Articolo Obiettivo Crescita

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Articolo Obiettivo Crescita
Le tappe fondamentali
il primo centro
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Viene aperta a Bologna
la prima sede
presso l’ambulatorio Salus
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Il primo congresso
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Stefano Della Villa,
presidente
e cofondatore
di Isokinetic
Un storia iniziata
venticinque anni fa, fatta
di tappe programmate.
Una reputazione medico
scientifica consolidata
negli anni che è servita da
trampolino di lancio
per internazionalizzarsi
Isokinetic dà il via ai numerosi
congressi internazionali,
diffondendo la sua cultura
scientifica e la passione per la
medicina dello sport
i grandi
campioni
Gli atleti che si rivolgono ai centri
Isokinetic sono sempre più
numerosi, tra cui Alberto Tomba
e Roberto Baggio, proprio
nel ‘97, Gianluca Vialli, Roberto
Mancini e Gianfranco Zola
C
abala o meno, quando Stefano Della Villa, presidente e fondatore di Isokinetic, arriva a Londra per valutare
lo stabile in cui potrebbe aprire il primo centro di riabilitazione e traumatologia sportiva
Isokinetic della capitale britannica, e viene portato al
numero 11 di Harley Street non ha dubbi, quello sarà
il luogo. “Tutta la nostra storia è stata segnata dal numero 11 – afferma Della Villa - tanti sono i giocatori di
una squadra di calcio e quando siamo diventati Centro di Eccellenza della Fifa, siamo stati l’undicesimo”.
E se si va a studiare, si scopre che il numero undici
di Daniela Dirceo
Lo staff
della sede
londinese
al completo
c a s e h i s to ry
Isokinetic sbarca
a Londra
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esportare vaolre
MADE IN ITALY
il centro studi
Il metodo Isokinetic viene
gestito e organizzato
dall’Education &
Research Department.
Formazione, aggiornamento
e attività scientifica sono alla
base dell’attività
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centro
di eccellenza
Fifa
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la sede
di Milano
è il primo centro fuori
Bologna, a cui faranno seguito
nel 2003 Torino, nel 2004 il
nuovo centro di Casteldebole
e Verona, nel 2005 Roma e
nel 2008 Rimini
Riconoscimento per l’impegno
a fornire cure di elevata
qualità a pazienti sportivi
nella cabala rappresenta la realizzazione, il potere di
chi si è elevato per i propri meriti e valori.
Sarà pure un caso, ma il valore ed meriti sono
quelli che effettivamente hanno segnato la bella storia di questa azienda italiana , iniziata più di 25 anni
fa, quando Stefano Della Villa, giovane medico fresco
di stage negli Stati Uniti con il professor Dillingham,
direttore della Medicina dello Sport presso l’Università di Stanford, torna in Italia con un’idea: “Volevo
portare l’approccio isocinetico alla medicina dello
sport anche in Italia. Avevo in testa un modello che
non aveva riscontri nel nostro paese e quindi me lo
sono voluto inventare”. Nasce così il primo centro a
Bologna, presso l’ambulatorio Salus, aperto assieme
al socio Gianni Nanni, e già tre anni dopo viene inaugurato il centro di Casteldebole, vicino al Bologna FC.
Lavoro incessante, metodologia ipertecnologica, attenzione al paziente, che viene sempre pensato come progetto unico e che richiede ogni volta un
percorso originale, gli elementi che caratterizzano fin
dalle prime mosse lo stile “Isokinetico”.
E un connubio, quello con il mondo del calcio,
che porta Isokinetic nel tempo ad curare campioni
come Roberto Baggio, Beppe Signori e Gigi Buffon,
tanto per citare solo alcuni dei calciatori più famosi, che va di pari passo con il lavoro su pazienti “normali”, trattati e coccolati come se fossero atleti professionisti.
La costola londinese, inaugurata lo scorso novembre, oggi va ad unirsi agli altri 7 centri che nel
tempo sono stati aperti in Italia, da Bologna a Milano (con due sedi), passando per Torino, Verona, Rimini e Roma.
Mille metri quadri distribuiti su sei piani di uno
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LONDRA
XXI Congresso
Internazionale
di riabilitazione
e traumatologia
sportiva presso lo
Stanford Bridge,
lo stadio del
Chelsea e nel
mese di novembre
inaugurazione della
sede londinese
Lo stabile vittoriano
di Harley Street 11,
conosciuta come
“la strada dei medici”
stabile vittoriano nel quartiere Marylebone, ad un
passo dalla City, in quella che è conosciuta come “la
strada dei medici”, caso unico di arteria storica di una
metropoli, che a partire dal XIX secolo concentra tra
due marciapiedi strutture sanitarie pubbliche e private di riconosciuta eccellenza. Il centro si avvale di
ambulatori, palestre, piscina e un mini campo da calcio in erba sintetica ed è affidato ad un team di prestigio: direttore sanitario Bryan English, l’ex medico
del Chelsea e presidente della Società dei medici della Premier League e uno staff di professionisti d’altissimo livello, tra cui il medico della nazionale inglese
Ian Beasley e Peter Brukner, il luminare che ha scritto la bibbia della medicina sportiva.
Ma come si arriva ad aprire una sede all’estero?
Quali sono i passi che deve compiere un’azienda
italiana per raggiungere questo obiettivo? Lo chiediamo a Stefano Della Villa, che ci racconta la sua
esperienza.
Credo che le due componenti essenziali di un’impresa come questa siano la programmazione e la reputazione, e sono entrambi traguardi che si raggiungono per tappe. La programmazione, è un po’ come
scalare un palazzo di cinque piani: per arrivare in
cima bisogna salire tutti i gradini, ci vuole tempo e
costanza. Ed è importante saper aspettare il momento in cui si ha la reputazione giusta per compiere un
grande passo.
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esportare valore
MADE IN ITALY
Appuntamento a Wembley
D
opo il successo dell’anLo stadio di Wembley,
no scorso a Stamford sede del XII Congresso
Bridge, lo stadio del ChelInternazionale
sea, che ha visto la presenza di oltre mille partecipanti
provenienti da 63 paesi del mondo, Isokinetic terrà il XXII Congresso Internazionale dedicato alla riabilitazione nello sport e alla
traumatologia proprio a Londra, ma stavolta presso il Wembley Stadium dal 20 al 22 aprile. Argomento “Football
Medicine Strategies for Muscle and tendon injuries” e si avvarrà
della partecipazione del gotha degli specialisti del settore.
E quando vi siete accorti che era il momento giusto e come avete fatto?
Nel nostro caso, abbiamo costruito la necessaria
credibilità mettendo la cultura sempre all’apice dei nostri interessi, dando vita già dal 1992 al primo congresso internazionale Isokinetic con lo scopo di diffondere
la cultura scientifica e la passione per la medicina dello sport, per poi approdare nel 2000 alla creazione del
nostro Centro Studi. A quell’epoca avevo quarant’anni
e ho capito che nella vita non avrei voluto fare più solo
il medico, ma che avrei voluto far crescere il nostro modello, in Italia e nel mondo, moltiplicando i centri. In
quel frangente mi sono reso conto che avrei dovuto avere una struttura centrale culturale che mi permettesse
di trasferire i nostri valori, i principi, i comportamenti e
le conoscenze. Questo è il motivo per cui il Centro studi è nato prima del nostro primo centro fuori da Bologna, aperto a Milano nel 2001. Grazie all’organizzazione
dei Congressi e con l’apporto del Centro Studi, abbiamo avuto molte più opportunità di raggiungere una platea scientifica internazionale: abbiamo contribuito a far
crescere il dibattito sul tema del recupero degli sportivi
andando per il mondo a parlare delle nostre esperienze
e pubblicando letteratura internazionale. La nostra credibilità scientifica è cresciuta fino ad essere notatati dalla Fifa, che così ci ha proposto di fare la domanda per diventare Centro medico di eccellenza Fifa, obiettivo che
abbiamo raggiunto nel 2009.
Ma perché la scelta di aprire all’estero è caduta
proprio su Londra?
Perché ritengo che chi voglia allargare i propri orizzonti e abbia intenzione di internazionalizzarsi non
possa far altro che scegliere Londra. E’ Londra la vera
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metropoli internazionale, crocevia di culture. Gli Stati
Uniti sono molto forti al loro interno, hanno buoni collegamenti culturali con l’Europa ma oggi hanno una visione insufficiente di quello che accade ad oriente, nei
paesi dell’estremo e medio oriente, Sud Africa, Australia…non hanno un collegamento storico come invece è
per Londra, che per motivi storici ha sempre avuto una
comunicazione continua con questi paesi. La visione
così è a 360 gradi.
E dopo l’idea, come si scende nel concreto?
La prima tappa è stata scegliere il direttore, prima
ancora di identificare la sede, che paradossalmente è
stata invece la cosa più facile. Michael Davison, il nostro direttore, si è unito già a noi due anni fa. 37 anni,
MBA all’Università di Oxford, ha sempre lavorato nella football industry, reclutava personale sanitario per le
squadre di calcio. L’ho conosciuto perché aveva contattato un nostro medico e tentava di portarlo ad entrare
nel team del Chelsea. E’ stato invece lui ad entrare nel
nostro team. Poi è stata la volta della formazione del direttore, avvenuta qua in Italia ed insieme a lui la scelta
di come approcciare il mercato. Quindi lo staff: medici, terapisti e amministrativi, anch’essi formati tutti qui
da noi.
Qual è il consiglio che darebbe a un imprenditore
che volesse come voi internazionalizzarsi?
Relazionarsi il più possibile con le varie componenti di quel mercato: portando un messaggio di novità, è
necessario non far sviluppare troppi “anticorpi”, sempre nel rispetto reciproco. Instaurare quindi rapporti di
buon vicinato, e conquistare il paese prima con la reputazione e poi condividendo il proprio approccio, lasciandosi aperti al confronto.
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