Pdf Opera - Penne Matte

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Pdf Opera - Penne Matte
Pubblicato da
Triskell Edizioni – Associazione culturale Triskell Events
Via 2 Giugno, 9 - 25010 Montirone (BS)
http://www.triskellevents.org/edizioni/
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il frutto
dell’immaginazione dell’autore. Ogni somiglianza a persone reali, vive o morte, imprese
commerciali, eventi o località è puramente casuale.
The Scar
Copyright © 2013 by Erin E. Keller
Cover Art and Design by Erin E. Keller
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in alcuna
forma né con alcun mezzo, elettronico o meccanico, incluse fotocopie, registrazioni, né può essere
archiviata e depositata per il recupero di informazioni senza il permesso scritto dell’Editore, eccetto
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l’associazione al seguente indirizzo: Via 2 Giugno, 9 – 25010 Montirone (BS)
http://www.triskellevents.org/edizioni/
Prodotto in Italia
Prima edizione - Febbraio 2013
Edizione Ebook Free
The Scar | Erin E. Keller
Prologo
Non ho mai pensato di essere bello. Nemmeno prima dell’incidente.
Ma ora... ora non riesco nemmeno a guardarmi allo specchio.
I miei amici dicono che non è un grosso problema, è solo una
cicatrice. È vero, lo è, ma mi ha cambiato in modo permanente. C’è questa
lunga linea rosa sul mio zigomo che termina sopra il labbro superiore e a
me sembra una dannata autostrada.
Mi sono fatto crescere i capelli in modo che possano coprirmi
parzialmente il viso, ma quello sfregio è ancora troppo evidente. Ogni
volta che qualcuno mi guarda, mi auguro che i miei occhi possano
distrarlo dal mio viso deturpato.
Patrick dice che sono così blu che sembrano dipinti. O meglio, lo
diceva prima, quando tutto andava bene. Improvvisamente, dopo
l’incidente, non si è più molto concentrato sui miei occhi, dato che evita di
guardarmi la maggior parte del tempo che stiamo insieme. A volte, quando
lo fa, sembra che abbia paura di guardare la mia cicatrice, come se fosse
qualcosa che è meglio evitare. E a volte mi sembra quasi che possa esserne
disgustato, ma non oso chiedere. Presumo che la nostra storia sia agli
sgoccioli, ma non insisto con l’averne conferma. Lui è sempre lontano per
lavoro e le telefonate si stanno diradando. Non è che fossimo fidanzati,
quindi può anche andarmi bene così. Credo.
Ho parlato con alcuni medici, ma tutti dicono che è troppo presto per
la chirurgia facciale. Dicono che devono aspettare per essere sicuri che i
muscoli sotto si siano fissati e quindi devo convivere con questo incubo
sulla mia faccia finché non mi diranno che sono pronto per l’intervento.
Non so dire se sono arrabbiato o semplicemente stanco. Una cosa la so,
però. È davvero difficile sorridere ancora.
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The Scar | Erin E. Keller
Non mi ricordo molto bene l’incidente, so solo che una macchina ha
preso in pieno la mia. Poi è tutto vuoto. L’auto che ha causato l’incidente è
sparita subito dopo e non hanno mai trovato il responsabile.
La cosa successiva che mi ricordo sono io, in un letto in ospedale,
con gli occhi dei miei genitori puntati addosso. Ricordo che cercavano di
sembrare felici di vedermi, felici del fatto che fossi vivo, ma ho subito
avuto il sospetto che qualcosa non andasse.
Sono passati tre mesi e ho fatto loro male in questo periodo, so che
l’ho fatto, so anche che sono preoccupati per me e per il mio umore
scontroso.
Non che io fossi un gran chiacchierone o il simpatico della
compagnia anche prima dell’incidente, ma dopo il mio stato d’animo è
andato via via peggiorando. Ho evitato di uscire perfino con i miei
migliori amici e ho anche lasciato il lavoro.
Non ho mai avuto bisogno di lavorare perché i miei genitori sono
ricchi, molto ricchi, ma è una cosa che non mi è mai interessata. Ho
sempre voluto dimostrare di poter vivere senza i loro soldi. Niente di
personale, io li amo, li amo davvero tanto, ma avevo bisogno di fare
qualcosa per conto mio. Anche se poi, alla fine, ho fallito.
Però, ora, dopo mesi passati senza fare niente se non leggere – per
fortuna la vista non è rimasta danneggiata o sarei morto sul serio – mi
ritrovo a guardare l’insegna sopra la biblioteca. Non so perché ho accettato
questo lavoro, invece di molti altri che i miei genitori hanno trovato per
me (sì, l’hanno fatto al mio posto. Che pena, eh?), ma qualcosa nella mia
mente mi ha detto che questo potrebbe adattarsi perfettamente a me.
Potrò continuare a leggere i miei libri, nessuno mi darà fastidio, non
sarò costretto a parlare e potrò essere scontroso quanto voglio.
Ed è più o meno qui che è cominciato il resto della mia vita da
ventottenne.
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The Scar | Erin E. Keller
Capitolo 1
Guardo il cartello sopra la biblioteca, nervoso, con le mani
sprofondate nelle tasche. Mi mordicchio il labbro inferiore, cercando di
trovare il coraggio di fare il primo passo per entrare, quando il mio
telefono squilla.
È mia madre che attacca una serie di raccomandazioni e incitamenti
che mi fanno grugnire qualcosa in risposta.
Riattacco e poco dopo il telefono squilla di nuovo. Stavolta è mio
padre che mi chiede se sono arrivato sano e salvo. Non posso biasimarlo
visto cosa è successo l’ultima volta che ho usato l’auto.
Chiudo di nuovo la comunicazione e metto il telefono in tasca
proprio mentre inizia a suonare di nuovo. Alzo gli occhi al cielo e sbuffo.
Charlene, aka Charlie. La mia prima ragazza. E l’ultima. Siamo stati
insieme al liceo, quando stavo cercando di convincere me stesso di essere
eterosessuale uscendo con lei. La cosa, naturalmente, non andò a buon
fine, ma lei è stata, ed è ancora, la mia migliore amica.
Ora Charlene è sposata con Frank, un buon uomo che la ama come
merita.
“Charlie, che succede?” rispondo guardando la porta della biblioteca.
“Perché rispondi?”
“Forse perché hai chiamato?”
“No, voglio dire… Si suppone che tu sia già al lavoro. Questo è il tuo
primo giorno!”
“Lo so e forse, solo forse, se la smetteste di chiamarmi potrei anche
farlo.”
“Beh, stavo solo controllando.”
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The Scar | Erin E. Keller
“Anche i miei genitori.”
“Oh, che dolci!”
“Sì, dolci, ma io dovrei entrare al lavoro.”
“Ok, tesoro. Puoi chiamarmi dopo? Sono curiosa di sapere com’è
andata!”
“Ok. Te lo prometto.”
“Bene. Vai e uccidili tutti!”
“Charlie, io non sono Spartacus e tu non sei Sura. E questa è solo una
biblioteca.”
“Accidenti! Che persona divertente che sei!”
“Come se non mi conoscessi.”
“Ti conosco e ti voglio bene, ma dovresti lavorare un po’ di più sulle
tue capacità relazionali.”
“Charlie...”
“Ok, vai. A più tardi, caro!”
Sorrido e chiudo la comunicazione, poi spengo il telefono e prendo
un altro lungo e profondo respiro.
“Oh, ma questa è una biblioteca?”
La voce che mi giunge alle spalle mi fa voltare e devo mordermi la
lingua per non rispondere qualche cosa di sarcastico tipo: “Davvero? Avrei
detto che è una macelleria.”
E poi, che diavolo sta succedendo? L’intero sistema cosmico ha
deciso di non lasciarmi andare al lavoro?
“Eh, sì,” rispondo, trovando il coraggio di lanciare un’occhiata al
ragazzo accanto a me. Mi sta sorridendo. Anzi, mi sta fissando e mi rendo
conto di cercare qualche cenno di disgusto nei suoi occhi senza riuscire a
trovarlo. Certo, sono abituato a tenere la testa china così è possibile che
non mi abbia visto molto bene.
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The Scar | Erin E. Keller
Non posso fare a meno di notare quanto sia carino il sorriso di quel
ragazzo e quanto sia bello il suo viso. Lui è un po’ più alto di me, magro,
ma con spalle larghe. La maglietta bianca si tende perfettamente sul suo
petto e le maniche sono abbastanza corte da lasciar intravedere i tatuaggi. I
suoi capelli sono ricci, biondo miele, e ricadono morbidi su un paio di
occhi verde chiaro. Era da una vita che non notavo così tanti dettagli in un
ragazzo.
Beh, non sono uno che guarda gli altri quando sta con un uomo.
Anche se ora con Patrick…
Ma non sono pensieri adatti al momento, anche se la sua vicinanza
mi rende nervoso.
A quel punto, mi rendo conto che il ragazzo deve aver parlato perché
mi guarda con aria perplessa. Ho perso completamente il filo del discorso
e per un attimo sento le guance bruciarmi.
“Allora?” mi chiede lui, con un sorriso.
“Allora cosa?”
“Ho chiesto se lavori qui.”
“Oh. Sì, forse.”
“Forse?”
Dio, come mi sento stupido!
“Forse, sì. È... beh, è il mio primo giorno. E mi piacerebbe molto
andarci, ma sembra che il mondo intero non voglia.” La mia voce è più
che altro un borbottio.
“Beh, ok!” mi risponde lo sconosciuto senza smettere di sorridere.
“Non voglio trattenerti, mi spiace. È che ho il negozio di tatuaggi dietro
l’angolo e volevo dare un’occhiata in giro. È il primo giorno anche per
me: inauguriamo oggi.”
Oh.
“Ti piacciono i tatuaggi?” chiede senza farsi scoraggiare dal mio
silenzio.
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The Scar | Erin E. Keller
“S-Sì, mi piacciono.”
“Ne hai?”
Che diavolo? No! Non ho un tatuaggio, cazzo! Ho una cicatrice sulla
mia cazzo di faccia! Non la vedi?!
Il mio lato scontroso e velenoso preme per uscire come sempre.
“No.”
“Non che io voglia farti fretta, ma se decidi di farne uno, vieni da me,
ok?”
“O-ok.”
Questo sì che si chiama vendere!
“A che ora cominci?”
Oddio, ti prego, lasciami in pace!
“Fra pochi minuti.”
“Non sei molto loquace, non è vero?”
“No.”
“Capito.”
Vorrei aggiungere qualcosa perché in questo momento mi sento un
po’ stronzo, ma le parole mi restano ostinatamente attaccate alla lingua.
Questo povero ragazzo sta solo cercando di essere gentile, ma è davvero
difficile per me essere accomodante.
“Sean!”
Prima sento la voce e poi questo gigante, questo omone, si
materializza vicino a noi.
Sean – ora so come si chiama – mi sorride di nuovo e si punta il
pollice alle spalle.
“Questo è Stuart,” dice e io guardo il nuovo venuto. È enorme. Io
non sono basso e nemmeno Sean lo è, ma quest’uomo è davvero un
gigante. Ha lunghi capelli neri raccolti in una coda di cavallo, pelle scura
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The Scar | Erin E. Keller
e, naturalmente, è pieno di tatuaggi. Sembra un nativo americano o
qualcosa del genere.
In quel momento rifletto sul suo nome e non posso fare a meno di
ridacchiare. Stuart... come il topolino Stuart Little. Il nome perfetto per lui.
Sean mi sta guardando con aria divertita. “Ho detto qualcosa di
divertente?” chiede con un sorriso tranquillo.
“Oh, no. Niente affatto!” esclamo. Sono sempre delicato come una
farfalla.
“Oh. Beh, grazie tante, eh.”
Non posso fare a meno di arrossire per i miei modi bruschi e mi
schiarisco la gola.
“No. Intendo dire che... non è qualcosa che hai detto.”
“E allora cosa? Stai ridacchiando...”
Per favore, qualcuno mi spari! No, un attimo. Stavo ridacchiando?
Sul serio?
Mi sento di nuovo arrossire e distolgo lo sguardo. “È solo che...
Stuart. Ho pensato al film... Stuart Little. Ma lui è enorme.” Ecco, ora mi
sento un idiota completo.
Sean ride così forte che non posso far altro che fissarlo con
l’espressione sconcertata.
“Sei divertente!” esclama poi annuendo.
Divertente? Chi? Io?
“Io non la penso così. Beh, ci si vede, ok?” sussurro, lasciandolo lì
come una bambola rotta con uno sguardo perplesso, mentre faccio i pochi
passi per entrare finalmente in biblioteca.
Non pensavo che sarebbe stato così difficile parlare di nuovo con
qualcuno che non conosco. Un po’ mi dispiace per Sean, ma in fondo non
lo conosco nemmeno e di certo, se la mia esperienza lavorativa durerà più
di un giorno, avrò modo di incontrarlo di nuovo. E magari scusarmi,
chissà.
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The Scar | Erin E. Keller
Una volta all’interno, prendo l’ennesimo respiro profondo e mi
guardo intorno.
La biblioteca è silenziosa e c’è questo odore di legno, polvere e carta,
che mi fa sentire bene in un modo strano. È come stare in un luogo sicuro.
Come essere avvolti nel tepore.
“Ryan, giusto?”
Una voce mi arriva alle spalle e mi volto, ritrovandomi a guardare
una donna molto bassa, sulla cinquantina, con un sorriso enorme e
simpatico.
“Giusto,” rispondo cercando di sorridere, ma ho paura di essere
raccapricciante visto che quando lo faccio la cicatrice si muove. La donna
però sembra non accorgersene e le sono grato di questo. Per un attimo
torno con il pensiero a Sean. In realtà nemmeno lui sembrava averla
notata.
“Sono Margaret, ma puoi chiamarmi Meg. Ti faccio vedere la tua
postazione,” aggiunge facendo un cenno verso una scrivania. “Devi stare
qui, alla reception. Dovrai fare le tessere ai nuovi iscritti, registrare i libri
in entrata e in uscita, il software è abbastanza facile da usare. Quando
qualcuno ha un libro per troppo tempo, riceverai un messaggio dal sistema
e dovrai semplicemente contattare la persona per ricordargli di riportare il
libro. Scoprirai presto quali sono i buoni clienti e quali no, ma credimi,
può essere divertente. Potrai vedere così tanti diversi tipi di persone…”
Quella è l’unica cosa che non mi piace. Il resto è perfetto.
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The Scar | Erin E. Keller
Capitolo 2
Nonostante la mia paura di stare di fronte a gente che non conosco, il
primo giorno per me è stato interessante. La biblioteca non è molto
popolare, quindi ho avuto il tempo di guardarmi intorno, di controllare le
corsie e di guardare i libri. Ho sempre amato leggere, ma sono stato in
grado di apprezzare ancora di più la lettura durante i mesi di isolamento.
La giornata è quasi finita e sono in attesa di Meg. Sono curioso di
sapere cosa ne pensa di me e se mi considera la persona giusta per questo
posto. In fondo, ho cercato di essere gentile con tutti, anche se ho evitato
di guardare direttamente in faccia le persone. C’è ancora un lungo
cammino da fare prima che io mi senta a mio agio sotto lo sguardo degli
altri.
Sto giocherellando un po’ con il software della biblioteca, quando
vedo un libro che viene spinto verso di me, sul bancone.
“Sì?” farfuglio, assorto.
“Ciao!”
Mi volto di scatto perché c’è qualcosa di familiare in quella voce e
mi ritrovo a guardare in un paio di occhi verdi. Sean.
“Oh, ciao,” lo saluto, lasciando vagare lo sguardo attorno alla stanza,
improvvisamente nervoso. “Cosa vuoi?”
Sean alza le sopracciglia e mi fa un rapido sorriso.
“Non sei loquace e nemmeno molto gentile. Scusa, ti sto dando
fastidio?”
Sono senza speranza. So di essere arrossito e mi mordo il labbro.
“No. È solo che… No. Scusami tu.”
Cazzo!
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The Scar | Erin E. Keller
Sean sorride di nuovo e sento l’istinto di chiedergli cosa diavolo ci
trova di così divertente da sorridere tutto il tempo.
“Vorrei prendere questo,” mi dice indicando il libro. Lo guardo
perplesso e poi lancio un’occhiata a Sean.
“Cosa?” mi chiede. “Non mi dire che pensi che non sappia leggere, o
qualcosa del genere! Per favore!” aggiunge divertito. “Sono un tatuatore,
ma ti giuro che ho imparato a leggere molti anni fa!”
“No, certo. Non volevo essere…”
Essere cosa? Scortese? Non avevo detto nulla, no? Peccato che però
il mio sguardo parlasse da solo.
“Niente,” concludo prendendo il libro e iniziando a digitare il titolo
sulla tastiera. “Stephen King, eh?” mormoro poi guardando dritto verso lo
schermo.
“Adoro i suoi libri.”
“Sì, sono abbastanza strani.”
“Beh, non tutti. In effetti credo che questo sia uno dei suoi migliori.”
Non posso che condividere il suo pensiero. “L’ombra dello
scorpione. L’hai già letto?”
“Sì.”
“Oh. Seconda lettura, quindi. Devi amare davvero questo libro.”
“Tu l’hai letto?” mi chiede curioso.
“Sì.”
“E allora?”
“È buono.”
Sean mi sorride di nuovo, quasi soddisfatto. “Allora non è così strano
che qualcuno ami il Re.”
“Non volevo dire questo.”
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The Scar | Erin E. Keller
“Oh, stavi semplicemente mettendo insieme alcune parole, solo per
far finta di parlare. Ho capito.”
Lo guardo da sotto i lunghi ciuffi di capelli e sono a un passo dal
rispondergli male.
“Hai la tessera?” chiedo invece, limitando il più possibile lo scambio
di sguardi. Sean scuote il capo e io sospiro. “Mi puoi dare un documento
così ti registro?”
“Certo!” mi risponde allungandomi la patente.
Digito rapidamente i dati nel programma, ma mi sento i suoi occhi
addosso e una sensazione di disagio mi cresce dentro.
“Sean O’Sullivan. Irlandese?”
“Sì. Galway.”
“Bello.”
“Ci sei mai stato in Irlanda?”
“No.”
Sean ha l’aria di uno che si chiede se sono umano o una specie di
strano automa dotato di vita. Onestamente non lo so nemmeno io.
“Ti piacerebbe?” si azzarda a chiedermi.
Io faccio spallucce. “Forse. Ecco fatto,” concludo passandogli la
tessera della biblioteca.
“Grazie,” mi risponde in un sussurro.
“Prego.”
C’è qualcosa che non mi torna. Perché non se ne va? “Hai bisogno
d’altro?” gli chiedo perplesso.
Che strano. Mi sembra di notare un leggero rossore sulle sue guance.
Possibile?
“Mi piacerebbe... Mi piacerebbe sapere il tuo nome.”
Oh, questa poi! Sbatto le palpebre e mi domando se ho capito bene.
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The Scar | Erin E. Keller
“Il mio nome?” chiedo nervosamente.
“Sì, se poi non dovrai uccidermi,” scherza Sean con leggerezza.
“Ryan,” lo interrompo. Non vedo l’ora di porre fine a questa… cosa.
Qualsiasi cosa sia.
“Allora, Ryan… piacere di conoscerti,” mi dice con un sorriso
enorme, tendendomi la mano.
“Piacere… mio,” rispondo stringendogliela con scarso entusiasmo.
“Non ne sono certo, ma mi accontenterò,” ribatte Sean ritirando la
mano. “Ci si vede, allora. Prometto che non terrò troppo il libro, ok?”
“O-ok,” rispondo non capendo cos’abbia di strano quel ragazzo per
essersi così ostinato con me.
Sean se ne va e al suo posto arriva Meg. È soddisfatta del mio lavoro
e mi conferma l’assunzione. Sembra che la mia vita stia cambiando.
La prima settimana è passata in modo scorrevole, se si tralascia il fatto che
non sono per niente riuscito a lasciarmi andare con le persone e che spesso
mi sono ritrovato a guardarli da dietro quella tendina che sono i miei
capelli. Molti di loro non ci hanno fatto nemmeno caso. Sono solo il
ragazzo della biblioteca, non è che devono fare amicizia con me. Solo
Meg mi ha lanciato delle occhiate di tanto in tanto, non occhiate ostili, ma
è come se avesse intuito qualcosa, come se volesse rassicurarmi che è tutto
a posto e che posso anche mostrare il mio viso al mondo, sorridere magari,
senza la paura di far fuggire nessuno. No, c’è ancora molta strada da fare
prima di riuscire in un’impresa simile.
Comunque Sean non si è visto per tutta la settimana. Se devo essere
onesto, sono stato tentato di dare una sbirciata all’interno del laboratorio
per vedere com’è, ma mi sono sempre bloccato poco prima di voltare
l’angolo.
Alla fine non lo conosco per niente, ci siamo parlati solo un paio di
volte. Che bisogno c’è di andarlo a trovare?
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The Scar | Erin E. Keller
E poi oggi Patrick torna a casa. Non mi aspetto niente di particolare,
a dire il vero. Forse faremo sesso, forse no. Ma nonostante questo, credo
che sarà una delle ultime volte che lo vedo.
Quando Patrick mi manda un sms per dirmi che è poco distante dalla
biblioteca, raccatto le mie cose ed esco. Nonostante tutto, quando lo vedo,
non posso fare a meno di corrergli incontro e abbracciarlo.
“Mi sei mancato!” gli dico stringendomi a lui. Patrick ridacchia e mi
spinge via, anche se con delicatezza.
“Da quando sei diventato così romantico?”
Ecco, appunto… Lascio scemare un po’ il sorriso e mi odio per
essere arrossito. “N-non è che sono romantico. È che mi sei mancato un
po’,” borbottò facendo spallucce. “Ma penso che la cosa non sia
reciproca.”
Patrick ride pensando di sdrammatizzare, ma so che è solo un modo
per evitare di rispondere. Mi fermo a pensare a com’era prima
dell’incidente. Mi piacerebbe credere che il suo poco entusiasmo sia
dovuto alla mia cicatrice, mi piacerebbe poterla colpevolizzare anche per
questo, ma non è così. Patrick è sempre stato un po’ freddo nei miei
confronti, distaccato. È che ora lo noto di più. Forse perché ora sono io
che ho un estremo bisogno di calore umano, anche se non lo ammetterei
mai a nessuno.
Quando giriamo l’angolo per avviarci verso la sua auto, non metto in
conto di poter incappare in Sean, ma è quello che accade. Anzi, ci entro
direttamente in collisione. La mia fronte picchia contro la sua spalla e lui
rimbalza all’indietro con un grido di sorpresa.
“Scusa!” si affretta a dirmi e poi vedo chiaramente l’attimo in cui si
rende conto di chi è la persona contro la quale ha sbattuto. “Oh! Ciao,
Ryan!” esclama, sostituendo immediatamente l’espressione dispiaciuta
con un sorriso luminoso.
Io alzo lo sguardo e, senza una ragione plausibile, arrossisco di
nuovo e chino la testa subito dopo. Devo riuscire a smettere di arrossire.
Sono troppo pallido per permettermelo.
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The Scar | Erin E. Keller
“Ciao, Sean,” dico in un sussurro.
Sean non sembra essersi accorto della presenza di Patrick e alza il
libro.
“Stavo venendo a riportartelo! Te l’avevo detto che non lo avrei
tenuto a lungo! È un libro così bello che quando lo inizio non riesco a
smettere di leggerlo!” Smette di parlare e, finalmente, si rende conto che
se non sono in biblioteca, forse c’è un motivo. Un motivo vestito con un
completo grigio che lo sta osservando con aria interrogativa.
“Oh, ma… ovviamente, tu stai uscendo. Scusa ancora per lo
scontro… ero distratto!” dice sorridendo anche al mio compagno.
“Sei un amico di Ryan?” gli chiede Patrick.
“Ehm, non esattamente. Io…” indica un punto alle sue spalle,
“…lavoro qui vicino. Ci siamo conosciuti perché stavo dando un’occhiata
nei paraggi e volevo prendere un libro, quindi…”
“Capisco,” taglia corto Patrick. “Io sono il suo ragazzo,” dice
tendendo la mano a Sean che resta a guardarlo per qualche istante, prima
di stringergliela. Ho la sensazione che Sean mi guardi, ma sono troppo
imbarazzato per fare altrettanto, così tengo la testa bassa e le mani nelle
tasche. Bene, ora sa pure che sono gay.
“Piacere.”
“Ora, se vuoi scusarci…” dice Patrick spostandosi di lato.
“Oh, sì. Certo. Arrivederci. Ciao, Ryan,” mi saluta Sean alzando una
mano.
Io non ho detto una parola in tutto il tempo.
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The Scar | Erin E. Keller
Capitolo 3
Il weekend è passato in fretta. Io e Patrick abbiamo scopato, sì, ma
poi lui ha lasciato andare la bomba. Si trasferisce in Europa per lavoro.
Oh, beh. Chissà perché mi sento quasi sollevato.
Il nostro rapporto è finito già da tempo, non è rimasto molto su cui
piangerci sopra.
E forse è proprio la consapevolezza che non ci sia molto su cui
piangere che mi fa passare una settimana di merda dopo la sua partenza. È
brutto rendersi conto di non avere niente a cui tenere.
Il venerdì, in un momento di pausa in cui nessuno sembrava avere
bisogno di me, mi collego a internet e comincio a navigare senza una meta
ben precisa.
Controllo la posta e poi, non so come, mi passa rapido nella mente il
pensiero di Sean. Non l’ho visto per tutta la settimana.
Ovviamente non è obbligato a prendere un libro a settimana, ha un
lavoro che lo tiene impegnato e quindi è anche logico che non si sia fatto
vedere.
Ripenso al laboratorio e ai tatuaggi e digito il suo nome su Google,
tentando di scoprire se ha un sito internet. Ed eccolo lì, Stan. Stan? Oh,
certo. Stuart e Sean. Chissà se sono compagni anche nella vita… Sono
così diversi.
Scuoto la testa per scacciare il pensiero e comincio a scorrere le
immagini dei loro lavori, restando a bocca aperta. Alcuni sono dei veri e
propri capolavori.
“Posso?”
Una voce cavernosa mi fa sussultare e mi volto di scatto trovandomi
a guardare l’altra metà dello Stan, Stuart. Lupus in fabula.
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The Scar | Erin E. Keller
“Prego,” rispondo, un po’ intimidito davanti a quella montagna
d’uomo che, oltretutto, ha anche lo sguardo accigliato.
“Questo,” borbotta spingendo un libro sul bancone.
Guardo il libro e non posso fare a meno di alzare le sopracciglia.
“Mucchio d’ossa? Un altro fan di King.”
“Non è per me,” risponde brusco l’energumeno, guardandosi attorno
come se si vergognasse di essere qui.
Benvenuto nel mio mondo, penso sarcasticamente.
“Oh, è per Sean?” chiedo ancora prima di rendermene conto. “E…”
“Sì, è per lui. Non ha tempo di passare. Ma voleva leggere. E ha
mandato me.”
Stuart parla come un telegrafo, con la stessa musicalità. Zero tonalità
e parole sputate rapide una dopo l’altra.
“Capisco,” rispondo annuendo, anche se non è vero. Digito i dati nel
programma e spingo di nuovo il libro verso Stuart. “Ecco fatto.”
“Grazie,” bofonchia il gigante allontanandosi.
“Salutami Sean,” mi sfugge dalle labbra ancora prima di rendermene
conto. Stuart si volta verso di me, mi guarda e poi scuote il capo. Sono
allibito. Cos’ho detto di male?
La sera, all’uscita della biblioteca, c’è Charlie ad aspettarmi e io non posso
fare a meno di sorridere quando la vedo corrermi incontro, ondeggiando
pericolosamente sui tacchi. Ha borse ovunque e un sorriso radioso. Frank
di certo piangerà lacrime amare non appena gli capiterà tra le mani
l’estratto conto della carta di credito.
“Hai svaligiato una banca?” le chiedo ridendo mentre la sollevo da
terra, visto che mi si è gettata in braccio.
“Non lo farei mai! Sono una signora, io!” risponde lei dandomi una
gomitata nello stomaco.
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The Scar | Erin E. Keller
“Lo vedo!” annaspo piegandomi in due. “Ti trovo bene,” aggiungo
poi sorridendole.
“Ti darei un pugno! Lo sai che questo è il genere di frasi che si
dicono quando è da tanto che non vedi una persona? E lo sai che, se hai
sentito il bisogno di dirmelo, è perché non ci vediamo da troppo tempo? E
lo sai che è tutta colpa tua?”
“Ma eri così anche quando stavamo insieme?”
“No, prima ero normale. È stato il trauma di stare con te che mi ha
reso così.”
Non riesco a trattenere una risata e, quando torno serio, vedo che
Charlie mi sta guardando fissa.
“Che c’è?” chiedo, temendo per un attimo di averla sconvolta con
un’espressione raccapricciante.
“Perché sei gay?” sospira chinando il capo in avanti.
Sbatto le palpebre. “Beh, penso che… non ci sia una risposta… Cioè,
come ti è venuta questa domanda?” chiedo arrossendo. “È da una vita che
lo sai!”
“Era una domanda retorica, scemo!” ribatte Charlie scuotendo il
capo. “È che sei così bello… è un’ingiustizia.”
Onestamente non so se essere più colpito dalle parole di Charlie o dal
fatto che lei, dopo così tanti anni, mi dica ancora una cosa del genere.
“Non sono bello,” mi affretto a rispondere. “Non lo sono mai stato. E
comunque ora sono anche peggio.”
“Ti lancerei addosso una dopo l’altra queste borse, te lo giuro! Sei
sempre stato bello! Scusa, ma a me non piacciono i brutti. Mai piaciuti! E
con ora cosa vorresti dire? Che quella cicatrice ti ha deturpato tanto da
diventare un mostro? Beh, ti sbagli di grosso, caro!” mi sgrida Charlie
senza farsi troppi problemi. Ho sempre amato questo lato di lei, perché
ogni cosa che mi dice, per quanto dura, le viene sempre dal profondo.
“Sei senza cuore,” mormoro fingendomi affranto.
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The Scar | Erin E. Keller
“C’è, c’è. Fidati. Nascosto sotto due tette meravigliose. Peccato che
non t’interessi l’articolo.”
Ridacchio e assottiglio lo sguardo. “Stai flirtando con un gay?”
“Sto flirtando con il mio ex, fingendo che non sia gay.”
“Devo fare due chiacchiere con Frank. Tuo marito mi fa pena,”
mormoro prendendole le borse dalle mani.
“Potrai farlo stasera. Sono passata proprio a dirti questo.”
La guardo con aria stupita. “Non è il tuo compleanno e nemmeno il
suo, mi pare.”
“Non sforzarti di ricordare, tesoro. Non ti sei mai ricordato il mio
compleanno nemmeno quando stavamo insieme.”
“Perché siamo stati insieme troppo poco!”
“Ci conosciamo da una vita, ingrato che non sei altro!”
Rido di nuovo e Charlie fa altrettanto, scostandosi dagli occhi una
ciocca di capelli ribelli. È sempre stata carina, ma l’età le ha regalato un
certo fascino. I capelli biondi e mossi le danzano in morbide onde attorno
al capo, sempre sparpagliati, selvaggi. Mi ricordo che anche da ragazzino
mi piaceva accarezzarglieli, sentirli tornare a formare l’onda dopo che il
passaggio delle mie dita aveva lisciato una ciocca. I suoi occhi scuri, poi,
contrastano con la pelle chiara e sono stati la cosa che mi ha colpito di più
quando l’ho conosciuta.
“Appurato il fatto che sono un amico indegno, mi vuoi dire perché
dovrei vedere Frank stasera?”
“Non solo Frank. Tutti e due. Stasera si esce e punto.”
“Così. L’hai deciso così, di punto in bianco?”
“Ovviamente. Cos’è la vita se non una costante e improvvisa
sorpresa?”
“Hai bevuto, Charlie?”
“No, ma vorrei farlo stasera,” mi risponde facendo l’occhiolino.
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The Scar | Erin E. Keller
“E se io avessi un impegno?”
Charlie incrocia le braccia sul petto e mi fissa a lungo, in silenzio.
“Cosa c’è?” le chiedo. Charlene ha la capacità ogni volta di farmi
dubitare di aver fatto qualcosa di strano.
“Sto aspettando che mi venga da ridere per la battuta che hai fatto.”
Non avendo trovato una scusa che potesse reggere l’attacco a sorpresa di
Charlie, mi trovo a dover assecondare la sua richiesta. Quando vedo
Frank, per un istante penso che sia stato vittima della stessa tattica, ma
quell’uomo adora la moglie e farebbe qualsiasi cosa per lei.
“Se tu non fossi gay, sarei geloso.”
Appunto.
Frank esordisce così non appena mi vede, ma subito dopo mi fa un
sorriso.
“Charlie ti adora, lo sai?” mi dice stringendomi in un abbraccio. È
strano come quell’uomo, che per me è solo il marito della mia amica, sia
così caloroso e affettuoso nei miei confronti.
“Lo so. Anch’io le voglio bene.”
“Lo so,” risponde Frank lasciandomi andare, ma negli occhi vedo
un’ombra di rimprovero. Forse pensa che non mi curi abbastanza della
loro amicizia. In effetti, ha ragione.
La relazione con Patrick, all’inizio, è stata così travolgente da
lasciarmi poco spazio per gli amici e, dopo l’incidente invece, ho iniziato a
tenere a distanza tutti di proposito. Charlie compresa.
“Carino questo posto,” dico sviando il discorso, guardandomi
attorno.
Ha un’aria… irlandese? O forse no, forse sono io che sono
stranamente influenzato.
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The Scar | Erin E. Keller
“È un pub irlandese!” trilla appunto Charlene prendendomi sotto
braccio. Quando si dice il destino.
“Come mai proprio un pub irlandese?” chiedo accarezzando per un
istante con la mente il pensiero di Sean.
Charlie mi guarda con gli occhi che le brillano. “Perché io amo
l’Irlanda! Perché sogno di andarci! Perché se Frank non mi ci porta, lo
costringerò a una vita d’astinenza dal sesso! Per tanti motivi, insomma!”
Rido di nuovo e mi chiedo se per caso non devo davvero riprendere a
frequentare questa bizzarra ragazza, perché non ricordo il tempo di ridere
così tanto in un’unica giornata.
Ci sediamo a un tavolo e la conversazione è davvero piacevole,
talmente piacevole che per ben due volte mi scosto i capelli dal viso senza
rendermene conto.
“Dovresti farlo più spesso,” mormora Charlie mettendomi una mano
sul braccio.
“Non penso di essere pronto. È… raccapricciante.”
“Tu la vedi così. Senti, Ryan, è ovvio che si vede. Ed è naturale che
le persone si irrigidiscano per un momento quando la notano. Ma ti
assicuro che non è per il disprezzo o il disgusto. È perché il pensiero che
possa esserti successo qualcosa di brutto è la prima cosa che ti salta in
mente… e resti senza parole. Provi dispiacere, insomma.”
Guardo Charlie negli occhi e mi sento commosso nel profondo. Le
stringo la mano che ha messo sul mio braccio e chino il capo.
“Grazie, Charlie,” sussurro con un sorriso.
“E poi, avrai anche la cicatrice… ma c’è un tizio che non ti toglie gli
occhi di dosso.”
Faccio scattare la testa verso l’alto e guardo Charlie.
“Eh?” chiedo stupito, guardandomi intorno.
Charlene mi fa un cenno con il capo alla mia destra e mi volto,
lasciando correre lo sguardo per tentare di capire chi mi stia guardando.
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The Scar | Erin E. Keller
Lo capisco immediatamente non appena vedo una massa di riccioli
biondo-miele. Sean. Che mi sta guardando.
Sbatto le palpebre e muovo le dita sul tavolo per fare quello che
dovrebbe essere un saluto. Sean sorride e alza il bicchiere.
E l’istante dopo sono quasi sul punto di lanciare un urlo di dolore
perché le unghie di Charlie mi si sono conficcate nel braccio.
“Tu lo conosci?” urla, ma senza voce. Sembra allucinata e sul punto
di esplodere.
“Ehm, sì. È… Lavora vicino alla biblioteca.”
“Ma lo vedi come ti guarda? Ohhh, ma devi invitarlo qui con noi!”
“Ti sei attaccata alla spina della birra prima di venire a sederti? Non
esiste proprio!”
“Ma è così carino! Guarda che faccino!”
“Charlie…”
“Mh, e poi che labbra carnose…”
“Charlie.”
“E che capelli soffici!”
“CHARLIE!” grido stavolta, facendo sussultare sia lei che Frank.
Subito dopo abbasso il tono e mi avvicino al viso della mia amica.
“Punto uno: non lo conosco abbastanza bene. Punto due: non è che io
sia proprio libero. Punto tre: non so nemmeno se è interessato. Non so
nemmeno se è gay!” dico a voce bassa, quasi con tono cospiratorio.
Charlie mi guarda con lo sguardo pieno di comprensione e annuisce
mentre le parlo, come se fossi un bambino piccolo. “Tesoro… Punto uno:
non ti serve sapere che taglia di mutande porta per farlo unire a noi. Punto
due: impegnato o no, non mi aspetto certo che tu ti metta a fare sesso sul
tavolo davanti a noi. È un locale pubblico, se non l’hai notato. Punto tre:
fidati, amore. Per come ti guarda, quello è tanto gay quanto interessato. Se
le sue ciglia avessero le manine, saresti nudo ora, sai?”
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The Scar | Erin E. Keller
Guardo la mia amica come se fosse un alieno. Non mi abituerò mai
al modo in cui riesce a spiazzarmi.
“Scusa, cosa dovrei fare?” mormoro scuotendo il capo. “Non mi
sembr…”
Non ho ancora finito la frase che, con mio sommo orrore, vedo
Charlie alzarsi dal tavolo e dirigersi verso quello di Sean. Sposto lo
sguardo implorante su Frank, che si limita ad alzare le spalle.
“È una cosa tra voi,” dice alzando le mani con un mezzo sorriso.
“Ma è tua moglie!” lo rimprovero guardando Charlene che sta
davvero parlando a Sean.
“Lo so e la amo così com’è,” ridacchia Frank incrociando le mani sul
ventre.
“Io un po’ meno,” sussurro con voce tremolante vedendola tornare
con Sean.
Oddio, e ora?
“Ciao!” dice l’irlandese con il suo solito, ridicolo, quasi adorabile,
sorriso.
“Ciao,” rispondo dando un piccolo colpo di tosse.
“Posso?” chiede poi Sean prendendo uno sgabello.
“Beh, se ti dicessi di no, sarei scortese,” mormoro e per un istante ho
il terrore che Charlie mi dia uno scappellotto. Anche Frank mi guarda con
poca simpatia e Sean è rimasto con lo sgabello in bilico.
“Oh. Scusa. Charlene mi ha detto… niente, non volevo disturbare,”
mormora rimettendo a posto lo sgabello, muovendosi come per
allontanarsi.
Devo fare qualcosa, lo so. Ogni volta che si tratta di Sean mi escono
delle cose poco gentili e un po’ mi dispiace.
“Ehi!” lo richiamo allungando una mano. “Scusa. Dai, siediti… Ho
un brutto carattere, lo so. Prometto che cercherò di evitare di insultarti per
il resto della serata.” Non che questa frase mi sia uscita meglio.
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The Scar | Erin E. Keller
Sean si volta e mi guarda negli occhi per un istante, serio, prima che
un mezzo sorriso gli sfiori le labbra.
“Ok,” risponde semplicemente prendendo posto al tavolo. Charlie si
siede di nuovo accanto a me, stando ben attenta a pestarmi un piede con il
tacco, cosa che mi fa mugolare di dolore.
Il resto della serata passa abbastanza tranquillo. Non appena la mia
amica viene a sapere che Sean è un irlandese vero, come continua a
ripetere estasiata, lo tempesta di domande sulla sua terra. E
improvvisamente, tutto il resto svanisce. All’inizio ascolto cosa dicono e
poi mi trovo anche a osservare Sean e il modo in cui i suoi occhi brillano
mentre parla dell’Irlanda, come tutto il suo viso si anima mentre racconta
aneddoti.
Mi faccio prendere dal racconto, con lo sguardo fisso su quello
strano e solare ragazzo e la mano ferma sul bicchiere quasi intatto.
Non avevo mai osservato Sean così da vicino, anche perché le volte
precedenti sono stato bene attento a non guardarlo troppo a lungo. Nel
locale ora, complice la penombra, mi sento più al sicuro, più protetto.
Il suo viso è liscio, abbastanza affilato, ma le labbra sono davvero
carnose – come abbia fatto Charlie a notarle così da lontano è un mistero –
e il sorriso è così ampio che sembra contenere un mondo intero. Gli occhi
sono verdi, con le ciglia innaturalmente lunghe, arcuate, che ogni tanto
catturano un ricciolo biondo.
“Tu che dici?”
Oddio.
Di nuovo mi sono perso le parole di Sean, che ora è girato verso di
me e mi sta guardando direttamente negli occhi.
“I-in che senso?” chiedo sperando di salvarmi in corner. Vana
speranza.
“In che senso?” ribatte lui guardandomi con un sorriso… dolce?
“Stavamo parlando del fatto che la festa di San Patrizio si sta avvicinando
e trovo che la parata sia davvero bella. Quanti sensi ci trovi in questa
cosa?”
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The Scar | Erin E. Keller
Mi mordo il labbro e mi sento un idiota completo. Ho quasi
l’impressione che si stia divertendo.
“Ero distratto,” ammetto chinando il capo e con la coda dell’occhio
noto un sorrisetto sulle sue labbra. Maledetto! Si sta davvero divertendo.
Come se non bastasse, percepisco la risatina di Charlie. Maledetta
anche lei!
E come se non bastasse ancora, ad aggiungere imbarazzo
all’imbarazzo, Sean decide di lasciare il bar con noi, abbandonando
placidamente il suo gruppo di amici. Perché? Perché?
Charlie e Frank si mettono a camminare mano nella mano,
accelerando un po’ il passo per camminare davanti a noi. Se lo stanno
facendo apposta? Ovvio!
Sprofondo le mani nelle tasche e abbasso il capo, ringraziando la
cortina dei suoi capelli che mi protegge un po’ da quello sguardo verde che
sento, ogni tanto, bruciarmi addosso.
“Posso farti una domanda?” mi chiede Sean interrompendo il flusso
dei miei pensieri.
“Dimmi,” rispondo lanciandogli un’occhiata.
“Sei sempre così o sono io che ti sto sulle palle? No, perché non è un
problema, davvero. Alla fine non è che possiamo piacerci tutti. Lo capirei,
sul serio. Ma preferirei saperlo perché comincio a sentirmi un po’
stupido,” mi spiega Sean lasciando scemare un po’ la voce.
Rallento il passo, per poi riprendere spedito, costringendolo a
seguirmi.
“Non è così,” rispondo brusco, sprofondando ancora di più le mani
nelle tasche.
Sean ridacchia e scuote il capo. “Allora non vorrei vederti con
persone che non ti piacciono.”
Mi blocco di colpo e mi volto verso di lui, cercando ostinatamente di
ignorare il suo viso così bello.
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The Scar | Erin E. Keller
“Non è così, ok? Non. È. Così. Sono io che sono così.”
“Oh, ora è tutto più chiaro,” mormora sbattendo le lunghe ciglia.
“Non capisco cosa tu voglia da me,” gli dico guardandolo negli occhi
per un secondo prima di distogliere lo sguardo.
“Conoscerti.”
Sento un’ondata d’imbarazzo pervadermi e m’irrigidisco più del
solito.
“Devo andare,” concludo rimettendomi a camminare spedito. Mi
sembra di sentire Sean sospirare alle mie spalle, ma non mi fermo.
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The Scar | Erin E. Keller
Capitolo 4
È sabato mattina e mi sveglio al suono del mio cellulare. Dopo essere
praticamente fuggito da Sean e aver salutato i miei amici frettolosamente,
mi sono buttato a letto e ho nascosto la testa sotto il cuscino.
Non mi aspettavo di passare una così bella serata. Non mi aspettavo molte
cose, compreso l’interessamento di Sean nei miei confronti. Com’è
possibile? Che lo faccia per compassione? E non mi aspettavo nemmeno
di essere così interessato a mia volta, anche se negherò pure di averlo
pensato, se necessario. Comunque, non penso si possa essere intuito dal
mio atteggiamento, visto come l’ho trattato.
Il fatto è che Sean ha un modo così amichevole e rilassato di
comportarsi, sempre pronto ad aprire le labbra in un sorriso, che mi ha
spiazzato sin dal primo momento. Io che invece sono sempre così chiuso e
schivo. Ho la strana e inquietante sensazione che Sean mi si stia
infiltrando dentro come l’umidità nelle ossa durante le giornate di pioggia
e la cosa mi mette in agitazione.
E poi è bello. Dio, se è bello. Dovrei essere cieco per non vederlo,
ma non posso permettermi di pensare a lui. Sarebbe controproducente e
inutile. No. Non posso. Finirei per farmi del male.
All’ennesimo squillo, allungo una mano e rispondo bofonchiando
mentre rotolo sul materasso.
“Pronto,” sussurro con voce roca.
“Cosa è successo? Perché sei andato via così? Volevo chiamarti ieri,
ma Frank me l’ha impedito perché ha detto che avevo già fatto abbastanza.
Non capisco proprio a cosa si riferisca. In ogni caso, cosa è successo? Eri
dietro di noi e stavi parlando con lui e… come eravate carini! Allora?”
Sbatto le palpebre, frastornato.
26
The Scar | Erin E. Keller
“Charlie, hai ucciso il primo neurone che si stava svegliando in
questo momento…”
“Vuoi che ti richiami dopo?” mormora lei con un accenno di senso di
colpa. Solo un accenno, però.
“Ormai il danno è fatto… di sabato mattina!” sospiro mettendomi a
sedere sul letto. Mi passo le dita sulla cicatrice, come per sincerarmi che
sia ancora qui, o che sia sparita durante la notte. Purtroppo, buona la
prima.
“Allora?” mi incalza Charlie.
“Niente… È stata una bella serata. E poi è finita.”
Charlene ci mette qualche secondo prima di rispondere.
“Wow, Ryan. Di prima mattina sei ancora peggio che durante il
giorno.”
“E allora perché hai chiamato?”
Non voglio essere scortese, ma mi viene molto difficile essere
sorridente durante il giorno, figuriamoci la mattina! Di solito ci metto
un’ora buona prima di mettermi in moto. E poi tutte quelle domande mi
hanno stordito e mi hanno fatto pensare a Sean, cosa che non voglio fare.
Non come primo pensiero del giorno. Non va bene così. Devo riuscire a
scrollarmelo di dosso.
“No, mi correggo. Sei proprio stronzo di mattina. Buona giornata,
Ryan,” conclude Charlie riattaccandomi il telefono in faccia senza
attendere la mia risposta.
Chiudo gli occhi e mi lascio cadere indietro sul letto. Non volevo
offenderla. Charlie è davvero un’amica preziosa e ci tengo a lei, ma non
deve intromettersi così nella mia vita sentimentale.
Sentimentale? No. Con Sean non c’è niente di sentimentale. Che
cazzo?
Mi passo le mani sul viso, strofinandomelo con forza e resto con le
dita sprofondate nei capelli a fissare il soffitto.
27
The Scar | Erin E. Keller
Che bel modo di iniziare il weekend.
Dopo essermi lavato e aver bevuto quasi una brocca intera di caffè,
comincio a girare per casa, aprendo mobili, spostando cose,
improvvisamente preso dalla frenesia di fare qualcosa pur di non pensare.
Forse ho esagerato con il caffè… Meglio che esca di qui prima di
mettermi a ritinteggiare l’appartamento.
Esco e comincio a passeggiare senza una meta precisa, salvo poi
voler annientare il mio subconscio per avermi portato esattamente davanti
alla vetrina del laboratorio di tatuaggi di Sean.
Che diavolo ci sono venuto a fare?
Sì, fai finta di non saperlo… Cara, dolce vocina interiore. Sei la
benvenuta come un attacco d’herpes.
Quando mi rendo conto di essere in piedi davanti alla porta, ruoto
rapidamente per tornare sui miei passi, ma il suono di un campanellino
seguito da un: “Ehi!” mi fa fermare sul marciapiede. Chiudo gli occhi e
digrigno i denti, maledicendo qualunque cosa ci sia nel mio cervello che
mi spinge verso Sean per poi farmi allontanare di botto. Nell’incidente
devo aver subito qualche danno all’amigdala, ne sono certo.
Torno a voltarmi verso il negozio e lì, con il suo solito sorriso, c’è
Sean che mi fa ciao con la mano.
Sfilo una delle mie dalle tasche e rispondo al gesto, un po’ ingobbito
nelle spalle e senza guardare Sean negli occhi, mentre lui – l’inaffondabile
– fa un paio di passi e mi raggiunge.
“Ehi!” ripete sorridendo ancora di più. Forse vuole entrare nel
guinness dei primati come ‘l’uomo che acceca la gente con un sorriso’.
“Ehi,” bofonchio io con una mezza smorfia.
“Come mai da queste parti? Lavori?”
“Mh, no.”
“Oh, quindi…”
28
The Scar | Erin E. Keller
“Passeggiavo.”
“Capisco…”
Cade un silenzio impacciato tra noi e, per fortuna, almeno uno dei
due ha familiarità con le parole.
“Ti ho visto davanti alla porta.”
“Eh, passavo.”
“No, eri fermo.”
Lancio un’occhiataccia a Sean che ora sfoggia il sorriso ti-hobeccato-e-mi-sto-compiacendo-di-questo.
“Beh, ok. Ero fermo. Passavo e mi sono fermato. Ma non l’ho fatto
apposta.”
Sean scuote il capo e ridacchia.
“Guarda che non c’è niente di male.”
Vorrei ribattere che invece c’è eccome, perché non ho nessunissimo
motivo di essere qui, se non la mia stupida testa matta, ma penso bene di
non rispondere per non peggiorare la situazione.
“Comunque è stata una bella serata ieri,” aggiunge Sean con
naturalezza.
Io annuisco e faccio una specie di mezzo sorriso.
“Vuoi entrare? C’è un ragazzo che sta aspettando che finisca il
lavoro,” aggiunge.
Il pensiero che Sean abbia interrotto il lavoro per uscire a salutarmi
mi fa sfarfallare lo stomaco. Non ridete.
“Ok, magari entro. Giusto per vedere come lavori.”
Eh, certo. Perché altrimenti?
Sean non risponde, si limita ad annuire e torna in negozio e io lo
seguo. Noto Stuart che mi sta guardando con un sopracciglio alzato. Gli
faccio un cenno di saluto e mi guardo attorno.
29
The Scar | Erin E. Keller
Il negozio è piccolo, con un bancone sul lato destro che divide la
zona d’aspetto dal laboratorio vero e proprio, all’interno del quale ci sono
due lettini e una poltrona. Su un lettino è steso un ragazzo: sulla schiena
ha una specie di tribale enorme che gli parte dalla spalla sinistra e scende
in diagonale verso il fianco destro.
Non posso fare a meno di pensare che quel disegno sembri una
cicatrice e mi chiedo se a quel ragazzo piacerebbe averne una in faccia.
Sulla poltrona è seduta una ragazza che si sta facendo tatuare il collo del
piede da Stuart e, dagli occhi lucidi e dalla mascella serrata, penso stia
soffrendo molto.
Mentre mi guardo attorno, Sean ruota sullo sgabello infilandosi di
nuovo i guanti e poi prende la pistola con il colore.
“Ti sta venendo voglia?”
Mi volto di scatto e lo guardo strabuzzando gli occhi. “D-di cosa?”
chiedo incredulo sprofondando ancora di più le mani nelle tasche. Di
questo passo le forerò e arriverò a toccarmi le caviglie.
La risata limpida di Sean riecheggia nello studio. “Di un tatuaggio,
Ryan,” dice concentrandosi sul suo lavoro. “Perché? A cos’altro pensavi?”
Apro la bocca ma poi la richiudo di scatto, perché non c’è niente di
sensato che possa ribattere per alleviare la figura di merda che ho appena
fatto. Mi siedo su un divanetto e prendo una rivista di tatuaggi
cominciando a sfogliarla a caso, chiedendomi perché non esco
semplicemente da qui e non me ne vado lontano da questo posto.
Sean non insiste e riprende il lavoro. Grazie a Dio.
Il rumore metallico della macchinetta che incide sulla pelle diviene
un brusio costante e io continuo a guardare le immagini per un po’, per poi
alzare lo sguardo e osservare Sean intento al lavoro. È concentrato sul
disegno, tiene la pelle del cliente tesa e la sua mano si muove sicura per
riempire gli spazi con inchiostro nero. Si è raccolto i capelli sulla nuca in
un piccolo codino e solo un ricciolo gli è sfuggito, danzandogli
mollemente davanti agli occhi.
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The Scar | Erin E. Keller
Le lunghe ciglia sbattono a intervalli regolari e, ogni tanto, si
inumidisce le labbra con un breve passaggio della lingua. Sono come
inchiodato da quella visione, non riesco a distogliere lo sguardo ed è così
che Sean, quando si ferma per un attimo e si volta verso di me, mi coglie
in flagrante. Cazzo!
Sbatto le palpebre e abbasso lo sguardo senza però mancare di notare
il mezzo sorriso che si è formato sulle sue labbra.
“Per oggi abbiamo finito,” dice Sean al cliente. “Ti fisso un
appuntamento per la settimana prossima, così finiamo,” aggiunge
togliendosi i guanti per avvicinarsi al bancone.
Resto a testa bassa, ben attento a non farmi beccare di nuovo con
l’aria da pesce lesso. Non è da me comportarmi così, ma mi sento come
impotente davanti a lui.
Quando il cliente se ne va, Sean si lascia cadere sul divanetto accanto
a me e mi rivolge uno dei suoi ormai leggendari sorrisi.
“Ti va di andarci a bere qualcosa? Non ho altri appuntamenti per
un’ora. C’è un bar qui vicino.”
Passo in rassegna tutte le scuse che posso accampare per non
accettare ma, mentre ne cerco una, la mia testa si muove annuendo.
Grandioso! Non ho più nemmeno il controllo del mio corpo.
Il bar è carino e luminoso. Prendiamo posto a un tavolino vicino alla
vetrina e ordiniamo una bibita per entrambi.
Non mi capacito di essere qui, però la mia vocina interiore mi sta
dicendo che è giusto così perché, se solo fossi capace di essere più onesto
con me stesso, ammetterei che la compagnia di Sean mi fa stare bene.
“Come sta Patrick?”
Ecco, magari questa domanda non è delle più gradite. Non in quel
momento.
“Bene. Penso.”
31
The Scar | Erin E. Keller
“Non vi vedete molto, vero?” chiede Sean prendendo un sorso dal
bicchiere.
“Eh, no. Lavora molto.”
“Capisco… E ti manca?”
No. L’orrore di quella risposta spontanea mi balza nella mente, mi fa
sgranare gli occhi e distogliere lo sguardo.
“Beh, non proprio… Credo che sia finita.”
“Credi?”
Non ho voglia di spiegare nel dettaglio quanto la mia relazione con
Patrick sia penosa. “Sono cose che capitano.”
Quello che invece non pensavo capitasse – ma sta accadendo – è che
una mano di Sean si allunga sul tavolo e sfiora la mia.
“Mi dispiace,” dice con l’espressione tenera.
Io sobbalzo leggermente e ritraggo la mano, sentendomi avvampare e
sentendomi… strano.
“Non devi,” rispondo più brusco di quanto non voglia essere.
Sean si schiarisce la voce e tenta un sorriso. “Scusa,” mormora
ritraendo la mano a sua volta.
“No, non importa.”
Dopo qualche secondo di silenzio Sean parla di nuovo, alzando lo
sguardo per puntarlo dritto sulla mia faccia, che faccio di tutto per tenere
girata di lato in modo da nascondere la parte lesa, mostrando con più
sicurezza la parte intatta.
“Vorrei solo conoscerti meglio, tutto qui. E vorrei anche farti
sorridere ogni tanto… lo fai davvero poco.”
Sono talmente stupito dalle sue parole che non mi fermo a pensare
alle mie.
“Non c’è molto da sorridere, no?”
Sean alza le sopracciglia, tra il divertito e il perplesso.
32
The Scar | Erin E. Keller
“Scherzi, vero? Ci sono un mucchio di cose per cui sorridere!”
Assottiglio lo sguardo. “Ma davvero? Dimmene una!” lo sfido con
tono acido.
“L’averti conosciuto. Almeno per me…” mormora Sean, abbassando
lo sguardo per un attimo, in imbarazzo.
Resto a bocca aperta perché no, non mi aspettavo una risposta del
genere.
“N-non funziona così,” borbotto dopo essermi finalmente ripreso.
“Perché?” insiste Sean.
“Perché no!” rispondo cocciuto. E sì, mi rendo conto di essere
infantile. So anche di essere stato maleducato, ma non riesco a spiegarmi
meglio.
Ma poi Sean si muove…
Quando vedo le sue mani avvicinarsi al mio viso, mi blocco. I suoi
pollici mi accarezzano gli angoli della bocca prima di sollevarli
leggermente in quello che, io penso, è di certo un mezzo sorriso
inquietante. Rimbalzo all’indietro e lo guardo con gli occhi spalancati.
“Cosa cazzo stai facendo?!” sbotto.
“Volevo vederti sorridere ancora…” risponde Sean sobbalzando a sua
volta.
“Sei cieco o cosa?”
Gli occhi di Sean si fanno seri e mi pento immediatamente del tono
che ho usato.
“Credo... o cosa. O forse sono stupido, perché non so davvero di cosa
tu stia parlando.”
Questa poi! Mi torturo il labbro inferiore con i denti e cerco il
coraggio di guardarlo dritto in faccia, senza nascondere niente dell’orrore
che so di avere sul viso.
“Allora?” chiedo, sfidandolo.
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The Scar | Erin E. Keller
“Allora cosa?”
“Che cosa vedi?”
“Il tuo viso?”
Questo è il dialogo più assurdo che io abbia mai avuto con qualcuno.
Charlie esclusa.
“Ok. Facciamo così. La vedi questa?” chiedo indicando la parte
segnata del mio volto.
“Certo.”
“Allora?”
“Allora è una cicatrice.”
“E bravo! Per un attimo ho davvero pensato che tu fossi cieco. Allora
te lo chiedo di nuovo. Guardami e dimmi quello che vedi.”
Sean arrossisce e questa volta è il suo turno di mordersi il labbro.
Non capisco perché.
“Sei sicuro?” sussurra.
Lo sapevo! Non aveva il coraggio di dirmelo la prima volta!
“Certo, ne sono sicuro,” lo sfido di nuovo sollevando un po’ il mento.
“I-io vedo gli occhi più belli che abbia mai visto. E un viso...
bellissimo.”
La mia bocca si apre per lo stupore e io non posso far altro che
fissare Sean con gli occhi spalancati. Ero certo che stesse per dire qualcosa
sul mio viso, ma non di certo quanto lo apprezza! C’è una cicatrice
enorme che lo deturpa e ancora questo ragazzo pensa che io sia
bellissimo?
“Tu sei malato, amico,” sussurro e subito dopo vedo un’ombra di
dolore nei suoi occhi, che mi fa venire voglia di rimangiarmi quelle parole.
“Sì, forse. A presto, Ryan,” ribatte Sean con tono asciutto, prima di
alzarsi dal tavolino. Lascia i soldi per entrambe le consumazioni ed esce
dal bar, tornando a chiudersi nel suo laboratorio.
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The Scar | Erin E. Keller
Io sospiro sentendomi in colpa, perché a tutti gli effetti quel ragazzo
stava solo cercando di essere carino e, ultimamente, è la persona che vedo
più volentieri in assoluto.
Idiota!
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The Scar | Erin E. Keller
Capitolo 5
Il sabato finisce, e così anche la domenica. So che dovrei fare
qualcosa, sia con Sean che con Charlie, perché mi sono davvero
comportato come un cretino, eppure, invece di muovermi, passo il resto
del weekend a crogiolarmi nel senso di colpa. E in quel senso di
inquietudine che sento dentro di me, come se qualcosa avesse cominciato
a incrinarsi, e non sono del tutto certo che sia una brutta cosa. Però mi
spaventa.
Non riesco a smettere di pensare alle parole di Sean, al modo in cui
mi ha guardato – al modo in cui mi guarda sempre, a essere onesti – alle
sue mani che mi accarezzano il viso.
È una cosa nuova per me, soprattutto da dopo l’incidente, e mi lascia
completamente spiazzato e vulnerabile.
Il lunedì, quando torno in biblioteca, passo la mattinata a tenere
d’occhio la porta, come se mi aspettassi di vedere Sean entrare per
restituire il libro da un momento all’altro. Non che ce l’abbia da molto
tempo, non posso nemmeno fargli un sollecito, però spero che, magari, usi
quella scusa per passare a trovarmi.
E perché mai dovrebbe farlo?
In effetti, visto il mio comportamento da cafone, non sono proprio
autorizzato a sperare in una cosa simile.
Forse posso iniziare col chiamare Charlie e scusarmi con lei.
“Che ti succede, ragazzo?”
La voce di Meg mi strappa ai miei pensieri. Mi sta osservando
dall’altra parte del bancone.
“Niente, perché?” chiedo schiarendomi la voce.
36
The Scar | Erin E. Keller
“Hai una faccia da funerale. Va tutto bene?” continua lei con tono
dolce.
“Più o meno…”
“Direi meno che più. Posso aiutarti in qualche modo?”
“Puoi farmi avere un carattere nuovo?”
Meg ridacchia e scuote il capo. “Purtroppo no, ma già il fatto che tu
ammetta di essere il problema è un passo avanti. Fatto qualcosa di
irreparabile?”
“N-no… quello no…”
“Beh, allora fai qualcosa per mettere le cose a posto. Non mi pare
così difficile,” conclude lei con una scrollata di spalle. “Solo alla morte
non c’è rimedio, Ryan,” aggiunge allontanandosi.
La fa facile lei! Io non so nemmeno cosa dovrei dire.
Opto per chiamare Charlie. Almeno con lei, anche se dovessi
rimanere in silenzio, avrei più possibilità di successo.
Risponde al primo squillo.
“Volevo vedere quanto ci avresti messo! Due giorni! Due giorni
prima di chiamarmi per chiedermi scusa!”
Non riesco a fare a meno di arricciare il labbro in un sorriso. Charlie
mi ha già perdonato.
“E cosa ti fa pensare che io voglia chiederti scusa?”
Click.
No, forse non mi aveva già perdonato. Rifaccio il numero e mi
mordo il labbro.
Quando sento Charlie rispondere le sussurro solo: “Scusami…”
“Così andiamo meglio,” sospira la mia amica, soddisfatta. “Non mi
piace quando litighiamo. E non mi piace quando sei stronzo!”
“Non dovrei piacerti mai, allora. Ho una spiccata predisposizione per
quello.”
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The Scar | Erin E. Keller
“Lo so, testone! Però ti voglio bene… che ci vuoi fare? L’essere
umano non è perfetto e anche i migliori sbagliano…”
“Grazie, eh.”
La risatina di Charlie allenta la tensione tra noi e subito dopo lei
abbassa il tono di voce, facendosi quasi materno.
“Come stai?”
“Mah, non lo so. Penso bene. Però…”
“Però?” mi incalza Charlie, perché è più che certa che io abbia
combinato un casino.
“Diciamo che forse ho un po’ esagerato con Sean.”
Racconto a Charlie ciò che è accaduto sabato e, con mia enorme
sorpresa, non mi sento rimproverare aspramente come mi ero aspettato,
ma piuttosto… tristemente.
“Forse devo ancora accettare che l’incidente ti abbia davvero
cambiato, Ryan. Lo so che ti prendo sempre in giro e ti stuzzico, ma non
pensavo che potessi avere una reazione del genere davanti a un ragazzo
adorabile come Sean. Come pensi di rimediare?”
“Non lo so… Mi farò venire qualche idea,” rispondo, grato per quel
momento di comprensione che Charlie mi ha regalato.
Le idee non mi vengono per tutto il giorno, né per i giorni a seguire, che
passano inesorabilmente con me che fisso speranzoso la porta della
biblioteca per tutto il tempo, inutilmente.
Mi ci vorrebbe pochissimo per vedere Sean: basterebbe uscire dalla
biblioteca, fare una breve passeggiata e girare l’angolo, ma è davvero
troppo difficile.
Alla fine, il venerdì seguente, prendo coraggio e cerco il numero del
laboratorio. Sollevo e riabbasso il cellulare per un paio di volte e poi mi
decido: chiamo il negozio.
“Pronto?”
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The Scar | Erin E. Keller
“Ehm, ciao… Stuart?”
“Sì?”
“Sono Ryan. C’è Sean?”
Silenzio.
“Pronto?”
“Sta lavorando.”
“Oh, ok. Pensi… che ne abbia per molto? Non… pensi che possa
disturbarlo?”
Dio, che pena.
Il silenzio che segue mi fa controllare di essere ancora in linea. Stuart
non è un gran chiacchierone ma qui stiamo parlando di un serio problema
di stitichezza verbale.
“Pronto?”
La voce che arriva al mio orecchio poco dopo mi fa sussultare.
“Sean…”
“Sì, sono io. Dimmi, Ryan.”
Ti prego, fai un sorriso. Lo sento se sorridi…
“Come stai?”
“Abbastanza bene, tu?”
“Mh, più o meno…”
“Devi dirmi qualcosa o mi hai chiamato solo per salutarmi? Ho un
cliente che…”
“Mi dispiace!” sputo fuori interrompendolo. “Mi dispiace perché
sono stato uno stronzo. So che il tuo era un modo carino di dirmi che non
sono un mostro e io ho reagito come un bambino. Scusami…”
Di nuovo seguono istanti di silenzio e io resto con il fiato sospeso in
attesa di sentire qualcosa, qualsiasi cosa.
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The Scar | Erin E. Keller
“Ok.”
La voce di Sean è bassa, quasi un sussurro, tanto che non riesco a
capire che tono abbia usato. Prendo un profondo respiro e anche il
coraggio a due mani prima di parlare.
“Posso rimediare offrendoti una birra quando stacchi?”
“Ok…”
Certo che mi sta rendendo le cose difficili! Beh, un po’ me lo merito.
“Allora passo da te quando ho finito. A dopo?”
“A dopo…”
Quando riattacco prendo un altro profondo respiro e chiudo gli occhi.
So di fare la cosa giusta invitando Sean a bere una birra, ma dall’altro lato
ho paura di farmi coinvolgere troppo. E se fosse tutto un fuoco di paglia?
Sean ha detto di trovarmi bello. Certo, non è una dichiarazione
d’amore ma i suoi occhi e le sue guance arrossate erano comunque
sintomo di come dietro quelle parole ci fosse un po’, se non tanto,
interesse. Inoltre, mentirei a me stesso se dicessi che quel ragazzo mi
lascia indifferente.
Ovvio, se mi fosse indifferente non mi sarebbe nemmeno interessato
sistemare le cose tra di noi.
Scuoto il capo e mi butto nel lavoro, cercando di non pensare alle
conseguenze della mia decisione.
In fondo si tratta solo di bere una birra insieme, no? Cosa può mai
esserci di così pericoloso in una birra?
La sera arriva lentamente, troppo lentamente secondo i miei gusti.
Esco dalla biblioteca e muovo i passi che mi dividono dal laboratorio
di tatuaggi, sentendo le gambe rigide e il cuore che mi pompa
violentemente il sangue nelle vene.
Non appena volto l’angolo vedo che Sean è già fuori, appoggiato al
muro, e sta parlando con qualcuno al cellulare. Ha un bel sorriso e la testa
chinata in avanti, con i riccioli che gli coprono gli occhi.
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The Scar | Erin E. Keller
Mi sorprendo a osservarlo di nuovo, come ho fatto quella sera al pub,
e lascio indugiare lo sguardo sul suo braccio teso che termina con la sua
mano infilata nella tasca dei jeans, la gamba piegata ad appoggiare il piede
al muro, la vita sottile, la nuca appena scoperta. È bello da mozzare il
fiato.
Sussulto quando si volta verso di me e mi fa un cenno di saluto.
Ricambio e mi avvicino lentamente, restando a distanza di sicurezza per
non invadere la sua privacy.
Quando riattacca, scuote la testa per togliersi i capelli dagli occhi e
mi fa un piccolo sorriso. Non il solito bel sorriso, ma è già qualcosa.
“Pronto a berti una birra con questo stupido?” esordisco torturandomi
il labbro inferiore. Quando voglio so ammettere i miei difetti.
Sean mi guarda e annuisce, facendomi poi cenno verso il
marciapiede.
“Mi ha fatto piacere che tu abbia chiamato,” mormora poi infilandosi
entrambe le mani nelle tasche. “Anch’io devo scusarmi, non volevo
metterti a disagio. Non ho trovato il coraggio di richiamarti.”
“Vorrei dirti che non è vero, ma un po’ ero davvero a disagio,”
rispondo onestamente. “È che… da quando è successo… insomma,
diciamo che bellissimo è un aggettivo che non mi aspetto di sentire. In
effetti, non l’ho mai sentito…”
Sean si volta a guardarmi e si ferma per aprire la porta del locale.
“Mi dispiace, davvero. Perché dovresti sentirtelo dire.”
Lo stomaco mi fa una capriola e il mio cuore sussulta. Gli passo
accanto a testa bassa per nascondere l’imbarazzo, mormorando un grazie,
prima di dirigermi verso un tavolino.
Dopo una partenza un po’ stentata, la serata trascorre tranquilla,
talmente tranquilla che per un po’ mi dimentico della mia cicatrice e anche
di coprirmi il viso a ogni occasione. Non manco di notare che la mano di
Sean ogni tanto scivola sul mio braccio mentre racconta qualcosa, e non
manco nemmeno di notare che il calore che percepisco è così piacevole da
farmi sciogliere qualcosa dentro. Questa volta non mi ritraggo.
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The Scar | Erin E. Keller
Parliamo di libri, ovviamente, e ci lanciamo in una discussione sul
Re del brivido, disquisendo su quali siano i migliori e quali, invece, letture
facilmente trascurabili. Sean mi parla poi di nuovo della sua Irlanda e io,
per la prima volta, sento davvero il desiderio di vedere quei paesaggi, di
sentire quei profumi e quella musica.
Ci rendiamo conto che si è fatto tardi solo quando il cameriere
comincia a mettere le sedie sui tavoli. Ci guardarono stupiti e ridacchiamo,
alzandoci per uscire.
“Pago io,” dice Sean, prendendo il portafoglio.
“Oh, no!” ribatto subito, mettendo una mano sulla sua per fermarlo.
Indugio qualche istante e poi la stacco di scatto, avviandomi verso la cassa
senza aspettare risposta e tantomeno senza guardare in faccia Sean. Forse
è la birra, o forse l’adrenalina provocata da una serata così piacevole, ma
mi sento particolarmente sensibile al suo fascino.
“Allora la prossima volta pago io…”
La voce di Sean mi arriva così vicino all’orecchio che resto
paralizzato con gli occhi fissi davanti a me. Ho sentito il suo alito caldo
sul collo e devo deglutire un paio di volte prima di riuscire a parlare con il
barista. Annuisco senza dire nulla e pago con mano malferma.
Usciamo in silenzio e io sto ben attento a non guardare Sean.
Torniamo verso il negozio, visto che lui ha l’auto parcheggiata lì vicino.
“Grazie della serata,” esordisce Sean infilando le chiavi nella portiera
per poi voltarsi verso di me.
“Grazie a te…” rispondo, sprofondando, come mio solito, le mani
nelle tasche, non riuscendo a costringermi ad allontanarmi. Non voglio che
questa serata finisca e la cosa mi spaventa e mi eccita allo stesso tempo.
Anche Sean sembra dello stesso parere, infatti si appoggia alla
portiera e incrocia le braccia sul petto, osservandomi con un sorriso.
“Dovremmo andare?” dice quasi in tono interrogativo.
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The Scar | Erin E. Keller
“Mh, sì,” annuisco senza però spostarmi da dove mi trovo. Chino il
capo e scalcio un sassolino, proprio quando Sean si stacca dalla portiera e
si avvicina pericolosamente a me.
Sollevo il viso e mi scontro con i suoi occhi verdi, che mi fissano con
un’ombra di desiderio che mi fa tremare, ma non scappare. Le mani di
Sean salgono a cingermi il viso e un istante dopo sento le sue labbra,
soffici, calde e delicate premere sulle mie.
È come se i miei sensi si siano acutizzati in un solo istante.
Percepisco ogni cosa come amplificata, dal battito del cuore al profumo di
Sean, dal calore del suo corpo, al tepore della notte che però non mi
impedisce di sentire un brivido lungo la schiena. L’unica cosa che non
percepisco è il solito orrore per il mio viso sfregiato.
Non allontano Sean, ma rispondo al bacio con la stessa dolcezza ma,
un attimo prima di trovare il coraggio per alzare le braccia e stringerlo a
me, Sean si stacca con un sorriso imbarazzato e il viso arrossato.
“Scusa, non ho saputo resistere…”
“Oh, no…” Il bacio mi ha tolto la capacità di parlare.
Sean ridacchia e mi fa una carezza, guardandomi negli occhi.
“Sei bellissimo,” mormora prima di fare un passo indietro, come per
proibirsi di andare oltre.
Io accenno un sorriso e mi gratto una tempia. Cazzo! Mi sento peggio
di un adolescente.
“A-anche tu,” ammetto infine guardandomi i piedi. Che senso ha
negare una cosa simile? Sollevo gli occhi e lo guardo di nuovo. Mi sta
sorridendo. Per la prima volta mi arrischio a farlo anch’io e vedo il suo
sguardo illuminarsi.
“Ti ho fatto sorridere…” mormora con aria piacevolmente stupita.
“Già,” annuisco, scioccato dal fatto che non riesca a smettere di farlo.
“Sarà stato il bacio…” aggiungo facendo spallucce.
Le sue labbra ritrovano le mie in un secondo. “Allora vediamo di
stamparti un sorriso perenne sul viso,” mormora Sean prima di
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The Scar | Erin E. Keller
impossessarsi della mia bocca in modo deciso, intenso, lasciandomi solo
lo spazio per pensare che forse esiste un balsamo per tutti i tipi di cicatrici,
fisiche ed emotive.
E Sean O’Sullivan lo incarna alla perfezione.
Fine
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Erin E. Keller vive con il marito e parecchi gatti in una casa vicino a un
campo di grano.
Irlandese nel cuore e nell’anima, spera un giorno di trasferirsi nell’isola di
Smeraldo.
Scrive da cinque anni, a volte con il suo nome vero, altre sotto
pseudonimo. Le piace lasciar vagare la mente nel mondo reale piuttosto
che in quello fantastico, quindi le sue storie spaziano dal contemporaneo
allo storico, dal noir al thriller, anziché raccontare storie di boschi fatati o
di creature morfologicamente inumane.
Ama scrivere d’amore. E di uomini.
Il suo blog: http://erinekeller.wordpress.com/
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