Ats de Cunvigne - Comune di Udine
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Ats de Cunvigne - Comune di Udine
COMUNE DI UDINE Assessorato per i Rapporti con le Città Gemellate TEMPO LIBERO E DIVERSE ABILITA’ Atti del Convegno Udine, 19 Settembre 2003 Sala Convegni - Palazzo Antonini – Università degli Studi di Udine Con il contributo della PROVINCIA DI UDINE ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI Segreteria organizzativa e redazione: Rosanna Baldin Ufficio Gemellaggi e Relazioni Internazionali Comune di Udine Tel. 0432-271364/271330 Fax 0432-271303 e-mail: [email protected] Stampa: Tipografia Marioni - Udine 1 INDICE INTRODUZIONE AL CONVEGNO “TEMPO LIBERO E DIVERSE ABILITA’” Giorgio CAVALLO Ezio BELTRAME Vincenzo MARTINES Fabrizio CIGOLOT pag. 3 PRIMA PARTE – MATTINO IL PROGETTO O.M.S. CITTA’ SANE DEL COMUNE DI UDINE dott.ssa Gianna ZAMARO pag. 7 ATTIVITA’ MOTORIE E SPORTIVE NEL TEMPO LIBERO DELLA PERSONA DIVERSAMENTE ABILE Prof. Riccardo PATAT METODOLOGIE E STRATEGIE PER L’APPROCCIO ALL’AMBIENTE ACQUATICO DEL DISABILE PSICHICO E DEBOLE MENTALE Prof. Riccardo PATAT pag 12 INTERNET COME STRUMENTO DI AUTONOMIA PER IL DISABILE Prof. Giorgio BRAJNIK pag. 19 OLIMP.I.C. 2003 – OLIMPIADE DELLE DIVERSE ABILITA’ Fabrizio FORGIARINI Giorgio ZANMARCHI Claudio GREMESE pag. 22 pag. 17 SECONDA PARTE – POMERIGGIO I PROGRAMMI DELLA CITTA’ DI VIENNE (F) PER LE PERSONE DIVERSAMENTE ABILI Mr. Régis COLLON pag. 28 I PROGRAMMI DELLA CITTA’ DI NEATH PORT TALBOT (GB) PER LE PERSONE DIVERSAMENTE ABILI Mr. Colin PREECE pag. 31 ATTIVITA’ DEL TEMPO LIBERO PER I DISABILI NELLA CITTA’ DI ESSLINGEN am NECKAR (D) Mr. Bruno RAAB-MONZ LA POLITICA SOCIALE PER I DISABILI NELLA CITTA’ DI VILLACH (A) Mr. Klaus DOLLESCHAL pag. 34 pag. 36 2 INTRODUZIONE AL CONVEGNO “TEMPO LIBERO E DIVERSE ABILITA’” ing. Giorgio CAVALLO Assessore Comunale di Udine – Moderatore Signori, buongiorno. Il Comune di Udine ringrazia tutti i partecipanti per aver accolto l’invito ad assistere ed intervenire a questo Convegno dal titolo estremamente interessante “Tempo libero e diverse abilità”. Si inizierà con i saluti che saranno anche momenti di introduzione al Convegno. Ho il piacere di dare la parola all’Assessore Regionale alle Autonomie Locali e Rapporti Internazionali e Comunitari, dott. Ezio Beltrame. Lo invito a portare il suo saluto e contributo partendo dalla consapevolezza che il Convegno di oggi riguarda un tema al quale lui è particolarmente interessato per altri motivi professionali e per esperienze precedenti a quelle dell’Amministrazione Regionale, ma soprattutto perché questo incontro si svolge in un ambito di relazioni e di conoscenze internazionali e quindi è interesse nostro inquadrarlo non soltanto rispetto allo specifico interesse che come realtà locale e territoriale abbiamo sul tema, ma anche sulla possibilità e potenzialità di relazioni e conoscenze che si possono sviluppare attraverso il sistema delle città gemellate. dott. Ezio BELTRAME Assessore Regionale Autonomie Locali e Rapporti Internazionali e Comunitari Vi ringrazio per l’invito di oggi. Un ringraziamento particolare al Comune di Udine ed alla Provincia di Udine con cui abbiamo collaborato in molte occasioni proprio sul tema dei disabili. Un saluto va ai rappresentanti delle Associazioni ed ai rappresentanti delle Città Gemellate di cui porto un ricordo molto felice di giornate di vacanza passate in un clima di grande accoglienza ed ospitalità. Io credo che sia particolarmente significativo che il Comune di Udine, in un momento in cui la città è attraversata da questa grande kermesse di Friuli Doc in cui ci si diverte e si è alla ricerca della qualità in campo gastronomico, enologico, etc., si parli anche di qualità della vita e di un problema così importante come il tempo libero per le persone diversamente abili. Credo che questo rivesta un segnale particolare in un momento in cui abbiamo bisogno di innovare le istituzioni e di dare maggiore efficienza ed efficacia ai nostri servizi. Vorrei sottolineare solo tre aspetti molto importanti nel campo della disabilità. Negli ultimi anni si pone in evidenza sempre di più un aspetto scientifico: c’è la necessità di rivedere la classificazione, la capacità di lettura della disabilità, perché è molto cambiato sia l’approccio complessivo in tema di cure ma anche la capacità di usare tutte le possibilità e le capacità residue della persona diversamente abile. Quindi la necessità di classificazione non è un mero esercizio di tipo culturale ma è una necessità legata alla ridefinizione degli strumenti che abbiamo, a cominciare dalla Legge 104/92. Su questo campo il mio Assessorato, in accordo con il Coordinamento Regionale delle Associazioni Disabili, sta cercando di far finanziare a livello di Unione Europea un progetto che preveda l’uso di strumenti diversi per la classificazione e la lettura delle disabilità. Il secondo è l’aspetto tecnologico, perché è molto cambiata negli ultimi anni la possibilità di approccio in tema di disabilità e spesse volte le istituzioni tardano ad adeguarsi a queste novità tecnologiche. Abbiamo però un esempio molto positivo del Centro di Medicina dello Sport presso l’Ospedale di Medicina Fisica e Riabilitazione che si occupa anche appunto del tempo libero dei disabili ma è un esempio forse ancora minimo rispetto a quello che si potrebbe fare. Il terzo è l’aspetto di tipo organizzativo per i nostri servizi del sociale. Essi sono nati e si sono sviluppati negli anni, quasi esclusivamente posizionandosi in interventi verso gli anziani parzialmente non autosufficienti ed 3 hanno quindi una organizzazione molto legata a questo tipo di impostazione. Il problema è quello di intervenire e di creare complessivamente - non solo nei servizi sociali, ma nell’organizzazione delle nostre città - dei servizi che siano a misura dei disabili di varie fasce di età e quindi con esigenze del tempo libero molto diverse dall’anziano parzialmente autosufficiente; questo crea grossi problemi di rivisitazione della nostra organizzazione. Ad esempio la necessità di coprire alcune ore serali, la possibilità di avere mezzi di trasporto diversi, è un argomento molto importante, infatti viene affrontato a livello di Unione Europea e proprio in occasione della presentazione del Libro Verde si sta facendo una riflessione complessiva sui servizi di interesse generale. Credo quindi che anche l’Amministrazione Comunale assieme alla Regione ed alle Provincie, in un’ottica di coordinazione, cominciando dal piano regionale nel rispetto della L. 328/2000, debbano cominciare a ripensare ad un’organizzazione diversa dei servizi sociali che veda anche una collaborazione più forte con i privati e con l’associazionismo, ma che preveda anche una collaborazione nuova con le professionalità che abbiamo, sempre mantenendo una chiara distinzione tra la funzione di indirizzo che spetta ai politici e quella di gestione che spetta ai tecnici. Dobbiamo pensare a dei servizi sociali sempre più ad ampio raggio che abbiano la possibilità di interpretare le nuove esigenze della nostra società. dott. Vincenzo MARTINES Vice Sindaco di Udine Benvenuti a tutti. Rinnovo le felicitazioni per essere qui presenti gli invitati, le autorità e le città gemellate che oggi insieme a noi dibattono questo importante convegno. Già nell’introduzione dell’Assessore Regionale e del collega Cavallo sono state delineate quelle che saranno le caratteristiche di questo incontro. In questi giorni a Udine si sta svolgendo Friuli Doc, l’iniziativa più importante dal punto di vista sia organizzativo, che il Comune attua e propone, sia di presenze di turisti e di persone che vengono dalla regione e ben oltre fuori regione. Quindi Friuli Doc è fondamentalmente una grande occasione d’incontro, caratterizzata quest’anno da uno slogan “Gustiamo il tempo” ed in cui abbiamo voluto introdurre anche un tema rilevante che è quello del titolo di questo convegno: “tempo libero e diverse abilità”. Un tema importante in una manifestazione importante, in una città che si organizza per accogliere tutte queste presenze. Ed allora siccome Friuli Doc è un’occasione d’incontro, per quanto attiene al mio Referato delle città gemellate, mi sembra importante dire che è nostra intenzione fare sempre di più di queste occasioni, possibilità di scambio di esperienze tra amministrazioni gemellate che possano conversare sulle soluzioni che hanno voluto adottare, in diverse occasioni e questa è sicuramente un’occasione di grande interesse. Noi avremo occasione d’incontrarci anche a Velenje ad ottobre in una Conferenza Plenaria in cui continueremo questo percorso e questo è secondo me il taglio che le amministrazioni tra città gemellate devono dare al futuro dei loro rapporti. Per questo penso che, oltre alla capacità di scambiarci culturalmente le nostre identità, diventa essenziale riuscire a scambiarci le esperienze concrete, quelle che ci permettono alla fine dei conti, anche attraverso queste iniziative, di amministrare meglio. Vi auguro buon lavoro. Sig. Fabrizio CIGOLOT Assessore Provinciale alle Politiche Sociali Buon giorno a tutti. Saluto le autorità locali. Saluto soprattutto gli ospiti delle città gemellate. E’ una cosa molto bella vederli presenti a questo incontro, segno di una sensibilità che anche loro vogliono esprimere nei confronti di questo grande tema delle diverse-abilità, che poi attiene ai diritti di cittadinanza delle persone, perché quando parliamo di integrazione e di condizioni che possono rendere in qualche modo efficaci le pari 4 opportunità per tutti, si fa riferimento al diritto al lavoro, diritto allo studio, diritto alla vita, diritto anche a godersi la vita nel tempo libero. Come amministratore provinciale io ho avuto la fortuna, quando ho assunto l’incarico circa quattro anni fa, di avvicinarmi al mondo della disabilità; ho avuto la fortuna di conoscere la sig.ra Tam che è la presidente del Comitato Provinciale dei Disabili e Vice Presidente della Consulta Regionale, ho avuto modo di conoscere tanti presidenti di Associazioni, alcuni dei quali sono qui presenti, ed ho avuto modo soprattutto di apprezzare un dato di partenza che poi ho cercato di sviluppare nella mia attività amministrativa quotidiana. Il dato di partenza è questo: le politiche per i disabili si fanno con i disabili, noi dobbiamo partire da questo presupposto per riuscire ad essere veramente efficaci. Ci siamo trovati su questo punto in perfetta sintonia con i Comuni e con le altre istituzione ed agenzie che operano sul territorio, penso alla Scuola, penso all’Università, alle Aziende Sanitarie, alle altre Organizzazioni del privato e del privato sociale. Abbiamo cercato di sviluppare un disegno che vuole essere quanto più possibile efficace per ridurre le diversità di condizioni di vita che esistono. Abbiamo realizzato una scheda, contenuta nel documento allegato, che mi consente di evitare la sua illustrazione. Quello che ho potuto verificare nella mia esperienza di anni è che se ci sono le volontà le risposte ci sono; se c’è la volontà di creare le condizioni affinchè tutte le persone con le loro diverse-abilità possano essere messe in grado di vivere una vita di relazione quanto più possibile indipendente, questi strumenti ci sono. Come Assessore alla Cultura della Provincia di Udine ho promosso una mostra nella sede di Villa Manin, la scorsa settimana, durante la quale abbiamo presentato dei sussidi che consentono di apprezzare la mostra anche alle persone non vedenti attraverso degli strumenti tecnologici che lo consentono. L’anno scorso abbiamo presentato una guida ai percorsi per disabili della città di Udine, che penso sia in distribuzione a questo convegno, abbiamo rilevato tutti gli edifici ed esercizi pubblici per far comprendere quante risposte ci sono ma anche quante ce ne siano ancora da dare. Vorrei poi soltanto dire, per essere più conciso, che se il disegno è quello della Regione di applicare la Legge 328/2000, ci sono tutte le condizioni per poterlo fare; se la prospettiva che condividiamo è quella di creare quello che viene definito un “wellfare comunitario” attraverso la redazione di piani di zona che integrino le diverse competenze pubbliche e private, questo tentativo con dei risultati efficaci, l’abbiano già fatto, e possiamo riportare questi risultati. Naturalmente il percorso è irto di difficoltà e credo che, anche per la natura stessa della dinamica della realtà delle persone disabili, risposte definitive non ce ne siano mai, cambiano continuamente come cambiano le situazioni personali e sociali. Se riusciremo a definire insieme dei percorsi unitari, queste risposte si possono dare, basta avere la volontà di farlo e di ragionare con le persone disabili. C’è una dimensione europea che si esprime in questo convegno. L’Amministrazione Provinciale sta sviluppando un progetto europeo che ha per tema lo sviluppo della capacità imprenditoriale del disabile; è un progetto che gode di un finanziamento nell’ambito di un programma d’iniziativa comunitaria “Equal”. C’è stato un primo triennio di programmazione di questa iniziativa che si è sviluppato nel 2001 e si concluderà nel 2004, mentre ci sarà una nuova fase per il triennio 2004-2006. Se c’è questa volontà da parte delle altre amministrazioni interessate e siccome questi programmi di iniziativa comunitaria devono avere una parte importante di attività di cooperazione trans-nazionale, questo convegno potrebbe in qualche modo servire per verificare l’interesse e la disponibilità delle città gemellate con Udine. Penso però anche alle altre amministrazioni che comunque interagiscono nell’ambito delle diverse città, nella risposta alla realtà ed alle problematiche delle persone disabili, per definire ovvero approfondire e valutare assieme l’opportunità di un progetto che possa unirci. Penso che questo potrebbe essere una ricaduta efficace e concreta di quella volontà che il Vice Sindaco dott. Martines prima affermava, ed io apprezzo e condivido il suo sforzo per trovare dei momenti che uniscano efficacemente le realtà sotto l’aspetto culturale, economico e sociale delle città che sono gemellate con Udine. Se c’è questa volontà anche la Provincia nell’ambito delle sue competenze - che sono di relazione, di supporto, di coordinamento e non certo di servizio- potrebbe essere un elemento sul quale fare riferimento. Con questa disponibilità e con l’auspicio che questo invito possa essere raccolto, io vi ringrazio dell’attenzione , auguro naturalmente il miglior successo ai lavori di questa giornata ed auguro soprattutto agli amici ed ospiti delle altre città che possono apprezzare anche in questa occasione l’ospitalità della città di Udine e della Provincia di Udine. Scheda allegata 5 POLITICHE E PROGETTI PER I DISABILI NELLA PROVINCIA DI UDINE Il campo del disagio sociale, della sofferenza e delle nuove e vecchie marginalità non si riduce con i soli strumenti delle politiche economiche. Vi sono malesseri connaturati con l’esistenza umana, quali le malattie genetiche o degenerative o condizioni quali le crisi adolescenziali, la tarda senilità o le malattie psichiche che devono essere affrontate e supportate con qualificati interventi centrati sulla persona, sui suoi bisogni singolari e sulle sue necessità di inclusione e partecipazione sociale. La Provincia di Udine è impegnata a 360° a promuovere e sostenere progetti ed interventi nel campo sociale: dagli interventi a favore dei minori, degli adolescenti e delle donne (L. 285/97, Borse lavoro Giovani, Informagiovani, Centri di Aggregazione giovanile, ecc.), ai progetti per i migranti e gli immigrati (D. Lgs. n. 286/98, Iniziativa Europea EQUAL, Progetti per la cooperazione ed il partenariato internazionale, ecc.) ed ancora ai progetti per gli anziani (Telefono Anziani Maltrattati –T.A.M.). In particolare, l’attenzione ai problemi ed alle necessità delle persone diversamente abili del territorio provinciale, è sempre stata al centro delle progettualità e degli interventi delle politiche sociali di questa Amministrazione. La Provincia di Udine, tramite una costante partnership con il Comitato di Coordinamento delle Associazioni di Disabili di Udine e, direttamente, con le associazioni delle famiglie dei portatori di handicap, ha concorso alla promozione – pianificazione di una vasta serie di servizi ed interventi mirati. Più recentemente, a seguito della L. n. 104/92 e della L.R. 41/1996, la Provincia di Udine partecipa attivamente al Gruppo di Lavoro Interistituzionale Provinciale - G.L.I.P. orientando le buone prassi per l’inclusione dei disabili nella scuola di tutti ed al Gruppo di lavoro regionale di cui alla legge 388/00, inventariando i bisogni dei disabili gravi e gravissimi e le loro necessità di strutture residenziali e diurne. In questo ambito, la Provincia ha progettato un nuovo Centro residenziale per gravi e gravissimi (accanto al congruo sostegno finanziario al progetto “Una finestra sul futuro - dopo di noi” dell’Associazione “La Pannocchia” di Codroipo), identificando già la sua ubicazione centrale nella città di Udine ed attivando le procedure regionali per il finanziamento dei lavori. La Provincia, inoltre, partecipa attivamente, in qualità di socio, alla gestione del C.A.M.P.P. (Consorzio per l’Assistenza Medico - Psico-Pedagogica) che attualmente sta rivisitando il suo statuto per meglio rispondere alle nuove richieste socio-educativo-assistenziali del territorio. Il 2003 è l’Anno Europeo dei disabili. La Provincia di Udine si è fatta promotrice di un progetto finalizzato denominato “Solidariamente - Progetto integrato della Provincia di Udine per l’Anno Europeo del Disabile” che ha coinvolto numerose Associazioni, Enti locali ed Istituzioni nella realizzazione di convegni, eventi ed iniziative di promozione e di sensibilizzazione sui bisogni e le opportunità inclusive delle persone diversamente abili. La Provincia di Udine, tramite il Coordinamento e sostegno economico a progettualità innovative nel settore della disabilità (L.R. 41/96 art. 5 co. 2) ha attivato e finanziato, sotto l’egida dell’Anno Europeo dei Disabili, i progetti provinciali “PRO H 2003”, realizzati dagli Enti locali, dalle Istituzioni scolastiche e dal Volontario e che rappresentano concrete occasioni sperimentali ed innovative, di ideazione-creazione di interventi ed eventi a favore delle persone diversamente abili. Un intera settimana di convegni, avvenimenti e mostre, intitolata “Settimana della Solidarietà 2003”, testimonierà, dal 10 al 17 Novembre, l’impegno dell’Amministrazione provinciale nel campo del disagio e dei bisogni di politiche sociali, nel contempo, permetterà a molti operatori, utenti, associazioni e volontari di far sentire la propria voce e verificare l’avanzamento delle solidarietà nella provincia di Udine. PRIMA PARTE – MATTINO ___________________________________________ ing. Giorgio CAVALLO Assessore Comunale di Udine - Moderatore 6 Sono già emersi dei temi di politiche istituzionali e di rapporti che verranno poi affrontati nelle sedi e con le occasioni opportune; intanto credo che sia stato già importante averle introdotte nell’incontro di oggi. Dò ora la parola alla dott.ssa Zamaro che è la referente scientifica del Progetto Città Sane del Comune di Udine la quale svilupperà una relazione in cui credo metterà in rapporto sia le politiche attuali a livello comunale e di territorio sia quelli che sono gli elementi di programmazione e di identificazione per il futuro nell’ambito di un progetto ambizioso qual’è quello di Città Sane che è arrivato ala conclusione della sua terza fase con il profilo di salute, all’interno del quale queste tematiche hanno avuto un loro spazio anche di confronto sociale e territoriale. IL PROGETTO O.M.S. CITTA’ SANE DEL COMUNE DI UDINE dr.ssa Gianna Zamaro Coordinatrice Tecnico-Scientifica del Progetto O.M.S. Città Sane di Udine Il mio intervento ha due forti limiti. Il primo dei due riguarda la parzialità nel senso che non troverete nella relazione, ed i tecnici se ne accorgeranno, dei dati epidemiologici. Ciò è dovuto ad un motivo preciso: si sta cercando di costruire un registro sulla disabilità, di censire i disabili ed i diversi servizi che si occupano di queste persone. Al momento quindi i dati a nostra disposizione sono frammentari, arrivano da fonti diverse, non sono omogenei, si presterebbero ad interpretazioni varie; ho deciso pertanto di non utilizzarli, ben conscia che il dato è importante perché ci dà, di fatto, una misura ed una misurabilità del problema , ci dà l’idea del suo ordine di grandezza, ci dice se, come, quando e perché affrontare una problematica e quanto investirci in termini di risorse. Questo è il contenuto della prima parte della mia relazione. Il secondo punto sarà un intervento parzialmente fuori tema; il titolo del convegno è relativo al tempo libero delle persone diversamente abili, invece io vi voglio parlare di programmi, ovvero, più in generale, dei programmi che l’Ufficio di Progetto OMS “Città Sane” del Comune di Udine sta affrontando sull’argomento. Il progetto ha licenziato due documenti importanti: uno è il Profilo di Salute e l’altro è il Piano di Salute. Il profilo cos’è? Il profilo è essenzialmente uno studio di prevalenza, una foto della città così com’è, che ci consente di valutare le problematiche al tempo zero quando ancora non abbiamo programmato, o abbiamo in mente di programmare, una serie di interventi. Esso è importante perché ci consente poi, con gli aggiornamenti annuali, di valutare anche le varie azioni che si vanno ad intraprendere. Ed è proprio partendo dal profilo che abbiamo iniziato il cammino verso la costituzione del piano di salute della città, attraverso un processo partecipato. In realtà il progetto OMS prevede la partecipazione, che parte dalla base attraverso un processo “bottom up”. Noi abbiamo coinvolto i cittadini a partire dalla stesura del profilo, che solitamente è un lavoro prettamente curato da tecnici, in quanto si ricava da indicatori, quindi da banche dati e da informazioni e dà un’idea di qual’è la situazione allo stato attuale, al tempo x, della salute in città, però è carente di quello che è il bisogno percepito quindi è carente di tutta la soggettività. Quindi abbiamo sondato questa soggettività riunendo i cittadini in alcuni “focus groups”. Naturalmente sono emerse delle aree “grigie” su cui intervenire. A seguire ci sono stati dei focus con gruppi tecnici che sono riusciti a mediare queste due componenti, la parte oggettiva e soggettiva, creando quello che è il Piano della Salute che è diventato documento globale, trasversale, intersettoriale ma soprattutto prodotto di processo partecipativo e, quindi, un prodotto del cittadino. Non rappresenta il libro dei sogni; ci interessava creare, invece, un documento di programma. Le aree individuate del Piano sono in realtà scontate nel contesto europeo attuale: della famiglia, dell’immigrazione, degli anziani, della salute mentale, delle dipendenze, del disagio, dell’ambiente, dei trasporti e quindi della disabilità. 7 Ora vi propongo una rapidissima carrellata di quello che è emerso nel nostro Piano di Salute dicendo che ciò che è emerso, è soprattutto il frutto del lavoro che abbiamo condotto con i rappresentanti e con le associazioni sulla disabilità che hanno fortemente sentito questa partecipazione. Ogni area definiva un bisogno o più bisogni, veniva quindi valutato in termini di risultati generali, di strategie e di risultati attesi e di azioni. Quindi il bisogno si manifestava nel sostegno scolastico di integrazione ed individualizzato, in una riduzione delle barriere architettoniche, nel bisogno di cura e riabilitazione specifica, nel sostegno alle famiglie, nella socializzazione ma anche nell’integrazione lavorativa e sociale. I risultati generali che ci si attende sono quelli di un monitoraggio della qualità delle risposte, con riferimento a diverse tipologie di bisogni e di incarico ai servizi, la verifica sulla qualità dell’integrazione, con report annuale, il monitoraggio dell’andamento dell’occupazione e dell’integrazione lavorativa (ricordo la Legge 68), la semplificazione integrativa dei processi di presa in carico e l’attuazione dei livelli essenziali di assistenza per la disabilità. Nel documento allegato si possono leggere tali azioni: - il fatto di centralizzare l’accesso ai servizi e quindi di avere come risultato atteso un punto unico di accesso, che è fondamentale; - la prevenzione della disabilità causata da traumatismi e da incidenti; Ricordo che comunque ci sono in piedi con progetti inter-istituzionali in Udine, che coinvolgono vari settori, compreso il nostro Uffico, e prevede la riduzione dell’incidenza del fenomeno del 10% l’anno, dato forte come risultato atteso. - Una scuola a misura di tutti: è quindi un rapporto sull’integrazione effettiva scolastica della persona diversamente abile. E questo è il “life motiv” delle barriere architettoniche, con l’abbattimento di almeno i 2/3 di quelle attualmente esistenti. - Un sistema di servizi socio-sanitari impegnato a qualificare la propria capacità di risposte ed allinearla con applicazioni di quello che è il decreto sull’integrazione socio sanitaria, e qui di nuovo il registro sulla disabilità. - Una comunità locale che promuove l’autonomia e quindi un programma di azioni concrete; - Il diritto al lavoro ed all’integrazione nell’ambiente di lavoro; - e poi, non da ultimo, quella che per me è la strategia più importante, ossia vivere in una comunità locale che accoglie e garantisce le pari opportunità; quindi un incremento delle risposte di aiuto e di sostegno per rendere fruibile la città. Aggiungo a queste strategie proprie del settore della disabilità i trasporti perché sento, e parlando anche con le associazioni, che il bisogno è impellente, nel senso che altrimenti viene a crearsi effettivamente l’isolamento di queste persone. Il bisogno effettivo è di rendere vivibile la città attraverso un servizio efficiente e rispettoso dell’ambiente, e questo, di fatto, mette in atto una strategia di efficace attuazione del piano del traffico e di riorganizzazione della logistica, nonchè l’abbattimento di ostacoli e l’incremento delle strutture facilitanti al trasporto pubblico per queste persone. Questo è ciò che effettivamente è emerso da questo lavoro ed io sono convinta che sì sono importanti questi convegni, ma è molto importante per il mio lavoro creare dei programmi che devono rientrare comunque in una logica programmatoria ed in questo senso è evidente che il Comune di Udine si sta muovendo in questo senso. Per tale motivo io dico di essere andata fuori tema e posso rientrare nel tema solamente per ricordarvi che avremo, coerentemente con le azioni del piano, la domanda di socializzazione e di integrazione, che abbiamo cooperato alla organizzazione di una nuova azione nel circuito della solidarietà, nell’ambito del quale vengono organizzate diverse manifestazioni durante l’anno, con percorsi idonei anche a persone diversamente-abili e dove il ricavato della manifestazione andava per l’attrezzamento di un pulmino per una comunità di persone diversamente abili. Ricordo anche che nel Comune di Udine, presso il settore dei Servizi Sociali, opera Agenzia Giovani che ha anche tra i suoi scopi anche quello di sensibilizzare i coetanei, che sono persone tra i 15 ed i 35 anni, su problematiche sociali e tutte le immagini che voi avete visto all’inizio del convegno erano immagini tratte da un calendario. Quel calendario è frutto del lavoro di questi giovani; è frutto del coordinamento della Scuola Grafica del Centro di Don Larice di Solidarietà Giovani e quindi è uno degli esempi, dato che alla sua realizzazione hanno lavorato anche alcune persone disabili, di attualità rispetto al convegno. 8 Per concludere ribadisco: per me è un salto culturale. E’ poco importante enunciare le singole progettualità e disquisire sulla bontà dell’uno o dell’altra iniziativa isolata, ma è più interessante sottolineare il fatto che Udine ha iniziato un cammino, un cammino che è trasversale, che è partecipato, che a tutti gli effetti è un documento di programma per azioni e progettualità future che devono essere coerenti, partecipate, integrate ma anche inter-istituzionali, e questo tipo di mentalità si sta pian piano creando. Quindi dal momento in cui gradualmente verranno e vengono messe in atto tutte le azioni tese a rendere fruibile la città alle fasce più delicate, ovvero bambini, anziani, soggetti in condizioni di disagio, allora forse non avrà più senso incontrarsi per parlare di chi fa che cosa su un singolo argomento, ma potremo veramente discutere di pari opportunità. Tali problematiche possono essere superate con un salto che avviene solamente dentro di noi ed è un salto culturale di cui noi dobbiamo essere consapevoli. Se adesso Udine avvia questo processo, e lo sta avviando, e diventa a misura di bambino, di anziano e di soggetto disabile, possiamo parlare di città solidale o di una città che vive le pari opportunità. Scheda allegata La città di Udine aderisce dal 1995 al Progetto O.M.S. “Città Sane”. Questo Progetto, proposto dall’Ufficio Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.), rappresenta un importante tentativo di sperimentare nelle città le premesse teoriche della promozione della salute e del suo marketing, privilegiando l’approccio partecipativo del cittadino, la modalità di lavoro interistituzionale ed il lavoro di rete. A Udine l’infrastruttura del Progetto prevede, oltre ad un ufficio per le attività di relazione e di segreteria, l’apporto stabile di gruppi lavoro composti da cittadini volontari, un gruppo di coordinamento (assessori e dirigenti dell’Amministrazione Comunale) ed un comitato Intersettoriale (referenti delle principali istituzioni ed enti presenti in città). Attualmente l’attività viene svolta anche con il contributo prezioso dell’associazionismo presente in città. Poiché Udine è stata designata città progetto per la fase III (1998-2002) assieme ad una rosa ristretta di città europee, sono stati elaborati, come richiesto dall’O.M.S., due importanti documenti: il profilo di salute ed il piano di salute. Il primo consiste in uno studio di prevalenza ovvero in una descrizione qualitativa e quantitativa della salute dei cittadini e dei fattori che la determinano: ciò permette di identificare i problemi, di proporre le aree di intervento e promuovere iniziative a livello locale. Affinché esso sia efficace e strumento di programma deve essere annualmente aggiornato (si stanno ora raccogliendo i dati per il terzo aggiornamento relativi all’anno 2002). Il Piano di Salute della città di Udine costituisce invece la necessaria e coerente conseguenza del profilo di salute della città. Partendo dalle considerazioni e dagli elementi critici segnalati dal Profilo, si è passati alla fase di riflessione, di interpretazione dei dati, e soprattutto, a partire da settembre 2002, a quella relativa al coinvolgimento dei cittadini e tecnici in un percorso di analisi e di discussione. Per la prima volta si è dato vita ad un processo partecipativo che ha coinvolto circa 700 soggetti, raggiunti attraverso le circoscrizioni, le associazioni, le istituzioni e gli ordini professionali. Il Piano di Salute della Città di Udine è quindi intersettoriale, globale ed è il risultato di un processo partecipativo che si concretizza in un documento di programma. I cittadini stessi sono partners attivi nel Progetto O.M.S. “Città Sane”. Essi condizionano lo stato di salute della città nel momento in cui scelgono stili di vita, utilizzano servizi e quando esprimono la loro opinione per influenzare decisioni politiche e lavorano per organizzazioni di volontariato, gruppi di auto-aiuto e altre associazioni. In questo documento di programma, fra le aree di azione evidenziate dal lavoro congiunto dei tecnici e dei cittadini, compare l’area della disabilità. (il lavoro svolto in questo settore è soprattutto il frutto di un’azione fortemente partecipata e sentita del Comitato Provinciale delle associazioni dei disabili). Nell’area della disabilità appunto il bisogno si manifesta soprattutto nella domanda di sostegno scolastico, con particolare riferimento all’integrazione e all’insegnamento individualizzato nei casi di handicap mentale e nei casi di handicap sensoriale, di riduzione degli ostacoli negli spazi di vita (barriere architettoniche), di cura e riabilitazione, di sostegno psicosociale personale e familiare, di socializzazione, di integrazione lavorativa e sociale. 9 I risultati generali attesi sono riassunti nella seguente tabella: - Monitorare la qualità delle risposte con riferimento alle diverse tipologie di bisogno in carico ai servizi. - Verificare la qualità della integrazione scolastica (rapporto annuale). - Monitorare l’andamento dell’occupazione e dell’integrazione lavorativa delle persone disabili (rapporto annuale). - Semplificare e integrare i processi di presa in carico del bisogno. - Attuazione dei livelli essenziali di assistenza per la disabilità. Per conseguire i risultati generali attesi sono state individuate le seguenti otto strategie e le conseguenti azioni. STRATEGIA 1 Centralizzare l’accesso ai servizi per disabili garantendo un accesso unitario alle diverse domande di intervento. RISULTATI ATTESI Realizzazione punto unico di accesso ai servizi. AZIONI - Verificare le modalità di accesso ai servizi e i relativi protocolli. - Verifica dell’accessibilità delle scuole (con riferimento alle barriere, ai sussidi e agli spazi didattici), coinvolgendo le famiglie e di eventuali altri soggetti implicati negli interventi (volontari, associazioni di tutela). - Verifica delle modalità di presa in carico e di valutazione di efficacia degli interventi (con coinvolgimento delle famiglie nelle azioni di verifica). STRATEGIA 2 Prevenzione della disabilità causata da traumatismi e da incidenti stradali. RISULTATI ATTESI Riduzione dell’incidenza del fenomeno del 10% all’anno e interventi sulle aree critiche per la viabilità. AZIONI - Educazione alla sicurezza negli ambienti di socializzazione (sport e tempo libero) e nei luoghi di lavoro. - Educazione alla salute propria e degli altri. - Individuazione e rimozione di fattori ambientali producenti handicap, in particolare a causa di incidenti stradali. - Programmi di prevenzione degli incidenti stradali. STRATEGIA 3 Per una scuola a misura di tutti. RISULTATI ATTESI Rapporto sulla qualità dell’integrazione scolastica. AZIONI - Verifica della qualità dell’integrazione nella scuola. - Verifica del turn-over del personale insegnante e della continuità educativa. - Verifica della qualità e dell’efficacia dei piani educativi individualizzati. STRATEGIA 4 Eliminare le barriere architettoniche. RISULTATI ATTESI 10 Abbattimento di almeno 2/3 delle barriere esistenti. AZIONI - Mappa delle barriere ancora presenti nella città. - Promuovere la realizzazione di ambienti urbani e di strutture edilizie capaci di garantire mobilità alla persona disabile (con verifiche preliminari approfondite in sede di autorizzazione). - Adeguare i mezzi per una mobilità libera del disabile sui mezzi pubblici. - Favorire maggiori opportunità nell’accesso allo sport e al turismo. STRATEGIA 5 Un sistema di servizi sociosanitari impegnato a qualificare e a migliorare la propria capacità di risposta. RISULTATI ATTESI Applicazione dell’art. 2 del DPCM 14 febbraio 2001 sull’integrazione sociosanitaria. AZIONI - Utilizzo delle potenzialità derivanti dal “Registro regionale per l’handicap”. - Attuazione del pronto intervento sociale e sociosanitario per la disabilità, garantendo servizi di accoglienza temporanea per emergenze familiari e personali. - Promuovere la solidarietà di vicinato, le risposte all’emergenza per brevi periodi, i ricoveri di “sollievo” per la famiglia e tutte le forme utili a mantenere il disabile il più a lungo possibile nella propria casa. - Privilegiare la riabilitazione integrata territoriale/domiciliare qualificando ed equilibrando la rete dei servizi nei quartieri. - Potenziare le risposte residenziali di tipo comunitario (comunità alloggio e altre residenze assistite) tenendo conto dei bisogni finalizzati all’autonomia possibile (durante noi e dopo di noi). - Assicurare percorsi riabilitativi efficaci e appropriati all’interno delle strutture e dei servizi sulla base delle “Linee guida ministeriali per l’attività di riabilitazione”. - Passare dalla valutazione della disabilità-invalidità alla valorizzazione delle abilità-capacità personali al fine dell’integrazione sociale. - Attuare quanto previsto dal Dpcm 14 febbraio 2001 sull’integrazione sociosanitaria, in particolare quanto previsto all’articolo 2: valutazione multidimensionale del bisogno secondo i requisiti ICF (International Classification on Functioning, Disabilities and Health, 2001) e progetto personalizzato sulla base dei criteri indicati dallo stesso articolo. Attuare in modo sistematico i livelli essenziali di assistenza, basati su misure di finanziamento, di offerta di servizi e di indici di efficacia predefinite, verificabili, da garantire nell’intero territorio. STRATEGIA 6 Una comunità locale che promuove l’autonomia possibile “durante noi e dopo di noi”. RISULTATI ATTESI Programma di azione per l’autonomia “durante noi - dopo di noi”. AZIONI - Sostenere le famiglie con carichi assistenziali . - Promuovere progetti per il “durante noi e dopo di noi” in modo da favorire il sostegno all’autonomia possibile. - Facilitare l’accesso a banche dati sulle norme, sui servizi esistenti, sui progetti innovativi, sulle opportunità disponibili. - Promuovere la conoscenza sulle innovazioni tecnologiche, sugli ausili, sui servizi telematici e di altra natura facilitanti autonomia e comunicazione. STRATEGIA 7 Il lavoro: un diritto e una opportunità necessaria per lo sviluppo delle potenzialità di ogni persona. RISULTATI ATTESI 11 Censimento delle esperienze lavorative che evidenziano come l’integrazione lavorativa è possibile e praticabile. AZIONI - Azioni finalizzate a promuovere l’incontro tra la domanda, l’offerta e l’accoglienza nel posto di lavoro, utilizzando le opportunità derivanti da servizi dedicati, manifestazioni (fieristiche e di altra natura), orientamento e assistenza (rivolti anche ai datori di lavoro), esperienze professionalizzanti - Valutazioni delle esperienze efficaci per riprodurle su più vasta scala. STRATEGIA 8 Una comunità locale che accoglie e che garantisce pari opportunità. RISULTATI ATTESI Incremento delle risposte di aiuto domiciliare e di sostegno per la fruizione della città. AZIONI - Valorizzare l’apporto del volontariato, dell’associazionismo solidale, delle parrocchie, della solidarietà di vicinato. - Realizzare con l’associazionismo e il volontariato di tutela dei diritti delle persone disabili programmi di integrazione sociale a livello di quartiere e in collaborazione tra quartieri. - Garantire piena espressione dei bisogni e dei diritti alle persone disabili con deficit sensoriale negli spazi pubblici (quartiere, comune…) e negli spazi sociali (parrocchie, associazioni culturali, sportive…). - Promuovere servizi di aiuto domiciliare alla persona disabile per una vita indipendente. Inoltre nel Comune di Udine opera dal 1996 l’Agenzia Giovani le cui attività sono rivolte ai giovani dai 14 ai 35 anni. Le tematiche sociali rientrano tra i punti forti delle progettualità ideate da questa agenzia. Un esempio attuale di collegamento delle risorse possedute dai giovani per far fronte a importanti problematiche sociali si è concretizzato nella realizzazione di un calendario da tavolo ad opera di un gruppo di giovani grafici che collaborano attivamente con l’agenzia. L’ideazione di questo progetto ha avuto come filo conduttore il tema dell’anno europeo sulla disabilità ed il suo fine è stato quello di trasformare il concetto di disabilità con il messaggio positivo di “diversa abilità”. ATTIVITA’ MOTORIE E SPORTIVE NEL TEMPO LIBERO DELLA PERSONA DIVERSAMENTE ABILE prof. Riccardo PATAT Docente ISEF e collaboratore Azienda Sanitaria Ringrazio il Comune di Udine per aver organizzato questo convegno e l’Azienda Sanitaria per avermi chiamato ad intervenire. Premetto che sono un professionista che opera nel mondo della disabilità da più di 10 anni ed in stretta collaborazione con l’Azienda Sanitaria per la realizzazione di progetti finalizzati all’inserimento di persone diversamente abili nell’ambito sportivo o pre-sportivo. Sono direttore tecnico di un centro sportivo con piscina e la fascia delicata della disabilità- prima infanziaanziani è sempre stata molto considerata e conseguentemente si sta rafforzando la sinergia tra Azienda Sanitaria, privato sociale, Aziende, istituzioni scolastiche, Enti Locali e la Federazione Italiana Sport Disabili di cui sono un tecnico. La mia relazione vedrà il passaggio da quello che è il tempo libero della persona diversamente-abile inteso come gioco, fino a quella che può essere un’attività sportiva abbastanza abitudinaria per le disabilità di tipo fisico o sensoriale, come nel caso dei non vedenti, fino a giungere anche ad una attività agonistica vera e propria che prevede anche una organizzazione a livelli regionale, nazionale ed internazionale para-olimpico. 12 Parlando del tempo libero della persona disabile bisogna prima di tutto esaminare qual’è il suo inserimento a livello occupazionale; potrebbe essere che la persona disabile può ritagliare un’ora o due al giorno per il tempo libero. Il tempo libero può essere impegnato in diversi modi: c’è chi cura gli hobby, c’è chi ha la passione per internet e l’informatica oppure si può applicare nella pratica di attività motorie. Come dicevo prima si inizia dalle attività motorie che possono essere intese ad un recupero post-traumatico, ad esempio dopo un incidente stradale, che può iniziare da dei semplici esercizi di rieducazione funzionale dal fisioterapista, fino ad arrivare, nella fase post-clinica, ad una attività vera e propria di sport seguita non più da fisioterapisti bensì da tecnici dello sport laureati in scienze motorie o diplomati ISEF. Questo per un miglioramento che poi diventa un mantenimento della condizione fisica, psicofisica e motoria dell’individuo disabile. Ho parlato di attività di gioco - e porto l’esempio dei disabili mentali inseriti in un’ottica di Centro Socio Rieducativo (gli ex CAMPP) dislocati in Udine e nelle varie città della provincia – partendo da un’attività ludica, perché esiste una tendenza esploratoria da parte del bambino o del soggetto disabile che deve essere assecondata o, nei casi in cui fosse necessario, facilitata. Il movimento spontaneo del bambino deve essere facilitato e l’importanza del gioco stimola anche la comunicazione. Noi sappiamo che il nostro corpo comunica suo malgrado in continuazione; nulla di meglio quindi della comunicazione che un bambino diversamente-abile (nel caso di un ritardo mentale) si possa esprimere attraverso il corpo. Attraverso l’espressività corporea si riescono a capire tante cose: si pensi ai soggetti con autismo dove la comunicazione a livello oculare che talvolta è assente, o a livello verbale è totalmente assente, esiste invece a livello motorio la possibilità di riuscire ad interpretare degli stati d’animo e comunque delle manifestazioni della personalità di quell’individuo. Il gioco stimola la motivazione: sappiamo che i bambini di 2, 3 anni possono essere motivati a raggiungere degli obiettivi o dei comportamenti adeguati attraverso il gioco perché esso, quando diventa gioco organizzato, non essendo più spontaneo prevede delle regole che educano ad un atteggiamento e comportamento civile (aspetto legato all’educazione civica del gioco) ed ovviamente si sviluppano delle abilità sociali quali: relazionarsi con il compagno e con gli insegnanti, rispettare le attività ed il gioco dei compagni e dell’insegnante. Il gioco è lo strumento attraverso il quale ci si avvicina in seguito allo sport: chi vuole praticare sport avrà prima giocato ( propedeuticità del gioco). Il passaggio dal gioco allo sport risulta essere talvolta una naturale richiesta dell’individuo disabile, perché è appunto una forma espressiva, mentre talvolta si tende a bloccare il movimento di una persona perché lo si ritiene in quel momento dannoso, invece talvolta bisogna lasciare che questa comunicazione, questa espressività si manifesti in maniera spontanea e naturale, se sente l’esigenza di confrontarsi e d’impegnare una parte del proprio tempo libero praticando un’attività appagante che lo porta a migliorare la sua qualità di vita. Io ho operato per 10 anni sia in palestra che in piscina ed ultimamente mi dedico di più all’attività in acqua – e riporto il caso di una persona che ha subito un incidente stradale o sul lavoro e si ritrova in una condizione di paraplegia, quindi su una carrozzina, e come passi dalla fisioterapia al fatto di voler frequentare una piscina per praticare il nuoto per migliorarsi , per potenziare gli arti superiori, se gli arti inferiori sono lesionati. Conseguentemente vi sarà un apprendimento di una tecnica natatoria diversa, quindi adattata alla situazione particolare di handicap, che porta ad una voglia di migliorarsi, di confrontarsi con se stessi ed in seguito anche con gli altri. Questo porta alla frequentazione della piscina una volta alla settimana per poi diventare due volte alla settimana e magari anche tre e diventare quindi un impegno. Vi sono persone disabili che si allenano quotidianamente – nel campo della disabilità intendo disabili fisici e non vedenti . Quindi questa voglia di confrontarsi, di migliorarsi, di crescere, porta certamente ad un miglioramento della qualità della vita. Ora darò dei cenni tecnici. Attività motoria e sport come strumento di miglioramento: ma di che cosa? Esistono tre requisiti strutturali, tre requisiti funzionali e personalità. Per requisiti strutturali si intende la forza, la mobilità articolare e la resistenza (intesa ad es. nel settore delle disabilità di tipo fisico.). Sicuramente dopo un trauma, nel caso di un paraplegico, ci sarà necessità di praticare della fisioterapia per recuperare la mobilità articolare e la forza, però alla fine del tragitto fisioterapeutico si è raggiunto un livello di autonomia base e per continuare con i settori di forza, mobilità articolare e resistenza (ad es. hand-byke) deve esserci un intervento successivo a quello riabilitativo di competenza del fisioterapista, che viene preso in carico dal tecnico sportivo specializzato. 13 Si parlava prima di barriere architettoniche: talvolta ci sono degli scivoli nelle strutture. Se si pensa ad una persona paraplegica, sicuramente un disabile-atleta sarà meno in difficoltà rispetto ad un disabile che ha un tono muscolare piuttosto lasso; conseguentemente è auspicabile la pratica sportiva nelle persone disabili. Parlavo di tre requisiti funzionali: coordinazione generale, miglioramento del controllo posturale, equilibrio, rilassamento e tono muscolare. Per quanto riguarda l’equilibrio di una persona non vedente o paraplegica o ritardata mentalmente, esso riveste una parte importantissima per la sua autonomia (ad es. poter camminare su un marciapiede) e l’attività motoria riesce a migliorare e poi mantenere il livello di equilibrio necessario per poter raggiungere l’autonomia che è istanza fondamentale per permettere alla persona di integrarsi, di entrare in ambienti pubblici, di poter socializzare. Rilassamento e tono muscolare sono legati alla forza, e soprattutto al controllo della muscolatura che viene ben appresa nell’ambiente acquatico (chi sa nuotare sa bene che per stare in acqua e per galleggiare bisogna essere rilassati). Ad es. immergendo in acqua un soggetto con tetraparesi spastica, se l’acqua è a 29/30° gli fornirà un principio di rilassamento che deve essere poi indotto e guidato dall’istruttore in quanto è lui che guida il processo che porta ad una decontrazione muscolare ed a un maggiore equilibrio in acqua e ad una maggiore sicurezza e tranquillità con tutti i risvolti di acquisizione di stima in sé stessi, di fiducia e di coraggio. Per quanto riguarda l’orientamento spazio-temporale, posso riportare l’esperienza che sto facendo in questo periodo con una ragazza non vedente dalla nascita in piscina, con la quale sto lavorando sull’orientamento per darle una certa tranquillità. Perché se pensate ad un non vedente che cammina in una stanza, lui avrà degli stimoli fisici forniti dalle pareti, mentre in acqua questa stimolazione è fornita dall’acqua stessa con l’aggiunta di alcuni disturbi di tipo acustico, soprattutto se la piscina è frequentata. Per quanto concerne invece l’attività motoria come strumento di miglioramento della personalità, accenno ad alcuni suoi aspetti : - l’autostima - la persona si sente appagata, non vede l’ora di tornare, perché si sente forte, si sente che sta migliorando, non è frustrata.; è quindi importante cercare di lavorare sempre nella fascia di sviluppo potenziale e bisogna partire da quello che una persona sa fare e porle degli obiettivi che siano raggiungibili; - intraprendenza, costanza, fiducia in se stessi e negli altri - le abilità sociali e l’autonomia sono molto importanti perché tutte le attività che si svolgono con le persone disabili sono finalizzate all’acquisizione dell’autonomia a livello sociale, nel sapersi relazionare ed a livello di movimento fisico. Attualmente in regione è nato un corso di laurea in scienze motorie nel quale un po’ alla volta si sta inserendo anche il discorso di formazione di tecnici laureati per quanto concerne le attività delle fasce deboli, quindi a partire dalla gravidanza per arrivare alla prima infanzia, alla disabilità ed agli anziani. C’è bisogno di tecnici competenti dato che talvolta queste attività vengono affidate a persone che pur avendo tanta buona volontà e caratteristiche umane eccellenti però mancano di una formazione tecnica e delle basi metodologiche e psicopedagogiche necessarie ai singoli casi. Ho parlato prima di tre tipi di disabilità - su indicazione della Federazione Italiana Sport Disabili, federazione riconosciuta dal CONI, che prevede la suddivisione in tre settori : - settore fisico-motorio , diviso in varie classi a seconda delle varie tipologie di disabilità fisica; - settore della disabilità psichica o mentale - settore dei non-vedenti che prevede l’organizzazione di gare sportive in tre categorie B1 (ciechi totali), B2 e B3 (ipo-vedenti). Esiste un movimento all’interno della F.I.S.D. che si chiama “Special Olimpics” che si occupa dell’organizzazione di attività e di grandi eventi. Chi ha seguito la cerimonia di apertura delle Universiadi a Tarvisio ha visto sciare delle persone con disabilità di tipo fisico (amputati). Sono scesi sulle piste anche degli atleti non-vedenti con la “guida”. La guida è un’atleta che deve essere molto forte, deve stare davanti e “guidare” appunto lo sciatore non-vedente (anche qui ci sono diversi livelli: da quello che non vede, a quello che vede delle ombre per cui riesce a seguire la guida che ha un microfonino con un altoparlante dietro in modo tale che l’atleta riesce a seguire le indicazioni che la guida gli dà). Potete ben immaginare quanto lavoro ci sia alle spalle, se pensate che nell’atletica leggera ci sono atleti che fanno salto in lato, salto in lungo in cui entrano delle componenti di carattere spazio- temporale notevoli. 14 Per il ciclismo forse è un po’ più facile in quanto vengono organizzate delle gare con il tandem dove c’è la “guida” che sta davanti sulla bicicletta ed il non-vedente sta dietro e voi capite bene come il non-vedente si senta appagato perché anche se non vede dove è diretto, fa dell’attività fisica , si tiene in forma, è contento, incontra persone, quindi questa è l’importanza dello sport: per uscire, per integrarsi, per uscire dai CSR. Il tecnico istruttore dovrebbe essere formato dall’Università o comunque da enti che devono dare loro degli strumenti utili ed adeguati ad operare con i disabili. Gli istruttori devono trasmettere entusiasmo, questo è fondamentale, perché quasi sempre con i disabili all’inizio si incontra un po’ di refrattarietà e quindi si deve entrare in sintonia, trasmettere fiducia, si deve creare empatia. Bisogna anche essere molto pazienti perché i risultati non arrivano subito ed in certi casi di disabili mentali c’è dietro un lavoro di uno/due anni per vedere dei miglioramenti anche piccoli che però portano l’individuo (ad anche per l’istruttore) a sentirsi appagati per quello che stanno facendo. Bisogna avere profonda fiducia nel proprio operato, cognizione di causa e formazione, che poi viene arricchita dall’esperienza. E’ anche importante ascoltare eventuali consigli di altri esperti (psicologi, assistenti sociali), il contatto con l’utente e non dimentichiamoci dei genitori e famigliari che sono al primo posto e tutte quelle persone vicine al diversamente-abile, perché da tutti loro possiamo imparare qualcosa, affinché con queste sinergie si riesca a finalizzare un intervento in maniera più mirata. Proiezione diapositive Giochi Regionali per Disabili – Magnano in Riviera , 25 aprile 2003 Schede allegate L’adattamento di svariati sport alla pratica da parte di persone diversamente abili offre loro la possibilità di scegliere tra quelli più consoni alla propria tipologia di handicap. Infatti, la pratica dello sport e di attività motorie nel tempo libero portano l’individuo diversamente abile ad una riscoperta della propria fisicità e della propria personalità, contribuendo al miglioramento della propria qualità di vita. Lo sport completa l’esistenza rendendo il tempo libero più produttivo ai fini di una integrazione psico-sociale che crea risvolti positivi sui piani affettivo, motivazionale e cognitivo. Ciò dovrebbe indurre la società ad adeguare le strutture ma soprattutto il modo di pensare di tutta la popolazione. DAL GIOCO ALLO SPORT Le attività motorie e sportive rivestono un ruolo sempre più rilevante nel tempo libero dell’essere umano. Sin dalla prima infanzia il gioco rappresenta una importante componente di crescita offerta a livello cognitivo, affettivo, comportamentale e sociale. Inoltre il giocare in sé costituisce un bisogno primario, rinvenibile in qualsiasi cultura ed in qualsiasi età, e sottolineato addirittura da studi etologici. Il gioco in generale non è dettato da obblighi od imposizioni sociali che possono divenire delle restrizioni, bensì da atteggiamenti spontanei, frutto di libere scelte. Possono esistere delle regole che una volta fissate vengono accettate dai partecipanti in quanto facenti parte del gioco e soprattutto in quanto scelte e condivise per volontà propria. Il gioco è il fulcro dello sviluppo affettivo anche secondo Melanie Klein in quanto sin dalla prima infanzia sostituisce il metodo delle associazioni sociali libere utilizzato dagli adulti, dando al bambino la possibilità di espressione spontanea. Diversi autori si sono susseguiti nel parlare dell’importanza rivestita dal gioco parlando con i seguenti termini: “istinto di gioco”, “tendenza esploratoria”, “impulso manipolatorio”, “impulso di curiosità”, “bisogno di stimolazione”, “motivazione alla competenza”, “attività spontanea”; ed ancora: “motivazione inerente alla raccolta di informazioni”, “motivazione intrinseca” detta anche “motivazione cognitiva” (Canestrari, 1984). Secondo la maggior parte degli autori che si sono occupati del settore “prima infanzia”, fra i quali si annovera Jean Piaget, il gioco sembra rivestire una funzione predominante nella soddisfazione dei propri bisogni. A sua volta la soddisfazione di un bisogno risulta essere un fattore intrinseco motivante ai fini dell’apprendimento di abilità sociali, motorie e cognitive. Il gioco è stato studiato anche secondo prospettive molto diverse che ne hanno sottolineato la dimensione sociale ed il rapporto con la cultura dominante o gli aspetti strutturali. Tuttavia la maggior parte degli studi a riguardo non affronta il tema del gioco nella popolazione con disabilità 15 cognitive e di altro genere, e soprattutto non è in grado di spiegare la carenza o addirittura l’assenza di attività di gioco, ad esempio, da parte di bambini con ritardo mentale. Le attività ludico-motorie sono fra le prime espressioni comunicative del bambino e vanno colte a maggior ragione nel soggetto con problemi o in situazione di handicap. Vi è un bisogno innato di esprimere delle emozioni, che nella maggior parte dei casi si manifesta spontaneamente mentre talvolta va stimolato, favorito o indotto da agenti esterni facilitatori in situazioni adattate alla diversa abilità. Si tratta di creare pertanto delle SITUAZIONI ADATTATE entro le quali i soggetti chiamati in causa possano trovare degli stimoli motivanti la partecipazione attiva e aventi la finalità di perseguire obiettivi che portino all’appagamento psico-sociale. A seconda delle diverse tipologie di disabilità vi saranno degli accorgimenti, che definiamo tecnici e strutturali, che potranno favorire la partecipazione dei vari soggetti ad una o più attività motorie o sportive. In Italia solo nel 1992 si è incominciato a parlare “...dell’abbattimento di barriere architettoniche per la pratica di attività sportive e ricreative delle persone con handicap...”, ebbene, da allora, seppur a rilento, si è iniziato con l’abbattimento delle barriere architettoniche, ma con quelle di tipo sociale i passi fatti non sono molti: per fortuna la strada intrapresa sembra essere quella giusta. Speriamo che il 2003 “Anno europeo della persona disabile” non si risolva in una bolla di sapone! SPORT E DISABILITA’ PSICHICA Volendo iniziare a parlare dei soggetti con ritardo mentale e relative disabilità di apprendimento, si sottolinea l’importanza rivestita dalla pratica di attività sportive come completamento alle molteplici attività didattiche, creative, ricreative ed occupazionali proposte nell’ambito di un centro socio-educativo diurno o residenziale, oppure nel tempo libero in genere. Tali attività devono offrire la possibilità di recarsi presso strutture ed ambienti esterni al centro come ad esempio piscine, palestre, campi da gioco, ambiente naturale, piste per la pratica dello sci da fondo, boschi, percorsi naturalistici, fiumi, laghi, spiagge, mare, ecc... C’e’ il bisogno di un ventaglio di stimoli di cui un soggetto in svantaggio ha senz’altro necessità. Gli stimoli devono provenire da un mondo il più vicino possibile a quello reale e vissuto dal resto degli esseri umani, con annessi e connessi, le bellezze, i rischi ed i limiti che esso offre. Gli stimoli di cui ogni individuo ha bisogno sono quelli offerti dall’incontro con persone trovate a bordo vasca o alla reception di una piscina, quanto quelli dati dall’incontro con un viandante su un sentiero di montagna. Gli stimoli devono pervenire dal proprio corpo che, impegnato nella pratica di un determinato gesto sportivo o atto motorio, gode del beneficio dato dal movimento in quanto tale ed utile a favorire la percezione del proprio corpo ed al miglioramento delle sue potenzialità, con tutte le sue capacità ed suoi i limiti. Gli stimoli dati dalle attività motorie in genere arricchiscono i soggetti di tratti caratteriologici quali: autostima, autoefficacia, intraprendenza, costanza, coraggio e determinazione. Gli sport con regole, inoltre, rivestono grandi funzioni pedagogiche sul piano relazionale e socio-affettivo, in particolare inducono al rispetto delle regole e dei compagni coinvolti nel gioco. Esiste a livello internazionale il movimento Special Olympics, membro della Federazione Italiana Sport Disabili – CONI, che regolamenta le svariate attività sportive praticabili dal soggetto disabile mentale e organizza manifestazioni sportive a carattere regionale, nazionale e internazionale. SPORT E DISABILITA’ FISICA O MOTORIA Quando parliamo di disabili fisici dobbiamo fare una distinzione fra disabili fisici dalla nascita (con danno biologico pre-natale o perinatale) e disabili fisici con danno acquisito in fase post-natale (in seguito a traumi della strada, infortuni sul lavoro o malattie anche degenerative in corso). Per i primi vi è una condizione di partenza già svantaggiata che va risolta portando il soggetto alla massima autonomia possibile in tutte le fasi evolutive, dalla primissima infanzia fino all’età dello sviluppo; nei secondi vi è una inaspettata caduta delle prestazioni motorie in quanto improvvisamente alcune delle abilità acquisite negli anni vengono modificate o perse del tutto: ciò porta ad un primo rifiuto di qualsiasi stimolo esterno. La condizione psico-affettiva e motivazionale del post-traumatizzato, o del malato, risulta essere alquanto modificata e alla fase acuta del trauma, o alla notifica della presenza di una malattia degenerativa, segue un periodo “nero” spesso è caratterizzato anche da interventi chirurgici, terapie farmacologiche e fisioterapie. Nel periodo successivo il disabile fisico, oramai giunto ad una “condizione fisiologica”, ovvero non più da malato, abbisogna dell’apporto di educatori fisici e tecnici sportivi che dapprima redigano dei percorsi di preparazione tecnica e poi atletica in vista della frequentazione di piscine e centri sportivi per l’occupazione del tempo libero. Tali sedute di allenamento possono anche sfociare nella vera e propria partecipazione a competizioni sportive anche di grosso livello per le quali esiste la Federazione Italiana Sport Disabili che ne disciplina le attività. 16 Parecchie persone con disabilità fisica passano dalla fase riabilitativa a quella pre-agonistica scegliendo di praticare una attività sportiva per occupare il proprio tempo libero. Nella maggior parte dei casi lo sport praticato dopo il trauma non è lo stesso praticato prima. In diversi casi il disabile non praticava con costanza alcuno sport prima, mentre nel post-trauma pratica con assiduità una o addirittura più discipline sportive che offrono al soggetto una piena stima di sé ed una maggiore autonomia personale. Fra le discipline più praticate citiamo: atletica leggera, nuoto, pallacanestro, tiro con l’arco, vela, sci da fondo, sci nordico, hockey, tennis, tennis-tavolo, ecc.. . SPORT E NON VEDENTI L’importanza dello sport e delle attività motorie nei soggetti non vedenti è presto chiara se si parla di acquisizione di sicurezza negli spostamenti, organizzazione e orientamento spaziale e spazio-temporale, acquisizione di fluidità e coordinazione dei movimenti. Queste sono solamente le motivazioni di carattere tecnico che possono indurre un non vedente alla pratica di una o più discipline sportive. Ve ne sono anche altre, che favoriscono l’inserimento nella società e che stimolano l’acquisizione di tratti caratteriologici quali l’autostima, l’autodeterminazione ed il senso del limite. Il percorso sportivo del non vedente passa attraverso l’aiuto di una guida sensoriale (data dall’istruttore) che può essere dapprima fisica e verbale per poi essere o solo fisica o solo verbale. Con una serie di strategie che vanno sotto il nome di prompting & fading (aiuto e riduzione dell’aiuto), si può giungere nell’arco del tempo ad una acquisizione di relativa autonomia anche in situazioni che inizialmente risultavano ostili. Diverse sono anche le discipline sportive praticabili dai non vedenti: nuoto, atletica leggera, calcio, goal-ball, torball, sci nordico, sci da fondo, ciclismo (tandem), ecc. . Anche per questo settore la Federazione Italiana Sport Disabili ha elaborato dei regolamenti adattati a ciascuna disciplina per far vivere anche al non vedente le stesse emozioni provate dagli altri atleti. METODOLOGIE E STRATEGIE PER L’APPROCCIO ALL’AMBIENTE ACQUATICO DEL DISABILE PSICHICO E DEBOLE MENTALE L’essere umano è abituato a muoversi e a destreggiarsi quotidianamente in una realtà spaziale e temporale che trasmette afferenze di tipo visivo e cinestesico. L’aria è l’ambiente di vita fisiologico dell’uomo; è lo stato dove il nostro corpo trascorre tutta la vita extrauterina infatti “…il cambiamento del mezzo da aereo ad acquatico, crea una serie di sensazioni, situazioni nuove alle quali l’allievo risponde con reazioni di adattamento” (1). L’ambiente acqua risulta essere qualcosa di invasivo, di estraneo, in quanto stimola tutti i nostri organi percettivi alterando inoltre la situazione cinestesico – vestibolare. E’ uno stato che ci fa ritornare alla vita intrauterina, ricordandoci che l’essere umano è costituito per il 70% da acqua. Con questa premessa si intuisce facilmente quanto sia importante un approccio all’acqua favorito sin dall’infanzia e con l’utilizzo di metodologie adeguate al caso specifico. Come anticipato, l’acqua offre una molteplicità di stimoli avvertiti dagli organi recettori. Questi stimoli possono essere piacevoli o meno a seconda di svariati fattori tra i quali la temperatura dell’acqua e il livello di adattamento o ambientamento. Sarà fondamentale partire da lontano…e per “lontano” intendo il lasso di tempo che precede il momento di attività in acqua. Il soggetto debole mentale che deve iniziare una serie di sedute di acquaticità è “ben consapevole” di quello che sta per andare a intraprendere. Come ogni nuova esperienza questo evento ingenera nell’individuo delle ansie che possono sfociare anche in una vera e propria angoscia o possono portare, nei casi più disperati, al rifiuto a recarsi in piscina. Infatti alcuni soggetti non godono di un buon rapporto nei confronti dell’acqua intesa semplicemente sotto forma di doccia o vasca da bagno: l’acqua è qualcosa che può infastidire al contatto con il naso, con le orecchie, con gli occhi, ecc. L’approccio dovrà in questi casi essere basato su proposte di tipo ludico con l’utilizzo di semplici schizzi offerti dalla doccia, fin dall’ambiente domestico in quanto ambiente “amico”. Una volta giunti al bordo vasca sarà importante spendere del tempo per l’esplorazione dell’ambiente circostante, in particolare interagendo con soggetti affetti da sindrome di autismo o in generale con soggetti che vogliano perlustrare il piano vasca come pretesto per tenersi lontani dall’acqua. Il nuovo ambiente piscina deve essere vissuto e fatto proprio, senza alcun segreto. Se la piscina dispone di un ingresso in acqua a rampa o per gradini avvaliamocene; l’ingresso 17 graduale sarà gradito. Se la piscina non disponesse di rampa o gradini si può pensare di far sedere gli allievi sul bordo vasca e di giocare a schizzarsi l’un l’altro per poi distendersi in posizione prona con le gambe sul pelo dell’acqua. La presenza dell’Educatore-Istruttore sarà ovviamente la chiave fondamentale della riuscita dell’approccio. Per presenza intendo la costanza nel far sentire il contatto fisico, visivo e relazionale; tali prompts risultano sortire effetti tranquillizzanti e rassicuranti, che inducono ad una condizione di rilassamento neuromuscolare che ha per obiettivo quello “…di produrre effetti sul piano somatico e psichico” (4). Una buona acquisizione del rilassamento consente infatti la soppressione delle tensioni muscolari, un miglior controllo psicomotorio, il perfezionamento dei gesti ed una più fine conoscenza del sé corporeo. “Il rilassamento presuppone la discriminazione fra tonico e rilassato relativamente ad uno o più segmenti corporei, favorendo l’affinamento del proprio schema corporeo…” (5) in funzione di un rapporto di relazione con l’elemento acqua. L’ingresso in acqua avverrà dalla posizione seduta con l’Educatore–Istruttore in acqua, di fronte all’allievo. Quest’ultimo sarà in continuazione distratto dalle informazioni erogate atte a creare un diversivo. Una volta entrati in vasca (primo obiettivo raggiunto) con una altezza dell’acqua che raggiunga circa la vita si effettueranno della camminate atte ad esplorare il nuovo ambiente, considerando così i nuovi equilibri e valutando l’entità delle resistenze e delle forze necessarie alla deambulazione in stazione eretta. Tutti questi stimoli forti giungeranno al SNC che registrerà le condizioni offerte dal nuovo ambiente. Queste possono inizialmente apparire ostacolanti e sgradevoli ma, “…fortunatamente esistono altri fattori che definiremo positivi e che sono evidenziati dalla ridotta influenza del peso gravitazionale, dalle modificazioni del sistema neuromuscolare e cardiocircolatorio, dalle molteplici possibilità di espressione ludiche che l’acqua offre…” (2). “L’acqua esercita sul nostro corpo uno stimolo termico che determina una vaso-costrizione periferica iniziale con conseguente allontanamento di sangue dalla superficie cutanea e maggiore afflusso di esso nei visceri interni con conseguente aumento della pressione arteriosa e acceleramento del polso e del respiro, cui ben presto seguirà, per controreazione una vaso-dilatazione periferica…” (3). Il primo periodo di ambientamento dovrà essere vissuto nel più ludico dei modi, ponendo l’allievo in condizioni che possano alterare o perturbare l’equilibrio del proprio corpo attraverso turbolenze volutamente provocate. Si badi bene a non eccedere portando l’individuo alla perdita del piacere provato nell’eseguire una determinata attività. Tutto deve essere finalizzato all’ambientamento. “Il mutamento della postura e dell’equilibrio, la termoregolazione, i ritmi respiratori sono degli esempi propri delle maggiori difficoltà a cui si va incontro” (1). Potremo dire di aver conseguito un secondo obiettivo, intermedio, quando l’allievo sarà divenuto autonomo nella deambulazione e si avvarrà del solo contatto fisico con il bordo vasca. Bisogna “…lasciare al bambino la propria facoltà come scoperta con i suoi mezzi, delle più convenienti e naturali soluzioni che l’istruttore prospetta allo stesso per la conquista di un nuovo spazio motorio, offrendogli al contempo la possibilità di un valido confronto con la realtà sociale che lo circonda” (1). Una volta esplorato il perimetro della vasca l’allievo si sentirà, per così dire, “padrone” in quanto avrà definito lo spazio che lo accoglie. Mancano ancora due aspetti: quello della larghezza (intesa come attraversamento) e quello della profondità che ancora apparentemente non lo preoccupano. A questo punto inizia il percorso dell’ambientamento che riguarda l’immersione del viso. Si inizierà con attività ludiche a coppie che portino il soggetto debole mentale ad avvicinare il viso all’acqua senza quasi accorgersene avvalendosi di tutte le proposte didattiche che un buon istruttore di nuoto deve conoscere. E’ solo quando iniziamo ad immergere la maggior parte del corpo in acqua che avvertiamo, con una discreta consistenza, la spinta dal basso verso l’alto che l’acqua esercita su di noi. Possiamo dire che siamo all'inizio del terzo stadio, quello dell’adattamento alla presenza dell’acqua sul viso. Una volta raggiunto questo obiettivo possiamo affermare di esserci ambientati! Inizia ora una fase altrettanto delicata che è quella della modifica dell’assetto del corpo che dalla verticalità si accinge ad acquisire una stazione prona o supina. La prima è scoraggiata dalla presenza dell’acqua sul viso; la seconda lo è a causa della sensazione di ribaltamento verso qualcosa di oscuro, di non visibile, per il quale ci si sente sprovvisti di contromisure. Per affrontare tali ostacoli bisogna per così dire fare un passo indietro ristabilendo quel rapporto prossemico favorevole all’ottenimento dell’obiettivo preposto. In particolare il contatto fisico con prese di vario genere (presa brachiale da avanti, nel caso di scivolo prono; presa brachiale da dietro, sotto le ascelle o in casi più evoluti alla nuca, nel caso di scivolo supino). “In questa fase sarà da ricercare il controllo di alcune posizioni in acqua calma sia da proni che da supini. Nel caso del disabile…” psicofisico (n.d.r.) “…il più delle volte si insegna per primo il galleggiamento sul dorso in quanto questa posizione permette all’allievo di rilassarsi e di 18 respirare tranquillamente e all’istruttore di manipolarlo nel modo migliore” (4). La tranquillità ed il rilassamento porteranno senz’altro ad un buon galleggiamento nonché ad una acquisizione di sicurezza, di autostima e di caratteri quali il coraggio e l’autodeterminazione. Tali valori psicosociali non possono che portare l’individuo verso una maggiore e migliore conoscenza di sé stesso. E’ da sottolineare che eventuali patologie organiche, correlate al ritardo mentale (multihandicaps) e quindi alla disabilità pischica, possono comportare degli squilibri nel galleggiamento. E’ il caso di emiplegie o paraplegie che, correlate a ritardo mentale, possono complicare l’acquisizione di un discreto galleggiamento a causa o di una assimetria o per altri motivi di natura biomeccanica per i quali sarà necessario adottare le metodologie del caso, avvalendosi peraltro del supporto di un Terapista della Riabilitazione. (1) Bovi G., Scuola di Nuoto: - Insegnare divertendo, Ed. Montefeltro, Urbino, 1990. V., in L.Cottini-A.Fabi, Educazione motoria a scuola, ed. Montefeltro, Urbino, 1990. (3) Turco C., Gli handicaps: aspetti psicologici, medico-pedagogici, riabilit. , CRAP Napoli, 1992. (4) Nanetti F., Psicomotricità: il rilassamento in prospettiva relazionale (5) Patat R., Ed. Fisica e Psicomotoria nell’ambito delle pratiche sportive per disabili, n.149-150 Nuova Atletica: ricerca in scienze dello sport, Udine, 1997. (2) Biancalana INTERNET COME STRUMENTO DI AUTONOMIA PER IL DISABILE prof. Giorgio BRAJNIK Docente corso progettazione siti web per disabili – Università di Udine Buon giorno a tutti. Io mi occupo di capire quali sono alcuni dei principi, delle tecniche, dei metodi e degli strumenti per costruire dei siti web (Internet) che siano ben fatti. Nel corso della mia attività di insegnamento sono venuto ad occuparmi anche di aspetti dei siti Internet che hanno qualche attinenza con i disabili. L’obiettivo della mia presentazione è quello di cercare di mettere in evidenza come questo tipo di tecnologia Internet possa avere un ruolo molto importante per i disabili per renderli più partecipativi nella società, per renderli più autonomi, ma anche dare qualche piccola sferzata virtuale a chi invece gestisce, costruisce, commissiona questi siti, perché da un punto di vista tecnico non è difficile renderli adatti, adeguati, in modo che le persone disabili riescano a fruirne in maniera completa , facile e con soddisfazione. I mezzi tecnici ci sono, quello che manca è da una parte la conoscenza, il sapere che ci sono, il sapere che non costa poi così tanto farlo e dall’altra, probabilmente, l’ignoranza da parte di chi fa da committente di questi siti web che, non conoscendo l’esistenza di queste problematiche e di queste possibilità, non pone questi aspetti nell’elenco dei vari requisiti. L’accessibilità del web di Internet è qualcosa di intrinseco perché già il suo fondatore Tim Berners Lee nel 1990, colui che ha inventato il concetto di Internet, già dall’inizio aveva previsto che fosse un mezzo di comunicazione universale che per sua natura fosse tale da non escludere nessuno; questa è una sua citazione di qualche anno fa: “...la potenza del web sta nella sua universalità. L’accesso da parte di chiunque, indipendentemente da qualsiasi tipo di disabilità, è un aspetto essenziale del web”. Cos’è l’accessibilità? Vuol dire rendere il sito percettibile e la persona che lo fruisce sia in grado di vedere, sentire, toccare in qualche modo il sito, che possa essere utilizzabile, navigabile, che si possa seguire i link, che si possa riempire i vari moduli con ad es. nome, cognome, etc. e che sia comprensibile a dispetto di alcuni tipi di limitazione. Immaginate la vita quotidiana di una persona disabile quanto irta di ostacoli sia: svolgere le normali attività come comperare e leggere il giornale, risolvere le proprie commissioni in uffici comunali, o in banca o all’ufficio postale, recarsi in tali uffici, andare a trovare qualche conoscente, comperare il biglietto del treno, partecipare ad un incontro di quartiere. Per una persona che vede poco o nulla, che si muove con difficoltà o che è legata ad una sedia a rotelle, che sente poco o nulla, ciascuna delle attività elencate può essere di una difficoltà tale da portare ad una rinuncia. A meno che la persona non goda dell'assistenza di qualcun altro. E quindi essere molto meno autonoma. 19 Le tecnologie legate ad Internet possono essere usate in maniera proficua per incrementare l’autonomia del disabile senza dover realizzare un guscio assistenziale. Per un cieco l’utilizzo del web vuol dire, ad esempio, poter acquistare il giornale e leggerlo senza che nessuno lo debba aiutare od assistere (leggendoglielo per lui). Basta che usi un PC dotato di un lettore di schermo (un programma che trasforma il testo visualizzato sullo schermo in suoni) ed acceda ad un sito web che sia adeguato per questo utilizzo. In questo modo, per il disabile, il PC e Internet aprono una finestra sul mondo: può non solo leggere il giornale, ma chiedere ed ottenere un certificato dall’anagrafe civile, esaminare il proprio conto corrente in banca e chiedere chiarimenti sull’ultimo movimento registrato, seguire le lezioni (a distanza) del corso di laurea a cui si è iscritto, interagire (tramite dei forum ospitati in siti web) con suoi colleghi studenti, ordinare al supermercato la spesa settimanale. Il tutto stando a casa (con maggiore comodità, sicurezza e minore fatica), senza dover richiedere alcun tipo di assistenza. Tutto questo può sembrare una situazione ideale lontana dall’avvenire. Essa è, invece, alla portata di chiunque oggi. La tecnologia necessaria esiste e, in molti casi, ha dei costi limitati. Il vero problema, attualmente, è la scarsa considerazione che molti gestori di siti (e di coloro che i siti li realizzano) hanno di tutti quegli aspetti legati all’accessibilità dei siti web da parte di persone disabili. Così come le strade e gli edifici di una città dovrebbero essere resi accessibili da parte dei disabili, così anche i siti web possono essere assimilati a dei luoghi (virtuali) che possono venir sfruttati e visitati dai disabili in maniera autonoma. L’accessibilità di una pagina web è legata alla possibilità che i suoi contenuti possano essere percepiti, compresi, e utilizzati da chiunque a dispetto di qualsiasi tipo di disabilità. In molti casi, per sopperire alle disfunzioni sensoriali, possono venir utilizzati degli strumenti (assistivi) che permettono o facilitano l’utilizzazione del PC. Alcuni esempi di strumenti assistivi sono i lettori di schermo, oppure i browser parlanti (quei programmi che permettono l’accesso alle pagine web e che ne leggono il contenuto testuale), oppure gli ingranditori di schermo (programmi che ingrandiscono di 3-4 volte una porzione di schermo, a beneficio di coloro che vedono poco), oppure delle tastiere modificate che facilitano l’utilizzo dei tasti (a beneficio di coloro che muovono le mani e le dita con difficoltà), oppure dei mouse particolari (con dei tasti per muovere la freccia più a destra, sinistra, in alto o in basso, sempre a beneficio di coloro che fanno difficoltà ad usare il mouse con precisione). Altri strumenti assistivi sono semplicemente dati dai programmi e sistemi normalmente disponibili: io, che ci vedo sempre meno bene, gradisco incrementare la dimensione del testo della pagina visualizzata dal mio Explorer, e per farlo uso un comando che esso mi rende disponibile. Il mio amico daltonico preferisce invertire i colori, testo in un colore chiaro su sfondo scuro, e per farlo usa semplicemente delle opzioni offerte dal sistema operativo. Però una persona (anche se utilizza strumenti assistivi) può comunque incappare in pagine web che non possono essere percepite. Ad es. pagine che includono figure, diagrammi che non sono opportunamente descritte in maniera testuale appariranno incomplete ad un utente privo della vista. Questa persona non potrà fruirne completamente: la lettura del giornale sarà incompleta, le pagine descrittive dei prodotti del supermercato saranno impoverite, certi prodotti non saranno nemmeno visibili. Se le pagine che permettono la richiesta di un certificato di matrimonio sono tali per cui possono essere utilizzate solo tramite mouse (ma non con la sola tastiera), la persona con delle disabilità motorie potrà non essere in grado di ottenere tale certificato. E così via con altri problemi. Ecco perché è importante che il sito sia accessibile: solo così potrà essere fruito da tutti. E in molte più situazioni di prima. Tutti i giorni, anche chi disabile non è, usa il telecomando della televisione, usa l’ascensore, usa il corrimano di una scala, con il passeggino usa le rampe di un marciapiede, sfrutta il segnale sonoro del semaforo che indica il verde per i pedoni. Tutti questi sono degli accorgimenti che inizialmente sono stati realizzati ad uso esclusivo dei disabili e che, poi, col tempo, si sono rivelati efficaci anche per i non disabili. Lo stesso si verifica per il web. Nel momento in cui sono in treno e consulto un sito web con il mio cellulare wap, è come fossi non vedente dato che le immagini del sito non vengono visualizzate sul telefonino. Se invece uso il mio calcolatore palmare, in bianco e nero, è come fossi daltonico dato che non sono in grado di distinguere i colori. Se sono in sala lettura di una biblioteca e consulto un sito multimediale con l’intervista a Ciampi, è come fossi sordo dato che non posso utilizzare l’audio. Se sono ad una convegno e proietto le pagine del sito mentre illustro la mia relazione è come fossi ipovedente, perché ho bisogno di aumentare la dimensione del testo e forse di modificare i colori di sfondo. Se sono ad un chiosco Internet nella sala di un aeroporto affollato e cerco di comperare il biglietto aereo per il volo previsto tra 1 ora, magari pressato anche 20 da una fila di altri acquirenti, ecco che sono assimilabile ad un disabile cognitivo: sono sotto stress, ho fretta e non devo sbagliare. Similmente se sono alla guida dell'automobile e, col navigatore web al mio fianco, sto consultando le pagine web dell'azienda che devo andare a visitare per trovare la cartina stradale. Non posso permettermi di dedicare tutte le mie facoltà mentali al sito, a come ci si naviga e come localizzare i vari pulsanti che esso prevede. Si consideri anche che siamo tutti solo temporaneamente abili: prima o poi ciascuno di noi è destinato a vedere sempre di meno, a sentire sempre di meno, a poter muovere con minore destrezza le mani. L'età media degli utilizzatori della rete cresce, di anno in anno, e quindi anche le disabilità. Ecco perchè gli accorgimenti utilizzati per rendere un sito web accessibile ai disabili lo rende automaticamente utilizzabile ad un numero molto maggiore di persone in situazioni diverse. Ma su web avviene anche di più. Ci sono alcuni utenti dei siti web che sono invisibili ma estremamente importanti. I motori di ricerca, ad es., che analizzano le pagine web possono beneficiare enormemente di pagine che sono accessibili, dato che tutte le cose importanti (contenuti e collegamenti tra pagine) sono fruibili. Quelle elencate finora sono delle ragioni etiche e commerciali a favore dell'accessibilità. Ce n'è un'altra molto importante, di carattere legale. In molti stati la legge impone ai gestori di siti pubblici o di rilevanza pubblica di offrire siti accessibili. Ad es. negli USA tutti i siti governativi federali (quelli il cui indirizzo finisce con .gov, ad es. www.whitehouse.gov) devono esserlo. Lo stesso vale a livello statale americano per siti pubblici dello stato (ad es. del Massachussetts). Vincoli simili esistono in Gran Bretagna, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Germania. In Italia esistono attualmente in Parlamento varie proposte di legge che hanno lo stesso spirito e si presume che entro la fine dell'anno, dato che l'Italia rappresenta la Presidenza Europea e che l'Unione Europea ha dichiarato il 2003 come anno del disabile, almeno una di quelle proposte di legge veda la luce. Ma come fare per rendere accessibile un sito web? Quali investimenti (in strumenti, conoscenze, tempo) bisogna adottare? Per fortuna l'adeguamento di un sito web costa molto meno ed è enormemente più semplice dell'adeguamento di un edificio. E costa ancora di meno se l'accessibilità viene considerata fin dall'inizio dello sviluppo di un sito web. L'organismo internazionale che governa gli standard legati al web (World Wide Web Consortium, W3C -- sito a Boston e diretto dall'inventore del web, Tim Berners Lee) già nel 1999 ha promulgato delle linee guida per l'accessibilità del web, che altro non sono se non un elenco di suggerimenti diretti ai webmaster e webdesigner su cosa fare e cosa non fare per rendere accessibile un sito web. Sulla base di queste linee guida, un webdesigner può adottare semplici accorgimenti quali l'associare un testo descrittivo alle immagini, usare un'organizzazione della pagina che preveda la variazione elastica dei suoi contenuti se l'utente modifica le dimensioni della finestra, usare una rappresentazione dei caratteri che permetta all'utente di ingrandirli o rimpicciolirli a piacimento, usare accortezza nell'impiego dei colori, ecc. In questo modo le pagine web che vengono prodotte risulteranno conformi alle linee guida e, molto spesso, accessibili quindi anche a chi non usa un browser grafico con tastiera e mouse su uno schermo grande a colori. Come si può notare, ci sono molte ragioni a favore dell'accessibilità e molto poche a suo sfavore. L'ignoranza di chi realizza siti e di chi chiede che vengano realizzati a mio avviso non giustifica lo stato attuale delle cose. È necessario che i committenti di siti (e in questo includo soprattutto gli enti pubblici e le organizzazioni di rilevanza pubblica, ad es. quelle relative ai trasporti, alla sanità) sappiano quali sono le conseguenze negative di avere un sito non accessibile. E quindi i committenti devono pretendere che i realizzatori di siti forniscano loro delle precise garanzie relative all'accessibilità dei siti prodotti. Così come dei cattivi geometri e architetti hanno fatto, e continuano a fare, scempio del territorio costruendo edifici di dubbie qualità estetiche e funzionali, anche i realizzatori di siti hanno fatto, e continuano a fare, scempio del nostro tempo che speso a visitare siti inutilizzabili, confusi, non funzionanti e non soddisfacenti. L'accessibilità è un primo requisito per migliorare i siti, ed ha quindi una notevole rilevanza per la nostra società di domani. Maggiori dettagli su questo argomento possono essere trovati sul sito http://www.dimi.uniud.it/wq dedicato alla qualità del web e gestito dal sottoscritto. 21 OLIMP.I.C. 2003 – OLIMPIADE DELLE DIVERSE ABILITA’ Sig. Fabrizio FORGIARINI Assessore alla Cultura del Comune di Codroipo e rappresentante del Comitato OlimP.I.C. (Olimpiade delle diverse abilità) Buon Giorno a tutti. Il Comune di Codroipo coordina una associazione di 14 Comuni che svolge attività culturali che si chiama P.I.C. (Progetto Integrato Cultura) da cui deriva un pezzetto del nome del progetto che abbiamo avviato quest’anno, denominato appunto OlimPIC, a significare la particolare attenzione rivolta al mondo dello sport. A parlare di questo progetto siamo oggi qui in tre persone del Comitato organizzatore. Noi membri del Comitato ci siamo trovati all’inizio dell’anno in corso - ed essendo il 2003 l’ ”Anno delle diverseabilità” - a pensare di organizzare qualcosa su questo tema. Dato che il P.I.C. è costituito dagli Assessorati alla Cultura dei rispettivi Comuni, all’inizio ci siamo posti il dubbio se per un progetto con queste caratteristiche poteva essere più giusto e naturale coinvolgere, nella parte organizzativa, gli Ambiti, che si occupano dei servizi socio-assistenziali, oppure, per quanto riguarda la parte più prettamente sportiva, i Servizi che si occupano di sport. Però in seguito abbiamo pensato che si poteva affrontare il tema sotto un profilo diverso, cioè quello culturale e comunicativo (la socializzazione, il confronto, lo scambio di esperienze), per valorizzare anche i limiti di tutti i soggetti coinvolti e non solo di quelle persone che hanno delle limitazioni di carattere fisico oppure mentale. Per fare questo abbiamo pensato che era importante creare delle occasioni che fossero di normalità, in cui una persona dà sfogo alle proprie passioni, passa dei momenti di allegria, di gioco e convivialità. Questi sono i valori che avevamo in mente all’inizio e che poi sono maturati nel corso del tempo, confrontandoci con chi in questo settore lavora o si trova a vivere. Per far questo abbiamo costruito un comitato stabile ed anche aperto, a cui hanno partecipato tanti soggetti, dalle istituzioni alle associazioni, cercando tutti di dare un contributo per creare un percorso condiviso che potesse lasciare delle tracce per domani, anche quando il progetto sarà giunto al suo compimento. Una cosa che ci ha colpito molto è stata la straordinaria collaborazione che abbiamo incontrato, sia a livello di istituzioni ed associazioni sportive e culturali, ma soprattutto a livello di singole persone che quotidianamente sono in contatto con i disabili. E’ stata rivolta particolare attenzione al tempo libero con i suoi momenti di svago, affrontando il tema della disabilità, cercando di dare al tutto una leggerezza - termine che ben può riassumere questo progetto - una leggerezza però consapevole, sapendo quindi dove, con chi e per cosa stavamo lavorando, il che conferiva un approccio serio al nostro progetto. Abbiamo organizzato tantissime manifestazioni che non si sono ancora concluse (si concluderanno a gennaio 2004). Il nome del progetto “OlimPIC” richiama alla mente attività di tipo sportivo, però non sono state le uniche. Abbiamo pensato a dei momenti di svago in generale, con giochi sportivi non competitivi e la parte più propriamente olimpica, con gare di handibyke, di basket e di nuoto, ma anche ad una serie di appuntamenti teatrali, musicali, mostre artistiche, in cui abbiamo avuto l’occasione di sfruttare, in senso buono, una produzione che fa capo al Comune di Udine, tramite questo calendario delle Officine Creative, realizzato in collaborazione con dei ragazzi disabili, le cui immagini abbiamo usato come base per un concerto e lettura di poesie di una persona diversamente abile. Concludo dicendo che questa iniziativa ci ha molto avvicinati ad un paese straniero grazie alla sensibilità di alcune persone (3 atleti diversamente abili ed il loro segretario della Federazione Nazionale) che, malgrado il limite della lingua, quando abbiamo spiegato loro il perché volevamo realizzare questo progetto, hanno dimostrato una tale disponibilità che è stata poi il simbolo di tutte le altre che abbiamo incontrato sul nostro percorso. Grazie per l’attenzione. Scheda allegata 22 Foto courtesy Danilo De Marco OLIMP.I.C. 2003 è l’olimpiade delle diverse abilità. Un programma molto vasto e molto articolato: iniziative sportive, culturali e di approfondimento, che si terranno da giugno a dicembre 2003 nel Friuli e in Europa. Il 2003 è stato proclamato l’anno Europeo delle Diverse Abilità. Un nuovo approccio culturale con tutte le componenti della società, per far sì che qualsiasi proposta – di spettacolo, di approfondimento – sia potenzialmente partecipabile da tutti. CHE COS’E’ e PERCHE’ OLIMP.I.C.? 14 Comuni del Medio Friuli si ispirano e condividono i principi evidenziati dalla “dichiarazione di Madrid” nel marzo 2002, firmata da 400 persone delegate dall’Unione Europea per la proclamazione dell'anno 2003 quale Anno Europeo delle Persone Disabili. OlimPIC è l’evento che vuole diffondere la conoscenza dei diritti di oltre 50 milioni di cittadini europei con disabilità. Il P.I.C. mette a disposizione delle associazioni di volontariato, socio-assistenziali e di solidarietà presenti sul territorio del Medio Friuli, il proprio know-how (la propria rete di relazioni ed i propri usuali strumenti di progettazione e programmazione), riservando alle associazioni stesse ruoli quanto più ampi possibili (dall’ideazione alla realizzazione). Già dal gennaio 2003 si forma un gruppo in seno al P.I.C. che inizia questo percorso di condivisione. Dapprima, in assemblea, viene affrontata e superata la definizione che ingabbia la vocazione e la missione del P.I.C. entro scenari ed obiettivi prettamente culturali (Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli). I primi colloqui preparatori avutisi con i responsabili delle associazioni presenti sul territorio, da un lato hanno evidenziato il riconoscimento del ruolo di coordinamento del P.I.C., dall’altro hanno messo in luce come il P.I.C. possa dirsi pienamente “integrato” col territorio solo includendo nella propria programmazione e nel proprio modus operandi anche la progettazione coordinata e condivisa con le realtà – tutte – presenti sul territorio, e dunque anche e soprattutto con quelle che promuovono il ruolo attivo e l’integrazione delle persone diversamente abili. E’ la prima volta che il P.I.C. si impegna in un progetto così ambizioso e delicato: 23 www.olim-pic.org l’olimpiade delle diverse abilità la vita da un diverso punto di vista Le persone diversamente abili con la loro progettualità ci aiutano a migliorarci e a pensare la vita da un diverso punto di vista. OLIMP.I.C. è un evento di straordinaria portata per tutto il Medio Friuli. OlimP.I.C. ci accompagna per nove mesi in un percorso che tocca tutti i Comuni del Medio Friuli e li rende partecipi di un straordinario progetto di coinvolgimento che trova il suo sostegno proprio sull’intelaiatura data dal volontariato e dai movimenti culturali, sportivi, istituzionali con l'attiva partecipazione di Provincia di Udine (Assessorato alle Politiche Sociali), Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, il patrocinio del FISD Sezione Regionale (Federazione Italiana Sport Disabili) e con il sostegno di Coop Consumatori NordEst, Cabert, Calligaris Group, Dipharma, Variolo. Un mix di sport e cultura. Un punto di incontro e di partenza per parlare, confrontarsi, divertirsi, riflettere, giocare insieme; una incredibile raccolta di significati che spaziano a 360° e riguardano i cittadini del nostro territorio. Tutti potranno dare il loro significato a ciò che si vedranno capitare intorno e tutti potranno sentirsi partecipi di questo enorme movimento che toccherà le oltre 60.000 persone che vivono nell’area P.I.C. Ma non solo loro; infatti ci saranno ospiti da altre Regioni d’Italia e dell’Europa. Per meglio seguire eventi, manifestazioni, gare sportive, per conoscere i luoghi, le possibilità ricettive e per comunicare con gli organizzatori, ma anche per scambiarsi opinioni e pareri, è in funzione un sito internet ( www.olim-pic.org ) ed un indirizzo di posta elettronica: [email protected] NUMERI e indirizzi UTILI Sito Ufficiale Olimpic: www.olim-pic.org E mail: [email protected] Informazioni Servizio Informagiovani Codroipo c/o Biblioteca Civica di Codroipo Via XXIX ottobre tel. 0432 908198 [email protected] Ufficio Cultura Comune di Codroipo Via Italia, 1 Tel. 0432 905107/905467 Sig. Claudio GREMESE Rappresentante Associazione “La Pannocchia” di Codroipo Buon Giorno a tutti. La nostra Associazione “La Pannocchia” ha anch’essa partecipato al Progetto OlimPIC. E’ nata 7 anni fa, costituita da genitori di disabili, e fin dall’inizio ha cercato di focalizzare i propri progetti su una cosa per noi molto importante: la qualità della vita. Qualità della vita considerata sotto diversi aspetti, come ad es. facendo partecipare i disabili ad attività sportive; da quel giorno ad oggi la nostra associazione è riuscita a raggiungere vari obiettivi. Oggi stiamo gestendo un gruppo-appartamento nel quale ospitiamo permanentemente 7 ragazzi. Questi ragazzi vengono continuamente sollecitati, facendoli partecipare ad attività sportive (ad es. in piscina) ed attività creative. Abbiamo quindi ideato un progetto, nell’ambito dei progetti innovativi della Provincia, che si chiama “Progetto Armonia”, nel quale, per un anno, i ragazzi hanno svolto attività di pittura e ceramica. Queste loro opere sono state esposte nell’ambito del progetto OlimpP.I.C. e direi che parlare di diversamente abili in questo caso è veramente azzeccato, perché le opere che sono riusciti a produrre sono veramente eccezionali e chi le vede conclude che sono opere che un pittore dilettante forse non sarebbe riuscito a fare. Tra i nostri progetti sulla qualità della vita ci siamo anche occupati di uno tra i più gravosi problemi dei disabili, che è quello denominato “dopo di noi”. Il “dopo di noi” significa che un giorno questi ragazzi resteranno senza un appoggio familiare, resteranno quindi soli e perciò abbiamo avviato un progetto, che ha ricevuto l’appoggio dei Comuni, della Provincia, della Regione e soprattutto l’appoggio di tutti gli abitanti dell’ambito Medio Friuli, i quali hanno notevolmente contribuito, anche dal punto di vista economico, affinché quest’opera, che darà ospitalità a 14 ragazzi, sia completata per la fine di ottobre 2003. E’ un’opera importante per tutto il Friuli perché, anche se esempi di questo tipo ce ne sono – ad es. un altro sta partendo nella Provincia di Udine per disabili gravi - c’è sempre comunque bisogno di questi centri, dato che oggi non esistono più le famiglie allargate di un tempo e molto facilmente i disabili restano soli. 24 I centri vanno costruiti secondo la Legge 328, cercando di offrire una grossa qualità, che vuol dire far vivere a questi ragazzi il più possibile una vita normale, fatta anche di piccoli accorgimenti. Questi ragazzi sono coscienti delle loro non-abilità, ma se riescono a fare delle cose da soli sono contenti e la loro qualità di vita aumenta, aumenta realmente e psicologicamente. Io sto parlando di disabilità in modo molto limitato perché, come padre di una ragazza disabile psico-fisica, mi interesso soprattutto di disabili psico-fisici, anche se non ignoro gli altri. Questa opportunità che l’Europa ci ha dato, riconoscendo il 2003 come anno del disabile, e questa grossa organizzazione che è stata OlimPIC, è stata una delle tante opportunità di rendere noto a tutti quali siano le problematiche legate alla disabilità. Soprattutto io spero di far capire che il disabile è una persona come noi, che deve vivere la sua vita degnamente, come tutte le altre persone. Già esistono delle grosse differenze tra le persone normo-dotate: ci sono quelle più intelligenti e quelle meno intelligenti; quindi perché dobbiamo continuare a classificare questo mondo e non cercare invece di superare le barriere? Prima il professor Brajnik parlava dei siti web: io stesso, essendo appassionato di informatica, ho costruito un sito web e vi ho inserito dei bottoncini con delle immagini invece del testo, quindi anch’io questo errore l’ho commesso. Per concludere vorrei dire che tutti dobbiamo fare uno sforzo nella direzione della qualità della vita, che in questo momento è la cosa che più mi sta a cuore; perché ci sono disabili meno gravi, gravi e gravissimi ed è difficile definire quale sia il livello di gravità in cui il disabile non abbia coscienza di sé stesso, della vita che lo circonda ed in qualche modo non comunichi con gli altri, e quindi cerchi un suo spazio vitale, spazio che noi dobbiamo cercare di creare ed offrirgli, perché da solo non ce la fa. Grazie per l’attenzione. Sig. Giorgio ZANMARCHI Presidente Società Sportiva FAISPORT Buon Giorno. Vi ringrazio per l’opportunità concessami di poter parlare dei ragazzi e grazie anche ad OlimPIC, una grande manifestazione che ci ha dato la possibilità, una volta ancora, di uscire sulle piazze. E’ molto importante parlare dell’organizzazione degli avvenimenti al pubblico, ma anche della famiglia del disabile, che è fondamentale, e dello sport. Per essere breve dirò che bisogna distinguere i diversi livelli di disabilità, perché se ad es. noi prendiamo in considerazione la persona paraplegica - e la FAISPORT è una Società che dà la possibilità a tutte le persone con diverse patologie di poter fare dell’attività sportiva - questa persona può prendere la macchina, può venire all’allenamento; dunque è indipendente dalla famiglia, fa quasi una vita normale. Poi prendiamo in considerazione il ragazzo che può essere grave, meno grave o normo-dotato: e qui interviene la famiglia. La famiglia normalmente tende ad essere chiusa ed a non mostrarsi; oggi la situazione è migliorata, ma anni addietro essa non voleva uscire con il proprio problema. Ecco perché un’associazione sportiva come la nostra fa sì che la famiglia sia molto partecipe all’avvenimento sportivo, anzi deve essere partecipe per forza, perché se non porta il proprio figlio sul luogo dove si pratica l’attività sportiva, il ragazzo rimane a casa. Se noi dovessimo fare delle attività solamente con i ragazzi disabili saremmo sempre allo stesso punto di partenza, non avremmo risolto niente; invece così, con il coinvolgimento delle famiglie, c’è voglia di fare e voglia di emergere. Vorrei ora riferire un piccolo episodio: all’inizio, nel 1995, quando abbiamo cominciato le nostre attività, abbiamo chiesto uno “spazio acqua” in piscina al Palamostre di Udine - dato che riusciamo a far nuotare tutti i nostri ragazzi - abbiamo avuto una difficoltà che ci ha toccato il cuore, perché ci siamo sentiti dire che abbiamo rubato uno spazio acqua ai normo-dotati. Abbiamo superato anche quell’ostacolo ed oggi i nostri ragazzi eseguono gli allenamenti in piscina assieme agli altri; secondo me questa è una conquista eccezionale, è una conquista che porta le loro famiglie a far parte di quel ambito speciale che attiene ai ragazzi, e facendo più vita sociale hanno maggiori possibilità di scambiare le proprie idee ed opinioni. Queste sono conquiste che si raggiungono grazie allo sport; grazie ad esso noi facciamo delle attività che ci accomunano, ci legano gli uni agli altri, ci fanno sentire tutti uguali. 25 Tutti uguali se riusciamo a fare, come nel caso di OlimPIC, manifestazioni fra normo-dotati e disabili, tutti alla pari, senza nessun problema, anche perché questi ragazzi, con il loro problema mentale o fisico, ma accompagnati dalla famiglia, riescono a dare tantissimo. Abbiamo avuto l’incarico dalla Provincia di avviare un progetto, intitolato “Incontrandoci”, che coinvolgeva dei ragazzi disabili e due classi della scuola elementare di Pozzuolo, realizzando con loro varie attività, anche delle rappresentazioni teatrali. Siamo riusciti a dare molto a quelle famiglie ed a quei ragazzi, penso nella fattibilità di quel progetto; ad es. quando hanno provato le difficoltà che dovrebbe incontrare un disabile (abbiamo messo loro dei guanti a manopola e li abbiamo fatti abbottonare la camicia: questa diventa una cosa quasi impossibile); hanno provato che cosa vuol dire avere una disabilità, cioè quello che una persona può trovare come fardello sin dall’inizio ma anche durante il corso della vita; e comunque quella persona ha delle risorse, le risorse di un amico. Bene, noi abbiamo fatto quest’esperienza e mi auguro che ne faremo altre, tutti assieme, per far sì che i ragazzi stiano con il pubblico e la gente normo-dotata. Anche voi signori avete un bagaglio di cui tener conto per tutta la vita ed apprezzerete, secondo noi, ancora di più la fortuna che avete. Grazie. BREVI INTERVENTI DEL PUBBLICO: ** Io sono il dott. Antonino Coceancig e parlo a nome dell’Università di Udine- Pagnacco, Dip. Medicina Veterinaria. Quello che ho notato è che non avete preso in considerazione il rapporto uomo-animale dal punto di vista terapeutico. Volevo sapere qualcosa riguardo a questo tipo di rapporto ed in pratica alla possibilità di entrarvi progettualmente. In questo periodo l’Università di Udine-Pagnacco sta lavorando in questo settore ed ha intenzione di collaborare, visto e considerato che è un’attività di tipo interdisciplinare, con altre strutture. Lo studio ha lo scopo principale di valutare se effettivamente ci siano degli effetti placebo (dal punto di vista terapeutico) nel rapporto uomo-animale oppure se ci siano realmente degli effetti (così come sono stati rilevati negli Stati Uniti, in Canada ed in Inghilterra), o altre attività di tipo assistito (quindi non necessariamente con uno scopo terapeutico). Grazie. Risponde il prof. Riccardo Patat : Non ce ne siamo dimenticati, infatti esiste la “Pet therapy” e se ne parla da parecchio negli Stati Uniti. In Italia esistono dei centri di “ippoterapia”, o semplicemente di equitazione, rivolta a soggetti con disabilità non solo di tipo cognitivo, ma anche di tipo fisico, come nel caso dei paraplegici o dei non vedenti. Direi che gli effetti benefici ci sono senz’altro, anche se parlare di ippoterapia in termini di effettiva terapia forse è un po’ eccessivo, infatti adesso la cosa si sta rivedendo un po’. Comunque, in campo sportivo, ci sono anche qui ad Udine dei maneggi che si adoperano per fare in modo che persone diversamente abili possano usufruire di questa attività. Nel pordenonese si opera forse ancora di più che in provincia di Udine: c’è un’associazione che si occupa proprio della formazione di tecnici di ippoterapia, rivolta a fisioterapisti, diplomati ISEF o comunque tecnici del settore. ** Buon giorno a tutti. Sono Ernestina Tam (presidente Comitato Associazioni Disabili Provincia di Udine) e volevo portare il saluto delle Associazioni a questa assemblea e complimentarmi con gli organizzatori. Io ho ascoltato con molto interesse tutte le cose che sono state dette e le condivido. In particolare però voglio fare una breve riflessione sulla relazione della dott.ssa Zamaro. La dott.ssa Zamaro nel suo lavoro di organizzatrice per il Progetto socio-assistenziale di Città Sane, ha voluto oggi presentare una relazione che è un programma che l’Amministrazione Comunale dovrebbe svolgere ed attuare durante il percorso di questa nuova amministrazione appena eletta. 26 Quello che noi ci auguriamo è che le cose che la dott.ssa Zamaro ha detto, ma soprattutto ha individuato con cognizione di causa e con lo stretto rapporto di collaborazione avuto con le associazioni, vengano veramente attuate. E questo desidero sottolinearlo proprio in presenza di alcuni Assessori che sono oggi qui con noi. Sono rimasta anche molto colpita dalla collaborazione che l’Università di Udine, attraverso i siti Internet, potrebbe fornire alle nostre categorie ed io credo che riporterò in seno al Comitato ed alla Consulta regionale questa possibilità di collaborazione con il Dipartimento di Matematica ed Informatica dell’Università, proprio per correggere tutti quegli svarioni che noi molte volte registriamo quando interpelliamo Internet e questo non soltanto per apportare delle correzioni ma, come diceva il prof. Brajnik, per una maggiore lettura e fruizione delle cose che ci interessano. Un grazie a tutte le persone e le associazioni che durante questo anno, dichiarato anno europeo della disabilità, hanno in qualsiasi modo ed in qualsiasi forma realizzato delle manifestazioni che non siano state delle semplici celebrazioni, questo era il motivo che ci preoccupava di più. Nel 1981, anno dichiarato dall’Onu “Anno internazionale dell’handicappato” noi abbiamo fatto una grossa campagna di sensibilizzazione presso tutte le amministrazioni comunali e le istituzioni per evidenziare allora il problema della disabilità . Sono passati più di 20 anni e molte cose sono state fatte. Io mi occupo di disabilità da ben 34 anni; credo di avere una memoria storica ed anche politica perché ho seguito attraverso le istituzioni, in particolare l’istituzione regionale, questo problema e devo dire che sono stati fatti grossi passi. Tuttavia il percorso è ancora molto lungo ed io credo che, come ben diceva prima la dott.ssa Zamaro, si tratta di una mentalità culturale, di un salto di qualità che deve coinvolgere un nostro modo di pensare, di capire ed un nostro nuovo modo di interpretare la disabilità. Io mi auguro che le manifestazioni - che non siano celebrazioni - porteranno nel futuro a migliori risvolti ed ad una migliore qualità della vita. Grazie. ** Io sono consigliera di una Associazione che ha sede a Reanuzza (vicino a Reana del Rojale) e mamma di un disabile. La nostra Associazione che si chiama “Insieme si può”, riunisce 14 ragazzi e le relative famiglie; siamo convenzionati con l’Azienda Sanitaria, siamo quindi una Onlus. La nostra Associazione è presente sul territorio dal 1987 ma è da circa 5 anni che ci siamo effettivamente avviati con le attività per i ragazzi. I nostri ragazzi fanno equitazione, piscina; abbiamo attivato un appalto con alcune ditte per far fare loro dei lavori manuali e le loro attività si svolgono presso un centro. I ragazzi lavorano in cucina, fanno attività di giardinaggio, etc.. Adesso ci stiamo attivando per il “dopo di noi” che è la cosa più importante; per il momento sono previsti circa 6 posti letto (più avanti aumenteremo le disponibilità) e fra qualche mese inizieremo questa nuova esperienza. Dopo tutti gli interventi ascoltati stamattina, vorrei evidenziare una considerazione. Tutte le Associazioni, anche quelle oggi qui presenti, lavorano ognuna per conto proprio; non esistono momenti d’incontro e di verifica del lavoro svolto e da svolgere; così, secondo me, si sprecano tante energie preziose che potrebbero invece essere convogliate in una maggiore collaborazione, lavorando tutti assieme, sentendoci veramente accomunati da un unico obiettivo. Grazie. 27 SECONDA PARTE – POMERIGGIO ___________________________________________ I PROGRAMMI DELLA CITTA’ DI VIENNE (F) PER LE PERSONE DIVERSAMENTE ABILI Sig. Régis COLLON – Capo di Gabinetto della Città gemellata di Vienne (Francia) Buongiorno a tutti. L’idea di realizzare un progetto sul tema della disabilità e dell’accessibilità è, di fatto, un'eccellente idea. Perché? Molto semplicemente perché penso che sia dovere di una municipalità portare delle risposte a questi problemi. Si sa che su dieci persone della Comunità Europea, una è portatrice di disabilità. Tuttavia, spesso, non tutte le disabilità vengono prese in considerazione nelle politiche sociali delle municipalità. Per un cieco, per una persona su una sedia a rotelle, le difficoltà non sono le stesse; il trattamento delle soluzioni è dunque diverso. A partire da questa constatazione ci si potrebbe chiedere: qual’è la responsabilità dei Comuni? che cosa possono fare per facilitare la vita delle persone diversamente-abili nelle città? Io penso che, oltre alla nozione di tempo libero, che è il tema del colloquio di oggi, bisognerebbe forse prima di tutto, ragionare in termini di accessibilità. In effetti, l’accessibilità di tutti a tutto non dovrebbe, forse, essere un diritto? A Vienne come in tutte le altre città, il problema esiste. “L’équipe” della municipalità attuale ha la forte volontà di migliorare la quotidianità delle persone disabili. Ed è in questo spirito che un Consigliere Municipale Delegato all’Handicap, un’unica persona referente per le disabilità, è stata nominata con lo scopo di riflettere su questo problema e proporre soluzioni per facilitare il quotidiano delle persone disabili. Per Vienne non è soltanto una novità ma è anche la dimostrazione della volontà dell’équipe municipale di prendere in considerazione la nozione di disabilità nelle politiche sociali che vuole portare avanti. Tuttavia, prima di presentare alcune azioni realizzate a Vienne, vorrei illustrare in poche parole l’aspetto finanziario. Spesso, per noi Comuni, non è la voglia di realizzare che manca ma bensì i mezzi finanziari. Ogni realizzazione, ogni progetto, ha un costo maggiore causato dagli interventi specifici resi necessari. In quest'ottica, per ogni progetto che la città di Vienne vuole realizzare, essa presenta una richiesta di sovvenzioni presso strutture dipartimentali, strutture regionali o presso lo Stato. Semplicemente perché queste strutture, il Consiglio Generale, il Consiglio Regionale, lo Stato, hanno creato delle politiche decisioniste in questo campo e questo permette di ottenere dei finanziamenti complementari. Al di fuori dell’aspetto finanziario, perché non è il solo, bisogna lavorare con tutte le associazioni che ci permettono di conoscere le differenti disabilità, di capirle meglio e di integrarle nelle nostre riflessioni. Esistono a Vienne una ventina di Associazioni che lavorano nel campo delle disabilità: sia associazioni d'ascolto, sia associazioni che accolgono, che informano, sostengono, difendono, curano o aiutano queste persone a trovare un impiego. Ci sono anche istituzioni legate al Governo e che sono presenti con strutture locali. Tutte devono lavorare insieme, mano nella mano. Ogni anno, a Vienne, per iniziativa del Consigliere Municipale Delegato, vengono organizzate tre o quattro riunioni in comune con tutte queste associazioni. Nell’ambito della sua politica per la salute e la solidarietà, Vienne ha voluto portare un’attenzione particolare alle persone disabili. Che queste disabilità siano motorie, sensoriali o cognitive; purtroppo, si ha ancora troppo spesso tendenza a prendere in considerazione soltanto le disabilità motorie, mentre le persone sorde o cieche incontrano importanti difficoltà per spostarsi nelle città ed accedere alle attività quotidiane. Non bisogna neanche dimenticare le persone che hanno delle difficoltà cognitive e che hanno bisogno di una segnaletica chiara ed efficace. Non bisogna neanche dimenticare le persone anziane che, anche se non sono disabili, incontrano anch’esse delle difficoltà; l’aiuto alle persone disabili è, e resterà, una delle nostre priorità. 28 La priorità è, come ho già detto, di migliorare l’accessibilità nelle città che è la prima condizione per ogni azione di inserimento per le persone disabili. I trasporti, gli edifici, l’urbanistica, la viabilità, gli alloggi, tutti questi temi devono essere studiati per permettere una maggiore accessibilità alle persone disabili. In termini di realizzazioni su due anni, vi presenterò adesso alcune azioni che riguardano i parcheggi, l’urbanistica, l’informazione, il trasporto, lo sport e la gioventù e l’impiego. Per quanto riguarda i parcheggi, ogni città francese riserva dei posti alle persone disabili. A Vienne, abbiamo voluto che questi posti riservati corrispondessero a delle normative tecniche. Abbiamo dunque visualizzato questi spazi al suolo con una segnaletica di colore blu perché siano ben visibili, circondati da bordure di colore arancione e abbiamo inoltre allargato questi posti auto per la semplice ragione che, quando una persona con una sedia a rotelle vuole uscire dalla sua macchina, deve avere lo spazio necessario. I posti per le persone disabili devono dunque essere allargati. Abbiamo anche riservato, in prossimità del centro città, una decina di posti supplementari sulla rete stradale, così più persone possono sostare. Abbiamo anche rafforzato, come in ogni altra città, il controllo della polizia perché, come sapete, ci sono a volte alcune persone che non esitano ad occupare questi posti per loro maggiore comodità. Non vogliamo che queste cose si sviluppino a Vienne e quando un veicolo è parcheggiato su questi posti, viene sistematicamente controllato; questi posti sono accessibili esclusivamente alle persone che hanno sulla loro macchina un distintivo che, in Francia, si chiama GIC o GIG ; GIC per Grandi Invalidi Civili e GIG per Grandi Invalidi di Guerra. Infine, sui posti riservati, un’ultima misura molto importante è stata presa su iniziativa del Conseil Municipal d’Enfants (Consiglio Comunale dei Ragazzi) che raggruppa i giovani tra i sette e i dodici anni, molto sensibili a questo problema della disabilità. Hanno proposto che dei pannelli - con dei messaggi a volte forti - siano installati su tutti i posti riservati alle persone diversamente-abili di Vienne al fine di indurre le persone normodotate a rispettare questi posti. Per citarne uno solo che, a mio parere è molto esauriente: “Se tu prendi il mio posto, prendi anche il mio handicap”. Per quanto riguarda l’urbanistica, azioni minori sono state realizzate. Per prima cosa è stato realizzato un ascensore all’Ufficio del Turismo di Vienne. Abbiamo anche realizzato un piccolo palco attrezzato che può accogliere trenta posti per persone disabili all’interno del Teatro Antico. Non soltanto trenta persone possono accedere a questa pedana ma anche i loro accompagnatori, dato che il Teatro Antico di Vienne accoglie ogni anno numerosi spettacoli tra cui il ben noto Festival di Jazz. Dei servizi igienici pubblici, anch’essi attrezzati e adattati, sono stati realizzati in prossimità del centro; la rete urbana è stata modifica in alcuni punti per creare piccole pendenze tra il marciapiede e la strada al fine di permettere alle persone con mobilità ridotta di accedere più facilmente ai negozi. Ben inteso, sistematicamente è prevista una concertazione tra le associazioni, gli eletti e gli addetti ai servizi, per la valutazione di tutti i lavori da realizzare sulla rete stradale. Per quanto riguarda l’informazione, è stato creato un punto “info-handicap”, direttamente presso il Comune, aperto tre giorni la settimana con una persona permanente, anch’essa disabile, stipendiata dalla città. Questo punto informativo ha ricevuto il riconoscimento della “sécurité sociale” (INPS) dipartimentale e offre alle persone portatrici di handicap, e alle loro famiglie, un’informazione completa e diversificata su tutte le disabilità. Semplicemente perché pensiamo che quando nasce un bambino con un handicap, la famiglia si trova in una grande fragilità psicologica e quindi non bisogna dimenticare queste persone; è nostro dovere dare loro qualche supporto. Per quanto riguarda il trasporto, un’altra iniziativa: abbiamo messo a disposizione un mini-bus che si chiama handi-bus. Permette di trasportare, su richiesta, sia persone anziane che persone disabili su tutto il territorio di Vienne. Nello stesso tempo, perone singole, associazioni, istituzioni possono rivolgersi a questo servizio; inoltre, non soltanto queste persone vengono trasportate ma vengono anche accompagnate e assistite; una persona può scendere del bus accompagnata da qualcuno che può aiutarla ad entrare nei negozi ed effettuare i suoi acquisti. Per quanto riguarda lo sport e la gioventù, tema di questo incontro, anche se, come ho già detto, non è la direzione principale sulla quale avanziamo, abbiamo aderito ad una disposizione nazionale che si chiama « handiscol ». Questa disposizione ha come scopo di favorire l’integrazione dei bambini disabili in un ambiente scolastico ordinario, cioè non mettendo questi bambini in strutture in cui si ritrovano con altri compagni disabili ma integrandoli in ambienti scolastici normali, classici, tradizionali. 29 Diamo anche un forte sostegno all’associazione « handisport » riconoscendo agli sportivi un vero e proprio status di atleta e riconoscendo ogni volta che ci è possibile le loro performance atletiche. Abbiamo a Vienne diversi campioni di Francia handisport in discipline come il tiro con l’arco, il tiro con la pistola ed altro. Quest’anno, durante l’estate 2003, abbiamo cercato di accogliere in centri estivi dei bambini disabili mettendo a loro disposizione delle strutture e del personale più adatti, più specifici affinché questi bambini siano completamente integrati con bambini “normali”. Forse mischiando le differenze, si può fare in modo che, a lungo termine, la situazione migliori, sensibilizzando i bambini molto presto, facendo capire loro che ci sono delle persone che sono diverse, e quindi si possa fare grandi passi in avanti in questo campo. Un’altra cosa molto importante per le persone disabili è il lavoro. Come in altri dipartimenti francesi, Vienne ha aderito a dei programmi che favoriscono l’impiego e la formazione delle persone diversamente-abili. Tuttavia, cerchiamo anche di accompagnare queste persone nelle loro pratiche amministrative soprattutto quando presentano la richiesta di riconoscimento dello status di disabile. In Francia questo status si chiama COTOREP; dopo che questo status è stato accordato a delle persone disabili e quando queste persone trovano un impiego, lo status permette al datore di lavoro di beneficiare della riduzione dei contributi nell'assumerle. Si tratta dunque di un aiuto finanziario, una specie di premio, per facilitare l’inserimento delle persone disabili. Cerchiamo anche di lavorare con le Associazioni specializzate, di cui una esiste a Vienne e si chiama OHE (Operazione Handicap Impiego); quest’associazione accoglie le persone disabili e le mette in contatto con le imprese affinché possano trovare un impiego. Ed è proprio perché la città di Vienne vuole ampliare tutti i suoi sforzi verso queste persone, che la municipalità ha definito più priorità per gli anni 2004-2006. In collaborazione con l’OPAC, che è l’Ufficio che gestisce gli alloggi sociali a Vienne, degli studi sono stati realizzati per costruire un insieme di piccole case che facilitano l’accesso in casa alle famiglie che hanno un bambino "autistico". Abbiamo anche integrato la nozione di diversa-abilità nella costruzione del futuro polo “piccola infanzia” che sarà un polo con vocazione sociale e raggrupperà più servizi per i bambini in tenera età, in termini di accessibilità ma anche in termini di integrazione in queste strutture di associazioni o istituzioni legate alla disabilità. In collaborazione con la comunità di integrazione, un altro studio è in fase di realizzazione per creare delle linee di trasporto urbano che siano regolari, con dei bus attrezzati in modo da permettere alle persone in sedia a rotelle di potervi facilmente accedere. E’ anche possibile prendere in considerazione l'adattamento di alloggi dell’OPAC per renderli accessibili alle persone disabili. Ma il grosso progetto negli anni 2004-2006 è la creazione di una strada, di un sistema di accessibilità a tutti gli spazi e gli edifici pubblici. Si tratta di un programma che sarà scaglionato nel tempo per evidenti ragioni finanziarie. Il primo che abbiamo scelto e che dovrebbe essere realizzato all’inizio del 2004 è un po' legato alla struttura della città di Vienne. Si tratta di una strada attrezzata tra l’Ufficio del Turismo, che si trova verso il Rodano, la stazione ed il futuro polo multi-modale di trasporto. In questo spazio, più azioni saranno realizzate: prima di tutto realizzare uno scivolo normalizzato e prolungato con una bordura su alcuni edifici pubblici di modo che tutti possano accedervi; creare una rampa di accesso ai distributori di biglietti e alle cassette della posta; visualizzare questa via con una linea bianca in vinile che sarà incollata sui marciapiedi; rifare tutte le graniglie dei marciapiedi di modo che una persona cieca o con sedia a rotelle possa avanzare tranquillamente; spostare alcuni ostacoli (piccoli cippi al suolo, panelli) sui quali si può inciampare ed installare dei semafori sonori per le persone non vedenti. Questo primo progetto ha un costo di circa 30.000 Euro. Non è enorme ma questo rappresenta un gesto simbolico ed è un esempio che illustra forse meglio la volontà di Vienne di impegnarsi per e con le persone diversamente-abili. L’accessibilità è veramente per noi la base dell’autonomia di tutti i disabili ed è su di essa che vogliamo convogliare i nostri sforzi prima di ogni altra cosa. Più sicurezza, più comfort, più integrazione per tutti. Questi primi progetti realizzati e gli orientamenti per l’avvenire rappresentano forse una speranza: quella di non pensare più in termini di differenza ma di favorire le similitudini tra le persone. Grazie. 30 I PROGRAMMI DELLA CITTA’ DI NEATH PORT TALBOT (GB) PER LE PERSONE DIVERSAMENTE ABILI Sig. Colin PREECE Direttore Servizi Sociali della Città gemellata di Neath Port Talbot (Galles) Mi ha fatto molto piacere aver avuto la possibilità di parlare, in occasione di questa importante conferenza, con colleghi di livello internazionale in merito all'approccio adottato da Neath Port Talbot nei confronti della disabilità e del tempo libero. Una persona su sei nel Galles, vale a dire circa il 17% della popolazione è affetta da una forma di menomazione fisica o sensoriale, difficoltà d'apprendimento o problemi di salute mentale. Prendendo in considerazione l'area di Neath Port Talbot, si è stimato che circa 22.400 persone sono disabili e il Consiglio ha ritenuto prioritario promuovere i diritti di queste persone, affinché possano divenire parte integrante della società e partecipare alle attività della comunità. Il Consiglio comunale di Neath Port Talbot riconosce la validità del modello sociale di disabilità. Si tratta di un'idea sviluppata da persone disabili e rappresenta il fondamento per il movimento di vita indipendente. In base a questo modello, il problema è rappresentato dalla società e non dalla persona disabile. La società crea delle barriere nei confronti dei disabili e queste barriere non sono solo architettoniche, ma derivano anche dagli atteggiamenti discriminatori che negano ai disabili un'accessibilità totale ai propri diritti umani. Se la società è il problema, allora la soluzione ovvia è offrire accessibilità ai servizi e alle attività che invece di rendere disabili, consentono alle singole persone con menomazioni di essere abili. Tuttavia in una società, caratterizzata da atteggiamenti e convenzioni in continua trasformazione, questo rappresenta una sfida immensa. La Legge sulla Discriminazione dei Disabili introdotta nel 1995 definisce il disabile come un individuo affetto da una menomazione fisica o mentale, che ha un sostanziale effetto avverso e a lungo termine sulla sua capacità di svolgere le normali attività giornaliere. La legge ha l'obiettivo di rendere illegale le discriminazioni nei confronti delle persone disabili e a lungo termine migliorerà l'accessibilità ai servizi. Tuttavia, sarà necessario ancora del tempo prima che tutte le strutture ed i servizi siano totalmente accessibili alle persone disabili. Fino ad allora, i disabili avranno una possibilità di scelta molto limitata sulle attività che saranno in grado di seguire. Per le persone non disabili, la decisione di prendere parte ad una determinata attività dipende soprattutto dall'inclinazione, dalla motivazione e dall'interesse personale. Possono decidere di andare a teatro, di giocare a football, di recarsi in palestra, di incontrare gli amici, di andare in biblioteca oppure al college e così via continuando con una lista infinita. La sola difficoltà è rappresentata dalla scelta dell'attività alla quale si desidera prendere parte, o del club dove andare. Al contrario, le occasioni e le possibilità di scelta messe a disposizione di molte persone disabili sono estremamente limitate. Prendere parte ad eventi sociali, ricreativi o sportivi presenta molte difficoltà che variano in relazione al livello di abilità delle persone: Hanno bisogno di aiuto per vestirsi prima di uscire? Devono essere accompagnati? Sono in grado di arrivare alla loro destinazione facilmente? Ad esempio l'autobus, il taxi oppure il treno possono ospitare una sedia a rotelle? Se hanno una menomazione visiva - possono raggiungere facilmente il luogo designato per l'appuntamento? Il luogo dove devono recarsi è accessibile? Il luogo designato per l'appuntamento è dotato di strutture per consentire ai disabili l'accesso alla toilette? 31 Se desiderano prendere parte ad un evento sportivo, è presente una squadra locale alla quale possono unirsi? (tenendo sempre a mente che le persone disabili devono praticare un determinato sport in relazione alla propria menomazione) Avranno bisogno di un'attrezzatura particolare? Sono in grado di sostenere le spese aggiuntive per raggiungere il luogo designato per l'incontro? Lo sport e il tempo dedicato allo svago dovrebbero rappresentare un momento di divertimento, ma per molte persone disabili i problemi legati al prendere parte a determinate attività possono demoralizzare ed essere causa di frustrazione. Sono molti gli ostacoli da superare e il fatto stesso che le persone ricevano dei riconoscimenti per lo sport ad ogni livello, è una dimostrazione dell' abilità e non della disabilità. Le barriere esterne che determinano la mancanza, da parte delle persone disabili, di possibilità di prendere parte alle attività fisiche, sono state ampiamente discusse. Esse comprendono una serie di problematiche tra le quali: La mancanza di informazioni La mancanza di sostegno fisico ed emotivo La mancanza di strutture appropriate I problemi con i mezzi di trasporto Le barriere finanziarie, che impediscono ad una persona giovane con una menomazione di praticare dello sport, costituiscono un ulteriore problema. Il costo di una sedia a rotelle sportiva parte da circa 3.000 sterline e solitamente quest'attrezzatura deve essere sostituita dopo un anno. Sono pochissimi i centri sportivi o le scuole che ottengono delle agevolazioni nei finanziamenti per consentire alle persone disabili di fare una prova o di vedere se sono dotate del potenziale per avere successo nello sport scelto. Per questi motivi, non stupisce il fatto che tanti giovani non sono in grado di praticare lo sport che desiderano e che molti disabili si sentono isolati, esclusi e diversi. Quando si parla di accessibilità allo sport e al divertimento si tende a pensare alle vie di accesso agli edifici e alle strutture, come se la presenza di rampe, di toilette accessibili, di porte automatiche e di parcheggi per i disabili rendesse immediatamente possibile un mondo di uguaglianza in grado di offrire ai disabili la stessa accessibilità ai servizi riservata alle persone non disabili. Rendere accessibili gli edifici è solo l'inizio. Le domande alle quali successivamente occorre rispondere sono le seguenti: Le persone disabili una volta entrate nell'edificio cosa possono fare? E ancora più importante: Cosa vogliono fare? Il principio fondamentale è che la scelta delle attività dovrebbe riflettere le preferenze e le aspirazioni delle persone disabili. Ho parlato delle barriere che devono essere rimosse, offrendo ai disabili una maggiore possibilità di scelta e l'opportunità di prendere parte in maniera più ampia alle attività ricreative e di svago. Il Consiglio, in collaborazione con i partner del volontariato, si sta impegnando molto per offrire migliori opportunità e accessibilità alle attività di svago durante il tempo libero. Il Consiglio comunale di Neath Port Talbot, in partnership con la Federazione delle Associazioni sportive per il disabile (Federation of Sports Associations for the Disabled), si avvale della collaborazione di un responsabile addetto allo sviluppo dello sport per disabili nel Galles Tutte le 22 autorità unitarie presenti nel Galles hanno un addetto allo sviluppo dello sport, che opera a nome del Disability Sport Cymru. I principali obiettivi del Disability Sport Cymru sono i seguenti: Creare nuovi club e dare consigli professionali ai club esistenti Aumentare il numero delle persone disabili iscritte ai club sportivi Coordinare corsi di addestramento per gli allenatori e i volontari che siano accessibili localmente Creare strutture locali per le gare che possano portare ad attività a livello regionale e nazionale. Inoltre, i club sportivi tradizionali a livello locale hanno sviluppato i propri servizi per consentire alle persone disabili di integrarsi con altri soci nello sport da loro scelto: club per il tiro con l'arco, judo, football e atletica 32 attualmente hanno tra i propri iscritti delle persone con menomazioni. Inoltre, si sono svolti dei Coach Education Workshop (Incontri per la formazione degli allenatori) per consentire agli allenatori di essere preparati ed in grado di adattare il proprio allenamento alle esigenze dei disabili. A livello nazionale, il documento del Dipartimento per la Cultura, i Media e lo Sport: "Oltre il 2002 - una struttura del Dipartimento per la cultura, i media e lo sport per l'azione sulla disabilità" ("Beyond 2002 – A DCMS Framework for Action on Disability") espone quello che il Dipartimento, gli enti responsabili e la società possono fare per contribuire a realizzare una completa uguaglianza nei confronti delle persone disabili. Il piano d'azione è relativo al periodo tra il 2003 e il 2006 ed è basato su tre obiettivi principali: Garantire l'accessibilità e la piena partecipazione da parte delle persone disabili alle attività culturali, sportive e d'intrattenimento, comprendendo anche la possibilità di lavorare in questi settori Garantire che le persone disabili vengano consultate e che le loro esigenze siano considerate come linee di condotta da implementare e sviluppare e Compiere dei passi in avanti per promuovere l'uguaglianza nei confronti delle persone disabili. I mezzi di comunicazione svolgono un ruolo chiave nell'indirizzare e rafforzare la percezione, da parte del pubblico, del legame esistente tra le persone disabili e lo sport. Ad eccezione di Paralympics, i media prestano poca attenzione allo sport per disabili rispetto a quello tradizionale. Sono state mosse delle critiche affermando che gli eventi sportivi per disabili vengono presentati come storie di vita umana, e non semplicemente prendendo in considerazione i risultati ottenuti a livello sportivo. A sua volta questo contribuisce ad una mancanza di modelli del ruolo che lo sport ha per i disabili. Le persone che partecipano a questi eventi solitamente vengono dipinte come atleti sulla sedia a rotelle o individui con menomazioni visive - piuttosto che essere identificate come atleti che si distinguono per i propri meriti. Una delle atlete gallesi più conosciute e di successo è Tanni Grey Thompson. Ha compiuto performance di livello internazionale nel corso degli ultimi tredici anni, in distanze che variano dai 100 metri alla maratona. Le 13 medaglie conquistate in occasione delle Paralympics, le nove classificazioni premiate con medaglia nella maratona di Londra e la serie di record britannici e mondiali rendono i suoi risultati insuperabili non sono nelle attività sportive per disabili, ma anche negli altri sport. Tanni ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali il terzo posto nel BBC Sports Personality of the Year 2000, il BBC Wales Sports Personality of the Year e il titolo di ‘Welsh Woman of the Year" ("Donna gallese dell'anno"). Inoltre, è stata inserita nella Millennium New Years Honours List e recentemente è risultata essere tra i quattro atleti che si sono classificati tra i primi 50 grandi personaggi dello sport, in base ad un sondaggio svolto da una pubblicazione di livello nazionale nel Regno Unito. Tanni rappresenta un modello per i giovani, indipendentemente dal fatto che siano disabili oppure no. Una ragazza disabile di 14 anni di Neath Port Talbot che adesso gareggia nelle competizioni junior a livello nazionale e regionale in numerosi eventi sportivi, afferma che Tanni le ha dato l'ispirazione per intraprendere l'attività sportiva. La ragazza ha dichiarato che prima di iniziare a praticare sport, non aveva vita sociale, i contatti con i suoi coetanei dopo l'orario scolastico erano molto limitati e si sentiva esclusa. Aveva poca fiducia in se stessa, e prima di dedicarsi allo sport non pensava che sarebbe riuscita a fare qualcosa e si limitava semplicemente ad esistere. L'addetto allo sviluppo dello sport per disabili nel Galles, assunto dal consiglio comunale di Neath Port Talbot, ha incentivato il suo interesse per lo sport, alimentato anche dai successi ottenuti da Tanni. La stessa ragazza ha dichiarato che il suo prossimo obiettivo è imparare a guidare per essere più indipendente ed andare all'Università. La sfida per i creatori di linee di condotta e i fornitori di servizi è garantire che la mancanza di accessibilità allo sport e alle strutture per l'intrattenimento, compresa l'attrezzatura, non ostacolino il raggiungimento del successo da parte delle persone. I disabili devono avere il diritto di scegliere quale attività praticare e prenderne parte pienamente nel rispetto delle proprie capacità in qualità d'interpreti, funzionari, aiutanti o amministratori. 33 La consapevolezza dei problemi della disabilità non dovrebbe essere lasciata alle persone disabili solo per evidenziarne la gravità. È necessario realizzare una “responsabilità collettiva” in grado di offrire a tutte le persone la possibilità di avere le stesse opportunità, nel lavoro, nell'accessibilità alla formazione, alla salute e al divertimento. Lo sport per le persone disabili non dovrebbe essere visto solo come una terapia, ma come un elemento che è in grado di offrire le stesse opportunità di contatto sociale e di divertimento, che per le persone non disabili sono scontate. ATTIVITA’ DEL TEMPO LIBERO PER I DISABILI NELLA CITTA’ DI ESSLINGEN am NECKAR Sig. Bruno RAAB-MONZ Direttore Servizi Sociali della Città gemellata di Esslingen am Neckar (Germania) A Esslingen esiste una fitta rete di Associazioni, Società e gruppi di auto-aiuto attivi con e per disabili. L’amministrazione cittadina stessa considera un suo compito: 1. organizzare una piattaforma per lo scambio e la coordinazione tra i responsabili, 2. offrire ai disabili un Ente di assistenza per fornire informazioni relative alle varie possibilità di incontro e di tempo libero, e in particolare 3. ricordarsi sempre di strutturare le condizioni di vita nella nostra Città secondo le esigenze dei disabili. Concretamente ciò viene messo a punto grazie agli incaricati per le attività per disabili, dal punto di vista organizzativo invece tramite il Servizio sociale della Città. Gli obiettivi sopra citati vengono messi in pratica nel modo seguente: Per il punto 1: Scambio e Comunicazione A questo proposito esiste un gruppo di lavoro per le attività con i disabili. La direzione è affidata agli incaricati dell’amministrazione cittadina. I rappresentanti di tutte le Associazioni e di tutti i Gruppi si incontrano quattro volte all’anno per scambiarsi le esperienze e per informare gli altri delle attività svolte. Nello stesso modo vengono discusse questioni di tipo specialistico per continuare lo sviluppo delle proposte delle Organizzazioni, ma anche la possibilità di una maggiore comprensione della popolazione nei confronti degli interessi dei disabili. Un’attività di spicco di questo gruppo di lavoro è la pubblicazione di una guida della città per disabili. Oltre alle indicazioni sulle possibilità di parcheggio e sulle toilette attrezzate per accogliere i disabili, sono particolarmente utili le precise indicazioni sull’assenza di barriere architettoniche degli edifici pubblici, ma anche di ristoranti, negozi e locali per il tempo libero. Un sostegno importante anche per una partecipazione equa alla vita pubblica ed alle feste ed alle altre attività per il tempo libero nella città. La guida della città per disabili sarà messa a disposizione ed illustrata nel corso del convegno. Per il punto 2: Ente di assistenza e consulenza Nell’Ufficio degli incaricati per i disabili esiste una tabella riassuntiva di tutta la gamma di proposte delle Associazioni cittadine che vengono prese in considerazione per questo gruppo sociale. Oltre alle diverse attività delle Organizzazioni impegnate in maniera particolare con i disabili, esistono anche nel caso specifico, 34 Associazioni sportive, organizzazioni giovanili o strutture di tipo culturale che offrono delle proposte per il tempo libero. Verrà illustrata nel corso del convegno la partecipazione regolare di un gruppo di disabili mentali, di età compresa tra i 14 ed i 60 anni, all’allenamento di tennis da tavolo di un’Associazione sportiva. Di conseguenza nel caso specifico questo Ente rilascia informazioni e fa da tramite con i servizi competenti, come ad esempio l’Ufficio di consulenza abitativa. Per il punto 3: Una città libera da barriere architettoniche Compito centrale e permanente della politica e dell’amministrazione è la progettazione di vie, piazze, opere dei mezzi di trasporto pubblico della città senza barriere architettoniche, per poter permettere alle persone con limitazioni motorie di muoversi senza rischi. Questi aspetti vengono verificati accuratamente durante la compilazione dei piani regolatori anche dagli stessi interessati, in particolare le persone su sedia a rotelle e i non vedenti, ed eventualmente proposti in modo preciso all’interno di un parere per la revisione della progettazione. A questo proposito, il gruppo di lavoro per le attività per disabili ha fondato già 15 anni fa un cosiddetto “Comitato lavori di costruzione” che si occupa regolarmente, anche con la partecipazione degli Uffici tecnici della città, di tutti i programmi di costruzione; ad esempio attualmente si sta occupando dello spiazzo antistante la Stazione ferroviaria, del Salone delle Feste, degli autobus a piano ribassato, ma anche della costruzione di parcheggi per disabili, degli impianti semaforici e dell’abbassamento dei marciapiedi. Solo la possibilità di muoversi senza rischi negli spazi pubblici permette ai disabili una partecipazione disinvolta (o per lo meno con la minor necessità possibile di aiuto da parte di terzi) alle proposte per il tempo libero e alla vita sociale e culturale della città. Lo stesso dicasi per i nuovi mezzi di informazione; in questo modo l’ingresso di Internet nella città di Esslingen è conforme alle norme relative all’assenza di barriere architettoniche. La rete dei cosiddetti PC pubblici, accessibili al pubblico, è altresì disponibile per l’utilizzo da parte dei disabili. Verranno illustrati nel corso del convegno i dettagli relativi ad un sistema sviluppato sui PC pubblici utilizzabili ad Esslingen nell’ambito di un progetto di ricerca a livello nazionale. Creazione della consapevolezza nei confronti degli interessi dei disabili Che i disabili possano partecipare effettivamente con disinvoltura a tutte le proposte presuppone tolleranza ed un approccio naturale da parte delle persone non disabili. Queste ultime rifuggono il contatto disinvolto e paziente con persone manifestamente affette da disabilità, per lo più dovuto alla non conoscenza di questo mondo e per mancanza di esperienze al riguardo. In questo caso è ancora maggiore la necessità di agire. In Germania i disabili sono cresciuti, hanno studiato e sono stati incoraggiati in maniera particolare in strutture speciali già da bambini e da ragazzi. Solo da pochi anni sono state create gradualmente le premesse per permettere una educazione integrativa e la partecipazione alle regolari lezioni scolastiche grazie al sostegno individuale, il che contribuisce anche ad un rapporto naturale tra le persone. In realtà purtroppo la situazione è ancora tale per cui i disabili si ritrovano nei loro gruppi, quindi in spazi protetti, che sono anche il centro delle loro attività durante il tempo libero. Ciò avviene regolarmente per i disabili sistemati in speciali pensionati o che si dedicano ad un lavoro secondo le loro possibilità in un’officina per disabili. Accompagnati da specialisti o da collaboratori a tempo pieno -dediti a questa attività sulla base di una tariffa specifica – offrono loro una ricca possibilità di scelta fra numerose attività: gite, week-end e vacanze, visite a mostre e possibilità di frequentare piscine, progetti creativi oppure possibilità di assistere a manifestazioni sportive. 35 Le Associazioni e i gruppi di auto-aiuto più piccoli hanno un programma molto vario - a seconda di quel che riescono a fare per coinvolgere le persone non disabili al di là dei familiari che si mettono a disposizione a titolo onorario per incontri o per attività in comune - nell’ambito di un impegno della cittadinanza. In questo modo spesso le proposte di questi gruppi sono possibili solamente ad intervalli di lunga durata. Nelle manifestazioni pubbliche, nelle feste e nelle cerimonie la partecipazione dei disabili si percepisce molto poco se non quando essi compaiono in gruppo accompagnati dai loro assistenti. L’”Anno europeo dei disabili” è quindi un’occasione particolare per facilitare agli interessati la partecipazione equa a tutte le attività per il tempo libero e per poter spiegare, anche a tutta la popolazione, che i disabili hanno le stesse esigenze in termini di comunità, partecipazione e comunicazione come tutti gli altri cittadini. Con lo slogan „Mittendrin statt außen vor“ (= al centro della società, nessuno escluso) si deve perseguire l’obiettivo, in una varietà di proposte, di stabilire contatti che si sviluppino nel tempo. La comprensione per le condizioni di vita dei disabili dev’essere approfondita e riconosciuta, e bisogna capire che per i disabili è allo stesso modo importante svolgere delle attività di rilassamento nel tempo libero. Perché noi tutti dovremmo tenere ben presente una cosa: noi tutti abbiamo degli handicap, noi tutti siamo minacciati dal pericolo di diventare disabili. Non essere disabile è un privilegio che ci può venir tolto in ogni momento. LA POLITICA SOCIALE PER I DISABILI NELLA CITTA’ DI VILLACH (A) Sig. Klaus DOLLESCHAL Consigliere della Città gemellata di Villach (Austria) La politica sociale è un’esigenza fondamentale della Città di Villach, infatti è stato istituito un servizio sociale, in media ogni 5 abitanti. Proprio negli anni passati l’offerta è stata ampliata, secondo le varie esigenze, sulla base di un piano sociale già iniziato ed in continuo aggiornamento. Entrerò successivamente nei particolari di questo piano sociale, unico nel suo genere per tutta l’Austria. In questo contesto vorrei sottolineare che il concetto di integrazione, nella nostra città, ha un alto valore e che, come mostreranno gli esempi seguenti, da molto tempo esso non è solo più una frase fatta. Tuttavia è necessario rinnovare costantemente, nell’ambiente pubblico, la consapevolezza nei confronti dei disabili e dei loro problemi quotidiani. Attualmente a Villach più di 1500 persone sono registrate ufficialmente come „disabili“. Le cifre non rilevate dalle statistiche sono tuttavia molto maggiori e dalle stime risulta che almeno il 30 % della popolazione della Città di Villach soffre di una disabilità. L’immagine che la nostra società si costruisce nei confronti dei disabili è fortemente marcata da compassione, carenze e pregiudizi: noi dobbiamo lottare contro questa immagine. L’obiettivo da perseguire dovrebbe essere la sostituzione della compassione con la comprensione e il sostegno all’integrazione. Per questo motivo abbiamo preso molto sul serio l’ ”Anno Europeo del disabile”. 36 Condizioni di base L’assistenza ai disabili viene erogata dal Land della Carinzia in conformità alla Legge sull'assistenza della Carinzia e ricade quindi sotto la competenza di detto Land. Cosa intendiamo con tutto ciò? Provvedimenti per la reintegrazione dei disabili in ambito lavorativo e nella vita quotidiana, ma anche sostegni finanziari a queste persone per spese personali dovute alla disabilità. Per questo compito la Città di Villach verserà Euro 1.500.000 (calcolato sul numero di abitanti) al Land della Carinzia. Oltre a ciò la Città di Villach versa altri Euro 7.800.000 di spese obbligatorie ed Euro 1.100.000 di prestazioni volontarie nella sfera sociale. Proposte per bambini e giovani Cosa propone la Città di Villach ai bambini e ai giovani? La Città di Villach gestisce 12 scuole materne con 3 gruppi pre-asilo e 6 doposcuola con integrazione su tutto il territorio (bambini con menomazioni e bambini normali nello stesso gruppo), per cui anche durante il periodo delle vacanze sono disponibili una scuola materna e un doposcuola con integrazione. I bambini imparano con molta naturalezza che le persone sono diverse tra loro, sviluppano meno paure di contatto nei confronti delle disabilità, acquisiscono un rapporto disinvolto con l’ “essere diverso” e riescono ad accettare meglio anche le proprie singolarità. Inoltre viene offerta una assistenza pedagogica ambulatoriale, attraverso pedagoghi di scuole materne speciali che sono impegnati ad aiutare ogni singolo bambino e sostengono i processi infantili di sviluppo con un incoraggiamento mirato. Per i bambini dislessici vengono messi a disposizione dei trainer qualificati secondo le necessità. Effetti positivi si riscontrano anche nello specifico con la pedagogia motoria, il metodo Montessori e la cibernetica. In tal modo l’integrazione, nel settore dell’assistenza ai bambini, esiste anche nella formazione scolastica, dalla scuola elementare fino alla conclusione della scuola dell’obbligo e su tutto il territorio. Diverse istituzioni che assistono giovani con menomazioni dopo la scuola dell’obbligo, ad esempio l’Associazione „autArk“, ricevono un forte sostegno finanziario. L’Associazione „autArk“ si propone come servizio specialistico di integrazione nell’interfaccia tra scuola e lavoro. Insieme ai ragazzi, ai loro genitori ed insegnanti, vengono elaborate prospettive relative ad una futura vita lavorativa e ad un progetto individuale di carriera e di sviluppo. Piano sociale 2010 Percorrere nuove strade non significa solo abbattere le barriere, trovare nuove iniziative e risposte per le tendenze dal punto di vista sociale, ma anche dare alla comunicazione, intesa come strumento di prevenzione, un valore più alto. La Città di Villach ha trovato soluzioni praticabili per queste nuove sfide insieme agli operatori nel campo dei servizi sociali ed agli interessati al problema. Le loro esigenze sono state riunite in un catalogo di provvedimenti per una „Villach Città sociale 2000“. Questa operazione è iniziata già nel 1994, quando la Città di Villach ha dato al Centro Comunale di Documentazione Scientifica (KDZ) di Vienna l’incarico di elaborare un piano sociale adeguato alle specifiche esigenze e in grado di essere aggiornato di volta in volta. Condizione essenziale era che le prestazioni sociali dovessero essere mirate. Un piano sociale continuativo richiede infatti un ulteriore sviluppo ogni 3-5 anni. 37 Il nostro obiettivo è quello di realizzare un pacchetto di provvedimenti - orientato alle effettive esigenze, coinvolgendo gli interessati e possibilmente in collaborazione con tutti gli operatori privati – tenendo conto degli sviluppi più recenti e delle risorse finanziarie a disposizione, purtroppo sempre più esigue. Il nostro piano sociale non è quindi una rigida dichiarazione di volontà politica ma uno strumento flessibile, elaborato da coloro che svolgono un lavoro prezioso sulle basi delle fondamenta sociali. Esso inoltre è adeguato al problema, orientato verso le specifiche necessità ed in grado di essere aggiornato costantemente. „Villach Città sociale 2010“ ha nuovi obiettivi, e definisce nuove priorità nella politica sociale della città. Le proposte per gli adulti Nel settore delle proposte per gli adulti posso citare ad es. il progetto „Life-Tool“, integrazione attraverso la competenza. La proposta permette alle persone svantaggiate di ottenere una maggiore autonomia. Obiettivo del progetto „Life-Tool“ è l’ampliamento della libertà di azione delle persone con disabilità fisiche o mentali grazie ad una speciale tecnologica informatica. Viene proposto un assortimento di ausili elettronici di collaudata efficacia, hardware e software speciali per l’aiuto nei seguenti ambiti essenziali: gioco, comunicazione, apprendimento e terapia, lavoro e attività. L’Associazione „pro mente“, unica nel suo genere in tutta la Carinzia, gestisce a Villach una comunitàalloggio terapeutico-sociale per adulti che ha come finalità le attività per i familiari. Le persone menomate dal punto di vista fisico e mentale apprendono, in un ambiente didattico intensivo, delle abilità per gestire meglio la vita quotidiana. I progetti di lavoro gestiti dall’Associazione „pro mente“ sono attività sociali. Ciò significa che una gran parte del personale è costituito da persone menomate dal punto di vista psico-sociale, che sono sì qualificate e dotate di buona volontà, ma che molto difficilmente riescono a trovare un posto di lavoro nell’economia e nell’amministrazione pubblica a causa dell’imperante situazione di mercato. Il progetto di lavoro di Villach offre forza-lavoro per tutte le attività di giardinaggio, per la biancheria e il vestiario (lavaggio, modifica, riparazione), l’ambiente (raccolta), per l’edilizia, l’artigianato e la pulizia (sgomberi, trasferimenti ecc.). ÖZIV (Associazione Austriaca Invalidi Civili) - rappresentare gli interessi di tutti i disabili Per poter migliorare il tenore di vita di coloro che hanno un handicap, l’Associazione Austriaca Invalidi Civili si impegna costantemente per una migliore occupazione degli invalidi in ambito sociale, professionale e culturale. Gli interessati trovano consulenza, compagnia e sostegno nella forma a loro gradita e nella misura a loro più congeniale. Un altro obiettivo è quello di ottenere la loro reintegrazione nel mercato del lavoro. Il Progetto „Support“ è un progetto pilota . La consulenza avviene secondo il principio della “peercounseling” (= consulenza alla pari): i consulenti sono esclusivamente invalidi. La particolarità del progetto “Support“ è l’alto grado di sensibilità delle attività di consulenza, la consulenza “aggressiva” per mezzo della trasmissione attiva delle informazioni, l’incoraggiamento dato alle capacità di ognuno tramite il “coaching” e la guida del cliente fino alla risoluzione del problema. Tuttavia nelle questioni specifiche relative al posto di lavoro questo progetto non si intende soltanto come un ufficio di collocamento, al contrario i clienti vengono inviati ad organizzazioni pertinenti (ad es. all’assistente del lavoro o al Servizio per le questioni relative al Mercato del Lavoro) dopo un riuscito “coaching” (addestramento). Piena integrazione dei non udenti I problemi dei non udenti sono molteplici. Essi corrono il rischio di essere spinti verso il completo isolamento sociale. Poiché per i non udenti è quasi impossibile partecipare alla vita culturale e sociale della città è stato sviluppato il progetto dal titolo „Sprechende Hände“ (= mani parlanti) insieme alla „Gehörlosenkultur Kärnten“ 38 (= Associazione culturale dei non udenti della Carinzia), secondo il quale vengono messi a disposizione degli interpreti per non udenti durante le manifestazioni. L’onorario di detti interpreti è a carico della Città di Villach. Giorno di ricevimento per non udenti Dall’inizio di quest’anno è stato proposto, da parte del referente comunale per il sociale, un giorno di ricevimento per non udenti. Previo appuntamento, sarà messo a disposizione un traduttore con la lingua dei segni, nonché anche il rispettivo specialista, in modo che le richieste degli interessati possano essere evase in loco. Taxi A Villach vivono circa 1000 persone limitate nella loro capacità di spostamento a causa di una disabilità. Le persone con problemi di deambulazione oppure costrette sulla sedia a rotelle hanno naturalmente grossi problemi a salire su di un cosiddetto veicolo normale. Per questo motivo la Città di Villach ha deciso di istituire un taxi speciale per disabili. L’ÖZIV (Associazione Austriaca Invalidi Civili) supporta il progetto ed è proprietaria del taxi per disabili di Villach, attivo 24 ore su 24. Questo veicolo è attrezzato per essere accessibile ai disabili (attrezzato per accogliere la sedia a rotelle più pedana). Costo a carico della Città di Villach circa 48.000 Euro. In più anche i due terzi del costo delle tratte sono a carico della città. Sport Grazie alla posizione centrale della nostra città nell’Alpe Adria e grazie alle infrastrutture sportive di alto valore sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, quella di Villach è una nota e amata regione per quanto riguarda diverse discipline sportive ed il tempo libero, sia in estate che in inverno. La città di Villach dispone di strutture per 56 discipline in 169 sezioni. Tutte le strutture sportive pubbliche possono essere utilizzate gratuitamente e sono adattate per essere accessibili ai disabili. Associazione sportiva disabili Scopo dell’Associazione è aiutare i disabili, grazie a provvedimenti adatti di tipo sportivo, nel conseguimento della maggiore capacità possibile di movimento, nel rafforzamento del loro stato di salute e nella riappropriazione e nel mantenimento dell’efficienza fisica. In questo caso cerchiamo di incentivare lo spirito di iniziativa, l’autonomia e l’integrazione sociale dei disabili. Offriamo ai disabili la possibilità di effettuare sport diffusi, sport salutari e sport di spicco. Desidero con l’occasione elencare alcuni degli sport proposti: sci alpino, sci di fondo, ciclismo, nuoto, tennis da tavolo, tiro con fucile ad aria compressa, handbike, tennis, atletica leggera, birilli, giochi con la palla. Programma per il tempo libero 39 Programma estivo per ragazzi Con un programma vario ed equilibrato in primavera e in estate i ragazzi della città del fiume Drau non si annoiano di certo. Vengono proposte a 9000 ragazzi di età compresa tra i 6 e i 19 anni settimane di vacanza, viaggi di istruzione, settimane linguistiche, workshop vari, serate di discussione e feste come costante, in più workshop teatrali, laboratori di scrittura, programmi sportivi, di gioco e di attività. L’opuscolo delle vacanze, spedito a tutti i ragazzi con l’intento di aiutarli a programmare l’estate in modo utile, invita ad “immergersi” nelle attività. Per i ragazzi menomati è a disposizione di volta in volta un pedagogo per disabili. I costi del programma estivo sono completamente a carico della Città di Villach. L’Associazione dei genitori della scuola speciale per bambini affetti da gravi disabilità organizza ogni anno un programma estivo per le vacanze ed il tempo libero della durata di quattro settimane. I bambini avranno la possibilità di trascorrere quattro settimane spensierate in compagnia di amici vecchi e nuovi. Durante questo periodo, grazie alle varie possibilità di svago, essi potranno affinare e stimolare i sensi e sfidare e incrementare le loro abilità mentali e fisiche, senza che abbiano l’impressione di essere a lezione. I bambini possono apportare le loro idee, essere creativi e trovare il loro posto all’interno del gruppo. I bambini vengono infine assistiti da pedagoghi per disabili. I costi relativi sono a carico della città di Villach come prestazione volontaria. Per poter sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema, la città di Villach ha programmato una serie di manifestazioni per il 2003. „Versuchen sie ihren Weg zu finden“ (= Trovare la propria strada) è stato lo slogan della manifestazione iniziale per l’Anno del disabile, in cui si è cercato di diffondere il più possibile le informazioni sul tema agli abitanti della nostra città. In collaborazione con l’ÖZIV (Associazione Austriaca Invalidi Civili), l’Associazione sportiva disabili, l’Associazione „Gehörlosenkultur Kärnten“ (= Associazione culturale dei non udenti della Carinzia), l’Associazione non vedenti e ipovedenti gravi e il Servizio sociale e sanitario della circoscrizione della Città di Villach vi sono state conferenze sui temi più diversi, stand informativi delle più diverse associazioni, accompagnate da un’esposizione molto vasta. Le persone non disabili dovrebbero vivere la loro città per una volta da persone costrette sulla sedia a rotelle oppure da non vedenti (con la sedia a rotelle in un velodromo apposito oppure in una stanza buia). Il programma prevedeva anche attività sportive come il tennis su sedia a rotelle oppure il basket. Sono già in programma altri giorni su questo tema che si svilupperanno in modo simile. Su iniziativa di un collega, portavoce dei disabili nel Consiglio comunale ed egli stesso coinvolto in prima persona nella questione in quanto disabile, si è realizzata l’idea da parte dell’amministrazione civica di mettere a disposizione gratuitamente di tutti i disabili la cosiddetta “EURO-Chiave”. Grazie all’EURO-chiave i disabili possono accedere in generale ad impianti speciali per disabili, come WC appositi oppure sistemi di monta-scale all’interno di strutture pubbliche. In merito al Servizio sociale e sanitario della circoscrizione della Città di Villach è nato anche un gruppo di progetto in cui gli interessati, architetti, collaboratori dell’amministrazione cittadina (edilizia e progettazione), rappresentanti delle singole Associazioni di disabili e rappresentanti politici della Città di Villach si occupano della tematica con l’obiettivo di creare una „Villach senza barriere architettoniche“. Obiettivi: - Conversione dei provvedimenti relativi alla circolazione a favore di tutti i disabili - Realizzazione degli edifici e degli impianti pubblici senza barriere architettoniche con lo slogan „Costruzioni accessibili a tutti“ 40 - Consulenza degli interessati e dei parenti su tutte le questioni relative al costruire e all’abitare in maniera attrezzata per accogliere i disabili (ufficio di consulenza dedicato presso l’amministrazione comunale) - Informazione e consulenza di progettisti e di altri interessati alla questione relativa al progettare ed al costruire senza barriere architettoniche - Raccolta di letteratura e di materiale e stesura di materiale informativo - Sviluppo di una guida della città per disabili (ad es. studi medici attrezzati per accogliere i disabili, ecc.) - Formazione di una guida locale per ipovedenti e non udenti - Informazione e collaborazione con negozi, medici, istituti bancari, ecc., i quali dovrebbero essere informati sui provvedimenti e sulle carenze architettoniche e simili per la nascita di una “Villach senza barriere architettoniche“. Vorrei concludere il mio discorso con questo pensiero: Un po’ più di tolleranza, con lo slogan „tutti siamo uguali e allo stesso tempo diversi!“ Vi ringrazio per la cortese attenzione. 41