LO STALKING - Supporto alle Vittime

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LO STALKING - Supporto alle Vittime
LO STALKING: I COMPORTAMENTI MOLESTI E INTRUSIVI. di Rino Biganzoli Solamente da poco tempo è entrato nello studio della criminologia e della vittimologia il problema dei comportamenti molesti, intrusivi e reiterati in danno di qualcuno, definito col termine inglese stalking. In America, solamente negli anni novanta, dopo un tragico evento che ha coinvolto in California un personaggio celebre si è cominciato a discutere e a studiare questo fenomeno per individuarne le caratteristiche e le possibili soluzioni di intervento. Fino ad allora non era mai stato impostato nessun inquadramento normativo autonomo, ma si è sempre ricorso a reati quali la minaccia, il danneggiamento, l’aggressione e la violenza in generale, senza definire la specificità di questo evento. Nella definizione di stalking si possono riconoscere diverse tipologie di situazioni. Una indubbiamente di chiaro significato psichiatrico, quindi con manifestazioni deliranti, a contenuto spesso erotomane, e l’altra invece che riguarda le relazioni malamente terminate e comunque terminate, quindi che interessano ex partner o ex coniugi che non riescono a elaborare la separazione ed a accettare la fine della relazione. Il fenomeno riguarda prevalentemente donne. Per quanto riguarda le problematiche psichiatriche, di franca natura psicotica si può parlare di circa dei 10% dei soggetti attualmente segnalati, che sono in netta crescita, anche perché probabilmente in precedenza non erano mai stati segnalati. Per quanto riguarda gli aspetti psichiatrici ricordiamo i casi di erotomania descritti da De Clerambault circa un secolo fa. A livello legislativo nell’attuale normativa italiana lo stalking viene inserito nell’ambito del reato di molestie, ovvero l’articolo 660 del Codice Penale, che prevede un arresto fino a sei mesi con un’ammenda. E’ da notare comunque che tale definizione non aiuta ad affrontare in modo adeguato queste caratteristiche manifestazioni. In Italia un gruppo di Modena ha pubblicato recentemente uno studio sullo stalking condotto da Laura De Fazio e Gianmaria Galeazzi, finanziato dalla Comunità Europea nel Progetto Dafne “Il problema delle donne vittime di stalking – Riconoscimento e modelli d’intervento nell’ambito europeo” (1) In questo lavoro sono stati confrontati i risultati delle interviste effettuate ad agenti di polizia, medici e famiglie di diversi paesi europei, Belgio, Inghilterra, Italia e Olanda e ne sono state discusse proprio all’interno del progetto europeo con un’analisi comparata. Esiste un numero oscuro innegabile di questo fenomeno, una inadeguatezza normativa. La sfiducia verso un intervento efficace da parte della Polizia, sentimenti di riservatezza e di vergogna che spingono alla persona vittima di stalking a non denunciarlo. La definizione di stalking. Il termine, origina da un termine venatorio inglese che ricorda gli appostamenti e gli inseguimenti alla preda. Il fenomeno di stalking parla quindi di un inseguimento verso una preda, quindi riguarda un cacciatore, una preda e vari atteggiamenti che sono dalla sorveglianza, la persistenza di ricerca di contatto, di controllo, invio di comunicazioni non gradite da parte di un molestatore a un destinatario che è la sua vittima. Lo stalking “può essere definito come una sindrome comportamentale dotata di riconoscibilità, originante da una patologia della relazione e della comunicazione interpersonale”. (Galeazzi e Curci – 2001).
1 Secondo Dan e Cornrake nel 2000 già in passato si sono trovati in ambito letterario numerosi casi di trascrizione di questo fenomeno e in parte è stata coinvolta la psichiatria attraverso sindrome psicopatologiche come l’erotomania. Solamente dopo gli anni novanta lo stalking ha acquisito una sua originalità e peculiarità ed è stato preso in considerazione quale problema sociale, quale tema scientifico, quale tema giuridico, quindi con delle risposte legate al legislatore, allo studioso, allo psicologo, sia dalla parte della vittima che dalla parte del molestatore, con uno studio sia della vittima che dello stalker, ovvero del molestatore. A livello scientifico sono stati usati moltissimi termini per la definizione dell’intrusione relazionale, come caratterizzato dallo stalking, si passa dallo stalking stesso a obsessional harassment oppure criminal harassment, obsessional following, obsessional relational intrusion, molestie assillanti o molestie insistenti, un’altro termine è stato dioxis oppure in francese harcelement du troisieme type oppure belaging (2). Attualmente il termine stalking ha guadagnato in ambito scientifico la sua peculiarità, è stato riconosciuto a livello internazionale. La caratteristica dello stalking molto spesso è di rivolgersi a personaggi noti, tanto è che si parla di star stalking ovvero di appunto inseguimento e disturbo, molestie rispetto a personaggi del mondo dello spettacolo da parte di fan esagitati. Il termine stalking descrive “non un’azione circoscrivibile puntualmente, ma riunifica una serie di azioni ripetute nel tempo, che condividono carattere di sorveglianza e controllo, di ricerca, di contatto e/o comunicazione, e che vengono percepite dal destinatario come capaci di suscitare e suscitano, preoccupazione e timore” (3) . È chiaramente visibile in questo un’inevitabile elemento di arbitrarietà proprio perché non è possibile definire né il numero massimo o minimo di eventi molesti necessarie per definire uno stalking in un arco di tempo specifico e neppure la gravità degli eventi. Alcuni autori hanno segnalato che sarebbe utile avere una soglia elevata di questi episodi, almeno dieci per più di un mese, come suggerito da Mulen, Pathé, Purcell, Stuart nel 1999. Il difficile compito quindi di eliminare i “falsi positivi” deve essere importante nell’analisi di questo fenomeno e soprattutto anche nello studio delle sue caratteristiche. E’ altrettanto difficile definire quando abbia inizio il comportamento di stalking, proprio perché i confini di questo inizio possono essere molto sfumati, molto spesso avviene alla fine di una relazione con tutti i passaggi giuridici che questo comporta, della separazione, del divorzio ed è difficile in questi casi capire quando gli atteggiamenti si connotano già in uno stalking o una relazione anche seppur difficile tra due persone che hanno interrotto un rapporto matrimoniale o una vita comune. Comportamenti di stalking Le azioni che caratterizzano lo stalking possono essere sia azioni legittime, come anche per esempio offrire una rosa, che può diventare però chiaramente un atto di stalking in un contesto ben preciso, mentre altre volte sono azioni veramente che hanno la caratteristica di reato, come per esempio la violazione del domicilio o la violazione di norme che sono state anche eventualmente predisposte dal giudice per esempio in fase di separazione. Altre azioni illegali sono minacce esplicite o anche casi di comportamenti violenti. Gli elementi più difficili però da valutare sono quelli riferiti ai vissuti della vittima, ovvero il disagio, la preoccupazione, il timore che lo stalking può provocare. Anche in questo caso gli autori suggeriscono di dover usare il criterio della sofferenza soggettiva che proprio perché soggettiva pone dei problemi di comparazione e anche di definizione molto difficili da affrontare. Si può passare da un fastidio a un
2 disagio, a una lieve inquietudine, ad un timore, alla paura fino ad un vero terrore. Molto spesso queste rappresentano le varie reazioni, le escalation tipiche di molte campagne di stalking. Le reazioni della vittima sono anche collegate al contesto culturale da appartenenza. In questo caso le donne per esempio, possono essere più sensibili e quindi avere una più rapida evoluzione in escalation rispetto agli uomini verso il vero e proprio timore. È da ricordare anche il problema delle false vittime che originano non da comportamenti di stalking ma da una situazione patologica interna, che vanno da genuini deliri di persecuzione a situazioni in cui si teme della propria incolumità. La diffusione di stalking è molto difficile proprio per la ambiguità definitoria. In alcuni studi si parla del 1­4% della popolazione femminile adulta o dello 0,4­2% di quella maschile negli ultimi dodici mesi, invece per quanto riguarda l’arco della vita si passa da un 8­17% delle donna ad un 2­7% degli uomini. La maggioranza delle vittime, secondo gli studi che sono stati analizzati attualmente, sono donne, molestate da conoscenti ed ex partners. Gli stalker utilizzano diverse modalità di molestie, con frequenza maggiore di episodi di violenza che vanno dal 20­40% dei casi messi in atto soprattutto da ex partners. In studi di Tyaden e Thoennes del 1998 si arriva al 81% dei casi. Solamente un terzo delle vittime si rivolge alla Polizia, secondo Morris (2002) invece 47% e soprattutto anche queste si dichiarano insoddisfatti di questo loro rivolgersi alla Polizia. Alcuni studi sullo stalking ­ Tyaden e Thoennes del 1998. È uno studio americano, con un sondaggio sulla popolazione generale condotto su 8000 uomini e donne con un’intervista telefonica. ­ Budd e Mattinson del 2000 svolto in Inghilterra e Galles, condotto su un campione probabilistico rappresentativo della popolazione dai 16 ai 59 anni, un campione di 9988 persone. ­ CDC del 2000 nella Louisiana su un campione rappresentativo di popolazione generale di 4763 abitanti di più di 18 anni. ­ Purcell 2002, in Australia, con un questionario a 3700 uomini e donne adulti. ­ Morris, Anderson e Murray del 2002 effettuato in Scozia su un campione di popolazione adulta di 1029 persone. Aspetti legislativi. A livello legislativo solamente dal 1990 in California si è creata una prima legislazione anti stalking, ed è stata seguita da pochi altri Paesi, il Canada e l’Australia, che hanno legiferato in tema di stalking. In Canada la legge è stata fatta nel 1993 con la Criminal Harassament Law in Australia nel 1995. In Europa la disciplina normativa ha avuto una storia non omogenea con diversi ritocchi legislativi avvenuti nel corso degli ultimi anni. Alcuni Stati hanno introdotto legislazione ad hoc, altri hanno adattato leggi non espressamente riferite allo stalking. In Europa la Gran Bretagna è stata la prima che nel 1997 ha legiferato in materia, si tratta del Protection From Harassament Act per una tutela delle vittime di molestie e condotte simili, tra cui anche lo stalking. Altri Paesi come il Belgio, l’Olanda hanno una legislazione specifica anti stalking. Francia, Italia, Danimarca, Svezia, Norvegia ed Irlanda non hanno invece una legislazione autonoma ma lo stalking è perseguito facendo riferimento ad altre leggi.
3 In Belgio lo stalking fu riconosciuto nel 1998, in Olanda attraverso una legge del Codice Penale del 2001. In Italia è presente l’articolo 660 del Codice Penale intitolato “molestie o disturbo alle persone” che prevede una contravvenzione rispetto a questo atto che non è considerato un delitto. Nel 2004 è stata presentata una proposta di legge anti stalking che prevede una reclusione fino a due anni e una multa fino a 10000 euro. È prevista anche la possibilità per il giudice di dare prescrizioni per difendere la vittima o la libertà di persone congiunti offese imponendo per esempio di non recarsi in ambienti frequentati abitualmente dalla vittima “o da altre persone ad essa collegate o stabilendo delle limitazioni in rapporto a tali visite”. All’interno della normativa la paura è l’elemento che definisce lo stalking nelle legislazioni americane. È proprio la paura che viene generata da questi atteggiamenti che provoca il reato, che fa definire il reato. Esistono a livello europeo anche delle normative civilistiche, denominati “ordini di protezione e di restrizioni” per proteggere la vittima di stalking o di molestie domestiche. Tra queste prescrizioni possono esserci la possibilità di imporre ad un soggetto particolari restrizioni, per cui la violazione è sanzionata penalmente. Gli ordini possono avere una durata variabile o limitata e possono essere rinnovabili. Lo stalking è un campo di studio multidisciplinare e interdisciplinare che coinvolge competenze sociologiche, medico legali, psichiatrico forensi nel sistema di giustizia penale. Le ricerche attuali stanno tentando di proporre nuove tipologie per classificare i molestatori e le risposte delle vittime. Si stanno cercando di individuare i fattori di rischio per le aggressioni violente, anche distinguendo episodi di violenza grave da episodi minori (cfr. Giams e Fannam 2003). Altri studi come quello di Kamphuis del 2003 stanno cercando di individuare i piani di trattamento per la vittima. Altri studi per esempio di Grunem sta studiando e individuando i percorsi per la richiesta di aiuto, l’efficacia dell’ordine di protezione e la problematica del recidivismo. Caratteristiche dello stalking Secondo alcuni campioni analizzati in letteratura le percentuali di comportamenti specifici di stalking sono le seguenti (4):
· Ricevere telefonate sgradite – 89%
· Coinvolgimento di terzi – 82%
· Pettegolezzi e bugie – 82%
· Appostamenti al lavoro e/ a casa – 79%
· Pedinamenti per strada – 75%
· Visite sgradite – 74%
· Minacce di violenza – 74%
· Invio di posta sgradita – 70%
· Raccolta di informazioni con l’inganno – 65%
· Danneggiamenti della proprietà – 64%
· Accuse false – 45%
· Violenze – 55%
· Beni ordinati per conto della vittima – 23%
· Imbrattamenti dell’ abitazione – 19%
· Stalking telematico – 2%
· Altro – 40%
4 Questa tabella riassume quelle che sono state le caratteristiche dello stalking rispetto a 201 donne vittime del fenomeno, raccolte da Purcell, Pathé e Muller nel 2002. Secondo uno studio utilizzando la scala dell’impatto degli eventi (IES) di diversi eventi traumatici lo stalking arriva a punteggio secondo soltanto alla Sindrome Post­traumatica da Stress e supera anche chi ha subito incidenti d’auto o rapina. Questa scala proposta da Horowitz nel 1979, cerca di definire l’entità del trauma nella vittima ed è studiata soprattutto per le sindrome post­traumatica da stress acuto. Le risposte più ripetute da parte delle vittime riguardano la perdita della privacy, le esperienze di violenza che a volte includevano bambini, la persistenza della violenza che portava ad un senso d’impotenza e la constante pressione emotiva e di angoscia, spesso sfocianti in disturbi psicologici (5). Molte volte lo stalking porta ad una vera e propria sindrome post­traumatica da stress. Molti autori hanno cercato di definire qual’è la percentuale di persone che, subendo uno stalking sviluppino poi una sindrome post­traumatica da stress. In alcuni casi si parla del 30%. L’autore di stalking Lo stalker spesso viene descritto a livello letterario come la donna psicotica, con personalità borderline, per esempio pensiamo al film “Attrazione fatale”, “Brivido nella notte” o “A letto con il nemico”. Spesso quindi sono gli ex partners che compiono lo stalking. Comunque le persone che attuano lo stalking, appartengono a un gruppo a volte eterogeneo che presenta diverse psicopatologie. Secondo Zona e altri (1993) si possono definire tre gruppi di persone che sono stalker(6): ­ Il classico molestatore assillante erotomane “in genere si tratta di donne che credono a torto che un uomo più maturo e di rango o classe sociale più elevata si è innamorato di loro” ­ L’amante ossessivo “tipico stalker psicotico che prende di mira persone famose o perfetti sconosciuti” ­ Semplice molestatore assillante ossessivo che inizia lo stalking dopo un rapporto reale finito male, lasciandolo con un profondo rancore per quello che lui o lei ha percipito come rifiuto o torto subito È importante definire se vi è stato un rapporto reale o meno fra le persone per definire lo stalking. Meloy nel 1996 (7) proponeva tre classi di vittime: ­ Gli ex partner ­ I conoscenti ­ Gli sconosciuti Muller, Pathé, Purcell e Stuart nel 1999 (8) hanno definito lo stalker in cinque gruppi: ­ Lo stalker rifiutato, che ha un rapporto con la vittima e che spesso è caratterizzato da un mix di vendetta e desiderio di riconciliazione ­ Lo stalker in cerca d’intimità, che comprende persone con deliri di tipo erotomanico ­ Il corteggiatore inadeguato, in genere intellettualmente limitato e socialmente inadeguato ­ Lo stalker rancoroso, il cui obiettivo è spaventare e molestare la vittima ­ Lo stalker predatore, che progetta un’aggressione sessuale
5 Secondo alcuni studi lo stalker è stato descritto come una persona che ha un funzionamento relativamente buono ma con una strema sensibilità di rifiuto all’abbandono o alla perdita (9) Il 10% aveva precedenti penali e una generale mancanza di ansietà e di senso di colpa. Il 3% è gravemente disturbato o psicotico, pero in alcuni studi questo non rientrava nella definizione delle vittime. Infatti secondo le vittime, in uno studio di Horowitz del 91 e in uno studio di Kamphuis del 2003 si poteva descrivere uno stile di attaccamento insicuro nella maggior parte dei casi. Tre stalker su quattro erano descritti come insicuri, timorosi, antisociali e preoccupati nel loro stile di attaccamento. Come fare a pr evenire e a valutare il rischio individuale? Tutte le vittime di stalking pensano che alla fine lo stalker diventerà molto violento. È necessaria una valutazione individuale per definire il rischio di violenza e alcuni studi hanno cercato di definirlo. I seguenti fattori di rischio sono quelli che maggiormente possono predire una valutazione del rischio individuale (10) : 1)Gli stalker psicotici non sono più violenti degli stolker non psicotici (Kienelen del 97) Possono essere addirittura meno violenti (Rossenfeld e Harmon 2002) 2)Gli stalker psicotici tendono a molestare più frequentemente sconosciuti o conoscenti piuttosto che ex partner (Farmham 2002) 3)Gli stalker erotomani con vittime multipli e comportamento antisociale sono più violenti degli stalker erotomani con una sola vittima e senza comportamento antisociale (Menzies 1995) 4)Gli stalker ex partner intimi sono più inclini a ricorrere alla violenza degli stalker non intimi 5)Le minacce di violenze aumentano il rischio di violenza. Episodi di violenza grave sono associate all’assenza di procedimenti penali e lo stato di occupazione lavorativa
6)Precedenti di abuso di sostanze sono predittivi di un comportamento violento, ma non grave come l’omicidio Sul recidivismo abbiamo ancora pochi studi, con questi risultati: ­ Il 50% delle persone che ha fatto stalking ha avuto già un episodio di recidiva ­ La maggior parte dei reati viene reiterate entro un anno dalla scarcerazione Fra i fattori di rischio per il recidivismo ricordiamo: ­ La giovane età ­ Stalker ex partner ­ Precedenti di abuso di sostanze e disturbi di personalità o tratti nel (dissociale, borderline o narcisistico) Tra il 18­70% degli stalker soggetti a provvedimenti cautelativi o restrittivi violano tali provvedimenti. Dopo un provvedimento cautelativo o restrittivo le minacce e gli altri comportamenti di stalking si riducono significativamente nel tempo, ma non più di quanto avviene per gli stalker non soggetti a tali provvedimenti. Trattamento delle vittime di stalker L’approccio terapeutico avviene in due fasi. Occorre distinguere fra lo stalking passato e quello in atto (11).
6 La prima fase di cura serve per una psicoeducazione sullo stalking e sulle probabili reazioni dello stalker e le prevedibili reazioni psicologiche della vittima. Poi si passa alle risposte più idonee che possono essere date al comportamento di stalking: assistenza sociale e legale utilizzando delle linee guida generiche per esortare la vittima a interrompere qualunque contatto con lo stalker: non rispondere a telefonate, non leggere la posta o la posta elettronica, non aprire la porta quando lo stalker vuole fare visita, prestare attenzione ai sentimenti di vendetta. Qualsiasi reazione può comportare anche un aggravamento e rafforzare il comportamento dello stalker. Si può prevedere anche in alcuni casi, soprattutto tra gli ex partner fare un incontro vittima­stalker ma bisogna fare in modo che non avvenga mai da sola, sempre con una persona fidata, in un luogo pubblico e sicuro; prendere lezioni di autodifesa o comunque aumentare la fiducia in sé stesse. Nella seconda fase il trattamento prevede l’elaborazione emotiva degli episodi di stalking. I trattamenti Evidence­Based per il disturbo post­traumatico acuto da stress potrebbero aiutare molto le vittime da stalking, soprattutto dopo che la reale minaccia si è ridimensionata. Si può utilizzare una terapia cognitiva comportamentale o compiti scritti. Occorre basare il trattamento della elaborazione emotiva del trauma quando questo è finito e quando le misure di sicurezza rendono più tranquilla la vittima. Lo stalking è un grave problema sociale che causa grande sofferenza e angoscia psicologica alle vittime (12). Servono ulteriori conoscenze, studi approfonditi, necessario quindi testare interventi sia per le vittime che per gli stalker. Importante distinguere lo stalking in atto e quello passato per il trattamento. Per gli stalker occorre creare, visto che sono un gruppo eterogeneo un attento studio della patologia di base per poter impostare una terapia e per evitare la recidiva. Per quanto riguarda lo studio dell’aggressione fisica nello stalking si possono analizzare alcuni studi, in America prevalentemente, in Inghilterra, in Australia che danno la prevalenza di aggressioni in percentuale. I dati sono molto variabili. Alcuni studi parlano del 3% dei casi (Zona del 1993 a Los Angeles), altri il 21% (Harmon nel 1995 a New York), il 24% (James, a Londra) , il 32% (Kienlen nel 1997 nel Missouri) , il 34% (Rossenfeld nel 2002 a New York), il 36% (Mullen nel 1999 in Victoria), il 39% (Schwartz in Carolina del Sud) il 46% (Harmon nel 1998 a New York e Meloy nel 2000 in California), il 48% (Schwartz in Carolina del Sud nel 1998), Secondo invece studi sulle vittime vengono segnalate percentuali che vanno dal 20% al 76%. Nella maggior parte le vittime di episodi di stalking con aggressione fisica sono donne per l’85% dei casi. Una altra forma di violenza collegata allo stalking è quella contro gli animali domestici, dove spesso anticipa la violenza verso la persona. In alcuni studi nel 13% il molestatore ha ucciso gli animali domestici, lo studio di Hall nel 98, lo studio di Tjaden nel 1998, l’8% ha ucciso o aggredito gli animali domestici, mentre Mullen nel 2000 ha parlato di violenze rispetto a cani e gatti o ad altri animali domestici. NOTE 1) Modena Group on stalking DONNE VITTIME DI STALKING. Riconoscimento e modelli d’inter vento in ambito eur opeo. pp. 128, EURO 13,00, Cod. 287.3 (U), Collana: Criminologia, ISBN 88­464­6560­1 Il testo del Modena Group of Stalking nel primo capitolo mostra le difficoltà che si riscontrano nel definire lo stalking stesso o nell’interpretarlo all’interno della criminologia. Viene sottolineata l’esigenza di una maggiore attenzione alle situazioni “meno classiche” attraverso un’analisi di queste problematiche
7 emergenti nell’analisi dei casi di stalking nelle varie sue manifestazioni. Si arriva quindi a dare un approccio integrato, multidisciplinare e culturale dello stalking per poter poi dare delle indicazioni operative. Il secondo capitolo tratta dei problemi psicologici del fenomeno, i percorsi psicodinamici di sofferenza e di danno analizzando anche i fattori di vulnerabilità delle vittime e le possibilità di evoluzione negativa e violenta del fenomeno per un trattamento e anche una tutela della vittima, della persona che subisce stalking. Nonostante le numerose ricerche non si dispone attualmente ancora di conoscenze sufficienti per poter dare un’ipotesi attendibile di trattamento su questo fenomeno, soprattutto per ottenere un’adesione della persona che attua lo stalking al di fuori di una loro condizione detentiva. Il capitolo successivo analizza poi il problema della violenza collegata allo stalking e soprattutto su quella che è attualmente ancora una carenza di conoscenze su quanto la violenza fisica possa incidere in queste situazioni. All’interno dell’analisi di una possibile evoluzione di questo tipo si è individuato “che un fattore di rischio significativo sempre connesso a componenti di natura psicopatologica prevalendo le condotte violente poste in essere da stalker portatore di quadri psicopatologici piuttosto severi” (pag.12). Attualmente lo studio di indicatori sui possibili rischi di violenza nei comportamenti di stalking sono ancora molto carenti per poter davvero conoscere il fenomeno e impostare strategie di contrasto e di prevenzione. L’ultimo capitolo del testo, il capitolo quarto, analizza quelle che sono le strategie d’intervento in base all’analisi e le caratteristiche di stalking di diverse agenzie di controllo sociale con particolare riferimento alla Polizia. Gli autori del libro sono Laura De Fazio, Dott.ssa in Scienze Criminologiche Psichiatrico­Forensi, Università di Modena e Reggio Emilia, Paolo Curci, prof. ordinario di Psichiatria nella Università di Modena e Reggio Emilia, Gianmaria Galeazzi, psichiatra dell’Università Reggio Emilia, Salvatore Luberto, prof. ordinario di Discipline medico legali presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, Giovanni Eri, psichiatra responsabile del Ufficio regionale per la salute mentale della Regione Emilia Romagna, Cesare Secchi, psichiatra della SPI, ricercatore all’Università di Modena e hanno contribuito anche Geert, Berbaeke, psicologo del Dipartimento dell’Università di Louvain in Belgio, Anne Gruenen, dell’Università di Louvain, David James, di Londra, psichiatra forense, Frank Farnam, psichiatra forense di Londra, Paul Emmelkamp, prof. di psicologia clinica dell’Università di Amsterdam, Ian Kamphuis dell’Università di Amsterdam. 2) idem 3) idem pg.16­17 4) idem pg.41 59 idem pg. 42 6) idem pg.46 7) idem pg. 46 8) idem pg. 46 9) idem pg. 47 10) idem pg. 49 11) idem pg. 50 12) idem pg.52
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