Ats de Cunvigne - Comune di Udine

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Ats de Cunvigne - Comune di Udine
COMUNE DI UDINE
Assessorato per i Rapporti con le Città Gemellate
TEMPO LIBERO E DIVERSE ABILITA’
Atti del Convegno
Udine, 19 Settembre 2003
Sala Convegni - Palazzo Antonini – Università degli Studi di Udine
Con il contributo della
PROVINCIA DI UDINE
ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI
Segreteria organizzativa
e redazione: Rosanna Baldin
Ufficio Gemellaggi e Relazioni Internazionali
Comune di Udine
Tel. 0432-271364/271330
Fax 0432-271303
e-mail: [email protected]
Stampa: Tipografia Marioni - Udine
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INDICE
INTRODUZIONE AL CONVEGNO
“TEMPO LIBERO E DIVERSE ABILITA’”
Giorgio CAVALLO
Ezio BELTRAME
Vincenzo MARTINES
Fabrizio CIGOLOT
pag. 3
PRIMA PARTE – MATTINO
IL PROGETTO O.M.S. CITTA’ SANE
DEL COMUNE DI UDINE
dott.ssa Gianna ZAMARO
pag. 7
ATTIVITA’ MOTORIE E SPORTIVE
NEL TEMPO LIBERO DELLA PERSONA
DIVERSAMENTE ABILE
Prof. Riccardo PATAT
METODOLOGIE E STRATEGIE PER L’APPROCCIO
ALL’AMBIENTE ACQUATICO DEL DISABILE
PSICHICO E DEBOLE MENTALE
Prof. Riccardo PATAT
pag 12
INTERNET COME STRUMENTO DI
AUTONOMIA PER IL DISABILE
Prof. Giorgio BRAJNIK
pag. 19
OLIMP.I.C. 2003 – OLIMPIADE DELLE
DIVERSE ABILITA’
Fabrizio FORGIARINI
Giorgio ZANMARCHI
Claudio GREMESE
pag. 22
pag. 17
SECONDA PARTE – POMERIGGIO
I PROGRAMMI DELLA CITTA’ DI VIENNE (F)
PER LE PERSONE DIVERSAMENTE ABILI
Mr. Régis COLLON
pag. 28
I PROGRAMMI DELLA CITTA’ DI NEATH
PORT TALBOT (GB) PER LE PERSONE
DIVERSAMENTE ABILI
Mr. Colin PREECE
pag. 31
ATTIVITA’ DEL TEMPO LIBERO PER I DISABILI
NELLA CITTA’ DI ESSLINGEN am NECKAR (D)
Mr. Bruno RAAB-MONZ
LA POLITICA SOCIALE PER I DISABILI
NELLA CITTA’ DI VILLACH (A)
Mr. Klaus DOLLESCHAL
pag. 34
pag. 36
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INTRODUZIONE AL CONVEGNO
“TEMPO LIBERO E DIVERSE ABILITA’”
ing. Giorgio CAVALLO
Assessore Comunale di Udine – Moderatore
Signori, buongiorno. Il Comune di Udine ringrazia tutti i partecipanti per aver accolto l’invito ad assistere ed
intervenire a questo Convegno dal titolo estremamente interessante “Tempo libero e diverse abilità”.
Si inizierà con i saluti che saranno anche momenti di introduzione al Convegno.
Ho il piacere di dare la parola all’Assessore Regionale alle Autonomie Locali e Rapporti Internazionali e
Comunitari, dott. Ezio Beltrame. Lo invito a portare il suo saluto e contributo partendo dalla consapevolezza
che il Convegno di oggi riguarda un tema al quale lui è particolarmente interessato per altri motivi professionali
e per esperienze precedenti a quelle dell’Amministrazione Regionale, ma soprattutto perché questo incontro si
svolge in un ambito di relazioni e di conoscenze internazionali e quindi è interesse nostro inquadrarlo non
soltanto rispetto allo specifico interesse che come realtà locale e territoriale abbiamo sul tema, ma anche sulla
possibilità e potenzialità di relazioni e conoscenze che si possono sviluppare attraverso il sistema delle città
gemellate.
dott. Ezio BELTRAME
Assessore Regionale Autonomie Locali e Rapporti Internazionali e Comunitari
Vi ringrazio per l’invito di oggi. Un ringraziamento particolare al Comune di Udine ed alla Provincia di Udine
con cui abbiamo collaborato in molte occasioni proprio sul tema dei disabili.
Un saluto va ai rappresentanti delle Associazioni ed ai rappresentanti delle Città Gemellate di cui porto un
ricordo molto felice di giornate di vacanza passate in un clima di grande accoglienza ed ospitalità.
Io credo che sia particolarmente significativo che il Comune di Udine, in un momento in cui la città è
attraversata da questa grande kermesse di Friuli Doc in cui ci si diverte e si è alla ricerca della qualità in
campo gastronomico, enologico, etc., si parli anche di qualità della vita e di un problema così importante come
il tempo libero per le persone diversamente abili.
Credo che questo rivesta un segnale particolare in un momento in cui abbiamo bisogno di innovare le
istituzioni e di dare maggiore efficienza ed efficacia ai nostri servizi.
Vorrei sottolineare solo tre aspetti molto importanti nel campo della disabilità. Negli ultimi anni si pone in
evidenza sempre di più un aspetto scientifico: c’è la necessità di rivedere la classificazione, la capacità di
lettura della disabilità, perché è molto cambiato sia l’approccio complessivo in tema di cure ma anche la
capacità di usare tutte le possibilità e le capacità residue della persona diversamente abile. Quindi la
necessità di classificazione non è un mero esercizio di tipo culturale ma è una necessità legata alla
ridefinizione degli strumenti che abbiamo, a cominciare dalla Legge 104/92. Su questo campo il mio
Assessorato, in accordo con il Coordinamento Regionale delle Associazioni Disabili, sta cercando di far
finanziare a livello di Unione Europea un progetto che preveda l’uso di strumenti diversi per la classificazione e
la lettura delle disabilità.
Il secondo è l’aspetto tecnologico, perché è molto cambiata negli ultimi anni la possibilità di approccio in tema
di disabilità e spesse volte le istituzioni tardano ad adeguarsi a queste novità tecnologiche. Abbiamo però un
esempio molto positivo del Centro di Medicina dello Sport presso l’Ospedale di Medicina Fisica e
Riabilitazione che si occupa anche appunto del tempo libero dei disabili ma è un esempio forse ancora minimo
rispetto a quello che si potrebbe fare.
Il terzo è l’aspetto di tipo organizzativo per i nostri servizi del sociale. Essi sono nati e si sono sviluppati negli
anni, quasi esclusivamente posizionandosi in interventi verso gli anziani parzialmente non autosufficienti ed
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hanno quindi una organizzazione molto legata a questo tipo di impostazione. Il problema è quello di intervenire
e di creare complessivamente - non solo nei servizi sociali, ma nell’organizzazione delle nostre città - dei
servizi che siano a misura dei disabili di varie fasce di età e quindi con esigenze del tempo libero molto diverse
dall’anziano parzialmente autosufficiente; questo crea grossi problemi di rivisitazione della nostra
organizzazione.
Ad esempio la necessità di coprire alcune ore serali, la possibilità di avere mezzi di trasporto diversi, è un
argomento molto importante, infatti viene affrontato a livello di Unione Europea e proprio in occasione della
presentazione del Libro Verde si sta facendo una riflessione complessiva sui servizi di interesse generale.
Credo quindi che anche l’Amministrazione Comunale assieme alla Regione ed alle Provincie, in un’ottica di
coordinazione, cominciando dal piano regionale nel rispetto della L. 328/2000, debbano cominciare a
ripensare ad un’organizzazione diversa dei servizi sociali che veda anche una collaborazione più forte con i
privati e con l’associazionismo, ma che preveda anche una collaborazione nuova con le professionalità che
abbiamo, sempre mantenendo una chiara distinzione tra la funzione di indirizzo che spetta ai politici e quella di
gestione che spetta ai tecnici. Dobbiamo pensare a dei servizi sociali sempre più ad ampio raggio che abbiano
la possibilità di interpretare le nuove esigenze della nostra società.
dott. Vincenzo MARTINES
Vice Sindaco di Udine
Benvenuti a tutti. Rinnovo le felicitazioni per essere qui presenti gli invitati, le autorità e le città gemellate che
oggi insieme a noi dibattono questo importante convegno.
Già nell’introduzione dell’Assessore Regionale e del collega Cavallo sono state delineate quelle che saranno
le caratteristiche di questo incontro.
In questi giorni a Udine si sta svolgendo Friuli Doc, l’iniziativa più importante dal punto di vista sia
organizzativo, che il Comune attua e propone, sia di presenze di turisti e di persone che vengono dalla regione
e ben oltre fuori regione. Quindi Friuli Doc è fondamentalmente una grande occasione d’incontro,
caratterizzata quest’anno da uno slogan “Gustiamo il tempo” ed in cui abbiamo voluto introdurre anche un
tema rilevante che è quello del titolo di questo convegno: “tempo libero e diverse abilità”. Un tema importante
in una manifestazione importante, in una città che si organizza per accogliere tutte queste presenze. Ed allora
siccome Friuli Doc è un’occasione d’incontro, per quanto attiene al mio Referato delle città gemellate, mi
sembra importante dire che è nostra intenzione fare sempre di più di queste occasioni, possibilità di scambio
di esperienze tra amministrazioni gemellate che possano conversare sulle soluzioni che hanno voluto
adottare, in diverse occasioni e questa è sicuramente un’occasione di grande interesse. Noi avremo
occasione d’incontrarci anche a Velenje ad ottobre in una Conferenza Plenaria in cui continueremo questo
percorso e questo è secondo me il taglio che le amministrazioni tra città gemellate devono dare al futuro dei
loro rapporti. Per questo penso che, oltre alla capacità di scambiarci culturalmente le nostre identità, diventa
essenziale riuscire a scambiarci le esperienze concrete, quelle che ci permettono alla fine dei conti, anche
attraverso queste iniziative, di amministrare meglio. Vi auguro buon lavoro.
Sig. Fabrizio CIGOLOT
Assessore Provinciale alle Politiche Sociali
Buon giorno a tutti. Saluto le autorità locali. Saluto soprattutto gli ospiti delle città gemellate. E’ una cosa molto
bella vederli presenti a questo incontro, segno di una sensibilità che anche loro vogliono esprimere nei
confronti di questo grande tema delle diverse-abilità, che poi attiene ai diritti di cittadinanza delle persone,
perché quando parliamo di integrazione e di condizioni che possono rendere in qualche modo efficaci le pari
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opportunità per tutti, si fa riferimento al diritto al lavoro, diritto allo studio, diritto alla vita, diritto anche a godersi
la vita nel tempo libero.
Come amministratore provinciale io ho avuto la fortuna, quando ho assunto l’incarico circa quattro anni fa, di
avvicinarmi al mondo della disabilità; ho avuto la fortuna di conoscere la sig.ra Tam che è la presidente del
Comitato Provinciale dei Disabili e Vice Presidente della Consulta Regionale, ho avuto modo di conoscere
tanti presidenti di Associazioni, alcuni dei quali sono qui presenti, ed ho avuto modo soprattutto di apprezzare
un dato di partenza che poi ho cercato di sviluppare nella mia attività amministrativa quotidiana. Il dato di
partenza è questo: le politiche per i disabili si fanno con i disabili, noi dobbiamo partire da questo presupposto
per riuscire ad essere veramente efficaci. Ci siamo trovati su questo punto in perfetta sintonia con i Comuni e
con le altre istituzione ed agenzie che operano sul territorio, penso alla Scuola, penso all’Università, alle
Aziende Sanitarie, alle altre Organizzazioni del privato e del privato sociale. Abbiamo cercato di sviluppare un
disegno che vuole essere quanto più possibile efficace per ridurre le diversità di condizioni di vita che
esistono. Abbiamo realizzato una scheda, contenuta nel documento allegato, che mi consente di evitare la sua
illustrazione. Quello che ho potuto verificare nella mia esperienza di anni è che se ci sono le volontà le
risposte ci sono; se c’è la volontà di creare le condizioni affinchè tutte le persone con le loro diverse-abilità
possano essere messe in grado di vivere una vita di relazione quanto più possibile indipendente, questi
strumenti ci sono. Come Assessore alla Cultura della Provincia di Udine ho promosso una mostra nella sede
di Villa Manin, la scorsa settimana, durante la quale abbiamo presentato dei sussidi che consentono di
apprezzare la mostra anche alle persone non vedenti attraverso degli strumenti tecnologici che lo consentono.
L’anno scorso abbiamo presentato una guida ai percorsi per disabili della città di Udine, che penso sia in
distribuzione a questo convegno, abbiamo rilevato tutti gli edifici ed esercizi pubblici per far comprendere
quante risposte ci sono ma anche quante ce ne siano ancora da dare. Vorrei poi soltanto dire, per essere più
conciso, che se il disegno è quello della Regione di applicare la Legge 328/2000, ci sono tutte le condizioni
per poterlo fare; se la prospettiva che condividiamo è quella di creare quello che viene definito un “wellfare
comunitario” attraverso la redazione di piani di zona che integrino le diverse competenze pubbliche e private,
questo tentativo con dei risultati efficaci, l’abbiano già fatto, e possiamo riportare questi risultati. Naturalmente
il percorso è irto di difficoltà e credo che, anche per la natura stessa della dinamica della realtà delle persone
disabili, risposte definitive non ce ne siano mai, cambiano continuamente come cambiano le situazioni
personali e sociali.
Se riusciremo a definire insieme dei percorsi unitari, queste risposte si possono dare, basta avere la volontà di
farlo e di ragionare con le persone disabili.
C’è una dimensione europea che si esprime in questo convegno. L’Amministrazione Provinciale sta
sviluppando un progetto europeo che ha per tema lo sviluppo della capacità imprenditoriale del disabile; è un
progetto che gode di un finanziamento nell’ambito di un programma d’iniziativa comunitaria “Equal”. C’è stato
un primo triennio di programmazione di questa iniziativa che si è sviluppato nel 2001 e si concluderà nel 2004,
mentre ci sarà una nuova fase per il triennio 2004-2006. Se c’è questa volontà da parte delle altre
amministrazioni interessate e siccome questi programmi di iniziativa comunitaria devono avere una parte
importante di attività di cooperazione trans-nazionale, questo convegno potrebbe in qualche modo servire per
verificare l’interesse e la disponibilità delle città gemellate con Udine. Penso però anche alle altre
amministrazioni che comunque interagiscono nell’ambito delle diverse città, nella risposta alla realtà ed alle
problematiche delle persone disabili, per definire ovvero approfondire e valutare assieme l’opportunità di un
progetto che possa unirci. Penso che questo potrebbe essere una ricaduta efficace e concreta di quella
volontà che il Vice Sindaco dott. Martines prima affermava, ed io apprezzo e condivido il suo sforzo per
trovare dei momenti che uniscano efficacemente le realtà sotto l’aspetto culturale, economico e sociale delle
città che sono gemellate con Udine. Se c’è questa volontà anche la Provincia nell’ambito delle sue
competenze - che sono di relazione, di supporto, di coordinamento e non certo di servizio- potrebbe essere un
elemento sul quale fare riferimento.
Con questa disponibilità e con l’auspicio che questo invito possa essere raccolto, io vi ringrazio dell’attenzione
, auguro naturalmente il miglior successo ai lavori di questa giornata ed auguro soprattutto agli amici ed ospiti
delle altre città che possono apprezzare anche in questa occasione l’ospitalità della città di Udine e della
Provincia di Udine.
Scheda allegata
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POLITICHE E PROGETTI PER I DISABILI NELLA PROVINCIA DI UDINE
Il campo del disagio sociale, della sofferenza e delle nuove e vecchie marginalità non si riduce con i soli
strumenti delle politiche economiche. Vi sono malesseri connaturati con l’esistenza umana, quali le malattie
genetiche o degenerative o condizioni quali le crisi adolescenziali, la tarda senilità o le malattie psichiche che
devono essere affrontate e supportate con qualificati interventi centrati sulla persona, sui suoi bisogni singolari
e sulle sue necessità di inclusione e partecipazione sociale. La Provincia di Udine è impegnata a 360° a
promuovere e sostenere progetti ed interventi nel campo sociale: dagli interventi a favore dei minori, degli
adolescenti e delle donne (L. 285/97, Borse lavoro Giovani, Informagiovani, Centri di Aggregazione
giovanile, ecc.), ai progetti per i migranti e gli immigrati (D. Lgs. n. 286/98, Iniziativa Europea EQUAL,
Progetti per la cooperazione ed il partenariato internazionale, ecc.) ed ancora ai progetti per gli anziani
(Telefono Anziani Maltrattati –T.A.M.).
In particolare, l’attenzione ai problemi ed alle necessità delle persone diversamente abili del territorio
provinciale, è sempre stata al centro delle progettualità e degli interventi delle politiche sociali di questa
Amministrazione.
La Provincia di Udine, tramite una costante partnership con il Comitato di Coordinamento delle
Associazioni di Disabili di Udine e, direttamente, con le associazioni delle famiglie dei portatori di handicap,
ha concorso alla promozione – pianificazione di una vasta serie di servizi ed interventi mirati. Più
recentemente, a seguito della L. n. 104/92 e della L.R. 41/1996, la Provincia di Udine partecipa attivamente al
Gruppo di Lavoro Interistituzionale Provinciale - G.L.I.P. orientando le buone prassi per l’inclusione dei
disabili nella scuola di tutti ed al Gruppo di lavoro regionale di cui alla legge 388/00, inventariando i bisogni
dei disabili gravi e gravissimi e le loro necessità di strutture residenziali e diurne.
In questo ambito, la Provincia ha progettato un nuovo Centro residenziale per gravi e gravissimi (accanto al
congruo sostegno finanziario al progetto “Una finestra sul futuro - dopo di noi” dell’Associazione “La
Pannocchia” di Codroipo), identificando già la sua ubicazione centrale nella città di Udine ed attivando le
procedure regionali per il finanziamento dei lavori.
La Provincia, inoltre, partecipa attivamente, in qualità di socio, alla gestione del C.A.M.P.P. (Consorzio per
l’Assistenza Medico - Psico-Pedagogica) che attualmente sta rivisitando il suo statuto per meglio rispondere
alle nuove richieste socio-educativo-assistenziali del territorio.
Il 2003 è l’Anno Europeo dei disabili. La Provincia di Udine si è fatta promotrice di un progetto finalizzato
denominato “Solidariamente - Progetto integrato della Provincia di Udine per l’Anno Europeo del
Disabile” che ha coinvolto numerose Associazioni, Enti locali ed Istituzioni nella realizzazione di convegni,
eventi ed iniziative di promozione e di sensibilizzazione sui bisogni e le opportunità inclusive delle persone
diversamente abili.
La Provincia di Udine, tramite il Coordinamento e sostegno economico a progettualità innovative nel settore
della disabilità (L.R. 41/96 art. 5 co. 2) ha attivato e finanziato, sotto l’egida dell’Anno Europeo dei Disabili, i
progetti provinciali “PRO H 2003”, realizzati dagli Enti locali, dalle Istituzioni scolastiche e dal Volontario e che
rappresentano concrete occasioni sperimentali ed innovative, di ideazione-creazione di interventi ed eventi a
favore delle persone diversamente abili.
Un intera settimana di convegni, avvenimenti e mostre, intitolata “Settimana della Solidarietà 2003”,
testimonierà, dal 10 al 17 Novembre, l’impegno dell’Amministrazione provinciale nel campo del disagio e dei
bisogni di politiche sociali, nel contempo, permetterà a molti operatori, utenti, associazioni e volontari di far
sentire la propria voce e verificare l’avanzamento delle solidarietà nella provincia di Udine.
PRIMA PARTE – MATTINO
___________________________________________
ing. Giorgio CAVALLO
Assessore Comunale di Udine - Moderatore
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Sono già emersi dei temi di politiche istituzionali e di rapporti che verranno poi affrontati nelle sedi e con le
occasioni opportune; intanto credo che sia stato già importante averle introdotte nell’incontro di oggi.
Dò ora la parola alla dott.ssa Zamaro che è la referente scientifica del Progetto Città Sane del Comune di
Udine la quale svilupperà una relazione in cui credo metterà in rapporto sia le politiche attuali a livello
comunale e di territorio sia quelli che sono gli elementi di programmazione e di identificazione per il futuro
nell’ambito di un progetto ambizioso qual’è quello di Città Sane che è arrivato ala conclusione della sua terza
fase con il profilo di salute, all’interno del quale queste tematiche hanno avuto un loro spazio anche di
confronto sociale e territoriale.
IL PROGETTO O.M.S. CITTA’ SANE DEL COMUNE DI UDINE
dr.ssa Gianna Zamaro
Coordinatrice Tecnico-Scientifica
del Progetto O.M.S. Città Sane di Udine
Il mio intervento ha due forti limiti. Il primo dei due riguarda la parzialità nel senso che non troverete nella
relazione, ed i tecnici se ne accorgeranno, dei dati epidemiologici. Ciò è dovuto ad un motivo preciso: si sta
cercando di costruire un registro sulla disabilità, di censire i disabili ed i diversi servizi che si occupano di
queste persone. Al momento quindi i dati a nostra disposizione sono frammentari, arrivano da fonti diverse,
non sono omogenei, si presterebbero ad interpretazioni varie; ho deciso pertanto di non utilizzarli, ben
conscia che il dato è importante perché ci dà, di fatto, una misura ed una misurabilità del problema , ci dà
l’idea del suo ordine di grandezza, ci dice se, come, quando e perché affrontare una problematica e quanto
investirci in termini di risorse.
Questo è il contenuto della prima parte della mia relazione.
Il secondo punto sarà un intervento parzialmente fuori tema; il titolo del convegno è relativo al tempo libero
delle persone diversamente abili, invece io vi voglio parlare di programmi, ovvero, più in generale, dei
programmi che l’Ufficio di Progetto OMS “Città Sane” del Comune di Udine sta affrontando sull’argomento.
Il progetto ha licenziato due documenti importanti: uno è il Profilo di Salute e l’altro è il Piano di Salute.
Il profilo cos’è? Il profilo è essenzialmente uno studio di prevalenza, una foto della città così com’è, che ci
consente di valutare le problematiche al tempo zero quando ancora non abbiamo programmato, o abbiamo in
mente di programmare, una serie di interventi. Esso è importante perché ci consente poi, con gli
aggiornamenti annuali, di valutare anche le varie azioni che si vanno ad intraprendere.
Ed è proprio partendo dal profilo che abbiamo iniziato il cammino verso la costituzione del piano di salute della
città, attraverso un processo partecipato.
In realtà il progetto OMS prevede la partecipazione, che parte dalla base attraverso un processo “bottom up”.
Noi abbiamo coinvolto i cittadini a partire dalla stesura del profilo, che solitamente è un lavoro prettamente
curato da tecnici, in quanto si ricava da indicatori, quindi da banche dati e da informazioni e dà un’idea di
qual’è la situazione allo stato attuale, al tempo x, della salute in città, però è carente di quello che è il bisogno
percepito quindi è carente di tutta la soggettività.
Quindi abbiamo sondato questa soggettività riunendo i cittadini in alcuni “focus groups”.
Naturalmente sono emerse delle aree “grigie” su cui intervenire.
A seguire ci sono stati dei focus con gruppi tecnici che sono riusciti a mediare queste due componenti, la
parte oggettiva e soggettiva, creando quello che è il Piano della Salute che è diventato documento globale,
trasversale, intersettoriale ma soprattutto prodotto di processo partecipativo e, quindi, un prodotto del
cittadino.
Non rappresenta il libro dei sogni; ci interessava creare, invece, un documento di programma.
Le aree individuate del Piano sono in realtà scontate nel contesto europeo attuale: della famiglia,
dell’immigrazione, degli anziani, della salute mentale, delle dipendenze, del disagio, dell’ambiente, dei
trasporti e quindi della disabilità.
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Ora vi propongo una rapidissima carrellata di quello che è emerso nel nostro Piano di Salute dicendo che ciò
che è emerso, è soprattutto il frutto del lavoro che abbiamo condotto con i rappresentanti e con le associazioni
sulla disabilità che hanno fortemente sentito questa partecipazione.
Ogni area definiva un bisogno o più bisogni, veniva quindi valutato in termini di risultati generali, di strategie e
di risultati attesi e di azioni.
Quindi il bisogno si manifestava nel sostegno scolastico di integrazione ed individualizzato, in una riduzione
delle barriere architettoniche, nel bisogno di cura e riabilitazione specifica, nel sostegno alle famiglie, nella
socializzazione ma anche nell’integrazione lavorativa e sociale.
I risultati generali che ci si attende sono quelli di un monitoraggio della qualità delle risposte, con riferimento a
diverse tipologie di bisogni e di incarico ai servizi, la verifica sulla qualità dell’integrazione, con report annuale,
il monitoraggio dell’andamento dell’occupazione e dell’integrazione lavorativa (ricordo la Legge 68), la
semplificazione integrativa dei processi di presa in carico e l’attuazione dei livelli essenziali di assistenza per
la disabilità.
Nel documento allegato si possono leggere tali azioni:
- il fatto di centralizzare l’accesso ai servizi e quindi di avere come risultato atteso un punto unico di
accesso, che è fondamentale;
- la prevenzione della disabilità causata da traumatismi e da incidenti;
Ricordo che comunque ci sono in piedi con progetti inter-istituzionali in Udine, che coinvolgono vari settori,
compreso il nostro Uffico, e prevede la riduzione dell’incidenza del fenomeno del 10% l’anno, dato forte come
risultato atteso.
- Una scuola a misura di tutti: è quindi un rapporto sull’integrazione effettiva scolastica della persona
diversamente abile.
E questo è il “life motiv” delle barriere architettoniche, con l’abbattimento di almeno i 2/3 di quelle attualmente
esistenti.
- Un sistema di servizi socio-sanitari impegnato a qualificare la propria capacità di risposte ed allinearla con
applicazioni di quello che è il decreto sull’integrazione socio sanitaria, e qui di nuovo il registro sulla disabilità.
- Una comunità locale che promuove l’autonomia e quindi un programma di azioni concrete;
- Il diritto al lavoro ed all’integrazione nell’ambiente di lavoro;
- e poi, non da ultimo, quella che per me è la strategia più importante, ossia vivere in una comunità locale
che accoglie e garantisce le pari opportunità; quindi un incremento delle risposte di aiuto e di sostegno per
rendere fruibile la città.
Aggiungo a queste strategie proprie del settore della disabilità i trasporti perché sento, e parlando anche con
le associazioni, che il bisogno è impellente, nel senso che altrimenti viene a crearsi effettivamente
l’isolamento di queste persone.
Il bisogno effettivo è di rendere vivibile la città attraverso un servizio efficiente e rispettoso dell’ambiente, e
questo, di fatto, mette in atto una strategia di efficace attuazione del piano del traffico e di riorganizzazione
della logistica, nonchè l’abbattimento di ostacoli e l’incremento delle strutture facilitanti al trasporto pubblico
per queste persone.
Questo è ciò che effettivamente è emerso da questo lavoro ed io sono convinta che sì sono importanti questi
convegni, ma è molto importante per il mio lavoro creare dei programmi che devono rientrare comunque in
una logica programmatoria ed in questo senso è evidente che il Comune di Udine si sta muovendo in questo
senso.
Per tale motivo io dico di essere andata fuori tema e posso rientrare nel tema solamente per ricordarvi che
avremo, coerentemente con le azioni del piano, la domanda di socializzazione e di integrazione, che abbiamo
cooperato alla organizzazione di una nuova azione nel circuito della solidarietà, nell’ambito del quale vengono
organizzate diverse manifestazioni durante l’anno, con percorsi idonei anche a persone diversamente-abili e
dove il ricavato della manifestazione andava per l’attrezzamento di un pulmino per una comunità di persone
diversamente abili.
Ricordo anche che nel Comune di Udine, presso il settore dei Servizi Sociali, opera Agenzia Giovani che ha
anche tra i suoi scopi anche quello di sensibilizzare i coetanei, che sono persone tra i 15 ed i 35 anni, su
problematiche sociali e tutte le immagini che voi avete visto all’inizio del convegno erano immagini tratte da un
calendario. Quel calendario è frutto del lavoro di questi giovani; è frutto del coordinamento della Scuola
Grafica del Centro di Don Larice di Solidarietà Giovani e quindi è uno degli esempi, dato che alla sua
realizzazione hanno lavorato anche alcune persone disabili, di attualità rispetto al convegno.
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Per concludere ribadisco: per me è un salto culturale. E’ poco importante enunciare le singole progettualità e
disquisire sulla bontà dell’uno o dell’altra iniziativa isolata, ma è più interessante sottolineare il fatto che Udine
ha iniziato un cammino, un cammino che è trasversale, che è partecipato, che a tutti gli effetti è un documento
di programma per azioni e progettualità future che devono essere coerenti, partecipate, integrate ma anche
inter-istituzionali, e questo tipo di mentalità si sta pian piano creando.
Quindi dal momento in cui gradualmente verranno e vengono messe in atto tutte le azioni tese a rendere
fruibile la città alle fasce più delicate, ovvero bambini, anziani, soggetti in condizioni di disagio, allora forse non
avrà più senso incontrarsi per parlare di chi fa che cosa su un singolo argomento, ma potremo veramente
discutere di pari opportunità.
Tali problematiche possono essere superate con un salto che avviene solamente dentro di noi ed è un salto
culturale di cui noi dobbiamo essere consapevoli. Se adesso Udine avvia questo processo, e lo sta avviando,
e diventa a misura di bambino, di anziano e di soggetto disabile, possiamo parlare di città solidale o di una
città che vive le pari opportunità.
Scheda allegata
La città di Udine aderisce dal 1995 al Progetto O.M.S. “Città Sane”. Questo Progetto, proposto dall’Ufficio
Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.), rappresenta un importante tentativo di
sperimentare nelle città le premesse teoriche della promozione della salute e del suo marketing, privilegiando
l’approccio partecipativo del cittadino, la modalità di lavoro interistituzionale ed il lavoro di rete.
A Udine l’infrastruttura del Progetto prevede, oltre ad un ufficio per le attività di relazione e di segreteria,
l’apporto stabile di gruppi lavoro composti da cittadini volontari, un gruppo di coordinamento (assessori e
dirigenti dell’Amministrazione Comunale) ed un comitato Intersettoriale (referenti delle principali istituzioni ed
enti presenti in città). Attualmente l’attività viene svolta anche con il contributo prezioso dell’associazionismo
presente in città.
Poiché Udine è stata designata città progetto per la fase III (1998-2002) assieme ad una rosa ristretta di città
europee, sono stati elaborati, come richiesto dall’O.M.S., due importanti documenti: il profilo di salute ed il
piano di salute.
Il primo consiste in uno studio di prevalenza ovvero in una descrizione qualitativa e quantitativa della salute
dei cittadini e dei fattori che la determinano: ciò permette di identificare i problemi, di proporre le aree di
intervento e promuovere iniziative a livello locale. Affinché esso sia efficace e strumento di programma deve
essere annualmente aggiornato (si stanno ora raccogliendo i dati per il terzo aggiornamento relativi all’anno
2002).
Il Piano di Salute della città di Udine costituisce invece la necessaria e coerente conseguenza del profilo di
salute della città. Partendo dalle considerazioni e dagli elementi critici segnalati dal Profilo, si è passati alla
fase di riflessione, di interpretazione dei dati, e soprattutto, a partire da settembre 2002, a quella relativa al
coinvolgimento dei cittadini e tecnici in un percorso di analisi e di discussione. Per la prima volta si è dato vita
ad un processo partecipativo che ha coinvolto circa 700 soggetti, raggiunti attraverso le circoscrizioni, le
associazioni, le istituzioni e gli ordini professionali. Il Piano di Salute della Città di Udine è quindi
intersettoriale, globale ed è il risultato di un processo partecipativo che si concretizza in un documento di
programma.
I cittadini stessi sono partners attivi nel Progetto O.M.S. “Città Sane”. Essi condizionano lo stato di salute della
città nel momento in cui scelgono stili di vita, utilizzano servizi e quando esprimono la loro opinione per
influenzare decisioni politiche e lavorano per organizzazioni di volontariato, gruppi di auto-aiuto e altre
associazioni.
In questo documento di programma, fra le aree di azione evidenziate dal lavoro congiunto dei tecnici e dei
cittadini, compare l’area della disabilità. (il lavoro svolto in questo settore è soprattutto il frutto di un’azione
fortemente partecipata e sentita del Comitato Provinciale delle associazioni dei disabili).
Nell’area della disabilità appunto il bisogno si manifesta soprattutto nella domanda di sostegno scolastico, con
particolare riferimento all’integrazione e all’insegnamento individualizzato nei casi di handicap mentale e nei
casi di handicap sensoriale, di riduzione degli ostacoli negli spazi di vita (barriere architettoniche), di cura e
riabilitazione, di sostegno psicosociale personale e familiare, di socializzazione, di integrazione lavorativa e
sociale.
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I risultati generali attesi sono riassunti nella seguente tabella:
- Monitorare la qualità delle risposte con riferimento alle diverse tipologie di bisogno in carico ai
servizi.
- Verificare la qualità della integrazione scolastica (rapporto annuale).
- Monitorare l’andamento dell’occupazione e dell’integrazione lavorativa delle persone disabili
(rapporto annuale).
- Semplificare e integrare i processi di presa in carico del bisogno.
- Attuazione dei livelli essenziali di assistenza per la disabilità.
Per conseguire i risultati generali attesi sono state individuate le seguenti otto strategie e le conseguenti
azioni.
STRATEGIA 1
Centralizzare l’accesso ai servizi per disabili garantendo un accesso unitario alle diverse domande di
intervento.
RISULTATI ATTESI
Realizzazione punto unico di accesso ai servizi.
AZIONI
- Verificare le modalità di accesso ai servizi e i relativi protocolli.
- Verifica dell’accessibilità delle scuole (con riferimento alle barriere, ai sussidi e agli spazi didattici),
coinvolgendo le famiglie e di eventuali altri soggetti implicati negli interventi (volontari, associazioni di
tutela).
- Verifica delle modalità di presa in carico e di valutazione di efficacia degli interventi (con
coinvolgimento delle famiglie nelle azioni di verifica).
STRATEGIA 2
Prevenzione della disabilità causata da traumatismi e da incidenti stradali.
RISULTATI ATTESI
Riduzione dell’incidenza del fenomeno del 10% all’anno e interventi sulle aree critiche per la viabilità.
AZIONI
- Educazione alla sicurezza negli ambienti di socializzazione (sport e tempo libero) e nei luoghi di
lavoro.
- Educazione alla salute propria e degli altri.
- Individuazione e rimozione di fattori ambientali producenti handicap, in particolare a causa di
incidenti stradali.
- Programmi di prevenzione degli incidenti stradali.
STRATEGIA 3
Per una scuola a misura di tutti.
RISULTATI ATTESI
Rapporto sulla qualità dell’integrazione scolastica.
AZIONI
- Verifica della qualità dell’integrazione nella scuola.
- Verifica del turn-over del personale insegnante e della continuità educativa.
- Verifica della qualità e dell’efficacia dei piani educativi individualizzati.
STRATEGIA 4
Eliminare le barriere architettoniche.
RISULTATI ATTESI
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Abbattimento di almeno 2/3 delle barriere esistenti.
AZIONI
- Mappa delle barriere ancora presenti nella città.
- Promuovere la realizzazione di ambienti urbani e di strutture edilizie capaci di garantire mobilità alla
persona disabile (con verifiche preliminari approfondite in sede di autorizzazione).
- Adeguare i mezzi per una mobilità libera del disabile sui mezzi pubblici.
- Favorire maggiori opportunità nell’accesso allo sport e al turismo.
STRATEGIA 5
Un sistema di servizi sociosanitari impegnato a qualificare e a migliorare la propria capacità di risposta.
RISULTATI ATTESI
Applicazione dell’art. 2 del DPCM 14 febbraio 2001 sull’integrazione sociosanitaria.
AZIONI
- Utilizzo delle potenzialità derivanti dal “Registro regionale per l’handicap”.
- Attuazione del pronto intervento sociale e sociosanitario per la disabilità, garantendo servizi di
accoglienza temporanea per emergenze familiari e personali.
- Promuovere la solidarietà di vicinato, le risposte all’emergenza per brevi periodi, i ricoveri di
“sollievo” per la famiglia e tutte le forme utili a mantenere il disabile il più a lungo possibile nella
propria casa.
- Privilegiare la riabilitazione integrata territoriale/domiciliare qualificando ed equilibrando la rete dei
servizi nei quartieri.
- Potenziare le risposte residenziali di tipo comunitario (comunità alloggio e altre residenze assistite)
tenendo conto dei bisogni finalizzati all’autonomia possibile (durante noi e dopo di noi).
- Assicurare percorsi riabilitativi efficaci e appropriati all’interno delle strutture e dei servizi sulla base
delle “Linee guida ministeriali per l’attività di riabilitazione”.
- Passare dalla valutazione della disabilità-invalidità alla valorizzazione delle abilità-capacità personali
al fine dell’integrazione sociale.
- Attuare quanto previsto dal Dpcm 14 febbraio 2001 sull’integrazione sociosanitaria, in particolare
quanto previsto all’articolo 2: valutazione multidimensionale del bisogno secondo i requisiti ICF
(International Classification on Functioning, Disabilities and Health, 2001) e progetto personalizzato
sulla base dei criteri indicati dallo stesso articolo.
Attuare in modo sistematico i livelli essenziali di assistenza, basati su misure di finanziamento, di
offerta di servizi e di indici di efficacia predefinite, verificabili, da garantire nell’intero territorio.
STRATEGIA 6
Una comunità locale che promuove l’autonomia possibile “durante noi e dopo di noi”.
RISULTATI ATTESI
Programma di azione per l’autonomia “durante noi - dopo di noi”.
AZIONI
- Sostenere le famiglie con carichi assistenziali .
- Promuovere progetti per il “durante noi e dopo di noi” in modo da favorire il sostegno all’autonomia
possibile.
- Facilitare l’accesso a banche dati sulle norme, sui servizi esistenti, sui progetti innovativi, sulle
opportunità disponibili.
- Promuovere la conoscenza sulle innovazioni tecnologiche, sugli ausili, sui servizi telematici e di altra
natura facilitanti autonomia e comunicazione.
STRATEGIA 7
Il lavoro: un diritto e una opportunità necessaria per lo sviluppo delle potenzialità di ogni persona.
RISULTATI ATTESI
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Censimento delle esperienze lavorative che evidenziano come l’integrazione lavorativa è possibile e
praticabile.
AZIONI
- Azioni finalizzate a promuovere l’incontro tra la domanda, l’offerta e l’accoglienza nel posto di lavoro,
utilizzando le opportunità derivanti da servizi dedicati, manifestazioni (fieristiche e di altra natura),
orientamento e assistenza (rivolti anche ai datori di lavoro), esperienze professionalizzanti
- Valutazioni delle esperienze efficaci per riprodurle su più vasta scala.
STRATEGIA 8
Una comunità locale che accoglie e che garantisce pari opportunità.
RISULTATI ATTESI
Incremento delle risposte di aiuto domiciliare e di sostegno per la fruizione della città.
AZIONI
- Valorizzare l’apporto del volontariato, dell’associazionismo solidale, delle parrocchie, della
solidarietà di vicinato.
- Realizzare con l’associazionismo e il volontariato di tutela dei diritti delle persone disabili programmi
di integrazione sociale a livello di quartiere e in collaborazione tra quartieri.
- Garantire piena espressione dei bisogni e dei diritti alle persone disabili con deficit sensoriale negli
spazi pubblici (quartiere, comune…) e negli spazi sociali (parrocchie, associazioni culturali,
sportive…).
- Promuovere servizi di aiuto domiciliare alla persona disabile per una vita indipendente.
Inoltre nel Comune di Udine opera dal 1996 l’Agenzia Giovani le cui attività sono rivolte ai giovani dai
14 ai 35 anni.
Le tematiche sociali rientrano tra i punti forti delle progettualità ideate da questa agenzia.
Un esempio attuale di collegamento delle risorse possedute dai giovani per far fronte a importanti
problematiche sociali si è concretizzato nella realizzazione di un calendario da tavolo ad opera di un
gruppo di giovani grafici che collaborano attivamente con l’agenzia.
L’ideazione di questo progetto ha avuto come filo conduttore il tema dell’anno europeo sulla
disabilità ed il suo fine è stato quello di trasformare il concetto di disabilità con il messaggio positivo di
“diversa abilità”.
ATTIVITA’ MOTORIE E SPORTIVE NEL TEMPO LIBERO
DELLA PERSONA DIVERSAMENTE ABILE
prof. Riccardo PATAT
Docente ISEF e collaboratore Azienda Sanitaria
Ringrazio il Comune di Udine per aver organizzato questo convegno e l’Azienda Sanitaria per avermi
chiamato ad intervenire. Premetto che sono un professionista che opera nel mondo della disabilità da più di 10
anni ed in stretta collaborazione con l’Azienda Sanitaria per la realizzazione di progetti finalizzati
all’inserimento di persone diversamente abili nell’ambito sportivo o pre-sportivo.
Sono direttore tecnico di un centro sportivo con piscina e la fascia delicata della disabilità- prima infanziaanziani è sempre stata molto considerata e conseguentemente si sta rafforzando la sinergia tra Azienda
Sanitaria, privato sociale, Aziende, istituzioni scolastiche, Enti Locali e la Federazione Italiana Sport Disabili di
cui sono un tecnico.
La mia relazione vedrà il passaggio da quello che è il tempo libero della persona diversamente-abile inteso
come gioco, fino a quella che può essere un’attività sportiva abbastanza abitudinaria per le disabilità di tipo
fisico o sensoriale, come nel caso dei non vedenti, fino a giungere anche ad una attività agonistica vera e
propria che prevede anche una organizzazione a livelli regionale, nazionale ed internazionale para-olimpico.
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Parlando del tempo libero della persona disabile bisogna prima di tutto esaminare qual’è il suo inserimento a
livello occupazionale; potrebbe essere che la persona disabile può ritagliare un’ora o due al giorno per il
tempo libero. Il tempo libero può essere impegnato in diversi modi: c’è chi cura gli hobby, c’è chi ha la
passione per internet e l’informatica oppure si può applicare nella pratica di attività motorie. Come dicevo
prima si inizia dalle attività motorie che possono essere intese ad un recupero post-traumatico, ad esempio
dopo un incidente stradale, che può iniziare da dei semplici esercizi di rieducazione funzionale dal
fisioterapista, fino ad arrivare, nella fase post-clinica, ad una attività vera e propria di sport seguita non più da
fisioterapisti bensì da tecnici dello sport laureati in scienze motorie o diplomati ISEF. Questo per un
miglioramento che poi diventa un mantenimento della condizione fisica, psicofisica e motoria dell’individuo
disabile.
Ho parlato di attività di gioco - e porto l’esempio dei disabili mentali inseriti in un’ottica di Centro Socio
Rieducativo (gli ex CAMPP) dislocati in Udine e nelle varie città della provincia – partendo da un’attività ludica,
perché esiste una tendenza esploratoria da parte del bambino o del soggetto disabile che deve essere
assecondata o, nei casi in cui fosse necessario, facilitata.
Il movimento spontaneo del bambino deve essere facilitato e l’importanza del gioco stimola anche la
comunicazione. Noi sappiamo che il nostro corpo comunica suo malgrado in continuazione; nulla di meglio
quindi della comunicazione che un bambino diversamente-abile (nel caso di un ritardo mentale) si possa
esprimere attraverso il corpo. Attraverso l’espressività corporea si riescono a capire tante cose: si pensi ai
soggetti con autismo dove la comunicazione a livello oculare che talvolta è assente, o a livello verbale è
totalmente assente, esiste invece a livello motorio la possibilità di riuscire ad interpretare degli stati d’animo e
comunque delle manifestazioni della personalità di quell’individuo.
Il gioco stimola la motivazione: sappiamo che i bambini di 2, 3 anni possono essere motivati a raggiungere
degli obiettivi o dei comportamenti adeguati attraverso il gioco perché esso, quando diventa gioco organizzato,
non essendo più spontaneo prevede delle regole che educano ad un atteggiamento e comportamento civile
(aspetto legato all’educazione civica del gioco) ed ovviamente si sviluppano delle abilità sociali quali:
relazionarsi con il compagno e con gli insegnanti, rispettare le attività ed il gioco dei compagni e
dell’insegnante.
Il gioco è lo strumento attraverso il quale ci si avvicina in seguito allo sport: chi vuole praticare sport avrà prima
giocato ( propedeuticità del gioco).
Il passaggio dal gioco allo sport risulta essere talvolta una naturale richiesta dell’individuo disabile, perché è
appunto una forma espressiva, mentre talvolta si tende a bloccare il movimento di una persona perché lo si
ritiene in quel momento dannoso, invece talvolta bisogna lasciare che questa comunicazione, questa
espressività si manifesti in maniera spontanea e naturale, se sente l’esigenza di confrontarsi e d’impegnare
una parte del proprio tempo libero praticando un’attività appagante che lo porta a migliorare la sua qualità di
vita.
Io ho operato per 10 anni sia in palestra che in piscina ed ultimamente mi dedico di più all’attività in acqua – e
riporto il caso di una persona che ha subito un incidente stradale o sul lavoro e si ritrova in una condizione di
paraplegia, quindi su una carrozzina, e come passi dalla fisioterapia al fatto di voler frequentare una piscina
per praticare il nuoto per migliorarsi , per potenziare gli arti superiori, se gli arti inferiori sono lesionati.
Conseguentemente vi sarà un apprendimento di una tecnica natatoria diversa, quindi adattata alla situazione
particolare di handicap, che porta ad una voglia di migliorarsi, di confrontarsi con se stessi ed in seguito
anche con gli altri. Questo porta alla frequentazione della piscina una volta alla settimana per poi diventare
due volte alla settimana e magari anche tre e diventare quindi un impegno. Vi sono persone disabili che si
allenano quotidianamente – nel campo della disabilità intendo disabili fisici e non vedenti . Quindi questa
voglia di confrontarsi, di migliorarsi, di crescere, porta certamente ad un miglioramento della qualità della vita.
Ora darò dei cenni tecnici.
Attività motoria e sport come strumento di miglioramento: ma di che cosa? Esistono tre requisiti strutturali, tre
requisiti funzionali e personalità.
Per requisiti strutturali si intende la forza, la mobilità articolare e la resistenza (intesa ad es. nel settore delle
disabilità di tipo fisico.). Sicuramente dopo un trauma, nel caso di un paraplegico, ci sarà necessità di praticare
della fisioterapia per recuperare la mobilità articolare e la forza, però alla fine del tragitto fisioterapeutico si è
raggiunto un livello di autonomia base e per continuare con i settori di forza, mobilità articolare e resistenza
(ad es. hand-byke) deve esserci un intervento successivo a quello riabilitativo di competenza del fisioterapista,
che viene preso in carico dal tecnico sportivo specializzato.
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Si parlava prima di barriere architettoniche: talvolta ci sono degli scivoli nelle strutture. Se si pensa ad una
persona paraplegica, sicuramente un disabile-atleta sarà meno in difficoltà rispetto ad un disabile che ha un
tono muscolare piuttosto lasso; conseguentemente è auspicabile la pratica sportiva nelle persone disabili.
Parlavo di tre requisiti funzionali: coordinazione generale, miglioramento del controllo posturale, equilibrio,
rilassamento e tono muscolare.
Per quanto riguarda l’equilibrio di una persona non vedente o paraplegica o ritardata mentalmente, esso
riveste una parte importantissima per la sua autonomia (ad es. poter camminare su un marciapiede) e l’attività
motoria riesce a migliorare e poi mantenere il livello di equilibrio necessario per poter raggiungere l’autonomia
che è istanza fondamentale per permettere alla persona di integrarsi, di entrare in ambienti pubblici, di poter
socializzare.
Rilassamento e tono muscolare sono legati alla forza, e soprattutto al controllo della muscolatura che viene
ben appresa nell’ambiente acquatico (chi sa nuotare sa bene che per stare in acqua e per galleggiare bisogna
essere rilassati). Ad es. immergendo in acqua un soggetto con tetraparesi spastica, se l’acqua è a 29/30° gli
fornirà un principio di rilassamento che deve essere poi indotto e guidato dall’istruttore in quanto è lui che
guida il processo che porta ad una decontrazione muscolare ed a un maggiore equilibrio in acqua e ad una
maggiore sicurezza e tranquillità con tutti i risvolti di acquisizione di stima in sé stessi, di fiducia e di coraggio.
Per quanto riguarda l’orientamento spazio-temporale, posso riportare l’esperienza che sto facendo in questo
periodo con una ragazza non vedente dalla nascita in piscina, con la quale sto lavorando sull’orientamento per
darle una certa tranquillità. Perché se pensate ad un non vedente che cammina in una stanza, lui avrà degli
stimoli fisici forniti dalle pareti, mentre in acqua questa stimolazione è fornita dall’acqua stessa con l’aggiunta
di alcuni disturbi di tipo acustico, soprattutto se la piscina è frequentata.
Per quanto concerne invece l’attività motoria come strumento di miglioramento della personalità, accenno ad
alcuni suoi aspetti :
- l’autostima - la persona si sente appagata, non vede l’ora di tornare, perché si sente forte, si sente che sta
migliorando, non è frustrata.; è quindi importante cercare di lavorare sempre nella fascia di sviluppo
potenziale e bisogna partire da quello che una persona sa fare e porle degli obiettivi che siano
raggiungibili;
- intraprendenza, costanza, fiducia in se stessi e negli altri - le abilità sociali e l’autonomia sono molto
importanti perché tutte le attività che si svolgono con le persone disabili sono finalizzate all’acquisizione
dell’autonomia a livello sociale, nel sapersi relazionare ed a livello di movimento fisico.
Attualmente in regione è nato un corso di laurea in scienze motorie nel quale un po’ alla volta si sta inserendo
anche il discorso di formazione di tecnici laureati per quanto concerne le attività delle fasce deboli, quindi a
partire dalla gravidanza per arrivare alla prima infanzia, alla disabilità ed agli anziani. C’è bisogno di tecnici
competenti dato che talvolta queste attività vengono affidate a persone che pur avendo tanta buona volontà e
caratteristiche umane eccellenti però mancano di una formazione tecnica e delle basi metodologiche e
psicopedagogiche necessarie ai singoli casi.
Ho parlato prima di tre tipi di disabilità - su indicazione della Federazione Italiana Sport Disabili, federazione
riconosciuta dal CONI, che prevede la suddivisione in tre settori :
- settore fisico-motorio , diviso in varie classi a seconda delle varie tipologie di disabilità fisica;
- settore della disabilità psichica o mentale
- settore dei non-vedenti che prevede l’organizzazione di gare sportive in tre categorie B1 (ciechi totali), B2
e B3 (ipo-vedenti).
Esiste un movimento all’interno della F.I.S.D. che si chiama “Special Olimpics” che si occupa
dell’organizzazione di attività e di grandi eventi.
Chi ha seguito la cerimonia di apertura delle Universiadi a Tarvisio ha visto sciare delle persone con disabilità
di tipo fisico (amputati).
Sono scesi sulle piste anche degli atleti non-vedenti con la “guida”. La guida è un’atleta che deve essere molto
forte, deve stare davanti e “guidare” appunto lo sciatore non-vedente (anche qui ci sono diversi livelli: da
quello che non vede, a quello che vede delle ombre per cui riesce a seguire la guida che ha un microfonino
con un altoparlante dietro in modo tale che l’atleta riesce a seguire le indicazioni che la guida gli dà).
Potete ben immaginare quanto lavoro ci sia alle spalle, se pensate che nell’atletica leggera ci sono atleti che
fanno salto in lato, salto in lungo in cui entrano delle componenti di carattere spazio- temporale notevoli.
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Per il ciclismo forse è un po’ più facile in quanto vengono organizzate delle gare con il tandem dove c’è la
“guida” che sta davanti sulla bicicletta ed il non-vedente sta dietro e voi capite bene come il non-vedente si
senta appagato perché anche se non vede dove è diretto, fa dell’attività fisica , si tiene in forma, è contento,
incontra persone, quindi questa è l’importanza dello sport: per uscire, per integrarsi, per uscire dai CSR.
Il tecnico istruttore dovrebbe essere formato dall’Università o comunque da enti che devono dare loro degli
strumenti utili ed adeguati ad operare con i disabili. Gli istruttori devono trasmettere entusiasmo, questo è
fondamentale, perché quasi sempre con i disabili all’inizio si incontra un po’ di refrattarietà e quindi si deve
entrare in sintonia, trasmettere fiducia, si deve creare empatia.
Bisogna anche essere molto pazienti perché i risultati non arrivano subito ed in certi casi di disabili mentali c’è
dietro un lavoro di uno/due anni per vedere dei miglioramenti anche piccoli che però portano l’individuo (ad
anche per l’istruttore) a sentirsi appagati per quello che stanno facendo.
Bisogna avere profonda fiducia nel proprio operato, cognizione di causa e formazione, che poi viene arricchita
dall’esperienza.
E’ anche importante ascoltare eventuali consigli di altri esperti (psicologi, assistenti sociali), il contatto con
l’utente e non dimentichiamoci dei genitori e famigliari che sono al primo posto e tutte quelle persone vicine al
diversamente-abile, perché da tutti loro possiamo imparare qualcosa, affinché con queste sinergie si riesca a
finalizzare un intervento in maniera più mirata.
Proiezione diapositive Giochi Regionali per Disabili – Magnano in Riviera , 25 aprile 2003
Schede allegate
L’adattamento di svariati sport alla pratica da parte di persone diversamente abili offre loro la possibilità di
scegliere tra quelli più consoni alla propria tipologia di handicap.
Infatti, la pratica dello sport e di attività motorie nel tempo libero portano l’individuo diversamente abile ad una
riscoperta della propria fisicità e della propria personalità, contribuendo al miglioramento della propria qualità
di vita.
Lo sport completa l’esistenza rendendo il tempo libero più produttivo ai fini di una integrazione psico-sociale
che crea risvolti positivi sui piani affettivo, motivazionale e cognitivo.
Ciò dovrebbe indurre la società ad adeguare le strutture ma soprattutto il modo di pensare di tutta la
popolazione.
DAL GIOCO ALLO SPORT
Le attività motorie e sportive rivestono un ruolo sempre più rilevante nel tempo libero dell’essere umano. Sin
dalla prima infanzia il gioco rappresenta una importante componente di crescita offerta a livello cognitivo,
affettivo, comportamentale e sociale. Inoltre il giocare in sé costituisce un bisogno primario, rinvenibile in
qualsiasi cultura ed in qualsiasi età, e sottolineato addirittura da studi etologici. Il gioco in generale non è
dettato da obblighi od imposizioni sociali che possono divenire delle restrizioni, bensì da atteggiamenti
spontanei, frutto di libere scelte. Possono esistere delle regole che una volta fissate vengono accettate dai
partecipanti in quanto facenti parte del gioco e soprattutto in quanto scelte e condivise per volontà propria.
Il gioco è il fulcro dello sviluppo affettivo anche secondo Melanie Klein in quanto sin dalla prima infanzia
sostituisce il metodo delle associazioni sociali libere utilizzato dagli adulti, dando al bambino la possibilità di
espressione spontanea. Diversi autori si sono susseguiti nel parlare dell’importanza rivestita dal gioco
parlando con i seguenti termini: “istinto di gioco”, “tendenza esploratoria”, “impulso manipolatorio”, “impulso di
curiosità”, “bisogno di stimolazione”, “motivazione alla competenza”, “attività spontanea”; ed ancora:
“motivazione inerente alla raccolta di informazioni”, “motivazione intrinseca” detta anche “motivazione
cognitiva” (Canestrari, 1984).
Secondo la maggior parte degli autori che si sono occupati del settore “prima infanzia”, fra i quali si annovera
Jean Piaget, il gioco sembra rivestire una funzione predominante nella soddisfazione dei propri bisogni. A sua
volta la soddisfazione di un bisogno risulta essere un fattore intrinseco motivante ai fini dell’apprendimento di
abilità sociali, motorie e cognitive. Il gioco è stato studiato anche secondo prospettive molto diverse che ne
hanno sottolineato la dimensione sociale ed il rapporto con la cultura dominante o gli aspetti strutturali.
Tuttavia la maggior parte degli studi a riguardo non affronta il tema del gioco nella popolazione con disabilità
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cognitive e di altro genere, e soprattutto non è in grado di spiegare la carenza o addirittura l’assenza di attività
di gioco, ad esempio, da parte di bambini con ritardo mentale.
Le attività ludico-motorie sono fra le prime espressioni comunicative del bambino e vanno colte a maggior
ragione nel soggetto con problemi o in situazione di handicap. Vi è un bisogno innato di esprimere delle
emozioni, che nella maggior parte dei casi si manifesta spontaneamente mentre talvolta va stimolato, favorito
o indotto da agenti esterni facilitatori in situazioni adattate alla diversa abilità. Si tratta di creare pertanto delle
SITUAZIONI ADATTATE entro le quali i soggetti chiamati in causa possano trovare degli stimoli motivanti la
partecipazione attiva e aventi la finalità di perseguire obiettivi che portino all’appagamento psico-sociale.
A seconda delle diverse tipologie di disabilità vi saranno degli accorgimenti, che definiamo tecnici e strutturali,
che potranno favorire la partecipazione dei vari soggetti ad una o più attività motorie o sportive. In Italia solo
nel 1992 si è incominciato a parlare “...dell’abbattimento di barriere architettoniche per la pratica di attività
sportive e ricreative delle persone con handicap...”, ebbene, da allora, seppur a rilento, si è iniziato con
l’abbattimento delle barriere architettoniche, ma con quelle di tipo sociale i passi fatti non sono molti: per
fortuna la strada intrapresa sembra essere quella giusta. Speriamo che il 2003 “Anno europeo della persona
disabile” non si risolva in una bolla di sapone!
SPORT E DISABILITA’ PSICHICA
Volendo iniziare a parlare dei soggetti con ritardo mentale e relative disabilità di apprendimento, si sottolinea
l’importanza rivestita dalla pratica di attività sportive come completamento alle molteplici attività didattiche,
creative, ricreative ed occupazionali proposte nell’ambito di un centro socio-educativo diurno o residenziale,
oppure nel tempo libero in genere. Tali attività devono offrire la possibilità di recarsi presso strutture ed
ambienti esterni al centro come ad esempio piscine, palestre, campi da gioco, ambiente naturale, piste per la
pratica dello sci da fondo, boschi, percorsi naturalistici, fiumi, laghi, spiagge, mare, ecc... C’e’ il bisogno di un
ventaglio di stimoli di cui un soggetto in svantaggio ha senz’altro necessità.
Gli stimoli devono provenire da un mondo il più vicino possibile a quello reale e vissuto dal resto degli esseri
umani, con annessi e connessi, le bellezze, i rischi ed i limiti che esso offre. Gli stimoli di cui ogni individuo ha
bisogno sono quelli offerti dall’incontro con persone trovate a bordo vasca o alla reception di una piscina,
quanto quelli dati dall’incontro con un viandante su un sentiero di montagna. Gli stimoli devono pervenire dal
proprio corpo che, impegnato nella pratica di un determinato gesto sportivo o atto motorio, gode del beneficio
dato dal movimento in quanto tale ed utile a favorire la percezione del proprio corpo ed al miglioramento delle
sue potenzialità, con tutte le sue capacità ed suoi i limiti. Gli stimoli dati dalle attività motorie in genere
arricchiscono i soggetti di tratti caratteriologici quali: autostima, autoefficacia, intraprendenza, costanza,
coraggio e determinazione. Gli sport con regole, inoltre, rivestono grandi funzioni pedagogiche sul piano
relazionale e socio-affettivo, in particolare inducono al rispetto delle regole e dei compagni coinvolti nel gioco.
Esiste a livello internazionale il movimento Special Olympics, membro della Federazione Italiana Sport Disabili
– CONI, che regolamenta le svariate attività sportive praticabili dal soggetto disabile mentale e organizza
manifestazioni sportive a carattere regionale, nazionale e internazionale.
SPORT E DISABILITA’ FISICA O MOTORIA
Quando parliamo di disabili fisici dobbiamo fare una distinzione fra disabili fisici dalla nascita (con danno
biologico pre-natale o perinatale) e disabili fisici con danno acquisito in fase post-natale (in seguito a traumi
della strada, infortuni sul lavoro o malattie anche degenerative in corso).
Per i primi vi è una condizione di partenza già svantaggiata che va risolta portando il soggetto alla massima
autonomia possibile in tutte le fasi evolutive, dalla primissima infanzia fino all’età dello sviluppo; nei secondi vi
è una inaspettata caduta delle prestazioni motorie in quanto improvvisamente alcune delle abilità acquisite
negli anni vengono modificate o perse del tutto: ciò porta ad un primo rifiuto di qualsiasi stimolo esterno. La
condizione psico-affettiva e motivazionale del post-traumatizzato, o del malato, risulta essere alquanto
modificata e alla fase acuta del trauma, o alla notifica della presenza di una malattia degenerativa, segue un
periodo “nero” spesso è caratterizzato anche da interventi chirurgici, terapie farmacologiche e fisioterapie. Nel
periodo successivo il disabile fisico, oramai giunto ad una “condizione fisiologica”, ovvero non più da malato,
abbisogna dell’apporto di educatori fisici e tecnici sportivi che dapprima redigano dei percorsi di preparazione
tecnica e poi atletica in vista della frequentazione di piscine e centri sportivi per l’occupazione del tempo libero.
Tali sedute di allenamento possono anche sfociare nella vera e propria partecipazione a competizioni sportive
anche di grosso livello per le quali esiste la Federazione Italiana Sport Disabili che ne disciplina le attività.
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Parecchie persone con disabilità fisica passano dalla fase riabilitativa a quella pre-agonistica scegliendo di
praticare una attività sportiva per occupare il proprio tempo libero. Nella maggior parte dei casi lo sport
praticato dopo il trauma non è lo stesso praticato prima. In diversi casi il disabile non praticava con costanza
alcuno sport prima, mentre nel post-trauma pratica con assiduità una o addirittura più discipline sportive che
offrono al soggetto una piena stima di sé ed una maggiore autonomia personale.
Fra le discipline più praticate citiamo: atletica leggera, nuoto, pallacanestro, tiro con l’arco, vela, sci da fondo,
sci nordico, hockey, tennis, tennis-tavolo, ecc.. .
SPORT E NON VEDENTI
L’importanza dello sport e delle attività motorie nei soggetti non vedenti è presto chiara se si parla di
acquisizione di sicurezza negli spostamenti, organizzazione e orientamento spaziale e spazio-temporale,
acquisizione di fluidità e coordinazione dei movimenti. Queste sono solamente le motivazioni di carattere
tecnico che possono indurre un non vedente alla pratica di una o più discipline sportive. Ve ne sono anche
altre, che favoriscono l’inserimento nella società e che stimolano l’acquisizione di tratti caratteriologici quali
l’autostima, l’autodeterminazione ed il senso del limite.
Il percorso sportivo del non vedente passa attraverso l’aiuto di una guida sensoriale (data dall’istruttore) che
può essere dapprima fisica e verbale per poi essere o solo fisica o solo verbale. Con una serie di strategie che
vanno sotto il nome di prompting & fading (aiuto e riduzione dell’aiuto), si può giungere nell’arco del tempo ad
una acquisizione di relativa autonomia anche in situazioni che inizialmente risultavano ostili. Diverse sono
anche le discipline sportive praticabili dai non vedenti: nuoto, atletica leggera, calcio, goal-ball, torball, sci
nordico, sci da fondo, ciclismo (tandem), ecc. .
Anche per questo settore la Federazione Italiana Sport Disabili ha elaborato dei regolamenti adattati a
ciascuna disciplina per far vivere anche al non vedente le stesse emozioni provate dagli altri atleti.
METODOLOGIE E STRATEGIE PER L’APPROCCIO ALL’AMBIENTE ACQUATICO DEL
DISABILE PSICHICO E DEBOLE MENTALE
L’essere umano è abituato a muoversi e a destreggiarsi quotidianamente in una realtà spaziale e temporale
che trasmette afferenze di tipo visivo e cinestesico. L’aria è l’ambiente di vita fisiologico dell’uomo; è lo stato
dove il nostro corpo trascorre tutta la vita extrauterina infatti “…il cambiamento del mezzo da aereo ad
acquatico, crea una serie di sensazioni, situazioni nuove alle quali l’allievo risponde con reazioni di
adattamento” (1).
L’ambiente acqua risulta essere qualcosa di invasivo, di estraneo, in quanto stimola tutti i nostri organi
percettivi alterando inoltre la situazione cinestesico – vestibolare. E’ uno stato che ci fa ritornare alla vita
intrauterina, ricordandoci che l’essere umano è costituito per il 70% da acqua.
Con questa premessa si intuisce facilmente quanto sia importante un approccio all’acqua favorito sin
dall’infanzia e con l’utilizzo di metodologie adeguate al caso specifico.
Come anticipato, l’acqua offre una molteplicità di stimoli avvertiti dagli organi recettori. Questi stimoli possono
essere piacevoli o meno a seconda di svariati fattori tra i quali la temperatura dell’acqua e il livello di
adattamento o ambientamento.
Sarà fondamentale partire da lontano…e per “lontano” intendo il lasso di tempo che precede il momento di
attività in acqua. Il soggetto debole mentale che deve iniziare una serie di sedute di acquaticità è “ben
consapevole” di quello che sta per andare a intraprendere. Come ogni nuova esperienza questo evento
ingenera nell’individuo delle ansie che possono sfociare anche in una vera e propria angoscia o possono
portare, nei casi più disperati, al rifiuto a recarsi in piscina. Infatti alcuni soggetti non godono di un buon
rapporto nei confronti dell’acqua intesa semplicemente sotto forma di doccia o vasca da bagno: l’acqua è
qualcosa che può infastidire al contatto con il naso, con le orecchie, con gli occhi, ecc.
L’approccio dovrà in questi casi essere basato su proposte di tipo ludico con l’utilizzo di semplici schizzi offerti
dalla doccia, fin dall’ambiente domestico in quanto ambiente “amico”. Una volta giunti al bordo vasca sarà
importante spendere del tempo per l’esplorazione dell’ambiente circostante, in particolare interagendo con
soggetti affetti da sindrome di autismo o in generale con soggetti che vogliano perlustrare il piano vasca come
pretesto per tenersi lontani dall’acqua. Il nuovo ambiente piscina deve essere vissuto e fatto proprio, senza
alcun segreto. Se la piscina dispone di un ingresso in acqua a rampa o per gradini avvaliamocene; l’ingresso
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graduale sarà gradito. Se la piscina non disponesse di rampa o gradini si può pensare di far sedere gli allievi
sul bordo vasca e di giocare a schizzarsi l’un l’altro per poi distendersi in posizione prona con le gambe sul
pelo dell’acqua.
La presenza dell’Educatore-Istruttore sarà ovviamente la chiave fondamentale della riuscita dell’approccio. Per
presenza intendo la costanza nel far sentire il contatto fisico, visivo e relazionale; tali prompts risultano sortire
effetti tranquillizzanti e rassicuranti, che inducono ad una condizione di rilassamento neuromuscolare che ha
per obiettivo quello “…di produrre effetti sul piano somatico e psichico” (4). Una buona acquisizione del
rilassamento consente infatti la soppressione delle tensioni muscolari, un miglior controllo psicomotorio, il
perfezionamento dei gesti ed una più fine conoscenza del sé corporeo. “Il rilassamento presuppone la
discriminazione fra tonico e rilassato relativamente ad uno o più segmenti corporei, favorendo l’affinamento
del proprio schema corporeo…” (5) in funzione di un rapporto di relazione con l’elemento acqua. L’ingresso in
acqua avverrà dalla posizione seduta con l’Educatore–Istruttore in acqua, di fronte all’allievo. Quest’ultimo
sarà in continuazione distratto dalle informazioni erogate atte a creare un diversivo.
Una volta entrati in vasca (primo obiettivo raggiunto) con una altezza dell’acqua che raggiunga circa la vita si
effettueranno della camminate atte ad esplorare il nuovo ambiente, considerando così i nuovi equilibri e
valutando l’entità delle resistenze e delle forze necessarie alla deambulazione in stazione eretta. Tutti questi
stimoli forti giungeranno al SNC che registrerà le condizioni offerte dal nuovo ambiente. Queste possono
inizialmente apparire ostacolanti e sgradevoli ma, “…fortunatamente esistono altri fattori che definiremo
positivi e che sono evidenziati dalla ridotta influenza del peso gravitazionale, dalle modificazioni del sistema
neuromuscolare e cardiocircolatorio, dalle molteplici possibilità di espressione ludiche che l’acqua offre…” (2).
“L’acqua esercita sul nostro corpo uno stimolo termico che determina una vaso-costrizione periferica iniziale
con conseguente allontanamento di sangue dalla superficie cutanea e maggiore afflusso di esso nei visceri
interni con conseguente aumento della pressione arteriosa e acceleramento del polso e del respiro, cui ben
presto seguirà, per controreazione una vaso-dilatazione periferica…” (3).
Il primo periodo di ambientamento dovrà essere vissuto nel più ludico dei modi, ponendo l’allievo in condizioni
che possano alterare o perturbare l’equilibrio del proprio corpo attraverso turbolenze volutamente provocate.
Si badi bene a non eccedere portando l’individuo alla perdita del piacere provato nell’eseguire una
determinata attività. Tutto deve essere finalizzato all’ambientamento. “Il mutamento della postura e
dell’equilibrio, la termoregolazione, i ritmi respiratori sono degli esempi propri delle maggiori difficoltà a cui si
va incontro” (1). Potremo dire di aver conseguito un secondo obiettivo, intermedio, quando l’allievo sarà
divenuto autonomo nella deambulazione e si avvarrà del solo contatto fisico con il bordo vasca. Bisogna
“…lasciare al bambino la propria facoltà come scoperta con i suoi mezzi, delle più convenienti e naturali
soluzioni che l’istruttore prospetta allo stesso per la conquista di un nuovo spazio motorio, offrendogli al
contempo la possibilità di un valido confronto con la realtà sociale che lo circonda” (1).
Una volta esplorato il perimetro della vasca l’allievo si sentirà, per così dire, “padrone” in quanto avrà definito
lo spazio che lo accoglie. Mancano ancora due aspetti: quello della larghezza (intesa come attraversamento) e
quello della profondità che ancora apparentemente non lo preoccupano. A questo punto inizia il percorso
dell’ambientamento che riguarda l’immersione del viso. Si inizierà con attività ludiche a coppie che portino il
soggetto debole mentale ad avvicinare il viso all’acqua senza quasi accorgersene avvalendosi di tutte le
proposte didattiche che un buon istruttore di nuoto deve conoscere. E’ solo quando iniziamo ad immergere la
maggior parte del corpo in acqua che avvertiamo, con una discreta consistenza, la spinta dal basso verso
l’alto che l’acqua esercita su di noi. Possiamo dire che siamo all'inizio del terzo stadio, quello dell’adattamento
alla presenza dell’acqua sul viso. Una volta raggiunto questo obiettivo possiamo affermare di esserci
ambientati!
Inizia ora una fase altrettanto delicata che è quella della modifica dell’assetto del corpo che dalla verticalità si
accinge ad acquisire una stazione prona o supina. La prima è scoraggiata dalla presenza dell’acqua sul viso;
la seconda lo è a causa della sensazione di ribaltamento verso qualcosa di oscuro, di non visibile, per il quale
ci si sente sprovvisti di contromisure.
Per affrontare tali ostacoli bisogna per così dire fare un passo indietro ristabilendo quel rapporto prossemico
favorevole all’ottenimento dell’obiettivo preposto. In particolare il contatto fisico con prese di vario genere
(presa brachiale da avanti, nel caso di scivolo prono; presa brachiale da dietro, sotto le ascelle o in casi più
evoluti alla nuca, nel caso di scivolo supino). “In questa fase sarà da ricercare il controllo di alcune posizioni in
acqua calma sia da proni che da supini. Nel caso del disabile…” psicofisico (n.d.r.) “…il più delle volte si
insegna per primo il galleggiamento sul dorso in quanto questa posizione permette all’allievo di rilassarsi e di
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respirare tranquillamente e all’istruttore di manipolarlo nel modo migliore” (4). La tranquillità ed il rilassamento
porteranno senz’altro ad un buon galleggiamento nonché ad una acquisizione di sicurezza, di autostima e di
caratteri quali il coraggio e l’autodeterminazione. Tali valori psicosociali non possono che portare l’individuo
verso una maggiore e migliore conoscenza di sé stesso. E’ da sottolineare che eventuali patologie organiche,
correlate al ritardo mentale (multihandicaps) e quindi alla disabilità pischica, possono comportare degli squilibri
nel galleggiamento. E’ il caso di emiplegie o paraplegie che, correlate a ritardo mentale, possono complicare
l’acquisizione di un discreto galleggiamento a causa o di una assimetria o per altri motivi di natura
biomeccanica per i quali sarà necessario adottare le metodologie del caso, avvalendosi peraltro del supporto
di un Terapista della Riabilitazione.
(1) Bovi
G., Scuola di Nuoto: - Insegnare divertendo, Ed. Montefeltro, Urbino, 1990.
V., in L.Cottini-A.Fabi, Educazione motoria a scuola, ed. Montefeltro, Urbino, 1990.
(3) Turco C., Gli handicaps: aspetti psicologici, medico-pedagogici, riabilit. , CRAP Napoli, 1992.
(4) Nanetti F., Psicomotricità: il rilassamento in prospettiva relazionale
(5) Patat R., Ed. Fisica e Psicomotoria nell’ambito delle pratiche sportive per disabili, n.149-150 Nuova Atletica:
ricerca in scienze dello sport, Udine, 1997.
(2) Biancalana
INTERNET COME STRUMENTO DI AUTONOMIA PER IL DISABILE
prof. Giorgio BRAJNIK
Docente corso progettazione siti web per disabili – Università di Udine
Buon giorno a tutti. Io mi occupo di capire quali sono alcuni dei principi, delle tecniche, dei metodi e degli
strumenti per costruire dei siti web (Internet) che siano ben fatti.
Nel corso della mia attività di insegnamento sono venuto ad occuparmi anche di aspetti dei siti Internet che
hanno qualche attinenza con i disabili.
L’obiettivo della mia presentazione è quello di cercare di mettere in evidenza come questo tipo di tecnologia
Internet possa avere un ruolo molto importante per i disabili per renderli più partecipativi nella società, per
renderli più autonomi, ma anche dare qualche piccola sferzata virtuale a chi invece gestisce, costruisce,
commissiona questi siti, perché da un punto di vista tecnico non è difficile renderli adatti, adeguati, in modo
che le persone disabili riescano a fruirne in maniera completa , facile e con soddisfazione.
I mezzi tecnici ci sono, quello che manca è da una parte la conoscenza, il sapere che ci sono, il sapere che
non costa poi così tanto farlo e dall’altra, probabilmente, l’ignoranza da parte di chi fa da committente di questi
siti web che, non conoscendo l’esistenza di queste problematiche e di queste possibilità, non pone questi
aspetti nell’elenco dei vari requisiti.
L’accessibilità del web di Internet è qualcosa di intrinseco perché già il suo fondatore Tim Berners Lee nel
1990, colui che ha inventato il concetto di Internet, già dall’inizio aveva previsto che fosse un mezzo di
comunicazione universale che per sua natura fosse tale da non escludere nessuno; questa è una sua
citazione di qualche anno fa: “...la potenza del web sta nella sua universalità. L’accesso da parte di chiunque,
indipendentemente da qualsiasi tipo di disabilità, è un aspetto essenziale del web”.
Cos’è l’accessibilità? Vuol dire rendere il sito percettibile e la persona che lo fruisce sia in grado di vedere,
sentire, toccare in qualche modo il sito, che possa essere utilizzabile, navigabile, che si possa seguire i link,
che si possa riempire i vari moduli con ad es. nome, cognome, etc. e che sia comprensibile a dispetto di alcuni
tipi di limitazione.
Immaginate la vita quotidiana di una persona disabile quanto irta di ostacoli sia: svolgere le normali attività
come comperare e leggere il giornale, risolvere le proprie commissioni in uffici comunali, o in banca o all’ufficio
postale, recarsi in tali uffici, andare a trovare qualche conoscente, comperare il biglietto del treno, partecipare
ad un incontro di quartiere.
Per una persona che vede poco o nulla, che si muove con difficoltà o che è legata ad una sedia a rotelle, che
sente poco o nulla, ciascuna delle attività elencate può essere di una difficoltà tale da portare ad una rinuncia.
A meno che la persona non goda dell'assistenza di qualcun altro. E quindi essere molto meno autonoma.
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Le tecnologie legate ad Internet possono essere usate in maniera proficua per incrementare l’autonomia del
disabile senza dover realizzare un guscio assistenziale. Per un cieco l’utilizzo del web vuol dire, ad esempio,
poter acquistare il giornale e leggerlo senza che nessuno lo debba aiutare od assistere (leggendoglielo per
lui). Basta che usi un PC dotato di un lettore di schermo (un programma che trasforma il testo visualizzato
sullo schermo in suoni) ed acceda ad un sito web che sia adeguato per questo utilizzo. In questo modo, per il
disabile, il PC e Internet aprono una finestra sul mondo: può non solo leggere il giornale, ma chiedere ed
ottenere un certificato dall’anagrafe civile, esaminare il proprio conto corrente in banca e chiedere chiarimenti
sull’ultimo movimento registrato, seguire le lezioni (a distanza) del corso di laurea a cui si è iscritto, interagire
(tramite dei forum ospitati in siti web) con suoi colleghi studenti, ordinare al supermercato la spesa
settimanale. Il tutto stando a casa (con maggiore comodità, sicurezza e minore fatica), senza dover richiedere
alcun tipo di assistenza.
Tutto questo può sembrare una situazione ideale lontana dall’avvenire. Essa è, invece, alla portata di
chiunque oggi. La tecnologia necessaria esiste e, in molti casi, ha dei costi limitati. Il vero problema,
attualmente, è la scarsa considerazione che molti gestori di siti (e di coloro che i siti li realizzano) hanno di tutti
quegli aspetti legati all’accessibilità dei siti web da parte di persone disabili. Così come le strade e gli edifici di
una città dovrebbero essere resi accessibili da parte dei disabili, così anche i siti web possono essere
assimilati a dei luoghi (virtuali) che possono venir sfruttati e visitati dai disabili in maniera autonoma.
L’accessibilità di una pagina web è legata alla possibilità che i suoi contenuti possano essere percepiti,
compresi, e utilizzati da chiunque a dispetto di qualsiasi tipo di disabilità. In molti casi, per sopperire alle
disfunzioni sensoriali, possono venir utilizzati degli strumenti (assistivi) che permettono o facilitano
l’utilizzazione del PC.
Alcuni esempi di strumenti assistivi sono i lettori di schermo, oppure i browser parlanti (quei programmi che
permettono l’accesso alle pagine web e che ne leggono il contenuto testuale), oppure gli ingranditori di
schermo (programmi che ingrandiscono di 3-4 volte una porzione di schermo, a beneficio di coloro che vedono
poco), oppure delle tastiere modificate che facilitano l’utilizzo dei tasti (a beneficio di coloro che muovono le
mani e le dita con difficoltà), oppure dei mouse particolari (con dei tasti per muovere la freccia più a destra,
sinistra, in alto o in basso, sempre a beneficio di coloro che fanno difficoltà ad usare il mouse con precisione).
Altri strumenti assistivi sono semplicemente dati dai programmi e sistemi normalmente disponibili: io, che ci
vedo sempre meno bene, gradisco incrementare la dimensione del testo della pagina visualizzata dal mio
Explorer, e per farlo uso un comando che esso mi rende disponibile. Il mio amico daltonico preferisce invertire
i colori, testo in un colore chiaro su sfondo scuro, e per farlo usa semplicemente delle opzioni offerte dal
sistema operativo.
Però una persona (anche se utilizza strumenti assistivi) può comunque incappare in pagine web che non
possono essere percepite. Ad es. pagine che includono figure, diagrammi che non sono opportunamente
descritte in maniera testuale appariranno incomplete ad un utente privo della vista. Questa persona non potrà
fruirne completamente: la lettura del giornale sarà incompleta, le pagine descrittive dei prodotti del
supermercato saranno impoverite, certi prodotti non saranno nemmeno visibili. Se le pagine che permettono la
richiesta di un certificato di matrimonio sono tali per cui possono essere utilizzate solo tramite mouse (ma non
con la sola tastiera), la persona con delle disabilità motorie potrà non essere in grado di ottenere tale
certificato. E così via con altri problemi.
Ecco perché è importante che il sito sia accessibile: solo così potrà essere fruito da tutti. E in molte più
situazioni di prima.
Tutti i giorni, anche chi disabile non è, usa il telecomando della televisione, usa l’ascensore, usa il corrimano di
una scala, con il passeggino usa le rampe di un marciapiede, sfrutta il segnale sonoro del semaforo che indica
il verde per i pedoni. Tutti questi sono degli accorgimenti che inizialmente sono stati realizzati ad uso esclusivo
dei disabili e che, poi, col tempo, si sono rivelati efficaci anche per i non disabili.
Lo stesso si verifica per il web. Nel momento in cui sono in treno e consulto un sito web con il mio cellulare
wap, è come fossi non vedente dato che le immagini del sito non vengono visualizzate sul telefonino. Se
invece uso il mio calcolatore palmare, in bianco e nero, è come fossi daltonico dato che non sono in grado di
distinguere i colori. Se sono in sala lettura di una biblioteca e consulto un sito multimediale con l’intervista a
Ciampi, è come fossi sordo dato che non posso utilizzare l’audio. Se sono ad una convegno e proietto le
pagine del sito mentre illustro la mia relazione è come fossi ipovedente, perché ho bisogno di aumentare la
dimensione del testo e forse di modificare i colori di sfondo. Se sono ad un chiosco Internet nella sala di un
aeroporto affollato e cerco di comperare il biglietto aereo per il volo previsto tra 1 ora, magari pressato anche
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da una fila di altri acquirenti, ecco che sono assimilabile ad un disabile cognitivo: sono sotto stress, ho fretta e
non devo sbagliare. Similmente se sono alla guida dell'automobile e, col navigatore web al mio fianco, sto
consultando le pagine web dell'azienda che devo andare a visitare per trovare la cartina stradale. Non posso
permettermi di dedicare tutte le mie facoltà mentali al sito, a come ci si naviga e come localizzare i vari
pulsanti che esso prevede.
Si consideri anche che siamo tutti solo temporaneamente abili: prima o poi ciascuno di noi è destinato a
vedere sempre di meno, a sentire sempre di meno, a poter muovere con minore destrezza le mani. L'età
media degli utilizzatori della rete cresce, di anno in anno, e quindi anche le disabilità.
Ecco perchè gli accorgimenti utilizzati per rendere un sito web accessibile ai disabili lo rende automaticamente
utilizzabile ad un numero molto maggiore di persone in situazioni diverse.
Ma su web avviene anche di più. Ci sono alcuni utenti dei siti web che sono invisibili ma estremamente
importanti. I motori di ricerca, ad es., che analizzano le pagine web possono beneficiare enormemente di
pagine che sono accessibili, dato che tutte le cose importanti (contenuti e collegamenti tra pagine) sono
fruibili.
Quelle elencate finora sono delle ragioni etiche e commerciali a favore dell'accessibilità. Ce n'è un'altra molto
importante, di carattere legale. In molti stati la legge impone ai gestori di siti pubblici o di rilevanza pubblica di
offrire siti accessibili. Ad es. negli USA tutti i siti governativi federali (quelli il cui indirizzo finisce con .gov, ad
es. www.whitehouse.gov) devono esserlo. Lo stesso vale a livello statale americano per siti pubblici dello stato
(ad es. del Massachussetts).
Vincoli simili esistono in Gran Bretagna, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Germania.
In Italia esistono attualmente in Parlamento varie proposte di legge che hanno lo stesso spirito e si presume
che entro la fine dell'anno, dato che l'Italia rappresenta la Presidenza Europea e che l'Unione Europea ha
dichiarato il 2003 come anno del disabile, almeno una di quelle proposte di legge veda la luce.
Ma come fare per rendere accessibile un sito web? Quali investimenti (in strumenti, conoscenze, tempo)
bisogna adottare?
Per fortuna l'adeguamento di un sito web costa molto meno ed è enormemente più semplice
dell'adeguamento di un edificio. E costa ancora di meno se l'accessibilità viene considerata fin dall'inizio dello
sviluppo di un sito web.
L'organismo internazionale che governa gli standard legati al web (World Wide Web Consortium, W3C -- sito a
Boston e diretto dall'inventore del web, Tim Berners Lee) già nel 1999 ha promulgato delle linee guida per
l'accessibilità del web, che altro non sono se non un elenco di suggerimenti diretti ai webmaster e
webdesigner su cosa fare e cosa non fare per rendere accessibile un sito web.
Sulla base di queste linee guida, un webdesigner può adottare semplici accorgimenti quali l'associare un testo
descrittivo alle immagini, usare un'organizzazione della pagina che preveda la variazione elastica dei suoi
contenuti se l'utente modifica le dimensioni della finestra, usare una rappresentazione dei caratteri che
permetta all'utente di ingrandirli o rimpicciolirli a piacimento, usare accortezza nell'impiego dei colori, ecc. In
questo modo le pagine web che vengono prodotte risulteranno conformi alle linee guida e, molto spesso,
accessibili quindi anche a chi non usa un browser grafico con tastiera e mouse su uno schermo grande a
colori.
Come si può notare, ci sono molte ragioni a favore dell'accessibilità e molto poche a suo sfavore. L'ignoranza
di chi realizza siti e di chi chiede che vengano realizzati a mio avviso non giustifica lo stato attuale delle cose.
È necessario che i committenti di siti (e in questo includo soprattutto gli enti pubblici e le organizzazioni di
rilevanza pubblica, ad es. quelle relative ai trasporti, alla sanità) sappiano quali sono le conseguenze negative
di avere un sito non accessibile. E quindi i committenti devono pretendere che i realizzatori di siti forniscano
loro delle precise garanzie relative all'accessibilità dei siti prodotti.
Così come dei cattivi geometri e architetti hanno fatto, e continuano a fare, scempio del territorio costruendo
edifici di dubbie qualità estetiche e funzionali, anche i realizzatori di siti hanno fatto, e continuano a fare,
scempio del nostro tempo che speso a visitare siti inutilizzabili, confusi, non funzionanti e non soddisfacenti.
L'accessibilità è un primo requisito per migliorare i siti, ed ha quindi una notevole rilevanza per la nostra
società di domani.
Maggiori dettagli su questo argomento possono essere trovati sul sito http://www.dimi.uniud.it/wq dedicato alla
qualità del web e gestito dal sottoscritto.
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OLIMP.I.C. 2003 – OLIMPIADE DELLE DIVERSE ABILITA’
Sig. Fabrizio FORGIARINI
Assessore alla Cultura del Comune di Codroipo e rappresentante del Comitato OlimP.I.C. (Olimpiade delle
diverse abilità)
Buon Giorno a tutti. Il Comune di Codroipo coordina una associazione di 14 Comuni che svolge attività
culturali che si chiama P.I.C. (Progetto Integrato Cultura) da cui deriva un pezzetto del nome del progetto che
abbiamo avviato quest’anno, denominato appunto OlimPIC, a significare la particolare attenzione rivolta al
mondo dello sport. A parlare di questo progetto siamo oggi qui in tre persone del Comitato organizzatore.
Noi membri del Comitato ci siamo trovati all’inizio dell’anno in corso - ed essendo il 2003 l’ ”Anno delle diverseabilità” - a pensare di organizzare qualcosa su questo tema.
Dato che il P.I.C. è costituito dagli Assessorati alla Cultura dei rispettivi Comuni, all’inizio ci siamo posti il
dubbio se per un progetto con queste caratteristiche poteva essere più giusto e naturale coinvolgere, nella
parte organizzativa, gli Ambiti, che si occupano dei servizi socio-assistenziali, oppure, per quanto riguarda la
parte più prettamente sportiva, i Servizi che si occupano di sport.
Però in seguito abbiamo pensato che si poteva affrontare il tema sotto un profilo diverso, cioè quello culturale
e comunicativo (la socializzazione, il confronto, lo scambio di esperienze), per valorizzare anche i limiti di tutti i
soggetti coinvolti e non solo di quelle persone che hanno delle limitazioni di carattere fisico oppure mentale.
Per fare questo abbiamo pensato che era importante creare delle occasioni che fossero di normalità, in cui
una persona dà sfogo alle proprie passioni, passa dei momenti di allegria, di gioco e convivialità. Questi sono
i valori che avevamo in mente all’inizio e che poi sono maturati nel corso del tempo, confrontandoci con chi in
questo settore lavora o si trova a vivere.
Per far questo abbiamo costruito un comitato stabile ed anche aperto, a cui hanno partecipato tanti soggetti,
dalle istituzioni alle associazioni, cercando tutti di dare un contributo per creare un percorso condiviso che
potesse lasciare delle tracce per domani, anche quando il progetto sarà giunto al suo compimento.
Una cosa che ci ha colpito molto è stata la straordinaria collaborazione che abbiamo incontrato, sia a livello di
istituzioni ed associazioni sportive e culturali, ma soprattutto a livello di singole persone che quotidianamente
sono in contatto con i disabili.
E’ stata rivolta particolare attenzione al tempo libero con i suoi momenti di svago, affrontando il tema della
disabilità, cercando di dare al tutto una leggerezza - termine che ben può riassumere questo progetto - una
leggerezza però consapevole, sapendo quindi dove, con chi e per cosa stavamo lavorando, il che conferiva
un approccio serio al nostro progetto.
Abbiamo organizzato tantissime manifestazioni che non si sono ancora concluse (si concluderanno a gennaio
2004).
Il nome del progetto “OlimPIC” richiama alla mente attività di tipo sportivo, però non sono state le uniche.
Abbiamo pensato a dei momenti di svago in generale, con giochi sportivi non competitivi e la parte più
propriamente olimpica, con gare di handibyke, di basket e di nuoto, ma anche ad una serie di appuntamenti
teatrali, musicali, mostre artistiche, in cui abbiamo avuto l’occasione di sfruttare, in senso buono, una
produzione che fa capo al Comune di Udine, tramite questo calendario delle Officine Creative, realizzato in
collaborazione con dei ragazzi disabili, le cui immagini abbiamo usato come base per un concerto e lettura di
poesie di una persona diversamente abile.
Concludo dicendo che questa iniziativa ci ha molto avvicinati ad un paese straniero grazie alla sensibilità di
alcune persone (3 atleti diversamente abili ed il loro segretario della Federazione Nazionale) che, malgrado il
limite della lingua, quando abbiamo spiegato loro il perché volevamo realizzare questo progetto, hanno
dimostrato una tale disponibilità che è stata poi il simbolo di tutte le altre che abbiamo incontrato sul nostro
percorso. Grazie per l’attenzione.
Scheda allegata
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Foto courtesy Danilo De Marco
OLIMP.I.C. 2003 è l’olimpiade delle diverse abilità.
Un programma molto vasto e molto articolato: iniziative sportive, culturali e di approfondimento, che si
terranno da giugno a dicembre 2003 nel Friuli e in Europa.
Il 2003 è stato proclamato l’anno Europeo delle Diverse Abilità.
Un nuovo approccio culturale con tutte le componenti della società, per far sì che qualsiasi proposta – di
spettacolo, di approfondimento – sia potenzialmente partecipabile da tutti.
CHE COS’E’ e PERCHE’ OLIMP.I.C.?
14 Comuni del Medio Friuli si ispirano e condividono i principi evidenziati dalla “dichiarazione di Madrid” nel
marzo 2002, firmata da 400 persone delegate dall’Unione Europea per la proclamazione dell'anno 2003
quale Anno Europeo delle Persone Disabili.
OlimPIC è l’evento che vuole diffondere la conoscenza dei diritti di oltre 50 milioni di cittadini europei con
disabilità.
Il P.I.C. mette a disposizione delle associazioni di volontariato, socio-assistenziali e di solidarietà presenti
sul territorio del Medio Friuli, il proprio know-how (la propria rete di relazioni ed i propri usuali strumenti di
progettazione e programmazione), riservando alle associazioni stesse ruoli quanto più ampi possibili
(dall’ideazione alla realizzazione).
Già dal gennaio 2003 si forma un gruppo in seno al P.I.C. che inizia questo percorso di condivisione.
Dapprima, in assemblea, viene affrontata e superata la definizione che ingabbia la vocazione e la missione
del P.I.C. entro scenari ed obiettivi prettamente culturali (Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli).
I primi colloqui preparatori avutisi con i responsabili delle associazioni presenti sul territorio, da un lato
hanno evidenziato il riconoscimento del ruolo di coordinamento del P.I.C., dall’altro hanno messo in luce
come il P.I.C. possa dirsi pienamente “integrato” col territorio solo includendo nella propria
programmazione e nel proprio modus operandi anche la progettazione coordinata e condivisa con le realtà
– tutte – presenti sul territorio, e dunque anche e soprattutto con quelle che promuovono il ruolo attivo e
l’integrazione delle persone diversamente abili.
E’ la prima volta che il P.I.C. si impegna in un progetto così ambizioso e delicato:
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www.olim-pic.org
l’olimpiade delle diverse abilità
la vita da un diverso punto di vista
Le persone diversamente abili con la loro progettualità ci aiutano a migliorarci e a pensare la vita da un diverso punto di vista.
OLIMP.I.C. è un evento di straordinaria portata per tutto il Medio Friuli.
OlimP.I.C. ci accompagna per nove mesi in un percorso che tocca tutti i Comuni del Medio Friuli e li rende partecipi di un
straordinario progetto di coinvolgimento che trova il suo sostegno proprio sull’intelaiatura data dal volontariato e dai movimenti
culturali, sportivi, istituzionali con l'attiva partecipazione di Provincia di Udine (Assessorato alle Politiche Sociali), Fondazione Cassa
di Risparmio di Udine e Pordenone, il patrocinio del FISD Sezione Regionale (Federazione Italiana Sport Disabili) e con il sostegno
di Coop Consumatori NordEst, Cabert, Calligaris Group, Dipharma, Variolo.
Un mix di sport e cultura. Un punto di incontro e di partenza per parlare, confrontarsi, divertirsi, riflettere, giocare insieme;
una incredibile raccolta di significati che spaziano a 360° e riguardano i cittadini del nostro territorio.
Tutti potranno dare il loro significato a ciò che si vedranno capitare intorno e tutti potranno sentirsi partecipi di questo enorme
movimento che toccherà le oltre 60.000 persone che vivono nell’area P.I.C. Ma non solo loro; infatti ci saranno ospiti da altre
Regioni d’Italia e dell’Europa.
Per meglio seguire eventi, manifestazioni, gare sportive, per conoscere i luoghi, le possibilità ricettive e per comunicare con gli
organizzatori, ma anche per scambiarsi opinioni e pareri, è in funzione un sito internet ( www.olim-pic.org ) ed un indirizzo di posta
elettronica: [email protected]
NUMERI e indirizzi UTILI
Sito Ufficiale Olimpic: www.olim-pic.org
E mail: [email protected]
Informazioni
Servizio Informagiovani Codroipo c/o Biblioteca Civica di Codroipo Via XXIX ottobre tel. 0432 908198 [email protected]
Ufficio Cultura Comune di Codroipo Via Italia, 1 Tel. 0432 905107/905467
Sig. Claudio GREMESE
Rappresentante Associazione “La Pannocchia” di Codroipo
Buon Giorno a tutti. La nostra Associazione “La Pannocchia” ha anch’essa partecipato al Progetto OlimPIC.
E’ nata 7 anni fa, costituita da genitori di disabili, e fin dall’inizio ha cercato di focalizzare i propri progetti su
una cosa per noi molto importante: la qualità della vita. Qualità della vita considerata sotto diversi aspetti,
come ad es. facendo partecipare i disabili ad attività sportive; da quel giorno ad oggi la nostra associazione è
riuscita a raggiungere vari obiettivi.
Oggi stiamo gestendo un gruppo-appartamento nel quale ospitiamo permanentemente 7 ragazzi. Questi
ragazzi vengono continuamente sollecitati, facendoli partecipare ad attività sportive (ad es. in piscina) ed
attività creative.
Abbiamo quindi ideato un progetto, nell’ambito dei progetti innovativi della Provincia, che si chiama “Progetto
Armonia”, nel quale, per un anno, i ragazzi hanno svolto attività di pittura e ceramica. Queste loro opere sono
state esposte nell’ambito del progetto OlimpP.I.C. e direi che parlare di diversamente abili in questo caso è
veramente azzeccato, perché le opere che sono riusciti a produrre sono veramente eccezionali e chi le vede
conclude che sono opere che un pittore dilettante forse non sarebbe riuscito a fare.
Tra i nostri progetti sulla qualità della vita ci siamo anche occupati di uno tra i più gravosi problemi dei disabili,
che è quello denominato “dopo di noi”.
Il “dopo di noi” significa che un giorno questi ragazzi resteranno senza un appoggio familiare, resteranno
quindi soli e perciò abbiamo avviato un progetto, che ha ricevuto l’appoggio dei Comuni, della Provincia, della
Regione e soprattutto l’appoggio di tutti gli abitanti dell’ambito Medio Friuli, i quali hanno notevolmente
contribuito, anche dal punto di vista economico, affinché quest’opera, che darà ospitalità a 14 ragazzi, sia
completata per la fine di ottobre 2003.
E’ un’opera importante per tutto il Friuli perché, anche se esempi di questo tipo ce ne sono – ad es. un altro
sta partendo nella Provincia di Udine per disabili gravi - c’è sempre comunque bisogno di questi centri, dato
che oggi non esistono più le famiglie allargate di un tempo e molto facilmente i disabili restano soli.
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I centri vanno costruiti secondo la Legge 328, cercando di offrire una grossa qualità, che vuol dire far vivere a
questi ragazzi il più possibile una vita normale, fatta anche di piccoli accorgimenti.
Questi ragazzi sono coscienti delle loro non-abilità, ma se riescono a fare delle cose da soli sono contenti e la
loro qualità di vita aumenta, aumenta realmente e psicologicamente.
Io sto parlando di disabilità in modo molto limitato perché, come padre di una ragazza disabile psico-fisica, mi
interesso soprattutto di disabili psico-fisici, anche se non ignoro gli altri.
Questa opportunità che l’Europa ci ha dato, riconoscendo il 2003 come anno del disabile, e questa grossa
organizzazione che è stata OlimPIC, è stata una delle tante opportunità di rendere noto a tutti quali siano le
problematiche legate alla disabilità.
Soprattutto io spero di far capire che il disabile è una persona come noi, che deve vivere la sua vita
degnamente, come tutte le altre persone. Già esistono delle grosse differenze tra le persone normo-dotate: ci
sono quelle più intelligenti e quelle meno intelligenti; quindi perché dobbiamo continuare a classificare questo
mondo e non cercare invece di superare le barriere?
Prima il professor Brajnik parlava dei siti web: io stesso, essendo appassionato di informatica, ho costruito un
sito web e vi ho inserito dei bottoncini con delle immagini invece del testo, quindi anch’io questo errore l’ho
commesso.
Per concludere vorrei dire che tutti dobbiamo fare uno sforzo nella direzione della qualità della vita, che in
questo momento è la cosa che più mi sta a cuore; perché ci sono disabili meno gravi, gravi e gravissimi ed è
difficile definire quale sia il livello di gravità in cui il disabile non abbia coscienza di sé stesso, della vita che lo
circonda ed in qualche modo non comunichi con gli altri, e quindi cerchi un suo spazio vitale, spazio che noi
dobbiamo cercare di creare ed offrirgli, perché da solo non ce la fa. Grazie per l’attenzione.
Sig. Giorgio ZANMARCHI
Presidente Società Sportiva FAISPORT
Buon Giorno. Vi ringrazio per l’opportunità concessami di poter parlare dei ragazzi e grazie anche ad OlimPIC,
una grande manifestazione che ci ha dato la possibilità, una volta ancora, di uscire sulle piazze. E’ molto
importante parlare dell’organizzazione degli avvenimenti al pubblico, ma anche della famiglia del disabile, che
è fondamentale, e dello sport.
Per essere breve dirò che bisogna distinguere i diversi livelli di disabilità, perché se ad es. noi prendiamo in
considerazione la persona paraplegica - e la FAISPORT è una Società che dà la possibilità a tutte le persone
con diverse patologie di poter fare dell’attività sportiva - questa persona può prendere la macchina, può venire
all’allenamento; dunque è indipendente dalla famiglia, fa quasi una vita normale.
Poi prendiamo in considerazione il ragazzo che può essere grave, meno grave o normo-dotato: e qui
interviene la famiglia. La famiglia normalmente tende ad essere chiusa ed a non mostrarsi; oggi la situazione è
migliorata, ma anni addietro essa non voleva uscire con il proprio problema. Ecco perché un’associazione
sportiva come la nostra fa sì che la famiglia sia molto partecipe all’avvenimento sportivo, anzi deve essere
partecipe per forza, perché se non porta il proprio figlio sul luogo dove si pratica l’attività sportiva, il ragazzo
rimane a casa.
Se noi dovessimo fare delle attività solamente con i ragazzi disabili saremmo sempre allo stesso punto di
partenza, non avremmo risolto niente; invece così, con il coinvolgimento delle famiglie, c’è voglia di fare e
voglia di emergere.
Vorrei ora riferire un piccolo episodio: all’inizio, nel 1995, quando abbiamo cominciato le nostre attività,
abbiamo chiesto uno “spazio acqua” in piscina al Palamostre di Udine - dato che riusciamo a far nuotare tutti i
nostri ragazzi - abbiamo avuto una difficoltà che ci ha toccato il cuore, perché ci siamo sentiti dire che
abbiamo rubato uno spazio acqua ai normo-dotati. Abbiamo superato anche quell’ostacolo ed oggi i nostri
ragazzi eseguono gli allenamenti in piscina assieme agli altri; secondo me questa è una conquista
eccezionale, è una conquista che porta le loro famiglie a far parte di quel ambito speciale che attiene ai
ragazzi, e facendo più vita sociale hanno maggiori possibilità di scambiare le proprie idee ed opinioni.
Queste sono conquiste che si raggiungono grazie allo sport; grazie ad esso noi facciamo delle attività che ci
accomunano, ci legano gli uni agli altri, ci fanno sentire tutti uguali.
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Tutti uguali se riusciamo a fare, come nel caso di OlimPIC, manifestazioni fra normo-dotati e disabili, tutti alla
pari, senza nessun problema, anche perché questi ragazzi, con il loro problema mentale o fisico, ma
accompagnati dalla famiglia, riescono a dare tantissimo.
Abbiamo avuto l’incarico dalla Provincia di avviare un progetto, intitolato “Incontrandoci”, che coinvolgeva dei
ragazzi disabili e due classi della scuola elementare di Pozzuolo, realizzando con loro varie attività, anche
delle rappresentazioni teatrali.
Siamo riusciti a dare molto a quelle famiglie ed a quei ragazzi, penso nella fattibilità di quel progetto; ad es.
quando hanno provato le difficoltà che dovrebbe incontrare un disabile (abbiamo messo loro dei guanti a
manopola e li abbiamo fatti abbottonare la camicia: questa diventa una cosa quasi impossibile); hanno provato
che cosa vuol dire avere una disabilità, cioè quello che una persona può trovare come fardello sin dall’inizio
ma anche durante il corso della vita; e comunque quella persona ha delle risorse, le risorse di un amico.
Bene, noi abbiamo fatto quest’esperienza e mi auguro che ne faremo altre, tutti assieme, per far sì che i
ragazzi stiano con il pubblico e la gente normo-dotata. Anche voi signori avete un bagaglio di cui tener conto
per tutta la vita ed apprezzerete, secondo noi, ancora di più la fortuna che avete. Grazie.
BREVI INTERVENTI DEL PUBBLICO:
** Io sono il dott. Antonino Coceancig e parlo a nome dell’Università di Udine- Pagnacco, Dip. Medicina
Veterinaria. Quello che ho notato è che non avete preso in considerazione il rapporto uomo-animale dal punto
di vista terapeutico. Volevo sapere qualcosa riguardo a questo tipo di rapporto ed in pratica alla possibilità di
entrarvi progettualmente.
In questo periodo l’Università di Udine-Pagnacco sta lavorando in questo settore ed ha intenzione di
collaborare, visto e considerato che è un’attività di tipo interdisciplinare, con altre strutture. Lo studio ha lo
scopo principale di valutare se effettivamente ci siano degli effetti placebo (dal punto di vista terapeutico) nel
rapporto uomo-animale oppure se ci siano realmente degli effetti (così come sono stati rilevati negli Stati
Uniti, in Canada ed in Inghilterra), o altre attività di tipo assistito (quindi non necessariamente con uno scopo
terapeutico). Grazie.
Risponde il prof. Riccardo Patat :
Non ce ne siamo dimenticati, infatti esiste la “Pet therapy” e se ne parla da parecchio negli Stati Uniti. In Italia
esistono dei centri di “ippoterapia”, o semplicemente di equitazione, rivolta a soggetti con disabilità non solo di
tipo cognitivo, ma anche di tipo fisico, come nel caso dei paraplegici o dei non vedenti. Direi che gli effetti
benefici ci sono senz’altro, anche se parlare di ippoterapia in termini di effettiva terapia forse è un po’
eccessivo, infatti adesso la cosa si sta rivedendo un po’. Comunque, in campo sportivo, ci sono anche qui ad
Udine dei maneggi che si adoperano per fare in modo che persone diversamente abili possano usufruire di
questa attività.
Nel pordenonese si opera forse ancora di più che in provincia di Udine: c’è un’associazione che si occupa
proprio della formazione di tecnici di ippoterapia, rivolta a fisioterapisti, diplomati ISEF o comunque tecnici del
settore.
** Buon giorno a tutti. Sono Ernestina Tam (presidente Comitato Associazioni Disabili Provincia di Udine) e
volevo portare il saluto delle Associazioni a questa assemblea e complimentarmi con gli organizzatori. Io ho
ascoltato con molto interesse tutte le cose che sono state dette e le condivido.
In particolare però voglio fare una breve riflessione sulla relazione della dott.ssa Zamaro.
La dott.ssa Zamaro nel suo lavoro di organizzatrice per il Progetto socio-assistenziale di Città Sane, ha voluto
oggi presentare una relazione che è un programma che l’Amministrazione Comunale dovrebbe svolgere ed
attuare durante il percorso di questa nuova amministrazione appena eletta.
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Quello che noi ci auguriamo è che le cose che la dott.ssa Zamaro ha detto, ma soprattutto ha individuato con
cognizione di causa e con lo stretto rapporto di collaborazione avuto con le associazioni, vengano veramente
attuate. E questo desidero sottolinearlo proprio in presenza di alcuni Assessori che sono oggi qui con noi.
Sono rimasta anche molto colpita dalla collaborazione che l’Università di Udine, attraverso i siti Internet,
potrebbe fornire alle nostre categorie ed io credo che riporterò in seno al Comitato ed alla Consulta regionale
questa possibilità di collaborazione con il Dipartimento di Matematica ed Informatica dell’Università, proprio
per correggere tutti quegli svarioni che noi molte volte registriamo quando interpelliamo Internet e questo non
soltanto per apportare delle correzioni ma, come diceva il prof. Brajnik, per una maggiore lettura e fruizione
delle cose che ci interessano.
Un grazie a tutte le persone e le associazioni che durante questo anno, dichiarato anno europeo della
disabilità, hanno in qualsiasi modo ed in qualsiasi forma realizzato delle manifestazioni che non siano state
delle semplici celebrazioni, questo era il motivo che ci preoccupava di più.
Nel 1981, anno dichiarato dall’Onu “Anno internazionale dell’handicappato” noi abbiamo fatto una grossa
campagna di sensibilizzazione presso tutte le amministrazioni comunali e le istituzioni per evidenziare allora il
problema della disabilità . Sono passati più di 20 anni e molte cose sono state fatte. Io mi occupo di disabilità
da ben 34 anni; credo di avere una memoria storica ed anche politica perché ho seguito attraverso le
istituzioni, in particolare l’istituzione regionale, questo problema e devo dire che sono stati fatti grossi passi.
Tuttavia il percorso è ancora molto lungo ed io credo che, come ben diceva prima la dott.ssa Zamaro, si tratta
di una mentalità culturale, di un salto di qualità che deve coinvolgere un nostro modo di pensare, di capire ed
un nostro nuovo modo di interpretare la disabilità. Io mi auguro che le manifestazioni - che non siano
celebrazioni - porteranno nel futuro a migliori risvolti ed ad una migliore qualità della vita. Grazie.
** Io sono consigliera di una Associazione che ha sede a Reanuzza (vicino a Reana del Rojale) e mamma di
un disabile.
La nostra Associazione che si chiama “Insieme si può”, riunisce 14 ragazzi e le relative famiglie; siamo
convenzionati con l’Azienda Sanitaria, siamo quindi una Onlus.
La nostra Associazione è presente sul territorio dal 1987 ma è da circa 5 anni che ci siamo effettivamente
avviati con le attività per i ragazzi.
I nostri ragazzi fanno equitazione, piscina; abbiamo attivato un appalto con alcune ditte per far fare loro dei
lavori manuali e le loro attività si svolgono presso un centro. I ragazzi lavorano in cucina, fanno attività di
giardinaggio, etc..
Adesso ci stiamo attivando per il “dopo di noi” che è la cosa più importante; per il momento sono previsti circa
6 posti letto (più avanti aumenteremo le disponibilità) e fra qualche mese inizieremo questa nuova esperienza.
Dopo tutti gli interventi ascoltati stamattina, vorrei evidenziare una considerazione.
Tutte le Associazioni, anche quelle oggi qui presenti, lavorano ognuna per conto proprio; non esistono
momenti d’incontro e di verifica del lavoro svolto e da svolgere; così, secondo me, si sprecano tante energie
preziose che potrebbero invece essere convogliate in una maggiore collaborazione, lavorando tutti assieme,
sentendoci veramente accomunati da un unico obiettivo. Grazie.
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SECONDA PARTE – POMERIGGIO
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I PROGRAMMI DELLA CITTA’ DI VIENNE (F)
PER LE PERSONE DIVERSAMENTE ABILI
Sig. Régis COLLON – Capo di Gabinetto della Città gemellata di Vienne (Francia)
Buongiorno a tutti.
L’idea di realizzare un progetto sul tema della disabilità e dell’accessibilità è, di fatto, un'eccellente idea.
Perché? Molto semplicemente perché penso che sia dovere di una municipalità portare delle risposte a questi
problemi. Si sa che su dieci persone della Comunità Europea, una è portatrice di disabilità. Tuttavia, spesso,
non tutte le disabilità vengono prese in considerazione nelle politiche sociali delle municipalità. Per un cieco,
per una persona su una sedia a rotelle, le difficoltà non sono le stesse; il trattamento delle soluzioni è dunque
diverso.
A partire da questa constatazione ci si potrebbe chiedere: qual’è la responsabilità dei Comuni? che cosa
possono fare per facilitare la vita delle persone diversamente-abili nelle città? Io penso che, oltre alla nozione
di tempo libero, che è il tema del colloquio di oggi, bisognerebbe forse prima di tutto, ragionare in termini di
accessibilità.
In effetti, l’accessibilità di tutti a tutto non dovrebbe, forse, essere un diritto?
A Vienne come in tutte le altre città, il problema esiste. “L’équipe” della municipalità attuale ha la forte volontà
di migliorare la quotidianità delle persone disabili. Ed è in questo spirito che un Consigliere Municipale
Delegato all’Handicap, un’unica persona referente per le disabilità, è stata nominata con lo scopo di riflettere
su questo problema e proporre soluzioni per facilitare il quotidiano delle persone disabili. Per Vienne non è
soltanto una novità ma è anche la dimostrazione della volontà dell’équipe municipale di prendere in
considerazione la nozione di disabilità nelle politiche sociali che vuole portare avanti. Tuttavia, prima di
presentare alcune azioni realizzate a Vienne, vorrei illustrare in poche parole l’aspetto finanziario.
Spesso, per noi Comuni, non è la voglia di realizzare che manca ma bensì i mezzi finanziari.
Ogni realizzazione, ogni progetto, ha un costo maggiore causato dagli interventi specifici resi necessari. In
quest'ottica, per ogni progetto che la città di Vienne vuole realizzare, essa presenta una richiesta di
sovvenzioni presso strutture dipartimentali, strutture regionali o presso lo Stato. Semplicemente perché queste
strutture, il Consiglio Generale, il Consiglio Regionale, lo Stato, hanno creato delle politiche decisioniste in
questo campo e questo permette di ottenere dei finanziamenti complementari.
Al di fuori dell’aspetto finanziario, perché non è il solo, bisogna lavorare con tutte le associazioni che ci
permettono di conoscere le differenti disabilità, di capirle meglio e di integrarle nelle nostre riflessioni.
Esistono a Vienne una ventina di Associazioni che lavorano nel campo delle disabilità: sia associazioni
d'ascolto, sia associazioni che accolgono, che informano, sostengono, difendono, curano o aiutano queste
persone a trovare un impiego. Ci sono anche istituzioni legate al Governo e che sono presenti con strutture
locali.
Tutte devono lavorare insieme, mano nella mano. Ogni anno, a Vienne, per iniziativa del Consigliere
Municipale Delegato, vengono organizzate tre o quattro riunioni in comune con tutte queste associazioni.
Nell’ambito della sua politica per la salute e la solidarietà, Vienne ha voluto portare un’attenzione particolare
alle persone disabili.
Che queste disabilità siano motorie, sensoriali o cognitive; purtroppo, si ha ancora troppo spesso tendenza a
prendere in considerazione soltanto le disabilità motorie, mentre le persone sorde o cieche incontrano
importanti difficoltà per spostarsi nelle città ed accedere alle attività quotidiane. Non bisogna neanche
dimenticare le persone che hanno delle difficoltà cognitive e che hanno bisogno di una segnaletica chiara ed
efficace.
Non bisogna neanche dimenticare le persone anziane che, anche se non sono disabili, incontrano anch’esse
delle difficoltà; l’aiuto alle persone disabili è, e resterà, una delle nostre priorità.
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La priorità è, come ho già detto, di migliorare l’accessibilità nelle città che è la prima condizione per ogni
azione di inserimento per le persone disabili. I trasporti, gli edifici, l’urbanistica, la viabilità, gli alloggi, tutti
questi temi devono essere studiati per permettere una maggiore accessibilità alle persone disabili.
In termini di realizzazioni su due anni, vi presenterò adesso alcune azioni che riguardano i parcheggi,
l’urbanistica, l’informazione, il trasporto, lo sport e la gioventù e l’impiego.
Per quanto riguarda i parcheggi, ogni città francese riserva dei posti alle persone disabili. A Vienne, abbiamo
voluto che questi posti riservati corrispondessero a delle normative tecniche.
Abbiamo dunque visualizzato questi spazi al suolo con una segnaletica di colore blu perché siano ben visibili,
circondati da bordure di colore arancione e abbiamo inoltre allargato questi posti auto per la semplice ragione
che, quando una persona con una sedia a rotelle vuole uscire dalla sua macchina, deve avere lo spazio
necessario. I posti per le persone disabili devono dunque essere allargati.
Abbiamo anche riservato, in prossimità del centro città, una decina di posti supplementari sulla rete stradale,
così più persone possono sostare.
Abbiamo anche rafforzato, come in ogni altra città, il controllo della polizia perché, come sapete, ci sono a
volte alcune persone che non esitano ad occupare questi posti per loro maggiore comodità. Non vogliamo che
queste cose si sviluppino a Vienne e quando un veicolo è parcheggiato su questi posti, viene
sistematicamente controllato; questi posti sono accessibili esclusivamente alle persone che hanno sulla loro
macchina un distintivo che, in Francia, si chiama GIC o GIG ; GIC per Grandi Invalidi Civili e GIG per Grandi
Invalidi di Guerra.
Infine, sui posti riservati, un’ultima misura molto importante è stata presa su iniziativa del Conseil Municipal
d’Enfants (Consiglio Comunale dei Ragazzi) che raggruppa i giovani tra i sette e i dodici anni, molto sensibili a
questo problema della disabilità. Hanno proposto che dei pannelli - con dei messaggi a volte forti - siano
installati su tutti i posti riservati alle persone diversamente-abili di Vienne al fine di indurre le persone normodotate a rispettare questi posti. Per citarne uno solo che, a mio parere è molto esauriente: “Se tu prendi il mio
posto, prendi anche il mio handicap”.
Per quanto riguarda l’urbanistica, azioni minori sono state realizzate. Per prima cosa è stato realizzato un
ascensore all’Ufficio del Turismo di Vienne.
Abbiamo anche realizzato un piccolo palco attrezzato che può accogliere trenta posti per persone disabili
all’interno del Teatro Antico. Non soltanto trenta persone possono accedere a questa pedana ma anche i loro
accompagnatori, dato che il Teatro Antico di Vienne accoglie ogni anno numerosi spettacoli tra cui il ben noto
Festival di Jazz.
Dei servizi igienici pubblici, anch’essi attrezzati e adattati, sono stati realizzati in prossimità del centro; la rete
urbana è stata modifica in alcuni punti per creare piccole pendenze tra il marciapiede e la strada al fine di
permettere alle persone con mobilità ridotta di accedere più facilmente ai negozi. Ben inteso,
sistematicamente è prevista una concertazione tra le associazioni, gli eletti e gli addetti ai servizi, per la
valutazione di tutti i lavori da realizzare sulla rete stradale.
Per quanto riguarda l’informazione, è stato creato un punto “info-handicap”, direttamente presso il Comune,
aperto tre giorni la settimana con una persona permanente, anch’essa disabile, stipendiata dalla città.
Questo punto informativo ha ricevuto il riconoscimento della “sécurité sociale” (INPS) dipartimentale e offre
alle persone portatrici di handicap, e alle loro famiglie, un’informazione completa e diversificata su tutte le
disabilità. Semplicemente perché pensiamo che quando nasce un bambino con un handicap, la famiglia si
trova in una grande fragilità psicologica e quindi non bisogna dimenticare queste persone; è nostro dovere
dare loro qualche supporto.
Per quanto riguarda il trasporto, un’altra iniziativa: abbiamo messo a disposizione un mini-bus che si chiama
handi-bus. Permette di trasportare, su richiesta, sia persone anziane che persone disabili su tutto il territorio di
Vienne. Nello stesso tempo, perone singole, associazioni, istituzioni possono rivolgersi a questo servizio;
inoltre, non soltanto queste persone vengono trasportate ma vengono anche accompagnate e assistite; una
persona può scendere del bus accompagnata da qualcuno che può aiutarla ad entrare nei negozi ed
effettuare i suoi acquisti.
Per quanto riguarda lo sport e la gioventù, tema di questo incontro, anche se, come ho già detto, non è la
direzione principale sulla quale avanziamo, abbiamo aderito ad una disposizione nazionale che si chiama
« handiscol ». Questa disposizione ha come scopo di favorire l’integrazione dei bambini disabili in un ambiente
scolastico ordinario, cioè non mettendo questi bambini in strutture in cui si ritrovano con altri compagni disabili
ma integrandoli in ambienti scolastici normali, classici, tradizionali.
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Diamo anche un forte sostegno all’associazione « handisport » riconoscendo agli sportivi un vero e proprio
status di atleta e riconoscendo ogni volta che ci è possibile le loro performance atletiche. Abbiamo a Vienne
diversi campioni di Francia handisport in discipline come il tiro con l’arco, il tiro con la pistola ed altro.
Quest’anno, durante l’estate 2003, abbiamo cercato di accogliere in centri estivi dei bambini disabili mettendo
a loro disposizione delle strutture e del personale più adatti, più specifici affinché questi bambini siano
completamente integrati con bambini “normali”. Forse mischiando le differenze, si può fare in modo che, a
lungo termine, la situazione migliori, sensibilizzando i bambini molto presto, facendo capire loro che ci sono
delle persone che sono diverse, e quindi si possa fare grandi passi in avanti in questo campo.
Un’altra cosa molto importante per le persone disabili è il lavoro. Come in altri dipartimenti francesi, Vienne ha
aderito a dei programmi che favoriscono l’impiego e la formazione delle persone diversamente-abili.
Tuttavia, cerchiamo anche di accompagnare queste persone nelle loro pratiche amministrative soprattutto
quando presentano la richiesta di riconoscimento dello status di disabile.
In Francia questo status si chiama COTOREP; dopo che questo status è stato accordato a delle persone
disabili e quando queste persone trovano un impiego, lo status permette al datore di lavoro di beneficiare della
riduzione dei contributi nell'assumerle. Si tratta dunque di un aiuto finanziario, una specie di premio, per
facilitare l’inserimento delle persone disabili. Cerchiamo anche di lavorare con le Associazioni specializzate, di
cui una esiste a Vienne e si chiama OHE (Operazione Handicap Impiego); quest’associazione accoglie le
persone disabili e le mette in contatto con le imprese affinché possano trovare un impiego.
Ed è proprio perché la città di Vienne vuole ampliare tutti i suoi sforzi verso queste persone, che la
municipalità ha definito più priorità per gli anni 2004-2006.
In collaborazione con l’OPAC, che è l’Ufficio che gestisce gli alloggi sociali a Vienne, degli studi sono stati
realizzati per costruire un insieme di piccole case che facilitano l’accesso in casa alle famiglie che hanno un
bambino "autistico".
Abbiamo anche integrato la nozione di diversa-abilità nella costruzione del futuro polo “piccola infanzia” che
sarà un polo con vocazione sociale e raggrupperà più servizi per i bambini in tenera età, in termini di
accessibilità ma anche in termini di integrazione in queste strutture di associazioni o istituzioni legate alla
disabilità.
In collaborazione con la comunità di integrazione, un altro studio è in fase di realizzazione per creare delle
linee di trasporto urbano che siano regolari, con dei bus attrezzati in modo da permettere alle persone in sedia
a rotelle di potervi facilmente accedere.
E’ anche possibile prendere in considerazione l'adattamento di alloggi dell’OPAC per renderli accessibili alle
persone disabili.
Ma il grosso progetto negli anni 2004-2006 è la creazione di una strada, di un sistema di accessibilità a tutti
gli spazi e gli edifici pubblici. Si tratta di un programma che sarà scaglionato nel tempo per evidenti ragioni
finanziarie.
Il primo che abbiamo scelto e che dovrebbe essere realizzato all’inizio del 2004 è un po' legato alla struttura
della città di Vienne. Si tratta di una strada attrezzata tra l’Ufficio del Turismo, che si trova verso il Rodano, la
stazione ed il futuro polo multi-modale di trasporto.
In questo spazio, più azioni saranno realizzate: prima di tutto realizzare uno scivolo normalizzato e prolungato
con una bordura su alcuni edifici pubblici di modo che tutti possano accedervi; creare una rampa di accesso ai
distributori di biglietti e alle cassette della posta; visualizzare questa via con una linea bianca in vinile che sarà
incollata sui marciapiedi; rifare tutte le graniglie dei marciapiedi di modo che una persona cieca o con sedia a
rotelle possa avanzare tranquillamente; spostare alcuni ostacoli (piccoli cippi al suolo, panelli) sui quali si può
inciampare ed installare dei semafori sonori per le persone non vedenti. Questo primo progetto ha un costo
di circa 30.000 Euro. Non è enorme ma questo rappresenta un gesto simbolico ed è un esempio che illustra
forse meglio la volontà di Vienne di impegnarsi per e con le persone diversamente-abili.
L’accessibilità è veramente per noi la base dell’autonomia di tutti i disabili ed è su di essa che vogliamo
convogliare i nostri sforzi prima di ogni altra cosa. Più sicurezza, più comfort, più integrazione per tutti.
Questi primi progetti realizzati e gli orientamenti per l’avvenire rappresentano forse una speranza: quella di
non pensare più in termini di differenza ma di favorire le similitudini tra le persone. Grazie.
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I PROGRAMMI DELLA CITTA’ DI NEATH PORT TALBOT (GB)
PER LE PERSONE DIVERSAMENTE ABILI
Sig. Colin PREECE
Direttore Servizi Sociali della Città gemellata di Neath Port Talbot (Galles)
Mi ha fatto molto piacere aver avuto la possibilità di parlare, in occasione di questa importante conferenza, con
colleghi di livello internazionale in merito all'approccio adottato da Neath Port Talbot nei confronti della
disabilità e del tempo libero.
Una persona su sei nel Galles, vale a dire circa il 17% della popolazione è affetta da una forma di
menomazione fisica o sensoriale, difficoltà d'apprendimento o problemi di salute mentale.
Prendendo in considerazione l'area di Neath Port Talbot, si è stimato che circa 22.400 persone sono disabili e
il Consiglio ha ritenuto prioritario promuovere i diritti di queste persone, affinché possano divenire parte
integrante della società e partecipare alle attività della comunità.
Il Consiglio comunale di Neath Port Talbot riconosce la validità del modello sociale di disabilità.
Si tratta di un'idea sviluppata da persone disabili e rappresenta il fondamento per il movimento di vita
indipendente.
In base a questo modello, il problema è rappresentato dalla società e non dalla persona disabile.
La società crea delle barriere nei confronti dei disabili e queste barriere non sono solo architettoniche, ma
derivano anche dagli atteggiamenti discriminatori che negano ai disabili un'accessibilità totale ai propri diritti
umani.
Se la società è il problema, allora la soluzione ovvia è offrire accessibilità ai servizi e alle attività che invece di
rendere disabili, consentono alle singole persone con menomazioni di essere abili. Tuttavia in una società,
caratterizzata da atteggiamenti e convenzioni in continua trasformazione, questo rappresenta una sfida
immensa.
La Legge sulla Discriminazione dei Disabili introdotta nel 1995 definisce il disabile come un individuo affetto da
una menomazione fisica o mentale, che ha un sostanziale effetto avverso e a lungo termine sulla sua capacità
di svolgere le normali attività giornaliere. La legge ha l'obiettivo di rendere illegale le discriminazioni nei
confronti delle persone disabili e a lungo termine migliorerà l'accessibilità ai servizi. Tuttavia, sarà necessario
ancora del tempo prima che tutte le strutture ed i servizi siano totalmente accessibili alle persone disabili. Fino
ad allora, i disabili avranno una possibilità di scelta molto limitata sulle attività che saranno in grado di seguire.
Per le persone non disabili, la decisione di prendere parte ad una determinata attività dipende soprattutto
dall'inclinazione, dalla motivazione e dall'interesse personale. Possono decidere di andare a teatro, di giocare
a football, di recarsi in palestra, di incontrare gli amici, di andare in biblioteca oppure al college e così via
continuando con una lista infinita. La sola difficoltà è rappresentata dalla scelta dell'attività alla quale si
desidera prendere parte, o del club dove andare.
Al contrario, le occasioni e le possibilità di scelta messe a disposizione di molte persone disabili sono
estremamente limitate.
Prendere parte ad eventi sociali, ricreativi o sportivi presenta molte difficoltà che variano in relazione al livello
di abilità delle persone:
Hanno bisogno di aiuto per vestirsi prima di uscire?
Devono essere accompagnati?
Sono in grado di arrivare alla loro destinazione facilmente? Ad esempio l'autobus, il taxi oppure il
treno possono ospitare una sedia a rotelle?
Se hanno una menomazione visiva - possono raggiungere facilmente il luogo designato per
l'appuntamento?
Il luogo dove devono recarsi è accessibile?
Il luogo designato per l'appuntamento è dotato di strutture per consentire ai disabili l'accesso alla
toilette?
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Se desiderano prendere parte ad un evento sportivo, è presente una squadra locale alla quale
possono unirsi? (tenendo sempre a mente che le persone disabili devono praticare un determinato
sport in relazione alla propria menomazione)
Avranno bisogno di un'attrezzatura particolare?
Sono in grado di sostenere le spese aggiuntive per raggiungere il luogo designato per l'incontro?
Lo sport e il tempo dedicato allo svago dovrebbero rappresentare un momento di divertimento, ma per molte
persone disabili i problemi legati al prendere parte a determinate attività possono demoralizzare ed essere
causa di frustrazione.
Sono molti gli ostacoli da superare e il fatto stesso che le persone ricevano dei riconoscimenti per lo sport ad
ogni livello, è una dimostrazione dell' abilità e non della disabilità.
Le barriere esterne che determinano la mancanza, da parte delle persone disabili, di possibilità di prendere
parte alle attività fisiche, sono state ampiamente discusse. Esse comprendono una serie di problematiche tra
le quali:
La mancanza di informazioni
La mancanza di sostegno fisico ed emotivo
La mancanza di strutture appropriate
I problemi con i mezzi di trasporto
Le barriere finanziarie, che impediscono ad una persona giovane con una menomazione di praticare dello
sport, costituiscono un ulteriore problema. Il costo di una sedia a rotelle sportiva parte da circa 3.000 sterline e
solitamente quest'attrezzatura deve essere sostituita dopo un anno. Sono pochissimi i centri sportivi o le
scuole che ottengono delle agevolazioni nei finanziamenti per consentire alle persone disabili di fare una
prova o di vedere se sono dotate del potenziale per avere successo nello sport scelto. Per questi motivi, non
stupisce il fatto che tanti giovani non sono in grado di praticare lo sport che desiderano e che molti disabili si
sentono isolati, esclusi e diversi.
Quando si parla di accessibilità allo sport e al divertimento si tende a pensare alle vie di accesso agli edifici e
alle strutture, come se la presenza di rampe, di toilette accessibili, di porte automatiche e di parcheggi per i
disabili rendesse immediatamente possibile un mondo di uguaglianza in grado di offrire ai disabili la stessa
accessibilità ai servizi riservata alle persone non disabili. Rendere accessibili gli edifici è solo l'inizio. Le
domande alle quali successivamente occorre rispondere sono le seguenti:
Le persone disabili una volta entrate nell'edificio cosa possono fare?
E ancora più importante: Cosa vogliono fare?
Il principio fondamentale è che la scelta delle attività dovrebbe riflettere le preferenze e le aspirazioni delle
persone disabili.
Ho parlato delle barriere che devono essere rimosse, offrendo ai disabili una maggiore possibilità di scelta e
l'opportunità di prendere parte in maniera più ampia alle attività ricreative e di svago.
Il Consiglio, in collaborazione con i partner del volontariato, si sta impegnando molto per offrire migliori
opportunità e accessibilità alle attività di svago durante il tempo libero.
Il Consiglio comunale di Neath Port Talbot, in partnership con la Federazione delle Associazioni sportive per il
disabile (Federation of Sports Associations for the Disabled), si avvale della collaborazione di un responsabile
addetto allo sviluppo dello sport per disabili nel Galles
Tutte le 22 autorità unitarie presenti nel Galles hanno un addetto allo sviluppo dello sport, che opera a nome
del Disability Sport Cymru.
I principali obiettivi del Disability Sport Cymru sono i seguenti:
Creare nuovi club e dare consigli professionali ai club esistenti
Aumentare il numero delle persone disabili iscritte ai club sportivi
Coordinare corsi di addestramento per gli allenatori e i volontari che siano accessibili localmente
Creare strutture locali per le gare che possano portare ad attività a livello regionale e nazionale.
Inoltre, i club sportivi tradizionali a livello locale hanno sviluppato i propri servizi per consentire alle persone
disabili di integrarsi con altri soci nello sport da loro scelto: club per il tiro con l'arco, judo, football e atletica
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attualmente hanno tra i propri iscritti delle persone con menomazioni. Inoltre, si sono svolti dei Coach
Education Workshop (Incontri per la formazione degli allenatori) per consentire agli allenatori di essere
preparati ed in grado di adattare il proprio allenamento alle esigenze dei disabili.
A livello nazionale, il documento del Dipartimento per la Cultura, i Media e lo Sport: "Oltre il 2002 - una
struttura del Dipartimento per la cultura, i media e lo sport per l'azione sulla disabilità" ("Beyond 2002 – A
DCMS Framework for Action on Disability") espone quello che il Dipartimento, gli enti responsabili e la società
possono fare per contribuire a realizzare una completa uguaglianza nei confronti delle persone disabili. Il
piano d'azione è relativo al periodo tra il 2003 e il 2006 ed è basato su tre obiettivi principali:
Garantire l'accessibilità e la piena partecipazione da parte delle persone disabili alle attività culturali,
sportive e d'intrattenimento, comprendendo anche la possibilità di lavorare in questi settori
Garantire che le persone disabili vengano consultate e che le loro esigenze siano considerate come
linee di condotta da implementare e sviluppare e
Compiere dei passi in avanti per promuovere l'uguaglianza nei confronti delle persone disabili.
I mezzi di comunicazione svolgono un ruolo chiave nell'indirizzare e rafforzare la percezione, da parte del
pubblico, del legame esistente tra le persone disabili e lo sport.
Ad eccezione di Paralympics, i media prestano poca attenzione allo sport per disabili rispetto a quello
tradizionale.
Sono state mosse delle critiche affermando che gli eventi sportivi per disabili vengono presentati come storie
di vita umana, e non semplicemente prendendo in considerazione i risultati ottenuti a livello sportivo. A sua
volta questo contribuisce ad una mancanza di modelli del ruolo che lo sport ha per i disabili. Le persone che
partecipano a questi eventi solitamente vengono dipinte come atleti sulla sedia a rotelle o individui con
menomazioni visive - piuttosto che essere identificate come atleti che si distinguono per i propri meriti.
Una delle atlete gallesi più conosciute e di successo è Tanni Grey Thompson. Ha compiuto performance di
livello internazionale nel corso degli ultimi tredici anni, in distanze che variano dai 100 metri alla maratona. Le
13 medaglie conquistate in occasione delle Paralympics, le nove classificazioni premiate con medaglia nella
maratona di Londra e la serie di record britannici e mondiali rendono i suoi risultati insuperabili non sono nelle
attività sportive per disabili, ma anche negli altri sport.
Tanni ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali il terzo posto nel BBC Sports Personality of the Year
2000, il BBC Wales Sports Personality of the Year e il titolo di ‘Welsh Woman of the Year" ("Donna gallese
dell'anno"). Inoltre, è stata inserita nella Millennium New Years Honours List e recentemente è risultata essere
tra i quattro atleti che si sono classificati tra i primi 50 grandi personaggi dello sport, in base ad un sondaggio
svolto da una pubblicazione di livello nazionale nel Regno Unito.
Tanni rappresenta un modello per i giovani, indipendentemente dal fatto che siano disabili oppure no. Una
ragazza disabile di 14 anni di Neath Port Talbot che adesso gareggia nelle competizioni junior a livello
nazionale e regionale in numerosi eventi sportivi, afferma che Tanni le ha dato l'ispirazione per intraprendere
l'attività sportiva.
La ragazza ha dichiarato che prima di iniziare a praticare sport, non aveva vita sociale, i contatti con i suoi
coetanei dopo l'orario scolastico erano molto limitati e si sentiva esclusa. Aveva poca fiducia in se stessa, e
prima di dedicarsi allo sport non pensava che sarebbe riuscita a fare qualcosa e si limitava semplicemente ad
esistere.
L'addetto allo sviluppo dello sport per disabili nel Galles, assunto dal consiglio comunale di Neath Port Talbot,
ha incentivato il suo interesse per lo sport, alimentato anche dai successi ottenuti da Tanni. La stessa
ragazza ha dichiarato che il suo prossimo obiettivo è imparare a guidare per essere più indipendente ed
andare all'Università.
La sfida per i creatori di linee di condotta e i fornitori di servizi è garantire che la mancanza di accessibilità allo
sport e alle strutture per l'intrattenimento, compresa l'attrezzatura, non ostacolino il raggiungimento del
successo da parte delle persone. I disabili devono avere il diritto di scegliere quale attività praticare e
prenderne parte pienamente nel rispetto delle proprie capacità in qualità d'interpreti, funzionari, aiutanti o
amministratori.
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La consapevolezza dei problemi della disabilità non dovrebbe essere lasciata alle persone disabili solo per
evidenziarne la gravità. È necessario realizzare una “responsabilità collettiva” in grado di offrire a tutte le
persone la possibilità di avere le stesse opportunità, nel lavoro, nell'accessibilità alla formazione, alla salute e
al divertimento.
Lo sport per le persone disabili non dovrebbe essere visto solo come una terapia, ma come un elemento che è
in grado di offrire le stesse opportunità di contatto sociale e di divertimento, che per le persone non disabili
sono scontate.
ATTIVITA’ DEL TEMPO LIBERO PER I DISABILI
NELLA CITTA’ DI ESSLINGEN am NECKAR
Sig. Bruno RAAB-MONZ
Direttore Servizi Sociali della Città gemellata di Esslingen am Neckar (Germania)
A Esslingen esiste una fitta rete di Associazioni, Società e gruppi di auto-aiuto attivi con e per disabili.
L’amministrazione cittadina stessa considera un suo compito:
1. organizzare una piattaforma per lo scambio e la coordinazione tra i responsabili,
2. offrire ai disabili un Ente di assistenza per fornire informazioni relative alle varie possibilità di incontro
e di tempo libero, e in particolare
3. ricordarsi sempre di strutturare le condizioni di vita nella nostra Città secondo le esigenze dei disabili.
Concretamente ciò viene messo a punto grazie agli incaricati per le attività per disabili, dal punto di vista
organizzativo invece tramite il Servizio sociale della Città.
Gli obiettivi sopra citati vengono messi in pratica nel modo seguente:
Per il punto 1: Scambio e Comunicazione
A questo proposito esiste un gruppo di lavoro per le attività con i disabili. La direzione è affidata agli incaricati
dell’amministrazione cittadina. I rappresentanti di tutte le Associazioni e di tutti i Gruppi si incontrano quattro
volte all’anno per scambiarsi le esperienze e per informare gli altri delle attività svolte. Nello stesso modo
vengono discusse questioni di tipo specialistico per continuare lo sviluppo delle proposte delle Organizzazioni,
ma anche la possibilità di una maggiore comprensione della popolazione nei confronti degli interessi dei
disabili.
Un’attività di spicco di questo gruppo di lavoro è la pubblicazione di una guida della città per disabili. Oltre alle
indicazioni sulle possibilità di parcheggio e sulle toilette attrezzate per accogliere i disabili, sono
particolarmente utili le precise indicazioni sull’assenza di barriere architettoniche degli edifici pubblici, ma
anche di ristoranti, negozi e locali per il tempo libero. Un sostegno importante anche per una partecipazione
equa alla vita pubblica ed alle feste ed alle altre attività per il tempo libero nella città.
La guida della città per disabili sarà messa a disposizione ed illustrata nel corso del convegno.
Per il punto 2: Ente di assistenza e consulenza
Nell’Ufficio degli incaricati per i disabili esiste una tabella riassuntiva di tutta la gamma di proposte delle
Associazioni cittadine che vengono prese in considerazione per questo gruppo sociale. Oltre alle diverse
attività delle Organizzazioni impegnate in maniera particolare con i disabili, esistono anche nel caso specifico,
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Associazioni sportive, organizzazioni giovanili o strutture di tipo culturale che offrono delle proposte per il
tempo libero.
Verrà illustrata nel corso del convegno la partecipazione regolare di un gruppo di disabili mentali, di età
compresa tra i 14 ed i 60 anni, all’allenamento di tennis da tavolo di un’Associazione sportiva.
Di conseguenza nel caso specifico questo Ente rilascia informazioni e fa da tramite con i servizi competenti,
come ad esempio l’Ufficio di consulenza abitativa.
Per il punto 3: Una città libera da barriere architettoniche
Compito centrale e permanente della politica e dell’amministrazione è la progettazione di vie, piazze, opere
dei mezzi di trasporto pubblico della città senza barriere architettoniche, per poter permettere alle persone con
limitazioni motorie di muoversi senza rischi.
Questi aspetti vengono verificati accuratamente durante la compilazione dei piani regolatori anche dagli stessi
interessati, in particolare le persone su sedia a rotelle e i non vedenti, ed eventualmente proposti in modo
preciso all’interno di un parere per la revisione della progettazione.
A questo proposito, il gruppo di lavoro per le attività per disabili ha fondato già 15 anni fa un cosiddetto
“Comitato lavori di costruzione” che si occupa regolarmente, anche con la partecipazione degli Uffici tecnici
della città, di tutti i programmi di costruzione; ad esempio attualmente si sta occupando dello spiazzo
antistante la Stazione ferroviaria, del Salone delle Feste, degli autobus a piano ribassato, ma anche della
costruzione di parcheggi per disabili, degli impianti semaforici e dell’abbassamento dei marciapiedi.
Solo la possibilità di muoversi senza rischi negli spazi pubblici permette ai disabili una partecipazione
disinvolta (o per lo meno con la minor necessità possibile di aiuto da parte di terzi) alle proposte per il tempo
libero e alla vita sociale e culturale della città.
Lo stesso dicasi per i nuovi mezzi di informazione; in questo modo l’ingresso di Internet nella città di Esslingen
è conforme alle norme relative all’assenza di barriere architettoniche. La rete dei cosiddetti PC pubblici,
accessibili al pubblico, è altresì disponibile per l’utilizzo da parte dei disabili.
Verranno illustrati nel corso del convegno i dettagli relativi ad un sistema sviluppato sui PC pubblici utilizzabili
ad Esslingen nell’ambito di un progetto di ricerca a livello nazionale.
Creazione della consapevolezza nei confronti degli interessi dei disabili
Che i disabili possano partecipare effettivamente con disinvoltura a tutte le proposte presuppone tolleranza ed
un approccio naturale da parte delle persone non disabili. Queste ultime rifuggono il contatto disinvolto e
paziente con persone manifestamente affette da disabilità, per lo più dovuto alla non conoscenza di questo
mondo e per mancanza di esperienze al riguardo. In questo caso è ancora maggiore la necessità di agire.
In Germania i disabili sono cresciuti, hanno studiato e sono stati incoraggiati in maniera particolare in strutture
speciali già da bambini e da ragazzi. Solo da pochi anni sono state create gradualmente le premesse per
permettere una educazione integrativa e la partecipazione alle regolari lezioni scolastiche grazie al sostegno
individuale, il che contribuisce anche ad un rapporto naturale tra le persone.
In realtà purtroppo la situazione è ancora tale per cui i disabili si ritrovano nei loro gruppi, quindi in spazi
protetti, che sono anche il centro delle loro attività durante il tempo libero. Ciò avviene regolarmente per i
disabili sistemati in speciali pensionati o che si dedicano ad un lavoro secondo le loro possibilità in un’officina
per disabili. Accompagnati da specialisti o da collaboratori a tempo pieno -dediti a questa attività sulla base di
una tariffa specifica – offrono loro una ricca possibilità di scelta fra numerose attività: gite, week-end e
vacanze, visite a mostre e possibilità di frequentare piscine, progetti creativi oppure possibilità di assistere a
manifestazioni sportive.
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Le Associazioni e i gruppi di auto-aiuto più piccoli hanno un programma molto vario - a seconda di quel che
riescono a fare per coinvolgere le persone non disabili al di là dei familiari che si mettono a disposizione a
titolo onorario per incontri o per attività in comune - nell’ambito di un impegno della cittadinanza. In questo
modo spesso le proposte di questi gruppi sono possibili solamente ad intervalli di lunga durata.
Nelle manifestazioni pubbliche, nelle feste e nelle cerimonie la partecipazione dei disabili si percepisce molto
poco se non quando essi compaiono in gruppo accompagnati dai loro assistenti.
L’”Anno europeo dei disabili” è quindi un’occasione particolare per facilitare agli interessati la partecipazione
equa a tutte le attività per il tempo libero e per poter spiegare, anche a tutta la popolazione, che i disabili
hanno le stesse esigenze in termini di comunità, partecipazione e comunicazione come tutti gli altri cittadini.
Con lo slogan „Mittendrin statt außen vor“ (= al centro della società, nessuno escluso) si deve perseguire
l’obiettivo, in una varietà di proposte, di stabilire contatti che si sviluppino nel tempo.
La comprensione per le condizioni di vita dei disabili dev’essere approfondita e riconosciuta, e bisogna capire
che per i disabili è allo stesso modo importante svolgere delle attività di rilassamento nel tempo libero.
Perché noi tutti dovremmo tenere ben presente una cosa: noi tutti abbiamo degli handicap, noi tutti siamo
minacciati dal pericolo di diventare disabili. Non essere disabile è un privilegio che ci può venir tolto in ogni
momento.
LA POLITICA SOCIALE PER I DISABILI
NELLA CITTA’ DI VILLACH (A)
Sig. Klaus DOLLESCHAL
Consigliere della Città gemellata di Villach (Austria)
La politica sociale è un’esigenza fondamentale della Città di Villach, infatti è stato istituito un servizio sociale,
in media ogni 5 abitanti.
Proprio negli anni passati l’offerta è stata ampliata, secondo le varie esigenze, sulla base di un piano sociale
già iniziato ed in continuo aggiornamento. Entrerò successivamente nei particolari di questo piano sociale,
unico nel suo genere per tutta l’Austria.
In questo contesto vorrei sottolineare che il concetto di integrazione, nella nostra città, ha un alto valore e che,
come mostreranno gli esempi seguenti, da molto tempo esso non è solo più una frase fatta.
Tuttavia è necessario rinnovare costantemente, nell’ambiente pubblico, la consapevolezza nei confronti dei
disabili e dei loro problemi quotidiani.
Attualmente a Villach più di 1500 persone sono registrate ufficialmente come „disabili“.
Le cifre non rilevate dalle statistiche sono tuttavia molto maggiori e dalle stime risulta che almeno il 30 % della
popolazione della Città di Villach soffre di una disabilità.
L’immagine che la nostra società si costruisce nei confronti dei disabili è fortemente marcata da compassione,
carenze e pregiudizi: noi dobbiamo lottare contro questa immagine. L’obiettivo da perseguire dovrebbe essere
la sostituzione della compassione con la comprensione e il sostegno all’integrazione.
Per questo motivo abbiamo preso molto sul serio l’ ”Anno Europeo del disabile”.
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Condizioni di base
L’assistenza ai disabili viene erogata dal Land della Carinzia in conformità alla Legge sull'assistenza della
Carinzia e ricade quindi sotto la competenza di detto Land.
Cosa intendiamo con tutto ciò?
Provvedimenti per la reintegrazione dei disabili in ambito lavorativo e nella vita quotidiana, ma anche sostegni
finanziari a queste persone per spese personali dovute alla disabilità.
Per questo compito la Città di Villach verserà Euro 1.500.000 (calcolato sul numero di abitanti) al Land della
Carinzia.
Oltre a ciò la Città di Villach versa altri Euro 7.800.000 di spese obbligatorie ed Euro 1.100.000 di prestazioni
volontarie nella sfera sociale.
Proposte per bambini e giovani
Cosa propone la Città di Villach ai bambini e ai giovani?
La Città di Villach gestisce 12 scuole materne con 3 gruppi pre-asilo e 6 doposcuola con integrazione su tutto
il territorio (bambini con menomazioni e bambini normali nello stesso gruppo), per cui anche durante il periodo
delle vacanze sono disponibili una scuola materna e un doposcuola con integrazione.
I bambini imparano con molta naturalezza che le persone sono diverse tra loro, sviluppano meno paure di
contatto nei confronti delle disabilità, acquisiscono un rapporto disinvolto con l’ “essere diverso” e riescono ad
accettare meglio anche le proprie singolarità.
Inoltre viene offerta una assistenza pedagogica ambulatoriale, attraverso pedagoghi di scuole materne
speciali che sono impegnati ad aiutare ogni singolo bambino e sostengono i processi infantili di sviluppo con
un incoraggiamento mirato.
Per i bambini dislessici vengono messi a disposizione dei trainer qualificati secondo le necessità.
Effetti positivi si riscontrano anche nello specifico con la pedagogia motoria, il metodo Montessori e la
cibernetica.
In tal modo l’integrazione, nel settore dell’assistenza ai bambini, esiste anche nella formazione scolastica,
dalla scuola elementare fino alla conclusione della scuola dell’obbligo e su tutto il territorio.
Diverse istituzioni che assistono giovani con menomazioni dopo la scuola dell’obbligo, ad esempio
l’Associazione „autArk“, ricevono un forte sostegno finanziario.
L’Associazione „autArk“ si propone come servizio specialistico di integrazione nell’interfaccia tra scuola e
lavoro. Insieme ai ragazzi, ai loro genitori ed insegnanti, vengono elaborate prospettive relative ad una futura
vita lavorativa e ad un progetto individuale di carriera e di sviluppo.
Piano sociale 2010
Percorrere nuove strade non significa solo abbattere le barriere, trovare nuove iniziative e risposte per le
tendenze dal punto di vista sociale, ma anche dare alla comunicazione, intesa come strumento di
prevenzione, un valore più alto.
La Città di Villach ha trovato soluzioni praticabili per queste nuove sfide insieme agli operatori nel campo dei
servizi sociali ed agli interessati al problema. Le loro esigenze sono state riunite in un catalogo di
provvedimenti per una „Villach Città sociale 2000“.
Questa operazione è iniziata già nel 1994, quando la Città di Villach ha dato al Centro Comunale di
Documentazione Scientifica (KDZ) di Vienna l’incarico di elaborare un piano sociale adeguato alle specifiche
esigenze e in grado di essere aggiornato di volta in volta. Condizione essenziale era che le prestazioni sociali
dovessero essere mirate.
Un piano sociale continuativo richiede infatti un ulteriore sviluppo ogni 3-5 anni.
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Il nostro obiettivo è quello di realizzare un pacchetto di provvedimenti - orientato alle effettive esigenze,
coinvolgendo gli interessati e possibilmente in collaborazione con tutti gli operatori privati – tenendo conto
degli sviluppi più recenti e delle risorse finanziarie a disposizione, purtroppo sempre più esigue.
Il nostro piano sociale non è quindi una rigida dichiarazione di volontà politica ma uno strumento flessibile,
elaborato da coloro che svolgono un lavoro prezioso sulle basi delle fondamenta sociali. Esso inoltre è
adeguato al problema, orientato verso le specifiche necessità ed in grado di essere aggiornato costantemente.
„Villach Città sociale 2010“ ha nuovi obiettivi, e definisce nuove priorità nella politica sociale della città.
Le proposte per gli adulti
Nel settore delle proposte per gli adulti posso citare ad es. il progetto „Life-Tool“, integrazione attraverso la
competenza. La proposta permette alle persone svantaggiate di ottenere una maggiore autonomia.
Obiettivo del progetto „Life-Tool“ è l’ampliamento della libertà di azione delle persone con disabilità fisiche o
mentali grazie ad una speciale tecnologica informatica. Viene proposto un assortimento di ausili elettronici di
collaudata efficacia, hardware e software speciali per l’aiuto nei seguenti ambiti essenziali:
gioco, comunicazione, apprendimento e terapia, lavoro e attività.
L’Associazione „pro mente“, unica nel suo genere in tutta la Carinzia, gestisce a Villach una comunitàalloggio terapeutico-sociale per adulti che ha come finalità le attività per i familiari. Le persone menomate dal
punto di vista fisico e mentale apprendono, in un ambiente didattico intensivo, delle abilità per gestire meglio la
vita quotidiana.
I progetti di lavoro gestiti dall’Associazione „pro mente“ sono attività sociali. Ciò significa che una gran parte
del personale è costituito da persone menomate dal punto di vista psico-sociale, che sono sì qualificate e
dotate di buona volontà, ma che molto difficilmente riescono a trovare un posto di lavoro nell’economia e
nell’amministrazione pubblica a causa dell’imperante situazione di mercato. Il progetto di lavoro di Villach offre
forza-lavoro per tutte le attività di giardinaggio, per la biancheria e il vestiario (lavaggio, modifica, riparazione),
l’ambiente (raccolta), per l’edilizia, l’artigianato e la pulizia (sgomberi, trasferimenti ecc.).
ÖZIV (Associazione Austriaca Invalidi Civili)
- rappresentare gli interessi di tutti i disabili
Per poter migliorare il tenore di vita di coloro che hanno un handicap, l’Associazione Austriaca Invalidi Civili si
impegna costantemente per una migliore occupazione degli invalidi in ambito sociale, professionale e
culturale. Gli interessati trovano consulenza, compagnia e sostegno nella forma a loro gradita e nella misura a
loro più congeniale. Un altro obiettivo è quello di ottenere la loro reintegrazione nel mercato del lavoro.
Il Progetto „Support“ è un progetto pilota . La consulenza avviene secondo il principio della “peercounseling” (= consulenza alla pari): i consulenti sono esclusivamente invalidi. La particolarità del progetto
“Support“ è l’alto grado di sensibilità delle attività di consulenza, la consulenza “aggressiva” per mezzo della
trasmissione attiva delle informazioni, l’incoraggiamento dato alle capacità di ognuno tramite il “coaching” e la
guida del cliente fino alla risoluzione del problema. Tuttavia nelle questioni specifiche relative al posto di lavoro
questo progetto non si intende soltanto come un ufficio di collocamento, al contrario i clienti vengono inviati ad
organizzazioni pertinenti (ad es. all’assistente del lavoro o al Servizio per le questioni relative al Mercato del
Lavoro) dopo un riuscito “coaching” (addestramento).
Piena integrazione dei non udenti
I problemi dei non udenti sono molteplici. Essi corrono il rischio di essere spinti verso il completo isolamento
sociale. Poiché per i non udenti è quasi impossibile partecipare alla vita culturale e sociale della città è stato
sviluppato il progetto dal titolo „Sprechende Hände“ (= mani parlanti) insieme alla „Gehörlosenkultur Kärnten“
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(= Associazione culturale dei non udenti della Carinzia), secondo il quale vengono messi a disposizione degli
interpreti per non udenti durante le manifestazioni. L’onorario di detti interpreti è a carico della Città di Villach.
Giorno di ricevimento per non udenti
Dall’inizio di quest’anno è stato proposto, da parte del referente comunale per il sociale, un giorno di
ricevimento per non udenti.
Previo appuntamento, sarà messo a disposizione un traduttore con la lingua dei segni, nonché anche il
rispettivo specialista, in modo che le richieste degli interessati possano essere evase in loco.
Taxi
A Villach vivono circa 1000 persone limitate nella loro capacità di spostamento a causa di una disabilità. Le
persone con problemi di deambulazione oppure costrette sulla sedia a rotelle hanno naturalmente grossi
problemi a salire su di un cosiddetto veicolo normale. Per questo motivo la Città di Villach ha deciso di istituire
un taxi speciale per disabili.
L’ÖZIV (Associazione Austriaca Invalidi Civili) supporta il progetto ed è proprietaria del taxi per disabili di
Villach, attivo 24 ore su 24. Questo veicolo è attrezzato per essere accessibile ai disabili (attrezzato per
accogliere la sedia a rotelle più pedana).
Costo a carico della Città di Villach circa 48.000 Euro. In più anche i due terzi del costo delle tratte sono a
carico della città.
Sport
Grazie alla posizione centrale della nostra città nell’Alpe Adria e grazie alle infrastrutture sportive di alto valore
sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, quella di Villach è una nota e amata regione per quanto
riguarda diverse discipline sportive ed il tempo libero, sia in estate che in inverno.
La città di Villach dispone di strutture per 56 discipline in 169 sezioni.
Tutte le strutture sportive pubbliche possono essere utilizzate gratuitamente e sono adattate per essere
accessibili ai disabili.
Associazione sportiva disabili
Scopo dell’Associazione è aiutare i disabili, grazie a provvedimenti adatti di tipo sportivo, nel conseguimento
della maggiore capacità possibile di movimento, nel rafforzamento del loro stato di salute e nella
riappropriazione e nel mantenimento dell’efficienza fisica.
In questo caso cerchiamo di incentivare lo spirito di iniziativa, l’autonomia e l’integrazione sociale dei disabili.
Offriamo ai disabili la possibilità di effettuare sport diffusi, sport salutari e sport di spicco.
Desidero con l’occasione elencare alcuni degli sport proposti:
sci alpino, sci di fondo, ciclismo, nuoto, tennis da tavolo, tiro con fucile ad aria compressa, handbike, tennis,
atletica leggera, birilli, giochi con la palla.
Programma per il tempo libero
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Programma estivo per ragazzi
Con un programma vario ed equilibrato in primavera e in estate i ragazzi della città del fiume Drau non si
annoiano di certo.
Vengono proposte a 9000 ragazzi di età compresa tra i 6 e i 19 anni settimane di vacanza, viaggi di istruzione,
settimane linguistiche, workshop vari, serate di discussione e feste come costante, in più workshop teatrali,
laboratori di scrittura, programmi sportivi, di gioco e di attività.
L’opuscolo delle vacanze, spedito a tutti i ragazzi con l’intento di aiutarli a programmare l’estate in modo utile,
invita ad “immergersi” nelle attività. Per i ragazzi menomati è a disposizione di volta in volta un pedagogo per
disabili. I costi del programma estivo sono completamente a carico della Città di Villach.
L’Associazione dei genitori della scuola speciale per bambini affetti da gravi disabilità organizza ogni anno un
programma estivo per le vacanze ed il tempo libero della durata di quattro settimane.
I bambini avranno la possibilità di trascorrere quattro settimane spensierate in compagnia di amici vecchi e
nuovi. Durante questo periodo, grazie alle varie possibilità di svago, essi potranno affinare e stimolare i sensi e
sfidare e incrementare le loro abilità mentali e fisiche, senza che abbiano l’impressione di essere a lezione.
I bambini possono apportare le loro idee, essere creativi e trovare il loro posto all’interno del gruppo.
I bambini vengono infine assistiti da pedagoghi per disabili.
I costi relativi sono a carico della città di Villach come prestazione volontaria.
Per poter sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema, la città di Villach ha programmato una serie di
manifestazioni per il 2003.
„Versuchen sie ihren Weg zu finden“ (= Trovare la propria strada) è stato lo slogan della manifestazione
iniziale per l’Anno del disabile, in cui si è cercato di diffondere il più possibile le informazioni sul tema agli
abitanti della nostra città. In collaborazione con l’ÖZIV (Associazione Austriaca Invalidi Civili), l’Associazione
sportiva disabili, l’Associazione „Gehörlosenkultur Kärnten“ (= Associazione culturale dei non udenti della
Carinzia), l’Associazione non vedenti e ipovedenti gravi e il Servizio sociale e sanitario della circoscrizione
della Città di Villach vi sono state conferenze sui temi più diversi, stand informativi delle più diverse
associazioni, accompagnate da un’esposizione molto vasta. Le persone non disabili dovrebbero vivere la loro
città per una volta da persone costrette sulla sedia a rotelle oppure da non vedenti (con la sedia a rotelle in un
velodromo apposito oppure in una stanza buia). Il programma prevedeva anche attività sportive come il tennis
su sedia a rotelle oppure il basket. Sono già in programma altri giorni su questo tema che si svilupperanno in
modo simile.
Su iniziativa di un collega, portavoce dei disabili nel Consiglio comunale ed egli stesso coinvolto in prima
persona nella questione in quanto disabile, si è realizzata l’idea da parte dell’amministrazione civica di mettere
a disposizione gratuitamente di tutti i disabili la cosiddetta “EURO-Chiave”.
Grazie all’EURO-chiave i disabili possono accedere in generale ad impianti speciali per disabili, come WC
appositi oppure sistemi di monta-scale all’interno di strutture pubbliche.
In merito al Servizio sociale e sanitario della circoscrizione della Città di Villach è nato anche un gruppo di
progetto in cui gli interessati, architetti, collaboratori dell’amministrazione cittadina (edilizia e progettazione),
rappresentanti delle singole Associazioni di disabili e rappresentanti politici della Città di Villach si occupano
della tematica con l’obiettivo di creare una „Villach senza barriere architettoniche“.
Obiettivi:
- Conversione dei provvedimenti relativi alla circolazione a favore di tutti i disabili
- Realizzazione degli edifici e degli impianti pubblici senza barriere architettoniche con lo slogan „Costruzioni
accessibili a tutti“
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- Consulenza degli interessati e dei parenti su tutte le questioni relative al costruire e all’abitare in maniera
attrezzata per accogliere i disabili (ufficio di consulenza dedicato presso l’amministrazione comunale)
- Informazione e consulenza di progettisti e di altri interessati alla questione relativa al progettare ed al
costruire senza barriere architettoniche
- Raccolta di letteratura e di materiale e stesura di materiale informativo
- Sviluppo di una guida della città per disabili (ad es. studi medici attrezzati per accogliere i disabili, ecc.)
- Formazione di una guida locale per ipovedenti e non udenti
- Informazione e collaborazione con negozi, medici, istituti bancari, ecc., i quali dovrebbero essere informati
sui provvedimenti e sulle carenze architettoniche e simili per la nascita di una “Villach senza barriere
architettoniche“.
Vorrei concludere il mio discorso con questo pensiero:
Un po’ più di tolleranza,
con lo slogan „tutti siamo uguali e allo stesso tempo diversi!“
Vi ringrazio per la cortese attenzione.
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