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coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.16 Pagina 1 coopinforma numero 113 dicembre 2014 magazine postatarget Posteitaliane Tariffa Pagata aut. DBC centrale /PT Magazine / aut. 113/2204 valida dal 1/3/2004 Tecnologia sotto l’albero stai connesso! LEGACOOP A CONGRESSO Si costruisce oggi la cooperazione del futuro coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.16 Pagina 2 3 coopinforma n. 113 / SOMMARIO Si costruisce oggi la cooperazione Un uomo normale 30 del futuro 4 di Maria Antonietta Schiavina di Roberto Cavallini Quando nel Valdarno Venti anni di commercio equo 8 pascolavano gli elefanti 32 di Dario Guidi di Donata Brugioni Identità cooperativa 12 di Aldo Bassoni Tecnologia, al servizio di chi? 13 Dieci anni di collaborazione nel nome della solidarietà e legalità 35 di Irene Mangani di Mario Tozzi Le truffe del WEB 14 Fare impresa, ma cooperativa di Claudio Strano di Roberto Cavallini Lo smartphone si prenota il Natale 18 Cambio di passo 38 di Claudio Strano di Ersilia Troiano di Sauro Romagnani Integratori: l’offerta si allarga 22 Il nostro impegno: mille prodotti a prezzi ribassati 42 di Ersilia Troiano 24 di Roberto Minniti Unione amiatina, Bisenzio Ombrone, Montagna Pistoiese, Cerreto Guidi, Bucine, Diacceto, di Roberto Cavallini Le donne e i giovani, la nostra forza 44 Le allergie e intolleranze 26 Riservato ai soci delle Cooperative di Consumatori di Roberto Cavallini DALLE COOP I nostri formaggi e le farine 40 Il pasto fuori casa 4 Desiderio espresso 36 di Roberto Cavallini Greve in Chianti, Leccio, Londa, Mercatale Val di Pesa, Molin del Piano, Montespertoli, Pescia, Pratolino, San Pierino, Anno XIII - N. 113 dicembre 2014 Direttore responsabile / Roberto Cavallini Grafica / Lorenzo Gualtieri Editore / C.I.S. Via Fiume, 5 Firenze Direzione e Redazione / via Fiume, 5 - 50133 Firenze - tel. 055218541 fax 055294188 Seano, San Polo, Sieci, Cavriglia, Levane, Stia, Larciano, Staggia Senese, Viaccia. e-mail [email protected] Stampa / Nuova Cesat Coop Chiuso in Tipografia il 27 novembre 2014 Reg. Trib. Firenze N. 4260 - 0,70 euro a copia www.coopinforma.it coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.16 Pagina 4 5 4 PRIMO PIANO Si costruisce oggi la cooperazione del futuro In dicembre il congresso di Legacoop. Il presidente Mauro Lusetti indica tre obiettivi: aiutare il paese ad uscire dalle difficoltà, unificazione con Confcooperative e Agci, puntare sui giovani. Roberto Cavallini Legacoop, associazione che rappresenta oltre 15 mila imprese, con quasi 9 milioni di soci e un fatturato complessivo di 77,9 miliardi di euro, va a congresso. In queste settimane, a livello provinciale e poi regionale si terranno decine di assemblee che culmineranno nell’incontro nazionale previsto per il 18 e 19 dicembre prossimo a Roma. Dei contenuti che saranno al centro di questo percorso abbiamo parlato con Mauro Lusetti, presidente nazionale di Legacoop. Che congresso sarà? Sarà un congresso vero, aperto, creativo. Un congresso che guarda lontano, che guarda al 2020. Abbiamo preso la data che L’Unione Europea ha indicato come orizzonte per il proprio piano di sviluppo e ci siamo messi sulla stessa lunghezza d’onda: Cooperazione 2020. Questa la suggestione e l’obiettivo di Legacoop per dare il nostro contributo del tutto originale al Paese grazie ad una economia pulita, sostenibile, solidale. Le innegabili e ormai riconosciute difficoltà del cosiddetto sviluppo turbocapitalistico, dimostrano (se ci fossero ancora dei dubbi) che c’è bisogno di un diverso modello di sviluppo. Senza temere di essere autoreferenziali, pos- siamo dire che c’è bisogno di più cooperazione. E noi, anche con il nostro congresso, vogliamo mettere a disposizione questo straordinario strumento che è la cooperazione. Senza sconti per nessuno, perché dobbiamo guardare a noi stessi con grande trasparenza per capire i limiti e l’attuale momento di difficoltà e, nello stesso tempo, dobbiamo lanciare le nostre parole d’ordine. E quali sono queste parole d’ordine? Sono quelle dell’unificazione con le altre centrali cooperative nell’Alleanza Cooperative Italiane, dell’intergenerazionalità e della legalità. Questa prospettiva che nel manifesto del nostro 39° congresso abbiamo chiamato “Codice cooperativo – Fare l’impresa del nuovo millennio” sarà il perno attorno al quale dovrà svilupparsi il confronto. Si tratta di un progetto ambizioso: avviare un nuovo ciclo espansivo della cooperazione come contributo alla ripresa del Paese. Ciò richiede di fare apertamente i conti con i nostri limiti e le nostre potenzialità e di andare oltre, senza velleitarismi, all’esperienza storica della cooperazione, che da strumento difensivo dei ceti sociali marginali evolve in un soggetto capace di organizzare e promuovere un tessuto imprenditoriale e sociale proiettato nel futuro. Per farlo possiamo contare sui nostri punti di forza: i valori, la dedizione e le competenze professionali dei soci; la dimensione internazionale della cooperazione; il percorso di unità nel progetto dell’Alleanza delle cooperative italiane. Sono sicuro che sarà un congresso in grado di discutere su tutti i grandi temi che abbiamo davanti: dall’analisi della crisi, ai nostri valori, dall’identità all’assoluta parità di genere, alle prospettive dell’economia collaborativa, alla valorizzazione del territorio, al mercato concorrenziale e aperto, alla questione meridionale. Rispetto al percorso di costituzione dell’Alleanza delle cooperative italiane, assieme a Confcooperative ed Agci, quali sono le sfide e le difficoltà da affrontare? Dar vita ad una associazione unitaria con Confcooperative e AGCI richiede un pensiero libero da visioni del passato. Insieme dobbiamo costruire un nuovo modello associativo frutto di una esperienza comune e adeguato alle sfide future. In questa prospettiva va ri- coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.16 Pagina 6 7 6 pensata la funzione di corpo sociale intermedio e di associazione di rappresentanza. La rappresentatività dei soggetti in campo non è più legittimata attraverso la presenza ai tavoli istituzionali. Sarà la nostra capacità di servizio alle associate, di costruire alleanze, di unità, di autonomia, di visione, a legittimare la nostra esistenza. Resistere o cambiare è la scelta che dobbiamo compiere e la scommessa di costruire l’Alleanza delle cooperative italiane indica la strada dell’unità, dell’autonomia e dell’innovazione come condizione per realizzarla. In un mondo che cambia velocemente non c’è bisogno di rilanciare l’idea di cooperazione specie tra le generazioni più giovani? Dobbiamo far emergere con forza la necessità di con- centrare l’attenzione sul valore della intergenerazionalità, fondamentale per proiettare nel futuro un Paese sempre più asfittico. Porre al centro l’intergenerazionalità vuol dire costruire modalità di trasmissione dei valori e del patrimonio cooperativo alle generazioni successive, costruire percorsi di ricambio delle classi dirigenti. Sta nella natura cooperativa agire sulla capacità di rispondere ai bisogni delle persone che le danno vita e di quelle che le daranno continuità, essendo strutturalmente aperta a quanti esprimano analoghi bisogni e a chi verrà poi. Non è l’accumulazione a distinguere le cooperative dalle imprese di capitali, quanto il limite sostanziale alla appropriazione privata della ricchezza prodotta, che introduce nel mercato elementi innovativi di pluralismo e democraticità e determina, sul piano sociale, la modalità specifica di rapporto tra cooperativa e comunità. Per mantenere alto il profilo dell’intergenerazionalità è ineludibile l’innovazione, innanzitutto nell’allargamento del mutualismo, attraverso la promozione di cooperazione in settori nuovi così come nei comparti e nelle attività più consolidate, e nello sviluppo di sinergie tra cooperative. Quali altre priorità nel dibattito che Legacoop dovrà affrontare? I temi sono tanti, ma sicuramente dovremo parlare e agire sul tema dell’economia pulita e della legalità. Negli ultimi tempi è peggiorata la trasparenza dei mercati e la qualità etica degli attori. In tali comparti, dove evidenti sono fenomeni di infiltrazione e di degrado comportamentale, politiche di salvaguardia sono altrettanto importanti di quelle di liberalizzazione. Abbiamo più volte detto che il contrasto alle false coo- Le cifre di Legacoop 8,9 493.00 77,9 15.000 milioni di soci di occupati miliardi di fatturato imprese associate Tra 2007 e 2012 l'occupazione nell'insieme del mondo cooperativo è cresciuta dell'8% perative, deve costituire un chiaro ed esplicito obiettivo per una azione che veda le imprese sane del Paese a fianco del Governo e delle istituzioni. Siamo sicuri che in un mer- cato pulito e plurale abbiamo più possibilità di crescere e di svilupparci, creando occasioni per l’autoimprenditorialità che costituisce oggi una delle porte principali per i giovani che vogliono avere accesso al mondo del lavoro. Sono sicuro che in tanti vorranno portare il loro contributo alla nostra discussione che ci farà uscire più forti e più convinti del nostro lavoro. Al via una nuova alleanza internazionale. Accordo tra Coop, E. Leclerc, Delhaize Nuova alleanza internazionale per Coop che entra nella centrale cooperativa europea di Coopernic, unendosi al gruppo francese E. Leclerc e al gruppo belga Delhaize. “Si tratta di un accordo strategico paritario e di natura cooperativa che si focalizza sui temi dell’innovazione commerciale a vantaggio dei consumatori dei rispettivi Paesi – spiega il presidente di Coop Italia, Marco Pedroni – Per Coop si chiude così una fase iniziata nel 2005 che metteva al centro le alleanze nazionali e si apre una nuova fase di respiro internazionale, maggiormente adatta a sostenere le imprese cooperative in mercati di alta e globale competizione”. Gli effetti dell’accordo tra Coop, E.Leclerc e Delhaize decorrono da gennaio 2015. I tre gruppi hanno deciso di mettere in comune le proprie competenze su tre aree principali che sono l’ottimizzazione delle condizioni commerciali con i fornitori internazionali; il miglioramento delle performance nella produzione delle Marche del Distributore; la ricerca di sinergie per migliorare l’offerta di prodotti ai consumatori. Questo accordo internazionale coincide con la chiusura di ogni attività di Centrale Italiana, la centrale d’acquisto che vedeva Coop operare insieme a Despar e Sigma. coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.17 Pagina 8 9 8 SOCIALITÀ/ECONOMIA Venti anni di commercio equo In costante crescita l’acquisto dei prodotti del commercio equo, ma rispetto ad altri paesi si può fare molto di più. di Dario Guidi Si chiama commercio equo e solidale ed è quella cosa che consente di garantire ai contadini ed ai produttori di paesi lontani e spesso lasciati ai margini dai processi commerciali globalizzati, di vedersi riconosciuto un prezzo giusto per il loro lavoro, di sostenere le comunità locali, promuovendo insieme ad un lavoro dignitoso, diritti, istruzione e rispetto dell’ambiente. In Italia, nello scorso mese di ottobre, il commercio equo certificato,ha compiuto 20 anni di vita, raccontati dal marchio e dall’attività di Fairtrade. Parliamo di una di quelle attività che, nonostante la crisi economica che ormai da diversi anni colpisce le famiglie italiane, continua a crescere come volumi e fatturato. In Italia, nel 2013, Faitrade ha registrato vendite per 76,3 milioni di euro, con un più 16,7% sul 2012. Dal 2007 ad oggi il fatturato è sostanzialmente raddoppiato. I prodotti certificati Per il mercato italiano sono più di 600: la parte del leone la fanno banane (24 milioni di euro), i prodotti a base di cacao (quasi 10 milioni di euro), il caffè (7 milioni) ma con il contorno di tante altre cose, dal tè (4 milioni di euro) ai fiori (3,9 milioni), dalla frutta secca al miele, dallo zucchero al riso ad altri tipi di frutta. Quello di Fairtrade è un successo importante che conferma come, anche in questi anni difficili, siano in atto mutamenti nella consapevolezza dei consumatori italiani, che comunque decidono di acquistare prodotti che propongono un contenuto etico importante. E si tratta di una realtà che i soci e clienti Coop conoscono molto bene, dato che Coop ha, da diversi anni, una sua linea di prodotti Solidal tutta certificata Fairtrade. “Arriviamo a tagliare il traguardo dei 20 anni di attività – spiega il direttore di Fairtrade Italia, Paolo Pastore – con risultati davvero positivi che confermano come crescano i cittadini attenti a ciò che consumano e che, nei prodotti col nostro marchio, vedono un giusto mix tra qualità, valori etici, rispetto dei diritti e prezzo. Dunque è una pluralità di fattori che ci consente di avere i risultati di cui stiamo parlando, partendo dal fatto che la qualità e la bontà sono fondamentali. In più va ricordato che il 53% di ciò che vendiamo viene da coltivazioni biologiche, cosa che costituisce un altro punto di forza sempre più apprezzato”. Un prodotto, una storia Certo il prodotto che viene dal commercio equo costa un po’ di più di quello delle filiere tradizionali (mediamente un 10- 15%), ma i suoi contenuti valgono ampiamente questa differenza. “Quando si compra un prodotto col nostro marchio si compra anche una storia. È la storia di persone e comunità che hanno lavorato e coltivato la terra, che hanno realizzato così una possibilità di emancipazione e di riconoscimento dei propri diritti. Questo grazie anche a chi questi prodotti li acquista. E far conoscere queste storie è una parte sempre più importante del lavoro legato al commercio equo”. Del resto anche chi segue questa rivista ne do- La storia di Fairtrade nel mondo L’avventura di Fairtrade nel mondo comincia nel 1988 in Olanda quando, con il marchio Max Havelaar, l’agenzia di Sviluppo “Solidaridad” comincia a commerciare prodotti sulla base di regole nuove, che partono proprio dal riconoscimento dei diritti di chi questi prodotti coltiva. Nel corso degli anni l’esperienza si allarga da altri paesi (Lussemburgo nel 1992, Austria nel 1993, Danimarca nel 1994, Stati Uniti e Canada nel 1996). In Italia si parte appunto nel 1994, con quella che allora è la Fondazione Transfair Italia. Col 2002 arriva in tutto il mondo il marchio ci certificazione Fairtrade, lo stesso che ancor oggi troviamo su tutti i prodotti. In Italia parte dal 2004 l’esperienza di “Io faccio la spesa giusta” che ancor oggi, nel mese di ottobre, vede iniziative e promozioni dedicate al commercio equo. Il fatturato dell’attività di Fairtrade Italia passa dai 20 milioni di euro del 2003 ai 76,3 milioni del 2013. A livello mondiale l’attività di Fairtrade, che è il marchio etico più riconosciuto al mondo, riguarda 30 mila prodotti certificati con un fatturato di 5,5 miliardi di euro. Gli agricoltori coinvolti sono 1 milione e 400 mila in 74 paesi, mentre le vendite avvengono in 125 nazioni diverse. Nel 2013 le vendite hanno registrato un più 15%. coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.17 Pagina 10 11 10 vrebbe sapere qualcosa, visto che più volte ci è capitato di parlare della vita di chi coltiva quello che poi diventa il Tè Solidal Coop o il cotone che finisce nella borsa riutilizzabile per fare la spesa o ancora le banane, i succhi di frutta e il caffè. Storie che spaziano tra Asia, Sud America, Africa e addirittura Oceania (sono 31 in tutto i paesi con cui opera Fairtrade). Storie lontane migliaia di chilometri, ma anche simili nei problemi, nella fatica. Ma anche e soprattutto simili nei risultati positivi che questi anni ci hanno consegnato, a certificare il senso di questa attività che ha consentito a centinaia di migliaia di persone di migliorare le proprie condizioni di vita. Non solo caffè Come già accennato la parte del leone nel commercio Fairtrade la fanno i prodotti, cosiddetti ex coloniali, come caffè, tè, banane e ananas, cacao, zucchero, frutta secca, cotone e spezie, proprio perché tipici di quello che era il commercio tra le colonie e i paesi europei. Ma nel corso degli anni, si è cercato di allargare la gamma come dimostra l’arrivo dei palloni da calcio a marchio etico (che hanno consentito di combattere una delle più odiose forme di sfruttamento verso i bambini in diversi paesi asiatici) o le rose che vengono coltivate in Kenia. I prodotti Fairtrade finiscono in 5.000 punti vendita italiani (di cui più di 1.000 sono Coop). Uno sguardo al futuro Se negli ultimi anni la crescita di Fairtrade è stata forte Solidal Coop, storia di un successo La linea di prodotti a marchio che ha più di 40 referenze “Prodotti di qualità per un'economia più sana” Se Fairtrade Italia compie vent’anni, l’impegno Coop sul fronte del commercio equo risale quasi alla stessa data, nel senso che il primo prodotto equosolidale a marchio Coop, era caffè, il caffè “per la solidarietà”, arrivò nel 1995. Coop è stata la prima catena della grande distribuzione a muoversi e ad avviare un percorso su questa strada. A quel primo passo é infatti seguito un lungo cammino: ricordiamo i primi tè, il pallone da calcio “senza sfruttamento”; poi altre referenze sino al 2002 con la nascita di una linea di prodotti Solidal Coop quasi tutta certificata Fairtrade. Si va al 2005 quando arrivarono i prodotti tessili in cotone (polo, camicie, pantaloni), quindi nel 2007 le rose dal Kenya e nel 2013 la scelta di convertire tutto il tè a marchio Coop nella linea Solidal. Tappe importanti, dato che la linea Solidal Coop oggi conta più di 40 referenze ed ha un fatturato di 29 milioni di euro (sui 76 complessivi di Fairtrade) con una costante crescita nel corso degli anni, anche se ovviamente esistono ancora ampi margini per ulteriori progressi. “La crescita della linea Solidal e il rapporto con Fairtrade – spiega il responsabile di questo settore per Coop Italia, Vladimiro Adelmi – sono frutto di un impegno, costruito negli anni, con scelte che hanno incontrato il favore dei consumatori. Sostenere il commercio equo, per noi che siamo cooperative, è una scelta coerente e naturale. Ed è importante che si comprenda sempre più, anche di fronte alla crisi di questi anni, che favorire un commercio trasparente, fondato sul rispetto delle regole e dei diritti è importante non solo per i produttori che vivono nei paesi più poveri, ma lo è anche per noi, perché stimola un’economia di mercato più sana, che crea un legame tra chi produce e chi acquista, centrata sulla fiducia e la creazione di valore per tutti e non sul solo profitto per pochi.” e costante, cosa aspettarsi per il prossimo futuro? “Le chiavi del nostro lavoro sono tre – spiega ancora Paolo Pastore -. La prima resta quella di un’ulteriore crescita della consapevolezza tra i consumatori, che li porti a privilegiare il contenuto etico e qualitativo dei nostri prodotti. Poi c’è un secondo aspetto che è legato alla rete commerciale. Oggi la nostra presenza è concentrata nel centro nord dell’Italia, dove il pubblico è bene o male già abituato a trovarci. Invece nel sud siamo ancora poco presenti e dunque dobbiamo lavorare, e siamo già impegnati in questo senso, per costruire intese con gli operatori commerciali di questi territori e far arrivare ai consumatori i nostri prodotti. Il terzo tassello per aumentare i volumi del commercio equo è invece legato al considerare ciò che importiamo non solo come prodotto finito, ma anche come possibile base o ingrediente per fare altri prodotti. Faccio alcuni esempi. Un produttore di biscotti o di cereali, come già successo in altri paesi europei, può decidere che tutto il cacao o lo zucchero utilizzato nelle sue linee di produzione sia Fairtrade. Un approccio di questo tipo ci consentirebbe di aumentare notevolmente le quantità e quindi di sviluppare le possibilità di lavoro nei paesi d’origine. Spero che anche in Italia, a cominciare da Coop, possano nascere a breve progetti in questo senso”. Solidale italiano Un ulteriore fronte di evoluzione nell’attività di Fairtrade è legata a prodotti italiani, proprio perché, come le cronache raccontano spesso, specie in alcuni settori come l’agricoltura, lo sfruttamento e il non rispetto dei diritti sono pratiche tutt’altro che isolate che incidono su prodotti che finiscono sulle nostre tavole. “Stiamo facendo uno studio approfondito su questo tema, per definire possibili protocolli e regole, con anche alcune sperimentazioni – aggiunge Pastore -. Se tutto va bene nel 2015 potremmo approdare ai primi prodotti certificati nati sul nostro suolo”. Dunque le cose da fare non mancano. E i consumatori italiani, proprio nello scorso ottobre hanno avuto modo di incontrare e conoscere le attività di Fairtrade, Noi italiani, anche se siamo migliorati negli ultimi anni, di strada da fare ne abbiamo ancora tanta. I 76 milioni di fatturato 2013 per prodotti Fairtrade, sono infatti ben poca cosa confronto ai 311 milioni della piccola Svizzera (che con 40 euro annui ha il consumo procapite di prodotti del commercio equo più alto di tutti), ai 345 milioni della Francia, ai 533 milioni della Germania. Per non parlare dei 1904 milioni di euro della Gran Bretagna. Tutto un altro mondo. coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.17 Pagina 12 13 12 L’opinione di ...Aldo Bassoni L’opinione di ...Mario Tozzi Identità cooperativa Tecnologia, al servizio di chi? Sin da quando è nata in un oscuro quartiere di Rochdale, in Inghilterra, la prima cooperativa Lo sospettavamo: la via tecnologica alla risoluzione dei problemi dell'umanità è solo un si è trovata di fronte un problema che l’avvento della modernità non ha fatto che amplificare. escamotage per non effettuare dei seri ripensamenti sul nostro modo di vivere e sulle nostre Da una parte bisognava (e bisogna) agire imprenditorialmente all’interno delle logiche illogiche abitudini mentali. Ne abbiamo continue conferme anche nella vita quotidiana, come ci ricordano del mercato per attenuarne le ricadute negative sulla società e sui ceti più deboli, dall’altra erano anche alcune lettere che ricevo dai lettori di "Consumatori". Prendiamo il caso degli elettrodomestici (e sono) moralmente e politicamente tenute ad assumere, nei fatti, un atteggiamento critico e dell'uso finale dell'energia, che dovrebbe essere ormai rivolto verso consumi sempre minori verso un sistema che, per sua natura, crea più problemi di quanti ne risolva. Accettare supinamente e efficienze sempre maggiori. il mondo così com’è non rientra nelle caratteristiche funzionali della cooperazione. Questo, alla fine, dovrebbe tradursi in una minore quantità di emissioni inquinanti e, Questo principio vale soprattutto nei momenti di crisi quando diventano più forti le spinte al- tendenzialmente, in un guadagno anche in termini economici per le tasche dei clienti. In realtà, l’omologazione nei confronti di un modo di fare impresa scomodo per quell’ideologia mercatista, non sembra che le cose vadano esattamente così. L'esempio dei lettori è calzante: se acquisto oggi dominante su tutto il giro d’orizzonte, che mal sopporta parole come partecipazione, re- un elettrodomestico di classe A, per ogni stella di incremento, registriamo un aumento di prezzo sponsabilità sociale, attenzione all’ambiente, legami con il territorio, diritti dei consumatori. di un paio di centinaia di euro (se parliamo, per esempio, di un frigorifero; ma il meccanismo Non a caso le correnti di pensiero oggi prevalenti si rifanno al cosiddetto nuovo realismo, cioè è lo stesso pure per lavatrice e addirittura per la tv). Mentre quello che si riesce a recuperare a quelle dottrine che affermano l’inemendabilità dell’esistente, e ci ricordano che questo, pur attraverso il minor consumo energetico è di circa un 10% di quella spesa in più all'anno. Però non essendo il migliore dei mondi possibili, è il solo possibile. “Non c’è alternativa”, recita il un frigorifero moderno non dura certo quanto durava uno "vecchio": possiamo arrivare a mantra che ci propinano ogni giorno i teologi del mercato e i tecnocrati di Bruxelles. E come prevedere una decina di anni, al massimo, contro oltre 20. Come a dire, che, per prima cosa, potrebbe essere altrimenti? È naturale che, nell’unico mondo possibile, debbano prevalere le rimane il dubbio che sia possibile recuperare quell'incremento di prezzo. E, last but not least, ferree leggi computazionali della finanza, dello spread, della spending review, del pareggio di la certezza che ci voglia più energia per costruire, e smaltire a fine vita, due o tre elettrodomestici bilancio, con annesse diseguaglianze sociali, povertà e, se ci guardiamo intorno, con lo spirare al posto di uno. qua e là di gelidi venti di guerra. Il discorso si potrebbe allargare, senza cambiare una virgola, Dubbi seri: l'efficientamento energetico risponde a una giusta esigenza di consumare meno al piano politico dove, malgrado le apparenze, non sempre sono i governi a fare le scelte energia e inquinare meno, o siamo sempre di fronte alle logiche meramente commerciali che economiche ma è la finanza dominata dai banchieri apolidi a dettare l’agenda alle cancellerie si traducono in un maggiore guadagno solo per le aziende? Un po' la stessa cosa è accaduta di mezzo mondo, qualunque sia il loro colore. Ecco allora che viene presentata come “dolorosa per le autovetture: tutto quanto si è risparmiato in consumi per necessità” l’attacco a conquiste sociali ed economiche che sembravano consolidate (vedi l'autotrazione in senso stretto si è tramutato in potenza utilizzabile pensioni, flessibilità e precarietà del lavoro, continui tagli al welfare ecc.). Bersaglio di questa per accessori ormai diventati indispensabili: climatizzatore, aggressione sono, appunto, anche quei soggetti che non si uniformano al modello dominante trazione integrale, fari alogeni eccetera. Consumiamo meno dell’impresa di capitali, ma continuano ad operare come se il profitto fosse un mezzo e non il carburante per chilometro, ma sprechiamo più energia che in fine e l’uomo, non la merce, fosse al centro di tutto. E così, anche l’impresa cooperativa, in passato. quanto ultracentenaria conquista del mondo del lavoro, si trova obiettivamente al centro di una È la cosiddetta via tecnologica allo sviluppo sostenibile: che tempesta che, oltre ad imporre necessari cambiamenti per stare sul mercato, mette a dura prova importa se le risorse mostrano i limiti fisici del pianeta, tanto il suo patrimonio genetico. Non è la prima volta che accade. E allora occorre chiedersi quali c'è la tecnologia che ci salverà. Ma come faremo a fabbricare sono le ragioni che hanno permesso (e permettono) alle cooperative di reggere il peso della oggetti e meccanismi tecnologicamente avanzati, una volta che crisi economica senza smarrirsi e senza rinunciare ai suoi tratti distintivi, anzi, semmai saranno esauriti i materiali? Voglio dire, il rame per condurre potenziandoli. Ebbene queste ragioni non sono solo ragioni economiche. Certo, per una l'elettricità si esaurirà presto e potremmo magari trovare un cooperativa come la nostra, al primo posto c’è la tutela del potere d’acquisto, della salute e del altro metallo. Che, però, alla fine, si esaurirà anch'esso e così risparmio dei soci. Ma non basta. Ci sono altri fattori che si sottraggono ai criteri di misurazione via. E l'obsolescenza pianificata è lo strumento principe per convenzionali. Sono ragioni profonde che hanno a che fare con i bisogni di vicinanza, di tutela alimentare una spirale di consumi senza fine. Quando si progetta e di sicurezza, d’accesso alla conoscenza e all’informazione, di comunità coesa e solidale che e costruisce un apparecchio o un oggetto, l'ultima cosa cui si si concretizzano in tante iniziative nei territori e in un presidio permanente di legalità. In pensa è che debba durare, anzi: si ipotizza che sia condannato definitiva le cooperative resistono proprio perché non sono soltanto aziende. Ed è per questo inevitabilmente a essere sostituito in pochissimo tempo. Ma che, pur nelle difficoltà del momento, rifuggono dal prendere congedo da ciò che le rende non questo è il problema della tecnologia attuale, esclusivamente omologabili a qualunque altro tipo d’impresa, restando fedeli a se stesse, punto di riferimento al servizio del mercato e non del benessere e del miglioramento imprescindibile per il presente, esempio e risorsa spendibile per un futuro migliore. delle condizioni di vita degli umani. direttore Nuovo consumo primo ricercatore Cnr – Igag e conduttore televisivo coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.17 Pagina 14 15 14 Le truffe del WEB Le frodi via Internet si moltiplicano al ritmo del 20% annuo. Oltre la metà degli italiani è finita sotto attacco informatico. Come evitare i pericoli e godersi il piacere della navigazione di Claudio Strano Livello di allerta basso, medio, alto. Il linguaggio usato dalla Polizia postale e delle comunicazioni sul suo sito ricorda quello della protezione civile. Il sito (www.commissariatodips.it) avvisa gli internauti sui pericoli della navigazione, distruttivi come tornado se non li si conosce e ci si ripara per tempo. Per molti versi, la protezione dei cittadini dalle calamità "innaturali" che circolano per Internet (virus, trojan, phishing, pharming) ha oggi un significato analogo alla prevenzione di fenomeni atmosferici estremi. Colpiscono entrambi su larga scala - sono arrivati a 3 miliardi gli internauti sul pianeta - creando un allarme diffuso: circa il 56% degli italiani è finito sotto attacco informatico nell'ultimo anno (dati Symantec). "Solo per le truffe online, nei primi nove mesi di quest'anno l'aumento è stato del 20%" - snocciola i suoi dati Alessandra Belardini, direttore del Commissariato di P.S. online della Polizia postale, che però invita a non drammatizzare - considerato il numero crescente di italiani connessi, il dato del 20% è da considerarsi pressoché fisiologico". I crimini informatici Utilizzare quello straordinario strumento che è Internet è un piacere per tutti ma anche per gli hacker che vi fiutano l'affare. È stato calcolato che il crimine informatico danneggia il sistema Italia per 20-40 miliardi annui (dati agendadigitale) mandando in fumo, a livello globale, circa 445 miliardi di dollari all'anno. I paesi più ricchi certifica il Csis (Center for Strategic and International Studies) arrivano a perdere mediamente fino allo 0,9% del Pil con riflessi negativi sull'economia e sulla competitività a vari livelli. Sono le aziende le più colpite; nessuna è al riparo dagli hacker, con costi soprattutto di pulizia e di recupero delle informazioni perse. "È come se la criminalità informatica costituisse 'una tassa sull'innovazione''', fa notare Jim Lewis, direttore del Csis. Per capire le proporzioni del danno sul quale, però, va aggiunto, fiorisce un'economia parallela e fondano le proprie fortune i centri di assistenza ai computer, solo in Italia, a fronte di perdite per 875 milioni di dollari, i costi di ''pulizia'' sono pari a circa 8 miliardi e mezzo di dollari! Attaccati dal pc Facendo un po' d'ordine, andrebbero distinte le truffe vere e proprie (phishing, nigeriane, ecc.) dai software maligni (virus, malware, ecc.). Le prime non alterano il computer ma tendono a raggirare l’utente per ottenere dati sensibili quali account bancari, password o direttamente versamenti bancari; i secondi sono veri e propri software che sfruttano falle o bug del sistema operativo per replicarsi, installarsi nella memoria di un computer e svolgere il compito per il quale sono stati programmati. Ad agire, in ambedue i casi, sono organizzazioni criminali spesso transfrontaliere dedite a vari generi di attività illecite. Solo con il virus chiamato Zeus (sgominato a giugno con l'operazione internazionale “GameOver Zeus”), gli hacker hanno raccolto illecitamente 100 milioni di dollari a livello planetario. In Italia erano attivi 160 nodi di Zeus che hanno infettato circa 10.000 pc. Ma con i dati sottratti, che cosa ci fanno i pirati della rete? Nell'elenco del Centro Europeo Consumatori troviamo micro-finanziamenti, acquisti di servizi su Internet, aperture o incursioni nei conti bancari e relative carte di pagamento, emissione di assegni contraffatti. I dati possono servire per richiedere un finanziamento o per acquistare merci con pagamento rateale. Se la vittima è un'impresa, anche per accedere ai pubblici registri e cambiare i nomi dei titolari d’azienda e i loro indirizzi ottenendo così beni e servizi senza scucire un euro. Spie amiche La tecnica più comune per perpetrare furti d'identità è il phishing (storpiatura dall'inglese "pescare") ossia una e-mail in apparenza ufficiale proveniente da istituti di credito o società di servizi, che invita a inserire dati personali nei link allegati. Come riconoscerlo il phishing? La guida di Adiconsum sottolinea che mai banche o istituti richiedono dati del genere per email, basterebbe questo a tagliare la testa al toro. Ma ci sono almeno quattro spie "amiche" che devono mettere sul chivalà: se le e-mail non sono personalizzate e utilizzano toni intimidatori; se chiedono di inserire le proprie credenziali in un sito web (falso) linkato e se infine presentano errori di ortografia essendo traduzioni zoppicanti da siti esteri, dell'Est Europa o dell'Africa soprattutto, in particolare della Nigeria dove sono registrati molti dei siti di cybercrime. Per questo è invalso il termine "truffa nigeriana" che, come spiega il direttore del Commissariato online della Polizia postale, “oggi è un contenitore dove sta dentro di tutto, dalle false lotterie alle eredità improbabili provenienti da parenti lontani”. Lo scopo è sempre l'estorsione di denaro. Succede anche nel cosiddetto pharming, tecnica più occulta del phishing con la quale si realizzano pagine-fotocopia: il risultato è che il cliente è convinto di trovarsi nel sito della propria banca ma è solo uno specchio. Nel vishing, invece, gli impostori si presentano con telefonate via Internet (Voip) sempre a nome delle banche. Facebook ha sistemi di sicurezza suoi, in grado, dice, di stanare i malware e aiutare i servizi segreti a sgominare le cyber gang. Ma non basta di certo a fermare chi prima richiede l'amicizia e poi ricatta con le foto hard ottenute Gli Le regole d’oro per non infettare il computer in linea generale per eliminare il 90% dei problemi si dovrebbero seguire queste semplici regole suggerite da chi opera sui computer attaccati dagli hacker Non usare password banali Non aprire mai link da messaggi di posta (già questa semplice regola elimina il problema phishing). Casomai se proprio si ha il dubbio, aprire il browser e digitare manualmente l’indirizzo del sito internet a cui vogliamo accedere Tenere il sistema e l’antivirus (nel caso si usasse Windows) sempre aggiornato Leggere molto bene le finestre che vengono proposte durante l’installazione di software vario nel computer o durante la navigazione (molti software installano dietro di sé molta “spazzatura”). Se possibile, usare su Windows una suite completa che includa un modulo di “Internet security”, che controlla anche le pagine che visitate e i link che aprite Fare attenzione alle piattaforme di file sarin (ad esempio eMule), siti porno e software contraffatti o “crakkati”, grande fonte di problemi; Un po’ di fortuna, infine, che quella non guasta mai... coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.17 Pagina 16 17 16 hacker hanno dimostrato di saper violare anche il cloud (nuvola informatica), cioè lo spazio fornito dai provider per archiviare i propri dati, rubando le foto di un centinaio di dive di Hollywood. La casistica dunque è molto ampia e non lascia stare nemmeno i santi, con offerte di attestati papali o dell'acqua di Lourdes fino alla più stretta attualità. Tra gli ultimi attacchi di questo tipo, le false email di tipo "fiscale" che hanno per mittente l'Agenzia delle Entrate e invitano ad aprire l'allegato “Linee Guida” al fine di evitare i controlli legati al redditometro. "Tutti oggi con la rete possiamo sapere di tutto – commenta Belardini – e anche il criminale sta al passo. Dovremmo farlo anche noi, tenendoci sempre informati e aggiornati. Come? Collegandoci ad esempio una volta almeno ogni dieci giorni al sito della Polizia postale dove mettiamo gli alert sulle principali minacce". A parte poche eccezioni – sostengono gli informatici – il ruolo dell’utente è determinante per il successo dell’attacco o della truffa. Corriamo ai ripari Registrandoci sul portale www. commissariatodips.it possiamo mandare segnalazioni e ricevere risposte 24 ore su 24. Dobbiamo sempre ricordare che uno dei criteri chiave per sincerarsi che siamo su un sito sicuro resta quello di guardare che vi sia, sulla barra in alto dello schermo, il lucchettino sim- bolo di criptazione nelle transazioni. Ci sono però vari codici di crittografia Ssl, e quest'estate un phishing pericolosissimo, quello dei carburanti, concepito ai danni dei clienti dell'Agip, è riuscito ad aggirare l'ostacolo. È andata così. I pirati informatici hanno succhiato denaro fingendo una promozione a prezzi stracciati: 50 o 100 litri di greggio a un euro al litro (l'eccessivo sconto avrebbe già dovuto insospettire). Oltre a registrare due appositi domìni (agipbenzina. com ed enishopping.com) facilmente equivocabili come legittimi, hanno acquistato un certificato Ssl che di solito, come detto, è garanzia di sicurezza. Il sito enishopping. com appariva così ai browser come sicuro, con tanto di lucchettino, ma non lo era. La morale è sempre la stessa: informarsi imparando dalle esperienze degli altri e da quelle di un bravo "disinfestatore" di computer (leggi in queste stesse pagine) e aggiornarsi di continuo. Come se chi naviga su Internet fosse, a sua volta, un antivirus! Antivirus e antispyware Come scegliere lo scudo più appropriato L’antivirus è come un abito confezionato. La taglia come minimo deve calzare nel senso che deve adattarsi al computer e saperlo difendere dalle principali minacce. Ciò dipende dalla capacità della macchina di installare il programma e di farlo girare, ma anche e soprattutto dai siti frequentati, dai download che si è soliti fare, ecc. Molti produttori di antivirus forniscono dei pacchetti di protezione completi, chiamati “internet security”, che comprendono vari moduli tra cui antispyware, antivirus, protezione delle email, della navigazione Internet, dei sistemi p2p, delle chat e firewall più robusti. Di molti sistemi di protezione è disponibile anche la versione gratuita, che però non offre la completezza delle versioni a pagamento (generalmente hanno attivo solo il modulo antivirus), ma può essere utile per provare il prodotto per un periodo e verificarne la validità e l'integrazione con il sistema operativo, visto che l'antivirus incide pesantemente nell'esperienza d’uso di un pc. Tra i migliori antivirus gratuiti ricordiamo Avast e Avg free. Nelle versioni più recenti, i vari software antivirus sono stati implementati con algoritmi di scansione “intelligente” in base alle operazioni che si stanno compiendo, così da non rallentare il computer. Prima dell'acquisto di un “internet security” (dai 50 ai 100 euro all’anno da preventivare) è utile a scanso di sorprese sperimentare la versione di prova sul pc.Antivirus: è un software che protegge il pc dalle infezioni autoreplicantesi di virus o worm. Queste sono le minacce più pericolose, in quando possono creare danni anche irreparabili ai dati e al sistema operativo. Antispyware: un software specializzato nell'individuare e rimuovere gli spyware, cioè software maligni che “spiano” il comportamento dell’utente violando la sua privacy o inviano pubblicità non richieste durante la navigazione. Hanno comunque bisogno dell’azione dell’utente per insediarsi nel pc. Per saperne di piu: www.commissariatodips.it www.truffeonline.net www.occhioallatruffa.net Diario di un “disinfestatore” di computer L'esperienza e i consigli pratici di uno dei tanti tecnici che si occupano del ripristino della sicurezza nei nostri pc I maggiori problemi che mi capitano – racconta Sebastiano Carta, tecnico esperto in interventi di ripristino nonché sviluppatore di software – sono derivati dal phishing o dalla installazione di software di dubbia provenienza che fanno poi da ponte al proliferare di malware, virus e trojan. Gli stessi router wi-fi non sono del tutto esenti da pericoli come dimostra il malware della Polizia di Stato (o della Finanza o di altre forze dell'ordine sotto cui si traveste) che si diffonde a più dispositivi della casa, chiedendo denaro sotto minaccia di azioni giudiziarie (del tutto irreali, tra l'altro, poiché nessun reato viene perseguito in questo modo). Router da aggiornare. Il problema può insorgere, in questo caso che è comune a tante persone, se il router non ha impostata una password di sicurezza personalizzata per le pagine di configurazione (molti utenti lasciano la password del fabbricante). Alcuni virus, dopo aver infettato il pc, riescono, usando la password standard, a modificare la configurazione del router, magari cambiandone i Dns (nomi di dominio) di riferimento e quindi allargando il problema della sicurezza a tutte le macchine della rete. Ovviamente, essendo il router un piccolo computer con un proprio sistema operativo, può anche avere dei bug sfruttabili per l’accesso alle pagine di configurazione. Quindi, in qualche caso, anche usando la precauzione di modificare la password, non si è completamente immuni da eventuali problemi. Anche per questo le case produttrici rilasciano periodicamente aggiornamenti del firmware del router che correggono falle di sicurezza o migliorano le prestazioni dell’apparecchio. Il consiglio è di cambiare la password a un router appena acquistato e magari di abilitare l’accesso nelle pagine di configurazione a macchine che sono connesse alla rete locale cablata (generalmente i router hanno questa opzione). Quindi scegliere una password sufficientemente complessa, con maiuscole e numeri. Molto importante è verificare che la connessione wi-fi del router non sia in chiaro, ma protetta in Wpa2 con password (il Wep è un protocollo non sicuro e non andrebbe usato) in modo che nessun computer non autorizzato possa accedere furtivamente alla nostra rete. Mac & "fai da te". Il sistema operativo Osx di Macintosh è un sistema unix-like (come Linux) e le minacce per questo tipo di sistemi sono diverse da quelle per Windows e numericamente inferiori: per infettare il computer nella maggior parte dei casi bisogna possedere l’accesso utente alla macchina. Sotto questo profilo Mac continua ad essere molto più sicuro. Tanti privati cittadini poi si chiedono quanto può costare mediamente un intervento e fino a che punto ci si può invece arrangiare da soli. Ebbene, la casistica qui è molto varia, dipende dall’entità e dalla pericolosità dell’infezione. Mediamente tuttavia per un intervento si può preventivare dai 50 agli 80 euro l'ora. I malware sono facilmente rimovibili con tool appositi e con piccoli interventi nel registro, i virus invece sono più pericolosi e alcune volte la loro rimozione danneggia il sistema. In questo caso è più conveniente formattare completamente il pc e riportarlo allo stato originale, piuttosto che perdere ore a cercare di riparare il danno. Se si vuole ricorrere al “fai da te”, l’opzione formattazione è una delle migliori (se l'infezione è importante), piuttosto che perdersi tra comandi a terminale, voci di registro, trapianti di Dll, ecc. Certo, comporta la reimpostazione del pc con relativi driver, programmi e dati, ma si è sicuri di avere eliminato il problema. coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.18 Pagina 18 19 18 Lo smartphone si prenota il Natale Il dispositivo mobile più amato dagli italiani sotto l'albero. Come sceglierlo senza rimanere delusi? Tendenze di mercato e standard attuali, dal Quad Core al 4G passando per i tanti pixel della fotocamera di Claudio Strano Sono 51 milioni gli italiani che si ritrovano in tasca un cellulare, di questi 31 milioni possiedono uno smartphone (62%): una incidenza non distante da quella degli Usa e certamente destinata a raggiungere in poco tempo l’intera popolazione. Se questo è il trend nostrano – come si legge nel Rapporto Coop 2014 sui consumi (dati Nielsen Mobile) – non stupisce che il Natale prossimamente riserverà, sotto l'albero, un posto privilegiato agli smartphone, sempre più apparecchi tuttofare, in grado di spaziare dalla fruizione multimediale al pagamento digitale. A differenza dei tablet che segnano il passo (-10%) dopo un periodo di crescita record, il loro mercato ha fatto registrare 12,3 milioni di nuovi acquisti solo nel 2013, anno in cui hanno sorpassato i cellulari base (feature phone). Ad agosto scorso l'incremento a valore degli smartphone era del 7% , in Coop più il 15% In compagnia di un telefonino intelligente mediamente trascorriamo due ore al giorno, spesso non paghi e a caccia dell'ultimo modello, che preferiamo di ampio polliciaggio con un display tra 4,5 e 5 pollici. Ma sotto le feste natalizie, con l'arrivo (anche in Coop) dei nuovi iPhone 6 con schermo da 4,7 pollici e iPhone 6 Plus da 6 pollici, sono possibili cambi di scenario con dimensioni ancora superiori già proprie dei phablet. Il melafonino ha una modalità specifica per essere utilizzato con una sola mano, più potenza e una fotocamera migliorata. A spaventare sono solo... i prezzi: il 6 richiede 729 € per il 16 giga e 839 € per il 64 giga, per il 6 plus servono 839 € per il 16 giga e 959 per il 64 giga. Al colosso di Cupertino risponde colpo su colpo Samsung: ed ecco pronti per fine anno il Galaxy Alpha, che misura 4,7 pollici proprio come l'iPhone 6 più piccolo (prezzo 699 euro), ed è interamente in alluminio, e il Galaxy Note 4, lanciato all'Ifa di Berlino a settembre, di 5,7 pollici, poco più grande dell'iPhone 6 Plus (769 euro a listino). Sopra o sotto la soglia Oltre la soglia dei 200 euro, la partita è sostanzialmente ristretta al duopolio AppleSamsung, con la prima a scardinare il mercato. Sotto i 200 euro, invece, la competizione è molto più allargata: si va da Lg a Huawei, da Nokia a Sony, da Htc a tanti altri. Anche gli smartphone di seconda o terza fascia, da Brondi ad Alcatel a Ngm, consentono una buona navigazione in Internet e la fruizione di tutti i servizi previsti dagli smartphone. Quel che l'utente non avrà, al di sotto di quel prezzo, tranne le eccezioni dei prodotti fortemente "smarcati", saranno dimensioni sopra i 5 pollici, fotocamere oltre gli 8 megapixel (lo standard è ormai sui 13 megapixel, con punte di 20) e processori più potenti di un quad core, che oggi è il "motore" prevalente che muove gli smartphone di fascia media e medio-bassa, mentre i "primi prezzi" montano ancora i dual core e i top di gamma, dall'altra parte, si spingono fino agli octo core (otto processori per macchina!). Molti apparecchi, ormai – partendo dal modello Blade Apex 2 di Zte distribuito da Tim a 99 euro o dal Nokia Lumia 635 a 169 euro o dal Samsung Galaxy Ace 4 a 179 euro – sono abilitati alla connessione 4G (detta anche Lte) che è notevolmente più veloce della 3G. L'ostacolo alla diffusione della rete telefonica veloce va individuato più che nei dispositivi, sul cui prezzo incide ormai poco, nella copertura e nelle tariffazioni proposte dai gestori. Un altro elemento guida importante nella scelta è la Ram (Random access memory, Memoria ad accesso casuale), ovvero la memoria sulla quale girano contemporaneamente le applicazioni. Le app vengono scaricate dal 69% dei possessori di smartphone, che ne hanno mediamente 24 installate (anche se ne usano poi solo 9!), dunque la Ram lavora molto e sotto 1 giga è facile impallarsi. Le applicazioni oggi necessitano di una Ram più ampia possibile: la troviano da 512 Mb sui modelli base, da 1 Gb su quelli medi e ancora superiore sui modelli di punta. Sistemi operativi Ma alla base di tutte queste indicazioni di acquisto, per quanto importanti esse siano, resta sempre il sistema operativo. È il primo nodo da sciogliere per chi vuole approcciare un punto vendita. I telefoni più aggiornati, oggi, hanno una piattaforma operativa iOS 8, Android 4.4 o Windows Phone 8.1 che sono quelle che vanno per la maggiore. La scelta di una o dell'altra non è indifferente: un sistema operativo è in grado infatti di rendere più o meno fluida l'esperienza d'uso. Un iPhone, ad esempio, "gira" più velocemente non solo in rapporto ai giga di memoria che ha, ma al sistema operativo iOS che monta e che è ottimizzato per quel particolare utilizzo. Viceversa Android, la piattaforma più diffusa al mondo, di proprietà del colosso Google, può risultare meno performante a parità di altri valori essendo studiata per adattarsi a vari dispositivi, in mobilità e non. Chi, infine, opta per un sistema operativo Windows Phone, al terzo posto come utilizzo in Italia, pur avendo una macchina che lavora in scioltezzadovrà accontentarsi d i un numero di app che, seppure in crescita, resta inferiore rispetto ad Apple store e a Google play. Le mani sul portafogli Smartphone sotto i 200 euro - display massimo 5 pollici, fotocamera massimo 8 megapixel, processori massimo quad core Smartphone sopra i 200 euro - display fino a dimensioni di un phablet, fotocamera fino a 20 mega, processori multipli Smartwatch sotto i 150 euro - per il fitness e il tempo libero Smartwatch sopra i 150 euro - per notifiche e risposta alle chiamate I prezzi sono indicativi e soggetti alle variazioni di mercato coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.18 Pagina 20 21 20 Il pasto fuori casa Sempre più italiani mangiano fuori casa almeno una volta al giorno. Ecco alcune regole per un menu salutare, cosa mettere nel piatto e in che quantità. di Ersilia Troiano Mense aziendali, scolastiche, ospedaliere, ristoranti, tavole calde, bar. Ma anche rosticcerie, fast food e take away. Sono sempre di più le persone che, per motivi di studio, lavoro, per esigenze di cura o assistenza, si trovano a dover consumare almeno un pasto della giornata fuori casa. Un mondo molto eterogeneo e variegato, in cui c’è un po’ di tutto, per cui è opportuno tracciare una prima e fondamentale distinzione: la ristorazione commerciale, quella in cui il cliente paga il servizio che richiede e sceglie dove servirsi, e la ristorazione comunitaria (ospedaliera, aziendale, scolastica, case di cura ecc.) in cui i servizi sono gestiti e organizzati da un ente pubblico o privato per tutti gli utenti. Ed è su questa che esistono ancora numerosi pregiudizi. Dai menu alle quantità, alla qualità dei prodotti alimentari, nonostante i livelli qualitativi in Italia siano oggi mediamente molto elevati (e senza dubbio molto di più rispetto a tutti gli altri paesi europei ed extraeuropei), si continua a pensare l’esatto contrario. Un esempio per tutti? La scuola. La critica più comune delle famiglie alla ristorazione scolastica riguarda le quantità servite ai bambini, ritenute insufficienti, nelle migliori delle ipotesi, o addirittura da fame. Le quantità previste dai menu scolastici, differenziate per età, sono, invece, quelle raccomandate dalle linee guida in materia e stabilite sulla base dei fabbisogni dei piccoli. E questo dovrebbe far riflettere sul fatto che forse è a casa che mangiano troppo. Menu del giorno Il nostro sguardo attento e vigile va rivolto altrove, ad esempio, alla ristorazione commerciale. A leggere i risultati delle ricerche scientifiche sembrerebbe, infatti, che mangiare abitualmente fuori casa sia un fattore determinante per l’aumento del peso, anche nei bambini per i quali si confermano alquanto pericolosi i famigerati fast food. È dunque impossibile mangiare fuori casa in maniera sana? Assolutamente no. Si tratta di fare scelte consapevoli e accorte, innanzitutto mangiando piatti semplici, meglio non conditi e da condire al momento. A questo proposito attenzione alle cosiddette insalatone, che di dietetico hanno solo il nome. Formaggi, insaccati, tonno e altri ingredienti (come le olive, ad esempio) le rendono troppo ricche per essere considerate una sana scelta quotidiana. È utile sempre consumare una sola portata principale (primo o secondo piatto) accompagnata da un abbondante contorno di verdure cotte o crude. Sì a macedonie non zuccherate o frutta fresca, no a dessert o dolci di fine pasto, da riservare a occasioni speciali. Attenzione al pane, soprattutto se spizzicato prima ancora di cominciare a mangiare; l’acqua, meglio se del rubinetto, è la bevanda da preferire in assoluto. Quanto basta Ma non è tutto. Oltre a che cosa mangiamo, è molto importante prestare attenzione a quanto mangiamo. Numerosi studi hanno dimostrato che, nel corso del tempo, la grandezza delle porzioni servite nell’ambito di tutta la ristorazione commerciale è quasi raddoppiata. Abituiamoci dunque a chiedere una “mezza porzione” che, a quanto pare, equivale alla vecchia porzione regolare. E per i bambini? Impossibile vietare il fast food, tra l’attrazione irresistibile dei regali dell’astuto marketing pubblicitario e l’abitudine sempre più diffusa di festeggiare il compleanno in questi locali. Si può optare per i menu baby, evitando inutili aggiunte come, ad esempio, le salse o i dolcetti di vario genere. Ma, soprattutto, è importante considerare che un pasto al fast food (sebbene di qualità nutrizionale abbastanza discutibile) non è una merenda ed è dunque del tutto sbagliato proporre ai bambini (o, peggio, imporre) di consumare nuovamente pranzo o cena, una volta rientrati a casa. coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.18 Pagina 22 23 22 PRODOTTO COOP Integratori: l’offerta si allarga Entro fine anno si va dai 5 prodotti già esistenti a 17. Una proposta conveniente e di qualità. Accompagnata dalla correttezza nell’uso di Nome Cognome È una tendenza che dura ormai da diversi anni e che neppure la crisi economica ha rallentato, parliamo dell’uso da parte degli italiani (ma la tendenza è uguale in tanti altri paesi) di integratori alimentari. Bastano poche cifre per capire che si tratta di un tipo di prodotti che sta vivendo una crescita davvero importante: sette italiani su dieci ne fanno uso (prevalentemente donne). Nel 2013 il fatturato è cresciuto del 4,2% arrivando ai 2 miliardi di euro complessivi. La chiave è l’attenzione alla propria salute e al benessere, anche se in premessa è importante chiarire che gli integratori alimentari sono un supporto alla nutrizione da affiancare ai cibi tradizionali quando ve ne sia il bisogno. Non un toccasana E nemmeno il sostituto di una dieta corretta, varia ed equilibrata, accoppiata a uno stile di vita sano e regolare, che rappresentano i soli, veri e insostituibili pilastri della buona salute. È in questi termini che va inquadrata la corretta assunzione degli integratori alimentari. Un aiuto, un supporto magari temporaneo, non la soluzione al problema. Ed è così che la pensa Coop che, nelle settimane da qui a fine anno, proporrà un consistente ampliamento della propria gamma di integratori, proprio per venire incontro a una domanda sempre più articolata e per offrire alle famiglie ed ai consumatori una forte convenienza rispetto ai prezzi che mediamente propone il mercato (almeno del 20% in meno). Filosofia di base del prodotto Coop è infatti quella di tutelare il potere d’acquisto delle famiglie, garantendo qualità e piena sicurezza. Le novità partono da tre dei cinque prodotti disponibili già dal 2010 (un multivitaminico-minerale, venduto in due versioni – da 30 compresse rivestite e da 20 compresse effervescenti – e un Magnesio-potassio, cioè un integratore salino, in confezione da 20 bustine di granulato effervescente) che avranno una confezione completamente rinnovata. Ne arrivano altri dodici A questi si aggiungeranno poi ben 12 novità. Si parte da tre prodotti gastrointestinali: fermenti lattici, erbe per il transito intestinale e carbone vegetale. Ci saranno poi due calmanti: un composto di melatonina e passiflora e un altro di valeriana. Come ricostituente ci sarà un complesso multivitaminico a base di vitamine del gruppo B, mentre specificamente pensato per il benessere della donna ci sarà un integratore a base di isoflavoni di soia. Per il sistema respiratorio ci saranno compresse di propoli ed erisimo e infine, per l’apparato circola- torio, ci saranno perle a base di Omega 3 e confezioni di lecitina di soia. Infine, per il controllo del peso corporeo ci saranno una soluzione drenante e una soluzione depurativa. Tutti questi prodotti saranno presentati nei punti vendita Coop (sia iper che super) in appositi espositori e riporteranno sulla confezione le indicazioni per un corretto uso. Ma niente eccessi Ricordiamo infatti che sono da evitare eccessi e nel caso di assunzioni prolungate o per squilibri nutrizionali e deficit gravi, si consiglia di rivolgersi al proprio medico o al farmacista di fiducia. E in particolare, se si prendono integratori in concomitanza con farmaci o altre fonti di vitamine o minerali. È sempre e solo il medico, allora, a dover prescrivere modalità e tempi di assunzione, valutando caso per caso. I MAGNIFICI DODICI Gastrointestinali • Fermenti lattici: con Lactobacillus Acidophilus R52 e Bifidobacterium lactis BCL-01 che favoriscono l’equilibrio della flora batterica intestinale. • Erbe per il transito intestinale: a base di estratti vegetali tra cui senna, cascara e malva che contribuiscono alla regolarità del transito intestinale. • Carbone: il carbone attivo contribuisce alla riduzione dell’eccessiva flatulenza che si può verificare durante la digestione. Calmanti • Melatonina e Passiflora: è un integratore che combina l’azione della melatonina, che contribuisce alla riduzione del tempo richiesto per prendere sonno, con quella della passiflora. Passiflora che contribuisce al rilassamento ed al sonno in caso di stress. Inoltre contiene melissa che contribuisce al rilassamento, al benessere mentale ed al normale tono dell'umore. • Valeriana: contribuisce al rilassamento ed al sonno in caso di stress. Ricostituenti • Multi B complesso vitaminico: è un integratore di vitamine del Gruppo B indicato in casi di ridotto apporto di tali nutrienti. Le vitamine del gruppo B sono indispensabili per il buon funzionamento dell’organismo, ciascuna con uno specifico ruolo nell’organismo. In particolare le vitamine PP, B6, B2, B12, B1 e B5 contribuiscono al normale metabolismo energetico ed alla riduzione della stanchezza e dell’affaticamento. Le vitamine B6, B12 e l’acido folico contribuiscono alla normale funzione del sistema immunitario. Benessere donna • Isoflavoni di soia: è un integratore a base di soia, vitamine, acido folico e calcio che garantisce un adeguato apporto di sostanze funzionali. In particolare: la Vit. B6 contribuisce alla regolarizzazione dell’attività ormonale e può essere utile in periodi in cui tale attività può risultare non ottimale; le Vit. B6, B12 e l’acido folico contribuiscono alla normale funzione psicologica ed alla riduzione della stanchezza e dell’affaticamento; la vit. D3 ed il calcio contribuiscono al mantenimento di ossa normali; la vit. E aiuta a proteggere le cellule dallo stress ossidativo. Sistema respiratorio • Propoli ed erisimo: combina l’azione della propoli con quella dell’erisimo che, grazie alle sue proprietà emollienti e lenitive, favorisce la funzionalità delle prime vie respiratorie. Per la circolazione • Omega 3: a base di Acidi grassi polinsaturi della serie Omega 3 da olio di pesce utile per apportare una quota nutritiva di tali nutrienti. EPA e DHA contribuiscono alla funzione cardiaca. • Lecitina di soia: (in barattolo) gli acidi grassi della lecitina di soia, quali l’acido alfa linolenico (Omega 3) e l’acido linoleico (Omega 6) contribuiscono al mantenimento di livelli normali di colesterolo nel sangue. Controllo del peso corporeo • Soluzione drenante: con verga d’oro e 5 estratti vegetali. Favorisce il fisiologico drenaggio dei liquidi corporei. • Soluzione depurativa: con aloe vera e 9 estratti vegetali utili per favorire il fisiologico processo di depurazione dell’organismo. coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.18 Pagina 24 25 24 PRODOTTO COOP Desiderio espresso Le macchine da caffè, sempre più piccole, dal design moderno,con capsule predosate e pressate di Roberto Minniti Molti non riescono a iniziare la giornata senza l’aroma intenso del liquido scuro, e l’espresso, ristretto, potente, con la tipica gustosa crema, è nel Belpaese “il caffè” per antonomasia. Senza contare che sotto ogni tetto – o quasi – si nasconde un esperto, convinto assertore dell’unicità della miscela che utilizza, della magia della preparazione che realizza, a prescindere che usi una napoletana o una moka. In molti, proprio per questo, prevedevano un futuro nero per le macchine per l’espresso, tanto più per quelle che utilizzano cialde o capsule. Niente magia, nessuno spazio alla manualità che da sempre affascina i consumatori italiani e li impegna in infinite discussioni sui segreti di un buon caffè, pronosticavano gli scettici; troppa automazione, insomma, perché gli apparecchi automatici possano conquistare il mercato italiano. Macchina della verità E, invece, le Cassandre sono state smentite, ormai da qualche anno, dall’affermazione delle macchine, soprattutto a In p ro cialde, che stanno lentamente ma in modo inesorabile conquistandosi spazio anche tra le cucine della nostra penisola. E uno dei motivi del successo è proprio nella mancanza di magia: con le loro piccole capsule predosate e pressate garantiscono un risultato sempre identico, non sporcano e hanno bisogno di un solo gesto per preparare un espresso. In più, l’ultima generazione di questi elettrodomestici è molto piccola, molto colorata e attraente, tanto da non stonare anche nelle case italiane dalle dimensioni sempre più ridotte. Certo, hanno lo svantaggio di costringere a un costo per tazza di caffè più elevato degli altri metodi, ma di fronte a comodità e risultati il punto debole economico non sembra pesare più di tanto. Ma si può avere un espresso come quello del bar a casa propria (o quasi) e berlo quando si vuole? E quali caratteristiche dovrebbe avere un apparecchio per non deluderci? L’espresso, com’è noto, viene ottenuto spingendo acqua calda in pressione attraverso la polvere di caffè. Il cuore della macchina è dunque la pompa che mette in pressione l’acqua e la cui potenza è in genere proporzionale al prezzo della macchina. Più la pompa è potente, più saranno veloci i tempi di preparazione. Se si è in molti a bere caffè, come può accadere in un ufficio, vale la pena di scegliere un prodotto con una pompa capace di sviluppare una discreta presm b re sione. d ic e no al 31 S u p e r fi re Coop i e n e r fi o Ip e e n e g li ina per caffè Fior azione m o z io n ic lo ri cc h if ma iv er si co it d ec a lc Nuova in d u e d su le * + k o lo g ia , + 7 0 ca p cn te la e n el ’orzo d es ig n quelle d a ta n el * incluse R in n o v Piena potenza Ma non è solo la velocità a essere dipendente dalla potenza della pompa. Anche la qualità dell’espresso dipende da questo fattore, cosa che si nota più che altro in macchine che sviluppano una pressione dell’acqua inferiore alle 15 atmosfere. Più trascurabile è, invece, la potenza della resistenza che scalda l’acqua: influisce sui consumi di elettricità, meno sui tempi di riscaldamento e sul risultato. Le macchine moderne, si scaldano tutte in tempi contenuti, sulla manciata di minuti, anche perché a una resistenza modesta corrisponde generalmente un serbatoio più piccolo. A fare la differenza di prezzo sono numerosi dettagli, tra cui la possibilità di preparare due o più caffè contemporaneamente. Se, oltre al caffè, si vuole scaldare il latte o preparare tè e tisane conviene guardare a macchine che abbiano anche una cannuccia per il vapore e l’acqua calda. Se ne trovano di relativamente economiche. Da considerare sono anche i materiali e la fattura, sia per la durata che per la praticità nella pulizia: le macchine economiche hanno molta più plastica, le più costose sono quasi interamente realizzate in acciaio inox. Ma in questi casi si deve optare inevitabilmente per gli apparecchi tradizionali e il prezzo da pagare, oltre che economico, è proprio la mancanza di praticità che ha decretato l’affermazione delle piccole macchine a cialde, tanto facili da usare quanto affidabili. Capsula spaziale Praticità e gusto, ma anche qualche inconveniente, che la macchina a capsule Coop è riuscita a superare. Chicchi da macinare, caffè in polvere o cialde e capsule? I puristi dell’espresso non hanno dubbi: caffè in grani, conservato con cura all’asciutto a temperatura ambiente, da macinare (particolarmente fine per l’espresso, più grosso per la moka) subito prima di preparare il caffè. Magari dopo un’occhiata all’umidità atmosferica visto che condiziona il tipo di macinatura ideale. Le qualità sono molte, ma un accorgimento vale per tutte: alla larga dai chicchi dall’aspetto lucido – raccomandano tutti gli esperti, a partire dal padre della culinaria Pellegrino Artusi – perché è il segnale che il chicco ha cominciato a perdere gli oli essenziali, che garantiscono aroma e colore al caffè. Non tutti, però, hanno in casa un macinacaffè e non è detto che vogliano spendere il proprio tempo a caricare nel filtro la dose giusta di caffè, con la paura di pressarlo troppo o troppo poco, il disagio di combattere con filtri da pulire e polvere di caffè sparsa per la cucina. Ecco spiegato lo spazio di mercato per le cialde morbide, in cui il caffè macinato è racchiuso in un involucro di carta filtrante, e per le capsule, più di recente, con il caffè (trattato in modo particolare) contenuto all’interno di una speciale “cartuccia” di plastica ricoperta d’alluminio. Certo le cialde non sono il massimo dal punto di vista ecologico: quelle morbide sono imballate quasi sempre singolarmente in bustine di plastica e alluminio. Le capsule sono ancora peggio: dopo l’uso ci si ritrova un contenitore in plastica pieno di residui di caffè e ricoperto d’alluminio che, nella raccolta differenziata, non può essere smaltito né con la plastica né con l’umido. Niente a che vedere con il macinato sciolto che si ricicla magnificamente nel compost o direttamente come concime per i fiori. I produttori più accorti, proprio per ovviare a questo problema, hanno, però, adottato soluzioni che possano alleggerire l’impatto sull’ambiente. È quanto, per esempio, ha fatto Coop per le sue capsule realizzate in polipropilene e film d’alluminio pelabile, studiate affinché, dopo l’uso, si possano separare i componenti e facilitare la raccolta differenziata del caffè nei rifiuti organici. Poi c’è il problema della compatibilità con la macchina usata: alcune cialde morbide possono essere usate con i filtri standard e un adattatore, ma la maggior parte ha bisogno di macchine particolari. Tra le capsule, poi, molti sistemi sono chiusi: una volta comprata la macchina compatibile solo con una determinata marca di “ricariche” si è costretti a utilizzare solo quelle. In compenso, la possibilità di sperimentare sapori diversi è garantita dai migliori produttori. Basta uno sguardo alla gamma Fior fiore Coop per rendersi conto di quanto ci si possa sbizzarrire ad assaporare caffè differenti in base ai propri gusti. Tra le 9 miscele offerte dalla collezione dedicata agli artisti del Rinascimento c’è solo l’imbarazzo della scelta. E tra un Botticelli in grado di soddisfare gli amanti dell’intensità del Robusta, un Tintoretto, 100% di arabica biologica ed equosolidale, ci sono tutte le sfumature che possono restituire la magia di una bevanda che rimane una delle passioni degli italiani. coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.18 Pagina 26 27 26 ALIMENTAZIONE E SALUTE Le allergie e intolleranze Cifre esatte è difficile formularne, ma quel che è certo è che ci riferiamo a problematiche che, anche se con gradazioni assai diverse tra loro, riguardano milioni di persone. Parliamo di allergie e intolleranze, soprattutto alimentari, che affliggono bambini e adulti. Le autorità sanitarie concordano sul fatto che si tratti di fenomeni tutti in aumento. Sulle allergie (alimentari) la Società italiana di allergologia parla di 600 mila bambini colpiti e di 1 milione e 300 mila adulti. Secondo dati Istat del 2008 i colpiti da allergia sono il 9,6% nella fascia da zero a 14 anni e il 12,8% nella fascia da 15 a 24 anni. Se si considera il discorso delle allergie del tratto respiratorio, legato all’inquinamento dell’aria delle città in cui viviamo, statistiche riferite a diversi paesi europei (specie del nord) danno una cifra tra il 20 e il 25% della popolazione colpita. Ovviamente se il discorso passa dalle allergie alle intolleranze (e poi vedremo nel dettaglio quale sia la differenza), il numero degli interessati va moltiplicato di svariate volte. Se sui celiaci, i dati sono ufficiali, cioè 600 mila persone, su altre problematiche le stime sono più difficili da formulare. Stime di Rem Lab dell’Università Cattolica, indicano gli intolleranti al lattosio nel nostro paese in alcuni milioni di persone. Cifre da capogiro Gli alimenti che più di frequente possono essere causa di allergie e intolleranze sono frutta, legumi, pomodoro, poi crostacei e molluschi, le uova, il latte ed i cereali. Ora è evidente che tra forme di allergia che possono avere conseguenze gravissime per chi ne è colpito e forme di intolleranza lieve, c’è una distanza enorme. Ma è altrettanto evidente che queste problematiche, anche per la crescente attenzione che tutti giustamente pongono non solo sui temi della salute ma più in generale del loro benessere, sono sempre più al centro dell’attenzione. E si incrociano con le scelte sugli Aumenta il numero di persone che soffre di queste problematiche, legate sia al cibo che all'ambiente esterno. Con l'aiuto dei medici del Siaip scopriamo le differenze che esistono, i test per scoprirle e quali regole seguire nella nostra alimentazione alimenti da consumare e utilizzare. Anzi, un numero crescente di persone, sceglie di mangiare alimenti senza un qualche componente (come il glutine o il lattosio), non tanto perché ha un problema esplicito, ma perché ritiene che il proprio benes- sere tragga vantaggio da questa scelta. A corollario di queste considerazioni c’è poi il fiorire di test che promettono di scoprire allergie e intolleranze, e che non sempre rispondono a criteri scientifici certi. Proprio per questo abbiamo cercato, grazie al contributo di alcuni medici della Società Italiana di allergologia e immunologia pediatrica (Siaip), che sono il suo presidente dottor Roberto Bernardini e la dottoressa Iride Dello Iacono, di capire bene di cosa si sta parlando e come conoscere E LA COOP? Etichette trasparenti e tanti prodotti Benesì Il tema delle allergie e delle intolleranze alimentari è per Coop un argomento prioritario e su cui da tempo si sta lavorando sia sul fronte tecnico-scientifico, che su quello della corretta informazione ai consumatori. Ciò ha già determinato la modifica delle etichette dei prodotti a marchio Coop. Il Regolamento 1169 rende obbligatorio di evidenziare gli allergeni nella lista ingredienti, ma non dice nulla sulla contaminazione accidentale e lascia spazio alla possibilità di indicare il rischio eventuale con diverse frasi ("può contenere tracce di…", "prodotto in uno stabilimento che produce anche….", ecc.). Naturalmente questo implica una precisa conoscenza e gestione delle materie prime, delle varie fasi di lavorazione, nonché adeguati controlli. Ciò è quanto Coop ha fatto, proprio per applicare un sistema di gestione del rischio che riduca il più possibile le contaminazioni crociate e riservi la dicitura “può contenere tracce di…” sulle confezioni di prodotto, solo a limitati casi effettivamente non risolvibili. A questo scopo fin dal 2005 è stata predisposta, in collaborazione con autorevoli esperti, una Linea Guida per i fornitori da applicare all’interno degli stabilimenti dove si realizzano i prodotti Coop; in questo documento sono considerati tutti gli aspetti da tenere in conside- razione per la prevenzione del rischio allergeni, in particolare viene chiesta attenzione per prevenire le contaminazioni fra una produzione contenente allergeni ed un’altra che non li prevede nella ricetta. Anche sui metodi di analisi Coop ha definito per ciascun allergene sia la metodica più indicata, basata sullo specifico DNA , sia i livelli di sensibilità che debbono essere i più alti possibile al fine di individuare anche minime presenze di allergeni indesiderati. A questi aspetti di controllo e garanzia sulla filiera produttiva e di indicazioni sulle etichette, è poi da aggiungere che Coop, proprio per venire incontro alle problematiche di chi ha problemi di allergie e intolleranze alimentari ha sviluppato diversi tipi di prodotti che fanno parte della linea Benesì. In particolare ricordiamo le 23 referenze di prodotti privi di glutine e destinati a chi soffre di celiachia, tutti approvati dall'associazione italiana celiachia e caratterizzati dalla scritta "senza glutine" e dal logo della spiga barrata. Ci sono poi diversi altri prodotti, i cosiddetti free from, ovvero quelli a chi, per una patologia o per sua scelta salutistica, vuole evitare il lattosio o, appunto, il glutine. Per maggiori informazioni www.ecoop.it/bene.si. coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.18 Pagina 28 29 28 ed affrontare il problema. Allergie ed intolleranze alimentari. Di quali fenomeni si tratta? Il termine “Allergia Alimentare” indica una risposta immunitaria nei confronti di un alimento, con effetti nocivi per la salute. Tale manifestazione può essere immediata o ritardata nel tempo. Le reazioni allergiche riconducibili al primo tipo sono caratterizzate da una comparsa precoce dei sintomi, da pochi minuti a massimo due ore dopo l’assunzione di quel determinato alimento. I sintomi possono essere di tipo lievimoderati fino a essere pericolosi per la vita. Essi sono rappresentati da orticaria, angioedema, rinocongiuntivite, vomito, dolori addominali, fino al grave quadro dell’anafilassi. Le forme ritardate di reazione allergica, si manifestano invece con sintomi che compaiono dopo qualche ora dalla introduzione dell’alimento e, nella stragrande maggioranza dei casi, sono a carico dell’apparato gastroenterico. Esistono, poi, forme miste: a questo gruppo appartiene la dermatite atopica. Bisogna precisare che l’espressione “Intolleranze Alimentari”, allo stato attuale, si riferisce alle reazioni avverse agli alimenti su base non immunitaria. Appartengono a questo gruppo le manifestazioni da causa enzimatica (ad es. l’intolleranza al lattosio), farmacologica (ad es. gli effetti della caffeina), tossica (ad es. la sindrome sgombroide da tossine ittiche) o idiopatica, ossia non ancora ben definita (ad es. da solfiti). Per alcune di queste intolleranze esistono specifici test diagnostici (ad esempio il test di provocazione orale con additivi e coloranti) validati scientificamente. È vero che siamo di fronte ad un aumento di queste problematiche e se sì per quali motivi? Negli ultimi 10-15 anni l’allergia alimentare ha subito un notevole incremento nel mondo, al punto che questo fenomeno è stato definito come la seconda ondata epidemica allergica (la prima aveva riguardato le manifestazioni allergiche respiratorie). L’aumento d’incidenza dell’allergia alimentare è stato posto in relazione con i cambiamenti nello stile di vita moderno, che comprendono anche nuovi modelli alimentari, oltre che mutamenti della flora batterica commensale e l’inquinamento atmosferico. Quali test esistono per verificare queste problematiche e che grado di attendibilità hanno? I test acquistati in Internet quale valenza hanno? Le forme di allergia alimentare che si manifestano subito dopo l’assunzione di un alimento possono essere studiate mediante i test cutanei (cosiddetti prick test) e sierologici. Essi consentono di identificare la sensibilizzazione nei con- fronti dei vari alimenti che possono comportarsi come allergeni. La conferma diagnostica dell’allergia alimentare, in casi particolari, è data dal Test di Provocazione orale in ambiente protetto. Nel sospetto di reazione allergica che insorge a distanza dall’assunzione di un alimento l’unico test valido, ai fini della diagnosi, è la dieta di esclusione per alcune settimane che confermi la scomparsa dei sintomi, seguita dalla reintroduzione volta a dimostrarne la ricomparsa. I numerosi test diagnostici, attualmente in commercio e pubblicizzati come in grado di far porre diagnosi di “Intolleranza Alimentare”, sono privi di validità scientifica. Di allergie alimentari si può guarire? Le forme di allergia alimentare che non insorgono immediatamente dopo l’assunzione di un alimento (comunemente considerate intolleranze alimentari ndr) hanno una prognosi migliore rispetto al tipo di allergia alimentare che manifesta i suoi sintomi subito dopo aver mangiato un cibo. Infatti, in genere, si risolvono con il trattamento dietetico, durante i primi anni di vita. Al contrario, le allergie alimentari di tipo immediato, in una minoranza di pazienti possono permanere nel tempo e ciò è correlato anche al tipo di alimento (come nel caso della frutta secca o dei crostacei) responsabile della reazione avversa. Tuttavia, è sba- gliato protrarre una dieta di eliminazione all’infinito, basandosi solo sulla persistente positività dei test allergologici, senza valutare periodicamente l’eventuale acquisizione della tolleranza tramite reintroduzione dell’alimento da eseguire in ambiente con personale sanitario con specifiche competenze. Le allergie alimentari possono essere fatali? In alcuni casi molto gravi di allergia alimentare si può scatenare, in seguito alla ingestione del cibo allergizzante per il paziente, una reazione sistemica definita Anafilassi o Shock Anafilattico. L’Anafilassi può essere fatale se non è trattata prontamente, di solito con una iniezione di adrenalina (epinefrina), farmaco salvavita per questi soggetti. L’adrenalina auto iniettabile va prescritta ogni qualvolta ci si trovi di fronte a pazienti che, nella loro storia clinica, presentino reazioni medio- gravi in seguito all’introduzione dei cibi verso i quali il soggetto risulti sensibilizzato. Quali regole alimentari è comunque bene seguire sempre a scopo preventivo? I pazienti che hanno presentato reazioni mediogravi in seguito all’ingestione anche involontaria di alimenti per loro allergizzanti, sono tenuti a leggere in maniera molto rigorosa le etichette sulla confezione degli alimenti. La legge prevede che sia segnalata la presenza dei cibi che più frequentemente sono responsabili di Anafilassi (es. latte, uovo, pesce, crostacei, frutta a guscio, ecc.), anche se presenti solo in tracce. Inoltre, non bisogna mai dimenticare di portare con sé l’adrenalina auto iniettiva ed è indispensabile aver fatto un training formativo sul corretto uso di questo farmaco, in caso di neces- sità, prima ancora di chiamare sul posto il 118. Non esistono cibi che possano definirsi allergizzanti per un determinato paziente prima di essere introdotti nella dieta. In linea generale, comunque, è raccomandabile che, in un bambino ad alto rischio di manifestazioni allergiche (soggetti con un genitore, fratello allergico), i nuovi alimenti siano introdotti possibilmente uno per volta nell’alimentazione del piccolo paziente. La letteratura non consiglia più, allo stato attuale, di ritardare l’introduzione degli alimenti definiti più allergizzanti, nella dieta del bambino a rischio di allergia, con l’obiettivo di prevenire le manifestazioni allergiche. Pertanto, lo svezzamento del bambino a rischio di allergia, va fatto alla stessa epoca in cui si svezzi un bambino non a rischio, ossia intorno al quinto mese di vita. I CELIACI SONO 600 MILA Un’associazione per aiutare chi non può assumere il glutine La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine, sostanza proteica presente in avena, frumento, farro, grano khorasan (di solito commercializzato come Kamut®), orzo, segale, spelta e triticale. L’incidenza di questa intolleranza in Italia è stimata in un soggetto ogni 100 persone. I celiaci sono quindi 600.000, ma ne sono stati diagnosticati, ad oggi, solo 150.000. Ogni anno vengono effettuate 10.000 nuove diagnosi con un incremento annuo di circa il 10%. Per curare la celiachia, attualmente, occorre escludere dal proprio regime alimentare alcuni degli alimenti più comuni, quali pane, pasta, biscotti e pizza, ma anche eliminare le più piccole tracce di glutine dal piatto. Questo implica un forte impegno di educazione alimentare. Infatti l’assunzione di glutine, anche in piccole quantità, può provocare diverse conseguenze più o meno gravi. La dieta senza glutine, condotta con rigore, è l’unica terapia attualmente che garantisce al celiaco un perfetto stato di salute. Per avere informazioni su questa problematica, da anni è presente l’Associazione Italiana celiachia (www. celiachia.it), che ha costituito anche la Fondazione celiachia con lo scopo proprio di sostenere e promuovere la ricerca scientifica. coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.18 Pagina 30 31 30 Un uomo normale Da Il medico in famiglia al programma di Raitre Sconosciuti, passando per il teatro e la scrittura di un libro dedicato alla madre. Giulio Scarpati è un uomo tranquillo, e con la Roma nel cuore. di Maria Antonietta Schiavina Per tutta l’estate l’ex medico in famiglia Lele Martini, alias Giulio Scarpati, che da quest’anno non appare più nella serie, ha ricoperto su Raitre un ruolo diverso, quello di conduttore, presentando storie di gente normale in Sconosciuti collection, il sorprendente programma che, in una stagione come quella estiva in cui si guarda pochissimo la Tv, ha tenuto centinaia di migliaia di persone incollate al piccolo schermo, per ascoltare e osservare la vita di tutti i giorni di tanti “sconosciuti”, introdotta da chi, toltosi il camice bianco del medico per finta, ha voluto dare al pubblico un messaggio diverso. Una decisione, quella di Scarpati, presa dopo l’uscita del suo primo libro Ti ricordi la casa rossa? Lettera a mia madre (Mondadori), scritto mentre la madre perdeva inesorabilmente la memoria e lui cercava di aiutarla a ricordare. Un viaggio poetico, quello di Scarpati, pieno di aneddoti malinconici ma anche ironici e, soprattutto, la testimonianza personale di chi si confronta ogni giorno con la sofferenza della mente. Come mai ha sentito il bisogno di scrivere un libro così intimistico e doloroso, pur se a tratti commovente e anche gioioso? «Volevo metabolizzare le situazioni imbarazzanti in cui mi sono trovato con mamma, per affermare la crudeltà della malattia che l’ha colpita e fare qualcosa: pensare, ad esempio, a strutture di autosostegno sul modello di quelle che esistono nei paesi nordici, soprattutto per chi non ha una famiglia numerosa come me e si trova quindi da solo ad affrontare un male che non lascia scampo e annienta la dignità». Perché, invece, si è cimentato nella presentazione di Sconosciuti, facendo per la prima volta il conduttore? «Mi è stato chiesto e ho accettato con entusiasmo, colpito dalle storie raccontate con grande umanità. Mi piaceva l’idea di presentare una fetta d’Italia che di solito passa inosservata: tanta gente che affronta i momenti più complicati della vita, cercando di superare le difficoltà, senza clamori». La malattia di sua madre l’ha resa più sensibile a certi argomenti? «Sì e più di tutto il libro, perché mi ha messo in contatto con tante persone che mi hanno scritto delle proprie esperienze: ascoltare gli altri m’interessava già prima, ma ora mi coinvolge molto di più, perché dentro sono cambiato». mento della critica è arrivato, invece, con Orfani. La sicurezza che, pur facendo l’attore, si può mandare un messaggio importante mi è stata fornita dal film Il giudice ragazzino; e se penso a una storia che porto nel cuore mi viene in mente Chiedi la luna, in cui ho avuto come partner una bravissima Margherita Buy». È più facile raccontare o recitare? «È diverso. Monologhi in teatro ne ho fatti parecchi, così come ho girato fiction e film. Ma parlare da solo in uno studio per me è stata una cosa nuova. Spero di esserci riuscito e, a giudicare dagli ascolti, direi che è andata bene». Progetti futuri? «Dopo la grande fatica con Oscura immensità, un lavoro durissimo per la regia di Alessandro Gassman, che l’anno scorso ho portato nei teatri di tutta Italia e che ha avuto un successo inaspettato, continuerò a tenere degli stage di recitazione nella scuola Percorsi d’attore a Roma, poi andrò ancora in giro per presentare il mio libro. E mi piacerebbe realizzare una fiction che racconti sul modello di Sconosciuti la A quale dei suoi ruoli è più legato? «La popolarità me l’ha data Lele Martini di Un medico in famiglia. L’apprezza- normalità nel bene e nel male, troppo spesso ahimè dimenticata». Pur essendo un personaggio famoso, entrato nelle case degli italiani dalla porta principale e avendo molti fan, non è mai preso di mira dai giornali di gossip. Come mai? «Sono sposato da tanti anni con la stessa donna (la regista di teatro Nora Venturini, ndr), ho due figli che studiano con profitto e non mi danno grandi preoccupazioni, vado a fare la spesa al supermercato – cosa che mi diverte moltissimo – senza nascondermi agli occhi della gente e, come unica trasgressione, faccio il tifo per la Roma. Non ho insomma nulla di scandaloso da mostrare, se non la mia tranquilla normalità, che non interessa certo chi cerca a ogni costo la notizia scandalosa». coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.18 Pagina 32 33 32 RIAPERTO DOPO SEI ANNI DI LAVORI IL MUSEO PALEONTOLOGICO DI MONTEVARCHI Quando nel Valdarno pascolavano gli elefanti di Donata Brugioni Le ossa fossili del Valdarno superiore sono note già dal Rinascimento, e molti esemplari – sia ossa isolate che ammassi di ossa di animali diversi e numerosi - sono stati rinvenuti nel corso di lavori agricoli o durante la costruzione di strade e ferrovie, come pure in alcune delle cave attive sul territorio. Il perché di una tale abbondanza di reperti preistorici - quest’area è la più ricca al mondo di fossili animali e vegetali - lo spiega la storia geologica del Valdarno. Circa 3 milioni di anni fa, in un’era di clima caldoumido di tipo subtropicale, in quella depressione che sarebbe poi divenuta la valle dell’Arno, si formò un lago, ampio e poco profondo. Circa 2 milioni di anni fa, tutta l’area si trasformò in una vasta palude, mentre il clima iniziò a cambiare, con un’alternanza di fasi temperate e fredde, via via sempre più aride. Tutta l’area divenne una savana, percorsa dal fiume che gli studiosi hanno denominato paleo-Arno, e che scorreva in senso opposto all’attuale corso dell’Arno; l’inversione del flusso delle acque si verificò forse fra 700.000 e 500.000 anni fa, probabilmente in seguito a movimenti tellurici che modificarono l’assetto della valle, e il corso del paleo-Arno prese la direzione che mantiene tuttora. Circa 1 milione di anni fa, il clima cambiò nuovamente, alternando fasi temperate e umide ad altre più fredde e aride: le prime favorirono lo sviluppo di una vegetazione di tipo sub-tropicale in un ambiente palustre, Scheletro popolato di rinoceronti, tapiri, cervi di piccola taglia; i del Mammuthus meridionalis periodi più aridi furono caratterizzati da ampie praterie che ospitavano elefanti, rinoceronti, grandi mandrie di bovini, equini e cervi di grande taglia, e di conseguenza anche ricche comunità di predatori (come la tigre dai denti a sciabola). Le particolari condizioni ambientali, con la periodica formazione di acquitrini e torbiere, favorirono la pietrificazione dei resti animali e vegetali, dando origine ai fossili quali oggi possiamo vedere nel Museo Paleontologico di Montevarchi; riaperto dal 7 dicembre 2014, dopo sei anni dedicati al riordino delle collezioni e a lavori di restauro e rinnovamento, il Museo occupa una parte del trecentesco ex convento di San Lodovico a Cennano, dove ha sede anche l’Accademia Val- Il Museo nell’allestimento ottocentesco darnese del Poggio, alla quale il Museo appartiene tuttora. Infatti, la collezione del Museo Paleontologico di Montevarchi, uno dei più antichi e prestigiosi d’Italia, ha avuto origine dalla raccolta che il monaco vallombrosano Luigi Molinari donò nel 1809 all’Accademia Valdarnese del Poggio; da allora, il nucleo originario si è costantemente arricchito fino ad accogliere circa 2.600 reperti: i fossili vegetali e la ricca collezione di fossili animali che formano il patrimonio del Museo provengono quasi esclusivamente dal Valdarno Superiore e sono databili fra 2,5 milioni e 200.000 anni fa. Tra gli esemplari più interessanti figurano un gigantesco scheletro di elefante Chiostro di Cennano quasi completo, con enormi zanne della lunghezza di 320 cm, esemplare di Mammuthus meridionalis, il cranio della “Tigre dai denti a sciabola” (Homotherium crenatidens) - chiamata così a causa delle dimensioni dei canini superiori - e il cranio del Canis etruscus, vissuto circa un milione di anni fa e progenitore della specie da cui sono derivate tutte le razze canine. L’ultima acquisizione è rappresentata dai resti fossili di Elephas (Palaeoloxodon) antiquus rinvenuto in località Campitello, presso Bucine (Ar) nel 2001: si tratta di ossa appartenute a una femmina adulta, accanto alle quali sono stati rinvenuti tre strumenti in pietra di grande interesse, poiché conservano ancora i resti del manico realizzato con legno di betulla incatramato. Gli studi effettuati sui resti ossei dei piccoli mammiferi rinvenuti insieme all’elefante e sugli strumenti in pietra, indicano un’epoca che risale a circa 220.000 anni fa: questi reperti costituiscono una straordinaria testimonianza di come, in un’epoca così lontana, le co- coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.19 Pagina 34 35 34 Veduta delle “balze” COOP E LIBERA Dieci anni di collaborazione nel nome della solidarietà e legalità munità preistoriche si dedicassero alla caccia di animali di grandi dimensioni, pur disponendo di strumenti molto elementari, che imponevano di affrontare con una lotta “corpo a corpo” le prede cacciate. La storia geologica del Valdarno superiore è ancora leggibile in alcune zone, in particolare dove il paesaggio è caratterizzato dalla presenza delle cosiddette “balze”: veri e propri canyon, la cui formazione è dovuta all’erosione, da parte degli agenti atmosferici, dei sedimenti che si erano depositati sul fondo del lago preistorico fino a formare in alcuni punti uno strato dello spessore di un centinaio di metri. Poco conosciute al di fuori dell’ambito locale, le “balze” costituiscono un ambiente di grande suggestione, che secondo alcuni studiosi è stato immortalato anche da Leonardo da Vinci sullo sfondo della Gioconda. Il riordino del materiale del Museo di Montevarchi ha conservato nella parte iniziale del percorso la sistemazione ottocentesca, creando una sorta di “museo del museo”: le grandi vetrine in legno allineate lungo la galleria, caratteristiche del modo di esporre i reperti proprio di epoche passate, conservano i cartellini originali scritti a mano, che riportano il nome scientifico del fossile, il luogo e l’anno di ritrovamento. A questa interessante testimonianza di un modo “storico” di concepire gli allestimenti museali, fa seguito il percorso espositivo concepito secondo criteri attuali: i reperti esposti nelle singole vetrine sono accompagnati da testi esplicativi sulle trasformazioni delle faune, delle flore e delle condizioni climatiche e ambientali che hanno accompagnato la storia del Valdarno nel corso di tre milioni di anni. Numerosi sono i disegni, gli schemi e soprattutto le ricostruzioni paleo ambientali che si arti- di Irene Mangani colano lungo il percorso. Il visitatore potrà approfondire la storia del territorio grazie a una serie di video, nei quali vengono ricostruite le cause e gli effetti delle oscillazioni glaciali-interglaciali, i caratteri della foresta equatoriale caldo-umida diffusa nel Valdarno 3 milioni di anni fa e i caratteri delle singole specie rinvenute nelle argille e nelle ligniti della fase a foresta. Il percorso del Museo è integrato da una nuova sezione archeologica, in cui sono esposti reperti etruschi provenienti dal territorio del Valdarno, ma anche dalla zona del viterbese; gli apparati didattici e la multimedialità permettono di proporre una didattica archeologica innovativa e capace di approfondire tematiche di vita quotidiana antica. Museo Paleontologico di Montevarchi Via Poggio Bracciolini, 36-40 Montevarchi (AR) Tel. 055981227 www.museopaleontologicomontevarchi.it Cranio della “Tigre dai denti a sciabola” “Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie” è la realtà ideata da Don Luigi Ciotti nel 1995. Era da poco finita la stagione delle stragi e l’opinione pubblica italiana si stava mobilitando per contrastare il fenomeno mafioso; Don Ciotti ebbe l’intuizione di creare una rete tra tutte le organizzazioni che si stavano formando, per riuscire così ad avere un importante peso politico e sociale nel paese. Da questa idea nasce LIBERA, che ad appena un anno dalla sua nascita riesce a raccogliere un milione di firme per promuovere in parlamento una legge che prevedesse il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie. Quella legge, la 109/96, segnerà un momento di svolta nel coinvolgimento dei cittadini nelle tematiche di legalità, giustizia sociale e lotta alle mafie. L’incontro tra Coop e Libera avviene nel 2004, quando ci si rende conto che i valori che stanno alla base dell’impegno di Libera sono tra quelli fondativi delle cooperative stesse. Quest’anno si festeggiano i dieci anni da quell’incontro, un’occasione per ripercorrere insieme le tappe di questo cammino e per immaginare il percorso futuro. Il primo passo per rinnovare questo impegno è stato un seminario nazionale, organizzato da ANCC e Libera, che si è tenuto a Bologna lo scorso 10 novembre. La mattina è stata dedicata al racconto dei progetti portati avanti dalle cooperative: dall’impegno per le cooperative del Consorzio Libera Terra Mediterraneo, alla partecipazione di soci, dipendenti e giovani ai campi di volontariato estivi, fino agli aspetti commerciali della diffusione dei prodotti delle cooperative a marchio LiberaTerra. Il presidente di Legacoop nazionale Mauro Lusetti ha portato il suo contributo insistendo sull’importanza della rete all’interno del movimento cooperativo; ha auspicato il proseguimento degli intensi rapporti tra Coop e Libera e una più forte sinergia tra tutte le cooperative. Nel pomeriggio si è passati alla parte operativa del seminario, in cui si è dibattuto sui possibili sviluppi futuri della collaborazione. Ci si è soffermati in particolare su tre punti: i beni confiscati, che sono moltissimi anche nei territori di Coop; i campi di volontariato estivi, importante momento di formazione e di impegno sociale; la giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Il seminario si è chiuso proprio con questo appuntamento: troviamoci tutti a Bologna il prossimo 21 marzo! coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.19 Pagina 36 37 36 Fare impresa, ma cooperativa I cooperatori toscani a congresso. Legacoop tra presente e futuro. Ne parla Stefano Bassi, presidente di Legacoop Toscana di Roberto Cavallini Legacoop Toscana celebrerà il prossimo 5 e 6 dicembre il suo dodicesimo congresso nel quale verrà eletta la delegazione toscana che parteciperà al trentanovesimo congresso nazionale di Legacoop, previsto a Roma per il prossimo 18 e 19 dicembre. Si chiamerà “Codice cooperativo – Fare l’impresa del nuovo millennio”. Obiettivi ambiziosi, dunque, di lungo periodo, ma il presente non ci lascia certo tranquilli. Deflazione, disoccupazione, crisi aziendali e di interi comparti produttivi hanno messo l’economia in ginocchio e i bilanci familiari sono sempre più in rosso. Quali sono le risposte che la cooperazione toscana ha tentato di dare in questi ultimi drammatici anni per contribuire a difendere i livelli occupazionali e le attività imprenditoriali delle sue associate? Non c’è dubbio che al centro del congresso ci sarà innanzitutto il presente, le situazioni di difficoltà che investono le realtà cooperative e allo stesso tempo le prospettive di riposizionamento economico nei settori e nei territori. Fino al 2012 abbiamo tenuto in termini di occupati dando un contributo fondamentale alla coesione sociale, utilizzando la solidità patrimoniale e la rete cooperativa come antidoto verso le manifestazioni più acute che ha avuto, anche in Toscana, la crisi. Oggi la sua durata e la profondità ha indebolito anche la cooperazione. I prossimi mesi saranno decisivi in molti settori per sviluppare nuovi progetti di aggregazione e investimento, dalle costruzioni, all’agroalimentare, dal sociale ai servizi. Al centro il lavoro, l’innovazione, la rete del welfare. Allo stesso tempo anche la cooperazione tra consumatori attraverso le importanti iniziative che si stanno sviluppando sul versante della convenienza sta confermando il presidio importante che svolge sul terreno della difesa del reddito, della qualità e sicurezza alimentare. E ciò riguarda non solo i consumatori ma anche una rete vasta di fornitori e produttori nella nostra regione. Le cooperative di consumatori, associate a Legacoop e presenti in Toscana con una rete di vendita moderna e ramificata sul territorio, da anni sono impegnate con le loro politiche distributive ad arginare quello che una volta si chiamava “il carovita” e che oggi si chiama impossibilità, per molte famiglie, a garantire l’acquisto di quanto indispensabile per l’uso domestico quotidiano. Si sono ottenuti in questi anni risultati apprezzabili? Certamente. Mi preme ricordare che questo ruolo concreto non è solo assolto dalle principali cooperative di consumo ma anche dalle rete diffusa delle piccole e medie nostre associate che operano in territori extraurbani in cui costituiscono, per molti aspetti allo stesso tempo un presidio di servizio, altrimenti assente, e una funzione di convenienza essenziale anche per quelle popolazioni. Naturalmente accanto a quella che resta la funzione mutualistica essenziale della cooperazione di consumo si sono sviluppate nuove iniziative nel campo del risparmio energetico, della lotta allo spreco alimentare, della raccolta differenziata, che mettono in evidenza l’apporto essenziale della cooperazione di consumatori a diffondere stili di vita e di consumo ispirati a valori di sobrietà e rispetto dell’ambiente. Da diversi anni ormai siamo in presenza di tagli consistenti ai servizi essenziali erogati da Comuni e Enti Locali, sanità, scuola, assistenza, servizi alla persona. Anche con questa legge di stabilità in discussione in Parlamento non si intravede la benché minima inversione di rotta. Molte delle cooperative sociali e di servizi, che in questi anni con il loro impegno si erano fatte carico di rispondere a una domanda di servizi qualificati e anche innovativi, rischiano di subire gravi ripercussioni occupazionali. La questione del futuro del sistema di protezione sociale, del carattere universale del sistema sanitario e del ruolo che in essa può svolgere la cooperazione è uno dei temi centrali della trasformazione del paese. Questi anni tra tagli alla spesa e ritardati pagamenti sono stati un percorso difficile per la cooperazione sociale che pure occupa in Toscana, nel mondo di Legacoop oltre 10.000 addetti prevalentemente laureati, giovani e donne. La cooperazione sociale ha dimostrato fino ad ora, anche oltre ogni aspettativa, una capacità di resistenza indubbia. Certo i suoi bilanci sono spesso appesantiti dagli oneri finanziari sostenuti per far fronte alla liquidità mancante a causa dei ritardati pagamenti, ai minori trasferimenti ai comuni, alla riduzione delle basi d’asta per la gestione dei servizi. Al centro del congresso nazionale ci sarà il tema della unificazione del movimento cooperativo in una grande e unitaria organizzazione, l’Alleanza delle Cooperative Italiane. Un obiettivo ambizioso che necessita di processi di armonizzazione organizzativa, ma prima di tutto di un incontro e di una comunione di intenti sostenuto da unità e condivisione dei valori fon- danti sui quali costruire una nuova presenza cooperativa nella società e nell’economia. Processi che non possono essere costruiti solo dall’alto, ma vissuti in primo luogo nelle realtà di base della cooperazione, le imprese e le loro basi sociali. A che punto è questo processo in toscana? Per quanto ci riguarda la prospettiva della costruzione dell’Alleanza cooperativa costituisce uno degli obiettivi fondamentali dei prossimi mesi. Noi crediamo di dare in questo modo un contributo concreto ad uscire dalla crisi della rappresentanza che investe le forme associative e tocca anche il mondo cooperativo. La Toscana da molti anni sta dando un contributo concreto a questa prospettiva, sia rafforzando la propria capacità di proposta verso le sedi istituzionali, in particolare la Regione, sia confrontando ed avvicinando, nei settori, le esperienze delle singole cooperative. Non sarà un processo facile, dovrà essere perseguito con generosità in primo luogo nell’interesse della cooperazione e della sua capacità di rappresentanza. Nel confronto con le istituzioni restano aperti i temi relativi alle comuni azioni per affermare legalità nel mercato del lavoro e la creazione di strumenti finanziari a sostegno della ristrutturazione e sviluppo del sistema cooperativo (soprattutto sul versante delle aggregazioni). coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.19 Pagina 38 39 38 Cambio di passo La cooperazione toscana nella crisi apparato produttivo e sociale della Regione. Per Roberto Negrini, Vicepresidente Legacoop toscana occorre progettualità, imprenditorialità, spirito cooperativo di Roberto Cavallini Nell’ambito delle iniziative congressuali Legacoop toscana ha organizzato, lo scorso 27 ottobre, a Firenze un convegno sulla economia toscana, gli effetti della crisi e i mutamenti in atto nell’apparato produttivo regionale. “Il quadro complessivo con il quale dobbiamo confrontarci – ha detto Roberto Negrini, vicepresidente di Legacoop toscana nella sua relazione – è caratterizzato dal permanere, anche nel 2014, di una forte spinta recessiva: cede la domanda interna regionale in tutte le sue componenti: consumo finale e intermedio, investimenti. Il reddito disponibile è diminuito in un anno dell’1%, abbiamo una caduta del 23% dei beni durevoli negli anni 2012-2013 e la caduta continua anche nel 2014. Per stare agli investimenti negli ultimi sette anni si sono persi almeno 40 miliardi, fra investimenti pubblici e privati e il potenziale produttivo non aumenta da più di 10 anni.” Toscana alle corde Una economia in crisi, che si avvita su se stessa e non intravede una via di uscita? “Occorrono immediatamente investimenti in capitale, sia da parte del pubblico che del privato, - ci dice Negrini – e una immissione di alta specializzazione nei processi economici per aumentare la produttività, mentre per quanto riguarda la competitività necessita innovazione di prodotti e servizi e nella crescita di imprese di media dimensione, ma dotate di mezzi e risorse per competere nel mercato globale. Anche nelle esportazioni, dove esprimiamo storicamente eccellenze imprenditoriali, stiamo perdendo quote di mercato, pur in presenza di una forte dinamica della domanda del Made in Italy.” Di fronte a una congiuntura negativa e una spesa pubblica in forte diminuzione, la legge di stabilità all’esame del parlamento prevede ulteriori tagli alla Regione Toscana per circa 240 milioni di euro, come può il movimento cooperativo contribuire a invertire le tendenze negative in atto? “Abbiamo il congresso alle porte – ci dice Negrini – e quella sarà l’occasione per definire le nostre proposte e l’impegno delle nostre associate. Il primo obiettivo comunque, che perseguiamo con ostinazione, riguarda la salvaguardia e sostegno del potere di acquisto delle famiglie, con politiche di convenienza attuate dalle imprese cooperative che agiscono nella grande distribuzione, e la tenuta della qualità dei servizi di welfare, garantita dalle nostre cooperative sociali. Ma abbiamo anche una serie di progetti, dall’ambiente alla logistica integrata, dall’agroalimentare alle energie rinnovabili, che possono contribuire a qualificare e incrementare produzione e lavoro. Ne parleremo diffusamente nel nostro congresso, con la voce dei diretti protagonisti, soci delle nostre cooperative, che con passione e capacità, unite ai tanti sacrifici anche economici richiesti alla loro base sociale, nelle loro imprese esplorano le possibilità di innovazione e rafforzamento dimensionale e produttivo.” E le imprese cooperative? 900 sono le cooperative aderenti a Legacoop Toscana, con 47.000 addetti, 2.800.000 soci e un fatturato che supera i 9 miliardi di euro. Una realtà imprenditoriale “di peso” che purtroppo ha risentito della congiuntura sfavorevole degli ultimi anni, come nei settori delle costruzioni e dell’abitativo, con i relativi indotti. In altri settori, grazie soprattutto ai sacrifici della propria base sociale – contratti di solidarietà, rinuncia volontaria a alcuni istituti contrattuali, aumento di capitale sociale – c’è stato fortunatamente un contenimento dei fattori di crisi o, addirittura, in alcuni casi, anche un loro miglioramento. “Dal 2007 ad oggi – ci dice Roberto Negrini – sulla base di una ricerca da noi effettuata che riguarda le cooperative che sono sopra i 5 milioni di fatturato negli ultimi tre anni – il valore della produzione è aumentata del 20%, gli addetti + 10%, il patrimonio netto più del 20%, mentre l’indebitamento commerciale e verso le banche si attesta all’incirca al + 20%. Nel comparto del consumo i dati più interessanti sono l’aumento consistente del patrimonio netto e del valore della produzione, la diminuzione dell’indebitamento verso le banche; nelle costruzioni tutti gli indici in caduta consistente; nelle cooperative industriali, grazie soprattutto a un gruppo di cooperative “virtuose” un aumento del valore della produzione e degli addetti con un parallelo aumento dell’indebitamento; nell’agroalimentare un aumento di tutti gli indici con un preoccupante aumento di circa il 100% dell’indebitamento verso le banche; infine nella cooperazione di servizi l’aumento di oltre il 20% in valore della produzione e degli addetti, con un più rilevante aumento del patrimonio netto e dell’indebitamento commerciale e verso le banche. Le cooperative sociali meritano una attenzione particolare: il fatturato è aumentato quasi del 60%, gli addetti +30%, il patrimonio netto più dell’80%, mentre l’indebitamento commerciale schizza al 200% e quello verso le banche addirittura a quasi il 260%. Dati influenzati negativamente, per quanto riguarda l’indebitamento, dalla caduta dei margini nelle gare di appalto, con una corsa al ribasso e dalla crescita esponenziale dei crediti verso la pubblica amministrazione che, se non vi viene apposto rimedio, strangolerà tante nostre realtà.” Panorama a tinte fosche “Ci è di conforto – termina Negrini – una recente indagine di Prometeia, che ha segmentato i comportamenti delle imprese toscane ( 18.000 imprese con un minimo di 20 addetti ) in rapporto alla loro capacità di rispondere ai mutamenti di scenario. Sono stati così individuati quattro tipologie di impresa: quelle dinamiche che hanno avuto la capacità di riposizionarsi com- petitivamente; quelle virtuose, che hanno saputo reagire alla crisi sobbarcandosi però elevati rischi; quelle resilienti, che si sono ristrutturate senza però investire in fattori distintivi e competitivi; infine quelle statiche, che attendono gli eventi senza intervenire sui fattori che possono aiutarle quando arriverà, e dovrà pur arrivare, la ripresa del ciclo economico. Abbiamo ripetuto l’operazione di Prometeia sul nostro campione cooperativo e con sollievo ci siamo accorti che nel gruppo dinamico ci sono l’8% di imprese private e il 6% di imprese cooperative; nel gruppo virtuoso le imprese private sono il 9% e le cooperative il 14%; nel gruppo resiliente il 34% sono le imprese private, il 45% sono le cooperative e infine quasi la metà delle imprese private, il 49%, sono nel gruppo statico a differenza delle cooperative che sono solo il 33%. Meno di un terzo. La via per la crescita della cooperazione in Toscana quindi non è occlusa: occorrono idee e coraggio per liberarla dagli ostacoli e percorrerla per intero, con determinazione.” coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.19 Pagina 40 41 40 MONTAGNA PISTOIESE I nostri formaggi e le farine Li producono nell’azienda di Catia Verdetti. Si trovano nei punti vendita di Unocoop Montagna Pistoiese di Sauro Romagnani Una bellissima storia, quella dei coniugi Catia Verdetti e Roberto Petrucci, agricoltori. Da raccontare perché è esemplare della vita della Montagna Pistoiese. Una storia del passato e del presente che spiega la fede incrollabile nei valori della terra e del lavoro manuale. Capace di spiegare il trascorso di moltissime persone che, qui in montagna, sui monti dell'Appennino, non hanno avuto una vita né comoda né semplice, ma fatta di duro lavoro eseguito con orari lunghissimi, particolarmente nel periodo estivo, periodo in cui le giornate sono più lunghe «Giornate di lavoro a volte interminabili: dall'alba al tramonto». Catia e Roberto hanno recentemente festeggiato i cinquanta anni di matrimonio. Una storia d'altri tempi. Catia, nata a Gavinana, a 16 anni ha fatto il manovale per la costruzione della casa dove abita, si è sposata a 19 anni. Ha lavorato per 7 anni alla Smi (Società Metallurgica Italiana) a Campo Tizzoro e per 10 anni presso il ristorante "Ducci" che si trovava sul Monte Oppio. Dal 1980, è coltivatore diretto. Roberto è nato al Melo, una piccola frazione del comune di Cutigliano, sotto l'attuale agriturismo "Le Roncacce". «Non ho frequentato molto la scuola, dovevo lavorare. A settembre iniziava la raccolta delle castagne e finché non si era finito non si poteva andare a scuola. Nel 1946, all'età di 7 anni, la mia famiglia si è trasferita in un podere a San Vito. nel comune di San Marcello, di proprietà dell'Azienda Agraria di Limestre (Società creata dalla famiglia Orlando, proprietaria degli stabilimenti Smi) dove sono rimasto, come mezzadro, fino all'età di 23 anni. Il podere era ben fornito di bestiame come vacche, pecore, cavalli e muli. La terra era fertile e rendeva molto. Si seminavano patate, grano, segale. Si campava alimentandosi con patate, castagne, animali da cortile, maiali e naturalmente col pane fatto in casa. Quando ci trasferimmo a San Vito eravamo molto poveri. Salvatore Orlando, che aveva la stessa età di mio padre e si conoscevano, ci dette il podere a mezzadria attrezzato di tutto punto. Ci trovammo davvero bene. Lasciato il podere sono andato a lavorare alle Cave Tana di Martinelli e Sabatini. Ci sono rimasto per 11 anni. In quel periodo la Società Cave Tana mi faceva lavorare come camionista alla costruzione dell'autostrada Firenze-Mare. Successivamente, terminato il lavoro sull'autostrada, ho avuto "il posto" di autista al Co.Pi.T. Ci sono rimasto per 20 anni ma nel frattempo, mentre facevo questi lavori, non ho mai abbandonato l'azienda agricola che seguivo con mia moglie Catia». Produzione del formaggio a "latte crudo" Il locale, all'interno della casa colonica, è curatissimo, tenuto igienicamente in modo impeccabile, tanto che sembra un salotto più che un luogo di lavoro quotidiano «Certo la pulizia è molto importante» dice Catia «specialmente qui dove produciamo il nostro formaggio a "latte crudo". Seguiamo un procedimento molto particolare e rigoroso. Le pecore vengono munte e subito dopo si procede a fare il formaggio. Noi seguiamo un procedimento che pochi allevatori usano. Si porta il latte alla temperatura di 31 gradi centigradi e a questo punto introduciamo il caglio. Fatto il formaggio procediamo a fare la "ricotta" che è un prodotto molto ricercato». Uno dei segreti per ottenere un buon formaggiuo è quello di avere un ottimo latte che si ottiene tenendo bene gli animali e alimentandoli con cibo genuino e naturale, come spiega Roberto. «Alimentiamo le nostre pecore con i prodotti dei nostri pascoli. Quando la stagione lo permette le pecore le portiamo al pascolo. Quando invece le alimentiamo nella stalla diamo loro fieno, biada da latte, composta da orzo e granturco che produciamo in proprio» La produzione di farina di grano e di farro Non è semplice produrre una buona farina di grano o di farro per chi vive in queste zone perché richiede un procedimento complesso e lungo. «Il grano lo portiamo a macinare in un mulino a Lizzano in Belvedere, in provincia di Bologna, che dista da qui quasi 50 chilometri» racconta Roberto «mentre il farro prima lo portiamo a "decorticare", cioè a toglierli il guscio, in località Villa Campanile, provincia di Pisa e successivamente a macinare sempre a a Lizzano in Belvedere. Prima di diventare farina il farro fa un viaggio, fra andata e ritorno di 150 chilometri». Come si può facilmente capire si tratta di prodotti genuini che vengono commercializzati anche attraverso la Unicoop della Montagna Pistoiese. Compleanno alla Coop di San Marcello Lo scorso 26 novembre l’Unicoop Montagna Pistoiese ha voluto festeggiare in modo originale il sesto compleanno dall'apertura del negozio di San Marcello. Questa ricorrenza è stato ricordata in Piazza Maestri del Lavoro, con l'organizzazione di una festa dedicata in particolar modo ai bambini. Per i più piccoli il Mago Giacomino ha tenuto uno spettacolo di animazione. Era presente un folto numero di bambini festanti attratti dalle magie offerte dal mago che è stato da loro e dai genitori presenti molto seguito. Era inoltre presente l'artista Lisa Innocenti che nel ruolo di “truccabambini”, ha dipinto a colori i giovanissimi volti. Molto gradito anche il “Nutella Party” offerto dalla Coop. Per tutti i soci Uni- coop Montagna Pistoiese invece è stato riservato, per l'intera giornata, lo sconto del 10% sull'importo della spesa effettuata presso il negozio. Un bilancio positivo per una festa ben riuscita. coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.19 Pagina 42 43 42 COOP BISENZIO OMBRONE Contro la crisi, convenienza dell’offerta. Le iniziative per il Natale Il nostro impegno: mille prodotti a prezzi ribassati di Roberto Cavallini Siamo stati a rivisitare, a poco più di due mesi dall’inaugurazione, il nuovo punto vendita della coop e il relativo centro commerciale a Vaiano. “I risultati – ci dice Paolo Gelli, responsabile commerciale della cooperativa – sono soddisfacenti, in linea con le previsioni del preventivo. Dopo il settembre, caratterizzato da una grande affluenza nei giorni dell’apertura, abbiamo avuto un ottobre nel quale gli incassi sono stati eccellenti: quasi il 50% in più”. Questi risultati hanno consentito alla cooperativa di recuperare quel poco di perdite nelle vendite che si era accumulato nei mesi precedenti dell’anno. “Un anno terribile – afferma Bruno Gucci, presidente della cooperativa – soprattutto per i bilanci familiari. Non si intravede una via di uscita alla crisi e le crescenti difficoltà economiche delle famiglie si assommano alla insicurezza per il futuro. Una miscela esplosiva che colpisce le capacità di acquisto.” Nonostante il calo delle vendite registrato, il bilancio semestrale della cooperativa, come si può vedere dalle tabelle che mi mostrano, ha chiuso con un utile commerciale e finanziario. “Il nostro consiglio di amministrazione – continua Gucci – presa visione dei risultati del primo semestre e considerando appunto le estreme difficoltà di una parte consistente della nostra base sociale e delle famiglie più in generale, ha preso l’iniziativa di utilizzare i risultati conseguiti per iniziative che favorissero le possibilità di acquisto di generi alimentari di uso quotidiano” Mille prodotti coop a prezzo ribassato Come altre cooperative di consumatori infatti Coop Bisenzio Ombrone ha lanciato, dai primi giorni di novembre, una iniziativa con prezzi ribassati su circa mille prodotti a marchio coop. A questa iniziativa si aggiunge l’offerta soci, per il periodo natalizio, di olio extravergine della impresa Orlandini, in dame da tre litri, e del parmigiano reggiano. “ E’ quello che le cooperative possono fare per contribuire a rilanciare un poco i consumi in un periodo di stagnazione degli stessi. Offrire una ampia gamma di prodotti a marchio coop che possano soddisfare le esigenze alimentari quotidiane. Il centro commerciale Con Gucci, dopo aver visitato il supermercato, ci fermiamo a prendere un caffè, nel centro commerciale. “Anche i negozi presenti nel centro – ci dice Gucci – sono soddisfatti della frequenza. Questo bar prepara anche piatti per la pausa pranzo. C’è il negozio per la telefonia, un ottico/fotografo e anche un salone di parrucchieri “la compagnia degli artisti”. A gennaio aprirà una lavanderia di tipo tradizionale. C’è anche uno spazio attrezzato per i bambini e naturalmente il punto di distribuzione del latte crudo proveniente dalla azienda di Montepiano, aperto tutti i giorni sulle 24 ore e rifornito giornalmente.” Per chi vorrà visitare il centro il 13 e 14 dicembre, grazie alla collaborazione con i negozi del centro naturale di Vaiano, sarà messo a disposizione un collegamento tra centro storico e centro commerciale con un trenino elettrico, per la gioia dei bambini e la comodità delle loro famiglie e di chi non vuole o non ha la possibilità di utilizzare l’auto. Con Gucci ci diamo appuntamento per il prossimo 5 dicembre, alla assemblea congressuale di Legacoop toscana. “Parteciperemo come sempre, come cooperativa portando la nostra esperienza. Spero che esperienze come la nostra, presenti in tante altre cooperative, di un rapporto diretto e quotidiano con la base sociale, ci permettano di trovare forme e modi per superare disaffezione e apatia. Occorre stimolare la partecipazione e rilanciare la funzione sociale del movimento cooperativo. E occorre farlo con determinazione e rapidità.” coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.19 Pagina 44 45 44 COOP UNIONE AMIATINA Le donne e i giovani, la nostra forza Il miglior modo di competere. Rinnovati i comitati soci della cooperativa. Nuovi soggetti e esperienze per costruire il futuro prossimo della cooperativa e contribuire alla ripresa economica del territorio. Giuseppe d’Alessandro ci parla degli obiettivi della consulta annuale delle sezioni soci di Roberto Cavallini Il 29 novembre scorso (mentre andavamo in stampa) all’auditorium comunale di Santa Fiora Coop Unione Amiatina ha convocato la consulta annuale delle sue sezioni soci. Una giornata tutta dedicata alla discussione sul presente, ma soprattutto sul futuro di questa cooperativa, sul suo radicamento territoriale, il rapporto con la base sociale, le capacità e possibilità di sviluppo, la sua mission: garantire convenienza e qualità negli acquisti, offrire occupazione stabile, sviluppare socialità e solidarietà. “Abbiamo voluto organizzare questa giornata – ci dice Giuseppe D’Alessandro, presidente della cooperativa – che abbiamo incontrato qualche giorno prima dell’iniziativa, - con una cura e una attenzione anche maggiore rispetto agli anni precedenti. In questi giorni c’è infatti una particolare coincidenza che vede intrecciarsi i nostri motivi di riflessione sullo stato e le prospettive della nostra cooperativa, alla fine di un anno particolarmente difficile per i riflessi della situazione economica e sociale nazionale, con lo svolgersi del congresso regionale e nazionale della nostra organizzazione di riferimento, Legacoop. Abbiamo quindi l’occasione di ragionare sulle prospettive future del movimento cooperativo, magari portare anche un nostro peculiare contributo, e saldare queste riflessioni al futuro della cooperativa, sulla base dei risultati raggiunti in questi anni. Già queste potrebbero essere le motivazioni che ci hanno sollecitato a organizzare una iniziativa di significativo spessore, ma la cooperativa ne ha una ulteriore: la composizione fortemente rinnovata della rappresentanza sociale delle sezioni soci, conseguita con la elezione dei comitati soci, svoltasi nella settimana del 12/19 novembre scorso”. Una tornata elettorale, quella delle sezioni soci della cooperativa, preparata con cura e attenzione, di cui abbiamo dato conto anche nel numero pre- cedente della rivista, che aveva come obiettivo quello di eleggere comitati soci rappresentativi della base sociale territoriale di ciascuna sezione soci, desiderosi di dedicare tempo e capacità alle problematiche sociali e alla affermazione dei valori cooperativi, interessati a sviluppare attività e partecipazione. E la partecipazione è stato il dato di assoluto valore che si è potuto riscontrare in tutta la complessa fase di individuazione delle candidature e nella partecipazione alle elezioni. “Senza dubbio livelli di partecipazione e di consapevolezza importanti e che ci riempiono di soddisfazione – afferma Cristina Renai, coordinatrice delle attività sociali della cooperativa, - mostran- doci una tabella riassuntiva dei partecipanti al voto, sezione per sezione. Rispetto alle elezioni del 2008 abbiamo più che raddoppiato il numero degli elettori e anche rispetto a tre anni fa gli elettori sono aumentati più di un centinaio. Altro dato significativo: dei votanti, oltre i due terzi sono donne. Anche la partecipazione dei giovani è stata significativa.” “Tutte queste positività – aggiunge Giuseppe D’Alessandro – si sono felicemente coniugate con la nuova composizione dei comitati soci, rinnovati fortemente, con una presenza significativa delle donne e anche di giovani. E’ stato così premiato il lungo e impegnativo lavoro che ha riguardato innanzi- tutto le commissioni elettorali, tredici per i sedici negozi, e i 39 loro componenti , che hanno sollecitato e poi esaminato le numerose autocandidature, le hanno selezionate in base ai criteri dettati dalla cooperativa e hanno operato per il corretto e partecipato adempimento elettorale. A loro va un ringraziamento particolare mio e della cooperativa tutta. Adesso abbiamo operanti le nostre strutture sociali di base, con i loro quasi settanta componenti, che appunto abbiamo convocato per il 29 novembre per concordare un percorso comune che caratterizzerà i prossimi tre anni di vita futuri della cooperativa. In questa giornata oltre a una mia introduzione sul futuro prossimo della cooperativa e una relazione di Cristina Renai sui compiti delle sezioni soci in rapporto alle loro basi sociali, parleremo di cooperazione e partecipazione con un nostro grande amico, della cooperativa e dell’Amiata, Sergio Staino, e con Maurizio Boldrini esperto di comunicazione. Nel corso della giornata abbiamo voluto dare voce, con una tavola rotonda, anche a diverse esperienze e sensibilità che sono un patrimonio e una ricchezza della cooperativa: interverranno Flavio Batini, componente del consiglio di amministrazione della cooperativa, Vincenzo Millucci, astrofilo e socio attivo, Letizia Nucciotti, socia attiva, Valentina Pascucci, animatrice del progetto di educazione al consumo con- coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.20 Pagina 46 46 sapevole, Roberto Papalini, capo negozio di Castiglione d’Orcia, Luciana Rosati, capo negozio di Abbadia San Salvatore. Ci sarà poi un intervento di Johnny Dotti, imprenditore sociale e pedagogista e in conclusione una prequel del laboratorio teatrale “Le figurine mancanti” di Teresa Delogu.” Parteciperà ai lavori il presidente di Legacoop Toscana Stefano Bassi. Partecipazione gradita che ci permetterà di approfondire anche i temi del dibattito congressuale. Una giornata impegnativa, di lavoro, ma anche di socializzazione, nella quale sarà presentato anche una pubblicazione “Niente balle in pentola” edito da Effigi e Coop Amiatina, che come redazione seguiremo e di cui daremo conto nel prossimo nu- mero della rivista. Di una cosa siamo però già certi: servirà a rafforzare le conoscenze e i legami di socialità della cooperativa, rendendo tutti più consapevoli e impegnati nel perseguire con passione e determinazione gli obiettivi economici e sociali che la cooperativa si è data nella sua storia, continuando il lavoro di chi li ha preceduti. COLORA IL TUO NATALE Un ricordo di Gianluca di Giuliano Vannini Nel corso dell’ultimo saluto a Gianluca Cerrina Feroni, scomparso prematuramente dopo breve malattia Gianluca è stato paragonato ad un diesel, ad indicare la sua costanza, potenza, perseveranza, anche se un po’ lento a mettersi in moto. Questa osservazione mi trova d’accordo per le qualità dell’uomo ma non per il tipo di motore. Ho infatti ripensato al breve periodo che Gianluca ha trascorso alla presidenza dell’Associazione delle Cooperative di Consumatori del Distretto Tirrenico; in pratica circa sei mesi, prima di assumere un altro e più alto incarico nel mondo cooperativo. In quel tempo ero responsabile amministrativo del Cis, il consorzio di servizi delle piccole e medie cooperative toscane di consumatori e, come tutti i funzionari dell’associazione, fui contattato per esprimere le mie idee in merito al futuro delle cooperative e dell’attività dell’associazione. Non nego una certa preoccupazione per quell’incontro: io, funzionario amministrativo di una struttura poco più che provinciale, abituato a rapportarmi con la gente semplice dei consigli di amministrazione delle piccole coope- rative, in quel momento mi trovavo invece a dover esporre le mie idee ad un onorevole, deputato per tre legislature. Gianluca ascoltò con molta attenzione le mie proposte, demolendo fin da sotto le fondamenta quel muro di timore reverenziale che la diversità di esperienza e competenza aveva costruito nella mia mente e mi trovai subito a mio agio con una sintonia con quell’interlocutore così importante, che poche altre volte ho provato al primo incontro. Un diesel? Semmai un turbo diesel e con il turbo, si sa, le prestazioni sono più pronte e potenti e progressive, ma si consuma di più ed i motori durano di meno. È successo così anche per Gianluca, ma le soddisfazioni di chi l’ha conosciuto e l’ha potuto apprezzare lavorandoci insieme sono state anche queste di un livello superiore: proprio come di un turbo. Ciao Gianluca è stato bello conoscerti e lavorare con Te, anche se per un tempo troppo, troppo breve. La redazione di Coopinforma esprime le sue condoglianze alla famiglia per la prematura scomparsa di Gianluca. Abbiamo lavorato con lui per molti anni e ne abbiamo apprezzato la passione, le capacità politiche, l’umanità, l’attaccamento ai valori della cooperazione e del mondo del lavoro. Grazie Gianluca per quello che ci hai dato. NEI PUNTI VENDITA DI COOP UNIONE AMIATINA E COOP BISENZIO OMBRONE puoi trovare le sciarpe di seta e lino prodotte dalla cooperativa di donne vietnamite CraftLink Fai o fatti un regalo importante, EQUOSOLIDALE contro la povertà, per la cooperazione, la dignità e il lavoro Oxfam Italia Unione Amiatina Bisenzio Ombrone coopinforma 113_Layout 1 27/11/14 14.20 Pagina 48 Mostra crossmediale no oid idon oCoooper nne n p Atti A ve v a cura di NO NOIDO ONNE/Cooperativa Libera Stampa Dal 3 dicembre al 9 dicembre 2014 SALA SA LA CA CAMI AMIINET NETT TT TO O e SA SALA LA SO ONNINO Pro P rovincia rov ovincia di Firrenze; re Pa alazzo lazz zzzo Me edici Riccard Riccardi rdi via Cavour avo vour, n 1 – Fire Firen ren nze nze. e. INAUGURAZ INAUGURA RAZ AZ ZIONE MERCOLEDìì 3 DICEMBRE 2014 ORE 10,30 – 12 2,30 SALA “LUCA SALA “LUCA A GIOR GIORD DANO ANO” ” – PRO P OV PR VINCIA INCIA di FIRENZE Coord Coordina rdina CHIARA CHIAR RA GRA RA AS ASSI, Pre Presidente P residente Commissione Commissione Pari Pari ari Opportunità Opport rtunità Le Lega ega acoop T To Toscana oscana o Partecipano art rtecipano ANDREA BARDUCCI, Pre P residente Pr Pro rovincia rov ovincia di Fire Firenze renze e DOR DORA RA IIA AC CO OBELLI, Vicepre Vicepresiden residen nte Legacoop, Legacoop Pre P residente Commissione C Pa ari ri Opportunità Opport rtunità TIZIANA BA BAR RTOLINI, RT OLINI, Direttora Dire retttora ra NO OIDONNE COSTA COST TA ANZA NZA ZA FANELLI, ANELLI, Coopera Cooperativa rativa va Libera a Stampa GRA GR GRAZIA RAZIA A AZ ZIA FAL ALT LT TONI TONI, ONI ONI, Pre P residente Coopera C Cooperativa rativa va Socialle Ko oinè inè CLA LAUDIA UDIA FIA AS ASCHI, Pre P residente Alleanza A Coopera Cooperat rattive tiv ve Italiane - To ve Tosc T o osccana Progetto promosso dalla Commissione Pari Opportunità di Legacoop Nazionale con il supporto di COOPFOND e con il contributo di CAMST T, CCFS, Cooperativa sociale 29 Giugno.