel caratterizzare la fisionomia di una formazione forestale è la
copertura delle chiome. Il suo rilievo è stato ese-
Foto 9.3.1 - Faggeta recentemente diradata.
Figura 9.3.1 - Distribuzione della copertura arborea sul territorio regionale.
Foto 9.3.2 - Bosco di neoformazione sui Monti Nebrodi.
Foto 9.3.3 - Bosco rado con specie erbacee e arbustive.
115
Sistema informativo Forestale Regionale
guito considerando separatamente il piano arboreo
e quello arbustivo ed escludendo dal conteggio gli
eventuali arbusti situati sotto la proiezione delle
chiome di specie arboree soprastanti: la somma
dei due strati fornisce il valore complessivo della
copertura che la vegetazione arborea e arbustiva
esercitano al livello del suolo. Il suo valore massimo
è pari al 100%. Dai valori rilevati, espressi in classi
(Grafico 9.3.1), emerge che il 51% delle formazioni forestali della regione presenta una copertura
complessiva (arborea e arbustiva) maggiore del
50% (263.302 ettari), ma solo il 26% si attesta oltre l’80%. Nel caso delle aree temporaneamente
prive di soprassuolo (ATPS), l’assegnazione di tutta
la superficie alla classe di copertura più bassa è implicita nella stessa definizione della categoria, che
prevede la quasi totale assenza di specie arboree e
arbustive verdi all’interno dell’area di rilievo.
Nei boschi alti la percentuale di formazioni con
copertura complessiva maggiore del 50% sale
all’80% (207.516 ettari), mentre nei boschi radi,
9. Superfici forestali e loro attributi
che per definizione hanno una copertura arborea
compresa tra il 5 e il 10%, anche la copertura
totale risulta comunque inferiore al 50% su gran
parte della superficie interessata dalla categoria
(10.139 ettari). Esaminando la distribuzione per la
sola copertura arborea (Grafico 9.3.2), emerge
che soltanto il 67% dei boschi alti (172.702 ettari)
presenta una copertura maggiore del 50%, mentre
nei boschi bassi e nelle boscaglie la superficie scende rispettivamente al 26 e 22%. Negli impianti di
arboricoltura il 58% della superficie presenta una
copertura arborea minore del 50% (2.340 ettari):
in questo caso però il risultato dipende dalla giovane età di molti impianti (oltre la metà ha meno di
10 anni). Con riferimento all’intera superficie forestale della Sicilia, si rileva che solo il 35% (176.524
ettari) presenta una copertura arborea maggiore
del 50%. Il confronto con la distribuzione della
copertura arborea nei boschi alti italiani (Grafico
9.3.3) evidenzia differenze significative sopratutto nell’entità della classe con copertura maggiore
Grafico 9.3.1 - Copertura totale (arborea e arbustiva) – distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale
116
Grafico 9.3.2 - Copertura arborea - distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale.
Grafico 9.3.3 - Copertura arborea - confronto tra la distribuzione di superficie nei boschi italiani (dati INFC) e in quelli
siciliani.
Grafico 9.3.4 - Copertura arborea - distribuzione della superficie nelle categorie forestali dei boschi alti.
chiome, mentre per la definizione della struttura verticale è necessaria l’osservazione diretta del
profilo verticale del soprassuolo. La struttura varia
non solo in funzione della composizione specifica
e delle condizioni stazionali, ma anche, e spesso
soprattutto, in relazione alla presenza e al tipo di
gestione selvicolturale. I soprassuoli di origine artificiale, ad esempio, presentano in genere strutture
semplificate, in cui la distribuzione orizzontale degli
alberi è molto regolare e le chiome occupano un
unico strato verticale.
Anche nei boschi di origine semi-naturale l’attività
selvicolturale ha spesso comportato una semplificazione della struttura, specialmente quando sono
stati attuati per lunghi periodi di tempo interventi
intensivi dello stesso tipo, come nel caso del taglio
raso o dei tagli successivi. I soprassuoli di origine
naturale, specie se di neoformazione, sono caratterizzati da una distribuzione spaziale degli alberi più
irregolare. Eventi calamitosi (incendi in particolare)
e attacchi fitopatologici possono modificare, anche
molto repentinamente, la struttura di un soprassuolo e condizionarne drasticamente l’evoluzione.
Struttura del soprassuolo
Struttura orizzontale
La struttura del soprassuolo viene determinata dal
modo in cui le specie si distribuiscono nello spazio.
Nei soprassuoli forestali solitamente si distingue
una struttura orizzontale e una verticale: la struttura orizzontale (o tessitura) definisce la modalità con cui le chiome delle specie si proiettano al
suolo, mentre quella verticale indica la collocazione delle chiome nei vari strati.
L’osservazione delle foto aree, che offrono una vista dall’alto del soprassuolo, consente un’agevole
valutazione della distribuzione orizzontale delle
Tra le formazioni forestali della regione emergono
due tipologie di struttura orizzontale più frequenti (Grafico 9.3.6): quella di tipo uniforme casuale
(154.315 ettari) e quella di tipo lacunoso (93.163
ettari).
La tessitura uniforme casuale (Foto 9.3.4), con
distribuzione, appunto, delle chiome in forma casuale e più o meno costante nello spazio, si associa a coperture arboree-arbustive generalmente
superiori al 50%, mentre la tessitura lacunosa
(Foto 9.3.5), caratterizzata da un’alternanza di zone
Grafico 9.3.5 - Copertura arbustiva - distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale.
9. Superfici forestali e loro attributi
dell’80%: a livello nazionale il 54% dei boschi alti
si colloca entro questa classe di copertura, mentre
in Sicilia la percentuale scende al 32% (83.373 ettari).
La classe più estesa, in Sicilia, è quella con copertura compresa tra il 50 e l’80% (89.328 ettari) e
anche i boschi delle classi 11-20% e 21-50% sono
molto più diffusi rispetto alla media nazionale. In
dettaglio, esaminando le singole categorie forestali
relative ai boschi alti (Grafico 9.3.4), emerge che
le formazioni con copertura densa sono frequenti
sopratutto tra le faggete, le cerrete e i castagneti,
mentre gli orno-ostrieti, i boschi di altre latifoglie e
le pinete mediterranee presentano una netta prevalenza di coperture inferiori al 50%.
La copertura arbustiva (Grafico 9.3.5) è diffusa
nella maggior parte delle categorie inventariali; tende a crescere quando la copertura arborea si fa rada
o discontinua. La maggior parte degli arbusteti presenta una copertura arbustiva maggiore del 20%,
ma meno della metà supera il 50%. Gli arbusteti
con copertura pressoché continua (> 80%) interessano una superficie di soli 12.784 ettari (13%).
Grafico 9.3.6 - Struttura orizzontale - distribuzione della superficie per ciascuna categoria inventariale.
Foto 9.3.4 - Esempio di soprassuolo con tessitura uniforme casuale. A sinistra foto panoramica, a destra ortofoto aerea.
117
Sistema informativo Forestale Regionale
sempre strutture orizzontali molto regolari e uniformi (Foto 9.3.8), ma i risultati evidenziano la presenza di alcune situazioni con tessitura irregolare,
che lasciano presupporre una scarsa riuscita degli
impianti stessi.
Strutture orizzontali irregolari si riscontrano con
discreta frequenza in tutte le province siciliane
(Grafico 9.3.7), con valori massimi in provincia di
Siracusa, dove oltre metà della superficie forestale presenta tessiture di tipo aggregato, disperso
o lacunoso. In provincia di Caltanissetta, dove la
maggior parte delle formazioni forestali deriva da
impianto, la struttura prevalente è invece quella di
tipo uniforme regolare.
Il dettaglio relativo alle categorie forestali dei boschi alti (Grafico 9.3.8) mostra una notevole varietà
di situazioni: faggete, cerrete, castagneti si confermano le categorie con maggiore uniformità di
struttura, mentre orno-ostrieti, querceti di rovere
e roverella, formazioni riparie e boschi di altre la-
Foto 9.3.5 - Esempio di soprassuolo con tessitura lacunosa. A sinistra foto nell’area di rilievo, a destra ortofoto aerea.
Foto 9.3.6 - Esempio di soprassuolo con tessitura dispersa. A sinistra foto nell’area di rilievo, a destra ortofoto aerea.
province
più e meno dense con piccole aree aperte o rade,
si rinviene sia in formazioni con copertura molto
modesta, sia in formazioni con discreta copertura
complessiva.
Nella categoria inventariale dei boschi alti sono
rappresentate tutte le tessiture, ma il tipo uniforme
casuale è decisamente prevalente (115.561 ettari).
Nei boschi alti caratterizzati da basso indice di copertura arborea e nei boschi radi la maggior parte
delle formazioni presenta una tessitura dispersa
(Foto 9.3.6), con piante isolate distribuite in modo
irregolare o aggregata, cioè con piante distribuite
in gruppi o collettivi (Foto 9.3.7).
Anche nei boschi bassi e nelle boscaglie oltre il
50% della superficie presenta tessiture irregolari
(aggregate, disperse o lacunose), che possono dipendere dalla presenza di affioramenti rocciosi o
da altre superfici difficilmente colonizzabili dalla
vegetazione.
Gli impianti di arboricoltura dovrebbero presentare
9. Superfici forestali e loro attributi
Grafico 9.3.7 - Struttura orizzontale - distribuzione della superficie per provincia.
118
Foto 9.3.7 - Esempio di soprassuolo con tessitura aggregata. A sinistra foto nell’area di rilievo, a destra ortofoto aerea.
Struttura verticale
L’esame della struttura verticale assume significato
in particolare per la categoria dei boschi alti, l’unica
al cui interno si possono realmente distinguere formazioni caratterizzate da un unico piano verticale
e formazioni in cui le chiome degli alberi si collocano in due distinti piani. All’interno della categoria, la maggior parte delle formazioni presenta una
Foto 9.3.8 - Impianto di arboricoltura monospecifico.
struttura di tipo monoplano (Foto 9.3.10); solo
19.682 ettari presentano una struttura biplana
(Foto 9.3.11) evidente (Grafico 9.3.9). Le maggiori
estensioni di superficie con struttura biplana si registrano all’interno dei querceti di rovere e roverella
(4.886 ettari) e dei rimboschimenti (6.823 ettari).
Il dato relativo ai rimboschimenti, apparentemente
contraddittorio, è in realtà indicativo della presenza
di processi successionali sotto la copertura del soprassuolo principale.
In termini relativi, le maggiori frequenze di formazioni biplane si osservano nella categoria degli
orno-ostrieti, in quella delle formazioni pioniere e
nei castagneti. Il quest’ultimo caso si tratta di soprassuoli governati a ceduo e sottoposti a taglio
raso matricinato nell’ultimo decennio.
Sotto il profilo colturale si osservano, sempre nei
boschi biplani, sia formazioni governate a ceduo
(9.163 ettari) sia fustaie (7.162 ettari) (Grafici 9.3.10
e 9.3.11). Oltre 3.000 ettari non sono invece attribu-
Grafico 9.3.8 - Struttura orizzontale - distribuzione della superficie nelle categorie forestali dei boschi alti.
9. Superfici forestali e loro attributi
tifoglie presentano per oltre il 50% della loro superficie strutture irregolari (aggregate, disperse o
lacunose). Come si può osservare, non tutti i rimboschimenti presentano tessiture uniformi e regolari (Foto 9.3.9): su oltre 29.700 ettari, infatti, si
registra una tessitura lacunosa, aggregata o perfino dispersa. Si tratta evidentemente di impianti mal
riusciti o di formazioni che hanno subito forti danni
di tipo biotico (attacchi di patogeni) o abiotico (incendi, schianti conseguenti a eventi meteorologici
di particolare intensità).
Grafico 9.3.9 - Struttura verticale - distribuzione della superficie nelle categorie forestali dei boschi alti.
Foto 9.3.9 - Esempio di soprassuolo con tessitura uniforme regolare. A sinistra foto nell’area di rilievo, a destra ortofoto aerea.
Foto 9.3.10 - Esempio di struttura verticale monoplana.
119
Sistema informativo Forestale Regionale
ibili ad alcun modello ben preciso: sono stati quindi
inseriti nel tipo “non definito”, che comprende sia
i cedui molto invecchiati in stato di abbandono colturale, sia i boschi di neoformazione non ancora interessati da interventi selvicolturali (Grafico 9.3.12).
Nel piano superiore gli stadi di sviluppo prevalenti
sono quelli adulti e invecchiati, mentre nel piano
inferiore prevalgono gli stadi giovanili, sia nelle formazioni governate a ceduo, sia nelle fustaie. Talvolta si possono avere strutture biplane con entrambi i
piani riferibili a stadi adulti o invecchiati: in questo
caso le differenze di sviluppo in altezza possono
dipendere dalla composizione specifica (specie del
piano superiore con capacità di accrescimento maggiori rispetto a quelle del piano inferiore).
Tipi colturali e stadi di sviluppo
Come accennato in precedenza, la fisionomia di un
soprassuolo è influenzata, spesso in modo determinante, dal tipo di gestione. Anche le formazioni in
stato di abbandono, dove non sono stati eseguiti
interventi da alcuni decenni, risentono ancora fortemente dell’impronta data dall’attività colturale,
poiché i processi di evoluzione naturale agiscono
con tempi molto lunghi. Dalla forma di governo e
di trattamento applicati al bosco è possibile desumere importanti informazioni sulla sua fisionomia,
tanto che spesso si usano i termini “fisionomia di
ceduo” oppure “fisionomia di fustaia” per caratterizzare l’aspetto che esso assume.
Il Grafico 9.3.13 riporta la distribuzione dei boschi alti in funzione del tipo colturale rilevato: ne
emerge una discreta varietà di forme di governo
e trattamento. Le fustaie coetanee (Foto 9.3.12)
sono le più diffuse (90.284 ettari), ma molte sono
120
9. Superfici forestali e loro attributi
costituite da rimboschimenti (66.571 ettari) e sono
quindi di origine artificiale. Le fustaie transitorie
(termine con cui si indicano i cedui invecchiati sottoposti a interventi di conversione all’alto fusto)
sono decisamente poco frequenti (7.230 ettari) e
concentrate in tre sole categorie forestali (cerrete,
faggete e querceti di rovere e roverella).
La fisionomia delle fustaie transitorie risulta ancora
molto simile a quella del ceduo originario finché
sulle ceppaie permangono diversi polloni; man
mano però che si procede con i tagli intercalari,
diventa sempre più vicina a quella delle fustaie coetanee monoplane.
Diverse fustaie sono state classificate come irregolari (33.628 ettari): si tratta di formazioni con
struttura ed età eterogenee, non facilmente schematizzabili (Foto 9.3.13). Può trattarsi di boschi di
neoformazione, in cui non c’è ancora una struttura
definita, o di boschi abbandonati che, con l’evoluzione naturale, stanno modificando anche la
propria struttura. Le formazioni classificate come
fustaie disetanee potrebbero essere definite più
propriamente come fustaie “disetaneiformi”: in linea di massima si tratta di soprassuoli con età delle
piante eterogenea, in cui sono ancora individuabili
due o tre strati verticali fra i quali si distribuiscono
le chiome degli alberi. Nella maggior parte dei casi,
in queste formazioni non viene eseguita alcuna
pratica colturale.
I boschi cedui (Foto 9.3.14) si distinguono in cedui
semplici (cioè senza matricine), cedui matricinati
e cedui composti (con matricine distribuite in più
classi di età). Le prime due forme di trattamento
interessano rispettivamente 26.738 e 23.787 ettari, mentre i cedui composti sono molto meno
Foto 9.3.11 - Esempio di struttura verticale biplana.
Piano superiore
Foto 9.3.12 - Fustaia coetanea di eucalipto.
Piano inferiore
Grafico 9.3.10 - Cedui biplani: dettaglio degli stadi di sviluppo in ciascun piano verticale (le etichette indicano la
superficie interessata, espressa in ettari).
Piano superiore
Piano inferiore
Grafico 9.3.11 - Fustaie biplane: dettaglio degli stadi di sviluppo in ciascun piano verticale (le etichette indicano la
superficie interessata, espressa in ettari).
Piano superiore
Piano inferiore
Grafico 9.3.12 - Tipo colturale speciale e non definito: dettaglio degli stadi di sviluppo in ciascun piano verticale (le
etichette indicano la superficie interessata, espressa in ettari).
schi alti per tipo colturale.
frequenti (6.571 ettari). La presenza e l’entità della
matricinatura incidono in modo significativo sulla
fisionomia del soprassuolo, soprattutto nei primi
anni successivi al taglio. Il rilascio delle matricine è
stato ed è tuttora considerato un fattore di mitigazione dell’impatto estetico-paesaggistico dei tagli
a raso, a tal punto che spesso il numero dei rilasci
può superare ampiamente quello suggerito dalle
necessità selvicolturali.
Il tipo colturale non definito comprende sia i cedui molto invecchiati (Foto 9.3.15), che non sono
più recuperabili a questa forma di governo, sia i boschi di neoformazione. Pure in questo caso siamo
di fronte a soprassuoli con strutture difficilmente
classificabili, anche se nei cedui costituiti da specie
con elevata facoltà pollonifera (ancor più se sciafile,
come nel caso del faggio) l’evoluzione avviene in
periodi di tempo molto lunghi e la struttura stessa
rimane per più tempo affine a quella dei cedui.
Il tipo colturale speciale individua le formazioni
finalizzate all’ottenimento di particolari prodotti
forestali, non legnosi, tra i quali sono ampiamente
prevalenti quelli derivati dalla decortica del sughero
Grafico 9.3.14 - Tipi colturali e stadi di sviluppo dei boschi alti. I tipi colturali sono riuniti nei macro-tipi: cedui, fustaie coetanee e transitorie, non definiti e speciali. Nel caso di
formazioni biplane, lo stadio di sviluppo è quello relativo al piano superiore.
(Foto 9.3.16). Per l’esame degli stadi di sviluppo, i
tipi colturali possono essere riuniti in 3 categorie
(o macro-tipi) principali: fustaie coetanee e transitorie, cedui, tipo colturale non definito e speciale.
Ciascuno di essi presenta propri caratteristici stadi
di sviluppo (Grafico 9.3.14).
Un quarto macro-tipo, quello delle fustaie irregolari e disetanee, presenta, per definizione, caratteristiche troppo eterogenee per poter individuare
veri e propri stadi di sviluppo e per questa categoria, infatti, la metodologia non prevede il rilievo di
tale attributo. Le fustaie coetanee e transitorie
presentano una significativa concentrazione in corrispondenza dello stadio di fustaia giovane/adulta. In tale stadio la differenziazione sociale, dopo
un periodo di forte evidenza, tende a diminuire e
comincia a delinearsi la struttura del soprassuolo
adulto. L’altezza media delle piante risulta compresa tra 7/10 e 9/10 dell’altezza media di maturità.
Gli stadi più giovanili (novelleti e spessine), decisamente poco frequenti, sono caratterizzati da elevate densità e crescenti gradi di concorrenza per la
luce. Le spessine sono in genere difficilmente penetrabili a causa non solo della densità delle piante,
9. Superfici forestali e loro attributi
Grafico 9.3.13 - Distribuzione della superficie dei bo-
Foto 9.3.13 - Fustaia irregolare.
ma anche della persistenza di rami fino alla base;
la progressiva diminuzione di luce finisce però col
produrre il disseccamento di quelli più bassi e accrescere la concorrenza tra le piante, provocando
una significativa mortalità naturale.
Mortalità e differenziazione sociale delle piante
proseguono attivamente nel successivo stadio di
Foto 9.3.14 - Ceduo matricinato (stadio giovanile).
perticaia, in cui si assiste ad un forte incremento in
diametro ed altezza delle piante dominanti.
Nei cedui, metà della superficie (28.687 ettari) è
costituita da formazioni adulte, in cui i polloni hanno età prossime al turno; un altro 34% (19.353
ettari) è rappresentato da cedui invecchiati, cioè
soprassuoli in cui i polloni hanno superato ampia-
121
Sistema informativo Forestale Regionale
9. Superfici forestali e loro attributi
Foto 9.3.15 - Ceduo invecchiato associato a zone di
Foto 9.3.16 - Sughereta in cui è stata eseguita la de-
espansione del bosco.
cortica.
mente l’età del turno consuetudinario.
Nei cedui invecchiati la concorrenza intra- e interspecifica induce una forte differenziazione sociale
dei polloni, con graduale disseccamento di quelli
dominati. In questo modo il loro numero per ceppaia si riduce progressivamente, anche se in misura
diversa a seconda della specie: le specie sciafile,
come il faggio, e quelle con elevata facoltà pollonifera, come il carpino nero e il castagno, possono
conservare a lungo un elevato numero di getti.
Come nelle fustaie, anche nei cedui scarseggiano
le formazioni di giovane età (cedui in stadio giova-
122
nile e in rinnovazione), indice di un rallentamento
significativo delle utilizzazioni rispetto a qualche decennio fa. Nel caso dei tipi non definiti e speciali, la definizione degli stadi evolutivi è meno rigida
e la fisionomia che presentano può essere molto
eterogenea. Lo stadio giovanile si riferisce prevalentemente a boschi di neoformazione, nei quali i processi successionali sono ancora in fase iniziale e la
copertura arborea è discontinua. Nello stadio invecchiato e in quello non riconoscibile rientrano invece
prevalentemente i cedui molto invecchiati, ormai
non più recuperabili a questa forma di governo.
Sono qui esaminati, sotto la specifica generica di
“amministrativi”, gli attributi dei punti di campionamento relativi alla forma di proprietà, alla loro
eventuale inclusione in aree sottoposte al vincolo
idrogeologico e al vincolo paesaggistico oppure in
aree protette e, infine, in aree amministrate sulla
base di definiti piani o programmi.
Sono tutti aspetti che si riflettono sulla piena disponibilità d’uso o, all’inverso, sui limiti o sull’indirizzo
d’uso dei terreni boscati, di quei terreni, cioè, che
per antica storia e consuetudine, e anche per consolidata legislazione, devono il più delle volte contemperare le legittime aspirazioni del proprietario,
l’esigenza di libera intrapresa da parte dell’imprenditore e le aspettative dell’intera comunità civile,
che richiede al bosco determinate garanzie di sicurezza e di benessere fisico e spirituale.
Proprietà
La forma di proprietà rappresenta spesso un elemento determinante nella gestione delle superfici
forestali e in particolare dei boschi. In genere, la
gestione attuata da un ente pubblico persegue
obiettivi multifunzionali, mentre il proprietario privato è mosso da finalità prevalentemente economiche. L’ente pubblico, inoltre, può disporre con
maggiore facilità e larghezza di finanziamenti pubblici, che gli consentono l’esecuzione di interventi
anche non remunerativi, mentre i privati possono
fruire solo di contribuzioni strettamente finalizzate,
che in tempi recenti discendono per lo più dagli
aiuti comunitari previsti dai Piani di Sviluppo Rurale.
In Italia, oltre al tipo di proprietà, la gestione forestale è fortemente condizionata dall’elevato grado
di frammentazione e dispersione dei fondi boscati
Sicilia
Italia
Grafico 9.4.1 - Confronto tra la proprietà delle formazioni forestali in Sicilia e in Italia (dati INFC).
e dalle frequenti difficoltà per accedervi. Popolamenti forestali potenzialmente produttivi, ma suddivisi in minute particelle catastali che afferiscono a
proprietà private diverse, versano spesso in stato di
abbandono colturale, specie se non sono sufficientemente serviti dalla viabilità.
In Sicilia, come del resto a livello nazionale (Grafico 9.4.1) le formazioni forestali ricadono prevalentemente su terreni di proprietà privata
(333.815 ettari). Più in dettaglio, le superfici di
proprietà privata sono quasi sempre riferibili a
proprietà individuali (Grafico 9.4.2), mentre tra le
proprietà di tipo pubblico prevalgono quelle regionali, ma sono abbastanza rappresentate anche
le proprietà comunali (60.291 ettari).
Esaminando le singole categorie inventariali (Grafico 9.4.3) emerge che la proprietà di tipo pubblico è decisamente poco diffusa tra gli impianti di
arboricoltura, la cui realizzazione è quasi sempre
legata all’iniziativa di privati che hanno beneficiato di contributi ed aiuti finanziari pubblici, in particolare di quelli comunitari.
Anche nella categoria degli arbusteti prevale nettamente la proprietà privata, mentre nella categoria dei boschi alti si ha una ripartizione pressoché
equa tra proprietà privata e pubblica. Nei boschi
alti (Grafico 9.4.4), le pinete di pino laricio, i rim-
Grafico 9.4.2 - Dettaglio relativo ai tipi di proprietà delle
superfici forestali in Sicilia.
9. Superfici forestali e loro attributi
9.4 Aspetti amministrativi
Grafico 9.4.3 - Tipo di proprietà - distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale.
Grafico 9.4.4 - Tipo di proprietà – distribuzione della superficie nelle categorie forestali dei boschi alti.
123
Sistema informativo Forestale Regionale
boschimenti e le faggete sono le uniche categorie
con oltre il 50% della superficie in proprietà all’ente
pubblico; nel caso delle pinete di pino laricio, in particolare, la percentuale di proprietà pubblica supera
il 90%. Il dato relativo alla categoria dei rimboschimenti evidenzia come l’attività d’impianto, che ha
contraddistinto la seconda metà del secolo scorso,
non sia stata concentrata esclusivamente in terreni pubblici: a fronte di 58.690 ettari di superficie
in proprietà pubblica, infatti, ci sono anche 34.956
ettari in proprietà private. A scala provinciale, la
distinzione tra proprietà pubblica e privata (Figura
9.4.1) evidenzia realtà territoriali diversificate: nella
provincia di Caltanissetta il 62% della superficie fo-
9. Superfici forestali e loro attributi
restale risulta di proprietà pubblica (12.629 ettari) e
anche in provincia di Ragusa la superficie forestale
pubblica supera il 50%; situazione opposta si riscontra nella provincia di Siracusa, dove la percentuale di
superficie forestale pubblica scende al 25% (10.010
ettari). Nelle altre province la ripartizione pubblico/
privato si attesta su valori abbastanza simili alla media regionale.
Vincoli e Aree protette
Vincolo idrogeologico
L’82% della superficie forestale regionale (421.572
ettari) è interessato dal vincolo idrogeologico (Figura 9.4.2), ma tra le singole categorie inventa-
Figura 9.4.1 - Tipo di proprietà - distinzione della superficie in ciascuna provincia (la dimensione delle torte è proporzionale
all’estensione della superficie forestale in ciascuna provincia).
BOX 1 - Vincolo idrogeologico
In Sicilia, come in gran parte delle altre Regioni, la legislazione in materia forestale dà continuità alla normativa nazionale che disciplina
il vincolo idrogeologico e che tutt’oggi fa riferimento alla legge fondamentale del 1923 (RDL n. 3267). Il vincolo per scopi idrogeologici
persegue principalmente il fine di prevenire e correggere il dissesto dei terreni e il disordine delle acque di superficie e profonde. Nelle
aree vincolate, i terreni (boscati o meno) sono sottoposti a limiti e controlli d’uso per impedirne la perdita di stabilità; a tal fine è redatto
anche quel particolare regolamento noto come “Prescrizioni di massima e di polizia forestale”.
In Sicilia il vincolo idrogeologico è regolamentato dalla legge regionale n. 16 del 1996 relativa al “riordino della legislazione in materia
forestale e di tutela della vegetazione”, modificata e integrata con successiva legge del 2006 (n. 14).
Grafico 9.4.5 - Vincolo idrogeologico - superficie interessata in ciascuna categoria inventariale.
124
Figura 9.4.2 - Carta del vincolo idrogeologico (elaborazione per la costituzione del SIF).
riali si osservano forti differenze: nei boschi alti la
percentuale sale all’87%, mentre negli impianti di
arboricoltura scende al 59% (la maggior parte degli impianti è stata realizzata in aree agricole, ove
l’incidenza delle superfici vincolate è più contenuta). Anche tra gli arbusteti, le boscaglie e i boschi
bassi si registra una percentuale di superficie non
vincolata più consistente (Grafico 9.4.5).
Le differenze che emergono tra le varie province
(Grafico 9.4.6) sono in parte conseguenti alla diversa estensione della superficie forestale: le maggiori
percentuali di superficie vincolata, infatti, si regi-
strano in corrispondenza delle province con superficie forestale più estesa (Palermo e Catania).
Il vincolo idrogeologico trova la sua ragione d’essere nell’esigenza di prevenire i dissesti del territorio,
in particolare l’instabilità dei suoli e il turbamento del regime delle acque. È quindi fondamentale
che la superficie vincolata sia estesa a tutte le zone
“sensibili” a questi eventi. L’incrocio tra i punti in
cui sono stati rilevati fenomeni di dissesto e presenza del vincolo (Grafico 9.4.7), evidenzia che molte,
ma non tutte le aree soggette a dissesti sono vincolate. L’analisi dei dati sul vincolo idrogeologico evi-
Figura 9.4.3 - Aree interessate dal vincolo paesaggistico (il tematismo si riferisce solo all’isola maggiore).
province
Le Linee guida del Piano territoriale paesistico regionale del 1999 definiscono, anche cartograficamente, i territori sottoposti a
vincolo paesaggistico sulla base delle indicazioni della legge 1497 del 1939 riguardante la protezione delle bellezze naturali e della
legge 431 del 1985 riguardante la tutela delle zone di particolare interesse ambientale (c.d. Legge Galasso). Per tali normative sono state
sottoposte a regime di tutele le aree, specificamente perimetrate, riguardanti: i territori costieri compresi in una fascia della profondità di
300 metri dalla linea di battigia; i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia; i
fiumi, i torrenti ed i corsi d’acqua e le relative sponde per una fascia di 150 metri ciascuna; le montagne per la parte eccedente 1.200 metri
sul livello del mare;i parchi e le riserve regionali; i territori coperti da foreste e da boschi; i vulcani; le zone d’interesse archeologico. A queste
vanno aggiunte: le aree degli elenchi redatti in base alla legge 1497 dalle Commissioni provinciali per la tutela delle bellezze panoramiche
e naturali;le aree sottoposte a vincolo di immodificabilità temporanea ai sensi della legge regionale 15 del 1991 in materia di urbanistica, di
parchi e riserve naturali. La Carta dei vincoli paesaggistici elaborata per le “linee guida” sopra indicate è riportata in Figura 9.4.3
9. Superfici forestali e loro attributi
BOX 2 - Il vincolo paesaggistico in sicilia
Grafico 9.4.6 - Vincolo idrogeologico - superficie forestale interessata in ciascuna provincia.
Grafico 9.4.7 - Incrocio tra il vincolo idrogeologico e i fenomeni di dissesto (percentuale di superficie con e senza vincolo).
125
Sistema informativo Forestale Regionale
denzia l’opportunità di aggiornare costantemente
la sua applicazione sul territorio in funzione dei
mutamenti del contesto ambientale che discendono da varie cause; fra queste particolare rilievo possono assumere l’abbandono di aree agricole e delle
relative sistemazioni, i cambiamenti dei carichi di
pascolo e l’espansione delle superfici forestali per
colonizzazione delle zone incolte.
Vincolo paesaggistico
Nell’ambito complessivo della superficie classificata
come forestale dall’IFRS, risultano attualmente sottoposti a vincolo paesaggistico 334.371 ettari, vale
a dire il 65% dell’insieme dei boschi e delle altre
aree boscate. Le percentuali massime si riscontrano
nelle categorie boschi alti, boschi bassi e boscaglie
(Grafico 9.4.8). Negli impianti di arboricoltura la superficie vincolata è decisamente inferiore, poiché si
tratta di formazioni realizzate in aree agricole, dove
le esigenze di tutela paesaggistica sono meno frequenti e rilevanti rispetto alle altre categorie inventariali. Le differenze tra le province (Grafico 9.4.9)
9. Superfici forestali e loro attributi
dipendono molto dal contesto territoriale in cui
si inseriscono le formazioni forestali e comunque
tutte presentano percentuali di superficie forestale vincolata rilevanti: si va da un minimo del 38%
in provincia di Trapani ad un massimo dell’89% in
provincia di Catania.
Aree protette
Quasi la metà della superficie forestale della Sicilia è interessata da una o più forme di protezione
(252.823 ettari). Il valore risulta nettamente superiore alla percentuale nazionale desunta dall’INFC,
che si attesta al 27,5% (Grafico 9.4.10), anche se
occorre sottolineare che il dato nazionale si riferisce alla situazione del 2005 e che verosimilmente
oggi esso è più elevato.
Tutte le categorie inventariali sono interessate in
misura significativa dalle aree protette, con la sola,
prevedibile, eccezione degli impianti di arboricoltura, che si collocano prevalentemente in aree non
soggette a forme di protezione (Grafico 9.4.11).
Tra i boschi alti risultano ampiamente interessa-
Figura 9.4.4 - Superficie interessata da aree protette.
Sicilia
Italia
Grafico 9.4.10 - Superficie forestale interessata da aree protette: Confronto tra il dato nazionale (INFC, 2005) e
province
quello della Regione Siciliana.
Grafico 9.4.8 -Vincolo paesaggistico - superficie interessata in ciascuna categoria inventariale.
126
Grafico 9.4.9 - Vincolo paesaggistico - superficie forestale interessata per provincia.
te alcune categorie forestali della fascia montana
(faggete, cerrete, pinete di pino laricio), ma in misura ancora significativa anche altre categorie della
fascia basale e collinare (Grafico 9.4.12).
In Sicilia non sono presenti parchi nazionali, ma esistono quattro parchi regionali: il Parco dell’Etna
(Foto 9.4.1), il Parco delle Madonie (Foto 9.4.2), il
Parco dei Nebrodi (Foto 9.4.3) e quello dell’Alcantara (Foto 9.4.4). Complessivamente i parchi interessano una superficie di 185.580 ettari e secondo
i risultati dell’IFRS il 60% di questa superficie è occupato da formazioni forestali (111.000 ettari).
Foto 9.4.2 - Pizzo Carbonara nel Parco delle Madonie.
La ripartizione delle categorie forestali in funzione
della zonazione dei parchi (Tabella 9.4.1) mostra
un forte concentrazione di superficie all’interno
della zona B (zona di riserva generale con elevato
grado di protezione); nelle aree di riserva integrale
(zona A, con massimo livello di protezione) ricade
il 29% della superficie forestale interna ai parchi,
mentre in zona C (zona con livello di tutela meno
restrittivo, nella quale possono essere svolte attività
turistiche e agro-silvo-pastorali autorizzate dall’Ente
gestore) le formazioni forestali sono quasi completamente assenti (2%). Abbastanza anomalo il dato
Foto 9.4.3 - Bosco di Sant’Adriano nel Parco dei Nebrodi.
Foto 9.4.4 - Ramarro nel Parco dell’Alcantara.
9. Superfici forestali e loro attributi
Foto 9.4.1 - Vista del Parco dell’Etna in inverno.
Grafico 9.4.11 - Aree protette – superficie forestale interessata in ciascuna categoria inventariale.
BOX 3 - Le aree protette in Sicilia
La Rete Ecologica Siciliana (RES) comprende una tipologia molto articolata di territori classificati ai sensi della legge quadro nazionale,
della normativa regionale, di direttive comunitarie e di convenzioni internazionali. Essa annovera 4 Parchi regionali, 76 Riserve naturali
regionali, 6 Aree marine protette, 2 Zone umide di rilevanza internazionale, 218 Siti di importanza comunitaria (SIC), 47 Zone di protezione speciale (ZPS). La legge quadro sulle aree protette (L. 394/1991) sottopone ad uno speciale regime di tutela e di gestione i
territori di rilevante valore naturalistico e ambientale, al fine di conservare e valorizzare il patrimonio naturale del Paese. La legge istituisce
e organizza le aree naturali protette secondo una definita tipologia: parchi nazionali, parchi naturali regionali, riserve naturali statali,
riserve naturali regionali, parchi marini e riserve marine. Precedentemente, la convenzione di Ramsar (1971) in Iran, aveva provveduto a disciplinare le zone umide d’importanza internazionale, come habitat indispensabili al mantenimento di una flora e di una fauna
caratteristiche e, in particolare, alla vita degli uccelli migratori. In senso lato, possono essere considerate aree naturali protette anche i siti
della Rete Natura 2000, istituita dalla “direttiva Habitat” del 1992 del Consiglio d’Europa, relativa alla conservazione degli habitat
naturali e della flora e della fauna selvatiche. Più propriamente, la direttiva intende promuovere il mantenimento della biodiversità nel
territorio dell’Unione europea conservando non solo il patrimonio naturale dei siti individuati ma anche le esigenze economiche, sociali
e culturali che localmente si esprimono,in una logica di sviluppo sostenibile e durevole. Della Rete vanno a far parte sia i SIC, cioè i “Siti
d’interesse comunitario”, sia le ZPS, le “Zone di protezione speciale”, in parte già individuate sulla base della precedente “direttiva
Uccelli” del 1979, relativa alla conservazione degli uccelli acquatici. In molti casi un tipo di area protetta ricade in tutto o in parte entro
i limiti di altri tipi di area, generando una compresenza di più livelli di protezione; calcolando una sola volta le superfici che si sovrappongono, La Rete Ecologica Siciliana investe una superficie complessiva di oltre 620.000 ettari (Figura 9.4.4).
Grafico 9.4.12 - Aree protette - superficie forestale interessata nelle categorie forestali dei boschi alti.
127
parchi naturali
regionali zona
A (ha)
parchi naturali
regionali zona
B (ha)
parchi naturali
regionali zona
C (ha)
parchi naturali
regionali zona
D (ha)
totale parchi
naturali
regionali (ha)
boschi alti
27.924
43.912
1.283
6.734
79.852
boschi radi
250
933
-
-
1.183
boschi bassi
374
1.031
-
251
1.656
boscaglie
-
94
-
-
94
arbusteti
1.126
6.506
374
4.413
12.420
3.050
categorie inventariali
relativo alla percentuale in zona D (zona di sviluppo, concentrata in corrispondenza o in prossimità
dei centri abitati), che tuttavia può essere spiegato,
almeno in parte, come conseguenza di espansioni
recenti della vegetazione forestale in aree agricole
abbandonate limitrofe a nuclei di edifici.
La categoria inventariale più rappresentata all’interno dei parchi è quella dei boschi alti (72%);
tra le altre categorie emergono gli arbusteti con
12.420 ettari e anche le superfici forestali inaccessibili (11.030 ettari), collocate nelle zone più impervie, dove non è stato possibile raggiungere i punti
inventariali. Oltre ai parchi regionali sono presenti 82 riserve naturali (Foto 9.4.5): di queste, 33
sono amministrate dall’Azienda Regionale Foreste
Demaniali, le altre dalle Province o da associazioni
ambientaliste. La superficie interessata da questa
tipologia di aree protette supera i 90.100 ettari
(includendo anche i tratti di mare delle riserve marine) e oltre la metà (47.010 ettari) è costituita da
formazioni forestali, con prevalenza di boschi alti,
arbusteti e formazioni forestali inaccessibili. (Grafico 9.4.13 e Tabella 9.4.2).
ATPS
125
1.820
-
1.105
imp. arboricoltura
-
95
-
-
95
sup. inaccessibili
2.501
6.335
250
1.945
11.030
sup. incluse
totale parchi naturali regionali (ha)
percentuale per zona
249
499
125
749
1.622
32.549
61.225
2.031
15.197
111.002
29%
55%
2%
14%
100%
Tabella 9.4.1 - Superficie forestale interessata da parchi regionali - dettaglio relativo alla zonazione (valori in ettari).
riserve naturali regionali
zona A (ha)
riserve naturali regionali
zona B (ha)
totale riserve naturali (ha)
boschi alti
20.525
6.479
27.004
boschi radi
469
125
594
boschi bassi
814
-
814
boscaglie
95
-
95
arbusteti
3.218
3.278
6.496
ATPS
1.229
250
1.478
-
-
-
9.059
1.221
10.279
categorie inventariali
imp. arboricoltura
superfici inaccessibili
superfici incluse
totale riserve naturali (ha)
pecentuale per zona
Foto 9.4.5 - Riserva naturale dello Zingaro.
250
-
250
35.657
11.353
47.010
76%
24%
100%
Tabella 9.4.2 - Superficie forestale interessata da riserve naturali, dettaglio relativo alla zonazione (valori in ettari).
Grafico 9.4.13 - Categorie forestali dei boschi alti: superficie interna ai parchi regionali (a sinistra i valori assoluti in ettari; a destra l’incidenza relativa rispetto alla superficie totale di ciascuna categoria).
128
Foto 9.4.6 - Esemplare di Aquila reale (Rocca Busambra).
Foto 9.4.7 - Esemplare di cedronella (Gonepterjx rham-
Foto 9.4.8 - Vista della Riserva Naturale Orientata Sughereta di Niscemi.
ni) su cardo selvatico.
ressare anche estese porzioni dei parchi regionali e
delle riserve naturali (Foto 9.4.6 - 9.4.7 e 9.4.8).
Le classificazioni disciplinate dalle direttive comunitarie offrono l’opportunità di attivare, oltre alla gestione pianificata di un vasto patrimonio naturale di
rilevanza sovranazionale, risorse finanziarie dell’U.E.
All’interno di SIC e ZPS le superfici forestali si estendono per oltre 224.440 ettari, di cui 130.000 sono
costituiti da boschi alti (Tabella 9.4.3). Tra le categorie forestali (Grafico 9.4.15) emerge quella dei
rimboschimenti, con 39.727 ettari, ma in termini
relativi quelle più diffuse nei SIC e nelle ZPS sono
le faggete (92% della superficie della categoria) e
le cerrete (89%).
SIC (ha)
ZPS (ha)
SIC+ZPS (ha)
Totale SIC ZPS (ha)
boschi alti
categorie inventariali
49.954
13.887
66.158
129.999
boschi radi
1.995
720
3.106
5.822
boschi bassi
1.348
251
1.411
3.009
boscaglie
189
189
arbusteti
16.106
5.098
13.826
35.029
ATPS
2.822
1.232
2.504
6.558
639
952
3.101
18.159
38.327
imp. arboricoltura
313
sup. inaccessibili
17.067
378
sup. incluse
1.747
1.001
1.624
4.371
totale SIC - ZPS (ha)
91.541
25.479
107.427
224.447
Tabella 9.4.3 - Superficie forestale interessata da SIC e ZPS. La colonna SIC+ ZPS si riferisce alle superfici in cui
sono presenti entrambe le forme di protezione (valori in ettari).
Grafico 9.4.14 - Categorie forestali dei boschi alti: superficie interna alle riserve naturali (a sinistra i valori assoluti in ettari; a destra l’incidenza relativa rispetto alla superficie totale di ciascuna categoria).
129
9. Superfici forestali e loro attributi
Tra i boschi alti (Grafico 9.4.14) la categoria più
estesa è quella dei rimboschimenti (11.557 ettari),
seguiti a notevole distanza dai querceti (6.645 ettari) e quindi dalle leccete (4.027); se però si considera l’incidenza rispetto all’estensione delle categorie,
risulta massima quella delle leccete (24% della superficie). I Siti di interesse comunitario (SIC) e
le Zone di protezione speciale (ZPS) interessano
una superficie di oltre 568.700 ettari, considerando
una sola volta le aree in cui si determina la sovrapposizione di entrambe le forme di protezione (dati
del Ministero dell’Ambiente aggiornati a dicembre
2009). Frequentemente i perimetri di SIC e ZPS,
oltre a sovrapporsi reciprocamente, vanno ad inte-
Sistema informativo Forestale Regionale
Regolamentazione e pianificazione
In Sicilia il principale strumento di regolamentazione
degli interventi selvicolturali è uno strumento normativo: le Prescrizioni di massima e di polizia forestale, previste dalla legge regionale 16 del 1996.
Queste norme si applicano a tutto il territorio sottoposto a vincolo idrogeologico, hanno valenza provinciale e la relativa competenza amministrativa fa capo
agli Ispettorati Ripartimentali Provinciali. Gli strumenti di pianificazione (piani di gestione, piani di
assestamento, piani dei parchi) hanno invece scarsa
diffusione, anche all’interno delle proprietà pubbliche: attualmente, infatti, l’unico piano ufficialmente
approvato è quello della Riserva naturale orientata
Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del Cappelliere e Gorgo del Drago. Negli ultimi anni è stato
promosso un maggior impegno per consolidare la
regolamentazione e la pianificazione degli interventi
forestali grazie all’approvazione di numerosi piani di
gestione relativi a SIC e ZPS, anche se si tratta di strumenti che si limitano a individuare le linee guida per
una loro corretta amministrazione, senza entrare nel
merito della pianificazione di dettaglio. Come si può
9. Superfici forestali e loro attributi
osservare sul Grafico 9.4.16, la maggior parte della
superficie forestale della Sicilia risulta interessata da
strumenti di regolamentazione discendenti dalle Prescrizioni di massima o di pianificazione generale (piani di gestione dei SIC e delle ZPS), ma permangono
alcune aree (15% della superficie forestale regionale)
che sono escluse anche dall’applicazione delle Prescrizioni di massima perché attualmente non vincolate sotto il profilo idrogeologico. L’assenza di regolamentazione interessa praticamente tutte le categorie
inventariali; l’incidenza massima si ha in corrispondenza degli impianti di arboricoltura, in quanto ricadono frequentemente in aree agricole non vincolate,
ma in valore assoluto le maggiori estensioni di superficie non regolamentata si hanno nelle categorie dei
boschi alti (27.555 ettari) e degli arbusteti (25.835
ettari). Il Grafico 9.4.17 evidenzia che gli strumenti di
pianificazione sono più frequenti nelle proprietà
pubbliche, soprattutto per quanto riguarda la pianificazione di orientamento realizzata con i piani di gestione di SIC e ZPS. La limitata superficie interessata
da strumenti di pianificazione di dettaglio è quasi interamente di proprietà pubblica.
Grafico 9.4.16 - Strumenti di regolamentazione e pianificazione in ciascuna categoria inventariale.
Proprietà pubblica
Proprietà privata
Grafico 9.4.17 - Stato della pianificazione delle proprietà pubbliche (a sinistra) e di quelle private (a destra).
Grafico 9.4.15 - Categorie forestali dei boschi alti: superficie interna a SIC e ZPS (a sinistra i valori assoluti in ettari; a destra l’incidenza relativa rispetto alla superficie totale di ciascuna categoria).
130
I prodotti e i servizi che la società richiede al bosco
variano, per tipo e importanza, in funzione del
momento economico e culturale che la società
stessa sta attraversando. Storicamente le foreste
sono state considerate in via primaria luogo di
approvvigionamento di prodotti legnosi e anche
non legnosi (frutti, semi, cortecce, resine, flora
pabulare, funghi, selvaggina ed altri); ma accanto
all’interesse per la loro raccolta e utilizzazione è
maturata nel tempo la coscienza che il bosco è un
bene capace di garantire la tutela d’interessi generali legati all’equilibrio e all’assetto dell’intero
territorio, anche al di fuori dell’area in cui esso è
radicato. Questa consapevolezza - dapprima intuitiva, poi ragionata, infine fondata su conoscenze
scientifiche - si è riflessa nella legislazione pregressa, anche molto lontana nel tempo: da noi a
partire da quella di Roma repubblicana.
Venendo a tempi più vicini, osserviamo che in Italia la produzione forestale, riferita principalmente
a legna, legname e castagne, ha mantenuto un rilievo di primo piano sino ad una cinquantina d’anni or sono, ma che a tale interesse si era andato
affiancando quello per la salvaguardia idrogeologica già a partire dalle leggi degli Stati pre-unitari,
trovando infine nella legge di riforma forestale del
1923 una disciplina organica e stringente.
Con l’avvento dello sviluppo industriale e del conseguente forte spopolamento della campagna, in
modo particolare dagli anni sessanta del secolo
scorso, si è allentata sensibilmente la pressione
sul bosco, a seguito soprattutto della rarefazione
della domanda di legna da ardere e da carbone
e dell’alleggerimento dei carichi di pascolo. Contemporaneamente sono avanzate altre richieste,
promosse dallo sviluppo del turismo e delle attività del tempo libero e, in tempi ancor più recenti,
stimolate dalla preoccupazione della società per
il deterioramento cui stava andando incontro
l’equilibrio dell’ambiente e il mantenimento del
nostro bel paesaggio.
Una rivoluzione non inferiore a quella della legge
del ’23 veniva provocata dalla cosiddetta Legge
Galasso del 1985, che assoggettava alla discipliProduzione legnosa
na del vincolo paesaggistico i boschi nel loro insieme, come intera categoria di beni di rilevanza
paesistico-ambientale (e non più episodicamente,
per aree circoscritte e limitate, com’era avvenuto
in precedenza, dal 1939 in poi).
È maturata così una cultura che ha visto nel bosco una fonte di beni e servizi molteplici e che
talora ha dato luogo a contrapposizioni, anche
aspre, da parte dei fautori di questa o di quell’al-
tra sua fruizione, finché si è fatta strada la visione
di una selvicoltura multifunzionale, in grado cioè
di promuovere più funzioni del bosco stesso in
un quadro programmato di gestione sostenibile.
L’intento è di cogliere le migliori opportunità per
lo sviluppo economico e sociale delle popolazioni
interessate, per il suo benessere complessivo, nel
rispetto della conservazione della risorsa anche
per le generazioni future.
Superfici destinate principalmente alla produzione legnosa e di biomasse. Vi rientrano tutti i popolamenti di arboricoltura da legno
Produzione non legnosa
Superfici destinate principalmente alla produzione di prodotti non legnosi, come sughero, castagne, ecc. Ad esempio i soprassuoli soggetti a
pratiche colturali speciali per produzioni secondarie
Naturalistica
Superfici destinate principalmente alla conservazione della biodiversità o dei valori naturalistici e perciò sottratte alle utilizzazioni con finalità
produttive ed attivamente gestite per esaltare la funzione naturalistica stessa. Comprende le riserve integrali nel caso sia prescritto di
escludere qualsiasi tipo di intervento
Ricreativa
Protettiva indiretta
Protettiva diretta
Superfici destinate principalmente alla massimizzazione delle utilità turistico-ricreative. È il caso, ad esempio delle aree pic-nic o fruibili
mediante percorsi opportunamente attrezzati e segnalati per offrire un servizio ai visitatori
Soprassuoli su terreni sciolti, acclivi dove è riconosciuta la preminente funzione di protezione del suolo dall’erosione, di regimazione delle
acque e di tutela della qualità delle acque. Può comprendere i casi di popolamenti artificiali edificati su suoli particolarmente acclivi. Essendo
evidente che tutti i boschi esercitano un ruolo più o meno importante di protezione indiretta, l’attribuzione a questa categoria ha luogo solo
qualora tale ruolo sia prioritario rispetto alle altre funzioni e reso evidente dagli interventi praticati localmente
Soprassuoli il cui ruolo è direttamente e palesemente collegato alla protezione contro calamità naturali (valanghe, frane, ecc.) di abitati ed
altre infrastrutture artificiali (linee ferroviarie, strade, ecc) o laddove gli interventi praticati rendano evidente tale obiettivo
Tabella 9.5.1 - Definizioni delle funzioni prioritarie.
Categorie inventariali
Naturalistica
Produzione legnosa
Produzione non
legnosa
Protettiva diretta
Protettiva indiretta
Ricreativa
Nessuna funzione
prioritaria
16.248
1.717
748
10.071
2.123
198.380
boschi alti
29.216
boschi radi
1.185
boschi bassi
1.252
249
5.937
252
249
11.243
6.060
boscaglie
arbusteti
ATPS
851
491
imp. arboricoltura
2.691
125
123
2.500
92.157
11.335
394
1.109
sup. inaccessibili
97.042
sup. incluse
Sup. for. Regione
Superficie non
classificata
18.374
38.082
18.748
2.110
1.249
13.134
2.248
321.135
115.416
Tabella 9.5.2 - Superficie interessata da funzioni prioritarie in ciascuna categoria inventariale.
131
9. Superfici forestali e loro attributi
9.5 Funzioni
Sistema informativo Forestale Regionale
Funzione prioritaria
Se in termini generali le formazioni forestali, assolvono sempre molteplici funzioni, esaminando
nel dettaglio singole porzioni di bosco, è spesso
possibile individuare una funzione che, pur non
escludendo le altre, risulta prevalente. In un limitato numero di situazioni, inoltre, una specifica
funzione può risultare perfino prioritaria, cioè in
grado di prevalere nettamente sulle altre, in termini
d’importanza. Ad esempio quando una superficie
forestale è adibita ad area ricreativa, con infrastrutture specificatamente rivolte alla fruizione (tavoli,
barbecue, fontane, ecc.), la destinazione per uso
turistico-ricreativo diventa nettamente preminente
rispetto alle altre funzioni, che comunque non vengono mai del tutto annullate.
La metodologia di rilievo IFRS prevede il rilevamento della funzione prioritaria sulla base delle specifiche riportate nella Tabella 9.5.1. Come si può
ben comprendere dalla lettura delle descrizioni, si
tratta sempre di definizioni molto selettive, che valgono solo per casi specifici e, in genere, limitati.
La funzione prioritaria riferita alla produzione
legnosa (Tabella 9.5.2) è stata rilevata con significativa frequenza (62 %) solo in corrispondenza
degli impianti di arboricoltura, per lo più realizzati
in contesti agronomici con l’obiettivo specifico di
produrre legname o biomassa. Tra i boschi alti, invece, solo il 6,3% della superficie risulta avere una
funzione prioritaria di tipo produttivo (Foto 9.5.1),
infatti molto spesso anche le formazioni più sviluppate e soggette a gestione svolgono anche altre
funzioni, tra cui in primo luogo quella di tipo protettivo. La funzione prioritaria di produzione non
legnosa è stata segnalata quasi esclusivamente
all’interno di sugherete coltivate e soggette a pe-
132
9. Superfici forestali e loro attributi
riodica decortica (Foto 9.5.2).
La funzione prioritaria di tipo naturalistico è concentrata in corrispondenza delle formazioni di particolare valore ecologico e ambientale, ubicate entro
la zona A di parchi regionali e riserve naturali e non
soggette a forme di gestione attiva (Foto 9.5.3). La
categoria inventariale più rappresentata è costituita
dai boschi alti, ma sono stati segnalati anche diversi
casi in corrispondenza degli arbusteti.
Anche le formazioni con preminente funzione
protettiva indiretta (Foto 9.5.4) si riscontrano
essenzialmente nei boschi alti e negli arbusteti, ma
è altamente probabile che il dato risulti sottostimato, poiché le istruzioni di rilevamento limitano
l’attribuzione di tale funzione ai casi “resi evidenti
attraverso interventi praticati localmente” (Tabella 9.5.1). Le funzioni prioritarie di tipo ricreativo
(Foto 9.5.5) e protettivo diretto sono riconosciute in situazioni molto circoscritte, cioè laddove
la presenza di strutture ricreative o di fabbricati e
infrastrutture direttamente esposti a calamità naturali rendono evidente la funzione.
Complessivamente è stata assegnata una funzione
prioritaria al 15% della superficie forestale regionale; nella categoria dei boschi alti la percentuale sale al 23% (Tabella 9.5.3), ma anche qui nella
maggior parte dei casi (198.503 ettari) non risulta
possibile l’attribuzione di una funzione nettamente
prevalente rispetto alle altre.
Foto 9.5.1 - Ceduo di castagno recentemente
Foto 9.5.2 - Esemplari di sughera interessati da de-
utilizzato.
cortica.
Foto 9.5.3 - Rocca Busambra (Zona A della Riserva naturale Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del
Cappelliere e Gorgo del Drago).
Funzione prevalente
Passando dal concetto di funzione prioritaria a
quello meno stringente di funzione prevalente (sempre nell’accezione qui adottata per i due
termini qualificativi), è invece possibile classificare
anche i 198.503 ettari di boschi alti (per i quali
Foto 9.5.4 - Lecceta su versante acclive.
Foto 9.5.5 - Area soggetta ad elevata frequentazione
turistica nel Parco dell’Etna.
Funzione prioritaria
di tipo produttivo non esclude, ma anzi si può coniugare con la protezione idrogeologica esercitata
dalla copertura vegetale. Trattandosi infatti di soprassuoli sufficientemente densi, ubicati su versanti
non troppo acclivi, la temporanea riduzione della
copertura, conseguente ai tagli, in genere non
rappresenta di per sé un fattore destabilizzante
dell’assetto idrogeologico, a condizione che i tagli
stessi vengano condotti con modalità consone alle
diverse e specifiche situazioni locali.
Grafico 9.5.1 - Funzione prevalente attribuita ai
198.380 ettari di boschi alti per i quali non è stata
riconosciuta una funzione prioritaria.
Superficie (ha)
%
Naturalistica
29.216
11%
Produzione legnosa
16.248
6%
produzione non legnosa
1.717
1%
Protettiva diretta
Protettiva indiretta
Ricreativa
9. Superfici forestali e loro attributi
non è stata riconosciuta alcuna funzione prioritaria) sulla base degli attributi qualitativi rilevati nella
Fase 2 dell’IFRS, nonché dell’ubicazione rispetto
alla zonazione delle aree protette (parchi regionali
e riserve naturali).
La superficie con destinazione prevalente di tipo
naturalistico rappresenta in questo caso il 27%
della superficie totale e comprende soprattutto i
boschi che ricadono all’interno delle zone A di parchi e riserve (Grafico 9.5.1). Un altro, significativo,
27% è rappresentato dai boschi con prevalente
funzione protettiva di tipo indiretto, che occupano stazioni acclivi e spesso accidentate, dove la
funzione di protezione del suolo dall’erosione diventa prevalente rispetto agli interessi di carattere
produttivo (tanto da ritenere spesso preferibile la
sospensione di qualsiasi forma d’utilizzazione).
Se si eccettua una piccola quantità di formazioni
con destinazione produttiva non legnosa, il resto della superficie (89.772 ettari) è costituito da
boschi con funzione mista di tipo produttivo e
protettivo: in essi la gestione attiva con finalità
748
0%
10.071
4%
2.123
1%
nessuna funzione prioritaria
198.380
77%
Totale complessivo
258.503
100%
Tabella 9.5.3 - Funzione prioritaria nei boschi alti.
133
Sistema informativo Forestale Regionale
9.6 Selvicoltura
Sotto il termine generale di “selvicoltura” sono
qui esaminati gli aspetti che caratterizzano la coltivazione delle superfici forestali, cioè le pratiche
colturali messe in atto in Sicilia per ottenere prodotti forestali, legnosi e non legnosi e anche per
promuovere i servizi di diversa natura che il bosco
è in grado di offrire.
Pratiche colturali
La presenza e il tipo di pratiche colturali costituiscono indicatori fondamentali del livello di gestione delle aree forestali di un determinato territorio.
Chiaramente l’attributo assume significato solo
per le categorie inventariali in cui è realizzabile
una qualche forma di gestione, come nel caso dei
boschi alti o degli impianti di arboricoltura, mentre
in corrispondenza di altre categorie, quali gli arbusteti o le boscaglie è logico presupporre (a causa
delle loro caratteristiche intrinseche) una scarsa
diffusione di qualsiasi forma di coltivazione.
In Sicilia solo il 23% della superficie forestale risulta interessato da pratiche colturali, gran parte
di tale superficie si concentra all’interno dei boschi alti (115.600 ettari) (Grafico 9.6.1 e Figura
9.6.1).
Arbusteti, boscaglie e boschi radi non risultano
interessati da alcuna forma di coltivazione, mentre su una piccola percentuale dei boschi bassi
vengono eseguite pratiche minimali, generalmente consistenti nel taglio raso.
La modesta superficie interessata da pratiche colturali (di tipo minimale) nella categoria delle aree
temporaneamente prive di soprassuolo si riferisce
ai soprassuoli recentemente sottoposti a taglio
raso in cui l’eventuale copertura residua (matri-
134
9. Superfici forestali e loro attributi
cine o riserve), rilasciata con l’intervento, risulta
minore del 10% (504 ettari).
Negli impianti di arboricoltura vengono generalmente eseguite pratiche di tipo intensivo (Foto
9.6.1), ma ci sono anche situazioni in cui gli interventi risultano assenti (839 ettari), denotando
un fenomeno di abbandono post-impianto, che
potrebbe portare al fallimento delle coltivazioni.
Anche se nei boschi alti la diffusione delle pratiche colturali è maggiore rispetto alle altre categorie, si registrano comunque oltre 142.900 ettari
di superficie (55% della categoria) che versano
in stato di abbandono colturale (Grafico 9.6.2).
Nei rimanenti 115.600 ettari di bosco soggetto a
gestione, le pratiche colturali più frequentemente adottate sono quelle di tipo minimale (73.311
ettari), caratterizzate dal solo taglio di fine ciclo,
senza eseguire interventi intercalari o comunque
atti a favorire la selezione delle piante e la rinnovazione (Foto 9.6.2).
Foto 9.6.1 - Giovane impianto di arboricoltura.
Figura 9.6.1 - Presenza e distribuzione delle pratiche colturali nei boschi alti della Sicilia.
BOX 1 - rilievo delle pratiche colturali
Ai fini del rilievo dell’IFRS le pratiche colturali sono state distinte in ordinarie e speciali. Le prime comprendono tutti i tipi di trattamento
finalizzati alla produzione e raccolta di legna e legname, mentre le seconde riguardano i casi in cui l’attività di coltivazione ha il fine di
ottenere prodotti non legnosi (sughero, castagne ecc...) o servizi vari volti alla fruizione turistico-ricreativa, naturalistica, culturale ecc. Per
la definizione delle pratiche svolte i rilevatori si sono basati sull’osservazione diretta dell’area di rilievo, sull’esame di eventuali documenti
di pianificazione nonché sulle indicazioni raccolte in loco interpellando i proprietari e il personale forestale.
Nella Tabella 9.6.1 sottostante si riportano le definizioni relative alle singole tipologie di coltivazione considerate.
Pratiche colturali
Descrizione
Pratiche colturali ordinarie minimali
Pratiche in cui ci si limita alla raccolta del prodotto legnoso, senza eseguire cure
colturali o interventi intercalari, come avviene ad esempio nei cedui trattati a taglio
raso, in cui non vengono eseguiti sfolli e diradamenti.
Pratiche colturali ordinarie
classiche
Pratiche in cui, oltre alla raccolta del prodotto alla fine del ciclo produttivo, vengono
eseguite cure colturali e diradamenti, come avviene ad esempio nelle fustaie trattate a
tagli successivi o in quelle sottoposte a periodici tagli intercalari.
Pratiche colturali ordinarie
intensive
Pratiche di coltivazione assimilabili a quelle agronomiche: lavorazioni del terreno,
concimazioni, potature ecc…. (sono tipiche degli impianti di arboricoltura)
Pratiche colturali speciali per
produzioni secondarie
Pratiche in cui la finalità precipua della coltivazione non è la produzione legnosa ma la
raccolta di altri prodotti (sughero, castagne ecc...)
Pratiche colturali speciali per
servigi vari
Pratiche volte alla massimizzazione delle funzioni turistico- ricreative, paesaggistiche,
naturilistiche, faunistiche e culturali dei boschi
Tabella 9.6.1 - Classificazione delle pratiche colturali.
formazione, altre formazioni irregolari), infine, la
superficie soggetta a gestione è molto contenuta
(4.452 ettari) e le pratiche colturali prevalenti sono
nuovamente quelle di tipo minimale.
Le pratiche di tipo speciale, rivolte in modo specifico alla fornitura di servizi turistico-ricreativi, ambientali, faunistici e culturali, sono poco frequenti (2.624 ettari). Occorre però sottolineare che in
molti casi anche le altre pratiche colturali possono
coniugare queste speciali e specifiche finalità con
quelle più classiche della selvicoltura: un intervento
forestale, infatti, se ben calibrato, può perseguire
una molteplicità di obiettivi, coniugando esigenze
di carattere economico, ambientale e sociale.
Passando ad esaminare, più in dettaglio, la distribuzione delle pratiche colturali tra le singole categorie
forestali, osserviamo alcune significative differenze
(Grafico 9.6.4): nei rimboschimenti e nei castagneti
la percentuale di superficie soggetta a gestione attiva supera il 60%; nelle cerrete e nelle sugherete
si attesta intorno al 50%. Viceversa, in categorie
quali gli orno-ostrieti, le pinete di pino laricio, le
formazioni riparie e i boschi di altre latifoglie gli
Grafico 9.6.2 - Pratiche colturali nei boschi alti- ripartizione della superficie per tipo di pratiche.
Foto 9.6.2 - Giovane ceduo di castagno in cui vengo-
no praticate cure colturali ordinarie di tipo minimale.
Foto 9.6.3 - Sughereta in cui vengono eseguite pratiche colturali finalizzate alla raccolta del sughero.
9. Superfici forestali e loro attributi
L’assenza di forme d’intervento diverse dal taglio di
fine ciclo caratterizza soprattutto le formazioni governate a ceduo (Grafico 9.6.3) e trattate a taglio
raso (con o senza rilascio di matricine).
Fino alla metà degli anni ‘50 del secolo scorso, in
molte zone d’Italia il ceduo era oggetto di cure colturali aggiuntive che trovavano giustificazione in
un’economia agricola ancora molto chiusa, di tendenziale autosufficienza. Oltre ai turni più brevi, si
usava praticare uno o due sfolli da cui si ricavava
materiale di piccolo diametro, che trovava molteplici impieghi nell’azienda agricola. Attualmente
questo tipo di pratiche non è più sostenibile in Sicilia, così come nel resto d’Italia, sia per l’elevato
costo della manodopera, sia per il ridotto mercato
degli assortimenti ritraibili. Solo nel caso del castagno, con l’applicazione di un trattamento a turni
lunghi, può talvolta risultare conveniente eseguire
uno o due diradamenti intermedi per selezionare
il materiale di migliore qualità e insieme ricavare
della paleria commercializzabile.
Nelle fustaie (coetanee, transitorie, disetanee o
irregolari) le pratiche colturali sono più variegate:
oltre a quelle di tipo minimale, infatti, vengono
applicate anche pratiche di tipo classico, che prevedono interventi di coltivazione durante le diverse
fasi di sviluppo del soprassuolo e che generalmente
consistono nell’esecuzione di sfolli e diradamenti.
Nel caso delle formazioni ascritte al tipo colturale
“speciale”, la coltivazione è rivolta all’ottenimento di prodotti diversi dal legno (castagne, sughero ecc.) pertanto le pratiche adottate sono quasi
sempre caratterizzate da interventi funzionali a tali
produzioni (Foto 9.6.3).
Nei boschi classificati con tipo colturale “non definito” (cedui molto invecchiati, boschi di neo-
Grafico 9.6.1 - Pratiche colturali - superficie interessata in ciascuna categoria inventariale.
Grafico 9.6.3 - Tipi colturali - (riuniti in cinque principali macrotipi) e pratiche colturali nei boschi alti.
135
Sistema informativo Forestale Regionale
interventi selvicolturali interessano percentuali di
superficie inferiori al 20%. Per quest’ultime categorie la scarsa frequenza delle pratiche è imputabile, nella maggior parte dei casi, alle caratteristiche
intrinseche dei soprassuoli, che non garantiscono
un adeguato ritorno economico degli interventi.
Tuttavia anche in categorie potenzialmente più
interessanti sotto il profilo produttivo, come le faggete, le leccete e i querceti di rovere e roverella,
l’entità della superficie soggetta a gestione risulta
abbastanza contenuta.
Esaminando i rimboschimenti fino al livello del tipo
forestale (Grafico 9.6.5), emerge che quelli di eucalipto (Foto 9.6.4) sono soggetti più frequentemente a gestione rispetto a quelli di conifere (Foto
9.6.5); riguardo al tipo di proprietà, invece, non si
osservano significative differenze: la percentuale di
superficie soggetta a gestione risulta infatti molto
simile per le proprietà pubbliche e per quelle private (Grafico 9.6.6).
L’esecuzione degli interventi non sembra condizionata in modo determinante dall’accessibilità, per lo
meno per quanto concerne la viabilità camionabile
9. Superfici forestali e loro attributi
e le strade forestali: sia i boschi alti soggetti a gestione sia quelli non interessati da alcuna pratica
colturale risultano infatti in larga misura ben serviti
(Grafico 9.6.7). Diversità nella modalità e nell’intensità di gestione trovano allora spiegazione nelle
difficoltà di collegamento dovute alla carenza di piste forestali, specialmente nelle zone di montagna
caratterizzate da versanti acclivi.
L’attività selvicolturale non è praticata in modo
omogeneo nei vari ambiti territoriali della Regione e non esiste una correlazione diretta con
l’estensione dei boschi (Grafico 9.6.8). Nelle due
province più boscate (Messina e Palermo), infatti,
si osservano differenze rilevanti: a Messina il 36%
dei boschi alti è interessato da pratiche colturali,
mentre a Palermo la percentuale scende al 21%. Le
maggiori frequenze si riscontrano nelle province di
Caltanissetta e Catania (caratterizzate da estensioni dei boschi alti significativamente diverse), dove
la percentuale di superficie soggetta a pratiche si
attesta rispettivamente al 76 e 69%.
L’esecuzione degli interventi selvicolturali presuppone in genere la sostenibilità economica del ta-
Foto 9.6.4 - Rimboschimento di eucalipto soggetto a
Foto 9.6.5 - Rimboschimento di pino laricio.
pratiche colturali.
Grafico 9.6.4 - Pratiche colturali - superficie interessata in ciascuna categoria dei boschi alti.
Proprietà privata
Proprietà pubblica
Grafico 9.6.6 - Diffusione delle pratiche colturali nei rimboschimenti di proprietà privata (a sinistra) e pubblica (a
Grafico 9.6.5 - Pratiche colturali - superficie interessata nei tipi forestali dei rimboschimenti.
136
destra).
Grafico 9.6.7 - Pratiche colturali nei boschi alti - incrocio con l’accessibilità rispetto alla viabilità principale (strade
camionabili e strade di servizio forestale).
Grafico 9.6.8 - Superficie totale dei boschi alti e porzione di superficie interessata da pratiche colturali in ciascuna
provincia.
Grafico 9.6.9 - Copertura arborea dei boschi alti interessati da pratiche colturali. (valori in classi).
Grafico 9.6.10 - Incrocio tra il tipo di proprietà e la copertura arborea dei boschi alti in cui vengono eseguite pratiche
colturali.
137
9. Superfici forestali e loro attributi
glio, sostenibilità che dipende non solo dalla facilità d’accesso, ma anche dall’entità della provvigione legnosa esistente, nonché dalla qualità e quindi
dal prezzo di mercato degli assortimenti ritraibili. È
evidente che nei boschi con scarsa copertura arborea le provvigioni sono modeste e quindi raramente gli interventi possono risultare economicamente
vantaggiosi. Peraltro, in questi casi, anche sotto il
profilo tecnico e ambientale è spesso preferibile
astenersi dal taglio o limitarsi ad interventi di miglioramento boschivo, per la cui realizzazione diventa necessario un cofinanziamento pubblico.
Come già osservato al capitolo 9.3, solo il 67% dei
boschi alti della Sicilia presenta una copertura arborea maggiore del 50% (172.702 ettari) e di questi poco meno della metà si colloca su coperture
superiori all’80%. Il Grafico 9.6.9 evidenzia come
le pratiche colturali siano diffuse soprattutto nei
boschi con copertura maggiore del 50%, anche se
non mancano casi in cui esse si estendono a boschi
più radi (classe 21-50%).
Se si esamina anche il tipo di proprietà dei boschi,
considerando solamente quelli soggetti a pratiche
colturali (Grafico 9.6.10), emerge che nei casi in
cui la copertura arborea è modesta si ha una netta prevalenza di interventi all’interno di proprietà
private, mentre nei boschi con copertura maggiore
del 50% la superficie soggetta a gestione si divide pressoché equamente tra proprietà pubbliche
e private. E’ probabile che gli interventi eseguiti in
soprassuoli di modesta copertura (11-50%) siano
riconducibili a tagli per uso familiare o a tagli occasionali di poche piante, per la raccolta di legna
da ardere o di altri piccoli assortimenti destinati
all’autoconsumo. In questi casi il proprietario non
quantifica il costo del proprio lavoro e tende a con-
Sistema informativo Forestale Regionale
siderare sostenibili anche interventi con valore di
macchiatico negativo.
Utilizzazioni
Le utilizzazioni, ovvero i tagli boschivi, rappresentano uno strumento di concreta messa in atto della
selvicoltura: con esse l’uomo opera una selezione
delle piante e imprime una svolta determinante
all’evoluzione del soprassuolo, almeno per alcuni
decenni avvenire.
Il tipo d’utilizzazione praticato più recentemente
all’interno di ciascun punto di rilievo rappresenta
quindi un elemento conoscitivo di grande interesse
per la comprensione del grado di applicazione della selvicoltura in quell’area. Va da sé che tale tipo
d’intervento è strettamente legato alla forma di
governo e alla tipologia colturale dei diversi soprassuoli: nei cedui, ad esempio, generalmente vengono eseguiti tagli raso, con o senza rilascio di matricine, mentre nelle fustaie coetanee possono essere
9. Superfici forestali e loro attributi
eseguiti tagli intercalari (diradamenti), seguiti da un
taglio raso finale (con o senza rilascio di riserve) oppure tagli successivi o, ancora, tagli a buche.
Come si può osservare sul Grafico 9.6.11, in Sicilia
i boschi governati a ceduo vengono trattati quasi
sempre a taglio raso (27.678 ettari) e nella maggior
parte dei casi viene operato il rilascio delle matricine. Nelle formazioni governate a fustaia, invece,
solo limitate percentuali di superficie risultano sottoposte a forme codificate di trattamento, quali i
tagli a raso, i tagli a buche e i tagli successivi: la
forma d’utilizzazione più frequentemente indicata
dai rilevatori è infatti quella denominata “altri tipi
di utilizzazione” (55.445 ettari). Si tratta di un’opzione che include tutte le tipologie d’intervento
non chiaramente attribuibili a qualcuna delle altre
forme previste; in molti casi può trattarsi di tagli
per uso familiare o di interventi occasionali che
possono aver interessato singole piante o gruppi
di piante. A volte il ricorso a questa opzione può
Grafico 9.6.11 - Incrocio tra i tipi colturali (raggruppati in macrotipi) e i tipi d’utilizzazione nei boschi alti soggetti a
pratiche colturali.
138
essere stato dettato da difficoltà oggettive d’inquadramento dell’ultimo o degli ultimi interventi, difficoltà che si possono determinare soprattutto quando il taglio non è recente o quando il soprassuolo
presenta una fisionomia poco definita; ad esempio,
nel caso di soprassuoli con tipo colturale “non definito”, cioè non classificabile in modo certo (boschi
di neoformazione, cedui molto invecchiati), risulta
difficile inquadrare sia le pratiche colturali sia le forme d’utilizzazione eventualmente applicate.
Nel tipo colturale speciale gli interventi selvicolturali
sono rivolti all’ottenimento di prodotti diversi dal
legno (quali le castagne e il sughero) e quindi caratterizzati da modalità specifiche per ciascun prodotto, opportunamente adattate in funzione del
tipo di soprassuolo. In questo caso, quindi, la modalità “altri tipi di utilizzazione” indica l’adozione
di forme di coltivazione specifiche per produzioni
non legnose. Esaminando i dati a scala provinciale (Grafico 9.6.12), si osserva che nella provincia
di Catania, dove, come abbiamo visto, il 69% dei
boschi alti è interessato da pratiche colturali, la
forma d’intervento più diffusa è il taglio raso con
rilascio di riserve o matricine (14.795 ettari); nel
complesso, in questa provincia, le forme d’utilizzazione definite sono decisamente prevalenti (21.808
ettari) rispetto alla superficie attribuita ad “altri tipi
di utilizzazione” (8.178 ettari). La provincia di Messina ha un’analoga superficie assoluta interessata
da pratiche colturali, ma la loro diffusione relativa, invece, è più modesta (36% della superficie
dei boschi alti) ed è inoltre caratterizzata da una
maggiore frequenza di utilizzazioni non ben classificabili (il 66% di esse si riferisce ad “altri tipi di
utilizzazione”).
Tra le altre province, solo quella di Enna registra,
come quella di Catania, una prevalenza di forme
d’utilizzazione classiche; sul resto del territorio, infatti, prevalgono ovunque forme d’intervento di altro tipo. Le modalità d’esbosco del legname pratica-
Grafico 9.6.12 - Tipo di utilizzazione nei boschi alti soggetti a pratiche colturali. Valori distinti per provincia.
Pratiche colt. ordinarie classiche
entrambe le tipologie di pratiche colturali il metodo
di esbosco non è stato accertato per una quota rilevante dei punti di campionamento.
Considerazioni finali
L’attività selvicolturale in Sicilia è limitata ad una
quota parte, non maggioritaria, della superficie forestale ed è maggiormente praticata nei boschi alti,
oltre che negli impianti di arboricoltura. Anche laddove è diffusa, risulta contraddistinta in prevalenza
da forme d’intervento non del tutto inquadrabili
all’interno delle tipologie classiche codificate in
letteratura. Nelle formazioni governate a ceduo gli
interventi, ancorché minimali, rientrano nel quadro
generale dei boschi cedui italiani, con taglio a raso
a fine turno, con o senza rilascio di matricine; quasi
la metà delle utilizzazioni di questo tipo ricade in
provincia di Catania.
La selvicoltura siciliana - al pari di quella di gran
parte dell’area mediterranea dell’Italia peninsulare e insulare, specialmente del piano, più arido,
termo-mediterraneo - sconta il passaggio dallo
sfruttamento tradizionale del bosco, protrattosi per
secoli fino ad una cinquantina d’anni fa, alla ricerca
odierna di nuove forme di valorizzazione, imperniate prevalentemente sui servizi che esso può offrire
in campo ambientale, naturalistico, paesaggistico,
ricreativo e culturale. Questo passaggio, non sem-
plice e non di breve tempo, unito ad altri fattori,
quali l’aleatorietà dei prezzi di mercato dei prodotti
forestali, la polverizzazione della proprietà e l’abbandono delle zone rurali (anche questi comuni a
tanta parte d’Italia), pone grandissimi problemi alla
messa a punto di un’attuale e attuabile politica forestale.
Un segno significativo delle nuove tendenze della
politica forestale della Sicilia è dato dall’inclusione
di tanta parte del suo patrimonio forestale nella ricca rete di aree protette dell’Isola, ponendo per i boschi e le foreste esistenti e per quelli in formazione
obiettivi di gestione secondo modelli selvicolturali
naturalistici.
9. Superfici forestali e loro attributi
te localmente possono condizionare l’intensità, ma
anche la tipologia delle pratiche colturali nei boschi.
(Grafico 9.6.13).
Con un grado di gestione minimale, volto essenzialmente alla sola utilizzazione legnosa di fine turno o
comunque principale, risultano maggiormente diffusi gli esboschi a strascico con animali o mezzi meccanici; nei casi invece di una selvicoltura più attiva
prevalgono gli esboschi senza strascico, con carico
del legname anche qui su animali da soma o mezzi
meccanici direttamente dal letto di caduta.
Molto più raro (meno del 10%), in entrambi i casi,
l’avvallamento del legname per sola forza di gravità.
Non sono stati rilevati sistemi di esbosco a fune. In
Pratiche colt. ordinarie minimali
Grafico 9.6.13 - Tipo di esbosco praticato nei boschi alti interessati da pratiche colturali classiche (sinistra) e mini-
mali (destra).
139
Sistema informativo Forestale Regionale
9.7 Altri tipi di produzioni
e servizi
Produzioni non legnose
In Sicilia l’uso del bosco per produzioni e servizi
diversi dalle produzioni legnose è molto diffuso.
La metodologia di rilievo dell’IFRS prevede l’individuazione dei casi in cui all’interno di una formazione forestale vengano adottate pratiche volte
ad ottenere prodotti non legnosi, quali sughero,
castagne, risorse foraggere, funghi, selvaggina,
ecc.; in tal caso è richiesto anche il dettaglio relativo al tipo di produzione perseguita.
Spesso però in Sicilia, come in altre regioni d’Italia, all’uso del bosco per finalità diverse dalla
produzione legnosa non sono associate forme di
coltivazione che abbiano lo specifico fine di razionalizzare e ottimizzare la produzione extra-legno;
pertanto il metodo di rilievo non ha consentito di
stimarne l’effettivo peso se non in quei casi in cui
le pratiche colturali messe in atto siano concretamente dedicate a tali scopi. Ciò vale soprattutto
nel caso dell’esercizio del pascolo, che viene ampiamente praticato anche all’interno delle formazioni forestali, per lo più in forma brado-estensiva,
senza esercitare alcuna precipua pratica colturale
sul soprassuolo (Foto 9.7.1).
La Tabella 9.7.1, infatti, evidenzia una superficie
di soli 3.292 ettari in cui l’esercizio del pascolo è
associato a interventi colturali espressamente rivolti a garantire o migliorare tale funzione.
Decisamente modesta è anche la superficie in cui
vengono eseguite pratiche colturali finalizzate alla
produzione di castagne: chiaro segno che l’interesse verso la coltivazione da frutto del castagno
140
9. Superfici forestali e loro attributi
è molto ridotto. Occorre tuttavia sottolineare che
il dato non tiene conto di tutte quelle formazioni
non specificatamente destinate alla produzione
del frutto o con presenza sporadica di esemplari
da frutto, ma nelle quali tuttavia può avvenire la
raccolta delle castagne.
Nel caso del sughero le operazioni di raccolta
rappresentano già di per sé una vera e propria
pratica colturale; pertanto, diversamente dagli altri prodotti, le superfici individuate nella Tabella
9.7.1 risultano indicative non solo della diffusione
di pratiche colturali, ma anche del peso che questa produzione riveste a scala regionale.
Oltre il 50% della superficie interessata alla raccolta del sughero ricade in provincia di Messina, il
resto si distribuisce per lo più tra le province di Siracusa, Palermo, Catania e Caltanissetta (Grafico
9.7.1). Tutte le formazioni interessate rientrano
nella categoria forestale delle sugherete e sono
in genere caratterizzate da una decisa prevalenza
specifica della sughera.
Talora la raccolta viene praticata anche in consociazioni miste con roverella, leccio, oleastro, con
presenza di una vasta gamma di sclerofille arbustive mediterranee.
Occorre infine ricordare che le foreste siciliane
offrono un ampio ventaglio di prodotti forestali
non legnosi (funghi, frutti, erbe aromatiche e
medicinali ed altro) che hanno significativi legami
con la storia, la tradizione, la gastronomia, l’artigianato locali e promuovono l’interesse di molte
persone alla loro conoscenza, al loro riconoscimento e alla loro raccolta. La ricaduta positiva di
tale interesse è il coinvolgimento di queste stesse
persone nella tutela e nella valorizzazione delle
aree forestali.
Foto 9.7.1 - Bovini al pascolo nei pressi di Ficuzza.
Formazioni eleggibili ai fini Kyoto
Castagne
Provincia
Foraggio per il
pascolo
Superficie non interessata da pratiche colturali
specifiche per produzioni non legnose
Sughero
Sup.
ES
Sup.
ES
Sup.
ES
Sup.
ES
[ha]
[%]
[ha]
[%]
[ha]
[%]
[ha]
[%]
7,6
Agrigento
-
-
-
-
94,74
100,0
15.176,00
Caltanissetta
-
-
-
-
637,05
44,6
15.530,76
6,7
Catania
-
-
-
-
811,52
38,1
44.165,27
4,0
Enna
Messina
-
-
220,73
71,1
125,61
99,7
22.917,80
5,8
500,78
49,9
2.322,35
22,4
3.318,94
19,1
77.926,06
3,1
Palermo
-
-
624,73
44,7
594,48
44,9
58.186,92
3,5
Ragusa
-
-
-
-
-
-
8.326,84
9,9
Siracusa
-
-
-
-
717,99
40,8
13.252,29
8,3
Trapani
-
-
124,27
100,2
-
-
8.878,44
9,6
500,78
49,9
3.292,08
18,9
6.300,33
13,8
264.360,38
1,7
REGIONE
Tabella 9.7.1 - Macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto: superficie interessata da pratiche colturali specifiche
per produzioni non legnose - dettaglio del tipo di produzione.
Fruizione turistico-ricreativa
Le risorse forestali hanno un’importanza fondamentale nello sviluppo del settore turistico: indirettamente come forma d’uso del territorio che
migliora la qualità del paesaggio e delle condizioni climatiche locali, direttamente costituendo
occasione per attività ricreative informali (escur-
sionismo, bird-watching, nordic walking, ecc.) e
strutturate (educazione ambientale, mountain
biking, ippoturismo, orientering, ecc.).
Queste ultime, proprio perché richiedono un intervento diretto sulle infrastrutture e il personale
addetto, hanno effetti occupazionali e di creazione di valore aggiunto che possono essere, su
Categoria inventariale
la sua superficie forestale, si conferma come la provincia con la più alta estensione di aree interessate
da questo tipo di infrastrutture (in valore percentuale l’incidenza è però solo dello 0,5%).
La fruizione diretta dell’area forestale per finalità
turistico-ricreative, in particolare per l’escursionismo e il trekking, è sicuramente condizionata dalle
possibilità di accesso a piedi.
La Tabella 9.7.2 evidenzia come, nella maggior
parte della superficie forestale regionale, l’accesso
a piedi sia libero e non soggetto ad alcuna limitazione. Le limitazioni più frequenti all’accesso sono
causate dalla presenza di recinzioni o di ostacoli
fisico-orografici.
Le recinzioni sono molto diffuse negli impianti di
arboricoltura, dove incidono per un’elevata percentuale della loro superficie (Grafico 9.7.3) ma, in
termini di superficie complessiva, sono rilevanti in
tutti i boschi.
Nelle zone A (riserva integrale) di parchi e riserve,
esistono divieti di accesso motivati da esigenze di
tutela ambientale.
Accesso senza
limitazioni
Accesso impedito
da recinzioni
o altri ostacoli
Accesso in
numero limitato
Accesso vietato
344
1.349
boschi alti
202.093
54.716
boschi radi
8.813
3.744
120
boschi bassi
6.072
1.365
124
851
arbusteti
79.279
21.022
ATPS
10.623
1.232
imp. arboricoltura
996
3.007
sup. inaccessibili
sup. incluse
18.374
308.728
85.085
439
2.359
115.510
sup. for. regione
Grafico 9.7.2 - Superficie forestale interessata da infrastrutture turistico-ricreative in ciascuna provincia
(valori in ettari).
Superficie non
classificata
boscaglie
94
Grafico 9.7.1 - Superficie interessata dalla raccolta del sughero: entità per provincia (valori in ettari).
9. Superfici forestali e loro attributi
scala locale, significativi.
La presenza di infrastrutture adibite allo svolgimento di attività all’aria aperta (percorsi attrezzati per
mountain bike, strutture per l’equitazione e per l’attività venatoria a pagamento, campeggi) consente
d’individuare le superfici in cui le attività ricreative
diventano preminenti rispetto alle altre funzioni del
bosco e presuppone, in corrispondenza di queste
stesse aree, una frequentazione rilevante, di cui occorre tenere conto anche ai fini gestionali.
La superficie forestale interessata dalle infrastrutture indicate risulta, in tutta la regione, di poco
superiore a 3.200 ettari; il Grafico 9.7.2 indica la
distribuzione di tale superficie nelle diverse province, distinguendo i vari tipi di attività.
Nelle province di Caltanissetta (594 ettari) e Enna
(653 ettari), nonostante le modeste superfici forestali, le infrastrutture turistico-ricreative risultano abbastanza frequenti (ne sono interessate
rispettivamente il 2,9 e l’1,5 %), mentre Palermo,
con solo 314 ettari, si colloca ben al di sotto.
Messina, grazie anche alla notevole estensione del-
766
95
Tabella 9.7.2 - Possibilità di accesso a piedi in ciascuna categoria inventariale (valori in ettari).
97.042
Grafico 9.7.3 - Ripartizione della superficie rispetto alla possibilità di accesso a piedi in ciascuna categoria inventariale.
141
Sistema informativo Forestale Regionale
9. Superfici forestali e loro attributi
9.8 Patologie e danni
Presenza e diffusione dei danni
La conoscenza delle condizioni fitosanitarie delle formazioni forestali rappresenta un elemento
fondamentale sia per l’individuazione degli stress
più frequenti a cui i soprassuoli sono sottoposti,
sia per valutare lo stato di vigoria generale delle
piante. Quando lo stato fitosanitario è buono, la
capacità di reazione delle piante nei confronti di
eventuali anomalie climatiche è maggiore; in un
soprassuolo già indebolito da agenti patogeni o
dal passaggio del fuoco, invece, eventi climatici di
particolare intensità possono mettere a dura prova la capacità di sopravvivenza delle piante.
Questa relazione può essere letta anche in direzione inversa: può accadere cioè che piante esposte a forti stress idrici o termici si indeboliscano e
vengano successivamente attaccate e danneggiate da agenti patogeni.
La conoscenza delle condizioni fitosanitarie è di
prioritaria importanza per la selvicoltura. Ad esempio, se un soprassuolo è interessato da forti attacchi fitopatologici, può essere opportuno eseguire
interventi tempestivi al fine di contenere la diffusione dell’agente patogeno (tagli fitosanitari).
Nel caso di formazioni soggette a consistenti
schianti o sradicamenti per l’azione di agenti meteorici, è consigliabile invece l’asportazione dei
fusti atterrati per prevenire la diffusione di patogeni (sopratutto insetti xilofagi), che moltiplicandosi, possono attaccare anche le piante in buono
stato vegetativo.
È chiaro che le ricadute in campo selvicolturale
assumono rilevanza soprattutto nei boschi alti,
mentre le altre considerazioni generali sullo stato
fitosanitario possono essere estese a tutte le categorie inventariali.
Le patologie e i danni accertati con la metodologia descritta nel Box 1 interessano il 14% della
superficie forestale regionale (72.534 ettari). Su
40.514 ettari di formazioni forestali, tuttavia, non
è stato possibile accertare la presenza o l’assenza di patologie, specie se a carico della chioma
di specie decidue, anche perché i rilievi di Fase 2
142
sono stati eseguiti in gran parte durante il periodo
di riposo vegetativo (Grafico 9.8.1).
Dei 72.534 ettari di formazioni forestali soggette
a danni, più della metà (39.240 ettari) presenta
un grado di diffusione inferiore al 30%; in altri
termini, il danno, all’interno dell’area di rilievo,
si estende a meno del 30% dell’area d’insidenza
delle specie forestali prevalenti, come specificato
nel BOX1. Su 16.817 ettari il grado di diffusione
dei danni è compreso tra il 30 e il 59%, mentre
sui rimanenti 16.477 ettari si determinano le situazioni più gravi, con livello di diffusione pari o
superiore al 60%.
Se si eccettuano le aree temporaneamente prive
di soprassuolo (ATPS), che verranno trattate in
modo specifico nel capitolo relativo agli incendi
BOX 1 - Il rilievo di patologie e danni
In ciascuno dei rilievi di seconda fase è stata quantificata la
diffusione di patologie e danni con riferimento alle specie arboree o arbustive prevalenti: in corrispondenza di ogni
punto, l’area d’indagine si estende per 2.000 metri quadrati
e la quantificazione del danno, si basa sulla stima visiva della
sua diffusione rispetto alla superficie d’insidenza complessiva della specie o delle specie prevalenti che caratterizzano il
soprassuolo.
I danni diffusi su meno del 30% della superficie d’insidenza
delle specie prevalenti sono considerati di moderata entità
e non vengono ulteriormente dettagliati, mentre quando la diffusione raggiunge o supera il 30% si distinguono una soglia di
media entità (30-59%) e una di elevata entità (oltre il
60%), per le quali vengono rilevati ulteriori indicatori.
Grafico 9.8.1 - Presenza e grado di diffusione di patologie e danni in ciascuna categoria inventariale.
In primo luogo viene indicato il tipo di danno (agenti abiotici
o biotici, ulteriormente distinti, in base alla loro natura, secondo
determinati raggruppamenti), nonché la specie arborea o arbustiva maggiormente interessata.
Quando la patologia determina fenomeni di defogliazione è
prevista l’indicazione del grado di defogliazione e la sua localizzazione all’interno della chioma.
L’individuazione di alcune patologie, specialmente quando i
sintomi si manifestano solo a livello delle foglie (defogliazione,
disseccamenti, microfillia, ingiallimento ecc...), può risultare
possibile soltanto in alcuni periodi dell’anno; ad esempio, nel
caso di latifoglie decidue non è possibile valutare la presenza
di fenomeni di defogliazione al di fuori della stagione vegetativa, quindi non sempre si possono classificare le aree di rilievo
rispetto a questo attributo. Per questo motivo la metodologia
di rilievo prevede tra le varie opzioni anche la voce “danni non
rilevabili”.
Grafico 9.8.2 - Presenza e grado di diffusione di patologie e danni in ciascuna categoria forestale dei boschi alti.
frequenze sono alte in entrambe le situazioni.
La distribuzione dei danni a scala provinciale
(Grafico 9.8.3) mostra una maggiore frequenza del
fenomeno in alcune province: Palermo e Agrigento
presentano frequenze tra le più elevate, sia considerando nel loro insieme tutti e tre i livelli di diffusione (il 18-20% della superficie forestale provinciale ne risulta interessata), sia considerando solo le
due classi più elevate (30-59% e >=60%, che interessano nel loro insieme l’11-12% della superficie
forestale provinciale). In provincia di Trapani i danni
con grado di diffusione minore del 30% sono poco
frequenti, mentre quelli maggiori o uguali al 30%
interessano l’11% della superficie forestale provinciale. A Caltanissetta la percentuale di superficie
forestale interessata da danni raggiunge il 21%,
ma per la maggior parte si tratta di situazioni con
grado di diffusione minore del 30%.
Nella Figura 9.8.1 si può osservare la distribuzione
territoriale delle aree di rilievo in cui è stata segnalata la presenza di danni. I fenomeni interessano
tutte le principali aree forestali della regione, ma
le maggiori concentrazioni di danni con elevata
intensità (>=60%) si registrano nell’entroterra palermitano e nelle Madonie, nonché in misura meno
accentuata sui Peloritani.
Tipo di patologie e danni
Una pianta può subire danneggiamenti sia a causa
della diffusione di agenti patogeni biotici (funghi, insetti, batteri, virus), sia per effetto di agenti
abiotici come il fuoco, la neve o il vento. Nel primo
caso si parla propriamente di patologie, nel secondo di danni. Conoscere la causa che determina
il danneggiamento è fondamentale per valutare
da una parte il livello di gravità del fenomeno in
frequenza nelle aree
con grado diff. danni >=30%
acero campestre
-
1%
acero d'Ungheria
0%
-
betulla
1%
-
castagno
14%
12%
cerro
8%
1%
cipressi
3%
2%
eucalipti
17%
18%
faggio
2%
1%
frassino ossifillo
0%
-
leccio
5%
8%
oleastro
0%
1%
olmo comune
1%
1%
orniello
0%
-
pero
0%
1%
pino d'Aleppo
5%
12%
pino domestico
4%
5%
pino laricio
5%
1%
pino marittimo
1%
1%
pino nero
1%
-
pino radiato
0%
-
pino silvestre
0%
-
pioppo bianco
1%
-
-
1%
0%
0%
pioppo nero
quercia virgiliana
robinia
-
1%
23%
28%
salicone
-
1%
sughera
6%
3%
roverella
Tabella 9.8.1 - Elenco delle specie segnalate come maggiormente interessate dai danni all’interno dei boschi alti. La prima
colonna riporta le frequenze di ciascuna specie nelle aree con diffusione dei danni inferiore al 30%, la seconda quella relativa alle aree con diffusione dei danni pari o superiore al 30%.
province
boschivi, e le boscaglie, la frequenza dei danni con
grado di diffusione pari o superiore al 30% risulta
abbastanza simile in tutte le altre categorie inventariali. I danni con grado di diffusione minore del
30%, invece, sono frequenti soprattutto in corrispondenza di boschi bassi, boschi radi e boschi alti,
ma si tratta sempre di situazioni poco gravi, che non
compromettono lo stato fitosanitario generale del
soprassuolo. Concentrando l’attenzione sulle classi
di diffusione più elevate, si rilevano alcune situazioni di criticità. Il dettaglio relativo ai boschi alti (Grafico 9.8.2) evidenzia che alcune categorie forestali
sono molto più soggette a danni di altre: nei castagneti l’incidenza delle patologie è la più elevata, sia
considerando i casi di presenza nel loro insieme, sia
considerando solo quelli con diffusione pari o superiore al 30%. Pur rimanendo decisamente al di sotto dei castagneti, anche nelle formazioni pioniere e
secondarie, nei querceti di rovere e roverella, nelle
leccete e nei rimboschimenti si registrano significative percentuali di superficie soggetta a danni con
grado di diffusione pari o superiore al 30%.
Un ulteriore livello informativo viene fornito dall’indicazione della specie arborea o arbustiva maggiormente esposta al danno (considerando solo
le specie prevalenti nell’area di rilievo e quindi caratterizzanti la tipologia forestale).
Nella Tabella 9.8.1 è riportato l’elenco delle specie
danneggiate con riferimento alla categoria dei boschi alti. Tra le specie più frequentemente segnalate troviamo il castagno, gli eucalitti, la roverella
e il pino d’Aleppo. Nel caso del pino d’Aleppo la
frequenza in corrispondenza delle aree con danni
medio-elevati (% diffusione >= 30%) risulta molto
più elevata rispetto a quella delle aree con danni
di modesta entità, per le altre tre specie invece le
frequenza nelle aree
con grado diff. danni <30%
Grafico 9.8.3 - Presenza e diffusione di patologie e danni in ciascuna provincia.
143
9. Superfici forestali e loro attributi
specie maggiormente
interessata
Sistema informativo Forestale Regionale
atto e le sue potenzialità d’espansione, dall’altra
per mettere in essere azioni preventive o interventi
fitosanitari.
Questo ulteriore livello di dettaglio è disponibile
per tutti i casi rilevati in cui il grado di diffusione del
danneggiamento risulta pari o superiore al 30%.
Come si può osservare sul Grafico 9.8.4, nell’ambito delle situazioni in cui sono stati accertati danni
con diffusione pari o superiore al 30% si ha, complessivamente, una prevalenza di cause abiotiche
(61%), ma all’interno delle singole categorie inventariali esistono significative differenze: ad esempio,
negli impianti di arboricoltura le cause prevalenti
sono di origine biotica, mentre nei boschi alti si ha
una ripartizione pressoché uguale tra cause biotiche e cause abiotiche.
Nel caso delle aree temporaneamente prive di
soprassuolo (ATPS) le cause sono sempre di tipo
abiotico e consistono per lo più nel passaggio del
fuoco. Anche nelle altre categorie inventariali, il
9. Superfici forestali e loro attributi
fattore fuoco rimane la principale causa di danni
ai soprassuoli forestali: la superficie che risulta aver
subito nel tempo danni conseguenti al passaggio
del fuoco è nel complesso molto elevata (18.806
ettari). Ciò si deve al fatto che il fuoco, anche quando non distrugge completamente la vegetazione
presente, causa forti deperimenti e disseccamenti
parziali delle piante, con conseguenze osservabili
anche a distanza di diversi anni dall’evento, specie
in aree dove le potenzialità della stazione sono ridotte (suoli superficiali e climi aridi).
Danni dovuti ad agenti meteorici o climatici
sono molto meno frequenti, mentre in pratica non
si registrano danni conseguenti all’esecuzione di
interventi selvicolturali (Tabella 9.8.2).
Tra i danni di tipo biotico il più frequente è senza
dubbio quello da pascolo, ma sono molto diffusi
anche i danni causati da insetti defogliatori e da
cancri. I danni da pascolo possono essere causati
da animali domestici (suini, ovini e bovini) o anche
Figura 9.8.1 - Distribuzione dei punti interessati da patologie e danni e relativo grado di diffusione del danno.
tipo di agente causale
sup. interessata (ha)
%
abiotici - agenti meteorici/climatici
1.249
3,8%
abiotici - danni da incendio
18.806
56,5%
125
0,4%
biotici - antracnosi
1.127
3,4%
biotici - cancro
1.724
5,2%
biotici - carie
125
0,4%
biotici - insetti corticicoli
125
0,4%
abiotici - danni da interv. selvicolturali
biotici - insetti defogliatori
3.071
9,2%
biotici - marciume radicale
95
0,3%
biotici - pascolo
4.087
12,3%
biotici - tumore
125
0,4%
1.964
5,9%
altri agenti biotici
Grafico 9.8.4 - Tipo di patologie e danni - differenziazione tra danni di natura abiotica e biotica (solo aree con grado
di diffusione dei danni pari o superiore al 30%). Si omette la categoria delle boscaglie poichè non sono stati rilevati
danni con grado di diffusione >30%.
144
cause complesse o ignote
totale superficie for. con diff. danni >=30%
670
2,0%
33.294
100,0%
Tabella 9.8.2 - Tipo di agente causa di patologie o danni (sono presi in esame solo i casi con diffusione del danno >=30%).
di aree a pascolo, pertanto possono essere situate
in contesti dove ancora viene praticato il pascolo
del bestiame brado o semi-brado. Questo tipo di
danneggiamento è abbastanza frequente anche
in sugherete, leccete e cerrete.
I danni da cancro si concentrano in gran parte nei
castagneti e sono determinati dall’ascomicete Cryphonectria (Endothia) parasitica, ormai diffuso da
decenni in tutto il territorio nazionale.
Grafico 9.8.5 - Agenti causali dei danni all’interno dei boschi alti (solo aree con diffusione dei danni >=30%;
ab.=agenti abiotici; b.=agenti biotici; valori espressi in ettari).
Defogliazione
Attacchi patogeni o danni di tipo abiotico possono
determinare fenomeni di defogliazione più o meno
intensi delle chiome.
Nei casi in cui è stata rilevata una diffusione dei
danni pari o superiore al 30%, è stata valutata anche l’entità e la localizzazione nella chioma della
defogliazione. Tuttavia nel caso di specie decidue
non sempre è stato possibile rilevare questa informazione, dal momento che i rilievi sono stati svolti
anche durante la stagione invernale.
Grafico 9.8.6 - Grado di defogliazione delle chiome in ciascuna categoria inventariale (solo aree con diffusione dei
danni pari o superiore al 30%). Si omette la categoria delle boscaglie poiché non sono stati rilevati danni con grado
di diffusione >30%.
abiotici - d. da
agenti meteorici/
climatici
abiotici - danni
da incendio
abiotici - d. da
interv. selvicolt.
biotici antracnosi
biotici cancro
biotici - carie
biotici marciume
radicale
biotici pascolo
altre latifoglie
-
60%
-
-
-
-
-
form. pioniere e sec.
-
50%
-
-
-
-
-
-
-
-
-
form. riparie
-
100%
-
-
-
-
-
-
rimboschimenti
8%
40%
2%
15%
-
-
-
faggete
50%
-
-
-
-
-
castagneti
-
22%
-
-
67%
pin. pino laricio
-
-
-
-
cerrete
-
16%
-
querceti
2%
41%
leccete
-
sugherete
5%
categorie forestali
boschi alti (diff. danno>=30%)
biotici tumore
altri agenti
biotici
cause
complesse o
ignote
40%
-
-
-
100%
-
50%
-
-
100%
-
-
-
-
-
100%
5%
-
3%
-
21%
5%
100%
-
50%
-
-
-
-
-
100%
-
-
-
5%
-
-
-
6%
100%
-
-
-
-
-
-
-
-
100%
100%
-
-
21%
-
42%
-
21%
-
-
-
100%
-
-
3%
-
2%
35%
-
13%
-
4%
-
100%
64%
-
-
-
-
-
12%
-
16%
-
8%
-
100%
78%
-
-
-
-
-
-
-
22%
-
-
-
100%
41%
1%
6%
8%
1%
1%
15%
0%
9%
1%
10%
3%
100%
biotici - insetti biotici - insetti
corticicoli
defogliatori
totale
complessivo
Tabella 9.8.3 - Agenti causali dei danni nelle categorie forestali dei boschi alti (solo aree con diffusione dei danni >=30%).
145
9. Superfici forestali e loro attributi
da animali selvatici (prevalentemente cinghiale) e
consistono nella brucatura della chioma, dei rami
e dei getti, cui possono aggiungersi lo scortecciamento del fusto e la rottura delle branche. I suini,
sia domestici che selvatici, possono causare danni
anche a livello del suolo, poiché rivoltano il terreno
alla ricerca di tuberi e radici.
Infine, poco frequenti i danni causati da insetti corticicoli, carie e marciumi radicali.
Nei boschi alti (Grafico 9.8.5) gli incendi si confermano come la più frequente causa di danneggiamento (8.046 ettari), soprattutto all’interno di
leccete, sugherete, querceti di rovere e roverella,
formazioni pioniere e secondarie, boschi di altre latifoglie e formazioni riparie (Tabella 9.8.3).
Dopo gli incendi i danni più frequenti sono quelli
causati da insetti defogliatori, diffusi sopratutto in
cerrete, faggete e querceti di rovere e roverella.
I danni da pascolo risultano particolarmente diffusi nei boschi di altre latifoglie: frequentemente
queste formazioni derivano dalla ricolonizzazione
Sistema informativo Forestale Regionale
Il Grafico 9.8.6 mostra la distribuzione dei fenomeni
di defogliazione in ciascuna categoria inventariale:
lasciando da parte le aree temporaneamente prive
di soprassuolo (ATPS), dove il rilievo di questo attributo ha riguardato solo eventuali esemplari residui
che esercitano una copertura arborea minore del
10%, si registrano fenomeni d’intensa defogliazione (classe > 60%) un po’ in tutte le aree soggette
a danni. In altri termini, la presenza di danni con
grado di diffusione pari o superiore al 30% è spesso associata a fenomeni più o meno rilevanti di defogliazione. Non sempre la defogliazione è causata
direttamente da un agente patogeno o dall’agente
causale del danno: il disseccamento o la caduta
delle foglie può costituire spesso una reazione della
pianta al deperimento fisiologico.
L’incrocio tra il grado di defogliazione e i tipi di
danneggiamento riportato nel Grafico 9.8.7 mostra
che i fenomeni di defogliazione più intensi (>60%)
sono associati ai danni da incendio, agli attacchi di
insetti defogliatori, ai cancri e ad altri agenti biotici
non meglio specificati.
Nei boschi alti fenomeni di defogliazione intensi
sono più frequenti nelle categorie cerrete, leccete,
sugherete, querceti di rovere e roverella e soprattutto nei boschi di altre latifoglie (Grafico 9.8.8).
Le parti della chioma interessate ai fenomeni di defogliazione possono variare soprattutto in relazione
al tipo di agente causale: ci sono situazioni in cui la
defogliazione si estende omogeneamente a tutta
la chioma e situazioni in cui risulta localizzata in
alcune sue parti.
Il Grafico 9.8.9 mostra che, in corrispondenza delle aree con diffusione dei danni pari o superiore al
30%, i fenomeni di defogliazione risultano in prevalenza distribuiti su tutta la chioma delle piante. In al-
146
9. Superfici forestali e loro attributi
cune categorie inventariali, però, sono presenti casi
in cui la defogliazione si concentra in determinate
sue zone (porzione basale, apicale o altre parti).
L’incrocio tra il tipo di patologia o danno e la localizzazione della defogliazione (Grafico 9.8.10)
consente di stabilire alcune relazioni tra gli agenti
causali e la distribuzione del fenomeno nella chioma delle piante. Nel caso dei danni da pascolo, ad
esempio, la defogliazione (che in questo caso è
determinata dalla brucatura operata dagli animali)
può interessare tutta la chioma o singole parti di
essa: evidentemente ciò dipende molto dal grado
di sviluppo in altezza delle piante e dalle dimensioni
degli animali. I danni da incendio determinano spesso defogliazioni su tutta la chioma, ma nel caso di
incendi bassi o radenti esse tendono a concentrarsi
nella sua parte basale. Nelle antracnosi, infine, la
defogliazione risulta quasi sempre localizza in alcune porzioni o nella parte basale dalla chioma.
Conclusioni
Il quadro fitopatologico dei boschi della Sicilia appare preoccupante sotto alcuni profili, ma sotto
altri non peggiore di quello di diverse regioni italiane. Se si esamina lo “stato di salute” dei boschi
italiani derivato dai rilievi di seconda fase dell’INFC
del 2005, emerge che il 22% della superficie forestale nazionale presenta patologie o danni evidenti;
il dato è presentato con la riserva della mancanza di
informazioni per il 14% delle terre boscate. L’IFRS
denuncia invece patologie e danni contenuti nel
14% della superficie forestale dell’Isola, con mancato accertamento sull’8% di tale superficie.
Nei rilievi di entrambi gli inventari, il fuoco, il pascolo e la selvaggina risultano i più temibili agenti causali di danno all’area forestale della Sicilia. Accanto
Grafico 9.8.7 - Incrocio tra i tipi di patologie e danni e il grado di defogliazione (solo aree con diffusione dei danni pari
o superiore al 30%; ab.=agenti abiotici; b.=agenti biotici)
Grafico 9.8.8 - Grado di defogliazione delle chiome nelle categorie forestali dei boschi alti (solo aree con diffusione
dei danni pari o superiore al 30%).
Le zone aride, vulnerabili alla desertificazione, interessano il 68% del territorio regionale, con un
incremento in atto, come illustrato dal Grafico
9.8.11. Sono zone caratterizzate da uno scompenso permanente fra precipitazioni e perdite per
evapotraspirazione, con una pressione negativa
sullo stato dei suoli, della vegetazione e dell’acqua
superficiale e sotterranea disponibile e, di conseguenza, sulla possibilità di tutelare il bosco dai danni degli incendi.
Grafico 9.8.10 - Incrocio tra il tipo di patologie e danni e la localizzazione della defogliazione (solo aree con diffusione
dei danni pari o superiore al 30%; ab.=agenti abiotici; b.=agenti biotici).
Grafico 9.8.9 - Localizzazione dei fenomeni di defogliazione delle chiome in ciascuna categoria inventariale (solo
aree con diffusione dei danni pari o superiore al 30%) Si omette la categoria delle boscaglie poiché non sono stati
rilevati danni con grado di diffusione >30%.
Grafico 9.8.11 - Estensione delle superfici caratterizzate da valori dell’Indice di Aridità nella regione Sicilia ottenuto
sulla base dei dati della rete meteoclimatica regionale (da Sciortino et al.).
147
9. Superfici forestali e loro attributi
ad essi l’IFRS mette in luce pure la pericolosità degli
insetti defogliatori.
Si può osservare che, mentre per pascolo, selvaggina e insetti i danneggiamenti da essi prodotti possono essere tenuti sotto controllo attraverso provvedimenti e interventi previsti dalla pianificazione
territoriale e forestale, molto più problematico è il
contenimento dei danni da fuoco a causa delle particolari condizioni climatiche della Sicilia e del loro
peggioramento in termini di aridità.
Sistema informativo Forestale Regionale
10. Bosco: dati quantitativi
10. Bosco:
dati quantitativi
La Fase 2 dell’IFRS ha consentito la raccolta di informazioni di carattere descrittivo e qualitativo riferite alle singole categorie di classificazione della superficie forestale. La Fase 3 ha invece
riguardato la raccolta di dati quantitativi relativi
sia alla componente arborea e arbustiva viva, sia
alla necromassa.
I rilevamenti hanno interessato principalmente i
boschi alti e gli impianti di arboricoltura che costituiscono la quasi totalità delle formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Risultano assenti i dati relativi alle
ATPS, escluse dai rilevamenti di Fase 3, in quanto generalmente prive di vegetazione arborea e
arbustiva (la superficie a cui si riferiscono i dati
della macrocategoria eleggibili Kyoto delle pagine
successive è quindi di 262.504 ettari). Una quota
minoritaria di rilievi ha riguardato formazioni delle
categorie boschi bassi, boschi radi, boscaglie e arbusteti, che afferiscono alla macrocategoria delle
altre terre boscate, al fine di fornire un quadro
completo degli indici quantitativi di tutte le formazioni forestali regionali.
Nel capitolo sono riportati i risultati relativi ai più
significativi parametri quantitativi ottenuti dall’elaborazione dei rilievi di Fase 3. La Tabella 10.1 riepiloga gli attributi considerati in questa pubblicazione, mentre sul sito https://sif.regione.sicilia.
it possono essere consultati i risultati completi.
Per ciascuno degli attributi sopra indicati sono state elaborate tre tabelle: la prima contiene i risultati
148
complessivi relativi alle due macrocategorie formazioni eleggibili ai fini Kyoto e altre terre boscate; la seconda indica la ripartizione tra boschi alti e
impianti di arboricoltura; la terza, infine, suddivide
i dati relativi ai boschi alti per categoria forestale.
Tutte le tabelle, oltre al dato complessivo regionale, contengono quello riferito alle singole province. I dati relativi agli alberi vivi (numero di piante,
volume, area basimetrica e incremento corrente
di volume) si riferiscono ai soggetti con diametro
superiore alla soglia di cavallettamento (4,5 cm). Il
rilievo degli arbusti e della rinnovazione ha invece
riguardato i soggetti con altezza maggiore di 50
cm e diametro inferiore a 4,5 cm.
La rinnovazione è stata distinta anche in funzione
della sua origine: agamica, artificiale, naturale.
La quantificazione della fitomassa riguarda esclusivamente la componente arborea epigea, a sua
volta distinta in fusto e rami grossi (quei rami cioè
con diametro superiore ai 5 cm), ramaglia (con
diametro inferiore ai 5 cm) e ceppaie (anche in
questo caso viene considerata la sola componente
epigea che residua dal taglio della pianta).
La necromassa (espressa in volume) comprende
gli alberi morti in piedi (con diametro superiore
alla soglia di cavallettamento di 4,5 cm), il legno
morto a terra (materiale con diametro alla sezione
inferiore uguale o maggiore a 9,5 cm) e le ceppaie. Se si mettono a confronto i valori unitari di
alcuni parametri dell’IFRS con gli analoghi desunti
Attributo
Volume degli alberi vivi
Numero di alberi vivi
Area basimentrica degli alberi vivi
Incremento corrente annuo di volume degli alberi vivi
Arbusti: numero di soggetti
Rinnovazione arborea: numero totale di soggetti
Rinnovazione di origine agamica: numero di soggetti
Rinnovazione di origine artificiale: numero di soggetti
Rinnovazione di origine naturale: numero di soggetti
Fitomassa: fusto e rami grossi (diametro >5 cm)
Fitomassa: ramaglia (diametro < 5cm)
Fotomassa: ceppaie (parte epigea)
Fitomassa totale arborea epigea (fusto, rami, ramaglia e ceppaie)
Volume degli alberi morti in piedi
Numero degli alberi morti in piedi
Volume delle ceppaie (parte epigea)
Numero di ceppaie (parte epigea)
Volume del legno morto a terra
Volume totale della necromassa (alberi morti in piedi, legno morto a terra e ceppaie)
Tabella 10.1 - Elenco degli attributi quantitativi riportati nel capitolo.
Attributo
volte superiore. Il secondo aspetto, che sembrerebbe mettere in luce una sorta di deficit provvigionale e strutturale dei boschi siciliani rispetto al
quadro nazionale, induce a porre un collegamento
immediato con il grado di copertura arborea, che
è alquanto inferiore in Sicilia rispetto alla media
italiana (vedi capitolo 9.3 sulla fisionomia dei soprassuoli). In effetti le cause profonde, strutturali,
di tale divario vanno rintracciate nella particolare
ecologia di boschi siciliani e nelle loro vicende colturali, antiche e meno antiche (che poi, a ben vedere, sono le stesse che hanno prodotto la modesta
copertura arborea dei soprassuoli dell’Isola).
unità di misura
Sicilia (IFRS)
Sicilia (INFC)
Italia (INFC)
[m³/ha]
90,3
91,2
146,4
[n/ha]
863
769,6
1383,1
Area basimentrica degli alberi vivi
[m²/ha]
15,7
15,2
20,6
Incremento corrente annuo di volume degli alberi vivi
[m³/ha]
2,9
3
4,1
Volume degli alberi vivi
Numero di alberi vivi
Fitomassa totale arborea epigea
[Mg/ha]
74,3
65,9
101
Numero degli alberi morti in piedi
[n/ha]
55,6
49,2
139,4
Volume degli alberi morti in piedi
[m³/ha]
2,2
1,8
5,4
Volume del legno morto a terra
[m³/ha]
1,7
0,9
1,9
Volume delle ceppaie
[m³/ha]
0,56
0,5
1,6
Volume totale della necromassa
[m³/ha]
4,4
3,2
8,8
[n/ha]
2.723,2
3.552,4
10286,6
Rinnovazione arborea: numero totale di soggetti
BOX - modelli di cubatura e di biomassa
Nell’ambito delle indagini inventariali sui boschi della Sicilia, sono state raccolte le informazioni necessarie per l’approntamento di equazioni
di previsione dei volumi legnosi e della biomassa arborea epigea.
Il campione arboreo è stato selezionato tra le principali specie e gruppi di specie della Sicilia. Per ciascuna di esse sono stati selezionati 20
campioni rappresentativi scelti tra le classi di sviluppo maggiormente rappresentate. Per alcune specie, per la loro variabilità e importanza
produttiva, il numero di campione è stato raddoppiato. Complessivamente sono stati campionati 250 alberi.
Per ciascun albero sono state effettuate misurazioni sul letto di caduta riferite ai caratteri dimensionali del fusto e dei rami più grossi oltre a
misure di peso fresco di tutte le componenti epigee dell’albero campione.
Successivamente, su un campione rappresentativo del fusto, dei rami grossi e piccoli e delle parti morte, sono state condotte delle misurazioni
di laboratorio finalizzate al calcolo per ciascun albero del peso secco totale scomposto nelle diverse componenti.
In seguito alla definizione dei principali parametri utili per il calcolo del volume e del peso secco della pianta, si è proceduto all’elaborazione
delle equazioni di volume e di biomassa su cui si sono basati i calcoli per le stime quantitative delle fase 3 dell’IFRS.
Specie
Equazione Volume cormometrico
Equazione Peso secco biomassa totale epigea
Castagno
-0,947941+0,037347*D2H
-0,452391+0,026813*D2H
Cerro
-4,32968+0,040968*D H
0,869432+0,036814*D2H
Faggio
-0,791802+0,036275*D2H
-1,779337+0,03298*D2H
Leccio
-2,579853+0,036989*D2H
3,365118+0,035969*D2H
Roverella
-0,994155+0,043349*D2H
1,457436+0,039941*D2H
-1,252812+0,045938*
4,215361+0,027362*D2H
-4,005972+0,040524*D H
-7,038133+0,017713*D2H+0,221422* D2
-3,082808+0,038721*D2H
1,344944+0,029396*D2H
1,647828+0,0398*D2H
5,65769+0,0291044*D2H
-5,967596+0,019506*D2H
-3,93287+0,026322*D2H
-5,22953+0,0310913*D H+0,196228*D*H
-4,939025+0,015968*D2H+0,206652*D*H
2
Sughera
Gruppo misto
(1)
Eucalipti
Pino d'Aleppo
Pino domestico
Pino laricio
2
2
10. Bosco: dati quantitativi
dall’INFC riferiti sempre alla Sicilia e con quelli medi
nazionali ancora dell’INFC (Tabella 10.2), si possono rilevare, almeno per quanto concerne i boschi
alti, due aspetti: la sostanziale similitudine dei dati
regionali dei due inventari e la loro diversità da
quelli nazionali, in quanto tutti i valori considerati
si attestano su quantità ad ettaro inferiori rispetto alla media dei boschi italiani, in primo luogo la
provvigione.
Il primo aspetto attesta l’attendibilità dei dati
emersi dai due inventari, con privilegio per i dati
dell’IFRS che derivano da rilevamenti più aggiornati
di 5 anni, con una numerosità campionaria quattro
D = diametro dell’albero misurato a 1,3 metri da terra espresso in centimetri; H = altezza dell’albero espressa in metri.
(1)
Costituiscono il gruppo misto aceri, frassini pioppi e robinia.
Tabella 10.2 - Principali parametri quantitativi dei boschi alti siciliani e raffronto con i corrispondenti valori ottenuti nell’ambito
dell’INFC per la sola Sicilia e a scala nazionale.
149
10.1 Volume degli alberi vivi
Eleggibili Kyoto
Provincia
Altre terre boscate
Totale
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
Agrigento
1.150.070
15,8
77,0
13,5
46.451
86,2
5,1
85,6
1.196.521
15,5
49,7
14,3
Caltanissetta
1.030.634
10,3
64,6
7,5
16.193
52,9
5,4
51,4
1.046.826
10,1
55,3
8,0
Catania
4.137.514
8,6
94,2
7,3
57.289
28,7
3,9
27,5
4.194.803
8,4
71,7
7,6
Enna
1.855.667
11,8
80,6
10,0
200.179
83,9
23,5
83,1
2.055.846
13,3
65,2
12,3
Messina
9.354.299
6,0
114,1
5,1
187.009
22,6
7,4
21,7
9.541.308
5,9
88,9
5,3
Palermo
3.913.267
8,1
74,8
6,9
208.268
28,4
6,3
27,9
4.121.536
7,7
48,4
7,2
Ragusa
615.632
18,2
73,9
15,3
28.850
40,1
8,2
36,2
644.483
17,4
54,3
15,5
Siracusa
756.262
16,1
56,2
13,6
24.490
40,3
1,4
39,8
780.752
15,6
25,2
14,7
Trapani
544.933
18,7
63,1
15,4
8.161
56,6
1,1
55,5
553.095
18,4
33,8
17,0
23.358.279
3,5
89,0
3,0
776.890
24,3
6,4
24,1
24.135.169
3,5
62,7
3,2
REGIONE
Tabella 10.1.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali.
Boschi alti
Provincia
Impianti di arboricoltura
Eleggibili Kyoto
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
Agrigento
1.142.589
15,9
79,0
13,6
7.482
97,7
16,2
87,2
1.150.070
15,8
77,0
13,5
Caltanissetta
1.027.855
10,3
68,9
7,3
2.778
70,7
2,7
66,4
1.030.634
10,3
64,6
7,5
Catania
4.136.419
8,6
94,8
7,3
1.095
100,0
3,7
85,8
4.137.514
8,6
94,2
7,3
Enna
1.853.972
11,8
82,8
10,0
1.695
98,5
2,7
83,6
1.855.667
11,8
80,6
10,0
Messina
9.354.142
6,0
114,3
5,1
157
100,0
1,1
115,6
9.354.299
6,0
114,1
5,1
Palermo
3.912.084
8,1
76,2
6,9
1.183
80,3
1,2
80,1
3.913.267
8,1
74,8
6,9
Ragusa
615.632
18,2
73,9
15,3
-
0,0
-
0,0
615.632
18,2
73,9
15,3
Siracusa
756.023
16,1
57,0
13,5
238
96,1
1,3
32,0
756.262
16,1
56,2
13,6
Trapani
531.116
19,1
63,5
15,8
13.817
92,2
52,1
49,0
544.933
18,7
63,1
15,4
23.329.833
3,5
90,3
3,0
28.446
52,7
7,1
49,6
23.358.279
3,5
89,0
3,0
REGIONE
Tabella 10.1.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali.
150
Boschi alti
Sugherete
Provincia
Agrigento
Leccete
Querceti di Rovere e Roverella
Cerrete
Castagneti
Faggete
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
-
-
-
-
49.337
38,1
31
27,4
1.479
57,5
4
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Caltanissetta
27.319
67,6
43
51,8
252
100,0
2
2,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Catania
25.879
42,2
29
23,2
196.164
25,1
59
16,8
607.931
17,4
45
15,2
406.786
31,0
116
25,5
331.457
28,2
111
20,1
372.838
28,9
184
16,3
Enna
41.423
69,4
120
38,8
13.111
100,0
104
1,8
145.197
28,4
40
22,3
123.425
54,1
131
40,8
-
-
-
-
21.326
100,0
224
1,3
Messina
530.097
21,6
88
16,4
156.475
32,5
102
17,0
2.097.861
14,9
82
13,5
2.152.745
12,3
121
9,6
1.068.398
23,2
182
18,5
1.639.014
13,1
171
7,6
Palermo
203.131
25,7
46
20,2
564.810
20,9
84
16,3
877.901
15,2
60
12,6
37.217
61,4
74
35,7
22.315
71,5
42
51,2
319.898
25,5
129
12,8
Ragusa
-
-
-
-
11.788
70,4
47
2,2
15.404
45,1
26
5,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
41.981
27,7
20
15,2
118.995
45,8
61
38,9
161.744
30,8
46
25,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Trapani
6.457
94,3
30
52,8
92.393
51,9
62
43,6
7.597
100,0
61
1,8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Regione
876.288
15,0
59,5
12,1
1.203.324
13,1
70,4
10,2
3.915.114
9,2
63,0
8,3
2.720.174
11,1
119,7
8,7
1.422.171
18,7
151,4
15,0
2.353.076
10,8
166,0
6,2
Boschi alti
Provincia
Pinete di pini mediterranei
Pinete di pino laricio
Rimboschimenti
Orno ostrieti
Boschi di altre latifoglie
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
25,8
Agrigento
-
0,0
-
0,0
-
0,0
-
0,0
-
0,0
-
0,0
-
0,0
-
0,0
4.860
70,7
25,8
1,2
866.669
25,3
224,4
18,4
Enna
Formazioni pioniere e secondarie
ES
Caltanissetta
Catania
Formazioni riparie
Volume
1.072.608 16,8
90,2
14,1
-
0,0
-
0,0
11.188
100,0
89,6
1,7
-
0,0
-
0,0
7.977
55,2
17,0
10,6
70,5
7,5
-
0,0
-
0,0
11.188
100,0
89,7
1,9
-
0,0
-
0,0
-
0,0
-
0,0
1.215.675 16,3
105,7
13,0
30.967
89,5
52,3
77,1
71.258
68,3
67,5
58,5
5.933
100,0
62,9
1,2
-
0,0
-
0,0
989.096
-
0,0
-
0,0
-
0,0
-
0,0
1.464.198 13,8
88,6
11,6
10.421
58,1
30,1
1,7
-
0,0
-
0,0
-
0,0
-
0,0
34.871
98,2
91,7
84,5
Messina
2.430
100,0
25,6
1,3
-
0,0
-
0,0
1.320.013 16,7
158,3
12,0
152.183
35,2
80,9
26,0
87.418
47,2
66,2
38,6
8.523
100,0
89,8
1,3
138.985
27,8
38,3
21,9
Palermo
3.207
100,0
25,7
1,4
-
0,0
-
0,0
1.726.909 14,8
111,9
12,2
99.004
35,9
33,7
29,7
-
0,0
-
0,0
845
60,2
2,2
33,6
56.849
28,0
18,3
20,2
Ragusa
-
0,0
-
0,0
-
0,0
-
0,0
86,2
16,5
30.511
59,4
60,5
39,8
-
0,0
-
0,0
-
0,0
-
0,0
6.728
54,7
11,5
34,2
31,2
551.201
20,2
Siracusa
1.109
38,4
1,3
8,0
-
0,0
-
0,0
237.977
26,7
73,3
19,0
127.998
50,4
178,3
28,8
63.706
70,6
255,5
2,0
-
0,0
-
0,0
2.513
53,8
4,1
Trapani
3.193
100,0
12,9
71,0
-
0,0
-
0,0
421.476
21,5
67,0
17,6
-
0,0
-
0,0
-
0,0
-
0,0
-
0,0
-
0,0
-
0,0
-
0,0
REGIONE
14.799
41,9
9,9
32,7
866.669
25,3
224,4
18,4
8.999.153
5,7
96,1
4,6
451.083
21,5
64,6
17,3
244.759
32,5
85,1
25,4
15.300
68,0
26,9
54,3
247.923
21,9
28,2
19,0
Tabella 10.1.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali
151
10 - Bosco: dati quantitativi - Volume degli alberi vivi
10.1 - Volume degli alberi vivi
10.2 Numero di alberi vivi
Eleggibili Kyoto
Provincia
Altre terre boscate
Totale
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
Agrigento
11.319.586
17,2
758,0
15,2
297.951
66,9
32,5
66,0
11.617.537
16,8
482,3
15,7
Caltanissetta
10.174.037
12,7
637,9
10,5
503.542
47,2
167,9
43,4
10.677.580
12,2
563,5
10,4
Catania
39.241.390
8,3
893,4
7,0
3.887.929
26,8
266,7
25,6
43.129.319
7,9
737,2
7,0
Enna
13.797.579
12,3
599,4
10,6
1.040.475
40,9
122,2
39,4
14.838.054
11,7
470,5
10,6
9,1
Messina
78.646.299
7,3
959,5
6,6
15.710.919
43,4
619,6
42,9
94.357.218
9,4
879,2
Palermo
52.563.608
10,4
1.004,9
9,6
6.209.693
26,6
189,2
26,1
58.773.302
9,7
690,4
9,2
Ragusa
4.772.164
16,7
573,1
13,2
596.842
50,8
168,6
47,6
5.369.006
15,6
452,4
13,3
Siracusa
7.537.945
17,8
560,5
15,5
2.427.138
57,4
138,2
57,0
9.965.083
19,4
321,4
18,7
Trapani
6.013.023
22,4
696,5
19,7
439.154
76,6
56,9
75,8
6.452.177
21,5
394,7
20,3
224.065.630
4,1
853,6
3,7
31.113.644
23,3
254,5
23,2
255.179.275
4,6
663,2
4,4
REGIONE
Tabella 10.2.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali.
Boschi alti
Provincia
Impianti di arboricoltura
Eleggibili Kyoto
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
Agrigento
11.244.703
17,3
777
15,3
74.883
73,6
162,1
57,4
11.319.586
17,2
758,0
15,2
Caltanissetta
9.995.946
12,8
670
10,6
178.091
62,7
172,2
59,0
10.174.037
12,7
637,9
10,5
Catania
39.190.624
8,3
898
7,0
50.766
100,0
170,0
85,8
39.241.390
8,3
893,4
7,0
Enna
13.605.169
12,5
608
10,7
192.411
78,5
302,8
62,0
13.797.579
12,3
599,4
10,6
Messina
78.633.997
7,3
961
6,6
12.302
100,0
89,3
115,6
78.646.299
7,3
959,5
6,6
Palermo
52.320.440
10,5
1.019
9,6
243.168
50,9
247,5
42,4
52.563.608
10,4
1.004,9
9,6
Ragusa
4.772.164
16,7
573
13,2
-
-
-
-
4.772.164
16,7
573,1
13,2
Siracusa
7.474.524
17,9
564
15,6
63.421
98,5
339,1
35,6
7.537.945
17,8
560,5
15,5
Trapani
5.925.087
22,8
708
20,0
87.935
83,2
331,9
37,9
6.013.023
22,4
696,5
19,7
223.162.654
4,2
863
3,7
902.976
28,4
225,6
23,5
224.065.630
4,1
853,6
3,7
REGIONE
Tabella 10.2.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali.
152
Boschi alti
Sugherete
Provincia
Leccete
ES
Numero
soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
-
-
-
-
Caltanissetta
335.681
46,0
527
11,5
Catania
509.980
53,7
563
38,8
Numero
soggetti
Agrigento
Enna
Querceti di Rovere e Roverella
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
Cerrete
ES
Numero
soggetti
Castagneti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
Faggete
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
ES
Numero
soggetti
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
5.004.539
36,2
3.097
26,2
298.416
57,5
796
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
56.872
100,0
455
2,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
4.722.999
25,7
1.427
17,4
7.813.852
17,2
575
14,8
3.141.315
26,0
898
19,0
5.442.094
29,6
1.816
22,4
4.538.068
35,1
2.235
26,6
857.193
47,0
908
32,0
-
-
-
-
714.475
100,0
7.512
1,3
14.602.361 17,0
821
15,0
7.207.895
24,1
1.229
19,5
19.353.750 17,8
2.021
14,2
12.161.020 28,4
Numero
soggetti
ES
127.222
66,3
367
35,5
123.927
100,0
987
1,8
1.279.799
27,9
353
22,6
Messina
3.173.896
23,0
525
18,5
1.388.886
36,3
905
23,2
20.674.873 16,0
806
14,7
Palermo
2.327.327
33,1
524
28,8
14.122.883 25,1
2.107
21,6
9.557.021
18,1
651
15,9
531.536
73,3
1.064
53,8
914.378
94,7
1.712
79,7
4.918
17,8
Ragusa
-
-
-
-
70.337
70,4
282
2,2
563.397
46,0
948
9,2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
584.991
34,2
275
26,0
1.951.264
26,6
1.006
13,2
1.991.850
28,5
566
22,1
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Trapani
32.375
73,3
148
29,1
4.082.823
32,4
2.750
16,6
39.886
100,0
321
1,8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
7.091.472
15,9
481
13,2
31.524.530 14,0
1.845
11,5
42.219.093
9,5
679
8,6
842
12,1
1.444
14,9
2.594
10,9
REGIONE
19.132.404 14,0
13.564.367 18,6
36.767.314 14,1
Boschi alti
Provincia
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Pinete di pini mediterranei
Pinete di pino laricio
Rimboschimenti
Formazioni riparie
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
465
9,6
-
-
-
58,0
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
-
-
-
-
-
-
-
-
5.524.761 13,3
-
-
-
9.446.386 13,5
673
11,2
-
-
-
20,8 8.377.887 14,6
728
10,8
33.134
71,4
56
39.004
Boschi di altre latifoglie
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
157.007
100,0
1.257
1,7
-
-
-
-
157.007
100,0
1.258
1,9
-
-
1.428.465
52,4
1.352
36,2
-
-
-
-
70,7
1.798
1,2
-
-
-
-
-
-
-
-
10.359.998 14,0
627
11,8
58,1
113
1,7
-
-
-
-
639
Orno ostrieti
ES
Numero
soggetti
339.440
2.466.234 27,2
-
Formazioni pioniere e secondarie
Numero
soggetti
Numero
soggetti
377.155 100,0
-
-
ES
Numero
soggetti
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
554
19,7
-
259.980 53,0
ES
-
-
-
-
-
3.997
1,2
-
-
-
-
-
-
103.550 80,2
272
62,7
1,3
2.422.176 27,0
668
20,9
26,5 2.777.395 33,6
892
26,9
Messina
169.720 100,0
1.788
1,3
-
-
-
-
5.637.469 17,1
676
12,6 1.820.316 43,2
967
34,6
2.082.451
46,2
1.577
33,8
Palermo
223.952 100,0
1.792
1,4
-
-
-
-
7.854.266 15,3
509
12,8 1.814.955 41,7
618
36,5
-
-
-
-
35.707
56,5
94
539
57,1
-
-
-
-
-
-
-
-
235.775 46,1
404
23,4
1.773
68,9
70.631
70,6
283
2,0
-
-
-
-
85.882
67,3
139
51,4
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
752
25,5
3.895.560
31,8
1.354
23,2
513.065
76,2
903
669
16,0
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
3.630.749 20,3
568
16,7
Siracusa
42.923
38,2
51
6,6
-
-
-
-
1.474.285 29,3
454
22,3 1.272.698 80,2
Trapani
223.040 100,0
897
71,0
-
-
-
-
1.546.964 18,2
246
13,3
REGIONE
999.074
667
34,5
20,8 53.852.765 5,6
575
4,5
43,2
2.466.234 27,2
639
271.907
-
71,3
-
5.252.015 28,7
100.203 100,0
Numero
soggetti
1.055
64,3 5.884.759 19,7
Tabella 10.2.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali
153
10 - Bosco: dati quantitativi - Numeri di alberi vivi
10.2 - Numeri di alberi vivi
10.3 Area basimetrica
Eleggibili Kyoto
Provincia
Altre terre boscate
Totale
Area basimetrica
ES
Area basimetrica
ES
Area basimetrica
ES
Area basimetrica
ES
Area basimetrica
ES
Area basimetrica
ES
[m²]
[%]
[m²/ha]
[%]
[m²]
[%]
[m²/ha]
[%]
[m²]
[%]
[m²/ha]
[%]
Agrigento
193.583
12,6
13,0
9,6
7.494
74,1
0,8
73,4
201.077
12,3
8,4
10,8
Caltanissetta
168.377
9,6
10,6
6,4
3.494
46,2
1,2
43,3
171.871
9,4
9,1
7,0
Catania
686.456
6,9
15,6
5,3
24.694
21,5
1,7
19,9
711.150
6,7
12,2
5,6
Enna
288.875
10,2
12,6
8,0
26.349
61,8
3,1
60,7
315.224
10,5
10,0
9,2
Messina
1.598.423
5,5
19,5
4,6
83.089
25,4
3,3
24,6
1.681.511
5,4
15,7
4,7
Palermo
798.120
6,7
15,3
5,2
60.842
24,0
1,9
23,4
858.963
6,4
10,1
5,6
Ragusa
94.619
14,3
11,4
10,2
11.874
44,7
3,4
41,1
106.493
13,3
9,0
10,7
Siracusa
131.558
12,9
9,8
9,6
13.959
51,6
0,8
51,2
145.517
12,6
4,7
11,5
Trapani
106.287
15,6
12,3
11,4
3.256
66,5
0,4
65,5
109.544
15,2
6,7
13,5
4.066.297
3,0
15,5
2,4
235.050
13,9
1,9
13,6
4.301.347
2,9
11,2
2,6
REGIONE
Tabella 10.3.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali.
Boschi alti
Provincia
Impianti di arboricoltura
Eleggibili Kyoto
Area basimetrica
ES
Area basimetrica
ES
Area basimetrica
ES
Area basimetrica
ES
Area basimetrica
ES
Area basimetrica
ES
[m²]
[%]
[m²/ha]
[%]
[m²]
[%]
[m²/ha]
[%]
[m²]
[%]
[m²/ha]
[%]
Agrigento
192.276
12,6
13,3
9,6
1.307
95,0
2,8
84,0
193.583
12,6
13,0
9,6
Caltanissetta
167.341
9,6
11,2
6,3
1.036
59,7
1,0
54,7
168.377
9,6
10,6
6,4
Catania
685.935
6,9
15,7
5,3
521
100,0
1,7
85,8
686.456
6,9
15,6
5,3
Enna
287.937
10,2
12,9
8,0
938
88,2
1,5
72,5
288.875
10,2
12,6
8,0
Messina
1.598.353
5,5
19,5
4,6
70
100,0
0,5
115,6
1.598.423
5,5
19,5
4,6
Palermo
797.286
6,7
15,5
5,2
834
60,9
0,9
57,2
798.120
6,7
15,3
5,2
Ragusa
94.619
14,3
11,4
10,2
-
-
-
-
94.619
14,3
11,4
10,2
Siracusa
131.328
12,9
9,9
9,5
230
96,8
1,2
33,1
131.558
12,9
9,8
9,6
Trapani
103.515
15,8
12,4
11,7
2.773
89,6
10,5
45,8
106.287
15,6
12,3
11,4
4.058.590
3,0
15,7
2,4
7.707
39,7
1,9
35,8
4.066.297
3,0
15,5
2,4
REGIONE
Tabella 10.3.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali.
154
Boschi alti
Sugherete
Provincia
Leccete
ES
Area
basimetrica
ES
[m²]
[%]
[m²/ha]
[%]
-
-
-
-
Caltanissetta
6.093
65,8
9,6
49,3
Catania
7.009
38,1
7,7
13,5
Area
basimetrica
Agrigento
Enna
Querceti di Rovere e Roverella
Area
basimetrica
ES
Area
basimetrica
Cerrete
ES
Area
basimetrica
Castagneti
ES
Area
basimetrica
ES
Area
basimetrica
Faggete
ES
Area
basimetrica
ES
Area
basimetrica
ES
Area
basimetrica
ES
ES
Area
basimetrica
[m²]
[%]
[m²/ha]
[%]
[m²]
[%]
[m²/ha]
[%]
[m²]
[%]
[m²/ha]
[%]
[m²]
[%]
[m²/ha]
[%]
[m²]
[%]
[m²/ha]
[%]
24.812
35,7
15,4
24,7
1.230
57,5
3,3
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
193
100,0
1,6
2,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
50.229
22,5
15,2
12,3
127.026
15,4
9,4
12,9
66.164
23,8
18,9
15,8
53.758
24,3
17,9
14,4
67.011
27,6
33,0
14,3
1,3
Area
basimetrica
ES
6.717
63,6
19,4
28,2
2.422
100,0
19,3
1,8
28.981
23,4
8,0
15,7
25.761
54,9
27,3
41,9
-
-
-
-
4.790
100,0
50,4
Messina
112.685
18,7
18,6
12,5
36.027
32,3
23,5
16,5
383.676
13,6
15,0
12,1
340.323
11,2
19,1
8,2
168.209
24,6
28,7
20,2
280.248
12,5
29,3
6,4
Palermo
52.208
24,6
11,7
18,7
151.440
19,1
22,6
14,0
193.363
13,6
13,2
10,7
8.578
59,6
17,2
32,7
6.622
79,3
12,4
61,2
78.147
24,4
31,6
10,3
Ragusa
-
-
-
-
2.085
70,4
8,4
2,2
5.099
45,0
8,6
7,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
11.703
26,9
5,5
13,8
26.312
34,8
13,6
25,4
30.894
26,2
8,8
19,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Trapani
1.066
86,3
4,9
39,9
30.633
32,3
20,6
16,1
1.585
100,0
12,8
1,8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
197.481
13,0
13,4
9,5
324.153
11,4
19,0
8,0
771.853
8,1
12,4
7,0
440.827
10,0
19,4
7,2
228.588
19,1
24,3
15,5
430.196
10,3
30,4
5,1
REGIONE
Boschi alti
Pinete di pini mediterranei
Provincia
Agrigento
Caltanissetta
ES
ES
[m²]
[%]
[m²/ha]
[%]
-
-
-
-
-
-
ES
[m²/ha]
[%]
-
-
ES
[m²]
[%]
-
-
-
-
-
-
1.859
70,7
9,9
1,2
-
-
-
-
-
Messina
929
100,0
9,8
1,3
Palermo
1.226
100,0
9,8
1,4
Ragusa
-
-
-
Siracusa
422
38,3
Trapani
1.221
REGIONE
5.658
Catania
Enna
Rimboschimenti
Area
basim.
Area
basim.
Area
basim.
Area
basim.
Pinete di pino laricio
Formazioni riparie
ES
Area
basim.
Formazioni pioniere e secondarie
ES
Area
basim.
ES
Area
basim.
ES
Area
basim.
Orno ostrieti
ES
Area
basim.
Boschi di altre latifoglie
ES
Area
basim.
ES
ES
Area
basim.
[m²]
[%]
[m²/ha]
[%]
[m²]
[%]
[m²/ha]
[%]
[m²]
[%]
[m²/ha]
[%]
[m²]
[%]
[m²/ha]
[%]
160.881
14,2
13,5
10,8
-
-
-
-
2.442
100,0
19,6
1,7
-
-
-
-
Area
basim.
ES
Area
basim.
[m²]
[%]
[m²/ha]
[%]
2.911
53,0
6,2
19,9
-
Area
basim.
ES
-
-
158.613
9,9
11,3
6,4
-
-
-
-
2.442
100,0
19,6
1,9
-
-
-
-
-
-
-
29,0
15,0
182.787
14,0
15,9
10,0
2.905
83,6
4,9
70,8
13.248
52,6
12,5
38,3
1.920
100,0
20,4
1,2
-
-
-
-
-
-
-
213.383
11,5
12,9
8,6
1.284
58,1
3,7
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
4.598
93,2
12,1
78,7
-
-
-
-
201.124
15,2
24,1
9,9
22.852
31,1
12,1
18,8
15.530
35,0
11,8
18,8
2.126
100,0
22,4
1,3
34.623
23,3
9,5
15,7
-
-
-
-
260.828
12,4
16,9
9,2
22.420
30,6
7,6
23,0
-
-
-
-
458
59,4
1,2
32,2
21.997
25,3
7,1
15,8
-
-
-
-
-
80.033
16,5
12,5
11,8
4.593
58,1
9,1
37,9
-
-
-
-
-
-
-
-
2.809
43,5
4,8
12,3
0,5
7,1
-
-
-
-
39.589
24,3
12,2
15,3
16.617
43,5
23,1
14,7
4.836
70,6
19,4
2,0
-
-
-
-
955
49,5
1,6
23,1
100,0
4,9
71,0
-
-
-
-
69.009
19,8
11,0
15,3
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
41,9
3,8
32,7
15,0 1.366.248 4,9
14,6
3,6
70.671
18,1
10,1
12,6
38.498
26,2
13,4
15,7
4.504
63,9
7,9
49,1
67.893
16,0
7,7
11,5
112.020 22,9
112.020 22,9
29,0
Tabella 10.3.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali
155
10 - Bosco: dati quantitativi - Area basimetrica
10.3 - Area basimetrica
10.4 Incremento corrente di volume
Eleggibili Kyoto
Provincia
Agrigento
Incremento
corrente
Altre terre boscate
ES
Incremento
corrente
[m³/anno]
[%]
39.533
15,6
ES
Incremento
corrente
[m³/ha/anno]
[%]
2,65
13,4
Totale
ES
Incremento
corrente
[m³/anno]
[%]
1.369
86,2
ES
Incremento
corrente
[m³/ha/anno]
[%]
0,15
85,6
ES
Incremento
corrente
[m³/anno]
[%]
[m³/ha/anno]
[%]
40.903
15,3
1,70
14,2
7,9
ES
Caltanissetta
36.280
10,2
2,27
7,3
477
52,9
0,16
51,4
36.757
10,0
1,94
Catania
133.793
8,2
3,05
6,9
1.689
28,7
0,12
27,5
135.482
8,1
2,32
7,3
Enna
67.064
12,7
2,91
11,0
5.902
83,9
0,69
83,1
72.965
13,4
2,31
12,4
Messina
284.590
6,0
3,47
5,2
5.513
22,6
0,22
21,7
290.104
5,9
2,70
5,3
Palermo
116.419
9,9
2,23
9,0
6.140
28,4
0,19
27,9
122.559
9,5
1,44
9,0
Ragusa
22.137
15,8
2,66
12,3
851
40,1
0,24
36,2
22.988
15,2
1,94
13,0
Siracusa
27.061
16,9
2,01
14,6
722
40,3
0,04
39,8
27.783
16,5
0,90
15,7
Trapani
15.198
17,5
1,76
14,0
241
56,7
0,03
55,5
15.439
17,3
0,94
15,8
REGIONE
742.076
3,6
2,83
3,1
22.903
24,3
0,19
24,1
764.980
3,5
1,99
3,3
ES
Incremento
corrente
ES
Incremento
corrente
ES
Incremento
corrente
ES
Incremento
corrente
ES
[m³/anno]
[%]
[m³/ha/anno]
[%]
[m³/anno]
[%]
[m³/ha/anno]
[%]
13,4
Tabella 10.4.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali.
Boschi alti
Provincia
Impianti di arboricoltura
Incremento
corrente
ES
Incremento
corrente
[m³/anno]
[%]
[m³/ha/anno]
[%]
Eleggibili Kyoto
Agrigento
39.234
15,7
2,71
13,4
300
98,3
0,65
87,8
39.533
15,6
2,65
Caltanissetta
36.045
10,2
2,42
7,2
234
72,2
0,23
68,0
36.280
10,2
2,27
7,3
Catania
133.761
8,2
3,07
6,9
32
100,0
0,11
85,8
133.793
8,2
3,05
6,9
11,0
Enna
67.006
12,7
2,99
11,0
58
86,8
0,09
70,9
67.064
12,7
2,91
Messina
284.586
6,0
3,48
5,2
5
100,0
0,03
115,6
284.590
6,0
3,47
5,2
Palermo
116.375
9,9
2,27
9,0
44
67,2
0,04
65,2
116.419
9,9
2,23
9,0
Ragusa
22.137
15,8
2,66
12,3
-
-
-
-
22.137
15,8
2,66
12,3
Siracusa
27.054
16,9
2,04
14,5
7
96,1
0,04
32,0
27.061
16,9
2,01
14,6
Trapani
14.791
17,8
1,77
14,3
407
92,2
1,54
49,0
15.198
17,5
1,76
14,0
REGIONE
740.989
3,6
2,87
3,1
1.087
47,0
0,27
43,9
742.076
3,6
2,83
3,1
Tabella 10.4.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali.
156
Boschi alti
Provincia
Sugherete
Increm.
Corr.
Agrigento
Increm.
Corr.
ES
[m³/anno]
Leccete
ES
[%] [m³/ha/anno] [%]
Increm.
Corr.
Increm.
Corr.
ES
[m³/anno]
Querceti di Rovere e Roverella
ES
[%] [m³/ha/anno] [%]
Increm.
Corr.
[m³/anno]
ES
Increm.
Corr.
Cerrete
Increm.
Corr.
ES
[%] [m³/ha/anno] [%]
ES
[m³/anno]
Castagneti
Increm.
Corr.
Increm.
Corr.
ES
[%] [m³/ha/anno] [%]
[m³/anno]
ES
Faggete
Increm.
Corr.
ES
[%] [m³/ha/anno] [%]
Increm.
Corr.
Increm.
Corr.
ES
[m³/anno]
ES
[%] [m³/ha/anno] [%]
-
-
-
-
1.748
35,6
1,08
24,6
44
57,5
0,12
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
1.515
64,9
2,38
48,2
7
100,0
0,06
2,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
665
44,9
0,73
26,4
10.476
33,5
3,17
27,6
24.173
16,8
1,78
14,4
10.294
32,7
2,94
27,6
17.272
26,1
5,76
16,9
8.297
31,1
4,09
20,8
Enna
1.221
69,4
3,53
38,8
387
100,0
3,08
1,8
4.912
28,0
1,36
22,0
3.343
58,6
3,54
46,7
-
-
-
-
629
100,0
6,61
1,3
Messina
13.830
21,2
2,29
15,8
5.222
31,2
3,40
15,2
70.877
14,1
2,76
12,5
55.725
11,4
3,13
8,4
35.116
22,3
5,99
17,4
45.504
13,7
4,75
8,5
Palermo
5.230
25,1
1,18
19,5
17.736
27,9
2,65
24,7
20.140
13,6
1,37
10,6
1.022
59,5
2,05
32,5
621
71,0
1,16
50,6
9.731
26,4
3,94
14,6
Caltanissetta
Catania
-
Ragusa
-
-
-
-
212
70,4
0,85
2,2
834
48,9
1,40
18,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
1.133
29,2
0,53
17,8
4.295
51,1
2,21
44,8
6.223
34,4
1,77
29,3
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Trapani
224
82,5
1,02
33,0
2.724
51,9
1,83
43,6
224
100,0
1,80
1,8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
23.819
14,7
1,62
11,6
42.806
16,0
2,51
13,7
127.426
8,9
2,05
8,0
70.385
10,6
3,10
8,1
53.009
17,0
5,64
12,9
64.161
11,3
4,53
7,0
REGIONE
Boschi alti
Pinete di pini mediterranei
Provincia
Increm.
Corr.
ES
Increm.
Corr.
Pinete di pino laricio
ES
Increm.
Corr.
ES
Increm.
Corr.
Rimboschimenti
ES
[m³/anno] [%] [m³/ha/anno] [%] [m³/anno] [%] [m³/ha/anno] [%]
Increm.
Corr.
ES
Increm.
Corr.
Formazioni riparie
ES
Increm.
Corr.
ES
Increm.
Corr.
Formazioni pioniere e secondarie
ES
ES
Increm.
Corr.
ES
ES
Increm.
Corr.
Boschi di altre latifoglie
ES
[m³/anno]
ES
Increm.
Corr.
ES
[m³/anno]
[%]
[m³/ha/anno]
[%]
[m³/anno]
[m³/anno]
[%]
[m³/anno]
[%]
-
-
-
-
-
-
-
36.875
16,7
3,10
13,9
-
-
-
-
330
100,0
2,64
1,7
-
-
-
-
238
54,8
0,51
Caltanissetta
-
-
-
-
-
-
-
-
34.193
10,5
2,44
7,4
-
-
-
-
330
100,0
2,64
1,9
-
-
-
-
-
-
-
-
143
70,7
0,76
1,2
4,58
17,4
39.478
17,0
3,43
13,9
1.037
81,1
1,75
68,1
4.032
53,0
3,82
39,8
215
100,0
2,27
1,2
-
-
-
84,9
Enna
[m³/ha/anno] [%]
Increm.
Corr.
-
17.678 24,6
[m³/ha/anno] [%]
Orno ostrieti
Increm.
Corr.
Agrigento
Catania
[%] [m³/ha/anno] [%]
Increm.
Corr.
[%] [m³/ha/anno] [%]
24,9
-
-
-
-
-
-
-
-
54.530
14,8
3,30
12,7
490
63,3
1,41
33,1
-
-
-
-
-
-
-
-
1.495
98,5
3,93
Messina
72
100,0
0,75
1,3
-
-
-
-
40.765
17,6
4,89
13,4
5.766
35,3
3,06
26,1
6.583
57,1
4,98
50,7
304
100,0
3,20
1,3
4.821
30,5
1,33
25,5
Palermo
95
100,0
0,76
1,4
-
-
-
-
56.837
17,4
3,68
15,3
3.613
32,6
1,23
25,6
-
-
-
-
33
62,6
0,09
37,7
1.318
23,9
0,42
13,9
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
19.671
17,5
3,08
13,1
1.210
58,7
2,40
39,5
-
-
-
-
-
-
-
-
210
45,3
0,36
15,9
Siracusa
247
43,1
0,29
19,0
-
-
-
-
9.825
26,3
3,02
18,2
3.351
62,4
4,67
47,2
1.878
70,6
7,53
2,0
-
-
-
-
102
57,0
0,17
36,6
Trapani
94
100,0
0,38
71,0
-
-
-
-
11.525
19,8
1,83
15,4
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
REGIONE
650
32,4
0,43
17,5
4,58
17,4
303.699
6,0
3,24
5,0
15.466
21,7
2,22
17,6
13.153
34,6
4,57
28,6
552
67,6
0,97
53,8
8.185
25,8
0,93
23,5
17.678 24,6
Tabella 10.4.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi salti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali
157
10 - Bosco: dati quantitativi - Incremento corrente di volume
10.4 - Incremento corrente di volume
10.5 Arbusti: numero di soggetti
Eleggibili Kyoto
Provincia
Altre terre boscate
Totale
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
23,7
Agrigento
437.728.654
29,8
29.312,0
28,6
132.845.657
38,6
14.509,8
37,2
570.574.311
24,4
23.686,1
Caltanissetta
65.514.074
42,8
4.107,9
42,3
30.209.084
63,4
10.072,5
60,2
95.723.158
35,3
5.052,1
34,7
1.071.395.522
14,7
24.391,2
14,0
580.688.747
30,6
39.828,3
29,3
1.652.084.269
14,3
28.238,2
13,8
21,2
Catania
227.574.634
21,9
9.886,7
21,0
250.611.733
37,0
29.425,7
35,2
478.186.367
21,8
15.163,6
Messina
Enna
3.683.137.691
9,6
44.937,0
9,1
891.208.553
31,3
35.145,0
30,6
4.574.346.245
9,8
42.623,3
9,4
Palermo
1.899.528.147
12,7
36.314,4
12,0
1.643.771.268
24,3
50.075,9
23,7
3.543.299.415
13,1
41.620,5
12,7
Ragusa
122.593.422
36,6
14.722,7
35,0
46.437.397
37,3
13.115,6
32,9
169.030.819
28,4
14.243,2
26,9
Siracusa
276.150.614
20,6
20.534,8
18,8
241.735.302
36,9
13.766,3
36,2
517.885.915
20,3
16.701,7
19,6
272.746.826
28,4
31.591,3
26,4
405.404.351
41,9
52.548,4
40,4
678.151.178
27,2
41.481,0
26,3
8.056.369.585
6,1
30.690,5
5,8
4.222.912.092
13,3
34.543,1
13,0
12.279.281.677
6,0
31.914,6
5,9
Trapani
REGIONE
Tabella 10.5.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali.
Boschi alti
Provincia
Impianti di arboricoltura
Eleggibili Kyoto
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
Agrigento
418.232.173
30,8
28.900,6
29,7
19.496.481
100,0
42.196,6
87,7
437.728.654
29,8
29.312,0
28,6
Caltanissetta
64.883.138
43,2
4.350,4
42,7
630.936
82,7
610,1
78,4
65.514.074
42,8
4.107,9
42,3
Catania
Enna
1.071.395.522
14,7
24.558,2
14,0
-
-
-
-
1.071.395.522
14,7
24.391,2
14,0
227.325.955
21,9
10.156,3
21,0
248.680
100,0
391,3
94,2
227.574.634
21,9
9.886,7
21,0
Messina
3.680.650.895
9,6
44.982,2
9,1
2.486.796
100,0
18.057,7
115,6
3.683.137.691
9,6
44.937,0
9,1
Palermo
1.899.528.147
12,7
37.009,5
12,0
-
-
-
-
1.899.528.147
12,7
36.314,4
12,0
Ragusa
122.593.422
36,6
14.722,7
35,0
-
-
-
-
122.593.422
36,6
14.722,7
35,0
Siracusa
275.986.485
20,6
20.812,0
18,8
164.129
100,0
877,5
37,7
276.150.614
20,6
20.534,8
18,8
272.746.826
28,4
32.591,6
26,3
-
-
-
-
272.746.826
28,4
31.591,3
26,4
8.033.342.564
6,1
31.076,6
5,8
23.027.021
85,4
5.753,1
83,8
8.056.369.585
6,1
30.690,5
5,8
Trapani
REGIONE
Tabella 10.5.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali.
158
Boschi alti
Provincia
Sugherete
Numero
soggetti
[n]
Agrigento
Caltanissetta
Leccete
ES
Numero
soggetti
[%]
[n/ha]
ES
Numero
soggetti
[%]
[n]
Querceti di Rovere e Roverella
[n/ha]
[%]
[n]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[%]
ES
ES
ES
ES
Cerrete
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Castagneti
ES
Numero
soggetti
[%]
[n/ha]
ES
Numero
soggetti
[%]
[n]
Faggete
ES
Numero
soggetti
[%]
[n/ha]
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
-
-
-
-
68.297.345
54,4
42.268,9
47,4
156.668.147
57,5
418.004,7
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
17.078.823
47,9
26.809,2
17,1
4.780.809
100,0
38.262,9
2,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
28.272,4
36,6
14.358.444
86,3
7.070,7
82,4
-
-
-
-
-
-
36.148,5
30,1
92.356.936
41,5
9.646,4
40,0
89,1
Catania
19.164.872
71,7
21.155,9
60,6
33.370.032
61,0
10.085,9
57,9
428.177.625
24,6
31.509,5
23,0
69.171.147 41,9
19.768,9
38,2
Enna
20.248.372
76,7
58.464,0
48,9
-
-
-
-
77.026.306
33,6
21.260,6
28,8
16.436.217 66,9
17.413,1
55,8
Messina
556.332.273
24,7
91.951,6
20,3
7.758.803
73,7
5.052,9
67,7 1.408.286.391 18,3
54.896,9
17,2 669.945.660 21,9
37.668,7
20,6 211.990.225 33,0
117.300,4 31,6
-
-
Palermo
424.535.643
25,6
95.500,0
19,7
114.240.031
33,7
17.045,0
31,3
770.439.007
22,4
52.460,1
20,6
5.072.430
56,7
9.499,6
32,2
3.848.402
90,8
1.556,4
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
10.528.180
60,1
17.715,9
42,2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
38.353.876
41,5
18.023,5
35,8
115.689.538
34,7
59.668,0
25,9
55.390.725
51,7
15.732,4
49,1
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
30.172.444
100,0
137.880,7
80,4
26.067.454
49,8
17.559,1
41,1
2.527.785
100,0
20.341,3
1,8
-
-
-
-
-
-
-
1.105.886.302 16,3
75.068,1
13,6
370.204.011
19,3
21.667,7
17,6 2.909.044.166 11,7
46.795,2
11,0 814.178.613 18,9
Trapani
REGIONE
58.625.589 59,1
84.731.369 40,8
35.822,9
17,7 301.794.024 25,9
-
-
32.121,6
23,6
110.563.781 36,6
-
-
7.801,2
35,4
Boschi alti
Provincia
Pinete di pini mediterranei
Pinete di pino laricio
Rimboschimenti
Numero ES
ES soggetti
Numero
soggetti
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
Agrigento
-
-
-
-
-
-
-
-
193.266.682 44,2
Caltanissetta
-
-
-
-
-
-
-
-
43.023.506
Catania
45.484.959 70,7 240.992,7 1,2 11.366.046 47,2 2.943,0 44,6
61,9
36.292.029 67,5
61.242,9 52,9
[%]
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
9.353.458
72,9
24.584,0 53,1
339.440 100,0
3.575,4 1,3 236.187.858 28,5
65.105,1 22,2
1.257.185 66,7
3.319,2 44,3 203.695.621 40,9
65.420,1 36,8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
52.001,9
40,4
-
-
-
-
54.936.268 49,4
Enna
-
-
-
-
-
-
-
-
102.375.823 37,1
6.196,3
36,3
1.885.778 100,0
5.444,9 88,8
Messina
-
-
-
-
-
-
-
-
240.244.338 26,1
28.802,2 23,4
62.172.882 52,6
33.034,1 46,4 195.036.091 42,3 147.666,2 33,1
Palermo
-
-
-
-
-
-
-
-
262.060.840 34,7
16.984,2 33,7
55.753.400 62,5
18.975,8 59,1
-
-
-
-
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
39.312.695
47,2
6.147,3
45,7
60.596.325 64,2 120.104,5 48,9
-
-
-
-
-
-
-
-
3.732,3
30,3
6.453,2
25,1
25.773.859 80,0
64.220,0
2,0
-
-
-
-
662.947
56,4
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
3.135.101 41,1
16,7
-
-
-
-
20.965.474
Trapani
36.281.153 84,1 145.977,1 46,0
-
-
-
-
177.697.990 36,0
REGIONE
84.901.212 52,2 56.708,6 45,4 11.366.046 47,2 2.943,0 44,6 1.353.290.081 13,9
28.240,0 33,8
-
-
14.451,2 13,5 242.474.272 28,6
35.897,0 69,3
-
-
-
[n/ha]
[n/ha]
-
23.850,4 33,5
[%]
[%]
-
274.342.733 34,8
[n]
[n]
-
-
ES
[%]
[%]
-
-
-
61,5
Numero
soggetti
[n/ha]
[%]
-
-
3.067,1
ES
ES
[n]
-
16.259,6 43,3
[%]
-
Boschi di altre latifoglie
Numero
soggetti
Numero
soggetti ES
ES
ES
[%]
[%]
[n/ha]
[n]
ES
Orno ostrieti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
[n/ha]
[n]
[%]
ES
Numero
soggetti
Formazioni pioniere e secondarie
ES
ES
ES
ES
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Formazioni riparie
16.014.966 70,6
-
-
34.730,2 25,9 265.987.324 33,0
92.475,1
27,8 1.596.625 56,7
12.156.222 91,1
2.810,6 39,4 462.056.106 23,3
20.833,6 82,1
1.074,4 35,8
-
-
52.554,3 20,5
Tabella 10.5.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali
159
10 - Bosco: dati quantitativi - Arbusti: numero di soggetti
10.5 - Arbusti: numero di soggetti
10.6 Rinnovazione: numero di soggetti
Eleggibili Kyoto
Provincia
Altre terre boscate
Totale
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
Agrigento
12.033.989
42,4
805,8
41,6
13.727.116
70,3
1.499,3
69,5
25.761.105
42,3
1.069,4
41,8
Caltanissetta
6.144.220
29,0
385,3
28,2
23.754.645
78,5
7.920,4
75,7
29.898.866
62,6
1.578,0
62,3
Catania
112.047.433
16,1
2.550,9
15,5
3.780.496
43,4
259,3
42,7
115.827.929
15,6
1.979,8
15,2
Enna
21.756.782
22,0
945,2
21,1
46.376.135
72,6
5.445,3
71,7
68.132.917
49,8
2.160,5
49,5
Messina
243.804.591
18,1
2.974,6
17,8
23.608.215
70,7
931,0
70,4
267.412.807
17,6
2.491,7
17,4
Palermo
237.975.332
24,5
4.549,5
24,2
115.490.067
44,0
3.518,3
43,7
353.465.399
21,8
4.151,9
21,6
Ragusa
6.844.041
24,4
821,9
22,0
-
-
-
-
6.844.041
24,4
576,7
23,0
Siracusa
21.152.455
21,9
1.572,9
20,2
38.507.266
68,0
2.192,9
67,7
59.659.722
44,6
1.924,0
44,3
Trapani
45.136.171
44,0
5.228,0
42,8
57.302.858
60,8
7.427,6
59,8
102.439.030
38,8
6.266,0
38,2
REGIONE
706.895.017
11,1
2.692,9
10,9
322.546.798
24,7
2.638,4
24,5
1.029.441.815
10,8
2.675,6
10,7
Tabella 10.6.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali.
Boschi alti
Provincia
Impianti di arboricoltura
Eleggibili Kyoto
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
Agrigento
12.033.989
42,4
831,6
41,6
-
-
-
-
12.033.989
42,4
805,8
41,6
Caltanissetta
5.776.175
30,2
387,3
29,4
368.046
100,0
355,9
96,6
6.144.220
29,0
385,3
28,2
Catania
111.997.697
16,1
2.567,2
15,5
49.736
100,0
166,5
85,8
112.047.433
16,1
2.550,9
15,5
Enna
21.607.574
22,1
965,4
21,2
149.208
71,0
234,8
62,6
21.756.782
22,0
945,2
21,1
Messina
243.804.591
18,1
2.979,6
17,8
-
-
-
-
243.804.591
18,1
2.974,6
17,8
Palermo
237.893.268
24,5
4.635,0
24,2
82.064
73,3
83,5
72,1
237.975.332
24,5
4.549,5
24,2
Ragusa
6.844.041
24,4
821,9
22,0
-
-
-
-
6.844.041
24,4
821,9
22,0
Siracusa
21.097.746
22,0
1.591,0
20,2
54.710
100,0
292,5
37,7
21.152.455
21,9
1.572,9
20,2
Trapani
42.883.134
46,0
5.124,3
44,8
2.253.037
100,0
8.502,5
101,2
45.136.171
44,0
5.228,0
42,8
REGIONE
703.938.216
11,1
2.723,2
11,0
2.956.801
77,4
738,7
77,2
706.895.017
11,1
2.692,9
10,9
Tabella 10.6.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali.
160
Boschi alti
Provincia
Sugherete
Numero
soggetti
[n]
Agrigento
Leccete
ES
Numero
soggetti
[%]
[n/ha]
Querceti di Rovere e Roverella
ES
Numero
soggetti
ES
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
-
[n]
[%]
[%]
[%]
ES
ES
[n/ha]
[n]
[%]
[%]
[%]
[%]
Faggete
Numero
soggetti
Numero
soggetti
ES
ES
[n/ha]
[n]
[n/ha]
[n]
[%]
Castagneti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
ES
ES
ES
ES
ES
Cerrete
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
-
-
-
-
447.623
47,6
277,0
38,2
298.416
57,5
796,2
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Caltanissetta
914.168
65,5
1.435,0
47,2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Catania
773.861
54,5
854,3
41,2
18.955.818
28,7
5.729,3
22,1
30.706.169
27,8
2.259,7
26,5
9.446.824
27,2
2.699,9
21,2
18.307.849
33,7
6.108,8
28,1
2.546.089
52,3
1.253,8
46,4
398.453
72,8
-
-
Enna
188.578
100,0
544,5
88,8
99.614
100,0
793,0
1,8
3.011.237
34,2
831,2
29,2
422,1
62,7
-
-
-
-
-
-
Messina
26.467.849
35,6
4.374,7
32,5
9.680.474
44,8
6.304,4
34,2
88.068.960
39,6
3.433,1
39,1
51.069.425 43,0
2.871,5
42,2
14.683.819
31,7
2.503,9
28,6
30.113.977 29,9
3.145,3
27,8
Palermo
54.303.542
60,8
12.215,7
58,5
48.257.351
73,2
7.200,1
72,0
67.773.261
40,7
4.614,8
39,8
11.297.121 91,6
22.603,9
76,8
2.139.983
100,0
4.007,7
85,8
21.349.720 36,4
8.634,5
29,0
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
297.173
57,2
500,1
34,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
2.063.768
36,4
969,8
30,1
7.535.768
39,4
3.886,6
31,3
7.325.782
44,5
2.080,7
40,9
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Trapani
150.862
100,0
689,4
80,4
3.039.950
66,4
2.047,7
60,0
545.208
100,0
4.387,3
1,8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
84.862.628
40,5
5.760,5
39,4
88.016.597
41,1
5.151,5
40,3
198.026.206 22,9
3.185,5
22,6
3.177,2
33,0
35.131.651
22,8
3.739,3
20,1
3.810,9
20,2
REGIONE
72.211.823 33,8
54.009.786 22,2
Boschi alti
Pinete di pini mediterranei
Provincia
Pinete di pino laricio
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
Rimboschimenti
Numero
ES soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
[n]
Formazioni riparie
Formazioni pioniere e secondarie
Orno ostrieti
Boschi di altre latifoglie
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
Agrigento
-
-
-
-
-
-
-
-
11.287.950 45,2
949,7
44,2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Caltanissetta
-
-
-
-
-
-
-
-
4.862.007
346,6
33,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
226.294
70,7
1.199,0
1,2
20.177.272 64,4
1.754,1
63,8
-
-
-
-
1.338,3
30,3
8.792,4
1,2
-
-
-
-
Enna
-
-
-
-
-
-
-
-
17.155.381 27,0
1.038,3
25,9
435,6
88,8
-
-
-
-
-
-
603.449
100,0
1.586,1
86,6
Messina
-
-
-
-
-
-
-
-
19.699.939 36,6
2.361,8
34,7 1.545.541 67,2
821,2
62,0
-
-
-
-
794,5
1,3
2.399.176
48,8
Palermo
-
-
-
-
-
-
-
-
16.384.885 40,8
1.061,9
39,9 3.135.324 38,6
1.067,1 32,8
-
-
-
-
-
-
-
-
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
6.546.869
25,5
1.023,7
22,4
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
-
-
-
-
-
-
-
-
2.543.163
48,1
782,8
596.831
70,6
2.393,3
2,0
-
-
-
-
-
-
-
-
38.998.419 50,5
6.197,7
48,8
-
-
-
-
-
-
-
-
8.614.014 43,4 2.230,4 39,7 137.655.885 19,3
1.470,0
19,0 5.864.162 29,4
699,0
32,2
Catania
Trapani
148.693 100,0
598,3
71,0
REGIONE
374.987
250,5
52,4
58,2
8.614.014 43,4 2.230,4 39,7
33,8
150.862 100,0
-
-
44,0 1.032.434 60,9
-
-
-
-
1.437,9 44,4
-
-
839,9
26,2
1.413.766 46,2
2.010.597 38,7
829.742 100,0
-
-
75.431 100,0
905.173 92,0
661,3
45,6
4.256,1
84,3
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
1.848,8
70,1
13.252.080 86,7
1.593,4 82,5 16.254.706 71,1
Tabella 10.6.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali
161
10 - Bosco: dati quantitativi - Rinnovazione: numero di soggetti
10.6 - Rinnovazione: numero di soggetti
10.7 Rinnovazione di origine agamica: numero di soggetti
Eleggibili Kyoto
Provincia
Agrigento
Altre terre boscate
Totale
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
568.771
59,4
38,1
58,9
-
-
-
-
568.771
59,4
23,6
59,1
Caltanissetta
2.613.607
48,9
163,9
48,4
448.201
100,0
149,4
97,7
3.061.808
44,1
161,6
43,7
Catania
46.144.631
34,0
1.050,5
33,7
1.772.631
72,6
121,6
72,2
47.917.262
32,8
819,0
32,6
Enna
8.326.307
42,2
361,7
41,8
-
-
-
-
8.326.307
42,2
264,0
41,9
Messina
120.413.168
31,5
1.469,1
31,3
2.254.697
69,9
88,9
69,7
122.667.865
30,9
1.143,0
30,8
Palermo
167.793.868
32,4
3.207,8
32,1
51.425.524
59,3
1.566,6
59,0
219.219.392
28,3
2.575,0
28,2
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
8.534.684
43,2
634,7
42,3
348.152
100,0
19,8
99,7
8.882.835
41,7
286,5
41,4
Trapani
REGIONE
9.517.492
63,6
1.102,4
62,7
3.097.776
100,0
401,5
99,3
12.615.268
53,7
771,7
53,3
363.912.528
18,8
1.386,3
18,7
59.346.981
51,8
485,5
51,7
423.259.508
17,7
1.100,1
17,7
Tabella 10.7.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali.
Boschi alti
Provincia
Agrigento
Impianti di arboricoltura
Eleggibili Kyoto
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
568.771
59,4
39,3
58,9
-
-
-
-
568.771
59,4
38,1
58,9
Caltanissetta
2.613.607
48,9
175,2
48,3
-
-
-
-
2.613.607
48,9
163,9
48,4
Catania
46.144.631
34,0
1.057,7
33,7
-
-
-
-
46.144.631
34,0
1.050,5
33,7
Enna
8.326.307
42,2
372,0
41,8
-
-
-
-
8.326.307
42,2
361,7
41,8
Messina
120.413.168
31,5
1.471,6
31,3
-
-
-
-
120.413.168
31,5
1.469,1
31,3
Palermo
167.793.868
32,4
3.269,2
32,1
-
-
-
-
167.793.868
32,4
3.207,8
32,1
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
8.479.974
43,5
639,5
42,6
54.710
100,0
292,5
37,7
8.534.684
43,2
634,7
42,3
Trapani
REGIONE
9.517.492
63,6
1.137,3
62,7
-
-
-
-
9.517.492
63,6
1.102,4
62,7
363.857.818
18,8
1.407,6
18,7
54.710
100,0
13,7
97,5
363.912.528
18,8
1.386,3
18,7
Tabella 10.7.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali.
162
Boschi alti
Provincia
Sugherete
Leccete
Enna
3.507.547
[%]
[n/ha]
[%]
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
50,8
2.043,4
46,8
486.727
78,5
239,7
74,2
-
49,8
6.124.035
1.002,4
54,1
54,8
[n]
-
51,9
903,7
12.280.057
3.008,0
9.952.140
384,7
44,1
48,1
92,4
100,0
348.452
Catania
[%]
-
-
-
-
-
ES
[n/ha]
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Numero
soggetti
[%]
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Caltanissetta
-
-
-
Agrigento
ES
[n]
[%]
[%]
[%]
[%]
ES
ES
[n/ha]
[n]
[n/ha]
[n]
[%]
[%]
[%]
[%]
Faggete
Numero
soggetti
Numero
soggetti
ES
ES
ES
[n/ha]
[n]
[n/ha]
[n]
Castagneti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
ES
ES
ES
ES
ES
Cerrete
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Querceti di Rovere e Roverella
-
-
-
-
-
-
-
-
344.816
100,0
95,2
98,2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Messina
1.479.643
75,8
244,6
74,5
5.073.064
69,1
3.303,8
62,7
54.928.649
60,0
2.141,2
59,6
20.459.477
78,2
1.150,4
77,8
5.997.506
40,3
1.022,7
37,7
28.555.844
31,6
2.982,6
29,6
Palermo
45.838.076
71,0
10.311,4
69,0
40.332.951
87,2
6.017,8
86,1
40.383.007
54,0
2.749,7
53,3
11.247.354
92,0
22.504,3
77,3
1.990.682
100,0
3.728,1
85,8
18.845.124
40,5
7.621,6
33,5
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
-
-
-
-
4.103.213
53,5
2.116,3
47,0
4.376.761
68,1
1.243,1
65,6
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Trapani
-
-
-
-
2.114.748
59,1
1.424,5
51,8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
47.666.171
68,3
3.235,6
67,7
61.576.115
58,1
3.604,0
57,4
112.313.289
35,8
1.806,7
35,5
35.214.377
54,4
1.549,4
53,9
14.112.224
31,3
1.502,0
29,1
47.887.696
24,7
3.378,9
22,9
REGIONE
Boschi alti
Provincia
Pinete di pini mediterranei
Numero
soggetti
[n]
ES
Numero
soggetti
[%]
[n/ha]
Pinete di pino laricio
ES
Numero
soggetti
[%]
[n]
ES
Numero
soggetti
[%]
[n/ha]
Rimboschimenti
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Catania
-
-
-
-
Enna
-
-
-
-
188.578 100,0
-
-
48,8
-
[%]
[n/ha]
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
Orno ostrieti
Numero ES
ES soggetti
Numero
soggetti
[n/ha]
Boschi di altre latifoglie
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[%]
[n/ha]
568.771
59,4
47,9
58,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
2.613.607 48,9
186,3
48,3
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
99,1 13.257.096 97,0
-
[n]
Formazioni pioniere e secondarie
[n]
[%]
-
[%]
ES
Numero
soggetti
ES
ES
Agrigento
ES
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Caltanissetta
Formazioni riparie
7.981.491 43,9
[%]
[n]
[%]
1.152,5
96,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
483,1
43,2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
477.465
Messina
-
-
-
-
-
-
-
-
2.898.947 36,2
347,6
34,3
88,1
253,7
84,2
-
-
-
-
-
-
-
-
542.573
100,0
149,6
98,1
Palermo
-
-
-
-
-
-
-
-
7.737.355 74,9
501,5
74,4 1.132.201 72,1
385,4
69,1
-
-
-
-
-
-
-
-
287.118
82,2
92,2
79,7
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
79,3
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
230,6
55,4
-
-
-
-
-
-
-
-
829.691
71,3
94,4
70,2
Trapani
-
-
-
-
REGIONE
-
-
-
-
188.578 100,0
48,8
-
7.402.744 80,3
99,1 42.460.012 37,2
1.176,5
453,4
37,1 1.609.666 57,1
Tabella 10.7.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali
163
10 - Bosco: dati quantitativi - Rinnovazione di origine agamica: numero di soggetti
10.7 - Rinnovazione di origine agamica: numero di soggetti
10.8 Rinnovazione di origine artificiale: numero di soggetti
Eleggibili Kyoto
Provincia
Agrigento
Altre terre boscate
Totale
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
868.422
39,2
58,2
38,4
-
-
-
-
868.422
39,2
36,1
38,8
Caltanissetta
1.425.251
66,1
89,4
65,8
-
-
-
-
1.425.251
66,1
75,2
65,9
Catania
6.696.162
61,0
152,4
60,9
77.434
100,0
5,3
99,6
6.773.596
60,3
115,8
60,2
Enna
4.096.368
55,5
178,0
55,1
1.394.588
100,0
163,8
99,3
5.490.956
48,6
174,1
48,3
Messina
3.088.317
58,4
37,7
58,3
735.455
100,0
29,0
99,9
3.823.772
50,9
35,6
50,9
Palermo
2.045.504
43,3
39,1
43,2
1.981.901
75,8
60,4
75,6
4.027.405
43,3
47,3
43,2
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
225.469
100,0
16,8
99,6
-
-
-
-
225.469
100,0
7,3
99,9
909.482
96,2
105,3
95,7
-
-
-
-
909.482
96,2
55,6
96,0
19.354.975
27,2
73,7
27,1
4.189.378
52,0
34,3
51,9
23.544.352
24,2
61,2
24,2
Trapani
REGIONE
Tabella 10.8.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali.
Boschi alti
Provincia
Agrigento
Caltanissetta
Impianti di arboricoltura
Eleggibili Kyoto
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
868.422
39,2
60,0
38,3
-
-
-
-
868.422
39,2
58,2
38,4
1.057.205
82,1
70,9
81,8
368.046
100,0
355,9
96,6
1.425.251
66,1
89,4
65,8
Catania
6.646.426
61,5
152,4
61,3
49.736
100,0
166,5
85,8
6.696.162
61,0
152,4
60,9
Enna
3.947.160
57,5
176,4
57,1
149.208
71,0
234,8
62,6
4.096.368
55,5
178,0
55,1
Messina
3.088.317
58,4
37,7
58,3
-
-
-
-
3.088.317
58,4
37,7
58,3
Palermo
1.963.439
45,1
38,3
44,9
82.064
73,3
83,5
72,1
2.045.504
43,3
39,1
43,2
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
225.469
100,0
17,0
99,6
-
-
-
-
225.469
100,0
16,8
99,6
894.561
97,8
106,9
97,2
14.921
100,0
56,3
101,2
909.482
96,2
105,3
95,7
18.690.999
28,1
72,3
28,0
663.975
58,9
165,9
57,8
19.354.975
27,2
73,7
27,1
Trapani
REGIONE
Tabella 10.8.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali.
164
Boschi alti
Sugherete
Provincia
Leccete
Querceti di Rovere e Roverella
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
6.022.578
67,7
2.009,6
65,4
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
2.438.965
70,9
415,9
69,7
84.860
100,0
8,9
99,6
-
-
-
-
-
-
-
235.722
100,0
95,3
98,6
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
82,4
78.817
100,0
3,5
99,7
8.461.543
52,4
900,6
51,4
320.582
78,1
22,6
77,8
-
-
-
-
22,5
98,1
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
82,5
10,2
-
-
-
-
78.817
100,0
-
-
19,7
99,9
-
-
-
-
-
-
-
-
70,3
631.034
-
-
-
-
9,3
99,6
-
-
504.809
100,0
-
-
-
-
-
-
-
-
70,9
16,4
-
-
-
-
126.225
100,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
279.878
95,9
-
-
-
39,5
98,1
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
100,0
92,3
-
-
130.670
100,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Trapani
-
REGIONE
-
149.208
-
-
-
-
-
-
-
Palermo
-
Ragusa
-
Siracusa
-
-
-
Enna
-
Messina
Catania
[%]
[%]
[%]
[%]
-
-
-
-
ES
[n/ha]
[n]
[n/ha]
[n]
-
-
-
Numero
soggetti
[%]
[%]
[%]
[%]
Caltanissetta
ES
[n/ha]
[n]
[n/ha]
[n]
[%]
Agrigento
ES
ES
ES
ES
ES
[n/ha]
[%]
Faggete
Numero
soggetti
Numero
soggetti
ES
ES
[n]
Castagneti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
ES
ES
ES
Cerrete
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Boschi alti
Provincia
Pinete di pini mediterranei
Pinete di pino laricio
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Rimboschimenti
Numero
soggetti ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
Formazioni riparie
Formazioni pioniere e secondarie
Orno ostrieti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
Boschi di altre latifoglie
Numero ES
ES soggetti
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
Agrigento
-
-
-
-
-
-
-
-
719.214
42,7
60,5
41,6
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Caltanissetta
-
-
-
-
-
-
-
-
1.057.205
82,1
75,4
81,8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Catania
-
-
-
-
75.431
100,0
19,5
99,1
212.705
51,6
18,5
50,8
Enna
-
-
-
-
-
-
-
-
3.796.298
59,7
229,8
59,2
150.862 100,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
435,6
88,8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Messina
-
-
-
-
-
-
-
-
59.683
100,0
7,2
98,9
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Palermo
-
-
-
-
-
-
-
-
1.727.717
49,4
112,0
48,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
-
-
-
-
-
-
-
-
225.469
100,0
69,4
98,1
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
894.561
97,8
142,2
97,0
-
-
31,6
92,8
31,4
Trapani
-
-
-
-
-
-
-
REGIONE
-
-
-
-
75.431
100,0
19,5
99,1 8.692.852
150.862 100,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
21,6
99,5
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Tabella 10.8.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali
165
10 - Bosco: dati quantitativi - Rinnovazione di origine artificiale: numero di soggetti
10.8 - Rinnovazione di origine artificiale: numero di soggetti
10.9 Rinnovazione di origine naturale: numero di soggetti
Eleggibili Kyoto
Provincia
Altre terre boscate
Totale
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
Agrigento
10.596.796
48,3
709,6
47,6
13.727.116
70,3
1.499,3
69,5
24.323.911
44,8
1.009,8
44,4
Caltanissetta
2.105.364
37,6
132,0
37,0
23.306.444
80,0
7.771,0
77,2
25.411.808
73,4
1.341,2
73,1
Catania
59.206.640
13,7
1.347,9
13,0
1.930.431
47,0
132,4
46,2
61.137.070
13,3
1.045,0
12,8
Enna
9.334.109
20,6
405,5
19,7
44.981.547
74,8
5.281,5
74,0
54.315.655
62,0
1.722,4
61,8
Messina
120.303.106
18,5
1.467,8
18,3
20.618.064
80,8
813,1
80,5
140.921.170
19,7
1.313,1
19,5
Palermo
68.135.963
22,8
1.302,6
22,5
62.082.641
65,6
1.891,3
65,4
130.218.604
33,5
1.529,6
33,3
Ragusa
6.844.041
24,4
821,9
22,0
-
-
-
-
6.844.041
24,4
576,7
23,0
Siracusa
12.392.303
18,6
921,5
16,5
38.159.115
68,7
2.173,1
68,4
50.551.417
52,0
1.630,3
51,8
Trapani
34.709.198
54,1
4.020,3
53,2
54.205.082
64,3
7.026,0
63,4
88.914.281
44,2
5.438,7
43,8
REGIONE
323.627.519
10,7
1.232,9
10,5
259.010.439
28,4
2.118,7
28,3
582.637.958
13,9
1.514,3
13,8
Tabella 10.9.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali.
Boschi alti
Provincia
Impianti di arboricoltura
Eleggibili Kyoto
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
Agrigento
10.596.796
48,3
732,3
47,6
-
-
-
-
10.596.796
48,3
709,6
47,6
Caltanissetta
2.105.364
37,6
141,2
36,9
-
-
-
-
2.105.364
37,6
132,0
37,0
Catania
59.206.640
13,7
1.357,1
13,0
-
-
-
-
59.206.640
13,7
1.347,9
13,0
Enna
9.334.109
20,6
417,0
19,6
-
-
-
-
9.334.109
20,6
405,5
19,7
Messina
120.303.106
18,5
1.470,3
18,3
-
-
-
-
120.303.106
18,5
1.467,8
18,3
Palermo
68.135.963
22,8
1.327,5
22,5
-
-
-
-
68.135.963
22,8
1.302,6
22,5
Ragusa
6.844.041
24,4
821,9
22,0
-
-
-
-
6.844.041
24,4
821,9
22,0
Siracusa
12.392.303
18,6
934,5
16,5
-
-
-
-
12.392.303
18,6
921,5
16,5
Trapani
32.471.082
57,5
3.880,1
56,5
2.238.116
100,0
8.446,2
101,2
34.709.198
54,1
4.020,3
53,2
REGIONE
321.389.403
10,7
1.243,3
10,6
2.238.116
100,0
559,2
100,1
323.627.519
10,7
1.232,9
10,5
Tabella 10.9.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali.
166
Boschi alti
Provincia
Sugherete
Numero
soggetti
[n]
Agrigento
Leccete
ES
Numero
soggetti
[%]
[n/ha]
Querceti di Rovere e Roverella
ES
Numero
soggetti
ES
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
-
[n]
[%]
[%]
[%]
ES
ES
[n/ha]
[n]
[%]
[%]
[%]
[%]
Faggete
Numero
soggetti
Numero
soggetti
ES
ES
[n/ha]
[n]
[n/ha]
[n]
[%]
Castagneti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
ES
ES
ES
ES
ES
Cerrete
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
-
-
-
-
298.415
57,5
184,7
50,0
298.416
57,5
796,2
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Caltanissetta
914.168
65,5
1.435,0
47,2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Catania
425.409
56,0
469,6
44,9
8.873.009
29,8
2.681,8
24,3
18.299.886
27,9
1.346,7
26,6
5.860.460
36,7
1.674,9
31,7
6.161.236
51,3
2.055,8
47,9
1.014,1
57,9
188.578
100,0
32,6
398.453
72,8
544,5
88,8
99.614
100,0
793,0
1,8
2.666.422
37,1
736,0
Messina
Enna
24.988.206 37,7
4.130,1
34,8
4.607.410
67,5
3.000,6
60,9
32.635.501
37,1
1.272,2
36,6 30.609.948 45,6
2.059.362 62,5
422,1
62,7
-
-
-
-
-
-
1.721,1
44,9
6.247.347
51,7
1.065,3
49,8
1.473.272 49,5
-
-
153,9
48,4
2.268.874 67,6
917,6
65,4
Palermo
8.465.467
36,5
1.904,3
33,0
7.924.400
43,4
1.182,3
42,0
27.390.253
31,9
1.865,0
30,7
49.767
100,0
99,6
86,7
149.301
100,0
279,6
85,8
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
297.173
57,2
500,1
34,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
2.063.768
36,4
969,8
30,1
3.432.555
35,4
1.770,4
27,9
2.949.021
39,7
837,6
35,9
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
150.862
100,0
-
-
-
-
Trapani
REGIONE
37.196.457 26,8
689,4
80,4
925.203
100,0
623,2
95,9
545.208
100,0
4.387,3
1,8
2.524,9
25,2
26.160.605
21,2
1.531,2
19,8
85.081.880
18,6
1.368,6
18,2 36.918.629 38,2
-
-
-
-
-
-
1.624,4
37,6
12.557.884
36,0
1.336,6
34,4
5.801.507 36,7
-
-
409,4
35,8
Boschi alti
Provincia
Pinete di pini mediterranei
Pinete di pino laricio
Rimboschimenti
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
[n]
Formazioni riparie
Formazioni pioniere e secondarie
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
Orno ostrieti
Boschi di altre latifoglie
Numero
ES soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
Agrigento
-
-
-
-
-
-
-
-
9.999.964 51,1
841,3
50,3
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Caltanissetta
-
-
-
-
-
-
-
-
1.191.196 43,8
84,9
43,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
226.294
70,7
1.199,0
1,2
6.707.472 28,4
583,1
26,7
-
-
-
-
8.792,4
1,2
-
-
-
-
Enna
-
-
-
-
-
-
-
-
5.377.593 28,3
325,5
27,3
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
603.449
100,0
Messina
-
-
-
-
-
-
-
-
16.741.312 42,4
2.007,1
40,8
1.068.076 89,8
567,5
86,0
-
-
-
-
794,5
1,3
1.856.603 52,8
Palermo
-
-
-
-
-
-
-
-
6.919.814 48,7
448,5
47,9
2.003.124 49,1
681,8
44,6
-
-
-
-
-
-
-
-
12.964.963 88,6
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
6.546.869 25,5
1.023,7
22,4
-
-
Siracusa
-
-
-
-
-
-
-
-
2.317.693 51,6
713,4
47,7
-
-
-
-
30.701.115 60,7
4.879,1
59,4
923,7
24,2
Catania
8.350.005 44,7
Trapani
148.693 100,0
598,3
71,0
REGIONE
374.987
250,5
52,4 8.350.005 44,7
58,2
2.162,0 41,1
2.162,0 41,1 86.503.029 24,4
-
-
1.032.434 60,9
-
-
4.103.634 36,8
1.437,9 44,4
-
-
587,8
34,3
1.413.766 46,2
1.338,3
30,3 829.742 100,0
-
-
75.431 100,0
1.586,1 86,6
511,8
50,1
4.163,9 86,3
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
596.831
70,6
2.393,3
2,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
2.010.597 38,7
699,0
32,2 905.173 92,0
1.593,4
82,5 15.425.015 74,9
1.754,4 73,9
Tabella 10.9.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali
167
10 - Bosco: dati quantitativi - Rinnovazione di origine naturale: numero di soggetti
10.9 - Rinnovazione di origine naturale: numero di soggetti
10.10 Fitomassa: fusto e rami (diametro fino a 5 cm)
Eleggibili Kyoto
Provincia
Altre terre boscate
Totale
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
Agrigento
599.253
15,1
40,1
12,7
22.916
85,4
2,5
84,8
622.169
14,8
25,8
13,6
Caltanissetta
595.255
10,5
37,3
7,8
9.688
50,6
3,2
48,6
604.943
10,4
31,9
8,3
2.479.339
8,1
56,4
6,8
40.079
28,3
2,8
27,1
2.519.418
8,0
43,1
7,1
12,1
Catania
Enna
1.051.067
11,8
45,7
10,0
117.260
79,2
13,8
78,3
1.168.327
13,1
37,1
Messina
5.970.075
6,1
72,8
5,2
133.760
19,8
5,3
18,8
6.103.834
5,9
56,9
5,4
Palermo
2.353.882
7,7
45,0
6,6
141.986
30,7
4,3
30,2
2.495.868
7,5
29,3
6,9
Ragusa
288.667
17,6
34,7
14,5
27.787
45,5
7,9
42,1
316.453
16,3
26,7
14,3
Siracusa
450.606
16,0
33,5
13,5
19.164
43,9
1,1
43,4
469.770
15,5
15,2
14,6
Trapani
302.473
19,2
35,0
16,0
4.981
60,5
0,7
59,4
307.454
18,9
18,8
17,5
14.090.616
3,5
53,7
3,0
517.621
21,2
4,2
21,0
14.608.237
3,4
38,0
3,2
REGIONE
Tabella 10.10.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali.
Boschi alti
Provincia
Impianti di arboricoltura
Eleggibili Kyoto
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
Agrigento
594.787
15,2
41,1
12,8
4.466
98,9
9,7
88,5
599.253
15,1
40,1
12,7
Caltanissetta
594.006
10,5
39,8
7,6
1.249
71,4
1,2
66,9
595.255
10,5
37,3
7,8
2.478.406
8,1
56,8
6,8
933
100,0
3,1
85,8
2.479.339
8,1
56,4
6,8
10,0
Catania
Enna
1.050.088
11,8
46,9
10,0
979
98,9
1,5
84,0
1.051.067
11,8
45,7
Messina
5.970.013
6,1
73,0
5,2
62
100,0
0,5
115,6
5.970.075
6,1
72,8
5,2
Palermo
2.353.262
7,7
45,9
6,5
620
88,2
0,6
88,6
2.353.882
7,7
45,0
6,6
Ragusa
288.667
17,6
34,7
14,5
-
-
-
-
288.667
17,6
34,7
14,5
Siracusa
450.484
16,0
34,0
13,5
122
92,8
0,7
27,0
450.606
16,0
33,5
13,5
Trapani
295.864
19,6
35,4
16,4
6.610
91,7
24,9
48,4
302.473
19,2
35,0
16,0
14.075.576
3,5
54,5
3,0
15.040
51,1
3,8
48,0
14.090.616
3,5
53,7
3,0
REGIONE
Tabella 10.10.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali.
168
Boschi alti
Provincia
Sugherete
Leccete
Querceti di Rovere e Roverella
Cerrete
Castagneti
Faggete
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
-
-
-
-
-
36.685
38,2
22,7
27,4
1.043
57,5
2,8
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Caltanissetta
Agrigento
13.058
67,9
20,5
52,2
192
100,0
1,5
2,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Catania
12.473
41,8
13,8
22,4
137.760
24,9
41,6
16,3
414.938
17,0
30,5
14,7
266.460
29,0
76,2
22,8
194.130
28,5
64,8
20,4
241.042
28,3
118,7
14,9
Enna
20.024
69,2
57,8
38,6
9.820
100,0
78,2
1,8
100.692
29,0
27,8
23,1
87.521
54,7
92,7
41,5
-
-
-
-
12.525
100,0
131,7
1,3
Messina
267.246
21,6
44,2
16,4
111.559
32,4
72,7
16,9
1.463.217
15,0
57,0
13,6
1.487.450
12,3
83,6
9,5
644.626
24,2
109,9
19,7
1.080.572
13,2
112,9
7,7
Palermo
103.034
25,1
23,2
19,6
407.545
20,8
60,8
16,3
614.278
15,2
41,8
12,6
25.840
61,6
51,7
36,2
13.653
70,2
25,6
49,3
190.388
26,4
77,0
14,6
-
Ragusa
-
-
-
-
8.353
70,4
33,5
2,2
11.897
44,7
20,0
2,2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
21.060
27,3
9,9
14,6
86.109
45,4
44,4
38,6
114.483
31,2
32,5
25,4
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Trapani
3.922
95,7
17,9
54,9
65.226
54,5
43,9
46,7
5.458
100,0
43,9
1,8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
440.818
15,0
29,9
12,0
863.248
13,1
50,5
10,2
2.726.007
9,3
43,9
8,3
1.867.272
10,9
82,2
8,5
852.409
19,5
90,7
16,0
1.524.528
10,9
107,6
6,3
REGIONE
Boschi alti
Provincia
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Pinete di pini mediterranei
Fitomassa ES
Pinete di pino laricio
Rimboschimenti
Formazioni riparie
Formazioni pioniere e secondarie
Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa
ES
Orno ostrieti
Boschi di altre latifoglie
Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
-
-
-
-
-
-
-
-
543.076
16,5
45,7
13,7
-
-
-
-
7.587
100,0
60,7
1,7
-
-
-
-
6.396
53,7
13,6
21,8
-
-
-
-
-
-
-
2.312
70,7
12,3
1,2
-
-
-
-
441.409 24,9
-
-
-
-
573.169
10,8
40,9
7,8
-
-
-
-
7.587
100,0
60,8
1,9
-
-
-
-
-
-
-
114,3
17,8
707.750
16,1
61,5
12,8
17.208
88,1
29,0
75,7
39.345
68,2
37,2
58,3
3.580
100,0
37,9
1,2
-
-
-
-
-
-
790.766
13,9
47,9
11,6
6.094
58,1
17,6
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
22.646
97,2
59,5
83,4
Messina
1.156
100,0
12,2
1,3
-
-
-
-
667.210
16,4
80,0
11,6
92.356
35,0
49,1
25,5
51.183
42,9
38,8
33,1
6.343
100,0
66,8
1,3
97.094
26,3
26,8
20,0
Palermo
1.525
100,0
12,2
1,4
-
-
-
-
887.448
14,5
57,5
11,9
64.180
33,3
21,8
26,6
-
-
-
-
837
61,1
2,2
35,2
44.533
26,3
14,3
17,8
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
244.285
20,4
38,2
16,8
18.274
58,2
36,2
37,9
-
-
-
-
-
-
-
-
5.858
52,9
10,0
31,4
Siracusa
515
37,9
0,6
5,0
-
-
-
-
120.760
26,8
37,2
19,1
72.005
47,0
100,3
22,5
33.468
70,6
134,2
2,0
-
-
-
-
2.084
52,3
3,4
28,6
Trapani
1.519
100,0
6,1
71,0
-
-
-
219.738
21,3
34,9
17,3
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
REGIONE
7.028
41,9
4,7
32,8
17,8 4.754.201 5,6
50,8
4,5
270.117
20,3
38,7
15,7
139.170
31,1
48,4
23,6
10.759
67,9
18,9
54,2
178.610
20,2
20,3
16,9
441.409 24,9
114,3
Tabella 10.10.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali
169
10 - Bosco: dati quantitativi - Fitomassa: fusto e rami (diametro fino a 5 cm)
10.10 - Fitomassa: fusto e rami (diametro fino a 5 cm)
10.11 Fitomassa: ramaglia (diametro inferiore a 5 cm)
Eleggibili Kyoto
Provincia
Altre terre boscate
Totale
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
Agrigento
273.409
14,6
18,3
12,1
11.177
82,6
1,2
81,9
284.586
14,3
11,8
13,1
Caltanissetta
198.143
10,2
12,4
7,3
5.505
45,1
1,8
42,2
203.649
9,9
10,8
7,7
Catania
739.238
7,1
16,8
5,6
33.210
22,2
2,3
20,7
772.448
6,8
13,2
5,8
10,2
349.455
10,8
15,2
8,8
33.697
67,0
4,0
66,0
383.152
11,4
12,2
Messina
Enna
1.771.040
5,8
21,6
4,9
129.570
30,9
5,1
30,3
1.900.610
5,8
17,7
5,2
Palermo
893.956
7,9
17,1
6,7
72.543
24,0
2,2
23,4
966.499
7,5
11,4
6,9
Ragusa
108.697
16,5
13,1
13,1
14.025
43,8
4,0
40,2
122.723
15,2
10,3
12,9
Siracusa
164.210
14,2
12,2
11,3
21.414
53,4
1,2
53,0
185.623
14,0
6,0
13,0
Trapani
131.820
17,1
15,3
13,4
3.986
67,7
0,5
66,8
135.806
16,7
8,3
15,1
4.629.968
3,3
17,6
2,7
325.127
16,1
2,7
15,8
4.955.096
3,2
12,9
2,9
REGIONE
Tabella 10.11.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali.
Boschi alti
Provincia
Impianti di arboricoltura
Eleggibili Kyoto
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
Agrigento
272.028
14,7
18,8
12,2
1.381
87,3
3,0
75,0
273.409
14,6
18,3
12,1
Caltanissetta
196.579
10,2
13,2
7,2
1.564
57,5
1,5
53,0
198.143
10,2
12,4
7,3
Catania
738.526
7,1
16,9
5,6
712
100,0
2,4
85,8
739.238
7,1
16,8
5,6
348.071
10,9
15,6
8,8
1.384
92,9
2,2
77,5
349.455
10,8
15,2
8,8
1.770.996
5,8
21,6
4,9
44
100,0
0,3
115,6
1.771.040
5,8
21,6
4,9
Enna
Messina
Palermo
892.510
7,9
17,4
6,7
1.446
57,6
1,5
52,8
893.956
7,9
17,1
6,7
Ragusa
108.697
16,5
13,1
13,1
-
-
-
-
108.697
16,5
13,1
13,1
Siracusa
163.805
14,2
12,4
11,3
405
97,4
2,2
34,0
164.210
14,2
12,2
11,3
Trapani
128.529
17,4
15,4
13,7
3.291
93,5
12,4
50,6
131.820
17,1
15,3
13,4
4.619.741
3,3
17,9
2,7
10.227
37,5
2,6
33,4
4.629.968
3,3
17,6
2,7
REGIONE
Tabella 10.11.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali.
170
Boschi alti
Provincia
Sugherete
Leccete
Querceti di Rovere e Roverella
Cerrete
Castagneti
Faggete
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
-
Agrigento
-
-
-
-
36.719
35,4
22,7
24,6
1.748
57,5
4,7
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Caltanissetta
5.321
52,7
8,4
29,2
372
100,0
3,0
2,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Catania
5.646
42,0
6,2
21,0
59.549
23,1
18,0
13,3
133.294
15,9
9,8
13,4
78.052
23,8
22,3
15,5
55.755
24,6
18,6
14,8
67.339
27,0
33,2
12,5
Enna
4.962
68,7
14,3
38,0
3.431
100,0
27,3
1,8
31.689
26,7
8,8
20,2
26.281
51,4
27,8
37,3
-
-
-
-
3.497
100,0
36,8
1,3
Messina
74.689
18,8
12,3
12,6
38.189
32,0
24,9
16,0
453.356
13,6
17,7
12,0
437.115
12,2
24,6
9,4
157.174
24,9
26,8
20,6
308.451
13,4
32,2
7,9
Palermo
36.372
24,9
8,2
19,1
184.004
20,0
27,5
15,2
193.911
14,7
13,2
11,9
9.283
61,6
18,6
36,1
7.481
82,4
14,0
64,8
52.039
26,6
21,1
14,9
Ragusa
-
-
-
-
2.627
70,4
10,5
2,2
5.596
45,4
9,4
10,2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
7.817
27,2
3,7
15,2
34.097
35,7
17,6
26,7
36.392
28,3
10,3
21,9
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Trapani
1.008
86,6
4,6
40,4
40.906
29,8
27,6
10,4
1.518
100,0
12,2
1,8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
135.814
13,0
9,2
9,4
399.894
11,6
23,4
8,3
857.504
8,4
13,8
7,4
550.730
10,6
24,2
8,0
220.409
19,0
23,5
15,5
431.326
11,0
30,4
6,4
REGIONE
Boschi alti
Provincia
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Pinete di pini mediterranei
Pinete di pino laricio
Rimboschimenti
Formazioni riparie
Formazioni pioniere e secondarie
Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa
ES
Orno ostrieti
Fitomassa ES Fitomassa
ES
Boschi di altre latifoglie
Fitomassa
ES
Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
-
-
-
-
-
-
-
-
226.379
16,8
19,1
14,0
-
-
-
-
3.270
100,0
26,2
1,7
-
-
-
-
3.912
53,0
8,3
19,7
-
-
-
-
-
-
-
-
187.617
10,6
13,4
7,5
-
-
-
-
3.270
100,0
26,2
1,9
-
-
-
-
-
-
-
-
1.981
70,7
10,5
1,2
92.599
24,4
24,0
17,1
219.206
15,2
19,1
11,6
3.994
84,4
6,7
71,6
17.942
50,0
17,0
34,2
3.169
100,0
33,6
1,2
-
-
-
78,5
-
-
-
-
-
-
-
-
270.683
12,7
16,4
10,2
1.741
58,1
5,0
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
5.787
93,0
15,2
Messina
991
100,0
10,4
1,3
-
-
-
-
196.302
18,6
23,5
14,7
32.620
30,8
17,3
18,3
24.177
35,6
18,3
19,7
2.687
100,0
28,3
1,3
45.246
23,5
12,5
16,1
Palermo
1.307
100,0
10,5
1,4
-
-
-
-
349.556
15,3
22,7
12,8
27.085
29,6
9,2
21,8
-
-
-
-
585
60,6
1,5
34,3
30.888
26,4
9,9
17,4
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
90.319
19,4
14,1
15,5
6.388
59,5
12,7
40,2
-
-
-
-
-
-
-
-
3.767
42,1
6,5
7,7
Siracusa
503
38,1
0,6
6,1
-
-
-
-
52.368
26,1
16,1
18,2
24.312
44,1
33,9
16,3
7.015
70,6
28,1
2,0
-
-
-
-
1.302
50,2
2,1
24,8
Trapani
1.302
100,0
5,2
71,0
-
-
-
-
83.795
23,1
13,3
19,5
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
REGIONE
6.084
41,5
4,1
32,2
92.599
24,4
24,0
17,1 1.676.225 5,7
17,9
4,6
96.140
18,2
13,8
12,9
55.672
25,4
19,4
14,4
6.442
64,7
11,3
50,2
90.902
16,2
10,3
11,6
Tabella 10.11.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali
171
10 - Bosco: dati quantitativi - Fitomassa: ramaglia (diametro inferiore a 5 cm)
10.11 - Fitomassa: ramaglia (diametro inferiore a 5 cm)
10.12 Fitomassa: ceppaie
Eleggibili Kyoto
Provincia
Altre terre boscate
Totale
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
Agrigento
18.111
14,8
1,2
12,4
680
85,8
0,1
85,2
18.791
14,5
0,8
13,3
Caltanissetta
17.308
10,4
1,1
7,7
292
48,4
0,1
45,9
17.599
10,3
0,9
8,1
Catania
86.353
10,4
2,0
9,4
1.339
26,5
0,1
25,2
87.692
10,3
1,5
9,6
Enna
30.501
13,2
1,3
11,6
2.637
71,4
0,3
70,4
33.138
13,3
1,1
12,3
Messina
240.544
7,6
2,9
6,9
4.036
19,7
0,2
18,6
244.580
7,4
2,3
7,0
Palermo
101.073
11,8
1,9
11,1
4.169
26,9
0,1
26,3
105.242
11,4
1,2
11,0
Ragusa
7.824
15,8
0,9
12,3
889
49,8
0,3
46,6
8.713
14,8
0,7
12,5
Siracusa
11.193
14,7
0,8
11,9
702
44,8
0,0
44,3
11.896
14,1
0,4
13,1
Trapani
8.461
18,0
1,0
14,5
212
60,8
0,0
59,8
8.673
17,6
0,5
16,1
521.368
4,6
2,0
4,3
14.956
16,7
0,1
16,4
536.324
4,5
1,4
4,3
REGIONE
Tabella 10.12.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali.
Boschi alti
Provincia
Impianti di arboricoltura
Eleggibili Kyoto
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
Agrigento
17.987
14,9
1,2
12,4
124
96,5
0,3
85,8
18.111
14,8
1,2
12,4
Caltanissetta
17.261
10,5
1,2
7,5
46
71,2
0,0
67,2
17.308
10,4
1,1
7,7
Catania
86.320
10,4
2,0
9,4
33
100,1
0,1
85,9
86.353
10,4
2,0
9,4
Enna
30.442
13,2
1,4
11,6
59
71,1
0,1
55,0
30.501
13,2
1,3
11,6
Messina
240.543
7,6
2,9
6,9
1
100,0
0,0
115,6
240.544
7,6
2,9
6,9
Palermo
101.055
11,8
2,0
11,1
19
100,2
0,0
101,7
101.073
11,8
1,9
11,1
Ragusa
7.824
15,8
0,9
12,3
-
-
-
-
7.824
15,8
0,9
12,3
Siracusa
11.188
14,7
0,8
11,9
5
92,8
0,0
27,1
11.193
14,7
0,8
11,9
Trapani
8.254
18,3
1,0
14,8
207
92,7
0,8
49,7
8.461
18,0
1,0
14,5
520.874
4,6
2,0
4,3
494
47,7
0,1
44,3
521.368
4,6
2,0
4,3
REGIONE
Tabella 10.12.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali.
172
Boschi alti
Provincia
Sugherete
Fitomassa
Leccete
ES Fitomassa ES
Fitomassa
Querceti di Rovere e Roverella
ES Fitomassa ES
Fitomassa
Cerrete
ES Fitomassa ES
Fitomassa
Castagneti
ES Fitomassa ES
Fitomassa
Faggete
ES Fitomassa ES
Fitomassa
ES Fitomassa ES
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
-
-
-
-
1.730
35,7
1,1
24,8
75
57,5
0,2
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
389
62,0
0,6
44,1
15
100,0
0,1
2,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
22,5
Agrigento
Caltanissetta
[%]
Catania
382
39,2
0,4
16,5
4.051
23,6
1,2
14,4
10.630
17,4
0,8
15,2
8.782
29,4
2,5
23,3
5.384
32,2
1,8
25,3
22.037
32,6
10,9
Enna
529
68,9
1,5
38,3
227
100,0
1,8
1,8
2.466
26,1
0,7
19,4
2.223
48,8
2,4
33,8
-
-
-
-
2.607
100,0
27,4
1,3
Messina
7.195
21,0
1,2
15,6
2.798
33,2
1,8
18,2
35.282
15,1
1,4
13,7
50.996
12,8
2,9
10,2
23.639
35,5
4,0
32,6
96.001
14,5
10,0
9,8
13,7
Palermo
2.869
24,7
0,7
19,0
11.127
20,1
1,7
15,4
14.798
14,2
1,0
11,3
835
61,7
1,7
36,3
405
71,2
0,8
50,8
42.980
26,0
17,4
Ragusa
-
-
-
-
189
70,4
0,8
2,2
436
44,8
0,7
2,9
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
594
27,3
0,3
14,7
2.097
41,1
1,1
33,5
2.731
29,7
0,8
23,6
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
98
92,9
0,5
50,7
1.842
42,0
1,2
31,2
118
100,0
1,0
1,8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
12.056
14,5
0,8
11,4
24.076
12,1
1,4
9,0
66.536
9,2
1,1
8,2
62.836
11,3
2,8
9,0
29.428
29,2
3,1
26,9
163.624
11,9
11,6
7,8
Trapani
REGIONE
Boschi alti
Provincia
Agrigento
Caltanissetta
Pinete di pini mediterranei
Pinete di pino laricio
Rimboschimenti
Formazioni riparie
Formazioni pioniere e secondarie
Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa
ES
Fitomassa
Orno ostrieti
Boschi di altre latifoglie
ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
-
-
-
-
-
-
-
-
15.784
16,6
1,3
13,8
-
-
-
-
202
100,0
1,6
1,7
-
-
-
-
197
53,0
0,4
19,8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
16.656
10,8
1,2
7,7
-
-
-
-
202
100,0
1,6
1,9
-
-
-
-
-
-
-
55
70,7
0,3
1,2
12.913
24,8
3,3
17,7
20.654
15,8
1,8
12,4
348
85,9
0,6
73,3
999
67,9
1,0
58,0
85
100,0
0,9
1,2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
21.742
12,9
1,3
10,5
134
58,1
0,4
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
515
95,6
1,4
81,6
Messina
28
100,0
0,3
1,3
-
-
-
-
18.492
16,9
2,2
12,3
2.141
34,8
1,1
24,9
1.099
40,2
0,8
29,1
185
100,0
2,0
1,3
2.687
25,2
0,7
18,6
Palermo
37
100,0
0,3
1,4
-
-
-
-
24.883
14,9
1,6
12,3
1.652
31,5
0,6
24,3
-
-
-
-
31
60,1
0,1
33,5
1.438
26,9
0,5
18,4
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
6.589
18,4
1,0
14,3
421
56,8
0,8
35,7
-
-
-
-
-
-
-
-
189
50,6
0,3
27,5
Siracusa
19
37,8
0,0
3,6
-
-
-
-
3.543
26,6
1,1
18,8
1.515
42,8
2,1
12,2
623
70,6
2,5
2,0
-
-
-
-
66
50,8
0,1
25,7
Trapani
36
100,4
0,2
71,5
-
-
-
-
6.160
21,6
1,0
17,6
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
REGIONE
175
40,4
0,1
30,8
12.913
24,8
3,3
17,7
134.502
5,6
1,4
4,5
6.211
19,0
0,9
14,0
3.123
30,9
1,1
23,1
301
68,0
0,5
54,4
5.092
18,3
0,6
14,6
Catania
Enna
Tabella 10.12.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali
173
10 - Bosco: dati quantitativi - Fitomassa: ceppaie
10.12 - Fitomassa: ceppaie
10.13 Fitomassa totale
Eleggibili Kyoto
Provincia
Altre terre boscate
Totale
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
Agrigento
890.769
14,8
59,7
12,4
34.772
84,4
3,8
83,7
925.542
14,6
38,4
13,3
Caltanissetta
810.707
10,3
50,8
7,5
15.486
48,0
5,2
45,7
826.193
10,1
43,6
8,0
3.304.935
7,8
75,2
6,5
74.625
23,4
5,1
21,9
3.379.561
7,6
57,8
6,7
11,5
Catania
Enna
1.431.025
11,5
62,2
9,6
153.592
76,3
18,0
75,4
1.584.617
12,6
50,3
Messina
7.981.661
6,0
97,4
5,1
267.363
23,0
10,5
22,1
8.249.023
5,8
76,9
5,2
Palermo
3.348.908
7,6
64,0
6,4
218.684
27,5
6,7
26,9
3.567.592
7,3
41,9
6,7
Ragusa
405.187
17,2
48,7
14,1
42.702
44,9
12,1
41,4
447.889
15,9
37,7
13,8
Siracusa
626.008
15,2
46,6
12,5
41.280
48,1
2,4
47,7
667.288
14,6
21,5
13,6
Trapani
442.757
18,2
51,3
14,8
9.179
63,3
1,2
62,3
451.936
17,8
27,6
16,4
19.241.956
3,4
73,3
2,9
857.684
17,7
7,0
17,5
20.099.640
3,3
52,2
3,0
REGIONE
Tabella 10.13.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali.
Boschi alti
Provincia
Impianti di arboricoltura
Eleggibili Kyoto
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
Fitomassa
ES
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
12,4
Agrigento
884.798
14,9
61,1
12,4
5.971
96,0
12,9
85,2
890.769
14,8
59,7
Caltanissetta
807.848
10,4
54,2
7,4
2.859
60,6
2,8
55,8
810.707
10,3
50,8
7,5
3.303.258
7,8
75,7
6,5
1.678
100,0
5,6
85,8
3.304.935
7,8
75,2
6,5
Catania
Enna
1.428.603
11,5
63,8
9,6
2.422
94,4
3,8
79,2
1.431.025
11,5
62,2
9,6
Messina
7.981.554
6,0
97,5
5,1
107
100,0
0,8
115,6
7.981.661
6,0
97,4
5,1
Palermo
3.346.823
7,7
65,2
6,4
2.085
65,5
2,1
62,8
3.348.908
7,6
64,0
6,4
Ragusa
405.187
17,2
48,7
14,1
-
-
-
-
405.187
17,2
48,7
14,1
Siracusa
625.476
15,2
47,2
12,5
532
96,3
2,8
32,4
626.008
15,2
46,6
12,5
Trapani
432.649
18,5
51,7
15,1
10.108
92,3
38,1
49,2
442.757
18,2
51,3
14,8
19.216.195
3,4
74,3
2,9
25.762
44,8
6,4
41,3
19.241.956
3,4
73,3
2,9
REGIONE
Tabella 10.13.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali.
174
Boschi alti
Provincia
Sugherete
Fitomassa
Leccete
ES Fitomassa ES
Fitomassa
Querceti di Rovere e Roverella
ES Fitomassa ES
Fitomassa
Cerrete
ES Fitomassa ES
Fitomassa
Castagneti
ES Fitomassa ES
Fitomassa
Faggete
ES Fitomassa ES
Fitomassa
ES Fitomassa ES
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
-
-
-
-
75.135
35,9
46,5
24,8
2.865
57,5
7,6
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Caltanissetta
18.768
62,8
29,5
45,2
579
100,0
4,6
2,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Catania
18.502
40,1
20,4
18,4
201.359
23,9
60,9
14,8
558.863
16,7
41,1
14,3
353.295
27,5
101,0
20,9
255.268
27,4
85,2
18,9
330.418
28,1
162,7
14,6
Enna
25.514
69,1
73,7
38,5
13.478
100,0
107,3
1,8
134.847
28,4
37,2
22,2
116.025
53,7
122,9
40,3
-
-
-
-
18.630
100,0
195,9
1,3
Messina
349.130
20,9
57,7
15,5
152.545
32,2
99,4
16,6
1.951.855
14,5
76,1
13,1
1.975.561
12,2
111,1
9,4
825.439
24,5
140,8
20,1
1.485.023
13,1
155,1
7,5
Palermo
142.275
24,8
32,0
19,1
602.676
20,1
89,9
15,4
822.987
15,0
56,0
12,3
35.959
61,0
72,0
35,1
21.538
74,3
40,3
54,6
285.406
25,5
115,4
12,8
Agrigento
Ragusa
-
-
-
-
11.169
70,4
44,8
2,2
17.930
44,7
30,2
4,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
29.471
26,8
13,9
13,9
122.303
42,5
63,1
35,1
153.605
30,4
43,6
24,5
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Trapani
5.028
93,7
23,0
51,9
107.976
43,0
72,7
32,6
7.094
100,0
57,1
1,8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
588.690
14,4
40,0
11,3
1.287.219
12,4
75,3
9,3
3.650.046
9,0
58,7
8,0
2.480.839
10,8
109,2
8,3
1.102.246
19,5
117,3
16,0
2.119.477
10,8
149,6
6,1
REGIONE
Boschi alti
Provincia
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Pinete di pini mediterranei
Pinete di pino laricio
Rimboschimenti
Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa
Formazioni riparie
ES Fitomassa ES
Fitomassa
Formazioni pioniere e secondarie
ES Fitomassa ES Fitomassa
ES
Orno ostrieti
Boschi di altre latifoglie
Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
[Mg]
[%]
[Mg/ha]
[%]
-
-
-
-
-
-
-
-
785.236
16,5
66,1
13,7
-
-
-
-
11.058
100,0
88,5
1,7
-
-
-
-
10.504
53,4
22,4
21,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
777.443
10,7
55,4
7,6
-
-
-
-
11.058
100,0
88,6
1,9
-
-
-
-
-
-
-
4.349
70,7
23,0
1,2
546.922
24,7
141,6
17,6
947.613
15,8
82,4
12,4
21.549
87,4
36,4
74,8
58.285
61,3
55,2
49,9
6.834
100,0
72,4
1,2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
1.083.192 13,4
65,6
11,1
7.970
58,1
23,0
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
28.946
96,4
76,1
82,4
Messina
2.174
100,0
22,9
1,3
-
-
-
-
Palermo
2.869
100,0
23,0
1,4
-
-
-
-
16,7
105,7
12,0
127.117
33,2
67,5
22,8
76.459
38,6
57,9
26,5
9.216
100,0
97,1
1,3
145.029
25,1
40,0
18,4
1.261.886 14,7
882.006
81,8
12,1
92.917
31,1
31,6
23,7
-
-
-
-
1.453
60,8
3,8
34,8
76.857
25,4
24,7
16,3
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
341.191
20,0
53,4
16,4
25.083
58,4
49,7
38,4
-
-
-
-
-
-
-
-
9.814
47,6
16,8
22,2
Siracusa
1.037
38,0
1,2
5,5
-
-
-
-
176.671
26,5
54,4
18,7
97.831
43,3
136,3
13,3
41.106
70,6
164,8
2,0
-
-
-
-
3.451
49,9
5,6
23,9
Trapani
2.858
100,0
11,5
71,0
-
-
-
-
309.694
21,6
49,2
17,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
REGIONE
13.288
41,7
8,9
32,5
546.922
24,7
141,6
17,6
6.564.932
5,6
70,1
4,5
372.467
19,0
53,4
14,0
197.965
28,7
68,8
20,1
17.503
65,7
30,8
51,5
274.602
18,4
31,2
14,7
Tabella 10.13.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali
175
10 - Bosco: dati quantitativi - Fitomassa totale
10.13 - Fitomassa totale
10.14 Volume degli alberi morti in piedi
Eleggibili Kyoto
Provincia
Altre terre boscate
Totale
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
Agrigento
26.005
38,3
1,74
37,4
543
100,0
0,06
99,5
26.548
37,6
1,10
37,1
Caltanissetta
36.382
24,5
2,28
23,5
1.042
100,0
0,35
100,3
37.424
23,9
1,98
23,2
Catania
141.210
35,6
3,21
35,4
9.553
85,8
0,66
85,3
150.762
33,8
2,58
33,6
Enna
32.468
28,6
1,41
27,9
359
73,4
0,04
72,8
32.827
28,3
1,04
27,8
Messina
190.282
22,2
2,32
21,9
19.307
92,2
0,76
91,9
209.589
21,8
1,95
21,7
20,5
Palermo
81.537
22,2
1,56
21,8
7.630
48,2
0,23
47,9
89.167
20,7
1,05
Ragusa
6.161
44,2
0,74
43,0
2.050
69,2
0,58
67,4
8.211
37,4
0,69
36,4
Siracusa
23.843
32,5
1,77
31,3
1.300
46,0
0,07
45,5
25.142
30,9
0,81
30,5
Trapani
22.174
87,3
2,57
86,7
112
100,0
0,01
99,3
22.286
86,9
1,36
86,7
REGIONE
560.061
13,1
2,13
12,9
41.895
47,8
0,34
47,7
601.956
12,6
1,56
12,5
Tabella 10.14.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali.
Boschi alti
Provincia
Impianti di arboricoltura
Eleggibili Kyoto
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
Agrigento
26.005
38,3
1,80
37,4
-
-
-
-
26.005
38,3
1,74
37,4
Caltanissetta
35.900
24,8
2,41
23,8
482
100,0
0,47
99,3
36.382
24,5
2,28
23,5
Catania
141.210
35,6
3,24
35,3
-
-
-
-
141.210
35,6
3,21
35,4
Enna
32.468
28,6
1,45
27,9
-
-
-
-
32.468
28,6
1,41
27,9
Messina
190.282
22,2
2,33
21,9
-
-
-
-
190.282
22,2
2,32
21,9
Palermo
81.537
22,2
1,59
21,8
-
-
-
-
81.537
22,2
1,56
21,8
Ragusa
6.161
44,2
0,74
43,0
-
-
-
-
6.161
44,2
0,74
43,0
Siracusa
23.843
32,5
1,80
31,3
-
-
-
-
23.843
32,5
1,77
31,3
Trapani
22.174
87,3
2,65
86,7
-
-
-
-
22.174
87,3
2,57
86,7
REGIONE
559.579
13,1
2,16
12,9
482
100,0
0,12
100,1
560.061
13,1
2,13
12,9
Tabella 10.14.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali.
176
Boschi alti
Sugherete
Provincia
Leccete
Querceti di Rovere e Roverella
Castagneti
Faggete
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
Agrigento
Caltanissetta
-
-
-
-
1.325
60,7
0,82
55,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
947
88,0
1,49
76,6
228
100,0
1,83
2,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
40,1
Catania
36
100,0
0,04
92,4
1.900
54,3
0,57
50,7
12.071
46,2
0,89
45,5
34.725
45,1
11,59
40,4
5.933
46,2
2,92
Enna
281
100,0
0,81
88,8
60
100,0
0,48
1,8
14.069
49,8
3,88
46,9
-
0,0
-
0,0
-
-
-
-
Messina
15.841
48,0
2,62
45,9
1.194
63,9
0,78
57,2
90.861
40,2
3,54
39,6
34.043
35,6
5,80
33,0
5.021
46,4
0,52
45,0
36,4
Palermo
1.820
71,0
0,41
69,0
3.746
37,0
0,56
35,0
26.969
34,7
1,84
33,7
4.262
85,6
7,98
69,7
3.280
42,4
1,33
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
17
100,0
0,01
98,2
6.763
76,0
3,49
71,8
10.860
46,4
3,08
42,8
-
0,0
-
0,0
-
-
-
-
188
100,0
0,86
61,1
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
19.130
40,6
1,30
39,6
15.216
36,4
0,89
35,5
154.830
25,2
2,49
24,9
73.030
27,6
7,77
25,3
14.234
27,1
1,00
25,6
Trapani
REGIONE
Boschi alti
Provincia
Pinete di pini mediterranei
Pinete di pino laricio
Rimboschimenti
Formazioni riparie
Formazioni pioniere e secondarie
Orno ostrieti
Boschi di altre latifoglie
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
53,5
Agrigento
-
-
-
-
-
-
-
-
24.427
40,7
2,06
39,6
-
-
-
-
158
100,0
1,26
1,7
-
-
-
-
96
71,4
0,20
Caltanissetta
-
-
-
-
-
-
-
-
34.567
25,6
2,46
24,6
-
-
-
-
158
100,0
1,26
1,9
-
-
-
-
-
-
-
-
Catania
-
-
-
-
19.760
58,3
5,12
55,6
58.777
78,1
5,11
77,7
3.253
82,7
5,49
69,8
4.113
52,2
3,89
44,8
368
100,0
3,90
1,2
-
-
-
-
Enna
-
-
-
-
-
-
-
-
15.803
37,2
0,96
36,4
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
1.665
100,0
4,38
86,6
Messina
-
-
-
-
-
-
-
-
27.353
55,6
3,28
54,3
1.060
74,7
0,56
70,1
660
40,3
0,50
30,5
144
100,0
1,52
1,3
2.187
45,0
0,60
41,1
Palermo
-
-
-
-
-
-
-
-
19.141
35,9
1,24
35,0
20.922
63,5
7,12
60,1
-
-
-
-
217
100,0
0,57
86,6
181
58,6
0,06
54,7
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
2.871
48,9
0,45
47,5
2.797
83,0
5,54
71,2
-
-
-
-
-
-
-
-
493
59,0
0,84
37,4
Siracusa
-
-
-
-
-
-
-
-
1.181
62,2
0,36
59,1
2.906
88,2
4,05
77,8
2.116
70,6
8,48
2,0
-
-
-
-
-
-
-
-
Trapani
-
-
-
-
-
-
-
-
21.986
88,1
3,49
87,2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
REGIONE
-
-
-
-
19.760
58,3
5,12
55,6
206.107
26,5
2,20
26,3
30.938
45,3
4,43
43,4
7.203
36,6
2,50
31,6
729
61,8
1,28
46,5
4.622
42,4
0,53
41,0
Tabella 10.14.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali
177
10 - Bosco: dati quantitativi - Volume degli alberi morti in piedi
10.14 - Volume degli alberi morti in piedi
10.15 Numero di alberi morti in piedi
Eleggibili Kyoto
Provincia
Altre terre boscate
Totale
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
Agrigento
575.253
32,3
38,5
31,3
149.208
100,0
16,3
99,5
724.461
32,9
30,1
32,3
Caltanissetta
817.693
34,7
51,3
34,1
2.198
100,0
0,7
100,3
819.890
34,6
43,3
34,1
2.977.554
25,4
67,8
25,0
2.122.857
72,6
145,6
72,1
5.100.411
33,6
87,2
33,4
427.224
26,4
18,6
25,7
4.866
70,7
0,6
70,1
432.090
26,1
13,7
25,6
Messina
5.599.032
16,5
68,3
16,1
397.688
62,8
15,7
62,5
5.996.720
15,9
55,9
15,7
Palermo
3.214.262
20,3
61,5
19,9
277.006
49,7
8,4
49,5
3.491.268
19,1
41,0
18,9
Ragusa
297.759
38,3
35,8
37,0
38.994
70,5
11,0
68,7
336.753
34,9
28,4
33,8
Siracusa
446.864
41,8
33,2
40,9
172.788
78,1
9,8
77,8
619.653
37,2
20,0
36,8
Trapani
62.946
51,3
7,3
50,2
30.978
100,0
4,0
99,3
93.924
47,4
5,8
46,9
14.418.588
9,9
54,9
9,7
3.196.583
49,5
26,2
49,4
17.615.170
12,0
45,8
12,0
Catania
Enna
REGIONE
Tabella 10.15.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali.
Boschi alti
Provincia
Impianti di arboricoltura
Eleggibili Kyoto
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
Numero soggetti
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
Agrigento
575.253
32,3
39,8
31,3
-
-
-
-
575.253
32,3
38,5
31,3
Caltanissetta
767.957
36,4
51,5
35,7
49.736
100,0
48,1
99,3
817.693
34,7
51,3
34,1
2.977.554
25,4
68,3
25,0
-
-
-
-
2.977.554
25,4
67,8
25,0
427.224
26,4
19,1
25,6
-
-
-
-
427.224
26,4
18,6
25,7
Messina
5.599.032
16,5
68,4
16,1
-
-
-
-
5.599.032
16,5
68,3
16,1
Palermo
3.214.262
20,3
62,6
19,9
-
-
-
-
3.214.262
20,3
61,5
19,9
Ragusa
297.759
38,3
35,8
37,0
-
-
-
-
297.759
38,3
35,8
37,0
Siracusa
446.864
41,8
33,7
40,9
-
-
-
-
446.864
41,8
33,2
40,9
Trapani
62.946
51,3
7,5
50,2
-
-
-
-
62.946
51,3
7,3
50,2
14.368.852
9,9
55,6
9,7
49.736
100,0
12,4
100,1
14.418.588
9,9
54,9
9,7
Catania
Enna
REGIONE
Tabella 10.15.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali.
178
Boschi alti
Provincia
Sugherete
Numero
soggetti
[n]
Agrigento
Leccete
ES
Numero
soggetti
[%]
[n/ha]
ES
Numero
soggetti
[%]
[n]
Querceti di Rovere e Roverella
ES
Numero
soggetti
[n/ha]
[%]
[n]
ES
Numero
soggetti
[%]
ES
Numero
soggetti
[%]
[n/ha]
Cerrete
ES
Numero
soggetti
[%]
[n]
Castagneti
ES
Numero
soggetti
[%]
[n/ha]
ES
Numero
soggetti
[%]
[n]
Faggete
ES
Numero
soggetti
[%]
[n/ha]
ES
Numero
soggetti
ES
Numero
soggetti
ES
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
-
-
-
-
160.630
58,0
99,4
52,1
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Caltanissetta
12.573
75,9
19,7
62,3
36.687
100,0
293,6
2,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Catania
24.889
100,0
27,5
92,4
37.113
48,7
11,2
44,6
304.824
42,4
22,4
41,5
3.731
100,0
1,1
98,1
1.527.375
44,2
509,6
39,5
194.867
66,6
96,0
61,9
Enna
1.785
100,0
5,2
88,8
2.358
100,0
18,8
1,8
129.894
43,6
35,9
39,8
95.809
64,5
101,5
55,3
-
-
-
-
-
-
-
-
Messina
281.411
42,1
46,5
39,6
30.077
59,5
19,6
52,6
2.474.374
22,0
96,5
21,0
1.225.930
52,6
68,9
52,0
529.367
40,9
90,3
38,4
566.963
44,6
59,2
43,1
37,2
Palermo
128.889
69,0
29,0
66,9
363.663
41,8
54,3
40,0
1.265.373
37,6
86,2
36,6
23.558
82,4
47,1
65,6
230.339
97,7
431,4
83,2
394.709
43,3
159,6
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
21.552
100,0
10,1
98,2
215.265
62,6
111,0
57,8
162.024
78,5
46,0
76,4
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
2.346
100,0
10,7
61,1
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
473.446
32,1
32,1
30,8
845.793
26,9
49,5
25,8
4.336.489
17,2
69,8
16,7
1.349.029
48,0
59,4
47,5
2.287.081
32,5
243,4
30,5
1.156.539
28,7
81,6
27,1
Trapani
REGIONE
Boschi alti
Pinete di pini mediterranei
Provincia
Pinete di pino laricio
Rimboschimenti
48,2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
67.285
84,9
118,5
74,4
268.285
34,0
30,5
31,9
14.126
70,6
56,7
2,0
-
-
-
-
-
-
-
-
55,7
71,4
54,2
181.925
42,5
63,3
38,4
498.114
60.600
53,2
9,6
51,7
2.548.307
17,6
27,2
17,3
-
-
-
50,2
92,3
47,3
-
-
-
356.558
-
71,4
38,9
27.114
-
67,1
37,8
55,4
-
41.683
56,3
2,1
REGIONE
-
-
58,5
-
69,1
-
-
6.783
-
44,6
28,5
-
-
-
-
31,9
72,1
-
-
-
Trapani
48,1
88.725
-
89,1
-
115.883
-
89.642
-
1,3
86,6
78,4
44,9
-
37,6
18,9
177,7
26,0
-
86,6
100,0
46,3
Siracusa
46,9
100,0
166.434
-
-
100,0
3.571
-
-
-
-
17.854
7.141
115,2
-
-
-
-
18,4
78,1
24,2
Ragusa
-
76,1
67,6
338.426
32,4
38,5
-
-
-
-
34.648
37,7
50,6
373.438
-
-
-
-
-
-
-
50,5
49,1
270.170
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
80,1
-
40,8
-
Palermo
-
-
-
10,9
179.524
Messina
1,2
66.638
-
41,5
-
-
599,5
75,4
91.744
-
100,0
62,6
57,9
-
-
-
56.573
-
14,0
-
-
-
53,5
-
-
71,4
57,5
58,1
Enna
8,8
-
-
8.284
32,3
371.595
47,3
71,4
-
-
100,0
92,3
4.140
-
51,2
100,0
4.709
50,2
-
-
-
-
86,8
4.709
-
356.558
-
-
Catania
-
-
59,7
-
-
-
50,9
713.988
-
-
-
-
-
38,1
34,1
38,9
405.775
-
[%]
-
-
38,8
39,9
-
-
[n/ha]
1,9
[n/ha]
-
-
-
-
[%]
1,7
[%]
-
-
-
-
-
-
Caltanissetta
[n]
37,7
[n]
-
-
-
Agrigento
ES
[%]
37,7
[%]
[%]
[%]
[%]
[n/ha]
[%]
[n/ha]
[n]
[n/ha]
[n]
Numero
soggetti
[n]
ES
[%]
ES
[%]
ES
[n/ha]
[%]
[%]
[%]
ES
ES
Numero
soggetti ES
Boschi di altre latifoglie
Numero
soggetti
Numero
soggetti
ES
[n]
[n/ha]
[n]
Orno ostrieti
Numero
soggetti
ES
ES
ES
ES
ES
ES
Formazioni pioniere e secondarie
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Numero
soggetti
Formazioni riparie
Tabella 10.15.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali
179
10 - Bosco: dati quantitativi - Numero di alberi morti in piedi
10.15 - Numero di alberi morti in piedi
10.16 Volume delle ceppaie
Eleggibili Kyoto
Provincia
Altre terre boscate
Totale
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
Agrigento
2.373
32,4
0,16
31,4
93
100,0
0,01
99,4
2.466
31,4
0,10
30,9
Caltanissetta
2.035
21,6
0,13
20,5
29
100,0
0,01
97,7
2.064
21,3
0,11
20,5
Catania
52.479
46,6
1,19
46,4
23
72,5
-
72,0
52.502
46,6
0,90
46,5
Enna
6.207
30,9
0,27
30,2
362
86,9
0,04
86,1
6.568
29,5
0,21
29,1
Messina
49.563
18,1
0,60
17,9
18
100,0
-
99,8
49.581
18,1
0,46
18,0
Palermo
28.236
25,2
0,54
24,8
4.020
60,4
0,12
60,1
32.257
23,3
0,38
23,1
Ragusa
2.074
41,0
0,25
39,7
751
67,6
0,21
65,2
2.825
34,9
0,24
33,9
Siracusa
1.640
41,5
0,12
40,7
2.279
98,0
0,13
97,7
3.919
59,5
0,13
59,3
Trapani
871
48,5
0,10
47,4
60
100,0
0,01
99,6
931
45,9
0,06
45,4
145.478
18,6
0,55
18,6
7.635
43,9
0,06
43,8
153.113
17,8
0,40
17,8
REGIONE
Tabella 10.16.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali.
Boschi alti
Provincia
Impianti di arboricoltura
Eleggibili Kyoto
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
Agrigento
2.332
33,0
0,16
31,9
41
100,0
0,09
89,8
2.373
32,4
0,16
31,4
Caltanissetta
2.035
21,6
0,14
20,4
-
-
-
-
2.035
21,6
0,13
20,5
Catania
52.479
46,6
1,20
46,4
-
-
-
-
52.479
46,6
1,19
46,4
Enna
6.207
30,9
0,28
30,2
-
-
-
-
6.207
30,9
0,27
30,2
Messina
49.563
18,1
0,61
17,9
-
-
-
-
49.563
18,1
0,60
17,9
Palermo
28.236
25,2
0,55
24,8
-
-
-
-
28.236
25,2
0,54
24,8
Ragusa
2.074
41,0
0,25
39,7
-
-
-
-
2.074
41,0
0,25
39,7
Siracusa
1.640
41,5
0,12
40,7
-
-
-
-
1.640
41,5
0,12
40,7
Trapani
871
48,5
0,10
47,4
-
-
-
-
871
48,5
0,10
47,4
145.437
18,6
0,56
18,6
41
100,0
0,01
98,6
145.478
18,6
0,55
18,6
REGIONE
Tabella 10.16.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali.
180
Boschi alti
Provincia
Sugherete
Leccete
Querceti di Rovere e Roverella
Cerrete
Castagneti
Faggete
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
-
Agrigento
Caltanissetta
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
37
71,0
0,06
54,5
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
107
83,9
0,03
81,6
4.041
39,6
0,30
38,7
355
70,8
0,10
68,8
41.595
58,5
13,88
54,8
787
63,5
0,39
59,4
Catania
Enna
-
-
-
-
-
-
-
-
284
71,8
0,08
69,2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Messina
790
56,3
0,13
54,9
2.274
61,1
1,48
53,9
14.655
26,7
0,57
26,0
16.907
41,4
0,95
40,7
9.424
38,5
1,61
36,3
2.940
34,2
0,31
32,8
Palermo
3.671
43,8
0,83
40,5
3.192
40,7
0,48
38,5
5.967
43,9
0,41
43,1
168
70,8
0,34
50,2
124
100,0
0,23
85,8
4.056
46,5
1,64
41,4
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
372
57,2
0,63
34,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
41
100,0
0,02
98,2
624
89,0
0,32
86,8
429
71,3
0,12
69,3
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Trapani
-
-
-
-
-
-
-
-
14
100,0
0,11
1,8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
4.539
36,8
0,31
35,7
6.196
32,0
0,36
30,9
25.762
19,4
0,41
19,0
17.430
40,2
0,77
39,6
51.142
48,1
5,44
46,7
7.783
28,2
0,55
26,9
REGIONE
Boschi alti
Provincia
Pinete di pini mediterranei
Pinete di pino laricio
Rimboschimenti
Formazioni riparie
Formazioni pioniere e secondarie
Orno ostrieti
Boschi di altre latifoglie
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES Volume ES
Volume
ES
Volume ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%] [m³/ha] [%]
[m³]
[%]
[m³/ha] [%]
Agrigento
-
-
-
-
-
-
-
-
2.282
33,6
0,19
32,4
-
-
-
-
50
100,0
0,40
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
Caltanissetta
-
-
-
-
-
-
-
-
1.998
22,0
0,14
20,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Catania
-
-
-
-
1.205
43,6
0,31
39,9
4.275
52,9
0,37
52,1
92
100,0
0,16
94,0
22
57,7
0,02
51,8
-
-
-
-
-
-
-
-
Enna
-
-
-
-
-
-
-
-
5.203
35,8
0,31
35,0
720
58,1
2,08
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Messina
-
-
-
-
-
-
-
-
1.147
37,5
0,14
35,6
1.110
78,3
0,59
73,8
-
-
-
-
-
-
-
-
315
70,6
0,09
68,3
Palermo
-
-
-
-
-
-
-
-
4.728
27,8
0,31
26,6
6.219
94,6
2,12
92,4
-
-
-
-
29
66,3
0,08
43,6
84
100,0
0,03
97,9
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
630
43,8
0,10
42,2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
1.073
73,1
1,84
55,2
Siracusa
-
-
-
-
-
-
-
-
508
47,9
0,16
44,3
38
100,0
0,05
95,1
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Trapani
-
-
-
-
-
-
-
-
857
49,3
0,14
47,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
REGIONE
-
-
-
-
1.205
43,6
0,31
39,9
21.627
15,7
0,23
15,4
8.180
72,9
1,17
71,7
72
71,9
0,03
69,1
29
66,3
0,05
52,3
1.472
55,6
0,17
54,4
Tabella 10.16.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali
181
10 - Bosco: dati quantitativi - Volume delle ceppaie
10.16 - Volume delle ceppaie
10.17 Numero di ceppaie
Eleggibili Kyoto
Provincia
Altre terre boscate
Totale
Numero ceppaie
ES
Numero ceppaie
ES
Numero ceppaie
ES
Numero ceppaie
ES
Numero ceppaie
ES
Numero ceppaie
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
Agrigento
425.545
26,0
28,5
24,7
17.423
100,0
1,9
99,4
442.969
25,2
18,4
24,5
Caltanissetta
937.254
35,0
58,8
34,4
23.574
100,0
7,9
97,7
960.828
34,2
50,7
33,7
Catania
2.606.399
26,3
59,3
25,9
8.107
59,6
0,6
59,1
2.614.505
26,2
44,7
25,9
Enna
1.291.441
27,7
56,1
27,0
18.851
58,6
2,2
57,4
1.310.293
27,3
41,6
26,9
Messina
3.782.589
14,1
46,2
13,7
14.152
100,0
0,6
99,8
3.796.740
14,0
35,4
13,8
Palermo
1.710.473
17,3
32,7
16,8
153.137
39,0
4,7
38,6
1.863.610
16,2
21,9
15,9
Ragusa
117.577
31,7
14,1
30,0
22.333
64,4
6,3
62,0
139.910
28,5
11,8
27,2
Siracusa
346.294
33,2
25,8
32,2
149.566
96,1
8,5
95,8
495.860
37,0
16,0
36,7
Trapani
123.554
37,8
14,3
36,4
4.564
100,0
0,6
99,6
128.118
36,7
7,8
36,1
11.341.126
9,3
43,2
9,1
411.707
38,9
3,4
38,8
11.752.833
9,0
30,6
8,9
REGIONE
Tabella 10.17.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali.
Boschi alti
Provincia
Impianti di arboricoltura
Eleggibili Kyoto
Numero ceppaie
ES
Numero ceppaie
ES
Numero ceppaie
ES
Numero ceppaie
ES
Numero ceppaie
ES
Numero ceppaie
ES
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
Agrigento
405.907
26,8
28,1
25,6
19.639
100,0
42,5
89,8
425.545
26,0
28,5
24,7
Caltanissetta
937.254
35,0
62,8
34,3
-
-
-
-
937.254
35,0
58,8
34,4
Catania
2.606.399
26,3
59,7
25,9
-
-
-
-
2.606.399
26,3
59,3
25,9
Enna
1.291.441
27,7
57,7
27,0
-
-
-
-
1.291.441
27,7
56,1
27,0
Messina
3.782.589
14,1
46,2
13,7
-
-
-
-
3.782.589
14,1
46,2
13,7
Palermo
1.710.473
17,3
33,3
16,8
-
-
-
-
1.710.473
17,3
32,7
16,8
Ragusa
117.577
31,7
14,1
30,0
-
-
-
-
117.577
31,7
14,1
30,0
Siracusa
346.294
33,2
26,1
32,1
-
-
-
-
346.294
33,2
25,8
32,2
Trapani
123.554
37,8
14,8
36,3
-
-
-
-
123.554
37,8
14,3
36,4
11.321.487
9,3
43,8
9,1
19.639
100,0
4,9
98,6
11.341.126
9,3
43,2
9,1
REGIONE
Tabella 10.17.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali.
182
Boschi alti
Provincia
Sugherete
Numero
ceppaie
[n]
Agrigento
Leccete
ES
Numero
ceppaie
[%]
[n/ha]
ES
Numero
ceppaie
[%]
[n]
Querceti di Rovere e Roverella
ES
Numero
ceppaie
[%]
[n/ha]
ES
Numero
ceppaie
[%]
[n]
ES
Numero
ceppaie
[%]
[n/ha]
Cerrete
ES
Numero
ceppaie
[%]
[n]
Castagneti
ES
Numero
ceppaie
[%]
[n/ha]
ES
Numero
ceppaie
[%]
[n]
Faggete
ES
Numero
ceppaie
[%]
[n/ha]
ES
Numero
ceppaie
ES
Numero
ceppaie
ES
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
5.733
71,0
9,0
54,4
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Catania
-
-
-
-
40.206
63,1
12,2
60,0
537.799
55,7
39,6
55,1
63.129
78,6
18,0
77,0
1.129.440
39,4
376,9
35,8
57.652
70,3
28,4
66,9
Enna
-
-
-
-
-
-
-
-
15.413
68,2
4,3
65,5
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Messina
182.176
66,3
30,1
65,2
38.041
51,3
24,8
43,8
970.733
24,1
37,8
23,3
899.348
32,1
50,6
31,1
692.853
28,8
118,1
25,5
585.450
37,8
61,2
36,4
Palermo
87.786
33,1
19,8
28,6
235.035
43,6
35,1
41,5
302.283
35,3
20,6
34,3
7.067
74,5
14,1
55,3
7.067
100,0
13,2
85,8
239.104
53,8
96,7
48,8
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
49.235
57,2
82,9
34,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
4.081
100,0
1,9
98,2
67.844
93,6
35,0
91,5
41.937
83,1
11,9
81,2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Caltanissetta
Trapani
REGIONE
-
-
-
-
-
-
-
-
2.346
100,0
18,9
1,8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
279.776
44,5
19,0
43,7
381.125
32,7
22,3
31,7
1.919.747
20,7
30,9
20,3
969.545
30,2
42,7
29,4
1.829.361
26,7
194,7
24,8
882.206
29,4
62,3
28,1
Boschi alti
Provincia
Pinete di pini mediterranei
Pinete di pino laricio
Numero
ceppaie
ES
Numero
ceppaie
ES
Numero
ceppaie
Rimboschimenti
Numero
ES
ES
ceppaie
Numero
ceppaie
Formazioni riparie
Numero
ES
ES
ceppaie
Numero
ceppaie
ES
Formazioni pioniere e secondarie
Numero
ES
ceppaie
Numero
ceppaie
Orno ostrieti
ES
Numero
ceppaie
ES
Numero
ceppaie
Boschi di altre latifoglie
Numero
ES
ES
ceppaie
Numero
ceppaie
ES
Numero
ES
ceppaie
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
[n]
[%]
[n/ha]
[%]
Agrigento
-
-
-
-
-
-
-
-
401.198
27,1
33,8
25,5
-
-
-
-
4.709
100,0
37,7
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
Caltanissetta
-
-
-
-
-
-
-
-
931.521
35,2
66,4
34,5
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Catania
-
-
-
-
130.611
40,0
33,8
36,1
622.568
67,5
54,1
67,0
3.571
100,0
6,0
94,0
21.424
57,7
20,3
51,8
-
-
-
-
-
-
-
-
Enna
-
-
-
-
-
-
-
-
1.250.026
28,6
75,7
27,6
26.003
58,1
75,1
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Messina
-
-
-
-
-
-
-
-
363.832
59,0
43,6
57,8
39.553
49,1
21,0
41,5
-
-
-
-
-
-
-
-
10.602
50,0
2,9
47,4
Palermo
-
-
-
-
-
-
-
-
729.215
29,7
47,3
28,6
93.054
62,5
31,7
59,1
-
-
-
-
7.141
70,7
18,9
50,0
2.718
100,0
0,9
97,9
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
46.574
41,1
7,3
39,3
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
21.768
76,7
37,3
59,6
Siracusa
-
-
-
-
-
-
-
-
228.862
39,1
70,4
34,6
3.571
100,0
5,0
95,1
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Trapani
-
-
-
-
-
-
-
-
121.207
38,6
19,3
36,4
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
REGIONE
-
-
-
-
130.611
40,0
33,8
36,1
4.695.003
15,5
50,1
15,2
165.752
38,2
23,7
35,9
26.133
50,6
9,1
47,7
7.141
70,7
12,6
57,8
35.088
50,5
4,0
49,2
Tabella 10.17.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali
183
10 - Bosco: dati quantitativi - Numero di ceppaie
10.17 - Numero di ceppaie
10.18 Volume del legno morto a terra
Eleggibili Kyoto
Provincia
Altre terre boscate
Totale
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
Agrigento
62.878
54,1
4,21
53,5
-
0,0
-
0,0
62.878
54,1
2,61
53,8
Caltanissetta
46.831
30,8
2,94
30,0
142
100,0
0,05
100,3
46.972
30,7
2,48
30,1
Catania
52.564
27,9
1,20
27,6
2.150
66,5
0,15
65,9
54.714
26,9
0,94
26,7
Enna
33.746
37,7
1,47
37,2
1.999
57,5
0,23
56,4
35.745
35,7
1,13
35,3
Messina
99.575
14,1
1,21
13,7
9.166
84,7
0,36
84,5
108.741
14,7
1,01
14,5
Palermo
89.076
17,8
1,70
17,3
9.680
40,2
0,29
39,8
98.755
16,5
1,16
16,2
Ragusa
10.998
30,7
1,32
28,9
996
64,4
0,28
62,2
11.993
28,6
1,01
27,3
Siracusa
29.995
47,3
2,23
46,5
4.851
78,7
0,28
78,3
34.845
42,1
1,12
41,8
6.541
36,9
0,76
35,3
2.629
71,1
0,34
70,0
9.170
33,1
0,56
32,4
432.203
11,3
1,65
11,2
31.612
31,2
0,26
31,1
463.815
10,8
1,21
10,7
Trapani
REGIONE
Tabella 10.18.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali.
Boschi alti
Provincia
Impianti di arboricoltura
Eleggibili Kyoto
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
Agrigento
62.878
54,1
4,35
53,4
-
-
-
-
62.878
54,1
4,21
53,5
Caltanissetta
46.831
30,8
3,14
30,0
-
-
-
-
46.831
30,8
2,94
30,0
Catania
52.564
27,9
1,20
27,6
-
-
-
-
52.564
27,9
1,20
27,6
Enna
33.746
37,7
1,51
37,2
-
-
-
-
33.746
37,7
1,47
37,2
Messina
99.575
14,1
1,22
13,7
-
-
-
-
99.575
14,1
1,21
13,7
Palermo
89.076
17,8
1,74
17,3
-
-
-
-
89.076
17,8
1,70
17,3
Ragusa
10.998
30,7
1,32
28,9
-
-
-
-
10.998
30,7
1,32
28,9
Siracusa
29.962
47,4
2,26
46,5
33
95,4
0,17
30,9
29.995
47,3
2,23
46,5
6.541
36,9
0,78
35,3
-
-
-
-
6.541
36,9
0,76
35,3
432.171
11,3
1,67
11,2
33
95,4
0,01
92,9
432.203
11,3
1,65
11,2
Trapani
REGIONE
Tabella 10.18.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali.
184
Boschi alti
Provincia
Sugherete
Leccete
Querceti di Rovere e Roverella
Cerrete
Castagneti
Faggete
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
-
Agrigento
-
-
-
-
162
100,0
0,10
95,9
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
1.274
70,9
2,00
55,6
479
100,0
3,83
2,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
804
100,0
0,89
92,4
573
54,1
0,17
50,3
4.526
49,2
0,33
48,4
3.848
92,7
1,10
91,5
10.167
69,5
3,39
67,3
359
56,4
0,18
51,0
Enna
3.537
72,7
10,21
45,7
-
-
-
-
2.271
40,8
0,63
36,6
70
64,5
0,07
55,3
-
-
-
-
-
-
-
-
Messina
13.441
35,5
2,22
32,9
3.102
77,2
2,02
71,6
24.218
29,2
0,94
28,5
23.389
34,7
1,32
33,7
17.578
33,9
3,00
31,5
1.538
36,2
0,16
34,3
63,6
Caltanissetta
Catania
Palermo
9.645
36,4
2,17
32,4
15.537
50,9
2,32
49,1
14.188
38,2
0,97
37,3
1.624
70,7
3,25
50,1
31
100,0
0,06
85,8
3.396
67,5
1,37
Ragusa
-
-
-
-
326
70,4
1,31
2,2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
140
70,9
0,07
67,2
1.844
71,6
0,95
67,2
13.696
94,7
3,89
93,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
14
100,0
0,07
61,1
-
-
-
-
131
100,0
1,05
1,8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
28.853
22,8
1,96
21,0
22.024
38,1
1,29
37,2
59.029
27,0
0,95
26,6
28.931
30,9
1,27
30,1
27.777
33,3
2,96
31,8
5.294
44,7
0,37
43,7
Trapani
REGIONE
Boschi alti
Provincia
Pinete di pini mediterranei
Pinete di pino laricio
Rimboschimenti
Formazioni riparie
Formazioni pioniere e secondarie
Orno ostrieti
Boschi di altre latifoglie
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
Agrigento
-
-
-
-
-
-
-
-
62.619
54,3
5,27
53,5
-
-
-
-
97
100,0
0,78
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
Caltanissetta
-
-
-
-
-
-
-
-
45.078
31,9
3,21
31,1
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Catania
-
-
-
-
8.061
61,3
2,09
59,4
22.177
49,9
1,93
49,1
1.041
100,0
1,76
94,0
1.008
49,8
0,95
41,5
-
-
-
-
-
-
-
-
Enna
-
-
-
-
-
-
-
-
19.823
47,9
1,20
47,3
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
8.046
100,0
21,15
86,6
Messina
-
-
-
-
-
-
-
-
6.771
43,4
0,81
41,6
3.549
61,3
1,89
56,9
1.447
89,6
1,10
86,0
176
100,0
1,85
1,3
4.366
50,5
1,20
47,7
Palermo
-
-
-
-
-
-
-
-
36.193
30,1
2,35
28,9
7.809
65,5
2,66
62,2
-
-
-
-
279
66,1
0,74
43,3
372
69,7
0,12
66,7
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
6.390
42,3
1,00
40,7
3.302
56,6
6,54
36,0
-
-
-
-
-
-
-
-
980
81,7
1,68
70,0
Siracusa
635
48,3
0,76
30,1
-
-
-
-
8.997
55,8
2,77
52,4
2.492
97,1
3,47
87,7
1.934
70,6
7,76
2,0
-
-
-
-
225
63,7
0,37
46,8
Trapani
REGIONE
-
-
-
-
-
-
-
-
6.396
37,7
1,02
35,3
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
635
48,3
0,42
38,8
8.061
61,3
2,09
59,4
214.443
19,5
2,29
19,2
18.192
35,3
2,61
33,0
4.487
43,5
1,56
39,1
455
56,0
0,80
38,4
13.990
59,9
1,59
59,1
Tabella 10.18.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali
185
10 - Bosco: dati quantitativi - Volume del legno morto a terra
10.18 - Volume del legno morto a terra
10.19 Volume necromassa totale
Eleggibili Kyoto
Provincia
Altre terre boscate
Totale
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
39,4
Agrigento
91.256
40,1
6,11
39,3
635
86,6
0,07
86,0
91.892
39,9
3,81
Caltanissetta
85.248
20,2
5,35
19,1
1.213
97,6
0,40
97,9
86.460
20,0
4,56
19,1
Catania
246.253
27,1
5,61
26,7
11.726
81,0
0,80
80,5
257.979
26,1
4,41
25,9
Enna
72.421
26,3
3,15
25,5
2.719
58,8
0,32
57,8
75.140
25,4
2,38
24,9
Messina
339.420
14,3
4,14
13,9
28.491
89,6
1,12
89,4
367.911
14,9
3,43
14,6
Palermo
198.849
13,9
3,80
13,3
21.330
28,6
0,65
28,1
220.178
12,9
2,59
12,5
Ragusa
19.232
25,8
2,31
23,7
3.798
47,5
1,07
44,6
23.030
22,9
1,94
21,3
Siracusa
55.477
34,6
4,13
33,5
8.429
72,4
0,48
72,0
63.906
31,4
2,06
31,0
Trapani
29.586
65,9
3,43
65,0
2.800
66,7
0,36
65,5
32.387
60,4
1,98
60,0
1.137.742
8,9
4,33
8,8
81.142
35,5
0,66
35,3
1.218.884
8,7
3,17
8,5
REGIONE
Tabella 10.19.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali.
Boschi alti
Provincia
Impianti di arboricoltura
Eleggibili Kyoto
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
Agrigento
91.215
40,2
6,30
39,3
41
100,0
0,09
89,8
91.256
40,1
6,11
39,3
Caltanissetta
84.766
20,3
5,68
19,1
482
100,0
0,47
99,3
85.248
20,2
5,35
19,1
Catania
246.253
27,1
5,64
26,7
-
-
-
-
246.253
27,1
5,61
26,7
Enna
72.421
26,3
3,24
25,5
-
-
-
-
72.421
26,3
3,15
25,5
Messina
339.420
14,3
4,15
13,9
-
-
-
-
339.420
14,3
4,14
13,9
Palermo
198.849
13,9
3,87
13,3
-
-
-
-
198.849
13,9
3,80
13,3
Ragusa
19.232
25,8
2,31
23,7
-
-
-
-
19.232
25,8
2,31
23,7
Siracusa
55.445
34,6
4,18
33,5
33
95,3
0,17
30,9
55.477
34,6
4,13
33,5
Trapani
29.586
65,9
3,54
65,0
-
-
-
-
29.586
65,9
3,43
65,0
1.137.186
8,9
4,40
8,8
556
87,2
0,14
87,0
1.137.742
8,9
4,33
8,8
REGIONE
Tabella 10.19.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali.
186
Boschi alti
Provincia
Sugherete
Leccete
Querceti di Rovere e Roverella
Cerrete
Castagneti
Faggete
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
-
Agrigento
-
-
-
-
1.486
64,4
0,92
58,9
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
2.257
75,9
3,54
62,0
708
100,0
5,66
2,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
840
95,8
0,93
87,8
2.580
43,0
0,78
38,4
20.638
31,9
1,52
30,8
4.476
84,7
1,28
83,3
86.487
34,7
28,86
28,5
7.080
40,6
3,49
33,5
Enna
3.817
71,5
11,02
44,7
60
100,0
0,48
1,8
16.624
43,8
4,59
40,3
661
64,5
0,70
55,3
-
-
-
-
-
-
-
-
Messina
30.072
30,4
4,97
27,1
6.570
52,8
4,28
44,3
129.734
30,0
5,06
29,3
52.214
23,8
2,94
22,4
61.045
27,5
10,41
24,1
9.500
27,6
0,99
25,4
Palermo
15.136
34,2
3,40
29,8
22.475
36,0
3,35
33,4
47.125
28,2
3,21
27,0
2.791
70,7
5,58
50,0
4.417
83,4
8,27
66,9
10.732
39,8
4,34
33,3
Ragusa
-
-
-
-
326
70,4
1,31
2,2
372
57,2
0,63
34,0
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Siracusa
198
55,3
0,09
50,9
9.231
70,0
4,76
65,6
24.984
65,9
7,10
63,4
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
202
100,0
0,92
61,1
-
-
-
-
145
100,0
1,17
1,8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
52.522
21,0
3,57
19,0
43.436
25,4
2,54
24,0
239.621
18,9
3,85
18,5
60.142
21,8
2,65
20,7
151.949
22,8
16,17
20,0
27.312
21,2
1,93
19,2
Caltanissetta
Catania
Trapani
REGIONE
Boschi alti
Provincia
Pinete di pini mediterranei
Pinete di pino laricio
Rimboschimenti
Formazioni riparie
Formazioni pioniere e secondarie
Orno ostrieti
Boschi di altre latifoglie
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume
ES
Volume ES
Volume
ES
Volume ES
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha]
[%]
[m³]
[%]
[m³/ha] [%]
[m³]
[%]
[m³/ha] [%]
Agrigento
-
-
-
-
-
-
-
-
89.328
41,0
7,52
39,9
-
-
-
-
305
100,0
2,44
1,7
-
-
-
-
96
71,4
0,20
53,5
Caltanissetta
-
-
-
-
-
-
-
-
81.643
21,1
5,82
19,8
-
-
-
-
158
100,0
1,26
1,9
-
-
-
-
-
-
-
-
Catania
-
-
-
-
29.026
46,7
7,52
43,5
85.229
67,5
7,41
67,0
4.386
72,0
7,40
58,5
5.143
51,2
4,87
43,6
368
100,0
3,90
1,2
-
-
-
-
Enna
-
-
-
-
-
-
-
-
40.828
35,5
2,47
34,7
720
58,1
2,08
1,7
-
-
-
-
-
-
-
-
9.711
100,0
25,52
86,6
Messina
-
-
-
-
-
-
-
-
35.271
51,0
4,23
49,5
5.719
49,6
3,04
43,4
2.107
64,0
1,59
58,7
320
100,0
3,37
1,3
6.869
43,5
1,89
39,9
Palermo
-
-
-
-
-
-
-
-
60.062
22,7
3,89
21,1
34.951
50,0
11,90
45,6
-
-
-
-
524
71,5
1,38
51,2
637
47,1
0,20
42,4
Ragusa
-
-
-
-
-
-
-
-
9.890
35,7
1,55
33,7
6.098
52,1
12,09
29,1
-
-
-
-
-
-
-
-
2.546
61,8
4,36
42,1
Siracusa
635
48,3
0,76
30,1
-
-
-
-
10.686
49,8
3,29
46,0
5.436
91,7
7,57
81,7
4.050
70,6
16,24
2,0
-
-
-
-
225
63,7
0,37
46,8
Trapani
-
-
-
-
-
-
-
-
29.239
66,7
4,65
65,4
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
635
48,3
0,42
38,8
29.026
46,7
7,52
43,5
442.177
17,6
4,72
17,4
57.309
33,1
8,21
30,4
11.763
35,1
4,09
29,7
1.212
50,7
2,13
30,2
20.084
51,2
2,28
50,2
REGIONE
Tabella 10.19.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali
187
10 - Bosco: dati quantitativi - Volume necromassa totale
10.19 - Volume necromassa totale
Sistema informativo Forestale Regionale
11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario
11. Ulteriori informazioni
desumibili dall’Inventario
11.1 Formazioni arboree
fuori foresta. Boschetti e
formazioni forestali lineari
Oltre alle formazioni forestali propriamente dette, e definite sulla base di standard internazionali
(FRA 2000), nell’ambito dell’inventario forestale
sono state indagate anche quelle formazioni arboree ed arbustive, di limitate dimensioni ed ubicate negli ambienti più antropizzati, che vengono
indicate come “Alberi fuori foresta”.
Si tratta generalmente di piccoli popolamenti di
alberi e arbusti disposti in gruppi (boschetti) o in
siepi e filari (formazioni lineari) a cui viene attribuita sempre maggiore importanza, sia in relazione
alla caratterizzazione di molti paesaggi agrari dei
quali costituiscono l’elemento identitario di maggiore rilevanza, sia in funzione della conservazione e della tutela della biodiversità ecologica.
In Sicilia gli ambiti agricoli occupano più della
metà della superficie regionale e sono in grado, se
opportunamente pianificati e gestiti, di salvaguardare al loro interno alcuni elementi di naturalità,
quali relitti boscati (di dimensioni spesso esigue)
e corridoi vegetati (siepi e filari, alberature, frangivento, ecc.), che possono svolgere l’importante
funzione di conservazione e rifugio di biodiversità
animale e vegetale e di connessione ecologica tra
elementi a maggiore grado di naturalità.
L’importanza di queste formazioni è già stata
188
messa in luce per la Sicilia da diversi studi, che
tuttavia hanno preso in esame soltanto porzioni
limitate del territorio regionale.
Sebbene con questa indagine sia stata indagata
per la prima volta tutta la Regione, occorre tuttavia precisare che nell’ambito della categoria degli
“Alberi fuori foresta” sono stati presi in esame
soltanto i “boschetti” e le “formazioni lineari”,
mentre non è stata investigata la categoria degli
“alberi sparsi”, di quegli alberi forestali, cioè, che
si riscontrano disseminati nelle coltivazioni agricole, nei pascoli e nei terreni incolti.
In Italia ricerche analoghe, per dimensione territoriale, sono state realizzate nella pianura lombarda, per indagare i filari di piante da legno , ed in
quattro regioni dell’Italia centrale: Lazio, Marche,
Toscana, Umbria, in cui, con un procedimento
per alcuni aspetti molto simile a quello adottato
in quest’indagine, sono stati presi in esame i boschetti e le formazioni lineari .
Con il presente lavoro ci si è proposti di quantificare la consistenza, in termini di numerosità e
di superficie, di queste formazioni, demandando
ad un successivo approfondimento la raccolta di
dati sugli aspetti compositivi ed ecologici che le
caratterizzano. Se da un lato esse costituiscono
argomento di studio e rappresentano un fattore
importante ed un obiettivo in numerosi esempi di
pianificazione a tutte le scale, dall’altra presentano
ancora numerose carenze conoscitive, soprattut-
to quando occorre stabilire nel dettaglio criteri di
riqualificazione di elementi della rete ecologica a
scale locali.
Foto 11.1.1
Standard di riferimento
Secondo il sistema di nomenclatura adottato le formazioni forestali fuori foresta indagate sono classificate sulla base dei seguenti standard di riferimento:
• boschetti: gruppi di alberi con una superficie
compresa tra 500 e 5.000 m2 e larghezza minima superiore ai 20 m;
• formazioni forestali lineari: fasce boscate o filari alberati costituiti da almeno tre piante con
larghezza compresa tra 3 e 20 m e lunghezza
di almeno 20 m.
Per maggior chiarezza occorre precisare che
nell’ambito della presente indagine il termine
“formazione forestale lineare” è stato utilizzato
per comprendere tutti i corridoi vegetati arborei
e/o arbustivi di forma lineare che possono essere di volta in volta denominati “siepi”, “filari”,
“alberature”, “fasce”, ecc., presenti nei paesaggi
agricoli e pastorali. Sono state invece escluse le
alberature urbane e i boschetti inclusi nelle aree
verdi urbane adibite ad usi ricreativi.
Schema di campionamento e stimatori
statistici
L’indagine si è avvalsa della prima fase del campionamento dell’Inventario Forestale Regionale.
Foto 11.1.2
Sono stati presi in esame tutti i punti di campionamento classificati come incluso di “formazioni
forestali”, nell’ambito delle classi di uso del suolo
diverse dalla “3.1” (formazioni forestali) e classificati sulla base degli standard di riferimento come
“boschetti” o “formazioni forestali lineari”:
• Boschetti vengono considerati tutti i punti di
sondaggio classificati come “Boschetto incluso nel non bosco”, secondo le modalità del
protocollo INFC (Foto 11.1.1). Per ogni boschetto afferente a un punto inventariale è
stata eseguita la misurazione della superficie
BOX
Gli algoritmi utilizzati per la stima dei parametri statistici oggetto d‘interesse sono di seguito riportati.
Risultati
I risultati delle elaborazioni statistiche dei boschetti
e delle formazioni forestali lineari in Sicilia sono riportati nelle Tabelle 11.1.1 e 11.1.2.
Complessivamente i boschetti e le formazioni lineari occupano in Sicilia una superficie di 20.025
ha. La presenza di formazioni lineari è nettamente prevalente: mentre i boschetti interessano una
superficie pari a 8.450 ha, le formazioni lineari si
estendono su 11.575 ha. Tali valori corrispondono
rispettivamente allo 0,32% e allo 0,45% dell’intera
superficie territoriale analizzata.
Il maggior numero di boschetti è stato rilevato
nella provincia di Palermo, dove ben 109 punti di
sondaggio sono ricaduti in questo tipo d’incluso
nel non bosco, con un numero totale di boschetti
stimato pari a 18.007. La provincia di Palermo è
seguita da quella di Agrigento e di Trapani in cui
rispettivamente 57 e 52 punti di sondaggio sono
ricaduti su boschetti inclusi nel non bosco, per un
numero totale di boschetti stimato pari rispettivamente a 8.015 e 6.826.
Il maggior numero di formazioni forestali lineari è
stato riscontrato, sempre, nella provincia di Palermo, dove 121 punti di sondaggio sono ricaduti in
questo tipo d’incluso nel non bosco, con un numero totale di formazioni lineari pari a 22.636 e una
lunghezza stimata totale di 3.165 km. Seguono le
province di Agrigento e di Trapani, in cui rispettivamente 83 e 70 punti di sondaggio sono ricaduti
in formazioni forestali lineari incluse nel non bosco,
per un numero totale di formazioni lineari stimate
pari rispettivamente a 16.008 e 13.231 e una lunghezza totale stimata di 1.976 km e 1.966 km.
S = insieme di boschetti inclusi nel campione; aj = superficie del j-esimo boschetto incluso nel campione, in ha)
Varianza del numero totale di boschetti =
Superficie totale dei boschetti (ha) =
(con nb = numero di punti di sondaggio ricadenti in boschetti)
Varianza della superficie totale dei boschetti =
Formazioni forestali lineari
Numero totale di formazioni forestali lineari =
(con: S = insieme di formazioni forestali lineari incluse nel campione;
aj = superficie della j-esima formazione forestale lineare inclusa nel campione, in ha)
Varianza del numero totale di formazioni lineari =
Superficie totale delle formazioni forestali lineari (ha) =
forestali lineari)
(con nfl = numero di punti di sondaggio ricadenti in formazioni
Varianza della superficie totale delle formazioni forestali lineari =
Lunghezza totale delle formazioni forestali lineari (m) =
campionata, in m)
(con lj = lunghezza della j-esima formazione forestale lineare
Varianza della lunghezza totale delle formazioni forestali lineari =
n. punti
n. totale
formazioni
lineari
sup. totale
formazioni
lineari (ha)
lunghezza
totale
formazioni
lineari (m)
errore standard
di n. formazioni
lineari (%)
AG
83
16.008
2.075
1.976.500
13,1
11,0
11,4
CL
37
7.172
925
879.855
18,8
16,4
17,1
18,9
CT
46
10.402
1.150
1.115.239
16,0
14,7
15,4
18,3
EN
25
4.986
625
529.083
23,1
20,0
20,9
21,4
18,0
ME
24
6.337
600
591.789
21,8
20,4
21,1
2.725
11,6
9,6
PA
121
22.636
3.025
3.164.902
10,9
9,1
9,6
175
41,7
37,8
RG
22
6.046
550
577.951
23,0
21,3
22,1
2.770
300
34,0
28,9
SR
35
7.084
875
898.268
19,8
16,9
17,8
6.826
1.300
17,2
13,9
TP
70
13.231
1.750
1.966.244
13,9
11,9
12,6
55.783
8.450
6,5
5,4
Totale
463
93.901
11.575
11.699.831
5,4
4,6
4,9
n. punti
n. totale
boschetti
sup. totale
boschetti (ha)
errore standard di num.
boschetti (%)
errore standard di sup.
boschetti (%)
AG
57
8.015
1.425
15,2
13,2
CL
12
2.663
300
31,8
28,9
CT
28
5.127
700
21,7
EN
30
5.123
750
20,1
ME
31
5.597
775
PA
109
18.007
RG
7
1.654
SR
12
TP
52
Totale
338
Provincia
(con: R = superficie totale della griglia, in ha; n = numero totale di celle della griglia;
Tabella 11.1.1 - Parametri statistici stimati per i boschetti in Sicilia.
Provincia
errore standard
di sup.
formazioni
lineari (%)
errore standard
di lungh.
formazioni
lineari (%)
Tabella 11.1.2 - Parametri statistici stimati per le formazioni forestali lineari in Sicilia.
189
11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario
su ortofoto digitale.
• Formazioni Forestali lineari vengono considerati
tutti i punti di sondaggio classificati come “Formazione forestale lineare inclusa nel non bosco”, secondo le modalità del protocollo INFC
(Foto 11.1.2). Per ogni formazione lineare afferente a un punto inventariale è stata eseguita la
misurazione della lunghezza e della superficie
su ortofoto digitale.
Boschetti
Numero totale di boschetti =
Sistema informativo Forestale Regionale
11.2 Boschi vetusti
Lo studio preliminare sui boschi vetusti in Sicilia
ha riguardato l’individuazione delle formazioni
forestali che non hanno subito significativi processi di disturbo e che, non essendo state utilizzate per un periodo sufficientemente lungo, allo
stato attuale si presentano come formazioni
potenzialmente vetuste (formazioni prossimonaturali).
La fase iniziale del lavoro ha messo a fuoco gli
attributi di valutazione del grado di vetustà. A tal
fine è stata consultata la bibliografia scientifica,
nazionale ed estera, individuando una serie di criteri di scelta adattabili alla specificità del territorio
siciliano. In particolare i criteri presi in considerazione per l’individuazione dei boschi vetusti sono:
a) abbondanza di alberi vetusti; b) grado di naturalità delle specie arboree e dello strato erbaceo
ed arbustivo; c) complessità strutturale; d) presenza di elevate quantità di biomassa morta, in piedi
ed a terra; e) ricchezza di habitat ed eventuale
presenza di significativi segni dell’attività umana.
Il grado di vetustà della componente arborea è
stato valutato attraverso una stima sintetica a vista dell’età approssimativa delle piante, basandosi soprattutto sull’accrescimento diametrico e cercando di tener conto degli accrescimenti stentati
nelle stazioni con condizioni ecologiche estreme
o difficili.
La complessità fisionomica e strutturale della
componente arborea è stato un altro attributo
fondamentale a cui si è fatto riferimento, cercando comunque di adattarlo alla specificità delle
formazioni forestali indagate (ad esempio leccete
o faggete monospecifiche in condizioni di vetustà
su substrati costituiti da calcarei dolomitici).
190
11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario
Gli altri attributi hanno consentito di raccogliere
informazioni sulla complessità delle catene trofiche e sul grado di biodiversità animale e vegetale: presenza di legno morto (a terra o in piedi),
abbondanza di humus, consistenza e composizione dello strato arbustivo ed erbaceo, presenza
di licheni.
Preliminarmente all’indagine in campo è stata
effettuata una raccolta di informazioni sulla localizzazione e sulle caratteristiche generali delle formazioni forestali indicate come vetuste, utilizzando diverse fonti (pubblicazioni scientifiche, piani
di gestione, carte dell’uso del suolo, segnalazioni
di operatori forestali e di studiosi del settore forestale e botanico).
A tal fine, fondamentale è stata anche l’acquisizione di informazioni dalla banca dati del recente Inventario Forestale della Regione Siciliana. In
particolare sono stati individuati, in seno alla maglia inventariale dell’intero territorio siciliano, tutti
i punti in cui l’attributo dell’età del soprassuolo
forestale è risultato superiore a 60 anni.
Questa distribuzione dei punti inventariali è stata
poi confrontata con altri dati del Sistema Informativo Forestale Regionale, provenienti sia direttamente dalla banca dati dell’Inventario sia da altri
strati informativi (Carta Forestale ed altre carte
tematiche), allo scopo di acquisire ulteriori informazioni utili a verificare l’idoneità dei suddetti
popolamenti alle condizioni di vetustà.
Il lavoro di ricognizione si è concretizzato successivamente nella realizzazione di un elenco dei
probabili boschi vetusti, attraverso un controllo di
massima delle informazioni acquisite su cartografia e ortofoto in ambiente GIS.
La verifica in campo dei punti segnalati ha per-
Figura 11.2.1 - Localizzazione dei boschi vetusti sul territorio siciliano.
messo di acquisire informazioni stazionali, ecologiche e fisionomico-strutturali, al fine di valutare
l’effettiva significatività su ciascun sito indagato
degli indicatori di vetustà considerati.
La verifica in campo è stata condotta tramite la
compilazione di una scheda la quale ha permesso
di raccogliere, oltre alle informazioni sopra accennate, notizie storiche sui boschi, presenza di
emergenze naturalistiche, danni, segni di utilizzazioni, ecc. Le informazioni cartografiche e testuali
sono state integrate da un’ampia documentazione fotografica, che si è rivelata fondamentale per
la comprensione di alcuni aspetti riportati nella
scheda. Successivamente alla compilazione delle
schede si è proceduto alla delimitazione del perimetro d’interesse tramite GPS. L’elaborazione dei
dati ha previsto la restituzione cartografica delle
perimetrazioni acquisite in campo tramite GPS,
nonché la verifica e l’integrazione di questi dati
con le informazioni territoriali provenienti dal SIT
N
1
Denominazione
Sughereta di Niscemi
Località
C.da Pisciotto
al di sotto dei 10 ettari. L’intera superficie indagata
ricade all’interno di parchi regionali (48%) o di riserve naturali orientate (52%) ed è inoltre ricompresa nei siti della Rete Natura 2000 (SIC e ZPS).
Da un punto di vista ecologico i boschi vetusti si
collocano in prevalenza in una fascia altimetrica
compresa tra 1.000 e 1.500 metri s.l.m. del piano
meso e supramediterraneo, su substrati prevalentemente arenacei o arenaceo-argillosi.
I tipi forestali a cui afferiscono questi boschi rientrano principalmente nelle categorie delle faggete
(Faggeta dei substrati silicatici e Faggeta mesofila
calcifila), con una superficie complessiva di circa
224 ettari. La restante superficie riguarda soprat-
Comune e Provincia
Niscemi (CL)
Foto 11.2.1 - Popolamento vetusto di agrifogli a “Piano
Pomo” sulle Madonie.
Tipologia forestale
Superficie (ha)
Foto 11.2.2 - Esemplari vetusti di sughera nel Bosco di
Santo Pietro nei pressi di Caltagirone (CT).
Aree protette
ZPS
SIC
x
Sughereta termomediterranea costiera
8,75
Riserva naturale o Parco regionale
RNO Sughereta di NIscemi
2
Pineta Ragabo
Piano Pernicana
Linguaglossa (CT)
Pineta superiore di pino laricio
95,20
x
Parco Regionale dell'Etna
3
Querceto di Monte Arso
Monte Arso
Bronte (CT)
Querceto xerofilo di roverella dei substrati silicatici
9,98
x
x
Parco Regionale dell'Etna
4
Bosco di Santo Pietro
C.da Molara
Caltagirone (CT)
Sughereta termomediterranea costiera
5,09
x
RNO Bosco di Santo Pietro
5
Faggeta di Monte Colla
Monte Colla
Randazzo (CT)
Faggeta mesofila dei substrati silicatici
7,20
x
x
Parco Regionale dei Nebrodi
6
Cerreta di Sant'Antonio
C.da S.Antonio
Capizzi (ME)
Cerreta montana
29,97
x
x
Parco Regionale dei Nebrodi
7
Bosco della Tassita
Monte Pomiere
Caronia (ME)
Faggeta mesofila dei substrati silicatici
22,81
x
Parco Regionale dei Nebrodi
192,38
x
RNO Bosco di Malabotta
6,10
x
x
RNO Monte Carcaci
8
Bosco di Malabotta
C.da Faggita
Montalbano Elicona (ME)
Faggeta mesofila dei substrati silicatici
9
Monte Carcaci
Monte Carcaci
Castronovo di Sicilia (PA)
Querceto mesoxerofilo di roverella
10
Bosco Granza
Bosco Granza
Sclafani Bagni (PA)
Sughereta interna
12,48
x
RNO Bosco della Favara e Bosco Granza
11
Bosco di Orippotto
C.da Montaspro
Isnello (PA)
Lecceta mesoxerofila
31,12
x
x
Parco Regionale delle Madonie
12
Bosco di Pomieri
C.da Pomieri
Petralia Sottana
Querceto di rovere
6,54
x
x
Parco Regionale delle Madonie
13
Bosco comunale di Monticelli
C.da Bosco
Castelbuono
Lecceta mesoxerofila
5,19
x
x
Parco Regionale delle Madonie
14
Faggeta di Cozzo Luminario
Cozzo Luminario
Castelbuono
Faggeta mesofila calcifila
1,86
x
x
Parco Regionale delle Madonie
15
Agrifogli di Piano Pomo
Piano Pomo
Petralia Sottana
Formazioni ad agrifoglio
2,84
x
x
Parco Regionale delle Madonie
16
Bosco di Gibilmanna
C.da Pianetti
Gratteri
Querceto xerofilo di roverella dei substrati silicatici
13,81
x
x
Parco Regionale delle Madonie
17
Bosco del Fanuso
C.da Fanuso
Godrano
Querceto mesoxerofilo di roverella
4,89
x
x
RNO Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra…
18
Bosco di Calatamauro
S Maria del Bosco
Contessa Entellina
Lecceta xerofila mesomediterranea
15,30
x
x
RNO Monte Genuardo e Santa Maria del Bosco
Tabella 11.2.1 - Estensione delle principali unità di paesaggio della Regione.
191
11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario
della Regione Siciliana (vincoli, bioclima, geologia
ecc.).
Sul totale dei 25 siti sottoposti a indagine, 18 sono
stati considerati idonei ad essere inseriti nella lista
di questa verifica preliminare sui boschi vetusti della Sicilia (Tabella 11.2.1).
I boschi selezionati sono localizzati quasi esclusivamente nell’ambito dei principali complessi montuosi siciliani (Figura 11.2.1), ragion per cui anche
da un punto di vista amministrativo si registra una
concentrazione su poche province (soprattutto Palermo e Catania). La superficie di questi boschi, con
l’eccezione di pochi, come la Pineta Ragabo o il Bosco di Malabotta, è contenuta, con valori sovente
Sistema informativo Forestale Regionale
tutto i querceti caducifogli del piano montano
(Cerrete e Querceti di Rovere), i querceti caducifogli di Roverella e i querceti sempreverdi (Leccete e
Sugherete), con superfici rispettivamente di 36, 78
e 35 ettari (Grafico 11.2.1). Dall’analisi delle caratteristiche selvicolturali è emerso che non tutti i siti
esaminati si configurano come formazioni forestali
vetuste, bensì più propriamente come popolamenti
o gruppi di alberi vetusti (vedi ad esempio il Querceto di Monte Arso gli Agrifogli di Piano Pomo)
che, comunque, sono stati inseriti nel presente studio in attesa di meglio definire una metodologia
d’indagine e classificazione delle formazioni vetuste adattata alla specificità del territorio siciliano. Le
formazioni indagate sono inoltre, da un punto di
vista strutturale, costituite da fustaie o da soprassuoli transitori, prevalentemente a struttura biplana o raramente pluristratificata, con composizione
mono o plurispecifica. Le specie arboree riscontrate
risultano in gran parte ecologicamente coerenti. La
composizione dello strato arbustivo ed erbaceo si è
rivelata sovente ricca di specie di pregio e di note-
vole interesse fitogeografico, soprattutto per i siti
individuati lungo la dorsale settentrionale dell’Isola
(Madonie e Nebrodi). Gli altri attributi rilevati hanno fornito indicazioni sul funzionamento ecologico, sul grado di biodiversità e sull’intensità della
pressione antropica. L’analisi qualitativa condotta
ha evidenziato che le formazioni indagate presentano, in linea generale e sia pur con significative
differenze tra i vari siti, un buon grado di funzionalità ecologica, tale da permettere l’insediamento
di comunità vegetali ed animali più esigenti in termini di qualità e stabilità delle condizioni ecologiche (varie specie di licheni, vertebrati e invertebrati
legati a particolari habitat, ecc.). Si ritiene pertanto
che queste formazioni, pur non presentando all’attualità un elevato grado di vetustà, mostrino per
alcune caratteristiche strutturali e funzionali, quali
l’età media del soprassuolo arboreo, la complessità e integrità della vegetazione, le caratteristiche
ecologiche e il basso livello di disturbo antropico,
condizioni di avviamento alla vetustà (formazioni
potenzialmente vetuste).
Grafico 11.2.1 - Distribuzione dei boschi vetusti per tipo forestale.
192
11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario
Foto 11.2.3 - Suggestivo scorcio del Bosco della Tassita nei pressi di Caronia sui Nebrodi. In primo piano
alcuni esemplari vetusti di faggio, acero montano e
tasso.
Foto 11.2.4 - Faggeta nei pressi di Cozzo Luminario in
territorio di Castebuono (PA).
Foto 11.2.5 - I “Patriarchi” del Bosco di Malabotta, nei
pressi di Montalbano Elicona (ME).
Foto 11.2.6 - Monumentale esemplare di leccio nel
Bosco di Orippotto sulle Madonie.
Premessa
Il fenomeno degli incendi boschivi rappresenta
il più grave fattore perturbativo delle coperture
forestali. Ciò vale particolarmente per la realtà
siciliana.
Il passaggio del fuoco determina effetti che variano nella loro tipologia, intensità e collocazione. In numerosi casi, a seguito degli incendi, si
verifica una sostanziale variazione della copertura
forestale. È di grande interesse conoscere tale
aspetto. Si tratta di trasformazioni improvvise,
che, nel volgere di breve tempo, fanno cambiare
la consistenza della copertura forestale in termini
quantitativi e qualitativi.
La variazione di copertura forestale che si
verifica a seguito dell’incendio può avere durata temporale assai diversificata a seconda delle
situazioni. Questi aspetti devono essere approfonditi essenzialmente in due direzioni: la prima
è relativa alla conoscenza dell’andamento degli
eventi, la seconda è rapportata alla modalità con
la quale la copertura forestale si ricostituisce.
Per l’andamento degli eventi si può fare un primo
riferimento alle statistiche che corredano il piano
AIB redatto dalla Regione secondo quanto stabilito dalla Legge Quadro Nazionale 353 del 2000.
Nel piano si riportano gli andamenti degli incendi e la loro collocazione temporale e spaziale sul
territorio; inoltre si dispone che tali dati vengano
annualmente aggiornati.
Tuttavia, affinché queste informazioni siano
complete, si richiede un approfondimento che
vada oltre quanto può emergere dalla statistica
descrittiva: serve infatti una descrizione inven-
tariale di dettaglio, poiché l’effettiva risposta al
passaggio del fuoco è offerta dall’insieme delle
caratteristiche che il bosco e la copertura forestale in genere assumono in tempi sufficientemente
lunghi. Questa affermazione può essere meglio
apprezzata se si considerano i numerosi fattori di
variabilità dell’andamento degli incendi. Tra un
anno e quello successivo, nel susseguirsi di andamenti meteorologici differenti, si assiste infatti ad
una variazione notevole del numero degli eventi
e della superficie che essi percorrono. Ogni anno
rappresenta un caso particolare. Le espressioni di
statistica descrittiva - come superficie media, mediana, massima e minima - esprimono un andamento che può delineare alcune scelte operative
e pianificatorie; tuttavia non possono essere sufficienti per la comprensione totale del fenomeno.
È noto infatti che, a fronte di eventi più numerosi,
spesso si hanno anche maggiori superfici unitarie
percorse; ad esse corrisponde una maggiore severità degli eventi stessi.
Pertanto, in corrispondenza di anni con incendi
estesi, si riscontrano danni più che proporzionali
al crescere della superficie percorsa.
Vi è poi un altro fattore di variabilità legato alla
tipologia di copertura colpita e alla sua capacità
di recuperare i traumi subiti. Infatti, a parità di
superficie, si verificano situazioni assai differenti a
seconda che siano colpite coperture resilienti o
resistenti (Box 1). In queste ultime, spesso, fronti
di fiamma di bassa intensità non creano alcun effetto dannoso; per contro, se si verifica un incendio di chioma, si determinano conseguenze assai
gravi e durature. Nelle coperture resilienti, invece,
anche eventi di basa severità, caratterizzati da intensità lineare contenuta, possono determinare
l’eliminazione totale del soprassuolo, anche se, in
questo caso, si può verificare una veloce ricostituzione naturale, che in tempo relativamente breve
riporta la copertura allo stato originale.
Tutte queste considerazioni evidenziano l’elevata
variabilità degli eventi nel tempo, nello spazio e
nelle conseguenze. Ciò comporta la necessità di
approfondire il livello conoscitivo anche attraverso le indagini inventariali, che possono divenire
strumento di base per la pianificazione.
Per attuare la descrizione delle coperture e degli
effetti conseguenti al passaggio del fuoco si può
fare ricorso a vari strumenti. Tra questi può risultare particolarmente utile il metodo che descrive i
parametri fisico-chimici dei combustibili in funzione dei quali si sviluppa il fronte di fiamma. è utile,
BOX 1 - Resistenza e resilienza al
passaggio del fuoco
Il termine resilienza, in ecologia, indica la capacità di un
ecosistema di recuperare la fisionomia e la funzionalità originarie dopo un disturbo.
Nel caso degli incendi, risultano resilienti quelle formazioni
vegetali che possono essere danneggiate o completamente
distrutte, nella parte epigea, da fronti di fiamma anche di non
elevata intensità, ma che sono in grado di ricostituirsi velocemente attraverso ricaccio vegetativo, veloce e vigoroso.
Le formazioni della macchia mediterranea, ad esempio, costituiscono un tipo di vegetazione resiliente.
La resistenza indica invece la capacità di tollerare, senza eccessivi danni, fronti di fiamma anche abbastanza intensi, purché al di sotto di una soglia limite, oltre la quale si determina, al
contrario, la morte di gran parte delle piante che non sono più
in grado di rigenerarsi né per via vegetativa, né per via gamica.
La sughera e il larice costituiscono esempi di specie resistenti.
193
11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario
11.3 Incendi boschivi
Sistema informativo Forestale Regionale
inoltre, individuare le correlazioni tra i vegetali intesi
esclusivamente come combustibili e la tipologia forestale. In tale modo viene assicurato il legame tra
l’aspetto puramente fisico del passaggio del fuoco,
le sue conseguenze e le peculiarità bio-ecologiche
delle formazioni forestali. Il collegamento tra questi aspetti, reso evidente dalle indagini inventariali,
crea un patrimonio conoscitivo funzionale a scelte
di pianificazione che indicano non solo il carattere di priorità degli interventi di prevenzione e di
estinzione, ma fanno emergere altre possibili scelte
programmatiche più avanzate. La conoscenza delle
conseguenze che emerge dalle indagini inventariali
può così indirizzare il piano verso il fire management, che consente di modulare gli interventi in
rapporto alle peculiari esigenze forestali del luogo
in cui si sviluppa il fuoco.
11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario
BOX 2 - il rilievo dei danni da incendio.
Il rilievo dei danni da incendio all’interno della metodologia
IFRS, costituisce uno degli elementi valutati per la definizione
dello stato fitosanitario del soprassuolo.
Per ciascun punto l’area di indagine si estende per 2.000 m2
e la quantificazione dei danni da incendio, nei casi in cui il soprassuolo non è stato completamente distrutto, si basa sulla
stima visiva della sua diffusione rispetto alla superficie d’insidenza delle specie arboree e arbustive.
I danni diffusi su meno del 30% della superficie di insidenza
delle specie prevalenti sono considerati di moderata entità e
non vengono ulteriormente dettagliati, mentre quando la diffusione supera il 30% si distinguono una soglia di media entità
(fino al 60%) e una di elevata entità (oltre il 60%).
In merito alla localizzazione dei danni si distinguono due casi:
danni prevalentemente a carico del sottobosco e danni prevalentemente a carico del soprassuolo.
La metodologia prevede anche l’indicazione della specie più
danneggiata, che molto spesso corrisponde alla specie più abbondante e caratterizzante le singole categorie forestali.
Andamento degli eventi
I dati del Piano Operativo Antincendio Boschivo
della Regione (anno 2009), relativi al triennio 20062008, evidenziano forti oscillazioni nell’entità della superficie annualmente percorsa dagli incendi
(Tabella 11.3.1). Nel 2006 la superficie forestale
percorsa dal fuoco si è attestata sui 4.700 ettari,
mentre nel 2007 è salita a oltre 15.400 ettari. Analogamente la superficie non forestale (pascoli, aree
agricole) percorsa da incendi è passata dagli 8.800
ettari del 2006 a 31.200 ettari del 2007. Nel 2008
fortunatamente il fenomeno si è ridimensionato,
pur attestandosi su valori superiori a quelli del 2006
(4.090 ettari di superficie forestale e 16.140 di superficie non forestale). L’estrema variabilità della
superficie interessata dagli incendi conferma l’imprevedibilità del fenomeno e le difficoltà di un suo
inquadramento in termini puramente statistici.
194
Anno
2006
2006
2007
2007
2008
2008
Provincia
superficie forestale
(ha)
superficie non forestale
(ha)
superficie forestale
(ha)
superficie non forestale
(ha)
superficie forestale
(ha)
superficie non forestale
(ha)
AG
552
3.408
937
9.488
162
5.775
CL
297
385
390
1.737
396
1.084
CT
345
582
1.780
1.679
625
1.259
EN
725
191
1.942
3.624
557
2.264
ME
654
681
4.585
6.795
464
1.437
PA
1.105
1.237
4.400
2.970
1.298
1.582
RG
46
194
113
707
113
391
SR
117
189
474
1.081
336
1.116
870
1.942
809
3.118
141
1.238
4.709
8.808
15.432
31.199
4.091
16.145
TP
REGIONE
Totale per anno (ha)
13.517
46.631
20.235
Tabella 11.3.1 - Superficie percorsa da incendi nel triennio 2006-2008 in ciascuna Provincia, distinta tra aree boscate e non (dati del Piano Operativo Antincendio Boschivo – 2009).
Nell’ambito dei rilievi inventariali è stata dedicata particolare attenzione ai danni da incendio, in
modo da far emergere non solo le superfici forestali in cui, all’epoca del rilievo, l’intero soprassuolo risultava momentaneamente distrutto dal passaggio
del fuoco, ma anche quelle dove, pur permanendo una certa copertura forestale, si registravano
comunque danni d’intensità più o meno rilevante
sulle specie arboree e arbustive. I dati inventariali
confermano che gli incendi, in Sicilia, costituiscono
la principale causa di danneggiamento delle formazioni forestali. Considerando solo i casi in cui l’entità del danno da incendio sulle specie forestali risulta maggiore del 30% (Box 2), si registrano almeno
18.800 ettari di superficie forestale interessata dal
passaggio del fuoco.
La distribuzione del fenomeno tra le diverse categorie inventariali mostra significative differenze
(Grafico 11.3.1), con un picco in corrispondenza
delle aree temporaneamente prive di soprassuolo
(ATPS). Questa categoria comprende tutte le superfici forestali prive di vegetazione arborea/arbustiva (o con copertura arborea/arbustiva minore del
10%) per cause antropiche o accidentali.
L’uso del termine “temporaneamente” non è casuale, poiché presuppone che, a seguito dell’evento, la vegetazione forestale possa comunque ricostituirsi entro tempi non troppo lunghi. La categoria si suddivide a sua volta in due sotto-categorie,
che individuano rispettivamente le ATPS per cause
antropiche (utilizzazioni forestali) e quelle per
calamità naturali e cause accidentali (incendi,
frane, valanghe, eventi climatici estremi ecc...).
Queste ultime rappresentano oltre il 95% dell’intera categoria (11.446 ettari) e la causa più frequente che le ha originate è appunto rappresentata dal
passaggio del fuoco.
Come si può osservare nel Grafico 11.3.1, le maggiori superfici interessate da danni di entità medio-
Grafico 11.3.1 - Danni da incendio (entità media e elevata) - percentuale di superficie interessata in ciascuna categoria
inventariale.
Figura 11.3.1 - Superficie forestale interessata da danni da incendio in ciascuna provincia e relativa entità del danno
valutata in base all’area d’insidenza delle specie arboree/arbustive. La classe 30-59% individua i danni di entità media,
la classe ≥ 60% individua i danni di entità elevata (la dimensione delle torte è proporzionale all’estensione della superficie
danneggiata in ciascuna provincia).
Grafico 11.3.2 - Percentuale di superficie forestale interessata da danni da incendio (di entità media ed elevata) in ciascuna
provincia
195
11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario
Danni da incendio
Sistema informativo Forestale Regionale
alta si registrano in corrispondenza dei boschi alti
e degli arbusteti. Non si registrano, invece, danni
all’interno degli impianti di arboricoltura.
La distribuzione riportata in Figura 11.3.1 evidenzia
una maggiore estensione di superficie danneggiata
dagli incendi in corrispondenza delle province più
boscate (Palermo con 7.341 ettari e Messina con
3.796 ettari); tuttavia solo per Palermo si conferma
anche un’incidenza relativa significativa (Grafico
11.3.2), prossima al 7% della superficie forestale
provinciale. I valori più elevati in termini relativi si
riscontrano nella provincia di Trapani, dove oltre il
9% della superficie forestale presenta danni da incendio di media o forte intensità.
Gli incendi non hanno interessato in misura uguale tutte le categorie forestali, ve ne sono alcune,
infatti, dove i danni risultano assenti o di entità
moderata (ad esempio faggete e orno-ostrieti),
mentre altre risultano soggette a danni di medioforte intensità. Tra queste ultime le maggiori superfici si riscontrano per i rimboschimenti (3.509
ettari), i querceti di rovere e roverella (2.570 ettari),
BOX 3 - pericolo e rischio d’incendio
I termini consolidati nel campo degli incendi boschivi talvolta
non coincidono con quelli adottati in altri settori. I termini pericolo e rischio non sono sinonimi e non possono essere utilizzati
indifferentemente.
Il rischio d’incendio boschivo esprime la sommatoria di pericolo e di vulnerabilità.
Il pericolo d’incendio esprime la probabilità che si verifichi
un incendio sia in termini di possibilità d’inizio, sia di propagazione. Il pericolo contempla due scale temporali: quella dinamica legata alle condizioni d’innesco che variano velocemente
(condizioni metereologiche) e quella statica legata a variabili
predisponenti che variano solo in tempi lunghi (vegetazione).
La vulnerabilità esprime gli effetti potenziali del passaggio
del fuoco sugli ecosistemi, sui manufatti e sull’uomo.
196
11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario
gli arbusteti di tipo mediterraneo (3.648 ettari) e le
leccete (1.114 ettari).
Nelle categorie residue la superficie interessata risulta sempre abbondantemente inferiore. Occorre
però sottolineare che, sebbene i valori assoluti di
superficie danneggiata siano significativamente differenziati, l’incidenza relativa, in relazione
all’estensione di ciascuna categoria, non mostra
particolari differenze, con la sola eccezione delle
cerrete (Grafico 11.3.3). Nella maggior parte dei
casi, quando i danni da incendio sono superiori al
30% interessano l’intero soprassuolo o comunque
l’intero piano verticale. Si tratta quindi prevalentemente di incendi di chioma (Grafico 11.3.4).
Modelli di combustibile
L’assegnazione del modello di combustibile ha
rappresentato uno degli aspetti più difficoltosi del
rilievo di Fase 2. Alcune formazioni infatti, anche
per le loro caratteristiche fisionomiche , non sono
risultate ben inquadrabili all’interno dei modelli
disponibili, pertanto l’assegnazione è stata fatta interpretando nel senso più ampio possibile le
definizioni associate ai modelli. Nel loro insieme,
però, i modelli possono fornire utili indicazioni, a
scala regionale e provinciale, sulla quantità media
di materiale presente nelle varie categorie e sulla
conseguente pericolosità degli incendi.
Il Grafico 11.3.5 riporta i valori medi di quantità di
combustibile ad ettaro che si ottengono per ciascuna categoria inventariale. I valori più elevati si
riscontrano nei boschi bassi e negli arbusteti, dove
sono ben rappresentati i modelli di combustibile del
gruppo arbustivo (in particolare i modelli n. 4-6 e
7), caratterizzati da significative concentrazioni di
materiale vegetale entro i primi 2 metri di altezza
Grafico 11.3.3 - Superficie (in ettari) delle diverse categorie forestali interessata da danni di entità media o elevata (sopra)
e incidenza percentuale dei danni in rapporto alla superficie della categoria (sotto). Sono state omesse le categorie forestali
in cui non sono stati segnalati danni d’intensità media o elevata.
Grafico 11.3.4 - Tipo di danno da incendio in ciascuna categoria forestale (ettari di superficie interessata) . Sono state
omesse le categorie forestali in cui non sono stati segnalati danni d’intensità media o elevata.
BOX 4 - cosa sono i modelli di combustibile
I modelli di combustibile sono schemi attraverso i quali si descrivono i parametri fondamentali di un insieme omogeneo di
vegetali combustibili, estesi a sufficienza per sostenere un comportamento costante del fronte di fiamma sviluppato. La classificazione utilizzata nell’IFRS si basa sullo standard Fire Behaviour che individua 13 modelli classificati in 4 gruppi principali:
praterie, arbusteti, lettiere di boschi, residui di utilizzazioni forestali, distinti in base alla localizzazione prevalente
del combustibile presente. Per ogni modello viene individuata sia
la tipologia di combustibile prevalente, sia la quantità di combustibile espressa in tonnellate ad ettaro (in genere viene indicata
una quantità minima e una massima). Non c’è una corrispondenza univoca tra i modelli di combustibile e l’uso del suolo: in
un bosco con piano erbaceo continuo, ad esempio, il modello di
riferimento apparterrà alla categoria delle praterie, poiché l’elemento propagatore del fuoco è rappresentato dalla componente
erbacea. Allo stesso modo, in molti casi, non c’è una correlazione
tra la categoria inventariale (o forestale) e i modelli di combustibile, ad esempio una pineta densa in cui a livello del suolo
è presente un strato di lettiera indecomposta verrà classificata
tra i modelli delle lettiere, mentre una pineta più rada con un
sottobosco arbustivo rientrerà tra i modelli arbusteto.
Gruppo
Praterie
Praterie
Praterie
Arbusteti
Arbusteti
Arbusteti
Arbusteti
Lettiere di bosco
Lettiere di bosco
Lettiere di bosco
Residui utilizzazioni
forestali
Residui utilizzazioni
forestali
Residui utilizzazioni
forestali
Modello n.
Quantità di
combustibile
(t/ha)
Mod. 1
Mod. 2
Mod. 3
Mod. 4
Mod. 5
Mod. 6
Mod. 7
Mod. 8
Mod. 9
Mod. 10
1-2
5-10
4-6
25-35
5-8
10-15
10-15
10-12
7-9
30-35
Mod. 11
25
Mod. 12
>80
Mod. 13
>120
Tabella 11.3.2 - Quantità di combustibile presente
in ciascun modello di combustibile.
Grafico 11.3.5 - Quantità media di combustibile presente all’interno delle singole categorie inventariali: valori in tonnellate
ad ettaro (per le categorie inventariali superfici forestali irraggiungibili e superfici incluse, non essendo disponibile
alcun dato, non è stato possibile calcolare un valore medio).
Grafico 11.3.6 - Quantità complessiva di combustibile presente in ciascuna categoria inventariale: valori in migliaia di tonnellate (per le categorie inventariali superfici forestali irraggiungibili e superfici incluse, non essendo disponibile alcun dato,
non è stato possibile calcolare un valore totale).
Grafico 11.3.7 - Ripartizione dei modelli di combustibile nelle categorie forestali dei boschi alti.
197
11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario
dal suolo (Grafico 11.3.6). Esaminando in dettaglio
le categorie forestali dei boschi alti (Grafico 11.3.7),
emerge una significativa diffusione di modelli afferenti al gruppo delle praterie e a quello degli arbusteti: molti boschi infatti presentano una copertura
arborea discontinua che consente l’affermazione di
un sottobosco erbaceo o arbustivo, determinanti
ai fini dell’assegnazione del modello. I modelli del
gruppo arbusteti sono molto frequenti nelle formazioni del piano basale e in quelle della fascia collinare (sugherete, querceti di rovere e roverella, pinete
mediterranee). I modelli più tipicamente legati ai
boschi densi (lettiere di bosco) risultano frequenti
soprattutto nelle faggete, nelle pinete di pino laricio
e nei castagneti. I modelli del gruppo residui utilizzazioni forestali, generalmente poco rappresentati,
sono stati impiegati non solo in corrispondenza di
formazioni effettivamente sottoposte ad utilizzazioni forestali, ma in tutti i contesti caratterizzati da
rilevanti quantità di combustibile secco a terra (ad
esempio boschi soggetti a forti danni fitosanitari o
a schianti per eventi meteorici).
Sistema informativo Forestale Regionale
12. Prospettive e aspetti innovativi del Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana
12. Prospettive e aspetti innovativi del Sistema Informativo Forestale
della Regione Siciliana
Negli ultimi decenni si assiste a una profonda trasformazione del settore forestale: nuove funzioni
e ruoli produttivi e sociali ne hanno determinato una crescita dell’importanza, ma anche della
complessità. In questo contesto, per vari aspetti
contraddittorio, emerge e si vanno affermando
indirizzi di gestione sostenibile volti a rendere operative anche in questo settore, in modo
coordinato e trasparente, le esigenze di tutela
dell’ambiente, di rispetto dei problemi sociali e di
efficienza economica.
La gestione delle risorse forestali è un processo:
• in cui le responsabilità sono distribuite su più
soggetti;
• fortemente condizionato dalla variabilità dei
contesti territoriali in cui si opera (condizioni
ecologiche, economiche, sociali).
È di conseguenza utile procedere all’individuazione di standard di sostenibilità tenendo presente
questa variabilità di soggetti coinvolti e di contesti
di applicazione.
Secondo la definizione data dal Millennium Ecosystem Assessment, i servizi ecosistemici sono:
“i benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano”. Gli ecosistemi forestali, preforestali
e pastorali sono in ambiente mediterraneo i più
significativi ambienti naturali e seminaturali terrestri per i quali dunque, oltre che per il suo valore
intrinseco, la biodiversità è importante come fonte di beni e risorse di cui beneficiano tutte le co-
198
munità viventi. La perdita di biodiversità comporta
una diminuzione della funzionalità degli ecosistemi che provoca una crescente instabilità dei sistemi naturali e seminaturali. Le aree protette e le
reti ecologiche territoriali costituiscono uno degli
strumenti più importanti per la conservazione e
per il mantenimento della funzionalità dei processi ecologici del Pianeta. Grazie al lavoro di tecnici
qualificati e numerosi dell’amministrazione e del
gruppo di lavoro del progetto e ai contributi di
esperti e studiosi, il progetto si è posto l’obiettivo
di raccogliere informazioni a livello regionale, per
un set di indicatori coerente con gli standard
internazionali più avanzati, finalizzati a:
• linee guida per il mantenimento della funzionalità degli ecosistemi forestali;
• superamento dell’antitesi tra conservazione
dell’ambiente e sfruttamento economico delle risorse naturali, tramite l’applicazione di
metodi di gestione forestale sostenibile, cioè
compatibili con i limiti di funzionalità degli
ecosistemi, senza ridurne la complessità e la
diversità;
• affrontare il problema dell’ abbandono, legato alla forbice tra una diminuita convenienza
economica e una accresciuta offerta di beni
pubblici; inoltre, è necessario individuare le
modalità più efficaci ed efficienti di gestione
pubblica delle risorse nel settore forestale (quali in particolare l’esigenza di rendere operativi
i concetti di PES - payments for environmental
services e di sussidiarietà orizzontale con un
maggior coinvolgimento delle imprese e della
società civile e una diminuzione dell’intervento
pubblico diretto di gestione).
Gli indicatori diventano fondamentali per valutare
le prestazioni ambientali della gestione forestale:
ciò non è banale, come a prima vista potrebbe
apparire, dato che tradizionalmente gli indicatori
della gestione forestale sono stati legati in modo
prevalentemente univoco, direttamente o indirettamente, al solo trinomio “provvigione legnosa /
incremento corrente / ripresa legnosa” e che, in
passato, l’unica sostenibilità conosciuta era quella
della produzione, con i suoi effetti collaterali di
tecnicismi economico-finanziari o al massimo di
considerazione, ma non contabilizzazione, degli
”effetti scia”, che davano per acquisiti, con la
produzione legnosa, anche gli altri beni e servizi;
oggi, e tanto più in una regione in cui, contraddittoriamente, i prelievi legnosi sono praticamente insignificanti, è necessario provvedere all’integrazione di fonti e obiettivi diversificati:
• il piano di gestione costituisce sempre di più
l’elemento di base operativo per la gestione
sostenibile: ciò, nella prospettiva di un approccio basato su un orizzonte temporale di
medio periodo (10-15 anni) e su aree vaste,
Tuttavia da questo punto di vista è necessario
prevedere ulteriori indagini; il SIF costituisce
un’ottima base di partenza (per esempio, rispetto al ruolo dei prodotti forestali non legnosi,
che in ambiente mediterraneo hanno maggiore
significato economico del legname), per colmare il notevole ritardo nel campo delle tecniche
inventariali e gestionali;
• per la Sicilia, infine, la carenza di valutazioni
economiche ha, come accennato, un aspetto
problematico in più: la considerevole spesa
pubblica nel settore (con il record nazionale
degli oltre 30.000 operai forestali e gli investimenti nell’anti-incendio) richiede trasparenza
non solo economica, ma anche contabile. è
bene pensare subito a come utilizzare il nuovo
livello delle conoscenze acquisito: sappiamo ciò
che c’è in bosco e ciò che si spende per il bosco
siciliano, è opportuno rendere non contraddittorie l’efficienza della gestione e la valorizzazione delle risorse.
La Regione Siciliana ha infatti realizzato un progetto
che fornirà informazioni fondamentali per diverse
politiche ambientali territoriali, con lo scopo di migliorare la conoscenza del territorio al fine di valorizzare le potenzialità di sviluppo, promuovendo l’area
e contrastando il fenomeno, in continua crescita,
dello spopolamento delle aree agricole, in particolare montane, e per quelle settoriali forestali, riempiendo uno storico vuoto già evidenziato nel corso
di numerosi progetti quali quelli pilota dei Piani
Territoriali Forestali, realizzati nel recente passato
con l’Accademia Italiana di Scienze Forestali .
Il SIF documenta come il capitale naturale costituisca anche in Sicilia la base del recupero possibile
di un uso multifunzionale dei sistemi agroforestali.
12. Prospettive e aspetti innovativi del Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana
deve indurre all’elaborazione di nuovi approcci
sistemici e complessi nella pianificazione aziendale e territoriale;
• al piano di gestione va strettamente connesso il
sistema di monitoraggio tramite indicatori,
e in questa ottica diventa particolarmente efficace l’ausilio di avanzati strumenti inventariali
e cartografici per la raccolta ed elaborazione
dei dati al fine di poter agevolmente acquisire,
gestire e aggiornare la massa di informazioni
di varia natura che viene richiesta; per ridurre
i costi connessi, in questa direzione è utile che
le amministrazioni pubbliche predispongano e
rendano accessibili ai tecnici forestali, e anche
direttamente ai proprietari, dati e informazioni
di vario tipo (database geografici, catasto digitale, immagini telerilevate ad alta e altissima risoluzione, banche dati aggiornate, adozione di
strumenti GPS su portanti cellulari e palm computer da campo, ecc.): in questa direzione ha
appunto proceduto l’esperienza di realizzazione
del sistema informativo forestale (SIF) della Regione Siciliana;
• rispetto agli approcci tradizionali di valutazione,
maggiore e specifica attenzione è stata dedicata
alla verifica degli aspetti sociali e ambientali del bosco: la conservazione della biodiversità risulta ormai un dato di fatto acquisito nella
percezione dei tecnici, a prescindere dall’apposizione di vincoli specifici. Del resto, l’analisi del
settore forestale proposta dagli economisti da
tempo sarebbe non più riduttiva (foresta = legno da commercializzare): gli strumenti per valutare altre funzioni sono stati sviluppati da decenni, sia a livello micro (HP, TCM, CVM, CE, ...)
che a livello macro (contabilità ambientale).
L’invisibilità del valore della biodiversità nelle analisi economiche ha purtroppo, sino ad oggi, incoraggiato l’uso inefficiente e distruttivo dei sistemi
naturali, che non sono stati debitamente ‘tenuti in
conto’. La biodiversità in tutte le sue dimensioni, la
qualità, quantità e diversità degli ecosistemi, delle
specie e dei patrimoni genetici, necessita infatti di
essere preservata non solo per ragioni sociali, etiche o religiose ma anche per i benefici economici
che essa provvede alle attuali e future generazioni.
Il problema della perdita di biodiversità ha assunto rilevanza nelle aree agricole e forestali, dove tra
l’altro si trovano le aree di Rete Natura 2000, ed è
più in generale una questione sempre più legata
allo sviluppo rurale; la rilevanza è ancora maggiore
nelle aree costiere, notoriamente fragili. SIF consentirà di avere dati aggiornati per agire a contrasto
della perdita di biodiversità con idee progettuali
specifiche, attraverso la realizzazione di modelli
gestionali innovativi, favorendo la conservazione
e l’incremento della biodiversità delle aree agricole,
forestali e seminaturali, anche tramite la programmazione integrata degli interventi dei soggetti privati e pubblici. Ai fini della valorizzazione multifunzionale delle foreste, è necessaria infatti una
gestione forestale differenziata in base ad una zonizzazione funzionale che consideri le esigenze dei
portatori d’interesse. I piani aziendali e soprattutto
quelli territoriali, come già evidenziato, devono
tendere a valorizzare le potenzialità dei diversi tipi
forestali, prendendo in considerazione gli obiettivi di portata più vasta: in alcuni casi si può anche
sacrificare il funzionamento di un tipo forestale a
vantaggio di altri habitat per la salvaguardia di specie oggetto di protezione da parte delle Direttive
Comunitarie, o per movimentare i pattern ambien-
199
Sistema informativo Forestale Regionale
tali, sia verticalmente, sia orizzontalmente, creando
un mosaico territoriale variegato con una più armonica alternanza della componente arborea nelle
aree di bosco - non bosco - alberi fuori foresta. La
gestione del paesaggio è infatti argomento particolarmente sentito da molti portatori d’interesse:
è collegata al turismo perché incide sul mosaico
paesaggistico e, soprattutto, per la problematica
dell’espansione incontrollata del bosco. In particolare, nel SIF sono stati realizzati differenti strumenti
di conoscenza per la pianificazione e sono state
messe in luce le affinità e le criticità territoriali e le
potenzialità degli strumenti conoscitivi per la pianificazione, con metodologie innovative e indicazioni
operative per la conservazione della biodiversità e
per la valorizzazione dei servizi ecosistemici.
Il valore di una foresta è infatti ancora troppo
spesso misurato solo in base al legname o al combustibile che può essere ricavato dall’abbattimento dei suoi alberi: la crescente attenzione ai valori
ambientali porta invece ad una maggiore consapevolezza dell’importanza delle foreste, atteso che il
valore della funzione produttiva legnosa ammonta
mediamente a meno di un terzo del valore economico totale. Peraltro il SIF non fornisce direttamente una valutazione del valore delle funzioni, ma
mette le basi per queste conoscenze (al momento,
però, al povero quadro delle funzioni economiche
tradizionali - si pensi alla scarsità di informazioni
sui PFNL - non si aggiungono informazioni economiche sui servizi). Un apporto peculiare del SIF è
dato dalle prime applicazioni tematiche realizzate,
quali le stime dei danni da incendio, la gestione
degli illeciti, la gestione delle pratiche del vincolo
idrogeologico, ma soprattutto dalle potenzialità di
innovazione che il sistema consente: si pensi alla
200
12. Prospettive e aspetti innovativi del Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana
possibile individuazione delle zone suscettibili di
ulteriore espansione del bosco e delle piantagioni
senza pregiudizio della biodiversità a livello di paesaggio, alla messa a punto delle linee guida per la
difesa e rinaturalizzazione dei popolamenti esistenti o più in generale della gestione delle dinamiche
abbandono/rinaturalizzazione (rewilding) e consumo/sparizione dei paesaggi agrari tradizionali.
E cosi, ancora, il controllo climatico mediante l’assorbimento (sequestro) del biossido di carbonio e il
ruolo delle biomasse legnose a scopo bioenergetico,
la difesa del suolo e la protezione quali-quantitativa
delle risorse di acqua dolce (è molto importante sviluppare il vasto tema delle relazioni tra copertura
forestale e ciclo dell’acqua nelle aree mediterraneee, a partire dai bacini); e poi, le produzioni non legnose e le attività ricreative, il monitoraggio e controllo delle specie invasive, pericolose quando sono
a rapida diffusione e capacità di copertura (e che
possono comportare riduzione della biodiversità,
alterazione della funzionalità e riduzione dei servizi
ecosistemici, inclusi produzione e salute), sono alcuni degli altri servizi che le foreste offrono a tutta
la comunità. Questi servizi sono particolarmente
importanti in Sicilia: visto che per molti di essi non
esiste un mercato, spesso se ne causa o subisce la
perdita o il degrado, malgrado il loro elevato valore, solo per mancanza di consapevolezza. Queste
sono dunque esternalità positive, legate a servizi
ecosistemici oggi sempre più riconosciuti ma
non remunerati, che vengono generate da una
corretta gestione del patrimonio forestale e che
potrebbero compensare la scarsa realtà produttiva
del settore forestale garantendo una efficiente gestione del territorio con indubbi benefici generali. I
principali processi per incrementare la multifunzio-
nalità da un lato e ridurre rischi e degrado dei servizi ambientali degli ecosistemi dall’altro, per quanto
concerne il settore forestale, sono:
• migliorare le politiche specifiche del settore
agro-forestale,
• promuovere l’integrazione territoriale,
• attuare pianificazione e gestione forestale sostenibili.
I risultati del lavoro e la versatilità del SIF consentiranno di facilitare l’integrazione dei processi decisionali fra diversi dipartimenti e settori così come
fra istituzioni appartenenti ai diversi livelli di pianificazione, per assicurare che le politiche siano focalizzate sulla conservazione e la promozione dei servizi dell’ecosistema, consentendo più agevolmente
il riconoscimento del principio di appartenenza del-
le risorse naturali alle comunità locali, cooperando
cosi alla messa in opera della sussidiarietà.
Alcuni importanti aspetti che il SIF consentirà di
analizzare in modo quantitativo e interdisciplinare
sono legati alle sfide chiave del futuro della pianificazione territoriale:
• le criticità e interconnessioni nello sviluppo rurale,
• la limitazione al consumo di suolo e soprattutto
di suolo pregiato,
• le strategie di adattamento e mitigazione ai
cambiamenti climatici,
• le specificità della pianificazione forestale, dall’adozione di strumenti a livello territoriale (a es. i Piani
Forestali Territoriali) alla ricerca dei tipi forestali da
tutelare in quanto vetusti o di alto pregio,
mento preferenziale di conoscenza e di azione per
la gestione multifunzionale delle foreste, riconosciuto a livello comunitario e nazionale. Attraverso questi strumenti conoscitivi presenti nel SIF
è così possibile ottenere indicatori scientificamente consistenti e ufficialmente riconosciuti
a livello locale, nazionale e internazionale.
In sintesi dunque, il sistema informativo forestale
della Regione Siciliana si configura come un inventario integrato multiobiettivo e multilivello e consiste
nel rilevamento campionario delle cenosi forestali e
dei sistemi naturali e seminaturali ad esse dinamicamente collegati, a livello di popolazioni, habitat,
tipi forestali, ecosistemi e paesaggio, inquadrati nel
contesto delle unità amministrative provinciali. In
questa ottica il SIF può essere considerato come un
sistema permanente di analisi ambientale da
collegare organicamente non solamente alla
gestione forestale, ai vari livelli operativi, ma
anche alla stessa struttura del sistema di pianificazione territoriale regionale.
Di seguito vengono ribaditi alcuni aspetti di particolare innovatività nella metodologia impiegata nei
rilevamenti inventariale (IFRS) e cartografico.
(1) Tradizionalmente gli inventari forestali sono
stati realizzati con il precipuo scopo di accertare
la quantità di risorse forestali e la loro disponibilità
ai fini di un uso prevalentemente produttivo. L’impronta metodologica che ne è derivata ha risentito
in molti casi di tale impostazione, come a esempio
si può ancora riscontrare nei trattati in materia.
In considerazione delle attuali e future esigenze
della pianificazione forestale e ambientale, la caratterizzazione quali-quantitativa dei sistemi
forestali operata dall’IFRS è indirizzata a una
analisi del bosco come sistema complesso e
multifunzionale. Le informazioni ritraibili riguardano non solamente i prodotti legnosi, ma anche
i servizi ecosistemici connessi ai sistemi forestali.
Tra l’altro, uno specifico approfondimento è stato
condotto dall’IFRS in merito ai prodotti non legnosi: considerate la crescita di occasioni di reddito e la fruizione turistico-ricreativa e culturale a
essi collegate, risulta sempre più fondamentale la
certificazione e la tracciabilità di questi prodotti, e
quindi la disponibilità di una base informativa rigorosa e scientificamente attendibile.
(2) Secondo un orientamento che va consolidandosi anche a livello internazionale, l’IFRS estende
il proprio ambito di osservazione e di monitoraggio al di fuori della superficie strettamente
forestale. Sono significative in tal senso le analisi
condotte sui cosidetti alberi fuori foresta: questi
elementi (boschetti, formazioni lineari) configurano una molteplicità di ambienti seminaturali dinamicamente collegati con il bosco, i quali, al di là di
un crescente ruolo economico a fini bioenergetici,
rivestono un importante ruolo ecologico.
(3) Di prioritaria importanza a fini pianificatori e
gestionali è la compatibilità tra analisi inventariali e
dati ottenibili da cartografia tematica. L’inventario
forestale e la carta forestale sono due strumenti diversi, che rispondono a esigenze diverse. Peraltro,
ai fini della programmazione politica e della pianificazione gestionale, il flusso permanente di dati
inventariali diventa particolarmente efficace se la
201
12. Prospettive e aspetti innovativi del Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana
• come creare dei meccanismi di mercato per remunerare chi attivamente tutela la biodiversità,
nel campo del pagamento di servizi ambientali
(PES), che sono uno strumento di mercato che
si sta delineando per internalizzare alcuni servizi
degli ecosistemi.
L’interesse per una migliore conoscenza quantitativa e qualitativa dei patrimoni forestali è crescente
a livello mondiale e, a tal fine, gli inventari, finalizzati alla quantificazione delle risorse e
del loro stato, e la cartografia, finalizzata alla
localizzazione dei fenomeni, sono strumenti necessari collegati dallo snodo fondamentale del
comune sistema di nomenclatura e classificazione rappresentato dalla tipologia forestale
su base gerarchica.
Questi strumenti diventano essenziali per allineare
correttamente le politiche ambientali agli impegni
assunti a livello sovranazionale, nazionale e regionale, in relazione alla conservazione della biodiversità nei sistemi forestali, alla sostenibilità della loro
gestione, alla possibilità di modificare la quantità
di carbonio presente nell’atmosfera, alla prevenzione e pianificazione antincendio, alla conservazione
del suolo e della qualità delle acque, alla conservazione degli ecosistemi come presupposto per la
produzione di beni e servizi multipli (legname, protezione idrogeologica, turismo, biodiversità, qualità dell’acqua e dell’aria, assorbimento di carbonio,
ecc.); a contrastare l’abbandono della montagna,
mantenendo un ottimo livello di occupazione e
migliorando, nelle aree marginali, le condizioni
socio-economiche delle popolazioni residenti; alla
conservazione del mosaico paesaggistico come
espressione della storia e della cultura del territorio,
ecc. La pianificazione forestale rappresenta lo stru-
Sistema informativo Forestale Regionale
loro identificazione spaziale permette di collegarsi alla cartografia tematica. In questa prospettiva,
elemento chiave di IFRS, particolarmente innovativo nel panorama delle applicazioni inventariali a
scala nazionale e regionale, è la sua capacità di
integrare fonti informative diverse e di garantire
piena compatibilità tra inventario e carta forestale. In questo contesto, le informazioni su
base inventariale e cartografica sono armonizzate,
come già affermato, grazie all’adozione di un
medesimo inquadramento nomenclaturale su
base tipologica.
(4) Complemento fondamentale di un qualsiasi sistema di inventariazione e monitoraggio è l’effettiva possibilità di accedere in maniera semplice
ed efficace alle informazioni raccolte ed elaborate. Le informazioni contenute nell’IFRS sono
facilmente utilizzabili da diversi tipi di utenza e le
procedure di archiviazione, elaborazione e recupero delle informazioni si avvalgono di interfacce che
svincolano l’utente da qualsiasi conoscenza riguardante la struttura del sistema. Il grado di leggibilità
delle informazioni fornite dall’IFRS può così direttamente supportare la fase di discussione e di proposizione decisionale e/o progettuale da parte degli
enti politici e amministrativi e dei professionisti che
hanno funzioni e/o competenze sulla pianificazione e gestione forestale e ambientale.
(5) Un carattere di significativa attualità riguarda
le potenzialità d’integrazione dei dati dell’IFRS
con quelli di altre indagini nella prospettiva
di reti di monitoraggio multiobbiettivo, con
più di una risorsa ambientale come target e con
più soggetti, istituzionali e non, quali potenziali
utenti finali delle informazioni prodotte. In questa prospettiva non è un caso che l’IFRS sia nato
202
12. Prospettive e aspetti innovativi del Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana
in modo funzionalmente correlato alla rilevazione inventariale dei serbatoi forestali di
carbonio condotta a livello nazionale tramite
l’INFC, di cui non solamente rappresenta il logico
approfondimento a livello regionale ma anche una
significativa estensione, come già sinteticamente
sottolineato.
(6) L’IFRS è organizzato per garantire l’aggiornamento e la comparabilità nel tempo delle
informazioni acquisite, attraverso la ripetibilità
dei rilevamenti condotti. La realizzazione di un’indagine che “fotografi” lo stato delle risorse può,
a seconda degli scopi, essere in alcuni casi sufficiente, ma risulta di ausilio relativamente limitato
ai fini della pianificazione della gestione forestale
e ambientale, le quali trovano un significativo
supporto informativo soprattutto nel monitoraggio permanente della dinamica dei sistemi
considerati.
Il SIF, con la sua molteplicità di moduli informativi
e gestionali, potrà quindi efficacemente incontrare
l’esigenza di migliorare la conoscenza e la gestione
dei boschi siciliani, al fine di mantenerli in buono
stato di conservazione, di migliorarne, ove necessario, l’efficienza funzionale e di supportare la produzione di beni e servizi ecosistemici a favore della
collettività.
Boschi di oggi e selvicoltura di domani
Dall’esame complessivo delle informazioni fornite
dall’IFRS emergono alcune peculiarità che conferiscono una connotazione del tutto particolare al
patrimonio forestale della Sicilia. Esse riguardano
principalmente:
• l’elevata estensione dei boschi di origine artificiale;
• l’ampia diffusione di macchie e arbusteti;
nare ad un uso del suolo diverso quei rimboschimenti che sono destituiti per motivi stazionali
da ogni possibilità di sviluppo futuro. In tal modo
può essere anche rimossa la presenza di usi promiscui provocati da pressioni arbitrarie del pascolo e
comunque deleteri per ogni potenzialità e futura
destinazione degli impianti.
Il tema della rinaturalizzazione introduce quello più
vasto dell’azione promozionale verso successioni
vegetazionali tendenti a ricostruire formazioni
climaciche (o comunque di maggiore stabilità) che
può interessare l’areale molto esteso degli arbusteti
e dei boschi bassi. Si tratta di verificare o sperimentare modelli e tecniche colturali in area mediterranea che fino ad oggi hanno avuto possibilità limitate, anche perché spesso in passato la sollecitazione
maggiore era pur sempre quella d’incrementare la
produzione legnosa. La nuova meta colturale suggerita è tanto più credibile quanto più estese divengono le macchie, gli arbusteti, i boschi più o meno
degradati inseriti in aree protette. Non si tratta solo
di assecondare una cultura ambientalista di semplice attesa e di sospensione d’ogni intervento attivo
(che talvolta pure s’imporrà, ma in via transitoria),
piuttosto di promuovere una selvicoltura dei sistemi naturali o sub-naturali, che valorizzi meglio il ruolo a funzionalità differenziate che tali sistemi possono svolgere, in una società che sempre
più richiede servizi diversi da quelli svolti in passato
e incentrati sui tradizionali prodotti forestali.
Qui si apre un ampio spazio non solo per la verifica
di metodi colturali già sperimentati, ma anche di
modelli innovativi, volti a ottimizzare i servizi ecosistemici e a ricostruire i paesaggi agricolo-forestali
della Sicilia. Questo campo pone una sfida alla riqualificazione della spesa pubblica nel settore
forestale, alla innovazione professionale e alla formazione delle maestranze chiamate ad operare.
Il degrado che può essere operato dagli incendi
e dal dissesto idrogeologico richiede una cura
delle superfici forestali (e in generale del territorio
con queste connesso) particolarmente attenta sia
nel momento preventivo sia all’atto della ricostituzione. Occorre qui spesso rimuovere il principale
ostacolo alla messa in opera di interventi preventivi
e ricostruttivi, che è dato da un’insufficiente accessibilità delle aree più remote, come avviene per
l’ampia zona geografica del Monti Peloritani.
Per rafforzare l’azione di protezione del bosco nella
doppia accezione del bosco da tutelare e del bosco
che tutela, bisogna anche accettare culturalmente
il fatto che la destinazione di vaste aree forestali della Sicilia non può che avere finalità
conservative. Occorre, in altre parole, che tutta
la società civile (e non solo gli addetti allo specifico settore) faccia propria la convinzione che questi
boschi richiedono una spesa di manutenzione, che
poi essi ripagano attraverso quei servizi indispensaIndicatore
bili che si riassumono nella sicurezza territoriale e,
più in generale, nella qualità della vita.
IFRS
INFC Italia
Incidenza dei dissesti
Boschi alti interessati da dissesti su boschi alti totali
Unità di riferimento
18%
14%
Boschi di origine artificiale
Boschi alti di origine artificiale su boschi alti totali
36%
5%
Boschi con copertura >50%
Boschi alti con copertura >50% su boschi alti totali
33%
59%
Proprietà pubblica
Area forestale di proprietà pubblica su area forestale totale
34%
32%
Boschi nelle aree protette
Boschi alti nelle aree protette (parchi e riserve naturali) su
boschi alti totali
48%
23%
Aree forestali nelle aree protette
Area forestale nelle aree protette su area forestale totale
49%
28%
Boschi alti con pianificazione di dettaglio
forestale
Boschi alti pianificati su boschi alti totali
1%
16%
Arbusteti
Arbusteti su area forestale totale
20%
9%
Tabella 12.1 - Dati regionali (IFRS) e nazionali (INFC) relativi ad alcuni attributi delle superfici forestali.
203
12. Prospettive e aspetti innovativi del Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana
• il forte dinamismo delle superfici agrarie abbandonate e degli incolti;
• la consistente presenza di superfici forestali nelle aree protette;
• il significativo incremento negli ultimi decenni
della proprietà pubblica delle aree forestali;
• la grande esposizione delle superfici forestali
agli incendi e agli altri fattori di degrado;
• la diffusione del dissesto idrogeologico nelle
aree forestali;
• la ridotta accessibilità di talune aree forestali;
• l’azione limitante di fattori pedo-climatici nello
sviluppo della vegetazione forestale;
• la preziosa presenza, sempre nella vegetazione
forestale, di endemismi o di specie ai limiti del
loro areale di diffusione.
Alcuni dei punti richiamati possono essere meglio
compresi se si mettono a confronto i dati inventariali della Sicilia (IFRS) con quelli nazionali (INFC)
(Tabella 12.1).
Da quanto sopra riportato discendono alcune indicazioni per un possibile programma di futuri interventi; quest’ultimi non devono essere intesi solamente come conseguenza obbligata degli aspetti
indicati e dei vincoli che essi pongono, ma anche
come opportunità di sfruttare al meglio le peculiari
caratteristiche dei terreni boscati della Sicilia.
L’elevata estensione dei boschi di origine artificiale
suggerisce da una parte la possibilità della loro utilizzazione come risorsa di biomassa nelle aree ad
elevata produttività e dall’altra la loro trasformazione secondo criteri di rinaturalizzazione laddove è
ipotizzabile una successione vegetazionale che in
tempi ragionevoli evolva verso formazioni stabili.
Fra queste due possibilità bisogna valutare spassionatamente se esista anche lo spazio per desti-
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207
glossario
Sono qui raccolti alcuni vocaboli (in corsivo se in lingue diverse dall’italiano) meno conosciuti, talvolta anche in ambito tecnico forestale. La loro spiegazione è correlata al contenuto della pubblicazione e pertanto, in
alcuni casi, potrebbe differire dal significato comune del termine. È inoltre riportata l’esplicazione di alcuni acronimi.
AIB - AntIncendio Boschivo (servizio, piano, strutture, ecc.)
anatermico: periodo dell’ultimo postglaciale caratterizzato
da aumento della temperatura.
autoctono: riferito alle specie vegetali, indica il loro rapporto
originario (o da epoche molto lontane) con l’ambiente in cui
sono radicate. Specie autoctona equivale a specie originaria o
specie indigena.
biomassa arborea: peso del legno di un albero o di un
soprassuolo, comprensivo del fusto al di sopra della ceppaia,
dei rami grossi e fini, esclusa la parte ipogea.
capacità idrica: in termini generali, indica la quantità
d’acqua presente nel suolo, espressa in percentuale del suo
volume.
cartogramma: carta tematica per la rappresentazione, su
carta geografica di base, di dati statistici di un determinato
fenomeno, ricorrendo a colori e simboli particolari.
DEM - Digital Elevation Model, modello digitale di elevazione: rappresentazione della distribuzione delle quote di un
territorio (o superficie in genere) in formato digitale.
dendroflora: insieme di piante arboree o di piante legnose di
un dato territorio.
dominio inventariale: popolazione oggetto dell’analisi
inventariale, costituita da unità statistiche di definite caratteristiche.
ipsofilo: riferito a specie o vegetazione della fascia altimetrica superiore.
ecotono o ecotone: area di transizione tra due ambienti
confinanti (tipicamente il margine del bosco).
endemismo: specie esclusiva di un determinato areale,
spesso ristretto e ben caratterizzato.
ES - Errore standard: riferito a un valore statistico, ne indica
in percentuale il possibile scostamento massimo, in più o in
meno, dal valore reale.
cava: incisione, anche profonda, provocata dai torrenti nei
calcari teneri e negli antichi espandimenti lavici dei Monti
Iblei.
fitocenosi: insieme di piante contraddistinto da una determinata composizione floristica o da una determinata fisionomia.
ex lege: prescritto o discendente da legge in vigore.
CED - Centro Elaborazione Dati: centro organizzativo aziendale per la elaborazione (informatica) dei dati di suo interesse.
fitomassa: biomassa delle piante, espressa in peso per unità
di superficie.
ciclo: riferito ad una specie botanica, indica un gruppo di
specie affini.
fitosociologia: studio delle comunità vegetali (o fitocenosi)
sotto l’aspetto floristico, ecologico e dinamico.
climacico: relativo o appartenente al climax.
foto-plot: areola georeferenziata su immagine telerilevata,
oggetto di analisi e interpretazione. Lo stesso che foto-punto.
corologia: studio degli areali di distribuzione delle specie.
CTR - Carta Tecnica Regionale: carta metrica generale, per
lo più in scala 1:5.000 o 1:10.000, base di riferimento per la
pianificazione territoriale, per la progettazione di massima e
per la cartografia tematica.
208
IFRS - Inventario Forestale della Regione Siciliana.
INFC - Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi
Forestali di Carbonio.
esotermo: detto di specie o vegetazione dei climi temperati.
CFRS - Carta Forestale della Regione Siciliana.
IFNI - Inventario Forestale Nazionale Italiano.
d.lgs. - decreto legislativo.
catatermico: periodo dell’ultimo postglaciale caratterizzato
da abbassamento della temperatura.
climax: riferito alla vegetazione, ne rappresenta lo stadio
evolutivo finale, in equilibrio stabile con l’azione integrata dei
fattori ecologici locali.
l’analisi, la visualizzazione e la restituzione di dati geografici.
Usato erroneamente come sinonimo di SIT.
FRA 2000 - Forest Resourses Assessment, valutazione delle
risorse forestali: documento in sede FAO che specifica gli
standard del bosco e delle altre aree boscate.
georeferenziazione: attribuzione ad un dato di coordinate
espresse in un definito sistema geodetico, al fine d’individuare
la sua posizione geografica.
GIS - Geographical Information System, sistema informativo
computerizzato: che consente l’acquisizione, la registrazione,
IRF - Ispettorato Ripartimentale Forestale.
macchia-foresta: tipo di macchia mediterranea fisionomizzata da specie arboree (leccio, sughera ed altre) con sviluppo in
altezza superiore a 5-6 metri.
macrotermo: detto di specie o vegetazione che richiede
temperature alte.
orno-ostrieto: cenosi forestale caratterizzata e fisionomizzata dal carpino nero, con larga diffusione anche dell’orniello.
overlay cartografico: sovrapposizione degli elementi di due
o più temi per creare un nuovo tematismo cartografico.
pattern: modello, campione (di paesaggio, di struttura del
bosco, ecc.).
PES - Payment Environment’s Services, pagamento dei servizi ambientali: riconoscimento del valore economico, e quindi
pagamento, dei servizi ecosistemici.
PFNL - Prodotti Forestali Non Legnosi: sughero, funghi,
foraggi e altri.
POR - Programma Operativo Regionale: documento proposto
dalle Regioni, attraverso il quale l’Unione europea interviene con
aiuti finanziari per promuovere l’adeguamento strutturale delle
regioni in ritardo di sviluppo (6 in Italia, compresa la Sicilia).
PSR - Programma di Sviluppo Rurale: documento proposto
dalle Regioni e approvato dalla Commissione europea per
promuovere con aiuti finanziari interventi strutturali per
l’agricoltura e lo sviluppo del territorio rurale.
RD - Regio decreto.
RDL - Regio decreto-legge.
rewilding - Rinaturalizzazione: ripristino o promozione di
condizioni vegetazionali (e ambientali in generale) simili o
prossime a quelle naturali, espressione dell’azione integrata
dei fattori ecologici operanti in loco.
ripario o ripariale: riferito alla vegetazione radicata lungo i
corsi d’acqua.
servizi ecosistemici: servizi forniti dal bosco al di là della
produzione legnosa. Come sistema complesso e multifunzionale, il bosco assicura una vasta gamma di esternalità
positive: difesa del suolo, regolazione delle acque e protezione
della loro qualità, promozione dell’attività ricreativa, turistica
e culturale, conservazione della biodiversità, sequestro del
biossido di carbonio e mitigazione dei cambiamenti climatici,
conservazione del mosaico paesaggistico storico, ecc.
SIF - Sistema Informativo Forestale (della Regione Siciliana).
sintaxa: unità fitocenotiche inserite in un sistema di classificazione gerarchico. In fitosociologia l’unità base è l’”associazione”.
SIT - Sistema Informativo Territoriale: complesso di mezzi
(personale, strumenti, procedure) per acquisire e rendere
disponibili informazioni riguardanti il territorio.
sp.pl. o spp - specie plurime: varie specie di uno stesso
genere.
stimatore: in statistica è la funzione che associa ad un definito campione di dati estratti da una popolazione un valore
del parametro da stimare, per giungere alla fine alla stima del
parametro stesso in corrispondenza del campione dato.
target: obiettivo o traguardo.
training on the job - Formazione (istruzione) in corso d’opera: il formatore (o l’esperto) affianca la persona da istruire
durante lo svolgimento delle attività progettuali o realizzative.
T.U. - Testo (normativo) Unico.
WebGIS - Sistemi Informativi Geografici (GIS) pubblicati su
web al fine di comunicarne e condividerne i dati con altri
utenti.
Nell’Anno Internazionale delle Foreste, proclamato per il 2011
dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sostenere
l’impegno di favorire la gestione, la conservazione e lo sviluppo
sostenibile delle foreste, la Regione Siciliana è particolarmente
lieta di contribuire a tali finalità con il presente volume
“Strumenti conoscitivi per la gestione delle risorse forestali
della Sicilia - Il Sistema Informativo Forestale Regionale”.
L’opera illustra i risultati di un lavoro complesso e molto
impegnativo, le cui prime fasi attuative risalgono alla primavera
2008, mentre gli ultimi collaudi sono stati appena conclusi, e che
ha portato alla creazione del Sistema Informativo Forestale
della Sicilia (SIF).
Nel testo sono riportati e commentati i dati più significativi
dell’Inventario Forestale, che del Sistema Informativo è la principale
componente. Ne emerge un quadro statistico molto dettagliato
del territorio forestale dell’Isola inteso nel senso più ampio,
comprendente cioè non solo i boschi nell’accezione corrente
del termine, ma anche le macchie e gli arbusteti, le aree interessate
dall’opera dei rimboschimenti e degli impianti di arboricoltura
e quelle in evoluzione verso cenosi forestali per processi
dinamici naturali.
Altri due significativi strumenti conoscitivi e descrittivi conferiscono
al SIF quella struttura organica e di stringente finalità che
gli consente di essere un supporto estremamente prezioso
delle scelte amministrative e tecniche per la gestione sostenibile
del patrimonio forestale della Sicilia e dei territori contigui:
sono la Carta e la Tipologia forestale, pubblicati unitamente
a questo volume.