SiStema informativo foreStale regionale - SIF
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SiStema informativo foreStale regionale - SIF
Sistema Informativo Forestale Regionale Strumenti conoscitivi per la gestione delle risorse forestali della Sicilia sistema informativo forestale regionale Strumenti conoscitivi per la gestione delle risorse forestali della Sicilia sistema informativo forestale regionale ISBN 978-88-905700-0-1 Risultati del primo Inventario Regionale 2008/2009 Tra il 2003 ed il 2004 il Comando del Corpo Forestale, che all’epoca si chiamava Dipartimento delle Foreste e dipendeva dall’Assessorato per l’Agricoltura e le Foreste, ha redatto il progetto di massima del Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana (SIF) e ha successivamente selezionato, attraverso appalto-concorso, il progetto esecutivo presentato dal raggruppamento temporaneo d’imprese D.R.E.Am. Italia, RDM Progetti, Engineering ingegneria informatica e Italtel. Il SIF è costituito da tre principali componenti: la struttura informatica, l’Inventario (IFRS) e la Carta Forestale (CFRS). Tutte le forniture del SIF sono state realizzate tra il 2008 e il 2010 mentre i rilievi dell’Inventario e della Carta sono stati condotti dalla primavera del 2008 all’estate del 2009. Il rilevamento inventariale previsto dall’IFRS ha tenuto conto del disegno campionario predisposto per l’Inventario Nazionale delle Foreste e del Carbonio (INFC), del quale rappresenta il naturale approfondimento a scala regionale. Progetto coofinanziato dal POR Sicilia 2000-2006 Misura 1.09 azione D Coordinamento e direzione del progetto Salvatore Marranca, Mario Luzio, Roberto Cibella: Comando del Corpo Forestale, Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana. Comitato di gestione per il raggruppamento temporaneo d’imprese Alessandro Contri (D.R.E.Am. Italia), Leonardo Morgante (RDM Progetti), Fabio Cosenza (Engineering Ingegneria Informatica), Danilo Lobello (ITALTEL), Claudio Ottaviani (Professionista), Giuseppe Ciabatti (D.R.E.Am. Italia). Comitato tecnico Remo Bertani (RDM Progetti), Marcello Miozzo (D.R.E.Am. Italia), Valentina Sferlazzo (Engineering Ingegneria Informatica), Ignazio Madonia (ITALTEL). Capoprogetto Remo Bertani (RDM Progetti). Comitato Scientifico Giuseppe Asciuto (Dottore Forestale professionista) Giuseppe Barbera (Dipartimento di Colture Arboree, Università degli Studi di Palermo) Giovanni Bovio (Dipartimento AGROSELVITER - Università degli Studi di Torino) Piermaria Corona (Dipartimento di Scienze dell’Ambiente Forestale e delle sue Risorse dell’Università degli Studi della Tuscia); Marco Marchetti (Dipartimento di Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e il Territorio della Facoltà di Scienze MMFFNN dell’Università degli Studi del Molise); Davide Pettenella (Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali Agripolis - Università degli Studi di Padova) Rosario Schicchi (Dipartimento di Scienze Botaniche dell’Università degli Studi di Palermo) Sito http://sif.regione.sicilia.it Regione Siciliana Assessorato Territorio e Ambiente Comando del Corpo Forestale della Regione Siciliana 4 Appalto Concorso per la realizzazione del Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana POR Sicilia 2000-2006 Misura 1.09 Azione D Gruppi operativi Consulenze statistiche: Lorenzo Fattorini (Dipartimento di Economia Politica dell’Università di Siena) Gestione banche dati e cartografie: Marco Bagnoli, Paola Bassi, Remo Bertani, Ivana Fantoni, Francesco Fontanive, Leonardo Morgante, Simone Luppi, Martina Matteini., Marcello Miozzo, Elisa Moneti, Marco Niccolini, Maurizio Puzzolu, Simone Scopetani, Marino Vignoli. Coordinamento rilievi inventariali: Salvatore Pantò, Carlo di Leo, Giovanni Giardina. Rilievi inventariali: Filippo Amato, Remo Bertani, Luca Bosi, Stefano Bracciotti, Franco Caminiti, Bibiana Canciullo, Mario Cassarà, Filippo Cirabisi, Giuseppe Clementi, Antonio Consoli, Antonio Cullò, Marco Facchini, Ivana Fantoni, Davide Francaviglia, Antonio Fresta, Martina Indelicato, Antonio L’Abbate, Mario Lanzone, Filippo Maccari, Marcello Marino, Enrico Meazzini, Marcello Miozzo, Arturo Oradini, Claudia Pontenani, Angelo Pulvirenti, Salvatore Salpietro, Camillo Salvatore Testa, Leonardo Scuderi, Sebastiano Sferlazza, Alessandro Sirna, Domenico Spica, Giovanni Sucameli, Giuseppe Traina, Salvatore Vinciguerra, Luca Xibilia. Rilievo alberi modello: Enrico Meazzini, Antonio Consoli, Giuseppe Fascinella, Ambrogio Mistrangelo. Elaborazione dati inventariali: Remo Bertani, Ivana Fantoni, Maurizio Putzolu. Fotointerpretazione e Cartografia: Francesca Amato, Valentina Batoni, Nicola Budroni, Paolo Cammarata, Bibiana Canciullo, Cristiano Castaldi, Michele Cecconi, Giuseppe Clementi, Nico Colacillo, Maria Elena Gherardi, Nicola Gigliello, Valentina Grechi, Martina Indelicato, Simone Luppi, Giacomo Maggiari, Andra Martini, Jacopo Massoli, Emanuela Melis, Leonardo Morgante, Marco Niccolini, Arturo Oradini, Andrea Perugi, Emiliano Rella, Nicola Salerni, Elena Santoro, Alice Sbaragli, Riccardo Simonelli, Sara Testi, Giuseppe Traina, Luca Xibilia. Attività di laboratorio: Stefano Bracciotti, Rachele Minarini, Arturo Oradini, Claudia Pontenani. Forest Lab. Sistema di aggiornamento: Marcello Miozzo, Michele Downie, Remo Bertani. Analisti e sviluppatori SIF: Valentina Sferlazzo, Antonino Romano, Agostino Messineo, Francesco Ferraro, Agostino Cirasa, Marco Li Volsi, Antonio Fallica. Collaudatori Donato Salvatore La Mela Veca (Dipartimento di Colture Arboree, Università degli Studi di Palermo), Gherardo Chirici (Dipartimento di Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e il Territorio della Facoltà di Scienze MMFFNN dell’Università degli Studi del Molise), Giuseppe Tomaino (Dottore Ingegnere professionista). Raggruppamento di Imprese D.R.E.Am. Italia Engineering ingegneria informatica RDM Progetti ITALTEL Strumenti conoscitivi per la gestione delle risorse forestali della Sicilia - Sistema informativo Forestale Regionale A cura di Amerigo Hofmann, Roberto Cibella, Remo Bertani, Marcello Miozzo, Ivana Fantoni, Simone Luppi. Autori Amerigo Hofmann: Capitoli: 1, 3, 5, 6, 9, 12 Ivana Fantoni: Capitoli: 8, 9, 10, 11.3 Marcello Miozzo: Capitoli: 4, 6, 9, 10, 11.3, 12 Remo Bertani: Capitoli: 4, 7, 11.1 Sebastiano Cullotta: Capitoli: 2.1, 8 Rosario Schicchi: Capitoli: 2.2 Giuseppe Barbera: Capitoli: 2.1 Piermaria Corona: Capitoli: 11.1, 12 Filippo Amato: Capitolo: 11.2 Giuseppe Traina: Capitolo: 11.2 Giovanni Bovio: Capitolo: 11.3 Marco Marchetti: Capitolo: 12 Davide Pettenella: Capitoli: 9.7, 12 Roberto Cibella: Capitolo: 4 Caludio Ottaviani: Capitolo: 5 Valentina Sferlazzo: Capitolo: 4 Simone Luppi: Capitolo: 4, 9, 10 Leonardo Morgante: Capitolo: 4 Paolo Cammarata: Capitolo: 4 Marco Niccolini: Capitolo: 4 Simone Scopetani: Capitolo: 10 Antonio Consoli: Capitolo: 10 Altro contributi Predisposizione dei dati tabellari Capitoli 8, 9 e 10 (Simone Scopetani) Predisposizione Box Capitolo 1 (Giuseppe Asciuto) Fotografie Filippo Amato, Luca Bosi, Nicola Budroni, Paolo Cammarata, Bibiana Canciullo, Mario Cassarà, Michele Cecconi, Giuseppe Clementi, Antonio Consoli, Antonio Cullò, Sebastiano Cullotta, Marco Facchini, Ivana Fantoni, Antonio Fresta, Giovanni Giardina, Valentina Grechi, Martina Indelicato, Mario Lanzone, Simone Luppi, Filippo Maccari, Paolo Mori, Marco Niccolini, Angelo Pulvirenti, Sebastiano Sferlazza, Domenico Spica, Camillo Salvatore Testa, Luigi Torreggiani, Giuseppe Traina, Salvatore Vinciguerra, Luca Xibilia Citazione consigliata del volume: Hofmann A., Cibella R., Bertani R., Miozzo M., Fantoni I., Luppi S. (a cura di) 2011 - Strumenti conoscitivi per la gestione delle risorse forestali della Sicilia. Sistema Informativo Forestale. Assessorato Territorio e Ambiente. Regione Siciliana 208 pp. Ringraziamenti Si ringraziano tutti coloro che hanno collaborato a vario titolo ed in particolare i ricercatori del CRA - Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione forestale di Trento, il Dott. Giovanni Tabacchi, il Prof. Roberto Scotti, il Prof. Marco Fioravanti, il personale del Dipartimento Regionale Azienda Regionale Foreste Demaniali, il personale degli Ispettorati Ripartimentali delle Foreste e dei Distaccamenti Forestali del Comando del Corpo Forestale della Regione Siciliana nonché i responsabili per il S.I.F. ed i referenti informatici in servizio presso gli stessi Ispettorati. Progetto grafico, impaginazione e fotoritocco Maria Cristina Viara - Compagnia delle Foreste - Arezzo Coordinamento editoriale Silvia Bruschini - Compagnia delle Foreste - Arezzo www.compagniadelleforeste.it Stampa Litograf Editor S.r.l. - Città di Castello - Perugia Finito di stampare: Gennaio 2011 Foto di copertina di Giovanni Giardina Foto quarta di copertina di Marco Niccolini, Giovanni Giardina, Nicola Budroni, Giuseppe Clementi. La riproduzione totale o parziale dei testi, delle tabelle, dei grafici e della cartografia è consentita citando la fonte e a seguito di autorizzazione scritta da parte del Comando del Corpo Forestale della Regione Siciliana. Richiesta volume Per ottenere le copie del volume fino ad esaurimento scorte, chiedere informazioni al Servizio Pianificazione e Programmazione del Comando del Corpo Forestale mail: [email protected] tel. +390917072 603 / 621, fax. +390916197335. 5 Sistema Informativo Forestale della regione siciliana: un obiettivo ambizioso N el 1947, anno dell’approvazione dello Statuto Autonomo Regionale, la Sicilia aveva una superficie forestale di poco superiore ai 100.000 ettari, solo un pallido ricordo di quel ricco e variegato manto vegetale che ancora in epoca romana induceva a includere l’Isola fra le “province forestali”. Dal 1950 in poi la Regione si è profusa in una serie rilevante di interventi normativi e finanziari, tale da portare la copertura boschiva agli attuali 512.000 ettari. Ma questo, per il Governo Regionale, è solo un obiettivo intermedio, in quanto, proprio a causa dell’erosione delle foreste primigenie e dei danni causati dagli incendi al patrimonio boschivo, gran parte del territorio isolano si trova ancora oggi fortemente soggetto a rischio idrogeologico e di desertificazione, e pertanto l’Amministrazione tutta si sente investita della responsabilità ineludibile di: • tutelare, potenziare ed estendere le aree forestali oggi esistenti; • conservare, tutelare e migliorare l’enorme patrimonio di biodiversità vegetale e animale della macchia mediterranea, con l’ambizione di farne un laboratorio naturale e un centro d’interesse per tutti i Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum. Ecco perché ci siamo dotati di un sistema informativo che, per gli aspetti tecnici e scientifici che lo caratterizzano, si pone all’avanguardia in sede non solo nazionale ma europea. Prescindendo dagli aspetti tecnici, che altri illustrano, all’Amministrazione spetta il compito di attestare che la scelta progettuale e la sua realizzazione sono scaturite da una valutazione ponderata e responsabile della spesa affrontata rispetto ai risultati attesi. La Regione Siciliana ha creduto ad un progetto ambizioso e ne ha perseguito la realizzazione nella convinzione che esso possa fornire un reale sostegno nel delineare e porre in essere nuovi indirizzi di politica forestale, che saranno supportati e anche verificati da elementi conoscitivi di cui finora non disponevamo o che erano solo parziali e non aggiornati. Tutto ciò acquista un valore più pregnante in tempi, come quelli che stiamo vivendo, in cui i diversi portatori degli interessi che gravitano sulle aree forestali (ma oseremmo dire tutta la società civile) hanno maturato aspettative maggiormente articolate e differenziate su quelle stesse aree rispetto al passato, rispetto cioè al solo perseguimento dei prodotti tradizionali del bosco (legno, sughero e pascolo). Si pensi soltanto alla crescente attenzione posta ai valori ambientali, naturalistici e paesaggistici legati alle varie realtà forestali della Sicilia. Non pensiamo di esagerare nel sostenere che il Sistema Informativo Forestale della Sicilia riverbera la sua utilità anche al di là dei territori boscati in senso stretto: può cioè contribuire alla pianificazione regionale e locale di tutti gli ambienti che con tali territori hanno relazioni di complementarità o comunque funzionali al loro assetto 6 e alla loro stabilità. Si pensi ai complessi sistemi agro-forestali di tanta parte della collina e dell’alta collina interna dell’Isola, alle aree di abbandono colturale in rapida evoluzione verso configurazioni di maggior naturalità, ai territori inclusi nelle diverse tipologie di aree protette, agli ambienti di fiumara, a quelli alto-montani o, di contrapposto, a quelli costieri e insulari, ai comprensori di maggior fragilità idrogeologica. Da sottolineare è ancora l’intricato problema occupazionale che l’Amministrazione Regionale deve affrontare per il settore forestale. In tale problema il vero nodo sembra essere quello del difficile raffronto fra le legittime aspettative degli operai forestali e la tipologia nonchè la dimensione quantitativa dei tradizionali interventi boschivi e sistematori. Ci aspettiamo che il sistema informativo, che siamo riusciti a realizzare e che contiamo di tenere aggiornato e d’implementare nel tempo, consenta d’indirizzare meglio gli interventi forestali verso forme di destinazione del bosco e di manutenzione del territorio più attente ai peculiari valori ambientali, paesaggistici e anche culturali della Sicilia. Vorremmo che in tal modo il lavoro delle maestranze forestali acquisisse in futuro migliore visibilità e maggior apprezzamento. La presente pubblicazione sul Sistema Informativo Forestale si sofferma in particolar modo sulla prima delle tre principali componenti che lo costituiscono, vale a dire l’Inventario Forestale della Regione Siciliana. Ad essa si accompagna un esempio di carta forestale di sintesi, derivata dal vasto data base cartografico, che costituisce l’altra componente fondamentale del S.I.F. Infine, in un secondo volume viene illustrato come le aree forestali della Sicilia siano state classificate seguendo una tipologia ben definita, descritta in tutti i suoi dettagli. Nel concludere, vorremmo evidenziare il riverbero dell’Inventario Forestale su tutta la pianificazione territoriale, atteso che, ai sensi dell’art. 6 comma 7 della L.R. 14/2006, che indica gli strumenti della pianificazione regionale forestale, “ogni altro strumento di pianificazione del territorio che includa i territori ricompresi dall’inventario forestale è coerente con i documenti di programmazione indicati nel presente articolo, a pena di nullità”. Ciò significa che tutta la pianificazione territoriale della Sicilia, e non solo la pianificazione regionale forestale, deve farsi carico della conservazione,valorizzazione, sviluppo e tutela del patrimonio forestale regionale e degli ambiti connessi messi in luce dall’Inventario Forestale. Calogero Gianmaria Sparma Assessore Regionale al Territorio e Ambiente Pietro Tolomeo Dirigente Generale del Comando Corpo Forestale della R.S. INDICE 1. Boschi della Sicilia, dal mito agli inventari forestali 2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi 2.1 Risorse forestali nel paesaggio tradizionale 2.2 Paesaggio forestale attuale 8 12 12 18 3. Si fa presto a dire bosco 25 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione 28 4.1 Cronistoria e scopi del progetto 4.2 Fasi di lavoro dell’Inventario Forestale e delle cartografie 4.3 Infrastruttura informatica del SIF: configurazione e funzionamento 4.4 Sistema di aggiornamento dell’IFRS e della CFRS 28 30 39 45 5. Bosco misurato, bosco rappresentato. Inventario e cartografia 47 nel Sistema Informativo Forestale della Sicilia 9. Superfici forestali e loro attributi 9.1 Caratteri stazionali 9.2 Origine dei soprassuoli 9.3 Fisionomia dei soprassuoli 9.4 Aspetti amministrativi 9.5 Funzioni 9.6 Selvicoltura 9.7 Altri tipi di produzioni e servizi 9.8 Patologie e danni 10.Bosco: dati quantitativi 10.1 Volume degli alberi vivi 10.2 Numero di alberi vivi 10.3 Area basimetrica 10.4 Incremento corrente di volume 10.5 Arbusti: numero di soggetti 10.6 Rinnovazione: numero di soggetti 6. Dalle categorie inventariali alla tipologia forestale 52 7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia: aspetti procedurali e statistici 54 10.8 Rinnovazione di origine artificiale: numero di soggetti 8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia 62 64 66 68 70 72 74 76 78 80 82 84 86 88 90 10.10 Fitomassa: fusto e rami (diametro fino a 5 cm) 8.1 Leccete 8.2 Sugherete 8.3 Querceti di rovere e roverella 8.4 Cerrete 8.5 Orno-ostrieti 8.6 Castagneti 8.7 Faggete 8.8 Formazioni riparie 8.9 Formazioni pioniere e secondarie 8.10 Pinete di pini mediterranei 8.11 Pinete di pino laricio 8.12 Rimboschimenti 8.13 Boschi di altre latifoglie 8.14 Altre formazioni forestali della Sicilia 10.7 Rinnovazione di origine agamica: numero di soggetti 10.9 Rinnovazione di origine naturale: numero di soggetti 10.11 Fitomassa: ramaglia (diametro inferiore a 5 cm) 10.12 Fitomassa: ceppaie 10.13 Fitomassa totale 10.14 Volume degli alberi morti in piedi 10.15 Numero di alberi morti in piedi 10.16 Volume delle ceppaie 10.17 Numero di ceppaie 10.18 Volume del legno morto a terra 10.19 Volume necromassa totale 11.Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario 11.1 Formazioni arboree fuori foresta. Boschetti e formazioni forestali lineari 11.2 Boschi vetusti 11.3 Incendi boschivi 12. Prospettive e aspetti innovativi del Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana 100 103 110 115 123 131 134 140 142 148 150 152 154 156 158 160 162 164 166 168 170 172 174 176 178 180 182 184 186 188 188 190 193 198 7 Sistema informativo Forestale Regionale 1. Boschi della Sicilia, dal mito agli inventari forestali 1. Boschi della Sicilia, dal mito agli inventari forestali Nella storia più volte millenaria della Sicilia, l’evento che forse più di ogni altro ha determinato un radicale cambiamento nell’evoluzione fisionomica del suo territorio e nello sviluppo civile delle sue popolazioni è stata la rapida e intensa colonizzazione greca, iniziata nell’VIII sec. a.C. Prima d’allora l’occupazione e l’uso dei suoli dell’Isola avevano interessato aree ridotte e cambiamenti contenuti, in relazione anche alla relativa consistenza delle popolazioni che lì si erano insediate: Sicani ed Élimi ad occidente, Siculi ad oriente, oltre a piccoli scali fenici e stazioni commerciali sulle rotte verso le coste mediterraneooccidentali dell’Africa. Ioni originari di Cálcide, nell’Eubea, fondarono le colonie del settore nord-orientale dell’Isola: dapprima Zancle e Nasso, poi Catania, Lentini e Milazzo. A sud della piana catanese e lungo la costa volta all’Africa si insediarono Dori originari di Corinto e poi da altre contrade dell’Ellade, fondando Siracusa, Megara Iblaea, Selinunte, Gela e Agrigento. Erano alla ricerca, questi migranti, non tanto di approdi ed empori commerciali, quanto di territori che potessero assorbire l’esuberanza demografica e i contrasti di potere che le polis d’origine (che a volte erano le stesse colonie fondate per prime) non erano in grado di contenere. Si trattava quindi di gente in cerca di terre, che dilagava nei territori circostanti ai nuovi insediamenti e nell’entroterra, le cui classi emergenti e dominanti andavano a co- 8 stituire un’oligarchia terriera. Introdussero, i coloni, tutti gli elementi che connotavano la civiltà della madrepatria: organizzazione sociale, struttura amministrativa e statuale, religione, urbanistica, edilizia privata, religiosa e pubblica, metallurgia del ferro e la preziosa (e recente) scrittura alfabetica. Introdussero anche un’agricoltura molto evoluta rispetto a quella delle popolazioni indigene, che aveva i suoi punti di forza non solo nella coltivazione dei cereali e dei legumi e nell’allevamento del bestiame, ma anche nelle colture arboree, soprattutto l’olivo, ancor prima della vite; è probabile che importassero dalla Grecia il mandorlo e il fico; fra le piante autoctone, valorizzarono il melo, il castagno, il melograno. Il paesaggio agrario della Sicilia cominciò a delinearsi allora, in parallelo a quanto avveniva nel centro Italia ad opera degli Etruschi. L’estendersi dei terreni coltivati e pascolati avvenne, almeno in parte e come ovunque, a spese della foresta primigenia. All’alba della civiltà Quanto erano estese queste foreste? È difficile dirlo, perché nella letteratura antica non esistono descrizioni attendibili. Conosciamo solo generiche testimonianze: del poeta Pìndaro, e poi anche di Diodoro Siculo, dello scrittore ed erudito latino Marco Terenzio Varrone, dello storico e geografo Strabone. Vi si trovano accenni alle foreste che fornivano legname per le navi siracusane o, ancora, alle foreste che facevano corona alla piana di Catania. Possiamo immaginarle o ricostruirle idealmente le foreste di quasi tremila anni or sono sulla base di suggestive letture che ne danno i fitogeografi o intravedendo i paesaggi che fanno da sfondo ad alcune notizie storiche: così la fondazione di Lentini (729 a.C.), ai piedi degli Iblei, legata al mare dal fiume Terias, l’attuale piccolo corso San Leonardo, allora (e fino al XII secolo) navigabile, o la fondazione di Selinunte (un secolo dopo, nel 628 a.C.), alta su uno stretto ripiano imminente sul mare, intagliato ad ovest dalle profonde incisioni del Selinunte, l’attuale Modione, fiume allora perenne. Attualmente sono corsi d’acqua a carattere torrentizio, perché non più alimentati da falde ricche e potenti, come sono quelle garantite da suoli forestali profondi, ad alta capacità idrica, che maturano sotto le antiche selve. Ancor oggi, sotto le migliori faggete dei Nebrodi o dell’Etna, si rinvengono suoli con una Erosione del manto forestale Su un territorio così connotato si è innestata la lunga storia dello sfruttamento agricolo dell’Isola, che sin dall’inizio si è orientato a un ordinamento colturale prevalentemente cerealicolo-pastorale a carattere estensivo: cereali nei terreni migliori, pascolo (per lo più ovino, ma, in alto, anche caprino, in forma brada e transumante) in quelli più poveri. Grande produttrice di grano, ne è stata anche forte esportatrice, almeno per certi periodi, tanto da essere considerata una regione frumentaria, un granaio degli imperi di cui veniva a far parte o delle aree commerciali in cui era inserita, a cominciare dalla Magna Grecia. Per due secoli (finché non prevalse il rifornimento dall’Egitto e da altre aree dell’Africa settentrionale) fu la principale fornitrice di Roma: “nutrice del popolo romano” la chiamò Catone, e a Enna, in Sicilia, veniva fatta nascere Cerere, che insegnò ai popoli a sostituire il pane di ghianda con il pane di frumento. Così ancora sotto il dominio arabo, che invertì le correnti d’esportazione verso oriente e le coste africane - come più tardi fecero i Normanni - e sotto quello spagnolo, dal XV al XVII sec. Parallelamente alla cerealicoltura, e forse in modo ancor più pesante, la pastorizia sottrasse terreni alla foresta, sia direttamente, bruciandola e sradicandola, sia gradualmente, immettendovi il bestiame, specie nei periodi di aridità, quando era il solo ambiente in grado di offrire riparo e pastura. In molte regioni d’Italia il pascolo divenne il peggior flagello dei boschi, ma particolarmente in Sicilia, dove le “svariate, opache e doviziosissime selve” ricordate da Plinio subirono l’offesa dell’abuso del pascolo già a partire dal IV-III sec a.C., dall’epoca delle guerre contro Cartagine, e poi in seguito all’occupazione dei Romani. Le leggi di Roma privilegiavano il diritto di pascolo rispetto ai legittimi interessi della proprietà, dal momento che non consentivano il sequestro delle mandrie o delle greggi sorprese a pascolare abusivamente e persino non ne imponevano l’allontanamento. Occorre considerare che i danni da pascolo - per brucamento del novellame e dei ricacci, per predazione del seme, per calpestio e costipamento del terreno - e quelli dovuti a eccesso o irrazionalità di taglio sono particolarmente gravi nelle cenosi forestali che si sono edificate in altri momenti climatici, a loro più favorevoli. Le oscillazioni del clima verificatesi negli ultimi millenni hanno favorito alternativamente i querceti nei periodi anatermici, o di miglioramento climatico con impronta continentale, le abetine e soprattutto le faggete nei periodi catatermici, di graduale raffreddamento, con impronta oceanica. L’azione dell’uomo, nell’aprire e interrompere la compagine boschiva, diviene maggiormente disastrosa quando il sistema biologico forestale si mantiene in virtù di una compensazione delle mutate condizioni climatiche generali tramite i fattori microclimatici interni ad esso. È probabile che tutto ciò sia all’origine della scomparsa in Sicilia delle abetine e della drastica riduzione delle faggete. Nella Roma repubblicana la Sicilia era annoverata fra le provinciae ad silvam et colles, cioè fra le province forestali, ma già durante l’impero la copertura boschiva era ridotta a un terzo dell’Isola. Riduzioni ancora maggiori si sono avute in epoca medioevale e in tempi relativamente recenti, anche a seguito di particolari eventi istituzionali, normativi e sociali, che hanno sollecitato la popolazione locale a mettere a coltura o ad aprire al pascolo terreni che erano rimasti fino ad allora sodi e boscati. Così, nel tempo, hanno agito pesantemente nel deprimere la quantità e la qualità della copertura forestale la concessione degli usi civici nel sistema feudale introdotto dai Normanni nel XII sec., protrattosi in Sicilia più che altrove, la colonizzazione 1. Boschi della Sicilia, dal mito agli inventari forestali potenza di un metro ed oltre e con una capacità idrica che supera il 50%: assorbono efficacemente le precipitazioni e le cedono ordinatamente nel tempo a vantaggio di una costante alimentazione delle sorgenti e di un regolare deflusso dei corsi d’acqua. Si hanno notizie storiche sulla navigabilità, per lo meno lungo il tratto inferiore, del Platani, del Salso, dell’Anapo, del Simeto e di altri ancora, e sulla fluitabilità dell’Alcantara. Quanto erano estese, dunque, le foreste della Sicilia all’alba della sua storia civile, tremila anni or sono? Coprivano il 75% del suo territorio, come è stato indicato per altre regioni italiane? Probabilmente no, perché alcuni fattori ambientali limitavano allora, come oggi, lo sviluppo della vegetazione forestale: l’aridità estiva, specialmente nelle esposizioni investite dai venti caldi africani, le argille e le formazioni gessoso-solfifere di tanta parte del centro dell’Isola, e ancora le marne, tutti substrati pedogenetici molto difficili, le paludi lungo le coste orientali e meridionali. Nonostante questi limiti, è ipotizzabile che la Sicilia sia emersa dalla preistoria con un diffuso manto boschivo. I contrasti sulla consistenza di tale manto riguardano più la sua composizione e la sua struttura (quante foreste vere e proprie? quante macchie e garighe?) che la sua estensione: senza nulla concedere a visioni mitiche, si può immaginare che i soprassuoli forestali di allora si estendessero per più di un milione d’ettari. 9 Sistema informativo Forestale Regionale interna promossa dal vicereame spagnolo nel XVI e XVII sec. e, successivamente, dal XVIII sec., il forte aumento demografico, la rivoluzione del prezzo del grano tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, le quotizzazioni di terre per le leggi eversive della feudalità, le divisioni dei beni ecclesiastici e demaniali nel XIX sec. Anche la cosiddetta lotta del banditismo (186265), con l’incendio delle foreste ove si rifugiavano i briganti, l’improvvida legge forestale del 1877, le massicce utilizzazioni durante la Grande Guerra portarono a diffuse spoliazioni del manto forestale della Sicilia. Devastanti, ancora, sono state in ogni tempo le utilizzazioni imposte dalle necessità delle varie marinerie, da quella siracusana in poi, a causa delle altissime percentuali di scarti e perdite di lavorazione che si sono avute fino a tempi relativamente recenti per ottenere l’alberatura delle navi, lo scheletro e il fasciame degli scafi. Superficie forestale regionale Al momento della riunificazione d’Italia, il primo censimento dei boschi di una certa attendibilità (1861) denuncia una superficie forestale di 110.000 ettari, ridotta ulteriormente a 98.000 ettari nel 1911 (Tabella 1.1). Il catasto agrario del 1929 rileva appena 87.000 ettari di bosco, probabilmente il massimo storico del disboscamento della Sicilia. Quando l’Isola raggiunge la sua autonomia, nel 1947, la Regione prende in consegna un patrimonio forestale di 102.000 ettari, pari al 4% della 10 1. Boschi della Sicilia, dal mito agli inventari forestali superficie totale, qualora per giunta vengano compresi in tale patrimonio più di 12.000 ettari con copertura inferiore al 50%, che la statistica ufficiale non annovera fra le superfici a bosco. Altrimenti siamo ai livelli dell’anteguerra. La Regione Autonoma pone fra gli impegni prioritari della sua politica territoriale, ambientale e produttiva la ricostituzione qualitativa e quantitativa delle foreste attraverso due principali strumenti: l’impianto di nuovi boschi e il miglioramento di quelli esistenti. Fa leva anche sulla pubblicizzazione di terreni forestali o da rimboschire, sviluppando vigorosamente la consistenza del demanio - che passerà dagli originari ettari 4.248 ereditati dallo Stato agli attuali 168.552 - e sulla loro messa in tutela, come aree protette. In virtù soprattutto dei nuovi impianti con prevalenti finalità sistematorie, le superfici classificate a bosco propriamente detto salgono nel primo decennio (1957) a 116.000 ettari, nel secondo (1965) a 163.000 ettari. All’inizio degli anni duemila, secondo i dati Istat la superficie forestale della Sicilia è di 221.000 ettari. Nel frattempo (1985) il primo Inventario Forestale Nazionale Italiano - IFNI - aveva indicato una superficie forestale di 266.000 ettari. Ma con gli inventari forestali si volta pagina nella rilevazione e descrizione dei boschi: le informazioni inventariali emergono da differenti modalità di raccolta e di elaborazione del dato forestale rispetto ai censimenti tradizionali, ottenuti per aggiornamento annuale della serie storica dell’Istituto nazionale di statistica. Anno o secolo Superficie forestale [ha] Inizio età del ferro X sec. a.C. ≈1.300.000 >50 Inizio età imperiale romana I sec. d.C. ≈800.000 ≈ 33 Evento Coefficiente boscosità [%] Unità d’Italia 1861 110.000 4,3 Autonomia della Reg. Sicilia 1947 102.000 4,0 Inizio nuovo millennio 2000 221.000 8,6 Tabella 1.1 - Variazione nel tempo della superficie forestale della Sicilia. BOX 1 - storia dei rimboschimenti in sicilia Rovere, nonché da soprassuoli misti di Orniello, Frassino ossifillo, Acero spp. etc. di difficile ricostituzione attraverso i rimboschimenti, specie nelle proprietà private. Nel 1949, con la Legge regionale 10, venne istituita l’Azienda delle Foreste Demaniali della Sicilia, il cui ordinamento ed i cui scopi vennero sanciti dalla successiva Legge 18 del 1950. Al momento della sua costituzione, l’Azienda F.D.S. rilevò dall’Azienda di Stato Foreste Demaniali ha 4.887 di boschi e rimboschimenti. Alla fine del 1966, a seguito di successivi conferimenti dal Demanio Statale di terreni rimboschiti con fondi regionali, con fondi della stessa Azienda regionale e in base alla convenzione con la Cassa per gli Interventi Straordinari nel Mezzogiorno, il patrimonio boschivo dell’A.F.D.S., costituito in prevalenza da impianti di conifere mediterranee ed eucalitti realizzati per la difesa del suolo, raggiungeva ha 38.000 circa. Un cenno particolare, per l’azione di stimolo ai rimboschimenti, va dedicato alla Legge Regionale per la riforma agraria in Sicilia del 1950. Essa escludeva dall’esproprio, oltre ai terreni qualificati in Catasto come boschi, anche quelli ceduti gratuitamente, entro un certo periodo, per il rimboschimento ai sensi della Legge del ‘23. L’impulso maggiore alle sistemazioni montane e ai rimboschimenti si deve alla Legge istitutiva della Cassa per gli Interventi Straordinari nel Mezzogiorno del 1950, che ha consentito, con il programma quindicennale (prorogato con successive disposizioni legislative), la realizzazione di massicci interventi per la difesa del suolo e la protezione delle grandi opere pubbliche. La Legge per la Montagna del 1952 (prorogata poi fino al 1967) classificava come territori montani 174 Comuni della Sicilia, nel cui ambito, per i rimboschimenti, veniva previsto un contributo pubblico maggiorato. Sono successivamente intervenuti altri provvedimenti intesi a promuovere lo sviluppo forestale: • il Piano Verde (Legge 910 del 1966) per il quinquennio 1966-70; • il Programma Economico Nazionale per il quinquennio 1966-70 (Legge 685 del 1967), che dedicava un articolo al problema della difesa e conservazione del suolo e la Legge 632, sempre del 1967, che prevedeva una spesa di 110 miliardi di lire per l’esecuzione di opere idrau- liche e di sistemazione idraulico-forestale ed idraulicoagraria; • la cosiddetta Legge Ponte del 1967, che stanziava i fondi per la montagna, assicurando la continuità degli interventi finanziati con la citata Legge 632 del1967. Il complesso delle leggi e degli incentivi fin qui ricordati ha portato ad un aumento della superficie investita a boschi artificiali di ben 77.300 ettari nel periodo 1947-1966. Di seguito sono riepilogate le superfici rimboschite in questo ventennio, tenendo distinti i rimboschimenti volontari eseguiti da privati da quelli effettuati dalla Pubblica Amministrazione su terreni acquisiti al Demanio regionale o su terreni ceduti gratuitamente da privati, e distinguendo anche la fonte di finanziamento. 1. Boschi della Sicilia, dal mito agli inventari forestali I rimboschimenti, intesi sia come interventi di reimpianto di soprassuoli distrutti per azioni antropiche o per cause naturali sia come opere di trasformazione di terreni nudi in boschi artificiali, a fini di difesa del suolo o a scopi produttivi e/o paesaggistici, possono farsi risalire in Sicilia al secolo XIX, allorché il Codice Forestale del 1826 ed i successivi provvedimenti del 1832, 1863 e 1864, nonché la Legge forestale 3907 del 1887 e la Legge Luzzatti del 1910, che creava l’Azienda Foreste del Demanio Statale, posero fine alle conversioni dei boschi in terreni agricoli, avviata fin dal secolo XVI, con l’imposizione del vincolo idrogeologico. I principi di tali norme sono stati ripresi ed ampliati dal R.D.L. 3267 del 1923 e dal relativo Regolamento del 1926, che costituiscono ancora la base dell’ordinamento forestale italiano. La legge del ’23, fra l’altro, promuoveva la costituzione di Consorzi di rimboschimento e prevedeva contributi finanziari a favore della proprietà privata per rimboschimenti volontari e per la ricostituzione di boschi degradati in terreni vincolati. I risultati raggiunti attraverso le incentivazioni pubbliche consentirono un ampliamento della consistenza regionale dei boschi, che nel 1936, secondo l’ISTAT, risultava di ha 99.234. Tuttavia essi furono inferiori all’attesa per quanto riguarda i rimboschimenti volontari da parte dei privati, gestiti, in genere, correttamente nella fase d’impianto da imprese boschive, ma trascurati in quella a regime con conseguente distruzione a causa di incendi e riconversione in pascoli marginali. La Legge 215 per la Bonifica Integrale del 1933 creò, con l’istituzione dei Consorzi di Bonifica, nuovi strumenti per l’intervento nel settore delle sistemazioni idraulico-forestali. Le relative opere, previste nei Piani Generali di Bonifica tra gli interventi a totale carico dello Stato, vennero affidati in esecuzione agli stessi Consorzi. A seguito delle distruzioni dei soprassuoli per cause collegate all’ultimo conflitto mondiale, nel 1947, poco prima della costituzione della Regione Autonoma della Sicilia, sempre secondo fonti ISTAT, la consistenza dei boschi in Sicilia si era ridotta ad ha 85.643. Purtroppo i boschi e le foreste che avevano subito i danni bellici erano quelli costituiti da specie autoctone di rilevante interesse, oltre che economico, naturalistico e paesaggistico, quali querceti di Sughera, Cerro, Leccio, Roverella, 11 Sistema informativo Forestale Regionale 2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi 2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi La variabilità e la ricchezza di caratteri ambientali di un territorio rappresentano il substrato potenziale sul quale le diverse influenze culturali nel corso del tempo hanno modellato forme ed espressioni diverse di paesaggio. Affinché ci sia ricchezza e variabilità di paesaggi, un territorio sufficientemente ampio deve quindi mostrare variabilità in termini fisiografici, climatici, litologici, pedologici, vegetazionali, dell’uso del suolo agrario, storici, culturali. 2.1 Risorse forestali nel paesaggio tradizionale La Sicilia, per la diversità dei caratteri ecologici, la grande biodiversità, l’incontro millenario con le più importanti civiltà agrarie e con il loro patrimonio di piante, animali, tecniche, costumi e rapporti sociali, è interessata come forse nessun’altra regione dalla presenza di numerosi paesaggi agrari e agroforestali tradizionali tipici dell’area Mediterranea. In primo luogo, i paesaggi della Sicilia sono condizionati dal principale assetto fisiografico ed evidenti differenze esistono tra i territori orientali ed occidentali dell’Isola, così come tra quelli settentrionali e meridionali (Figura 2.1.1). Il particolare assetto fisiografico crea chiare linee di demarcazione territoriale, ad esempio nell’Est della Sicilia dove l’area di pianura più importante della 12 regione è a diretto contatto con il monte più alto dell’Italia centro-meridionale (il Monte Etna). La parte settentrionale e Nord-orientale dell’Isola è quella fisicamente più complessa e in essa si concentrano tutti i più importanti rilievi montuosi: le Madonie (raggiungono quasi 2.000 m di quota), i Nebrodi (circa 1.850 m), i Peloritani (quota massima di 1.300 m circa), l’Etna (3.350 m). Le pendici di questi rilievi raggiungono direttamente le aree costiere, oppure sono direttamente collegati al vasto sistema collinare dell’interno (Figura 2.1.1). Analogamente, rimarchevoli contrasti sono legati alle principali formazioni geologiche (dai più antichi substrati metamorfici alle diverse formazioni carbonatiche, alle più recenti formazioni terrigene e vulcaniche), ai tipi climatici (dal termo-mediterraneo delle coste al temperato montano-mediterraneo), alle comunità vegetazionali, alla diversità floristica, alla varietà delle coltivazioni agrarie, al tratto di ruralità diffusa. Tale scenario ambientale, ricchezza di risorse naturali e lungo decorso storico hanno portato nel tempo alla creazione di numerosi “Paesaggi Tradizionali”. Questi possono essere definiti come quei paesaggi che hanno caratteri distintivi in termini di assetto strutturale delle forme, dei tipi di uso del suolo, delle risorse ambientali in genere e che riflettono un forte significato naturale, culturale ed estetico del territorio a cui si legano. Tradizionali sono tutte quelle espressioni culturali e colturali del paesaggio che Figura 2.1.1 - Carta schematica delle principali unità fisiografiche e territoriali e di alcune località forestali importanti della Sicilia. hanno una storia sufficientemente lunga (generalmente secoli), che si sono insediate ed evolute lentamente nel tempo e che riflettono un elevato livello di armonia con gli aspetti naturali (abiotici e biotici) di un territorio. Oggi nell’Isola dominano fortemente i paesaggi agrari (per l’80% circa), con ancora una notevole prevalenza di quelli tradizionali; coltivazioni principali sono il frumento, l’olivo, la vite, gli agrumi e altri fruttiferi spesso in monocoltura o in sistemi Paesaggio forestale e macro-paesaggi agricoli tradizionali Benché gli ultimi dati dell’IFRS (Inventario Forestale Regione Siciliana) e della CFRS (Carta Forestale Regione Siciliana) rispettivamente riportino per la Sicilia 512.121 ha e 508.270 ha di aree forestali, più ridotto è l’effetto che queste coperture hanno nel caratterizzare aree sufficientemente vaste in termini paesaggistici. Diverse superfici forestali infatti risultano molto frammentate e disperse all’interno di vaste aree agrarie, come avviene nell’Ovest e nel centro-sud dell’Isola, divenendo tessere di un mosaico paesaggistico tipico dei paesaggi agrari. Boschi e altre superfici forestali connotano il Paesaggio forestale siciliano prevalentemente (quasi il 90%) concentrato lungo la catena montuosa nord-orientale e sul monte Etna (Figura 2.1.2). In Sicilia, infatti, il paesaggio forestale è strettamente collegato alla fascia montana, tra 800-1.000 m di quota e 2.000 m (orientativamente il limite della vegetazione arborea sull’Etna), ed è caratterizzato dalla dominanza dei boschi di faggio (fascia montana superiore) e dai querceti caducifogli mesotermi (fascia montana inferiore); da quest’ultimi, soprattutto, dominati dal cerro e dalla roverella (termine quanto mai ampio per la variabilità di sottospecie, ecotipi e varietà con cui il gruppo è presente in Sicilia). Alle quote inferiori i soprassuoli risultano sempre più frammentati e oltre a cenosi forestali di origine naturale e seminaturale si rinvengono aree più o meno vaste di rimboschimenti realizzati nel secolo passato, soprattutto all’interno di aree demaniali, distribuite in tutto il territorio regionale. Il paesaggio forestale montano procede quasi senza soluzioni di continuità, e con assetti ambientali e caratteri percettivi diversi, da Ovest verso Est: dai rilievi delle Madonie fino alla parte più orientale dei Peloritani, attraversando i Monti Nebrodi; poco più a Sud l’anello montano del paesaggio forestale dell’Etna (Figura 2.1.1 e Figura 2.1.2). La vasta area dei Monti Nebrodi (in linea d’aria circa 50 km sulla direzione Ovest-Est e circa 15-20 km su quella Nord-Sud) rappresenta il paesaggio forestale per eccellenza della regione. Qui i soprassuoli forestali, oltre a connotare gli ambienti prettamente montani con estesi boschi di faggio, dominano anche la fascia submontana e collinare (soprattutto sul versante tirrenico) e, a tratti, anche quella costiera e subcostiera. Così, si rinvengono lungo il litorale costiero espressive coperture di macchia mediterranea e di macchia-foresta a sugherete macroterme (fra le meglio conservate di tutta la regione); sull’ampia fascia intermedia collinaresubmontana dominano ancora sugherete, querceti caducifogli e leccete. Questo paesaggio forestale presenta nel suo insieme una morfologia dolce e uniforme, dominata da substrati terrigeni di natura silicea (in particolare Flysch), che soltanto in poche aree diventano improvvisamente più eterogenea per la presenza di formazioni litologiche diverse e più compatte (a esempio l’area carbonatica delle Rocche del Crasto - Nebrodi centro-settentrionali). Più a Ovest, quest’articolazione si fa più evidente sul territorio delle Madonie, e il paesaggio forestale, seppur meno vasto, diventa più articolato. Fascia montana da una parte e fascia collinare e 2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi promiscui di coltivazione. Molto più ridotta e legata soprattutto al settore Nord-orientale dell’Isola è la percezione del paesaggio forestale. Il paesaggio urbanizzato diffuso è prevalentemente concentrato lungo le coste. Figura 2.1.2 - Divisione del territorio regionale siciliano in macro-paesaggi. 13 Foto 2.1.1 - Paesaggio forestale montano delle alte Madonie: sullo sfondo boschi di faggio sui piani di vetta (in verde chiaro) e leccete rupestri e semi-rupestri sui versanti (verde scuro). costiera dall’altra mostrano evidenti linee di demarcazione a favore di una maggiore diversità ecologico-ambientale e paesaggistica d’insieme. La parte più montuosa, le cosiddette “alte Madonie”, costituita da antiche formazioni carbonatiche e quarzarenitiche, genera un paesaggio fisico molto più articolato, in cui sono presenti ampie coperture forestali, con diverse soluzioni di continuità (Foto 2.1.1): i boschi di faggio raggiungono le quote più elevate, sia a ridosso di vette isolate sia all’interno di doline e piccole depressioni presenti nei pianori più elevati (ad esempio sul Monte Carbonara e sul Monte Cervi); poco più in basso i querceti caducifogli e le leccete, che colonizzano anche i versanti rocciosi più aspri e ripidi fino a prendere contatto con le faggete. Alle quote più basse, in particolare sul versante settentrionale e orientale, il paesaggio forestale madonita diventa ancora più articolato per la presenza di sugherete e macchie-foreste mediterranee, in diverse fasi dinamiche evolutive. Querceti caducifogli, macchie-foreste e altre terre boscate sono le coperture forestali che più delle altre dominano il paesaggio forestale dei Monti Peloritani, in particolare soprassuoli preforestali fortemente caratterizzati, sotto il profilo fisionomico e strutturale, dalla presenza dell’erica arborea e dagli 14 altri arbusti e alberi tipici dei substrati acidi. La fisicità del paesaggio è molto articolata, con colline e rilievi montuosi di natura metamorfica, tipicamente con versanti ripidi e molto ripidi. Un’identità paesaggista forestale del tutto unica è quella che caratterizza il territorio dell’Etna. Sul vulcano, il paesaggio forestale della fascia montana diventa più articolato, sia per una maggiore variabilità della dendroflora presente (con diverse specie endemiche) che per un elevato gioco degli stadi dinamici delle coperture forestali e preforestali, generati dal ringiovanimento delle periodiche colate laviche. Dal punto di vista compositivo, oltre al faggio, un importante ruolo paesaggistico viene qui svolto dal pino laricio, dalla betulla dell’Etna, dalla ginestra dell’Etna e da altri arbusti montani (Foto 2.1.2). Più in basso il paesaggio della fascia pedemontana è dominato dai querceti caducifogli e dalle leccete, pure e miste, e da vaste aree caratterizzate da cedui di castagno. Escludendo il settore Nord-orientale dell’Isola, in poche altre aree della regione il bosco e le altre terre boscate dominano il paesaggio. E’ il caso del Bosco della Ficuzza (Sicilia centro-occidentale), fisiograficamente dominato dall’imponente parete calcarea settentrionale della Busambra (circa 1.650 metri s.l.m.), con boschi di querce caducifoglie e Foto 2.1.2 - Paesaggio forestale tipico della fascia montana superiore dell’Etna: betulleti dell’Etna e pinete di pino laricio (sullo sfondo) tra coni vulcanici secondari. Foto 2.1.3 - Tipico paesaggio dei rimboschimenti a conifere mediterranee (Monti Sicani). sempreverdi, e dei rilievi poco più a sud dei Monti Sicani (Figura 2.1.1 e Figura 2.1.2), caratterizzati da importanti coperture forestali (oltre a querceti caducifogli e sempreverdi naturali diverse aree rimboschite a conifere mediterranee) (Foto 2.1.3), spesso interrotte da coltivazioni agrarie di diverso tipo. Paesaggi forestali ancora degni di nota sono quelli che si sviluppano all’interno delle cave iblee (con direzioni radiali dei corsi d’acqua, dalla parte centrale e più elevata dell’altopiano verso i suoi margini e le coste), con coperture forestali naturali (soprattutto formazioni riparie, orno-ostrieti, macchie e arbusteti mediterranei) (Foto 2.1.4), e i paesaggi forestali artificiali dei rilievi degli Erei (Sicilia centromeridionale) e di alcune parti dei rilievi collinari del nisseno (ad esempio Demanio di Mustigarufi); in questi ultimi si rinvengono estesi rimboschimenti, oltre che di conifere mediterranee, a eucalipti. Gli altri paesaggi in ordine d’importanza sono: il Paesaggio collinare delle colture arboree specializzate in asciutto (18%), in particolare presente nell’Ovest dell’Isola (soprattutto caratterizzato da vigneti e uliveti in coltura specializzata); il Paesaggio dei seminativi e dei pascoli arborati (9%), prevalentemente coincidente con il tavolato calcareo dei Monti Iblei; il Paesaggio costiero e sub-costiero delle colture intensive irrigue (8%), che include le principali pianure costiere e sub-costiere, coltivate soprattutto ad agrumi; infine, il Paesaggio delle isole circumsiciliane (circa l’1%), che comprende tutte le piccole isole e gli arcipelaghi attorno la Sicilia, con la loro elevata frammentarietà per tipologie di proprietà e di colture prevalentemente promiscue. Ruolo dei sistemi agroforestali tradizionali tra boschi e campi agricoli Nel quadro dei principali paesaggi colturali (agrari e forestali) appena delineato, dal punto di vista territoriale-distributivo, della complessità biologica e strutturale delle coperture, ma anche della dinamica ecologica (processi di abbandono, ricolonizzazione naturale), i paesaggi forestali sono molto spesso in contatto con le aree della coltura promiscua e dei paesaggi dei seminativi e dei pratipascoli arborati. Molti di questi sistemi agrari tradizionali, in particolare la coltura promiscua, mantengono ancora oggi un elevato livello d’integrità, espresso al loro interno anche dalla presenza di elevati valori di biodiversità specifica e strutturale. Assetti strutturali della copertura di questo tipo (sia nel pattern planimetrico, sia in quello verticale) danno origine a veri e complessi sistemi agroforestali, al cui interno è 2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi Nel resto del territorio regionale (la maggior parte di esso) le coperture forestali sono rinvenibili oasisticamente e domina un mosaico paesaggistico con matrice agraria, a tratti monotono, a tratti più articolato ed eterogeneo, in relazione alla tipologia ed all’estensione dell’uso agrario. In Figura 2.1.2 si riporta la localizzazione dei principali paesaggi forestali dell’Isola e la loro relazione distributiva con i più vasti “macro-paesaggi” agrari tradizionali; in Tabella 2.1.1 si indicano le relative estensioni. I paesaggi agrari sono largamente distribuiti su tutto il territorio. Il più esteso è il Paesaggio dei seminativi e dei prati-pascoli, che domina le colline argillose del centro dell’Isola fino a occupare il 29% circa dell’intera superficie. E’ questo il paesaggio tipico, e molto spesso stereotipato, della Sicilia interna con aziende agricole condotte in aridocoltura a indirizzo cerealicolo-zootecnico. All’opposto si colloca, per complessità strutturale e biodiversità del sistema agrario e per articolazione del mosaico paesaggistico generato, la Coltura promiscua, che in termini di superficie occupata, circa il 23% del territorio regionale, è al secondo posto ed è principalmente concentrata lungo le colline costiere e sub-costiere, mentre verso l’interno è frequente soltanto in corrispondenza di favorevoli condizioni pedologiche e di storiche presenze insediative e di centri abitati (Figura 2.1.2). Nella parte settentrionale e orientale dell’Isola questo macro-paesaggio prende molto spesso diretto contatto con le più vaste aree forestali; nel Sud e nell’Ovest della Sicilia (in mancanza di importanti contesti di tipo forestale) la coltura promiscua rappresenta la tipologia di copertura più chiusa, in contiguità con i paesaggi aperti e semi-aperti. Foto 2.1.4 - Caratteristico paesaggio forestale delle cave iblee (Valle dell’Anapo). Macro paesaggi tradizionali Area (ha) (%) Paesaggio dei seminativi e dei prati-pascoli (Mediterranean open land) 771.176 29,2 Coltura promiscua 603.266 22,9 Paesaggio collinare delle colture arboree specializzate in asciutto 465.637 17,7 Paesaggio forestale 306.335 11,6 Paesaggio dei seminativi e dei pascoli arborati (Mediterranean semi-bocage/semi-open land) 245.015 9,3 Paesaggio costiero e sub-costiero delle colture intensive irrigue 208.140 7,9 Paesaggio delle isole circum-siciliane 27.314 1,0 Paesaggio naturale altomontano 9.872 0,4 Tabella 2.1.1 - Estensione delle principali unità di paesaggi della Sicilia (tra parentesi si riporta la denominazione internazionale in inglese, quando univocamente riconosciuta). 15 Sistema informativo Forestale Regionale possibile individuare anche la presenza di elementi della dendroflora naturale e di vari tipi di micrositi, sia di natura antropica sia naturali: recinzioni con muretti a secco, terrazzamenti, cumuli di pietre, legno morto, roccia affiorante, ecotoni di alberi e arbusti, ampie chiome di specie arboree autoctone, ecc. (Foto 2.1.5). Questi sistemi e paesaggi agrari tradizionali contraddistinguono tante aree cosiddette “marginali” per caratteri topografici e pedologici (aree altocollinari e submontane; versanti più o meno ripidi; aree ad elevata rocciosità affiorante; contesti pedologici difficili perché fortemente argillosi), che hanno portato alla diffusione di colture arboree tradizionali a ridotta intensificazione colturale. Esempi sono: i noccioleti dei Nebrodi orientali e dei Peloritani (diffusi su versanti collinari e submontani molto scoscesi in cui nessun tipo di meccanizzazione è possibile); i pistacchieti del versante pedemontano occidentale dell’Etna (su colate laviche più o meno recenti dove i processi di pedogenesi sono molto limitati o ancora assenti); molti uliveti con piante secolari su versanti argillosi (diverse aree su tutto il territorio regionale); i frassineti puri e promiscui del settore nord-orientale delle Madonie (Foto 2.1.6); i carrubeti puri e promiscui con ulivo e mandorlo degli Iblei; ecc. Sono questi tutti esempi di sistemi colturali tradizionali capaci di garantire multifunzionalità: oltre alle funzioni ecologico-ambientali e produttive, anche quelle storico-culturali. Questi sistemi contengono spesso al loro interno un diffuso patrimonio di ruralità costruita, terrazzamenti, costruzioni tradizionali a servizio dei fondi agricoli, diversi tipi di insediamenti residenziali di campagna, ecc. Condizioni di marginalità diffusa e proibitive per 16 2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi la diffusione di una agricoltura più intensiva e moderna, vicinanza di coperture forestali naturali e seminaturali, presenza frequente di un certo grado di naturalità diffusa all’interno di questi sistemi arborei tradizionali sono tutti elementi che elevano il potenziale dinamico di queste aree verso una pronta evoluzione in direzione di sistemi preforestali e forestali. A dare forza a tali considerazioni sono i diffusi processi di abbandono che oramai da diversi decenni interessano parte di queste aree. Il graduale processo di abbandono ha innescato dinamiche naturali di trasformazione in questi paesaggi agroforestali tradizionali, espresse da una relativa veloce riconquista del bosco in tante aree oggi abbandonate o non sufficientemente coltivate, così come i recenti dati emersi dall’IFRS mostrano. Gli ultimi dati, infatti, indicano che in questi ultimi decenni oltre 35.000 ettari di superfici forestali (circa il 7% delle attuali risorse forestali della Sicilia) sono state generate dalla ricolonizzazione naturale di aree agricole abbandonate dalle colture arboree da frutto tradizionali; in particolare uliveti (oltre la metà del totale di queste aree), agrumeti, noccioleti e pistacchieti. Ad amplificare il transito di queste aree dai sistemi agrari tradizionali alle superfici d’interesse inventariale forestale ha contribuito la stessa nuova definizione di bosco e di altre terre boscate (definita in sede FAO - FRA, 2000) che, in considerazione dei diversi parametri quantitativi a cui si fa riferimento (superficie, densità, altezza delle piante, larghezza), ha portato la soglia minima della copertura arborea al 10% (nel caso delle altre terre boscate costituite da alberi in grado di raggiungere un’altezza minima di 5 m a maturità in situ la copertura è indicata Foto 2.1.5 - Paesaggio agroforestale: coltura promiscua tradizionale in versanti terrazzati in contiguità con aree forestali (Monte Etna). Foto 2.1.6 - Paesaggio delle colture arboree tradizionali a frassino da manna e ulivo (territori di Castelbuono e S. Mauro Castelverde - PA). • • • • • • • • • dei manufatti in pietra a secco (terrazzamenti, muri perimetrali, altre strutture tradizionali a servizio dell’attività agricola), al controllo del fenomeno degli incendi per la costante presenza dell’uomo, alla conservazione di un grande patrimonio culturale, sedimentatosi nelle culture locali nel corso del tempo, direttamente collegato ai saperi e alle tecniche agrarie tradizionali impiegate, ecc. Bisognerebbe quindi trovare un giusto compromesso tra processi che da un lato portano all’espansione del bosco e dall’altro a una perdita di “natura, storia e cultura tradizionale”. Una soluzione potrebbe essere quella di favorire, in maniera programmata e pianificata con opportuni strumenti di gestione del territorio (è oramai sempre più auspicabile lo sviluppo di una pianificazione intersettoriale che abbia nel concetto del paesaggio la sintesi a cui ricondurre i singoli interessi settoriali), i processi di successione naturale nelle condizioni di maggiore marginalità e nei contesti di paesaggio in cui il mo- saico paesaggistico è più povero di aree naturali e seminaturali e nella logica di promuovere e implementare una diffusa rete ecologica regionale. La conservazione di questi paesaggi caratterizzati dalla presenza di sistemi e forme d’uso del suolo di tipo agro-forestale ha, per i motivi sopra riportati, un elevato valore d’esistenza, così come anche la politica agricola comunitaria testimonia, attraverso diversi strumenti di programmazione nazionale e regionale (ad esempio i Piani di Sviluppo Rurale, PSR). 2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi tra il 10 e il 5%) (Foto 2.1.7). Se tutto ciò è indubbiamente positivo dal punto di vista forestale (aumenta l’indice di boscosità dell’Isola), dal lato opposto si assiste a una perdita di multifunzionalità rispetto a quella che i sistemi agroforestali tradizionali complessi sono in grado di garantire (Tabella 2.1.2). Questo in considerazione di una più elevata biodiversità non solo specifica ma anche intraspecifica delle specie legnose da frutto coltivate, come pure in relazione alla conservazione Prodotti d’elevata qualità in termini di tipicità e legame con il territorio. Mantenimento delle funzioni ambientali (difesa del suolo, conservazione del ciclo dell’acqua, ecc.). Conservazione della biodiversità specifica, intraspecifica ed ecosistemica. Stoccaggio di carbonio ridotto (impianti arborei di lunga durata, gestione del suolo conservatrice e accumulatrice di sostanza organica) nelle strategie di contenimento dell’effetto serra. Mantenimento di patches all’interno di un mosaico formato da sistemi agroforestali e seminaturali di diversa tipologia con alta diversità biologica e paesaggistica, con riferimento alle necessità della Rete Ecologica e del ruolo che, interno ad essa o di connessione, possono svolgere i sistemi frutticoli. Sviluppo dell’agricoltura biologica, non limitandosi alla semplice introduzione di mezzi tecnici “biologici”, ma affermando un sistema che nel disegno dell’ecosistema frutticolo ricorre a risorse e processi endogeni (fissazione dell’azoto atmosferico, controllo biologico …), risulta autonomo dal punto di vista energetico ed è in grado, nel caso di stress, di mantenere o recuperare facilmente le sue funzioni. Mantenimento di un bene culturale anche con positivi riflessi in termini di valorizzazione turistica. Mantenimento del valore etico, della storia, della memoria, dell’identità locale. Conservazione di sistemi agroforestali che potrebbero essere modelli o fonti di suggerimenti per il futuro. Tabella 2.1.2 - Multifunzionalità dei Paesaggi Agrari e Agroforestali Tradizionali. Foto 2.1.7 - Paesaggio tradizionale a mosaico articolato della coltura promiscua e dei seminativi e prati-pascoli arborati con presenza di fasce ecotonali (arbusteti, muretti a secco) e tessere in rinaturalizzazione (Monti Iblei). 17 Sistema informativo Forestale Regionale 2.2 Paesaggio forestale attuale La Sicilia è la maggiore isola del Bacino del Mediterraneo e la regione più estesa d’Italia. La ricchezza degli habitat, determinata dalla diversità dei substrati geologici, dalla articolata orografia e dalle condizioni climatiche favorevoli, congiuntamente all’esercizio delle millenarie attività antropiche, danno luogo ad una moltitudine di ambienti che, nel loro insieme, esprimono una straordinaria biodiversità vegetale. Il paesaggio vegetale attuale della Sicilia, in considerazione della sua antica antropizzazione, è espresso principalmente da colture agricole, attive o in abbandono, da praterie steppiche più o meno arbustate e da lembi residuali di macchia mediterranea. Le formazioni boschive di origine naturale ricoprono in maniera discontinua i maggiori rilievi montuosi dell’isola assumendo notevole sviluppo in corrispondenza dei territori compresi all’interno dei Parchi Naturali dell’Etna, delle Madonie e, soprattutto dei Nebrodi, nonché nelle altre aree protette. Ai suddetti boschi si aggiungono vaste superfici ricoperte da popolamenti forestali artificiali, per lo più di specie esotiche, differenti per composizione floristica e struttura dalle formazioni native. Gli elementi essenziali, relativi agli aspetti floristici, fisionomico-strutturali, fitosociologici e distributivi delle principali formazioni che improntano il paesaggio forestale della Sicilia vengono di seguito riportate. Boschi di faggio Il faggio in Sicilia occupa le stazioni più meridionali del suo areale localizzate nella fascia monta- 18 2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi na compresa tra i 1.200 e i 2.000 m. La specie è particolarmente diffusa nel territorio dei Nebrodi in cui insiste oltre il 70% della superficie complessiva dei faggeti siciliani. Formazioni più modeste sono presenti sulle Madonie, sui Peloritani, sull’Etna e, in provincia di Enna, nel Bosco della Giumenta e a Monte Sambughetti. Sui Monti Nebrodi i boschi di faggio sono insediati su terreni silico-argillosi di arenarie terziarie, sufficientemente freschi e dotati di una buona capacità di ritenzione idrica. Le favorevoli condizioni di suolo e di clima hanno consentito a questa specie di sopravvivere in un’area poco alterata nel tempo come estensione, ove costituisce le più belle e significative espressioni di bosco caducifoglio montano. Lo strato arboreo delle faggete è dominato da Fagus sylvatica cui si associano, in alcuni tratti, annosi esemplari di Acer campestre e, soprattutto, di A. pseudoplatanus che, a Monte Soro, nel Bosco Tassita e sul Carbonara, raggiungono dimensioni veramente ragguardevoli. Nello strato arbustivo, insieme al faggio, si riscontrano Ilex aquifolium, Euphorbia meuselii, Daphne laureola e, sporadicamente, Rhamnus cathartica, Crataegus laciniata, Taxus baccata (esclusivamente sui Nebrodi) e Sorbus torminalis. Lo strato erbaceo nei tratti chiusi evidenzia poche specie. Tra i taxa che è possibile riscontrare nei diversi contesti geografici si ricordano Anthriscus nemorosa, Allium ursinum, Anemone apennina, Cardamine chelidonia, Cyclamen hederifolium, Cephalanthera alba, C. rubra, Corydalis solida, Doronicum orientale, Galanthus nivalis, Geranium versicolor, Ranunculus umbrosus, ecc. Nell’ambito dell’area di pertinenza del faggeto, sui Nebrodi, ricadono piccoli boschetti misti Foto 2.2.1 - Faggeta discontinua su Monte dei Cervi (Madonie). fisionomizzati da Taxus baccata, cui si associano Fagus sylvatica, Acer pseudoplatanus, Ulmus glabra, Fraxinus excelsior subsp. siciliensis ed Ilex aquifolium. Gli aspetti più espressivi si riscontrano in contrada Bosco Tassita, in territorio di Caronia, dove si trova il nucleo più consistente. Sulle Madonie le formazioni a Fagus sylvatica si riscontrano soltanto nel settore montano del territorio, nell’ambito della fascia altimetrica compresa tra 1.400 e 1.900 m s.l.m., sia su substrati carbonatici che silicei. Si tratta generalmente di nuclei discontinui che conservano una maggiore continuità sui versanti settentrionali di Monte Mufara, Pizzo Antenna Grande, Monte dei Cervi, Monte Daino e Monte S. Salvatore. Sull’Etna il faggio insiste su una superficie modesta rispetto a quella complessivamente occupata in Sicilia. Si tratta, ovviamente, di una condizione differente rispetto agli altri faggeti per via della uniformità del substrato, esclusivamente vulcanico. In queste condizioni, poco frequenti per la specie e quasi esclusive in tutto il suo areale, i faggeti etnei acquistano un’importanza ecologica notevole. Nello strato arboreo figura talvolta Pinus nigra subsp. calabrica che in generale occupa uno spazio autonomo, e in alcune stazioni anche l’endemica betulla dell’Etna (Betula aetnensis). Sotto l’aspetto fitosociologico le faggete siciliane sono riferibili all’alleanza Doronico-Fagion (=Geranio versicoloris-Fagion), ordine Fagetalia sylvaticae, classe Querco-Fagetea. Le associazioni vegetali sono rappresentate principalmente dall’Anemono apenninae-Fagetum, una faggeta mesofila ed acidofila diffusa sui Nebrodi e sulle Boschi di cerro Il paesaggio della fascia altimetrica compresa tra 1.000 e 1.400 m è caratterizzato principalmente dalle formazioni di Quercus cerris che, pur essendo presenti in altri sistemi montuosi dell’Isola, soltanto sui Nebrodi costituiscono estesi boschi di notevole interesse forestale e paesaggistico. Essi si insediano su substrati acidofili come flysch e scisti, quasi sempre profondi, dotati di una discreta componente argillosa. Lo strato arboreo delle cerrete è costituito quasi esclusivamente da Quercus cerris e, saltuariamente, da altre specie, tra le quali Fagus sylvatica, Acer campestre, Malus sylvestris, Sorbus torminalis, Ostrya carpinifolia, e le endemiche Malus crescimannoi e Pyrus vallis-demonis. A quote inferiori è possibile trovare anche individui di Quercus pubescens s.l. Lo strato arbustivo annovera Prunus spinosa, Euphorbia characias, Ruscus aculeatus, Crataegus monogyna, Daphne laureola, Ilex aquifolium e l’endemica Genista aristata. Lo strato erbaceo è qualitativamente molto diversificato comprendendo diversi taxa, tra cui Anemone apennina, Cyclamen hederifolium, Geranium versicolor, Ranunculus velutinus, Paeonia mascula subsp. russii, Lathyrus venetus, ecc. Sul versante settentrionale tirrenico dei Nebrodi, sulle Madonie e nel Bosco della Ficuzza, presso Palermo si rinviene una particolare formazione boschiva caducifoglia dominata da Quercus gussonei, un’entità ende- mica della Sicilia, affine a Q. cerris. Nel corteggio floristico di questa cerreta termofila è presente Iris foetida, taxon molto raro in Sicilia, e discontinuamente l’endemico Q. ×fontanesii, ibrido naturale tra Quercus gussonei e Q. suber con esemplari singoli o in gruppi di pochi individui. Le cerrete localizzate nel versante orientale dell’Etna, a quote comprese fra 1.200-1.500 m, si presentano come boschi misti, in quanto a Quercus cerris si accompagnano normalmente Quercus dalechampii e Quercus congesta. Sotto l’aspetto sintassonomico le cerrete termofile a Quercus gussonei afferiscono al Quercetum gussonei (alleanza dell’Erico arboreaeQuercion ilicis) mentre quelle mesofile montane dei Nebrodi rientrano nell’Arrhenathero nebrodensisQuercetum cerridis e nell’Ilici aquifolii-Quercetum cerridis (Doronico-Fagion) e quelle dell’Etna nel Vicio cassubicae-Quercetum cerridis (Pino-Quercion congestae, alleanza dell’ordine Quercetalia pubescenti-petraeae (classe Querco-Fagetea). Boschi di rovere e agrifoglio Tra i boschi misti submontani, significativo è sulle Madonie ed in parte anche sui Nebrodi, quello fisionomizzato dalla rovere (Quercus petraea subsp. austrotyrrhenica) e dall’agrifoglio (Ilex aquifolium). Sebbene la loro estensione originaria sia oggi largamente ridotta, è possibile, sulla base dei resti esistenti, ricostruirne l’antica area di influenza che interesserebbe gran parte della porzione orientale delle Madonie, limitatamente allo spazio altitudinale investito con frequenza dalle nebbie, localizzato tra 1.100-1.500 m s.l.m., sui terreni quarzarenitici dei territori di Castelbuono, delle Petralie, di Polizzi Generosa e di Geraci Siculo. Il piano dominante è fisionomizzato da Quercus petraea subsp. au- Foto 2.2.2 - Aspetto invernale di un bosco di Cerro nel territorio dei Nebrodi. strotyrrhenica, cui si associano Acer obtusatum, A. campestre e marginalmente A. monspessulanum, Sorbus torminalis e Ulmus glabra. Nei tratti più freschi o alle quote più elevate, sono presenti anche elementi della fascia soprastante come Fagus sylvatica e Acer pseudoplatanus. Il piano dominato è costituito in prevalenza da Ilex aquifolium che, normalmente sporadico nei contigui faggeti, trova in questa cenosi le condizioni ottimali di crescita, formando un denso ed intricato sottobosco interrotto di tanto in tanto da individui di Malus sylvestris, Crataegus laciniata, Prunus spinosa, Euonymus europaeus, Daphne laureola, Rhamnus cathartica e Ruscus aculeatus. Tra le entità erbacee si riscontrano, oltre ad Aquilegia vulgaris, alcune specie di interesse fitogeografico come Anemone apennina, Cyclamen repandum, C. hederifolium, Dactylorhiza romana, Festuca drymeja, Hieracium crinitum, Symphytum gussonei e Viola reichenbachiana. Il bosco misto di rovere e agrifoglio, nell’area di Bosco Pomieri, Piano Farina e Piano Costantino (Petralia Sottana, Madonie) assume aspetti di monumentalità per la diffusa presenza di individui plurisecolari di rovere, con cir- conferenza fino ad 8 m e di circa 600-700 anni di età. Gli aspetti migliori si riscontrano soprattutto nei fondovalle e sui versanti più freschi, delle suddette località, tra 1.100-1.500 m s.l.m., interessati per quasi tutto l’anno dallo stazionamento di nebbie che agiscono sul clima locale regolandone gli eccessi e determinando, di conseguenza, un peculiare microclima di tipo temperato umido con marcato carattere subtropicale. I boschi di rovere e agrifoglio vengono riferiti all’Ilici-Quercetum austrothyrrenicae, associazione del Doronico-Fagion. Querceti di roverella Si tratta di formazioni forestali fisionomizzate da varie entità (Quercus virgiliana, Q. amplifolia, Q. congesta, Q. leptobalanos e Q. dalechampii) frequenti sui Peloritani, in alcuni versanti dell’Etna, nell’Ennese, nei Sicani e anche sulle Madonie. Nello strato arboreo, oltre alle entità di Quercus pubescens s.l. figurano, in minor misura, Q. ilex, Q. suber, Fraxinus ornus e Acer campestre. I diversi taxa danno origine a varie cenosi forestali ben differenziate dal punto di vista ecologico e che potenzialmente 19 2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi Madonie, e dal Luzulo siculae-Fagetum, una faggeta basifila presente sui rilievi carbonatici delle Madonie. Si riscontrano, inoltre, il Melitto albidaeFagetum sui Nebrodi orientali e sui Peloritani e l’Epipactido meridionalis-Fagetum sylvaticae ed il Rubo aetnici-Fagetum sull’Etna. Sistema informativo Forestale Regionale occupano un’area molto vasta, interessando una fascia altimetrica che dal livello del mare si spinge fino a circa 1.500 m di quota. Quercus virgiliana partecipa assieme a Q. amplifolia alla costituzione di boschi misti a querce sempreverdi e caducifoglie a carattere prevalentemente termofilo, insediati sia su substrati di natura calcarea che silicea; Quercus congesta entra nella costituzione dei boschi misti acidofili della fascia submontana e montana (5001.300 m); Quercus dalechampii è frequente nei boschi misti, su substrati silicei, in stazioni ubicate tra 700 e 1.800 m di quota; Quercus leptobalanos partecipa alla costituzione di boschi misti acidofili in stazioni comprese tra 800-1.200 m, limitatamente alle Madonie e al Bosco di Ficuzza. Lo strato arbustivo è costituito da Asparagus acutifolius, Arbutus unedo, Cytisus villosus Calicotome infesta, Clematis vitalba, Emerus emeroides, Daphne gnidium, Euphorbia characias, Lonicera etrusca, L. implexa, Osyris alba, Pyrus spinosa, Ruscus aculeatus, Rosa canina, Rhamnus alaternus e Smilax aspera. Tra le specie erbacee si ritrovano Arisarum vulgare, Asplenium onopteris, Asperula laevigata, Aristolochia pallida, Carex distachya, Cyclamen hederifolium, C. repandum, Festuca exaltata, Euphorbia meuselii, Luzula forsteri, Paeonia mascula subsp. russii, Teucrium siculum, Thalictrum calabricum, ecc. I boschi montani di roverella ospitano invece un ricco contingente di specie orofile fra cui le endemiche Rubus aetnicus, Pinus nigra subsp. calabrica e Betula aetnensis. Sotto l’aspetto sintassonomico le formazioni di querce caducifoglie siciliane afferiscono alle seguenti alleanze: Quercion ilicis, comprendente le associazioni forestali basifile; Erico arboreae-Quercion ilicis comprendente le formazioni forestali acidofile; Pino calabricae-Quercion congestae (Quer- 20 2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi co-Fagetea) comprendente le formazioni forestali acidofile montane. Castagneti In Sicilia il castagno è diffuso in formazioni boschive nelle zone collinari e submontane dell’Etna, dei Peloritani, dei Nebrodi e delle Madonie. Ciò nonostante, nuclei più o meno consistenti si rinvengono laddove le condizioni ambientali ne consentono l’insediamento, come nell’Ennese, nel Nisseno e nei versanti settentrionali dei Sicani, oltre che a Ficuzza, a partire da 500 m di quota. Si tratta, spesso, di popolamenti tuttora di una certa importanza economica, sebbene diffusamente colpiti dal cancro della corteccia (Criphonectria parasitica) che ne minaccia l’esistenza. Generalmente sono insediati nello spazio altimetrico occupato dalle leccete mesofile e dai querceti caducifogli. Lo strato arboreo è costituito da Castanea sativa in consorzio con altre specie legnose come Quercus pubescens s.l., Fraxinus ornus, Quercus ilex e Q. suber. Nello strato arbustivo risultano frequenti, oltre a Castanea sativa, Crataegus monogyna, Cytisus villosus, Erica arborea, Hedera helix, Rubus ulmifolius, Clematis vitalba, ecc. Nello strato erbaceo consistente è il numero di taxa tra i quali hanno particolare rilevanza e frequenza Ampelodesmos mauritanicus, Asplenium adiantum nigrum, A. onopteris, Brachypodium sylvaticum, Cyclamen hederifolium, Euphorbia characias, Dactylis hispanica, Pteridium aquilinum, Rubia peregrina, Teucrium siculum e Viola hirta. Boschi di querce sempreverdi (leccete e sugherete) Lecceti e sughereti costituiscono formazioni solo in parte ben conservate. Questi boschi per la loro Foto 2.2.3 - Lecceta basifila nei pressi di Piano Zucchi (Madonie). originaria localizzazione costiera, collinare e submontana hanno subito nel tempo una notevole riduzione a causa dell’esercizio delle attività agricole e di altre attività antropiche. Non mancano, tuttavia, leccete altamente espressive tra cui quelle localizzate sul versante occidentale del Carbonara e sul versante meridionale di Monte Quacella, in cui il leccio viene a diretto contatto con il faggio, fatto sicuramente eccezionale e quasi unico in tutto l’areale delle due specie. Le leccete siciliane si presentano quasi sempre sottoforma di cedui, talvolta molto dense e con una stratificazione completa, il cui strato arboreo è costituito prevalentemente dal leccio (Quercus ilex) e, sporadicamente, Acer campestre, A. monspessulanum, Fraxinus ornus, Ostrya carpinifolia, Malus sylvestris, Pyrus amygdaliformis, Q pubescens s.l. e da Q. suber alle quote più basse ed Ilex aquifolium e Taxus baccata nei tratti più freschi. A Pantelleria al leccio si associa anche Pinus pinaster subsp. hamiltonii e sull’Etna Pinus nigra subsp. calabrica. In stazioni molto localizzate delle Madonie si ritrovano anche Laurus nobilis e il rarissimo Rhamnus lojaconoi. Floristicamente differenziato si presenta lo strato erbaceo in cui si riscontrano Ambrosinia bassii, Asperula laevigata, Asplenium onopteris, A. trichomanes, Carex distachya, Cyclamen repandum, C. hederifolium, Clinopodium vulgare, Echinops siculus, Festuca drymeja, Helleborus bocconei subsp. intermedius, Lamium flexuosum, Luzula forsteri, Paeonia mascula, Poa sylvicola, Thalictrum calabricum, ecc. La vegetazione delle leccete siciliane viene ascritta prevalentemente al Quercion ilicis e demica Zelkova sicula, costituito da circa 240 esemplari. Si tratta di un autentico “fossile vivente” gravemente minacciato di estinzione, inserito nella lista delle 50 specie più vulnerabili dell’area mediterranea. Tra le entità dello strato erbaceo si ricordano alcune specie indicatrici della natura acidofila del suolo come Pulicaria odora, Trifolium bivonae, Symphytum gussonei, Teucrium siculum ed Eryngium bocconei. Le diverse associazioni note di sugherete siciliane afferiscono all’ordine Erico arboreae-Quercion ilicis. Pinete di pino laricio Lo strato arboreo delle sugherete è dominato da Quercus suber cui si associano, oltre a Q. ilex e Fraxinus ornus, Quercus virgiliana, Q. amplifolia, Q. dalechampii, Q. gussonei, e, sporadicamente, gli ibridi Q. ×fontanesii e Q. ×bivoniana. Nei Nebrodi è frequente anche la presenza di Celtis australis. Nello strato arbustivo sono frequenti Erica arborea e Arbutus unedo, cioè le specie che più velocemente delle altre ricacciano dopo il passaggio del fuoco, cui si associano Cytisus villosus, Euphorbia characias, Crataegus monogyna, Asparagus acutifolius, Clematis vitalba, Ruscus aculeatus, Lonicera etrusca, L. implexa, Rosa sempervirens e, nelle stazioni più calde, Lavandula stoechas, Phillyrea latifolia, Clematis cirrhosa, Smilax aspera, Rubia peregrina, Osyris alba, Rhamnus alaternus, Pistacia lentiscus, Daphne gnidium, Teline monspessulana e Myrtus communis. Frequente, soprattutto ai margini di alcune sugherete delle Madonie sono le endemiche Genista aristata e Genista madoniensis. All’interno di sughereti degradati di Bosco Pisano (Buccheri), si rinviene il popolamento relitto dell’en- I boschi naturali di pino laricio (Pinus nigra subsp. calabrica) in Sicilia si riscontrano esclusivamente sull’Etna, nello spazio altimetrico compreso fra 1.000 e 1.900 m di quota. Tale bosco presenta una ridotta diversità floristica e spesso appare come un semplice popolamento di pino con gli strati arbustivo ed erbaceo quasi del tutto assenti. Non mancano, tuttavia, casi in cui nello strato arboreo al pino si associano sia querce caducifoglie del gruppo di Quercus pubescens s.l., sia altre specie come Fagus sylvatica, Populus tremula e Betula aetnensis. Nello strato arbustivo si ha, talora, l’ingresso di Genista aetnensis o di Adenocarpus bivonii e, a quote più alte, dell’endemico Astragalus siculus. Gli aspetti altimetricamente più elevati di questo tipo di vegetazione rientrano nel Junipero hemisphaericae-Pinetum calabricae (classe Pino-Juniperetea) di cui sono specie caratteristiche Juniperus hemisphaerica e Rosa montana; gli aspetti localizzati a quote inferiori, tra 1.000 e 1.500 m s.l.m., in genere, sono da riferire all’Hypochaerido-Pinetum laricionis (classe Querco-Fagetea). Foto 2.2.4 - Sughereto nei pressi di Geraci. Pinete di pini mediterranei Le formazioni a Pinus pinea sono circoscritte principalmente sui Peloritani, nei dintorni di Messina, anche se esempi di tipo ormai relittuale si rinvengono anche nella Sicilia settentrionale (Nicosia, Alia, Cefalù e dintorni di Piazza Armerina). Nello strato arboreo, oltre a Pinus pinea, specie dominante, si rinvengono individui isolati di Quercus virgiliana, Q. suber e, più raramente, di Q. ilex. Lo strato arbustivo è costituito essenzialmente da diverse specie di Cistus, fra cui in particolare C. creticus, C. salvifolius, C. monspeliensis e C. crispus, ai quali si accompagna, spesso, Lavandula stoechas, indicatrice di una marcata acidità del suolo. Sono pure presenti Calicotome infesta ed Erica arborea che mostrano, in genere, una copertura più o meno elevata. Le pinete acidofile termofile di Pinus pinea, insediate su substrati silicei marcatamente acidi rientrano nella classe Cisto-Lavanduletea e nell’alleanza Pinion pineae. In particolare, sono state descritte due associazioni: Cisto crispi-Pinetum pineae, per i Peloritani nord-orientali e il Cisto cretici-Pinetum pineae per la Sicilia settentrionale e centrale. Formazioni naturali a pino d’Aleppo (Pinus hale- pensis) sono quelle presenti lungo i declivi collinari che costeggiano il fiume Ippari presso Vittoria e il fiume Tellaro vicino Noto. Tra gli elementi dello strato arbustivo di quest pineta si ricordano Olea europaea var. sylvestris, Pistacia lentiscus, Phillyrea latifolia, Rhamnus alaternus, Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa e, nei tratti più aperti, esso è costituito da un fitto intreccio di bassi arbusti come Rosmarinus officinalis, Thymus capitatus, Erica multiflora, Teucrium fruticans, Prasium majus, Rosa sempervirens, Quercus calliprinos, Juniperus turbinata, Arbutus unedo, Chamaerops humilis, Ephedra fragilis e il rarissimo Cistus clusii. Al Pistacio lentisci-Pinetum halepensis (alleanza Oleo sylvestris-Ceratonion siliquae). Vanno riferite le pinete legate ai substrati marnosi, calcarei e basaltici, in stazioni interessate da una notevole aridità edafo-climatica, come nell’Isola di Pantelleria, l’Isola di Marettimo e la Sicilia sud-orientale. All’Erico arboreae-Pinetum halepensis vanno attribuite, invece, le formazioni delle Isole Eolie. Un’altra pineta naturale è quella espressa da Pinus pinaster subsp. hamiltonii a Pantelleria. In quest’isola tale specie si riscontra in diverse espres- 21 2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi all’Erico arboreae-Quercion ilicis. La prima alleanza include formazioni forestali basifile caratterizzate dalla dominanza di Quercus ilex o di Q. virgiliana e dall’assenza di specie acidofile. L’Erico arboreaeQuercion ilicis riunisce invece le formazioni forestali acidofile a dominanza di querce sempreverdi e/o caducifoglie, caratterizzate dalla presenza di un ricco corteggio di specie calcifughe legate a suoli di natura silicea o fortemente lisciviati. Una particolare espressione di lecceta acidofila e mesofila, localizzata sui rilievi settentrionali e nord-orientali della Sicilia, viene riferita al Geranio versicolorisQuercetum ilicis (Querco-Fagetea). Sistema informativo Forestale Regionale sioni forestali; tuttavia, il ruolo più significativo lo svolge nell’ambito di un’autonoma formazione in cui, oltre al dominante pino marittimo, si riscontra il leccio e, in prossimità della costa, il pino d’Aleppo (introdotto). La copertura arbustiva è costituita da varie sclerofille fra cui Erica multiflora ed E. arborea, Lavandula stoechas, Rosmarinus officinalis, Pistacia lentiscus, Arbutus unedo, Myrtus communis, Genista aspalathoides e varie specie del genere Cistus. Lo strato erbaceo è costituito da poche specie tra cui la rara Carex illegitima e Dorycnium hirsutum. Questa pineta rientra nell’ambito del Genisto aspalathoidis-Pinetum hamiltonii e dell’Erico arboreaeQuercetum ilicis subass. pinetosum hamiltonii, nelle zone di transizione verso la lecceta. Boscaglie pioniere A questa categoria appartengono popolamenti forestali eterogenei, per composizione floristica e struttura, che si affermano su aree rese libere da disturbi naturali o azioni antropiche. Si tratta di boscaglie pioniere d’invasione che hanno maggiore diffusione nella provincia di Messina, soprattutto per l’espansione dell’esotica Robinia pseudoacacia e sull’Etna. In quest’ultimo territorio molto significativi sono i boschi e le boscaglie tendenzialmente monospecifiche di Betulla dell’Etna (Betula aetnensis), localizzati sui versanti orientale ed occidentale del cono vulcanico, su roccia poco evoluta, dove svolgono un ruolo prezioso nella dinamica della costituzione e ricostituzione della foresta. Laddove il suolo è più evoluto Betula aetnensis si rinviene in consorzio con altre specie come Cerro, Pino laricio, Faggio e querce caducifoglie del gruppo polimorfo di Quercus pubescens s.l. Sempre sul’Etna, nelle stazioni fresche e negli impluvi caratterizzate 22 2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi da condizioni edafiche e microclimatiche favorevoli, si riscontrano popolamenti pionieri e secondari a prevalenza di Pioppo tremolo (Populus tremula) che si spingono fino a circa 2.250 m sul versante meridionale della Timpa dell’Albanello. Boschi di querce sempreverdi mediterranee Questa tipologia riunisce aspetti vegetazionali eterogenei, presenti discontinuamente nel territorio siciliano. Si tratta sia di formazioni di origine secondaria sia di nuclei relitti di macchia mediterranea. Questi ultimi, in particolare, rappresentano espressioni di climax edafico, con funzione di collegamento tra le comunità alofitiche delle scogliere e delle spiagge sabbiose e la foresta termofila di querce sempreverdi dell’interno. L’intensa antropizzazione cui è stata sottoposta la fascia costiera ha determinato una notevolissima rarefazione degli originali aspetti di macchia, a testimonianza dei quali rimangono isolati e sparuti lembi in cui svolgono un ruolo significativo alcune specie come Pistacia lentiscus, Chamaerops humilis, Ceratonia siliqua, Olea europaea var. sylvestris, Myrtus communis, Teucrium fruticans Prasium majus, Clematis cirrhosa, Rhamnus oleoides, Retama raetam subsp. gussonei, Ephedra fragilis, Anagyris foetida, Asparagus albus, A. stipularis, A. horridus, Lycium intricatum, Periploca laevigata subsp. angustifolia, ecc. Rari sono i nuclei residui di macchia con Quercus calliprinos che costituisce interessanti formazioni insieme a Juniperus turbinata su substrati sabbiosi o alla palma nana sui substrati carbonatici della costa nord-occidentale della Sicilia. Tra le formazioni di macchia mediterranea vanno incluse anche quelle dominate da Euphorbia den- Foto 2.2.5 - Querceto di Rovere (Bosco Pomieri, Madonie). droides, insediati in ambienti xerotermici, rupestri e semirupestri, sia del litorale che dell’interno fino a quote superiori ai 500 m. Aspetti peculiari di macchia sono inoltre quelli caratterizzati dalla dominanza di arbusti spinosi, quali Rhus tripartita, Calicotome infesta e, più raramente, Rhus pentaphylla, presenti nell’area iblea, e aspetti marcatamente termo-xerofili caratterizzati dalla Periploca angustifolia sulle isole del Canale di Sicilia e nelle Egadi. Boscaglie ed arbusteti secondari si rinvengono sui fianchi dei rilievi collinari e montani, dal livello del mare fino a circa 1.200 m di quota. Si tratta generalmente di espressioni vegetazionali di sostituzione, con funzione ecologica di mantello. Frequenti sono gli arbusteti caratterizzati rispettivamente da Calicotome infesta, Spartium junceum e di Rhus coriaria, nelle aree di transizione tra i coltivi e le formazioni forestali. L’eterogenea vegetazione di questa tipologia afferisce prevalentemente all’ordine Quercetalia calliprini (classe Quercetea ilicis) che riunisce le associazioni arbustive o arbustivo-arboree a dominanza di sclerofille o caducifoglie-estive dei territori mediterranei ed ibero-atlantici. Il suddetto ordine comprende le seguenti alleanze: Periplocion angustifoliae che comprende le associazioni termo-xerofile a sclerofille e caducifoglie estive, legate ai substrati rocciosi costieri o talora sabbiosi; Juniperion turbinatae cui afferiscono le associazioni arbustive legate a substrati sabbiosi; Oleo sylvestris-Ceratonion siliquae in cui rientrano numerose associazioni vegetali; Ericion arboreae che include le formazioni arbustive acidofile legate alla degradazione di fitocenosi forestali; Arbuto unedonis-Laurion nobilis che rag- Fruticeti montani e supramediterranei Sull’Etna, nell’ambito della fascia altimetrica compresa tra 1.000 e 2.000 metri, su suoli poco evoluti, sono altamente espressivi i popolamenti pionieri alto-arbustivi a predominanza di Ginestra dell’Etna (Genista aetnensis) che danno luogo spesso anche a mantelli preforestali a contatto con le formazioni di querce caducifoglie. Nel settore orientale dei Nebrodi e delle Madonie, su substrati quarzarenitici, si riscontrano popolamenti arbustivi secondari e di mantello a predominanza di Ginestra dei carbonai (Cytisus soparius), mentre sui Peloritani sono frequenti arbusteti pionieri di degradazione a predominanza di Erica arborea. Le formazioni arbustive collegate ai querceti caducifogli montani ed in parte anche alle faggete rientrano prevalentemente nell’ordine Prunetalia spinosae, classe Rhamno-Prunetea. La vegetazione montana e altomontana dell’Etna e delle Madonie è caratterizzata dalla presenza di arbusti spinosi nani, a portamento pulvinare, che danno luogo a formazioni discontinue di elevato interesse fitogeografico per la presenza di diverse specie endemiche e/o rare. Le comunità camefitiche sui substrati vulcanici dell’Etna sono fisionomizzate da Astragalus siculus e Rumex aetnensis, cui si accompagnano alcune specie erbacee orofile come Bellardiochloa variegata subsp. aetnensis, Cerastium minus, Erysimum etnense, Robertia taraxacoides, Senecio squalidus subsp. aethnensis, Tanacetum siculum, Viola aetnensis, ecc. Esse si spingono fin oltre i 2.400 m s.l.m. Sui litosuoli carbonatici delle Madonie, laddove per fattori edafoclimatici non riesce ad affermarsi un climax di tipo forestale, a partire da 1.400 metri e fino alle zone cacuminali, si rinviene una formazione pulvinante endemica caratterizzata dalla dominanza di Astragalus nebrodensis. Le stazioni primarie si impiantano nelle zone di vetta e in ambiente semirupestre dove l’azione del vento è costante e talora particolarmente intensa. I più estesi astragaleti si trovano, tuttavia, in stazioni secondarie, poste a quote più basse e su suoli più evoluti. Sotto l’aspetto fitosociologico gli astragaleti rientrano nella classe Rumici-Astragaletea siculi: quelli dell’Etna sono stati inquadrati nell’Astragaletum siculi (alleanza Rumici-Astragalion siculi) mentre quelli delle Madonie nell’Astragaletum nebrodensis (alleanza Cerastio-Astragalion nebrodensis). Più rare sono in Sicilia le formazioni pulvinari orofile, marcatamente acidofile, sui substrati quarzarenitici. Nelle stazioni cacuminali battute dal vento e nelle chiarie delle faggete delle Madonie si rinviene un’associazione endemica dominata da Juniperus hemisphaericae, un arbusto ad habitus tipicamente prostrato al suolo. Specie caratteristiche dell’associazione, oltre al ginepro, sono Allium nebrodense, raro endemismo siculo e Cerastium tomentosum. Questo sintaxon è stato incluso nell’alleanza Berberidion aetnensis, ordine Juniperetalia hemisphaericae, classe Pino-Juniperetea. In questi sintaxa i suddetti autori collocano anche lo Junipero hemisphaericae-Abietetum nebrodensis, distribuito tra 1.410 e 1.600 m s.l.m., nelle adiacenze del Vallone Madonna degli Angeli (Polizzi Generosa) dove ricade l’endemica popolazione relitta di Abies nebrodensis costituita da appena trenta individui. La distruzione del faggeto calcifugo, sempre sulle Madonie, favorisce nello spazio altimetrico Foto 2.2.6 - Macchia ad Olivastro ed Euforbia arborescente. compreso tra 1.300 e 1.700 m, l’affermazione di aspetti fisionomizzati da Genista cupanii, arbusto endemico formante caratteristici cuscinetti emisferici, inquadrati nel Genistetum cupanii (Armerion nebrodensis). Vegetazione dei corsi d’acqua Le ripisilve siciliane sono caratterizzate da specie arboree decidue che tendono a formare strette fasce di vegetazione lungo le rive dei corsi d’acqua. Le specie ripali più comuni nei corsi d’acqua montani, con alvei allocati sul fondo di valli più o meno strette e profonde, sono Populus nigra, P. alba, P. canescens, Salix alba subsp. alba, S. alba subsp. vitellina, S. pedicellata, S. gussonei, Fraxinus angustifolia, Ulmus canescens, U. glabra, Sambucus nigra, Ficus carica, ecc. Lo strato arbustivo è costituito da igrofite cespugliose quali Hypericum hircinum, Tamarix gallica, Nerium oleander, ecc. e lianose come Rubus ulmifolius, Rosa sempervirens, Solanum dulcamara, Tamus communis, Rubia peregrina, Hedera helix, Vitis vinifera subsp. sylvestris, ecc. A queste si associano diverse specie erbacee e arbustive tra le quali si ricordano Arum italicum, Brachypodium sylvaticum, Carex pendula, Dorycnium rectum, Equisetum telmateia, ecc. A valle, lungo i tratti con alveo più ampio dove i processi di sedimentazione sono attivi, la vegetazione ripale presenta profondi cambiamenti sia floristici che strutturali. Essa, infatti, risulta più povera floristicamente ed è costituita, in prevalenza, da aggruppamenti caratterizzati soprattutto da Salix pedicellata e S. alba subsp. alba ai quali si accompagnano, in alcuni ambiti, anche S. purpurea e Populus nigra. Nel territorio ibleo, la maggior parte dei corsi d’acqua, localizzati sul fondo di cave costituite prevalentemente da calcari miocenici, è caratterizzata da formazioni costituite da diverse specie arboree, fra le quali predominano Platanus orientalis e Salix pedicellata. Lungo le fiumare con greti ampi e ciottolosi, in condizioni di maggiore xericità, si riscontrano aspetti dominati da Nerium oleander, cui si associano pochi altri arbusti come Spartium junceum, Calicotome infesta, Rubus fruticosus, ecc. Nei siti meno distur- 23 2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi gruppa le boscaglie mesofile di specie sempreverdi o decidue localizzate negli Iblei. Sistema informativo Forestale Regionale bati, con substrati subsalsi, ricchi in limo e argilla, si rinvengono, invece, lembi di tamariceti. Si tratta di aggruppamenti, abbastanza poveri floristicamente, disionomizzati da Tamarix africana e T. gallica. Lungo le forre, i valloni ed i rigagnoli la vegetazione, oltre che dalla presenza sporadica di specie ripariali dei generi Salix, Populus e Tamarix, è costituita da taxa trasgressivi di comunità circostanti. Significato relittuale assumono alcuni piccoli laureti insediati in stazioni microclimatiche di tipo subtropicale umido delle Madonie, presso cui trovano rifugio elementi relittuali, talora puntiformi come l’endemico Rhamnus lojaconoi. La vegetazione arbustiva di tipo termofilo viene ascritta alla classe Nerio-Tamaricetea (alleanze Tamaricion africanae e Rubo-Nerion oleandri), mentre la Vegetazione arbustiva mesofila, dominata da varie specie di Salix, afferisce alla classe Salicetea Purpurae. La vegetazione dei boschi ripariali rientra nell’ordine Populetalia albae (classe Querco-Fagetea) e sono rappresentati da diverse associazioni comprese nelle seguenti alleanze: Populion albae, Platanion orientalis e Osmundo-Alnion. 24 2. Boschi nel paesaggio, paesaggio dei boschi Formazioni e popolamenti forestali artificiali A partire dalla fine dell’800 e per buona parte del secolo scorso, diverse aree collinari e montane del territorio regionale sono state interessate da interventi di riforestazione, sia con finalità di difesa idrogeologica sia di forestazione produttiva, che hanno prodotto notevoli trasformazioni nell’originario assetto del paesaggio. Le specie impiegate sono quasi sempre di origine esotica o di dubbio indigenato, come Abies alba, A. cephalonica, Alnus cordata, Acacia saligna, Cedrus atlantica, C. deodara, Cupressus arizonica, C. macrocarpa, C. sempervirens, Pinus halepensis, P. canariensis, P. insignis, P. nigra s.l., P. pinaster, P. pinea, Robinia pseudacacia e diversi taxa del genere Eucalyptus (E. globulus, E. camaldulensis, E. gomphocephala). Limitato risulta l’impiego di latifoglie indigene come Quercus ilex, Q. pubescens s. l., Q. suber, Q. petraeae s. l., Acer campestre, Castanea sativa, Fraxinus ornus e Fraxinus angustifolia. Quest’ultima nel Bosco della Ficuzza (PA) ha dato luogo, nel tempo, ad apprezzabili formazioni in armonia con il contesto del locale. Foto 2.2.7 - Abies nebrodensis (Polizzi Generosa, Madonie). Foto 2.2.8 - Cerreta nei comune di San Fratello (Nebrodi). 3. Si fa presto L’Inventario Forestale Regionale della Sicilia (IFRS) ha classificato come forestale una superficie di 515.580 ettari. Prima di questo inventario, nel 2005 l’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio (INFC) aveva indicato, per questa regione, la superficie di 338.171 ettari e, prima ancora (1985), l’Inventario Forestale Nazionale Italiano (IFNI) di ettari 266.400. Le ultime rilevazioni dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) riferite all’anno 2004 mettono in luce per i boschi dell’Isola una superficie di 222.743 ettari (Tabella 3.1). Esistono quindi differenze rilevanti fra i dati di superficie dei tre inventari: un incremento del 26,9% (pari a 71.771 ettari) nel ventennio 19852005, addirittura del 51,4% (pari a 173.950 ettari) nel quinquennio successivo. Un esame a parte va fatto per i dati Istat. Le differenze di superficie dell’area forestale di uno stesso territorio sono dovute a uno o più or- dini di fattori: • aumento o diminuzione effettiva della superficie forestale a seguito di nuovi impianti o di espansione naturale di boschi e arbusteti (variazione positiva) oppure di trasformazione del bosco in altra qualità di coltura o comunque di diversa destinazione permanente del suolo già forestale (variazione negativa); • diversa definizione del fenomeno-bosco rilevato; • a parità di definizione, diversa metodologia di rilevamento. Nel caso in esame, rimanendo a livello delle classificazioni generali dei boschi (superficie complessiva e categorie inventariali) e prescindendo per ora dalle differenze di superficie delle diverse categorie e tipi forestali, possono essere proposte più motivazioni per spiegare aumenti di superficie così consistenti (Tabella 3.2). Se si esamina il primo dei tre fattori indicati con riferimento all’aumento effettivo della superfi- Anno di rilevamento Superficie forestale [ha] Indice forestale [%] IFNI 1985 266.400 10,36 ISTAT 2004 222.743 8,66 INFC 2005 338.171 IFRS 2009 512.121 Fonte cie forestale, si possono considerare da una parte i rimboschimenti e i nuovi impianti di arboricoltura da legno, dall’altra parte l’evoluzione naturale della vegetazione arbustiva ed arborea nei terreni incolti e abbandonati dall’agricoltura e dalla pastorizia. I primi possono essere desunti dai dati Istat, che annualmente rilevano le variazioni della superficie dei boschi per nuovi impianti: l’ultimo annuario di Statistiche forestali del 1987 indica una superficie boschiva al 31 dicembre 1985 di 210.991 ettari; lo stesso dato del 2004, riportato dalle ultime Statistiche dell’agricoltura, è di 222.743 ettari, con un incremento in vent’anni del 5,6% (ettari 11.752). Riguardo al secondo fattore, che attiene la definizione dell’area boscata, occorre fare una premessa. Definizioni Nella letteratura forestale, come pure nella prassi tecnico-amministrativa, la definizione del bosco Inventario anno Boschi non è univoca. Sotto la spinta di alcune necessità, come quelle determinate dalla crescente rilevanza giuridica delle destinazioni d’uso e dei limiti d’uso dei terreni boscati o dal bisogno di mettere a confronto informazioni e dati riferiti ad ambiti territoriali diversi, si è proceduto progressivamente nel tempo, a partire dai primi inventari forestali del nord Europa degli anni venti del secolo scorso, a definire le superfici d’interesse forestale sulla base di specifiche e standard sempre più convergenti. I parametri fondamentali presi in esame per qualificare un’area come forestale hanno finito con l’essere le misure minime della sua superficie e della sua larghezza, e quelle di densità e di altezza delle piante. La classificazione di tali aree ha poi riguardato la composizione specifica del soprassuolo, la sua struttura e coltura e le caratteristiche fisiche e ambientali della stazione occupata. Su queste basi Altre terre boscate Superficie forestale totale [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] 1985 198.000 74,3 68.400 25,7 266.400 100,0 13,16 2005 256.303 75,8 81.868 24,2 338.171 100,0 19,92 2009 274.454 53,6 237.667 46,4 512.121 100,0 Tabella 3.1 - Superficie forestale della Sicilia determinata in momenti diversi e da diversi strumenti inventariali. Tabella 3.2 - Variazione della superficie forestale totale e per macrocategorie. 25 3. Si fa presto a dire bosco a dire bosco Sistema informativo Forestale Regionale sono state elaborate nei diversi Stati le definizioni di legge, secondo normative nazionali e regionali, e le definizioni inventariali e cartografiche, così come sono state elaborate le definizioni funzionali a rilevamenti, negoziati ed accordi sovranazionali, come quelle della Commissione europea (1993) per il sistema di classificazione Corine Land Cover e quelle della FAO utilizzate per il Forest Resourses Assessment dell’anno 2000 (FRA 2000, confermate anche per il FRA 2010). Nell’Inventario Forestale della Sicilia le aree forestali sono individuate e classificate secondo gli standard FRA 2000, adottati anche dall’INFC, cosicché esse si integrano compiutamente con le analoghe categorie di livello nazionale e internazionale. Le specifiche di tali aree sono le seguenti: • bosco: territorio con copertura arborea maggiore del 10% su un’estensione maggiore di ha 0,5. Gli alberi devono poter raggiungere un’altezza minima di m 5 a maturità in situ. Può trattarsi di formazioni chiuse o aperte. Soprassuoli forestali giovani, anche se derivati da piantagione, o aree temporaneamente scoperte per cause naturali o per l’intervento dell’uomo, ma suscettibili di ricopertura a breve termine secondo i requisiti sopra indicati, sono inclusi nella definizione di bosco. Sono inoltre inclusi: vivai forestali e arboreti da seme (che costituiscono parte integrante del bosco); strade forestali, fratte, tagliate, fasce tagliafuoco e altre piccole aperture del bosco; boschi inclusi in parchi nazionali, riserve naturali e altre aree protette; barriere frangivento e fasce boscate di larghezza superiore a m 20, purché maggiori di ha 0,5. Sono incluse anche le piantagioni finalizzate a scopi forestali comprese quelle di alberi da gom- 26 3. Si fa presto a dire bosco ma e le sugherete; • altre aree boscate: territorio con copertura arborea del 5-10% di alberi in grado di raggiungere un’altezza minima di m 5 a maturità in situ oppure territorio con una copertura maggiore del 10% costituita da alberi che non raggiungono un’altezza di m 5 a maturità in situ o da arbusti e cespugli. L’estensione dell’area boschiva alle “altre aree boscate” consente d’includere nel territorio d’interesse forestale anche le macchie basse, gli arbusteti e le zone naturali che ospitano un numero ridotto di specie arboree. Classificazione dei terreni boscati Una volta delineati i terreni boscati sulla base delle definizioni sopra indicate, il Sistema Informativo Forestale della Sicilia provvede a classificarli secondo: • categorie inventariali: bosco, bosco rado, bosco basso, boscaglia, arbusteto, area temporaneamente priva di soprassuolo, impianto di arboricoltura(1); • tipi forestali, raggruppati in categorie: lecceta, pineta mediterranea, sughereta, querceto di rovere e roverella, cerreta, orno-ostrieto, castagneto, pineta di pino laricio, faggeta, formazione riparia, formazioni pioniere e secondarie, rimboschimento, macchia e arbusteto mediterraneo, arbusteto montano e supramediterraneo. I dati di superficie relativi ai tre inventari, sopra riepilogati, sono direttamente confrontabili limitatamente all’INFC e all’IFRS, mentre esistono diversità di classificazione con l’IFNI. Quest’ultimo infatti (1) Per comprendere e descrivere nella sua interezza la superficie forestale regionale, alle categorie indicate sono state aggiunte altre due, superfici forestali inaccessibili e superfici incluse, come meglio precisato all’inizio del capitolo 9. esclude dalle aree boscate quelle con densità del soprassuolo inferiore al 20%; include invece quelle con superficie inferiore ad ettari 0,5, fino al valore minimo di 0,2 ettari (ma così elidendo le superfici incluse - quelle cioè che non interrompono la continuità di un terreno forestale, pur avendo una diversa destinazione d’uso - comprese nell’intervallo 0,2-0,5 ettari). Le “altre terre boscate” dell’INFC e dell’IFRS non hanno corrispondenza nelle “superfici forestali particolari” dell’IFNI, dal momento che quest’ultime non includono la categoria dei boschi radi nè tengono distinte quelle dei boschi bassi e delle boscaglie, in quanto nei rilevamenti del primo inventario nazionale non è stato posto il limite d’altezza delle piante di 5 metri; in compenso sono stati associati agli “arbusteti” le “formazioni rupestri” e “riparie”, per il fatto di essere accomunate con i primi dalla mancanza di interventi selvicolturali e di interessi economici diretti. L’IFNI, a differenza degli inventari successivi, esclude anche dalla superficie forestale i vivai forestali e alcuni impianti specializzati (noceti, manneti). Un bilancio complessivo delle specifiche poste a delimitare le superfici forestali porta a concludere che esse sono maggiormente limitative nel primo inventario nazionale rispetto al secondo e all’inventario della Sicilia. Ancor più limitative sono quelle tradizionali dell’Istat, che prendono in considerazione le sole “formazioni chiuse e a forte caratterizzazione forestale”, considerando bosco “un’unità di superficie minima continua di mezzo ettaro, sulla quale siano presenti piante forestali legnose, arboree e/o arbustive, determinanti a maturità un’area d’insidenza (proiezione delle chiome sul terreno) superiore al 50 per cento”. Metodi di rilevamento Infine, per quanto riguarda il metodo di rilevamento, si è avuto un affinamento progressivo nella successione dei tre inventari sia nelle procedure seguite sia negli strumenti utilizzati. La maglia di rilevamento ha accresciuto la numerosità dei punti-campione prima di nove volte e poi an- cora di altre quattro, mentre l’evoluzione della fase fotointerpretativa è stata promossa dalla maggiore risoluzione e dall’uso combinato delle immagini telerilevate e da adeguati protocolli per la loro lettura. Ne è risultata una migliore capacità d’intercettare le superfici forestali minori e di tipo lineare e di differenziare categorie di più difficile interpretazione, come incipienti successioni vegetazionali di ricopertura degli incolti o le aree incluse e quelle temporaneamente prive di vegetazione. Differenza tra i dati Anche alla luce delle considerazioni svolte, riman- gono pur sempre vistose le differenze di superfici fra l’inventario nazionale del 2005 e quello della Sicilia del 2009, tanto più che i due inventari adottano uguali definizioni categoriali e uguale disegno campionario e che l’intervallo fra le due campagne di rilevamento è di pochi anni. Se teniamo distinte le formazioni elegibili ai fini di Kyoto, vale a dire quelle funzionali a certificare i flussi di carbonio (boschi veri e propri e impianti di arboricoltura) dalle altre terre boscate (boschi radi, boschi bassi, boscaglie e arbusteti), rileviamo che le prime registrano una diversità contenuta, mentre le seconde danno luogo alla gran parte della differen- Categoria Inventariale Inventario Formazioni eleggibili ai fini Kyoto Altre terre boscate [ES] [ha] [ES] [ha] [ES] INFC 256.303 2,7 81.868 6,2 338.171 1,9 IFRS 274.453 1,6 237.667 2,0 512.120 1,1 Tabella 3.3 - Confronto fra le superfici forestali dell’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi di Carbonio (INFC) e dell’Inventario Forestale Regionale della Sicilia (IFRS). Definizione boschi alti formazioni forestali estese su una superficie maggiore di 5.000 m2, aventi larghezza superiore a 20 m, copertura arborea maggiore del 10% ed altezza potenziale (a maturità) in situ di almeno 5 m; sono inclusi i boschi giovani che non hanno ancora raggiunto i 5 m di altezza. boschi bassi formazioni forestali estese su una superficie maggiore di 5.000 m2, aventi larghezza superiore a 20 m, copertura arborea maggiore del 10% ed altezza potenziale (a maturità) in situ inferiore a 5 m e maggiore o uguale a 2 m. boscaglie formazioni forestali estese su una superficie maggiore di 5.000 m2, aventi larghezza superiore a 20 m, copertura arborea maggiore del 10% ed altezza potenziale (a maturità) in situ inferiore a 2 m. boschi radi formazioni forestali estese per più di 5.000 m2 ed aventi larghezza superiore a 20 m, copertura arborea compresa tra 5 e 10% ed altezza a maturità in situ degli alberi di almeno 5 m; sono inclusi i boschi radi giovani che non hanno ancora raggiunto i 5 m di altezza. arbusteti formazioni estese per più di 5.000 m2 ed aventi larghezza superiore a 20 m, caratterizzate da una copertura arbustiva maggiore del 10% generalmente di altezza superiore a 0,5 m; le specie arboree, se presenti, non raggiungono il 5%. impianti di arboricoltura formazioni di origine artificiale caratterizzate da sesto d’impianto regolare, dalla presenza di una sola o di poche specie, spesso estranee all’ambiente o esotiche, sottoposte a pratiche agronomiche più o meno intensive; la destinazione del terreno rimane agricola anche dopo l’utilizzazione di fine turno. aree temporaneamente prive di soprassuolo (ATPS) aree estese per più di 5.000 m2, prive di vegetazione arboreo/arbustiva, o con copertura < 10%, per cause accidentali (calamità naturali, incendi) o per cause antropiche (tagliate), per le quali è prevedibile la ricostituzione della copertura entro tempi ragionevoli. Superficie forestale totale [ha] za totale di superficie (Tabella 3.3). La spiegazione di tale divario è data sia dalla migliore qualità del materiale fotointerpretato, sia dal dinamismo vegetazionale che, anche nello spazio ridotto di un quinquennio, ha portato alla colonizzazione di numerosi incolti trasformatisi in arbusteti; ma soprattutto da una classificazione meno prudenziale da parte dei fotointerpreti dell’inventario della Sicilia dei punti incerti da verificare al suolo, che ha portato successivamente, dopo i riscontri a terra, all’inclusione nella categoria degli arbusteti di un numero molto più alto di punti-campione rispetto all’inventario nazionale. Tabella 3.4 - Definizione delle categorie inventariali. 27 3. Si fa presto a dire bosco Nella superficie forestale rilevata dall’Istat sono incluse la macchia mediterranea e i boschi al momento privi di soprassuolo, per incendio, taglio o altra causa, purché non sia intervenuta una diversa destinazione d’uso permanente del suolo. Sistema informativo Forestale Regionale 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione 4.1 Cronistoria e scopi del progetto Negli ultimi anni l’Amministrazione forestale della Regione Siciliana ha avvertito la necessità di dotarsi di moderni e concreti strumenti in grado di supportare efficacemente le proprie diversificate attività. Si è così pensato di ricorrere a un sistema informativo che fosse, in primo luogo, caratterizzato dalla qualità delle informazioni contenute e da una articolazione funzionale orientata a fornire un servizio reale non solo al proprio personale, ma soprattutto a utenti esterni alla organizzazione regionale. L’opportunità per potere realmente redigere e finanziare un apposito progetto è stata offerta nell’anno 2000 dai fondi strutturali dell’Unione europea; in particolare quelli del Piano Operativo Regionale (POR) Sicilia 2000/2006 che, all’azione D della misura 1.09, prevedeva appunto la realizzazione di Investimenti rivolti alla costituzione del sistema informativo territoriale (S.I.T.) finalizzato alla prevenzione dei disastri naturali per la salvaguardia del suolo e del patrimonio silvicolo. Il Comando del Corpo Forestale, che all’epoca si chiamava Dipartimento delle Foreste e dipendeva dall’Assessorato per l’Agricoltura e le Foreste, ha redatto tra il 2003 ed il 2004 un progetto di massima per la realizzazione di un Sistema Informativo Forestale (SIF) su basi GIS. Esso prevedeva 28 al suo interno un’infrastruttura informatica basata su architettura client/server che tenesse conto della struttura gerarchica del Corpo Forestale (sede del Comando, Ispettorati Ripartimentali e Distaccamenti Forestali), di cui l’Inventario Forestale (IFRS) e la Carta Forestale (CFRS), da realizzare su base tipologica, rappresentassero la parte principale del patrimonio informativo. Il progetto prevedeva, inoltre, ulteriori strumenti finalizzati soprattutto alla difesa delle aree forestali dagli incendi e a migliorare il collegamento e la trasmissione dei dati e delle informazioni all’interno dell’Amministrazione regionale. L’integrazione dei due elaborati principali, Carta dei tipi forestali e Inventario Forestale, è stata pensata per favorire una moderna pianificazione forestale, prevedendo che i due strumenti conoscitivi venissero realizzati in modo da essere l’uno di servizio all’altro: i confini dei tipi dovevano essere stabiliti dall’elaborato cartografico all’interno del quale un rilievo più puntuale, condotto a terra, avrebbe suggerito idonei approfondimenti. Altro elemento basilare dell’attività è stata la definizione di un sistema di nomenclatura valido per il territorio regionale da attuare tramite l’identificazione della tipologia forestale. Il documento progettuale ha previsto che la tipologia dovesse basarsi su quegli elementi ecologico-selvicolturali che considerano tra i parametri descrittivi e identificativi fondamentali la composizione, la struttura e le variabili stazionali. L’acquisizione di un tale modello di nomenclatura consente di disporre di un sistema completo e gerarchico (categoria, tipo, sottotipo e variante) in grado non solo di classificare i soprassuoli forestali ma anche gli ecosistemi ad essi collegati. La procedura di affidamento, avviata nel 2004, ha previsto lo svolgimento di un appalto-concorso bandito in ambito comunitario, cui hanno partecipato una decina di imprese. La commissione aggiudicatrice, dopo un lungo e tormentato iter, ha selezionato all’inizio del 2008 il progetto redatto dal raggruppamento temporaneo di imprese costituito dalla società cooperativa D.R.E.Am. Italia di Pratovecchio (AR), dalla società a r.l. RDM Progetti di Firenze, dalla società per azioni Engineering Sanità Enti Locali (oggi Engineering Ingegneria Informatica) con sede a Palermo e dalla Italtel s.p.a. di Settimo Milanese avente sede operativa a Carini (PA). I lavori sono stati definitivamente affidati nel 2008. Sebbene il progetto esecutivo redatto dalle società aggiudicatrici contenesse già elementi migliorativi rispetto a quello inizialmente predisposto, se non altro in ragione del tempo trascorso, il sistema, nel suo complesso, in fase di realizzazione è stato adeguato per venire incontro alle nuove esigenze del Corpo Forestale e alle mutate condizioni generali della organizzazione regionale e, in particolare, a quelle inerenti all’erogazione di Figura 4.1.1 - Contenuti informativi del data base del Sistema Informativo Forestale della Sicilia. servizi informatici. Il progetto così ha acquisito l’obiettivo aggiuntivo di rendere disponibile uno strumento informatico completo per la gestione e l’aggiornamento di tutte le informazioni sia di carattere istituzionale Il progetto nella sua totalità e il portale, come strumento principale di trasmissione di informazioni, hanno consentito: • al personale impiegato in attività di polizia giudiziaria e di tutela del territorio e del patrimonio naturale di condividere un’unica banca dati delle informazioni su illeciti commessi nella Regione e di monitorarne gli andamenti a livello territoriale; • a tutti gli utenti di avere a disposizione mappe dettagliate con informazioni relative alle superfici dei tipi forestali, alle aree soggette a vincoli con particolare riferimento al vincolo idrogeologico, alle zone percorse da incendi, alle aree destinate alla raccolta di materiale forestale per uso vivaistico, ai boschi vetusti, al rischio estivo d’incendio; • al Corpo Forestale di avere a disposizione archivi di rapida e semplice consultazione per il reperimento del personale specializzato e dei mezzi tecnici più idonei da impiegare in attività di protezione civile; • di ottenere dati omogenei e confrontabili nella compilazione della Scheda AIB (antincendio boschivo); • di standardizzare le operazioni di rilevamento delle aree percorse dal fuoco, anche con l’ausilio di attrezzature GPS assistite da appositi applicativi software, e quindi di disporre di informazioni georiferite relative alle stesse superfici, interrogabili on line non appena il Distaccamento Forestale trasmette all’Ispettorato competente gli incendi avvenuti nel proprio territorio; • di conoscere i costi di estinzione e il valore del macchiatico interessato da ogni singolo incendio; • di avere dati di sintesi sull’andamento degli il- • • • • • leciti e degli incendi che si sono verificati nel territorio; di consultare i dati relativi all’Inventario Forestale della Regione Siciliana sia per aggregazione in forma tabellare che libera tramite un apposito applicativo di ricerca; di avvicinare le Strutture territoriali del Comando ai cittadini, potendo quest’ultimi attivare on line la procedura relativa alla Richiesta del Nulla Osta al Vincolo Idrogeologico e monitorare il relativo iter fino al rilascio del documento finale; di consultare attraverso un WEBGIS tutte le informazioni territoriali presenti nel Data Base Territorio Integrato Esteso; di disporre di un sistema di nomenclatura valido per i soprassuoli boschivi, costituito dalla tipologia forestale; di archiviare tutte le informazioni georiferite relative agli interventi e agli investimenti realizzati nel tempo dal Dipartimento nel territorio regionale. Tali informazioni, unitamente a quelle contenute nella Carta Forestale, realizzata nell’ambito della medesima iniziativa, stanno fornendo una base concreta alle attività di pianificazione, in particolare modo alla redazione del piano forestale regionale e del piano per la difesa della vegetazione dagli incendi. Le stesse, inoltre, stanno fornendo un contributo non indifferente alla redazione di nuove mappe sul rischio di desertificazione e anche alla redazione dei piani paesistici provinciali. Infine, la realizzazione del S.I.F. ha consentito, attraverso la formazione e il training on the job, di elevare il livello di conoscenza degli strumenti informatici, degli applicativi GIS e apparecchiature di rilievo usati dal personale del Corpo Forestale, introducendo, più in generale, un miglioramento delle conoscenze tecniche e professionali del personale e una significativa innovazione nei processi operativi orientati a rendere più efficace l’azione del Comando nel perseguimento dei propri fini istituzionali. 29 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione che di tipo territoriale di competenza del Dipartimento (Figura 4.1.1). Il SIF rientra oggi a pieno titolo tra i sistemi informativi territoriali regionali chiamati a soddisfare la specifica d’interoperabilità dei sistemi e, se si tiene conto della distribuzione territoriale del Comando del Corpo Forestale (9 Ispettorati Ripartimentali, 82 Distaccamenti Forestali), rappresenta il primo vero progetto con tecnologia GIS utilizzato su larga scala nella Regione Siciliana da un elevato numero di operatori. Il sistema, inoltre, è stato pensato e realizzato adottando i più importanti standard nazionali ed europei in tema di gestione dell’informazione geografica, in una logica che riprende lo standard IntesaGIS e implementa strutture, dati ed applicazioni compatibili con quelle realizzate negli altri sistemi informativi territoriali regionali, in particolare con la DBTIE (Data Base Territorio Integrato Esteso) del SITIR (Sistema Informativo Territoriale Integrato Regionale). Tutti i dati raccolti a livello periferico e centrale, gli applicativi sviluppati, le tematiche forestali sono stati resi pubblici attraverso il portale del progetto (http://sif.regione.sicilia.it), che rappresenta il fulcro e il contenitore dei dati che riguardano le tematiche forestali e rappresenta l’unico punto in cui confluiscono le informazioni raccolte anche a livello periferico. Tale canale d’informazione mette a disposizione un insieme di applicazioni orientate a soddisfare le esigenze dei differenti attori che vi accedono: 1. Amministrazione Regionale 2. amministrazione locale 3. cittadini/imprese/professionisti 4. enti pubblici/privati Sistema informativo Forestale Regionale 4.2 Fasi di lavoro dell’Inventario Forestale e delle cartografie Inventario Forestale Regionale della Sicilia La raccolta delle informazioni sulla quantità e sulla qualità delle risorse forestali e su molte delle caratteristiche del territorio occupato dalle formazioni forestali rappresenta l’obiettivo prioritario di un inventario forestale. Non si deve però credere che questo sia l’unico obiettivo dell’IFRS. Gli indirizzi più recenti in ambito inventariale vanno nella direzione di un monitoraggio continuo delle risorse forestali, trasformando l’inventario in strumento di raccolta delle informazioni a intervallo costante, e non episodico. Tutto ciò al fine di verificare la sostenibilità dell’uso delle risorse forestali, anche in rapporto agli utilizzi che vengono fatti di tutte le altre risorse ambientali. L’approccio a questo tipo di ricerche non può più prescindere dalla multidisciplinarità, dato che ormai qualsiasi tipo di raccolta di informazioni rischia di essere poco utile ed efficiente se non è in grado d’integrarsi con gli altri sistemi d’informazione territoriale. La possibilità di ottenere dati georeferiti facilita molto questo indirizzo, poiché in tal modo si possono integrare e collegare informazioni di origine diversa attraverso un unico sistema di coordinate. L’IFRS per la sua impostazione ha caratteristiche tali da inserirsi in maniera organica all’interno del Sistema Informativo Forestale regionale, del quale costituisce la mole di dati più rilevante. Per mettere in grado l’Amministrazione Regionale di promuovere una nuova politica forestale ispirata ai principi della 30 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione Gestione Forestale Sostenibile, e per altre motivazioni più specificatamente forestali individuate da altri documenti di progetto, l’IFRS si prefigge: • di fornire un quadro generale del patrimonio boschivo regionale sia per rispondere ad una necessità d’informazione della società, sia per configurare e trasmettere una realistica descrizione delle risorse forestali della regione a chi per compiti istituzionali, per studio, per professione, per interessi economici, per vocazione o altro, deve operare e interagire con questa importante componente del territorio regionale; • di costruire un insieme coerente e dettagliato di informazioni sulle formazioni forestali e sulle aree da esse occupate a servizio di chi si occupa specificamente della gestione, della tutela e della valorizzazione di tali risorse; • d’implementare una base di dati consistente e dettagliata, in grado di confluire senza particolari difficoltà nel Sistema Informativo Forestale della regione Sicilia. • l’opportunità di adottare, ove possibile, definizioni e standard di misura coerenti o compatibili con quelli proposti per l’INFC; • l’esigenza di porre attenzione alle tendenze e agli indirizzi uniformatori che stanno maturando a livello sovranazionale, in particolare quello comunitario, per la rilevazione, per il monitoraggio e per la rappresentazione delle informazioni relative alle risorse forestali; • la necessità di adottare il territorio delle province e dei gradi parchi naturali come unità minima di evidenziamento dei risultati inventariali, in funzione dei più recenti orientamenti organizzativi della Regione Siciliana; • la possibilità di differenziare gli insiemi di in- formazioni da produrre in funzione di più livelli territoriali. Può essere opportuno, ad esempio, porsi l’obiettivo di formulare stime estese a raggruppamenti più o meno ampi: gruppi di province, bacini idrografici, ecoregioni, ecc. • l’opportunità di adottare una suddivisione della superficie forestale complessiva coerente con quella impiegata nella redazione della Carta Forestale della Regione Siciliana. Il rilevamento inventariale previsto dall’IFRS ha tenuto conto del disegno predisposto per il nuovo Inventario Forestale Nazionale delle Foreste e del Carbonio (INFC), del quale rappresenta il naturale approfondimento a scala regionale. Più precisamente l’IFRS: • determina il proprio dominio inventariale in base alla stessa definizione di bosco adottata dall’INFC; • adotta il disegno campionario trifasico, utilizzato dall’INFC; • recupera tutte le informazioni dell’IFNC intensificando l’intensità di campionamento, suddivi- dendo il quadrato di 1 km di lato dell’INFC in 4 quadrati di 500 m di lato. Lo schema di campionamento trifasico adottato può essere denominato come campionamento triplo per la stratificazione. Questo disegno campionario è articolato in tre fasi distinte: • Fase 1: selezione su immagini telerilevate di un insieme di unità di campionamento che interessano tutto il territorio regionale e con le quali operare una prima, semplice e sicura ripartizione delle diverse modalità di uso del suolo, tra cui ovviamente anche quella potenzialmente forestale. L’assegnazione all’uso forestale è provvisoria, poiché basata solo su alcuni degli elementi necessari all’individuazione delle aree boscate (estensione, copertura e larghezza minime); a questo livello sono riconosciute classi e sottoclassi di uso del suolo quali, ad esempio per il contesto forestale, le Formazioni forestali, le Formazioni forestali rade, le Aree temporaneamente prive di soprassuolo, le Piantagioni di arboricoltura da legno. Carta Forestale Regionale della Sicilia Dopo alcuni contributi sperimentali del passato, in Italia l’ideazione e l’elaborazione di tipologie fore- stali è stata sviluppata operativamente soprattutto a partire dal decennio scorso, sotto l’impulso della sempre più diffusa consapevolezza della necessità di una gestione ecologicamente sostenibile delle risorse naturali. Gli schemi tipologico-forestali rispondono alle suddette esigenze proponendo soluzioni simili nell’approccio di fondo: un sistema di classificazione per tipi forestali, ove i tipi, unità fondamentali, sono caratterizzati da condizioni eco-biologiche tendenzialmente omogenee per quanto riguarda i fattori più significativi ai fini della definizione delle scelte colturali. L’approccio tipologico di classificazione della vegetazione forestale risponde quindi alla necessità di un’approfondita e puntuale conoscenza delle tendenze strutturali dello sviluppo dei soprassuoli, dei caratteri stazionali condizionanti e della percorribilità delle soluzioni gestionali in rapporto alla stabilità e al dinamismo delle diverse fitocenosi. Ai fini della gestione e della percorribilità di certe scelte, nonché per un’efficace programmazione e pianificazione delle attività selvicolturali, risulta però indispensabile dare a queste entità una collocazione sul territorio, ovvero mappare i tipi individuati. In tal senso si è ritenuto particolarmente utile elaborare dei documenti cartografici di dettaglio, alla scala cartografica di 1:10.000, che restituiscano la dislocazione geografica dei tipi evidenziati. Con lo spirito di raggiungere il miglior risultato possibile e considerando la vastità dell’area da indagare si è fatto riferimento alle moderne tecniche integrate di classificazione attraverso le riprese aeree integrate con i dati satellitari per la qualificazione e geo-codifica dei poligoni, impiegando gli strumenti geografici informativi e il cam- 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione • Fase 2: selezione di un sottoinsieme, numericamente più contenuto, a partire esclusivamente da quella frazione delle unità campionarie precedentemente e temporaneamente assegnate al contesto forestale. Le unità di campionamento sono localizzate al suolo e l’appartenenza alle diverse categorie dapprima inventariali (Boschi alti, Boschi bassi, Boschi radi, Arbusteti, ecc.) e poi forestali (ad es. per i Boschi: Leccete, Cerrete, Castagneti, Pinete mediterranee, ecc.) viene riconosciuta e assegnata con grande accuratezza. Questa seconda fase, integrata con la prima, permette di giungere ad un riconoscimento accurato e quindi alla stima dell’estensione territoriale delle diverse classi di uso del suolo e di copertura forestale, con la consapevolezza di un impiego operativo corretto delle definizioni dei diversi usi del suolo, tra le quali ovviamente, con particolare attenzione, quella di superficie boscata. Con il campione di seconda fase si raccolgono anche informazioni su alcuni attributi qualitativi che, per lo spesso elevato numero di modalità in cui si articolano, richiedono insiemi campionari abbastanza numerosi per ottenere stime sufficientemente precise. • Fase 3: selezione di un terzo insieme campionario, composto da una frazione di unità di campionamento di seconda fase definitivamente assegnate all’area forestale e ripartito con criterio di proporzionalità all’estensione delle ripartizioni (strati) previste per tale uso del suolo. Nel campione di terza fase si rilevano gli attributi quantitativi e qualitativi. BOX - carta dei tipi forestali La Carta dei Tipi Forestali si pone come obiettivo principale quello di rappresentare la distribuzione geograficospaziale delle superfici boscate secondo il sistema di classificazione sin qui descritto. Il processo di redazione della Carta dei Tipi Forestali integra informazioni di potenzialità, che potrebbero derivare da analisi e modellizzazioni di tipo ecologico-vegetazionale, con tutte le informazioni sulla situazione reale, derivanti dalle informazioni riscontrabili sulle immagini di varia natura. Tale approccio contempla ovviamente anche una serie di rilievi a terra, che risultano essere una componente fondamentale nella procedura di mappatura e monitoraggio dei tipi. Con questo elaborato s’intendono perseguire molteplici finalità, che possono essere così sinteticamente schematizzate: • precisa determinazione dell’estensione e della localizzazione della superficie boscata della Sicilia; • conoscenza delle tipologie forestali, del grado di copertura al suolo delle specie arboree e arbustive e delle principali forme di governo dei soprassuoli; • indicazioni sulla percorribilità delle soluzioni gestionali e sulla definizione delle scelte colturali; • congruenza con i criteri classificatori adottati da altre istituzioni nazionali ed internazionali; • creazione di uno strumento di supporto per l’applicazione della normativa d’interesse forestale e ambientale; • realizzazione di uno strumento di supporto per l’applicazione della normativa in materia di incendi boschivi e conseguentemente per la programmazione e la pianificazione delle attività antincendio boschivo (prevenzione e lotta); • creazione di uno strumento di supporto alla valutazione del danno ambientale in seguito ad eventi distruttivi; • creazione di una base di riferimento per il monitoraggio evolutivo delle superfici boscate; • realizzazione di un database sempre aggiornabile e consultabile da diverse utenze; • preparazione di una base di riferimento per l’approfondimento dell’Inventario Regionale e per il monitoraggio e l’aggiornamento dei dati del territorio. 31 Sistema informativo Forestale Regionale pionamento a terra. L’individuazione degli elementi oggetto di restituzione cartografica è stata condotta sulla base della definizione del bosco della Fao Forest Resources Assessment 2000, integrandola con il sistema di classificazione previsto per la realizzazione dell’IFRS; per gli arbusteti si è fatto riferimento al medesimo standard, che prevede una copertura maggiore del 10% per alberi, arbusti o cespugli non capaci di raggiungere i 5 metri a maturità. Per quanto riguarda la descrizione degli aspetti selvicolturali, data la diffusione di peculiari condizioni di cosiddetta “irregolarità” strutturale, situazione abbastanza comune nei boschi del sud Italia e della Sicilia, si è fatto riferimento alle seguenti classi strutturali: • cedui propriamente detti: soprassuoli con fusti di origine prevalentemente agamica e matricine in numero compreso tra 20 e 120 ad ettaro; • cedui composti: soprassuoli costituiti da polloni e matricine, queste ultime in numero superiore a 120 ad ettaro e di diverse classi di età; sono inclusi i cedui coniferati; • fustaie propriamente dette: soprassuoli con fusti di origine prevalentemente gamica e soprassuoli transitori originatisi a seguito di tagli di avviamento; • popolamenti con forma di governo speciale, quali sugherete, frassineti da manna, castagneti da frutto, ecc.; • popolamenti con struttura non definita: boschi di neoformazione, formazioni rupestri, macchie, soprassuoli abbandonati e cedui che hanno superato il turno da molto tempo. Per quanto riguarda il bosco la classificazione adottata ha seguito il seguente schema gerarchico: 32 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione • Categoria Forestale, la cui definizione è basata sulla fisionomia principale; • Tipo Forestale, definito in base a caratteri fitoecologici e fitogeografici; • Sottotipo, che rappresenta un dettaglio definito all’interno del tipo su base fitoecologica e fitodinamica; • Variante, che dettaglia i rapporti compositivi tra le specie principali. Quanto esposto in merito agli standard cartografici della CFRS coincide con il dominio inventariale dell’IFRS, il che è di rilevante importanza perché le informazioni provenienti dai due progetti possano essere paragonabili e complementari. La documentazione utilizzata per la restituzione cartografica delle unità cartografiche forestali è stata: • ortoimmagini a colori Volo Telespazio 2007, • immagini satellitari multispettrali ad alta risoluzione Landsat 7 TM (invernale/estiva), • materiale bibliografico vario, ricerche su WEB, ecc., • cartografia Regione Siciliana 1:25.000 sia in formato cartaceo che in formato Raster “File. Tif” georeferenziati Gauss-Boaga, • cartografia tecnica regionale alla scala 1:10.000, edizione 2001-2005. La Carta Forestale, come riportato in Figura 4.2.1, è stata eseguita partendo dall’acquisizione e predisposizione delle ortofoto digitali, controllandone la qualità e implementandole nel sistema informativo di lavoro. Si è posta una certa attenzione ad acquisire e rendere disponibili nel sistema di lavoro anche i dati ancillari, ossia quelle informazioni provenienti dalla letteratura, da altre cartografie tematiche, da piani di assestamento forestale e da indagini varie utili ai fini della conoscenza della vegetazione forestale. Successivamente si è passati alla fase di foto-analisi e fotointerpretazione digitalizzando, direttamente a video i poligoni delle superfici boscate e delle altre aree forestali e attribuendo a ciascun elemento la classificazione su base fisionomica (categoria forestale) e su una prima valutazione relativa alla tipologia forestale. La premessa indispensabile alla realizzazione di un prodotto in grado di soddisfare le esigenze richieste è un’impostazione del lavoro che non dia adito a dubbi interpretativi, soprattutto per quanto riguarda l’inquadramento della vegetazione forestale nel sistema di nomenclatura. In particolar modo, deve essere data una lettura tecnica inequivocabile delle classi di legenda, al fine di non consentire differenti attribuzioni per uno stesso tipo forestale. Per limitare la soggettività nella fotointerpretazione sono state organizzate periodiche riunioni plenarie dei tecnici coinvolti, per discutere i casi di dubbia interpretazione e per stabilire delle regole comuni di comportamento. Predisposizione ortofoto Raccolta ed organizzazione di banche dati di supporto Controlli a terra Raccolta, valutazione e normalizzazione dei dati ausiliari Progettazione della banca dati tematica Lavoro collegiale del gruppo di lavoro per la definizione delle chiavi di fotointerpretazione Delimitazione dei lotti da affidare ai singoli fotointerpreti Fotointerpretazione ed editing della carta tipologico-forestale Revisione e completamento della banca dati cartografica Mosaicatura dei lotti di fotointerpretazione Metadata Elaborazione della banca dati finale e stampa Relazione tecnica e metodologica Figura 4.2.1 - Schema operativo-metodologico della Carta Forestale Regione Siciliana. Altre cartografie tematiche Il Sistema Informativo Forestale si compone di altri strumenti conoscitivi ed operativi, che talvolta sono utili per migliorare la funzionalità delle carte e dei processi più importanti, come ad esempio la carta delle infrastrutture antincendio boschivo, altre volte costituiscono uno strumento autonomo di gestione e di controllo. Di seguito sono descritte le principali cartografie tematiche realizzate e disponibili nel sistema e le più significative caratteristiche metodologiche e costitutive. Bacini montani Il riferimento al termine “bacino montano” compare nella legislazione forestale italiana agli inizi del secolo scorso, quando si manifestò l’esigenza di ridefinire in modo più organico ed efficace l’assetto del territorio ed, in particolare, di quello montano. Il termine “bacino montano” nasce dalla necessità di evidenziare le aree di dissesto idrogeologico della nostra montagna, allo scopo di poter meglio approfondire lo studio delle cause e dei mezzi da impiegare per porvi rimedio. Concetto quindi ristretto a quelle zone dalle quali possono con maggior probabilità avere inizio fenomeni d’erosione e di dissesto in generale. In seguito numerose leggi hanno fatto riferimento, seppur con contenuti diversi che ne hanno in parte modificato il concetto stesso, ai bacini montani per affrontare i problemi legati all’assetto del ter- ritorio e allo sviluppo della montagna. Con riferimento a questa normativa, ed in particolare all’art. 3 del T.U. n. 442 del 21 marzo 1912 e all’art. 43 del RDL n. 3267 del 30 dicembre 1923, furono emanati dallo Stato, nella prima metà del secolo scorso, una serie di provvedimenti legislativi per la determinazione dei singoli bacini montani, che in Sicilia hanno interessato una superficie complessiva di 1.165.604 ha. Successivamente la Regione Siciliana, acquisite le competenze nel settore, in conformità della legge cost. n. 2 del 26 febbraio 1948, tra il 1949 ed il 1957 ha individuato altri 12 bacini, per ulteriori 220.000 ha di superficie. Allo stato attuale, nell’ambito del territorio regionale, risultano classificati come montani 65 bacini per una superficie complessiva 1.385.604 ha. Si tratta tuttavia di una classificazione divenuta in parte obsoleta e non più completamente rispondente alle necessità del territorio e dell’Amministrazione, sia per le mutate condizioni idrogeologiche che caratterizzano una buona parte della regione, sia per le modalità ed i criteri che hanno portato in passato all’individuazione dei bacini stessi. A più di 50 anni dall’istituzione degli ultimi bacini è quindi emersa la necessità di una loro nuova individuazione e delimitazione, che tenesse conto da un lato dei cambiamenti avvenuti nell’assetto dei territori montani, dall’altro delle nuove finalità ambientali di valorizzazione delle bellezze naturali e paesaggistiche che sempre più affiancano quelle di difesa idrogeologica. La nuova individuazione dei bacini montani è avvenuta a partire dai 107 bacini idrografici utilizzati dal Piano di Assetto Idrologico (PAI) della Regione Siciliana per suddividere tutto il territorio regionale. Tale suddivisione, per le particolarità di un territorio molto esteso e variegato per caratteristiche geomorfologiche e climatiche come quello siciliano, porta a definire con buona approssimazione ogni bacino idrografico come un sistema morfologico ed idraulico con caratteri propri, difformi da ogni altro. Con il supporto del software GIS, la carta dei bacini montani è stata elaborata utilizzando come base i seguenti documenti: • la Carta Tecnica Regionale (CTR) in scala 1:10.000; • il modello digitale del terreno (DEM) della Re- gione Siciliana con passo di 20 m, a partire dal quale sono state ottenute la carta delle pendenze e la carta dell’altimetria; • la Carta della Natura della Regione Siciliana,dalla quale è stata ottenuto per riclassificazione una carta semplificata dell’uso del suolo; • la Carta delle aree a priorità d’intervento, intese come aree individuate in base alla necessità e all’urgenza della realizzazione di “interventi forestali finalizzati alla mitigazione degli effetti del dissesto idrogeologico e del rischio di desertificazione e alla riduzione della frammentazione delle risorse forestali”. Figura 4.2.2 - Carta dei bacini montani della Regione Siciliana secondo la nuova perimetrazione delle zone montane dei bacini idrografici. 33 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione Terminata la fase di fotointerpretazione, è stata realizzata una campagna di controlli a terra finalizzata alle verifiche in campo delle categorie fisionomiche e alla definitiva classificazione dei poligoni in tipi forestali. Sistema informativo Forestale Regionale L’integrazione di questi documenti (Figura 4.2.2) non è avvenuta mediante una semplice operazione di overlay cartografico, poiché il criterio che ispira la delimitazione della zona “montana” del bacino si propone la costituzione di unità razionali di intervento che facciano riferimento ad elementi fisici evidenti quali crinali, impluvi e strade, tali da non creare incertezza sulla linea di delimitazione e da non variare sostanzialmente nel tempo, a meno che non intervengano grandi modificazioni naturali o antropiche. La delimitazione è stata effettuata prendendo in esame i seguenti parametri: altimetria, pendenza, uso del suolo, priorità al rimboschimento. È stata quindi considerata come montana quella parte del bacino che presenta, con un certo grado di omogeneità, le seguenti caratteristiche: • altitudine maggiore di 600 m; • pendenza maggiore del 20%; • uso del suolo con prevalenza di formazioni naturali (pascoli, boschi e arbusteti); • aree con alta priorità d’intervento (1 o 2). Dalla parte montana sono state sempre escluse le zone di costa ed i centri urbani di maggiore estensione. Vincolo idrogeologico Nell’ambito del Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana è stata restituita in formato digitale la carta del vincolo idrogeologico (Figura 4.2.3), elaborato che individua il perimetro delle aree sottoposte a tale vincolo. Con questa attività è stato possibile recuperare tutta la documentazione del Regio Decreto n. 3267 del 30 dicembre 1923, relativa al vincolo idrogeologico, per conservarla e renderla più facilmente fruibile da parte di tutti i cittadini. 34 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione I documenti di vincolo sono costituiti da diversi elaborati di seguito elencati: • corografia generale in formato cartaceo alla scala 1:25.000 su base IGM, dove è riportato il confine del vincolo ed eventuali zonizzazioni dello stesso; • relazione tecnica che illustra testualmente la localizzazione dei confini del territorio vincolato; • stralci cartografici catastali che costituiscono alcuni dettagli del confine del vincolo, soprattutto nelle zone di maggiore frammentazione catastale; • miscellanea documentale costituita da vari altri documenti attinenti al vincolo. Il materiale acquisito è stato elaborato utilizzando piattaforme GIS che consentono la gestione dei dati georeferenziati. Data la necessità di fornire all’Ente Regione uno strato cartografico digitale accurato e preciso dei confini del vincolo sulla Carta Tecnica Regionale Box - inquadramento normativo Il vincolo idrogeologico, istituito con il Regio Decreto Legge n. 3267 del 30/12/1923 (noto anche come legge forestale o legge Serpieri) e con Regio Decreto n. 1126 del 16 maggio 1926 (Regolamento per l’applicazione del RDL 3267/23), ha come finalità prioritaria quella di tutelare l’ambiente fisico, garantendo che gli interventi che vanno ad interagire con il territorio non inneschino fenomeni di erosione e non compromettano la stabilità dei versanti. Secondo quanto previsto all’art. 2 del RDL 3267/23, la perimetrazione dei territori a rischio idrogeologico viene fatta per zone a cura dell’Amministrazione forestale che su base cartografica catastale o topografica, individua i limiti dei territori da includere nel vincolo. Con riferimento all’art. 12 del RDL n. 1126/1926, inoltre, la documentazione cartografica originale e la documentazione cartacea relative alla determinazione del vincolo sono conservate presso gli Ispettorati Forestali. Figura 4.2.3 - Carta del vincolo idrogeologico della Regione Siciliana. La carta deriva dal ridisegno digitale su supporto CTR alla scala 1:10.000 dei confini del vincolo desunti dai documenti originali. La metodologia di lavoro ha seguito le seguenti fasi: • scansione dei documenti cartacei e cartografici; • georeferenziazione della corografia generale del vincolo; • rilievo e interpretazione dei confini delle aree vincolate; • digitalizzazione dei confini del vincolo in formato vettoriale (SHP). La digitalizzazione è stata preceduta dalla ricerca e interpretazione sulla CTR dei confini riportati nella corografia generale e descritti testualmente nei documenti cartacei. Come si può osservare nella Figura 4.2.5, la linea rossa indica il confine del vincolo, la linea tratteggiata individua l’esistenza di uno stralcio cartografico catastale in cui è riportato il confine. Per la digitalizzazione del limite delle zone sottopo- 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione (CTR), si è preferito seguire una sequenza metodologica di lavoro che ha riguardato prima l’acquisizione digitale della corografia generale (Figura 4.2.4) e la georeferenziazione sul supporto CTR e solo successivamente il rilievo e la digitalizzazione dei confini del vincolo. Il materiale utilizzato per la delimitazione del vincolo è stato quindi il seguente: • immagini in formato TIF delle carte topografiche su base IGM 1:25.000 dei territori comunali; • Carta Tecnica Regionale (CTR) in formato digitale alla scala 1:10.000 della Regione Siciliana; • tematismo poligonale dei limiti amministrativi comunali in formato vettoriale (SHP); • documentazione cartacea con descrizione testuale della localizzazione dei confini del vincolo; • stralci cartografici catastali. ste a vincolo, sono state caricate, a supporto, altre basi cartografiche al fine di poter visualizzare simultaneamente tutti gli elementi fisici (strade, corsi d’acqua ecc.) utilizzati come confine. In particolare sono state caricate le seguenti basi cartografiche: • carta del vincolo in scala 1:25.000; • ortofoto digitali a colori; • limiti amministrativi comunali attualmente in uso in formato vettoriale (SHP); • Carta Tecnica Regionale (CTR) in formato raster. Sulla carta del vincolo sono stati identificati gli elementi fisici che determinano i limiti delle zone sottoposte a vincolo: questi elementi sono stati individuati nella CTR o nelle ortofoto digitali per procedere alla restituzione alla scala 1:10.000. L’impiego delle ortofoto digitali a colori è stato utilizzato quando, nella CTR, non risultava identificabile alcun limite fisico determinato sulla carta del vincolo. Tutta la documentazione cartacea ufficiale del vincolo idrogeologico è stata resa facilmente consultabile. La relazione tecnica generale, la descrizione testuale del vincolo e gli stralci cartografici catastali sono stati scansionati e convertiti in formato PDF. Ogni singolo documento è stato infine nominato con un codice univoco, costituito dal codice Istat del Comune di appartenenza e dalla sigla attribuita al documento: Viabilità forestale e infrastrutture antincendio A corredo delle informazioni necessarie per una corretta programmazione forestale, nel Sistema Informativo Forestale regionale sono stati implementati alcuni livelli informativi utili sia per la gestione forestale sia per una migliore organizzazione dell’antincendio boschivo. Figura 4.2.4 - Cartografia generale del vincolo idrogeologico del Comune di Palma di Montechiaro. 35 Sistema informativo Forestale Regionale Si tratta delle informazioni relative alla viabilità d’interesse forestale e alle infrastrutture utili per la prevenzione e lo spegnimento degli incendi boschivi. Lo strato della viabilità forestale è stato predisposto a partire da una prima fotointerpretazione sulle ortofoto digitali già impiegate per la redazione della Carta Forestale regionale e successivamente completato con una diffusa attività di controllo a terra. Poiché il Sistema Informativo Territoriale della regione possedeva già una ricca documentazione di base relativamente al sistema della viabilità regionale, si è proceduto alle integrazioni del sistema esistente attraverso una verifica dei tracciati di solo interesse forestale, escludendo peraltro quelli relativi alle arterie di grande comunicazione come superstrade e autostrade. Per la viabilità d’interesse forestale è stata adottata la seguente classificazione: • strada camionabile principale: strada a fondo artificiale larga almeno 4 m con pendenza massima 12-15% ad uso multiplo (non esclusivamente forestale); • strada camionabile secondaria: strada a fondo artificiale larga almeno 3 m con pendenza massima 15-18% adatta alla circolazione a bassa velocità di automezzi pesanti; • strada forestale (carrareccia): strada a fondo artificiale o naturale larga 2-2,5 m con pendenza inferiore al 15-20% adatta alla circolazione di trattori con rimorchio e piccole autovetture; • pista trattorabile: pista a fondo naturale larga 2-2,5 m con pendenza dal 5-10 al 30% adatta alla circolazione di mezzi a doppia trazione e di 36 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione trattori a ruote, senza rimorchio, utilizzati per l’esbosco a strascico; • mulattiera, sentiero: via di accesso di larghezza inferiore a 2-2,5 m adatta al passaggio di persone e animali; sentiero indicato dalla cartografia e da segnaletica sul terreno. Per quanto attiene alle infrastrutture antincendio, sono state acquisite tutte le informazioni già in possesso dell’Amministrazione regionale relativamente a punti di avvistamento e laghetti per uso antincendio boschivo. A questi strati informativi sono stati aggiunti per Figura 4.2.5 - Particolare dei limiti del vincolo nel Comune di Bolognetta (PA). La carta dei modelli di combustibile e la carta del rischio d’incendio (estivo ed invernale) sono tre principali cartografie derivate dalla Carta dei Tipi Forestali prodotte nell’ambito della realizzazione del Sistema Informativo siciliano. Queste carte tematiche sono di elevato interesse forestale poiché forniscono elementi utili ai fini di una corretta pianificazione delle attività di antincendio boschivo e fanno parte integrante del Piano AIB realizzato per il decennio 2009-2013. Carta dei modelli di combustibile La realizzazione dello strato informativo relativo ai modelli di combustibile ha come origine la base tematico-geometrica della Carta dei Tipi Forestali (standard FRA 2000), opportunamente integrata da altre carte tematiche già facenti parte del progetto SIF-Sicilia. Tutto il materiale informatico a disposizione è stato elaborato utilizzando piattaforme GIS che consentono di gestire dati georeferenziati. Data la necessità di fornire all’Ente regione una cartografia quanto più dettagliata possibile, si è ritenuto utile utilizzare le geometrie e i tematismi d’interesse forestale della Carta dei Tipi in ogni sua parte, integrandola attraverso l’utilizzo della Carta Natura per la sola classe “Praterie, pascoli e incolti”. La Carta dei Tipi è stata quindi implementata con le varie tipologie di prati-pascoli a prevalente componente erbacea, gli ampelodesmeti (“praterie perenni ad Ampelodesmos mauritanicus”) e i felceti (“formazioni a Pteridium aquilinum supramediterranee”). Questa integrazione ha permesso d’incrementare il dettaglio informativo della Carta e di fornire elementi utili all’attribuzione di classi di rischio d’in- cendio a tutte le zone agricolo-forestali del territorio regionale. Il metodo dei modelli di combustibile applicato all’antincendio è stato definito in Nord America, ma ha avuto molte applicazioni e adattamenti poiché è stato utilizzato da molti paesi nel mondo. è stata formulata una classificazione, denominata “standard Fire Behavior”, che definisce 13 modelli classificati in 4 gruppi (pascoli, cespugli, lettiera e residui di interventi selvicolturali). Nel caso siciliano si è ritenuto opportuno applicare la metodologia limitandosi ai primi tre gruppi di modelli; il gruppo “residui” non è stato considerato applicabile alla realtà forestale siciliana, nella quale gli interventi selvicolturali sono rari e di limitata estensione. Per un approfondimento sui modelli di combustibile standard adottati si rimanda a quando descritto nel capitolo 11.3. La fase successiva ha previsto l’attribuzione di un modello di combustibile alle varie categorie di prato-pascolo (ampelodesmeti, felceti, ecc.) e ad ogni tipo o gruppo di tipi forestali, che per caratteristiche e quantità del combustibile (vivo e morto) sono riconducibili ad uno dei modelli descritti. A questo fine non è stato possibile stabilire una corrispondenza univoca tipo-modello, soprattutto per quanto riguarda le formazioni boscate, il cui grado di copertura determina la composizione e lo sviluppo del sottobosco. Come dati ancillari nell’attribuzione dei modelli sono state anche utilizzate le informazioni raccolte nell’ambito dei rilievi di campo dell’Inventario Forestale della Regione Siciliana (IFRS). Con tale metodologia è stato possibile realizzare una stima sufficientemente attendibile del combustibile presente su tutto il territorio siciliano in Figura 4.2.6 - Carta dei modelli di combustibile. termini di quantità, qualità e distribuzione spaziale (Figura 4.2.6). Carte del rischio d’incendio estivo ed invernale In Sicilia i principali fattori che intervengono a turbare il naturale dinamismo della vegetazione sono quelli antropici, in particolare gli interventi volti a modificare l’uso del suolo anche attraverso incendi di origine dolosa. Il ricorso all’incendio è considerato il mezzo più economico per il mantenimento dei pascoli negli ambienti pastorali di tutto il mondo e nell’area mediterranea è molto diffuso. Le formazioni vegetali attuali sono in perenne evoluzione e tra i fattori che ne influenzano il dinamismo il fuoco è probabilmente quello più incisivo. La sua azione agisce sia innescando pericolosi processi di degradazione, sia bloccando l’evoluzione verso forme compositive e strutturali più complesse. La valutazione del rischio d’incendio in Sicilia costituisce pertanto un presupposto fondamentale per qualsiasi tipo di pianificazione territoriale. La possibilità che un incendio si sviluppi dipende principalmente da tre gruppi di fattori: • ambientali fissi, quali pendenza, esposizione 37 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione Cartografie derivate Sistema informativo Forestale Regionale ed illuminazione, e variabili, quali temperatura, precipitazioni, umidità relativa, vento ecc.; • copertura vegetale del suolo con le sue caratteristiche, quali densità, umidità, altezza combustibilità; • attività antropica in tutte le sue forme ed interazioni con l’ambiente. In questo contesto, per una valutazione del rischio d’incendio sono stati presi in esame soltanto i fattori predisponenti: l’insieme, cioè, delle variabili che con azione combinata consentono il verificarsi delle potenziali condizioni per lo sviluppo del fuoco. La topografia ha una grande influenza sul comportamento del fuoco. A causa della morfologia del terreno si determinano, nell’ambito di uno stesso comprensorio, differenze microclimatiche considerevoli che spesso causano modifiche sulle caratteristiche del combustibile. La pendenza è un fattore che influenza la velocità di propagazione del fuoco, soprattutto nelle fasi iniziali. In un versante che presenta un’inclinazione compresa tra i 10 ed i 15 gradi, la velocità di propagazione è doppia rispetto ad una superficie piana; è quadrupla se l’inclinazione è di 25 gradi. Con la pendenza aumenta l’intensità lineare di fiamma e quindi anche il rischio d’incendio. L’esposizione contribuisce a stabilire le condizioni microclimatiche della stazione. Le condizioni di umidità del combustibile, ed in particolare di quello fine, possono variare rapidamente in funzione della quantità di radiazione solare recepita. Passando dalle esposizioni nord a quelle sud, il rischio di incendio aumenta. Il clima svolge un ruolo molto importante nel determinare le condizioni d’innesco e di sviluppo degli incendi boschivi. Temperature, precipitazioni, venti 38 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione e umidità dell’aria agiscono come cause indirette e dirette. Per valutare l’azione del clima è stato utilizzato lo strato informativo del bioclima dell’Atlante climatologico della Sicilia. Il ruolo della vegetazione è stato considerato mediante la carta dei modelli, in cui ciascuna formazione vegetale viene classificata sulla base delle caratteristiche del combustibile che determinano il comportamento del fuoco. L’utilizzo della viabilità trova giustificazione nella probabilità d’innesco: oltre il 90% degli incendi ha origine in prossimità di una strada. Per la redazione delle carte è stato fatto corrispondere a ciascun fattore (pendenza, esposizione, bioclima, modelli di combustibile, viabilità) un tematismo cartografico e tramite un modello additivo ponderato, gestito in ambiente GIS, è stato possibile calcolare per ogni zona del territorio siciliano un livello di rischio. Nelle cartografie derivate è rappresentata una mappatura territoriale del rischio d’incendio suddivisa in cinque classi: • rischio assente; • rischio basso; • rischio medio; • rischio alto; • rischio molto alto. Le soglie delle cinque classi di rischio isodimensionali sono state stabilite coerentemente con le norme previste dal Piano AIB realizzato per il decennio 2009-2013. La valutazione del grado di combustibilità della vegetazione utilizzato per la realizzazione della carta del rischio estivo (Figura 4.2.7) è riferita al periodo maggio-settembre compresi, in cui il rischio è il più alto. Figura 4.2.7 - Carta del rischio estivo d’incendio. Architettura di rete Il centro servizi è situato presso il CED del Comando del Corpo Forestale. Esso s’inquadra in una architettura di rete, che coinvolge tutte le articolazioni territoriali che fanno capo all’organizzazione del Comando stesso. Il territorio risulta organizzato su tre livelli (Figura 4.3.1): • Sede del Comando del Corpo Forestale; • Ispettorati Ripartimentali delle Foreste (9 sedi); • Distaccamenti Forestali (82 sedi). Le apparecchiature presenti nella Server Farm del centro servizi consistono in un insieme di server, dispositivi di storage e dispositivi di rete, anch’essi acquisiti con il progetto SIF. I gruppi di server e i dispositivi ausiliari sono organizzati in un’architettura disegnata in modo tale da garantire la massima continuità del servizio ed un elevato grado di protezione contro gli accessi non autorizzati. Nell’architettura hardware si sono suddivise le funzionalità principali della struttura software in gruppi di server organizzati in modalità cluster; a questi si è affiancato un server con compiti di ausilio alla gestione della rete e dei dati (backup). Distribuzione licenze La soluzione progettuale studiata per dotare il SIF delle funzionalità GIS necessarie al corretto svolgimento di tutte le attività richieste si basa su personalizzazioni ad hoc dei prodotti della famiglia ArcGIS di ESRI. All’interno del progetto quindi sono state acquistate licenze ArcView, ArcGis Server, ErMapper ArcEditor e ArcPad. Le licenze ArcPad sono state utilizzate per le installazioni sui 117 palmari a disposizione del Corpo Forestale e appositamente personalizzate per il rilievo delle informazioni sugli illeciti e sugli incendi; le altre licenze sono state distribuite sul territorio come di seguito riportato (Figura 4.3.2). La distribuzione delle licenze è avvenuta sulle nuove dotazioni hardware del Comando del Corpo Forestale e degli Ispettorati Ripartimentali e in base all’uso effettivo che ciascun attore ne deve fare, tenendo conto del proprio inquadramento all’interno dell’organizzazione. Figura 4.3.1 - Schema rappresentativo dell’architettura del Sistema Informativo Forestale della Sicilia. Portale del SIF e suo WebGIS Il portale del progetto SIF, raggiungibile dall’indirizzo http://sif.regione.sicilia.it rappresenta il punto d’incontro e di esposizione verso l’esterno di tutto il lavoro effettuato in questi anni dal Comando del Corpo Forestale (Figura 4.3.3). Il progetto grafico adottato presenta una struttura classica a colonne con caratterizzazioni di colore studiate per garantire una chiara identificazione delle aree tematiche principali. Le foglie stilizzate della Roverella riportano alla mente dell’osservatore i colori del bosco e della natura presenti in Sicilia, mentre il logo richiama i colori del cielo, della terra, del sole riflessi nella Sicilia stessa con il profilo dell’aquila del Corpo Forestale presente nella parte centrale dell’acronimo SIF. In particolare, attraverso il portale web si: • offre al Comando del Corpo Forestale la visione immediata del lavoro effettuato dagli IRF: -- estrazioni schede AIBFN -- riepilogo dati di sintesi degli incendi validati Figura 4.3.2 - Distribuzione hardware e licenze software del SIF nel territorio. Figura 4.3.3 - Home page del portale. 39 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione 4.3 Infrastruttura informatica del SIF: configurazione e funzionamento Sistema informativo Forestale Regionale in termini di costo di estinzione, valore del macchiatico, superficie delle categorie forestali incendiate e tante altre caratteristiche degli incendi, aggregandoli per competenza di Ripartimento, di Provincia o di comune; -- estrazioni schede ST1/ST2 relative alle statistiche sugli incendi • comunicano con l’esterno i risultati ottenuti: -- dati riepilogativi dell’Inventario Forestale (Figura 4.3.4) -- download di differenti carte d’interesse territoriale, quali ad esempio la Carta Forestale, carta del vincolo idrogeologico, carta delle ecoregioni, carta dei siti di raccolta del materiale di propagazione forestale -- comunicazioni ai cittadini di qualsiasi tipologia, informazioni, news, eventi, bandi, ecc. • offrono servizi alle pubbliche amministrazioni e ai cittadini: -- rilascio del nulla osta al vincolo idrogeologico -- possibilità per ciascun comune che ha chiesto l’abilitazione di scaricare da WebGIS le particelle catastali delle aree incendiate di supporto alla costruzione del catasto incendi. All’interno del portale assume particolare interesse il WebGIS del progetto, che è lo strumento con il quale il Comando espone i propri dati territoriali verso l’esterno (Figura 4.3.5). In generale, con il termine WebGIS si indicano tutti i sistemi informativi territoriali pubblicati su web con cui Regioni e Comuni rendono accessibili ai cittadini informazioni di carattere ambientale, urbanistico, territoriale, offrendo una navigazione su base cartografica delle stesse. Un WebGIS è quindi l’estensione al web degli applicativi nati e sviluppati per gestire la cartografia numerica. Si evidenzia in 40 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione particolare che i WebGIS si distinguono nettamente da un progetto GIS per le specifiche finalità di comunicazione e di condivisione delle informazioni con tutti gli utenti. Quindi il progetto SIF gestisce e pubblica attraverso il proprio WebGis tutte le informazioni sopra esposte e si offre come una delle poche finestre ad oggi attive sul SIT della Regione Siciliana. Alcuni degli strati informativi pubblicati sono: • CTR 1:10.000 • Ortofoto 2007 e 2008 • Ambiti Amministrativi • Orografia • Viabilità • Catasto Agea • Idrografia • Vegetazione • Reti tecnologiche • Aree percorse dal fuoco 2007/2008/2009 • Aree percorse dal fuoco 2010 (censite con il SIF) • Carta Forestale • Vincolo idrogeologico • Aree ecologicamente omogenee • Aree a priorità d’intervento • Aree di raccolta (boschi da seme) Figura 4.3.4 - Estrazione dei dati inventariali. Figura 4.3.5 - WebGIS del portale SIF. SIF e moduli software specialistici Censimento delle aree percorse dal fuoco Una delle attività più importanti che il SIF ha sviluppato è legata alla metodologia di rilevamento degli incendi. Lo sviluppo applicativo di tale esigenza ha informatizzato le attività che più caratterizzano il Corpo Forestale Regionale. L’idea è stata quella di mettere a disposizione di tutti gli attori che intervengo nel processo il modulo “foglio notizia antincendio boschivo” (AIBFN) in formato elettronico, in modo tale da consentire la conservazione e la consultazione dei dati rilevanti di un incendio, dall’avvistamento al rilevamento dell’area percorsa dal fuoco. Tale scheda è stata inoltre agganciata a un poligono cartografico che delimita gli effettivi confini dell’incendio rilevato. L’interfaccia realizzata per il rilievo dei dati cartografici ed alfanumerici mette a disposizione alcuni strumenti d’impiego intuitivo, idonei ad essere utilizzati anche da personale non in possesso di competenza specifica in materia di rilievo GIS . L’informatizzazione di questa attività ha presentato il beneficio indotto di attivare un unico modello di rilevazione incendi partendo dalle normative nazionali recepite dalle direttive regionali, facendo sì di avere una scheda AIBFN univoca per il territorio regionale. Il flusso informativo, riportato in Figura 4.3.6, mostra, dal basso verso l’alto, come avviene il processo di rilievo di un incendio fino alla pubblicazione del dato e quindi alla sua visualizzazione nel WebGIS. Le informazioni geometriche degli incendi vengono raccolte principalmente dai Distaccamenti. Essi utilizzano dei palmari Trimble dotati di ArcPad 8.X opportunamente personalizzato per l’inserimento della geometria dell’incendio e delle informazioni di base del rilievo stesso (Figura 4.3.7). Successivamente, lo stesso operatore carica i dati contenuti nel palmare al proprio pc e attiva uno specifico software denominato Upload Manager. Tale applicativo consente di completare tutte le informazioni aggiuntive della scheda AIBFN non necessariamente rilevabili sul luogo dell’incendio. Al completamento della scheda, il Distaccamento invia tutti i dati all’Ispettorato Ripartimentale di competenza (Figura 4.3.8). L’Ispettorato Ripartimentale, oltre a ricevere comunicazione via e-mail del dato di sua competenza, verifica attraverso l’apposita toolbar del SIF sviluppata su ArcGis, che tutte le informazioni inserite, incluse quelle geometriche, siano corrette. Ultimata l’operazione, il dato viene reso disponibile per l’archiviazione e la pubblicazione. L’applicativo, nella sua interezza, permette il rilevamento di tutti gli incendi, calcolandone automaticamente la superficie, l’entità del danno ambientale arrecato ed il relativo costo di estinzione. L’incrocio dei dati geometrici degli incendi con le informazioni contenute nella Carta Forestale della Regione consente l’estrazione di dati descrittivi più puntuali. L’architettura funzionale prevede, attraverso la pubblicazione del dato e quindi la relativa visibilità sul WebGis, che i comuni possano estrarre anche le particelle catastali percorse dal fuoco. Il sistema, pertanto, fornisce ai comuni della Regione il 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione Naturalmente viene anche offerta la possibilità di utilizzare i classici strumenti di Zoom, Pan e di effettuare ricerche, stampa, individuazione di un punto attraverso l’inserimento di una coordinata, la misurazione di distanze, ecc. Figura 4.3.6 - Flusso dati del modulo incendi. Figura 4.3.7 - Maschera di acquisizione dati della procedura incendi. Figura 4.3.8 - Maschera di gestione dati della procedura incendi. 41 Sistema informativo Forestale Regionale supporto al censimento degli incendi previsto dalla legge 353 del 2000. Calcolo del danno ambientale e del costo d’estinzione Così come previsto da progetto e fortemente voluto dal Comando del Corpo Forestale, si è provveduto a implementare un metodo di stima per il calcolo del danno ambientale e del costo di estinzione relativi ad ogni singolo evento “incendio”. Il metodo adottato si basa sui dati presenti nella scheda AIBFN, concordata in fase di analisi, e, per non stravolgere la struttura della scheda stessa e non sovraccaricare i Distaccamenti nell’inserimento di ulteriori dati, si è deciso di seguire, anche se con piccoli accorgimenti, l’approccio “sintetico” descritto nella pubblicazione “Valutazione dei danni da incendi boschivi” dell’Accademia Italiana di Scienze forestali (2007). I costi legati all’incendio sono stati calcolati come indicato di seguito: Costo di estinzione, dato dalla sommatoria di tre differenti costi: • Costo del personale intervenuto • Costo degli automezzi intervenuti • Costo dei mezzi aerei intervenuti Ovvero: Ce_sp = [Σ (Ntot- i * Dm * Cmo- i )] +[Σ[ (Cmm + Csm)*Nmm ] * Dmm] +[Σ[Cma +Csa) *Nma ] * Dma] Per il costo di estinzione relativo alle persone intervenute: • Ntot- i = numero totale di persone intervenute nelle attività di estinzione per una data tipologia; • Dm = durata media dell’intervento delle persone, 42 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione comprensivo del tempo necessario per il trasferimento in zona operativa (ore); • Cmo- i = costo medio orario personale retribuito per una data tipologia (€/ora); Per il costo di estinzione relativo agli automezzi intervenuti: • Cmm = costo di ammortamento degli automezzi intervenuti (€); • Csm = costo medio orario, consumo carburante, automezzi intervenuti (€) (€/ora); • Nmm = numero automezzi intervenuti • Dmm = durata media dell’intervento degli automezzi; ogni singolo comune. Nella prima fase di analisi si è provveduto a individuare le associazioni tra le tipologie di coltura indicate nelle GURS ed i tipi forestali presenti nella Carta Forestale, assegnando i VAM ufficiali espressi in ettari. Per il livello di danneggiamento si è tenuto conto: • della categoria fisionomica di appartenenza • dell’altezza della scottatura • dell’intensità della fiamma. A differenza di quanto riportato nella pubblicazione “Valutazione dei danni da incendi boschivi”, si è stabilito di non indicare il dato relativo all’intensità del fuoco in KW/m ma considerando l’intensità del Per il costo di estinzione relativo ai mezzi aerei: • Cma = costo di ammortamento dei mezzi aerei (€); • Csa = costo medio orario, consumo carburante, mezzi aerei (€) (€/ora); • Nma = numero aerei • Dma = durata media dell’intervento dei mezzi aerei; La formula applicata per il calcolo del valore del macchiatico quindi è stata la seguente: DAvam= [Σ (VAMfor - VAMsn)* Sup * LD] • VAMfor = Valori Agricoli Medi per la tipologia forestale più simile a quella danneggiata (€/ha); • VAMsn = Valori Agricoli Medi per i terreni incolti (€/ha); • Sup = superficie percorsa dal fuoco (ha); • LD = livello di danneggiamento dovuto all’incendio (% di danneggiamento); Per la stima del danno ambientale si è tenuto conto dei Valori Agricoli Medi (VAM) ufficiali pubblicati nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana per Figura 4.3.9 - Costi di Estinzione e Valore del Macchiatico su incendi validati. fuoco decodificata in: • debole • bassa • media • alta • forte. Questa scelta, forse meno precisa, è stata necessaria poiché non sarebbe stato semplice far indicare ai Distaccamenti Forestali l’intensità del fuoco espressa in KW/m. Le relative categorie fisionomiche invece sono state raccordate con le tipologie Gestione Illeciti Così come per la rilevazione delle aree percorse dal fuoco e per standardizzare la metodologia di acquisizione dati e invio all’Ispettorato Ripartimentale Forestale di competenza, le pattuglie che operano in campo, attraverso l’uso dei dispositivi portatili, registrano le informazioni relative agli illeciti che vengono rilevati sul territorio. L’applicativo tratta il dato secondo il medesimo flusso informativo descritto per le aree percorse dal fuoco e consente una classificazione dello stesso secondo i parametri adottati dal Comando del Corpo Forestale, garantendo al contempo, l’alimentazione del data base. Attraverso l’estrazione dei dati di sintesi dal portale, l’utente abilitato viene messo in condizione di conoscere dislocazione, entità e tipologia degli eventi rilevati, oltre che, naturalmente, di potere analizzare i fenomeni con i classici strumenti di ArcGis e del WebGis. Il servizio, inoltre, consente l’elaborazione delle schede di sintesi analizzabili a diversi livelli di aggregazione. La condivisione di tali informazioni tra i Ripartimenti regionali favorisce l’efficacia delle politiche di tutela del territorio, offrendo visibilità reciproca sugli illeciti rilevati. Gestione materiali e mezzi e gestione delle risorse del personale Il software “Gestione delle Risorse del Personale“ (Ge.Ri.Per.) e quello “Gestione dei Materiali e Mezzi“ (Ge.Ri.Ma.Me.) garantiscono un valido supporto all’impiego del personale del Corpo Forestale e dei mezzi utilizzati in interventi di Protezione Civile in conformità alle Procedure Operative Esecutive di Allertamento. Prima dell’implementazione di tali applicativi, il Comando del Corpo Forestale si avvaleva di schede cartacee di recupero, su cui venivano indicati i dati anagrafici, di recapito, di qualifica e di mansione del personale nonché le caratteristiche dei mezzi disponibili. I punti di debolezza del processo erano: • obsolescenza delle informazioni a causa della bassa frequenza di aggiornamento; • metodo di recupero delle informazioni lento e farraginoso; • ridotta qualità del dato. La soluzione adottata agisce su tutti i punti di debolezza del precedente processo, migliorandolo, garantendo le informazioni alle strutture competenti e consentendo una più efficace distribuzione dei carichi di lavoro (inserimento ed aggiornamento dei dati) a tutte le articolazioni operative dell’Amministrazione. La procedura, infine, si configura come un valido strumento a supporto delle decisioni e delle azioni da intraprendere in caso d’interventi di protezione civile in termini di localizzazione ed individuazione del personale addetto e degli strumenti impiegabili. Informatizzazione del nulla osta al vincolo idrogeologico (HABITAT) Il modulo è stato realizzato per la gestione delle procedure amministrative propedeutiche al rilascio del nulla osta al vincolo idrogeologico. Il software implementato garantisce un’interazione semplice e veloce tra l’utenza (cittadini, imprese, altre pubbli- che amministrazioni) e il Dipartimento, nel pieno rispetto della trasparenza amministrativa e della privacy. Tale soluzione snellisce le procedure di sottomissione ed il tracciamento dello stato di lavorazione delle richieste a tutto vantaggio dell’utenza, alleggerendo contemporaneamente il carico di lavoro dell’Amministrazione. A seguito di analisi, è stato progettato il modulo Habitat basandosi su di un motore di workflow che 43 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione forestali presenti sulla Carta Forestale. I due costi vengono automaticamente calcolati e inseriti nel sistema nel momento in cui l’IRF effettua la validazione del dato. A livello geometrico tale procedura sovrappone il poligono dell’incendio (non considerando gli eventuali inclusi) alla Carta Forestale. Da tale sovrapposizione si calcolano gli ettari di tipologia forestale percorsi dal fuoco e successivamente, incrociando tali valori con i quadri sinottici sopra descritti e la scheda AIBFN, viene calcolato il valore del macchiatico e il relativo costo di estinzione (Figura 4.3.9). Sistema informativo Forestale Regionale amministra il processo e gli stati intermedi dell’iter procedurale. Il servizio si compone di un modulo di front-office on-line che si rivolge all’utenza e di un modulo di back-office, dove sono resi disponibili gli strumenti di lavorazione delle istanze. I destinatari del modulo di front-office sono tipicamente i cittadini, le imprese e altre amministrazioni pubbliche. Essi possono sottomettere le istanze direttamente attraverso il Web; a tali istanze viene associato un numero identificativo, attraverso il quale è possibile monitorare lo stato di lavorazione, in applicazione dei principi della trasparenza amministrativa. Il sistema permette agli utenti una significativa riduzione dei tempi e dei costi d’interazione con gli uffici del Comando e consente il tracciamento dello stato e dell’assegnazione della pratica sempre via Web. Nel database vengono, quindi, conservate le informazioni e gli stati relativi ai procedimenti in corso. L’informatizzazione del processo di gestione delle richieste, con l’implementazione di strumenti di accettazione, di lavorazione e di rilascio (o rigetto) del nulla osta, consente la creazione e la condivisione di un archivio informatico delle istanze e dei nulla osta rilasciati, realizza una omogeneizzazione delle procedure ed inoltre aiuta il Corpo forestale a rispettare i tempi operativi del procedimento, nell’ottica di fornire una migliore qualità dei servizi ai propri 44 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione utenti in termine di efficacia ed efficienza. Monitoraggio degli interventi sul territorio Attraverso una personalizzazione di ArcGis è stato creato un modulo software che consente la gestione degli interventi che vengono realizzati sul territorio della Regione. Per intervento s’intende l’insieme di azioni tese a modificare lo stato di un territorio dal punto di vista fisico e/o qualitativo. In tal senso vengono considerati interventi quelli orientati al recupero o alla prevenzione di dissesti idrogeologici, quelli relativi al rimboschimento ed alle utilizzazioni boschive di alcune aree, ma anche quelli relativi alla modificazione degli aspetti di fruizione del territorio forestale o di vivibilità delle aree montane. La soluzione riguarda la classificazione ed il censimento delle tipologie d’intervento, la definizione, per ciascuna tipologia, degli indicatori qualitativi e quantitativi tesi ad evidenziarne lo stato d’esecuzione, l’efficacia/efficienza dell’intervento stesso in termini di costi/benefici attesi e la verifica che in una data zona non si ripetano azioni attuate da altri soggetti pubblici o privati. Ciascun intervento viene tracciato anche dal punto di vista delle somme stanziate, di quelle impegnate e di quelle spese, per un periodo pluriennale. L’applicazione è stata realizzata anche per essere visibile su WebGis, dagli utenti appositamente autorizzati. Tra le molteplici opportunità che il SIF offre, vi è in particolare quella di facilitare le operazioni di continuo monitoraggio attraverso la costante raccolta di informazioni che rappresentano elementi-chiave per il mantenimento dell’efficacia del sistema stesso ai fini della programmazione regionale. Si è visto precedentemente come le procedure relative al censimento delle aree percorse dal fuoco, agli illeciti amministrativi e all’emissione del nulla osta al vincolo idrogeologico possano rendere disponibili utili elementi di base per l’aggiornamento del sistema informativo forestale. Tuttavia non sempre è possibile adattare le informazioni di carattere gestionale per l’aggiornamento dei dati di base, soprattutto quando s’intendono produrre statistiche territoriali con un determinato livello di affidabilità delle stime. è il caso delle statistiche di superficie delle diverse categorie inventariali e forestali deducibili dall’Inventario Forestale e della disponibilità aggiornata dei principali temi cartografici del sistema. Con il progetto SIF sono state messe a punto due procedure di aggiornamento che riguardano l’IFRS e la CFRS. Esse prevedono un monitoraggio completo delle banche dati ogni 4 anni, garantendo l’aggiornamento sui livelli informativi di medio dettaglio. Per l’Inventario Forestale regionale lo scopo del sistema di aggiornamento è quello di fornire annualmente statistiche relative alle superfici forestali per i principali attributi informativi. Per la sua attuazione è previsto un aggiornamento annuale per un quarto dei punti della prima fase fotointerpretativa e la successiva verifica a terra della quota parte dei 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione 4.4 Sistema di aggiornamento dell’IFRS e della CFRS punti forestali già estratti nella fase 2, oltre alla totalità dell’insieme di punti che risultano discordanti tra le classificazioni dell’aggiornamento e quelle del progetto iniziale. Mantenendo l’aggiornamento al continuo è possibile ogni anno disporre della media variabile dei dati raccolti e produrre le conseguenti statistiche di superficie in appositi report pubblicati sul sito di progetto (Figura 4.4.1). Per la Carta Forestale l’obiettivo è di disporre ogni quattro anni di un aggiornamento delle coperture forestali. In questo modo la Carta potrà costituire un documento dinamico utile per i diversi impieghi richiesti. I principali fattori dinamici che possono significativamente modificare le coperture forestali sono gli incendi boschivi, i fenomeni dell’abbandono delle colture agricole in determinati contesti (colture arboree all’interno di aree protette) e le azioni di ripristino a coltivo di superfici in evoluzione a bosco o il fenomeno opposto attraverso piantagioni di coltivazioni arboree. La metodologia di aggiornamento prevede l’utilizzo di una mappa del cambiamento derivata da analisi di immagini satellitari e dei censimenti delle aree incendiate acquisiti nel periodo di aggiornamento (Figura 4.4.2) La mappa del cambiamento deriva da un’elaborazione multitemporale su immagini satellitari Landsat a cinque bande spettrali scelte tra l’anno d’esecuzione della carta forestale e l’anno di aggiornamento in periodi coerenti tra loro. I perimetri delle aree incendiate sono invece acquisiti direttamente dal SIF attraverso l’apposita procedura già illustrata. I dati di base hanno lo scopo di segnalare Figura 4.4.1 - Schema di aggiornamento IFRS. 45 Sistema informativo Forestale Regionale un fenomeno di cambiamento, in modo che l’operatore incaricato dell’aggiornamento della cartografia possa valutare la concreta variazione della copertura forestale (Figura 4.4.3). L’operatore valuta nella fase di classificazione se procedere al rilievo in campo oppure servirsi della documentazione aerofotogrammetrica o satellitare disponibile al fine di procedere alla riperimetrazione dell’unità cartografica variata. I due sistemi di aggiornamento sono stati impostati in modo da minimizzare i costi a parità di risultato. Per l’aggiornamento dell’IFRS è previsto un rilievo annuo di 25.753 punti di fase 1 e 1.100 di fase 2. 4. Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana: progetto e sua attuazione Non si prevede di raccogliere informazioni relative alla fase 3, per la quale si è ritenuto più opportuno rimandare a specifici progetti anche in funzione degli aspetti che si vorranno di volta in volta da approfondire. Per l’aggiornamento della CFRS è previsto l’acquisto ogni 4 anni di una copertura satellitare Landsat TM, l’elaborazione della mappa derivata dal confronto multitemporale ed infine una rivisitazione mirata, anche tenuto conto delle aree percorse dal fuoco, della CFRS. Si ipotizza un controllo effettivo su circa il 10% della superficie forestale, pari ad un’estensione di circa 50.000 ettari. Figura 4.4.3 - Esempio di variazione della copertura forestale: deforestazione per ripristino attività pastorale (anni 2000 a sinistra e 2009 a destra). Figura 4.4.2 - Schema generale di aggiornamento della CFRS. 46 5. Bosco misurato, bosco rappresentato. Inventario, carta e tipologia forestale Gli inventari e le carte forestali forniscono conoscenze sulla realtà forestale di un determinato territorio secondo gli scopi per i quali sono stati impostati e redatti. L’inventario è un sistema di informazioni statistiche relative a una serie di parametri e caratteristiche dei boschi (estensione, composizione, struttura, indicatori di massa e di accrescimento), oltre che di dati fisici e ambientali riguardanti le stazioni dei diversi popolamenti forestali. Le inIFNI 1985 266.400 formazioni possono essere accompagnate da indicatori di errore di stima, in genere espressi in percentuale sulla media del parametro stimato; a titolo d’esempio in Tabella 5.1 si riportano gli errori per la stima della superficie forestale complessiva della Sicilia indicata dai tre inventari, che corrispondono, rispettivamente, ad ettari: ± 14.652; ± 6.425; ± 5.633. è possibile rappresentare cartograficamente le informazioni inventariali facendo riferimento ai punti di rilevamento campionario e mettendo INFC 2005 5,5% 338.171 in rilievo le aree con punti dalle medesime caratteristiche: si ottengono cartogrammi o cartografie cosiddette automatiche, che hanno lo scopo di dare informazioni di carattere generale. La caratteristica discreta di tali carte può essere apparentemente superata con il ricorso a rappresentazioni a piccola scala (Figura 5.1). I punti inventariali come punti di verità al suolo possono essere inoltre utilizzati per la produzione di cartogrammi attraverso tecniche di spazializzazione: l’informazione di un punto viene correlata alla fir- ma spettrale di un’immagine satellitare ed estesa a tutta l’area interessata da tale firma. Le carte forestali propriamente dette forniscono rappresentazioni al continuo delle superfici boscate e delle loro caratteristiche. Si tratta però di alcune e determinate caratteristiche fondamentali, giacché la rappresentazione di tutte le informazioni che gli inventari sono in grado di fornire comporterebbe nel caso delle carte elaborazioni molto complesse, con costi non facilmente affrontabili. IFRS 2009 1,9% 512.121 1,1% Tabella 5.1 - Confronto tra gli errori di stima indicati nei tre inventari per la superficie forestale. FONTE CFRS IFRS Arbusteti e macchie Categoria inventariale 168.650,65 143.835,73 Boschi (copertura > 10%) 311.999,35 316.376,11 Boschi radi (copertura 5-10%) 12.370,82 15.475,25 Impianti di arboricoltura da legno 6.618,96 4.642,85 Aree temporaneamente prive di copertura forestale 8.629,97 13.415,63 Superfici incluse Totale 18.375,27 508.269,74 512.120,84 Tabella 5.2 - Confronto, in termini di superficie calcolata in ettari, dei dati derivanti dalla Carta Forestale (CFRS) e dall’Inventario Forestale della Sicilia (IFRS). 47 5. Bosco misurato, bosco rappresentato Inventario e cartografia nel Sistema Informativo Forestale della Sicilia Sistema informativo Forestale Regionale Come meglio chiarito più avanti, la carta forestale è spesso indicata come luogo di verifica della normativa che pone vincoli e limiti d’uso al territorio boscato. Si spiega così perché la Carta Forestale della Regione Siciliana (CFRS) fa riferimento anche alla definizione di bosco secondo la legge regionale 16/96 con riflessi diretti sulla normativa urbanistica. La legge infatti classifica bosco “una superficie di terreno di estensione non inferiore a 10.000 m2 in cui sono presenti piante forestali, arboree o arbustive, destinate a formazioni stabili, in qualsiasi stadio di sviluppo, che determinano una copertura del suolo non inferiore al 50 per cento”. Le carte forestali non consentono il calcolo di un errore di stima, ma solo una verifica di affidabilità che si può ottenere mediante confronto con punti di controllo a terra. Nel caso della Carta forestale della Sicilia l’affidabilità è risultata molto alta per la circostanza positiva che gli operatori delle fasi fotointerpetative dell’inventario e della carta erano gli stessi e il materiale utilizzato era di alta qualità (Tabella 5.2). L’utilizzazione tipica degli inventari forestali avviene nel campo della programmazione forestale, in quanto essi forniscono una serie di informazioni indispensabili per definire linee di politica e di programma che il decisore politico e l’amministrazione pubblica devono assumere. La carta forestale trova invece un’utilizzazione ottimale negli strumenti di piano, per i quali è necessario conoscere la distribuzione territoriale delle superfici forestali e, a volte, dei tipi di bosco. Infine, l’inventario è un sistema informativo definito che non può essere implementato con informazioni diverse da quelle previste nell’impostazione iniziale; la carta forestale si presta invece ad un confronto con altri tematismi sviluppati da un sistema informativo territoriale. 48 5. Bosco misurato, bosco rappresentato Anche nel Sistema Informativo Forestale (SIF) della Sicilia inventario e carta sono due strumenti con finalità diverse, che è possibile interrogare in forma differenziata, ottenendone rispettivamente informazioni statistiche e rappresentazioni territoriali. Hanno però il vantaggio di fare riferimento ad una comune definizione di bosco e ad una stessa classificazione tipologica. Esaminata con attenzione, la tipologia forestale si presenta non solo come uno strumento funzionale all’inventario e alla carta e una forma di collegamento tra i due, ma anche come il risultato di uno studio che ha una sua valenza autonoma in quanto introduce in Sicilia un sistema classificatorio già collaudato in altre regioni e anche a livello nazionale, ma qui particolarmente elaborato per la realtà dell’Isola. La tipologia può essere quindi considerata come il terzo cardine del Sistema Informativo Forestale, capace fra l’altro d’introdurre una nuova terminologia nel modo di descrivere i boschi della Sicilia. Non va considerato come un sistema definito e chiuso, ma come un inquadramento della vegetazione forestale aperto a futuri approfondimento ed apporti conoscitivi. Le informazioni sugli aspetti evolutivi dei tipi forestali individuati possono fornire indicazioni per i futuri programmi d’intervento nelle aree boscate. I tipi forestali della Sicilia sono oggetto di apposita pubblicazione che sviluppa le informazioni cui si accenna in questo testo. Bosco ex lege Per valutare correttamente le implicazioni che comportano le definizioni e le descrizioni delle superfici boscate desunte dall’inventario e dalla carta forestale, occorre prendere in considerazione anche le Figura 5.1 - Distribuzione delle formazioni di querceto secondo i punti di rilevamento inventariale. forestale” con gli atti della pianificazione forestale regionale, i quali devono a loro volta basarsi, per esplicita previsione del comma 1 del medesimo articolo di legge, “sugli elementi di conoscenza desumibili dall’inventario forestale regionale e dalla carta forestale regionale”. Per quanto concerne invece la carta che individua le aree forestali in base alla definizione dell’art. 2 del d.lgs. 227 del 2001, si deve rilevare che tale individuazione ha valore esclusivamente indicativo dell’entità e della distribuzione delle aree boscate vincolate ex lege dal d.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, il quale, confermando e specificando la previsione normativa già contenuta nella legge 431 del 1985 e nel T.U. 499 del 1999, individua tra i beni soggetti al vincolo paesaggistico (art. 142, comma 1, lett. g) “i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall’articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n.227”. Infatti, riguardo alla definizione di bosco applicabile ai fini del vincolo paesaggistico imposto per legge dallo Stato con il provvedimento sopra richiamato, si deve rilevare come la recente giurisprudenza abbia letto in senso restrittivo il rimando all’art. 2, commi 2 e 6 , del d.lgs. 227 del 2001, indicando che devono considerarsi vincolati i boschi che hanno i requisiti esplicitamente indicati dallo stesso articolo, mentre le definizioni adottate dalle singole Regioni hanno valore giuridico per fini diversi, di loro specifica competenza, senza poter incidere sul vincolo paesaggistico, di esclusiva competenza statale. In merito si possono citare recenti (2007) sentenze della Corte di Cassazione Penale, da cui risulta che, dopo l’entrata in vigore della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, che ha modificato la ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni, il potere di dettare la definizione della nozione di bosco ai fini della tutela paesaggistica spetta solo allo Stato e che tale potere va esercitato con l’indicazione dei parametri previsti al comma 6 dell’art.2 del d.lgs. 227 del 2001, mentre spetta alle Regioni stabilire eventualmente, e solo per altri fini, un diverso concetto di bosco per i territori di loro competenza. I territori boscati soggetti ex lege al vincolo paesaggistico coincidono quindi, ai sensi del comma 6 dell’art. 2 del d.lgs. 227, con ogni terreno coperto da vegetazione forestale arborea, associata o meno a quella arbustiva, da castagneti, sugherete o da macchia mediterranea, purché avente estensione non inferiore a 2.000 metri quadrati, larghezza media non inferiore a 20 metri e copertura non inferiore al 20 per cento. Sono poi assimilati al bosco i fondi gravati dall’obbligo di rimboschimento per fini di tutela ambientale, nonché le radure e le altre superfici di estensione inferiore a 2.000 metri quadrati che interrompono la continuità del bosco. La giurisprudenza peraltro ha finora asserito in modo concorde che il vincolo disposto dal comma 1, lett. g dell’art.142 del d.lgs. 42 del 2004 insi- 49 5. Bosco misurato, bosco rappresentato definizioni maturate attraverso disposizioni normative nazionali e regionali. In altri termini, occorre prendere atto dei possibili rapporti e raffronti che l’inventario e la carta da una parte e le definizioni ex lege pongono. Il progetto del sistema informativo forestale regionale ha previsto la realizzazione di carte forestali derivate basate sulle definizioni di bosco indicate nella legislazione regionale e nazionale ai fini dell’applicazione di specifici vincoli e norme di tutela. Tali definizioni si differenziano tra loro e rispetto alla definizione FRA 2000 (FAO) per la diversa valutazione dei parametri distintivi del bosco stesso, quali la superficie, la larghezza e il grado di copertura minimi delle formazioni forestali, oltre che per l’inclusione o l’esclusione di alcune categorie forestali, come nel caso degli impianti di arboricoltura da legno. Sono così state elaborate le carte della copertura forestale individuata secondo i parametri indicati dall’art. 4 della legge regionale 6 aprile 1996, n. 16 e dall’art. 2 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227. Il progetto del SIF definisce la carta della copertura forestale redatta in base alla definizione di cui all’art. 4 della legge regionale 16, come “carta forestale di rilievo urbanistico”. Il “rilievo urbanistico” della carta è determinato anzitutto dai vincoli imposti dall’art. 10 della stessa legge regionale all’attività edilizia nei boschi, nelle fasce forestali e nelle relative zone di rispetto. Di particolare nota è però anche il disposto del comma 7 dell’art. 5 bis, che prevede un obbligo di coerenza, a pena di nullità, di ogni “strumento di pianificazione del territorio che includa i territori ricompresi dall’inventario Sistema informativo Forestale Regionale ste su tutti i terreni ove sia presente vegetazione classificabile come bosco, indipendentemente dal loro inserimento o perimetrazione in carte tecniche regionali o tematiche. Ne danno conferma due sentenze della Corte di Cassazione Penale, una del 2006, l’altra del 2009, da cui si rileva che “la natura di zona boscata è determinata dalla presenza effettiva di bosco fitto di alto fusto o di bosco rado indipendentemente dal dato che la zona sia riportata come tale dalla Carta tecnica regionale”. In definitiva, il vincolo paesaggistico vige ove sia materialmente presente il bene giuridico “bosco” oggetto di tutela e non nelle aree perimetrate sui documenti cartografici, che possono quindi avere solo valore indicativo dell’entità e della distribuzione delle zone vincolate. Dinamicità del Sistema Informativo Forestale Uno degli aspetti di maggior significato del SIF è dato dalla sua dinamicità, vale a dire dalla sua intrinseca caratteristica dovuta al mezzo informatico e alle procedure adottate di poter essere aggiornato sia annualmente che periodicamente. Tali possibilità di aggiornamento sono già state riportate 50 5. Bosco misurato, bosco rappresentato nel capitolo 4. Le stesse procedure gestionali previste dal sistema, come si deduce sempre dal capitolo 4, sono un mezzo di aggiornamento del SIF: questo vale per l’inventario delle aree percorse dal fuoco, la gestione degli illeciti, i nulla osta al vincolo idrogeologico e infine per il monitoraggio degli interventi sul territorio. Tutte le possibili procedure che hanno un contenuto informativo, territoriale o cartografico e che riguardano un ampio ventaglio di temi potranno essere inserite nel sistema informativo e dialogare con le altre informazioni in esso contenute. Si fa riferimento, fra l’altro, al dissesto idrogeologico, alla pianificazione forestale, alle opere sistematorie e di bonifica, alla certificazione forestale e alle informazioni di un eventuale rapporto di monitoraggio sullo stato della gestione forestale e sullo stato delle foreste in genere. Quest’insieme di potenzialità del SIF dà la misura non solo del suo carattere dinamico, ma dà ragione anche del fatto che esso diverrà lo strumento base della progettualità della struttura amministrativa regionale, della sua capacità d’intervento sul territorio e di monitoraggio dei cambiamenti nel tempo dell’area forestale della Sicilia. Sistema informativo Forestale Regionale 6. Dalle categorie inventariali alla tipologia forestale 6. Dalle categorie inventariali alla tipologia forestale Nell’ipotesi del tutto teorica di poter sospendere ogni disturbo dell’uomo sull’ambiente, in gran parte della Sicilia si svilupperebbe una vegetazione climax di tipo forestale. In altre parole, la vegetazione reale attuale, spontanea o coltivata, evolverebbe gradualmente (in tempi anche molto lunghi) fino a costituire comunità vegetali in equilibrio stabile con l’ambiente che le ospita e in grado di auto-mantenersi; tali comunità sarebbero costituite in prevalenza da fitocenosi fisionomizzate da piante forestali arboree o arbustive. Salendo dal piano basale fino ai maggiori rilievi, avremmo la sequenza dei seguenti climax: • foresta sempreverde mediterranea • foresta caducifoglia submontana • foresta caducifoglia montana • vegetazione ipsofila Facendo riferimento alle cenosi della classificazione fitosociologia, che si basa su unità elementari bio-ecologiche indicate come associazioni, si può individuare una successione di alleanze (insieme di più associazioni) e di ordini (insieme di alleanze), così riassumibile (Figura 6.1): • Oleo-Ceratonion (fascia costiera fino a 200, max 400 metri s.l.m.) • Quercion ilicis (fino a 900 metri) • Quercetalia pubescenti-petraeae (fino a 1.3001.400 metri) • Geranio-striati Fagion (fino al limite superiore della vegetazione forestale, 2.000-2.200 metri sull’Etna). 52 • Rumici-Astragaletalia (sommità dell’Etna) Nell’ordine, i cinque sintaxa indicati comprendono: • macchie sempreverdi con dominanza di oleastro (Olea europaea var. sylvestris) e carrubo (Ceratonia siliqua) e di oleastro e lentisco (Pistacia lentiscus); • macchie e boschi sempreverdi con dominanza di leccio (Quercus ilex); • boschi misti di latifoglie decidue con dominanza di roverella (Quercus pubescens s.l.) e con dominanza di cerro (Quercus cerris), rovere (Quercus petraea) e roverella; • boschi con dominanza di faggio (Fagus sylvatica); • aggruppamenti altomontani ad arbusti nani con dominanza di Astragalo siciliano (Astragalus siculus). Oltre alle associazioni forestali ascrivibili alle alleanze e agli ordini sopra elencati, esistono quelle ripariali, spesso caratterizzate dalla presenza del Platano (Platanus orientalis) e dalle vistose fioriture dell’Oleandro (Nerium oleander). Se proiettassimo la vegetazione forestale reale attuale sullo sfondo dei climax forestali della Sicilia, rileveremmo prima di tutto la forte riduzione e frammentarietà della prima rispetto ai secondi e poi la frequente diversità delle cenosi attuali rispetto a quelle climaciche. In effetti, i boschi esistenti rappresentano spesso stadi di degradazione più o meno spinta dei climax originari o addirittura impianti forestali di origine artificiale. Per quanto illustrato, non è possibile classificare l’attuale patrimonio boschivo della Sicilia secondo una tipologia riferita ai soli climax, che rappresentano soltanto gli stadi di maggiore evoluzione da cui deriva o a cui tende, nel migliore dei casi, la vegetazione forestale odierna. Così, nel SIF è stato privilegiato un sistema di classificazione basato sui caratteri floristici, ecologici, dinamici e selvicolturali dei vari tipi di bosco. La composizione floristica è di tipo fisionomico, Figura 6.1 - Carta della vegetazione naturale potenziale della Sicilia (dal Piano territoriale paesistico regionale, 1999). Leccete Sugherete con riferimento alle principali componenti arboree del soprassuolo, in coerenza anche alla corrente terminologia della tecnica forestale. La descrizione ecologica fa riferimento prevalentemente alla distribuzione geografica, alla quota e all’esposizione, ma anche al substrato litologico e alla corologia in genere dei diversi tipi forestali, e, infine, la descrizione selvicolturale indica i possibili indirizzi d’intervento in una prospettiva dinamica di evoluzione delle varie cenosi e di sostenibilità della loro gestione. I Tipi di bosco, aggregati in Categorie, sono dettagliatamente riportati nella monografia delle Tipologie Forestali della Sicilia, elaborata nel corso del progetto. La tipologia, che distingue anche Sottotipi e Varianti, è schematicamente riprodotta nella Tabella 6.1. La tipologia forestale costituisce l’elaborazione di maggior dettaglio nella classificazione dei boschi della Sicilia e pone anche una loro comune rappresentazione fra la Carta Forestale e l’Inventario. Come chiarito nel Paragrafo 4.2, la classificazione dei boschi della Sicilia è frutto di successivi approfondimenti iniziati con la distinzione fra aree boscate e non boscate sulla base della lettura fotointerpretativa di immagini telerilevate; successivamente i riscontri di campagna hanno permesso di distinguere le diverse categorie inventariali, suddivise infine secondo la tipologia forestale sopra indicata. In definitiva, i due documenti principali del SIF, l’Inventario e la Carta, parlano lo stesso linguaggio in termini sia di categoria inventariale sia di tipologia forestale e quindi consentono di produrre informazioni di superficie accostabili, come già indicato in Tabella 5.2. Questo risultato è stato ottenuto per la prima volta nell’ambito dei sistemi informativi elaborati dalle diverse Regioni italiane. Querceti di rovere e roverella Cerrete Orno-ostrieti Castagneti Faggete Formazioni riparie Formazioni pioniere e secondarie Pinete di pini mediterranei Pinete di pino laricio Rimboschimenti Macchie e arbusteti mediterranei Arbusteti montani e supramediterranei Boschi di altre latifoglie Tipo forestale Lecceta pioniera rupestre Lecceta termomediterranea costiera e delle cave iblee Lecceta xerofila mesomediterranea Lecceta mesoxerofila Sughereta termomediterranea costiera Sughereta interna Sughereta su vulcaniti degli iblei Querceto di rovere Querceto termofilo di roverella Querceto mesoxerofilo di roverella Querceto xerofilo di roverella dei substrati carbonatici Querceto xerofilo di roverella dei substrati silicatici Cerreta termofila a Quercus gussonei Cerreta montana Ostrieto pioniero Ostrieto mesoxerofilo di forra Castagneto termofilo Castagneto montano mesofilo Faggeta mesofila dei substrati silicatici Faggeta su lave dell’Etna Faggeta mesofila calcifila Faggeta mesoxerofila calcifila Plataneto a platano orientale Pioppeto-saliceto arboreo Saliceto ripario arbustivo Formazioni a tamerici e oleandro Frassineto ripario a Fraxinus oxycarpa Betuleto a Betula aetnensis Pioppeto di pioppo tremolo Boscaglia pioniera ad orniello Boscaglia ad olmo campestre Robinieto Boscaglia ad ailanto Boscaglia di specie alloctone minori Pineta di pino d’Aleppo della Sicilia sud-orientale Pineta di pino marittimo di Pantelleria Pineta di pino domestico Pineta di pini mediterranei naturalizzata Pineta inferiore di pino laricio Pineta pioniera di pino laricio Pineta superiore di pino laricio Rimboschimento di eucalipti Rimboschimento di latifoglie varie Rimboschimento mediterraneo di conifere Rimboschimento montano di conifere Macchia dunale a ginepri e lentisco Macchia-gariga a oleastro e euforbia arborescente Arbusteto a Calicotome infesta Genisteto a ginestra di Spagna Arbusteto a Rhus coriaria Macchia-gariga dei substrati carbonatici Macchia-gariga dei substrati silicatici Gariga a palma nana Genisteto a Genista aetnensis Genisteto a Cytisus scoparius Ericeto a erica arborea dei Peloritani Formazioni ad agrifoglio Arbusteto a rosacee Boschi di altre latifoglie autoctone Boschi di altre latifoglie non autoctone 6. Dalle categorie inventariali alla tipologia forestale Categoria forestale Tabella 6.1 - Categorie e tipi forestali della Sicilia. 53 Sistema informativo Forestale Regionale 7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia: aspetti procedurali e statistici 7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia: aspetti procedurali e statistici Tra le informazioni gestite dal Sistema Informativo Forestale della Sicilia (SIF), quelle messe a disposizione dall’Inventario Forestale Regionale (IFRS) costituiscono la base di dati più rilevante. L’inventario è, infatti, lo strumento statistico mediante il quale si acquisiscono le informazioni su uno o più aspetti attinenti le cenosi vegetali d’interesse forestale. Lo scopo è di produrre descrizioni riassuntive di carattere qualitativo e quantitativo riguardanti il territorio e le formazioni forestali, al fine di verificarne la sostenibilità in rapporto agli utilizzi. In questo senso è fondamentale riuscire a descrivere, attraverso i dati raccolti, il comparto forestale regionale, oltre che nella sua componente statica, anche in quella dinamica e poter confrontare i risultati ottenuti con quelli di altre indagini condotte sullo stesso territorio o in altre realtà analoghe. Un inventario forestale si configura come la descrizione statistica di attributi quantitativi e qualitativi che caratterizzano le risorse forestali di un dato territorio. In particolare, l’inventario forestale consiste nel rilevamento campionario delle cenosi forestali e dei sistemi naturali o seminaturali ad esse dinamicamente collegati, a livello di popolazioni, habitat, tipi forestali, ecosistemi e paesaggi, generalmente inquadrati nel contesto di una data unità amministrativa (provincia, regione, nazione, ecc.). L’inventario forestale è quindi uno strumento di osservazione 54 delle risorse naturali in grado di monitorarne in continuo l’evoluzione e di fornire importanti informazioni sugli effetti delle politiche territoriali. Per conseguire efficacemente queste finalità è fondamentale impostare un metodo rigoroso di raccolta delle informazioni in maniera non episodica ed integrabile, sia con nuove informazioni, sia con altre fonti di dati derivanti da più indagini territoriali. L’adozione di definizioni e standard adottati da altri inventari forestali, regionali e nazionali, e di un disegno campionario analogo e perfettamente integrato con quello dell’Inventario Nazionale delle Foreste e del Carbonio (INFC) ne costituiscono il presupposto. Dominio inventariale: definizione di bosco Per definire il dominio inventariale, ovvero le caratteristiche che determinano l’inclusione o l’esclusione delle unità statistiche nella popolazione da indagare, è necessario stabilire standard di riferimento che le individuino in maniera univoca. Al fine di garantire la comparabilità dei risultati dell’IFRS con quelli di altri inventari, e in particolare con l’INFC, è stata adottata la definizione di bosco del Forest Resources Assessment della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura): “territorio con copertura arborea superiore al 10 per cento, su un’estensione maggiore di 0,5 ha e con alberi alti, a maturità, almeno 5 metri. Può trattarsi di formazioni arboree chiuse o aperte, di soprassuoli forestali giovani o di aree temporaneamente scoperte di alberi per cause naturali o per l’intervento dell’uomo, ma suscettibile di ricopertura a breve termine. Sono, inoltre, inclusi nelle aree boscate i vivai forestali, le strade forestali, le fasce tagliafuoco, le piccole radure, le barriere frangivento e le fasce boscate, purché maggiori di 0,5 ha e larghe più di 20 metri e le piantagioni di alberi per la produzione di legno. Sono esclusi dalla definizione di bosco i territori usati prevalentemente per le pratiche agricole”. I popolamenti arborei sono stati discriminati dagli altri usi del suolo sulla base di questa definizione. Allo stesso modo, al fine di garantire la comparabilità dei risultati, gli standard di misurazione e le modalità di rilevamento adottati dall’IFRS sono stati gli stessi impiegati dall’INFC. Il rilevamento inventariale adottato riprende il disegno campionario predisposto per l’INFC, del quale rappresenta un approfondimento a scala regionale. Tale disegno può essere definito come campionamento triplo (cioè articolato in tre fasi) per la stratificazione. La stratificazione è una modalità di operare che consente di utilizzare informazioni ausiliarie per migliorare l’efficienza del campionamento. In tal senso la combinazione di immagini telerilevate e di rilievi al suolo rende molto efficiente e preciso il risultato delle stime ottenute. La prima fase di raccolta delle informazioni ha previsto la localizzazione di punti di campionamento sull’intero territorio regionale. Ciascun punto è stato classificato per uso del suolo, mediante foto-plot. La seconda fase di campionamento ha previsto la selezione di un sottoinsieme dei punti classificati in prima fase come formazioni forestali, in proporzione alla loro numerosità in ciascuna provincia. Ciascun punto di seconda fase è stato localizzato al suolo con l’ausilio di un sistema di posizionamento satellitare (GPS) e visitato in modo da: • poter confermare o meno la classificazione dell’uso del suolo effettuata in prima fase; • classificare il popolamento forestale in categorie inventariali (impianti di arboricoltura, aree transitoriamente prive di soprassuolo, boschi alti, boschi bassi, boschi bassi, arbusteti, boscaglie) e in categorie forestali (leccete, sugherete, querceti di roverella, cerrete, castagneti, ecc); • descrivere i principali caratteri stazionali e selvicolturali. La terza fase del campionamento ha interessato un ulteriore sottoinsieme di punti, selezionati dal campione di seconda fase in base alla categoria 7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia: aspetti procedurali e statistici Disegno campionario inventariale e alla categoria forestale. Su ciascun punto di terza fase si è proceduto alla raccolta degli attributi quantitativi, consistita principalmente nel rilevo dendrometrico e incrementale degli alberi ricadenti in due aree di saggio circolari centrate sul punto stesso. Prima fase di campionamento Nella prima fase inventariale l’INFC ha utilizzato una griglia con maglie quadrate di un chilometro di lato per la localizzazione casuale di un punto di campionamento all’interno di ciascuna maglia (campionamento sistematico non allineato). Il reticolo è stato costruito in coordinate geografiche nel sistema di riferimento WGS84. Questo disegno garantisce una sufficiente uniformità nella distribuzione spaziale del campione e al tempo stesso permette di superare alcuni inconvenienti che possono sorgere con l’adozione del campionamento sistematico allineato. La dimensione della maglia determina l’intensità del campionamento e di conseguenza, a parità di altri fattori, la precisione della stima. Se nell’ambito dell’INFC è stato ritenuto opportuno fornire informazioni sufficientemente attendibili a livello di singola regione, per quanto riguarda l’IFRS è emersa l’esigenza di fornire dati attendibili per comparti inventariali più piccoli, individuati nelle province, elevando il tasso di campionamento a un punto di prima fase ogni 25 ha. Al fine di garantire una piena integrazione con l’INFC, il disegno di prima fase ha suddiviso il quadrato originale di un chilometro di lato in quattro quadrati più piccoli di 500 m di lato (Figura 7.1). In questo modo è stato possibile recuperare integralmente le informazioni derivanti dall’INFC (Figura 7.2), aumentando al contempo Figura 7.1 - Infittimento del reticolo INFC. Figura 7.2 - Il reticolo inventariale dell’IFRS si sovrappone esattamente a quello dell’INFC per consentire la piena integrazione tra i due inventari e il recupero completo delle informazioni INFC. 55 Sistema informativo Forestale Regionale la dimensione del campione e quindi la precisione delle stime. Il reticolo così individuato è risultato costituito da 104.586 quadrati per un superficie totale pari a 2.614.650 ha. Sul nuovo reticolo sono stati poi individuati i 25.683 quadrati già occupati dai punti selezionati nell’INFC. Su questi quadrati non è stata operata nessuna selezione campionaria, mentre in ciascuno dei rimanenti 78.903 quadrati è stato selezionato casualmente un punto. Successivamente, tutti i 104.586 punti di prima fase sono stati fointerpretati e classificati nelle stesse 12 classi di uso del suolo utilizzate nell’INFC. Questo ha permesso di confrontare la classificazione dell’INFC con quella dell’IFRS sui 25.683 punti utilizzati nell’INFC. In Tabella 7.2 sono riportati i risultati delle classificazioni effettuate nei due inventari. Considerando esatte le classificazioni da fotointerpretazione dell’IFRS, si possono dedurre le stime delle coperture (percentuale di superficie) delle 11 classi di uso del suolo (più la classe dei punti dubbi) al 2007, che possono essere confrontate statisticamente con quelle ottenute dall’INFC. I risultati di questo confronto sono contenuti nella Tabella 7.3, da cui si evince un cambiamento significativo per tutte le classi di uso del suolo a eccezione delle classi 1 (Parchi urbani) e 5 (Zone aperte con vegetazione rada o assente). In particolare si rileva un forte incremento della classe 9 (formazioni forestali), che passa da una copertura del 14% a una copertura del 20%, con una corrispondente diminuzione della classe 3 (Superfici agricole), che passa da una copertura del 60% a una copertura del 53%. Oltre che nella dinamica naturale dell’uso del suolo (il tempo intercorso tra le riprese aeree 56 7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia: aspetti procedurali e statistici Categoria Classe di uso del suolo Superfici artificiali Parchi urbani Altre superfici artificiali Superfici agricole utilizzate Piantagioni di arboricoltura da legno Piantagioni di arboricoltura da frutto Altre superfici agricole utilizzate Superfici boscate e ambiente seminaturale Formazioni forestali Formazioni forestali rade Aree temporaneamente prive di soprassuolo Praterie, pascoli e incolti Zone aperte con vegetazione rada o assente Ambiente umido Ambiente umido Ambiente delle acque Ambiente delle acque Punti non classificabili Punti non classificabili Tabella 7.1 - Sistema di nomenclatura per la classificazione dei punti di prima fase dell’IFRS. Classe/categoria di uso del suolo Parchi urbani (1) Punti IFRS Classificazione IFRS Punti INFC Classificazione INFC Punti INFC Classificazione IFRS Punti invariati fra INFC e IFRS 76 22 17 6 Altre superfici artificiali (2) 4.782 886 1.189 785 Superfici agricole (3) 56.142 15.900 14.024 13.167 Praterie e pascoli incolti (4) 15.804 4.439 4.058 2.193 Zone aperte con vegetazione rada o assente (5) 1.368 335 325 212 Zone umide (6) 100 0 24 0 Acque (7) 439 167 117 87 Impianti di arboricoltura da legno (8) 254 11 60 0 21.798 3.693 5250 3230 Formazioni forestali rade (10) 872 125 249 10 Aree temporaneamente prive di soprassuolo (11) 467 45 114 1 Non classificati/dubbi (12) 800 60 256 2 1.684 - - - 104.586 25.683 25.683 19.693 Formazioni forestali (9) Fuori dal territorio (13) Totale Tabella 7.2 - Numero di punti di prima fase assegnati a ciascuna classe/categoria di uso del suolo dall’IFRS e confronto con l’INFC; per facilitare il confronto con i dati di INFC alcune classi di uso del suolo sono riportate in categorie. Punti INFC Classificazione INFC Punti INFC Classificazione IFRS Parchi urbani (1) 0,08% 0,06% 0,96 n.s. Altre superfici artificiali (2) 3,36% 4,51% 13,53 p<0,01 Superfici agricole (3) 60,33% 53,21% 31,91 p<0,01 Praterie e pascoli incolti (4) 16,84% 15,40% 5,95 p<0,01 Zone aperte con vegetazione rada o assente (5) 1,27% 1,23% 0,65 n.s. 0 0,09% 4,90 p<0,01 Acque (7) 0,63% 0,44% 4,76 p<0,01 Impianti di arboricoltura da legno (8) 0,04% 0,23% 5,82 p<0,01 Formazioni forestali (9) 14,01% 19,92% 31,84 p<0,01 Formazioni forestali rade (10) 0,47% 0,94% 6,60 p<0,01 Aree temporaneamente prive di soprassuolo (11) 0,17% 0,43% 5,51 p<0,01 Non classificati/dubbi (12) 0,23% 0,97% 11,12 p<0,01 Classe/Categoria di uso del suolo Zone umide (6) Statistica test Significatività delle differenze Tabella 7.3 - Confronto tra le superfici (espresse in percentuale della superficie territoriale totale) per classi/categorie di uso del suolo stimate in prima fase dall’INFC (riferite al volo aereo 2002 utilizzato per la fase 1 dell’INFC) e dall’IFRS (riferite al volo aereo 2007 usato per la fase1 dell’IFRS); per facilitare il confronto con i dati di INFC alcune classi di uso del suolo sono riportate in categorie. Seconda fase di campionamento La classificazione dei punti di prima fase è sintetizzata nella Tabella 7.4. Si deve tenere presente che 1.684 punti di prima fase sono caduti fuori del territorio regionale e pertanto sono stati esclusi dalle successive fasi di campionamento che si è basato quindi sui 102.902 punti inclusi nel territorio regionale. Tali punti sono stati classificati in 11 classi di uso del suolo più una classe di punti di difficile interpretazione (Tabella 7.4, riga 12). Si noti inoltre che le prime 7 classi sono non forestali e le rimanenti 4 sono di tipo forestale. I suddetti punti sono stati poi suddivisi nei 25.683 punti già selezionati nell’INFC, dei quali è riportata la classificazione effettuata nel 2002 e quella aggiornata al 2007 (Tabella 7.4, colonne 3 e 4), e nei 77.219 nuovi punti selezionati per l’IFRS, per i quali è ovviamente riportata la sola classificazione del 2007 (Tabella 7.4 colonna 5). Ai fini di una completa integrazione con l’INFC la costruzione del campione di seconda fase è stata basata sui seguenti due criteri: (i) la selezione (in analogia all’INFC) è stata effettuata limitatamente alle classi di uso forestale e ai punti dubbi (classi 8, 9, 10, 11, 12); (ii) il campione risultante comprende anche i punti di seconda fase selezionati dall’INFC. La stratificazione adottata per il campionamento di seconda fase risulta sintetizzata nella Tabella 7.5. Si nota come 78.320 punti (76,1%) sono stati esclusi dal campionamento di seconda fase, che è stato effettuato su 15 strati, di cui: i primi cinque (identificati come 8-A,9-A,10-A,11-A,12-A) sono quelli già costituiti nell’INFC, per un totale di 3.934 punti (3,8%); i successivi 5 sono gli strati individuati dai nuovi punti forestali selezionati nell’IFRS (identificati come 8-B,9-B,10-B,11-B,12-B), per un totale di 18.262 punti (17,7%); gli ultimi 5 (identificati come 8-C,9-C,10-C,11-C,12-C) sono quelli identificati come non-forestali dall’INFC, ma classificati in una delle classi forestali o nei punti dubbi dall’IFRS, per un totale di 2.386 punti (2,3%). Al fine di assicurare una buona accuratezza delle stime a livello di singolo comparto, ovvero assicurare che ogni provincia sia rappresentata in misura equa nel campione (in rapporto alla sua estensione), si è proceduto a una ripartizione proporzionale degli strati di tipo B e C. Ovviamente tale stratificazione non è stata adottata per gli strati di tipo A, avendo mantenuto il campione estratto dall’INFC al 2002 (Tabella 7.5, col. 4), per un totale di 1.044 punti. Si noti che, dal momento che le province non erano state contemplate come unità spaziali nell’INFC, ciò ha comportato che i punti selezionati dagli strati di tipo A sono ripartiti casualmente tra le province, senza Punti IFRS Classificazione IFRS 76 Punti INFC Classificazione INFC 22 Punti INFC Classificazione IFRS 17 Altre superfici artificiali (2) 4.782 886 1.189 3.593 Superfici agricole (3) 56.142 15.900 14.024 42.118 Praterie e pascoli incolti (4) 15.804 4.439 4.058 11.746 Zone aperte con vegetazione rada o assente (5) 1.368 335 325 1.043 Zone umide (6) 100 0 24 76 Acque (7) 439 167 117 322 Classi di uso del suolo Parchi urbani (1) Impianti di arboricoltura da legno (8) Differenza 59 254 11 60 194 21.798 3.693 5.250 16.548 Formazioni forestali rade (10) 872 125 249 623 Aree temporaneamente prive di soprassuolo (11) 467 45 114 353 Non classificati/dubbi (12) 800 60 256 544 102.902 25.683 25.683 77.219 Formazioni forestali (9) Totale Tabella 7.4 - Numero dei nuovi punti di prima fase assegnati a ciascuna classe di uso del suolo da IFRS. Codice Numero punti di prima fase Numero punti di seconda fase Aree non forestali al 2002 e al 2007 - 19.363 0 Aree non forestali al 2007 - 58.957 0 8-A 11 10 Formazioni forestali al 2002 9-A 3.693 974 Formazioni forestali rade al 2002 10-A 125 36 Aree temporaneamente prive di soprassuolo al 2002 11-A 45 14 Aree non classificate/dubbie al 2002 12-A 60 10 Impianti di arboricoltura da legno al 2007 8-B 194 v. Tabella 7.8 Formazioni forestali al 2007 9-B 16.548 v. Tabella 7.8 Formazioni forestali rade al 2007 10-B 623 v. Tabella 7.8 Aree temporaneamente prive di soprassuolo al 2007 11-B 353 v. Tabella 7.8 Aree non classificate/dubbie al 2007 12-B 544 v. Tabella 7.8 Aree non forestali al 2002 - impianti di arboricoltura da legno al 2007 8-C 60 v. Tabella 7.9 Aree non forestali al 2002 - formazioni forestali al 2007 9-C 1.873 v. Tabella 7.9 Aree non forestali al 2002 - formazioni forestali rade al 2007 10-C 212 v. Tabella 7.9 Aree non forestali al 2002 - aree temporaneamente prive di soprassuolo al 2007 11-C 44 v. Tabella 7.9 Aree non forestali al 2002 – Aree non classificate/dubbie al 2007 12-C 197 v. Tabella 7.9 Strato Impianti di arboricoltura da legno al 2002 Tabella 7.5 - Stratificazione di seconda fase (gli anni riportati si riferiscono ai voli aerei utilizzati rispettivamente per l’INFC e l’IFRS). 57 7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia: aspetti procedurali e statistici utilizzate per l’INFC e quelle utilizzate per l’IFRS è di circa 7 anni), l’incremento delle superfici forestali può essere spiegato anche con una migliore qualità del materiale fotografico dell’IFRS, che ha permesso di valutare meglio il grado di copertura arborea e/o arbustiva di molti popolamenti. L’interpretazione a video dei fotopunti di prima fase ha visto la partecipazione di circa 20 fotointerpreti coordinati da 2 responsabili. Per garantire una buona qualità dei risultati è stato effettuato un corso di formazione e sono stati organizzati incontri periodici per risolvere nel modo più accurato e omogeneo possibile i casi di dubbia classificazione. Uno scrupoloso controllo di qualità interno, eseguito in corso d’opera e alla fine del lavoro, ha permesso di contenere eventuali errori non campionari entro valori trascurabili. Sistema informativo Forestale Regionale criterio di proporzionalità. La classificazione incrociata degli strati di tipo B e C con le varie province ha generato un totale di 45 strati di tipo B e altrettanti strati di tipo C, le cui dimensioni sono riportate rispettivamente nelle Tabelle 7.6 e 7.7. Per il campionamento degli strati di tipo B e C, costituiti complessivamente da 20.686 unità, è stato deciso di adottare un tasso di campionamento del 20%, in modo che la dimensione del campione di seconda fase da affiancare a quello selezionato dall’INFC risultasse di circa 4.130 unità. La cifra effettiva delle unità campionate risulta ovviamente leggermente diversa da 4.130 a causa degli arrotondamenti all’intero più vicino effettuati nella determinazione delle numerosità campionarie in modo proporzionale alla dimensione dei singoli strati e anche a causa della presenza di strati con un numero di punti di prima fase pari a 1 o 2, nell’ambito dei quali, per evitare successivi problemi nella stima delle varianze, sono stati inclusi nel campione di seconda fase tutti i suddetti punti di prima fase. Sempre per evitare problemi di stima delle varianze, tutte le volte che la dimensione del campione di seconda fase ottenuta come 20% del numero di punti di prima fase è risultata inferiore a 2, il numero di punti di seconda fase è stato comunque fissato pari a 2. Le Tabella 7.8 e 7.9 riportano la numerosità del campione di seconda fase negli strati di tipo B e C. A conclusione del procedimento è stato complessivamente ottenuto un campione di seconda fase pari a 5.192 punti, di cui 1.044 relativi agli strati di tipo A, già selezionati dall’INFC, 3.656 da selezionare tra gli strati di tipo B e 492 da selezionare tra gli strati di tipo C. 58 7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia: aspetti procedurali e statistici Classe Provincia 8-b 9-b 10-b 11-b 12-b Totale Provincia Agrigento 49 1.150 135 7 56 1.397 Caltanisetta 37 776 34 11 35 893 Catania 15 2.317 56 14 95 2.497 Enna 40 1.407 24 9 16 1.496 Messina 9 5.420 45 99 113 5.686 3.592 Palermo 21 3.197 133 180 61 Ragusa 8 478 28 0 50 564 Siracusa 11 1.225 105 10 103 1454 Trapani Totale Classe 4 578 63 23 15 683 194 16.548 623 353 544 18.262 Totale Provincia Tabella 7.6 - Numerosità dei punti di prima fase negli strati di tipo B. Classe Provincia 8-c 9-c 10-c 11-c 12-c Agrigento 13 205 49 2 17 286 Caltanisetta 10 90 14 1 10 125 Catania 4 192 16 0 36 248 Enna 16 160 6 1 14 197 Messina 1 551 23 21 40 636 Palermo 6 355 40 14 22 437 Ragusa 4 55 17 2 15 93 Siracusa 4 183 32 2 40 261 Trapani 2 82 15 1 3 103 Totale classe 60 1873 212 44 197 2.386 Tabella 7.7 - Numerosità dei punti di prima fase negli strati di tipo C. Terza fase di campionamento I punti di terza fase costituiscono un sottocampione di quelli di seconda fase che sono stati confermati al suolo come afferenti alle classi di uso forestale. Ai fini del sottocampionamento, i punti di seconda fase sono stati ripartiti, oltre che per tipo di strato (A,B,C), anche per categoria di uso forestale, per provincia e per categoria forestale. Sono state così ottenute tre matrici (A, B, C) di 45 righe (9 province x 5 classi di uso forestale) e 42 colonne (date dalla ripartizione delle categorie forestali INFC in quelle IFRS), in cui ciascun elemento determinato dall’incrocio tra righe e colonne rappresentava il numero di punti di seconda fase afferenti a un determinato uso forestale nell’ambito di una determinata provincia e appartenenti a una data categoria forestale. La numerosità complessiva del campione di terza fase è risultata pari a 1.490 punti (Tabella 7.10), determinata operando con un tasso di campionamento pari al 100% nel caso di strati con un numero di punti di seconda fase pari a 1 o 2 e pari al 35% negli altri casi, con l’accortezza che, tutte le volte che la dimensione del campione di terza fase ottenuta come 35% del numero di punti di seconda fase è risultata inferiore a 2, il numero di punti di terza fase è stato comunque fissato pari a 2, per evitare problemi di stima delle varianze. Su ciascun punto di campionamento di terza fase è stato centrato un sistema di aree di saggio circolari concentriche per il rilevamento degli attributi quantitativi, secondo il protocollo INFC. I rilievi sono stati eseguiti nel periodo compreso tra settembre e dicembre 2009. Anche in questo caso, per garantire la qualità dei dati raccolti è stato effettuato un corso per la formazione del personale, a cui hanno fatto seguito attività di affiancamento in campo e rilievi di controllo. Elaborazioni e stime statistiche Le procedure di stima hanno seguito la metodologia generale delineata da Fattorini et al. (2006), a cui si rimanda per l’illustrazione degli aspetti di dettaglio di carattere teorico. Gli stimatori utilizzati sono stati ottenuti come casi particolari di quelli proposti in detta pubblicazione. L’applicazione degli stimatori è stata preceduta da operazioni di elaborazione preliminare e di modellizzazione che hanno permesso di derivare, a partire dai dati rilevati in campo, i valori delle variabili d’interesse (numero di alberi, area basimetrica, volume legnoso, ecc.) per ciascuna unità di campionamento di terza fase. Qui di seguito sono sinteticamente descritti gli aspetti generali delle procedure di stima. Classe Provincia 8-b 9-b 10-b 11-b 12-b Totale Provincia Agrigento 10 230 27 2 11 280 Caltanisetta 7 155 7 2 7 178 Catania 3 463 11 3 19 499 Enna 8 281 5 2 3 299 Messina 2 1.084 9 20 23 1.138 718 Palermo 4 639 27 36 12 Ragusa 2 96 6 0 10 114 Siracusa 2 245 21 2 21 291 Trapani 2 116 13 5 3 139 Totale classe 40 3.309 126 72 109 3.656 7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia: aspetti procedurali e statistici Tutti i punti del campione di seconda fase sono stati visitati a terra, in modo da rilevare senza errore la categoria di uso del suolo, la categoria inventariale e la categoria forestale a cui ciascuno di essi afferiva. I rilievi al suolo sono stati effettuati da 24 squadre, composte da 2 rilevatori ciascuna, nel periodo tra novembre 2008 e aprile 2009. Per la formazione del personale è stato organizzato un corso di formazione dedicato all’uso del rilevatore GPS e alle modalità di rilevamento degli attributi di seconda fase. L’affiancamento formativo in campo e controlli in corso d’opera hanno permesso di ottenere un buon livello di qualità dei dati. Tabella 7.8 - Numerosità del campione di seconda fase negli strati di tipo B ripartito per provincia. 8-c 9-c 10-c 11-c 12-c Agrigento Classe Provincia 3 41 10 2 3 Totale Provincia 59 Caltanisetta 2 18 3 1 2 26 Catania 2 38 3 0 7 50 Enna 3 32 2 1 3 41 128 Messina 1 110 5 4 8 Palermo 2 71 8 3 4 88 Ragusa 2 11 3 2 3 21 Siracusa 2 37 6 2 8 55 Trapani 2 16 3 1 2 24 Totale classe 19 374 43 16 40 492 Tabella 7.9 - Numerosità del campione di seconda fase negli strati di tipo C ripartito per provincia. Tipo di strato Province A B C Totale provincia Agrigento 19 73 11 103 Caltanisetta 10 64 10 84 Catania 59 189 15 263 Enna 22 96 15 133 Messina 87 240 23 350 Palermo 65 243 20 328 Ragusa 8 40 8 56 Siracusa 24 68 14 106 Stima delle superfici Trapani La stima delle superfici per uso del suolo è il risultato delle prime due fasi di campionamento. In parti- Totale 8 48 11 67 302 1.061 127 1.490 Tabella 7.10 - Numerosità del campione di terza fase ripartito per tipo di strato e provincia. 59 Sistema informativo Forestale Regionale colare, la stima delle coperture forestali avviene sulla base della classificazione al suolo dei fotopunti a esse assegnati nella prima fase di campionamento. Indicando con: • A l’area dell’intera regione Sicilia; • W le classi di uso del suolo forestali; • NW le classi di uso del suolo non forestali; • K = NW+W+1 tutte le classi di uso del suolo (in cui 1 rappresenta le aree escluse dall’inventario in quanto non raggiungibili); • L i comparti inventariali (province) di superficie pari a A1, A2……… AL; • alk la superficie della classe di uso del suolo k nel comparto l; le quantità che devono essere stimate a conclusione della seconda fase di campionamento sono sintetizzabili nella matrice: 7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia: aspetti procedurali e statistici Se poi si indica con K un sottoinsieme di classi, in questo caso la superficie d’interesse è data da: ovvero le superfici delle classi di K nei vari comparti (es. la superficie dei boschi di sughera nelle province di Messina e Catania). Analogamente la superficie delle classi di K per l’intera area di studio è data da: Nel caso specifico in cui K coincide con le W classi forestali, le quantità in questione saranno rispettivamente indicate con e costituiscono rispettivamente la superficie forestale nel distretto l e in tutta la regione. Determinazione degli attributi dendroauxometrici Se consideriamo le somme per riga di tali superfici: risulta evidente che tale somma coincide con la superficie del comparto territoriale relativo (provincia). Considerando invece le somme per colonna: si ottengono invece le superfici delle classi di uso del suolo nell’intera regione. Infine la somma complessiva di tali superfici risulta pari alla superficie dell’intera regione, ovvero vale la relazione 60 Il rilevamento dei parametri per la determinazione dei caratteri quantitativi ha seguito le stesse procedure impiegate nell’INFC, a cui si rimanda per una trattazione di dettaglio. In totale nel corso dell’IFRS sono stati misurati 28.702 diametri, 27.494 dei quali relativi ad alberi vivi e 1.208 a soggetti morti in piedi. Il rilievo delle altezze ha interessato 7.751 alberi campione e 419 alberi troncati per un totale di 8.170. Con i dati di diametro e altezza sono state istituite relazioni ipsodiametriche generali a livello regionale per specie o gruppi di specie dendrologicamente affini. Le relazioni istituite hanno consentito di attribuire un valore di altezza a ciascuno degli alberi in piedi inclusi nelle unità di campionamento di terza fase. La funzione di base adottata per rappresentare la relazione ipsodiametrica è quella di Chapman-Richards, modificata con la introduzione di parametri di popolamento quali variabili esplicative, nella forma, dove: hi = altezza predetta per l’i-esimo albero della j-esima unità di campionamento di terza fase; di = diametro a petto d’uomo del fusto dell’i-esimo albero della j-esima unità di campionamento di terza fase; Dj = diametro medio dei fusti degli alberi dominanti nella j-esima unità di campionamento di terza fase; Hj = altezza media degli alberi dominanti nella j-esima unità di campionamento di terza fase. Per difficoltà di carotaggio o di lettura è stato possibile determinare l’incremento corrente di diametro del fusto soltanto su una parte degli alberi campione previsti secondo il protocollo INFC per ciascuna unità di campionamento di terza fase: nel complesso, circa il 60%, per un totale di 4.613 misurazioni. Nonostante queste difficoltà, i rilievi effettuati sono stati sufficienti per determinare, secondo la procedura INFC, l’incremento corrente di volume legnoso in 728 unità di campionamento di terza fase. Nelle restanti unità di campionamento la stima dell’incremento corrente è stata determinata mediante le modalità modellistiche semplificate proposte da INFC. Per la stima della necromassa, oltre agli alberi morti in piedi sono state misurate 2.534 ceppaie e 2.954 frammenti di legno morto. Il volume legnoso e la fitomassa degli alberi in piedi inclusi in ciascuna unità di campionamento di terza fase sono stati stimati tramite equazioni di previsione appositamente elaborate per castagno, cerro, eucalipti, faggio, leccio, roverella, sughera, altre latifoglie, pino d’Aleppo, pino domestico e pino nero laricio. Il volume legnoso e la fitomassa di altre specie di conifere (cedri, cipressi, ecc.) sono stati stimati utilizzando l’equazione del pino laricio. Per la perequazione dei dati è stata utilizzata una funzione di previsione del tipo (dove: y = valore predetto di volume legnoso o fitomassa dell’albero; d = diametro a petto d’uomo del fusto dell’albero; h = altezza dell’albero). Le variabili quantitative, quali il volume legnoso, l’area basimetrica, ecc., sono state raccolte nella terza fase dell’inventario mediante la misurazione dei consueti attributi dendro-auxometrici nelle singole aree di saggio: numero di fusti, diametro a petto d’uomo di ciascun fusto incluso, altezza di un campione di fusti, incremento corrente di diametro su un campione di fusti, ecc. Se si indica con il volume degli alberi nell’area di superficie relativa alla classe forestale k nell’area l, come esempio di una qualsiasi variabile quantitativa d’interesse per l’inventario, le quantità stimate nella terza fase di campionamento, anche in questo caso, possono essere sintetizzate nella matrice la somma del volume delle classi forestali di K nel distretto l, mentre rappresenta il volume legnoso degli alberi forestali di tutta la Sicilia. Per quanto riguarda i rapporti tra variabili quantitative e superfici di riferimento, essi possono essere analogamente sintetizzati nella matrice dove rappresenta il valore del volume legnoso per ettaro della classe forestale k nell’area l. Analogamente possono essere ricavati i parametri statistici relativi ai diversi aggregati di evidenziamento inventariale. 7. Attuazione dell’Inventario Forestale della Sicilia: aspetti procedurali e statistici Stima dei parametri statistici delle variabili quantitative campione, cosicché, nel caso di stime riferite a piccole superfici o a elementi relativamente rari, l’errore standard può essere elevato, con valori anche superiori al 100%: anche in questi casi si è preferito non omettere di riportare il valore stimato e il suo errore standard, lasciando agli utenti la valutazione circa la possibilità di utilizzo in relazione agli scopi prefissati. Per quanto le valutazioni sull’attendibilità siano strettamente legate al contesto e agli utilizzi che se ne intendono fare, e quindi non oggettivabili, a titolo puramente indicativo possono essere considerate come stime attendibili i valori con errori inferiori al 10%, come abbastanza attendibili quelle con valori compresi tra il 10 ed il 50% e come scarsamente attendibili quelle con valori comprese tra il 50 e l’80%. Stime con valori superiori non dovrebbero essere prese in esame. Affidabilità delle stime dove le somme per colonna rappresentano i volumi degli alberi nei vari comparti inventariali, mentre le somme per riga rappresentano i volumi relative a ogni categoria forestale per l’intera area di studio. Infine la somma rappresenta il volume totale e I risultati dell’inventario sono riassunti, per provincia, in tabelle in cui, accanto al valore totale o medio stimato per una data variabile, è riportata l’indicazione dell’errore standard espresso in percentuale. L’errore standard offre un’indicazione dell’incertezza della stima dovuta al fatto che l’inventario, per definizione, si basa su analisi e misurazioni effettuate non sull’intera popolazione dei boschi della Sicilia, ma su un campione rappresentativo, in termini probabilistici, di questa popolazione. L’errore standard non tiene conto degli errori di misurazione che d’altro canto, alla luce dei controlli di qualità condotti in corso d’opera, sono risultati complessivamente trascurabili. A parità di altre condizioni, l’incertezza delle stime è tanto maggiore quanto minore è la numerosità del 61 Sistema informativo Forestale Regionale 8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia 8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia La superficie forestale della Sicilia, inventariata secondo le definizioni di “bosco” e “altre aree boscate” della FAO (FRA 2000), comprende formazioni molto diversificate in termini di composizione floristica del soprassuolo, della sua densità e struttura, del suo sviluppo potenziale, dell’origine, del grado di naturalità e della coltura praticata. Le categorie inventariali riconducono le diverse formazioni forestali entro insiemi relativamente omogenei in termini di copertura arborea e arbustiva, sviluppo potenziale e, nel caso degli impianti di arboricoltura, di particolare forma gestionale. Tra queste categorie, quella relativa ai boschi alti individua le formazioni con grado di copertura arborea maggiore del 10% e potenzialità di sviluppo, cioè altezza potenziale in situ, maggiore di 5 metri: sono i soprassuoli annoverati a tutti gli effetti tra i “boschi”, nell’accezione più classica ma anche corrente - del termine. Essi presentano sempre, almeno dal punto di vista teorico, i requisiti minimi indispensabili per poter essere oggetto di gestione attiva. I boschi alti, o boschi in senso stretto, rappresentano la metà della superficie forestale siciliana, per un’estensione complessiva di 258.502 ettari. Per quanto detto si comprendono le motivazioni che hanno suggerito di dedicare un capitolo ad hoc a questa specifica categoria inventariale. Come si più osservare sulla Figura 8.1, la maggior 62 parte dei boschi alti occupa i versanti dei principali rilievi montuosi dell’Isola: le Madonie, i Monti Nebrodi, i Peloritani, l’Etna, ma anche i Monti Sicani e rilievi dell’entroterra palermitano. Le estensioni più rilevanti si hanno in corrispondenza delle aree dove l’azione di disboscamento e la successiva messa a cultura dei terreni denudati, che hanno contraddistinto la storia di questa regione fino ad epoche recenti, sono state limitate dalle difficoltà orografiche e stazionali, com’è avvenuto nelle giogaie dei Nebrodi e delle Madonie, nei Peloritani e in tanta parte del cono etneo. Nei Monti Sicani, sul tavolato degli Iblei, nell’entroterra montuoso di Palermo e in altri rilievi minori interni, ma anche a quote inferiori, la presenza di boschi alti è legata prevalentemente all’azione di rimboschimento praticata nel corso del ‘900. In tempi più recenti, un significativo incremento del bosco è stato determinato dalla ricolonizzazione di aree agricole abbandonate, soprattutto dei frutteti. La distribuzione per province evidenzia forti diversità: il 68% dei boschi alti si distribuisce tra le province di Messina (81.825 ettari), Catania (43.627 ettari) e Palermo (51.325 ettari), mentre tra le rimanenti solo Enna (22.383 ettari) presenta estensioni di un certo rilievo (Grafico 8.1). La ripartizione dei boschi alti in categorie forestali riportata in Tabella 8.1 conferma la significativa incidenza dei rimboschimenti, che da soli rappre- Figura 8.1 - Distribuzione dei boschi alti sul territorio regionale. sentano oltre il 36% della superficie. Tra le altre categorie che verosimilmente non derivano da impianto, si osserva una significativa prevalenza dei querceti di rovere e roverella, seguiti a notevole distanza da cerrete e leccete e poi, ancora, da sugherete e faggete. Prescindendo dai rimboschimenti, quindi, le specie più diffuse sul territorio regionale sono quelle del genere Quercus: in primo luogo le querce caducifoglie submontane, mesofile ma anche termo-mesofile, a seguire quelle sempreverdi mediterranee. Fra le prime la più diffusa è la roverella intesa in senso lato, vale a dire come gruppo di specie appartenenti al suo ciclo (Quercus virgiliana, Q.congesta, Q.dalechampii e altre specie affini); viene poi il cerro con la sua vicariante termofila Q. gussonei, esclusiva della Sicilia. Qui di seguito sono esposti, in forma grafica e tabellare, alcuni tra i più significativi risultati dei rilevamenti inventariali relativi alle singole categorie forestali, accompagnati da un commento sintetico di esplicazione dei dati. Leccete Provincia Agrigento Querceti di Rovere e Roverella Cerrete Orno-ostrieti Castagneti Faggete Formazioni riparie Formazioni Pioniere e Secondarie Boschi di altre latifoglie Pinete di pini mediterranei Pinete di pino laricio Rimboschimenti Totale boschi alti Sup. ES Sup. ES Sup. ES Sup. ES Sup. ES Sup. ES Sup. ES Sup. ES Sup. ES Sup. ES Sup. ES Sup. ES Sup. ES Sup. ES [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] - - 1.616 26,3 375 57,6 - - - - - - - - - - 125 100,1 470 50,3 - - - - 11.886 8,9 14.471 7,8 Caltanissetta 637 44,6 125 100,2 - - - - - - - - - - - - 125 100,2 - - - - - - 14.027 7,2 14.914 6,8 Catania 906 35,7 3.309 18,8 13.589 8,8 3.499 17,9 94 100,4 2.997 19,6 2.031 23,7 593 45,0 1.056 33,8 - - 189 71,0 3.862 17,3 11.503 9,6 43.627 4,0 Enna 346 57,9 126 99,7 3.623 17,4 944 35,2 - - - - 95 99,6 346 57,9 - - 380 49,7 - - - - 16.522 7,3 22.383 6,0 Messina 6.050 13,9 1.536 27,8 25.653 6,4 17.785 7,8 95 99,8 5.864 14,0 9.574 10,8 1.882 25,0 1.321 29,0 3.628 17,4 95 99,8 - - 8.341 11,6 81.825 3,0 Palermo 4.445 16,1 6.702 12,9 14.686 8,5 500 50,0 379 50,0 534 45,1 2.473 21,8 2.938 20,2 - - 3.114 19,2 125 100,1 - - 15.430 8,3 51.325 3,8 Ragusa - - 249 70,3 594 44,6 - - - - - - - - 505 44,8 - - 583 40,9 - - - - 6.395 11,7 8.327 9,9 Siracusa 2.128 22,8 1.939 24,1 3.521 18,0 - - - - - - - - 718 40,8 249 70,8 617 44,2 840 37,8 - - 3.249 18,6 13.261 8,3 Trapani 219 71,5 1.485 28,0 124 100,2 - - - - - - - - - - - - - - 249 70,6 - - 6.292 12,3 8.369 10,2 14.732 8,8 17.086 8,2 62.165 4,1 22.728 6,9 568 40,8 9.395 11,0 14.173 8,9 6.982 13,0 2.876 20,2 8.792 11,3 1.497 27,9 3.862 17,3 93.646 3,2 258.502 1,7 REGIONE Tabella 8.1 - Classificazione dei boschi alti per categoria forestale (valori in ettari). 63 8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia Sugherete Grafico 8.1 - Distribuzione percentuale della superficie dei boschi alti per provincia. 8.1 Leccete Le leccete interessano una superficie di 17.086 ettari, distribuiti su ampie zone del territorio regionale; con distribuzione diffusa sul settore settentrionale e orientale e più sporadica su quello meridionale. Le superfici più estese si trovano sulle pendici del territorio etneo e sui versanti carbonatici delle Madonie (Isnello, Castelbuono, Collegano, ecc.). Importanti aree sono inoltre presenti sui Monti Sicani (a cavallo tra le province di Palermo e Agrigento) e sui rilievi dell’entroterra palermitano e del trapanese. In provincia di Catania le leccete si collocano prevalentemente nell’aera etnea (sul versante occidentale e nord-occidentale), mentre nel messinese sono presenti corpi meno estesi e più localizzati (S. Fratello, Longi, Alcara Li Fusi, Messina, ecc.). Nel siracusano, sono presenti diverse aree all’interno Foto 8.1.1 - Lecceta sui Monti Iblei. 64 delle Cave Iblee (Figura 8.1.1 e Grafico 8.1.1). Nelle province di Caltanissetta, Enna e Ragusa, le leccete sono molto sporadiche. Gran parte delle leccete ricade in aree interessate da una o più forme di protezione (Grafico 8.1.2): oltre 7.000 ettari infatti sono ubicati all’interno dei parchi regionali (Parco dell’Etna, Parco delle Madonie e Parco dei Monti Nebrodi) e altri 4.027 ettari ricadono all’interno di riserve naturali (Riserva Naturale Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio, Riserva Naturale Monte Genuardo e S. Maria del Bosco, Riserva Naturale Bosco della Ficuzza Rocca Busambra Bosco del Cappelliere e Gorgo del Drago, Riserva dello Zingaro ecc…). Spesso a queste aree protette si sovrappongo i perimetri di SIC e ZPS. La proprietà si ripartisce pressoché equamente tra for- me private (53%) e pubbliche (47%); tra queste ultime si ha una prevalenza di proprietà regionali (4.949 ettari) rispetto alle comunali (2.811 ettari), mentre le proprietà private sono in gran parte di tipo individuale (Grafico 8.1.3). Sotto il profilo colturale risulta molto diffuso il tipo non definito (7.017 ettari), oltre ai tipi colturali propri del governo a ceduo (Grafico 8.1.4). La significativa concentrazione di superficie in corrispondenza di questo particolare tipo colturale è legata alla notevole diffusione di cedui molto invecchiati, che non sono più stati sottoposti ad interventi negli ultimi decenni. Tra i cedui ancora a regime o comunque non ancora eccessivamente invecchiati prevalgono nettamente quelli di tipo semplice, con o senza matricine. Le fustaie sono decisamente meno diffuse dei cedui e in prevalenza risultano di tipo coetaneo o irregolare. I soprassuoli classificati come fustaie disetanee andrebbero definiti più propriamente come “disetaneiformi” (e quindi affini a quelli di tipo irregolare) difficilmente, infatti, vi si possono riscontrare i caratteri tipici dei veri soprassuoli disetanei. La scarsa diffusione delle pratiche colturali conferma il generale stato di abbandono in cui versa la maggior parte delle leccete. Solo il 20,4% della superficie infatti, risulta interessato da una qualche forma di gestione attiva e nella quasi totalità dei casi si tratta di pratiche colturali di tipo minimale consistenti nel taglio raso di cedui, con o senza rilascio di matricine (Grafico 8.1.5). La gestione selvicolturale delle fustaie è decisamente sporadica. Figura 8.1.1 - Distribuzione dei punti classificati come leccete sul territorio regionale Valori totali ES Valori/ha ES Volume [m³] 1.203.324 13,1 70 10,2 Numero di alberi vivi 31.524.530 14,0 1.845 11,5 Area basimetria [m²] 324.153 11,4 19,0 8,0 Incremento corrente di Volume [m³] 42.806 16,0 2,5 13,7 Volume necromassa [m³] 43.436 25,4 2,54 24,0 Volume biomassa arborea [m³] 1.287.219 12,4 75 9,3 Rinnovazione arborea: numero di soggetti 88.016.597 41,1 5.152 40,3 Specie arbustive: numero di soggetti 370.204.011 19,3 21.668 17,6 Tabella 8.1.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3. Foto 8.1.2 - Lecceta Pizzo Cangialoso ,Monti Sicani settentrionali. Grafico 8.1.1 - Superficie delle leccete in ciascuna provincia (valori in ettari). Grafico 8.1.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale. Grafico 8.1.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha la compresenza di più forme di protezione). Grafico 8.1.3 - Distribuzione delle leccete per tipo di proprietà. 8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Leccete Tipo di dato Grafico 8.1.5 - Superficie interessata da pratiche colturali. 65 8.2 Sugherete Le sugherete siciliane interessano una superficie di 14.732 ettari, di cui oltre 10.490 ricadono nelle sole province di Palermo e Messina (versanti settentrionali di Nebrodi e Madonie). Nuclei importanti si trovano anche a cavallo tra la provincia di Catania e Caltanissetta (Riserve Naturali orientate di Niscemi e Bosco di Santo Pietro) nonché in provincia di Siracusa in corrispondenza del settore settentrionale dei Monti Iblei (Buccheri, Francofonte, Lentini) (Figura 8.2.1 e Grafico 8.2.1). Ben 9.317 ettari sono situati all’interno di parchi regionali, riserve naturali, SIC o ZPS (Grafico 8.2.2).La forma di proprietà prevalente è quella privata di tipo individuale (9.328 ettari); la proprietà pubblica interessa complessivamente 3.978 ettari, ripartiti quasi equamente tra quella comunale e quella regionale (Grafico 8.2.3). Sotto il profilo colturale i risultati inventariali mostrano una notevole varietà di situazioni (Grafico 8.2.4): la tipologia colturale più frequente risulta essere quella spe- Foto 8.2.1 - Sughereta nella Riserva Naturale Bosco di Santo Pietro. 66 ciale, rivolta alla produzione del sughero, tuttavia sono molto diffusi anche altri tipi, in particolare le fustaie, sia coetanee che irregolari. Le fustaie classificate come disetanee, potrebbero essere più propriamente definite come formazioni “disetaneiformi”, con caratteristiche non troppo dissimili dalle fustaie irregolari. I cedui a regime (semplici o composti, con o senza matricine), appaiono poco frequenti, mentre risulta diffuso il tipo non definito, che identifica sia i boschi di neoformazione, sia i cedui molto invecchiati lasciati alla libera evoluzione o comunque non più recuperabili a questa forma di governo. Su oltre il 50% delle sugherete (7.713 ettari) non viene eseguita alcuna pratica colturale. Le pratiche più frequenti sono quelle di tipo speciale, per la produzione del sughero (6.080 ettari). Figura 8.2.1 - Distribuzione dei punti classificati come sugherete sul territorio regionale Valori totali ES Valori/ha ES Volume [m³] 876.288 15 59 12,1 Numero di alberi vivi 7.091.472 15,9 481 13,2 Area basimetria [m²] 197.481 13 13,4 9,5 Incremento corrente di Volume [m³] 23.819 14,7 1,6 11,6 Volume necromassa [m³] 52.522 21,0 3,57 19,0 Volume biomassa arborea [m³] 588.690 14,4 40 11,3 84.862.628 40,5 5.761 39,4 1.105.886.302 16,3 75.068 13,6 Rinnovazione arborea: numero di soggetti Specie arbustive: numero di soggetti Tabella 8.2.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3. Foto 8.2.2 - Sughereta su versante acclive accidentato. Grafico 8.2.1 - Superficie delle sugherete in ciascuna provincia (valori in ettari). Grafico 8.2.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale. Grafico 8.2.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha la compresenza di più forme di protezione). Grafico 8.2.3 - Distribuzione delle sugherete per tipo di proprietà. 8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Sugherete Tipo di dato Grafico 8.2.5 - Superficie interessata da pratiche colturali. 67 8.3 Querceti di rovere e roverella I querceti di rovere e roverella (Quercus petraea e Quercus pubescens s.l.) interessano una superficie di 62.165 ettari, molti dei quali si concentrano lungo il settore nord-orientale dell’isola. Le maggiori estensioni della categoria si riscontrano infatti nei Monti Peloritani e Nebrodi, dove occupano un’ampia fascia altimetrica (mediamente dai 300 fino oltre i 1.200 metri di quota) in relazione all’esposizione e alla maggiore o minore vicinanza al mare. Nuclei estesi si rinvengono anche nell’area etnea e nelle Madonie, mentre nel settore occidentale dell’isola sono presenti nuclei sui rilievi dell’entroterra palermitano e sui Monti Sicani. A sud-est sono presenti querceti diffusi nell’area degli Iblei, in particolare sui versanti più freschi che delimitano le diverse cave e sui versanti del settore settentrionale; infine, isolati nuclei sono presenti nel centro dell’isola (Figura 8.3.1 e Grafico 8.3.1). Tra le innumerevoli aree comunali e località principali Foto 8.3.1 - Alcuni esemplari di roverella in un querceto dei Monti Nebrodi. 68 si ricordano: Bronte, Castelbuono, Castiglione di Sicilia, Collesano, Ficuzza, Godrano, Linguaglossa, Montalbano E., Palazzo Adriano, Randazzo, S. Maria del Bosco, S. Stefano Quisquina, Sant’Angelo di Brolo, Sinagra, Tortrici, Tripi, Ucria. Nell’ambito della categoria i querceti a prevalenza di rovere costituiscono una decisa minoranza limitata a pochi siti ubicati lungo i rilievi delle Madonie e sui Monti Nebrodi. La località più nota, comprendente la quasi totalità di questi soprassuoli, è quella di Pomieri (Petralia Sottana) nel cuore delle Madonie. Il 44% della superficie non è interessato da alcun tipo di aree protette; il 20% ricade all’interno dei perimetri dei quattro parchi regionali e un ulteriore 11% è interessato da riserve naturali (Riserva Naturale Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra Bosco del Cappelliere e Gorgo del Drago; Riserva Naturale Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio; Riserva Naturale Monte Genuardo e Santa Figura 8.3.1 - Distribuzione dei punti classificati come querceti sul territorio regionale Maria del Bosco; Bosco di Favara e Bosco Granza; Riserva Naturale Bosco di Malabotta ecc…). Un ulteriore 13% di superficie, in cui non sono presenti parchi o riserve è comunque interessato dalla presenza di SIC e ZPS (Grafico 8.3.2). La proprietà dei querceti è prevalentemente privata (51.243 ettari) e quasi sempre di tipo individuale (Grafico 8.3.3). La proprietà pubblica si divide quasi equamente tra il tipo regionale (5.733 ettari) e comunale (4.691 ettari). Il tipo colturale più diffuso risulta essere quello non definito (Grafico 8.3.4), al cui interno sono compresi sia cedui molto invecchiati non più utilizzati, sia boschi di neoformazione originati dall’invasione di aree agricole abbandonate. I soprassuoli tuttora governati a ceduo interessano oltre 15.000 ettari, sono frequenti sia i cedui semplici, sia quelli matricinati; rari i cedui composti. Le fustaie si estendono complessivamente per 26.496 ettari: il tipo irregolare e quello disetaneo (che più propriamente potrebbe essere definito come disetaneiforme) risultano particolarmente frequenti, ma spesso si tratta di formazioni difficilmente schematizzabili sotto il profilo strutturale e generalmente non sottoposte ad alcuna forma di coltivazione. Le pratiche colturali interessano solo il 34% della superficie e sono in gran parte di tipo minimale (prevalentemente in corrispondenza dei cedui). Le pratiche ordinarie di tipo classico sono limitate ad una piccola percentuale delle fustaie (soprattutto quelle coetanee). Valori totali ES Valori/ha ES Volume [m³] 3.915.114 9,2 63 8,3 Numero di alberi vivi 42.219.093 9,5 679 8,6 Area basimetria [m²] 771.853 8,1 12,4 7,0 Incremento corrente di Volume [m³] 127.426 8,9 2,1 8,0 Volume necromassa [m³] 239.621 18,9 3,85 18,5 3.650.046 9,0 59 8,0 198.026.206 22,9 3.185 22,6 2.909.044.166 11,7 46.795 11,0 Volume biomassa arborea [m³] Rinnovazione arborea: numero di soggetti Specie arbustive: numero di soggetti Tabella 8.3.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3. Foto 8.3.2 - Querceti di roverella sui Monti Nebrodi. Grafico 8.3.1 - Superficie dei querceti in ciascuna provincia (valori in ettari). Grafico 8.3.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale. Grafico 8.3.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha la compresenza di più forme di protezione). Grafico 8.3.3 - Distribuzione dei querceti per tipo di proprietà. 8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Querceti di rovere e roverella Tipo di dato Grafico 8.3.5 - Superficie interessata da pratiche colturali. 69 8.4 Cerrete La categoria delle cerrete interessa una superficie di 22.728 ettari, concentrati quasi esclusivamente all’interno dei Monti Nebrodi, in provincia di Messina (Grafico 8.4.1). Le aree più estese, infatti, ricoprono sui Nebrodi un’ampia fascia compresa tra le aree collinari-submontane e montano-inferiori del versante tirrenico; più ristretta risulta sul versante interno, dove le cerrete riescono anche a spingersi a quote maggiori. Altrove, nuclei importanti e disgiunti si trovano sull’Etna, sulle Madonie e nel Bosco della Ficuzza (Figura 8.4.1). Foto 8.4.1 - Cerreta aperta durante la stagione vegetativa. 70 Quasi tutta la superficie (20.413 ettari) si colloca all’interno del Parco Regionale dei Monti Nebrodi, dove peraltro sono presenti anche numerosi SIC e ZPS i cui perimetri si sovrappongono ampiamente al territorio del parco regionale (Grafico 8.4.2). La forma di proprietà prevalente è quella privata di tipo individuale (10.942 ettari); la proprietà pubblica interessa complessivamente 10.529 ettari, con prevalenza per le proprietà comunali rispetto a quella di tipo regionale (Grafico 8.4.3). Sotto il profilo colturale si ha una netta prevalenza del governo a fustaia (13.566 ettari) con diversificazione in fustaie coetanee, transitorie (che derivano da avviamento di cedui e sono quindi ancora costituite da soggetti di origine agamica) e irregolari. I cedui interessano complessivamente una superficie di 3.894 ettari e in genere sono di tipo matricinato. Molto frequente anche il tipo colturale non definito, che include sia numerosi cedui invecchiati, che in assenza di interventi si stanno naturalmente evolvendo verso l’alto fusto, sia boschi di neoformazione (Grafico 8.4.4). Le pratiche colturali (Grafico 8.4.5) risultano assenti su quasi metà della superficie (11.071 ettari); quando presenti, possono consistere sia in forme minimali, che in forme ordinarie classiche. Le pratiche di tipo minimale si applicano prevalentemente ai cedui, dove viene eseguito il solo taglio di maturità a fine ciclo, mentre quelle di tipo classico riguardano soprattutto le fustaie, in particolare quelle transitorie, che vengono sottoposte al taglio di avviamento e a successivi tagli intercalari. Figura 8.4.1 - Distribuzione dei punti classificati come cerrete sul territorio regionale Valori totali ES Valori/ha ES Volume [m³] 2.720.174 11,1 120 8,7 Numero di alberi vivi 19.132.404 14,0 842 12,1 Area basimetria [m²] 440.827 10,0 19,4 7,2 Incremento corrente di Volume [m³] 70.385 10,6 3,1 8,1 Volume necromassa [m³] 60.142 21,8 2,65 20,7 Volume biomassa arborea [m³] 2.480.839 10,8 109 8,3 Rinnovazione arborea: numero di soggetti 72.211.823 33,8 3.177 33,0 814.178.613 18,9 35.823 17,7 Specie arbustive: numero di soggetti 8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Cerrete Tipo di dato Tabella 8.4.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3. Foto 8.4.2 - Fustaia di cerro in inverno. Grafico 8.4.1 - Superficie delle cerrete in ciascuna provincia (valori in ettari). Grafico 8.4.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale. Grafico 8.4.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha la compresenza di più forme di protezione). Grafico 8.4.3 - Distribuzione delle cerrete per tipo di proprietà. Grafico 8.4.5 - Superficie interessata da pratiche colturali. 71 8.5 Orno-ostrieti Gli orno-ostrieti sono associazioni pioniere o di forra, caratterizzate dalla presenza di carpino nero (Ostrya carpinifolia) e orniello (Fraxinus ornus) in cui sono spesso presenti numerose altre specie consociate (Quercus ilex, Quercus pubescens, Acer sp. pl., ecc.). Questa categoria è decisamente poco diffusa sul territorio siciliano, la superficie interessata infatti è di soli 568 ettari, la maggior parte dei quali ricade in provincia Foto 8.5.1 - Ostrieto governato a ceduo. 72 di Palermo, Catania, Messina e Siracusa (Figura 8.5.1 e Grafico 8.5.1). Si rinvengono localmente anche lungo i versanti e le aree di forra dei versanti tirrenico e ionico del messinese (Fiumedinisi, Longi, ecc.), così come sul versante ionico dell’Etna e all’interno di diverse Cave Iblee (ad esempio Valle dell’Anapo). Il 50% della superficie ricade all’interno di aree protette, in particolare nel Parco dei Nebrodi e in quello delle Madonie, nonché in alcuni SIC e ZPS (Grafico 8.5.2). La proprietà è esclusivamente privata, con prevalenza per il tipo individuale (Grafico 8.5.3). Sotto il profilo tipologico-colturale la maggior parte delle formazioni è stata attribuita al tipo non definito (Grafico 8.5.4), per evidenti difficoltà di inquadramento nelle altre tipologie. Trattandosi infatti di formazioni pioniere fortemente condizionate dalle condizioni stazionali e dai fattori di disturbo, la struttura risulta anomala e la sua evoluzione non è influenzata dall’azione colturale. Le pratiche colturali sono quasi sempre assenti (Grafico 8.5.5), solo qualche soprassuolo ubicato in stazioni meno limitanti risulta governato a ceduo con trattamento a taglio raso. Figura 8.5.1 - Distribuzione dei punti classificati come orno-ostrieti sul territorio regionale Valori totali ES Valori/ha ES Volume [m³] 15.300 68,0 27 54,3 Numero di alberi vivi 513.065 76,2 903 64,3 Area basimetria [m²] 4.504 63,9 7,9 49,1 552 67,6 1,0 53,8 Volume necromassa [m³] 1.212 50,7 2,13 30,2 Volume biomassa arborea [m³] 17.503 65,7 30,8 51,5 Rinnovazione arborea: numero di soggetti 905.173 92,0 1.593 82,5 1.596.625 56,7 2.811 39,4 Incremento corrente di Volume [m³] Specie arbustive: numero di soggetti Tabella 8.5.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3. Foto 8.5.2 - Orno-ostrieto di versante dei Monti Nebrodi. Grafico 8.5.1 - Superficie degli orno-ostrieti in ciascuna provincia (valori in ettari). Grafico 8.5.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale. Grafico 8.5.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha la compresenza di più forme di protezione). Grafico 8.5.3 - Distribuzione degli orno-ostrieti per tipo di proprietà. 8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Orno-ostrieti Tipo di dato Grafico 8.5.5 - Superficie interessata da pratiche colturali. 73 8.6 Castagneti I castagneti interessano una superficie di soli 9.395 ettari, concentrati quasi esclusivamente nelle province di Catania e Messina (Grafico 8.6.1). I nuclei più importanti si collocano sulle pendici dell’Etna, in una fascia compresa tra le quote submontane e montane. Meno compatta ma diffusa è la presenza dei castagneti sui Peloritani e sul settore orientale del territorio nebroideo. Altrove, nuclei circoscritti di questa categoria sono presenti sulle Madonie (Castelbuono, Petralie) e nel Bosco della Ficuzza (Mezzojuso) (Figura 8.6.1). Il 60% della superficie ricade all’interno di aree protette (Grafico 8.6.2) in particolare 2.435 ettari si collocano all’interno di parchi regionali (principalmente nel Parco Foto 8.6.1 - Castagneto in inverno. 74 dell’Etna e in quello dei Monti Nebrodi e solo in minima parte nel Parco delle Madonie). La forma di proprietà prevalente è quella privata di tipo individuale (7.016 ettari); la proprietà pubblica interessa complessivamente 2.065 ettari, ripartiti quasi esclusivamente tra regione e comuni (Grafico 8.6.3). Sotto il profilo colturale i risultati inventariali mostrano una decisa prevalenza del governo a ceduo, che complessivamente interessa oltre 7.000 ettari (Grafico 8.6.4). Sono diffusi sia i cedui matricinati, sia quelli senza matricine, mentre sono poco frequenti i cedui di tipo composto (cioè caratterizzati da un rilevante numero di matricine). Il governo a fustaia è poco diffuso (971 ettari complessivi tra fustaie coetanee irregolari e disetanee), mentre mostra una certa diffusione il tipo colturale non definito comprendente sia cedui molto invecchiati, sia i boschi di neoformazione con significativa presenza di castagno. I castagneti da frutto (tipo colturale speciale) sono poco diffusi, almeno nella forma ancora sottoposta a gestione (i castagneti da frutto abbandonati, soggetti a processi di evoluzione naturale, in buona parte sono stati classificati sotto il tipo colturale non definito). I castagneti sono la categoria forestale maggiormente interessata da forme di gestione attiva, la percentuale di superficie non interessata da alcuna forma di coltivazione si attesta infatti al 33%, contro una media complessiva dei boschi alti pari al 55%. Come è logico attendersi, vista la decisa prevalenza delle forme di governo a ceduo, le pratiche colturali adottate consistono essenzialmente nel taglio raso con o senza rilascio di matricine. Si tratta quindi di pratiche riferibili al tipo minimale (Grafico 8.6.5), in quanto all’interno dei cedui non vengono eseguite cure colturali o tagli intercalari. La maggiore diffusione delle pratiche colturali in corrispondenza di questa categoria denota l’interesse produttivo che ancora riveste il castagno nella realtà siciliana, soprattutto per la possibilità di ottenere assortimenti legnosi richiesti dal mercato (principalmente paleria di varie misure e secondariamente anche tondo da sega e legna da ardere). Figura 8.6.1 - Distribuzione dei punti classificati come castagneti sul territorio regionale Valori totali ES Valori/ha ES Volume [m³] 1.422.171 18,7 151 15,0 Numero di alberi vivi 13.564.367 18,6 1.444 14,9 Area basimetria [m²] 228.588 19,1 24,3 15,5 Incremento corrente di Volume [m³] 53.009 17,0 5,6 12,9 Volume necromassa [m³] 151.949 22,8 16,17 20,0 Volume biomassa arborea [m³] 1.102.246 19,5 117 16,0 Rinnovazione arborea: numero di soggetti 35.131.651 22,8 3.739 20,1 Specie arbustive: numero di soggetti 301.794.024 25,9 32.122 23,6 Tabella 8.6.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3. Foto 8.6.2 - Ceduo di castagno recentemente utilizzato. Grafico 8.6.1 - Superficie dei castagneti in ciascuna provincia (valori in ettari). Grafico 8.6.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale. Grafico 8.6.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha la compresenza di più forme di protezione). Grafico 8.6.3 - Distribuzione dei castagneti per tipo di proprietà. 8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Castagneti Tipo di dato Grafico 8.6.5 - Superficie interessata da pratiche colturali. 75 8.7 Faggete La categoria delle faggete interessa una superficie di 14.173 ettari, distribuiti prevalentemente lungo la fascia montana dei Monti Nebrodi: dal territorio di Mistretta a ovest, fino a Floresta e Montalbano Elicona, più a est. Corpi meno estesi si trovano anche lungo le pendici dell’Etna (in particolare sui versanti settentrionale e nord-occidentale), fino a circa 2.000 metri di quota e nelle Madonie, dove colonizzano in maniera più o meno oasistica i piani di vetta (Figura 8.7.1). La distribuzione per provincia è quindi caratterizzata da una forte concentrazione di superficie nel messinese; con estensioni meno rilevanti in provincia di Catania e di Palermo (Gra- Foto 8.7.1 - Fustaia di faggio in autunno. 76 fico 8.7.1). Tutte le faggete ricadono all’interno dei confini di parchi regionali (Parco dei Nebrodi, Parco dell’Etna e Parco delle Madonie) e molte di esse sono interessate anche da una seconda forma di protezione costituita da SIC o ZPS (Grafico 8.7.2). Si tratta chiaramente di formazioni che, collocandosi ai limiti superiore della vegetazione arborea, occupano spesso aree caratterizzate da elevato valore naturalistico e ambientale. Non a caso infatti, ben 12.417 ettari ricadono all’interno delle zone A dei tre parchi regionali, cioè nelle aree sottoposte a regime di tutela più elevato. La proprietà è in prevalenza pubblica (oltre il 70% del- la superficie) con maggiore frequenza per quelle di tipo comunale; la proprietà privata è quasi sempre di tipo individuale (Grafico 8.7.3). La forma di governo più diffusa è il ceduo (Grafico 8.7.4), sia con che senza matricine (9.877 ettari); tra le fustaie prevalgono quelle di tipo transitorio, che derivano dalla conversione di cedui e sono quindi ancora costituite da soggetti di origine agamica. Il tipo colturale non definito è abbastanza frequente (1.349 ettari) e comprende soprattutto cedui molto invecchiati ormai in evoluzione naturale verso l’alto fusto. La maggior parte delle faggete, però, non risulta più sottoposta a forme di gestione attiva, infatti le pratiche colturali risultano assenti sul 68% della superficie di questa categoria. La collocazione entro le zone A dei parchi regionali crea chiaramente dei limiti alle possibilità di utilizzazione, rendendo prioritarie, o quantomeno prevalenti, funzioni di tipo naturalistico e paesaggistico. Nei soprassuoli soggetti a gestione le pratiche colturali si dividono pressoché equamente tra tipo minimale e tipo classico (Grafico 8.7.5). Le prime trovano applicazione soprattutto nelle formazioni governate a ceduo (taglio raso con o senza rilascio di matricine), mentre le seconde si applicano prevalentemente alle fustaie transitorie (tagli di avviamento e tagli intercalari). Figura 8.7.1 - Distribuzione dei punti classificati come faggete sul territorio regionale. Valori totali ES Valori/ha ES Volume [m³] 2.353.076 10,8 166 6,2 Numero di alberi vivi 36.767.314 14,1 2.594 10,9 Area basimetria [m²] 430.196 10,3 30,4 5,1 Incremento corrente di Volume [m³] 64.161 11,3 4,5 7,0 Volume necromassa [m³] 27.312 21,2 1,93 19,2 2.119.477 10,8 150 6,1 Rinnovazione arborea: numero di soggetti 54.009.786 22,2 3.811 20,2 Specie arbustive: numero di soggetti 110.563.781 36,6 7.801 35,4 Volume biomassa arborea [m³] 8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Faggete Tipo di dato Tabella 8.7.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3. Foto 8.7.2 - Faggeta di Capizzi (Monti Nebrodi). Grafico 8.7.1 - Superficie delle faggete in ciascuna provincia (valori in ettari). Grafico 8.7.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale. Grafico 8.7.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha la compresenza di più forme di protezione). Grafico 8.7.3 - Distribuzione delle faggete per tipo di proprietà. Grafico 8.7.5 - Superficie interessata da pratiche colturali. 77 8.8 Formazioni riparie La distribuzione e l’abbondanza delle formazioni riparie è chiaramente condizionata dall’idrografia del territorio regionale. I 6.982 ettari di superficie si distribuiscono su diverse province, ma quelle di Messina e Palermo ne ospitano da sole quasi il 70% (Figura 8.8.1 e Grafico 8.8.1). In queste province i corpi più importanti si collocano lungo gli impluvi dei principali rilievi dell’isola (Madonie, Monti Peloritani, Monti Nebrodi, rilievi dell’entroterra palermitano). Tuttavia i bacini idrografici più importanti interessano la parte centro-meridionale e orientale dell’isola, in cui formazioni riparie di grande interesse si rinvengono lungo l’Imera Meridionale, il Simeto, l’Alcantara; all’inter- Foto 8.8.1 - Formazione riparia lungo il fiume Sosio. 78 no delle diverse cave che incidono radialmente i Monti Iblei (valli dell’Irminio, Anapo, Tellaro, Cassibile, ecc…). Viceversa, all’interno del territorio etneo si registra una sostanziale assenza di formazioni riparie, per via della sua natura litologica. Il platano orientale (Platanus orientalis), i pioppi bianco e nero (Populus alba e nigra), i salici (Salix sp. pl.) e il frassino ossifillo (Fraxinus oxycarpa) sono le specie arboree che più contraddistinguono queste formazioni oltre ad un’ampia gamma di specie arbustive tra cui l’oleandro (Nerium oleander), le tamerici (Tamarix sp. pl.), che possono assumere anche portamento arboreo e diversi salici arbustivi. Oltre la metà della superficie non è interessata da alcun tipo di area protetta; il 16% ricade entro i confini di parchi o riserve (in particolare il Parco Regionale dell’Alcantara, quello delle Madonie e quello dei Monti Nebrodi) e un ulteriore 28% è comunque interessato da SIC o ZPS (Grafico 8.8.2). La proprietà è in prevalenza privata di tipo individuale; la proprietà pubblica è in gran parte di tipo regionale (Grafico 8.8.3). Sotto il profilo colturale la maggior parte delle formazioni è stata inserita nel tipo non definito (Grafico 8.8.4) sia per la presenza di formazioni un tempo utilizzate a ceduo, che si stanno naturalmente evolvendo, sia per oggettive difficoltà di inquadramento all’interno delle altre opzioni previste: spesso infatti si è di fronte a formazioni sottoposte a dinamiche anomale, legate anche agli eventi di piena dei corsi d’acqua o a fenomeni di dissesto lungo le sponde, con strutture estremamente irregolari e in cui può determinarsi la compresenza di soggetti di origine gamica e agamica. La maggior parte delle formazioni riparie non è interessata da alcuna pratica colturale, solo sul 9% della superficie vengono applicate pratiche di tipo minimale che in genere consistono nel taglio raso matricinato di formazioni governate a ceduo (Grafico 8.8.5). Figura 8.8.1 - Distribuzione dei punti classificati come formazioni riparie sul territorio regionale. Valori totali ES Valori/ha ES Volume [m³] 451.083 21,5 65 17,3 Numero di alberi vivi 5.252.015 28,7 752 25,5 Area basimetria [m²] 70.671 18,1 10,1 12,6 Incremento corrente di Volume [m³] 15.466 21,7 2,2 17,6 Volume necromassa [m³] 57.309 33,1 8,21 30,4 Volume biomassa arborea [m³] 372.467 19,0 53 14,0 5.864.162 29,4 840 26,2 242.474.272 28,6 34.730 25,9 Rinnovazione arborea: numero di soggetti Specie arbustive: numero di soggetti 8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Formazioni riparie Tipo di dato Tabella 8.8.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3. Foto 8.8.2 - Formazione riparia a salici. Grafico 8.8.1 - Superficie delle formazioni riparie in ciascuna provincia (valori in ettari). Grafico 8.8.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale. Grafico 8.8.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha la compresenza di più forme di protezione). Grafico 8.8.3 - Distribuzione delle formazioni riparie per tipo di proprietà. Grafico 8.8.5 - Superficie interessata da pratiche colturali. 79 8.9 Formazioni pioniere e secondarie La categoria delle formazioni pioniere e secondarie comprende un insieme abbastanza variegato di formazioni caratterizzate dalla presenza di specie pioniere autoctone quali la betulla dell’Etna (Betula aetnensis), il pioppo tremulo (Populus tremula), l’olmo campestre (Ulmus minor) e l’orniello (Fraxinus ornus) o non autoctone come la robinia e l’ailanto. La superficie interessata è modesta (solo 2.876 ettari) e concentrata in prevalenza nel settore nord-orientale dell’isola (Figura 8.9.1 e Grafico 8.9.1). Lungo le pen- Foto 8.9.1 - Betuleto dell’Etna. 80 dici dell’Etna si colloca la totalità dei betuleti a Betulla dell’Etna e le formazioni a pioppo tremulo, mentre le altre tipologie si distribuiscono prevalentemente lungo i Peloritani (in particolare nei rilievi più nord-orientali le coperture a robinia) e nuclei isolati si collocano nelle province di Agrigento, Caltanissetta e Siracusa (Grafico 8.9.1). Il 55% della superficie è interessato da una o più forme di protezione: i corpi lungo i versanti etnei rientrano in gran parte entro i confini del Parco Regionale dell’Etna, mentre gli altri nuclei sono per lo più interessati da SIC e ZPS (Grafico 8.9.2). Il 66 % della superficie ricade in aree di proprietà privata (per lo più di tipo individuale), mentre tra le proprietà pubbliche si ha una prevalenza del tipo regionale (Grafico 8.9.3). Trattandosi di formazioni pioniere che colonizzano frequentemente substrati di recente costituzione (come le lave dell’Etna o i macereti) la cui permanenza è spesso legata a fenomeni di disturbo che impediscono o rallentano l’evoluzione verso consociazioni più evolute, l’inquadramento in termini di tipo colturale risulta spesso poco agevole, infatti il Grafico 8.9.4 mostra una prevalenza del tipo colturale non definito, che è caratteristico dei boschi di neoformazione. Sono comunque rappresentati anche la maggior parte degli altri tipi colturali, con una ripartizione pressoché equa tra cedui e fustaie. Il 75% della superficie non è interessato da alcun tipo di pratica colturale (Grafico 8.9.5). Nella parte residua risultano applicate pratiche di tipo minimale che riguardano esclusivamente le formazioni governate a ceduo (taglio raso con o senza rilascio di matricine). Figura 8.9.1 - Distribuzione dei punti classificati come formazioni pioniere sul territorio regionale. Valori totali ES Valori/ha ES Volume [m³] 244.759 32,5 85 25,4 Numero di alberi vivi 3.895.560 31,8 1.354 23,2 Area basimetria [m²] 38.498 26,2 13,4 15,7 Incremento corrente di Volume [m³] 13.153 34,6 4,6 28,6 Volume necromassa [m³] 11.763 35,1 4,09 29,7 197.965 28,7 69 20,1 2.010.597 38,7 699 32,2 265.987.324 33 92.475 27,8 Volume biomassa arborea [m³] Rinnovazione arborea: numero di soggetti Specie arbustive: numero di soggetti Tabella 8.9.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3. Foto 8.9.2 - Soprassuolo a prevalenza di robinia (Robinia pseudoacacia). Grafico 8.9.1 - Superficie delle formazioni pioniere in ciascuna provincia (valori in ettari). Grafico 8.9.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale. Grafico 8.9.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha la compresenza di più forme di protezione). Grafico 8.9.3 - Distribuzione delle formazioni pioniere per tipo di proprietà. 8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Formazioni pioniere e secondarie Tipo di dato Grafico 8.9.5 - Superficie interessata da pratiche colturali. 81 8.10 Pinete di pini mediterranei La categoria comprende le pinete autoctone o naturalizzate di pini mediterranei che, quindi, sono caratterizzate da livelli di naturalità e complessità superiori rispetto ai rimboschimenti realizzati con le stesse specie. La superficie interessata è decisamente modesta: solo 1.497 ettari distribuiti in pochi siti (Figura 8.10.1 e Grafico 8.10.1). Le formazioni più note sono indubbiamente le pinete di pino marittimo (Pinus pinaster) di Pantelleria, che si rinvengono sulla parte più elevata di Montagna Grande e su altri promontori della parte meridionale dell’isola. Nel siracusano, in particolare lungo le basse valli dell’Ippari e del Tellaro, sono invece presenti nuclei autoctoni o più frequentemente naturalizzati di pino d’Aleppo (Pinus halepensis). Altrove si riscontrano nuclei naturalizzati, o di dubbio indigenato, molto localizzati e di piccola superficie, a pino d’Aleppo e pino domestico (Pinus pinea); ad esempio sui rilievi collinari del territorio di Cefalù e di Messina. Il 46% Foto 8.10.1 - Nuclei naturali di pino d’Aleppo nei pressi di Vittoria. 82 della superficie non è interessato da forme di protezione. Sul resto della superficie la tipologia di area protetta più diffusa è rappresentata dai SIC e ZPS. La sola riserva naturale che ospita soprassuoli afferenti a questa categoria è quella dell’Isola di Pantelleria (Grafico 8.10.2). La proprietà si ripartisce pressoché equamente tra tipo privato e tipo pubblico. Nell’ambito del tipo pubblico si ha una forte prevalenza di proprietà regionale (Grafico 8.10.3). Tutte le formazioni, essendo costituite da conifere, sono state classificate tra i tipi colturali a fustaia (Grafico 8.10.4), nella maggior parte dei casi si tratta di fustaie coetanee, ma alcuni corpi presentano anche una struttura più articolata, con un piano arboreo a copertura discontinua e strato arbustivo più o meno chiuso e omogeneo. Quasi il 70% della superficie non risulta interessato da alcuna pratica colturale (Grafico 8.10.5) e quando presenti le pratiche eseguite sono quasi sempre riferibili al tipo minimale. Figura 8.10.1 - Distribuzione dei punti classificati come pinete di pini mediterranei sul territorio regionale. Valori totali ES Valori/ha ES Volume [m³] 14.799 41,9 10 32,7 Numero di alberi vivi 999.074 43,2 667 34,5 Area basimetria [m²] 5.658 41,9 3,8 32,7 Incremento corrente di Volume [m³] 650 32,4 0,4 17,5 Volume necromassa [m³] 635 48,3 0,42 38,8 Volume biomassa arborea [m³] 13.288 41,7 8,9 32,5 Rinnovazione arborea: numero di soggetti 374.987 58,2 250 52,4 84.901.212 52,2 56.709 45,4 Specie arbustive: numero di soggetti Tabella 8.10.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3. Foto 8.10.2 - Pineta di pino marittimo di Pantelleria. Grafico 8.10.1 - Superficie delle pinete mediterranee in ciascuna provincia (valori in ettari). Grafico 8.10.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale. Grafico 8.10.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha la compresenza di più forme di protezione). Grafico 8.10.3 - Distribuzione delle pinete mediterranee per tipo di proprietà. 8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Pinete di pini mediterranei Tipo di dato Grafico 8.10.5 - Superficie interessata da pratiche colturali. 83 8.11 Pinete di pino laricio Le pinete autoctone di pino laricio (Pinus nigra subsp. calabrica) si estendono per 3.862 ettari concentrati lungo i versanti etnei (e quindi nella sola provincia di Catania) dove la permanenza di questa specie pioniera in nuclei puri è stata favorita sia dal frequente ricoprimento delle colate, sia dall’intervento antropico pregresso (coltivazione delle fustaie di pino per l’estrazione della resi- Foto 8.11.1 - Pineta Ragabo sul versante nord dell’Etna. 84 na) (Figura 8.11.1 e Grafico 8.11.1). A seconda della quota e della collocazione rispetto alle colate si distinguono pinete inferiori (collocate nella fascia dei querceti e delle cerrete), pinete superiori (nella fascia montana a contatto con faggio e betulla dell’Etna) e pinete pioniere (su colate laviche ancora poco alterate e spesso in consociazione con la ginestra dell’Etna e altre specie colonizzatrici). Tutta la superficie si colloca entro i confini del Parco Regionale dell’Etna e per il 66% risulta interessata anche da SIC o ZPS (Grafico 8.11.2). La proprietà è quasi interamente di tipo pubblico, con una ripartizione quasi equa tra proprietà regionale e proprietà di comuni (Grafico 8.11.3). Tutte le formazioni sono costituite da fustaie, tra cui si distinguono sia soprassuoli coetanei, sia formazioni irregolari e articolate, frequenti soprattutto nella tipologia pioniera (Grafico 8.11.4). Le pratiche colturali sono oggi completamente assenti sull’85% della superficie; nei casi in cui risultano presenti sono in prevalenza di tipo minimale (Grafico 8.11.5). Figura 8.11.1 - Distribuzione dei punti classificati come pinete di pino laricio sul territorio regionale. Valori totali ES Valori/ha ES Volume [m³] 866.669 25,3 224 18,4 Numero di alberi vivi 2.466.234 27,2 639 20,8 Area basimetria [m²] 112.020 22,9 29 15,0 Incremento corrente di Volume [m³] 17.678 24,6 4,6 17,4 Volume necromassa [m³] 29.026 46,7 7,52 43,5 Volume biomassa arborea [m³] 546.922 24,7 142 17,6 Rinnovazione arborea: numero di soggetti 8.614.014 43,4 2.230 39,7 Specie arbustive: numero di soggetti 11.366.046 47,2 2.943 44,6 Tabella 8.11.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3. Foto 8.11.2 - Nuclei di pino laricio su lave dell’Etna alle quote maggiori. Grafico 8.11.1 - Superficie delle pinete di pino laricio in ciascuna provincia (valori in ettari). Grafico 8.11.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale. Grafico 8.11.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha la compresenza di più forme di protezione). Grafico 8.11.3 - Distribuzione delle pinete di pino laricio per tipo di proprietà. 8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Pinete di pino laricio Tipo di dato Grafico 8.11.5 - Superficie interessata da pratiche colturali. 85 8.12 Rimboschimenti I rimboschimenti sono la categoria forestale più estesa, da soli infatti coprono il 36% della superficie dei boschi alti (93.646 ettari), interessando tutte le province ma in misura assai diversificata (Figura 8.12.1). Le maggiori estensioni, sia in valore assoluto, sia in relazione all’estensione del territorio provinciale, si collocano nelle province di Enna, Palermo, Caltanissetta e Agrigento (Grafico 8.12.1). Più in dettaglio tra le aree territoriali e località con i rimboschimenti più estesi dell’isola si ricordano, per la Sicilia centro occidentale: i Monti Sicani (Castronovo di Sicilia, S. Stefano Quisquina, Burgio), i rilievi nisseni (Caltanissetta, Mussomeli, S. Cataldo), i Monti di Palermo; per la Sicilia centro-orientale: gli Erei (Enna, Aidone, Piazza Armerina), il Calatino e dintorni (Caltagirone, Mazzarino), gli Iblei occidentali (Monte Rosso Almo, Giarratana, Ragusa), i versanti meridionali dei Nebrodi (Nicosia, Cerami, Bronte, Randazzo), i colli di Messina. Molti rimboschimenti sono di tipo monospecifico, quelli in cui si riscontra una com- presenza di più specie presentano in genere una mescolanza per gruppi. La ripartizione tra i tipi forestali (Tabella 8.12.2) evidenzia una prevalenza di rimboschimenti mediterranei di conifere realizzati con specie quali i cipressi (C. sempervirens, C. Arizonica), il pino d’Aleppo (Pinus halepensis), il pino domestico (Pinus pinea) e il pino marittimo (Pinus pinaster), particolarmente abbondanti nelle province di Palermo e Agrigento . Molto frequenti anche i rimboschimenti di eucalipto (Eucalyptus sp. pl.), concentrati per oltre il 60% nelle province di Enna e Caltanissetta. La diffusione dei rimboschimenti montani di conifere è evidentemente limitata alle sole aree montane dell’isola, ma si tratta di una tipologia decisamente meno frequente rispetto alle due precedenti. Solo nelle province di Messina e Catania si riscontrano superfici di un certo rilievo, in cui il pino laricio (Pinus nigra subsp. calabrica) risulta la specie più utilizzata. Anche i rimboschimenti di latifoglie sono relativamente poco frequenti e le maggiori estensioni Foto 8.12.1 - Rimboschimento montano di conifere sui Monti Nebrodi. 86 superficiali si collocano ancora nelle province di Messina e Catania. Le specie più frequentemente impiegate sono il cerro (Quercus cerris), la roverella (Quercus pubescens) e il frassino ossifillo (Fraxinus oxycarpa), cui si associano spesso numerose altre specie (castagno, acero campestre, leccio, orniello ecc…) alcune delle quali possono anche essere preesistenti all’impianto o derivanti da processi di insediamento naturale. Il 57% della superficie interessata da rimboschimenti non risulta attualmente interessata da forme di protezione. Il 9% ricade entro i perimetri di parchi regionali (in particolare nel Parco dei Nebrodi) e il 12% in corrispondenza di riserve naturali (Riserva Naturale Bosco di Santo Pietro; Riserva Naturale Rossomanno - Grottascura Bellia; Riserva Naturale M. Cammarata; Riserva Naturale Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio; Riserva Naturale Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del Cappelliere e Gorgo del Drago; Riserva Naturale Sambuchetti - Campanito; ecc… ). Un ulteriore 22% di superficie, infine, è interessato dalla presenza di SIC o ZPS, in aree esterne a parchi e riserve (Grafico 8.12.2). Oltre il 60% dei rimboschimenti è stato realizzato in proprietà pubbliche (Grafico 8.12.3) e particolarmente in quelle di tipo regionale (47.886 ettari). E’ comunque significativa anche la quota di impianti realizzati in proprietà private, soprattutto di tipo individuale (26.013 ettari). Nei rimboschimenti di conifere ovviamente il governo è a fustaia, con una netta prevalenza di forme coetanee (Grafico 8.12.4). Il governo a ceduo si riferisce unicamente agli impianti realizzati con eucalipti e meno frequentemente con altre latifoglie, in cui l’origine del ceduo si deve al ricaccio delle ceppaie successivamente al primo taglio operato sul soprassuolo. Il 62% dei rimboschimenti è interessato da pratiche colturali (Grafico 8.12.5): la forma più diffusa è ancora una volta rappresentata dalle pratiche di tipo minimale, che trovano applicazione sia nei cedui di eucalipti, sia nei rimboschimenti mediterranei di conifere. Figura 8.12.1 - Distribuzione dei punti classificati come rimboschimenti sul territorio regionale. Volume [m³] Numero di alberi vivi Area basimetria [m²] Incremento corrente di Volume [m³] Volume necromassa [m³] Volume biomassa arborea [m³] Rinnovazione arborea: numero di soggetti Specie arbustive: numero di soggetti Valori totali ES Valori/ha ES 8.999.153 53.852.765 1.366.248 303.699 442.177 6.564.932 137.655.885 1.353.290.081 5,7 5,6 4,9 6,0 17,6 5,6 19,3 13,9 96 575 14,6 3,2 4,72 70 1.470 14.451 4,6 4,5 3,6 5,0 17,4 4,5 19 13,5 8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Rimboschimenti Tipo di dato Tabella 8.12.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3. Tipo forestale Rimb. di eucalipti Rimb. di latifoglie varie Rimb. medit. di conifere Rimb. montani di conifere % di superficie interessata 35% 8% 51% 6% Tabella 8.12.2 - Ripartizione dei rimboschimenti per tipo forestale. Foto 8.12.2 - Rimboschimento di eucalipti in provincia di Caltanissetta. Grafico 8.12.1 - Superficie dei rimboschimenti in ciascuna provincia (valori in ettari). Grafico 8.12.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale. Grafico 8.12.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha la compresenza di più forme di protezione). Grafico 8.12.3 - Distribuzione dei rimboschimenti per tipo di proprietà. Grafico 8.12.5 - Superficie interessata da pratiche colturali. 87 8.13 Boschi di altre latifoglie I boschi di altre latifoglie (8.792 ettari) comprendono tutte quelle formazioni atipiche e non inquadrabili in una precisa categoria ecologico-strutturale. Si tratta spesso sia di cenosi forestali miste, in cui risulta difficile l’individuazione di una specie prevalente tale da permettere l’attribuzione ad una data categoria forestale, sia di boschi di neoformazione, originati dall’abbandono di superfici agricole e frutteti soprattutto in aree di montagna, in cui la dinamica naturale è ancora in forte evoluzione. A questa eterogeneità compositiva e strutturale ha anche contribuito l’azione pregressa di miglioramento forestale, con l’introduzione di diverse specie forestali (prevalente- mente latifoglie). La distribuzione territoriale mostra una significativa concentrazione in corrispondenza dei Monti Nebrodi e delle Madonie e meno frequentemente anche sui Monti Peloritani (Figura 8.13.1 e Grafico 8.13.1). Le specie che si rinvengono con maggiore frequenza in queste formazioni sono il pero (Pyrus sp. pl), l’acero campestre (Acer campestre), l’oleastro (Olea europaea), il frassino ossifillo (Fraxinus oxycarpa), la roverella (Quercus pubescens s.l.) e la sughera (Quercus suber), quasi sempre consociate a numerose altre latifoglie arboree e frequentemente anche a specie arbustive. Il 44% di questi boschi ricade all’interno di parchi regio- Foto 8.13.1 - Bosco di neoformazione ascrivibile alla categoria dei boschi di altre latifoglie. 88 nali, cui spesso si sovrappongono anche i perimetri di SIC e ZPS e un ulteriore 4% di superficie è interessato da riserve naturali. Il 15% della superficie è interessato solamente da SIC o ZPS, mentre la superficie residua (38%) si colloca in aree non sottoposte ad alcuna forma di protezione (Grafico 8.13.2). La proprietà risulta per lo più privata e prevalentemente di tipo individuale; tra le proprietà pubbliche sono più frequenti quelle comunali (Grafico 8.13.3). La tipologia colturale di gran lunga prevalente in questi boschi è rappresentata dal tipo non definito, in quanto nella maggior parte dei casi si è di fronte a boschi di neoformazione ancora in evoluzione, in cui non risulta spesso possibile individuare una forma strutturale definita. Le formazioni relativamente più consolidate e quelle che non sono di neoformazione sono in prevalenza costituite da fustaie di tipo irregolare, articolato o disetaneo (Grafico 8.13.4). Le caratteristiche intrinseche di queste formazioni le rendono di scarso interesse sotto il profilo produttivo, infatti le pratiche colturali sono quasi del tutto assenti (Grafico 8.13.5). Le uniche formazioni interessate da interventi sono costituite da cedui sottoposti a taglio raso (con o senza rilascio di matricine). Figura 8.13.1 - Distribuzione dei punti classificati come boschi di altre latifoglie sul territorio regionale. Valori totali ES Valori/ha ES Volume [m³] 247.923 21,9 28 19,0 Numero di alberi vivi 5.884.759 19,7 669 16,0 Area basimetria [m²] 67.893 16,0 7,7 11,5 Incremento corrente di Volume [m³] 8.185 25,8 0,9 23,5 Volume necromassa [m³] 20.084 51,2 2,28 50,2 Volume biomassa arborea [m³] 274.602 18,4 31,2 14,7 Rinnovazione arborea: numero di soggetti 16.254.706 71,1 1.849 70,1 Specie arbustive: numero di soggetti 462.056.106 23,3 52.554 20,5 Tabella 8.13.1 - Principali parametri dendrometrici tratti dai risultati della Fase 3. Foto 8.13.2 - Area agricola abbandonata e ricolonizzata da vegetazione forestale spontanea. Grafico 8.13.1 - Superficie dei boschi di altre latifoglie in ciascuna provincia (valori in ettari). Grafico 8.13.4 - Distribuzione della superficie per tipo colturale. Grafico 8.13.2 - Superficie interessata da aree protette (in alcuni casi si ha la compresenza di più forme di protezione). Grafico 8.13.3 - Distribuzione dei boschi di altre latifoglie per tipo di proprietà. 8 - Caratteristiche dei boschi della Sicilia - Boschi di altre latifoglie Tipo di dato Grafico 8.13.5 - Superficie interessata da pratiche colturali. 89 Sistema informativo Forestale Regionale 8.14 Altre formazioni forestali della Sicilia Come già sottolineato nella premessa del capitolo, la superficie forestale della Sicilia, si compone di un’ampia gamma di formazioni, riunite in grandi categorie inventariali. Quella relativa ai boschi alti assume una particolare rilevanza, sia per tutti gli aspetti legati alla gestione, sia per le funzioni di stock di CO2 riconosciute dagli attuali accordi internazionali. Ma nella realtà siciliana anche altre formazioni, non afferenti ai boschi alti, risultano particolarmente diffuse e quindi meritevoli di attenzione, per il ruolo che rivestono nella caratterizzazione del paesaggio siciliano, nonché delle sue peculiarità naturalistiche e il sostanziale contributo alla biodiversità di specie e di habitat del territorio. Secondo la classificazione IFRS queste formazioni rientrano nelle categorie inventariali dei boschi bassi, boschi radi, boscaglie e arbusteti, che complessivamente interessano una superficie di ben 122.250 ettari. Nei paragrafi seguenti si riportano alcuni dati di sintesi relativi a queste categorie inventariali, accompagnati da un breve commento per sottolineare alcuni dei risultati più interessanti. L’ultima parte è invece dedicata alla categoria degli impianti di arboricoltura, che include tutte le formazioni costituite da specie forestali impiantate su terreni agricoli e gestite con criteri agronomici. L’inserimento di questa categoria tra le formazioni forestali può sembrare una forzatura, poiché sia le superfici interessate (terreni agricoli) sia le tecniche di coltivazione le rendono molto assimilabili a coltivazioni agricole. Si tratta però di formazioni che, sulla base degli attuali accordi internazionali, entrano a pieno 90 8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia titolo nel conteggio dello stock di CO2 e quindi risultano molto importanti per il bilancio delle emissioni a scala regionale e nazionale. Boschi radi I boschi radi (12.677 ettari) sono formazioni di estensione superiore ai 5.000 m², in cui la copertura esercitata dalle chiome delle specie arboree risulta compresa tra il 5 e il 10%. Si tratta, appunto, di formazioni molto rade, che non possono essere annoverate nella categoria dei boschi alti per l’insufficiente densità della copertura. Frequentemente in queste aree, alle specie arboree si associano numerose specie arbustive, generando formazioni caratterizzate da un piano inferiore arbustivo, talora anche denso, sovrastato da un rado piano arboreo, formato da pochi esemplari isolati o in gruppi. Il Grafico 8.14.1 evidenzia infatti che sul 13% della superficie (1.600 ettari) la copertura arbustiva risulta maggiore del 50% e su un ulteriore 22% insiste una copertura arbustiva compresa tra Grafico 8.14.1 - Copertura arbustiva nei boschi radi (distribuzione per classi). il 20 e il 50%. Nei boschi radi senza vegetazione arbustiva è spesso presente un piano erbaceo, che conferisce a queste formazioni una fisionomia prossima a quella dei pascoli alberati: l’unica differenza è infatti determinata dall’entità della copertura arborea, che nei pascoli alberati è inferiore al 5% (si tratta evidentemente di differenze modeste non sempre facili da discernere con assoluta precisione). Boschi radi senza vegetazione erbacea né arbustiva caratterizzano le lave in fase di consolidamento lungo le pendici dell’Etna e, più occasionalmente anche altri contesti in cui la vegetazione arborea riesce a colonizzare piccoli anfratti su versanti rocciosi e talora profondamente incisi, come quelli degli Iblei. La ripartizione provinciale (Grafico 8.14.2) è caratterizzata da una maggiore diffusione nel palermitano (4.986 ettari), ma superfici di rilievo si osservano anche nelle province di Messina, Catania e Enna. La distribuzione territoriale riportata in Figura 8.14.1 evidenzia inoltre che mentre sui monti Grafico 8.14.2 - Distribuzione dei boschi radi per provincia (valori in ettari). Grafico 8.14.3 - Presenza e tipo di aree protette nei boschi radi. particolare oliveti, dove in genere sopravvivono ancora esemplari residui delle vecchie coltivazioni. La classificazione di queste formazioni in termini di categoria e tipo forestale si basa principalmente sulla composizione arborea, prescindendo dall’entità e dalla composizione dello strato arbustivo; frequentemente le specie arbustive contribuiscono comunque all’individuazione del tipo, ma in alcuni casi può non esserci correlazione tra i due piani di vegetazione ad esempio un bosco rado costituito da esemplari residui di un rimboschimento di pino d’Aleppo, verrà assegnato al tipo forestale dei rimboschimenti mediterranei di conifere, indipendentemente dalla presenza e dalla composizione del piano arbustivo. Come si può osservare sul Grafico 8.14.5, infatti, le categorie forestali attribuite ai boschi bassi sono comuni a quelle dei boschi alti e non sono presenti categorie relative alle macchie e arbusteti. Come nei boschi alti, le categorie forestali più rappresentate sono i rimboschimenti (28%) e i querceti di rovere e roverella (26%), ma diversamente dai boschi alti risulta significativa la superficie attribuita alla categoria dei boschi di altre latifoglie, che racchiude un insieme molto variegato di formazioni, non facilmente inquadrabili Grafico 8.14.4 - Distribuzione dei boschi radi per origine. 8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia del palermitano e sui M. Nebrodi e Peloritani si ha una certa concentrazione di queste formazioni, sul resto del territorio siciliano i boschi radi tendono generalmente a disperdesi. Sotto il profilo amministrativo si registra una prevalenza di proprietà private (68,8% della superficie) rispetto a quelle pubbliche (31,2% della superficie). Il 14% dei boschi radi, inoltre, ricade all’interno di parchi regionali o riserve naturali (talora in compresenza di SIC o ZPS). Un ulteriore 36% è interessato almeno da un SIC o una ZPS. Sul resto della superficie (49%) non è presente alcuna forma di protezione (Grafico 8.14.3). Il 26% dei boschi radi presenta un’origine di tipo artificiale (Grafico 8.14.4): si tratta per lo più di rimboschimenti in cui la densità iniziale del soprassuolo si è progressivamente o drasticamente ridotta per l’intervento di fattori abiotici (incendi, eventi meteorici ecc.) o biotici (attacchi di patogeni ecc.), non sempre individuabili, specialmente se dall’evento sono già trascorsi più anni. I boschi radi di origine semi-naturale e naturale sono costituiti da soggetti arborei nati da seme o anche originati dal ricaccio di ceppaie, in situazioni molto variegate. Oltre 2.250 ettari derivano da processi di ricolonizzazione di frutteti abbandonati, in Figura 8.14.1 - Distribuzione dei punti classificati come boschi radi sul territorio regionale. Grafico 8.14.5 - Classificazione dei boschi radi per categoria forestale (valori in ettari). 91 Sistema informativo Forestale Regionale nelle altre categorie e tipologie. L’estrema rarefazione del piano arboreo evidentemente si accompagna ad una progressiva perdita dei caratteri distintivi del soprassuolo, rendendo difficile l’inquadramento tipologico, specie se basato sulla sola componente arborea della vegetazione. Le caratteristiche intrinseche di queste formazioni rendono difficilmente praticabile qualsiasi forma di gestione attiva. Si tratta chiaramente di situazioni che non possono rivestire alcun interesse diretto sotto il profilo produttivo, mentre notevole può essere l’interesse per finalità legate alla conservazione della biodiversità: spesso infatti la compresenza di molte specie vegetali a diverso grado di sviluppo determina habitat idonei per l’alimentazione, la riproduzione e il rifugio di un elevato numero di specie animali. Boschi bassi I boschi bassi (7.561 ettari) sono formazioni forestali di estensione superiore ai 5.000 m², in cui la 8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia copertura arborea è maggiore del 10%, ma dove lo sviluppo potenziale degli alberi in piedi, a maturità, risulta compreso tra i 2 e i 5 metri. Si tratta quindi di formazioni arboree pesantemente condizionate dalle limitazioni della stazione, in cui difficilmente possono essere prospettate forme di gestione attiva. La copertura arborea, sebbene superiore al 10%, si attesta nella maggior parte dei casi su valori modesti, o comunque inferiori al 50% (Grafico 8.14.6); solo sul 6% della superficie si riscontrano formazioni con copertura superiore all’80%. Le frequenti interruzioni della copertura sono spesso legate alle difficoltà stazionali (presenza di affioramenti rocciosi, tratti con suolo eccessivamente superficiale ecc.), che impediscono l’espansione della vegetazione arborea. La componente arbustiva può essere scarsa o anche abbondante, come ben si evince dal Grafico 8.14.7 che mostra un contesto molto variegato in termini di diffusione delle specie arbustive. Il 48% della superficie ricade in provincia di Paler- Figura 8.14.2 - Distribuzione e origine dei punti classificati come boschi bassi sul territorio regionale. Grafico 8.14.6 - Copertura arborea nei boschi bassi (distribuzione per classi). 92 Grafico 8.14.7 - Copertura arbustiva nei boschi bassi (distribuzione per classi). Le formazioni riparie sono chiaramente ubicate lungo i corsi d’acqua, in corrispondenza di aree comunque caratterizzate da scarsità di suolo e pendenza elevata. Le formazioni classificate tra i boschi di altre latifoglie comprendono (come già osservato per i boschi radi) tutte quelle consociazioni che non è stato possibile attribuire alle altre categorie e tipi. Attualmente queste formazioni, nella maggior parte dei casi, non possono più rivestire un interesse di carattere produttivo, sia perchè le provvigioni legnose sono sensibilmente più contenute rispetto a quelle dei boschi alti, sia perchè in questi contesti diventano spesso prevalenti funzioni di tipo protettivo e naturalistico, che difficilmente possono essere conciliate con l’esecuzione di tagli. Trattandosi infatti di stazioni poco fertili, in genere caratterizzate da suoli superficiali, occorre valutare attentamente, caso per caso, gli effetti della riduzione della copertura sull’assetto idrogeologico e sulla conservazione della fertilità. 8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia mo e per lo più nel settore centro-orientale (Figura 8.14.2); tra le altre province solo Catania, Agrigento e Messina, presentano superfici di una certa consistenza (Grafico 8.14.8). Per quanto riguarda la proprietà si ha una prevalenza per le forme di tipo privato (65%), tuttavia anche la proprietà pubblica è frequente e quasi equamente ripartita tra Regione (18%) e comuni (14%). Il 33% della superficie è interessato da parchi regionali o riserve, con l’eventuale compresenza di SIC e ZPS; un ulteriore 17% di superficie è interessato solamente da SIC e/o ZPS, mentre sulla restante superficie non sono presenti aree protette (Grafico 8.14.9). L’origine di queste formazioni è quasi sempre di tipo naturale o semi-naturale (Figura 8.14.2): i rimboschimenti, infatti, sono stati realizzati quasi sempre in situazioni stazionali non eccessivamente limitanti, cioè dove l’altezza potenziale delle piante (a maturità) poteva sicuramente oltrepassare la soglia dei 5 metri. Le formazioni di origine semi-naturale, nella maggior parte dei casi, non sono più interessate da alcuna forma di gestione attiva, ma verosimilmente lo sono state in passato; infatti, molti dei soprassuoli semi-naturali in cui è stato possibile classificare il tipo colturale, risultano ascrivibili al ceduo (500 ettari) o al tipo non definito (2.365 ettari), comprensivo dei cedui molto invecchiati non più gestiti. Le categorie forestali più rappresentate (Grafico 8.14.10) sono le leccete, le formazioni riparie e i boschi di altre latifoglie. Le leccete occupano in genere le creste rocciose e ambienti rupestri dei rilievi (sulle Madonie, sui Sicani, sulle Cave Iblee), risalendo in alcuni casi fino a quote molto elevate (1.200-1.500 metri), lungo esposizioni soleggiate. Grafico 8.14.8 - Distribuzione dei boschi bassi per provincia (valori in ettari). Grafico 8.14.9 - Presenza e tipo di aree protette nei boschi bassi. Grafico 8.14.10 - Classificazione dei boschi bassi per categoria forestale (valori in ettari). 93 Sistema informativo Forestale Regionale Boscaglie Le boscaglie (851 ettari) sono formazioni forestali di estensione superiore ai 5.000 m², in cui la copertura arborea è maggiore del 10%, ma dove lo sviluppo potenziale degli alberi in piedi, a maturità, risulta inferiore ai 2 metri. Si tratta quindi di formazioni che vegetano in stazioni particolarmente difficili, in cui le specie arboree sono fortemente condizionate nel loro sviluppo e spesso anche nel portamento. Il confine tra questa categoria e quella degli arbusteti è molto sottile, poiché dipende unicamente dalla presenza di specie arboree (comprese tra quelle riportate negli elenchi appositamente predisposti per la procedura IFRS) in grado di esercitare una copertura superiore al 10%. Nel caso in cui una specie sia compresa sia nell’elenco delle specie arboree sia in quello delle specie arbustive (come avviene ad esempio per il leccio), ai fini dell’assegnazione della categoria inventariale occorre considerare il portamento assunto localmente (quindi nel caso in cui l’unica specie arborea sia il leccio e il suo portamento sia sempre arbustivo, la categoria attribuita non sarà quella delle boscaglie ma quella degli arbusteti). Poiché la differenza rispetto alla categoria dei boschi bassi è dettata unicamente dallo sviluppo potenziale in altezza, è evidente che anche la demarcazione rispetto a questa categoria non risulta sempre di facile determinazione, soprattutto nel caso in cui l’altezza effettiva del soprassuolo non abbia ancora raggiunto il suo valore massimo (soprassuoli immaturi). La distribuzione sul territorio è molto dispersa e le province interessate sono Palermo, Catania e Siracusa (Figura 8.14.3). Non si trovano formazioni con origine artificiale. 94 8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia La proprietà è in prevalenza di tipo pubblico (473 ettari) e oltre il 50% della superficie (472 ettari) ricade all’interno di aree protette (Grafico 8.14.11). Le categorie forestali rappresentate sono solamente tre: formazioni riparie, leccete e boschi di altre latifoglie (Grafico 8.14.12). Le formazioni riparie sono costituite prevalentemente da tamerici arboree, salici arborei e frassino ossifillo, consociati a un’ampia gamma di specie arbustive (oleandro, salici arbustivi ecc.); le leccete sono sia di tipo pioniero su stazioni rupestri, sia di tipo xerofilo o termofilo mediterraneo. I boschi di altre latifoglie sono ancora una volta ascrivibili a consociazioni di specie non inquadrabili nelle altre categorie forestali. Nessuna formazione è interessata da pratiche colturali, né sono proponibili forme di gestione attiva, dato il difficile contesto stazionale. Come nel caso dei boschi bassi, anche le boscaglie non rivestono alcun interesse sotto il profilo produttivo, mentre rilevante può essere il ruolo legato alla protezione del suolo dall’erosione, così come le funzioni di tipo paesaggistico e naturalistico. Grafico 8.14.11 - Presenza e tipo di aree protette nelle boscaglie. Figura 8.14.3 - Distribuzione e origine dei punti classificati come boscaglie sul territorio regionale. Grafico 8.14.12 - Classificazione delle boscaglie per categoria forestale (valori in ettari). La categoria degli arbusteti individua le formazioni forestali di estensione superiore ai 5.000 m² con copertura di specie arboree minore del 5% e copertura di specie arbustive maggiore del 10%. Anche in questo caso, come già sottolineato nel paragrafo relativo alle boscaglie, per l’attribuzione delle specie alla categoria albero o arbusto si fa riferimento agli elenchi appositamente predisposti e, nei casi in cui una specie risulti compresa sia nell’elenco delle specie arboree sia in quello delle specie arbustive (come avviene ad esempio per il leccio), occorre considerare il portamento assunto localmente. L’estensione di questa categoria, in Sicilia, è particolarmente rilevante (101. 161 ettari) e inferiore solo a quella dei boschi alti. Gli arbusteti, da soli, rappresentano il 20% della superficie forestale regionale; mentre a livello nazionale il contributo di questa categoria si attesta sul 9% della superficie forestale (Grafico 8.14.13). La differenza è significativa, tuttavia è necessario sottolineare che, trattandosi di formazioni soggette a dinamiche molto rapide (specie nella fase iniziale di colonizzazione di nuove superfici), non si può escludere che il dato nazionale, riferito al 2005, possa aver già subito variazioni di rilievo. L’entità della copertura arbustiva è molto variabile, ma complessivamente su quasi la metà della superficie (46.663 ettari) risulta superiore al 50%. Viceversa gli arbusteti molto radi, cioè con copertura compresa tra l’11 e il 20%, interessano solo il 16% della superficie della categoria (Grafico 8.14.14). La distribuzione per provincia (Grafico 8.14.15) evidenzia estensioni considerevoli soprattutto nel palermitano e nel messinese, analogamente a quanto avviene anche per i boschi alti. Rispetto a questi ultimi, però, nel caso degli arbusteti, si registrano estensioni abbastanza consistenti anche in province poco boscate, come Siracusa, Agrigento, Enna e Trapani. è probabile che una quota significativa di questi arbusteti tragga origine da processi di ricolonizzazione di coltivi e pascoli abbandonati. Considerando solo le colture fruttifere, per le quali si dispone di informazioni più dettagliate, emerge infatti che il 18% degli arbusteti si è insediato in corrispondenza di superfici abbandonate, dove ancora si possono rinvenire esemplari residui delle vecchie coltivazioni (Figura 8.14.4). Frequentemente gli arbusteti si collocano a contatto con altre forme di uso del suolo: il 31% della superficie risulta infatti interessata dalla presenza di margini e gli usi del suolo prevalenti, nei poligoni adiacenti, sono le superfici agricole e i prati, i pascoli e gli incolti (Grafico 8.14.16). La vicinanza tra queste diverse forme di uso del suolo facilita sicuramente l’espansione delle specie arbustive non Figura 8.14.4 - Distribuzione dei punti classificati come arbusteti e indicazione del tipo di coltivazione praticata negli arbusteti originati su frutteti abbandonati. Grafico 8.14.13 - Incidenza della categoria inventariale arbusteti sulla superficie forestale della Regione Siciliana (dati IFRS) e raffronto con la stessa categoria a scala nazionale (dati INFC). Grafico 8.14.14 - Copertura delle specie arbustive negli arbusteti (distribuzione per classi). 95 8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia Arbusteti Sistema informativo Forestale Regionale appena cessa l’attività di coltivazione o l’esercizio del pascolo. La proprietà dei terreni, in corrispondenza degli arbusteti, risulta in gran parte di tipo privato (84.181 ettari) e per lo più individuale. Il 19% della superficie ricade all’interno di parchi regionali o riserve naturali (talora con sovrapposizione di SIC e ZPS), mentre un ulteriore 20% è interessato da SIC e/o ZPS; il 61% della superficie si colloca all’esterno dell’attuale sistema di aree protette (Grafico 8.14.17). A livello di categoria forestale gli arbusteti sono stati suddivisi in due insiemi che riuniscono rispettivamente i tipi mediterranei e quelli montani o supramediterranei. Come si può osservare sul Grafico 8.14.18, la maggior parte degli arbusteti (78%) rientra nella categoria mediterranea, che quindi è molto più rappresentata sul territorio siciliano. Oltre a queste due principali categorie è presente anche quella delle formazioni riparie. Sebbene si tratti di una categoria comune ai boschi alti, bassi, radi e alle boscaglie, in questo caso i tipi forestali rappresentati sono costituiti esclusivamente da 8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia consociazioni di tamerici a portamento arbustivo e oleandro. Gli arbusteti mediterranei (Grafico 8.14.19) comprendono un’ampia gamma di tipologie ben rappresentate sul territorio siciliano, solo le macchie dunali a ginepri e lenitsco e quelle a Salsola verticillata, infatti, hanno estensioni inferiori ai 1.000 ettari. Particolarmente abbondanti risultano invece i ginestreti a ginestra di Spagna, gli arbusteti a calicotome e le macchie a oleastro ed euforbia. Gran parte degli arbusteti montani e supramediterranei, rientra nel tipo a rosacee (Grafico 8.14.20), costruito da numerose specie afferenti per lo più ai generi Prunus, Rosa, Crataegus e Pyrus. Maggiori dettagli relativi ai singoli tipi sono disponibili nella pubblicazione relativa ai Tipi forestali. Per quanto attiene agli aspetti gestionali è evidente che siamo di fronte a formazioni non sottoposte a forme di gestione attiva, in cui non sono assolutamente perseguibili finalità di tipo produttivo, mentre rilevanti sono le funzioni naturalistiche e paesaggistiche. Grafico 8.14.15 - Distribuzione degli arbusteti per provincia (valori in ettari). 96 Grafico 8.14.16 - Uso del suolo confinante con gli arbusteti nei casi in cui sono presenti margini di contatto. Grafico 8.14.17 - Presenza e tipo di aree protette negli arbusteti. Impianti di arboricoltura Grafico 8.14.18 - Categorie forestali degli arbusteti (valori in ettari). 8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia Gli impianti di arboricoltura (4.002 ettari), secondo la classificazione IFRS, sono formazioni di origine artificiale, costituite da specie forestali, autoctone o esotiche, impiantate su terreni agricoli e sottoposte a pratiche agronomiche più o meno intensive. L’elemento fondamentale che contraddistingue questi impianti rispetto ai rimboschimenti è la destinazione agricola dei terreni, che si conserva tale anche dopo l’utilizzazione a fine turno. La realizzazione di questi impianti è stata oggetto di finanziamenti pubblici erogati dapprima attraverso il Regolamento CE 2080/92 e successivamente in applicazione di specifiche misure dei PSR (Piani di Sviluppo Rurale). Gli impianti di specie forestali realizzati in aree agricole che comportano il cambio di destinazione d’uso del terreno (che quindi, sulla base dell’attuale normativa, non potranno più essere ripristinati per uso agricolo), non rientrano in questa categoria inventariale, ma essendo ascrivibili a veri e propri rimboschimenti, si collocano nella categoria dei boschi alti. Le maggiori superfici ad arboricoltura si trovano nelle province di Caltanissetta, Palermo e Enna, e come si può osservare sulla Figura 8.14.5, la loro ubicazione è sostanzialmente svincolata dai principali sistemi montuosi dell’isola. Il 68% della superficie, infatti, si colloca entro i 600 metri di altitudine e solo il 12% ricade a quote superiori ai 900 metri (Grafico 8.14.22). La maggior parte degli impianti è stata realizzata nell’arco degli ultimi 10-15 anni (l’applicazione del REG 2080 risale agli anni ‘90, mentre con i PSR sono stati realizzati impianti nel periodo 2000/2006), pertanto quasi tutte le formazioni non hanno ancora raggiunto la fase di fine ciclo. La copertura Grafico 8.14.19 - Tipi forestali afferenti alla categoria forestale arbusteti mediterranei (valori in ettari). Grafico 8.14.20 - Tipi forestali afferenti alla categoria forestale arbusteti montani e supramediterranei (valori in ettari). 97 Sistema informativo Forestale Regionale 8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia delle specie arboree infatti si colloca in prevalenza su valori inferiori al 50% e solo sul 17% della superficie si attesta al di sopra dell’80% (Grafico 8.14.23). La copertura arbustiva è rappresentata da specie consociate introdotte per svariate finalità, tra cui in primo luogo quella di condizionare lo sviluppo delle specie arboree, stimolandone l’accrescimento in altezza e limitando le possibilità di ampliamento delle chiome. In alcuni casi, in cui gli impianti non sono soggetti ad adeguate cure colturali, la presenza degli arbusti può derivare anche da processi di insediamento naturale. In effetti, sebbene nella maggior parte dei casi vengano indicate pratiche ordinarie di tipo intensivo (cioè quelle che propriamente sono richieste in questo tipo di contesto), esistono anche situazioni in cui è stata rilevata una sostanziale assenza di cure (839 ettari pari al 21% della superficie). Questo fattore può chiaramente compromettere la riuscita degli impianti, sopratutto se di recente realizzazione, mentre se le cure vengono meno nella fase prossima alla fine del ciclo è possibile che le ripercussioni siano contenute, almeno sot- Grafico 8.14.21 - Distribuzione degli impianti di arboricoltura per provincia (valori in ettari). 98 Figura 8.14.5 - Distribuzione dei punti classificati come impianti di arboricoltura sul territorio regionale. Grafico 8.14.22 - Distribuzione degli impianti di arboricoltura per classi di altitudine (m s.l.m.). Grafico 8.14.23 - Copertura delle specie arboree negli impianti di arboricoltura (valori in classi). BOX 1 - Impianti di arboricoltura e rimboschimenti: quadro normativo e finanziamenti dagli anni ‘90 ad oggi Regolamento CEE 2080/92. Il Regolamento del Consiglio 2080/92 (G.U.C.E. L. n. 215 del 30/07/1992) istituì un regime comunitario di aiuti per gli agricoltori che si impegnavano a impiantare nei terreni agricoli specie forestali o alberature da legno, a fini naturalistico-paesaggistici o produttivi. Gli aiuti erano estesi al miglioramento dei boschi degradati sotto forma di copertura totale delle spese d’impianto, di un premio annuale per cinque anni a copertura dei costi per la manutenzione e di una indennità compensativa di mancati redditi per un periodo di 20 anni. La gestione del Regolamento 2080/92 fu affidata all’Amministrazione regionale. I programmi, approvati con decisioni comunitarie, furono presentati in due fasi successive, rispettivamente per il periodo 1994/97 e per il biennio 1998/99. In Sicilia il programma 1994/1997 ha avuto regolare applicazione fino al 31/12/1994. Negli anni 1998/99 fu attuata una seconda campagna di applicazione. Il POR Sicilia (2000/2006) Il Piano o progetto regionale si articola in tre Linee di intervento: A, B e C. La linea A prevede “l’imboschimento di terreni” non agricoli e/o con evidenti e perduranti condizioni d’abbandono, con specie adatte alle condizioni locali e compatibili con l’ambiente. Lo scopo di tale linea di intervento è quello di aumentare la superficie boscata regionale in terreni non coltivati da almeno tre anni o su pascoli permanenti, trasformandoli in boschi “permanenti” “paranaturali”. La linea B è relativa ad “investimenti” in foreste finalizzati a accrescerne il valore economico, ecologico e sociale. La linea C prevede ”interventi di sostegno” all’utilizzazione boschiva, prima trasformazione e commercializzazione delle produzioni silvane. La misura 4.10 “sostegno a tutela delle attività forestali” Nell’ambito di tale misura riguardante gli interventi della linea A viene data priorità agli investimenti in aree fortemente degradate, come le cave e le discariche, o a quelli in aree protette e a quelli che accrescono la biodiversità. Per la linea B, a quelli in aree protette, agli investimenti per la naturalizzazione dei boschi ed a quelli che prevedono la fruizione pubblica. Per la linea C, a quelli che prevedono la conversione dei cedui in fustaie, a quelli nelle aziende di maggiore dimensione ed a quelli in aree protette. 8. Caratteristiche dei boschi della Sicilia to il profilo quantitativo (le piante sono ormai in grado di affermarsi ma il loro portamento e quindi la qualità dei fusti potrebbero essere inferiori alle aspettative). La maggior parte degli impianti è stata realizzata con latifoglie (Grafico 8.14.24) gli impianti di conifere interessano solo il 25% della superficie, mentre solo occasionalmente si rinvengono impianti di eucalipto o pioppo sp. pl. (Grafico 8.14.24). Ci sono sia impianti monospecifici, sia impianti misti di due o tre specie. Tra le latifoglie le specie più frequentemente impiegate sono il noce, il ciliegio, il carrubo, il castagno e l’acero campestre, mentre tra le conifere sono diffusi il pino d’Aleppo, i cipressi e il pino domestico. Piano di Sviluppo Rurale (P.S.R.) e Programmi Operativi Regionali (POR) La Regione Siciliana, inclusa tra le Regioni italiane “obiettivo 1”, ha predisposto, in attuazione del Reg. (CE) 1257/99, due programmi d’intervento per lo Sviluppo Rurale nell’Isola: il P.S.R. (Piano di Sviluppo Rurale) ed il POR (Programma operativo regionale). Grafico 8.14.24 - Classificazione degli impianti di arboricoltura per tipologia. Il P.S.R. 2000/2006 Nell’ambito del P.S.R. 2000/2006 hanno operato quattro misure: F “Agroambiente”; E “indennità operativa nelle zone svantaggiate”; D “aiuto al prepensionamento” H “rimboschimento di terreni agricoli”. La misura H comprende due tipi di “Azioni”. L’Azione H1 finanzia l’arboricoltura da legno distinguendo l’intervento a) relativo ad impianto di latifoglie a rapido accrescimento (Pioppi); l’intervento b) relativo ad impianto di resinose; l’intervento c) rimboschimento con specie autoctone di sole latifoglie e con latifoglie al 75% e specie minori al 25%. L’Azione H2 finanzia il rimboschimento a carattere permanente: H2 a) di sole latifoglie di origine autoctona e H2 b) di latifoglie e arbusti della macchia al 25%. 99 Sistema informativo Forestale Regionale 9. Superfici forestali e loro attributi 9. Superfici forestali e loro attributi La superficie forestale della Sicilia si compone di più categorie inventariali, come già illustrato nel capitolo 3. Rispetto alle categorie indicate in tale capitolo, occorre precisare che altre due concorrono a formare l’area boscata regionale: le superfici forestali inaccessibili e le superfici incluse. Nel caso delle prime, il punto di campionamento non è raggiungibile per la presenza di ostacoli fisico-orografici o per l’impenetrabilità della vegetazione oppure, ancora, per l’esistenza di divieti o di recinzioni non valicabili. In queste situazioni, l’osservazione da distanza, in corrispondenza di un punto opportunamente scelto, ha consentito l’individuazione della categoria forestale, ma non la classificazione degli attributi qualitativi di Fase 2. Nel caso delle seconde, invece, il punto ricade in un’area con uso del suolo non forestale (superfici agricole, superfici artificiali, praterie pascoli incolti, aree con vegetazione rada o assente, zone umide, acque) ma con superficie inferiore a 5.000 m² (unità minima di campionamento) e inoltre risulta incluso o limitrofo a un’area con uso forestale di superficie superiore a 5.000 m². In questa specifica e particolare circostanza al punto viene assegnato l’uso del suolo relativo alla superficie maggiore di 5.000 m², indicandolo genericamente come superficie forestale interessata dalla presenza di inclusi con uso non forestale. Questi accorgimenti metodologici hanno permes- 100 so di realizzare statistiche di superficie, anche per queste due particolari categorie inventariali, mentre manca il dettaglio relativo alla classificazione dei singoli attributi. Le categorie inventariali, come indicato sempre nel capitolo 3, sono suddivise in categorie forestali e queste, a loro volta, in tipi forestali, attraverso una classificazione basata su elementi di dettaglio crescente, che consentono di distinguere le diverse formazioni dapprima in relazione ai caratteri fisionomici (categorie forestali) e successivamente anche in relazione agli aspetti floristici, stazionali, evolutivi e selvicolturali-gestionali (tipi forestali). Le categorie inventariali possono essere riunite in due ampi raggruppamenti, o macrocategorie, in funzione della possibilità di essere incluse o escluse dai bilanci relativi alle emissioni di CO2, in base agli attuali accordi internazionali (Protocollo di Kyoto). Secondo questo criterio si ottengono la macrocategoria delle formazioni eleggibili ai fini Kyoto, che comprende i boschi alti, gli impianti di arboricoltura e le aree temporaneamente prive di soprassuolo e quella delle altre terre boscate, che include tutte le altre categorie inventariali (boschi bassi, boschi radi, boscaglie, arbusteti, superfici forestali inaccessibili e superfici incluse) attualmente ininfluenti nei conteggi dei bilanci della CO2 (Tabella 9.1). Le formazioni eleggibili ai fini Kyoto sono costituite in larga misura dai boschi alti (Tabella 9.2); le altre due categorie, infat- Provincia Formazioni eleggibili ai fini Kyoto Altre terre boscate Superficie forestale totale superficie (ha) ES (%) superficie (ha) ES (%) superficie (ha) Agrigento 15.271 7,6 16.557 7,1 31.828 ES (%) 4,2 Caltanissetta 16.168 6,4 4.305 15,5 20.473 5,2 Catania 44.977 3,9 24.930 6,0 69.907 2,5 Enna 23.264 5,8 19.443 6,4 42.707 3,0 1,2 Messina 84.068 2,9 81.619 2,9 165.687 Palermo 59.406 3,4 46.818 4,2 106.224 1,9 Ragusa 8.327 9,9 6.219 12,0 14.546 6,0 Siracusa 13.970 8,1 26.618 5,0 40.588 3,1 Trapani 9.003 9,5 11.158 8,1 20.161 4,5 274.454 1,6 237.667 2,0 512.121 1,1 Totale regionale Tabella 9.1 - Macrocategorie inventariali relative al Protocollo di Kyoto: estensione della superficie in ciascuna provincia e totale regionale (valori in ettari e relativo errore standard di stima). Provincia Boschi bassi (e altezza potenziale in situ maggiore di 5 metri) è ascrivibile ai boschi alti, se invece la stessa cerreta ha una copertura compresa tra il 5 e il 10 % rientra nella categoria inventariale dei boschi radi. La Tabella 9.4 riporta in dettaglio le superfici delle categorie forestali afferenti a ciascuna categoria inventariale. Le categorie forestali ed i relativi tipi forestali (che rappresentano il livello di maggiore dettaglio della classificazione dell’IFRS e anche della CFRS) sono oggetto di trattazione estesa all’interno del volume “Tipi Forestali” Nei sottocapitoli che seguono, vengono presentati i risultati più significativi relativi agli attributi qualitativi rilevati durante la Fase 2 dell’IFRS. Poiché gli attributi sono molto numerosi, è stata operata una selezione volta ad evidenziare i risultati di maggior interesse, dopo aver raggruppato i dati secondo i diversi profili che caratterizzano i soprassuoli. La maggior parte dei risultati è presentata in forma grafica per favorire una lettura più immediata. La versione tabellare dei dati, completa di quantificazione degli errori standard di stima, è consul- Boschi radi Boscaglie Boschi alti Provincia Impianti di arboricoltura Aree temporaneamente prive di soprassuolo Totale Formazioni eleggibili ai fini Kyoto superficie (ha) ES (%) superficie (ha) ES (%) superficie (ha) ES (%) superficie (ha) ES (%) Agrigento 14.471 7,8 462 46,4 337 58,5 15.271 7,6 Caltanissetta 14.914 6,8 1.034 24,1 220 71,5 16.168 6,4 Catania 43.627 4 299 48,8 1.051 29 44.977 3,9 Enna 22.383 6 636 38,2 246 64,7 23.264 5,8 Messina 81.825 3 138 83,7 2.106 20,5 84.068 2,9 Palermo 51.325 3,8 982 28,2 7.098 10,8 59.406 3,4 Ragusa 8.327 9,9 - 8.327 9,9 Siracusa 13.261 8,3 187 78,2 522 37,2 13.970 8,1 Trapani 8.369 10,2 265 55,4 369 42,6 9.003 9,5 258.502 1,7 4.003 14,2 11.949 8,4 274.454 1,6 REGIONE - - - Tabella 9.2 - Categorie forestali che afferiscono alla macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto (valori in ettari e relativo errore standard di stima). Superfici forestali irraggiungibili Arbusteti Totale Altre terre boscate (senza superfici incluse) Superfici incluse Totale Altre terre boscate (con superfici incluse) superficie (ha) ES (%) superficie (ha) ES (%) superficie (ha) ES (%) superficie (ha) ES (%) superficie (ha) ES (%) superficie (ha) ES (%) superficie (ha) ES (%) superficie (ha) Agrigento 875 37,4 212 71,9 - - 8.069 11,4 4.528 15,9 13.684 8,2 2.873 20,0 16.557 7,1 Caltanissetta 216 71,3 241 70,9 - - 2.542 20,9 806 38,3 3.805 16,5 500 49,7 4.305 15,5 Catania ES (%) 1.560 27,8 1.527 26,9 189 71,0 11.304 9,8 7.859 11,9 22.439 6,4 2.491 22,1 24.930 6,0 Enna 126 99,7 1.376 29,7 - - 7.015 12,3 9.043 10,6 17.559 6,9 1.884 25,3 19.443 6,4 Messina 806 38,0 2.773 20,8 - - 21.779 7,0 51.509 4,2 76.867 3,1 4.751 15,9 81.619 2,9 Palermo 3.665 17,6 4.986 14,7 379 50,0 23.796 6,5 10.367 10,3 43.193 4,4 3.625 18,3 46.818 4,2 Ragusa 95 99,8 642 44,7 - - 2.803 19,6 2.179 22,5 5.719 12,7 500 49,8 6.219 12,0 Siracusa - - 173 70,1 284 57,8 17.103 6,9 7.812 11,6 25.372 5,2 1.246 31,3 26.618 5,0 Trapani 219 71,5 746 40,6 - - 6.750 11,5 2.939 19,2 10.654 8,4 504 49,3 11.158 8,1 7.561 12,4 12.677 9,5 851 33,4 101.161 3,1 97.043 3,2 219.293 2,1 18.374 8,1 237.667 2,0 REGIONE Tabella 9.3 - Categorie forestali che afferiscono alla macrocategoria altre terre boscate (valori in ettari e relativo errore standard di stima). 101 9. Superfici forestali e loro attributi ti, rappresentano solo il 5,8 % della superficie. Tra le altre terre boscate (Tabella 9.3) predominano gli arbusteti, unitamente alle superfici forestali irraggiungibili (che includono un insieme molto variegato di formazioni ascrivibili a diverse categorie forestali). Nel loro insieme le altre terre boscate rappresentano il 46% della superficie forestale regionale: l’attuale esclusione dai bilanci della CO2 grava indubbiamente con un peso non indifferente sul risultato a scala regionale della certificazione dell’assorbimento del carbonio (vedi capitolo 12). Infine occorre rilevare che ciascuna categoria inventariale si compone di più categorie forestali, molte delle quali non sono esclusive di una sola categoria inventariale: una faggeta (categoria forestale) ad esempio, rientrerà nella categoria inventariale dei boschi alti se (oltre ad avere una copertura arborea maggiore del 10%) la sua altezza potenziale in situ è maggiore di 5 metri; se invece ha un’altezza compresa tra 2 e 5 metri rientrerà nella categoria inventariale dei boschi bassi. Allo stesso modo una cerreta con copertura arborea maggiore del 10% Sistema informativo Forestale Regionale tabile sul sito https://sif.regione.sicilia.it dove possono essere esaminati anche i risultati relativi agli altri attributi non specificatamente trattati in questa sede. I risultati dei rilevamenti inventariali possono essere diversamente elaborati in funzione dell’unità di analisi di riferimento, cioè del tipo di raggruppa- 9. Superfici forestali e loro attributi mento prescelto e del livello di dettaglio desiderato. Va da sé che, procedendo dai raggruppamenti più generali verso quelli di maggior dettaglio, l’attendibilità del dato tende a ridursi, soprattutto in corrispondenza delle classi caratterizzate da modesta superficie. Boschi Radi Boschi Bassi Boscaglie Arbusteti Impianti di Arboricoltura Categoria inventariale Boschi Alti Boschi Radi Categoria forestale sugherete leccete querceti di rovere e roverella cerrete orno-ostrieti castagneti faggete formazioni riparie formaz. pioniere e secondarie boschi di altre latifoglie pinete di pini mediterranei pinete di pino laricio rimboschimenti totale boschi alti sugherete leccete querceti di rovere e roverella cerrete castagneti formazioni riparie formaz. pioniere e secondarie SUP. (ha) ES (%) 14.732 17.086 62.165 22.728 568 9.395 14.173 6.982 2.876 8.792 1.497 3.862 93.646 258.502 681 1.274 3.298 587 376 251 377 8,8 8,2 4,1 6,9 40,8 11 8,9 13 20,2 11,3 27,9 17,3 3,2 1,7 41,3 30,3 19 45,1 57,5 70,5 57,8 ATPS Superfici forestali inacessibili Superfici incluse Superficie forestale Regione boschi di altre latifoglie pinete di pini mediterranei pinete di pino laricio rimboschimenti totale boschi radi sugherete leccete querceti di rovere e roverella faggete formazioni riparie formaz. pioniere e secondarie boschi di altre latifoglie rimboschimenti totale boschi bassi leccete formazioni riparie boschi di altre latifoglie totale boscaglie formazioni riparie macchie e arbusteti mediterranei arbusteti montani e supramediterranei totale arbusteti piantagioni di conifere pioppeti artificiali piantagioni di altre latifoglie totale impianti di arboricoltura ATPS per cause antropiche (utilizzazione) ATPS per calamità naturali o cause accidentali totale ATPS sugherete leccete querceti di rovere e roverella cerrete castagneti faggete formazioni riparie formaz. pioniere e secondarie boschi di altre latifoglie pinete di pini mediterranei pinete di pino laricio rimboschimenti macchie e arbusteti mediterranei arbusteti montani e supramediterranei piantagioni di conifere piantagioni di altre latifoglie ATPS per calamita' naturali o cause accident. totale sup. for. inaccessibili superficie non classificata 1.970 249 125 3.489 12.677 95 2.250 848 125 1.344 470 2.181 249 7.561 283 473 95 851 2.779 78.699 19.683 101.161 582 25 3.396 4.003 11.446 504 11.949 3.323 7.756 18.442 1.974 1.748 1.667 7.347 750 2.101 499 329 8.076 29.873 11.049 275 366 1.466 97.043 18.374 512.121 24,5 70,8 100,4 18,1 9,5 100,1 23,1 35,7 100,4 30 50,3 23,1 71 12,4 57,9 44,7 100,1 33,4 20,8 3,6 7,7 3,1 44,7 100,2 16,2 14,2 8,5 50,1 8,4 18,7 12,2 7,9 24,9 26,3 26,8 12,9 40,8 23,7 50 59 12,2 6,2 10,3 65 57,9 28,3 3,2 8,1 1,1 Tabella 9.4 - Estensione delle categorie forestali in ciascuna categoria inventariale. (La categoria inventariale superfici incluse non prevede la classificazione della categoria forestale, per questa ragione la superficie viene indicata come “non classificata”). 102 I caratteri stazionali sono i fattori ambientali locali (microclimatici, pedologici, morfologici e idrogeologici) che condizionano la vegetazione presente in un’area ecologicamente omogenea. Oltre a influenzare le cenosi vegetali presenti, i caratteri stazionali contribuiscono a definire il grado di fertilità e quindi le potenzialità di sviluppo dei soprassuoli forestali, fornendo indicazioni utili anche ai fini delle scelte di carattere gestionale. Soprassuoli radicati in stazioni con forti limitazioni edafiche (suoli molto superficiali, su pendii acclivi o molto soggetti ad erosione), ad esempio, presentano in genere potenzialità di sviluppo modeste e spesso assolvono a funzioni prevalentemente protettive. La procedura IFRS comprende il rilievo di numerosi attributi che concorrono a delineare le condizioni stazionali in ciascuna area di rilievo e che nel loro insieme definiscono le condizioni ecologiche prevalenti per le diverse categorie e tipologie forestali. Altitudine La correlazione tra vegetazione e fasce altimentriche è spesso complessa, poiché, a parità di quota, si possono riscontrare situazioni ecologiche diverse, talvolta fortemente variabili. Ciò si deve non solo a diversità di suoli e di matrice pedogenetica, ma anche alla diversa esposizione, all’azione e intensità dei venti dominanti, alla maggiore o minore distanza dalla linea di costa, all’effetto di massa dei rilievi, nonché, infine, alle vicende storiche d’uso del territorio. Nella presentazione dei risultati, i dati puntuali relativi all’altitudine sono stati riuniti in classi, in modo da consentire una lettura più agevole e anche significativa di questo tipo d’informazione. L’esame della distribuzione altimetrica delle categorie inventariali evidenzia che alcune di queste tendono a concentrarsi entro determinate fasce, mentre altre sono distribuite dal piano basale fino alle quote montane più elevate. Complessivamente, oltre la metà della superficie forestale si colloca al di sotto dei 900 metri di quota e solo il 2,5% ricade oltre i 1500 metri (Grafico 9.1.1). Oltre il 70% dei boschi alti occupa la fascia compresa tra i 300 e i 1.200 metri, mentre nel caso degli arbusteti si riscontra una significativa diffusione anche in pianura (0-300 metri), probabilmente per la ricolonizzazione di superfici agricole abbandonate (colture erbacee e non). Tra le categorie forestali dei boschi alti (Grafico 9.1.2), solo le faggete e le pinete di pino laricio presentano una netta concentrazione in ambiente montano (fascia altimetrica 1.200-1.500 e 1.5001.800 metri); viceversa le pinete di pini mediterranei si collocano in gran parte tra i 300 e i 600 metri d’altitudine. Se si eccettuano gli orno-ostrieti, che ricadono interamente entro i 600 metri di quota, le diverse categorie tendono a distribuirsi su almeno tre classi altitudinali, con talune prevalenze in corrispondenza d’una di esse. Alcune categorie (boschi di altre latifoglie, formazioni pioniere o secondarie, formazioni riparie) risultano pressoché ubiquitarie rispetto all’altitudine, con la sola esclusione delle quote estreme (oltre i 1.500 metri). Interessante la distribuzione dei castagneti, che si collocano entro una fascia molto ampia: dai 300600 fino ai 1.200-1.500 metri d’altitudine. Grafico 9.1.1 - Classi di altitudine (in metri) - distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale. Grafico 9.1.2 - Classi di altitudine (in metri) - distribuzione della superficie nelle categorie forestali dei boschi alti. 103 9. Superfici forestali e loro attributi 9.1 Caratteri stazionali Sistema informativo Forestale Regionale Esposizione L’esposizione esprime l’orientamento prevalente del versante su cui ricade il punto di rilievo. I valori assoluti di esposizione rilevati sono stati riuniti in classi per agevolare, con l’aggregazione del dato, la sua elaborazione. Il Grafico 9.1.3 riporta i risultati che si ottengono per le categorie inventariali. La distribuzione delle esposizioni risulta in genere variegata per tutte le classi, senza particolari prevalenze in corrispondenza di alcune specifiche esposizioni. Più che per le categorie inventariali, infatti, l’influenza dell’esposizione si rivela a livello di categorie e tipi forestali, dove entrano in gioco le preferenze ecologiche delle singole specie. Riconducendo le esposizioni a due macro-classi: prevalentemente calde (classi sud, sud-est, sud-ovest, ovest) e prevalentemente fredde (classi nord, nord-est, nord-ovest e est) e prendendo in esame le sole categorie forestali dei boschi alti, emergono differenze di distribuzione significative, sopratutto in corrispondenza di alcune di tali categorie (Grafico 9.1.4). Faggete, castagneti e leccete, infatti, risultano maggiormente diffusi in corrispondenza delle esposizioni prevalentemente fredde, mentre le pinete di pini mediterranei e anche quelle di pino laricio sono più frequenti nelle esposizioni prevalentemente calde. Solo per la categoria delle formazioni riparie, a motivo della loro ubicazione su morfologie pianeggianti, si registra una significativa diffusione in aree prive di un’esposizione prevalente. Pendenza La pendenza del versante su cui è ubicato il soprassuolo fornisce indicazioni utili sia per definire la su- 104 9. Superfici forestali e loro attributi scettibilità ai dissesti idrogeologici, con particolare riguardo al rischio d’erosione, sia per valutare le possibilità di accesso e d’impiego dei mezzi meccanici (che peraltro dipendono anche dalla rete viaria presente). Sui versanti acclivi aumenta in genere il rischio d’erosione, per il semplice fatto che l’acqua di precipitazione dà origine più facilmente a fenomeni di scorrimento superficiale, ma la presenza e l’entità effettiva di tali fenomeni dipendono soprattutto dalle caratteristiche del suolo e del substrato litologico nonchè dal grado di protezione esercitato da vegetazione e lettiera. A parità di pendenza quindi possiamo osservare sia versanti stabili non soggetti a erosione, sia versanti instabili soggetti a erosione superficiale o persino interessati da fenomeni franosi. In Sicilia più della metà della superficie forestale (275.889 ettari) risulta ubicata su versanti con pendenze minori del 40%. E’ tuttavia probabile che la quota di superficie che afferisce alle classi di pendenza più elevate (sopratutto la classe >80%) risulti sottostimata, poiché molti dei punti risultati inaccessibili (e quindi non classificati per i vari attributi) sono ubicati in aree di montagna caratterizzate da morfologie acclivi e accidentate. Tra le categorie inventariali (Grafico 9.1.5) solo gli impianti di arboricoltura si collocano in prevalenza entro la prima classe di pendenza (3.032 ettari); le altre sono in genere distribuite entro le prime tre classi, senza sostanziali differenze. La distribuzione relativa alle categorie forestali dei boschi alti (Grafico 9.1.6) evidenzia situazioni molto variegate: solo le formazioni riparie e le pinete di pino laricio risultano concentrate per oltre il 50% della loro estensione nella prima classe di pendenza, Grafico 9.1.3 - Esposizione- distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale. Grafico 9.1.4 - Esposizione (macro-categorie prevalentemente calde e fredde) – ripartizione della superficie nelle categorie forestali dei boschi alti. Grafico 9.1.5 - Pendenza- distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale. Giacitura La giacitura definisce la morfologia del terreno sia nell’area immediatamente circostante il punto di rilievo (giacitura locale o meso-rilievo), sia entro un raggio più ampio (giacitura estesa o macrorilievo), entro il quale la valutazione si basa principalmente sull’andamento dell’afflusso e deflusso idrico. In entrambi i casi l’attributo è codificato in classi che definiscono in modo sintetico l’andamen- to morfologico prevalente. Il Grafico 9.1.7 evidenzia la distribuzione della superficie forestale rispetto al macro-rilievo: come si può osservare, la morfologia più frequente è quella lungo il medio versante, mentre quella pianeggiante è poco rappresentata. Esaminando il dato relativo al meso-rilievo (Grafico 9.1.8), si conferma ancora una volta la prevalenza di giaciture su piano inclinato, anche se aumenta leggermente la frequenza delle giaciture pianeggianti. Le giaciture su morfologie concave o convesse si riducono rispetto alla diffusione dei macro-rilievi su alti e bassi versanti: infatti, se il soprassuolo si colloca lungo parti alte o basse di un versante, caratterizzate rispettivamente da forme convesse o concave, il dato di giacitura locale tende a rilevare morfologie inclinate o pianeggianti. Grafico 9.1.6 - Categorie forestali dei boschi alti - distribuzione della superficie per classi di pendenza. 9. Superfici forestali e loro attributi mentre cerrete, faggete e boschi di altre latifoglie sono più frequenti nella seconda classe. Complessivamente, l’88% della superficie (228.339 ettari) si colloca entro le prime tre classi. Lungo i versanti con pendenza maggiore del 60% spiccano gli oltre 12.300 ettari di querceti di rovere e roverella e i 5.500 ettari di rimboschimenti. Grafico 9.1.7 - Giacitura di area estesa - distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale. Grafico 9.1.8 - Giacitura locale - distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale. 105 Sistema informativo Forestale Regionale L’esame di dettaglio delle categorie forestali dei boschi alti (Grafico 9.1.9) evidenzia una maggiore frequenza di meso-rilievi pianeggianti nelle formazioni riparie e secondariamente nei rimboschimenti e nelle sugherete. Le morfologie di tipo convesso sono particolarmente diffuse nelle faggete, poiché queste formazioni occupano spesso la porzione sommitale dei rilievi. Morfologie concave (in cui si ha una prevalenza di afflussi idrici rispetto ai deflussi) si riscontrano con frequenza maggiore nelle formazioni riparie, ma anche nelle pinete di pini mediterranei. Fenomeni di dissesto Il rilievo dei fenomeni di dissesto, così come per gli altri attributi, riguarda un intorno del punto di rilievo di 2.000 metri quadrati. Fenomeni presenti all’esterno di questa superficie vengono indicati solo nel caso in cui rappresentino una minaccia reale per il soprassuolo interno all’area di rilievo. Il 16% della superficie forestale siciliana (80.509 9. Superfici forestali e loro attributi ettari) risulta interessato da fenomeni di dissesto. I fenomeni più frequentemente segnalati sono i crolli e i rotolamenti lapidei per effetto della gravità, le erosioni idriche e le esondazioni. Nei boschi alti la frequenza dei dissesti (Grafico 9.1.10) è la più bassa; viceversa, nelle categorie boscaglie, aree temporaneamente prive di soprassuolo (ATPS) e boschi bassi si registrano le maggiori diffusioni. Nel caso delle ATPS, i fenomeni di dissesto (frane di crollo o di scivolamento e altri) non solo sono molto frequenti, ma possono costituire l’evento causale che ha determinato la temporanea distruzione della copertura forestale. Esaminando più in dettaglio la distribuzione della copertura arborea nei punti in cui sono presenti fenomeni di erosione, smottamenti e frane (Grafico 9.1.11), emerge chiaramente come l’incidenza di questi tipi di dissesti sia significativamente maggiore in corrispondenza delle superfici con copertura inferiore al 50%. In altri termini, i risultati individuano nella copertura arborea un importante fattore di protezione e pre- Grafico 9.1.10 - Fenomeni di dissesto - frequenza e distinzione per tipo in ciascuna categoria inventariale. Grafico 9.1.9 - Giacitura locale - distribuzione della superficie nelle categorie forestali dei boschi alti. Grafico 9.1.11 - Ripartizione della superficie forestale interessata da smottamenti, frane, erosioni idriche ed eson- dazioni in relazione all’entità della copertura arborea. 106 BOX 1 - definizioni e classi La pietrosità del terreno viene definita in base alla diffusione di materiale lapideo di dimensioni ridotte (inferiori ai 50 cm). L’accidentalità, invece, è definita in base alla presenza di massi, rocce (con dimensioni unitarie superiori ai 50 cm), nonché di fossi, avvallamenti o altri ostacoli dovuti alla morfologia del terreno. Entrambi gli attributi vengono stimati a vista, valutando la quota parte dell’area di rilievo interessata dalla presenza di pietre, rocce e altri ostacoli. Qui di seguito, nella Tabella 9.1.1, sono riportate le classi considerate con le relative specifiche. Pietrosità del terreno Descrizione assente diffusione su meno del 5% dell'area di rilievo poco pietroso diffusione su meno di 1/3 dell'area di rilievo mediamente pietroso diffusione fra 1/3 e 2/3 dell'area di rilievo molto pietroso diffusione su oltre 2/3 dell'area di rilievo Accidentalità del terreno Descrizione non accidentato assenza di ostacoli o presenza continua o discontinua di ostacoli per lo più piccoli (di dimensione < 0,5 m) su una superficie non superiore a 1/4 dell’area di rilievo e normalmente non influenzanti le operazioni di prelievo poco accidentato ostacoli (piccoli) presenti in modo continuo o discontinuo su una superficie da 1/4 a 3/4 (26- 75%) dell'area di rilievo oppure ostacoli grandi (dimensione > 0,5 m) che occupano meno di 1/4 (25%) della superficie molto accidentato ostacoli (piccoli) presenti su oltre 3/4 (>75%) dell'area di rilievo oppure ostacoli grandi (dimensione > 0,5 m) che occupano più di 1/4 (25%) della superficie. Tabella 9.1.1 - Classi e definizioni per il rilievo di pietrosità e accidentalità. 9. Superfici forestali e loro attributi venzione dei dissesti idrogeologici, con particolare riferimento alle erosioni e ai movimenti franosi. I dissesti del tipo slavine, valanghe, colate laviche sono concentrati pressoché esclusivamente nell’area etnea (Figura 9.1.1) e spesso a quote elevate (Grafico 9.1.12). Quasi sempre, quindi, questi fenomeni sono legati all’attività eruttiva del vulcano e rappresentano un caso a se stante rispetto alle altre tipologie di eventi presi in esame. Per la precisione, le segnalazioni riguardano solo i casi in cui il soprassuolo risulta interessato marginalmente dalle colate; nei casi in cui la vegetazione ne sia completamente ricoperta, si determina invece un cambio d’uso del suolo e la superficie viene attribuita, fin dalla Fase 1 dell’IFRS, alla classe di uso “zone aperte con vegetazione rada o assente”. Correlazioni tra la frequenza dei dissesti e l’altitudine si osservano solo per alcuni tipi di fenomeni (Grafico 9.1.12): smottamenti e frane sono presenti fin dalle quote più basse e mostrano una diffusione più o meno costante fino ai 1.500 metri, mentre erosioni idriche ed esondazioni si spingono fino a 1800 metri, pur rimanendo più frequenti entro le prime due classi di altitudine. I fenomeni di crollo e di rotolamento lapideo dovuti alla gravità mostrano una diffusione significativa fin dalle quote più basse; ciò va posto in relazione alla particolare morfologia di molte zone situate anche a modesta altitudine, ove i rilievi sono stati fortemente incisi dall’azione erosiva dei corsi d’acqua. La ripartizione per provincia (Figura 9.1.2) dei fenomeni di dissesto evidenzia un’estensione superficiale massima nelle province di Messina (20.667 ettari) e Palermo (17.176 ettari) e minima in quelle di Siracusa (2.302 ettari) e Trapani (3.201 ettari). Se però si rapportano questi valori all’enti- Figura 9.1.1 - Distribuzione geografica e tipo di fenomeni di dissesto. Grafico 9.1.12 - Fenomeni di dissesto - frequenza in relazione all’altitudine (incrocio realizzato sui soli punti classifi- cati per entrambi gli attributi). 107 Sistema informativo Forestale Regionale tà della superficie forestale di ciascuna provincia, emerge un’incidenza particolarmente rilevante dei dissesti nelle province di Caltanissetta (34% della superficie forestale) e Ragusa (29%). La distribuzione dei fenomeni di dissesto in funzione delle ecoregioni (Grafico 9.1.13) mostra una maggiore frequenza in corrispondenza dei sistemi agricoli mediterranei steppici e mesomeditteranei. Le superfici forestali inserite in contesti a prevalente vocazione agricola, quindi, sembrano più esposte ai dissesti, specie se collocate in zone con clima particolarmente arido. Pietrosità e accidentalità Pietrosità e accidentalità concorrono a definire il grado di percorribilità del terreno, con particolare riferimento all’utilizzazione dei prodotti forestali. L’esame di questi attributi va quindi correlata ad altri parametri che influenzano l’accessibilità, come la presenza e il tipo di viabilità, la pendenza e il tipo di soprassuolo. Entrambi gli attributi sono espressi 9. Superfici forestali e loro attributi in classi, come specificato nel Box 1. I risultati relativi alla pietrosità evidenziano una significativa diffusione di situazioni con elevata quantità di materiale clastico incoerente (sassi e pietre) sulla superficie del terreno forestale (Grafico 9.1.14). Le incidenze maggiori si riscontrano nei boschi bassi, nei boschi radi e nelle aree temporaneamente prive di soprassuolo (ATPS). Solo negli impianti di arboricoltura e nei boschi alti la classe più alta risulta poco rappresentata. Complessivamente le situazioni con pietrosità media interessano il 19% della superficie forestale regionale, mentre quelle con pietrosità elevata si attestano sul 12%. Morfologie accidentate sono ampiamente diffuse in quasi tutte le categorie inventariali (Grafico 9.1.15); solo negli impianti di arboricoltura la classe più elevata risulta assente, mentre nei boschi alti la superficie che si colloca in stazioni molto accidentate è limitata al 13%. In tutte le altre categorie la diffusione di stazioni molto accidentate supera il 20%, con un massimo in corrispondenza dei boschi Grafico 9.1.13 - Fenomeni di dissesto - frequenza all’interno di ciascuna ecoregione. 108 Figura 9.1.2 - Tipo di fenomeni di dissesto e superficie interessata in ciascuna provincia (la dimensione delle torte è proporzionale alla superficie soggetta a fenomeni di dissesto in ciascuna provincia). Grafico 9.1.14 - Pietrosità - distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale. probabile che l’entità effettiva delle situazioni con morfologia molto accidentata risulti sottostimata: spesso, infatti, le difficoltà d’accesso sono dovute alla presenza di ostacoli fisico-orografici. L’incrocio tra l’accidentalità e la pendenza (Grafico 9.1.16) mostra una evidente correlazione positiva tra i due attributi: all’aumentare della pendenza si ha una crescente diffusione di formazioni forestali in terreni molto accidentati. 9. Superfici forestali e loro attributi bassi (31%). La distribuzione dei punti con accidentalità elevata riportata in Figura 9.1.3 evidenzia una concentrazione in corrispondenza dei principali rilievi montuosi della regione: Etna, M. Nebrodi, M. Peloritani, Madonie. Elevata accidentalità si riscontra però anche nell’entroterra palermitano e lungo rilievi minori, come quelli dell’area iblea, in corrispondenza di territori con morfologia più tormentata. Poiché molte delle superfici risultate inaccessibili sono ubicate in zone montane acclivi, è Figura 9.1.3 - Distribuzione dei punti con accidentalità elevata sul territorio regionale. Grafico 9.1.15 - Accidentalità - distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale. Grafico 9.1.16 - Distribuzione dell’accidentalità in funzione della pendenza delle superfici forestali (incrocio realizzato sui soli punti classificati per entrambi gli attributi). 109 Sistema informativo Forestale Regionale 9. Superfici forestali e loro attributi 9.2 Origine dei soprassuoli L’origine di un soprassuolo è definita in funzione dei processi che ne determinano l’insediamento, prevalentemente in relazione all’influenza antropica. Secondo la classificazione adottata dall’IFRS, un soprassuolo può essere considerato di origine naturale nei casi in cui deriva da disseminazione naturale di alberi o arbusti preesistenti o da fenomeni di ricolonizzazione non influenzati dalle attività umane. Ad esempio è di origine naturale un bosco che si è insediato in un coltivo abbandonato. Quando l’insediamento di una formazione forestale è stato anche solo parzialmente influenzato dall’attività dell’uomo, l’origine è considerata semi-naturale. Tutti i boschi soggetti a gestione attiva o che, seppur abbandonati, derivano da precedenti forme d’intervento, sono quindi ascrivibili a questa categoria. Le formazioni di origine artificiale, infine, derivano da rimboschimento, impianto o semina. Le formazioni di origine artificiale (Grafico 9.2.1), in Sicilia, sebbene non preponderanti (103.079 ettari), interessano una quota significativa della superficie forestale regionale (20%) e la loro incidenza aumenta considerevolmente se si esamina la ripartizione all’interno della categoria boschi alti, dove raggiungono il 36% (Grafico 9.2.2). Si tratta di una percentuale rilevante, specie se confrontata con la media nazionale, secondo cui solo il 5% dei boschi alti italiani risulta di origine artificiale. L’attività di rimboschimento praticata nel corso del ‘900 ha quindi contribuito in modo significativo all’incremento della superficie forestale e a 110 Figura 9.2.1 - Tipo di origine dei soprassuoli e distribuzione geografica. Provincia Agrigento Caltanissetta Catania Enna Origine naturale Origine semi-naturale Origine artificiale Superficie non classificata per l’origine del soprassuolo Sup. ES Sup. ES Sup. ES Sup. ES [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] 1.438 28,6 1.521 27,3 12.311 8,7 - - - - 887 37,6 15.186 6,8 95 100,1 2.584 20,1 29.905 5,4 11.926 9,4 561 41,5 346 57,9 5.539 13,8 17.2836 7,1 95 99,6 Messina 10.576 9,9 64.303 3,6 8.455 11,5 734 38,8 Palermo 7.864 11,7 29.897 5,6 17.4175 7,7 4.228 15,4 Ragusa 475 44,5 1.457 27,4 6.3955 11,7 - - Siracusa 1.155 31,7 9.256 10,3 3.559 17,7 - - Trapani 2.200 22,1 245 70,9 6.557 12,0 - - Regione 26.640 6,3 143.010 2,5 99.090 3,1 5.713 13,3 Tabella 9.2.1 - Origine del soprassuolo: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. quella dei boschi alti in particolare. Anche tra i boschi radi si registra una significativa presenza di soprassuoli artificiali; la modesta copertura deriva qui da una scarsa riuscita degli impianti o da altri fattori (incendi, danni biotici e abiotici) che possono aver drasticamente ridotto la densità originaria. Le formazioni di origine naturale risultano frequenti, con un’incidenza superiore al dato nazionale: 135.627 ettari, pari al 26% della superficie forestale regionale (Grafico 9.2.1), contro una media italiana del 19%. Occorre però osservare che, mentre a livello nazionale le formazioni di origine naturale sono costituite in prevalenza da boschi alti, in Sicilia prevalgono nettamente gli arbusteti (74% del totale), mentre i boschi alti rappresentano solo il 18%. Oltre agli arbusteti, in Sicilia, solo i boschi bassi e le boscaglie, presentano un origine naturale per oltre il 50% della loro superficie: le limitazioni stazionali che frequentemente caratterizzano queste categorie rendono spesso difficile sia la gestione selvicolturale in formazioni spontanee, sia la realizzazione di nuovi impianti artificiali. Le formazioni di origine semi-naturale, che a livello nazionale sono ampiamente prevalenti (62% della superficie forestale), in Sicilia rappresentano solo il 30% della superficie forestale. Questa diversità, dovuta soprattutto alla particolare incidenza, in Sicilia, degli impianti di origine artificiale, si conferma esaminando la distribuzione per i soli boschi alti (Grafico 9.2.2): si passa infatti da un’incidenza del 71% a livello nazionale, al 54% della regione Sicilia. Boschi di origine naturale si riscontrano prevalentemente tra i querceti di roverella, le leccete e le Altre terre boscate Provincia Origine naturale Origine semi-naturale Origine artificiale Superficie non classificata per l'origine del soprassuolo Sup. ES Sup. ES Sup. ES Sup. ES [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] Agrigento 8.819 10,8 125 100,1 212 71,9 7.401 12,0 Caltanissetta 2.663 20,4 95 100,1 241 70,9 1.306 30,2 Catania 12.937 9,0 1.3065 30,3 337 58,7 10.350 10,3 Enna 6.764 12,5 1.502 28,4 251 70,4 10.926 9,4 Messina 22.989 6,8 2.2442 23,4 125 99,8 56.261 3,9 Palermo 27.310 6,0 3.188 19,4 2.328 21,9 13.993 8,8 Ragusa 2.898 19,2 642 44,7 - - 2.679 20,1 Siracusa 17.387 6,9 173 70,1 - - 9.058 10,6 Trapani 7.221 11,0 - - 494 49,8 3.443 17,5 Regione 108.987 3,0 9.275 11,4 3.988 17,0 115.417 3,0 Tabella 9.2.2 - Origine del soprassuolo: macrocategoria altre terre boscate. Grafico 9.2.1 - Origine del soprassuolo - distribuzione della superficie per categorie inventariali. 111 9. Superfici forestali e loro attributi Formazioni eleggibili ai fini Kyoto Sistema informativo Forestale Regionale 9. Superfici forestali e loro attributi formazioni riparie, nonché tra i boschi di altre latifoglie, dove si annoverano varie consociazioni di specie minori, non ben inquadrabili sotto il profilo tipologico. Dalle Tabelle 9.2.1 e 9.2.2 emergono differenze rilevanti tra le singole province, spesso correlate con le variazioni nell’entità dell’area forestale. Il dato più appariscente riguarda Caltanissetta, dove la su- perficie forestale è particolarmente esigua (19.439 ettari, pari al 4% del totale regionale) e deriva per il 75% da interventi di rimboschimento (in particolare eucalitteti). Anche nelle altre province caratterizzate da scarsa diffusione delle formazioni forestali (Ragusa, Trapani, Agrigento, Enna, Siracusa) si osserva un fenomeno analogo, che diventa ancora più evidente se Italia Sicilia Grafico 9.2.2 - Confronto tra l’origine del soprassuolo nei boschi alti italiani (INFC 2005 - a sinistra) e nei boschi alti della Sicilia (IFRS 2008/2009 - a destra). Grafico 9.2.3 - Origine del soprassuolo - distribuzione della superficie per ecoregione. 112 si considera la sola categoria dei boschi alti, dove la percentuale di superficie artificiale si attesta tra il 70 e oltre il 90%. Fa eccezione la provincia di Siracusa, dove, nonostante la bassa superficie forestale, solo il 9% delle formazioni risulta di origine artificiale (3.559 ettari). Le tre province che emergono per entità complessiva della superficie forestale (Messina, Palermo e Catania) sono anche quelle in cui le formazioni di origine naturale e semi-naturale rappresentano più del 60% del totale. La ripartizione dei dati per ecoregione indicata dal Grafico 9.2.3 evidenzia le correlazioni tra origine dei soprassuoli e uso prevalente del territorio: le formazioni di origine artificiale, infatti, si concentrano in corrispondenza delle aree a prevalente vocazione agricola, in cui nei secoli passati la vegetazione forestale è stata ampiamente rimossa per dare spazio alle coltivazioni. Un’altra osservazione desumibile da questo grafico è l’elevata presenza di formazioni forestali di origine naturale nell’ecoregione delle isole. Il dato non è però confortato dalla presenza di boschi alti, poiché la maggior parte di queste formazioni è rappresentata da arbusteti. Formazioni forestali originate da coltivazioni agricole abbandonate I soprassuoli di origine naturale o semi-naturale possono derivare da processi di ricolonizzazione di superfici agricole abbandonate. Secondo la procedura di rilievo IFRS l’evidenza di questo fenomeno è data dalla presenza di individui superstiti delle vecchie coltivazioni. è possibile evidenziare i fenomeni successionali avvenuti in corrispondenza di coltivazioni da frutto, individuando la specie un tempo coltivata. Più difficile invece, o addirittura impossibile, cogliere la medesima informazione per i fenomeni di ricolonizzazione avvenuti in corrispondenza di pascoli o di colture erbacee, non potendosi quasi mai Le formazioni forestali rinvenute in corrispondenza di ex agrumeti, noccioleti e pistacchieti sono invece assai poco frequenti e contribuiscono per meno dell’1% alla superficie forestale regionale (Grafico 9.2.5). Le formazioni che si sono originate dalla colonizzazione dei frutteti abbandonati rientrano per lo più nelle categorie degli arbusteti e dei boschi radi, tuttavia, poiché i processi successionali sono tuttora in corso, è ragionevole attendersi una progressiva 9. Superfici forestali e loro attributi osservare la testimonianza delle vecchie coltivazioni, rappresentate per lo più da specie erbacee. A livello regionale la superficie forestale originata da questo tipo di processi è di 35.860 ettari pari al 7% della superifcie forestale regionale (Grafico 9.2.4). Più della metà di tale superficie deriva dall’invasione di oliveti (19.977 ettari), che, anche a causa della maggiore estensione sul territorio regionale, si configurano come la tipologia più esposta all’abbandono. Grafico 9.2.4 - Superficie forestale originata da processi di invasione su coltivazioni agricole abbandonate (ex frutteti) distribuzione per categoria inventariale. Grafico 9.2.5 - Superficie forestale originata da insediamento su ex frutteti - dettaglio per tipo di coltivazione e categoria inventariale. Si omettono le categorie non interessate dal fenomeno. Figura 9.2.2 - Superficie forestale originata da processi di invasione su coltivazioni agricole abbandonate (ex frutteti) entità per provincia e tipo di coltivazione (la dimensione delle torte è proporzionale alla superficie forestale su ex frutteti all’interno di ciascuna provincia) 113 Sistema informativo Forestale Regionale evoluzione di queste formazioni verso altre categorie inventariali (boschi alti o anche boschi bassi e boscaglie in corrispondenza delle stazioni più limitanti). Sono comunque già presenti oltre 14.400 ettari in cui le formazioni originate dall’abbandono sono già ascrivibili alla categoria dei boschi alti. In questi casi le formazioni rientrano prevalentemente nella categoria forestale dei querceti di ro- 9. Superfici forestali e loro attributi vere e roverella. In valore assoluto le province con maggiore superficie forestale originata dall’invasione di frutteti abbandonati sono Messina, Palermo e Siracusa, mentre in termini relativi emergono soprattutto le province di Siracusa e Ragusa, che presentano quasi il 20% della loro pur modesta superficie forestale costituita da formazioni originatesi in ex frutteti (Figura 9.2.2). Epoca d’impianto dei soprassuoli artificiali Nel caso di soprassuoli d’origine artificiale è possibile stabilire con relativa facilità e accuratezza anche l’epoca d’impianto o quantomeno individuare se essa sia riconducibile agli anni antecedenti o successivi al 1990 (anno di riferimento ai fini Kyoto). Dal 1990 sono stati realizzati impianti su una superficie di 16.517 ettari (16% del totale con origine artificiale), di cui 11.528 sono costituiti da boschi e 3.735 sono rappresentati da impianti di arboricoltura. L’attività di rimboschimento, quindi, sebbene molto ridimensionata rispetto al passato, è proseguita fino ad epoca molto recente. La distribuzione per provincia evidenzia differenze sia nell’entità complessiva degli impianti realizzati, sia nell’epoca d’impianto. In valore assoluto, le maggiori superfici post 1989 si hanno nella provincia di Palermo (3.300 ettari); seguono Enna, Caltanissetta e Agrigento. Le province di Siracusa e Ragusa, caratterizzate da entità complessivamente modeste di impianti artificiali, presentano invece le maggiori superfici relative di impianti realizzati dopo il 1989 (rispettivamente: 37% e 29%). Figura 9.2.3 - Soprassuoli di origine artificiale - entità ed epoca di insediamento in ciascuna provincia (la dimensione delle torte è proporzionale alla superficie di origine artificiale all’interno di ciascuna provincia). 114 La fisionomia di un soprassuolo è l’aspetto immediatamente percepibile dall’occhio dell’osservatore, determinato dall’insieme di numerosi caratteri qualitativi e quantitativi. Non è sempre agevole inquadrare i soprassuoli all’interno di classificazioni fisionomiche, specie quando si ha a che fare con formazioni in evoluzione, come quelle originate da successioni secondarie. La fisionomia è influenzata dalla gestione, che tende spesso a rendere maggiormente uniforme e quindi a semplificare l’originario aspetto del soprassuolo. Per questo motivo i boschi soggetti a gestione attiva risultano più facilmente classificabili (Foto 9.3.1), mentre quelli non assoggettati per tempi più o meno lunghi a interventi colturali e quelli di neoformazione sono caratterizzati da un aspetto che a noi pare maggiormente disordinato o irregolare (Foto 9.3.2). Le formazioni forestali della Sicilia risultano particolarmente diversificate sotto il profilo fisionomico, sia per la molteplicità dei climi e microclimi presenti (si va da ambienti prettamente mediterranei a zone montane, o più propriamente montano-mediterranee, fortemente influenzate dalla latitudine dell’Isola), sia per la frequenza di neoformazioni e di soprassuoli non più soggetti a forme attive di gestione. Fisionomie definite e tipiche si riscontrano soprattutto nelle province più densamente boscate (Messina, Palermo e Catania), dove si collocano i nuclei forestali storicamente più consolidati. Risultano facilmente inquadrabili anche i soprassuoli di origine artificiale, a meno che non siano stati interessati da incendi o da altri fenomeni patologici, che possono aver modificato drasticamente la struttura originaria. I boschi radi sono in genere più difficili da classificare: l’entità della copertura (5-10%) infatti è talmente modesta che non risulta possibile individuare a prima vista le caratteristiche specifiche dello strato arboreo. Ad un primo colpo d’occhio la fisionomia risulta molto affine a quella dei pascoli arborati, con un piano erbaceo o arbustivo inferiore più o meno sviluppato (Foto 9.3.3). Inoltre, come detto, possono risultare di difficile definizione tutte le formazioni che si sono originate da successioni secondarie, specie se recenti ed in rapida evoluzione. Numerosi attributi forniscono informazioni utili alla definizione della fisionomia. Nei paragrafi che seguono se ne evidenziano alcuni tra i più significativi, che concorrono a delineare i principali modelli per la realtà siciliana. 9. Superfici forestali e loro attributi 9.3 Fisionomia dei soprassuoli Grado di copertura Uno degli aspetti di maggior risalto nel caratterizzare la fisionomia di una formazione forestale è la copertura delle chiome. Il suo rilievo è stato ese- Foto 9.3.1 - Faggeta recentemente diradata. Figura 9.3.1 - Distribuzione della copertura arborea sul territorio regionale. Foto 9.3.2 - Bosco di neoformazione sui Monti Nebrodi. Foto 9.3.3 - Bosco rado con specie erbacee e arbustive. 115 Sistema informativo Forestale Regionale guito considerando separatamente il piano arboreo e quello arbustivo ed escludendo dal conteggio gli eventuali arbusti situati sotto la proiezione delle chiome di specie arboree soprastanti: la somma dei due strati fornisce il valore complessivo della copertura che la vegetazione arborea e arbustiva esercitano al livello del suolo. Il suo valore massimo è pari al 100%. Dai valori rilevati, espressi in classi (Grafico 9.3.1), emerge che il 51% delle formazioni forestali della regione presenta una copertura complessiva (arborea e arbustiva) maggiore del 50% (263.302 ettari), ma solo il 26% si attesta oltre l’80%. Nel caso delle aree temporaneamente prive di soprassuolo (ATPS), l’assegnazione di tutta la superficie alla classe di copertura più bassa è implicita nella stessa definizione della categoria, che prevede la quasi totale assenza di specie arboree e arbustive verdi all’interno dell’area di rilievo. Nei boschi alti la percentuale di formazioni con copertura complessiva maggiore del 50% sale all’80% (207.516 ettari), mentre nei boschi radi, 9. Superfici forestali e loro attributi che per definizione hanno una copertura arborea compresa tra il 5 e il 10%, anche la copertura totale risulta comunque inferiore al 50% su gran parte della superficie interessata dalla categoria (10.139 ettari). Esaminando la distribuzione per la sola copertura arborea (Grafico 9.3.2), emerge che soltanto il 67% dei boschi alti (172.702 ettari) presenta una copertura maggiore del 50%, mentre nei boschi bassi e nelle boscaglie la superficie scende rispettivamente al 26 e 22%. Negli impianti di arboricoltura il 58% della superficie presenta una copertura arborea minore del 50% (2.340 ettari): in questo caso però il risultato dipende dalla giovane età di molti impianti (oltre la metà ha meno di 10 anni). Con riferimento all’intera superficie forestale della Sicilia, si rileva che solo il 35% (176.524 ettari) presenta una copertura arborea maggiore del 50%. Il confronto con la distribuzione della copertura arborea nei boschi alti italiani (Grafico 9.3.3) evidenzia differenze significative sopratutto nell’entità della classe con copertura maggiore Grafico 9.3.1 - Copertura totale (arborea e arbustiva) – distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale 116 Grafico 9.3.2 - Copertura arborea - distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale. Grafico 9.3.3 - Copertura arborea - confronto tra la distribuzione di superficie nei boschi italiani (dati INFC) e in quelli siciliani. Grafico 9.3.4 - Copertura arborea - distribuzione della superficie nelle categorie forestali dei boschi alti. chiome, mentre per la definizione della struttura verticale è necessaria l’osservazione diretta del profilo verticale del soprassuolo. La struttura varia non solo in funzione della composizione specifica e delle condizioni stazionali, ma anche, e spesso soprattutto, in relazione alla presenza e al tipo di gestione selvicolturale. I soprassuoli di origine artificiale, ad esempio, presentano in genere strutture semplificate, in cui la distribuzione orizzontale degli alberi è molto regolare e le chiome occupano un unico strato verticale. Anche nei boschi di origine semi-naturale l’attività selvicolturale ha spesso comportato una semplificazione della struttura, specialmente quando sono stati attuati per lunghi periodi di tempo interventi intensivi dello stesso tipo, come nel caso del taglio raso o dei tagli successivi. I soprassuoli di origine naturale, specie se di neoformazione, sono caratterizzati da una distribuzione spaziale degli alberi più irregolare. Eventi calamitosi (incendi in particolare) e attacchi fitopatologici possono modificare, anche molto repentinamente, la struttura di un soprassuolo e condizionarne drasticamente l’evoluzione. Struttura del soprassuolo Struttura orizzontale La struttura del soprassuolo viene determinata dal modo in cui le specie si distribuiscono nello spazio. Nei soprassuoli forestali solitamente si distingue una struttura orizzontale e una verticale: la struttura orizzontale (o tessitura) definisce la modalità con cui le chiome delle specie si proiettano al suolo, mentre quella verticale indica la collocazione delle chiome nei vari strati. L’osservazione delle foto aree, che offrono una vista dall’alto del soprassuolo, consente un’agevole valutazione della distribuzione orizzontale delle Tra le formazioni forestali della regione emergono due tipologie di struttura orizzontale più frequenti (Grafico 9.3.6): quella di tipo uniforme casuale (154.315 ettari) e quella di tipo lacunoso (93.163 ettari). La tessitura uniforme casuale (Foto 9.3.4), con distribuzione, appunto, delle chiome in forma casuale e più o meno costante nello spazio, si associa a coperture arboree-arbustive generalmente superiori al 50%, mentre la tessitura lacunosa (Foto 9.3.5), caratterizzata da un’alternanza di zone Grafico 9.3.5 - Copertura arbustiva - distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale. 9. Superfici forestali e loro attributi dell’80%: a livello nazionale il 54% dei boschi alti si colloca entro questa classe di copertura, mentre in Sicilia la percentuale scende al 32% (83.373 ettari). La classe più estesa, in Sicilia, è quella con copertura compresa tra il 50 e l’80% (89.328 ettari) e anche i boschi delle classi 11-20% e 21-50% sono molto più diffusi rispetto alla media nazionale. In dettaglio, esaminando le singole categorie forestali relative ai boschi alti (Grafico 9.3.4), emerge che le formazioni con copertura densa sono frequenti sopratutto tra le faggete, le cerrete e i castagneti, mentre gli orno-ostrieti, i boschi di altre latifoglie e le pinete mediterranee presentano una netta prevalenza di coperture inferiori al 50%. La copertura arbustiva (Grafico 9.3.5) è diffusa nella maggior parte delle categorie inventariali; tende a crescere quando la copertura arborea si fa rada o discontinua. La maggior parte degli arbusteti presenta una copertura arbustiva maggiore del 20%, ma meno della metà supera il 50%. Gli arbusteti con copertura pressoché continua (> 80%) interessano una superficie di soli 12.784 ettari (13%). Grafico 9.3.6 - Struttura orizzontale - distribuzione della superficie per ciascuna categoria inventariale. Foto 9.3.4 - Esempio di soprassuolo con tessitura uniforme casuale. A sinistra foto panoramica, a destra ortofoto aerea. 117 Sistema informativo Forestale Regionale sempre strutture orizzontali molto regolari e uniformi (Foto 9.3.8), ma i risultati evidenziano la presenza di alcune situazioni con tessitura irregolare, che lasciano presupporre una scarsa riuscita degli impianti stessi. Strutture orizzontali irregolari si riscontrano con discreta frequenza in tutte le province siciliane (Grafico 9.3.7), con valori massimi in provincia di Siracusa, dove oltre metà della superficie forestale presenta tessiture di tipo aggregato, disperso o lacunoso. In provincia di Caltanissetta, dove la maggior parte delle formazioni forestali deriva da impianto, la struttura prevalente è invece quella di tipo uniforme regolare. Il dettaglio relativo alle categorie forestali dei boschi alti (Grafico 9.3.8) mostra una notevole varietà di situazioni: faggete, cerrete, castagneti si confermano le categorie con maggiore uniformità di struttura, mentre orno-ostrieti, querceti di rovere e roverella, formazioni riparie e boschi di altre la- Foto 9.3.5 - Esempio di soprassuolo con tessitura lacunosa. A sinistra foto nell’area di rilievo, a destra ortofoto aerea. Foto 9.3.6 - Esempio di soprassuolo con tessitura dispersa. A sinistra foto nell’area di rilievo, a destra ortofoto aerea. province più e meno dense con piccole aree aperte o rade, si rinviene sia in formazioni con copertura molto modesta, sia in formazioni con discreta copertura complessiva. Nella categoria inventariale dei boschi alti sono rappresentate tutte le tessiture, ma il tipo uniforme casuale è decisamente prevalente (115.561 ettari). Nei boschi alti caratterizzati da basso indice di copertura arborea e nei boschi radi la maggior parte delle formazioni presenta una tessitura dispersa (Foto 9.3.6), con piante isolate distribuite in modo irregolare o aggregata, cioè con piante distribuite in gruppi o collettivi (Foto 9.3.7). Anche nei boschi bassi e nelle boscaglie oltre il 50% della superficie presenta tessiture irregolari (aggregate, disperse o lacunose), che possono dipendere dalla presenza di affioramenti rocciosi o da altre superfici difficilmente colonizzabili dalla vegetazione. Gli impianti di arboricoltura dovrebbero presentare 9. Superfici forestali e loro attributi Grafico 9.3.7 - Struttura orizzontale - distribuzione della superficie per provincia. 118 Foto 9.3.7 - Esempio di soprassuolo con tessitura aggregata. A sinistra foto nell’area di rilievo, a destra ortofoto aerea. Struttura verticale L’esame della struttura verticale assume significato in particolare per la categoria dei boschi alti, l’unica al cui interno si possono realmente distinguere formazioni caratterizzate da un unico piano verticale e formazioni in cui le chiome degli alberi si collocano in due distinti piani. All’interno della categoria, la maggior parte delle formazioni presenta una Foto 9.3.8 - Impianto di arboricoltura monospecifico. struttura di tipo monoplano (Foto 9.3.10); solo 19.682 ettari presentano una struttura biplana (Foto 9.3.11) evidente (Grafico 9.3.9). Le maggiori estensioni di superficie con struttura biplana si registrano all’interno dei querceti di rovere e roverella (4.886 ettari) e dei rimboschimenti (6.823 ettari). Il dato relativo ai rimboschimenti, apparentemente contraddittorio, è in realtà indicativo della presenza di processi successionali sotto la copertura del soprassuolo principale. In termini relativi, le maggiori frequenze di formazioni biplane si osservano nella categoria degli orno-ostrieti, in quella delle formazioni pioniere e nei castagneti. Il quest’ultimo caso si tratta di soprassuoli governati a ceduo e sottoposti a taglio raso matricinato nell’ultimo decennio. Sotto il profilo colturale si osservano, sempre nei boschi biplani, sia formazioni governate a ceduo (9.163 ettari) sia fustaie (7.162 ettari) (Grafici 9.3.10 e 9.3.11). Oltre 3.000 ettari non sono invece attribu- Grafico 9.3.8 - Struttura orizzontale - distribuzione della superficie nelle categorie forestali dei boschi alti. 9. Superfici forestali e loro attributi tifoglie presentano per oltre il 50% della loro superficie strutture irregolari (aggregate, disperse o lacunose). Come si può osservare, non tutti i rimboschimenti presentano tessiture uniformi e regolari (Foto 9.3.9): su oltre 29.700 ettari, infatti, si registra una tessitura lacunosa, aggregata o perfino dispersa. Si tratta evidentemente di impianti mal riusciti o di formazioni che hanno subito forti danni di tipo biotico (attacchi di patogeni) o abiotico (incendi, schianti conseguenti a eventi meteorologici di particolare intensità). Grafico 9.3.9 - Struttura verticale - distribuzione della superficie nelle categorie forestali dei boschi alti. Foto 9.3.9 - Esempio di soprassuolo con tessitura uniforme regolare. A sinistra foto nell’area di rilievo, a destra ortofoto aerea. Foto 9.3.10 - Esempio di struttura verticale monoplana. 119 Sistema informativo Forestale Regionale ibili ad alcun modello ben preciso: sono stati quindi inseriti nel tipo “non definito”, che comprende sia i cedui molto invecchiati in stato di abbandono colturale, sia i boschi di neoformazione non ancora interessati da interventi selvicolturali (Grafico 9.3.12). Nel piano superiore gli stadi di sviluppo prevalenti sono quelli adulti e invecchiati, mentre nel piano inferiore prevalgono gli stadi giovanili, sia nelle formazioni governate a ceduo, sia nelle fustaie. Talvolta si possono avere strutture biplane con entrambi i piani riferibili a stadi adulti o invecchiati: in questo caso le differenze di sviluppo in altezza possono dipendere dalla composizione specifica (specie del piano superiore con capacità di accrescimento maggiori rispetto a quelle del piano inferiore). Tipi colturali e stadi di sviluppo Come accennato in precedenza, la fisionomia di un soprassuolo è influenzata, spesso in modo determinante, dal tipo di gestione. Anche le formazioni in stato di abbandono, dove non sono stati eseguiti interventi da alcuni decenni, risentono ancora fortemente dell’impronta data dall’attività colturale, poiché i processi di evoluzione naturale agiscono con tempi molto lunghi. Dalla forma di governo e di trattamento applicati al bosco è possibile desumere importanti informazioni sulla sua fisionomia, tanto che spesso si usano i termini “fisionomia di ceduo” oppure “fisionomia di fustaia” per caratterizzare l’aspetto che esso assume. Il Grafico 9.3.13 riporta la distribuzione dei boschi alti in funzione del tipo colturale rilevato: ne emerge una discreta varietà di forme di governo e trattamento. Le fustaie coetanee (Foto 9.3.12) sono le più diffuse (90.284 ettari), ma molte sono 120 9. Superfici forestali e loro attributi costituite da rimboschimenti (66.571 ettari) e sono quindi di origine artificiale. Le fustaie transitorie (termine con cui si indicano i cedui invecchiati sottoposti a interventi di conversione all’alto fusto) sono decisamente poco frequenti (7.230 ettari) e concentrate in tre sole categorie forestali (cerrete, faggete e querceti di rovere e roverella). La fisionomia delle fustaie transitorie risulta ancora molto simile a quella del ceduo originario finché sulle ceppaie permangono diversi polloni; man mano però che si procede con i tagli intercalari, diventa sempre più vicina a quella delle fustaie coetanee monoplane. Diverse fustaie sono state classificate come irregolari (33.628 ettari): si tratta di formazioni con struttura ed età eterogenee, non facilmente schematizzabili (Foto 9.3.13). Può trattarsi di boschi di neoformazione, in cui non c’è ancora una struttura definita, o di boschi abbandonati che, con l’evoluzione naturale, stanno modificando anche la propria struttura. Le formazioni classificate come fustaie disetanee potrebbero essere definite più propriamente come fustaie “disetaneiformi”: in linea di massima si tratta di soprassuoli con età delle piante eterogenea, in cui sono ancora individuabili due o tre strati verticali fra i quali si distribuiscono le chiome degli alberi. Nella maggior parte dei casi, in queste formazioni non viene eseguita alcuna pratica colturale. I boschi cedui (Foto 9.3.14) si distinguono in cedui semplici (cioè senza matricine), cedui matricinati e cedui composti (con matricine distribuite in più classi di età). Le prime due forme di trattamento interessano rispettivamente 26.738 e 23.787 ettari, mentre i cedui composti sono molto meno Foto 9.3.11 - Esempio di struttura verticale biplana. Piano superiore Foto 9.3.12 - Fustaia coetanea di eucalipto. Piano inferiore Grafico 9.3.10 - Cedui biplani: dettaglio degli stadi di sviluppo in ciascun piano verticale (le etichette indicano la superficie interessata, espressa in ettari). Piano superiore Piano inferiore Grafico 9.3.11 - Fustaie biplane: dettaglio degli stadi di sviluppo in ciascun piano verticale (le etichette indicano la superficie interessata, espressa in ettari). Piano superiore Piano inferiore Grafico 9.3.12 - Tipo colturale speciale e non definito: dettaglio degli stadi di sviluppo in ciascun piano verticale (le etichette indicano la superficie interessata, espressa in ettari). schi alti per tipo colturale. frequenti (6.571 ettari). La presenza e l’entità della matricinatura incidono in modo significativo sulla fisionomia del soprassuolo, soprattutto nei primi anni successivi al taglio. Il rilascio delle matricine è stato ed è tuttora considerato un fattore di mitigazione dell’impatto estetico-paesaggistico dei tagli a raso, a tal punto che spesso il numero dei rilasci può superare ampiamente quello suggerito dalle necessità selvicolturali. Il tipo colturale non definito comprende sia i cedui molto invecchiati (Foto 9.3.15), che non sono più recuperabili a questa forma di governo, sia i boschi di neoformazione. Pure in questo caso siamo di fronte a soprassuoli con strutture difficilmente classificabili, anche se nei cedui costituiti da specie con elevata facoltà pollonifera (ancor più se sciafile, come nel caso del faggio) l’evoluzione avviene in periodi di tempo molto lunghi e la struttura stessa rimane per più tempo affine a quella dei cedui. Il tipo colturale speciale individua le formazioni finalizzate all’ottenimento di particolari prodotti forestali, non legnosi, tra i quali sono ampiamente prevalenti quelli derivati dalla decortica del sughero Grafico 9.3.14 - Tipi colturali e stadi di sviluppo dei boschi alti. I tipi colturali sono riuniti nei macro-tipi: cedui, fustaie coetanee e transitorie, non definiti e speciali. Nel caso di formazioni biplane, lo stadio di sviluppo è quello relativo al piano superiore. (Foto 9.3.16). Per l’esame degli stadi di sviluppo, i tipi colturali possono essere riuniti in 3 categorie (o macro-tipi) principali: fustaie coetanee e transitorie, cedui, tipo colturale non definito e speciale. Ciascuno di essi presenta propri caratteristici stadi di sviluppo (Grafico 9.3.14). Un quarto macro-tipo, quello delle fustaie irregolari e disetanee, presenta, per definizione, caratteristiche troppo eterogenee per poter individuare veri e propri stadi di sviluppo e per questa categoria, infatti, la metodologia non prevede il rilievo di tale attributo. Le fustaie coetanee e transitorie presentano una significativa concentrazione in corrispondenza dello stadio di fustaia giovane/adulta. In tale stadio la differenziazione sociale, dopo un periodo di forte evidenza, tende a diminuire e comincia a delinearsi la struttura del soprassuolo adulto. L’altezza media delle piante risulta compresa tra 7/10 e 9/10 dell’altezza media di maturità. Gli stadi più giovanili (novelleti e spessine), decisamente poco frequenti, sono caratterizzati da elevate densità e crescenti gradi di concorrenza per la luce. Le spessine sono in genere difficilmente penetrabili a causa non solo della densità delle piante, 9. Superfici forestali e loro attributi Grafico 9.3.13 - Distribuzione della superficie dei bo- Foto 9.3.13 - Fustaia irregolare. ma anche della persistenza di rami fino alla base; la progressiva diminuzione di luce finisce però col produrre il disseccamento di quelli più bassi e accrescere la concorrenza tra le piante, provocando una significativa mortalità naturale. Mortalità e differenziazione sociale delle piante proseguono attivamente nel successivo stadio di Foto 9.3.14 - Ceduo matricinato (stadio giovanile). perticaia, in cui si assiste ad un forte incremento in diametro ed altezza delle piante dominanti. Nei cedui, metà della superficie (28.687 ettari) è costituita da formazioni adulte, in cui i polloni hanno età prossime al turno; un altro 34% (19.353 ettari) è rappresentato da cedui invecchiati, cioè soprassuoli in cui i polloni hanno superato ampia- 121 Sistema informativo Forestale Regionale 9. Superfici forestali e loro attributi Foto 9.3.15 - Ceduo invecchiato associato a zone di Foto 9.3.16 - Sughereta in cui è stata eseguita la de- espansione del bosco. cortica. mente l’età del turno consuetudinario. Nei cedui invecchiati la concorrenza intra- e interspecifica induce una forte differenziazione sociale dei polloni, con graduale disseccamento di quelli dominati. In questo modo il loro numero per ceppaia si riduce progressivamente, anche se in misura diversa a seconda della specie: le specie sciafile, come il faggio, e quelle con elevata facoltà pollonifera, come il carpino nero e il castagno, possono conservare a lungo un elevato numero di getti. Come nelle fustaie, anche nei cedui scarseggiano le formazioni di giovane età (cedui in stadio giova- 122 nile e in rinnovazione), indice di un rallentamento significativo delle utilizzazioni rispetto a qualche decennio fa. Nel caso dei tipi non definiti e speciali, la definizione degli stadi evolutivi è meno rigida e la fisionomia che presentano può essere molto eterogenea. Lo stadio giovanile si riferisce prevalentemente a boschi di neoformazione, nei quali i processi successionali sono ancora in fase iniziale e la copertura arborea è discontinua. Nello stadio invecchiato e in quello non riconoscibile rientrano invece prevalentemente i cedui molto invecchiati, ormai non più recuperabili a questa forma di governo. Sono qui esaminati, sotto la specifica generica di “amministrativi”, gli attributi dei punti di campionamento relativi alla forma di proprietà, alla loro eventuale inclusione in aree sottoposte al vincolo idrogeologico e al vincolo paesaggistico oppure in aree protette e, infine, in aree amministrate sulla base di definiti piani o programmi. Sono tutti aspetti che si riflettono sulla piena disponibilità d’uso o, all’inverso, sui limiti o sull’indirizzo d’uso dei terreni boscati, di quei terreni, cioè, che per antica storia e consuetudine, e anche per consolidata legislazione, devono il più delle volte contemperare le legittime aspirazioni del proprietario, l’esigenza di libera intrapresa da parte dell’imprenditore e le aspettative dell’intera comunità civile, che richiede al bosco determinate garanzie di sicurezza e di benessere fisico e spirituale. Proprietà La forma di proprietà rappresenta spesso un elemento determinante nella gestione delle superfici forestali e in particolare dei boschi. In genere, la gestione attuata da un ente pubblico persegue obiettivi multifunzionali, mentre il proprietario privato è mosso da finalità prevalentemente economiche. L’ente pubblico, inoltre, può disporre con maggiore facilità e larghezza di finanziamenti pubblici, che gli consentono l’esecuzione di interventi anche non remunerativi, mentre i privati possono fruire solo di contribuzioni strettamente finalizzate, che in tempi recenti discendono per lo più dagli aiuti comunitari previsti dai Piani di Sviluppo Rurale. In Italia, oltre al tipo di proprietà, la gestione forestale è fortemente condizionata dall’elevato grado di frammentazione e dispersione dei fondi boscati Sicilia Italia Grafico 9.4.1 - Confronto tra la proprietà delle formazioni forestali in Sicilia e in Italia (dati INFC). e dalle frequenti difficoltà per accedervi. Popolamenti forestali potenzialmente produttivi, ma suddivisi in minute particelle catastali che afferiscono a proprietà private diverse, versano spesso in stato di abbandono colturale, specie se non sono sufficientemente serviti dalla viabilità. In Sicilia, come del resto a livello nazionale (Grafico 9.4.1) le formazioni forestali ricadono prevalentemente su terreni di proprietà privata (333.815 ettari). Più in dettaglio, le superfici di proprietà privata sono quasi sempre riferibili a proprietà individuali (Grafico 9.4.2), mentre tra le proprietà di tipo pubblico prevalgono quelle regionali, ma sono abbastanza rappresentate anche le proprietà comunali (60.291 ettari). Esaminando le singole categorie inventariali (Grafico 9.4.3) emerge che la proprietà di tipo pubblico è decisamente poco diffusa tra gli impianti di arboricoltura, la cui realizzazione è quasi sempre legata all’iniziativa di privati che hanno beneficiato di contributi ed aiuti finanziari pubblici, in particolare di quelli comunitari. Anche nella categoria degli arbusteti prevale nettamente la proprietà privata, mentre nella categoria dei boschi alti si ha una ripartizione pressoché equa tra proprietà privata e pubblica. Nei boschi alti (Grafico 9.4.4), le pinete di pino laricio, i rim- Grafico 9.4.2 - Dettaglio relativo ai tipi di proprietà delle superfici forestali in Sicilia. 9. Superfici forestali e loro attributi 9.4 Aspetti amministrativi Grafico 9.4.3 - Tipo di proprietà - distribuzione della superficie in ciascuna categoria inventariale. Grafico 9.4.4 - Tipo di proprietà – distribuzione della superficie nelle categorie forestali dei boschi alti. 123 Sistema informativo Forestale Regionale boschimenti e le faggete sono le uniche categorie con oltre il 50% della superficie in proprietà all’ente pubblico; nel caso delle pinete di pino laricio, in particolare, la percentuale di proprietà pubblica supera il 90%. Il dato relativo alla categoria dei rimboschimenti evidenzia come l’attività d’impianto, che ha contraddistinto la seconda metà del secolo scorso, non sia stata concentrata esclusivamente in terreni pubblici: a fronte di 58.690 ettari di superficie in proprietà pubblica, infatti, ci sono anche 34.956 ettari in proprietà private. A scala provinciale, la distinzione tra proprietà pubblica e privata (Figura 9.4.1) evidenzia realtà territoriali diversificate: nella provincia di Caltanissetta il 62% della superficie fo- 9. Superfici forestali e loro attributi restale risulta di proprietà pubblica (12.629 ettari) e anche in provincia di Ragusa la superficie forestale pubblica supera il 50%; situazione opposta si riscontra nella provincia di Siracusa, dove la percentuale di superficie forestale pubblica scende al 25% (10.010 ettari). Nelle altre province la ripartizione pubblico/ privato si attesta su valori abbastanza simili alla media regionale. Vincoli e Aree protette Vincolo idrogeologico L’82% della superficie forestale regionale (421.572 ettari) è interessato dal vincolo idrogeologico (Figura 9.4.2), ma tra le singole categorie inventa- Figura 9.4.1 - Tipo di proprietà - distinzione della superficie in ciascuna provincia (la dimensione delle torte è proporzionale all’estensione della superficie forestale in ciascuna provincia). BOX 1 - Vincolo idrogeologico In Sicilia, come in gran parte delle altre Regioni, la legislazione in materia forestale dà continuità alla normativa nazionale che disciplina il vincolo idrogeologico e che tutt’oggi fa riferimento alla legge fondamentale del 1923 (RDL n. 3267). Il vincolo per scopi idrogeologici persegue principalmente il fine di prevenire e correggere il dissesto dei terreni e il disordine delle acque di superficie e profonde. Nelle aree vincolate, i terreni (boscati o meno) sono sottoposti a limiti e controlli d’uso per impedirne la perdita di stabilità; a tal fine è redatto anche quel particolare regolamento noto come “Prescrizioni di massima e di polizia forestale”. In Sicilia il vincolo idrogeologico è regolamentato dalla legge regionale n. 16 del 1996 relativa al “riordino della legislazione in materia forestale e di tutela della vegetazione”, modificata e integrata con successiva legge del 2006 (n. 14). Grafico 9.4.5 - Vincolo idrogeologico - superficie interessata in ciascuna categoria inventariale. 124 Figura 9.4.2 - Carta del vincolo idrogeologico (elaborazione per la costituzione del SIF). riali si osservano forti differenze: nei boschi alti la percentuale sale all’87%, mentre negli impianti di arboricoltura scende al 59% (la maggior parte degli impianti è stata realizzata in aree agricole, ove l’incidenza delle superfici vincolate è più contenuta). Anche tra gli arbusteti, le boscaglie e i boschi bassi si registra una percentuale di superficie non vincolata più consistente (Grafico 9.4.5). Le differenze che emergono tra le varie province (Grafico 9.4.6) sono in parte conseguenti alla diversa estensione della superficie forestale: le maggiori percentuali di superficie vincolata, infatti, si regi- strano in corrispondenza delle province con superficie forestale più estesa (Palermo e Catania). Il vincolo idrogeologico trova la sua ragione d’essere nell’esigenza di prevenire i dissesti del territorio, in particolare l’instabilità dei suoli e il turbamento del regime delle acque. È quindi fondamentale che la superficie vincolata sia estesa a tutte le zone “sensibili” a questi eventi. L’incrocio tra i punti in cui sono stati rilevati fenomeni di dissesto e presenza del vincolo (Grafico 9.4.7), evidenzia che molte, ma non tutte le aree soggette a dissesti sono vincolate. L’analisi dei dati sul vincolo idrogeologico evi- Figura 9.4.3 - Aree interessate dal vincolo paesaggistico (il tematismo si riferisce solo all’isola maggiore). province Le Linee guida del Piano territoriale paesistico regionale del 1999 definiscono, anche cartograficamente, i territori sottoposti a vincolo paesaggistico sulla base delle indicazioni della legge 1497 del 1939 riguardante la protezione delle bellezze naturali e della legge 431 del 1985 riguardante la tutela delle zone di particolare interesse ambientale (c.d. Legge Galasso). Per tali normative sono state sottoposte a regime di tutele le aree, specificamente perimetrate, riguardanti: i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia; i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia; i fiumi, i torrenti ed i corsi d’acqua e le relative sponde per una fascia di 150 metri ciascuna; le montagne per la parte eccedente 1.200 metri sul livello del mare;i parchi e le riserve regionali; i territori coperti da foreste e da boschi; i vulcani; le zone d’interesse archeologico. A queste vanno aggiunte: le aree degli elenchi redatti in base alla legge 1497 dalle Commissioni provinciali per la tutela delle bellezze panoramiche e naturali;le aree sottoposte a vincolo di immodificabilità temporanea ai sensi della legge regionale 15 del 1991 in materia di urbanistica, di parchi e riserve naturali. La Carta dei vincoli paesaggistici elaborata per le “linee guida” sopra indicate è riportata in Figura 9.4.3 9. Superfici forestali e loro attributi BOX 2 - Il vincolo paesaggistico in sicilia Grafico 9.4.6 - Vincolo idrogeologico - superficie forestale interessata in ciascuna provincia. Grafico 9.4.7 - Incrocio tra il vincolo idrogeologico e i fenomeni di dissesto (percentuale di superficie con e senza vincolo). 125 Sistema informativo Forestale Regionale denzia l’opportunità di aggiornare costantemente la sua applicazione sul territorio in funzione dei mutamenti del contesto ambientale che discendono da varie cause; fra queste particolare rilievo possono assumere l’abbandono di aree agricole e delle relative sistemazioni, i cambiamenti dei carichi di pascolo e l’espansione delle superfici forestali per colonizzazione delle zone incolte. Vincolo paesaggistico Nell’ambito complessivo della superficie classificata come forestale dall’IFRS, risultano attualmente sottoposti a vincolo paesaggistico 334.371 ettari, vale a dire il 65% dell’insieme dei boschi e delle altre aree boscate. Le percentuali massime si riscontrano nelle categorie boschi alti, boschi bassi e boscaglie (Grafico 9.4.8). Negli impianti di arboricoltura la superficie vincolata è decisamente inferiore, poiché si tratta di formazioni realizzate in aree agricole, dove le esigenze di tutela paesaggistica sono meno frequenti e rilevanti rispetto alle altre categorie inventariali. Le differenze tra le province (Grafico 9.4.9) 9. Superfici forestali e loro attributi dipendono molto dal contesto territoriale in cui si inseriscono le formazioni forestali e comunque tutte presentano percentuali di superficie forestale vincolata rilevanti: si va da un minimo del 38% in provincia di Trapani ad un massimo dell’89% in provincia di Catania. Aree protette Quasi la metà della superficie forestale della Sicilia è interessata da una o più forme di protezione (252.823 ettari). Il valore risulta nettamente superiore alla percentuale nazionale desunta dall’INFC, che si attesta al 27,5% (Grafico 9.4.10), anche se occorre sottolineare che il dato nazionale si riferisce alla situazione del 2005 e che verosimilmente oggi esso è più elevato. Tutte le categorie inventariali sono interessate in misura significativa dalle aree protette, con la sola, prevedibile, eccezione degli impianti di arboricoltura, che si collocano prevalentemente in aree non soggette a forme di protezione (Grafico 9.4.11). Tra i boschi alti risultano ampiamente interessa- Figura 9.4.4 - Superficie interessata da aree protette. Sicilia Italia Grafico 9.4.10 - Superficie forestale interessata da aree protette: Confronto tra il dato nazionale (INFC, 2005) e province quello della Regione Siciliana. Grafico 9.4.8 -Vincolo paesaggistico - superficie interessata in ciascuna categoria inventariale. 126 Grafico 9.4.9 - Vincolo paesaggistico - superficie forestale interessata per provincia. te alcune categorie forestali della fascia montana (faggete, cerrete, pinete di pino laricio), ma in misura ancora significativa anche altre categorie della fascia basale e collinare (Grafico 9.4.12). In Sicilia non sono presenti parchi nazionali, ma esistono quattro parchi regionali: il Parco dell’Etna (Foto 9.4.1), il Parco delle Madonie (Foto 9.4.2), il Parco dei Nebrodi (Foto 9.4.3) e quello dell’Alcantara (Foto 9.4.4). Complessivamente i parchi interessano una superficie di 185.580 ettari e secondo i risultati dell’IFRS il 60% di questa superficie è occupato da formazioni forestali (111.000 ettari). Foto 9.4.2 - Pizzo Carbonara nel Parco delle Madonie. La ripartizione delle categorie forestali in funzione della zonazione dei parchi (Tabella 9.4.1) mostra un forte concentrazione di superficie all’interno della zona B (zona di riserva generale con elevato grado di protezione); nelle aree di riserva integrale (zona A, con massimo livello di protezione) ricade il 29% della superficie forestale interna ai parchi, mentre in zona C (zona con livello di tutela meno restrittivo, nella quale possono essere svolte attività turistiche e agro-silvo-pastorali autorizzate dall’Ente gestore) le formazioni forestali sono quasi completamente assenti (2%). Abbastanza anomalo il dato Foto 9.4.3 - Bosco di Sant’Adriano nel Parco dei Nebrodi. Foto 9.4.4 - Ramarro nel Parco dell’Alcantara. 9. Superfici forestali e loro attributi Foto 9.4.1 - Vista del Parco dell’Etna in inverno. Grafico 9.4.11 - Aree protette – superficie forestale interessata in ciascuna categoria inventariale. BOX 3 - Le aree protette in Sicilia La Rete Ecologica Siciliana (RES) comprende una tipologia molto articolata di territori classificati ai sensi della legge quadro nazionale, della normativa regionale, di direttive comunitarie e di convenzioni internazionali. Essa annovera 4 Parchi regionali, 76 Riserve naturali regionali, 6 Aree marine protette, 2 Zone umide di rilevanza internazionale, 218 Siti di importanza comunitaria (SIC), 47 Zone di protezione speciale (ZPS). La legge quadro sulle aree protette (L. 394/1991) sottopone ad uno speciale regime di tutela e di gestione i territori di rilevante valore naturalistico e ambientale, al fine di conservare e valorizzare il patrimonio naturale del Paese. La legge istituisce e organizza le aree naturali protette secondo una definita tipologia: parchi nazionali, parchi naturali regionali, riserve naturali statali, riserve naturali regionali, parchi marini e riserve marine. Precedentemente, la convenzione di Ramsar (1971) in Iran, aveva provveduto a disciplinare le zone umide d’importanza internazionale, come habitat indispensabili al mantenimento di una flora e di una fauna caratteristiche e, in particolare, alla vita degli uccelli migratori. In senso lato, possono essere considerate aree naturali protette anche i siti della Rete Natura 2000, istituita dalla “direttiva Habitat” del 1992 del Consiglio d’Europa, relativa alla conservazione degli habitat naturali e della flora e della fauna selvatiche. Più propriamente, la direttiva intende promuovere il mantenimento della biodiversità nel territorio dell’Unione europea conservando non solo il patrimonio naturale dei siti individuati ma anche le esigenze economiche, sociali e culturali che localmente si esprimono,in una logica di sviluppo sostenibile e durevole. Della Rete vanno a far parte sia i SIC, cioè i “Siti d’interesse comunitario”, sia le ZPS, le “Zone di protezione speciale”, in parte già individuate sulla base della precedente “direttiva Uccelli” del 1979, relativa alla conservazione degli uccelli acquatici. In molti casi un tipo di area protetta ricade in tutto o in parte entro i limiti di altri tipi di area, generando una compresenza di più livelli di protezione; calcolando una sola volta le superfici che si sovrappongono, La Rete Ecologica Siciliana investe una superficie complessiva di oltre 620.000 ettari (Figura 9.4.4). Grafico 9.4.12 - Aree protette - superficie forestale interessata nelle categorie forestali dei boschi alti. 127 parchi naturali regionali zona A (ha) parchi naturali regionali zona B (ha) parchi naturali regionali zona C (ha) parchi naturali regionali zona D (ha) totale parchi naturali regionali (ha) boschi alti 27.924 43.912 1.283 6.734 79.852 boschi radi 250 933 - - 1.183 boschi bassi 374 1.031 - 251 1.656 boscaglie - 94 - - 94 arbusteti 1.126 6.506 374 4.413 12.420 3.050 categorie inventariali relativo alla percentuale in zona D (zona di sviluppo, concentrata in corrispondenza o in prossimità dei centri abitati), che tuttavia può essere spiegato, almeno in parte, come conseguenza di espansioni recenti della vegetazione forestale in aree agricole abbandonate limitrofe a nuclei di edifici. La categoria inventariale più rappresentata all’interno dei parchi è quella dei boschi alti (72%); tra le altre categorie emergono gli arbusteti con 12.420 ettari e anche le superfici forestali inaccessibili (11.030 ettari), collocate nelle zone più impervie, dove non è stato possibile raggiungere i punti inventariali. Oltre ai parchi regionali sono presenti 82 riserve naturali (Foto 9.4.5): di queste, 33 sono amministrate dall’Azienda Regionale Foreste Demaniali, le altre dalle Province o da associazioni ambientaliste. La superficie interessata da questa tipologia di aree protette supera i 90.100 ettari (includendo anche i tratti di mare delle riserve marine) e oltre la metà (47.010 ettari) è costituita da formazioni forestali, con prevalenza di boschi alti, arbusteti e formazioni forestali inaccessibili. (Grafico 9.4.13 e Tabella 9.4.2). ATPS 125 1.820 - 1.105 imp. arboricoltura - 95 - - 95 sup. inaccessibili 2.501 6.335 250 1.945 11.030 sup. incluse totale parchi naturali regionali (ha) percentuale per zona 249 499 125 749 1.622 32.549 61.225 2.031 15.197 111.002 29% 55% 2% 14% 100% Tabella 9.4.1 - Superficie forestale interessata da parchi regionali - dettaglio relativo alla zonazione (valori in ettari). riserve naturali regionali zona A (ha) riserve naturali regionali zona B (ha) totale riserve naturali (ha) boschi alti 20.525 6.479 27.004 boschi radi 469 125 594 boschi bassi 814 - 814 boscaglie 95 - 95 arbusteti 3.218 3.278 6.496 ATPS 1.229 250 1.478 - - - 9.059 1.221 10.279 categorie inventariali imp. arboricoltura superfici inaccessibili superfici incluse totale riserve naturali (ha) pecentuale per zona Foto 9.4.5 - Riserva naturale dello Zingaro. 250 - 250 35.657 11.353 47.010 76% 24% 100% Tabella 9.4.2 - Superficie forestale interessata da riserve naturali, dettaglio relativo alla zonazione (valori in ettari). Grafico 9.4.13 - Categorie forestali dei boschi alti: superficie interna ai parchi regionali (a sinistra i valori assoluti in ettari; a destra l’incidenza relativa rispetto alla superficie totale di ciascuna categoria). 128 Foto 9.4.6 - Esemplare di Aquila reale (Rocca Busambra). Foto 9.4.7 - Esemplare di cedronella (Gonepterjx rham- Foto 9.4.8 - Vista della Riserva Naturale Orientata Sughereta di Niscemi. ni) su cardo selvatico. ressare anche estese porzioni dei parchi regionali e delle riserve naturali (Foto 9.4.6 - 9.4.7 e 9.4.8). Le classificazioni disciplinate dalle direttive comunitarie offrono l’opportunità di attivare, oltre alla gestione pianificata di un vasto patrimonio naturale di rilevanza sovranazionale, risorse finanziarie dell’U.E. All’interno di SIC e ZPS le superfici forestali si estendono per oltre 224.440 ettari, di cui 130.000 sono costituiti da boschi alti (Tabella 9.4.3). Tra le categorie forestali (Grafico 9.4.15) emerge quella dei rimboschimenti, con 39.727 ettari, ma in termini relativi quelle più diffuse nei SIC e nelle ZPS sono le faggete (92% della superficie della categoria) e le cerrete (89%). SIC (ha) ZPS (ha) SIC+ZPS (ha) Totale SIC ZPS (ha) boschi alti categorie inventariali 49.954 13.887 66.158 129.999 boschi radi 1.995 720 3.106 5.822 boschi bassi 1.348 251 1.411 3.009 boscaglie 189 189 arbusteti 16.106 5.098 13.826 35.029 ATPS 2.822 1.232 2.504 6.558 639 952 3.101 18.159 38.327 imp. arboricoltura 313 sup. inaccessibili 17.067 378 sup. incluse 1.747 1.001 1.624 4.371 totale SIC - ZPS (ha) 91.541 25.479 107.427 224.447 Tabella 9.4.3 - Superficie forestale interessata da SIC e ZPS. La colonna SIC+ ZPS si riferisce alle superfici in cui sono presenti entrambe le forme di protezione (valori in ettari). Grafico 9.4.14 - Categorie forestali dei boschi alti: superficie interna alle riserve naturali (a sinistra i valori assoluti in ettari; a destra l’incidenza relativa rispetto alla superficie totale di ciascuna categoria). 129 9. Superfici forestali e loro attributi Tra i boschi alti (Grafico 9.4.14) la categoria più estesa è quella dei rimboschimenti (11.557 ettari), seguiti a notevole distanza dai querceti (6.645 ettari) e quindi dalle leccete (4.027); se però si considera l’incidenza rispetto all’estensione delle categorie, risulta massima quella delle leccete (24% della superficie). I Siti di interesse comunitario (SIC) e le Zone di protezione speciale (ZPS) interessano una superficie di oltre 568.700 ettari, considerando una sola volta le aree in cui si determina la sovrapposizione di entrambe le forme di protezione (dati del Ministero dell’Ambiente aggiornati a dicembre 2009). Frequentemente i perimetri di SIC e ZPS, oltre a sovrapporsi reciprocamente, vanno ad inte- Sistema informativo Forestale Regionale Regolamentazione e pianificazione In Sicilia il principale strumento di regolamentazione degli interventi selvicolturali è uno strumento normativo: le Prescrizioni di massima e di polizia forestale, previste dalla legge regionale 16 del 1996. Queste norme si applicano a tutto il territorio sottoposto a vincolo idrogeologico, hanno valenza provinciale e la relativa competenza amministrativa fa capo agli Ispettorati Ripartimentali Provinciali. Gli strumenti di pianificazione (piani di gestione, piani di assestamento, piani dei parchi) hanno invece scarsa diffusione, anche all’interno delle proprietà pubbliche: attualmente, infatti, l’unico piano ufficialmente approvato è quello della Riserva naturale orientata Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del Cappelliere e Gorgo del Drago. Negli ultimi anni è stato promosso un maggior impegno per consolidare la regolamentazione e la pianificazione degli interventi forestali grazie all’approvazione di numerosi piani di gestione relativi a SIC e ZPS, anche se si tratta di strumenti che si limitano a individuare le linee guida per una loro corretta amministrazione, senza entrare nel merito della pianificazione di dettaglio. Come si può 9. Superfici forestali e loro attributi osservare sul Grafico 9.4.16, la maggior parte della superficie forestale della Sicilia risulta interessata da strumenti di regolamentazione discendenti dalle Prescrizioni di massima o di pianificazione generale (piani di gestione dei SIC e delle ZPS), ma permangono alcune aree (15% della superficie forestale regionale) che sono escluse anche dall’applicazione delle Prescrizioni di massima perché attualmente non vincolate sotto il profilo idrogeologico. L’assenza di regolamentazione interessa praticamente tutte le categorie inventariali; l’incidenza massima si ha in corrispondenza degli impianti di arboricoltura, in quanto ricadono frequentemente in aree agricole non vincolate, ma in valore assoluto le maggiori estensioni di superficie non regolamentata si hanno nelle categorie dei boschi alti (27.555 ettari) e degli arbusteti (25.835 ettari). Il Grafico 9.4.17 evidenzia che gli strumenti di pianificazione sono più frequenti nelle proprietà pubbliche, soprattutto per quanto riguarda la pianificazione di orientamento realizzata con i piani di gestione di SIC e ZPS. La limitata superficie interessata da strumenti di pianificazione di dettaglio è quasi interamente di proprietà pubblica. Grafico 9.4.16 - Strumenti di regolamentazione e pianificazione in ciascuna categoria inventariale. Proprietà pubblica Proprietà privata Grafico 9.4.17 - Stato della pianificazione delle proprietà pubbliche (a sinistra) e di quelle private (a destra). Grafico 9.4.15 - Categorie forestali dei boschi alti: superficie interna a SIC e ZPS (a sinistra i valori assoluti in ettari; a destra l’incidenza relativa rispetto alla superficie totale di ciascuna categoria). 130 I prodotti e i servizi che la società richiede al bosco variano, per tipo e importanza, in funzione del momento economico e culturale che la società stessa sta attraversando. Storicamente le foreste sono state considerate in via primaria luogo di approvvigionamento di prodotti legnosi e anche non legnosi (frutti, semi, cortecce, resine, flora pabulare, funghi, selvaggina ed altri); ma accanto all’interesse per la loro raccolta e utilizzazione è maturata nel tempo la coscienza che il bosco è un bene capace di garantire la tutela d’interessi generali legati all’equilibrio e all’assetto dell’intero territorio, anche al di fuori dell’area in cui esso è radicato. Questa consapevolezza - dapprima intuitiva, poi ragionata, infine fondata su conoscenze scientifiche - si è riflessa nella legislazione pregressa, anche molto lontana nel tempo: da noi a partire da quella di Roma repubblicana. Venendo a tempi più vicini, osserviamo che in Italia la produzione forestale, riferita principalmente a legna, legname e castagne, ha mantenuto un rilievo di primo piano sino ad una cinquantina d’anni or sono, ma che a tale interesse si era andato affiancando quello per la salvaguardia idrogeologica già a partire dalle leggi degli Stati pre-unitari, trovando infine nella legge di riforma forestale del 1923 una disciplina organica e stringente. Con l’avvento dello sviluppo industriale e del conseguente forte spopolamento della campagna, in modo particolare dagli anni sessanta del secolo scorso, si è allentata sensibilmente la pressione sul bosco, a seguito soprattutto della rarefazione della domanda di legna da ardere e da carbone e dell’alleggerimento dei carichi di pascolo. Contemporaneamente sono avanzate altre richieste, promosse dallo sviluppo del turismo e delle attività del tempo libero e, in tempi ancor più recenti, stimolate dalla preoccupazione della società per il deterioramento cui stava andando incontro l’equilibrio dell’ambiente e il mantenimento del nostro bel paesaggio. Una rivoluzione non inferiore a quella della legge del ’23 veniva provocata dalla cosiddetta Legge Galasso del 1985, che assoggettava alla discipliProduzione legnosa na del vincolo paesaggistico i boschi nel loro insieme, come intera categoria di beni di rilevanza paesistico-ambientale (e non più episodicamente, per aree circoscritte e limitate, com’era avvenuto in precedenza, dal 1939 in poi). È maturata così una cultura che ha visto nel bosco una fonte di beni e servizi molteplici e che talora ha dato luogo a contrapposizioni, anche aspre, da parte dei fautori di questa o di quell’al- tra sua fruizione, finché si è fatta strada la visione di una selvicoltura multifunzionale, in grado cioè di promuovere più funzioni del bosco stesso in un quadro programmato di gestione sostenibile. L’intento è di cogliere le migliori opportunità per lo sviluppo economico e sociale delle popolazioni interessate, per il suo benessere complessivo, nel rispetto della conservazione della risorsa anche per le generazioni future. Superfici destinate principalmente alla produzione legnosa e di biomasse. Vi rientrano tutti i popolamenti di arboricoltura da legno Produzione non legnosa Superfici destinate principalmente alla produzione di prodotti non legnosi, come sughero, castagne, ecc. Ad esempio i soprassuoli soggetti a pratiche colturali speciali per produzioni secondarie Naturalistica Superfici destinate principalmente alla conservazione della biodiversità o dei valori naturalistici e perciò sottratte alle utilizzazioni con finalità produttive ed attivamente gestite per esaltare la funzione naturalistica stessa. Comprende le riserve integrali nel caso sia prescritto di escludere qualsiasi tipo di intervento Ricreativa Protettiva indiretta Protettiva diretta Superfici destinate principalmente alla massimizzazione delle utilità turistico-ricreative. È il caso, ad esempio delle aree pic-nic o fruibili mediante percorsi opportunamente attrezzati e segnalati per offrire un servizio ai visitatori Soprassuoli su terreni sciolti, acclivi dove è riconosciuta la preminente funzione di protezione del suolo dall’erosione, di regimazione delle acque e di tutela della qualità delle acque. Può comprendere i casi di popolamenti artificiali edificati su suoli particolarmente acclivi. Essendo evidente che tutti i boschi esercitano un ruolo più o meno importante di protezione indiretta, l’attribuzione a questa categoria ha luogo solo qualora tale ruolo sia prioritario rispetto alle altre funzioni e reso evidente dagli interventi praticati localmente Soprassuoli il cui ruolo è direttamente e palesemente collegato alla protezione contro calamità naturali (valanghe, frane, ecc.) di abitati ed altre infrastrutture artificiali (linee ferroviarie, strade, ecc) o laddove gli interventi praticati rendano evidente tale obiettivo Tabella 9.5.1 - Definizioni delle funzioni prioritarie. Categorie inventariali Naturalistica Produzione legnosa Produzione non legnosa Protettiva diretta Protettiva indiretta Ricreativa Nessuna funzione prioritaria 16.248 1.717 748 10.071 2.123 198.380 boschi alti 29.216 boschi radi 1.185 boschi bassi 1.252 249 5.937 252 249 11.243 6.060 boscaglie arbusteti ATPS 851 491 imp. arboricoltura 2.691 125 123 2.500 92.157 11.335 394 1.109 sup. inaccessibili 97.042 sup. incluse Sup. for. Regione Superficie non classificata 18.374 38.082 18.748 2.110 1.249 13.134 2.248 321.135 115.416 Tabella 9.5.2 - Superficie interessata da funzioni prioritarie in ciascuna categoria inventariale. 131 9. Superfici forestali e loro attributi 9.5 Funzioni Sistema informativo Forestale Regionale Funzione prioritaria Se in termini generali le formazioni forestali, assolvono sempre molteplici funzioni, esaminando nel dettaglio singole porzioni di bosco, è spesso possibile individuare una funzione che, pur non escludendo le altre, risulta prevalente. In un limitato numero di situazioni, inoltre, una specifica funzione può risultare perfino prioritaria, cioè in grado di prevalere nettamente sulle altre, in termini d’importanza. Ad esempio quando una superficie forestale è adibita ad area ricreativa, con infrastrutture specificatamente rivolte alla fruizione (tavoli, barbecue, fontane, ecc.), la destinazione per uso turistico-ricreativo diventa nettamente preminente rispetto alle altre funzioni, che comunque non vengono mai del tutto annullate. La metodologia di rilievo IFRS prevede il rilevamento della funzione prioritaria sulla base delle specifiche riportate nella Tabella 9.5.1. Come si può ben comprendere dalla lettura delle descrizioni, si tratta sempre di definizioni molto selettive, che valgono solo per casi specifici e, in genere, limitati. La funzione prioritaria riferita alla produzione legnosa (Tabella 9.5.2) è stata rilevata con significativa frequenza (62 %) solo in corrispondenza degli impianti di arboricoltura, per lo più realizzati in contesti agronomici con l’obiettivo specifico di produrre legname o biomassa. Tra i boschi alti, invece, solo il 6,3% della superficie risulta avere una funzione prioritaria di tipo produttivo (Foto 9.5.1), infatti molto spesso anche le formazioni più sviluppate e soggette a gestione svolgono anche altre funzioni, tra cui in primo luogo quella di tipo protettivo. La funzione prioritaria di produzione non legnosa è stata segnalata quasi esclusivamente all’interno di sugherete coltivate e soggette a pe- 132 9. Superfici forestali e loro attributi riodica decortica (Foto 9.5.2). La funzione prioritaria di tipo naturalistico è concentrata in corrispondenza delle formazioni di particolare valore ecologico e ambientale, ubicate entro la zona A di parchi regionali e riserve naturali e non soggette a forme di gestione attiva (Foto 9.5.3). La categoria inventariale più rappresentata è costituita dai boschi alti, ma sono stati segnalati anche diversi casi in corrispondenza degli arbusteti. Anche le formazioni con preminente funzione protettiva indiretta (Foto 9.5.4) si riscontrano essenzialmente nei boschi alti e negli arbusteti, ma è altamente probabile che il dato risulti sottostimato, poiché le istruzioni di rilevamento limitano l’attribuzione di tale funzione ai casi “resi evidenti attraverso interventi praticati localmente” (Tabella 9.5.1). Le funzioni prioritarie di tipo ricreativo (Foto 9.5.5) e protettivo diretto sono riconosciute in situazioni molto circoscritte, cioè laddove la presenza di strutture ricreative o di fabbricati e infrastrutture direttamente esposti a calamità naturali rendono evidente la funzione. Complessivamente è stata assegnata una funzione prioritaria al 15% della superficie forestale regionale; nella categoria dei boschi alti la percentuale sale al 23% (Tabella 9.5.3), ma anche qui nella maggior parte dei casi (198.503 ettari) non risulta possibile l’attribuzione di una funzione nettamente prevalente rispetto alle altre. Foto 9.5.1 - Ceduo di castagno recentemente Foto 9.5.2 - Esemplari di sughera interessati da de- utilizzato. cortica. Foto 9.5.3 - Rocca Busambra (Zona A della Riserva naturale Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del Cappelliere e Gorgo del Drago). Funzione prevalente Passando dal concetto di funzione prioritaria a quello meno stringente di funzione prevalente (sempre nell’accezione qui adottata per i due termini qualificativi), è invece possibile classificare anche i 198.503 ettari di boschi alti (per i quali Foto 9.5.4 - Lecceta su versante acclive. Foto 9.5.5 - Area soggetta ad elevata frequentazione turistica nel Parco dell’Etna. Funzione prioritaria di tipo produttivo non esclude, ma anzi si può coniugare con la protezione idrogeologica esercitata dalla copertura vegetale. Trattandosi infatti di soprassuoli sufficientemente densi, ubicati su versanti non troppo acclivi, la temporanea riduzione della copertura, conseguente ai tagli, in genere non rappresenta di per sé un fattore destabilizzante dell’assetto idrogeologico, a condizione che i tagli stessi vengano condotti con modalità consone alle diverse e specifiche situazioni locali. Grafico 9.5.1 - Funzione prevalente attribuita ai 198.380 ettari di boschi alti per i quali non è stata riconosciuta una funzione prioritaria. Superficie (ha) % Naturalistica 29.216 11% Produzione legnosa 16.248 6% produzione non legnosa 1.717 1% Protettiva diretta Protettiva indiretta Ricreativa 9. Superfici forestali e loro attributi non è stata riconosciuta alcuna funzione prioritaria) sulla base degli attributi qualitativi rilevati nella Fase 2 dell’IFRS, nonché dell’ubicazione rispetto alla zonazione delle aree protette (parchi regionali e riserve naturali). La superficie con destinazione prevalente di tipo naturalistico rappresenta in questo caso il 27% della superficie totale e comprende soprattutto i boschi che ricadono all’interno delle zone A di parchi e riserve (Grafico 9.5.1). Un altro, significativo, 27% è rappresentato dai boschi con prevalente funzione protettiva di tipo indiretto, che occupano stazioni acclivi e spesso accidentate, dove la funzione di protezione del suolo dall’erosione diventa prevalente rispetto agli interessi di carattere produttivo (tanto da ritenere spesso preferibile la sospensione di qualsiasi forma d’utilizzazione). Se si eccettua una piccola quantità di formazioni con destinazione produttiva non legnosa, il resto della superficie (89.772 ettari) è costituito da boschi con funzione mista di tipo produttivo e protettivo: in essi la gestione attiva con finalità 748 0% 10.071 4% 2.123 1% nessuna funzione prioritaria 198.380 77% Totale complessivo 258.503 100% Tabella 9.5.3 - Funzione prioritaria nei boschi alti. 133 Sistema informativo Forestale Regionale 9.6 Selvicoltura Sotto il termine generale di “selvicoltura” sono qui esaminati gli aspetti che caratterizzano la coltivazione delle superfici forestali, cioè le pratiche colturali messe in atto in Sicilia per ottenere prodotti forestali, legnosi e non legnosi e anche per promuovere i servizi di diversa natura che il bosco è in grado di offrire. Pratiche colturali La presenza e il tipo di pratiche colturali costituiscono indicatori fondamentali del livello di gestione delle aree forestali di un determinato territorio. Chiaramente l’attributo assume significato solo per le categorie inventariali in cui è realizzabile una qualche forma di gestione, come nel caso dei boschi alti o degli impianti di arboricoltura, mentre in corrispondenza di altre categorie, quali gli arbusteti o le boscaglie è logico presupporre (a causa delle loro caratteristiche intrinseche) una scarsa diffusione di qualsiasi forma di coltivazione. In Sicilia solo il 23% della superficie forestale risulta interessato da pratiche colturali, gran parte di tale superficie si concentra all’interno dei boschi alti (115.600 ettari) (Grafico 9.6.1 e Figura 9.6.1). Arbusteti, boscaglie e boschi radi non risultano interessati da alcuna forma di coltivazione, mentre su una piccola percentuale dei boschi bassi vengono eseguite pratiche minimali, generalmente consistenti nel taglio raso. La modesta superficie interessata da pratiche colturali (di tipo minimale) nella categoria delle aree temporaneamente prive di soprassuolo si riferisce ai soprassuoli recentemente sottoposti a taglio raso in cui l’eventuale copertura residua (matri- 134 9. Superfici forestali e loro attributi cine o riserve), rilasciata con l’intervento, risulta minore del 10% (504 ettari). Negli impianti di arboricoltura vengono generalmente eseguite pratiche di tipo intensivo (Foto 9.6.1), ma ci sono anche situazioni in cui gli interventi risultano assenti (839 ettari), denotando un fenomeno di abbandono post-impianto, che potrebbe portare al fallimento delle coltivazioni. Anche se nei boschi alti la diffusione delle pratiche colturali è maggiore rispetto alle altre categorie, si registrano comunque oltre 142.900 ettari di superficie (55% della categoria) che versano in stato di abbandono colturale (Grafico 9.6.2). Nei rimanenti 115.600 ettari di bosco soggetto a gestione, le pratiche colturali più frequentemente adottate sono quelle di tipo minimale (73.311 ettari), caratterizzate dal solo taglio di fine ciclo, senza eseguire interventi intercalari o comunque atti a favorire la selezione delle piante e la rinnovazione (Foto 9.6.2). Foto 9.6.1 - Giovane impianto di arboricoltura. Figura 9.6.1 - Presenza e distribuzione delle pratiche colturali nei boschi alti della Sicilia. BOX 1 - rilievo delle pratiche colturali Ai fini del rilievo dell’IFRS le pratiche colturali sono state distinte in ordinarie e speciali. Le prime comprendono tutti i tipi di trattamento finalizzati alla produzione e raccolta di legna e legname, mentre le seconde riguardano i casi in cui l’attività di coltivazione ha il fine di ottenere prodotti non legnosi (sughero, castagne ecc...) o servizi vari volti alla fruizione turistico-ricreativa, naturalistica, culturale ecc. Per la definizione delle pratiche svolte i rilevatori si sono basati sull’osservazione diretta dell’area di rilievo, sull’esame di eventuali documenti di pianificazione nonché sulle indicazioni raccolte in loco interpellando i proprietari e il personale forestale. Nella Tabella 9.6.1 sottostante si riportano le definizioni relative alle singole tipologie di coltivazione considerate. Pratiche colturali Descrizione Pratiche colturali ordinarie minimali Pratiche in cui ci si limita alla raccolta del prodotto legnoso, senza eseguire cure colturali o interventi intercalari, come avviene ad esempio nei cedui trattati a taglio raso, in cui non vengono eseguiti sfolli e diradamenti. Pratiche colturali ordinarie classiche Pratiche in cui, oltre alla raccolta del prodotto alla fine del ciclo produttivo, vengono eseguite cure colturali e diradamenti, come avviene ad esempio nelle fustaie trattate a tagli successivi o in quelle sottoposte a periodici tagli intercalari. Pratiche colturali ordinarie intensive Pratiche di coltivazione assimilabili a quelle agronomiche: lavorazioni del terreno, concimazioni, potature ecc…. (sono tipiche degli impianti di arboricoltura) Pratiche colturali speciali per produzioni secondarie Pratiche in cui la finalità precipua della coltivazione non è la produzione legnosa ma la raccolta di altri prodotti (sughero, castagne ecc...) Pratiche colturali speciali per servigi vari Pratiche volte alla massimizzazione delle funzioni turistico- ricreative, paesaggistiche, naturilistiche, faunistiche e culturali dei boschi Tabella 9.6.1 - Classificazione delle pratiche colturali. formazione, altre formazioni irregolari), infine, la superficie soggetta a gestione è molto contenuta (4.452 ettari) e le pratiche colturali prevalenti sono nuovamente quelle di tipo minimale. Le pratiche di tipo speciale, rivolte in modo specifico alla fornitura di servizi turistico-ricreativi, ambientali, faunistici e culturali, sono poco frequenti (2.624 ettari). Occorre però sottolineare che in molti casi anche le altre pratiche colturali possono coniugare queste speciali e specifiche finalità con quelle più classiche della selvicoltura: un intervento forestale, infatti, se ben calibrato, può perseguire una molteplicità di obiettivi, coniugando esigenze di carattere economico, ambientale e sociale. Passando ad esaminare, più in dettaglio, la distribuzione delle pratiche colturali tra le singole categorie forestali, osserviamo alcune significative differenze (Grafico 9.6.4): nei rimboschimenti e nei castagneti la percentuale di superficie soggetta a gestione attiva supera il 60%; nelle cerrete e nelle sugherete si attesta intorno al 50%. Viceversa, in categorie quali gli orno-ostrieti, le pinete di pino laricio, le formazioni riparie e i boschi di altre latifoglie gli Grafico 9.6.2 - Pratiche colturali nei boschi alti- ripartizione della superficie per tipo di pratiche. Foto 9.6.2 - Giovane ceduo di castagno in cui vengo- no praticate cure colturali ordinarie di tipo minimale. Foto 9.6.3 - Sughereta in cui vengono eseguite pratiche colturali finalizzate alla raccolta del sughero. 9. Superfici forestali e loro attributi L’assenza di forme d’intervento diverse dal taglio di fine ciclo caratterizza soprattutto le formazioni governate a ceduo (Grafico 9.6.3) e trattate a taglio raso (con o senza rilascio di matricine). Fino alla metà degli anni ‘50 del secolo scorso, in molte zone d’Italia il ceduo era oggetto di cure colturali aggiuntive che trovavano giustificazione in un’economia agricola ancora molto chiusa, di tendenziale autosufficienza. Oltre ai turni più brevi, si usava praticare uno o due sfolli da cui si ricavava materiale di piccolo diametro, che trovava molteplici impieghi nell’azienda agricola. Attualmente questo tipo di pratiche non è più sostenibile in Sicilia, così come nel resto d’Italia, sia per l’elevato costo della manodopera, sia per il ridotto mercato degli assortimenti ritraibili. Solo nel caso del castagno, con l’applicazione di un trattamento a turni lunghi, può talvolta risultare conveniente eseguire uno o due diradamenti intermedi per selezionare il materiale di migliore qualità e insieme ricavare della paleria commercializzabile. Nelle fustaie (coetanee, transitorie, disetanee o irregolari) le pratiche colturali sono più variegate: oltre a quelle di tipo minimale, infatti, vengono applicate anche pratiche di tipo classico, che prevedono interventi di coltivazione durante le diverse fasi di sviluppo del soprassuolo e che generalmente consistono nell’esecuzione di sfolli e diradamenti. Nel caso delle formazioni ascritte al tipo colturale “speciale”, la coltivazione è rivolta all’ottenimento di prodotti diversi dal legno (castagne, sughero ecc.) pertanto le pratiche adottate sono quasi sempre caratterizzate da interventi funzionali a tali produzioni (Foto 9.6.3). Nei boschi classificati con tipo colturale “non definito” (cedui molto invecchiati, boschi di neo- Grafico 9.6.1 - Pratiche colturali - superficie interessata in ciascuna categoria inventariale. Grafico 9.6.3 - Tipi colturali - (riuniti in cinque principali macrotipi) e pratiche colturali nei boschi alti. 135 Sistema informativo Forestale Regionale interventi selvicolturali interessano percentuali di superficie inferiori al 20%. Per quest’ultime categorie la scarsa frequenza delle pratiche è imputabile, nella maggior parte dei casi, alle caratteristiche intrinseche dei soprassuoli, che non garantiscono un adeguato ritorno economico degli interventi. Tuttavia anche in categorie potenzialmente più interessanti sotto il profilo produttivo, come le faggete, le leccete e i querceti di rovere e roverella, l’entità della superficie soggetta a gestione risulta abbastanza contenuta. Esaminando i rimboschimenti fino al livello del tipo forestale (Grafico 9.6.5), emerge che quelli di eucalipto (Foto 9.6.4) sono soggetti più frequentemente a gestione rispetto a quelli di conifere (Foto 9.6.5); riguardo al tipo di proprietà, invece, non si osservano significative differenze: la percentuale di superficie soggetta a gestione risulta infatti molto simile per le proprietà pubbliche e per quelle private (Grafico 9.6.6). L’esecuzione degli interventi non sembra condizionata in modo determinante dall’accessibilità, per lo meno per quanto concerne la viabilità camionabile 9. Superfici forestali e loro attributi e le strade forestali: sia i boschi alti soggetti a gestione sia quelli non interessati da alcuna pratica colturale risultano infatti in larga misura ben serviti (Grafico 9.6.7). Diversità nella modalità e nell’intensità di gestione trovano allora spiegazione nelle difficoltà di collegamento dovute alla carenza di piste forestali, specialmente nelle zone di montagna caratterizzate da versanti acclivi. L’attività selvicolturale non è praticata in modo omogeneo nei vari ambiti territoriali della Regione e non esiste una correlazione diretta con l’estensione dei boschi (Grafico 9.6.8). Nelle due province più boscate (Messina e Palermo), infatti, si osservano differenze rilevanti: a Messina il 36% dei boschi alti è interessato da pratiche colturali, mentre a Palermo la percentuale scende al 21%. Le maggiori frequenze si riscontrano nelle province di Caltanissetta e Catania (caratterizzate da estensioni dei boschi alti significativamente diverse), dove la percentuale di superficie soggetta a pratiche si attesta rispettivamente al 76 e 69%. L’esecuzione degli interventi selvicolturali presuppone in genere la sostenibilità economica del ta- Foto 9.6.4 - Rimboschimento di eucalipto soggetto a Foto 9.6.5 - Rimboschimento di pino laricio. pratiche colturali. Grafico 9.6.4 - Pratiche colturali - superficie interessata in ciascuna categoria dei boschi alti. Proprietà privata Proprietà pubblica Grafico 9.6.6 - Diffusione delle pratiche colturali nei rimboschimenti di proprietà privata (a sinistra) e pubblica (a Grafico 9.6.5 - Pratiche colturali - superficie interessata nei tipi forestali dei rimboschimenti. 136 destra). Grafico 9.6.7 - Pratiche colturali nei boschi alti - incrocio con l’accessibilità rispetto alla viabilità principale (strade camionabili e strade di servizio forestale). Grafico 9.6.8 - Superficie totale dei boschi alti e porzione di superficie interessata da pratiche colturali in ciascuna provincia. Grafico 9.6.9 - Copertura arborea dei boschi alti interessati da pratiche colturali. (valori in classi). Grafico 9.6.10 - Incrocio tra il tipo di proprietà e la copertura arborea dei boschi alti in cui vengono eseguite pratiche colturali. 137 9. Superfici forestali e loro attributi glio, sostenibilità che dipende non solo dalla facilità d’accesso, ma anche dall’entità della provvigione legnosa esistente, nonché dalla qualità e quindi dal prezzo di mercato degli assortimenti ritraibili. È evidente che nei boschi con scarsa copertura arborea le provvigioni sono modeste e quindi raramente gli interventi possono risultare economicamente vantaggiosi. Peraltro, in questi casi, anche sotto il profilo tecnico e ambientale è spesso preferibile astenersi dal taglio o limitarsi ad interventi di miglioramento boschivo, per la cui realizzazione diventa necessario un cofinanziamento pubblico. Come già osservato al capitolo 9.3, solo il 67% dei boschi alti della Sicilia presenta una copertura arborea maggiore del 50% (172.702 ettari) e di questi poco meno della metà si colloca su coperture superiori all’80%. Il Grafico 9.6.9 evidenzia come le pratiche colturali siano diffuse soprattutto nei boschi con copertura maggiore del 50%, anche se non mancano casi in cui esse si estendono a boschi più radi (classe 21-50%). Se si esamina anche il tipo di proprietà dei boschi, considerando solamente quelli soggetti a pratiche colturali (Grafico 9.6.10), emerge che nei casi in cui la copertura arborea è modesta si ha una netta prevalenza di interventi all’interno di proprietà private, mentre nei boschi con copertura maggiore del 50% la superficie soggetta a gestione si divide pressoché equamente tra proprietà pubbliche e private. E’ probabile che gli interventi eseguiti in soprassuoli di modesta copertura (11-50%) siano riconducibili a tagli per uso familiare o a tagli occasionali di poche piante, per la raccolta di legna da ardere o di altri piccoli assortimenti destinati all’autoconsumo. In questi casi il proprietario non quantifica il costo del proprio lavoro e tende a con- Sistema informativo Forestale Regionale siderare sostenibili anche interventi con valore di macchiatico negativo. Utilizzazioni Le utilizzazioni, ovvero i tagli boschivi, rappresentano uno strumento di concreta messa in atto della selvicoltura: con esse l’uomo opera una selezione delle piante e imprime una svolta determinante all’evoluzione del soprassuolo, almeno per alcuni decenni avvenire. Il tipo d’utilizzazione praticato più recentemente all’interno di ciascun punto di rilievo rappresenta quindi un elemento conoscitivo di grande interesse per la comprensione del grado di applicazione della selvicoltura in quell’area. Va da sé che tale tipo d’intervento è strettamente legato alla forma di governo e alla tipologia colturale dei diversi soprassuoli: nei cedui, ad esempio, generalmente vengono eseguiti tagli raso, con o senza rilascio di matricine, mentre nelle fustaie coetanee possono essere 9. Superfici forestali e loro attributi eseguiti tagli intercalari (diradamenti), seguiti da un taglio raso finale (con o senza rilascio di riserve) oppure tagli successivi o, ancora, tagli a buche. Come si può osservare sul Grafico 9.6.11, in Sicilia i boschi governati a ceduo vengono trattati quasi sempre a taglio raso (27.678 ettari) e nella maggior parte dei casi viene operato il rilascio delle matricine. Nelle formazioni governate a fustaia, invece, solo limitate percentuali di superficie risultano sottoposte a forme codificate di trattamento, quali i tagli a raso, i tagli a buche e i tagli successivi: la forma d’utilizzazione più frequentemente indicata dai rilevatori è infatti quella denominata “altri tipi di utilizzazione” (55.445 ettari). Si tratta di un’opzione che include tutte le tipologie d’intervento non chiaramente attribuibili a qualcuna delle altre forme previste; in molti casi può trattarsi di tagli per uso familiare o di interventi occasionali che possono aver interessato singole piante o gruppi di piante. A volte il ricorso a questa opzione può Grafico 9.6.11 - Incrocio tra i tipi colturali (raggruppati in macrotipi) e i tipi d’utilizzazione nei boschi alti soggetti a pratiche colturali. 138 essere stato dettato da difficoltà oggettive d’inquadramento dell’ultimo o degli ultimi interventi, difficoltà che si possono determinare soprattutto quando il taglio non è recente o quando il soprassuolo presenta una fisionomia poco definita; ad esempio, nel caso di soprassuoli con tipo colturale “non definito”, cioè non classificabile in modo certo (boschi di neoformazione, cedui molto invecchiati), risulta difficile inquadrare sia le pratiche colturali sia le forme d’utilizzazione eventualmente applicate. Nel tipo colturale speciale gli interventi selvicolturali sono rivolti all’ottenimento di prodotti diversi dal legno (quali le castagne e il sughero) e quindi caratterizzati da modalità specifiche per ciascun prodotto, opportunamente adattate in funzione del tipo di soprassuolo. In questo caso, quindi, la modalità “altri tipi di utilizzazione” indica l’adozione di forme di coltivazione specifiche per produzioni non legnose. Esaminando i dati a scala provinciale (Grafico 9.6.12), si osserva che nella provincia di Catania, dove, come abbiamo visto, il 69% dei boschi alti è interessato da pratiche colturali, la forma d’intervento più diffusa è il taglio raso con rilascio di riserve o matricine (14.795 ettari); nel complesso, in questa provincia, le forme d’utilizzazione definite sono decisamente prevalenti (21.808 ettari) rispetto alla superficie attribuita ad “altri tipi di utilizzazione” (8.178 ettari). La provincia di Messina ha un’analoga superficie assoluta interessata da pratiche colturali, ma la loro diffusione relativa, invece, è più modesta (36% della superficie dei boschi alti) ed è inoltre caratterizzata da una maggiore frequenza di utilizzazioni non ben classificabili (il 66% di esse si riferisce ad “altri tipi di utilizzazione”). Tra le altre province, solo quella di Enna registra, come quella di Catania, una prevalenza di forme d’utilizzazione classiche; sul resto del territorio, infatti, prevalgono ovunque forme d’intervento di altro tipo. Le modalità d’esbosco del legname pratica- Grafico 9.6.12 - Tipo di utilizzazione nei boschi alti soggetti a pratiche colturali. Valori distinti per provincia. Pratiche colt. ordinarie classiche entrambe le tipologie di pratiche colturali il metodo di esbosco non è stato accertato per una quota rilevante dei punti di campionamento. Considerazioni finali L’attività selvicolturale in Sicilia è limitata ad una quota parte, non maggioritaria, della superficie forestale ed è maggiormente praticata nei boschi alti, oltre che negli impianti di arboricoltura. Anche laddove è diffusa, risulta contraddistinta in prevalenza da forme d’intervento non del tutto inquadrabili all’interno delle tipologie classiche codificate in letteratura. Nelle formazioni governate a ceduo gli interventi, ancorché minimali, rientrano nel quadro generale dei boschi cedui italiani, con taglio a raso a fine turno, con o senza rilascio di matricine; quasi la metà delle utilizzazioni di questo tipo ricade in provincia di Catania. La selvicoltura siciliana - al pari di quella di gran parte dell’area mediterranea dell’Italia peninsulare e insulare, specialmente del piano, più arido, termo-mediterraneo - sconta il passaggio dallo sfruttamento tradizionale del bosco, protrattosi per secoli fino ad una cinquantina d’anni fa, alla ricerca odierna di nuove forme di valorizzazione, imperniate prevalentemente sui servizi che esso può offrire in campo ambientale, naturalistico, paesaggistico, ricreativo e culturale. Questo passaggio, non sem- plice e non di breve tempo, unito ad altri fattori, quali l’aleatorietà dei prezzi di mercato dei prodotti forestali, la polverizzazione della proprietà e l’abbandono delle zone rurali (anche questi comuni a tanta parte d’Italia), pone grandissimi problemi alla messa a punto di un’attuale e attuabile politica forestale. Un segno significativo delle nuove tendenze della politica forestale della Sicilia è dato dall’inclusione di tanta parte del suo patrimonio forestale nella ricca rete di aree protette dell’Isola, ponendo per i boschi e le foreste esistenti e per quelli in formazione obiettivi di gestione secondo modelli selvicolturali naturalistici. 9. Superfici forestali e loro attributi te localmente possono condizionare l’intensità, ma anche la tipologia delle pratiche colturali nei boschi. (Grafico 9.6.13). Con un grado di gestione minimale, volto essenzialmente alla sola utilizzazione legnosa di fine turno o comunque principale, risultano maggiormente diffusi gli esboschi a strascico con animali o mezzi meccanici; nei casi invece di una selvicoltura più attiva prevalgono gli esboschi senza strascico, con carico del legname anche qui su animali da soma o mezzi meccanici direttamente dal letto di caduta. Molto più raro (meno del 10%), in entrambi i casi, l’avvallamento del legname per sola forza di gravità. Non sono stati rilevati sistemi di esbosco a fune. In Pratiche colt. ordinarie minimali Grafico 9.6.13 - Tipo di esbosco praticato nei boschi alti interessati da pratiche colturali classiche (sinistra) e mini- mali (destra). 139 Sistema informativo Forestale Regionale 9.7 Altri tipi di produzioni e servizi Produzioni non legnose In Sicilia l’uso del bosco per produzioni e servizi diversi dalle produzioni legnose è molto diffuso. La metodologia di rilievo dell’IFRS prevede l’individuazione dei casi in cui all’interno di una formazione forestale vengano adottate pratiche volte ad ottenere prodotti non legnosi, quali sughero, castagne, risorse foraggere, funghi, selvaggina, ecc.; in tal caso è richiesto anche il dettaglio relativo al tipo di produzione perseguita. Spesso però in Sicilia, come in altre regioni d’Italia, all’uso del bosco per finalità diverse dalla produzione legnosa non sono associate forme di coltivazione che abbiano lo specifico fine di razionalizzare e ottimizzare la produzione extra-legno; pertanto il metodo di rilievo non ha consentito di stimarne l’effettivo peso se non in quei casi in cui le pratiche colturali messe in atto siano concretamente dedicate a tali scopi. Ciò vale soprattutto nel caso dell’esercizio del pascolo, che viene ampiamente praticato anche all’interno delle formazioni forestali, per lo più in forma brado-estensiva, senza esercitare alcuna precipua pratica colturale sul soprassuolo (Foto 9.7.1). La Tabella 9.7.1, infatti, evidenzia una superficie di soli 3.292 ettari in cui l’esercizio del pascolo è associato a interventi colturali espressamente rivolti a garantire o migliorare tale funzione. Decisamente modesta è anche la superficie in cui vengono eseguite pratiche colturali finalizzate alla produzione di castagne: chiaro segno che l’interesse verso la coltivazione da frutto del castagno 140 9. Superfici forestali e loro attributi è molto ridotto. Occorre tuttavia sottolineare che il dato non tiene conto di tutte quelle formazioni non specificatamente destinate alla produzione del frutto o con presenza sporadica di esemplari da frutto, ma nelle quali tuttavia può avvenire la raccolta delle castagne. Nel caso del sughero le operazioni di raccolta rappresentano già di per sé una vera e propria pratica colturale; pertanto, diversamente dagli altri prodotti, le superfici individuate nella Tabella 9.7.1 risultano indicative non solo della diffusione di pratiche colturali, ma anche del peso che questa produzione riveste a scala regionale. Oltre il 50% della superficie interessata alla raccolta del sughero ricade in provincia di Messina, il resto si distribuisce per lo più tra le province di Siracusa, Palermo, Catania e Caltanissetta (Grafico 9.7.1). Tutte le formazioni interessate rientrano nella categoria forestale delle sugherete e sono in genere caratterizzate da una decisa prevalenza specifica della sughera. Talora la raccolta viene praticata anche in consociazioni miste con roverella, leccio, oleastro, con presenza di una vasta gamma di sclerofille arbustive mediterranee. Occorre infine ricordare che le foreste siciliane offrono un ampio ventaglio di prodotti forestali non legnosi (funghi, frutti, erbe aromatiche e medicinali ed altro) che hanno significativi legami con la storia, la tradizione, la gastronomia, l’artigianato locali e promuovono l’interesse di molte persone alla loro conoscenza, al loro riconoscimento e alla loro raccolta. La ricaduta positiva di tale interesse è il coinvolgimento di queste stesse persone nella tutela e nella valorizzazione delle aree forestali. Foto 9.7.1 - Bovini al pascolo nei pressi di Ficuzza. Formazioni eleggibili ai fini Kyoto Castagne Provincia Foraggio per il pascolo Superficie non interessata da pratiche colturali specifiche per produzioni non legnose Sughero Sup. ES Sup. ES Sup. ES Sup. ES [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] [ha] [%] 7,6 Agrigento - - - - 94,74 100,0 15.176,00 Caltanissetta - - - - 637,05 44,6 15.530,76 6,7 Catania - - - - 811,52 38,1 44.165,27 4,0 Enna Messina - - 220,73 71,1 125,61 99,7 22.917,80 5,8 500,78 49,9 2.322,35 22,4 3.318,94 19,1 77.926,06 3,1 Palermo - - 624,73 44,7 594,48 44,9 58.186,92 3,5 Ragusa - - - - - - 8.326,84 9,9 Siracusa - - - - 717,99 40,8 13.252,29 8,3 Trapani - - 124,27 100,2 - - 8.878,44 9,6 500,78 49,9 3.292,08 18,9 6.300,33 13,8 264.360,38 1,7 REGIONE Tabella 9.7.1 - Macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto: superficie interessata da pratiche colturali specifiche per produzioni non legnose - dettaglio del tipo di produzione. Fruizione turistico-ricreativa Le risorse forestali hanno un’importanza fondamentale nello sviluppo del settore turistico: indirettamente come forma d’uso del territorio che migliora la qualità del paesaggio e delle condizioni climatiche locali, direttamente costituendo occasione per attività ricreative informali (escur- sionismo, bird-watching, nordic walking, ecc.) e strutturate (educazione ambientale, mountain biking, ippoturismo, orientering, ecc.). Queste ultime, proprio perché richiedono un intervento diretto sulle infrastrutture e il personale addetto, hanno effetti occupazionali e di creazione di valore aggiunto che possono essere, su Categoria inventariale la sua superficie forestale, si conferma come la provincia con la più alta estensione di aree interessate da questo tipo di infrastrutture (in valore percentuale l’incidenza è però solo dello 0,5%). La fruizione diretta dell’area forestale per finalità turistico-ricreative, in particolare per l’escursionismo e il trekking, è sicuramente condizionata dalle possibilità di accesso a piedi. La Tabella 9.7.2 evidenzia come, nella maggior parte della superficie forestale regionale, l’accesso a piedi sia libero e non soggetto ad alcuna limitazione. Le limitazioni più frequenti all’accesso sono causate dalla presenza di recinzioni o di ostacoli fisico-orografici. Le recinzioni sono molto diffuse negli impianti di arboricoltura, dove incidono per un’elevata percentuale della loro superficie (Grafico 9.7.3) ma, in termini di superficie complessiva, sono rilevanti in tutti i boschi. Nelle zone A (riserva integrale) di parchi e riserve, esistono divieti di accesso motivati da esigenze di tutela ambientale. Accesso senza limitazioni Accesso impedito da recinzioni o altri ostacoli Accesso in numero limitato Accesso vietato 344 1.349 boschi alti 202.093 54.716 boschi radi 8.813 3.744 120 boschi bassi 6.072 1.365 124 851 arbusteti 79.279 21.022 ATPS 10.623 1.232 imp. arboricoltura 996 3.007 sup. inaccessibili sup. incluse 18.374 308.728 85.085 439 2.359 115.510 sup. for. regione Grafico 9.7.2 - Superficie forestale interessata da infrastrutture turistico-ricreative in ciascuna provincia (valori in ettari). Superficie non classificata boscaglie 94 Grafico 9.7.1 - Superficie interessata dalla raccolta del sughero: entità per provincia (valori in ettari). 9. Superfici forestali e loro attributi scala locale, significativi. La presenza di infrastrutture adibite allo svolgimento di attività all’aria aperta (percorsi attrezzati per mountain bike, strutture per l’equitazione e per l’attività venatoria a pagamento, campeggi) consente d’individuare le superfici in cui le attività ricreative diventano preminenti rispetto alle altre funzioni del bosco e presuppone, in corrispondenza di queste stesse aree, una frequentazione rilevante, di cui occorre tenere conto anche ai fini gestionali. La superficie forestale interessata dalle infrastrutture indicate risulta, in tutta la regione, di poco superiore a 3.200 ettari; il Grafico 9.7.2 indica la distribuzione di tale superficie nelle diverse province, distinguendo i vari tipi di attività. Nelle province di Caltanissetta (594 ettari) e Enna (653 ettari), nonostante le modeste superfici forestali, le infrastrutture turistico-ricreative risultano abbastanza frequenti (ne sono interessate rispettivamente il 2,9 e l’1,5 %), mentre Palermo, con solo 314 ettari, si colloca ben al di sotto. Messina, grazie anche alla notevole estensione del- 766 95 Tabella 9.7.2 - Possibilità di accesso a piedi in ciascuna categoria inventariale (valori in ettari). 97.042 Grafico 9.7.3 - Ripartizione della superficie rispetto alla possibilità di accesso a piedi in ciascuna categoria inventariale. 141 Sistema informativo Forestale Regionale 9. Superfici forestali e loro attributi 9.8 Patologie e danni Presenza e diffusione dei danni La conoscenza delle condizioni fitosanitarie delle formazioni forestali rappresenta un elemento fondamentale sia per l’individuazione degli stress più frequenti a cui i soprassuoli sono sottoposti, sia per valutare lo stato di vigoria generale delle piante. Quando lo stato fitosanitario è buono, la capacità di reazione delle piante nei confronti di eventuali anomalie climatiche è maggiore; in un soprassuolo già indebolito da agenti patogeni o dal passaggio del fuoco, invece, eventi climatici di particolare intensità possono mettere a dura prova la capacità di sopravvivenza delle piante. Questa relazione può essere letta anche in direzione inversa: può accadere cioè che piante esposte a forti stress idrici o termici si indeboliscano e vengano successivamente attaccate e danneggiate da agenti patogeni. La conoscenza delle condizioni fitosanitarie è di prioritaria importanza per la selvicoltura. Ad esempio, se un soprassuolo è interessato da forti attacchi fitopatologici, può essere opportuno eseguire interventi tempestivi al fine di contenere la diffusione dell’agente patogeno (tagli fitosanitari). Nel caso di formazioni soggette a consistenti schianti o sradicamenti per l’azione di agenti meteorici, è consigliabile invece l’asportazione dei fusti atterrati per prevenire la diffusione di patogeni (sopratutto insetti xilofagi), che moltiplicandosi, possono attaccare anche le piante in buono stato vegetativo. È chiaro che le ricadute in campo selvicolturale assumono rilevanza soprattutto nei boschi alti, mentre le altre considerazioni generali sullo stato fitosanitario possono essere estese a tutte le categorie inventariali. Le patologie e i danni accertati con la metodologia descritta nel Box 1 interessano il 14% della superficie forestale regionale (72.534 ettari). Su 40.514 ettari di formazioni forestali, tuttavia, non è stato possibile accertare la presenza o l’assenza di patologie, specie se a carico della chioma di specie decidue, anche perché i rilievi di Fase 2 142 sono stati eseguiti in gran parte durante il periodo di riposo vegetativo (Grafico 9.8.1). Dei 72.534 ettari di formazioni forestali soggette a danni, più della metà (39.240 ettari) presenta un grado di diffusione inferiore al 30%; in altri termini, il danno, all’interno dell’area di rilievo, si estende a meno del 30% dell’area d’insidenza delle specie forestali prevalenti, come specificato nel BOX1. Su 16.817 ettari il grado di diffusione dei danni è compreso tra il 30 e il 59%, mentre sui rimanenti 16.477 ettari si determinano le situazioni più gravi, con livello di diffusione pari o superiore al 60%. Se si eccettuano le aree temporaneamente prive di soprassuolo (ATPS), che verranno trattate in modo specifico nel capitolo relativo agli incendi BOX 1 - Il rilievo di patologie e danni In ciascuno dei rilievi di seconda fase è stata quantificata la diffusione di patologie e danni con riferimento alle specie arboree o arbustive prevalenti: in corrispondenza di ogni punto, l’area d’indagine si estende per 2.000 metri quadrati e la quantificazione del danno, si basa sulla stima visiva della sua diffusione rispetto alla superficie d’insidenza complessiva della specie o delle specie prevalenti che caratterizzano il soprassuolo. I danni diffusi su meno del 30% della superficie d’insidenza delle specie prevalenti sono considerati di moderata entità e non vengono ulteriormente dettagliati, mentre quando la diffusione raggiunge o supera il 30% si distinguono una soglia di media entità (30-59%) e una di elevata entità (oltre il 60%), per le quali vengono rilevati ulteriori indicatori. Grafico 9.8.1 - Presenza e grado di diffusione di patologie e danni in ciascuna categoria inventariale. In primo luogo viene indicato il tipo di danno (agenti abiotici o biotici, ulteriormente distinti, in base alla loro natura, secondo determinati raggruppamenti), nonché la specie arborea o arbustiva maggiormente interessata. Quando la patologia determina fenomeni di defogliazione è prevista l’indicazione del grado di defogliazione e la sua localizzazione all’interno della chioma. L’individuazione di alcune patologie, specialmente quando i sintomi si manifestano solo a livello delle foglie (defogliazione, disseccamenti, microfillia, ingiallimento ecc...), può risultare possibile soltanto in alcuni periodi dell’anno; ad esempio, nel caso di latifoglie decidue non è possibile valutare la presenza di fenomeni di defogliazione al di fuori della stagione vegetativa, quindi non sempre si possono classificare le aree di rilievo rispetto a questo attributo. Per questo motivo la metodologia di rilievo prevede tra le varie opzioni anche la voce “danni non rilevabili”. Grafico 9.8.2 - Presenza e grado di diffusione di patologie e danni in ciascuna categoria forestale dei boschi alti. frequenze sono alte in entrambe le situazioni. La distribuzione dei danni a scala provinciale (Grafico 9.8.3) mostra una maggiore frequenza del fenomeno in alcune province: Palermo e Agrigento presentano frequenze tra le più elevate, sia considerando nel loro insieme tutti e tre i livelli di diffusione (il 18-20% della superficie forestale provinciale ne risulta interessata), sia considerando solo le due classi più elevate (30-59% e >=60%, che interessano nel loro insieme l’11-12% della superficie forestale provinciale). In provincia di Trapani i danni con grado di diffusione minore del 30% sono poco frequenti, mentre quelli maggiori o uguali al 30% interessano l’11% della superficie forestale provinciale. A Caltanissetta la percentuale di superficie forestale interessata da danni raggiunge il 21%, ma per la maggior parte si tratta di situazioni con grado di diffusione minore del 30%. Nella Figura 9.8.1 si può osservare la distribuzione territoriale delle aree di rilievo in cui è stata segnalata la presenza di danni. I fenomeni interessano tutte le principali aree forestali della regione, ma le maggiori concentrazioni di danni con elevata intensità (>=60%) si registrano nell’entroterra palermitano e nelle Madonie, nonché in misura meno accentuata sui Peloritani. Tipo di patologie e danni Una pianta può subire danneggiamenti sia a causa della diffusione di agenti patogeni biotici (funghi, insetti, batteri, virus), sia per effetto di agenti abiotici come il fuoco, la neve o il vento. Nel primo caso si parla propriamente di patologie, nel secondo di danni. Conoscere la causa che determina il danneggiamento è fondamentale per valutare da una parte il livello di gravità del fenomeno in frequenza nelle aree con grado diff. danni >=30% acero campestre - 1% acero d'Ungheria 0% - betulla 1% - castagno 14% 12% cerro 8% 1% cipressi 3% 2% eucalipti 17% 18% faggio 2% 1% frassino ossifillo 0% - leccio 5% 8% oleastro 0% 1% olmo comune 1% 1% orniello 0% - pero 0% 1% pino d'Aleppo 5% 12% pino domestico 4% 5% pino laricio 5% 1% pino marittimo 1% 1% pino nero 1% - pino radiato 0% - pino silvestre 0% - pioppo bianco 1% - - 1% 0% 0% pioppo nero quercia virgiliana robinia - 1% 23% 28% salicone - 1% sughera 6% 3% roverella Tabella 9.8.1 - Elenco delle specie segnalate come maggiormente interessate dai danni all’interno dei boschi alti. La prima colonna riporta le frequenze di ciascuna specie nelle aree con diffusione dei danni inferiore al 30%, la seconda quella relativa alle aree con diffusione dei danni pari o superiore al 30%. province boschivi, e le boscaglie, la frequenza dei danni con grado di diffusione pari o superiore al 30% risulta abbastanza simile in tutte le altre categorie inventariali. I danni con grado di diffusione minore del 30%, invece, sono frequenti soprattutto in corrispondenza di boschi bassi, boschi radi e boschi alti, ma si tratta sempre di situazioni poco gravi, che non compromettono lo stato fitosanitario generale del soprassuolo. Concentrando l’attenzione sulle classi di diffusione più elevate, si rilevano alcune situazioni di criticità. Il dettaglio relativo ai boschi alti (Grafico 9.8.2) evidenzia che alcune categorie forestali sono molto più soggette a danni di altre: nei castagneti l’incidenza delle patologie è la più elevata, sia considerando i casi di presenza nel loro insieme, sia considerando solo quelli con diffusione pari o superiore al 30%. Pur rimanendo decisamente al di sotto dei castagneti, anche nelle formazioni pioniere e secondarie, nei querceti di rovere e roverella, nelle leccete e nei rimboschimenti si registrano significative percentuali di superficie soggetta a danni con grado di diffusione pari o superiore al 30%. Un ulteriore livello informativo viene fornito dall’indicazione della specie arborea o arbustiva maggiormente esposta al danno (considerando solo le specie prevalenti nell’area di rilievo e quindi caratterizzanti la tipologia forestale). Nella Tabella 9.8.1 è riportato l’elenco delle specie danneggiate con riferimento alla categoria dei boschi alti. Tra le specie più frequentemente segnalate troviamo il castagno, gli eucalitti, la roverella e il pino d’Aleppo. Nel caso del pino d’Aleppo la frequenza in corrispondenza delle aree con danni medio-elevati (% diffusione >= 30%) risulta molto più elevata rispetto a quella delle aree con danni di modesta entità, per le altre tre specie invece le frequenza nelle aree con grado diff. danni <30% Grafico 9.8.3 - Presenza e diffusione di patologie e danni in ciascuna provincia. 143 9. Superfici forestali e loro attributi specie maggiormente interessata Sistema informativo Forestale Regionale atto e le sue potenzialità d’espansione, dall’altra per mettere in essere azioni preventive o interventi fitosanitari. Questo ulteriore livello di dettaglio è disponibile per tutti i casi rilevati in cui il grado di diffusione del danneggiamento risulta pari o superiore al 30%. Come si può osservare sul Grafico 9.8.4, nell’ambito delle situazioni in cui sono stati accertati danni con diffusione pari o superiore al 30% si ha, complessivamente, una prevalenza di cause abiotiche (61%), ma all’interno delle singole categorie inventariali esistono significative differenze: ad esempio, negli impianti di arboricoltura le cause prevalenti sono di origine biotica, mentre nei boschi alti si ha una ripartizione pressoché uguale tra cause biotiche e cause abiotiche. Nel caso delle aree temporaneamente prive di soprassuolo (ATPS) le cause sono sempre di tipo abiotico e consistono per lo più nel passaggio del fuoco. Anche nelle altre categorie inventariali, il 9. Superfici forestali e loro attributi fattore fuoco rimane la principale causa di danni ai soprassuoli forestali: la superficie che risulta aver subito nel tempo danni conseguenti al passaggio del fuoco è nel complesso molto elevata (18.806 ettari). Ciò si deve al fatto che il fuoco, anche quando non distrugge completamente la vegetazione presente, causa forti deperimenti e disseccamenti parziali delle piante, con conseguenze osservabili anche a distanza di diversi anni dall’evento, specie in aree dove le potenzialità della stazione sono ridotte (suoli superficiali e climi aridi). Danni dovuti ad agenti meteorici o climatici sono molto meno frequenti, mentre in pratica non si registrano danni conseguenti all’esecuzione di interventi selvicolturali (Tabella 9.8.2). Tra i danni di tipo biotico il più frequente è senza dubbio quello da pascolo, ma sono molto diffusi anche i danni causati da insetti defogliatori e da cancri. I danni da pascolo possono essere causati da animali domestici (suini, ovini e bovini) o anche Figura 9.8.1 - Distribuzione dei punti interessati da patologie e danni e relativo grado di diffusione del danno. tipo di agente causale sup. interessata (ha) % abiotici - agenti meteorici/climatici 1.249 3,8% abiotici - danni da incendio 18.806 56,5% 125 0,4% biotici - antracnosi 1.127 3,4% biotici - cancro 1.724 5,2% biotici - carie 125 0,4% biotici - insetti corticicoli 125 0,4% abiotici - danni da interv. selvicolturali biotici - insetti defogliatori 3.071 9,2% biotici - marciume radicale 95 0,3% biotici - pascolo 4.087 12,3% biotici - tumore 125 0,4% 1.964 5,9% altri agenti biotici Grafico 9.8.4 - Tipo di patologie e danni - differenziazione tra danni di natura abiotica e biotica (solo aree con grado di diffusione dei danni pari o superiore al 30%). Si omette la categoria delle boscaglie poichè non sono stati rilevati danni con grado di diffusione >30%. 144 cause complesse o ignote totale superficie for. con diff. danni >=30% 670 2,0% 33.294 100,0% Tabella 9.8.2 - Tipo di agente causa di patologie o danni (sono presi in esame solo i casi con diffusione del danno >=30%). di aree a pascolo, pertanto possono essere situate in contesti dove ancora viene praticato il pascolo del bestiame brado o semi-brado. Questo tipo di danneggiamento è abbastanza frequente anche in sugherete, leccete e cerrete. I danni da cancro si concentrano in gran parte nei castagneti e sono determinati dall’ascomicete Cryphonectria (Endothia) parasitica, ormai diffuso da decenni in tutto il territorio nazionale. Grafico 9.8.5 - Agenti causali dei danni all’interno dei boschi alti (solo aree con diffusione dei danni >=30%; ab.=agenti abiotici; b.=agenti biotici; valori espressi in ettari). Defogliazione Attacchi patogeni o danni di tipo abiotico possono determinare fenomeni di defogliazione più o meno intensi delle chiome. Nei casi in cui è stata rilevata una diffusione dei danni pari o superiore al 30%, è stata valutata anche l’entità e la localizzazione nella chioma della defogliazione. Tuttavia nel caso di specie decidue non sempre è stato possibile rilevare questa informazione, dal momento che i rilievi sono stati svolti anche durante la stagione invernale. Grafico 9.8.6 - Grado di defogliazione delle chiome in ciascuna categoria inventariale (solo aree con diffusione dei danni pari o superiore al 30%). Si omette la categoria delle boscaglie poiché non sono stati rilevati danni con grado di diffusione >30%. abiotici - d. da agenti meteorici/ climatici abiotici - danni da incendio abiotici - d. da interv. selvicolt. biotici antracnosi biotici cancro biotici - carie biotici marciume radicale biotici pascolo altre latifoglie - 60% - - - - - form. pioniere e sec. - 50% - - - - - - - - - form. riparie - 100% - - - - - - rimboschimenti 8% 40% 2% 15% - - - faggete 50% - - - - - castagneti - 22% - - 67% pin. pino laricio - - - - cerrete - 16% - querceti 2% 41% leccete - sugherete 5% categorie forestali boschi alti (diff. danno>=30%) biotici tumore altri agenti biotici cause complesse o ignote 40% - - - 100% - 50% - - 100% - - - - - 100% 5% - 3% - 21% 5% 100% - 50% - - - - - 100% - - - 5% - - - 6% 100% - - - - - - - - 100% 100% - - 21% - 42% - 21% - - - 100% - - 3% - 2% 35% - 13% - 4% - 100% 64% - - - - - 12% - 16% - 8% - 100% 78% - - - - - - - 22% - - - 100% 41% 1% 6% 8% 1% 1% 15% 0% 9% 1% 10% 3% 100% biotici - insetti biotici - insetti corticicoli defogliatori totale complessivo Tabella 9.8.3 - Agenti causali dei danni nelle categorie forestali dei boschi alti (solo aree con diffusione dei danni >=30%). 145 9. Superfici forestali e loro attributi da animali selvatici (prevalentemente cinghiale) e consistono nella brucatura della chioma, dei rami e dei getti, cui possono aggiungersi lo scortecciamento del fusto e la rottura delle branche. I suini, sia domestici che selvatici, possono causare danni anche a livello del suolo, poiché rivoltano il terreno alla ricerca di tuberi e radici. Infine, poco frequenti i danni causati da insetti corticicoli, carie e marciumi radicali. Nei boschi alti (Grafico 9.8.5) gli incendi si confermano come la più frequente causa di danneggiamento (8.046 ettari), soprattutto all’interno di leccete, sugherete, querceti di rovere e roverella, formazioni pioniere e secondarie, boschi di altre latifoglie e formazioni riparie (Tabella 9.8.3). Dopo gli incendi i danni più frequenti sono quelli causati da insetti defogliatori, diffusi sopratutto in cerrete, faggete e querceti di rovere e roverella. I danni da pascolo risultano particolarmente diffusi nei boschi di altre latifoglie: frequentemente queste formazioni derivano dalla ricolonizzazione Sistema informativo Forestale Regionale Il Grafico 9.8.6 mostra la distribuzione dei fenomeni di defogliazione in ciascuna categoria inventariale: lasciando da parte le aree temporaneamente prive di soprassuolo (ATPS), dove il rilievo di questo attributo ha riguardato solo eventuali esemplari residui che esercitano una copertura arborea minore del 10%, si registrano fenomeni d’intensa defogliazione (classe > 60%) un po’ in tutte le aree soggette a danni. In altri termini, la presenza di danni con grado di diffusione pari o superiore al 30% è spesso associata a fenomeni più o meno rilevanti di defogliazione. Non sempre la defogliazione è causata direttamente da un agente patogeno o dall’agente causale del danno: il disseccamento o la caduta delle foglie può costituire spesso una reazione della pianta al deperimento fisiologico. L’incrocio tra il grado di defogliazione e i tipi di danneggiamento riportato nel Grafico 9.8.7 mostra che i fenomeni di defogliazione più intensi (>60%) sono associati ai danni da incendio, agli attacchi di insetti defogliatori, ai cancri e ad altri agenti biotici non meglio specificati. Nei boschi alti fenomeni di defogliazione intensi sono più frequenti nelle categorie cerrete, leccete, sugherete, querceti di rovere e roverella e soprattutto nei boschi di altre latifoglie (Grafico 9.8.8). Le parti della chioma interessate ai fenomeni di defogliazione possono variare soprattutto in relazione al tipo di agente causale: ci sono situazioni in cui la defogliazione si estende omogeneamente a tutta la chioma e situazioni in cui risulta localizzata in alcune sue parti. Il Grafico 9.8.9 mostra che, in corrispondenza delle aree con diffusione dei danni pari o superiore al 30%, i fenomeni di defogliazione risultano in prevalenza distribuiti su tutta la chioma delle piante. In al- 146 9. Superfici forestali e loro attributi cune categorie inventariali, però, sono presenti casi in cui la defogliazione si concentra in determinate sue zone (porzione basale, apicale o altre parti). L’incrocio tra il tipo di patologia o danno e la localizzazione della defogliazione (Grafico 9.8.10) consente di stabilire alcune relazioni tra gli agenti causali e la distribuzione del fenomeno nella chioma delle piante. Nel caso dei danni da pascolo, ad esempio, la defogliazione (che in questo caso è determinata dalla brucatura operata dagli animali) può interessare tutta la chioma o singole parti di essa: evidentemente ciò dipende molto dal grado di sviluppo in altezza delle piante e dalle dimensioni degli animali. I danni da incendio determinano spesso defogliazioni su tutta la chioma, ma nel caso di incendi bassi o radenti esse tendono a concentrarsi nella sua parte basale. Nelle antracnosi, infine, la defogliazione risulta quasi sempre localizza in alcune porzioni o nella parte basale dalla chioma. Conclusioni Il quadro fitopatologico dei boschi della Sicilia appare preoccupante sotto alcuni profili, ma sotto altri non peggiore di quello di diverse regioni italiane. Se si esamina lo “stato di salute” dei boschi italiani derivato dai rilievi di seconda fase dell’INFC del 2005, emerge che il 22% della superficie forestale nazionale presenta patologie o danni evidenti; il dato è presentato con la riserva della mancanza di informazioni per il 14% delle terre boscate. L’IFRS denuncia invece patologie e danni contenuti nel 14% della superficie forestale dell’Isola, con mancato accertamento sull’8% di tale superficie. Nei rilievi di entrambi gli inventari, il fuoco, il pascolo e la selvaggina risultano i più temibili agenti causali di danno all’area forestale della Sicilia. Accanto Grafico 9.8.7 - Incrocio tra i tipi di patologie e danni e il grado di defogliazione (solo aree con diffusione dei danni pari o superiore al 30%; ab.=agenti abiotici; b.=agenti biotici) Grafico 9.8.8 - Grado di defogliazione delle chiome nelle categorie forestali dei boschi alti (solo aree con diffusione dei danni pari o superiore al 30%). Le zone aride, vulnerabili alla desertificazione, interessano il 68% del territorio regionale, con un incremento in atto, come illustrato dal Grafico 9.8.11. Sono zone caratterizzate da uno scompenso permanente fra precipitazioni e perdite per evapotraspirazione, con una pressione negativa sullo stato dei suoli, della vegetazione e dell’acqua superficiale e sotterranea disponibile e, di conseguenza, sulla possibilità di tutelare il bosco dai danni degli incendi. Grafico 9.8.10 - Incrocio tra il tipo di patologie e danni e la localizzazione della defogliazione (solo aree con diffusione dei danni pari o superiore al 30%; ab.=agenti abiotici; b.=agenti biotici). Grafico 9.8.9 - Localizzazione dei fenomeni di defogliazione delle chiome in ciascuna categoria inventariale (solo aree con diffusione dei danni pari o superiore al 30%) Si omette la categoria delle boscaglie poiché non sono stati rilevati danni con grado di diffusione >30%. Grafico 9.8.11 - Estensione delle superfici caratterizzate da valori dell’Indice di Aridità nella regione Sicilia ottenuto sulla base dei dati della rete meteoclimatica regionale (da Sciortino et al.). 147 9. Superfici forestali e loro attributi ad essi l’IFRS mette in luce pure la pericolosità degli insetti defogliatori. Si può osservare che, mentre per pascolo, selvaggina e insetti i danneggiamenti da essi prodotti possono essere tenuti sotto controllo attraverso provvedimenti e interventi previsti dalla pianificazione territoriale e forestale, molto più problematico è il contenimento dei danni da fuoco a causa delle particolari condizioni climatiche della Sicilia e del loro peggioramento in termini di aridità. Sistema informativo Forestale Regionale 10. Bosco: dati quantitativi 10. Bosco: dati quantitativi La Fase 2 dell’IFRS ha consentito la raccolta di informazioni di carattere descrittivo e qualitativo riferite alle singole categorie di classificazione della superficie forestale. La Fase 3 ha invece riguardato la raccolta di dati quantitativi relativi sia alla componente arborea e arbustiva viva, sia alla necromassa. I rilevamenti hanno interessato principalmente i boschi alti e gli impianti di arboricoltura che costituiscono la quasi totalità delle formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Risultano assenti i dati relativi alle ATPS, escluse dai rilevamenti di Fase 3, in quanto generalmente prive di vegetazione arborea e arbustiva (la superficie a cui si riferiscono i dati della macrocategoria eleggibili Kyoto delle pagine successive è quindi di 262.504 ettari). Una quota minoritaria di rilievi ha riguardato formazioni delle categorie boschi bassi, boschi radi, boscaglie e arbusteti, che afferiscono alla macrocategoria delle altre terre boscate, al fine di fornire un quadro completo degli indici quantitativi di tutte le formazioni forestali regionali. Nel capitolo sono riportati i risultati relativi ai più significativi parametri quantitativi ottenuti dall’elaborazione dei rilievi di Fase 3. La Tabella 10.1 riepiloga gli attributi considerati in questa pubblicazione, mentre sul sito https://sif.regione.sicilia. it possono essere consultati i risultati completi. Per ciascuno degli attributi sopra indicati sono state elaborate tre tabelle: la prima contiene i risultati 148 complessivi relativi alle due macrocategorie formazioni eleggibili ai fini Kyoto e altre terre boscate; la seconda indica la ripartizione tra boschi alti e impianti di arboricoltura; la terza, infine, suddivide i dati relativi ai boschi alti per categoria forestale. Tutte le tabelle, oltre al dato complessivo regionale, contengono quello riferito alle singole province. I dati relativi agli alberi vivi (numero di piante, volume, area basimetrica e incremento corrente di volume) si riferiscono ai soggetti con diametro superiore alla soglia di cavallettamento (4,5 cm). Il rilievo degli arbusti e della rinnovazione ha invece riguardato i soggetti con altezza maggiore di 50 cm e diametro inferiore a 4,5 cm. La rinnovazione è stata distinta anche in funzione della sua origine: agamica, artificiale, naturale. La quantificazione della fitomassa riguarda esclusivamente la componente arborea epigea, a sua volta distinta in fusto e rami grossi (quei rami cioè con diametro superiore ai 5 cm), ramaglia (con diametro inferiore ai 5 cm) e ceppaie (anche in questo caso viene considerata la sola componente epigea che residua dal taglio della pianta). La necromassa (espressa in volume) comprende gli alberi morti in piedi (con diametro superiore alla soglia di cavallettamento di 4,5 cm), il legno morto a terra (materiale con diametro alla sezione inferiore uguale o maggiore a 9,5 cm) e le ceppaie. Se si mettono a confronto i valori unitari di alcuni parametri dell’IFRS con gli analoghi desunti Attributo Volume degli alberi vivi Numero di alberi vivi Area basimentrica degli alberi vivi Incremento corrente annuo di volume degli alberi vivi Arbusti: numero di soggetti Rinnovazione arborea: numero totale di soggetti Rinnovazione di origine agamica: numero di soggetti Rinnovazione di origine artificiale: numero di soggetti Rinnovazione di origine naturale: numero di soggetti Fitomassa: fusto e rami grossi (diametro >5 cm) Fitomassa: ramaglia (diametro < 5cm) Fotomassa: ceppaie (parte epigea) Fitomassa totale arborea epigea (fusto, rami, ramaglia e ceppaie) Volume degli alberi morti in piedi Numero degli alberi morti in piedi Volume delle ceppaie (parte epigea) Numero di ceppaie (parte epigea) Volume del legno morto a terra Volume totale della necromassa (alberi morti in piedi, legno morto a terra e ceppaie) Tabella 10.1 - Elenco degli attributi quantitativi riportati nel capitolo. Attributo volte superiore. Il secondo aspetto, che sembrerebbe mettere in luce una sorta di deficit provvigionale e strutturale dei boschi siciliani rispetto al quadro nazionale, induce a porre un collegamento immediato con il grado di copertura arborea, che è alquanto inferiore in Sicilia rispetto alla media italiana (vedi capitolo 9.3 sulla fisionomia dei soprassuoli). In effetti le cause profonde, strutturali, di tale divario vanno rintracciate nella particolare ecologia di boschi siciliani e nelle loro vicende colturali, antiche e meno antiche (che poi, a ben vedere, sono le stesse che hanno prodotto la modesta copertura arborea dei soprassuoli dell’Isola). unità di misura Sicilia (IFRS) Sicilia (INFC) Italia (INFC) [m³/ha] 90,3 91,2 146,4 [n/ha] 863 769,6 1383,1 Area basimentrica degli alberi vivi [m²/ha] 15,7 15,2 20,6 Incremento corrente annuo di volume degli alberi vivi [m³/ha] 2,9 3 4,1 Volume degli alberi vivi Numero di alberi vivi Fitomassa totale arborea epigea [Mg/ha] 74,3 65,9 101 Numero degli alberi morti in piedi [n/ha] 55,6 49,2 139,4 Volume degli alberi morti in piedi [m³/ha] 2,2 1,8 5,4 Volume del legno morto a terra [m³/ha] 1,7 0,9 1,9 Volume delle ceppaie [m³/ha] 0,56 0,5 1,6 Volume totale della necromassa [m³/ha] 4,4 3,2 8,8 [n/ha] 2.723,2 3.552,4 10286,6 Rinnovazione arborea: numero totale di soggetti BOX - modelli di cubatura e di biomassa Nell’ambito delle indagini inventariali sui boschi della Sicilia, sono state raccolte le informazioni necessarie per l’approntamento di equazioni di previsione dei volumi legnosi e della biomassa arborea epigea. Il campione arboreo è stato selezionato tra le principali specie e gruppi di specie della Sicilia. Per ciascuna di esse sono stati selezionati 20 campioni rappresentativi scelti tra le classi di sviluppo maggiormente rappresentate. Per alcune specie, per la loro variabilità e importanza produttiva, il numero di campione è stato raddoppiato. Complessivamente sono stati campionati 250 alberi. Per ciascun albero sono state effettuate misurazioni sul letto di caduta riferite ai caratteri dimensionali del fusto e dei rami più grossi oltre a misure di peso fresco di tutte le componenti epigee dell’albero campione. Successivamente, su un campione rappresentativo del fusto, dei rami grossi e piccoli e delle parti morte, sono state condotte delle misurazioni di laboratorio finalizzate al calcolo per ciascun albero del peso secco totale scomposto nelle diverse componenti. In seguito alla definizione dei principali parametri utili per il calcolo del volume e del peso secco della pianta, si è proceduto all’elaborazione delle equazioni di volume e di biomassa su cui si sono basati i calcoli per le stime quantitative delle fase 3 dell’IFRS. Specie Equazione Volume cormometrico Equazione Peso secco biomassa totale epigea Castagno -0,947941+0,037347*D2H -0,452391+0,026813*D2H Cerro -4,32968+0,040968*D H 0,869432+0,036814*D2H Faggio -0,791802+0,036275*D2H -1,779337+0,03298*D2H Leccio -2,579853+0,036989*D2H 3,365118+0,035969*D2H Roverella -0,994155+0,043349*D2H 1,457436+0,039941*D2H -1,252812+0,045938* 4,215361+0,027362*D2H -4,005972+0,040524*D H -7,038133+0,017713*D2H+0,221422* D2 -3,082808+0,038721*D2H 1,344944+0,029396*D2H 1,647828+0,0398*D2H 5,65769+0,0291044*D2H -5,967596+0,019506*D2H -3,93287+0,026322*D2H -5,22953+0,0310913*D H+0,196228*D*H -4,939025+0,015968*D2H+0,206652*D*H 2 Sughera Gruppo misto (1) Eucalipti Pino d'Aleppo Pino domestico Pino laricio 2 2 10. Bosco: dati quantitativi dall’INFC riferiti sempre alla Sicilia e con quelli medi nazionali ancora dell’INFC (Tabella 10.2), si possono rilevare, almeno per quanto concerne i boschi alti, due aspetti: la sostanziale similitudine dei dati regionali dei due inventari e la loro diversità da quelli nazionali, in quanto tutti i valori considerati si attestano su quantità ad ettaro inferiori rispetto alla media dei boschi italiani, in primo luogo la provvigione. Il primo aspetto attesta l’attendibilità dei dati emersi dai due inventari, con privilegio per i dati dell’IFRS che derivano da rilevamenti più aggiornati di 5 anni, con una numerosità campionaria quattro D = diametro dell’albero misurato a 1,3 metri da terra espresso in centimetri; H = altezza dell’albero espressa in metri. (1) Costituiscono il gruppo misto aceri, frassini pioppi e robinia. Tabella 10.2 - Principali parametri quantitativi dei boschi alti siciliani e raffronto con i corrispondenti valori ottenuti nell’ambito dell’INFC per la sola Sicilia e a scala nazionale. 149 10.1 Volume degli alberi vivi Eleggibili Kyoto Provincia Altre terre boscate Totale Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] Agrigento 1.150.070 15,8 77,0 13,5 46.451 86,2 5,1 85,6 1.196.521 15,5 49,7 14,3 Caltanissetta 1.030.634 10,3 64,6 7,5 16.193 52,9 5,4 51,4 1.046.826 10,1 55,3 8,0 Catania 4.137.514 8,6 94,2 7,3 57.289 28,7 3,9 27,5 4.194.803 8,4 71,7 7,6 Enna 1.855.667 11,8 80,6 10,0 200.179 83,9 23,5 83,1 2.055.846 13,3 65,2 12,3 Messina 9.354.299 6,0 114,1 5,1 187.009 22,6 7,4 21,7 9.541.308 5,9 88,9 5,3 Palermo 3.913.267 8,1 74,8 6,9 208.268 28,4 6,3 27,9 4.121.536 7,7 48,4 7,2 Ragusa 615.632 18,2 73,9 15,3 28.850 40,1 8,2 36,2 644.483 17,4 54,3 15,5 Siracusa 756.262 16,1 56,2 13,6 24.490 40,3 1,4 39,8 780.752 15,6 25,2 14,7 Trapani 544.933 18,7 63,1 15,4 8.161 56,6 1,1 55,5 553.095 18,4 33,8 17,0 23.358.279 3,5 89,0 3,0 776.890 24,3 6,4 24,1 24.135.169 3,5 62,7 3,2 REGIONE Tabella 10.1.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali. Boschi alti Provincia Impianti di arboricoltura Eleggibili Kyoto Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] Agrigento 1.142.589 15,9 79,0 13,6 7.482 97,7 16,2 87,2 1.150.070 15,8 77,0 13,5 Caltanissetta 1.027.855 10,3 68,9 7,3 2.778 70,7 2,7 66,4 1.030.634 10,3 64,6 7,5 Catania 4.136.419 8,6 94,8 7,3 1.095 100,0 3,7 85,8 4.137.514 8,6 94,2 7,3 Enna 1.853.972 11,8 82,8 10,0 1.695 98,5 2,7 83,6 1.855.667 11,8 80,6 10,0 Messina 9.354.142 6,0 114,3 5,1 157 100,0 1,1 115,6 9.354.299 6,0 114,1 5,1 Palermo 3.912.084 8,1 76,2 6,9 1.183 80,3 1,2 80,1 3.913.267 8,1 74,8 6,9 Ragusa 615.632 18,2 73,9 15,3 - 0,0 - 0,0 615.632 18,2 73,9 15,3 Siracusa 756.023 16,1 57,0 13,5 238 96,1 1,3 32,0 756.262 16,1 56,2 13,6 Trapani 531.116 19,1 63,5 15,8 13.817 92,2 52,1 49,0 544.933 18,7 63,1 15,4 23.329.833 3,5 90,3 3,0 28.446 52,7 7,1 49,6 23.358.279 3,5 89,0 3,0 REGIONE Tabella 10.1.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali. 150 Boschi alti Sugherete Provincia Agrigento Leccete Querceti di Rovere e Roverella Cerrete Castagneti Faggete Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] - - - - 49.337 38,1 31 27,4 1.479 57,5 4 1,7 - - - - - - - - - - - - Caltanissetta 27.319 67,6 43 51,8 252 100,0 2 2,0 - - - - - - - - - - - - - - - - Catania 25.879 42,2 29 23,2 196.164 25,1 59 16,8 607.931 17,4 45 15,2 406.786 31,0 116 25,5 331.457 28,2 111 20,1 372.838 28,9 184 16,3 Enna 41.423 69,4 120 38,8 13.111 100,0 104 1,8 145.197 28,4 40 22,3 123.425 54,1 131 40,8 - - - - 21.326 100,0 224 1,3 Messina 530.097 21,6 88 16,4 156.475 32,5 102 17,0 2.097.861 14,9 82 13,5 2.152.745 12,3 121 9,6 1.068.398 23,2 182 18,5 1.639.014 13,1 171 7,6 Palermo 203.131 25,7 46 20,2 564.810 20,9 84 16,3 877.901 15,2 60 12,6 37.217 61,4 74 35,7 22.315 71,5 42 51,2 319.898 25,5 129 12,8 Ragusa - - - - 11.788 70,4 47 2,2 15.404 45,1 26 5,0 - - - - - - - - - - - - Siracusa 41.981 27,7 20 15,2 118.995 45,8 61 38,9 161.744 30,8 46 25,0 - - - - - - - - - - - - Trapani 6.457 94,3 30 52,8 92.393 51,9 62 43,6 7.597 100,0 61 1,8 - - - - - - - - - - - - Regione 876.288 15,0 59,5 12,1 1.203.324 13,1 70,4 10,2 3.915.114 9,2 63,0 8,3 2.720.174 11,1 119,7 8,7 1.422.171 18,7 151,4 15,0 2.353.076 10,8 166,0 6,2 Boschi alti Provincia Pinete di pini mediterranei Pinete di pino laricio Rimboschimenti Orno ostrieti Boschi di altre latifoglie Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] 25,8 Agrigento - 0,0 - 0,0 - 0,0 - 0,0 - 0,0 - 0,0 - 0,0 - 0,0 4.860 70,7 25,8 1,2 866.669 25,3 224,4 18,4 Enna Formazioni pioniere e secondarie ES Caltanissetta Catania Formazioni riparie Volume 1.072.608 16,8 90,2 14,1 - 0,0 - 0,0 11.188 100,0 89,6 1,7 - 0,0 - 0,0 7.977 55,2 17,0 10,6 70,5 7,5 - 0,0 - 0,0 11.188 100,0 89,7 1,9 - 0,0 - 0,0 - 0,0 - 0,0 1.215.675 16,3 105,7 13,0 30.967 89,5 52,3 77,1 71.258 68,3 67,5 58,5 5.933 100,0 62,9 1,2 - 0,0 - 0,0 989.096 - 0,0 - 0,0 - 0,0 - 0,0 1.464.198 13,8 88,6 11,6 10.421 58,1 30,1 1,7 - 0,0 - 0,0 - 0,0 - 0,0 34.871 98,2 91,7 84,5 Messina 2.430 100,0 25,6 1,3 - 0,0 - 0,0 1.320.013 16,7 158,3 12,0 152.183 35,2 80,9 26,0 87.418 47,2 66,2 38,6 8.523 100,0 89,8 1,3 138.985 27,8 38,3 21,9 Palermo 3.207 100,0 25,7 1,4 - 0,0 - 0,0 1.726.909 14,8 111,9 12,2 99.004 35,9 33,7 29,7 - 0,0 - 0,0 845 60,2 2,2 33,6 56.849 28,0 18,3 20,2 Ragusa - 0,0 - 0,0 - 0,0 - 0,0 86,2 16,5 30.511 59,4 60,5 39,8 - 0,0 - 0,0 - 0,0 - 0,0 6.728 54,7 11,5 34,2 31,2 551.201 20,2 Siracusa 1.109 38,4 1,3 8,0 - 0,0 - 0,0 237.977 26,7 73,3 19,0 127.998 50,4 178,3 28,8 63.706 70,6 255,5 2,0 - 0,0 - 0,0 2.513 53,8 4,1 Trapani 3.193 100,0 12,9 71,0 - 0,0 - 0,0 421.476 21,5 67,0 17,6 - 0,0 - 0,0 - 0,0 - 0,0 - 0,0 - 0,0 - 0,0 - 0,0 REGIONE 14.799 41,9 9,9 32,7 866.669 25,3 224,4 18,4 8.999.153 5,7 96,1 4,6 451.083 21,5 64,6 17,3 244.759 32,5 85,1 25,4 15.300 68,0 26,9 54,3 247.923 21,9 28,2 19,0 Tabella 10.1.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali 151 10 - Bosco: dati quantitativi - Volume degli alberi vivi 10.1 - Volume degli alberi vivi 10.2 Numero di alberi vivi Eleggibili Kyoto Provincia Altre terre boscate Totale Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] Agrigento 11.319.586 17,2 758,0 15,2 297.951 66,9 32,5 66,0 11.617.537 16,8 482,3 15,7 Caltanissetta 10.174.037 12,7 637,9 10,5 503.542 47,2 167,9 43,4 10.677.580 12,2 563,5 10,4 Catania 39.241.390 8,3 893,4 7,0 3.887.929 26,8 266,7 25,6 43.129.319 7,9 737,2 7,0 Enna 13.797.579 12,3 599,4 10,6 1.040.475 40,9 122,2 39,4 14.838.054 11,7 470,5 10,6 9,1 Messina 78.646.299 7,3 959,5 6,6 15.710.919 43,4 619,6 42,9 94.357.218 9,4 879,2 Palermo 52.563.608 10,4 1.004,9 9,6 6.209.693 26,6 189,2 26,1 58.773.302 9,7 690,4 9,2 Ragusa 4.772.164 16,7 573,1 13,2 596.842 50,8 168,6 47,6 5.369.006 15,6 452,4 13,3 Siracusa 7.537.945 17,8 560,5 15,5 2.427.138 57,4 138,2 57,0 9.965.083 19,4 321,4 18,7 Trapani 6.013.023 22,4 696,5 19,7 439.154 76,6 56,9 75,8 6.452.177 21,5 394,7 20,3 224.065.630 4,1 853,6 3,7 31.113.644 23,3 254,5 23,2 255.179.275 4,6 663,2 4,4 REGIONE Tabella 10.2.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali. Boschi alti Provincia Impianti di arboricoltura Eleggibili Kyoto Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] Agrigento 11.244.703 17,3 777 15,3 74.883 73,6 162,1 57,4 11.319.586 17,2 758,0 15,2 Caltanissetta 9.995.946 12,8 670 10,6 178.091 62,7 172,2 59,0 10.174.037 12,7 637,9 10,5 Catania 39.190.624 8,3 898 7,0 50.766 100,0 170,0 85,8 39.241.390 8,3 893,4 7,0 Enna 13.605.169 12,5 608 10,7 192.411 78,5 302,8 62,0 13.797.579 12,3 599,4 10,6 Messina 78.633.997 7,3 961 6,6 12.302 100,0 89,3 115,6 78.646.299 7,3 959,5 6,6 Palermo 52.320.440 10,5 1.019 9,6 243.168 50,9 247,5 42,4 52.563.608 10,4 1.004,9 9,6 Ragusa 4.772.164 16,7 573 13,2 - - - - 4.772.164 16,7 573,1 13,2 Siracusa 7.474.524 17,9 564 15,6 63.421 98,5 339,1 35,6 7.537.945 17,8 560,5 15,5 Trapani 5.925.087 22,8 708 20,0 87.935 83,2 331,9 37,9 6.013.023 22,4 696,5 19,7 223.162.654 4,2 863 3,7 902.976 28,4 225,6 23,5 224.065.630 4,1 853,6 3,7 REGIONE Tabella 10.2.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali. 152 Boschi alti Sugherete Provincia Leccete ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] - - - - Caltanissetta 335.681 46,0 527 11,5 Catania 509.980 53,7 563 38,8 Numero soggetti Agrigento Enna Querceti di Rovere e Roverella Numero soggetti ES Numero soggetti Cerrete ES Numero soggetti Castagneti ES Numero soggetti ES Numero soggetti Faggete ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES ES Numero soggetti [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] 5.004.539 36,2 3.097 26,2 298.416 57,5 796 1,7 - - - - - - - - - - - - 56.872 100,0 455 2,0 - - - - - - - - - - - - - - - - 4.722.999 25,7 1.427 17,4 7.813.852 17,2 575 14,8 3.141.315 26,0 898 19,0 5.442.094 29,6 1.816 22,4 4.538.068 35,1 2.235 26,6 857.193 47,0 908 32,0 - - - - 714.475 100,0 7.512 1,3 14.602.361 17,0 821 15,0 7.207.895 24,1 1.229 19,5 19.353.750 17,8 2.021 14,2 12.161.020 28,4 Numero soggetti ES 127.222 66,3 367 35,5 123.927 100,0 987 1,8 1.279.799 27,9 353 22,6 Messina 3.173.896 23,0 525 18,5 1.388.886 36,3 905 23,2 20.674.873 16,0 806 14,7 Palermo 2.327.327 33,1 524 28,8 14.122.883 25,1 2.107 21,6 9.557.021 18,1 651 15,9 531.536 73,3 1.064 53,8 914.378 94,7 1.712 79,7 4.918 17,8 Ragusa - - - - 70.337 70,4 282 2,2 563.397 46,0 948 9,2 - - - - - - - - - - - - Siracusa 584.991 34,2 275 26,0 1.951.264 26,6 1.006 13,2 1.991.850 28,5 566 22,1 - - - - - - - - - - - - Trapani 32.375 73,3 148 29,1 4.082.823 32,4 2.750 16,6 39.886 100,0 321 1,8 - - - - - - - - - - - - 7.091.472 15,9 481 13,2 31.524.530 14,0 1.845 11,5 42.219.093 9,5 679 8,6 842 12,1 1.444 14,9 2.594 10,9 REGIONE 19.132.404 14,0 13.564.367 18,6 36.767.314 14,1 Boschi alti Provincia Agrigento Caltanissetta Catania Enna Pinete di pini mediterranei Pinete di pino laricio Rimboschimenti Formazioni riparie ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] 465 9,6 - - - 58,0 ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] - - - - - - - - 5.524.761 13,3 - - - 9.446.386 13,5 673 11,2 - - - 20,8 8.377.887 14,6 728 10,8 33.134 71,4 56 39.004 Boschi di altre latifoglie Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] 157.007 100,0 1.257 1,7 - - - - 157.007 100,0 1.258 1,9 - - 1.428.465 52,4 1.352 36,2 - - - - 70,7 1.798 1,2 - - - - - - - - 10.359.998 14,0 627 11,8 58,1 113 1,7 - - - - 639 Orno ostrieti ES Numero soggetti 339.440 2.466.234 27,2 - Formazioni pioniere e secondarie Numero soggetti Numero soggetti 377.155 100,0 - - ES Numero soggetti [n] [%] [n/ha] [%] 554 19,7 - 259.980 53,0 ES - - - - - 3.997 1,2 - - - - - - 103.550 80,2 272 62,7 1,3 2.422.176 27,0 668 20,9 26,5 2.777.395 33,6 892 26,9 Messina 169.720 100,0 1.788 1,3 - - - - 5.637.469 17,1 676 12,6 1.820.316 43,2 967 34,6 2.082.451 46,2 1.577 33,8 Palermo 223.952 100,0 1.792 1,4 - - - - 7.854.266 15,3 509 12,8 1.814.955 41,7 618 36,5 - - - - 35.707 56,5 94 539 57,1 - - - - - - - - 235.775 46,1 404 23,4 1.773 68,9 70.631 70,6 283 2,0 - - - - 85.882 67,3 139 51,4 - - - - - - - - - - - - - - 752 25,5 3.895.560 31,8 1.354 23,2 513.065 76,2 903 669 16,0 Ragusa - - - - - - - - 3.630.749 20,3 568 16,7 Siracusa 42.923 38,2 51 6,6 - - - - 1.474.285 29,3 454 22,3 1.272.698 80,2 Trapani 223.040 100,0 897 71,0 - - - - 1.546.964 18,2 246 13,3 REGIONE 999.074 667 34,5 20,8 53.852.765 5,6 575 4,5 43,2 2.466.234 27,2 639 271.907 - 71,3 - 5.252.015 28,7 100.203 100,0 Numero soggetti 1.055 64,3 5.884.759 19,7 Tabella 10.2.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali 153 10 - Bosco: dati quantitativi - Numeri di alberi vivi 10.2 - Numeri di alberi vivi 10.3 Area basimetrica Eleggibili Kyoto Provincia Altre terre boscate Totale Area basimetrica ES Area basimetrica ES Area basimetrica ES Area basimetrica ES Area basimetrica ES Area basimetrica ES [m²] [%] [m²/ha] [%] [m²] [%] [m²/ha] [%] [m²] [%] [m²/ha] [%] Agrigento 193.583 12,6 13,0 9,6 7.494 74,1 0,8 73,4 201.077 12,3 8,4 10,8 Caltanissetta 168.377 9,6 10,6 6,4 3.494 46,2 1,2 43,3 171.871 9,4 9,1 7,0 Catania 686.456 6,9 15,6 5,3 24.694 21,5 1,7 19,9 711.150 6,7 12,2 5,6 Enna 288.875 10,2 12,6 8,0 26.349 61,8 3,1 60,7 315.224 10,5 10,0 9,2 Messina 1.598.423 5,5 19,5 4,6 83.089 25,4 3,3 24,6 1.681.511 5,4 15,7 4,7 Palermo 798.120 6,7 15,3 5,2 60.842 24,0 1,9 23,4 858.963 6,4 10,1 5,6 Ragusa 94.619 14,3 11,4 10,2 11.874 44,7 3,4 41,1 106.493 13,3 9,0 10,7 Siracusa 131.558 12,9 9,8 9,6 13.959 51,6 0,8 51,2 145.517 12,6 4,7 11,5 Trapani 106.287 15,6 12,3 11,4 3.256 66,5 0,4 65,5 109.544 15,2 6,7 13,5 4.066.297 3,0 15,5 2,4 235.050 13,9 1,9 13,6 4.301.347 2,9 11,2 2,6 REGIONE Tabella 10.3.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali. Boschi alti Provincia Impianti di arboricoltura Eleggibili Kyoto Area basimetrica ES Area basimetrica ES Area basimetrica ES Area basimetrica ES Area basimetrica ES Area basimetrica ES [m²] [%] [m²/ha] [%] [m²] [%] [m²/ha] [%] [m²] [%] [m²/ha] [%] Agrigento 192.276 12,6 13,3 9,6 1.307 95,0 2,8 84,0 193.583 12,6 13,0 9,6 Caltanissetta 167.341 9,6 11,2 6,3 1.036 59,7 1,0 54,7 168.377 9,6 10,6 6,4 Catania 685.935 6,9 15,7 5,3 521 100,0 1,7 85,8 686.456 6,9 15,6 5,3 Enna 287.937 10,2 12,9 8,0 938 88,2 1,5 72,5 288.875 10,2 12,6 8,0 Messina 1.598.353 5,5 19,5 4,6 70 100,0 0,5 115,6 1.598.423 5,5 19,5 4,6 Palermo 797.286 6,7 15,5 5,2 834 60,9 0,9 57,2 798.120 6,7 15,3 5,2 Ragusa 94.619 14,3 11,4 10,2 - - - - 94.619 14,3 11,4 10,2 Siracusa 131.328 12,9 9,9 9,5 230 96,8 1,2 33,1 131.558 12,9 9,8 9,6 Trapani 103.515 15,8 12,4 11,7 2.773 89,6 10,5 45,8 106.287 15,6 12,3 11,4 4.058.590 3,0 15,7 2,4 7.707 39,7 1,9 35,8 4.066.297 3,0 15,5 2,4 REGIONE Tabella 10.3.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali. 154 Boschi alti Sugherete Provincia Leccete ES Area basimetrica ES [m²] [%] [m²/ha] [%] - - - - Caltanissetta 6.093 65,8 9,6 49,3 Catania 7.009 38,1 7,7 13,5 Area basimetrica Agrigento Enna Querceti di Rovere e Roverella Area basimetrica ES Area basimetrica Cerrete ES Area basimetrica Castagneti ES Area basimetrica ES Area basimetrica Faggete ES Area basimetrica ES Area basimetrica ES Area basimetrica ES ES Area basimetrica [m²] [%] [m²/ha] [%] [m²] [%] [m²/ha] [%] [m²] [%] [m²/ha] [%] [m²] [%] [m²/ha] [%] [m²] [%] [m²/ha] [%] 24.812 35,7 15,4 24,7 1.230 57,5 3,3 1,7 - - - - - - - - - - - - 193 100,0 1,6 2,0 - - - - - - - - - - - - - - - - 50.229 22,5 15,2 12,3 127.026 15,4 9,4 12,9 66.164 23,8 18,9 15,8 53.758 24,3 17,9 14,4 67.011 27,6 33,0 14,3 1,3 Area basimetrica ES 6.717 63,6 19,4 28,2 2.422 100,0 19,3 1,8 28.981 23,4 8,0 15,7 25.761 54,9 27,3 41,9 - - - - 4.790 100,0 50,4 Messina 112.685 18,7 18,6 12,5 36.027 32,3 23,5 16,5 383.676 13,6 15,0 12,1 340.323 11,2 19,1 8,2 168.209 24,6 28,7 20,2 280.248 12,5 29,3 6,4 Palermo 52.208 24,6 11,7 18,7 151.440 19,1 22,6 14,0 193.363 13,6 13,2 10,7 8.578 59,6 17,2 32,7 6.622 79,3 12,4 61,2 78.147 24,4 31,6 10,3 Ragusa - - - - 2.085 70,4 8,4 2,2 5.099 45,0 8,6 7,7 - - - - - - - - - - - - Siracusa 11.703 26,9 5,5 13,8 26.312 34,8 13,6 25,4 30.894 26,2 8,8 19,0 - - - - - - - - - - - - Trapani 1.066 86,3 4,9 39,9 30.633 32,3 20,6 16,1 1.585 100,0 12,8 1,8 - - - - - - - - - - - - 197.481 13,0 13,4 9,5 324.153 11,4 19,0 8,0 771.853 8,1 12,4 7,0 440.827 10,0 19,4 7,2 228.588 19,1 24,3 15,5 430.196 10,3 30,4 5,1 REGIONE Boschi alti Pinete di pini mediterranei Provincia Agrigento Caltanissetta ES ES [m²] [%] [m²/ha] [%] - - - - - - ES [m²/ha] [%] - - ES [m²] [%] - - - - - - 1.859 70,7 9,9 1,2 - - - - - Messina 929 100,0 9,8 1,3 Palermo 1.226 100,0 9,8 1,4 Ragusa - - - Siracusa 422 38,3 Trapani 1.221 REGIONE 5.658 Catania Enna Rimboschimenti Area basim. Area basim. Area basim. Area basim. Pinete di pino laricio Formazioni riparie ES Area basim. Formazioni pioniere e secondarie ES Area basim. ES Area basim. ES Area basim. Orno ostrieti ES Area basim. Boschi di altre latifoglie ES Area basim. ES ES Area basim. [m²] [%] [m²/ha] [%] [m²] [%] [m²/ha] [%] [m²] [%] [m²/ha] [%] [m²] [%] [m²/ha] [%] 160.881 14,2 13,5 10,8 - - - - 2.442 100,0 19,6 1,7 - - - - Area basim. ES Area basim. [m²] [%] [m²/ha] [%] 2.911 53,0 6,2 19,9 - Area basim. ES - - 158.613 9,9 11,3 6,4 - - - - 2.442 100,0 19,6 1,9 - - - - - - - 29,0 15,0 182.787 14,0 15,9 10,0 2.905 83,6 4,9 70,8 13.248 52,6 12,5 38,3 1.920 100,0 20,4 1,2 - - - - - - - 213.383 11,5 12,9 8,6 1.284 58,1 3,7 1,7 - - - - - - - - 4.598 93,2 12,1 78,7 - - - - 201.124 15,2 24,1 9,9 22.852 31,1 12,1 18,8 15.530 35,0 11,8 18,8 2.126 100,0 22,4 1,3 34.623 23,3 9,5 15,7 - - - - 260.828 12,4 16,9 9,2 22.420 30,6 7,6 23,0 - - - - 458 59,4 1,2 32,2 21.997 25,3 7,1 15,8 - - - - - 80.033 16,5 12,5 11,8 4.593 58,1 9,1 37,9 - - - - - - - - 2.809 43,5 4,8 12,3 0,5 7,1 - - - - 39.589 24,3 12,2 15,3 16.617 43,5 23,1 14,7 4.836 70,6 19,4 2,0 - - - - 955 49,5 1,6 23,1 100,0 4,9 71,0 - - - - 69.009 19,8 11,0 15,3 - - - - - - - - - - - - - - - - 41,9 3,8 32,7 15,0 1.366.248 4,9 14,6 3,6 70.671 18,1 10,1 12,6 38.498 26,2 13,4 15,7 4.504 63,9 7,9 49,1 67.893 16,0 7,7 11,5 112.020 22,9 112.020 22,9 29,0 Tabella 10.3.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali 155 10 - Bosco: dati quantitativi - Area basimetrica 10.3 - Area basimetrica 10.4 Incremento corrente di volume Eleggibili Kyoto Provincia Agrigento Incremento corrente Altre terre boscate ES Incremento corrente [m³/anno] [%] 39.533 15,6 ES Incremento corrente [m³/ha/anno] [%] 2,65 13,4 Totale ES Incremento corrente [m³/anno] [%] 1.369 86,2 ES Incremento corrente [m³/ha/anno] [%] 0,15 85,6 ES Incremento corrente [m³/anno] [%] [m³/ha/anno] [%] 40.903 15,3 1,70 14,2 7,9 ES Caltanissetta 36.280 10,2 2,27 7,3 477 52,9 0,16 51,4 36.757 10,0 1,94 Catania 133.793 8,2 3,05 6,9 1.689 28,7 0,12 27,5 135.482 8,1 2,32 7,3 Enna 67.064 12,7 2,91 11,0 5.902 83,9 0,69 83,1 72.965 13,4 2,31 12,4 Messina 284.590 6,0 3,47 5,2 5.513 22,6 0,22 21,7 290.104 5,9 2,70 5,3 Palermo 116.419 9,9 2,23 9,0 6.140 28,4 0,19 27,9 122.559 9,5 1,44 9,0 Ragusa 22.137 15,8 2,66 12,3 851 40,1 0,24 36,2 22.988 15,2 1,94 13,0 Siracusa 27.061 16,9 2,01 14,6 722 40,3 0,04 39,8 27.783 16,5 0,90 15,7 Trapani 15.198 17,5 1,76 14,0 241 56,7 0,03 55,5 15.439 17,3 0,94 15,8 REGIONE 742.076 3,6 2,83 3,1 22.903 24,3 0,19 24,1 764.980 3,5 1,99 3,3 ES Incremento corrente ES Incremento corrente ES Incremento corrente ES Incremento corrente ES [m³/anno] [%] [m³/ha/anno] [%] [m³/anno] [%] [m³/ha/anno] [%] 13,4 Tabella 10.4.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali. Boschi alti Provincia Impianti di arboricoltura Incremento corrente ES Incremento corrente [m³/anno] [%] [m³/ha/anno] [%] Eleggibili Kyoto Agrigento 39.234 15,7 2,71 13,4 300 98,3 0,65 87,8 39.533 15,6 2,65 Caltanissetta 36.045 10,2 2,42 7,2 234 72,2 0,23 68,0 36.280 10,2 2,27 7,3 Catania 133.761 8,2 3,07 6,9 32 100,0 0,11 85,8 133.793 8,2 3,05 6,9 11,0 Enna 67.006 12,7 2,99 11,0 58 86,8 0,09 70,9 67.064 12,7 2,91 Messina 284.586 6,0 3,48 5,2 5 100,0 0,03 115,6 284.590 6,0 3,47 5,2 Palermo 116.375 9,9 2,27 9,0 44 67,2 0,04 65,2 116.419 9,9 2,23 9,0 Ragusa 22.137 15,8 2,66 12,3 - - - - 22.137 15,8 2,66 12,3 Siracusa 27.054 16,9 2,04 14,5 7 96,1 0,04 32,0 27.061 16,9 2,01 14,6 Trapani 14.791 17,8 1,77 14,3 407 92,2 1,54 49,0 15.198 17,5 1,76 14,0 REGIONE 740.989 3,6 2,87 3,1 1.087 47,0 0,27 43,9 742.076 3,6 2,83 3,1 Tabella 10.4.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali. 156 Boschi alti Provincia Sugherete Increm. Corr. Agrigento Increm. Corr. ES [m³/anno] Leccete ES [%] [m³/ha/anno] [%] Increm. Corr. Increm. Corr. ES [m³/anno] Querceti di Rovere e Roverella ES [%] [m³/ha/anno] [%] Increm. Corr. [m³/anno] ES Increm. Corr. Cerrete Increm. Corr. ES [%] [m³/ha/anno] [%] ES [m³/anno] Castagneti Increm. Corr. Increm. Corr. ES [%] [m³/ha/anno] [%] [m³/anno] ES Faggete Increm. Corr. ES [%] [m³/ha/anno] [%] Increm. Corr. Increm. Corr. ES [m³/anno] ES [%] [m³/ha/anno] [%] - - - - 1.748 35,6 1,08 24,6 44 57,5 0,12 1,7 - - - - - - - - - - - 1.515 64,9 2,38 48,2 7 100,0 0,06 2,0 - - - - - - - - - - - - - - - - 665 44,9 0,73 26,4 10.476 33,5 3,17 27,6 24.173 16,8 1,78 14,4 10.294 32,7 2,94 27,6 17.272 26,1 5,76 16,9 8.297 31,1 4,09 20,8 Enna 1.221 69,4 3,53 38,8 387 100,0 3,08 1,8 4.912 28,0 1,36 22,0 3.343 58,6 3,54 46,7 - - - - 629 100,0 6,61 1,3 Messina 13.830 21,2 2,29 15,8 5.222 31,2 3,40 15,2 70.877 14,1 2,76 12,5 55.725 11,4 3,13 8,4 35.116 22,3 5,99 17,4 45.504 13,7 4,75 8,5 Palermo 5.230 25,1 1,18 19,5 17.736 27,9 2,65 24,7 20.140 13,6 1,37 10,6 1.022 59,5 2,05 32,5 621 71,0 1,16 50,6 9.731 26,4 3,94 14,6 Caltanissetta Catania - Ragusa - - - - 212 70,4 0,85 2,2 834 48,9 1,40 18,0 - - - - - - - - - - - - Siracusa 1.133 29,2 0,53 17,8 4.295 51,1 2,21 44,8 6.223 34,4 1,77 29,3 - - - - - - - - - - - - Trapani 224 82,5 1,02 33,0 2.724 51,9 1,83 43,6 224 100,0 1,80 1,8 - - - - - - - - - - - - 23.819 14,7 1,62 11,6 42.806 16,0 2,51 13,7 127.426 8,9 2,05 8,0 70.385 10,6 3,10 8,1 53.009 17,0 5,64 12,9 64.161 11,3 4,53 7,0 REGIONE Boschi alti Pinete di pini mediterranei Provincia Increm. Corr. ES Increm. Corr. Pinete di pino laricio ES Increm. Corr. ES Increm. Corr. Rimboschimenti ES [m³/anno] [%] [m³/ha/anno] [%] [m³/anno] [%] [m³/ha/anno] [%] Increm. Corr. ES Increm. Corr. Formazioni riparie ES Increm. Corr. ES Increm. Corr. Formazioni pioniere e secondarie ES ES Increm. Corr. ES ES Increm. Corr. Boschi di altre latifoglie ES [m³/anno] ES Increm. Corr. ES [m³/anno] [%] [m³/ha/anno] [%] [m³/anno] [m³/anno] [%] [m³/anno] [%] - - - - - - - 36.875 16,7 3,10 13,9 - - - - 330 100,0 2,64 1,7 - - - - 238 54,8 0,51 Caltanissetta - - - - - - - - 34.193 10,5 2,44 7,4 - - - - 330 100,0 2,64 1,9 - - - - - - - - 143 70,7 0,76 1,2 4,58 17,4 39.478 17,0 3,43 13,9 1.037 81,1 1,75 68,1 4.032 53,0 3,82 39,8 215 100,0 2,27 1,2 - - - 84,9 Enna [m³/ha/anno] [%] Increm. Corr. - 17.678 24,6 [m³/ha/anno] [%] Orno ostrieti Increm. Corr. Agrigento Catania [%] [m³/ha/anno] [%] Increm. Corr. [%] [m³/ha/anno] [%] 24,9 - - - - - - - - 54.530 14,8 3,30 12,7 490 63,3 1,41 33,1 - - - - - - - - 1.495 98,5 3,93 Messina 72 100,0 0,75 1,3 - - - - 40.765 17,6 4,89 13,4 5.766 35,3 3,06 26,1 6.583 57,1 4,98 50,7 304 100,0 3,20 1,3 4.821 30,5 1,33 25,5 Palermo 95 100,0 0,76 1,4 - - - - 56.837 17,4 3,68 15,3 3.613 32,6 1,23 25,6 - - - - 33 62,6 0,09 37,7 1.318 23,9 0,42 13,9 Ragusa - - - - - - - - 19.671 17,5 3,08 13,1 1.210 58,7 2,40 39,5 - - - - - - - - 210 45,3 0,36 15,9 Siracusa 247 43,1 0,29 19,0 - - - - 9.825 26,3 3,02 18,2 3.351 62,4 4,67 47,2 1.878 70,6 7,53 2,0 - - - - 102 57,0 0,17 36,6 Trapani 94 100,0 0,38 71,0 - - - - 11.525 19,8 1,83 15,4 - - - - - - - - - - - - - - - - REGIONE 650 32,4 0,43 17,5 4,58 17,4 303.699 6,0 3,24 5,0 15.466 21,7 2,22 17,6 13.153 34,6 4,57 28,6 552 67,6 0,97 53,8 8.185 25,8 0,93 23,5 17.678 24,6 Tabella 10.4.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi salti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali 157 10 - Bosco: dati quantitativi - Incremento corrente di volume 10.4 - Incremento corrente di volume 10.5 Arbusti: numero di soggetti Eleggibili Kyoto Provincia Altre terre boscate Totale Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] 23,7 Agrigento 437.728.654 29,8 29.312,0 28,6 132.845.657 38,6 14.509,8 37,2 570.574.311 24,4 23.686,1 Caltanissetta 65.514.074 42,8 4.107,9 42,3 30.209.084 63,4 10.072,5 60,2 95.723.158 35,3 5.052,1 34,7 1.071.395.522 14,7 24.391,2 14,0 580.688.747 30,6 39.828,3 29,3 1.652.084.269 14,3 28.238,2 13,8 21,2 Catania 227.574.634 21,9 9.886,7 21,0 250.611.733 37,0 29.425,7 35,2 478.186.367 21,8 15.163,6 Messina Enna 3.683.137.691 9,6 44.937,0 9,1 891.208.553 31,3 35.145,0 30,6 4.574.346.245 9,8 42.623,3 9,4 Palermo 1.899.528.147 12,7 36.314,4 12,0 1.643.771.268 24,3 50.075,9 23,7 3.543.299.415 13,1 41.620,5 12,7 Ragusa 122.593.422 36,6 14.722,7 35,0 46.437.397 37,3 13.115,6 32,9 169.030.819 28,4 14.243,2 26,9 Siracusa 276.150.614 20,6 20.534,8 18,8 241.735.302 36,9 13.766,3 36,2 517.885.915 20,3 16.701,7 19,6 272.746.826 28,4 31.591,3 26,4 405.404.351 41,9 52.548,4 40,4 678.151.178 27,2 41.481,0 26,3 8.056.369.585 6,1 30.690,5 5,8 4.222.912.092 13,3 34.543,1 13,0 12.279.281.677 6,0 31.914,6 5,9 Trapani REGIONE Tabella 10.5.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali. Boschi alti Provincia Impianti di arboricoltura Eleggibili Kyoto Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] Agrigento 418.232.173 30,8 28.900,6 29,7 19.496.481 100,0 42.196,6 87,7 437.728.654 29,8 29.312,0 28,6 Caltanissetta 64.883.138 43,2 4.350,4 42,7 630.936 82,7 610,1 78,4 65.514.074 42,8 4.107,9 42,3 Catania Enna 1.071.395.522 14,7 24.558,2 14,0 - - - - 1.071.395.522 14,7 24.391,2 14,0 227.325.955 21,9 10.156,3 21,0 248.680 100,0 391,3 94,2 227.574.634 21,9 9.886,7 21,0 Messina 3.680.650.895 9,6 44.982,2 9,1 2.486.796 100,0 18.057,7 115,6 3.683.137.691 9,6 44.937,0 9,1 Palermo 1.899.528.147 12,7 37.009,5 12,0 - - - - 1.899.528.147 12,7 36.314,4 12,0 Ragusa 122.593.422 36,6 14.722,7 35,0 - - - - 122.593.422 36,6 14.722,7 35,0 Siracusa 275.986.485 20,6 20.812,0 18,8 164.129 100,0 877,5 37,7 276.150.614 20,6 20.534,8 18,8 272.746.826 28,4 32.591,6 26,3 - - - - 272.746.826 28,4 31.591,3 26,4 8.033.342.564 6,1 31.076,6 5,8 23.027.021 85,4 5.753,1 83,8 8.056.369.585 6,1 30.690,5 5,8 Trapani REGIONE Tabella 10.5.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali. 158 Boschi alti Provincia Sugherete Numero soggetti [n] Agrigento Caltanissetta Leccete ES Numero soggetti [%] [n/ha] ES Numero soggetti [%] [n] Querceti di Rovere e Roverella [n/ha] [%] [n] [n] [%] [n/ha] [%] [%] ES ES ES ES Cerrete Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Castagneti ES Numero soggetti [%] [n/ha] ES Numero soggetti [%] [n] Faggete ES Numero soggetti [%] [n/ha] ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [%] [n] [%] [n/ha] [%] - - - - 68.297.345 54,4 42.268,9 47,4 156.668.147 57,5 418.004,7 1,7 - - - - - - - - - - - - 17.078.823 47,9 26.809,2 17,1 4.780.809 100,0 38.262,9 2,0 - - - - - - - - - - - - - - - - 28.272,4 36,6 14.358.444 86,3 7.070,7 82,4 - - - - - - 36.148,5 30,1 92.356.936 41,5 9.646,4 40,0 89,1 Catania 19.164.872 71,7 21.155,9 60,6 33.370.032 61,0 10.085,9 57,9 428.177.625 24,6 31.509,5 23,0 69.171.147 41,9 19.768,9 38,2 Enna 20.248.372 76,7 58.464,0 48,9 - - - - 77.026.306 33,6 21.260,6 28,8 16.436.217 66,9 17.413,1 55,8 Messina 556.332.273 24,7 91.951,6 20,3 7.758.803 73,7 5.052,9 67,7 1.408.286.391 18,3 54.896,9 17,2 669.945.660 21,9 37.668,7 20,6 211.990.225 33,0 117.300,4 31,6 - - Palermo 424.535.643 25,6 95.500,0 19,7 114.240.031 33,7 17.045,0 31,3 770.439.007 22,4 52.460,1 20,6 5.072.430 56,7 9.499,6 32,2 3.848.402 90,8 1.556,4 Ragusa - - - - - - - - 10.528.180 60,1 17.715,9 42,2 - - - - - - - - - - - - Siracusa 38.353.876 41,5 18.023,5 35,8 115.689.538 34,7 59.668,0 25,9 55.390.725 51,7 15.732,4 49,1 - - - - - - - - - - - - 30.172.444 100,0 137.880,7 80,4 26.067.454 49,8 17.559,1 41,1 2.527.785 100,0 20.341,3 1,8 - - - - - - - 1.105.886.302 16,3 75.068,1 13,6 370.204.011 19,3 21.667,7 17,6 2.909.044.166 11,7 46.795,2 11,0 814.178.613 18,9 Trapani REGIONE 58.625.589 59,1 84.731.369 40,8 35.822,9 17,7 301.794.024 25,9 - - 32.121,6 23,6 110.563.781 36,6 - - 7.801,2 35,4 Boschi alti Provincia Pinete di pini mediterranei Pinete di pino laricio Rimboschimenti Numero ES ES soggetti Numero soggetti [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] Agrigento - - - - - - - - 193.266.682 44,2 Caltanissetta - - - - - - - - 43.023.506 Catania 45.484.959 70,7 240.992,7 1,2 11.366.046 47,2 2.943,0 44,6 61,9 36.292.029 67,5 61.242,9 52,9 [%] - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 9.353.458 72,9 24.584,0 53,1 339.440 100,0 3.575,4 1,3 236.187.858 28,5 65.105,1 22,2 1.257.185 66,7 3.319,2 44,3 203.695.621 40,9 65.420,1 36,8 - - - - - - - - - - 52.001,9 40,4 - - - - 54.936.268 49,4 Enna - - - - - - - - 102.375.823 37,1 6.196,3 36,3 1.885.778 100,0 5.444,9 88,8 Messina - - - - - - - - 240.244.338 26,1 28.802,2 23,4 62.172.882 52,6 33.034,1 46,4 195.036.091 42,3 147.666,2 33,1 Palermo - - - - - - - - 262.060.840 34,7 16.984,2 33,7 55.753.400 62,5 18.975,8 59,1 - - - - Ragusa - - - - - - - - 39.312.695 47,2 6.147,3 45,7 60.596.325 64,2 120.104,5 48,9 - - - - - - - - 3.732,3 30,3 6.453,2 25,1 25.773.859 80,0 64.220,0 2,0 - - - - 662.947 56,4 - - - - - - - - Siracusa 3.135.101 41,1 16,7 - - - - 20.965.474 Trapani 36.281.153 84,1 145.977,1 46,0 - - - - 177.697.990 36,0 REGIONE 84.901.212 52,2 56.708,6 45,4 11.366.046 47,2 2.943,0 44,6 1.353.290.081 13,9 28.240,0 33,8 - - 14.451,2 13,5 242.474.272 28,6 35.897,0 69,3 - - - [n/ha] [n/ha] - 23.850,4 33,5 [%] [%] - 274.342.733 34,8 [n] [n] - - ES [%] [%] - - - 61,5 Numero soggetti [n/ha] [%] - - 3.067,1 ES ES [n] - 16.259,6 43,3 [%] - Boschi di altre latifoglie Numero soggetti Numero soggetti ES ES ES [%] [%] [n/ha] [n] ES Orno ostrieti Numero soggetti Numero soggetti [n/ha] [n] [%] ES Numero soggetti Formazioni pioniere e secondarie ES ES ES ES Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Formazioni riparie 16.014.966 70,6 - - 34.730,2 25,9 265.987.324 33,0 92.475,1 27,8 1.596.625 56,7 12.156.222 91,1 2.810,6 39,4 462.056.106 23,3 20.833,6 82,1 1.074,4 35,8 - - 52.554,3 20,5 Tabella 10.5.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali 159 10 - Bosco: dati quantitativi - Arbusti: numero di soggetti 10.5 - Arbusti: numero di soggetti 10.6 Rinnovazione: numero di soggetti Eleggibili Kyoto Provincia Altre terre boscate Totale Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] Agrigento 12.033.989 42,4 805,8 41,6 13.727.116 70,3 1.499,3 69,5 25.761.105 42,3 1.069,4 41,8 Caltanissetta 6.144.220 29,0 385,3 28,2 23.754.645 78,5 7.920,4 75,7 29.898.866 62,6 1.578,0 62,3 Catania 112.047.433 16,1 2.550,9 15,5 3.780.496 43,4 259,3 42,7 115.827.929 15,6 1.979,8 15,2 Enna 21.756.782 22,0 945,2 21,1 46.376.135 72,6 5.445,3 71,7 68.132.917 49,8 2.160,5 49,5 Messina 243.804.591 18,1 2.974,6 17,8 23.608.215 70,7 931,0 70,4 267.412.807 17,6 2.491,7 17,4 Palermo 237.975.332 24,5 4.549,5 24,2 115.490.067 44,0 3.518,3 43,7 353.465.399 21,8 4.151,9 21,6 Ragusa 6.844.041 24,4 821,9 22,0 - - - - 6.844.041 24,4 576,7 23,0 Siracusa 21.152.455 21,9 1.572,9 20,2 38.507.266 68,0 2.192,9 67,7 59.659.722 44,6 1.924,0 44,3 Trapani 45.136.171 44,0 5.228,0 42,8 57.302.858 60,8 7.427,6 59,8 102.439.030 38,8 6.266,0 38,2 REGIONE 706.895.017 11,1 2.692,9 10,9 322.546.798 24,7 2.638,4 24,5 1.029.441.815 10,8 2.675,6 10,7 Tabella 10.6.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali. Boschi alti Provincia Impianti di arboricoltura Eleggibili Kyoto Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] Agrigento 12.033.989 42,4 831,6 41,6 - - - - 12.033.989 42,4 805,8 41,6 Caltanissetta 5.776.175 30,2 387,3 29,4 368.046 100,0 355,9 96,6 6.144.220 29,0 385,3 28,2 Catania 111.997.697 16,1 2.567,2 15,5 49.736 100,0 166,5 85,8 112.047.433 16,1 2.550,9 15,5 Enna 21.607.574 22,1 965,4 21,2 149.208 71,0 234,8 62,6 21.756.782 22,0 945,2 21,1 Messina 243.804.591 18,1 2.979,6 17,8 - - - - 243.804.591 18,1 2.974,6 17,8 Palermo 237.893.268 24,5 4.635,0 24,2 82.064 73,3 83,5 72,1 237.975.332 24,5 4.549,5 24,2 Ragusa 6.844.041 24,4 821,9 22,0 - - - - 6.844.041 24,4 821,9 22,0 Siracusa 21.097.746 22,0 1.591,0 20,2 54.710 100,0 292,5 37,7 21.152.455 21,9 1.572,9 20,2 Trapani 42.883.134 46,0 5.124,3 44,8 2.253.037 100,0 8.502,5 101,2 45.136.171 44,0 5.228,0 42,8 REGIONE 703.938.216 11,1 2.723,2 11,0 2.956.801 77,4 738,7 77,2 706.895.017 11,1 2.692,9 10,9 Tabella 10.6.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali. 160 Boschi alti Provincia Sugherete Numero soggetti [n] Agrigento Leccete ES Numero soggetti [%] [n/ha] Querceti di Rovere e Roverella ES Numero soggetti ES [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] - [n] [%] [%] [%] ES ES [n/ha] [n] [%] [%] [%] [%] Faggete Numero soggetti Numero soggetti ES ES [n/ha] [n] [n/ha] [n] [%] Castagneti Numero soggetti Numero soggetti ES ES ES ES ES Cerrete Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti - - - - 447.623 47,6 277,0 38,2 298.416 57,5 796,2 1,7 - - - - - - - - - - - Caltanissetta 914.168 65,5 1.435,0 47,2 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Catania 773.861 54,5 854,3 41,2 18.955.818 28,7 5.729,3 22,1 30.706.169 27,8 2.259,7 26,5 9.446.824 27,2 2.699,9 21,2 18.307.849 33,7 6.108,8 28,1 2.546.089 52,3 1.253,8 46,4 398.453 72,8 - - Enna 188.578 100,0 544,5 88,8 99.614 100,0 793,0 1,8 3.011.237 34,2 831,2 29,2 422,1 62,7 - - - - - - Messina 26.467.849 35,6 4.374,7 32,5 9.680.474 44,8 6.304,4 34,2 88.068.960 39,6 3.433,1 39,1 51.069.425 43,0 2.871,5 42,2 14.683.819 31,7 2.503,9 28,6 30.113.977 29,9 3.145,3 27,8 Palermo 54.303.542 60,8 12.215,7 58,5 48.257.351 73,2 7.200,1 72,0 67.773.261 40,7 4.614,8 39,8 11.297.121 91,6 22.603,9 76,8 2.139.983 100,0 4.007,7 85,8 21.349.720 36,4 8.634,5 29,0 Ragusa - - - - - - - - 297.173 57,2 500,1 34,0 - - - - - - - - - - - - Siracusa 2.063.768 36,4 969,8 30,1 7.535.768 39,4 3.886,6 31,3 7.325.782 44,5 2.080,7 40,9 - - - - - - - - - - - - Trapani 150.862 100,0 689,4 80,4 3.039.950 66,4 2.047,7 60,0 545.208 100,0 4.387,3 1,8 - - - - - - - - - - - - 84.862.628 40,5 5.760,5 39,4 88.016.597 41,1 5.151,5 40,3 198.026.206 22,9 3.185,5 22,6 3.177,2 33,0 35.131.651 22,8 3.739,3 20,1 3.810,9 20,2 REGIONE 72.211.823 33,8 54.009.786 22,2 Boschi alti Pinete di pini mediterranei Provincia Pinete di pino laricio Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti Rimboschimenti Numero ES soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti [n] Formazioni riparie Formazioni pioniere e secondarie Orno ostrieti Boschi di altre latifoglie ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] Agrigento - - - - - - - - 11.287.950 45,2 949,7 44,2 - - - - - - - - - - - - - - - - Caltanissetta - - - - - - - - 4.862.007 346,6 33,0 - - - - - - - - - - - - - - - - 226.294 70,7 1.199,0 1,2 20.177.272 64,4 1.754,1 63,8 - - - - 1.338,3 30,3 8.792,4 1,2 - - - - Enna - - - - - - - - 17.155.381 27,0 1.038,3 25,9 435,6 88,8 - - - - - - 603.449 100,0 1.586,1 86,6 Messina - - - - - - - - 19.699.939 36,6 2.361,8 34,7 1.545.541 67,2 821,2 62,0 - - - - 794,5 1,3 2.399.176 48,8 Palermo - - - - - - - - 16.384.885 40,8 1.061,9 39,9 3.135.324 38,6 1.067,1 32,8 - - - - - - - - Ragusa - - - - - - - - 6.546.869 25,5 1.023,7 22,4 - - - - - - - - - Siracusa - - - - - - - - 2.543.163 48,1 782,8 596.831 70,6 2.393,3 2,0 - - - - - - - - 38.998.419 50,5 6.197,7 48,8 - - - - - - - - 8.614.014 43,4 2.230,4 39,7 137.655.885 19,3 1.470,0 19,0 5.864.162 29,4 699,0 32,2 Catania Trapani 148.693 100,0 598,3 71,0 REGIONE 374.987 250,5 52,4 58,2 8.614.014 43,4 2.230,4 39,7 33,8 150.862 100,0 - - 44,0 1.032.434 60,9 - - - - 1.437,9 44,4 - - 839,9 26,2 1.413.766 46,2 2.010.597 38,7 829.742 100,0 - - 75.431 100,0 905.173 92,0 661,3 45,6 4.256,1 84,3 - - - - - - - - - - - 1.848,8 70,1 13.252.080 86,7 1.593,4 82,5 16.254.706 71,1 Tabella 10.6.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali 161 10 - Bosco: dati quantitativi - Rinnovazione: numero di soggetti 10.6 - Rinnovazione: numero di soggetti 10.7 Rinnovazione di origine agamica: numero di soggetti Eleggibili Kyoto Provincia Agrigento Altre terre boscate Totale Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] 568.771 59,4 38,1 58,9 - - - - 568.771 59,4 23,6 59,1 Caltanissetta 2.613.607 48,9 163,9 48,4 448.201 100,0 149,4 97,7 3.061.808 44,1 161,6 43,7 Catania 46.144.631 34,0 1.050,5 33,7 1.772.631 72,6 121,6 72,2 47.917.262 32,8 819,0 32,6 Enna 8.326.307 42,2 361,7 41,8 - - - - 8.326.307 42,2 264,0 41,9 Messina 120.413.168 31,5 1.469,1 31,3 2.254.697 69,9 88,9 69,7 122.667.865 30,9 1.143,0 30,8 Palermo 167.793.868 32,4 3.207,8 32,1 51.425.524 59,3 1.566,6 59,0 219.219.392 28,3 2.575,0 28,2 Ragusa - - - - - - - - - - - - Siracusa 8.534.684 43,2 634,7 42,3 348.152 100,0 19,8 99,7 8.882.835 41,7 286,5 41,4 Trapani REGIONE 9.517.492 63,6 1.102,4 62,7 3.097.776 100,0 401,5 99,3 12.615.268 53,7 771,7 53,3 363.912.528 18,8 1.386,3 18,7 59.346.981 51,8 485,5 51,7 423.259.508 17,7 1.100,1 17,7 Tabella 10.7.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali. Boschi alti Provincia Agrigento Impianti di arboricoltura Eleggibili Kyoto Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] 568.771 59,4 39,3 58,9 - - - - 568.771 59,4 38,1 58,9 Caltanissetta 2.613.607 48,9 175,2 48,3 - - - - 2.613.607 48,9 163,9 48,4 Catania 46.144.631 34,0 1.057,7 33,7 - - - - 46.144.631 34,0 1.050,5 33,7 Enna 8.326.307 42,2 372,0 41,8 - - - - 8.326.307 42,2 361,7 41,8 Messina 120.413.168 31,5 1.471,6 31,3 - - - - 120.413.168 31,5 1.469,1 31,3 Palermo 167.793.868 32,4 3.269,2 32,1 - - - - 167.793.868 32,4 3.207,8 32,1 Ragusa - - - - - - - - - - - - Siracusa 8.479.974 43,5 639,5 42,6 54.710 100,0 292,5 37,7 8.534.684 43,2 634,7 42,3 Trapani REGIONE 9.517.492 63,6 1.137,3 62,7 - - - - 9.517.492 63,6 1.102,4 62,7 363.857.818 18,8 1.407,6 18,7 54.710 100,0 13,7 97,5 363.912.528 18,8 1.386,3 18,7 Tabella 10.7.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali. 162 Boschi alti Provincia Sugherete Leccete Enna 3.507.547 [%] [n/ha] [%] - - - - - - - - - - - - - - 50,8 2.043,4 46,8 486.727 78,5 239,7 74,2 - 49,8 6.124.035 1.002,4 54,1 54,8 [n] - 51,9 903,7 12.280.057 3.008,0 9.952.140 384,7 44,1 48,1 92,4 100,0 348.452 Catania [%] - - - - - ES [n/ha] - - - - - - - - - - Numero soggetti [%] - - - - - - - - - - - - - - Caltanissetta - - - Agrigento ES [n] [%] [%] [%] [%] ES ES [n/ha] [n] [n/ha] [n] [%] [%] [%] [%] Faggete Numero soggetti Numero soggetti ES ES ES [n/ha] [n] [n/ha] [n] Castagneti Numero soggetti Numero soggetti ES ES ES ES ES Cerrete Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Querceti di Rovere e Roverella - - - - - - - - 344.816 100,0 95,2 98,2 - - - - - - - - - - - - Messina 1.479.643 75,8 244,6 74,5 5.073.064 69,1 3.303,8 62,7 54.928.649 60,0 2.141,2 59,6 20.459.477 78,2 1.150,4 77,8 5.997.506 40,3 1.022,7 37,7 28.555.844 31,6 2.982,6 29,6 Palermo 45.838.076 71,0 10.311,4 69,0 40.332.951 87,2 6.017,8 86,1 40.383.007 54,0 2.749,7 53,3 11.247.354 92,0 22.504,3 77,3 1.990.682 100,0 3.728,1 85,8 18.845.124 40,5 7.621,6 33,5 Ragusa - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Siracusa - - - - 4.103.213 53,5 2.116,3 47,0 4.376.761 68,1 1.243,1 65,6 - - - - - - - - - - - - Trapani - - - - 2.114.748 59,1 1.424,5 51,8 - - - - - - - - - - - - - - - - 47.666.171 68,3 3.235,6 67,7 61.576.115 58,1 3.604,0 57,4 112.313.289 35,8 1.806,7 35,5 35.214.377 54,4 1.549,4 53,9 14.112.224 31,3 1.502,0 29,1 47.887.696 24,7 3.378,9 22,9 REGIONE Boschi alti Provincia Pinete di pini mediterranei Numero soggetti [n] ES Numero soggetti [%] [n/ha] Pinete di pino laricio ES Numero soggetti [%] [n] ES Numero soggetti [%] [n/ha] Rimboschimenti - - - - - - - - - - - - - - - Catania - - - - Enna - - - - 188.578 100,0 - - 48,8 - [%] [n/ha] ES Numero soggetti ES Numero soggetti [%] [n] [%] [n/ha] Orno ostrieti Numero ES ES soggetti Numero soggetti [n/ha] Boschi di altre latifoglie ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [%] [n] [%] [n/ha] [%] [%] [n/ha] 568.771 59,4 47,9 58,7 - - - - - - - - - - - - - - - - 2.613.607 48,9 186,3 48,3 - - - - - - - - - - - - - - - - 99,1 13.257.096 97,0 - [n] Formazioni pioniere e secondarie [n] [%] - [%] ES Numero soggetti ES ES Agrigento ES Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Caltanissetta Formazioni riparie 7.981.491 43,9 [%] [n] [%] 1.152,5 96,7 - - - - - - - - - - - - - - - - 483,1 43,2 - - - - - - - - - - - - - - - - 477.465 Messina - - - - - - - - 2.898.947 36,2 347,6 34,3 88,1 253,7 84,2 - - - - - - - - 542.573 100,0 149,6 98,1 Palermo - - - - - - - - 7.737.355 74,9 501,5 74,4 1.132.201 72,1 385,4 69,1 - - - - - - - - 287.118 82,2 92,2 79,7 Ragusa - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Siracusa - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 79,3 - - - - - - - - - - - - - - - - 230,6 55,4 - - - - - - - - 829.691 71,3 94,4 70,2 Trapani - - - - REGIONE - - - - 188.578 100,0 48,8 - 7.402.744 80,3 99,1 42.460.012 37,2 1.176,5 453,4 37,1 1.609.666 57,1 Tabella 10.7.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali 163 10 - Bosco: dati quantitativi - Rinnovazione di origine agamica: numero di soggetti 10.7 - Rinnovazione di origine agamica: numero di soggetti 10.8 Rinnovazione di origine artificiale: numero di soggetti Eleggibili Kyoto Provincia Agrigento Altre terre boscate Totale Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] 868.422 39,2 58,2 38,4 - - - - 868.422 39,2 36,1 38,8 Caltanissetta 1.425.251 66,1 89,4 65,8 - - - - 1.425.251 66,1 75,2 65,9 Catania 6.696.162 61,0 152,4 60,9 77.434 100,0 5,3 99,6 6.773.596 60,3 115,8 60,2 Enna 4.096.368 55,5 178,0 55,1 1.394.588 100,0 163,8 99,3 5.490.956 48,6 174,1 48,3 Messina 3.088.317 58,4 37,7 58,3 735.455 100,0 29,0 99,9 3.823.772 50,9 35,6 50,9 Palermo 2.045.504 43,3 39,1 43,2 1.981.901 75,8 60,4 75,6 4.027.405 43,3 47,3 43,2 Ragusa - - - - - - - - - - - - Siracusa 225.469 100,0 16,8 99,6 - - - - 225.469 100,0 7,3 99,9 909.482 96,2 105,3 95,7 - - - - 909.482 96,2 55,6 96,0 19.354.975 27,2 73,7 27,1 4.189.378 52,0 34,3 51,9 23.544.352 24,2 61,2 24,2 Trapani REGIONE Tabella 10.8.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali. Boschi alti Provincia Agrigento Caltanissetta Impianti di arboricoltura Eleggibili Kyoto Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] 868.422 39,2 60,0 38,3 - - - - 868.422 39,2 58,2 38,4 1.057.205 82,1 70,9 81,8 368.046 100,0 355,9 96,6 1.425.251 66,1 89,4 65,8 Catania 6.646.426 61,5 152,4 61,3 49.736 100,0 166,5 85,8 6.696.162 61,0 152,4 60,9 Enna 3.947.160 57,5 176,4 57,1 149.208 71,0 234,8 62,6 4.096.368 55,5 178,0 55,1 Messina 3.088.317 58,4 37,7 58,3 - - - - 3.088.317 58,4 37,7 58,3 Palermo 1.963.439 45,1 38,3 44,9 82.064 73,3 83,5 72,1 2.045.504 43,3 39,1 43,2 Ragusa - - - - - - - - - - - - Siracusa 225.469 100,0 17,0 99,6 - - - - 225.469 100,0 16,8 99,6 894.561 97,8 106,9 97,2 14.921 100,0 56,3 101,2 909.482 96,2 105,3 95,7 18.690.999 28,1 72,3 28,0 663.975 58,9 165,9 57,8 19.354.975 27,2 73,7 27,1 Trapani REGIONE Tabella 10.8.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali. 164 Boschi alti Sugherete Provincia Leccete Querceti di Rovere e Roverella [n] [%] [n/ha] [%] - - - - - - - - - - - - - - 6.022.578 67,7 2.009,6 65,4 - - - - - - - - - - - - - - - 2.438.965 70,9 415,9 69,7 84.860 100,0 8,9 99,6 - - - - - - - 235.722 100,0 95,3 98,6 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 82,4 78.817 100,0 3,5 99,7 8.461.543 52,4 900,6 51,4 320.582 78,1 22,6 77,8 - - - - 22,5 98,1 - - - - - - - - - - - - 82,5 10,2 - - - - 78.817 100,0 - - 19,7 99,9 - - - - - - - - 70,3 631.034 - - - - 9,3 99,6 - - 504.809 100,0 - - - - - - - - 70,9 16,4 - - - - 126.225 100,0 - - - - - - - - - - - - - 279.878 95,9 - - - 39,5 98,1 - - - - - - - - - - - - - - 100,0 92,3 - - 130.670 100,0 - - - - - - - - - - Trapani - REGIONE - 149.208 - - - - - - - Palermo - Ragusa - Siracusa - - - Enna - Messina Catania [%] [%] [%] [%] - - - - ES [n/ha] [n] [n/ha] [n] - - - Numero soggetti [%] [%] [%] [%] Caltanissetta ES [n/ha] [n] [n/ha] [n] [%] Agrigento ES ES ES ES ES [n/ha] [%] Faggete Numero soggetti Numero soggetti ES ES [n] Castagneti Numero soggetti Numero soggetti ES ES ES Cerrete Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Boschi alti Provincia Pinete di pini mediterranei Pinete di pino laricio Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Rimboschimenti Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti Formazioni riparie Formazioni pioniere e secondarie Orno ostrieti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti Boschi di altre latifoglie Numero ES ES soggetti Numero soggetti ES Numero soggetti ES [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] Agrigento - - - - - - - - 719.214 42,7 60,5 41,6 - - - - - - - - - - - - - - - - Caltanissetta - - - - - - - - 1.057.205 82,1 75,4 81,8 - - - - - - - - - - - - - - - - - - Catania - - - - 75.431 100,0 19,5 99,1 212.705 51,6 18,5 50,8 Enna - - - - - - - - 3.796.298 59,7 229,8 59,2 150.862 100,0 - - - - - - - - - - - - - - 435,6 88,8 - - - - - - - - - - - - Messina - - - - - - - - 59.683 100,0 7,2 98,9 - - - - - - - - - - - - - - - - Palermo - - - - - - - - 1.727.717 49,4 112,0 48,7 - - - - - - - - - - - - - - - - Ragusa - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Siracusa - - - - - - - - 225.469 100,0 69,4 98,1 - - - - - - - - - - - - - - - - - 894.561 97,8 142,2 97,0 - - 31,6 92,8 31,4 Trapani - - - - - - - REGIONE - - - - 75.431 100,0 19,5 99,1 8.692.852 150.862 100,0 - - - - - - - - - - - - - - 21,6 99,5 - - - - - - - - - - - - Tabella 10.8.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali 165 10 - Bosco: dati quantitativi - Rinnovazione di origine artificiale: numero di soggetti 10.8 - Rinnovazione di origine artificiale: numero di soggetti 10.9 Rinnovazione di origine naturale: numero di soggetti Eleggibili Kyoto Provincia Altre terre boscate Totale Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] Agrigento 10.596.796 48,3 709,6 47,6 13.727.116 70,3 1.499,3 69,5 24.323.911 44,8 1.009,8 44,4 Caltanissetta 2.105.364 37,6 132,0 37,0 23.306.444 80,0 7.771,0 77,2 25.411.808 73,4 1.341,2 73,1 Catania 59.206.640 13,7 1.347,9 13,0 1.930.431 47,0 132,4 46,2 61.137.070 13,3 1.045,0 12,8 Enna 9.334.109 20,6 405,5 19,7 44.981.547 74,8 5.281,5 74,0 54.315.655 62,0 1.722,4 61,8 Messina 120.303.106 18,5 1.467,8 18,3 20.618.064 80,8 813,1 80,5 140.921.170 19,7 1.313,1 19,5 Palermo 68.135.963 22,8 1.302,6 22,5 62.082.641 65,6 1.891,3 65,4 130.218.604 33,5 1.529,6 33,3 Ragusa 6.844.041 24,4 821,9 22,0 - - - - 6.844.041 24,4 576,7 23,0 Siracusa 12.392.303 18,6 921,5 16,5 38.159.115 68,7 2.173,1 68,4 50.551.417 52,0 1.630,3 51,8 Trapani 34.709.198 54,1 4.020,3 53,2 54.205.082 64,3 7.026,0 63,4 88.914.281 44,2 5.438,7 43,8 REGIONE 323.627.519 10,7 1.232,9 10,5 259.010.439 28,4 2.118,7 28,3 582.637.958 13,9 1.514,3 13,8 Tabella 10.9.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali. Boschi alti Provincia Impianti di arboricoltura Eleggibili Kyoto Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] Agrigento 10.596.796 48,3 732,3 47,6 - - - - 10.596.796 48,3 709,6 47,6 Caltanissetta 2.105.364 37,6 141,2 36,9 - - - - 2.105.364 37,6 132,0 37,0 Catania 59.206.640 13,7 1.357,1 13,0 - - - - 59.206.640 13,7 1.347,9 13,0 Enna 9.334.109 20,6 417,0 19,6 - - - - 9.334.109 20,6 405,5 19,7 Messina 120.303.106 18,5 1.470,3 18,3 - - - - 120.303.106 18,5 1.467,8 18,3 Palermo 68.135.963 22,8 1.327,5 22,5 - - - - 68.135.963 22,8 1.302,6 22,5 Ragusa 6.844.041 24,4 821,9 22,0 - - - - 6.844.041 24,4 821,9 22,0 Siracusa 12.392.303 18,6 934,5 16,5 - - - - 12.392.303 18,6 921,5 16,5 Trapani 32.471.082 57,5 3.880,1 56,5 2.238.116 100,0 8.446,2 101,2 34.709.198 54,1 4.020,3 53,2 REGIONE 321.389.403 10,7 1.243,3 10,6 2.238.116 100,0 559,2 100,1 323.627.519 10,7 1.232,9 10,5 Tabella 10.9.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali. 166 Boschi alti Provincia Sugherete Numero soggetti [n] Agrigento Leccete ES Numero soggetti [%] [n/ha] Querceti di Rovere e Roverella ES Numero soggetti ES [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] - [n] [%] [%] [%] ES ES [n/ha] [n] [%] [%] [%] [%] Faggete Numero soggetti Numero soggetti ES ES [n/ha] [n] [n/ha] [n] [%] Castagneti Numero soggetti Numero soggetti ES ES ES ES ES Cerrete Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti - - - - 298.415 57,5 184,7 50,0 298.416 57,5 796,2 1,7 - - - - - - - - - - - Caltanissetta 914.168 65,5 1.435,0 47,2 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Catania 425.409 56,0 469,6 44,9 8.873.009 29,8 2.681,8 24,3 18.299.886 27,9 1.346,7 26,6 5.860.460 36,7 1.674,9 31,7 6.161.236 51,3 2.055,8 47,9 1.014,1 57,9 188.578 100,0 32,6 398.453 72,8 544,5 88,8 99.614 100,0 793,0 1,8 2.666.422 37,1 736,0 Messina Enna 24.988.206 37,7 4.130,1 34,8 4.607.410 67,5 3.000,6 60,9 32.635.501 37,1 1.272,2 36,6 30.609.948 45,6 2.059.362 62,5 422,1 62,7 - - - - - - 1.721,1 44,9 6.247.347 51,7 1.065,3 49,8 1.473.272 49,5 - - 153,9 48,4 2.268.874 67,6 917,6 65,4 Palermo 8.465.467 36,5 1.904,3 33,0 7.924.400 43,4 1.182,3 42,0 27.390.253 31,9 1.865,0 30,7 49.767 100,0 99,6 86,7 149.301 100,0 279,6 85,8 Ragusa - - - - - - - - 297.173 57,2 500,1 34,0 - - - - - - - - - - - - Siracusa 2.063.768 36,4 969,8 30,1 3.432.555 35,4 1.770,4 27,9 2.949.021 39,7 837,6 35,9 - - - - - - - - - - - - 150.862 100,0 - - - - Trapani REGIONE 37.196.457 26,8 689,4 80,4 925.203 100,0 623,2 95,9 545.208 100,0 4.387,3 1,8 2.524,9 25,2 26.160.605 21,2 1.531,2 19,8 85.081.880 18,6 1.368,6 18,2 36.918.629 38,2 - - - - - - 1.624,4 37,6 12.557.884 36,0 1.336,6 34,4 5.801.507 36,7 - - 409,4 35,8 Boschi alti Provincia Pinete di pini mediterranei Pinete di pino laricio Rimboschimenti Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti [n] Formazioni riparie Formazioni pioniere e secondarie ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti Orno ostrieti Boschi di altre latifoglie Numero ES soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] Agrigento - - - - - - - - 9.999.964 51,1 841,3 50,3 - - - - - - - - - - - - - - - - Caltanissetta - - - - - - - - 1.191.196 43,8 84,9 43,0 - - - - - - - - - - - - - - - - 226.294 70,7 1.199,0 1,2 6.707.472 28,4 583,1 26,7 - - - - 8.792,4 1,2 - - - - Enna - - - - - - - - 5.377.593 28,3 325,5 27,3 - - - - - - - - - - 603.449 100,0 Messina - - - - - - - - 16.741.312 42,4 2.007,1 40,8 1.068.076 89,8 567,5 86,0 - - - - 794,5 1,3 1.856.603 52,8 Palermo - - - - - - - - 6.919.814 48,7 448,5 47,9 2.003.124 49,1 681,8 44,6 - - - - - - - - 12.964.963 88,6 Ragusa - - - - - - - - 6.546.869 25,5 1.023,7 22,4 - - Siracusa - - - - - - - - 2.317.693 51,6 713,4 47,7 - - - - 30.701.115 60,7 4.879,1 59,4 923,7 24,2 Catania 8.350.005 44,7 Trapani 148.693 100,0 598,3 71,0 REGIONE 374.987 250,5 52,4 8.350.005 44,7 58,2 2.162,0 41,1 2.162,0 41,1 86.503.029 24,4 - - 1.032.434 60,9 - - 4.103.634 36,8 1.437,9 44,4 - - 587,8 34,3 1.413.766 46,2 1.338,3 30,3 829.742 100,0 - - 75.431 100,0 1.586,1 86,6 511,8 50,1 4.163,9 86,3 - - - - - - - - - - - - 596.831 70,6 2.393,3 2,0 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 2.010.597 38,7 699,0 32,2 905.173 92,0 1.593,4 82,5 15.425.015 74,9 1.754,4 73,9 Tabella 10.9.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali 167 10 - Bosco: dati quantitativi - Rinnovazione di origine naturale: numero di soggetti 10.9 - Rinnovazione di origine naturale: numero di soggetti 10.10 Fitomassa: fusto e rami (diametro fino a 5 cm) Eleggibili Kyoto Provincia Altre terre boscate Totale Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] Agrigento 599.253 15,1 40,1 12,7 22.916 85,4 2,5 84,8 622.169 14,8 25,8 13,6 Caltanissetta 595.255 10,5 37,3 7,8 9.688 50,6 3,2 48,6 604.943 10,4 31,9 8,3 2.479.339 8,1 56,4 6,8 40.079 28,3 2,8 27,1 2.519.418 8,0 43,1 7,1 12,1 Catania Enna 1.051.067 11,8 45,7 10,0 117.260 79,2 13,8 78,3 1.168.327 13,1 37,1 Messina 5.970.075 6,1 72,8 5,2 133.760 19,8 5,3 18,8 6.103.834 5,9 56,9 5,4 Palermo 2.353.882 7,7 45,0 6,6 141.986 30,7 4,3 30,2 2.495.868 7,5 29,3 6,9 Ragusa 288.667 17,6 34,7 14,5 27.787 45,5 7,9 42,1 316.453 16,3 26,7 14,3 Siracusa 450.606 16,0 33,5 13,5 19.164 43,9 1,1 43,4 469.770 15,5 15,2 14,6 Trapani 302.473 19,2 35,0 16,0 4.981 60,5 0,7 59,4 307.454 18,9 18,8 17,5 14.090.616 3,5 53,7 3,0 517.621 21,2 4,2 21,0 14.608.237 3,4 38,0 3,2 REGIONE Tabella 10.10.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali. Boschi alti Provincia Impianti di arboricoltura Eleggibili Kyoto Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] Agrigento 594.787 15,2 41,1 12,8 4.466 98,9 9,7 88,5 599.253 15,1 40,1 12,7 Caltanissetta 594.006 10,5 39,8 7,6 1.249 71,4 1,2 66,9 595.255 10,5 37,3 7,8 2.478.406 8,1 56,8 6,8 933 100,0 3,1 85,8 2.479.339 8,1 56,4 6,8 10,0 Catania Enna 1.050.088 11,8 46,9 10,0 979 98,9 1,5 84,0 1.051.067 11,8 45,7 Messina 5.970.013 6,1 73,0 5,2 62 100,0 0,5 115,6 5.970.075 6,1 72,8 5,2 Palermo 2.353.262 7,7 45,9 6,5 620 88,2 0,6 88,6 2.353.882 7,7 45,0 6,6 Ragusa 288.667 17,6 34,7 14,5 - - - - 288.667 17,6 34,7 14,5 Siracusa 450.484 16,0 34,0 13,5 122 92,8 0,7 27,0 450.606 16,0 33,5 13,5 Trapani 295.864 19,6 35,4 16,4 6.610 91,7 24,9 48,4 302.473 19,2 35,0 16,0 14.075.576 3,5 54,5 3,0 15.040 51,1 3,8 48,0 14.090.616 3,5 53,7 3,0 REGIONE Tabella 10.10.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali. 168 Boschi alti Provincia Sugherete Leccete Querceti di Rovere e Roverella Cerrete Castagneti Faggete Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] - - - - - 36.685 38,2 22,7 27,4 1.043 57,5 2,8 1,7 - - - - - - - - - - - Caltanissetta Agrigento 13.058 67,9 20,5 52,2 192 100,0 1,5 2,0 - - - - - - - - - - - - - - - - Catania 12.473 41,8 13,8 22,4 137.760 24,9 41,6 16,3 414.938 17,0 30,5 14,7 266.460 29,0 76,2 22,8 194.130 28,5 64,8 20,4 241.042 28,3 118,7 14,9 Enna 20.024 69,2 57,8 38,6 9.820 100,0 78,2 1,8 100.692 29,0 27,8 23,1 87.521 54,7 92,7 41,5 - - - - 12.525 100,0 131,7 1,3 Messina 267.246 21,6 44,2 16,4 111.559 32,4 72,7 16,9 1.463.217 15,0 57,0 13,6 1.487.450 12,3 83,6 9,5 644.626 24,2 109,9 19,7 1.080.572 13,2 112,9 7,7 Palermo 103.034 25,1 23,2 19,6 407.545 20,8 60,8 16,3 614.278 15,2 41,8 12,6 25.840 61,6 51,7 36,2 13.653 70,2 25,6 49,3 190.388 26,4 77,0 14,6 - Ragusa - - - - 8.353 70,4 33,5 2,2 11.897 44,7 20,0 2,2 - - - - - - - - - - - Siracusa 21.060 27,3 9,9 14,6 86.109 45,4 44,4 38,6 114.483 31,2 32,5 25,4 - - - - - - - - - - - - Trapani 3.922 95,7 17,9 54,9 65.226 54,5 43,9 46,7 5.458 100,0 43,9 1,8 - - - - - - - - - - - - 440.818 15,0 29,9 12,0 863.248 13,1 50,5 10,2 2.726.007 9,3 43,9 8,3 1.867.272 10,9 82,2 8,5 852.409 19,5 90,7 16,0 1.524.528 10,9 107,6 6,3 REGIONE Boschi alti Provincia Agrigento Caltanissetta Catania Enna Pinete di pini mediterranei Fitomassa ES Pinete di pino laricio Rimboschimenti Formazioni riparie Formazioni pioniere e secondarie Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Orno ostrieti Boschi di altre latifoglie Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] - - - - - - - - 543.076 16,5 45,7 13,7 - - - - 7.587 100,0 60,7 1,7 - - - - 6.396 53,7 13,6 21,8 - - - - - - - 2.312 70,7 12,3 1,2 - - - - 441.409 24,9 - - - - 573.169 10,8 40,9 7,8 - - - - 7.587 100,0 60,8 1,9 - - - - - - - 114,3 17,8 707.750 16,1 61,5 12,8 17.208 88,1 29,0 75,7 39.345 68,2 37,2 58,3 3.580 100,0 37,9 1,2 - - - - - - 790.766 13,9 47,9 11,6 6.094 58,1 17,6 1,7 - - - - - - - - 22.646 97,2 59,5 83,4 Messina 1.156 100,0 12,2 1,3 - - - - 667.210 16,4 80,0 11,6 92.356 35,0 49,1 25,5 51.183 42,9 38,8 33,1 6.343 100,0 66,8 1,3 97.094 26,3 26,8 20,0 Palermo 1.525 100,0 12,2 1,4 - - - - 887.448 14,5 57,5 11,9 64.180 33,3 21,8 26,6 - - - - 837 61,1 2,2 35,2 44.533 26,3 14,3 17,8 Ragusa - - - - - - - - 244.285 20,4 38,2 16,8 18.274 58,2 36,2 37,9 - - - - - - - - 5.858 52,9 10,0 31,4 Siracusa 515 37,9 0,6 5,0 - - - - 120.760 26,8 37,2 19,1 72.005 47,0 100,3 22,5 33.468 70,6 134,2 2,0 - - - - 2.084 52,3 3,4 28,6 Trapani 1.519 100,0 6,1 71,0 - - - 219.738 21,3 34,9 17,3 - - - - - - - - - - - - - - - - REGIONE 7.028 41,9 4,7 32,8 17,8 4.754.201 5,6 50,8 4,5 270.117 20,3 38,7 15,7 139.170 31,1 48,4 23,6 10.759 67,9 18,9 54,2 178.610 20,2 20,3 16,9 441.409 24,9 114,3 Tabella 10.10.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali 169 10 - Bosco: dati quantitativi - Fitomassa: fusto e rami (diametro fino a 5 cm) 10.10 - Fitomassa: fusto e rami (diametro fino a 5 cm) 10.11 Fitomassa: ramaglia (diametro inferiore a 5 cm) Eleggibili Kyoto Provincia Altre terre boscate Totale Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] Agrigento 273.409 14,6 18,3 12,1 11.177 82,6 1,2 81,9 284.586 14,3 11,8 13,1 Caltanissetta 198.143 10,2 12,4 7,3 5.505 45,1 1,8 42,2 203.649 9,9 10,8 7,7 Catania 739.238 7,1 16,8 5,6 33.210 22,2 2,3 20,7 772.448 6,8 13,2 5,8 10,2 349.455 10,8 15,2 8,8 33.697 67,0 4,0 66,0 383.152 11,4 12,2 Messina Enna 1.771.040 5,8 21,6 4,9 129.570 30,9 5,1 30,3 1.900.610 5,8 17,7 5,2 Palermo 893.956 7,9 17,1 6,7 72.543 24,0 2,2 23,4 966.499 7,5 11,4 6,9 Ragusa 108.697 16,5 13,1 13,1 14.025 43,8 4,0 40,2 122.723 15,2 10,3 12,9 Siracusa 164.210 14,2 12,2 11,3 21.414 53,4 1,2 53,0 185.623 14,0 6,0 13,0 Trapani 131.820 17,1 15,3 13,4 3.986 67,7 0,5 66,8 135.806 16,7 8,3 15,1 4.629.968 3,3 17,6 2,7 325.127 16,1 2,7 15,8 4.955.096 3,2 12,9 2,9 REGIONE Tabella 10.11.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali. Boschi alti Provincia Impianti di arboricoltura Eleggibili Kyoto Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] Agrigento 272.028 14,7 18,8 12,2 1.381 87,3 3,0 75,0 273.409 14,6 18,3 12,1 Caltanissetta 196.579 10,2 13,2 7,2 1.564 57,5 1,5 53,0 198.143 10,2 12,4 7,3 Catania 738.526 7,1 16,9 5,6 712 100,0 2,4 85,8 739.238 7,1 16,8 5,6 348.071 10,9 15,6 8,8 1.384 92,9 2,2 77,5 349.455 10,8 15,2 8,8 1.770.996 5,8 21,6 4,9 44 100,0 0,3 115,6 1.771.040 5,8 21,6 4,9 Enna Messina Palermo 892.510 7,9 17,4 6,7 1.446 57,6 1,5 52,8 893.956 7,9 17,1 6,7 Ragusa 108.697 16,5 13,1 13,1 - - - - 108.697 16,5 13,1 13,1 Siracusa 163.805 14,2 12,4 11,3 405 97,4 2,2 34,0 164.210 14,2 12,2 11,3 Trapani 128.529 17,4 15,4 13,7 3.291 93,5 12,4 50,6 131.820 17,1 15,3 13,4 4.619.741 3,3 17,9 2,7 10.227 37,5 2,6 33,4 4.629.968 3,3 17,6 2,7 REGIONE Tabella 10.11.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali. 170 Boschi alti Provincia Sugherete Leccete Querceti di Rovere e Roverella Cerrete Castagneti Faggete Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] - Agrigento - - - - 36.719 35,4 22,7 24,6 1.748 57,5 4,7 1,7 - - - - - - - - - - - Caltanissetta 5.321 52,7 8,4 29,2 372 100,0 3,0 2,0 - - - - - - - - - - - - - - - - Catania 5.646 42,0 6,2 21,0 59.549 23,1 18,0 13,3 133.294 15,9 9,8 13,4 78.052 23,8 22,3 15,5 55.755 24,6 18,6 14,8 67.339 27,0 33,2 12,5 Enna 4.962 68,7 14,3 38,0 3.431 100,0 27,3 1,8 31.689 26,7 8,8 20,2 26.281 51,4 27,8 37,3 - - - - 3.497 100,0 36,8 1,3 Messina 74.689 18,8 12,3 12,6 38.189 32,0 24,9 16,0 453.356 13,6 17,7 12,0 437.115 12,2 24,6 9,4 157.174 24,9 26,8 20,6 308.451 13,4 32,2 7,9 Palermo 36.372 24,9 8,2 19,1 184.004 20,0 27,5 15,2 193.911 14,7 13,2 11,9 9.283 61,6 18,6 36,1 7.481 82,4 14,0 64,8 52.039 26,6 21,1 14,9 Ragusa - - - - 2.627 70,4 10,5 2,2 5.596 45,4 9,4 10,2 - - - - - - - - - - - - Siracusa 7.817 27,2 3,7 15,2 34.097 35,7 17,6 26,7 36.392 28,3 10,3 21,9 - - - - - - - - - - - - Trapani 1.008 86,6 4,6 40,4 40.906 29,8 27,6 10,4 1.518 100,0 12,2 1,8 - - - - - - - - - - - - 135.814 13,0 9,2 9,4 399.894 11,6 23,4 8,3 857.504 8,4 13,8 7,4 550.730 10,6 24,2 8,0 220.409 19,0 23,5 15,5 431.326 11,0 30,4 6,4 REGIONE Boschi alti Provincia Agrigento Caltanissetta Catania Enna Pinete di pini mediterranei Pinete di pino laricio Rimboschimenti Formazioni riparie Formazioni pioniere e secondarie Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Orno ostrieti Fitomassa ES Fitomassa ES Boschi di altre latifoglie Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] - - - - - - - - 226.379 16,8 19,1 14,0 - - - - 3.270 100,0 26,2 1,7 - - - - 3.912 53,0 8,3 19,7 - - - - - - - - 187.617 10,6 13,4 7,5 - - - - 3.270 100,0 26,2 1,9 - - - - - - - - 1.981 70,7 10,5 1,2 92.599 24,4 24,0 17,1 219.206 15,2 19,1 11,6 3.994 84,4 6,7 71,6 17.942 50,0 17,0 34,2 3.169 100,0 33,6 1,2 - - - 78,5 - - - - - - - - 270.683 12,7 16,4 10,2 1.741 58,1 5,0 1,7 - - - - - - - - 5.787 93,0 15,2 Messina 991 100,0 10,4 1,3 - - - - 196.302 18,6 23,5 14,7 32.620 30,8 17,3 18,3 24.177 35,6 18,3 19,7 2.687 100,0 28,3 1,3 45.246 23,5 12,5 16,1 Palermo 1.307 100,0 10,5 1,4 - - - - 349.556 15,3 22,7 12,8 27.085 29,6 9,2 21,8 - - - - 585 60,6 1,5 34,3 30.888 26,4 9,9 17,4 Ragusa - - - - - - - - 90.319 19,4 14,1 15,5 6.388 59,5 12,7 40,2 - - - - - - - - 3.767 42,1 6,5 7,7 Siracusa 503 38,1 0,6 6,1 - - - - 52.368 26,1 16,1 18,2 24.312 44,1 33,9 16,3 7.015 70,6 28,1 2,0 - - - - 1.302 50,2 2,1 24,8 Trapani 1.302 100,0 5,2 71,0 - - - - 83.795 23,1 13,3 19,5 - - - - - - - - - - - - - - - - REGIONE 6.084 41,5 4,1 32,2 92.599 24,4 24,0 17,1 1.676.225 5,7 17,9 4,6 96.140 18,2 13,8 12,9 55.672 25,4 19,4 14,4 6.442 64,7 11,3 50,2 90.902 16,2 10,3 11,6 Tabella 10.11.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali 171 10 - Bosco: dati quantitativi - Fitomassa: ramaglia (diametro inferiore a 5 cm) 10.11 - Fitomassa: ramaglia (diametro inferiore a 5 cm) 10.12 Fitomassa: ceppaie Eleggibili Kyoto Provincia Altre terre boscate Totale Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] Agrigento 18.111 14,8 1,2 12,4 680 85,8 0,1 85,2 18.791 14,5 0,8 13,3 Caltanissetta 17.308 10,4 1,1 7,7 292 48,4 0,1 45,9 17.599 10,3 0,9 8,1 Catania 86.353 10,4 2,0 9,4 1.339 26,5 0,1 25,2 87.692 10,3 1,5 9,6 Enna 30.501 13,2 1,3 11,6 2.637 71,4 0,3 70,4 33.138 13,3 1,1 12,3 Messina 240.544 7,6 2,9 6,9 4.036 19,7 0,2 18,6 244.580 7,4 2,3 7,0 Palermo 101.073 11,8 1,9 11,1 4.169 26,9 0,1 26,3 105.242 11,4 1,2 11,0 Ragusa 7.824 15,8 0,9 12,3 889 49,8 0,3 46,6 8.713 14,8 0,7 12,5 Siracusa 11.193 14,7 0,8 11,9 702 44,8 0,0 44,3 11.896 14,1 0,4 13,1 Trapani 8.461 18,0 1,0 14,5 212 60,8 0,0 59,8 8.673 17,6 0,5 16,1 521.368 4,6 2,0 4,3 14.956 16,7 0,1 16,4 536.324 4,5 1,4 4,3 REGIONE Tabella 10.12.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali. Boschi alti Provincia Impianti di arboricoltura Eleggibili Kyoto Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] Agrigento 17.987 14,9 1,2 12,4 124 96,5 0,3 85,8 18.111 14,8 1,2 12,4 Caltanissetta 17.261 10,5 1,2 7,5 46 71,2 0,0 67,2 17.308 10,4 1,1 7,7 Catania 86.320 10,4 2,0 9,4 33 100,1 0,1 85,9 86.353 10,4 2,0 9,4 Enna 30.442 13,2 1,4 11,6 59 71,1 0,1 55,0 30.501 13,2 1,3 11,6 Messina 240.543 7,6 2,9 6,9 1 100,0 0,0 115,6 240.544 7,6 2,9 6,9 Palermo 101.055 11,8 2,0 11,1 19 100,2 0,0 101,7 101.073 11,8 1,9 11,1 Ragusa 7.824 15,8 0,9 12,3 - - - - 7.824 15,8 0,9 12,3 Siracusa 11.188 14,7 0,8 11,9 5 92,8 0,0 27,1 11.193 14,7 0,8 11,9 Trapani 8.254 18,3 1,0 14,8 207 92,7 0,8 49,7 8.461 18,0 1,0 14,5 520.874 4,6 2,0 4,3 494 47,7 0,1 44,3 521.368 4,6 2,0 4,3 REGIONE Tabella 10.12.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali. 172 Boschi alti Provincia Sugherete Fitomassa Leccete ES Fitomassa ES Fitomassa Querceti di Rovere e Roverella ES Fitomassa ES Fitomassa Cerrete ES Fitomassa ES Fitomassa Castagneti ES Fitomassa ES Fitomassa Faggete ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] - - - - 1.730 35,7 1,1 24,8 75 57,5 0,2 1,7 - - - - - - - - - - - - 389 62,0 0,6 44,1 15 100,0 0,1 2,0 - - - - - - - - - - - - - - - 22,5 Agrigento Caltanissetta [%] Catania 382 39,2 0,4 16,5 4.051 23,6 1,2 14,4 10.630 17,4 0,8 15,2 8.782 29,4 2,5 23,3 5.384 32,2 1,8 25,3 22.037 32,6 10,9 Enna 529 68,9 1,5 38,3 227 100,0 1,8 1,8 2.466 26,1 0,7 19,4 2.223 48,8 2,4 33,8 - - - - 2.607 100,0 27,4 1,3 Messina 7.195 21,0 1,2 15,6 2.798 33,2 1,8 18,2 35.282 15,1 1,4 13,7 50.996 12,8 2,9 10,2 23.639 35,5 4,0 32,6 96.001 14,5 10,0 9,8 13,7 Palermo 2.869 24,7 0,7 19,0 11.127 20,1 1,7 15,4 14.798 14,2 1,0 11,3 835 61,7 1,7 36,3 405 71,2 0,8 50,8 42.980 26,0 17,4 Ragusa - - - - 189 70,4 0,8 2,2 436 44,8 0,7 2,9 - - - - - - - - - - - - Siracusa 594 27,3 0,3 14,7 2.097 41,1 1,1 33,5 2.731 29,7 0,8 23,6 - - - - - - - - - - - - 98 92,9 0,5 50,7 1.842 42,0 1,2 31,2 118 100,0 1,0 1,8 - - - - - - - - - - - - 12.056 14,5 0,8 11,4 24.076 12,1 1,4 9,0 66.536 9,2 1,1 8,2 62.836 11,3 2,8 9,0 29.428 29,2 3,1 26,9 163.624 11,9 11,6 7,8 Trapani REGIONE Boschi alti Provincia Agrigento Caltanissetta Pinete di pini mediterranei Pinete di pino laricio Rimboschimenti Formazioni riparie Formazioni pioniere e secondarie Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa Orno ostrieti Boschi di altre latifoglie ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] - - - - - - - - 15.784 16,6 1,3 13,8 - - - - 202 100,0 1,6 1,7 - - - - 197 53,0 0,4 19,8 - - - - - - - - - 16.656 10,8 1,2 7,7 - - - - 202 100,0 1,6 1,9 - - - - - - - 55 70,7 0,3 1,2 12.913 24,8 3,3 17,7 20.654 15,8 1,8 12,4 348 85,9 0,6 73,3 999 67,9 1,0 58,0 85 100,0 0,9 1,2 - - - - - - - - - - - - 21.742 12,9 1,3 10,5 134 58,1 0,4 1,7 - - - - - - - - 515 95,6 1,4 81,6 Messina 28 100,0 0,3 1,3 - - - - 18.492 16,9 2,2 12,3 2.141 34,8 1,1 24,9 1.099 40,2 0,8 29,1 185 100,0 2,0 1,3 2.687 25,2 0,7 18,6 Palermo 37 100,0 0,3 1,4 - - - - 24.883 14,9 1,6 12,3 1.652 31,5 0,6 24,3 - - - - 31 60,1 0,1 33,5 1.438 26,9 0,5 18,4 Ragusa - - - - - - - - 6.589 18,4 1,0 14,3 421 56,8 0,8 35,7 - - - - - - - - 189 50,6 0,3 27,5 Siracusa 19 37,8 0,0 3,6 - - - - 3.543 26,6 1,1 18,8 1.515 42,8 2,1 12,2 623 70,6 2,5 2,0 - - - - 66 50,8 0,1 25,7 Trapani 36 100,4 0,2 71,5 - - - - 6.160 21,6 1,0 17,6 - - - - - - - - - - - - - - - - REGIONE 175 40,4 0,1 30,8 12.913 24,8 3,3 17,7 134.502 5,6 1,4 4,5 6.211 19,0 0,9 14,0 3.123 30,9 1,1 23,1 301 68,0 0,5 54,4 5.092 18,3 0,6 14,6 Catania Enna Tabella 10.12.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali 173 10 - Bosco: dati quantitativi - Fitomassa: ceppaie 10.12 - Fitomassa: ceppaie 10.13 Fitomassa totale Eleggibili Kyoto Provincia Altre terre boscate Totale Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] Agrigento 890.769 14,8 59,7 12,4 34.772 84,4 3,8 83,7 925.542 14,6 38,4 13,3 Caltanissetta 810.707 10,3 50,8 7,5 15.486 48,0 5,2 45,7 826.193 10,1 43,6 8,0 3.304.935 7,8 75,2 6,5 74.625 23,4 5,1 21,9 3.379.561 7,6 57,8 6,7 11,5 Catania Enna 1.431.025 11,5 62,2 9,6 153.592 76,3 18,0 75,4 1.584.617 12,6 50,3 Messina 7.981.661 6,0 97,4 5,1 267.363 23,0 10,5 22,1 8.249.023 5,8 76,9 5,2 Palermo 3.348.908 7,6 64,0 6,4 218.684 27,5 6,7 26,9 3.567.592 7,3 41,9 6,7 Ragusa 405.187 17,2 48,7 14,1 42.702 44,9 12,1 41,4 447.889 15,9 37,7 13,8 Siracusa 626.008 15,2 46,6 12,5 41.280 48,1 2,4 47,7 667.288 14,6 21,5 13,6 Trapani 442.757 18,2 51,3 14,8 9.179 63,3 1,2 62,3 451.936 17,8 27,6 16,4 19.241.956 3,4 73,3 2,9 857.684 17,7 7,0 17,5 20.099.640 3,3 52,2 3,0 REGIONE Tabella 10.13.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali. Boschi alti Provincia Impianti di arboricoltura Eleggibili Kyoto Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] 12,4 Agrigento 884.798 14,9 61,1 12,4 5.971 96,0 12,9 85,2 890.769 14,8 59,7 Caltanissetta 807.848 10,4 54,2 7,4 2.859 60,6 2,8 55,8 810.707 10,3 50,8 7,5 3.303.258 7,8 75,7 6,5 1.678 100,0 5,6 85,8 3.304.935 7,8 75,2 6,5 Catania Enna 1.428.603 11,5 63,8 9,6 2.422 94,4 3,8 79,2 1.431.025 11,5 62,2 9,6 Messina 7.981.554 6,0 97,5 5,1 107 100,0 0,8 115,6 7.981.661 6,0 97,4 5,1 Palermo 3.346.823 7,7 65,2 6,4 2.085 65,5 2,1 62,8 3.348.908 7,6 64,0 6,4 Ragusa 405.187 17,2 48,7 14,1 - - - - 405.187 17,2 48,7 14,1 Siracusa 625.476 15,2 47,2 12,5 532 96,3 2,8 32,4 626.008 15,2 46,6 12,5 Trapani 432.649 18,5 51,7 15,1 10.108 92,3 38,1 49,2 442.757 18,2 51,3 14,8 19.216.195 3,4 74,3 2,9 25.762 44,8 6,4 41,3 19.241.956 3,4 73,3 2,9 REGIONE Tabella 10.13.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali. 174 Boschi alti Provincia Sugherete Fitomassa Leccete ES Fitomassa ES Fitomassa Querceti di Rovere e Roverella ES Fitomassa ES Fitomassa Cerrete ES Fitomassa ES Fitomassa Castagneti ES Fitomassa ES Fitomassa Faggete ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] - - - - 75.135 35,9 46,5 24,8 2.865 57,5 7,6 1,7 - - - - - - - - - - - - Caltanissetta 18.768 62,8 29,5 45,2 579 100,0 4,6 2,0 - - - - - - - - - - - - - - - - Catania 18.502 40,1 20,4 18,4 201.359 23,9 60,9 14,8 558.863 16,7 41,1 14,3 353.295 27,5 101,0 20,9 255.268 27,4 85,2 18,9 330.418 28,1 162,7 14,6 Enna 25.514 69,1 73,7 38,5 13.478 100,0 107,3 1,8 134.847 28,4 37,2 22,2 116.025 53,7 122,9 40,3 - - - - 18.630 100,0 195,9 1,3 Messina 349.130 20,9 57,7 15,5 152.545 32,2 99,4 16,6 1.951.855 14,5 76,1 13,1 1.975.561 12,2 111,1 9,4 825.439 24,5 140,8 20,1 1.485.023 13,1 155,1 7,5 Palermo 142.275 24,8 32,0 19,1 602.676 20,1 89,9 15,4 822.987 15,0 56,0 12,3 35.959 61,0 72,0 35,1 21.538 74,3 40,3 54,6 285.406 25,5 115,4 12,8 Agrigento Ragusa - - - - 11.169 70,4 44,8 2,2 17.930 44,7 30,2 4,0 - - - - - - - - - - - - Siracusa 29.471 26,8 13,9 13,9 122.303 42,5 63,1 35,1 153.605 30,4 43,6 24,5 - - - - - - - - - - - - Trapani 5.028 93,7 23,0 51,9 107.976 43,0 72,7 32,6 7.094 100,0 57,1 1,8 - - - - - - - - - - - - 588.690 14,4 40,0 11,3 1.287.219 12,4 75,3 9,3 3.650.046 9,0 58,7 8,0 2.480.839 10,8 109,2 8,3 1.102.246 19,5 117,3 16,0 2.119.477 10,8 149,6 6,1 REGIONE Boschi alti Provincia Agrigento Caltanissetta Catania Enna Pinete di pini mediterranei Pinete di pino laricio Rimboschimenti Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa Formazioni riparie ES Fitomassa ES Fitomassa Formazioni pioniere e secondarie ES Fitomassa ES Fitomassa ES Orno ostrieti Boschi di altre latifoglie Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES Fitomassa ES [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] [Mg] [%] [Mg/ha] [%] - - - - - - - - 785.236 16,5 66,1 13,7 - - - - 11.058 100,0 88,5 1,7 - - - - 10.504 53,4 22,4 21,0 - - - - - - - - - 777.443 10,7 55,4 7,6 - - - - 11.058 100,0 88,6 1,9 - - - - - - - 4.349 70,7 23,0 1,2 546.922 24,7 141,6 17,6 947.613 15,8 82,4 12,4 21.549 87,4 36,4 74,8 58.285 61,3 55,2 49,9 6.834 100,0 72,4 1,2 - - - - - - - - - - - - 1.083.192 13,4 65,6 11,1 7.970 58,1 23,0 1,7 - - - - - - - - 28.946 96,4 76,1 82,4 Messina 2.174 100,0 22,9 1,3 - - - - Palermo 2.869 100,0 23,0 1,4 - - - - 16,7 105,7 12,0 127.117 33,2 67,5 22,8 76.459 38,6 57,9 26,5 9.216 100,0 97,1 1,3 145.029 25,1 40,0 18,4 1.261.886 14,7 882.006 81,8 12,1 92.917 31,1 31,6 23,7 - - - - 1.453 60,8 3,8 34,8 76.857 25,4 24,7 16,3 Ragusa - - - - - - - - 341.191 20,0 53,4 16,4 25.083 58,4 49,7 38,4 - - - - - - - - 9.814 47,6 16,8 22,2 Siracusa 1.037 38,0 1,2 5,5 - - - - 176.671 26,5 54,4 18,7 97.831 43,3 136,3 13,3 41.106 70,6 164,8 2,0 - - - - 3.451 49,9 5,6 23,9 Trapani 2.858 100,0 11,5 71,0 - - - - 309.694 21,6 49,2 17,7 - - - - - - - - - - - - - - - - REGIONE 13.288 41,7 8,9 32,5 546.922 24,7 141,6 17,6 6.564.932 5,6 70,1 4,5 372.467 19,0 53,4 14,0 197.965 28,7 68,8 20,1 17.503 65,7 30,8 51,5 274.602 18,4 31,2 14,7 Tabella 10.13.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali 175 10 - Bosco: dati quantitativi - Fitomassa totale 10.13 - Fitomassa totale 10.14 Volume degli alberi morti in piedi Eleggibili Kyoto Provincia Altre terre boscate Totale Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] Agrigento 26.005 38,3 1,74 37,4 543 100,0 0,06 99,5 26.548 37,6 1,10 37,1 Caltanissetta 36.382 24,5 2,28 23,5 1.042 100,0 0,35 100,3 37.424 23,9 1,98 23,2 Catania 141.210 35,6 3,21 35,4 9.553 85,8 0,66 85,3 150.762 33,8 2,58 33,6 Enna 32.468 28,6 1,41 27,9 359 73,4 0,04 72,8 32.827 28,3 1,04 27,8 Messina 190.282 22,2 2,32 21,9 19.307 92,2 0,76 91,9 209.589 21,8 1,95 21,7 20,5 Palermo 81.537 22,2 1,56 21,8 7.630 48,2 0,23 47,9 89.167 20,7 1,05 Ragusa 6.161 44,2 0,74 43,0 2.050 69,2 0,58 67,4 8.211 37,4 0,69 36,4 Siracusa 23.843 32,5 1,77 31,3 1.300 46,0 0,07 45,5 25.142 30,9 0,81 30,5 Trapani 22.174 87,3 2,57 86,7 112 100,0 0,01 99,3 22.286 86,9 1,36 86,7 REGIONE 560.061 13,1 2,13 12,9 41.895 47,8 0,34 47,7 601.956 12,6 1,56 12,5 Tabella 10.14.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali. Boschi alti Provincia Impianti di arboricoltura Eleggibili Kyoto Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] Agrigento 26.005 38,3 1,80 37,4 - - - - 26.005 38,3 1,74 37,4 Caltanissetta 35.900 24,8 2,41 23,8 482 100,0 0,47 99,3 36.382 24,5 2,28 23,5 Catania 141.210 35,6 3,24 35,3 - - - - 141.210 35,6 3,21 35,4 Enna 32.468 28,6 1,45 27,9 - - - - 32.468 28,6 1,41 27,9 Messina 190.282 22,2 2,33 21,9 - - - - 190.282 22,2 2,32 21,9 Palermo 81.537 22,2 1,59 21,8 - - - - 81.537 22,2 1,56 21,8 Ragusa 6.161 44,2 0,74 43,0 - - - - 6.161 44,2 0,74 43,0 Siracusa 23.843 32,5 1,80 31,3 - - - - 23.843 32,5 1,77 31,3 Trapani 22.174 87,3 2,65 86,7 - - - - 22.174 87,3 2,57 86,7 REGIONE 559.579 13,1 2,16 12,9 482 100,0 0,12 100,1 560.061 13,1 2,13 12,9 Tabella 10.14.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali. 176 Boschi alti Sugherete Provincia Leccete Querceti di Rovere e Roverella Castagneti Faggete Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] Agrigento Caltanissetta - - - - 1.325 60,7 0,82 55,0 - - - - - - - - - - - - 947 88,0 1,49 76,6 228 100,0 1,83 2,0 - - - - - - - - - - - 40,1 Catania 36 100,0 0,04 92,4 1.900 54,3 0,57 50,7 12.071 46,2 0,89 45,5 34.725 45,1 11,59 40,4 5.933 46,2 2,92 Enna 281 100,0 0,81 88,8 60 100,0 0,48 1,8 14.069 49,8 3,88 46,9 - 0,0 - 0,0 - - - - Messina 15.841 48,0 2,62 45,9 1.194 63,9 0,78 57,2 90.861 40,2 3,54 39,6 34.043 35,6 5,80 33,0 5.021 46,4 0,52 45,0 36,4 Palermo 1.820 71,0 0,41 69,0 3.746 37,0 0,56 35,0 26.969 34,7 1,84 33,7 4.262 85,6 7,98 69,7 3.280 42,4 1,33 Ragusa - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Siracusa 17 100,0 0,01 98,2 6.763 76,0 3,49 71,8 10.860 46,4 3,08 42,8 - 0,0 - 0,0 - - - - 188 100,0 0,86 61,1 - - - - - - - - - - - - - - - - 19.130 40,6 1,30 39,6 15.216 36,4 0,89 35,5 154.830 25,2 2,49 24,9 73.030 27,6 7,77 25,3 14.234 27,1 1,00 25,6 Trapani REGIONE Boschi alti Provincia Pinete di pini mediterranei Pinete di pino laricio Rimboschimenti Formazioni riparie Formazioni pioniere e secondarie Orno ostrieti Boschi di altre latifoglie Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] 53,5 Agrigento - - - - - - - - 24.427 40,7 2,06 39,6 - - - - 158 100,0 1,26 1,7 - - - - 96 71,4 0,20 Caltanissetta - - - - - - - - 34.567 25,6 2,46 24,6 - - - - 158 100,0 1,26 1,9 - - - - - - - - Catania - - - - 19.760 58,3 5,12 55,6 58.777 78,1 5,11 77,7 3.253 82,7 5,49 69,8 4.113 52,2 3,89 44,8 368 100,0 3,90 1,2 - - - - Enna - - - - - - - - 15.803 37,2 0,96 36,4 - - - - - - - - - - - - 1.665 100,0 4,38 86,6 Messina - - - - - - - - 27.353 55,6 3,28 54,3 1.060 74,7 0,56 70,1 660 40,3 0,50 30,5 144 100,0 1,52 1,3 2.187 45,0 0,60 41,1 Palermo - - - - - - - - 19.141 35,9 1,24 35,0 20.922 63,5 7,12 60,1 - - - - 217 100,0 0,57 86,6 181 58,6 0,06 54,7 Ragusa - - - - - - - - 2.871 48,9 0,45 47,5 2.797 83,0 5,54 71,2 - - - - - - - - 493 59,0 0,84 37,4 Siracusa - - - - - - - - 1.181 62,2 0,36 59,1 2.906 88,2 4,05 77,8 2.116 70,6 8,48 2,0 - - - - - - - - Trapani - - - - - - - - 21.986 88,1 3,49 87,2 - - - - - - - - - - - - - - - - REGIONE - - - - 19.760 58,3 5,12 55,6 206.107 26,5 2,20 26,3 30.938 45,3 4,43 43,4 7.203 36,6 2,50 31,6 729 61,8 1,28 46,5 4.622 42,4 0,53 41,0 Tabella 10.14.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali 177 10 - Bosco: dati quantitativi - Volume degli alberi morti in piedi 10.14 - Volume degli alberi morti in piedi 10.15 Numero di alberi morti in piedi Eleggibili Kyoto Provincia Altre terre boscate Totale Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] Agrigento 575.253 32,3 38,5 31,3 149.208 100,0 16,3 99,5 724.461 32,9 30,1 32,3 Caltanissetta 817.693 34,7 51,3 34,1 2.198 100,0 0,7 100,3 819.890 34,6 43,3 34,1 2.977.554 25,4 67,8 25,0 2.122.857 72,6 145,6 72,1 5.100.411 33,6 87,2 33,4 427.224 26,4 18,6 25,7 4.866 70,7 0,6 70,1 432.090 26,1 13,7 25,6 Messina 5.599.032 16,5 68,3 16,1 397.688 62,8 15,7 62,5 5.996.720 15,9 55,9 15,7 Palermo 3.214.262 20,3 61,5 19,9 277.006 49,7 8,4 49,5 3.491.268 19,1 41,0 18,9 Ragusa 297.759 38,3 35,8 37,0 38.994 70,5 11,0 68,7 336.753 34,9 28,4 33,8 Siracusa 446.864 41,8 33,2 40,9 172.788 78,1 9,8 77,8 619.653 37,2 20,0 36,8 Trapani 62.946 51,3 7,3 50,2 30.978 100,0 4,0 99,3 93.924 47,4 5,8 46,9 14.418.588 9,9 54,9 9,7 3.196.583 49,5 26,2 49,4 17.615.170 12,0 45,8 12,0 Catania Enna REGIONE Tabella 10.15.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali. Boschi alti Provincia Impianti di arboricoltura Eleggibili Kyoto Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] Agrigento 575.253 32,3 39,8 31,3 - - - - 575.253 32,3 38,5 31,3 Caltanissetta 767.957 36,4 51,5 35,7 49.736 100,0 48,1 99,3 817.693 34,7 51,3 34,1 2.977.554 25,4 68,3 25,0 - - - - 2.977.554 25,4 67,8 25,0 427.224 26,4 19,1 25,6 - - - - 427.224 26,4 18,6 25,7 Messina 5.599.032 16,5 68,4 16,1 - - - - 5.599.032 16,5 68,3 16,1 Palermo 3.214.262 20,3 62,6 19,9 - - - - 3.214.262 20,3 61,5 19,9 Ragusa 297.759 38,3 35,8 37,0 - - - - 297.759 38,3 35,8 37,0 Siracusa 446.864 41,8 33,7 40,9 - - - - 446.864 41,8 33,2 40,9 Trapani 62.946 51,3 7,5 50,2 - - - - 62.946 51,3 7,3 50,2 14.368.852 9,9 55,6 9,7 49.736 100,0 12,4 100,1 14.418.588 9,9 54,9 9,7 Catania Enna REGIONE Tabella 10.15.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali. 178 Boschi alti Provincia Sugherete Numero soggetti [n] Agrigento Leccete ES Numero soggetti [%] [n/ha] ES Numero soggetti [%] [n] Querceti di Rovere e Roverella ES Numero soggetti [n/ha] [%] [n] ES Numero soggetti [%] ES Numero soggetti [%] [n/ha] Cerrete ES Numero soggetti [%] [n] Castagneti ES Numero soggetti [%] [n/ha] ES Numero soggetti [%] [n] Faggete ES Numero soggetti [%] [n/ha] ES Numero soggetti ES Numero soggetti ES [%] [n] [%] [n/ha] [%] - - - - 160.630 58,0 99,4 52,1 - - - - - - - - - - - - - - - - Caltanissetta 12.573 75,9 19,7 62,3 36.687 100,0 293,6 2,0 - - - - - - - - - - - - - - - - Catania 24.889 100,0 27,5 92,4 37.113 48,7 11,2 44,6 304.824 42,4 22,4 41,5 3.731 100,0 1,1 98,1 1.527.375 44,2 509,6 39,5 194.867 66,6 96,0 61,9 Enna 1.785 100,0 5,2 88,8 2.358 100,0 18,8 1,8 129.894 43,6 35,9 39,8 95.809 64,5 101,5 55,3 - - - - - - - - Messina 281.411 42,1 46,5 39,6 30.077 59,5 19,6 52,6 2.474.374 22,0 96,5 21,0 1.225.930 52,6 68,9 52,0 529.367 40,9 90,3 38,4 566.963 44,6 59,2 43,1 37,2 Palermo 128.889 69,0 29,0 66,9 363.663 41,8 54,3 40,0 1.265.373 37,6 86,2 36,6 23.558 82,4 47,1 65,6 230.339 97,7 431,4 83,2 394.709 43,3 159,6 Ragusa - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Siracusa 21.552 100,0 10,1 98,2 215.265 62,6 111,0 57,8 162.024 78,5 46,0 76,4 - - - - - - - - - - - - 2.346 100,0 10,7 61,1 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 473.446 32,1 32,1 30,8 845.793 26,9 49,5 25,8 4.336.489 17,2 69,8 16,7 1.349.029 48,0 59,4 47,5 2.287.081 32,5 243,4 30,5 1.156.539 28,7 81,6 27,1 Trapani REGIONE Boschi alti Pinete di pini mediterranei Provincia Pinete di pino laricio Rimboschimenti 48,2 - - - - - - - - - - - - - - - 67.285 84,9 118,5 74,4 268.285 34,0 30,5 31,9 14.126 70,6 56,7 2,0 - - - - - - - - 55,7 71,4 54,2 181.925 42,5 63,3 38,4 498.114 60.600 53,2 9,6 51,7 2.548.307 17,6 27,2 17,3 - - - 50,2 92,3 47,3 - - - 356.558 - 71,4 38,9 27.114 - 67,1 37,8 55,4 - 41.683 56,3 2,1 REGIONE - - 58,5 - 69,1 - - 6.783 - 44,6 28,5 - - - - 31,9 72,1 - - - Trapani 48,1 88.725 - 89,1 - 115.883 - 89.642 - 1,3 86,6 78,4 44,9 - 37,6 18,9 177,7 26,0 - 86,6 100,0 46,3 Siracusa 46,9 100,0 166.434 - - 100,0 3.571 - - - - 17.854 7.141 115,2 - - - - 18,4 78,1 24,2 Ragusa - 76,1 67,6 338.426 32,4 38,5 - - - - 34.648 37,7 50,6 373.438 - - - - - - - 50,5 49,1 270.170 - - - - - - - - - - - - 80,1 - 40,8 - Palermo - - - 10,9 179.524 Messina 1,2 66.638 - 41,5 - - 599,5 75,4 91.744 - 100,0 62,6 57,9 - - - 56.573 - 14,0 - - - 53,5 - - 71,4 57,5 58,1 Enna 8,8 - - 8.284 32,3 371.595 47,3 71,4 - - 100,0 92,3 4.140 - 51,2 100,0 4.709 50,2 - - - - 86,8 4.709 - 356.558 - - Catania - - 59,7 - - - 50,9 713.988 - - - - - 38,1 34,1 38,9 405.775 - [%] - - 38,8 39,9 - - [n/ha] 1,9 [n/ha] - - - - [%] 1,7 [%] - - - - - - Caltanissetta [n] 37,7 [n] - - - Agrigento ES [%] 37,7 [%] [%] [%] [%] [n/ha] [%] [n/ha] [n] [n/ha] [n] Numero soggetti [n] ES [%] ES [%] ES [n/ha] [%] [%] [%] ES ES Numero soggetti ES Boschi di altre latifoglie Numero soggetti Numero soggetti ES [n] [n/ha] [n] Orno ostrieti Numero soggetti ES ES ES ES ES ES Formazioni pioniere e secondarie Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Numero soggetti Formazioni riparie Tabella 10.15.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali 179 10 - Bosco: dati quantitativi - Numero di alberi morti in piedi 10.15 - Numero di alberi morti in piedi 10.16 Volume delle ceppaie Eleggibili Kyoto Provincia Altre terre boscate Totale Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] Agrigento 2.373 32,4 0,16 31,4 93 100,0 0,01 99,4 2.466 31,4 0,10 30,9 Caltanissetta 2.035 21,6 0,13 20,5 29 100,0 0,01 97,7 2.064 21,3 0,11 20,5 Catania 52.479 46,6 1,19 46,4 23 72,5 - 72,0 52.502 46,6 0,90 46,5 Enna 6.207 30,9 0,27 30,2 362 86,9 0,04 86,1 6.568 29,5 0,21 29,1 Messina 49.563 18,1 0,60 17,9 18 100,0 - 99,8 49.581 18,1 0,46 18,0 Palermo 28.236 25,2 0,54 24,8 4.020 60,4 0,12 60,1 32.257 23,3 0,38 23,1 Ragusa 2.074 41,0 0,25 39,7 751 67,6 0,21 65,2 2.825 34,9 0,24 33,9 Siracusa 1.640 41,5 0,12 40,7 2.279 98,0 0,13 97,7 3.919 59,5 0,13 59,3 Trapani 871 48,5 0,10 47,4 60 100,0 0,01 99,6 931 45,9 0,06 45,4 145.478 18,6 0,55 18,6 7.635 43,9 0,06 43,8 153.113 17,8 0,40 17,8 REGIONE Tabella 10.16.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali. Boschi alti Provincia Impianti di arboricoltura Eleggibili Kyoto Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] Agrigento 2.332 33,0 0,16 31,9 41 100,0 0,09 89,8 2.373 32,4 0,16 31,4 Caltanissetta 2.035 21,6 0,14 20,4 - - - - 2.035 21,6 0,13 20,5 Catania 52.479 46,6 1,20 46,4 - - - - 52.479 46,6 1,19 46,4 Enna 6.207 30,9 0,28 30,2 - - - - 6.207 30,9 0,27 30,2 Messina 49.563 18,1 0,61 17,9 - - - - 49.563 18,1 0,60 17,9 Palermo 28.236 25,2 0,55 24,8 - - - - 28.236 25,2 0,54 24,8 Ragusa 2.074 41,0 0,25 39,7 - - - - 2.074 41,0 0,25 39,7 Siracusa 1.640 41,5 0,12 40,7 - - - - 1.640 41,5 0,12 40,7 Trapani 871 48,5 0,10 47,4 - - - - 871 48,5 0,10 47,4 145.437 18,6 0,56 18,6 41 100,0 0,01 98,6 145.478 18,6 0,55 18,6 REGIONE Tabella 10.16.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali. 180 Boschi alti Provincia Sugherete Leccete Querceti di Rovere e Roverella Cerrete Castagneti Faggete Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] - Agrigento Caltanissetta - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 37 71,0 0,06 54,5 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 107 83,9 0,03 81,6 4.041 39,6 0,30 38,7 355 70,8 0,10 68,8 41.595 58,5 13,88 54,8 787 63,5 0,39 59,4 Catania Enna - - - - - - - - 284 71,8 0,08 69,2 - - - - - - - - - - - - Messina 790 56,3 0,13 54,9 2.274 61,1 1,48 53,9 14.655 26,7 0,57 26,0 16.907 41,4 0,95 40,7 9.424 38,5 1,61 36,3 2.940 34,2 0,31 32,8 Palermo 3.671 43,8 0,83 40,5 3.192 40,7 0,48 38,5 5.967 43,9 0,41 43,1 168 70,8 0,34 50,2 124 100,0 0,23 85,8 4.056 46,5 1,64 41,4 Ragusa - - - - - - - - 372 57,2 0,63 34,0 - - - - - - - - - - - - Siracusa 41 100,0 0,02 98,2 624 89,0 0,32 86,8 429 71,3 0,12 69,3 - - - - - - - - - - - - Trapani - - - - - - - - 14 100,0 0,11 1,8 - - - - - - - - - - - - 4.539 36,8 0,31 35,7 6.196 32,0 0,36 30,9 25.762 19,4 0,41 19,0 17.430 40,2 0,77 39,6 51.142 48,1 5,44 46,7 7.783 28,2 0,55 26,9 REGIONE Boschi alti Provincia Pinete di pini mediterranei Pinete di pino laricio Rimboschimenti Formazioni riparie Formazioni pioniere e secondarie Orno ostrieti Boschi di altre latifoglie Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] Agrigento - - - - - - - - 2.282 33,6 0,19 32,4 - - - - 50 100,0 0,40 1,7 - - - - - - - - Caltanissetta - - - - - - - - 1.998 22,0 0,14 20,7 - - - - - - - - - - - - - - - - Catania - - - - 1.205 43,6 0,31 39,9 4.275 52,9 0,37 52,1 92 100,0 0,16 94,0 22 57,7 0,02 51,8 - - - - - - - - Enna - - - - - - - - 5.203 35,8 0,31 35,0 720 58,1 2,08 1,7 - - - - - - - - - - - - Messina - - - - - - - - 1.147 37,5 0,14 35,6 1.110 78,3 0,59 73,8 - - - - - - - - 315 70,6 0,09 68,3 Palermo - - - - - - - - 4.728 27,8 0,31 26,6 6.219 94,6 2,12 92,4 - - - - 29 66,3 0,08 43,6 84 100,0 0,03 97,9 Ragusa - - - - - - - - 630 43,8 0,10 42,2 - - - - - - - - - - - - 1.073 73,1 1,84 55,2 Siracusa - - - - - - - - 508 47,9 0,16 44,3 38 100,0 0,05 95,1 - - - - - - - - - - - - Trapani - - - - - - - - 857 49,3 0,14 47,7 - - - - - - - - - - - - - - - - REGIONE - - - - 1.205 43,6 0,31 39,9 21.627 15,7 0,23 15,4 8.180 72,9 1,17 71,7 72 71,9 0,03 69,1 29 66,3 0,05 52,3 1.472 55,6 0,17 54,4 Tabella 10.16.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali 181 10 - Bosco: dati quantitativi - Volume delle ceppaie 10.16 - Volume delle ceppaie 10.17 Numero di ceppaie Eleggibili Kyoto Provincia Altre terre boscate Totale Numero ceppaie ES Numero ceppaie ES Numero ceppaie ES Numero ceppaie ES Numero ceppaie ES Numero ceppaie ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] Agrigento 425.545 26,0 28,5 24,7 17.423 100,0 1,9 99,4 442.969 25,2 18,4 24,5 Caltanissetta 937.254 35,0 58,8 34,4 23.574 100,0 7,9 97,7 960.828 34,2 50,7 33,7 Catania 2.606.399 26,3 59,3 25,9 8.107 59,6 0,6 59,1 2.614.505 26,2 44,7 25,9 Enna 1.291.441 27,7 56,1 27,0 18.851 58,6 2,2 57,4 1.310.293 27,3 41,6 26,9 Messina 3.782.589 14,1 46,2 13,7 14.152 100,0 0,6 99,8 3.796.740 14,0 35,4 13,8 Palermo 1.710.473 17,3 32,7 16,8 153.137 39,0 4,7 38,6 1.863.610 16,2 21,9 15,9 Ragusa 117.577 31,7 14,1 30,0 22.333 64,4 6,3 62,0 139.910 28,5 11,8 27,2 Siracusa 346.294 33,2 25,8 32,2 149.566 96,1 8,5 95,8 495.860 37,0 16,0 36,7 Trapani 123.554 37,8 14,3 36,4 4.564 100,0 0,6 99,6 128.118 36,7 7,8 36,1 11.341.126 9,3 43,2 9,1 411.707 38,9 3,4 38,8 11.752.833 9,0 30,6 8,9 REGIONE Tabella 10.17.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali. Boschi alti Provincia Impianti di arboricoltura Eleggibili Kyoto Numero ceppaie ES Numero ceppaie ES Numero ceppaie ES Numero ceppaie ES Numero ceppaie ES Numero ceppaie ES [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] Agrigento 405.907 26,8 28,1 25,6 19.639 100,0 42,5 89,8 425.545 26,0 28,5 24,7 Caltanissetta 937.254 35,0 62,8 34,3 - - - - 937.254 35,0 58,8 34,4 Catania 2.606.399 26,3 59,7 25,9 - - - - 2.606.399 26,3 59,3 25,9 Enna 1.291.441 27,7 57,7 27,0 - - - - 1.291.441 27,7 56,1 27,0 Messina 3.782.589 14,1 46,2 13,7 - - - - 3.782.589 14,1 46,2 13,7 Palermo 1.710.473 17,3 33,3 16,8 - - - - 1.710.473 17,3 32,7 16,8 Ragusa 117.577 31,7 14,1 30,0 - - - - 117.577 31,7 14,1 30,0 Siracusa 346.294 33,2 26,1 32,1 - - - - 346.294 33,2 25,8 32,2 Trapani 123.554 37,8 14,8 36,3 - - - - 123.554 37,8 14,3 36,4 11.321.487 9,3 43,8 9,1 19.639 100,0 4,9 98,6 11.341.126 9,3 43,2 9,1 REGIONE Tabella 10.17.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali. 182 Boschi alti Provincia Sugherete Numero ceppaie [n] Agrigento Leccete ES Numero ceppaie [%] [n/ha] ES Numero ceppaie [%] [n] Querceti di Rovere e Roverella ES Numero ceppaie [%] [n/ha] ES Numero ceppaie [%] [n] ES Numero ceppaie [%] [n/ha] Cerrete ES Numero ceppaie [%] [n] Castagneti ES Numero ceppaie [%] [n/ha] ES Numero ceppaie [%] [n] Faggete ES Numero ceppaie [%] [n/ha] ES Numero ceppaie ES Numero ceppaie ES [%] [n] [%] [n/ha] [%] - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 5.733 71,0 9,0 54,4 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Catania - - - - 40.206 63,1 12,2 60,0 537.799 55,7 39,6 55,1 63.129 78,6 18,0 77,0 1.129.440 39,4 376,9 35,8 57.652 70,3 28,4 66,9 Enna - - - - - - - - 15.413 68,2 4,3 65,5 - - - - - - - - - - - - Messina 182.176 66,3 30,1 65,2 38.041 51,3 24,8 43,8 970.733 24,1 37,8 23,3 899.348 32,1 50,6 31,1 692.853 28,8 118,1 25,5 585.450 37,8 61,2 36,4 Palermo 87.786 33,1 19,8 28,6 235.035 43,6 35,1 41,5 302.283 35,3 20,6 34,3 7.067 74,5 14,1 55,3 7.067 100,0 13,2 85,8 239.104 53,8 96,7 48,8 Ragusa - - - - - - - - 49.235 57,2 82,9 34,0 - - - - - - - - - - - - Siracusa 4.081 100,0 1,9 98,2 67.844 93,6 35,0 91,5 41.937 83,1 11,9 81,2 - - - - - - - - - - - - Caltanissetta Trapani REGIONE - - - - - - - - 2.346 100,0 18,9 1,8 - - - - - - - - - - - - 279.776 44,5 19,0 43,7 381.125 32,7 22,3 31,7 1.919.747 20,7 30,9 20,3 969.545 30,2 42,7 29,4 1.829.361 26,7 194,7 24,8 882.206 29,4 62,3 28,1 Boschi alti Provincia Pinete di pini mediterranei Pinete di pino laricio Numero ceppaie ES Numero ceppaie ES Numero ceppaie Rimboschimenti Numero ES ES ceppaie Numero ceppaie Formazioni riparie Numero ES ES ceppaie Numero ceppaie ES Formazioni pioniere e secondarie Numero ES ceppaie Numero ceppaie Orno ostrieti ES Numero ceppaie ES Numero ceppaie Boschi di altre latifoglie Numero ES ES ceppaie Numero ceppaie ES Numero ES ceppaie [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] [n] [%] [n/ha] [%] Agrigento - - - - - - - - 401.198 27,1 33,8 25,5 - - - - 4.709 100,0 37,7 1,7 - - - - - - - - Caltanissetta - - - - - - - - 931.521 35,2 66,4 34,5 - - - - - - - - - - - - - - - - Catania - - - - 130.611 40,0 33,8 36,1 622.568 67,5 54,1 67,0 3.571 100,0 6,0 94,0 21.424 57,7 20,3 51,8 - - - - - - - - Enna - - - - - - - - 1.250.026 28,6 75,7 27,6 26.003 58,1 75,1 1,7 - - - - - - - - - - - - Messina - - - - - - - - 363.832 59,0 43,6 57,8 39.553 49,1 21,0 41,5 - - - - - - - - 10.602 50,0 2,9 47,4 Palermo - - - - - - - - 729.215 29,7 47,3 28,6 93.054 62,5 31,7 59,1 - - - - 7.141 70,7 18,9 50,0 2.718 100,0 0,9 97,9 Ragusa - - - - - - - - 46.574 41,1 7,3 39,3 - - - - - - - - - - - - 21.768 76,7 37,3 59,6 Siracusa - - - - - - - - 228.862 39,1 70,4 34,6 3.571 100,0 5,0 95,1 - - - - - - - - - - - - Trapani - - - - - - - - 121.207 38,6 19,3 36,4 - - - - - - - - - - - - - - - - REGIONE - - - - 130.611 40,0 33,8 36,1 4.695.003 15,5 50,1 15,2 165.752 38,2 23,7 35,9 26.133 50,6 9,1 47,7 7.141 70,7 12,6 57,8 35.088 50,5 4,0 49,2 Tabella 10.17.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali 183 10 - Bosco: dati quantitativi - Numero di ceppaie 10.17 - Numero di ceppaie 10.18 Volume del legno morto a terra Eleggibili Kyoto Provincia Altre terre boscate Totale Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] Agrigento 62.878 54,1 4,21 53,5 - 0,0 - 0,0 62.878 54,1 2,61 53,8 Caltanissetta 46.831 30,8 2,94 30,0 142 100,0 0,05 100,3 46.972 30,7 2,48 30,1 Catania 52.564 27,9 1,20 27,6 2.150 66,5 0,15 65,9 54.714 26,9 0,94 26,7 Enna 33.746 37,7 1,47 37,2 1.999 57,5 0,23 56,4 35.745 35,7 1,13 35,3 Messina 99.575 14,1 1,21 13,7 9.166 84,7 0,36 84,5 108.741 14,7 1,01 14,5 Palermo 89.076 17,8 1,70 17,3 9.680 40,2 0,29 39,8 98.755 16,5 1,16 16,2 Ragusa 10.998 30,7 1,32 28,9 996 64,4 0,28 62,2 11.993 28,6 1,01 27,3 Siracusa 29.995 47,3 2,23 46,5 4.851 78,7 0,28 78,3 34.845 42,1 1,12 41,8 6.541 36,9 0,76 35,3 2.629 71,1 0,34 70,0 9.170 33,1 0,56 32,4 432.203 11,3 1,65 11,2 31.612 31,2 0,26 31,1 463.815 10,8 1,21 10,7 Trapani REGIONE Tabella 10.18.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali. Boschi alti Provincia Impianti di arboricoltura Eleggibili Kyoto Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] Agrigento 62.878 54,1 4,35 53,4 - - - - 62.878 54,1 4,21 53,5 Caltanissetta 46.831 30,8 3,14 30,0 - - - - 46.831 30,8 2,94 30,0 Catania 52.564 27,9 1,20 27,6 - - - - 52.564 27,9 1,20 27,6 Enna 33.746 37,7 1,51 37,2 - - - - 33.746 37,7 1,47 37,2 Messina 99.575 14,1 1,22 13,7 - - - - 99.575 14,1 1,21 13,7 Palermo 89.076 17,8 1,74 17,3 - - - - 89.076 17,8 1,70 17,3 Ragusa 10.998 30,7 1,32 28,9 - - - - 10.998 30,7 1,32 28,9 Siracusa 29.962 47,4 2,26 46,5 33 95,4 0,17 30,9 29.995 47,3 2,23 46,5 6.541 36,9 0,78 35,3 - - - - 6.541 36,9 0,76 35,3 432.171 11,3 1,67 11,2 33 95,4 0,01 92,9 432.203 11,3 1,65 11,2 Trapani REGIONE Tabella 10.18.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali. 184 Boschi alti Provincia Sugherete Leccete Querceti di Rovere e Roverella Cerrete Castagneti Faggete Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] - Agrigento - - - - 162 100,0 0,10 95,9 - - - - - - - - - - - - - - - 1.274 70,9 2,00 55,6 479 100,0 3,83 2,0 - - - - - - - - - - - - - - - - 804 100,0 0,89 92,4 573 54,1 0,17 50,3 4.526 49,2 0,33 48,4 3.848 92,7 1,10 91,5 10.167 69,5 3,39 67,3 359 56,4 0,18 51,0 Enna 3.537 72,7 10,21 45,7 - - - - 2.271 40,8 0,63 36,6 70 64,5 0,07 55,3 - - - - - - - - Messina 13.441 35,5 2,22 32,9 3.102 77,2 2,02 71,6 24.218 29,2 0,94 28,5 23.389 34,7 1,32 33,7 17.578 33,9 3,00 31,5 1.538 36,2 0,16 34,3 63,6 Caltanissetta Catania Palermo 9.645 36,4 2,17 32,4 15.537 50,9 2,32 49,1 14.188 38,2 0,97 37,3 1.624 70,7 3,25 50,1 31 100,0 0,06 85,8 3.396 67,5 1,37 Ragusa - - - - 326 70,4 1,31 2,2 - - - - - - - - - - - - - - - - Siracusa 140 70,9 0,07 67,2 1.844 71,6 0,95 67,2 13.696 94,7 3,89 93,0 - - - - - - - - - - - - 14 100,0 0,07 61,1 - - - - 131 100,0 1,05 1,8 - - - - - - - - - - - - 28.853 22,8 1,96 21,0 22.024 38,1 1,29 37,2 59.029 27,0 0,95 26,6 28.931 30,9 1,27 30,1 27.777 33,3 2,96 31,8 5.294 44,7 0,37 43,7 Trapani REGIONE Boschi alti Provincia Pinete di pini mediterranei Pinete di pino laricio Rimboschimenti Formazioni riparie Formazioni pioniere e secondarie Orno ostrieti Boschi di altre latifoglie Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] Agrigento - - - - - - - - 62.619 54,3 5,27 53,5 - - - - 97 100,0 0,78 1,7 - - - - - - - - Caltanissetta - - - - - - - - 45.078 31,9 3,21 31,1 - - - - - - - - - - - - - - - - Catania - - - - 8.061 61,3 2,09 59,4 22.177 49,9 1,93 49,1 1.041 100,0 1,76 94,0 1.008 49,8 0,95 41,5 - - - - - - - - Enna - - - - - - - - 19.823 47,9 1,20 47,3 - - - - - - - - - - - - 8.046 100,0 21,15 86,6 Messina - - - - - - - - 6.771 43,4 0,81 41,6 3.549 61,3 1,89 56,9 1.447 89,6 1,10 86,0 176 100,0 1,85 1,3 4.366 50,5 1,20 47,7 Palermo - - - - - - - - 36.193 30,1 2,35 28,9 7.809 65,5 2,66 62,2 - - - - 279 66,1 0,74 43,3 372 69,7 0,12 66,7 Ragusa - - - - - - - - 6.390 42,3 1,00 40,7 3.302 56,6 6,54 36,0 - - - - - - - - 980 81,7 1,68 70,0 Siracusa 635 48,3 0,76 30,1 - - - - 8.997 55,8 2,77 52,4 2.492 97,1 3,47 87,7 1.934 70,6 7,76 2,0 - - - - 225 63,7 0,37 46,8 Trapani REGIONE - - - - - - - - 6.396 37,7 1,02 35,3 - - - - - - - - - - - - - - - - 635 48,3 0,42 38,8 8.061 61,3 2,09 59,4 214.443 19,5 2,29 19,2 18.192 35,3 2,61 33,0 4.487 43,5 1,56 39,1 455 56,0 0,80 38,4 13.990 59,9 1,59 59,1 Tabella 10.18.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali 185 10 - Bosco: dati quantitativi - Volume del legno morto a terra 10.18 - Volume del legno morto a terra 10.19 Volume necromassa totale Eleggibili Kyoto Provincia Altre terre boscate Totale Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] 39,4 Agrigento 91.256 40,1 6,11 39,3 635 86,6 0,07 86,0 91.892 39,9 3,81 Caltanissetta 85.248 20,2 5,35 19,1 1.213 97,6 0,40 97,9 86.460 20,0 4,56 19,1 Catania 246.253 27,1 5,61 26,7 11.726 81,0 0,80 80,5 257.979 26,1 4,41 25,9 Enna 72.421 26,3 3,15 25,5 2.719 58,8 0,32 57,8 75.140 25,4 2,38 24,9 Messina 339.420 14,3 4,14 13,9 28.491 89,6 1,12 89,4 367.911 14,9 3,43 14,6 Palermo 198.849 13,9 3,80 13,3 21.330 28,6 0,65 28,1 220.178 12,9 2,59 12,5 Ragusa 19.232 25,8 2,31 23,7 3.798 47,5 1,07 44,6 23.030 22,9 1,94 21,3 Siracusa 55.477 34,6 4,13 33,5 8.429 72,4 0,48 72,0 63.906 31,4 2,06 31,0 Trapani 29.586 65,9 3,43 65,0 2.800 66,7 0,36 65,5 32.387 60,4 1,98 60,0 1.137.742 8,9 4,33 8,8 81.142 35,5 0,66 35,3 1.218.884 8,7 3,17 8,5 REGIONE Tabella 10.19.1 - Unità di analisi: macrocategorie inventariali. Boschi alti Provincia Impianti di arboricoltura Eleggibili Kyoto Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] Agrigento 91.215 40,2 6,30 39,3 41 100,0 0,09 89,8 91.256 40,1 6,11 39,3 Caltanissetta 84.766 20,3 5,68 19,1 482 100,0 0,47 99,3 85.248 20,2 5,35 19,1 Catania 246.253 27,1 5,64 26,7 - - - - 246.253 27,1 5,61 26,7 Enna 72.421 26,3 3,24 25,5 - - - - 72.421 26,3 3,15 25,5 Messina 339.420 14,3 4,15 13,9 - - - - 339.420 14,3 4,14 13,9 Palermo 198.849 13,9 3,87 13,3 - - - - 198.849 13,9 3,80 13,3 Ragusa 19.232 25,8 2,31 23,7 - - - - 19.232 25,8 2,31 23,7 Siracusa 55.445 34,6 4,18 33,5 33 95,3 0,17 30,9 55.477 34,6 4,13 33,5 Trapani 29.586 65,9 3,54 65,0 - - - - 29.586 65,9 3,43 65,0 1.137.186 8,9 4,40 8,8 556 87,2 0,14 87,0 1.137.742 8,9 4,33 8,8 REGIONE Tabella 10.19.2 - Unità di analisi: macrocategoria formazioni eleggibili ai fini Kyoto. Ripartizione dell’unità di analisi: categorie inventariali. 186 Boschi alti Provincia Sugherete Leccete Querceti di Rovere e Roverella Cerrete Castagneti Faggete Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] - Agrigento - - - - 1.486 64,4 0,92 58,9 - - - - - - - - - - - - - - - 2.257 75,9 3,54 62,0 708 100,0 5,66 2,0 - - - - - - - - - - - - - - - - 840 95,8 0,93 87,8 2.580 43,0 0,78 38,4 20.638 31,9 1,52 30,8 4.476 84,7 1,28 83,3 86.487 34,7 28,86 28,5 7.080 40,6 3,49 33,5 Enna 3.817 71,5 11,02 44,7 60 100,0 0,48 1,8 16.624 43,8 4,59 40,3 661 64,5 0,70 55,3 - - - - - - - - Messina 30.072 30,4 4,97 27,1 6.570 52,8 4,28 44,3 129.734 30,0 5,06 29,3 52.214 23,8 2,94 22,4 61.045 27,5 10,41 24,1 9.500 27,6 0,99 25,4 Palermo 15.136 34,2 3,40 29,8 22.475 36,0 3,35 33,4 47.125 28,2 3,21 27,0 2.791 70,7 5,58 50,0 4.417 83,4 8,27 66,9 10.732 39,8 4,34 33,3 Ragusa - - - - 326 70,4 1,31 2,2 372 57,2 0,63 34,0 - - - - - - - - - - - - Siracusa 198 55,3 0,09 50,9 9.231 70,0 4,76 65,6 24.984 65,9 7,10 63,4 - - - - - - - - - - - - 202 100,0 0,92 61,1 - - - - 145 100,0 1,17 1,8 - - - - - - - - - - - - 52.522 21,0 3,57 19,0 43.436 25,4 2,54 24,0 239.621 18,9 3,85 18,5 60.142 21,8 2,65 20,7 151.949 22,8 16,17 20,0 27.312 21,2 1,93 19,2 Caltanissetta Catania Trapani REGIONE Boschi alti Provincia Pinete di pini mediterranei Pinete di pino laricio Rimboschimenti Formazioni riparie Formazioni pioniere e secondarie Orno ostrieti Boschi di altre latifoglie Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES Volume ES [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] [m³] [%] [m³/ha] [%] Agrigento - - - - - - - - 89.328 41,0 7,52 39,9 - - - - 305 100,0 2,44 1,7 - - - - 96 71,4 0,20 53,5 Caltanissetta - - - - - - - - 81.643 21,1 5,82 19,8 - - - - 158 100,0 1,26 1,9 - - - - - - - - Catania - - - - 29.026 46,7 7,52 43,5 85.229 67,5 7,41 67,0 4.386 72,0 7,40 58,5 5.143 51,2 4,87 43,6 368 100,0 3,90 1,2 - - - - Enna - - - - - - - - 40.828 35,5 2,47 34,7 720 58,1 2,08 1,7 - - - - - - - - 9.711 100,0 25,52 86,6 Messina - - - - - - - - 35.271 51,0 4,23 49,5 5.719 49,6 3,04 43,4 2.107 64,0 1,59 58,7 320 100,0 3,37 1,3 6.869 43,5 1,89 39,9 Palermo - - - - - - - - 60.062 22,7 3,89 21,1 34.951 50,0 11,90 45,6 - - - - 524 71,5 1,38 51,2 637 47,1 0,20 42,4 Ragusa - - - - - - - - 9.890 35,7 1,55 33,7 6.098 52,1 12,09 29,1 - - - - - - - - 2.546 61,8 4,36 42,1 Siracusa 635 48,3 0,76 30,1 - - - - 10.686 49,8 3,29 46,0 5.436 91,7 7,57 81,7 4.050 70,6 16,24 2,0 - - - - 225 63,7 0,37 46,8 Trapani - - - - - - - - 29.239 66,7 4,65 65,4 - - - - - - - - - - - - - - - - 635 48,3 0,42 38,8 29.026 46,7 7,52 43,5 442.177 17,6 4,72 17,4 57.309 33,1 8,21 30,4 11.763 35,1 4,09 29,7 1.212 50,7 2,13 30,2 20.084 51,2 2,28 50,2 REGIONE Tabella 10.19.3 - Unità di analisi: categoria inventariale boschi alti. Ripartizione dell’unità di analisi: tutte le categorie forestali 187 10 - Bosco: dati quantitativi - Volume necromassa totale 10.19 - Volume necromassa totale Sistema informativo Forestale Regionale 11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario 11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario 11.1 Formazioni arboree fuori foresta. Boschetti e formazioni forestali lineari Oltre alle formazioni forestali propriamente dette, e definite sulla base di standard internazionali (FRA 2000), nell’ambito dell’inventario forestale sono state indagate anche quelle formazioni arboree ed arbustive, di limitate dimensioni ed ubicate negli ambienti più antropizzati, che vengono indicate come “Alberi fuori foresta”. Si tratta generalmente di piccoli popolamenti di alberi e arbusti disposti in gruppi (boschetti) o in siepi e filari (formazioni lineari) a cui viene attribuita sempre maggiore importanza, sia in relazione alla caratterizzazione di molti paesaggi agrari dei quali costituiscono l’elemento identitario di maggiore rilevanza, sia in funzione della conservazione e della tutela della biodiversità ecologica. In Sicilia gli ambiti agricoli occupano più della metà della superficie regionale e sono in grado, se opportunamente pianificati e gestiti, di salvaguardare al loro interno alcuni elementi di naturalità, quali relitti boscati (di dimensioni spesso esigue) e corridoi vegetati (siepi e filari, alberature, frangivento, ecc.), che possono svolgere l’importante funzione di conservazione e rifugio di biodiversità animale e vegetale e di connessione ecologica tra elementi a maggiore grado di naturalità. L’importanza di queste formazioni è già stata 188 messa in luce per la Sicilia da diversi studi, che tuttavia hanno preso in esame soltanto porzioni limitate del territorio regionale. Sebbene con questa indagine sia stata indagata per la prima volta tutta la Regione, occorre tuttavia precisare che nell’ambito della categoria degli “Alberi fuori foresta” sono stati presi in esame soltanto i “boschetti” e le “formazioni lineari”, mentre non è stata investigata la categoria degli “alberi sparsi”, di quegli alberi forestali, cioè, che si riscontrano disseminati nelle coltivazioni agricole, nei pascoli e nei terreni incolti. In Italia ricerche analoghe, per dimensione territoriale, sono state realizzate nella pianura lombarda, per indagare i filari di piante da legno , ed in quattro regioni dell’Italia centrale: Lazio, Marche, Toscana, Umbria, in cui, con un procedimento per alcuni aspetti molto simile a quello adottato in quest’indagine, sono stati presi in esame i boschetti e le formazioni lineari . Con il presente lavoro ci si è proposti di quantificare la consistenza, in termini di numerosità e di superficie, di queste formazioni, demandando ad un successivo approfondimento la raccolta di dati sugli aspetti compositivi ed ecologici che le caratterizzano. Se da un lato esse costituiscono argomento di studio e rappresentano un fattore importante ed un obiettivo in numerosi esempi di pianificazione a tutte le scale, dall’altra presentano ancora numerose carenze conoscitive, soprattut- to quando occorre stabilire nel dettaglio criteri di riqualificazione di elementi della rete ecologica a scale locali. Foto 11.1.1 Standard di riferimento Secondo il sistema di nomenclatura adottato le formazioni forestali fuori foresta indagate sono classificate sulla base dei seguenti standard di riferimento: • boschetti: gruppi di alberi con una superficie compresa tra 500 e 5.000 m2 e larghezza minima superiore ai 20 m; • formazioni forestali lineari: fasce boscate o filari alberati costituiti da almeno tre piante con larghezza compresa tra 3 e 20 m e lunghezza di almeno 20 m. Per maggior chiarezza occorre precisare che nell’ambito della presente indagine il termine “formazione forestale lineare” è stato utilizzato per comprendere tutti i corridoi vegetati arborei e/o arbustivi di forma lineare che possono essere di volta in volta denominati “siepi”, “filari”, “alberature”, “fasce”, ecc., presenti nei paesaggi agricoli e pastorali. Sono state invece escluse le alberature urbane e i boschetti inclusi nelle aree verdi urbane adibite ad usi ricreativi. Schema di campionamento e stimatori statistici L’indagine si è avvalsa della prima fase del campionamento dell’Inventario Forestale Regionale. Foto 11.1.2 Sono stati presi in esame tutti i punti di campionamento classificati come incluso di “formazioni forestali”, nell’ambito delle classi di uso del suolo diverse dalla “3.1” (formazioni forestali) e classificati sulla base degli standard di riferimento come “boschetti” o “formazioni forestali lineari”: • Boschetti vengono considerati tutti i punti di sondaggio classificati come “Boschetto incluso nel non bosco”, secondo le modalità del protocollo INFC (Foto 11.1.1). Per ogni boschetto afferente a un punto inventariale è stata eseguita la misurazione della superficie BOX Gli algoritmi utilizzati per la stima dei parametri statistici oggetto d‘interesse sono di seguito riportati. Risultati I risultati delle elaborazioni statistiche dei boschetti e delle formazioni forestali lineari in Sicilia sono riportati nelle Tabelle 11.1.1 e 11.1.2. Complessivamente i boschetti e le formazioni lineari occupano in Sicilia una superficie di 20.025 ha. La presenza di formazioni lineari è nettamente prevalente: mentre i boschetti interessano una superficie pari a 8.450 ha, le formazioni lineari si estendono su 11.575 ha. Tali valori corrispondono rispettivamente allo 0,32% e allo 0,45% dell’intera superficie territoriale analizzata. Il maggior numero di boschetti è stato rilevato nella provincia di Palermo, dove ben 109 punti di sondaggio sono ricaduti in questo tipo d’incluso nel non bosco, con un numero totale di boschetti stimato pari a 18.007. La provincia di Palermo è seguita da quella di Agrigento e di Trapani in cui rispettivamente 57 e 52 punti di sondaggio sono ricaduti su boschetti inclusi nel non bosco, per un numero totale di boschetti stimato pari rispettivamente a 8.015 e 6.826. Il maggior numero di formazioni forestali lineari è stato riscontrato, sempre, nella provincia di Palermo, dove 121 punti di sondaggio sono ricaduti in questo tipo d’incluso nel non bosco, con un numero totale di formazioni lineari pari a 22.636 e una lunghezza stimata totale di 3.165 km. Seguono le province di Agrigento e di Trapani, in cui rispettivamente 83 e 70 punti di sondaggio sono ricaduti in formazioni forestali lineari incluse nel non bosco, per un numero totale di formazioni lineari stimate pari rispettivamente a 16.008 e 13.231 e una lunghezza totale stimata di 1.976 km e 1.966 km. S = insieme di boschetti inclusi nel campione; aj = superficie del j-esimo boschetto incluso nel campione, in ha) Varianza del numero totale di boschetti = Superficie totale dei boschetti (ha) = (con nb = numero di punti di sondaggio ricadenti in boschetti) Varianza della superficie totale dei boschetti = Formazioni forestali lineari Numero totale di formazioni forestali lineari = (con: S = insieme di formazioni forestali lineari incluse nel campione; aj = superficie della j-esima formazione forestale lineare inclusa nel campione, in ha) Varianza del numero totale di formazioni lineari = Superficie totale delle formazioni forestali lineari (ha) = forestali lineari) (con nfl = numero di punti di sondaggio ricadenti in formazioni Varianza della superficie totale delle formazioni forestali lineari = Lunghezza totale delle formazioni forestali lineari (m) = campionata, in m) (con lj = lunghezza della j-esima formazione forestale lineare Varianza della lunghezza totale delle formazioni forestali lineari = n. punti n. totale formazioni lineari sup. totale formazioni lineari (ha) lunghezza totale formazioni lineari (m) errore standard di n. formazioni lineari (%) AG 83 16.008 2.075 1.976.500 13,1 11,0 11,4 CL 37 7.172 925 879.855 18,8 16,4 17,1 18,9 CT 46 10.402 1.150 1.115.239 16,0 14,7 15,4 18,3 EN 25 4.986 625 529.083 23,1 20,0 20,9 21,4 18,0 ME 24 6.337 600 591.789 21,8 20,4 21,1 2.725 11,6 9,6 PA 121 22.636 3.025 3.164.902 10,9 9,1 9,6 175 41,7 37,8 RG 22 6.046 550 577.951 23,0 21,3 22,1 2.770 300 34,0 28,9 SR 35 7.084 875 898.268 19,8 16,9 17,8 6.826 1.300 17,2 13,9 TP 70 13.231 1.750 1.966.244 13,9 11,9 12,6 55.783 8.450 6,5 5,4 Totale 463 93.901 11.575 11.699.831 5,4 4,6 4,9 n. punti n. totale boschetti sup. totale boschetti (ha) errore standard di num. boschetti (%) errore standard di sup. boschetti (%) AG 57 8.015 1.425 15,2 13,2 CL 12 2.663 300 31,8 28,9 CT 28 5.127 700 21,7 EN 30 5.123 750 20,1 ME 31 5.597 775 PA 109 18.007 RG 7 1.654 SR 12 TP 52 Totale 338 Provincia (con: R = superficie totale della griglia, in ha; n = numero totale di celle della griglia; Tabella 11.1.1 - Parametri statistici stimati per i boschetti in Sicilia. Provincia errore standard di sup. formazioni lineari (%) errore standard di lungh. formazioni lineari (%) Tabella 11.1.2 - Parametri statistici stimati per le formazioni forestali lineari in Sicilia. 189 11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario su ortofoto digitale. • Formazioni Forestali lineari vengono considerati tutti i punti di sondaggio classificati come “Formazione forestale lineare inclusa nel non bosco”, secondo le modalità del protocollo INFC (Foto 11.1.2). Per ogni formazione lineare afferente a un punto inventariale è stata eseguita la misurazione della lunghezza e della superficie su ortofoto digitale. Boschetti Numero totale di boschetti = Sistema informativo Forestale Regionale 11.2 Boschi vetusti Lo studio preliminare sui boschi vetusti in Sicilia ha riguardato l’individuazione delle formazioni forestali che non hanno subito significativi processi di disturbo e che, non essendo state utilizzate per un periodo sufficientemente lungo, allo stato attuale si presentano come formazioni potenzialmente vetuste (formazioni prossimonaturali). La fase iniziale del lavoro ha messo a fuoco gli attributi di valutazione del grado di vetustà. A tal fine è stata consultata la bibliografia scientifica, nazionale ed estera, individuando una serie di criteri di scelta adattabili alla specificità del territorio siciliano. In particolare i criteri presi in considerazione per l’individuazione dei boschi vetusti sono: a) abbondanza di alberi vetusti; b) grado di naturalità delle specie arboree e dello strato erbaceo ed arbustivo; c) complessità strutturale; d) presenza di elevate quantità di biomassa morta, in piedi ed a terra; e) ricchezza di habitat ed eventuale presenza di significativi segni dell’attività umana. Il grado di vetustà della componente arborea è stato valutato attraverso una stima sintetica a vista dell’età approssimativa delle piante, basandosi soprattutto sull’accrescimento diametrico e cercando di tener conto degli accrescimenti stentati nelle stazioni con condizioni ecologiche estreme o difficili. La complessità fisionomica e strutturale della componente arborea è stato un altro attributo fondamentale a cui si è fatto riferimento, cercando comunque di adattarlo alla specificità delle formazioni forestali indagate (ad esempio leccete o faggete monospecifiche in condizioni di vetustà su substrati costituiti da calcarei dolomitici). 190 11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario Gli altri attributi hanno consentito di raccogliere informazioni sulla complessità delle catene trofiche e sul grado di biodiversità animale e vegetale: presenza di legno morto (a terra o in piedi), abbondanza di humus, consistenza e composizione dello strato arbustivo ed erbaceo, presenza di licheni. Preliminarmente all’indagine in campo è stata effettuata una raccolta di informazioni sulla localizzazione e sulle caratteristiche generali delle formazioni forestali indicate come vetuste, utilizzando diverse fonti (pubblicazioni scientifiche, piani di gestione, carte dell’uso del suolo, segnalazioni di operatori forestali e di studiosi del settore forestale e botanico). A tal fine, fondamentale è stata anche l’acquisizione di informazioni dalla banca dati del recente Inventario Forestale della Regione Siciliana. In particolare sono stati individuati, in seno alla maglia inventariale dell’intero territorio siciliano, tutti i punti in cui l’attributo dell’età del soprassuolo forestale è risultato superiore a 60 anni. Questa distribuzione dei punti inventariali è stata poi confrontata con altri dati del Sistema Informativo Forestale Regionale, provenienti sia direttamente dalla banca dati dell’Inventario sia da altri strati informativi (Carta Forestale ed altre carte tematiche), allo scopo di acquisire ulteriori informazioni utili a verificare l’idoneità dei suddetti popolamenti alle condizioni di vetustà. Il lavoro di ricognizione si è concretizzato successivamente nella realizzazione di un elenco dei probabili boschi vetusti, attraverso un controllo di massima delle informazioni acquisite su cartografia e ortofoto in ambiente GIS. La verifica in campo dei punti segnalati ha per- Figura 11.2.1 - Localizzazione dei boschi vetusti sul territorio siciliano. messo di acquisire informazioni stazionali, ecologiche e fisionomico-strutturali, al fine di valutare l’effettiva significatività su ciascun sito indagato degli indicatori di vetustà considerati. La verifica in campo è stata condotta tramite la compilazione di una scheda la quale ha permesso di raccogliere, oltre alle informazioni sopra accennate, notizie storiche sui boschi, presenza di emergenze naturalistiche, danni, segni di utilizzazioni, ecc. Le informazioni cartografiche e testuali sono state integrate da un’ampia documentazione fotografica, che si è rivelata fondamentale per la comprensione di alcuni aspetti riportati nella scheda. Successivamente alla compilazione delle schede si è proceduto alla delimitazione del perimetro d’interesse tramite GPS. L’elaborazione dei dati ha previsto la restituzione cartografica delle perimetrazioni acquisite in campo tramite GPS, nonché la verifica e l’integrazione di questi dati con le informazioni territoriali provenienti dal SIT N 1 Denominazione Sughereta di Niscemi Località C.da Pisciotto al di sotto dei 10 ettari. L’intera superficie indagata ricade all’interno di parchi regionali (48%) o di riserve naturali orientate (52%) ed è inoltre ricompresa nei siti della Rete Natura 2000 (SIC e ZPS). Da un punto di vista ecologico i boschi vetusti si collocano in prevalenza in una fascia altimetrica compresa tra 1.000 e 1.500 metri s.l.m. del piano meso e supramediterraneo, su substrati prevalentemente arenacei o arenaceo-argillosi. I tipi forestali a cui afferiscono questi boschi rientrano principalmente nelle categorie delle faggete (Faggeta dei substrati silicatici e Faggeta mesofila calcifila), con una superficie complessiva di circa 224 ettari. La restante superficie riguarda soprat- Comune e Provincia Niscemi (CL) Foto 11.2.1 - Popolamento vetusto di agrifogli a “Piano Pomo” sulle Madonie. Tipologia forestale Superficie (ha) Foto 11.2.2 - Esemplari vetusti di sughera nel Bosco di Santo Pietro nei pressi di Caltagirone (CT). Aree protette ZPS SIC x Sughereta termomediterranea costiera 8,75 Riserva naturale o Parco regionale RNO Sughereta di NIscemi 2 Pineta Ragabo Piano Pernicana Linguaglossa (CT) Pineta superiore di pino laricio 95,20 x Parco Regionale dell'Etna 3 Querceto di Monte Arso Monte Arso Bronte (CT) Querceto xerofilo di roverella dei substrati silicatici 9,98 x x Parco Regionale dell'Etna 4 Bosco di Santo Pietro C.da Molara Caltagirone (CT) Sughereta termomediterranea costiera 5,09 x RNO Bosco di Santo Pietro 5 Faggeta di Monte Colla Monte Colla Randazzo (CT) Faggeta mesofila dei substrati silicatici 7,20 x x Parco Regionale dei Nebrodi 6 Cerreta di Sant'Antonio C.da S.Antonio Capizzi (ME) Cerreta montana 29,97 x x Parco Regionale dei Nebrodi 7 Bosco della Tassita Monte Pomiere Caronia (ME) Faggeta mesofila dei substrati silicatici 22,81 x Parco Regionale dei Nebrodi 192,38 x RNO Bosco di Malabotta 6,10 x x RNO Monte Carcaci 8 Bosco di Malabotta C.da Faggita Montalbano Elicona (ME) Faggeta mesofila dei substrati silicatici 9 Monte Carcaci Monte Carcaci Castronovo di Sicilia (PA) Querceto mesoxerofilo di roverella 10 Bosco Granza Bosco Granza Sclafani Bagni (PA) Sughereta interna 12,48 x RNO Bosco della Favara e Bosco Granza 11 Bosco di Orippotto C.da Montaspro Isnello (PA) Lecceta mesoxerofila 31,12 x x Parco Regionale delle Madonie 12 Bosco di Pomieri C.da Pomieri Petralia Sottana Querceto di rovere 6,54 x x Parco Regionale delle Madonie 13 Bosco comunale di Monticelli C.da Bosco Castelbuono Lecceta mesoxerofila 5,19 x x Parco Regionale delle Madonie 14 Faggeta di Cozzo Luminario Cozzo Luminario Castelbuono Faggeta mesofila calcifila 1,86 x x Parco Regionale delle Madonie 15 Agrifogli di Piano Pomo Piano Pomo Petralia Sottana Formazioni ad agrifoglio 2,84 x x Parco Regionale delle Madonie 16 Bosco di Gibilmanna C.da Pianetti Gratteri Querceto xerofilo di roverella dei substrati silicatici 13,81 x x Parco Regionale delle Madonie 17 Bosco del Fanuso C.da Fanuso Godrano Querceto mesoxerofilo di roverella 4,89 x x RNO Bosco della Ficuzza, Rocca Busambra… 18 Bosco di Calatamauro S Maria del Bosco Contessa Entellina Lecceta xerofila mesomediterranea 15,30 x x RNO Monte Genuardo e Santa Maria del Bosco Tabella 11.2.1 - Estensione delle principali unità di paesaggio della Regione. 191 11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario della Regione Siciliana (vincoli, bioclima, geologia ecc.). Sul totale dei 25 siti sottoposti a indagine, 18 sono stati considerati idonei ad essere inseriti nella lista di questa verifica preliminare sui boschi vetusti della Sicilia (Tabella 11.2.1). I boschi selezionati sono localizzati quasi esclusivamente nell’ambito dei principali complessi montuosi siciliani (Figura 11.2.1), ragion per cui anche da un punto di vista amministrativo si registra una concentrazione su poche province (soprattutto Palermo e Catania). La superficie di questi boschi, con l’eccezione di pochi, come la Pineta Ragabo o il Bosco di Malabotta, è contenuta, con valori sovente Sistema informativo Forestale Regionale tutto i querceti caducifogli del piano montano (Cerrete e Querceti di Rovere), i querceti caducifogli di Roverella e i querceti sempreverdi (Leccete e Sugherete), con superfici rispettivamente di 36, 78 e 35 ettari (Grafico 11.2.1). Dall’analisi delle caratteristiche selvicolturali è emerso che non tutti i siti esaminati si configurano come formazioni forestali vetuste, bensì più propriamente come popolamenti o gruppi di alberi vetusti (vedi ad esempio il Querceto di Monte Arso gli Agrifogli di Piano Pomo) che, comunque, sono stati inseriti nel presente studio in attesa di meglio definire una metodologia d’indagine e classificazione delle formazioni vetuste adattata alla specificità del territorio siciliano. Le formazioni indagate sono inoltre, da un punto di vista strutturale, costituite da fustaie o da soprassuoli transitori, prevalentemente a struttura biplana o raramente pluristratificata, con composizione mono o plurispecifica. Le specie arboree riscontrate risultano in gran parte ecologicamente coerenti. La composizione dello strato arbustivo ed erbaceo si è rivelata sovente ricca di specie di pregio e di note- vole interesse fitogeografico, soprattutto per i siti individuati lungo la dorsale settentrionale dell’Isola (Madonie e Nebrodi). Gli altri attributi rilevati hanno fornito indicazioni sul funzionamento ecologico, sul grado di biodiversità e sull’intensità della pressione antropica. L’analisi qualitativa condotta ha evidenziato che le formazioni indagate presentano, in linea generale e sia pur con significative differenze tra i vari siti, un buon grado di funzionalità ecologica, tale da permettere l’insediamento di comunità vegetali ed animali più esigenti in termini di qualità e stabilità delle condizioni ecologiche (varie specie di licheni, vertebrati e invertebrati legati a particolari habitat, ecc.). Si ritiene pertanto che queste formazioni, pur non presentando all’attualità un elevato grado di vetustà, mostrino per alcune caratteristiche strutturali e funzionali, quali l’età media del soprassuolo arboreo, la complessità e integrità della vegetazione, le caratteristiche ecologiche e il basso livello di disturbo antropico, condizioni di avviamento alla vetustà (formazioni potenzialmente vetuste). Grafico 11.2.1 - Distribuzione dei boschi vetusti per tipo forestale. 192 11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario Foto 11.2.3 - Suggestivo scorcio del Bosco della Tassita nei pressi di Caronia sui Nebrodi. In primo piano alcuni esemplari vetusti di faggio, acero montano e tasso. Foto 11.2.4 - Faggeta nei pressi di Cozzo Luminario in territorio di Castebuono (PA). Foto 11.2.5 - I “Patriarchi” del Bosco di Malabotta, nei pressi di Montalbano Elicona (ME). Foto 11.2.6 - Monumentale esemplare di leccio nel Bosco di Orippotto sulle Madonie. Premessa Il fenomeno degli incendi boschivi rappresenta il più grave fattore perturbativo delle coperture forestali. Ciò vale particolarmente per la realtà siciliana. Il passaggio del fuoco determina effetti che variano nella loro tipologia, intensità e collocazione. In numerosi casi, a seguito degli incendi, si verifica una sostanziale variazione della copertura forestale. È di grande interesse conoscere tale aspetto. Si tratta di trasformazioni improvvise, che, nel volgere di breve tempo, fanno cambiare la consistenza della copertura forestale in termini quantitativi e qualitativi. La variazione di copertura forestale che si verifica a seguito dell’incendio può avere durata temporale assai diversificata a seconda delle situazioni. Questi aspetti devono essere approfonditi essenzialmente in due direzioni: la prima è relativa alla conoscenza dell’andamento degli eventi, la seconda è rapportata alla modalità con la quale la copertura forestale si ricostituisce. Per l’andamento degli eventi si può fare un primo riferimento alle statistiche che corredano il piano AIB redatto dalla Regione secondo quanto stabilito dalla Legge Quadro Nazionale 353 del 2000. Nel piano si riportano gli andamenti degli incendi e la loro collocazione temporale e spaziale sul territorio; inoltre si dispone che tali dati vengano annualmente aggiornati. Tuttavia, affinché queste informazioni siano complete, si richiede un approfondimento che vada oltre quanto può emergere dalla statistica descrittiva: serve infatti una descrizione inven- tariale di dettaglio, poiché l’effettiva risposta al passaggio del fuoco è offerta dall’insieme delle caratteristiche che il bosco e la copertura forestale in genere assumono in tempi sufficientemente lunghi. Questa affermazione può essere meglio apprezzata se si considerano i numerosi fattori di variabilità dell’andamento degli incendi. Tra un anno e quello successivo, nel susseguirsi di andamenti meteorologici differenti, si assiste infatti ad una variazione notevole del numero degli eventi e della superficie che essi percorrono. Ogni anno rappresenta un caso particolare. Le espressioni di statistica descrittiva - come superficie media, mediana, massima e minima - esprimono un andamento che può delineare alcune scelte operative e pianificatorie; tuttavia non possono essere sufficienti per la comprensione totale del fenomeno. È noto infatti che, a fronte di eventi più numerosi, spesso si hanno anche maggiori superfici unitarie percorse; ad esse corrisponde una maggiore severità degli eventi stessi. Pertanto, in corrispondenza di anni con incendi estesi, si riscontrano danni più che proporzionali al crescere della superficie percorsa. Vi è poi un altro fattore di variabilità legato alla tipologia di copertura colpita e alla sua capacità di recuperare i traumi subiti. Infatti, a parità di superficie, si verificano situazioni assai differenti a seconda che siano colpite coperture resilienti o resistenti (Box 1). In queste ultime, spesso, fronti di fiamma di bassa intensità non creano alcun effetto dannoso; per contro, se si verifica un incendio di chioma, si determinano conseguenze assai gravi e durature. Nelle coperture resilienti, invece, anche eventi di basa severità, caratterizzati da intensità lineare contenuta, possono determinare l’eliminazione totale del soprassuolo, anche se, in questo caso, si può verificare una veloce ricostituzione naturale, che in tempo relativamente breve riporta la copertura allo stato originale. Tutte queste considerazioni evidenziano l’elevata variabilità degli eventi nel tempo, nello spazio e nelle conseguenze. Ciò comporta la necessità di approfondire il livello conoscitivo anche attraverso le indagini inventariali, che possono divenire strumento di base per la pianificazione. Per attuare la descrizione delle coperture e degli effetti conseguenti al passaggio del fuoco si può fare ricorso a vari strumenti. Tra questi può risultare particolarmente utile il metodo che descrive i parametri fisico-chimici dei combustibili in funzione dei quali si sviluppa il fronte di fiamma. è utile, BOX 1 - Resistenza e resilienza al passaggio del fuoco Il termine resilienza, in ecologia, indica la capacità di un ecosistema di recuperare la fisionomia e la funzionalità originarie dopo un disturbo. Nel caso degli incendi, risultano resilienti quelle formazioni vegetali che possono essere danneggiate o completamente distrutte, nella parte epigea, da fronti di fiamma anche di non elevata intensità, ma che sono in grado di ricostituirsi velocemente attraverso ricaccio vegetativo, veloce e vigoroso. Le formazioni della macchia mediterranea, ad esempio, costituiscono un tipo di vegetazione resiliente. La resistenza indica invece la capacità di tollerare, senza eccessivi danni, fronti di fiamma anche abbastanza intensi, purché al di sotto di una soglia limite, oltre la quale si determina, al contrario, la morte di gran parte delle piante che non sono più in grado di rigenerarsi né per via vegetativa, né per via gamica. La sughera e il larice costituiscono esempi di specie resistenti. 193 11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario 11.3 Incendi boschivi Sistema informativo Forestale Regionale inoltre, individuare le correlazioni tra i vegetali intesi esclusivamente come combustibili e la tipologia forestale. In tale modo viene assicurato il legame tra l’aspetto puramente fisico del passaggio del fuoco, le sue conseguenze e le peculiarità bio-ecologiche delle formazioni forestali. Il collegamento tra questi aspetti, reso evidente dalle indagini inventariali, crea un patrimonio conoscitivo funzionale a scelte di pianificazione che indicano non solo il carattere di priorità degli interventi di prevenzione e di estinzione, ma fanno emergere altre possibili scelte programmatiche più avanzate. La conoscenza delle conseguenze che emerge dalle indagini inventariali può così indirizzare il piano verso il fire management, che consente di modulare gli interventi in rapporto alle peculiari esigenze forestali del luogo in cui si sviluppa il fuoco. 11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario BOX 2 - il rilievo dei danni da incendio. Il rilievo dei danni da incendio all’interno della metodologia IFRS, costituisce uno degli elementi valutati per la definizione dello stato fitosanitario del soprassuolo. Per ciascun punto l’area di indagine si estende per 2.000 m2 e la quantificazione dei danni da incendio, nei casi in cui il soprassuolo non è stato completamente distrutto, si basa sulla stima visiva della sua diffusione rispetto alla superficie d’insidenza delle specie arboree e arbustive. I danni diffusi su meno del 30% della superficie di insidenza delle specie prevalenti sono considerati di moderata entità e non vengono ulteriormente dettagliati, mentre quando la diffusione supera il 30% si distinguono una soglia di media entità (fino al 60%) e una di elevata entità (oltre il 60%). In merito alla localizzazione dei danni si distinguono due casi: danni prevalentemente a carico del sottobosco e danni prevalentemente a carico del soprassuolo. La metodologia prevede anche l’indicazione della specie più danneggiata, che molto spesso corrisponde alla specie più abbondante e caratterizzante le singole categorie forestali. Andamento degli eventi I dati del Piano Operativo Antincendio Boschivo della Regione (anno 2009), relativi al triennio 20062008, evidenziano forti oscillazioni nell’entità della superficie annualmente percorsa dagli incendi (Tabella 11.3.1). Nel 2006 la superficie forestale percorsa dal fuoco si è attestata sui 4.700 ettari, mentre nel 2007 è salita a oltre 15.400 ettari. Analogamente la superficie non forestale (pascoli, aree agricole) percorsa da incendi è passata dagli 8.800 ettari del 2006 a 31.200 ettari del 2007. Nel 2008 fortunatamente il fenomeno si è ridimensionato, pur attestandosi su valori superiori a quelli del 2006 (4.090 ettari di superficie forestale e 16.140 di superficie non forestale). L’estrema variabilità della superficie interessata dagli incendi conferma l’imprevedibilità del fenomeno e le difficoltà di un suo inquadramento in termini puramente statistici. 194 Anno 2006 2006 2007 2007 2008 2008 Provincia superficie forestale (ha) superficie non forestale (ha) superficie forestale (ha) superficie non forestale (ha) superficie forestale (ha) superficie non forestale (ha) AG 552 3.408 937 9.488 162 5.775 CL 297 385 390 1.737 396 1.084 CT 345 582 1.780 1.679 625 1.259 EN 725 191 1.942 3.624 557 2.264 ME 654 681 4.585 6.795 464 1.437 PA 1.105 1.237 4.400 2.970 1.298 1.582 RG 46 194 113 707 113 391 SR 117 189 474 1.081 336 1.116 870 1.942 809 3.118 141 1.238 4.709 8.808 15.432 31.199 4.091 16.145 TP REGIONE Totale per anno (ha) 13.517 46.631 20.235 Tabella 11.3.1 - Superficie percorsa da incendi nel triennio 2006-2008 in ciascuna Provincia, distinta tra aree boscate e non (dati del Piano Operativo Antincendio Boschivo – 2009). Nell’ambito dei rilievi inventariali è stata dedicata particolare attenzione ai danni da incendio, in modo da far emergere non solo le superfici forestali in cui, all’epoca del rilievo, l’intero soprassuolo risultava momentaneamente distrutto dal passaggio del fuoco, ma anche quelle dove, pur permanendo una certa copertura forestale, si registravano comunque danni d’intensità più o meno rilevante sulle specie arboree e arbustive. I dati inventariali confermano che gli incendi, in Sicilia, costituiscono la principale causa di danneggiamento delle formazioni forestali. Considerando solo i casi in cui l’entità del danno da incendio sulle specie forestali risulta maggiore del 30% (Box 2), si registrano almeno 18.800 ettari di superficie forestale interessata dal passaggio del fuoco. La distribuzione del fenomeno tra le diverse categorie inventariali mostra significative differenze (Grafico 11.3.1), con un picco in corrispondenza delle aree temporaneamente prive di soprassuolo (ATPS). Questa categoria comprende tutte le superfici forestali prive di vegetazione arborea/arbustiva (o con copertura arborea/arbustiva minore del 10%) per cause antropiche o accidentali. L’uso del termine “temporaneamente” non è casuale, poiché presuppone che, a seguito dell’evento, la vegetazione forestale possa comunque ricostituirsi entro tempi non troppo lunghi. La categoria si suddivide a sua volta in due sotto-categorie, che individuano rispettivamente le ATPS per cause antropiche (utilizzazioni forestali) e quelle per calamità naturali e cause accidentali (incendi, frane, valanghe, eventi climatici estremi ecc...). Queste ultime rappresentano oltre il 95% dell’intera categoria (11.446 ettari) e la causa più frequente che le ha originate è appunto rappresentata dal passaggio del fuoco. Come si può osservare nel Grafico 11.3.1, le maggiori superfici interessate da danni di entità medio- Grafico 11.3.1 - Danni da incendio (entità media e elevata) - percentuale di superficie interessata in ciascuna categoria inventariale. Figura 11.3.1 - Superficie forestale interessata da danni da incendio in ciascuna provincia e relativa entità del danno valutata in base all’area d’insidenza delle specie arboree/arbustive. La classe 30-59% individua i danni di entità media, la classe ≥ 60% individua i danni di entità elevata (la dimensione delle torte è proporzionale all’estensione della superficie danneggiata in ciascuna provincia). Grafico 11.3.2 - Percentuale di superficie forestale interessata da danni da incendio (di entità media ed elevata) in ciascuna provincia 195 11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario Danni da incendio Sistema informativo Forestale Regionale alta si registrano in corrispondenza dei boschi alti e degli arbusteti. Non si registrano, invece, danni all’interno degli impianti di arboricoltura. La distribuzione riportata in Figura 11.3.1 evidenzia una maggiore estensione di superficie danneggiata dagli incendi in corrispondenza delle province più boscate (Palermo con 7.341 ettari e Messina con 3.796 ettari); tuttavia solo per Palermo si conferma anche un’incidenza relativa significativa (Grafico 11.3.2), prossima al 7% della superficie forestale provinciale. I valori più elevati in termini relativi si riscontrano nella provincia di Trapani, dove oltre il 9% della superficie forestale presenta danni da incendio di media o forte intensità. Gli incendi non hanno interessato in misura uguale tutte le categorie forestali, ve ne sono alcune, infatti, dove i danni risultano assenti o di entità moderata (ad esempio faggete e orno-ostrieti), mentre altre risultano soggette a danni di medioforte intensità. Tra queste ultime le maggiori superfici si riscontrano per i rimboschimenti (3.509 ettari), i querceti di rovere e roverella (2.570 ettari), BOX 3 - pericolo e rischio d’incendio I termini consolidati nel campo degli incendi boschivi talvolta non coincidono con quelli adottati in altri settori. I termini pericolo e rischio non sono sinonimi e non possono essere utilizzati indifferentemente. Il rischio d’incendio boschivo esprime la sommatoria di pericolo e di vulnerabilità. Il pericolo d’incendio esprime la probabilità che si verifichi un incendio sia in termini di possibilità d’inizio, sia di propagazione. Il pericolo contempla due scale temporali: quella dinamica legata alle condizioni d’innesco che variano velocemente (condizioni metereologiche) e quella statica legata a variabili predisponenti che variano solo in tempi lunghi (vegetazione). La vulnerabilità esprime gli effetti potenziali del passaggio del fuoco sugli ecosistemi, sui manufatti e sull’uomo. 196 11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario gli arbusteti di tipo mediterraneo (3.648 ettari) e le leccete (1.114 ettari). Nelle categorie residue la superficie interessata risulta sempre abbondantemente inferiore. Occorre però sottolineare che, sebbene i valori assoluti di superficie danneggiata siano significativamente differenziati, l’incidenza relativa, in relazione all’estensione di ciascuna categoria, non mostra particolari differenze, con la sola eccezione delle cerrete (Grafico 11.3.3). Nella maggior parte dei casi, quando i danni da incendio sono superiori al 30% interessano l’intero soprassuolo o comunque l’intero piano verticale. Si tratta quindi prevalentemente di incendi di chioma (Grafico 11.3.4). Modelli di combustibile L’assegnazione del modello di combustibile ha rappresentato uno degli aspetti più difficoltosi del rilievo di Fase 2. Alcune formazioni infatti, anche per le loro caratteristiche fisionomiche , non sono risultate ben inquadrabili all’interno dei modelli disponibili, pertanto l’assegnazione è stata fatta interpretando nel senso più ampio possibile le definizioni associate ai modelli. Nel loro insieme, però, i modelli possono fornire utili indicazioni, a scala regionale e provinciale, sulla quantità media di materiale presente nelle varie categorie e sulla conseguente pericolosità degli incendi. Il Grafico 11.3.5 riporta i valori medi di quantità di combustibile ad ettaro che si ottengono per ciascuna categoria inventariale. I valori più elevati si riscontrano nei boschi bassi e negli arbusteti, dove sono ben rappresentati i modelli di combustibile del gruppo arbustivo (in particolare i modelli n. 4-6 e 7), caratterizzati da significative concentrazioni di materiale vegetale entro i primi 2 metri di altezza Grafico 11.3.3 - Superficie (in ettari) delle diverse categorie forestali interessata da danni di entità media o elevata (sopra) e incidenza percentuale dei danni in rapporto alla superficie della categoria (sotto). Sono state omesse le categorie forestali in cui non sono stati segnalati danni d’intensità media o elevata. Grafico 11.3.4 - Tipo di danno da incendio in ciascuna categoria forestale (ettari di superficie interessata) . Sono state omesse le categorie forestali in cui non sono stati segnalati danni d’intensità media o elevata. BOX 4 - cosa sono i modelli di combustibile I modelli di combustibile sono schemi attraverso i quali si descrivono i parametri fondamentali di un insieme omogeneo di vegetali combustibili, estesi a sufficienza per sostenere un comportamento costante del fronte di fiamma sviluppato. La classificazione utilizzata nell’IFRS si basa sullo standard Fire Behaviour che individua 13 modelli classificati in 4 gruppi principali: praterie, arbusteti, lettiere di boschi, residui di utilizzazioni forestali, distinti in base alla localizzazione prevalente del combustibile presente. Per ogni modello viene individuata sia la tipologia di combustibile prevalente, sia la quantità di combustibile espressa in tonnellate ad ettaro (in genere viene indicata una quantità minima e una massima). Non c’è una corrispondenza univoca tra i modelli di combustibile e l’uso del suolo: in un bosco con piano erbaceo continuo, ad esempio, il modello di riferimento apparterrà alla categoria delle praterie, poiché l’elemento propagatore del fuoco è rappresentato dalla componente erbacea. Allo stesso modo, in molti casi, non c’è una correlazione tra la categoria inventariale (o forestale) e i modelli di combustibile, ad esempio una pineta densa in cui a livello del suolo è presente un strato di lettiera indecomposta verrà classificata tra i modelli delle lettiere, mentre una pineta più rada con un sottobosco arbustivo rientrerà tra i modelli arbusteto. Gruppo Praterie Praterie Praterie Arbusteti Arbusteti Arbusteti Arbusteti Lettiere di bosco Lettiere di bosco Lettiere di bosco Residui utilizzazioni forestali Residui utilizzazioni forestali Residui utilizzazioni forestali Modello n. Quantità di combustibile (t/ha) Mod. 1 Mod. 2 Mod. 3 Mod. 4 Mod. 5 Mod. 6 Mod. 7 Mod. 8 Mod. 9 Mod. 10 1-2 5-10 4-6 25-35 5-8 10-15 10-15 10-12 7-9 30-35 Mod. 11 25 Mod. 12 >80 Mod. 13 >120 Tabella 11.3.2 - Quantità di combustibile presente in ciascun modello di combustibile. Grafico 11.3.5 - Quantità media di combustibile presente all’interno delle singole categorie inventariali: valori in tonnellate ad ettaro (per le categorie inventariali superfici forestali irraggiungibili e superfici incluse, non essendo disponibile alcun dato, non è stato possibile calcolare un valore medio). Grafico 11.3.6 - Quantità complessiva di combustibile presente in ciascuna categoria inventariale: valori in migliaia di tonnellate (per le categorie inventariali superfici forestali irraggiungibili e superfici incluse, non essendo disponibile alcun dato, non è stato possibile calcolare un valore totale). Grafico 11.3.7 - Ripartizione dei modelli di combustibile nelle categorie forestali dei boschi alti. 197 11. Ulteriori informazioni desumibili dall’Inventario dal suolo (Grafico 11.3.6). Esaminando in dettaglio le categorie forestali dei boschi alti (Grafico 11.3.7), emerge una significativa diffusione di modelli afferenti al gruppo delle praterie e a quello degli arbusteti: molti boschi infatti presentano una copertura arborea discontinua che consente l’affermazione di un sottobosco erbaceo o arbustivo, determinanti ai fini dell’assegnazione del modello. I modelli del gruppo arbusteti sono molto frequenti nelle formazioni del piano basale e in quelle della fascia collinare (sugherete, querceti di rovere e roverella, pinete mediterranee). I modelli più tipicamente legati ai boschi densi (lettiere di bosco) risultano frequenti soprattutto nelle faggete, nelle pinete di pino laricio e nei castagneti. I modelli del gruppo residui utilizzazioni forestali, generalmente poco rappresentati, sono stati impiegati non solo in corrispondenza di formazioni effettivamente sottoposte ad utilizzazioni forestali, ma in tutti i contesti caratterizzati da rilevanti quantità di combustibile secco a terra (ad esempio boschi soggetti a forti danni fitosanitari o a schianti per eventi meteorici). Sistema informativo Forestale Regionale 12. Prospettive e aspetti innovativi del Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana 12. Prospettive e aspetti innovativi del Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana Negli ultimi decenni si assiste a una profonda trasformazione del settore forestale: nuove funzioni e ruoli produttivi e sociali ne hanno determinato una crescita dell’importanza, ma anche della complessità. In questo contesto, per vari aspetti contraddittorio, emerge e si vanno affermando indirizzi di gestione sostenibile volti a rendere operative anche in questo settore, in modo coordinato e trasparente, le esigenze di tutela dell’ambiente, di rispetto dei problemi sociali e di efficienza economica. La gestione delle risorse forestali è un processo: • in cui le responsabilità sono distribuite su più soggetti; • fortemente condizionato dalla variabilità dei contesti territoriali in cui si opera (condizioni ecologiche, economiche, sociali). È di conseguenza utile procedere all’individuazione di standard di sostenibilità tenendo presente questa variabilità di soggetti coinvolti e di contesti di applicazione. Secondo la definizione data dal Millennium Ecosystem Assessment, i servizi ecosistemici sono: “i benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano”. Gli ecosistemi forestali, preforestali e pastorali sono in ambiente mediterraneo i più significativi ambienti naturali e seminaturali terrestri per i quali dunque, oltre che per il suo valore intrinseco, la biodiversità è importante come fonte di beni e risorse di cui beneficiano tutte le co- 198 munità viventi. La perdita di biodiversità comporta una diminuzione della funzionalità degli ecosistemi che provoca una crescente instabilità dei sistemi naturali e seminaturali. Le aree protette e le reti ecologiche territoriali costituiscono uno degli strumenti più importanti per la conservazione e per il mantenimento della funzionalità dei processi ecologici del Pianeta. Grazie al lavoro di tecnici qualificati e numerosi dell’amministrazione e del gruppo di lavoro del progetto e ai contributi di esperti e studiosi, il progetto si è posto l’obiettivo di raccogliere informazioni a livello regionale, per un set di indicatori coerente con gli standard internazionali più avanzati, finalizzati a: • linee guida per il mantenimento della funzionalità degli ecosistemi forestali; • superamento dell’antitesi tra conservazione dell’ambiente e sfruttamento economico delle risorse naturali, tramite l’applicazione di metodi di gestione forestale sostenibile, cioè compatibili con i limiti di funzionalità degli ecosistemi, senza ridurne la complessità e la diversità; • affrontare il problema dell’ abbandono, legato alla forbice tra una diminuita convenienza economica e una accresciuta offerta di beni pubblici; inoltre, è necessario individuare le modalità più efficaci ed efficienti di gestione pubblica delle risorse nel settore forestale (quali in particolare l’esigenza di rendere operativi i concetti di PES - payments for environmental services e di sussidiarietà orizzontale con un maggior coinvolgimento delle imprese e della società civile e una diminuzione dell’intervento pubblico diretto di gestione). Gli indicatori diventano fondamentali per valutare le prestazioni ambientali della gestione forestale: ciò non è banale, come a prima vista potrebbe apparire, dato che tradizionalmente gli indicatori della gestione forestale sono stati legati in modo prevalentemente univoco, direttamente o indirettamente, al solo trinomio “provvigione legnosa / incremento corrente / ripresa legnosa” e che, in passato, l’unica sostenibilità conosciuta era quella della produzione, con i suoi effetti collaterali di tecnicismi economico-finanziari o al massimo di considerazione, ma non contabilizzazione, degli ”effetti scia”, che davano per acquisiti, con la produzione legnosa, anche gli altri beni e servizi; oggi, e tanto più in una regione in cui, contraddittoriamente, i prelievi legnosi sono praticamente insignificanti, è necessario provvedere all’integrazione di fonti e obiettivi diversificati: • il piano di gestione costituisce sempre di più l’elemento di base operativo per la gestione sostenibile: ciò, nella prospettiva di un approccio basato su un orizzonte temporale di medio periodo (10-15 anni) e su aree vaste, Tuttavia da questo punto di vista è necessario prevedere ulteriori indagini; il SIF costituisce un’ottima base di partenza (per esempio, rispetto al ruolo dei prodotti forestali non legnosi, che in ambiente mediterraneo hanno maggiore significato economico del legname), per colmare il notevole ritardo nel campo delle tecniche inventariali e gestionali; • per la Sicilia, infine, la carenza di valutazioni economiche ha, come accennato, un aspetto problematico in più: la considerevole spesa pubblica nel settore (con il record nazionale degli oltre 30.000 operai forestali e gli investimenti nell’anti-incendio) richiede trasparenza non solo economica, ma anche contabile. è bene pensare subito a come utilizzare il nuovo livello delle conoscenze acquisito: sappiamo ciò che c’è in bosco e ciò che si spende per il bosco siciliano, è opportuno rendere non contraddittorie l’efficienza della gestione e la valorizzazione delle risorse. La Regione Siciliana ha infatti realizzato un progetto che fornirà informazioni fondamentali per diverse politiche ambientali territoriali, con lo scopo di migliorare la conoscenza del territorio al fine di valorizzare le potenzialità di sviluppo, promuovendo l’area e contrastando il fenomeno, in continua crescita, dello spopolamento delle aree agricole, in particolare montane, e per quelle settoriali forestali, riempiendo uno storico vuoto già evidenziato nel corso di numerosi progetti quali quelli pilota dei Piani Territoriali Forestali, realizzati nel recente passato con l’Accademia Italiana di Scienze Forestali . Il SIF documenta come il capitale naturale costituisca anche in Sicilia la base del recupero possibile di un uso multifunzionale dei sistemi agroforestali. 12. Prospettive e aspetti innovativi del Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana deve indurre all’elaborazione di nuovi approcci sistemici e complessi nella pianificazione aziendale e territoriale; • al piano di gestione va strettamente connesso il sistema di monitoraggio tramite indicatori, e in questa ottica diventa particolarmente efficace l’ausilio di avanzati strumenti inventariali e cartografici per la raccolta ed elaborazione dei dati al fine di poter agevolmente acquisire, gestire e aggiornare la massa di informazioni di varia natura che viene richiesta; per ridurre i costi connessi, in questa direzione è utile che le amministrazioni pubbliche predispongano e rendano accessibili ai tecnici forestali, e anche direttamente ai proprietari, dati e informazioni di vario tipo (database geografici, catasto digitale, immagini telerilevate ad alta e altissima risoluzione, banche dati aggiornate, adozione di strumenti GPS su portanti cellulari e palm computer da campo, ecc.): in questa direzione ha appunto proceduto l’esperienza di realizzazione del sistema informativo forestale (SIF) della Regione Siciliana; • rispetto agli approcci tradizionali di valutazione, maggiore e specifica attenzione è stata dedicata alla verifica degli aspetti sociali e ambientali del bosco: la conservazione della biodiversità risulta ormai un dato di fatto acquisito nella percezione dei tecnici, a prescindere dall’apposizione di vincoli specifici. Del resto, l’analisi del settore forestale proposta dagli economisti da tempo sarebbe non più riduttiva (foresta = legno da commercializzare): gli strumenti per valutare altre funzioni sono stati sviluppati da decenni, sia a livello micro (HP, TCM, CVM, CE, ...) che a livello macro (contabilità ambientale). L’invisibilità del valore della biodiversità nelle analisi economiche ha purtroppo, sino ad oggi, incoraggiato l’uso inefficiente e distruttivo dei sistemi naturali, che non sono stati debitamente ‘tenuti in conto’. La biodiversità in tutte le sue dimensioni, la qualità, quantità e diversità degli ecosistemi, delle specie e dei patrimoni genetici, necessita infatti di essere preservata non solo per ragioni sociali, etiche o religiose ma anche per i benefici economici che essa provvede alle attuali e future generazioni. Il problema della perdita di biodiversità ha assunto rilevanza nelle aree agricole e forestali, dove tra l’altro si trovano le aree di Rete Natura 2000, ed è più in generale una questione sempre più legata allo sviluppo rurale; la rilevanza è ancora maggiore nelle aree costiere, notoriamente fragili. SIF consentirà di avere dati aggiornati per agire a contrasto della perdita di biodiversità con idee progettuali specifiche, attraverso la realizzazione di modelli gestionali innovativi, favorendo la conservazione e l’incremento della biodiversità delle aree agricole, forestali e seminaturali, anche tramite la programmazione integrata degli interventi dei soggetti privati e pubblici. Ai fini della valorizzazione multifunzionale delle foreste, è necessaria infatti una gestione forestale differenziata in base ad una zonizzazione funzionale che consideri le esigenze dei portatori d’interesse. I piani aziendali e soprattutto quelli territoriali, come già evidenziato, devono tendere a valorizzare le potenzialità dei diversi tipi forestali, prendendo in considerazione gli obiettivi di portata più vasta: in alcuni casi si può anche sacrificare il funzionamento di un tipo forestale a vantaggio di altri habitat per la salvaguardia di specie oggetto di protezione da parte delle Direttive Comunitarie, o per movimentare i pattern ambien- 199 Sistema informativo Forestale Regionale tali, sia verticalmente, sia orizzontalmente, creando un mosaico territoriale variegato con una più armonica alternanza della componente arborea nelle aree di bosco - non bosco - alberi fuori foresta. La gestione del paesaggio è infatti argomento particolarmente sentito da molti portatori d’interesse: è collegata al turismo perché incide sul mosaico paesaggistico e, soprattutto, per la problematica dell’espansione incontrollata del bosco. In particolare, nel SIF sono stati realizzati differenti strumenti di conoscenza per la pianificazione e sono state messe in luce le affinità e le criticità territoriali e le potenzialità degli strumenti conoscitivi per la pianificazione, con metodologie innovative e indicazioni operative per la conservazione della biodiversità e per la valorizzazione dei servizi ecosistemici. Il valore di una foresta è infatti ancora troppo spesso misurato solo in base al legname o al combustibile che può essere ricavato dall’abbattimento dei suoi alberi: la crescente attenzione ai valori ambientali porta invece ad una maggiore consapevolezza dell’importanza delle foreste, atteso che il valore della funzione produttiva legnosa ammonta mediamente a meno di un terzo del valore economico totale. Peraltro il SIF non fornisce direttamente una valutazione del valore delle funzioni, ma mette le basi per queste conoscenze (al momento, però, al povero quadro delle funzioni economiche tradizionali - si pensi alla scarsità di informazioni sui PFNL - non si aggiungono informazioni economiche sui servizi). Un apporto peculiare del SIF è dato dalle prime applicazioni tematiche realizzate, quali le stime dei danni da incendio, la gestione degli illeciti, la gestione delle pratiche del vincolo idrogeologico, ma soprattutto dalle potenzialità di innovazione che il sistema consente: si pensi alla 200 12. Prospettive e aspetti innovativi del Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana possibile individuazione delle zone suscettibili di ulteriore espansione del bosco e delle piantagioni senza pregiudizio della biodiversità a livello di paesaggio, alla messa a punto delle linee guida per la difesa e rinaturalizzazione dei popolamenti esistenti o più in generale della gestione delle dinamiche abbandono/rinaturalizzazione (rewilding) e consumo/sparizione dei paesaggi agrari tradizionali. E cosi, ancora, il controllo climatico mediante l’assorbimento (sequestro) del biossido di carbonio e il ruolo delle biomasse legnose a scopo bioenergetico, la difesa del suolo e la protezione quali-quantitativa delle risorse di acqua dolce (è molto importante sviluppare il vasto tema delle relazioni tra copertura forestale e ciclo dell’acqua nelle aree mediterraneee, a partire dai bacini); e poi, le produzioni non legnose e le attività ricreative, il monitoraggio e controllo delle specie invasive, pericolose quando sono a rapida diffusione e capacità di copertura (e che possono comportare riduzione della biodiversità, alterazione della funzionalità e riduzione dei servizi ecosistemici, inclusi produzione e salute), sono alcuni degli altri servizi che le foreste offrono a tutta la comunità. Questi servizi sono particolarmente importanti in Sicilia: visto che per molti di essi non esiste un mercato, spesso se ne causa o subisce la perdita o il degrado, malgrado il loro elevato valore, solo per mancanza di consapevolezza. Queste sono dunque esternalità positive, legate a servizi ecosistemici oggi sempre più riconosciuti ma non remunerati, che vengono generate da una corretta gestione del patrimonio forestale e che potrebbero compensare la scarsa realtà produttiva del settore forestale garantendo una efficiente gestione del territorio con indubbi benefici generali. I principali processi per incrementare la multifunzio- nalità da un lato e ridurre rischi e degrado dei servizi ambientali degli ecosistemi dall’altro, per quanto concerne il settore forestale, sono: • migliorare le politiche specifiche del settore agro-forestale, • promuovere l’integrazione territoriale, • attuare pianificazione e gestione forestale sostenibili. I risultati del lavoro e la versatilità del SIF consentiranno di facilitare l’integrazione dei processi decisionali fra diversi dipartimenti e settori così come fra istituzioni appartenenti ai diversi livelli di pianificazione, per assicurare che le politiche siano focalizzate sulla conservazione e la promozione dei servizi dell’ecosistema, consentendo più agevolmente il riconoscimento del principio di appartenenza del- le risorse naturali alle comunità locali, cooperando cosi alla messa in opera della sussidiarietà. Alcuni importanti aspetti che il SIF consentirà di analizzare in modo quantitativo e interdisciplinare sono legati alle sfide chiave del futuro della pianificazione territoriale: • le criticità e interconnessioni nello sviluppo rurale, • la limitazione al consumo di suolo e soprattutto di suolo pregiato, • le strategie di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici, • le specificità della pianificazione forestale, dall’adozione di strumenti a livello territoriale (a es. i Piani Forestali Territoriali) alla ricerca dei tipi forestali da tutelare in quanto vetusti o di alto pregio, mento preferenziale di conoscenza e di azione per la gestione multifunzionale delle foreste, riconosciuto a livello comunitario e nazionale. Attraverso questi strumenti conoscitivi presenti nel SIF è così possibile ottenere indicatori scientificamente consistenti e ufficialmente riconosciuti a livello locale, nazionale e internazionale. In sintesi dunque, il sistema informativo forestale della Regione Siciliana si configura come un inventario integrato multiobiettivo e multilivello e consiste nel rilevamento campionario delle cenosi forestali e dei sistemi naturali e seminaturali ad esse dinamicamente collegati, a livello di popolazioni, habitat, tipi forestali, ecosistemi e paesaggio, inquadrati nel contesto delle unità amministrative provinciali. In questa ottica il SIF può essere considerato come un sistema permanente di analisi ambientale da collegare organicamente non solamente alla gestione forestale, ai vari livelli operativi, ma anche alla stessa struttura del sistema di pianificazione territoriale regionale. Di seguito vengono ribaditi alcuni aspetti di particolare innovatività nella metodologia impiegata nei rilevamenti inventariale (IFRS) e cartografico. (1) Tradizionalmente gli inventari forestali sono stati realizzati con il precipuo scopo di accertare la quantità di risorse forestali e la loro disponibilità ai fini di un uso prevalentemente produttivo. L’impronta metodologica che ne è derivata ha risentito in molti casi di tale impostazione, come a esempio si può ancora riscontrare nei trattati in materia. In considerazione delle attuali e future esigenze della pianificazione forestale e ambientale, la caratterizzazione quali-quantitativa dei sistemi forestali operata dall’IFRS è indirizzata a una analisi del bosco come sistema complesso e multifunzionale. Le informazioni ritraibili riguardano non solamente i prodotti legnosi, ma anche i servizi ecosistemici connessi ai sistemi forestali. Tra l’altro, uno specifico approfondimento è stato condotto dall’IFRS in merito ai prodotti non legnosi: considerate la crescita di occasioni di reddito e la fruizione turistico-ricreativa e culturale a essi collegate, risulta sempre più fondamentale la certificazione e la tracciabilità di questi prodotti, e quindi la disponibilità di una base informativa rigorosa e scientificamente attendibile. (2) Secondo un orientamento che va consolidandosi anche a livello internazionale, l’IFRS estende il proprio ambito di osservazione e di monitoraggio al di fuori della superficie strettamente forestale. Sono significative in tal senso le analisi condotte sui cosidetti alberi fuori foresta: questi elementi (boschetti, formazioni lineari) configurano una molteplicità di ambienti seminaturali dinamicamente collegati con il bosco, i quali, al di là di un crescente ruolo economico a fini bioenergetici, rivestono un importante ruolo ecologico. (3) Di prioritaria importanza a fini pianificatori e gestionali è la compatibilità tra analisi inventariali e dati ottenibili da cartografia tematica. L’inventario forestale e la carta forestale sono due strumenti diversi, che rispondono a esigenze diverse. Peraltro, ai fini della programmazione politica e della pianificazione gestionale, il flusso permanente di dati inventariali diventa particolarmente efficace se la 201 12. Prospettive e aspetti innovativi del Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana • come creare dei meccanismi di mercato per remunerare chi attivamente tutela la biodiversità, nel campo del pagamento di servizi ambientali (PES), che sono uno strumento di mercato che si sta delineando per internalizzare alcuni servizi degli ecosistemi. L’interesse per una migliore conoscenza quantitativa e qualitativa dei patrimoni forestali è crescente a livello mondiale e, a tal fine, gli inventari, finalizzati alla quantificazione delle risorse e del loro stato, e la cartografia, finalizzata alla localizzazione dei fenomeni, sono strumenti necessari collegati dallo snodo fondamentale del comune sistema di nomenclatura e classificazione rappresentato dalla tipologia forestale su base gerarchica. Questi strumenti diventano essenziali per allineare correttamente le politiche ambientali agli impegni assunti a livello sovranazionale, nazionale e regionale, in relazione alla conservazione della biodiversità nei sistemi forestali, alla sostenibilità della loro gestione, alla possibilità di modificare la quantità di carbonio presente nell’atmosfera, alla prevenzione e pianificazione antincendio, alla conservazione del suolo e della qualità delle acque, alla conservazione degli ecosistemi come presupposto per la produzione di beni e servizi multipli (legname, protezione idrogeologica, turismo, biodiversità, qualità dell’acqua e dell’aria, assorbimento di carbonio, ecc.); a contrastare l’abbandono della montagna, mantenendo un ottimo livello di occupazione e migliorando, nelle aree marginali, le condizioni socio-economiche delle popolazioni residenti; alla conservazione del mosaico paesaggistico come espressione della storia e della cultura del territorio, ecc. La pianificazione forestale rappresenta lo stru- Sistema informativo Forestale Regionale loro identificazione spaziale permette di collegarsi alla cartografia tematica. In questa prospettiva, elemento chiave di IFRS, particolarmente innovativo nel panorama delle applicazioni inventariali a scala nazionale e regionale, è la sua capacità di integrare fonti informative diverse e di garantire piena compatibilità tra inventario e carta forestale. In questo contesto, le informazioni su base inventariale e cartografica sono armonizzate, come già affermato, grazie all’adozione di un medesimo inquadramento nomenclaturale su base tipologica. (4) Complemento fondamentale di un qualsiasi sistema di inventariazione e monitoraggio è l’effettiva possibilità di accedere in maniera semplice ed efficace alle informazioni raccolte ed elaborate. Le informazioni contenute nell’IFRS sono facilmente utilizzabili da diversi tipi di utenza e le procedure di archiviazione, elaborazione e recupero delle informazioni si avvalgono di interfacce che svincolano l’utente da qualsiasi conoscenza riguardante la struttura del sistema. Il grado di leggibilità delle informazioni fornite dall’IFRS può così direttamente supportare la fase di discussione e di proposizione decisionale e/o progettuale da parte degli enti politici e amministrativi e dei professionisti che hanno funzioni e/o competenze sulla pianificazione e gestione forestale e ambientale. (5) Un carattere di significativa attualità riguarda le potenzialità d’integrazione dei dati dell’IFRS con quelli di altre indagini nella prospettiva di reti di monitoraggio multiobbiettivo, con più di una risorsa ambientale come target e con più soggetti, istituzionali e non, quali potenziali utenti finali delle informazioni prodotte. In questa prospettiva non è un caso che l’IFRS sia nato 202 12. Prospettive e aspetti innovativi del Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana in modo funzionalmente correlato alla rilevazione inventariale dei serbatoi forestali di carbonio condotta a livello nazionale tramite l’INFC, di cui non solamente rappresenta il logico approfondimento a livello regionale ma anche una significativa estensione, come già sinteticamente sottolineato. (6) L’IFRS è organizzato per garantire l’aggiornamento e la comparabilità nel tempo delle informazioni acquisite, attraverso la ripetibilità dei rilevamenti condotti. La realizzazione di un’indagine che “fotografi” lo stato delle risorse può, a seconda degli scopi, essere in alcuni casi sufficiente, ma risulta di ausilio relativamente limitato ai fini della pianificazione della gestione forestale e ambientale, le quali trovano un significativo supporto informativo soprattutto nel monitoraggio permanente della dinamica dei sistemi considerati. Il SIF, con la sua molteplicità di moduli informativi e gestionali, potrà quindi efficacemente incontrare l’esigenza di migliorare la conoscenza e la gestione dei boschi siciliani, al fine di mantenerli in buono stato di conservazione, di migliorarne, ove necessario, l’efficienza funzionale e di supportare la produzione di beni e servizi ecosistemici a favore della collettività. Boschi di oggi e selvicoltura di domani Dall’esame complessivo delle informazioni fornite dall’IFRS emergono alcune peculiarità che conferiscono una connotazione del tutto particolare al patrimonio forestale della Sicilia. Esse riguardano principalmente: • l’elevata estensione dei boschi di origine artificiale; • l’ampia diffusione di macchie e arbusteti; nare ad un uso del suolo diverso quei rimboschimenti che sono destituiti per motivi stazionali da ogni possibilità di sviluppo futuro. In tal modo può essere anche rimossa la presenza di usi promiscui provocati da pressioni arbitrarie del pascolo e comunque deleteri per ogni potenzialità e futura destinazione degli impianti. Il tema della rinaturalizzazione introduce quello più vasto dell’azione promozionale verso successioni vegetazionali tendenti a ricostruire formazioni climaciche (o comunque di maggiore stabilità) che può interessare l’areale molto esteso degli arbusteti e dei boschi bassi. Si tratta di verificare o sperimentare modelli e tecniche colturali in area mediterranea che fino ad oggi hanno avuto possibilità limitate, anche perché spesso in passato la sollecitazione maggiore era pur sempre quella d’incrementare la produzione legnosa. La nuova meta colturale suggerita è tanto più credibile quanto più estese divengono le macchie, gli arbusteti, i boschi più o meno degradati inseriti in aree protette. Non si tratta solo di assecondare una cultura ambientalista di semplice attesa e di sospensione d’ogni intervento attivo (che talvolta pure s’imporrà, ma in via transitoria), piuttosto di promuovere una selvicoltura dei sistemi naturali o sub-naturali, che valorizzi meglio il ruolo a funzionalità differenziate che tali sistemi possono svolgere, in una società che sempre più richiede servizi diversi da quelli svolti in passato e incentrati sui tradizionali prodotti forestali. Qui si apre un ampio spazio non solo per la verifica di metodi colturali già sperimentati, ma anche di modelli innovativi, volti a ottimizzare i servizi ecosistemici e a ricostruire i paesaggi agricolo-forestali della Sicilia. Questo campo pone una sfida alla riqualificazione della spesa pubblica nel settore forestale, alla innovazione professionale e alla formazione delle maestranze chiamate ad operare. Il degrado che può essere operato dagli incendi e dal dissesto idrogeologico richiede una cura delle superfici forestali (e in generale del territorio con queste connesso) particolarmente attenta sia nel momento preventivo sia all’atto della ricostituzione. Occorre qui spesso rimuovere il principale ostacolo alla messa in opera di interventi preventivi e ricostruttivi, che è dato da un’insufficiente accessibilità delle aree più remote, come avviene per l’ampia zona geografica del Monti Peloritani. Per rafforzare l’azione di protezione del bosco nella doppia accezione del bosco da tutelare e del bosco che tutela, bisogna anche accettare culturalmente il fatto che la destinazione di vaste aree forestali della Sicilia non può che avere finalità conservative. Occorre, in altre parole, che tutta la società civile (e non solo gli addetti allo specifico settore) faccia propria la convinzione che questi boschi richiedono una spesa di manutenzione, che poi essi ripagano attraverso quei servizi indispensaIndicatore bili che si riassumono nella sicurezza territoriale e, più in generale, nella qualità della vita. IFRS INFC Italia Incidenza dei dissesti Boschi alti interessati da dissesti su boschi alti totali Unità di riferimento 18% 14% Boschi di origine artificiale Boschi alti di origine artificiale su boschi alti totali 36% 5% Boschi con copertura >50% Boschi alti con copertura >50% su boschi alti totali 33% 59% Proprietà pubblica Area forestale di proprietà pubblica su area forestale totale 34% 32% Boschi nelle aree protette Boschi alti nelle aree protette (parchi e riserve naturali) su boschi alti totali 48% 23% Aree forestali nelle aree protette Area forestale nelle aree protette su area forestale totale 49% 28% Boschi alti con pianificazione di dettaglio forestale Boschi alti pianificati su boschi alti totali 1% 16% Arbusteti Arbusteti su area forestale totale 20% 9% Tabella 12.1 - Dati regionali (IFRS) e nazionali (INFC) relativi ad alcuni attributi delle superfici forestali. 203 12. Prospettive e aspetti innovativi del Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana • il forte dinamismo delle superfici agrarie abbandonate e degli incolti; • la consistente presenza di superfici forestali nelle aree protette; • il significativo incremento negli ultimi decenni della proprietà pubblica delle aree forestali; • la grande esposizione delle superfici forestali agli incendi e agli altri fattori di degrado; • la diffusione del dissesto idrogeologico nelle aree forestali; • la ridotta accessibilità di talune aree forestali; • l’azione limitante di fattori pedo-climatici nello sviluppo della vegetazione forestale; • la preziosa presenza, sempre nella vegetazione forestale, di endemismi o di specie ai limiti del loro areale di diffusione. Alcuni dei punti richiamati possono essere meglio compresi se si mettono a confronto i dati inventariali della Sicilia (IFRS) con quelli nazionali (INFC) (Tabella 12.1). Da quanto sopra riportato discendono alcune indicazioni per un possibile programma di futuri interventi; quest’ultimi non devono essere intesi solamente come conseguenza obbligata degli aspetti indicati e dei vincoli che essi pongono, ma anche come opportunità di sfruttare al meglio le peculiari caratteristiche dei terreni boscati della Sicilia. L’elevata estensione dei boschi di origine artificiale suggerisce da una parte la possibilità della loro utilizzazione come risorsa di biomassa nelle aree ad elevata produttività e dall’altra la loro trasformazione secondo criteri di rinaturalizzazione laddove è ipotizzabile una successione vegetazionale che in tempi ragionevoli evolva verso formazioni stabili. Fra queste due possibilità bisogna valutare spassionatamente se esista anche lo spazio per desti- bibliografia di riferimento Asciuto G., 1969 - Il patrimonio boschivo siciliano e le sue recenti modificazioni. Osservatorio Nazionale di Economia Agraria per la Sicilia. 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La loro spiegazione è correlata al contenuto della pubblicazione e pertanto, in alcuni casi, potrebbe differire dal significato comune del termine. È inoltre riportata l’esplicazione di alcuni acronimi. AIB - AntIncendio Boschivo (servizio, piano, strutture, ecc.) anatermico: periodo dell’ultimo postglaciale caratterizzato da aumento della temperatura. autoctono: riferito alle specie vegetali, indica il loro rapporto originario (o da epoche molto lontane) con l’ambiente in cui sono radicate. Specie autoctona equivale a specie originaria o specie indigena. biomassa arborea: peso del legno di un albero o di un soprassuolo, comprensivo del fusto al di sopra della ceppaia, dei rami grossi e fini, esclusa la parte ipogea. capacità idrica: in termini generali, indica la quantità d’acqua presente nel suolo, espressa in percentuale del suo volume. cartogramma: carta tematica per la rappresentazione, su carta geografica di base, di dati statistici di un determinato fenomeno, ricorrendo a colori e simboli particolari. DEM - Digital Elevation Model, modello digitale di elevazione: rappresentazione della distribuzione delle quote di un territorio (o superficie in genere) in formato digitale. dendroflora: insieme di piante arboree o di piante legnose di un dato territorio. dominio inventariale: popolazione oggetto dell’analisi inventariale, costituita da unità statistiche di definite caratteristiche. ipsofilo: riferito a specie o vegetazione della fascia altimetrica superiore. ecotono o ecotone: area di transizione tra due ambienti confinanti (tipicamente il margine del bosco). endemismo: specie esclusiva di un determinato areale, spesso ristretto e ben caratterizzato. ES - Errore standard: riferito a un valore statistico, ne indica in percentuale il possibile scostamento massimo, in più o in meno, dal valore reale. cava: incisione, anche profonda, provocata dai torrenti nei calcari teneri e negli antichi espandimenti lavici dei Monti Iblei. fitocenosi: insieme di piante contraddistinto da una determinata composizione floristica o da una determinata fisionomia. ex lege: prescritto o discendente da legge in vigore. CED - Centro Elaborazione Dati: centro organizzativo aziendale per la elaborazione (informatica) dei dati di suo interesse. fitomassa: biomassa delle piante, espressa in peso per unità di superficie. ciclo: riferito ad una specie botanica, indica un gruppo di specie affini. fitosociologia: studio delle comunità vegetali (o fitocenosi) sotto l’aspetto floristico, ecologico e dinamico. climacico: relativo o appartenente al climax. foto-plot: areola georeferenziata su immagine telerilevata, oggetto di analisi e interpretazione. Lo stesso che foto-punto. corologia: studio degli areali di distribuzione delle specie. CTR - Carta Tecnica Regionale: carta metrica generale, per lo più in scala 1:5.000 o 1:10.000, base di riferimento per la pianificazione territoriale, per la progettazione di massima e per la cartografia tematica. 208 IFRS - Inventario Forestale della Regione Siciliana. INFC - Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio. esotermo: detto di specie o vegetazione dei climi temperati. CFRS - Carta Forestale della Regione Siciliana. IFNI - Inventario Forestale Nazionale Italiano. d.lgs. - decreto legislativo. catatermico: periodo dell’ultimo postglaciale caratterizzato da abbassamento della temperatura. climax: riferito alla vegetazione, ne rappresenta lo stadio evolutivo finale, in equilibrio stabile con l’azione integrata dei fattori ecologici locali. l’analisi, la visualizzazione e la restituzione di dati geografici. Usato erroneamente come sinonimo di SIT. FRA 2000 - Forest Resourses Assessment, valutazione delle risorse forestali: documento in sede FAO che specifica gli standard del bosco e delle altre aree boscate. georeferenziazione: attribuzione ad un dato di coordinate espresse in un definito sistema geodetico, al fine d’individuare la sua posizione geografica. GIS - Geographical Information System, sistema informativo computerizzato: che consente l’acquisizione, la registrazione, IRF - Ispettorato Ripartimentale Forestale. macchia-foresta: tipo di macchia mediterranea fisionomizzata da specie arboree (leccio, sughera ed altre) con sviluppo in altezza superiore a 5-6 metri. macrotermo: detto di specie o vegetazione che richiede temperature alte. orno-ostrieto: cenosi forestale caratterizzata e fisionomizzata dal carpino nero, con larga diffusione anche dell’orniello. overlay cartografico: sovrapposizione degli elementi di due o più temi per creare un nuovo tematismo cartografico. pattern: modello, campione (di paesaggio, di struttura del bosco, ecc.). PES - Payment Environment’s Services, pagamento dei servizi ambientali: riconoscimento del valore economico, e quindi pagamento, dei servizi ecosistemici. PFNL - Prodotti Forestali Non Legnosi: sughero, funghi, foraggi e altri. POR - Programma Operativo Regionale: documento proposto dalle Regioni, attraverso il quale l’Unione europea interviene con aiuti finanziari per promuovere l’adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo (6 in Italia, compresa la Sicilia). PSR - Programma di Sviluppo Rurale: documento proposto dalle Regioni e approvato dalla Commissione europea per promuovere con aiuti finanziari interventi strutturali per l’agricoltura e lo sviluppo del territorio rurale. RD - Regio decreto. RDL - Regio decreto-legge. rewilding - Rinaturalizzazione: ripristino o promozione di condizioni vegetazionali (e ambientali in generale) simili o prossime a quelle naturali, espressione dell’azione integrata dei fattori ecologici operanti in loco. ripario o ripariale: riferito alla vegetazione radicata lungo i corsi d’acqua. servizi ecosistemici: servizi forniti dal bosco al di là della produzione legnosa. Come sistema complesso e multifunzionale, il bosco assicura una vasta gamma di esternalità positive: difesa del suolo, regolazione delle acque e protezione della loro qualità, promozione dell’attività ricreativa, turistica e culturale, conservazione della biodiversità, sequestro del biossido di carbonio e mitigazione dei cambiamenti climatici, conservazione del mosaico paesaggistico storico, ecc. SIF - Sistema Informativo Forestale (della Regione Siciliana). sintaxa: unità fitocenotiche inserite in un sistema di classificazione gerarchico. In fitosociologia l’unità base è l’”associazione”. SIT - Sistema Informativo Territoriale: complesso di mezzi (personale, strumenti, procedure) per acquisire e rendere disponibili informazioni riguardanti il territorio. sp.pl. o spp - specie plurime: varie specie di uno stesso genere. stimatore: in statistica è la funzione che associa ad un definito campione di dati estratti da una popolazione un valore del parametro da stimare, per giungere alla fine alla stima del parametro stesso in corrispondenza del campione dato. target: obiettivo o traguardo. training on the job - Formazione (istruzione) in corso d’opera: il formatore (o l’esperto) affianca la persona da istruire durante lo svolgimento delle attività progettuali o realizzative. T.U. - Testo (normativo) Unico. WebGIS - Sistemi Informativi Geografici (GIS) pubblicati su web al fine di comunicarne e condividerne i dati con altri utenti. Nell’Anno Internazionale delle Foreste, proclamato per il 2011 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sostenere l’impegno di favorire la gestione, la conservazione e lo sviluppo sostenibile delle foreste, la Regione Siciliana è particolarmente lieta di contribuire a tali finalità con il presente volume “Strumenti conoscitivi per la gestione delle risorse forestali della Sicilia - Il Sistema Informativo Forestale Regionale”. L’opera illustra i risultati di un lavoro complesso e molto impegnativo, le cui prime fasi attuative risalgono alla primavera 2008, mentre gli ultimi collaudi sono stati appena conclusi, e che ha portato alla creazione del Sistema Informativo Forestale della Sicilia (SIF). Nel testo sono riportati e commentati i dati più significativi dell’Inventario Forestale, che del Sistema Informativo è la principale componente. Ne emerge un quadro statistico molto dettagliato del territorio forestale dell’Isola inteso nel senso più ampio, comprendente cioè non solo i boschi nell’accezione corrente del termine, ma anche le macchie e gli arbusteti, le aree interessate dall’opera dei rimboschimenti e degli impianti di arboricoltura e quelle in evoluzione verso cenosi forestali per processi dinamici naturali. Altri due significativi strumenti conoscitivi e descrittivi conferiscono al SIF quella struttura organica e di stringente finalità che gli consente di essere un supporto estremamente prezioso delle scelte amministrative e tecniche per la gestione sostenibile del patrimonio forestale della Sicilia e dei territori contigui: sono la Carta e la Tipologia forestale, pubblicati unitamente a questo volume.