Cresme - fivra

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Cresme - fivra
 VALUTAZIONE DELLA CONVENIENZA
E DELL’IMPATTO ECONOMICO DELL’ISOLAMENTO
TERMO-ACUSTICO DEGLI EDIFICI Settembre, 2014
INDICE
INTRODUZIONE
III
SINTESI
IV
I
Perché isolare gli edifici - quanto consumano
IV
II
L’esigenza di riqualificazione del patrimonio
VI
III
Il potenziale di mercato e la convenienza dell’isolamento
IX
1.
Perché isolare gli edifici - quanto consumano gli edifici, quanto si può risparmiare
1
1.1. Il sistema energetico italiano: negli edifici il consumo più elevato
2
1.2. Kyoto ed EU 2020
5
1.3. I consumi degli edifici
8
1.3.1.
Il settore residenziale
10
1.3.2.
Il settore non residenziale
12
1.4. Il potenziale degli edifici ad uso terziario per l’efficienza energetica
2.
Quali edifici isolare – stock, nuova produzione, riqualificazione - quante pareti, solai,
sottotetti, divisori per destinazione d’uso
2.1. Settore residenziale - Il patrimonio immobiliare
15
18
22
2.2. Settore non residenziale - - Il patrimonio immobiliare
25
2.3. Quanto si è prodotto e si produce, quanto si riqualifica
29
2.3.1.
Il mercato delle pareti esterne 2013 per il settore residenziale
29
2.3.2.
Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia residenziale
34
2.3.3.
Il mercato delle pareti esterne per il settore non residenziale
36
2.3.4.
Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia non residenziale
37
2.4. Le chiusure orizzontali, coperture e solai nel settore residenziale
38
2.4.1.
Le coperture a falda
38
2.4.2.
- Il mercato attuale delle copertura a falda
- Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia residenziale
Le chiusure orizzontali, 1° solaio, sottotetto, coperture piane
42
- Il mercato attuale
- Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia residenziale
2.5. Le chiusure orizzontali, coperture e solai nel settore non residenziale
47
- Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia residenziale
3.
4.
5.
Quanto si risparmierebbe e con quale investimento - quanto consuma ogni tipologia di
edificio, le potenzialità di risparmio e il costo di tale risparmio (€/kwh); il bilancio costi /
benefici per lo stato e per il sistema paese
3.1. Il peso dell’attività di recupero del patrimonio esistente nel mercato delle costruzioni nel 2013
49
51
LE INDAGINI PRESSO I RIVENDITORI DI MATERIALI, I PROGETTISTI, LE FAMIGLIE E GLI
AMMINISTRATORI DI CONDOMINIO
81
Quali materiali si utilizzano e per quali motivi si scelgono nell’isolare gli edifici? La
percezione dei rivenditori e dei progettisti anche rispetto ai temi del rapporto prezzo /
prestazioni, durabilità, salubrità dei materiali
82
La questione dell’acustica nella percezione delle famiglie – il “fattore termico” appare
acquisito all’opinione pubblica e al decisore politico (pur con distorsioni) ma cosa ne
pensano le famiglie del problema acustico? Città e piccoli centri, tipologie di rumori,
intensità, fascia oraria
93
II
Introduzione
Gli obiettivi dello studio condotto per FIVRA sono sommariamente riconducibili all’ambito
dell’efficienza termo-acustica del patrimonio immobiliare del Paese. Sia degli oltre 12,5 milioni di
edifici esistenti (che comprendono 34,7 milioni di unità abitative e non residenziali), sia degli
immobili che vengono annualmente costruiti (55mila nella media degli ultimi anni).
E’ evidente, anche dalle cifre appena descritte, che intervenire sulla nuova produzione edilizia non
è sufficiente se si vogliono ottenere risultati adeguati in termini di risparmio energetico e di
benessere degli occupanti degli immobili (i nuovi edifici rappresentano una integrazione annua
dello stock esistente pari allo 0,4%). Come è altrettanto evidente che il patrimonio immobiliare
italiano, essendo vecchio ed obsoleto, non necessita solo di nuovi impianti di fonti di energia
rinnovabili. Ha bisogno, invece, di una attenzione particolare da destinare a quegli interventi
sull’involucro edilizio che possano arginare gli elevatissimi consumi energetici.
L’orientamento che si è voluto quindi imprimere alla ricerca è proprio in questa direzione:
innanzitutto quanto “consumano” gli immobili esistenti e quanto si potrebbe risparmiare; poi ci si è
soffermati sul mercato attuale dell’isolamento (articolando lo stock e su tale misura quanto si
interviene oggi);successivamente ci siamo domandati quale potrebbe essere il potenziale di
intervento nei prossimi anni.
Successivamente, seguendo un percorso logico, sono state analizzate le risorse necessarie da
investire ed il beneficio in termini di risparmio che ne conseguirebbe. I risultati sono stati affrontati
anche dal punto di vista economico, considerando l’ambito dell’incentivazione pubblica e la
ricaduta economica ed occupazionale per il sistema Paese.
Infine è stato affrontato il tema del mercato (dal lato offerta) degli isolanti termico-acustici e del
fabbisogno di isolamento acustico da parte delle famiglie italiane.
Sotto il profilo metodologico la ricerca si è alimentata attraverso diversi contributi: innanzitutto i
sistemi informativi del Cresme sulla nuova produzione edilizia e sulla misurazione dello stock
immobiliare; sono risultate necessarie anche le analisi sviluppate negli ultimi anni sul parco edilizio
residenziale e non residenziale e sulle caratteristiche del medesimo; l’esperienza che il Cresme ha
accumulato in questi anni nel mettere a punto il modello per la valutazione dell’impatto socioeconomico degli investimenti per l’isolamento termo-acustico. Infine, sono state effettuate alcune
indagini campionarie (con metodo CATI) alla rete della distribuzione (350 intervistati); alle famiglie
per la percezione dell’inquinamento acustico e dell’isolamento termico (400 famiglie). E’ stato
effettuato anche un sondaggio (CATI e CAWI) presso 260 progettisti.
III
SINTESI
I - Perché isolare gli edifici - quanto consumano
Il sistema energetico italiano: negli edifici il consumo più elevato
Nel 2013 il patrimonio edilizio italiano ad uso civile (residenziale, uffici e negozi) ha consumato circa
47 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti, una leggera riduzione dello 0,7 per cento rispetto al dato
2012. I stima che il settore residenziale sia quello che ha registrato un leggero incremento dei consumi (+0,2
per cento), mentre i consumi degli edifici ad uso terziario sono stimati in calo del 2,1 per cento.
Grafico I - Bilancio energetico in Italia – 2013
Fonte: elaborazione CRESME su dati Ministero dello Sviluppo Economico, Bilancio Energetico Nazionale provvisorio per
l’anno 2013
Sulla recente dinamica dei consumi del settore civile ha impattato in modo significativo il fattore climatico per il
comparto residenziale e la recrudescenza della crisi economica per il comparto terziario. Temperature
invernali decisamente superiori alla media hanno determinato il consistente calo del biennio 2006-2007 (-8 per
cento), mentre un successivo decremento delle temperature invernali ha generato gli aumenti del periodo
seguente.
Ampliando l’analisi al medio-lungo periodo, possiamo individuare un trend di fondo di incremento costante e
sostenuto dei consumi degli edifici. Alla base di tale tendenza di fondo si riscontrano più fenomeni
concomitanti che lavorano in direzioni opposte: verso l’incremento dei consumi (l’ampliamento dello stock
edilizio, l’incremento della quantità di beni durevoli energivori detenuti dalle famiglie) e verso il contenimento
degli stessi (maggiore efficienza degli impianti con ciclo di vita medio-breve, normativa tecnica più restrittiva in
termini di efficienza degli involucri edilizi). In ogni caso, nel periodo 1990-2013, il settore degli usi civili è quello
che ha aumentato maggiormente i propri consumi energetici (+31 per cento, contro il +14 per cento dei
IV
trasporti e la forte diminuzione dei consumi industriali). Schematizzando: tendenza di fondo all’incremento,
oscillazioni di breve termine intorno a questo trend determinate principalmente dai fattori climatici.
Grafico II - Consumo di energia per usi civili: il trend di lungo periodo
Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio
Fonte: elaborazione Cresme su dati Mi.S.E. ed ENEA; 2013 -­‐ stima I consumi residenziali manifestano rilevanti oscillazioni come conseguenza dei fenomeni climatici, mentre i
consumi del settore terziario appaiono più costanti nel loro trend crescente. Tra il 1990 ed il 2012, i consumi
degli edifici residenziali sono cresciuti solo del 9 per cento, mentre i consumi provenienti dal settore terziario
sono aumentati del 99 per cento (contemplando anche la recente riduzione del 9% tra il 2010 e il 2013). Una
dinamica che rispecchia la maggiore crescita dello stock edilizio terziario rispetto a quello residenziale, oltre
che la terziarizzazione dell’economia.
Grafico III - Settore residenziale e terziario, i consumi (KTep / anno)
Fonte: elaborazione CRESME su dati Ministero dello Sviluppo Economico e ENEA; stima per gli anni 2011, 2012, 2013
Fra gli immobili non residenziali, il settore che consuma più energia è il commercio con oltre 34,6 GWh di cui
13,9 GWh elettrici e 20,7 GWh termici ripartiti su quasi 204 mila edifici e 278 milioni di mq pari ad un consumo
specifico di 125 KWh/mq/anno. Tale consumo specifico è notevolmente differenziato tra i 161 KWh/mq/anno
dei centri e gallerie commerciali e i 122 KWh/mq/anno degli edifici commerciali di medie e piccole dimensioni.
V
Grafico IV - Consumo specifico degli edifici ad uso terziario – KWh/mq/anno
Fonte: elaborazione Cresme su dati ENEA, Cresme, Istat, fonti varie
Il settore pubblico è stato investito di una particolare attenzione dal DL 61/2013 (convertito in legge n.90/2013)
– anche in recepimento della direttiva europea n. 30/2010. Il patrimonio scolastico è stato immediatamente
oggetto di uno screening da parte del MISE in collaborazione con ENEA e, su tale comparto, presumibilmente
verranno convogliate idonee risorse. Infatti sulla base di uno studio che Cresme ha condotto su incarico di
Enea, il patrimonio scolastico denuncia consumi elettrici e termici piuttosto elevati.
Grafico V - Scuole - Consumi termici per alunno per ripartizione territoriale (kwht/alunno)
1.403
1.195
1.041
961
803
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Mezzogiorno
Totale Italia
Fonte: elaborazione e stime Cresme 2013
II - L’esigenza di riqualificazione del patrimonio
Come abbiamo visto, il patrimonio edilizio italiano è un “colabrodo” energetico. Nella cornice descritta
sinteticamente si inserisce quindi con maggior peso il ruolo della riqualificazione e di come esso vada
crescendo nel tempo.
Oggi, la domanda di rinnovo del parco edilizio e infrastutturale è diversa da quella che caratterizzava gli anni
’90. Si è ampliata e si sono modificate le priorità: meno finiture e più impianti; meno estetica e più tecnologia.
E gli spazi di diversificazione futura sono ancora tanti: l’acustica, gli spazi urbani, compendi immobiliari
VI
piuttosto che frammentazione nelle abitazioni, messa in sicurezza, sostenibilità ambientale ed energetica,
efficienza idrica, solo per citarne alcuni. Serve incoraggiare la domanda attraverso meccanismi incentivanti
(non necessariamente e/o non solo aiuti dello Stato); serve articolare un quadro delle priorità modulando le
azioni di stimolo. Serve una visione strategica che derivi da una analisi puntuale del vero fabbisogno di
riqualificazione.
Molteplici fattori sono suscettibili di incidere sugli investimenti nel recupero nell’attuale fase e negli scenari
futuri:
-
la “vetustà” del patrimonio edilizio e l’obsolescenza delle sue componenti;
-
gli interventi riconducibili alla “personalizzazione” delle abitazioni acquistate;
-
l’adeguamento alle normative europee in alcuni settori (impianti elettrici, di riscaldamento, ecc...) e
l’evoluzione della domanda di efficientamento energetico;
-
la crescita della componente impiantistica negli edifici;
-
le misure fiscali incentivanti.
Il patrimonio immobiliare residenziale nel Paese non può dirsi recente: il 63,8% degli edifici è stato
costruito prima del 1971, pari a 7,2 milioni di edifici. La vetustà del patrimonio non necessariamente
implica un cattivo stato di conservazione delle strutture, ma va segnalato che 2,6 milioni di edifici sono
considerati in stato mediocre o pessimo di conservazione.
Inoltre è da sottolineare come l’epoca di costruzione sia indicativa delle tecniche costruttive e, in particolare
apra un noto problema sul tema della sicurezza rispetto ai rischi sismici. La normativa antisismica per le
nuove costruzioni è entrata in vigore nel 1974 (Legge n.64/1974), quindi gli edifici realizzati precedentemente
a questa data non sono stati costruiti secondo le nuove norme tecniche. Ma anche gli edifici costruiti
successivamente al 1974, pur essendo in regola rispetto alla legge vigente al momento della realizzazione,
potrebbero non essere conformi alla attuale normativa sismica poiché in questi anni la mappa della
pericolosità sismica è stata modificata più volte, includendo sempre più comuni nelle zone di rischio più
elevato. In ogni caso gli edifici realizzati prima del 1974, e quindi senza riferimento alla prima normativa
antisismica, sono circa 8 milioni, il 71% dello stock edilizio.
Il fenomeno della ‘vetustà’ del patrimonio edilizio interessa in particolare le aree urbane, ed è un fenomeno
che tende a crescere nel tempo. La proiezione elaborata da CRESME in termini di unità abitative sullo stock
edilizio con oltre 40 anni, soglia che viene fissata dagli studi di tecnologia come quella oltrepassata la quale
sono necessari interventi di manutenzione straordinaria per mantenere gli standard funzionali dell’abitazione e
dell’edificio, vede la seguente situazione:
nelle città metropolitane le abitazioni con oltre 40 anni rappresentano il 76,2% dello stock esistente al
2011, ma nel 2021 saranno l’85,2%: nei comuni capoluogo di provincia si passerà dal 68,7% del 2011 al
79,7% del 2021.
TABELLA I - ABITAZIONI IN EDIFICI CON OLTRE 40 ANNI
2011
2021
Città metropolitane
76,2%
85,2%
Città capoluoghi
68,7%
79,7%
VII
La domanda che proviene dal territorio
Le interviste effettuate sul territorio nazionale evidenziano la quantità di abitanti che risente di un “disagio
termico” nella propria abitazione: circa il 36% avverte una scarsa uniformità di temperatura fra gli
ambienti dell’alloggio.
C
D
20,0
36,3
55,5
63,7
80,0
AoB
44,5
65,9
34,1
18,2
Si
36,6%
No
63,4%
90,0
80,0
70,0
60,0
50,0
40,0
30,0
20,0
10,0
0,0
81,8
Grafico VI - FAMIGLIE – In termini di comfort termico, c'è una scarsa uniformità della temperatura fra
gli ambienti?
E
F
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
Ma soprattutto è avvertito un disagio da inquinamento acustico, considerato anche che il 42% delle
abitazioni è esposto a fonti di rumore (strade a traffico elevato, ferrovie, locali notturni, ecc.). Il 35% degli
abitanti avverte i rumori dei vicini di casa e, soprattutto, secondo il 23,3% degli intervistati il tipo di degrado
ambientale più sviluppato è proprio quello acustico, seguito da quello atmosferico (19,8%) ed estetico
(15,5%). Il 70% dei cittadini è infastidito da rumori diurni e il 45% da rumori notturni.
Grafico VII - FAMIGLIE – Durante il GIORNO ci sono rumori che la infastidiscono?
Se SI, quali?
Rumori di moto/motorini
Si
69,5%
No
30,5%
23,2
Rumori di auto/autobus
20,3
Cani o altri animali
14,8
Vicini di casa
11,2
Allarmi antifurto
9,5
Raccolta spazzatura
9,2
Rumore di cantieri
8,1
Locali di intrattenimento
3,6
0,0
5,0
10,0
15,0
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
20,0
25,0
Non è un caso che i distributori di materiali edili intervistati, indichi che nei prossimi anni i prodotti per
isolamento termico-acustico avranno un sensibile sviluppo: il 64% dei distributori segnala che le vendite in
questo ambito avranno una dinamica molto superiore (11%) o superiore (53%) rispetto ad oggi.
VIII
Grafico VIII - RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Come prevede andranno le vendite di
materiali isolanti dal 2013 al 2018
60,0
53,3
55,6
53,3
50,0
50,0
40,0
31,3
30,0
20,0
20,1
19,4
16,7
13,3
13,9
11,0
10,0
0,0
0,0
2,8
0,0
0,8
0,0
Nord
Centro
Molto superiore
Superiore
Sud
Uguale
Inferiore
Totale
Molto inferiore
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
III - Il potenziale di mercato e la convenienza
dell’isolamento
UNO
SGUARDO
D’INSIEME
SULLO
STOCK
EDILIZIO,
SUGLI
INTERVENTI
POTENZIALI
DI
RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI E SUI BENEFICI ECONOMICI OTTENIBILI
Nelle pagine che seguono si presenta una completa disamina del patrimonio edilizio e delle sue potenzialità di
riqualificazione in termini energetici per quanto riguarda gli involucri (pareti perimetrali, coperture e sottotetti,
primi solai). Si è ritenuto opportuno, per rendere la lettura più agevole, inquadrare in una estrema sintesi le
quantità in gioco; si tratta infatti di enormi superfici di manufatti edilizi che implicano ingenti investimenti ma
che costituiscono una imperdibile occasione di risparmio energetico ed economico, di miglioramento delle
condizioni di vita dei fruitori degli immobili, di riduzione delle emissioni di gas serra. L’occasione è ancor più
appetibile se si considera la capacità di generare occupazione diretta nell’edilizia e indotta nei settori che
fanno capo all’edilizia. Come si vedrà nei paragrafi successivi, lo stock edilizio italiano si compone di un
elevato numero di edifici e di unità immobiliari con involucri esterni che sviluppano quasi 10 miliardi di metri
quadri di superficie netta (al netto delle aperture e delle finestre). Lo stock si incrementa progressivamente per
effetto della nuova costruzione ed è ciclicamente sottoposto ad interventi di ristrutturazione. Ogni anno,
dunque, si effettuano lavori (di nuova costruzione e di ristrutturazione) che coinvolgono elementi fabbricativi
(pareti perimetrali, coperture, sottotetti, primi e ultimi solai) sui quali deve o dovrebbe essere prevista
l’applicazione o la sostituzione di materiali isolanti.
Lo schema che segue sintetizza le quantità relative allo stock di elementi fabbricativi e al potenziale,
complessivo e annuo, di superfici da isolare nell’arco di 10 anni dal 2014 al 2023. Il potenziale medio annuo
ammonta a oltre 155 milioni di mq e si compone di quasi 59 milioni di mq provenienti dalla nuova costruzione
e di quasi 97 milioni di mq di superfici oggetto di interventi di manutenzione straordinaria. L’edilizia
residenziale contribuisce per il 74,8% al potenziale annuo con 116 milioni di mq (39,9 milioni mq dalla nuova
costruzione e 76,5 milioni mq da interventi di ristrutturazione). Il non residenziale civile (al netto del settore
IX
industriale e di quello agricolo) contribuisce con oltre 39 milioni di mq (di cui 18,9 milioni di mq di nuova
costruzione e 20,2 milioni mq di interventi di ristrutturazione).
Nel complesso, il potenziale più ampio è identificabile nelle coperture che vedranno 81,3 milioni di mq medi
annui di interventi (12,2 milioni mq di nuova costruzione e 69,1 milioni mq di interventi di manutenzione); le
pareti perimetrali saranno un importante ambito potenziale con 47,5 milioni mq medi annui (25,8 milioni di
nuova costruzione e 21,7 milioni di ristrutturazione); il potenziale dei solai a piano terra e dei sottotetti risulta
più contenuto con 26,6 milioni di mq medi annui (20,7 milioni mq di nuova costruzione e 5,9 milioni mq di
interventi di manutenzione).
Sintesi dello stock e del potenziale di interventi 2014 - 2023
Pareti perimetrali residenziale Pareti perimetrali non residenziale Coperture residenziale Coperture non residenziale Solai e sottotetti residenziale Primo solaio non residenziale RESIDENZIALE NON RESIDENZIALE Stock (mln mq) 4.140 909 1.478 694 1.918 693 7.536 2.296 TOTALE 9.832 Fonte: elaborazioni e stime Cresme
Potenziale nuova costruzione 2014 – 2023 (mln mq) 168,1
89,5
82,4
39,6
148,3
59,4
398,8
188,5
587,3
Potenziale ristruttur. 2014 – 2023 (mln mq) 149,5
67,0
563,0
128,0
52,0
7,0
764,5
202,0
966,5
X
Potenziale TOTALE 2014-­‐ 2023 317,6
156,5
645,4
167,6
200,3
66,4
1.163,3
390,5
1.553,8
Potenziale nuova costruzione ANNUO 2014 -­‐ 2023 Potenziale ristruttur. ANNUO 2014 -­‐ 2023 Potenziale TOTALE ANNUO 2014 -­‐ 2023 16,8
15,0
31,8
9,0
6,7
15,7
8,2
56,3
64,5
4,0
12,8
16,8
14,8
5,2
20,0
5,9
0,7
6,6
39,9
76,5
116,3
18,9
20,2
39,1
58,7
96,7
155,4
Come si vedrà più approfonditamente nel capitolo 3, il potenziale di interventi edilizi di rinnovo rappresenta
un’imperdibile occasione di realizzare importanti risparmi energetici e, di conseguenza, economici. E’
evidente, infatti, che il potenziale relativo alla nuova costruzione opera in incremento dello stock (e quindi
anche in incremento marginale dei consumi energetici) pur dovendo sottostare alla normativa più recente in
fatto di requisiti minimi di contenimento energetico; viceversa, il potenziale di interventi di ristrutturazione,
opera sottraendo consumi ad uno stock edilizio energeticamente inefficiente. E’ dunque sul potenziale relativo
alla ristrutturazione che si è approfondito il tema del risparmio ottenibile, della riduzione dell’emissione di gas
climalteranti, del livello degli investimenti da porre in atto, del tempo di rientro dell’investimento (con e senza
incentivi all’edilizia o alla riqualificazione energetica), dei livelli occupazionali attribuibili agli interventi di
ristrutturazione.
Di seguito si presentano due tavole di sintesi, estrapolate dal capitolo 3, delle quali si approfondirà più avanti
la metodologia di elaborazione e le fonti con una analisi puntuale dei singoli elementi che la compongono.
Anche in questo caso, infatti, più che i singoli dati, si vuole mettere in luce i risultati salienti dell’analisi. Nel
totale dell’attività di rinnovo si rilevano 96,7 milioni di metri quadri potenziali annui di interventi che implicano
un investimento per la realizzazione dei lavori pari a 11,7 miliardi di euro annui.
Il risparmio energetico annuo ottenibile da tali interventi è di poco inferiore ai 4.500 GWh termici annui che
porterebbero ad un risparmio economico di oltre 535 milioni di euro per ogni anno e a minori emissioni per
oltre 890 mila tonnellate di gas climalteranti. Gli interventi effettuati in regime di detrazione fiscale al 65% si
evidenziano per un periodo di rientro dell’investimento pari a 7,6 anni; tale valore si ottiene rapportando
semplicemente l’importo investito annualmente (detratte le somme rimborsate fiscalmente) al risparmio annuo
ad esso attribuibile.
E’ evidente che gli incentivi fiscali rappresentano un potente acceleratore del pay back period poiché, in
assenza di essi il periodo di rientro dell’investimento è pari 21,8 anni.
XI
ATTIVITA’ DI RINNOVO 2014 – 2023 - STOCK, POTENZIALE DI INTERVENTO, INVESTIMENTI,
RISPARMIO ATTRAVERSO L’ISOLAMENTO
Risparmio
potenziale
(GWh
annui)
Risparmio
potenziale
(mln €
annui)
CO2 non
emessa
(Kt annue)
Pay back
time con
incentivi
(anni con
65% per
riqual.
energetica)
7,1
Stock
(mln mq)
Potenziale
2014-2023
(mln mq
annui)
4.140
15,0
1.121,3
462,1
55,5
92,43
909
6,7
402,0
176,0
21,1
35,21
Pareti perimetrali residenziale
Pareti perimetrali non residenziale
Coperture residenziale
Coperture non residenziale
Solai e sottotetti residenziale
Primo solaio non residenziale
Investimento
(mln € annui)
1.478
56,3
8.445,0
3.109,5
373,1
694
12,8
1.280,0
530,2
63,6
1.918
5,2
364,0
164,1
19,7
693
0,7
45,5
18,1
2,2
Residenziale
7.536
76,5
9.930,3
3.735,8
448,3
Non residenziale
2.296
20,2
1.727,5
724,4
86,9
Totale edifici Italia
9.832
96,7
11.657,8
4.460,1
535,2
6,7
621,90
7,9
106,04
7,0
32,82
6,5
3,62
7,3
747,2
7,8
144,9
7,0
892,0
7,6
Fonte: elaborazione Cresme su dati vari (ENEA, Istat, MISE, prezziari, Cresme/SI, altri)
Per rendere un’idea della quantità in gioco si possono rapportare i valori sopra esposti ad entità di uso
comune:
•
le superfici potenziali annue di interventi di ristrutturazione (96,6 milioni di mq) sono l’equivalente di
circa 13.500 campi di calcio (135 mila campi da calcio il potenziale nel decennio)
•
il risparmio potenzialmente ottenibile annuo (quasi 4.500 GWh termici) che compenserebbero i
consumi di circa 390 mila caldaie autonome (considerando il consumo medio nazionale di circa
1.400 mc di metano annui)
•
le emissioni annue evitate di gas climalteranti sarebbero di oltre 890 kt annue, come l’assorbimento
annuo garantito da circa 30 milioni di alberi adulti o come compensare le emissioni annue di 283 mila
automobili euro 5 (126,2 g CO2/km per 25 mila Km annui)
XII
La lettura delle informazioni così allineate mostra uno stock complessivo di superfici esterne dalle
dimensioni enormi:
!
oltre 9,8 miliardi di mq di cui
o
5,0 miliardi di mq di pareti perimetrali (4,1 miliardi per il residenziale e 0,9 miliardi per il
non residenziale)
o
2,2 miliardi di mq di coperture (1,5 miliardi per il residenziale e 0,7 miliardi per il non
residenziale)
o
2,6 miliardi di mq di solai e sottotetti (1,9 miliardi per il residenziale e 0,7 miliardi per il
non residenziale)
Tale patrimonio, pur in parte riqualificato e soggetto a flussi di nuova edificazione, consta di amplissime
superfici che non hanno subito interventi da oltre 15 anni:
!
oltre 8,2 miliardi di mq (quasi l’84% dell’intero stock) di cui
o
4,4 miliardi di mq di pareti perimetrali (3,7 miliardi per il residenziale e 0,7 miliardi per il
non residenziale)
o
1,5 miliardi di mq di coperture (1,0 miliardi per il residenziale e 0,5 miliardi per il non
residenziale)
o
2,3 miliardi di mq di solai e sottotetti (1,7 miliardi per il residenziale e 0,6 miliardi per il
non residenziale)
L’effettivo potenziale di intervento che lo stock non riqualificato negli ultimi 15 anni (84% circa dello stock
complessivo) potrà esprimere nel periodo 2013-2022 in termini di reali opere edilizie di rinnovo (dettati dalla
vocazione ad effettuare tale tipo di interventi a livello territoriale e per zona climatica, come descritto nel
capitolo 2), genera interventi su:
!
quasi 1,0 miliardi di mq (pari a una media annua di 96,7 milioni di mq) di cui
o
216 milioni di mq di pareti perimetrali (150 milioni per il residenziale – media annua 15,0
milioni mq e 67 milioni per il non residenziale – media annua 6,7 milioni mq)
o
691 milioni di mq di coperture (563 milioni per il residenziale – media annua 56,3 milioni mq
e 128 milioni per il non residenziale – media annua 12,8 milioni)
o
59 milioni di mq di solai e sottotetti (52 milioni per il residenziale – media annua 5,2 milioni
mq e 7 milioni per il non residenziale – media annua 0,7 milioni mq)
All’effettivo potenziale di rinnovo delle superfici edificate, corrisponde un tasso complessivo di intervento pari
all’1,0% della superficie totale esistente. Il tasso di intervento più elevato si rileva per le coperture residenziali
(3,8%) mentre si osserva la vocazione più contenuta ad intervenire sulle superfici opache nelle pareti
perimetrali residenziali (0,4%) e nei solai al piano terra degli edifici non residenziali (0,1%).
L’entità dell’investimento complessivo che risulterebbe dall’intervento di coibentazione di tutte le superfici
potenzialmente oggetto di tali interventi di rinnovo nel periodo 2014-2023 è misurato pari a 116,6 miliardi di
euro nei 10 anni e pari a 11,7 miliardi annui, un valore inferiore al 15% di tutti gli investimenti in
manutenzione straordinaria effettuati annualmente in Italia. Gli ordini di grandezza degli investimenti non
sono fuori dalla portata delle capacità di spesa delle famiglie e delle imprese e appare importante, su tali basi,
la sensibilizzazione del panorama politico e dell’opinione pubblica.
XIII
Ciò è tanto più vero se si introduce il tema del risparmio energetico ottenibile dagli interventi appena descritti.
Secondo le elaborazioni effettuate sui dati ENEA si osserva che il risparmio energetico specifico (KWh/mq)
per gli interventi sulle superfici opache degli edifici è compreso tra i 25,9 KWh/mq dei solai al piano terra degli
edifici non residenziali e i 55,2 KWh/mq delle coperture residenziali.
A fronte, dunque, di un investimento di 116,6 miliardi di € si otterrebbe un risparmio energetico annuo,
a conclusione del ciclo decennale di investimenti, pari a 44.600 GWh/anno. Considerando che 1 GWh
equivale a circa 86 Tep (tonnellate equivalente di petrolio), si osserva che il risparmio annuo sarebbe pari a
3.836 KTep annue a fronte di un consumo complessivo da parte degli edifici pari a 46.800 KTep. In
sostanza intervenendo con coibentazioni efficaci sul solo potenziale annuo dei prossimi 10 anni si otterrebbe
un risparmio energetico del 8,2% sulla bolletta energetica nazionale. E’ inoltre evidente che gli edifici così
riqualificati consumerebbero dal 40% al 75% in meno rispetto ad edifici non coibentati offrendo un vantaggio
estremamente più elevato, con risparmi proporzionali in termini energetici ed economici, per gli occupanti di
tali spazi abitativi e lavorativi.
Il periodo di rientro dell’investimento in riqualificazione energetica degli involucri edilizi (pay back period
semplice calcolato come investimento medio annuo diviso risparmio medio annuo) si colloca in media a 7,6
anni in presenza di incentivi paragonabili a quelli attualmente in vigore (65%). In assenza di incentivi il
periodo di rientro dell’investimento è particolarmente elevato e si colloca a 21,8 anni. Gli interventi con
un ritorno più rapido sono quelli di coibentazione di solai e sottotetti nel settore residenziale che vengono
ammortizzati in 6,5 anni con incentivi e in 18,5 anni senza incentivi. Gli interventi con periodo di rientro più
lungo (7,9 anni con incentivi e 22,6 anni senza incentivi) sono quelli di riqualificazione delle coperture
residenziali.
XIV
I 116,6 miliardi di euro ripartiti in 10 anni, qualora venissero convogliati attraverso incentivi fiscali alla
riqualificazione paragonabili a quelli attualmente in vigore pari al 65%, potrebbero attivare annualmente oltre
174 mila addetti. Nell’intero periodo decennale, dunque, si attiverebbero quasi 1,7 milioni di posti di lavoro
(nuovi , trattenuti o ripristinati) nell’edilizia della riqualificazione energetica.
XV
L’opportunità degli incentivi pubblici
Il combinato normativo disposto dal DL 63 convertito in L. 90/2013, dalla legge di stabilità 2014 e dalla legge
di stabilità 2015, definisce la proroga degli incentivi per la riqualificazione energetica e per la ristrutturazione
edilizia per tutto il 2013, il 2014 ed il 2015 con aliquote potenziate (65% per la riqualificazione energetica in
luogo del 55% pre-vigente e 50% per le risutrutturazioni in luogo del 36% pre-vigente). La legge di stabilità
2014 ha inoltre fissato le modalità di applicazione e riduzione di tali potenziamenti degli incentivi all’edilizia.
Dal 2016 gli incentivi dovrebbero essere “sterilizzati” e tornare al 36% per tutte le tipologie di interventi edilizi
di rinnovo edilizio.
Gli investimenti per rinnovo abitativo stanno beneficiando degli incentivi già dalla seconda metà del 2013; il
CRESME ha stimato la portata di tali incentivi fino a tutto il 2014: l’importo complessivo speso fino al 2014 è di
quasi 188 miliardi di euro. A fronte di investimenti attivati pari a 188 miliardi di euro, il costo per lo Stato,
dovuto ai minori introiti fiscali conseguenti agli incentivi ammonterebbe a 82,7 miliardi di euro, mentre il gettito
fiscale e contributivo sarebbe pari a 71,3 miliardi di euro. Il saldo totale per le casse dello Stato
ammonterebbe a un valore negativo di 11,4 miliardi di euro, ma, qualora si introducessero le valutazioni su
base finanziaria, attualizzando i valori, risulterebbe dall’esercizio di stima una plusvalenza di 3,6 miliardi di
euro. E già si tratta di un costo limitato rispetto ai vantaggi procurati all’intero sistema Paese. Un costo che
appare irrilevante se confrontato con quanto sostenuto fino ad adesso dalla collettività per finanziare gli
investitori nel fotovoltaico. Un costo che, comunque, se attualizzato può diventare un ricavo: non si dimentichi,
infatti, che mentre i maggiori introiti (Iva, Irpef, Ires, contributi sociali) sono versati sostanzialmente
nell’immediatezza rispetto all’attività di rinnovo, il minor gettito è spalmato nei dieci anni successivi agli
interventi.
Sono rilevanti, quindi, in termini di dimensione gli importi generati dall’emersione del fatturato e dalla
occupazione – insomma dalle attività produttive - provocate dagli interventi di riqualificazione. Va anche
ricordato che questo modello di valutazione non prende in considerazione:
a. l’effetto inerziale dell’emersione del fatturato (la permanenza, magari in misura più contenuta, dell’uso
della fatturazione una volta venuta in superficie);
b. l’importo evitato delle sanzioni UE in misura dei risultati ottenuti rispetto gli obiettivi prefissati per il
risparmio energetico;
c. la riduzione della dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di prodotti energetici.
E ancora, l’impatto delle agevolazioni andrebbe letto e interpretato anche in relazione ai seguenti punti:
-­‐
i ricavi, monetizzabili, derivati all’intero Sistema Paese in termini di lavoro, ammodernamento, risparmio
delle spese energetiche;
-­‐
i risultati derivanti da possibili interventi correttivi al provvedimento: diversificazione aliquote e tetto di
spesa per tipologia di interventi; incentivazioni mirate agli ambiti urbani con maggiori esigenze di
riqualificazione, ecc.;
-­‐
l’emersione dell’economia “in nero” che oltretutto comporta un non facile, o perlomeno non immediato, rioccultamento di fatturato e occupazione.;
XVI
-­‐
l’effetto di stimolo esercitato verso la ricerca e l’innovazione tecnologica dei produttori di materiali e
impianti. Non solo: le imprese che si occupano di impianti e prodotti attinenti agli interventi di
riqualificazione edilizia ed efficientamento energetico sono cresciute sensibilmente nell’ultimo decennio. E’
evidente che non si tratta tanto di start up di nuove imprese quanto di riconversioni di precedenti attività e
di integrazione orizzontale.;
-­‐
la riduzione delle emissioni di gas climalteranti, in particolare per gli interventi di efficientamento
energetico;
-­‐
l’apporto alla cultura della sostenibilità ambientale, che appare già in fase di consolidamento nel Paese
soprattutto nella componente più giovane della popolazione;
-­‐
il contenimento, sia pure parziale, della grave crisi economica attraversata dal sistema delle costruzioni
(imprese edili e produttori di materiali) che ha conosciuto un calo complessivo del valore della produzione
negli ultimi sette anni intorno al 35%. Una filiera, quella delle costruzioni caratterizzata da una elevata
potenzialità di assorbimento occupazionale; da un ridottissimo livello di importazioni (3,3%) e da una
elevata propensione ad esportare (il 33% della produzione di materiali e impianti fatta in Italia è destinata
all’estero); infine da una capacità di attivare l’80% dei settori economici, acquistandone beni e servizi;
-­‐
il rilancio della riqualificazione di cui necessita il parco edilizio esistente ed in particolare della
riqualificazione energetica: il tessuto edilizio del Paese è un vero colabrodo di risorse;
-­‐
la valorizzazione immobiliare degli edifici su cui si è intervenuti. Si tratta dell’incremento della quotazione
di mercato degli immobili che hanno beneficiato di interventi di ammodernamento prestazionale ed
estetico.
XVII
1. Perché isolare gli edifici
1
1. Perché isolare gli edifici - quanto consumano gli
edifici, quanto si può risparmiare
1.1. Il sistema energetico italiano: negli edifici il consumo più elevato
Nel 2013 la quantità di energia consumata complessivamente sul territorio nazionale (Consumo
Interno Lordo di energia - CIL), in base ai dati provvisori, comunicati dal Ministero dello Sviluppo
Economico (MISE) nel mese di aprile 2014, è quantificabile in circa 171 milioni di tonnellate
equivalenti di petrolio (Tep); il calo è pari al -3,0% rispetto al 2012. I consumi energetici italiani
hanno avuto un lieve calo nel biennio 2006 e 2007, riconducibile a fattori atmosferici (temperature
invernali particolarmente miti). Il declino si è intensificato nel 2008 e nel 2009 a causa della crisi,
che ha fatto crollare i consumi industriali. Nel 2010 la ripresa dell’attività economica ha provocato
una ripresa anche del consumo di energia (+4,2%). Nel 2011 il nuovo calo della produzione
industriale e il decremento dei consumi degli edifici hanno consentito una nuova discesa del CIL (2%). Nel 2012 si rileva un ulteriore calo del consumo di energia (ben il 4,3% in meno rispetto al
2011). Il 2013, in base ai dati provvisori del MISE, evidenzia ancora una discesa nel consumo di
energia (il 3,0% in meno rispetto al 2012) dovuto principalmente, ancora una volta, al rallentamento
delle attività industriali.
Grafico 1.1. - Consumo di energia in Italia per settori - Dinamica 1981-2013 (milioni di Tep)
50
45
40
35
30
20
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013*
25
Industria
Trasporti
Fonte: elaborazione CRESME su dati Ministero dello Sviluppo Economico
* I dati relativi all’anno 2013 sono provvisori
Usi civili
La dinamica dei consumi energetici nazionali quindi è collegata principalmente con l’andamento
dell’attività economica (che influisce soprattutto sui consumi dell’industria e dei trasporti) e solo in
misura minore con i fenomeni atmosferici (che influiscono soprattutto sui consumi per il riscaldamento degli edifici). Gli interventi finalizzati all’incremento dell’efficienza energetica, per
2
ora, non hanno avuto un impatto rilevante sui consumi nazionali. Lo dimostra il fatto che l’intensità
energetica del PIL (energia consumata in rapporto al Prodotto Interno Lordo) ha conseguito una
diminuzione piuttosto scarsa nell’ultimo decennio. Soprattutto in relazione a quanto fatto dagli altri
paesi industrializzati, nei quali invece questo indicatore ha fatto registrare delle diminuzioni
sostanziali. Rispetto agli altri paesi avanzati, l’Italia parte da un livello più basso di intensità
energetica del PIL, principalmente per via della mitezza del clima. Come sopra anticipato, in Italia,
nel 2013, in base ai dati provvisori del MISE, si è registrata una forte contrazione dei consumi
energetici interni: si passa da 176,306 MTep del 2012 a 171,036 MTep del 2013, -3,0%. Questo
risultato è da ricondurre ad un minore utilizzo di gas naturale (-6,5%), di prodotti petroliferi (-5,2%)
di energia elettrica da fonti convenzionali (-2,2%) e di prodotti solidi (-12,2%). Solo le fonti
rinnovabili registrano un deciso aumento: si passa da 26,589 MTep del 2012 a 30,783 MTep del
2013, con un ampio incremento pari al +15,8%. I fenomeni più rilevanti degli ultimi anni sono la
parziale sostituzione del petrolio con il gas naturale come fonte energetica e la forte espansione
delle rinnovabili. Oggi il petrolio è ancora la principale fonte utilizzata ma la sua importanza è
diminuita: quindici anni fa copriva il 55% dei consumi, nel 2013 ne copre meno del 34,5%.
Parallelamente, il gas naturale è passato dal coprire il 26% dei consumi nel 1996, al 34% nel 2013.
Le rinnovabili hanno registrato una forte crescita negli ultimi anni: se nel 1996 coprivano il 7% dei
consumi (e si trattava quasi unicamente di energia idroelettrica) la crescita delle nuove rinnovabili
(soprattutto eolico e fotovoltaico e soprattutto nel quinquennio 2009-2013) ha fatto arrivare questa
quota al 18% nel 2013.
Grafico 1.2. - Bilancio energetico in Italia – 2013
(a)
Fonte: elaborazione CRESME su dati Ministero dello Sviluppo Economico, Bilancio Energetico Nazionale provvisorio 2013
(a) Bilancio provvisorio
(b) Usi finali. Questo ammontare non comprende i consumi intermedi del settore energetico, le perdite e la variazione delle
scorte
(c) Nella voce Edifici è compreso il consumo di energia per usi civili (da parte delle famiglie, dei servizi, del commercio e
PA)
3
Se si considera l’energia impiegata, ovvero quella per usi finali e quindi al netto dei consumi
intermedi del settore energetico, delle perdite e della variazione delle scorte, pari nel 2013 a
123,738 MTep (-3,2% rispetto al 2012), l’industria è il settore che maggiormente risente della crisi;
per l’industria la contrazione dei consumi è del 6,4% sul 2012.
Anche per quanto riguarda le emissioni climalteranti, l’Italia ha per ora conseguito risultati meno
incoraggianti rispetto agli altri paesi avanzati soprattutto considerando che tali risultati sono stati
ottenuti soltanto a causa della intensità e durata della crisi economica e produttiva. Le emissioni di
gas serra hanno avuto una brusca riduzione con l’arrivo della recessione, a causa del calo
dell’attività economica, ma la riduzione rispetto al 1990 (sulla quale sono basati i criteri di Kyoto) è
inferiore rispetto a quella conseguita dalla Germania e solo di poco migliore rispetto alla Francia.
Secondo i dati della European Enviroment Agency (EEA), nel 1990 sul territorio italiano si
emettevano 519 milioni di tonnellate di CO2. Nei 15 anni successivi le emissioni annuali sono
aumentate dell’11%, arrivando nel 2005 a 574 milioni di tonnellate, per poi scendere negli anni
della crisi economica, riducendosi a circa 469,5 milioni di tonnellate nel 2012 (quasi -20% rispetto
al 2005). Il livello di emissioni annuali nel 2012, dunque, è inferiore del 10,3% circa rispetto al
1990. Nello stesso periodo la Francia ha ridotto le emissioni di un valore analogo (-10,5%), la
Germania del 22,5%. Nelle prime stime EEA per il 2013 (pubblicate a maggio 2014), complici la
perdurante difficoltà dell’economia italiana e gli accenni di ripresa nell’Europa continentale, la
variazione delle emissioni di gas climalteranti è in calo sensibile in Italia (-6,6%), in incremento
molto contenuto in Francia (0,6%) e in crescita in Germania (+2,0%). Questi primi risultatati per il
2013 portano la riduzione delle emissioni al -16,2% in Italia a fronte del -10,0% in Francia e del 21,9% in Germania.
Grafico 1.3. - Emissioni di gas serra in CO2 (numero indice, anno base 1990 = 100)
115 110 105 100 95 90 85 80 Germania Francia 2013* 2012 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000 1999 1998 1997 1996 1995 1994 1993 1992 1991 70 1990 75 Italia Fonte: elaborazione CRESME su dati European Enviroment Agency (EEA) – Approximated inventory per il 2013
* Stima CRESME
4
Com’è noto, il sistema energetico italiano è altamente dipendente dalle importazioni di prodotti
energetici e in particolare di fonti fossili. Il costo di questa dipendenza è in aumento a causa del
picco raggiunto dalle materie prime energetiche sui mercati internazionali nel 2012. Nel 2013,
ancora una volta a causa della crisi economica, l’Italia ha importato prodotti energetici per un
ammontare netto di circa 54 miliardi di euro, in netto calo rispetto ai 63 miliardi circa del 2012. La
“bolletta energetica” che paghiamo ai paesi produttori è di circa il 3,5% del nostro Prodotto Interno
Lordo del 2013 (era il 4,0% nel 2012).
Tabella 1.1. - La bolletta energetica italiana (valori in milioni di euro a prezzi correnti)
Importazioni
di prodotti
energetici
Esportazioni
di prodotti
energetici
Bolletta
energetica
(importazioni
nette)
PIL
Importazioni
totali
Peso bolletta
su PIL
2008
76.446
16.927
59.519
1.575.144
461.333
3,8%
2009
52.041
10.265
41.776
1.519.695
368.947
2,7%
2010
67.564
15.541
52.023
1.551.886
442.752
3,4%
2011
78.849
17.605
61.244
1.579.946
477.654
3,9%
2012
84.609
21.435
63.174
1.566.912
457.201
4,0%
2013
71.431
17.060
54.371
1.560.024
436.088
3,5%
Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT
1.2. Kyoto ed EU 2020
Le linee di tendenza della politica europea per il post-2012 prevedono, all’interno dell’Ue, un
approccio integrato in materia di clima ed energia. Gli obiettivi, collegati tra di loro, sono quelli di
combattere i cambiamenti climatici e di aumentare la sicurezza energetica dell’Ue, aumentandone al
tempo stesso la competitività. A tal fine sono state emesse 4 direttive, che compongono il c.d.
“pacchetto 20/20 2020”, anche chiamato “pacchetto clima-energia” (direttive CE 28-29-30-31 del
2009). Queste misure fissano tre obiettivi strategici da raggiungere entro il 2020:
•
riduzione delle emissioni di gas serra del 20 per cento rispetto ai livelli del 2005, con sistema
di “burden sharing”, cioè ripartizione delle quote di riduzione tra i vari paesi in base alle
differenti condizioni di partenza. Per quanto riguarda il settore dei trasporti, c’è l’obiettivo
comune per ogni Stato Membro di un 10 per cento di energia consumata proveniente da
rinnovabili.
•
aumento dell’efficienza energetica del 20 per cento, che si traduce in pratica nell’obiettivo di
riduzione del 20 per cento dei consumi di energia primaria rispetto al 2005
•
raggiungimento di una quota di energie rinnovabili pari al 20 per cento del consumo totale UE,
anche in questo caso con ripartizione diseguale dell’obiettivo tra i diversi paesi. Obiettivo
minimo obbligatorio del 10 per cento di biocarburanti sostenibili sul consumo di benzine e
diesel per autotrazione.
5
All’Italia, il sistema di “burden sharing” impone una riduzione del 14 per cento dei gas serra rispetto al
livello del 2005, ed una percentuale del 17 per cento di energia consumata proveniente da
rinnovabili. Gli ultimi dati Eurostat (quelli che contano per la verifica del raggiungimento degli
obiettivi), dicono che l’Europa nel 2011 aveva una quota di rinnovabili sui consumi del 13,0 per cento,
mentre l’Italia si fermava all’11,5 per cento (nel 2012 il MISE indica una quota del 15% ma si tratta di
un dato non omogeneo con quello Eurostat).
Per quanto riguarda il sostegno alle rinnovabili, ogni Stato Membro, ha adottato un piano di azione
nazionale nel quale si individuano le misure da applicare per raggiungere gli obiettivi fissati. Gli Stati
Membri hanno l’obbligo di costruire le infrastrutture necessarie allo sviluppo delle fonti rinnovabili, di
fornire un accesso prioritario di queste fonti alle reti elettriche, e di implementare una struttura di
tariffazione che perlomeno non le penalizzi. Per conseguire più facilmente il proprio obiettivo
nazionale, i paesi possono applicare dei meccanismi flessibili, quali regimi di sostegno, trasferimenti
statistici, misure di cooperazione tra Stati Membri, o tra Stati Membri e Paesi Terzi (cooperazione su
progetti comuni, regimi di sostegno comuni). La direttiva stabilisce anche un sistema di garanzia
d’origine. Gli Stati Membri devono infatti garantire l’origine dell’elettricità prodotta da fonti energetiche
rinnovabili sul proprio territorio. Tale garanzia viene rilasciata dagli Stati su richiesta del produttore. E’
previsto il mutuo riconoscimento delle garanzie d’origine rilasciate dai diversi paesi Ue. La “direttiva
CCS” del 2009 (Direttiva 2009/31/CE) regolamenta a livello europeo l’utilizzo di sistemi di “Carbon
Capture and Storage”, cattura trasporto e stoccaggio della CO2. Tali sistemi consistono nel liquefare
la CO2 per poi stoccarla in siti appositi (ex-miniere, ad esempio).
Per quanto riguarda l’obiettivo di riduzione dei gas serra rispetto al 2005, questa deve comprendere il
–21 per cento da parte dei settori energivori (ETS) ma anche il –13 per cento dei settori non ETS.
Con quest’ultimo provvedimento si investono di un obbligo di riduzione delle emissioni anche le
famiglie (stili di consumo) e gli edifici (produzione, consumo ed efficienza).
Si tratta di un rinnovo dell’impegno preso con il trattato di Kyoto, quello di ridurre in modo controllato
le emissioni europee. Kyoto ha stabilito degli obiettivi di riduzione delle emissioni rispetto al 1990, da
raggiungere entro il 2012. Per l’Ue-15 l’obiettivo di riduzione è dell’8 per cento. All’interno dell’Ue
l’obiettivo è stato ripartito tra gli Stati Membri, e all’Italia è stata attribuita una riduzione del 6,5 per
cento.
6
Energy Roadmap 2050 e risultati attesi al 2020
In linea con le prospettive delineate a livello europeo nell’Energy Roadmap al 2050, la Strategia Energetica
Nazionale contempla un doppio orizzonte temporale: 2020 e 2050. La realizzazione della SEN consentirà
un’evoluzione graduale e il superamento degli obiettivi europei previsti dal “Pacchetto 20-20-20”. Questi i
risultati attesi al 2020:
a)
Riduzione dei costi energetici e progressivo allineamento dei prezzi all’ingrosso ai livelli
europei. È infatti possibile un risparmio di circa 9 miliardi di euro l’anno sulla bolletta nazionale di
elettricità e gas (pari oggi a circa 70 miliardi di euro) come differenza tra 13,5 miliardi di euro di
risparmi (in cui sono inclusi sia le riduzioni dei prezzi e degli oneri impropri che oggi pesano sui
prezzi sia una riduzione dei volumi rispetto a uno scenario di riferimento inerziale) e circa 4-5
miliardi di euro di costi addizionali rispetto al 2012 (legati a incentivi a rinnovabili/efficienza
energetica e a nuove infrastrutture).
b)
Superamento di tutti gli obiettivi ambientali europei al 2020. Sono incluse: la riduzione delle
emissioni di gas serra del 21% rispetto al 2005 (obiettivo europeo 18%), la riduzione del 24% dei
consumi primari rispetto all’andamento inerziale (obiettivo europeo 20%) e il raggiungimento del
19-20% di incidenza dell’energia rinnovabile sui consumi finali lordi (obiettivo europeo 17%). Ci si
attende, inoltre, che le rinnovabili diventino la prima fonte nel settore elettrico al pari del gas con
un’incidenza del 35-38%.
c)
Maggiore sicurezza, minore dipendenza di approvvigionamento e maggiore flessibilità del
sistema. È prevista una riduzione della fattura energetica estera di circa 14 miliardi di euro l’anno
(rispetto ai 62 miliardi di euro attuali e 19 miliardi di euro rispetto alle importazioni tendenziali
2020), con la riduzione dall’84% al 67% della dipendenza dall’estero. Ciò equivale a circa l’1% di
PIL addizionale e, ai valori attuali, è sufficiente a riportare in attivo la bilancia dei pagamenti.
d)
Impatto positivo sulla crescita economica grazie ai circa 170-180 miliardi di euro di investimenti
da qui al 2020, sia nella green e white economy (rinnovabili ed efficienza energetica), sia nei
settori tradizionali (reti elettriche e gas, rigassificatori, stoccaggi, sviluppo idrocarburi). Si tratta di
investimenti privati, solo in parte supportati da incentivi, e con notevole impatto in termini di
competitività e sostenibilità del sistema.
Per il raggiungimento di questi obiettivi la strategia si articola in sette priorità con specifiche misure:
1.promozione dell’efficienza energetica;
2.promozione di un mercato del gas competitivo, integrato con l’Europa con prezzi a essa allineati, con
l’opportunità di diventare il principale hub sud-europeo;
3.sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili, per le quali si intende superare gli obiettivi europei
contenendo al contempo l’onere in bolletta;
4.sviluppo di un mercato elettrico pienamente integrato con quello europeo, efficiente, con prezzi
competitivi con l’Europa e in cui sia gradualmente integrata la produzione rinnovabile;
5. ristrutturazione del settore della raffinazione e della rete di distribuzione dei carburanti, verso un
assetto più sostenibile e con livelli europei di competitività e qualità del servizio;
6.sviluppo sostenibile della produzione nazionale di idrocarburi, con importanti benefíci economici e di
occupazione e nel rispetto dei più elevati standard internazionali in termini di sicurezza e tutela ambientale;
7.modernizzazione del sistema di governance del settore, con l’obiettivo di rendere più efficaci e più
efficienti i processi decisionali. In aggiunta alle priorità descritte, in un’ottica di più lungo periodo, la
Strategia Energetica Nazionale propone e accentua l’importanza di azioni d’intervento a sostegno delle
attività di ricerca e sviluppo tecnologico, funzionali in particolare all’incremento dell’efficienza energetica,
delle fonti rinnovabili e all’uso sostenibile di combustibili fossili.
La Strategia Energetica Nazionale così delineata mira, in linea con il contesto e gli obiettivi europei, a
cambiare profondamente il paradigma energetico nazionale attuale, investendo in un’economia
“decarbonizzata” in grado di trasformare i fattori economici di svantaggio competitivo in punti di forza per lo
sviluppo del Paese.
Fonte: GSE
7
1.3. I consumi degli edifici
Nel 2012 il patrimonio edilizio italiano ad uso civile (residenziale, uffici e negozi) ha consumato
circa 46 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti, una riduzione dello 0,7 per cento rispetto al dato
2012. Il settore residenziale ha registrato un incremento dei consumi (+0,3 per cento), mentre i
consumi degli edifici ad uso terziario sono diminuiti del 2,1 per cento.
Sulla recente dinamica dei consumi del settore civile ha impattato in modo significativo il fattore
climatico per il comparto residenziale e la recrudescenza della crisi economica per il comparto
terziario. Temperature invernali decisamente superiori alla media hanno determinato il consistente
calo del biennio 2006-2007 (-8 per cento), mentre un successivo decremento delle temperature
invernali ha generato gli aumenti del periodo seguente.
Grafico 1.4. - Consumo di energia per usi civili: il trend di lungo periodo
Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio
Fonte: elaborazione Cresme su dati Mi.S.E. ed ENEA; 2013 - stima
Ampliando l’analisi al medio-lungo periodo, possiamo individuare un trend di fondo di incremento
costante e sostenuto dei consumi degli edifici. Alla base di tale tendenza di fondo si riscontrano più
fenomeni concomitanti che lavorano in direzioni opposte: verso l’incremento dei consumi
(l’ampliamento dello stock edilizio, l’incremento della quantità di beni durevoli energivori detenuti
8
dalle famiglie) e verso il contenimento degli stessi (maggiore efficienza degli impianti con ciclo di
vita medio-breve, normativa tecnica più restrittiva in termini di efficienza degli involucri edilizi). In
ogni caso, nel periodo 1990-2013, il settore degli usi civili è quello che ha aumentato
maggiormente i propri consumi energetici (+31 per cento, contro il +14 per cento dei trasporti e la
diminuzione pari al -22% dei consumi industriali). Schematizzando: tendenza di fondo
all’incremento, oscillazioni di breve termine intorno a questo trend determinate dai fattori climatici.
Grafico 1.5. - Temperature invernali e estive
Fonte: ISPRA – Gli indicatori del clima in Italia nel 2013 (luglio 2014)
Sono in particolare i consumi residenziali a manifestare rilevanti oscillazioni come conseguenza dei
fenomeni climatici, mentre i consumi del settore terziario appaiono più costanti nel loro trend
crescente che si è tuttavia arrestato tra il 2011 e il 2013 a causa della recrudescenza della crisi
economica. Tra il 1990 ed il 2013, i consumi degli edifici residenziali sono cresciuti solo del 9,0 per
cento, mentre i consumi provenienti dal settore terziario sono aumentati del 99 per cento. Una
dinamica che rispecchia la maggiore crescita dello stock edilizio terziario rispetto a quello
residenziale, oltre che la progressiva terziarizzazione dell’economia.
Grafico 1.6. - Settore residenziale e terziario, i consumi (KTep / anno)
Fonte: elaborazione CRESME su dati Ministero dello Sviluppo Economico e ENEA
9
1.3.1. Il settore residenziale
I consumi del settore residenziale sono alimentati primariamente tramite gas metano (oltre il 55%
per cento), mentre i consumi di energia elettrica hanno un peso del 21 per cento circa (in
diminuzione a partire dal 2008) e la quota residuale è attribuibile a gas in bombole, GPL, gasolio,
biomasse ed altre tipologie di energie rinnovabili.
Nel 2012 i consumi residenziali sono aumentati dello 0,3 per cento su base annuale. Questo tasso
di crescita è scomponibile nel +0,8 per cento attribuibile al consumo di combustibili (gas metano in
primis ma anche gasolio, legna, ecc.) e nel -1,5 per cento dell’energia elettrica.
Grafico 1.7. - Settore residenziale, combustibili ed energia elettrica (KTep / anno)
Fonte: elaborazione CRESME su dati Ministero dello Sviluppo Economico e ENEA
Il consumo di combustibili nel 2013 è di circa 21,5 MTep ed incide per il 78,5% su consumi
complessivi mentre l’energia elettrica è pari a poco meno di 6,0 MTep (21,5%).
Incrociando tali informazioni con la suddivisione dei consumi complessivi per tipologia di utilizzo, si
osserva che circa il 3,8% dei consumi è alimentato da energia elettrica ma non fa parte degli usi
elettrici obbligati. Una parte rilevante di questo valore è certamente assorbita dal riscaldamento
dell’acqua calda sanitaria con boiler elettrici (valutabile in circa il 2%) mentre quote trascurabili
sono attribuibili agli usi cucina con apparecchiature elettriche (0,2% - 0,4%).
Un’altra quota è invece da attribuire al settore termico (stimata tra l’1,4% e l’1,6%) poiché
comprende il riscaldamento e il raffrescamento attraverso apparecchi elettrici, siano essi stufe,
convettori o impianti VRF/VRV (condizionatori a pompa di calore).
10
Grafico 1.8. - Settore residenziale ripartizione % dei consumi per tipo di utilizzo
Usi eleQrici obbligaT 17,9% Usi cucina 6,0% Acqua calda 9,2% Riscaldamento 66,9% Fonte: elaborazione CRESME su dati Ministero dello Sviluppo Economico e ENEA
I prezzi delle forniture energetiche nel residenziale
"
Il prezzo delle principali fonti energetiche utilizzate negli edifici residenziali ha evidenziato
significative fluttuazioni negli ultimi anni. Nonostante una forte incidenza dei costi fiscali, i prezzi al
consumo di energia elettrica e gas naturale hanno mostrato una rilevante correlazione con
l’andamento delle quotazioni delle materie prime energetiche sui mercati internazionali. Si è infatti
registrata una forte ascesa nel periodo 2004-2008, durante il quale il prezzo dell’energia elettrica è
aumentato del 41,4 per cento, e quello del gas naturale ha subito un incremento del 31,2 per
cento.
Grafico 1.9. - Il prezzo medio delle fonti energetiche principali nel settore residenziale (€ cent per KWh
3
e m ) tra il 2004 e il primo semestre 2014
Energia elettrica
Gas naturale
costo eurocent per KWh e variazione %
costo eurocent per m3 e variazione %
Fonte: elaborazioni Cresme su dati Autorità per l’energia elettrica e il gas
* Le tariffe di distribuzione del gas per il consumatore “tipo” sono state rimodulate a partire dal 3° trimestre del 2009 e,
pertanto, risultano non completamente confrontabili i dati 2008-2014
11
Dopo il 2008 il calo dei prezzi energetici sui mercati internazionali si è (parzialmente) trasmesso al
mercato interno italiano, con il prezzo dell’energia elettrica che è sceso del 9,2 per cento tra 2008 e
2010, mentre i dati sul gas non risultano significativi a questo riguardo per via di una rimodulazione
della definizione dei consumi per il “cliente tipo” effettuata dall’Autorità per l’energia elettrica ed il
gas. Tra il 2010 e il primo semestre 2014, i prezzi delle forniture energetiche sono aumentati del
20,6% per l’energia elettrica (+2,2% nel 2011, +15,2% nel 2012 e +2,4% nel 2013 e invariato nel
2014 raggiungendo i 19,1 centesimi di € per KWh) e del 17,0% per il gas metano (+6,5% nel 2011,
+15,4% nel 2012 +0,2% nel 2013 e -5,0% nel 2014 per un livello di 84,6 centesimi di € per metro
cubo di gas).
Dalle brevi serie storiche riportate si rileva un incremento medio nazionale annuo del costo
dell’energia pari al +4,1% per il gas metano e al +4,5% per l’energia elettrica. E’ presumibile
che tale dinamica possa mantenersi anche nei prossimi 10 anni.
1.3.2. Il settore non residenziale
Il comparto non residenziale civile, come si è visto, ha raggiunto un consumo complessivo di 18,9
MTep nel 2013 risultando il settore a maggior incremento dei consumi energetici negli ultimi 23
anni con un sorprendente +99,2%. A tal proposito è sufficiente osservare che il settore residenziale
nello stesso periodo ha visto i consumi crescere di un ben più contenuto 9,0%.
Grafico 1.10. - Settore terziario, combustibili ed energia elettrica (KTep / anno)
Fonte: elaborazione CRESME su dati Ministero dello Sviluppo Economico e ENEA
Su questi semplici dati introduttivi si può intuire quanto il settore terziario sia diventato, e quanto
rapidamente, uno dei principali centri di consumo dell’energia in Italia. Il settore non residenziale
civile presenta elementi di complessità notevolmente più articolati rispetto al comparto residenziale
poiché, a differenza di quest’ultimo in cui, a fronte di differenti forme e dimensioni degli edifici, è
12
possibile individuare una sostanziale uniformità costruttiva e di dotazione impiantistica, il settore
non residenziale si compone di un articolato parco immobiliare e di un ancor più variegato
ventaglio di soluzioni impiantistiche. Il primo passo per poter analizzare il potenziale di
contenimento energetico di tale settore, dunque, è quello di conoscere il patrimonio edilizio che
ospita le numerose attività economiche terziarie cercando di individuare gli edifici, le attività, gli
impianti su cui è più facile, più urgente o più conveniente intervenire per ottenere un contenimento
evidente dei consumi e delle emissioni.
La metodologia di stima
"
L’individuazione dei consumi energetici di ogni segmento di edifici / attività è un esercizio di stima
che si avvale del supporto della prolungata collaborazione Cresme-ENEA per la determinazione
dei fabbisogni e dei consumi energetici dei sistemi edificio-impianto che ha interessato, in ambito
non residenziale fino ad oggi, i comparti di uffici, scuole, alberghi, centri commerciali e banche. In
tali ambiti il Cresme ha provveduto all’analisi del patrimonio edilizio sia attraverso il
dimensionamento dello stock, sia rilevando sul campo le dotazioni impiantistiche, strutturali,
dimensionali. I dati di fonte ENEA utilizzati nell’esercizio di stima sono essenzialmente relativi ai
consumi specifici per mq (centri commerciali, uffici), per stanza (alberghi), complessivi (scuole).
Sostanzialmente si è trattato di rendere omogenei i dati sotto l’aspetto dell’unità di misura (si è
scelto di uniformare le informazioni in Kilowattora per consumi elettrici e per consumi termici) e
sotto l’aspetto delle unità di rilevazione (si è scelto di uniformare i dati per metro quadrato unitario).
Appare necessario ripetere che si tratta di un esercizio di stima e che la misurazione dei consumi
specifici degli edifici deve essere effettuata con modalità applicative dettate dalla normativa vigente
e da organismi preposti a tali attività (come ENEA, GSE, Autorità per l’Energia sul lato pubblico e
società di certificazione, ESCO sul lato privato). I consumi così stimati fanno riferimento all’energia
impiegata per il complesso delle attività svolte all’interno degli edifici; è evidente che solo una parte
di essa è consumata per le necessità strettamente legate all’edificio (riscaldamento,
raffrescamento, a.c.s., ventilazione). Secondo studi sul parco edilizio terziario nordamericano il
40% dell’energia elettrica è utilizzato per le funzioni base dell’edificio (climatizzazione – intesa
come riscaldamento, raffrescamento e ventilazione - e acqua sanitaria) e il 60% dalle attività
specifiche che vi si svolgono. Considerando che i consumi italiani del terziario sono assorbiti per
circa il 50% dal gas naturale e per il 46% dall’energia elettrica (solo il 4% è coperto da altre fonti)
da cui è desumibile un meno intenso utilizzo dell’energia elettrica per scopi di climatizzazione, è
possibile stimare il consumo del patrimonio di edifici secondo quanto segue.
•
ENEA fornisce il consumo specifico in KWh per scopi termici ed elettrici
o Centri commerciali – circa 330 KWh/mq elettrici e circa 45 KWh/mq termici (media
ponderata dei consumi per zona climatica)
o Uffici – circa 120 KWh/mq elettrici e circa 90 KWh/mq termici (media ponderata dei consumi
per zona climatica)
13
Alberghi - circa 110 KWh/mq elettrici e circa 150 KWh/mq termici (dato estrapolato dai
consumi medi per stanza e per destinazione)
o Scuole - circa 30 KWh/mq elettrici e circa 170 KWh/mq termici (estrapolato dalla ripartizione
dei consumi complessivi di alcuni edifici pubblici – scuole e uffici)
Il Cresme ha stimato i consumi in KWh per i rimanenti edifici/attività
o Edifici commerciali di media e piccola dimensione - circa 185 KWh/mq elettrici e circa 80
KWh/mq termici
o Edifici per la ristorazione - circa 130 KWh/mq elettrici e circa 75 KWh/mq termici
o Edifici per altri servizi e servizi non vendibili (tra cui banche, assicurazioni, sanità,
comunicazioni) - circa 60 KWh/mq elettrici e circa 100 KWh/mq termici
In base a studi internazionali, studi ENEA, indagini specifiche Cresme-ENEA, si stima che il consumo
elettrico attribuibile alle funzioni base dell’edificio pesi, a seconda del tipo di edificio e dell’attività che
vi si svolge, secondo quote variabili
o Centri commerciali
35%
o Edifici commerciali di media e piccola dimensione
25%
o Uffici
20%
o Alberghi
30%
o Scuole
10%
o Edifici per la ristorazione
30%
o Edifici per altri servizi e servizi non vendibili
20%
o
•
•
"
I consumi per aggregato
Il procedimento di stima, applicando i consumi specifici per le funzioni base dell’edificio alle
superfici degli edifici ad uso esclusivo o prevalente per ogni attività economica, porta
all’assorbimento di un totale di 66,5 GWh (pari a 7,5 MTep) ripartiti in 17,6 GWh elettrici (pari a 3,3
MTep) e 48,9 GWh termici (pari a 4,2 MTep). Il consumo attribuibile agli edifici ad uso esclusivo o
prevalente risulta pari al 38,7% del totale dei consumi dell’intero settore terziario (7,5 MTep su 19,4
Mtep totali). Il consumo specifico del complesso di edifici ad uso terziario, per i soli utilizzi legati
all’involucro, è pari a 136 KWh/mq/anno.
Grafico 1.11. - Consumo complessivo degli involucri edilizi ad uso terziario – 2012 in MTep
Fonte: elaborazione Cresme su dati ENEA, Cresme, Istat, fonti varie
14
Il settore che consuma più energia è il commercio con oltre 34,6 GWh di cui 13,9 GWh elettrici e
20,7 GWh termici ripartiti su quasi 204 mila edifici e 278 milioni di mq pari ad un consumo specifico
di 125 KWh/mq/anno. Tale consumo specifico è notevolmente differenziato tra i 161 KWh/mq/anno
dei centri e gallerie commerciali e i 122 KWh/mq/anno degli edifici commerciali di medie e piccole
dimensioni.
Grafico 1.12. - Consumo specifico degli edifici ad uso terziario – KWh/mq/anno
Fonte: elaborazione Cresme su dati ENEA, Cresme, Istat, fonti varie
Gli alberghi consumano 0,9 MTep per un consumo specifico di 181 KWh/mq/anno, il più elevato tra
gli edifici/attività osservati. Gli uffici, con un consumo complessivo di 0,7 MTep, presentano un
consumo specifico relativamente più contenuto e pari a 114 KWh/mq/anno. Gli altri servizi e la
ristorazione consumano rispettivamente 0,26 MTep e 0,11 MTep per consumi specifici pari a 112 e
114 KWh/mq/anno.
1.4. - Il potenziale degli edifici ad uso terziario per l’efficienza energetica
I consumi energetici degli edifici ad uso terziario possono essere contenuti in misura non
trascurabile con operazioni di efficientamento attuabili in corrispondenza di interventi di
manutenzione straordinaria già programmati. Anche ENEA suggerisce, in uno studio sulla
riqualificazione del patrimonio pubblico: “Nella valutazione dei costi, tuttavia, va anche ricordato
che l’intervento energetico viene normalmente posto in essere in occasione di interventi di pesante
ristrutturazione, resi necessari per obsolescenza: si tratta di interventi che andrebbero in ogni caso
realizzati, perché gli edifici sui quali si deve intervenire presentano problemi di sicurezza e di
stabilità che consigliano la realizzazione di interventi radicali. Questo fatto contribuisce a ridurre
drasticamente il peso economico dell’extra costo energetico.”
15
Il risparmio ottenibile dagli interventi di efficientamento è valutato, nello stesso studio: “Il risparmio
in termini di energia primaria è dell’ordine del 20%” e “il risparmio annuale, in termini di sola
energia termica è dell’ordine del 18%” sull’intero parco edilizio riqualificandone soltanto il 35%.
Secondo tale affermazione, il risparmio ottenibile con l’efficientamento energetico arriverebbe, per
immobili pubblici ad uso direzionale e scolastico, ad oltre il 57% delle bollette degli edifici oggetto di
interventi. Per quanto riguarda la valutazione dell’entità del patrimonio edilizio da riqualificare sotto
l’aspetto energetico, ancora una volta, sono utili i concetti espressi da ENEA:
Le recenti indagini Cresme – ENEA sul patrimonio edilizio non residenziale permettono di
evidenziare alcuni parametri caratteristici di segmenti rilevanti di edifici non residenziali ad uso
esclusivo. Come si osserva nella tabella che segue, gli edifici ad uso esclusivo o prevalente – le cui
condizioni manutentive e gestionali dovrebbero essere migliori rispetto al totale delle unità
immobiliari – presentano ampi margini di miglioramento e, contemporaneamente, manifestano la
condizione di ricevere interventi. Si osserva che esattamente il 35% degli edifici ad uso ufficio è
privo di infissi e finestre adeguati (vetro singolo e telaio in acciaio o alluminio di prima
generazione); nelle scuole la quota è pari al 29%; alberghi, banche e centri commerciali si
collocano tra il 13 e il 19 per cento. L’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, dall’impianto solare
termico a quello fotovoltaico, dalla cogenerazione da biomasse alla pompa di calore geotermica, è
estremamente limitato soprattutto per gli uffici (il 96% degli edifici non ospita impianti ad energia
rinnovabile) ma, se si considera che il massimo utilizzo è nei centri commerciali (13%, quasi
sempre solare fotovoltaico o termico), è evidente che gli spazi di intervento sono oltremodo ampi.
Tabella 1.2. – Alcuni parametri per la valutazione del potenziale di intervento
Uffici
Scuole
Alberghi
Banche
Centri commerciali
Quota di edifici
con finestre a
vetro singolo
Quota di edifici
senza uso di
energie
rinnovabili
35%
29%
19%
13%
15%
96%
89%
85%
85%
87%
Quota di edifici in
ristrutturazione
parziale o totale
1,3%
1,7%
1,4%
1,9%
3,9%
Quota di edifici
non totalmente
utilizzati
16%
13%
9%
13%
-
Fonte: elaborazione Cresme
Il secondo aspetto su cui porre l’accento è la possibilità di intervenire sul patrimonio già oggetto di
interventi di manutenzione. Dalla tabella si rileva che il tasso di rinnovo annuale del patrimonio
varia tra l’1,3% degli edifici ad uso direzionale al 3,9% dei centri commerciali. Le quote percentuali
riportate in tabella possono essere tradotte in immobili annualmente oggetto di manutenzione
(totale o parziale): 2.159 edifici l’anno vengono riqualificati nelle sole cinque attività citate.
Applicando il tasso medio di rinnovo (di poco inferiore all’1,5%) all’intero stock di edifici ad uso
esclusivo o prevalente, si ottiene che oltre 6.900 l’anno sono oggetto di interventi di manutenzione.
16
Un altro spazio di intervento si può estrapolare dalla quota di edifici con spazi non utilizzati (tra il
9% e il 16% variabile secondo l’attività svolta nell’edificio) se si introducessero concetti di
razionalizzazione nell’utilizzo degli edifici. Gran parte di tali spazi, se gestiti unitariamente o se di
un unico proprietario, potrebbero essere riqualificati secondo programmi di rotazione degli spazi
garantendo il proseguimento delle attività e, contemporaneamente, la riqualificazione edilizia ed
energetica degli edifici.
Alcune operazioni per l’efficienza energetica, infatti, non necessitano della completa disponibilità
dell’edificio “libero da persone e cose” ma possono essere attuati liberando alcuni settori
dell’edificio. Alcuni esempi possono essere la sostituzione del generatore di calore, l’installazione
di un impianto solare termico per a.c.s. (in estate), la sostituzione degli infissi, l’installazione di
valvole termostatiche, l’isolamento della copertura e del primo solaio (nelle aree temporaneamente
non occupate), l’installazione di un impianto fotovoltaico.
Alcuni possibili interventi finalizzati al contenimento
dei consumi energetici
Edilizi
Impiantistici
Gestionali
Coibentazione
tubazioni esterne per
riscaldamento
Impianto solare
termico ACS
Regolazione
automatica valvole
termostatiche
Sostituzione infissi
(taglio termico,
doppio o triplo vetro,
argon)
Isolamento copertura
e primo solaio (dove
necessario)
Isolamento pareti
perimetrali (cappotto
esterno o interno)
Regolazione
automatica
illuminazione (tempo
e intensità)
Sostituzione
generatore calore
Sostituzione lampade
tradizionali
Manutenzione
Comportamento
Pulizia e taratura
impianti di
climatizzazione, di
illuminazione
-1 c in inverno
+1 c in estate
Illuminazione spenta
dove non necessario
Finestre chiuse con
riscaldamento o
condizionamento in
funzione
Impianto solare
fotovoltaico
Parallelamente agli interventi “fisici” sull’involucro, parziali o totali, vanno promosse le buone
pratiche da parte degli utilizzatori dell’involucro; le regole di comportamento possono portare ad un
ulteriore contenimento dei consumi attraverso la semplice formazione e motivazione di chi
usufruisce degli spazi degli edifici.
17
2. Quali edifici isolare
18
2. Quali edifici isolare – STOCK, NUOVA PRODUZIONE,
RIQUALIFICAZIONE - quante pareti, solai, sottotetti,
divisori per destinazione d’uso
UNO SGUARDO D’INSIEME SULLO STOCK EDILIZIO, SUGLI INTERVENTI POTENZIALI DI
RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI E SUI BENEFICI ECONOMICI OTTENIBILI
Nelle pagine che seguono si presenta una completa disamina del patrimonio edilizio e delle sue
potenzialità di riqualificazione in termini energetici per quanto riguarda gli involucri (pareti
perimetrali, coperture e sottotetti, primi solai). Si è ritenuto opportuno, per rendere la lettura più
agevole, inquadrare in una estrema sintesi le quantità in gioco; si tratta infatti di enormi superfici di
manufatti edilizi che implicano ingenti investimenti ma che costituiscono una imperdibile occasione
di risparmio energetico ed economico, di miglioramento delle condizioni di vita dei fruitori degli
immobili, di riduzione delle emissioni di gas serra. L’occasione è ancor più appetibile se si
considera la capacità di generare occupazione diretta nell’edilizia e indotta nei settori che fanno
capo all’edilizia. Come si vedrà nei paragrafi successivi, lo stock edilizio italiano si compone di un
elevato numero di edifici e di unità immobiliari con involucri esterni che sviluppano quasi 10 miliardi
di metri quadri di superficie netta (al netto delle aperture e delle finestre). Lo stock si incrementa
progressivamente per effetto della nuova costruzione ed è ciclicamente sottoposto ad interventi di
ristrutturazione. Ogni anno, dunque, si effettuano lavori (di nuova costruzione e di ristrutturazione)
che coinvolgono elementi fabbricativi (pareti perimetrali, coperture, sottotetti, primi e ultimi solai) sui
quali deve o dovrebbe essere prevista l’applicazione o la sostituzione di materiali isolanti.
Lo schema che segue sintetizza le quantità relative allo stock di elementi fabbricativi e al
potenziale, complessivo e annuo, di superfici da isolare nell’arco di 10 anni dal 2014 al 2023. Il
potenziale medio annuo ammonta a oltre 155 milioni di mq e si compone di quasi 59 milioni di mq
provenienti dalla nuova costruzione e di quasi 97 milioni di mq di superfici oggetto di interventi di
manutenzione straordinaria. L’edilizia residenziale contribuisce per il 74,8% al potenziale annuo
con 116 milioni di mq (39,9 milioni mq dalla nuova costruzione e 76,5 milioni mq da interventi di
ristrutturazione). Il non residenziale civile (al netto del settore industriale e di quello agricolo)
contribuisce con oltre 39 milioni di mq (di cui 18,9 milioni di mq di nuova costruzione e 20,2 milioni
mq di interventi di ristrutturazione).
Nel complesso, il potenziale più ampio è identificabile nelle coperture che vedranno 81,3 milioni di
mq medi annui di interventi (12,2 milioni mq di nuova costruzione e 69,1 milioni mq di interventi di
manutenzione); le pareti perimetrali saranno un importante ambito potenziale con 47,5 milioni mq
medi annui (25,8 milioni di nuova costruzione e 21,7 milioni di ristrutturazione); il potenziale dei
19
solai a piano terra e dei sottotetti risulta più contenuto con 26,6 milioni di mq medi annui (20,7
milioni mq di nuova costruzione e 5,9 milioni mq di interventi di manutenzione).
Tabella 2.1. - Sintesi dello stock e del potenziale di interventi 2014 - 2023
Pareti perimetrali residenziale Pareti perimetrali non residenziale Coperture residenziale Coperture non residenziale Solai e sottotetti residenziale Primo solaio non residenziale RESIDENZIALE Stock (mln mq) 4.140 909 1.478 694 1.918 693 7.536 NON RESIDENZIALE 2.296 TOTALE 9.832 Fonte: elaborazioni e stime Cresme
Potenziale nuova costruzione 2014 – 2023 (mln mq) 168,1
89,5
82,4
39,6
148,3
59,4
398,8
188,5
587,3
Potenziale ristruttur. 2014 – 2023 (mln mq) 149,5
67,0
563,0
128,0
52,0
7,0
764,5
202,0
966,5
Potenziale TOTALE 2014-­‐ 2023 317,6
156,5
645,4
167,6
200,3
66,4
1.163,3
390,5
1.553,8
Potenziale nuova costruzione ANNUO 2014 -­‐ 2023 Potenziale ristruttur. ANNUO 2014 -­‐ 2023 Potenziale TOTALE ANNUO 2014 -­‐ 2023 16,8
15,0
31,8
9,0
6,7
15,7
8,2
56,3
64,5
4,0
12,8
16,8
14,8
5,2
20,0
5,9
0,7
6,6
39,9
76,5
116,3
18,9
20,2
39,1
58,7
96,7
155,4
Come si vedrà più approfonditamente nel capitolo 3, il potenziale di interventi edilizi di rinnovo
rappresenta
un’imperdibile
occasione
di
realizzare
importanti
risparmi
energetici
e,
di
conseguenza, economici. E’ evidente, infatti, che il potenziale relativo alla nuova costruzione opera
in incremento dello stock (e quindi anche in incremento marginale dei consumi energetici) pur
dovendo sottostare alla normativa più recente in fatto di requisiti minimi di contenimento
energetico; viceversa, il potenziale di interventi di ristrutturazione, opera sottraendo consumi ad
uno stock edilizio energeticamente inefficiente. E’ dunque sul potenziale relativo alla
ristrutturazione che si è approfondito il tema del risparmio ottenibile, della riduzione dell’emissione
di gas climalteranti, del livello degli investimenti da porre in atto, del tempo di rientro
dell’investimento (con e senza incentivi all’edilizia o alla riqualificazione energetica), dei livelli
occupazionali attribuibili agli interventi di ristrutturazione.
Di seguito si presentano due tavole di sintesi, estrapolate dal capitolo 3, delle quali si approfondirà
più avanti la metodologia di elaborazione e le fonti con una analisi puntuale dei singoli elementi che
la compongono. Anche in questo caso, infatti, più che i singoli dati, si vuole mettere in luce i risultati
salienti dell’analisi. Nel totale dell’attività di rinnovo si rilevano 96,7 milioni di metri quadri potenziali
annui di interventi che implicano un investimento per la realizzazione dei lavori pari a 11,7 miliardi
di euro annui.
Il risparmio energetico annuo ottenibile da tali interventi è di poco inferiore ai 4.500 GWh termici
annui che porterebbero ad un risparmio economico di oltre 535 milioni di euro per ogni anno e a
20
minori emissioni per oltre 890 mila tonnellate di gas climalteranti. Gli interventi effettuati in regime
di detrazione fiscale al 65% si evidenziano per un periodo di rientro dell’investimento pari a 7,6
anni; tale valore si ottiene rapportando semplicemente l’importo investito annualmente (detratte le
somme rimborsate fiscalmente) al risparmio annuo ad esso attribuibile.
E’ evidente che gli incentivi fiscali rappresentano un potente acceleratore del pay back period
poiché, in assenza di essi il periodo di rientro dell’investimento è pari 21,8 anni.
Tabella 2.2. - ATTIVITA’ DI RINNOVO 2014 – 2023 - STOCK, POTENZIALE DI INTERVENTO,
INVESTIMENTI, RISPARMIO ATTRAVERSO L’ISOLAMENTO
Risparmio
potenziale
(GWh
annui)
Risparmio
potenziale
(mln €
annui)
CO2 non
emessa
(Kt annue)
Pay back
time con
incentivi
(anni con
65% per
riqual.
energetica)
7,1
Stock
(mln mq)
Potenziale
2014-2023
(mln mq
annui)
4.140
15,0
1.121,3
462,1
55,5
92,43
909
6,7
402,0
176,0
21,1
35,21
Pareti perimetrali residenziale
Pareti perimetrali non residenziale
Coperture residenziale
Coperture non residenziale
Solai e sottotetti residenziale
Primo solaio non residenziale
Investimento
(mln € annui)
1.478
56,3
8.445,0
3.109,5
373,1
694
12,8
1.280,0
530,2
63,6
1.918
5,2
364,0
164,1
19,7
693
0,7
45,5
18,1
2,2
Residenziale
7.536
76,5
9.930,3
3.735,8
448,3
Non residenziale
2.296
20,2
1.727,5
724,4
86,9
Totale edifici Italia
9.832
96,7
11.657,8
4.460,1
535,2
6,7
621,90
7,9
106,04
7,0
32,82
6,5
3,62
7,3
747,2
7,8
144,9
7,0
892,0
7,6
Fonte: elaborazione Cresme su dati vari (ENEA, Istat, MISE, prezziari, Cresme/SI, altri)
Per rendere un’idea della quantità in gioco si possono rapportare i valori sopra esposti ad entità di
uso comune:
•
le superfici potenziali annue di interventi di ristrutturazione (96,6 milioni di mq) sono
l’equivalente di circa 13.500 campi di calcio (135 mila campi da calcio il potenziale nel
decennio)
•
il
risparmio
potenzialmente
ottenibile
annuo
(quasi
4.500
GWh
termici)
che
compenserebbero i consumi di circa 390 mila caldaie autonome (considerando il consumo
medio nazionale di circa 1.400 mc di metano annui)
•
le emissioni annue evitate di gas climalteranti sarebbero di oltre 890 kt annue, come
l’assorbimento annuo garantito da circa 30 milioni di alberi adulti o come compensare le
emissioni annue di 283 mila automobili euro 5 (126,2 g CO2/km per 25 mila Km annui)
21
2.1. Settore residenziale - Il patrimonio immobiliare
Nel 2012, sul territorio nazionale, insistono oltre 30.159.000 abitazioni di cui il 46,6% è concentrato
nel Nord del paese, il 18,7% nel Centro e il 34,7% nel Meridione. Gli edifici risultano 11.779.270 e
si distribuiscono sul territorio in misura relativamente meno concentrata in considerazione del fatto
che nelle regioni con maggior numero di abitazioni sono presenti edifici di maggiori dimensioni. Gli
edifici, infatti si distribuiscono per il 41,8% nel Nord, per il 16,5% nel Centro e per il 41,7% nel
Meridione. Negli ultimi 10 anni, il flusso medio annuo di abitazioni di nuova realizzazione è pari a
poco meno dell’1% dell’esistente. A livello nazionale la quota maggiore di abitazioni è inserita in
edifici plurifamiliari con 5 o più alloggi (quasi il 48%) ma una quota di poco inferiore, pari a quasi il
40% è assorbita da edifici di piccole dimensioni (mono e bi familiari); le piccole palazzine di tre o
quattro alloggi assorbono il rimanente 13%. Le caratterizzazioni territoriali appaiono già rilevanti a
livello di macro ripartizione geografica poiché il Centro-Nord presenta una quasi identica
distribuzione delle tipologie dimensionali rispetto al numero di abitazioni negli edifici (mono-bi
familiari 35,3% nel Nord e 34,0% nel Centro; tri-quadri familiari 12,4% nel Nord e 13,6% nel
Centro; edifici plurifamiliari 52,3% nel Nord e 52,4% nel Centro). Il Meridione presenta una
distribuzione molto più rivolta ai piccoli edifici con il mono-bi familiare che pesa per il 48,2%, il triquadri familiare per il 12,4% e il plurifamiliare per il 39,5%. Alcune informazioni desunte dalle
indagini Cresme rivolte al settore residenziale, che hanno contribuito alla elaborazione delle tavole
di descrizione dello stock edilizio possono essere utili per evidenziare aspetti relativi alla
metodologia utilizzata e ai risultati finali descritti nelle tabelle delle pagine seguenti. Il 43% degli
edifici è completamente isolato sui quattro lati mentre il 19% presenta un solo lato di contiguità e
38% ha almeno due lati in condivisione con altri edifici. Circa il 43% degli edifici è realizzato prima
del 1972; il 46% tra il 1972 e il 2001 e quasi l’11% successivamente al 2001. Le tipologie edilizie si
presentano molto distribuite e la più frequente è la monofamiliare (26%), seguita dalla piccola
palazzina (21%); gli edifici plurifamiliari a torre sono il 18% e quelli in linea il 15%. Appare
importante la presenza dell’11% di edifici plurifamiliari realizzati per contiguità, assimilabile al circa
8% di case a schiera. Il 40% degli edifici ha da tre a cinque piani, il 37% ha due piani e circa il 14%
oltre cinque piani. Quasi il 46% degli edifici ha una copertura a falde inclinate con sottotetto non
abitabile; il 23% circa ha falde inclinate e sottotetto abitabile; le coperture piane interessano il 32%
degli edifici e risultano in maggioranza praticabili. Il pian terreno è chiuso da pareti o vetrate in oltre
due edifici su tre mentre la quota rimanente si divide quasi equamente in completamente aperto
(pilotis) e parzialmente aperto. Circa il 43% degli edifici presenta piani interrati. L’utilizzo dei piani
terra aperti o parzialmente chiusi è nel 48% dei casi per il ricovero autoveicoli. I negozi sono
presenti nell’11% dei casi. L’1,6% degli edifici è in pessimo stato di conservazione e ben il 28% è in
condizioni soltanto “discrete”. Gli interventi che hanno attinenza con l’efficientamento energetico
vedono interessate il 64% delle abitazioni (periodo 2001 – 2011). La maggior parte degli interventi
riguarda la climatizzazione (quasi il 70% ha cambiato o installato una caldaia e quasi il 33% ha
installato o sostituito il condizionatore). Meno frequenti ma in quota consistente, risultano gli
22
interventi effettuati sui serramenti (quasi il 20% di abitazioni con sostituzione di infissi e vetri), sui
radiatori e sugli scalda-acqua. Pochi interventi in termini numerici sono stati effettuati relativamente
a impianti di produzione energia e di isolamento esterno (meno del 4%).
Tabella 2.3. - Numero edifici
Mono-bi familiari
Tri – quadri familiari
Pluri familiari
Totale edifici
Nord
3.846.842
508.187
573.739
4.928.768
Centro
1.489.217
222.890
232.181
1.944.288
Sud
4.204.644
372.456
329.114
4.906.214
Italia
9.540.703
1.103.533
1.135.034
11.779.270
Mono-bi familiari
Tri – quadri familiari
Nord
4.961.890
1.742.113
7.359.712
14.063.715
Centro
1.915.310
763.781
2.951.309
5.630.400
Sud
5.041.878
1.293.109
4.130.180
10.465.167
Italia
11.919.078
3.799.003
14.441.201
30.159.282
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.4. - Numero abitazioni
Pluri familiari
Totale edifici
Fonte: Cresme/SI
La stima della superficie di pareti perimetrali, dei divisori tra unità abitative e tra edifici in aderenza,
della superficie di solai e coperture si basa su una serie di informazioni – di cui alcune accennate in
precedenza provenienti dalle indagini campionarie – testate e validate attraverso il confronto con i
dati censuari (es. edifici per numero di piani fuori terra, contiguità degli edifici, superficie
complessiva delle abitazioni, superficie media delle abitazioni occupate e non occupate, ecc.) e
con le informazioni contenute nei permessi di costruire Istat dal 1998 al 2011 (es. numero dei piani
dei fabbricati, superficie delle abitazioni, superficie coperta degli edifici, tipologia dimensionale degli
edifici, volume e superficie medi degli edifici, tipo di copertura degli edifici, ecc.). Sulla base di tutte
le informazioni sistematizzate, si è proceduto ad integrare nella elaborazione i coefficienti
architettonici, utilizzati dal Cresme per la stima dei potenziali di mercato degli elementi e materiali
per l’edilizia. Si è pertanto potuto stimare la superficie di pareti perimetrali al netto delle pareti
contigue (edifici in aderenza) e al netto dei vani infissi esterni; la superficie dei divisori tra unità
abitative e di quelli tra edifici in aderenza e la consistenza dei solai delle abitazioni.
Tabella 2.5. - Superficie lorda di pareti perimetrali non contigue e al netto dei vani infissi esterni Milioni di mq
Nord
Mono-bi familiari
Tri – quadri familiari
Pluri familiari
Totale edifici
1.179,1
269,0
560,7
2.008,8
Centro
425,4
111,5
217,0
753,8
Sud
957,2
159,5
261,2
1.377,9
2.561,7
539,9
1.038,8
4.140,5
Italia
Fonte: Cresme/SI
23
Tabella 2.6. - Superficie di divisori interni, compresi i divisori pareti esterne contigue - Milioni di mq
Mono-bi familiari
Tri – quadri familiari
172,6
74,6
164,6
411,7
62,5
31,1
63,9
157,4
Sud
132,3
46,1
80,1
258,5
Italia
367,3
151,8
308,5
827,6
Nord
Centro
Pluri familiari
Totale edifici
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.7. - Superficie di divisori interni - Milioni di mq
Mono-bi familiari
Tri – quadri familiari
Pluri familiari
Totale edifici
Nord
76,9
48,4
100,9
226,2
Centro
27,6
20,1
39,1
86,7
Sud
45,7
28,7
47,0
121,4
Italia
150,1
97,2
187,0
434,3
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.8. - Superficie solai totali delle abitazioni - Milioni di mq
Mono-bi familiari
Tri – quadri familiari
Nord
580,0
159,3
504,5
1.243,8
Centro
223,5
69,9
203,6
497,0
Sud
546,4
108,5
269,6
924,5
1.349,9
337,7
977,7
2.665,3
Italia
Pluri familiari
Totale edifici
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.9. - Coperture totali degli edifici - Milioni di mq
Mono-bi familiari
Tri – quadri familiari
Nord
374,9
86,3
Centro
149,4
Sud
382,3
Italia
Pluri familiari
Totale edifici
201,4
662,5
37,9
80,8
268,0
58,8
106,2
547,3
906,5
182,9
388,4
1.477,9
Mono-bi familiari
Tri – quadri familiari
Nord
332,6
43,6
49,3
425,5
Centro
165,5
24,5
25,5
215,5
Sud
191,1
17,4
15,6
224,2
Italia
689,2
85,5
90,4
865,1
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.10. - di cui a falde - Milioni di mq
Pluri familiari
Totale edifici
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.11. - di cui piane (terrazzo e non praticabili) - Milioni di mq
Nord
Centro
Mono-bi familiari
Tri – quadri familiari
Pluri familiari
Totale edifici
42,3
42,7
152,1
237,1
5,5
9,0
38,0
52,5
Sud
169,6
45,7
107,9
323,2
Italia
217,4
97,4
298,0
612,8
Fonte: Cresme/SI
24
2.2. Settore non residenziale - Il patrimonio immobiliare
La descrizione del patrimonio edilizio non residenziale nel suo complesso e nella disamina più
approfondita degli edifici terziari è condotta attraverso la quantificazione delle unità immobiliari
complessive (edifici e porzioni di edifici destinate ad uso non residenziale), la quantificazione del
numero di edifici ad uso non residenziale esclusivo o prevalente. Sulla base delle elaborazioni
condotte sulle indagini Cresme alle imprese e dei coefficienti architettonici di cui si è accennato
relativamente al comparto residenziale, si è potuto stimare la superficie destinata ad uso non
residenziale sia per le unità immobiliari, sia per gli edifici ad uso esclusivo; si è altresì stimata la
superficie complessiva di pareti perimetrali, di solai e di coperture per ogni tipologia di attività degli
immobili ad uso esclusivo. Il complesso delle unità immobiliari è superiore a 4,5 milioni di unità con
una ripartizione fortemente orientata verso il settore terziario: 3,6 milioni di unità (l’80,1% del totale)
fanno riferimento a questo settore e 0,9 milioni si riferiscono al comparto industriale e artigianale
pari al 19,9% i cui consumi energetici sono principalmente assorbiti dalle attività produttive e in
misura poco significativa dall’involucro edilizio. Il settore terziario si compone di oltre 1,4 milioni di
unità immobiliari ad uso commercio (il 31,8% del totale), quasi 1,1 milioni (il 23,7% del totale)
utilizzate da “altri servizi” (tra cui trasporti, comunicazioni, credito, assicurazione, finanziarie, sanità
pubblica e privata e altri servizi sociali e sanitari), 0,7 milioni (il 15,3%) ad uso ufficio, 0,3 milioni di
ristoranti (6,2%), quasi 73 mila scuole e quasi 62 mila alberghi.
1
Schema 2.1. - Unità immobiliari ad uso terziario in Italia per attività economica
Fonte: elaborazione Cresme
1
Unità immobiliare: una porzione di fabbricato, un intero fabbricato o un insieme di fabbricati che, nello stato in cui si trova,
è di per se stesso in grado di produrre un reddito indipendente
25
Il primo dato da sottolineare è costituito dalla ingente e frammentata quantità di unità immobiliari
che, a fronte di una numerosità di oltre 4,5 milioni di unità, occupa una superficie coperta pari a
quasi 1,7 miliardi di metri quadrati di cui buona parte a destinazione produttiva (oltre 0,7 miliardi
mq. occupati dal settore industriale) e circa il 58% (1,0 miliardi di mq circa) a destinazione terziaria.
L’analisi, pur tenendo in considerazione le consistenze complessive del settore non residenziale, si
concentra sul comparto terziario poiché nel comparto industriale i consumi energetici o le
dispersioni imputabili all’involucro edilizio rappresentano una quota trascurabile rispetto all’energia
impiegata per le attività produttive. Si tratta evidentemente di un argomento più complesso che
coinvolge processi industriali e investimenti in tecnologia più che le caratteristiche edilizie.
Una ulteriore focalizzazione dell’analisi deve essere attuata passando dalla descrizione del
patrimonio edilizio al circoscrivere gli ambiti omogenei che costituiscono il parco di edifici
potenzialmente riqualificabili in vista di un contenimento dei consumi e delle emissioni. Il passaggio
da unità immobiliari a edifici ad uso esclusivo porta a considerare il fatto che buona parte delle
unità immobiliari ad uso terziario sono inserite in edifici residenziali: negozi, ristorazione, altri
servizi ai piani terra, uffici, altri servizi, alberghi e scuole private nei piani intermedi. E’ evidente che
tali unità immobiliari, pur essendo portatrici di stili di consumo diversi da quelli delle famiglie,
dovranno confrontarsi con involucri edilizi tipicamente residenziali e con impianti non troppo diversi
da quelli del settore prettamente abitativo.
2
Schema 2.2. - Edifici ad uso terziario esclusivo o prevalente per attività svolta nel fabbricato - numero
Fonte: elaborazione Cresme
2
Edificio ad uso esclusivo o prevalente: fabbricato in cui si svolgono attività di tipo omogeneo per almeno il 75% della
superficie coperta complessiva.
26
Lo stock di edifici ad uso esclusivo o prevalentemente terziario sono circa 500 mila per quasi 490
milioni di metri quadrati. Le quantità maggiori in termini di superfici sono assorbite da edifici ad uso
commercio (203.700 immobili, il 40,7% degli edifici terziari; 278 mln mq, il 56,8% delle superfici),
dalle scuole pubbliche e private (52.000 immobili, il 10,4% degli edifici; 73,4 mln mq, il 15,0% delle
superfici), dagli uffici (65.400 immobili, il 13,1% degli edifici; 57,1 mln mq, il 11,6% delle superfici) e
dagli alberghi (26.000 immobili, il 5,2% degli edifici; 49,0 mln mq, il 10,0% delle superfici).
Ristorazione ed “altri servizi” risultano, per via delle ridotte superfici medie, di minor peso
complessivo. La ristorazione (tra cui anche bar, pizzerie, gelaterie, ecc. in edifici ad uso esclusivo o
prevalente) conta su circa 30 mila edifici per 8,0 mln mq (1,6%) e gli altri servizi, pur occupando
quasi 123 mila edifici, insistono su una superficie particolarmente limitata pari a 24,4 mln mq
(5,0%).
Schema 2.3. - Edifici ad uso terziario esclusivo o prevalente per attività svolta nel fabbricato superficie
Fonte: elaborazione Cresme
Tabella 2.12. - Numero di edifici ad uso esclusivo
Nord
INDUSTRIA e ARTIGIANATO
Centro
Sud
ITALIA
153.688
48.153
65.134
266.975
COMMERCIO ingrosso e dettaglio
96.227
37.942
69.515
203.684
ALTRI SERVIZI
71.021
27.286
24.748
123.055
UFFICIO
29.767
11.663
23.936
65.366
ALBERGO
14.891
5.359
5.788
26.038
RISTORAZIONE con somministrazione
16.912
6.860
6.156
29.928
SCUOLA
24.174
9.295
18.539
52.008
TOTALE
406.680
146.558
213.816
767.054
Fonte: Cresme/SI
27
Tabella 2.13. - Numero di unità immobiliari
Nord
Centro
Sud
ITALIA
INDUSTRIA e ARTIGIANATO
505.290
184.486
215.795
905.571
COMMERCIO ingrosso e dettaglio
665.526
296.965
484.999
1.447.490
ALTRI SERVIZI
559.583
232.890
286.969
1.079.442
UFFICIO
387.287
150.161
158.107
695.555
36.924
13.140
11.531
61.595
ALBERGO
RISTORAZIONE con somministrazione
146.420
58.749
77.921
283.090
SCUOLA
31.758
13.499
27.296
72.553
TOTALE
2.332.788
949.890
1.262.618
4.545.296
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.14. - Superficie edifici ad uso esclusivo - Milioni di mq
Nord
Centro
Sud
ITALIA
INDUSTRIA e ARTIGIANATO
278,4
55,8
65,5
399,7
COMMERCIO ingrosso e dettaglio
163,6
47,4
67,0
278,0
ALTRI SERVIZI
14,8
5,5
4,1
24,4
UFFICIO
24,3
10,3
22,5
57,1
ALBERGO
25,0
10,7
13,3
49,0
4,9
1,8
1,4
8,0
RISTORAZIONE con somministrazione
SCUOLA
37,2
12,5
23,8
73,4
TOTALE
548,1
144,0
197,5
889,6
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.15. - Superficie unità immobiliari - Milioni di mq
Nord
Centro
Sud
ITALIA
INDUSTRIA e ARTIGIANATO
479,2
112,1
116,0
707,3
COMMERCIO ingrosso e dettaglio
245,8
81,4
101,3
428,6
ALTRI SERVIZI
80,4
31,9
32,6
144,9
UFFICIO
88,5
39,3
41,5
169,3
ALBERGO
47,5
22,1
22,1
91,6
RISTORAZIONE con somministrazione
24,9
9,0
10,3
44,2
SCUOLA
38,9
14,5
28,2
81,6
TOTALE
1.005,2
310,2
351,9
1.667,3
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.16. - Superficie pareti perimetrali – EDIFICI AD USO ESCLUSIVO - Milioni di mq
PARETI PERIMETRALI
Nord
Centro
Sud
ITALIA
INDUSTRIA e ARTIGIANATO
237,4
47,6
55,9
340,9
COMMERCIO ingrosso e dettaglio
150,3
43,5
61,5
255,3
ALTRI SERVIZI
28,2
10,5
7,8
46,5
UFFICIO
45,0
19,1
41,7
105,9
ALBERGO
34,6
14,9
18,4
68,0
6,9
2,5
1,9
11,3
RISTORAZIONE con somministrazione
SCUOLA
41,1
13,8
26,3
81,2
TOTALE
543,5
151,9
213,6
909,1
Fonte: Cresme/SI
28
Tabella 2.17. - Superficie divisori e tramezzature – EDIFICI AD USO ESCLUSIVO - Milioni di mq
PARETI DIVISORIE E TRAMEZZATURE
Nord
Centro
Sud
ITALIA
INDUSTRIA e ARTIGIANATO
23,7
4,8
5,6
34,1
COMMERCIO ingrosso e dettaglio
60,5
17,5
24,8
102,7
ALTRI SERVIZI
19,8
7,4
5,5
32,6
UFFICIO
44,7
19,0
41,5
105,3
ALBERGO
34,6
14,9
18,4
68,0
6,9
2,5
1,9
11,3
SCUOLA
28,8
9,7
18,4
56,8
TOTALE
219,0
75,7
116,1
410,8
RISTORAZIONE con somministrazione
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.18. - Superficie solai e coperture – EDIFICI AD USO ESCLUSIVO - Milioni di mq
SOLAI TOTALI
Nord
Centro
Sud
ITALIA
INDUSTRIA e ARTIGIANATO
306,2
61,4
72,0
439,6
COMMERCIO ingrosso e dettaglio
246,9
71,5
101,1
419,5
ALTRI SERVIZI
20,7
7,7
5,7
34,1
UFFICIO
63,6
27,1
59,0
149,6
ALBERGO
87,4
37,6
46,5
171,4
RISTORAZIONE con somministrazione
5,8
2,1
1,7
9,6
SCUOLA
82,2
27,6
52,5
162,3
TOTALE
812,8
234,9
338,5
1.386,2
Fonte: Cresme/SI
2.3. Quanto si è prodotto e si produce, quanto si riqualifica
2.3.1. Il mercato delle pareti esterne 2013 per il settore residenziale Le prestazioni termiche delle pareti verticali sono condizionate dal sistema costruttivo, dai materiali
“da muro” impiegati e dal loro spessore, dalla presenza e lo spessore dell’eventuale sistema di
isolamento. Se la scelta del sistema costruttivo e dei materiali “da muro” impiegati può essere
effettuata quasi esclusivamente in sede di realizzazione, l’isolamento delle pareti esterne può
avvenire in qualsiasi momento della vita dell’edificio e può essere realizzato nella parte interna
della parete, in quella esterna, o nell’intercapedine se presente.
Le tipologie di intervento sul patrimonio residenziale esistente possono essere:
•
il cappotto esterno
•
l’isolamento delle pareti interne
•
l’intonaco isolante
•
la parete ventilata
A questi si possono aggiungere degli accorgimenti parziali ma efficaci, quali per esempio
l’isolamento del cassonetto (avvolgibili) e della parete sottofinestra.
29
23,9
milioni
di
complessivamente
mq
di
realizzata
superficie
nella
nuova
costruzione nel 2013. Essa riguarda le nuove
costruzioni sia nel mercato residenziale che
in quello non residenziale TERZIARIO, con
l’esclusione quindi degli immobili destinati ad
un utilizzo industriale o agricolo.
Il preconsuntivo per il 2013 indica una ulteriore diminuzione del -5,4% per le tamponature di nuova
costruzione. Si tratta di un anno che quindi, non interrompe la dinamica di forte calo del comparto.
La tipologia costruttiva delle pareti perimetrali si articola sostanzialmente nel 68% a doppio strato
(parete esterna e fodera interna) e nel 32% monostrato. I materiali da muro conoscono da sempre
il “presidio” del laterizio normale (68%), a cui si sta affiancando progressivamente il blocco
alleggerito (24%). Sempre maggiore importanza si sta attribuendo infatti ai materiali con buone
prestazione termiche e maneggevolezza nei cantieri, soprattutto quelli di manutenzione e
ristrutturazione.
Piuttosto importante, e destinata a crescere, la
superficie complessiva di pareti esterne soggette ad
interventi
di
riqualificazione
e
manutenzione
straordinaria. Nel 2013 si stima una superficie di
15,4 milioni di mq destinati ad interventi di
riqualificazione. La prevalenza dei lavori nelle regioni
settentrionali riflette il positivo andamento del
mercato dell’isolamento al quale fanno riferimento
diretto
circa
la
metà
delle
superfici
complessivamente riqualificate (7,6 milioni di mq su
15,4 milioni).
I principali sistemi impiegati nel mercato ‘isolamento delle pareti perimetrali sono stimati nell’89%
del cappotto, nel 7% dell’isolamento interno e nel rimanente 4% diviso fra l’insufflaggio
nell’intercapedine (quota ridotta anche a causa delle attrezzature necessarie) e la parete ventilata
(che presenta prestazioni eccelse ma anche costi elevati). Il mercato complessivo delle pareti
perimetrali per il settore edilizio civile (residenziale e terziario) nel 2013 è pari a 39,3 milioni di mq.
Si tratta di 29,6 milioni di mq provenienti dall’edilizia residenziale (di cui 15,7 milioni mq di nuova
produzione e 13,9 milioni mq nella riqualificazione). 9,7 milioni di mq sono stati prodotti nell’edilizia
30
non residenziale terziaria. La riduzione del mercato della nuova edilizia è stata netta ma, come si
vedrà poco oltre, il mercato potenziale per gli interventi di isolamento rimane ampio. Il valore per il
2013 evidenzia ancora valori negativi con la nuova produzione residenziale in calo del -7,7%
rispetto al 2012, il rinnovo residenziale in contrazione del -0,8% sul 2012 e con i comparti non
residenziali (nuova produzione e rinnovo) in calo del -1,7% sul 2012.
Tabella 2.19. - Pareti perimetrali NUOVA PRODUZIONE RESIDENZIALE (‘000 di mq)
2004-2008
media annua
2009-2011
media annua
2012
2013
Nord-ovest
8.034,8
5.255,0
3.809,0
3.586,0
Nord est
7.999,0
4.727,7
3.981,0
3.618,0
Centro
5.344,8
3.598,0
2.486,0
2.384,0
Sud
8.847,2
6.002,7
4.757,0
4.309,0
Isole
3.474,6
2.340,3
1.938,0
1.775,0
33.700,4
21.923,7
16.971,0
15.672,0
-24,9%
-30,6%
-7,7%
Italia
Var. % su per. prec.
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.20. - Pareti perimetrali INTERVENTI SU ESISTENTE RESIDENZIALE (‘000 di mq)
2004-2008
media annua
2009-2011
media annua
2012
2013
Nord-ovest
4.497,3
4.527,5
4.439,0
4.625,0
Nord est
2.887,2
2.905,1
2.805,9
2.920,1
Centro
2.251,3
2.459,5
2.385,8
2.473,3
Sud
2.361,3
2.418,9
2.322,5
2.425,2
997,3
926,8
873,5
909,2
12.994,4
13.237,8
12.826,8
13.352,7
1,9%
-3,1%
4,1%
Isole
Italia
Var. % su per. prec.
Fonte: Cresme/SI
31
Tabella 2.21. - Pareti perimetrali TOTALE MERCATO RESIDENZIALE (‘000 di mq)
2004-2008
media annua
2009-2011
media annua
2012
2013
Nord-ovest
12.532,1
9.782,5
8.248,0
8.211,0
Nord est
10.886,2
7.632,8
6.786,9
6.538,1
7.596,1
6.057,5
4.871,8
4.857,3
Sud
11.208,5
8.421,6
7.079,5
6.734,2
Isole
4.471,9
3.267,1
2.811,5
2.684,2
Italia
46.694,8
35.161,5
29.797,8
29.024,7
-24,7%
-15,3%
-2,6%
Centro
Var. % su per. prec.
Fonte: Cresme/SI
Grafico 2.1. – Pareti perimetrali - Sistema costruttivo nella nuova costruzione
Monostrato
32%
Doppio strato
68%
Fonte: Cresme/SI
Grafico 2.2. – Quote di mercato
MATERIALI PARETI PERIMETRALI
Cls cellulare o con
argilla espansa
4%
Cls normale
3%
Laterizio alleggerito
(porizzato)
20%
PRODOTTI DA ISOLAMENTO
Insufflato intercapedine
2%
Isolam. Interno
7%
Altro
5%
Laterizio normale
68%
Parete ventilata
2%
Cappotto
89%
Fonte: Cresme/SI
32
Grafico 2.3. – I rivestimenti delle pareti esterne della nuova edilizia residenziale - 2013
Fonte: Cresme/SI
Grafico 2.4. – I rivestimenti nelle pareti esterne della riqualificazione residenziale
Fonte: Cresme/SI
33
2.3.2. Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia residenziale
Nel 2013, le pareti esterne degli edifici residenziali, sviluppano una superficie pari a poco più di 4,1
miliardi di mq al netto delle pareti contigue con altri edifici e dei vani infissi esterni. Questo si
identifica come il patrimonio teorico su cui è possibile intervenire in qualsiasi momento tramite
l’isolamento esterno. Tuttavia, il dato del potenziale per gli interventi di riqualificazione delle pareti
perimetrali si affina escludendo dai 4,1 miliardi di mq, le superfici in qualche modo sottoposte ad
interventi di manutenzione straordinaria negli ultimi 15 anni e le superfici di fabbricati residenziali
nuovi realizzati nel periodo sui quali è ridotta la possibilità di nuovi lavori di isolamento se non per
prematuro decadimento delle opere. Il risultato è di poco più di 3,6 miliardi di mq.
Si stima che il mercato del rinnovo residenziale, nel periodo 2014-2023, oscilli da un minimo di 133
milioni ad un massimo di 168 milioni di mq. L’intervallo di oscillazione dipende da una serie di
fattori, come e soprattutto dalla presenza o meno di norme incentivanti (defiscalizzazione, bonus,
ecc.).
La riduzione dello stock iniziale a tale cifra, sensibilmente più piccola, è dovuta alla propensione e
alla convenienza delle famiglie ad intervenire attraverso i vari sistemi di isolamento. Tale
convenienza/opportunità, si differenzia notevolmente per localizzazione geografica e per tipologia
dimensionale del fabbricato. Si tratta di finestre-opportunità per integrare ad un intervento
manutentivo su pareti esterne (che per esempio nella maggior parte dei casi presuppone l’impiego
non poco oneroso dei ponteggi) delle risorse aggiuntive per migliorare il grado di efficienza
dell’involucro edilizio.
(*) L’intervallo di oscillazione dipende soprattutto dalla presenza o meno di norme incentivanti (defiscalizzazione, bonus,
ecc.)
34
Grafico 2.5. –Composizione della consistenza potenziale
AREE GEOGRAFICHE
SUD
18%
CENTRO
21%
NORD
61%
TIPOLOGIA EDILIZIA
Plurifamil.
36%
Mono-bifamil.
58%
Tri-quadrifamil.
6%
AREE CLIMATICHE
E
54,6%
F
6,3%
A
0,0%
B
3,6%
C
12,6%
D
22,9%
Fonte: Cresme/SI 35
2.3.3. Il mercato delle pareti esterne per il settore non residenziale Tabella 2.22. - Pareti perimetrali NUOVA PRODUZIONE NON RESIDENZIALE (esclusa agricoltura)
(‘000 di mq)
2004-2008
media annua
2009-2011
media annua
2012
2013
Nord-ovest
4.458,3
3.163,6
2.663,8
2.551,2
Nord est
5.882,1
4.192,1
2.378,0
2.309,1
Centro
2.240,1
1.866,3
1.161,0
1.057,4
Sud
3.419,1
2.358,4
1.564,8
1.790,3
Isole
1.215,4
698,1
488,2
485,3
Italia
17.215,0
12.278,5
8.255,9
8.193,2
-28,7%
Var. % su per. prec.
-32,8%
-0,8%
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.23. - Pareti perimetrali INTERVENTI SU ESISTENTE NON RESIDENZIALE
(esclusa agricoltura - ‘000 di mq)
2004-2008
media annua
2009-2011
media annua
2012
2013
Nord-ovest
388,1
391,0
450,2
448,5
Nord est
524,1
533,7
444,5
436,1
Centro
200,4
223,6
198,2
195,9
Sud
329,7
330,2
334,6
330,8
Isole
126,0
106,9
106,1
105,1
Italia
1.568,4
1.585,4
1.533,7
1.516,5
1,1%
Var. % su per. prec.
-3,3%
-1,1%
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.24. - Pareti perimetrali TOTALE MERCATO NON RESIDENZIALE
(esclusa agricoltura - ‘000 di mq)
2004-2008
media annua
2009-2011
media annua
2012
2013
Nord-ovest
4.846,4
3.554,6
3.114,0
2.999,7
Nord est
6.406,2
4.725,8
2.822,5
2.745,2
Centro
2.440,5
2.089,9
1.359,2
1.253,3
Sud
3.748,8
2.688,6
1.899,4
2.121,1
Isole
1.341,4
805,0
594,3
590,4
Italia
18.783,3
13.863,9
9.789,4
9.709,7
Var. % su per. prec.
-26,2%
Fonte: Cresme/SI
36
-29,4%
-0,8%
2.3.4. Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia non residenziale
Nel 2012, le pareti esterne degli edifici non residenziali non destinati all’agricoltura, sviluppano una
superficie pari a poco più di 909 milioni di mq e rappresentano il patrimonio teorico su cui è
possibile intervenire in qualsiasi momento tramite l’isolamento esterno. Escludendo dai 909 milioni
di mq le superfici già sottoposte ad interventi di manutenzione straordinaria negli ultimi 15 anni e le
superfici di fabbricati non residenziali nuovi realizzati nello stesso periodo, si ottiene il potenziale
netto di 714 mlioni di mq su cui si potrebbe intervenire nei prossimi 10 anni. Si stima che il mercato
del rinnovo residenziale, nel periodo 2014-2023, oscilli da un minimo di 62 milioni ad un massimo
di 72 milioni di mq. L’intervallo di oscillazione dipende da una serie di fattori, come e soprattutto
dalla presenza o meno di norme incentivanti (defiscalizzazione, bonus, ecc.).
La riduzione dello stock iniziale a tale cifra, sensibilmente più piccola, è dovuta alla propensione e
alla convenienza delle imprese ad intervenire attraverso i vari sistemi di isolamento. Tale
convenienza/opportunità, si differenzia notevolmente per localizzazione geografica e per tipologia
dimensionale del fabbricato. Si tratta, come nel caso dell’edilizia residenziale, di finestreopportunità per integrare ad un intervento manutentivo su pareti esterne delle risorse aggiuntive
per migliorare il grado di efficienza dell’involucro edilizio.
(*) L’intervallo di oscillazione dipende soprattutto dalla presenza o meno di norme incentivanti (defiscalizzazione, bonus,
ecc.)
37
2.4. Le chiusure orizzontali, coperture e solai per il settore residenziale
Si tratta di una componente dei manufatti edilizi molto sensibile alle dispersioni termiche, infatti, le
chiusure orizzontali opache comprendono due grandi ambiti: quello del sistema tetto per le
copertura a falda, e quello delle coperture piane, del primo solaio, e del sottotetto per i
sistemi di isolamento.
2.4.1. Le coperture a falda
Le misurazioni del mercato e dei potenziali dei sistemi tetto comprendono a loro volta tre ambiti di
tecnologia e di materiali funzionali all’efficienza energetica, passiva ma anche attiva. Il primo è
quello del manto di copertura; il secondo dell’isolamento della falda; il terzo della vocazione ad
ospitare impianti per la produzione di energia: fotovoltaico, pannelli solari termici, microeolico.
# Il mercato attuale delle copertura a falda
Il mercato totale, nuovo e rinnovo, delle strutture e dei
manti di copertura per i tetti a falda ammonta nel 2012 a
46 milioni di mq. Comprende le nuove costruzioni e gli
interventi di sostituzione; sia il mercato residenziale
che quello non residenziale TERZIARIO, con
l’esclusione quindi degli immobili destinati ad un utilizzo
industriale o agricolo.
La quota più consistente è quella relativa al mercato della riqualificazione che comprende sia
interventi generali di sostituzione del manto di copertura e/o della struttura, sia interventi di
sostituzione parziale degli elementi.
38
Il 2013 è stato un anno di ulteriore ridimensionamento del mercato, su valori già
abbondantemente ridimensionati nei quattro anni precedenti. In particolare nella edilizia
residenziale di nuova produzione si sono registrate riduzioni del 36% della media del periodo 20092011 rispetto al periodo 2004-2008, e nel 2012 un ulteriore -23,2% rispetto alla media del periodo
2009-2011. La destinazione prevalente dei tetti a falda è negli edifici mono-bifamiliari e a schiera. I
materiali alternativi che si contendono quasi l’universo del mercato sono le tegole e i coppi in
laterizio (63%) seguiti dalle tegole in cemento (24%).
Tabella 2.25. - Coperture a falda NUOVA PRODUZIONE RESIDENZIALE (‘000 di mq)
2004-2008
media annua
2009-2011
media annua
2012
2013
Nord-ovest
3.633,6
2.309,4
1.666,2
1.569,7
Nord est
3.871,8
2.339,6
1.966,8
1.793,6
Centro
2.083,3
1.348,5
939,9
897,7
Sud
2.369,9
1.598,1
1.234,7
1.131,3
Isole
907,7
636,6
514,1
474,7
Italia
12.866,2
8.232,1
6.321,7
5.867,0
-36,0%
-23,2%
-7,2%
Var. % su per.prec.
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.26. - Coperture a falda INTERVENTI SU ESISTENTE RESIDENZIALE (‘000 di mq)
2004-2008
media annua
Nord-ovest
12.027,4
2009-2011
media annua
11.785,8
2012
2013
10.999,3
10.960,6
Nord est
7.823,9
7.537,9
7.638,9
7.481,6
Centro
9.544,6
10.183,2
10.101,1
9.973,4
Sud
7.533,1
7.351,6
7.410,6
7.300,7
Isole
2.986,3
2.751,0
2.424,2
2.513,3
Italia
39.915,4
39.609,4
38.574,1
38.229,6
-0,8%
-2,6%
-0,9%
Var. % su per.prec.
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.27. - Coperture a falda TOTALE MERCATO RESIDENZIALE (‘000 di mq)
2004-2008
media annua
2009-2011
media annua
2012
2013
Nord-ovest
15.661,0
14.095,1
12.665,5
12.530,3
Nord est
11.695,6
9.877,5
9.605,7
9.275,2
Centro
11.627,9
11.531,6
11.041,0
10.871,1
9.903,0
8.949,7
8.645,3
8.432,0
Sud
Isole
3.894,0
3.387,6
2.938,3
2.988,0
Italia
52.781,6
47.841,4
44.895,9
44.096,5
-9,4%
-6,2%
-1,8%
Var. % su per.prec.
Fonte: Cresme/SI
39
Grafico 2.6. – Quote di mercato
MATERIALI COPERTURE A FALDA
Tegole
Pannelli e bituminose
2%
lastre in
metallo
6%
Altro
5%
Coppi in
laterizio
14%
Tegole in
cemento
24%
Tegole in
laterizio
49%
PER TIPO EDIFICIO
Oltre 15
abitazioni
13%
Mono e bifamiliari
54%
Da 3 a 15
abitazioni
33%
Fonte: Cresme/SI
# Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia residenziale
Nel 2013, le coperture a falda degli edifici residenziali, sviluppano una superficie di 865 milioni di
mq. Prevalentemente coprono gli edifici di piccole dimensioni. Infatti, l’80% della superficie
complessiva riguarda i fabbricati monobi-familiari. Un altro 11% copre le cosiddette palazzine (da 3
a 15 abitazioni) e solo il 9% copre gli edifici di maggiori dimensioni.
Il dato del potenziale mercato per gli interventi di riqualificazione delle coperture a falda si affina
escludendo le superfici sottoposte ad interventi totali di manutenzione straordinaria negli ultimi 12
anni (questa la soglia “convenzionale” per il mantenimento di funzionalità prestazionali adeguate) e
i nuovi edifici prodotti nel medesimo periodo. Il risultato è di circa 524 milioni di mq.
40
(*) L’intervallo di oscillazione dipende soprattutto dalla presenza o meno di norme incentivanti (defiscalizzazione, bonus,
ecc.)
Grafico 2.7. –Composizione della consistenza potenziale
AREE GEOGRAFICHE
SUD
39%
NORD
42%
CENTRO
19%
TIPOLOGIA EDILIZIA
Plurifamil.
9%
Tri-quadrifamil.
11%
Mono-bifamil.
80%
AREE CLIMATICHE
F
6%
A
0%
E
44%
B
3%
C
23%
D
24%
Fonte: Cresme/SI
41
Si stima che il mercato potenziale per il periodo 2014 – 2023 oscilla fra 416 e 444 milioni di mq. In
altri termini il ritmo della manutenzione straordinaria dei nostri tetti è inferiore a quello che sarebbe
necessario per mantenere nel tempo le prestazioni delle coperture, in particolare per l’ingresso, in
tale ammontare degli edifici realizzati negli anni ’80 e ’90 che necessitano di interventi non più
procrastinabili.
2.4.2. Le chiusure orizzontali, 1° solaio, sottotetto, coperture piane
# Il mercato attuale
Quasi 41 milioni di mq di mercato complessivo nel
2013, articolato in interventi di nuova costruzione e di
rinnovo sia nel settore abitativo (per complessivi 29,6
milioni
di
mq)
che
nell’edilizia
terziaria
(per
complessivi 11,2 milioni di mq).
Gli interventi nel 2013 nel comparto residenziale si articolano nel seguente modo:
!
Primo solaio: 11,5 mln di mq nelle nuove realizzazioni e 2,0 di rinnovo;
!
Sottotetti: 2,3 mln di mq nella nuova produzione e 1,9 nel rinnovo;
!
Coperture piane e a terrazzo: 1,8 mln di mq nelle nuove realizzazioni e 10,1 di interventi
sull’esistente.
Il mercato del comparto residenziale nel 2013 ha visto il calo del -4,3% rispetto al 2012 ma si deve
osservare la riduzione del 22,7% rispetto alla media del periodo 2009 – 2011 dopo un calo del
24,9% del periodo 2009 – 2011 rispetto al periodo 2004 – 2008.
42
Tabella 2.28. - Coperture piane e terrazzo NUOVA PRODUZIONE RESIDENZIALE (‘000 di mq)
Nord-ovest
Nord est
Centro
2004-2008
media annua
632,7
2009-2011
media annua
404,5
2012
2013
287,4
270,9
754,2
445,4
348,8
323,7
690,9
442,1
306,1
292,6
1.242,4
833,5
684,3
612,3
Isole
644,7
453,0
371,2
341,3
Italia
3.964,8
2.578,5
1.997,9
1.840,8
-35,0%
-49,6%
-7,9%
Sud
Var. % su per.prec.
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.29. - Coperture piane e terrazzo INTERVENTI SU ESISTENTE RESIDENZIALE (‘000 di mq)
2004-2008
media annua
2.997,2
2009-2011
media annua
3.124,9
2012
2013
2.916,4
2.906,1
Nord est
1.949,5
1.998,6
2.025,4
1.983,7
Centro
2.378,5
2.700,0
2.678,2
2.644,4
Sud
1.877,3
1.949,2
1.964,9
1.935,7
Nord-ovest
Isole
744,2
729,4
642,8
666,4
Italia
9.946,8
10.502,2
10.227,7
10.136,3
5,6%
2,8%
-0,9%
Var. % su per.prec.
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.30. - Coperture piane e terrazzo TOTALE MERCATO RESIDENZIALE (‘000 di mq)
2004-2008
media annua
3.629,9
2009-2011
media annua
3.529,4
2012
2013
3.203,8
3.177,0
Nord est
2.703,6
2.444,0
2.374,2
2.307,4
Centro
3.069,4
3.142,0
2.984,4
2.937,0
Sud
3.119,7
2.782,7
2.649,2
2.548,1
Isole
1.388,9
1.182,4
1.014,0
1.007,7
Italia
13.911,6
13.080,7
12.225,6
11.977,1
-6,0%
-12,1%
-2,0%
Nord-ovest
Var. % su per.prec.
Fonte: Cresme/SI
43
Tabella 2.31. - Sottotetti NUOVA PRODUZIONE RESIDENZIALE (‘000 di mq)
2004-2008
media annua
2009-2011
media annua
2012
2013
Nord-ovest
1.447,5
917,6
662,0
623,7
Nord est
1.542,5
929,6
781,5
712,7
Centro
829,9
535,8
373,4
356,7
Sud
944,2
635,0
490,6
449,5
Isole
361,6
253,0
204,3
188,6
Italia
5.125,6
3.271,0
2.511,9
2.331,2
-36,2%
-51,0%
-7,2%
Var. % su per.prec.
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.32. - Sottotetti INTERVENTI SU ESISTENTE RESIDENZIALE (‘000 di mq)
2004-2008
media annua
2009-2011
media annua
2012
2013
Nord-ovest
601,5
589,4
550,1
548,2
Nord est
391,3
377,0
382,0
374,2
Centro
477,3
509,3
505,2
498,8
Sud
376,7
367,7
370,6
365,1
Isole
149,3
137,6
121,2
125,7
Italia
1.996,2
1.980,9
1.929,1
1.911,9
-0,8%
-3,4%
-0,9%
Var. % su per.prec.
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.33. - Primo solaio NUOVA PRODUZIONE RESIDENZIALE (‘000 di mq)
2004-2008
media annua
2009-2011
media annua
2012
2013
Nord-ovest
7.167,8
4.514,9
3.257,5
3.068,9
Nord est
7.640,1
4.574,0
3.845,2
3.506,5
Centro
4.107,9
2.636,3
1.837,5
1.755,0
Sud
4.676,4
3.124,4
2.414,0
2.211,8
Isole
1.790,8
1.244,6
1.005,2
928,0
Italia
25.383,1
16.094,2
12.359,3
11.470,2
-36,6%
-51,3%
-7,2%
Var. % su per.prec.
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.34. - Primo solaio INTERVENTI SU ESISTENTE RESIDENZIALE (‘000 di mq)
2004-2008
media annua
2009-2011
media annua
2012
2013
Nord-ovest
649,4
614,6
565,0
565,0
Nord est
422,4
393,1
392,4
385,7
Centro
515,4
530,9
518,9
514,1
Sud
406,7
383,3
380,7
376,3
Isole
161,2
143,5
124,5
129,6
Italia
2.155,2
2.065,4
1.981,4
1.970,7
-4,2%
-8,1%
-0,5%
Var. % su per.prec.
Fonte: Cresme/SI
44
Tabella 2.35. - Primo solaio, sottotetto e copertura piana TOTALE MERCATO RESIDENZIALE (‘000 di mq)
2004-2008
media annua
2009-2011
media annua
2012
2013
Nord-ovest
13.496,1
10.166,0
8.238,3
7.982,8
Nord est
12.699,9
8.717,7
7.775,4
7.286,4
Centro
8.999,9
7.354,4
6.219,3
6.061,6
Sud
9.523,8
7.293,1
6.305,1
5.950,9
Isole
3.851,9
2.961,0
2.469,2
2.379,6
Italia
48.571,7
36.492,1
31.007,3
29.661,2
-24,9%
-36,2%
-4,3%
Var. % su per.prec.
Fonte: Cresme/SI
# Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia residenziale
Il totale della superficie si coperture piane, sottotetti e primi solai per il settore residenziale al 2013
misura 2,8 miliardi di mq. Di tale cifra 328 milioni di mq è relativa a interventi di nuove realizzazioni
o soggetta negli ultimi 15 anni ad operazioni di manutenzione straordinaria. Tolta tale grandezza,
rimane un potenziale complessivo di quasi 2,5 miliardi di mq.
(*) L’intervallo di oscillazione dipende soprattutto dalla presenza o meno di norme incentivanti
(defiscalizzazione, bonus, ecc.)
Il dato si riduce tuttavia ad una cifra che varia da 165 a 205 milioni di mq se si va a verificare la
localizzazione di tali edifici per area geografica e zona climatica, le tipologie edilizie e il quadro di
convenienza, opportunità e propensione dei proprietari. Si ricorda anche che si tratta di ambiti che
potenzialmente necessitano di interventi di manutenzione e come tali vanno considerati in tema di
“finestra-opportunità” per interventi con tecniche e materiali che considerino il miglioramento
dell’efficienza dell’edificio.
45
Le potenzialità maggiori sono ascrivibili alle zone climatiche C, D, ed F per i fabbricati di grandi
dimensioni nel Mezzogiorno e nel Centro Italia, nelle monobifamiliari nelle regioni centrali, in
particolare ricadenti in zona climatica F. La minore propensione ad investire in questa tipologia di
riqualificazione energetica, si registra, invece nei condomini e nelle palazzine del Nord e nelle
fasce climatiche più calde (A e B) del Sud.
Grafico 2.8. – Primo solaio, sottotetto e copertura piana - Composizione della consistenza potenziale:
AREE GEOGRAFICHE
SUD
42%
NORD
42%
CENTRO
16%
TIPOLOGIA EDILIZIA
Tri-quadrifamil.
8%
Plurifamil.
10%
Mono-bifamil.
82%
AREE CLIMATICHE
F
5%
A B
0% 3%
C
25%
E COPERTURA PIANA (migliaia di mq)
E
43%
D
24%
Fonte: Cresme/SI
46
2.5. Le chiusure orizzontali, coperture e solai per il settore non residenziale
Tabella 2.36. - Coperture NUOVA PRODUZIONE NON RESIDENZIALE (‘000 di mq)
2004-2008
media annua
2009-2011
media annua
2012
2013
Nord-ovest
5.139,4
4.177,5
4.245,7
3.913,6
Nord est
5.022,3
5.162,8
2.330,1
2.976,9
Centro
3.183,2
2.939,1
1.966,2
1.869,2
Sud
4.578,6
3.120,9
2.267,9
2.314,7
Isole
2.061,4
1.269,9
952,1
940,5
Italia
19.985,0
16.670,2
11.762,1
12.014,9
-16,6%
-29,4%
2,1%
Var. % su per.prec.
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.37. - Coperture INTERVENTI SU ESISTENTE NON RESIDENZIALE (‘000 di mq)
2004-2008
media annua
2009-2011
media annua
2012
2013
Nord-ovest
917,0
775,5
700,1
709,7
Nord est
782,6
699,1
731,6
716,2
Centro
484,8
454,3
414,6
419,2
Sud
437,5
411,0
394,9
396,9
Isole
218,0
177,4
172,3
169,9
Italia
2.839,8
2.517,3
2.413,5
2.411,9
-11,4%
-4,1%
-0,1%
Var. % su per.prec.
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.38. - Coperture TOTALE MERCATO NON RESIDENZIALE (‘000 di mq)
2004-2008
media annua
2009-2011
media annua
2012
2013
Nord-ovest
6.056,3
4.953,0
4.945,9
4.623,3
Nord est
5.804,9
5.861,9
3.061,7
3.693,1
Centro
3.668,0
3.393,3
2.380,8
2.288,4
Sud
5.016,2
3.531,9
2.662,7
2.711,6
Isole
2.279,4
1.447,3
1.124,4
1.110,4
Italia
22.824,7
19.187,4
14.175,5
14.426,8
-15,9%
-26,1%
1,8%
Var. % su per.prec.
Fonte: Cresme/SI
Tabella 2.39. – Solai TOTALE MERCATO NON RESIDENZIALE (‘000 di mq)
2004-2008
media annua
2009-2011
media annua
2012
2013
Nord-ovest
4.753,2
3.757,1
2.549,3
2.850,4
Nord est
4.520,8
4.639,7
3.652,4
3.190,7
Centro
2.991,1
2.738,6
1.551,7
1.745,5
Sud
4.086,3
2.923,3
2.224,5
2.396,9
Isole
1.823,1
1.185,7
944,1
992,2
Italia
18.174,5
15.244,4
10.922,0
11.175,8
-16,1%
-28,4%
2,3%
Var. % su per.prec.
Fonte: Cresme/SI
47
# Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia non residenziale
Il totale della superficie di coperture (principalmente piane) e primi solai per il settore non
residenziale al 2013 misura quasi 1,4 miliardi di mq. Di tale cifra, 284 milioni di mq, si riferiscono a
interventi di nuove realizzazioni o soggetta negli ultimi 15 anni ad operazioni di manutenzione
straordinaria. Al netto di queste superfici, rimane un potenziale complessivo di oltre 1,1 miliardi di
mq. Il dato si riduce tuttavia ad una cifra che varia da 130 a 140 milioni di mq se si va a verificare la
localizzazione di tali edifici per area geografica e zona climatica, le tipologie edilizie e il quadro di
convenienza, opportunità e propensione dei proprietari. Si ricorda anche che si tratta di ambiti che
potenzialmente necessitano di interventi di manutenzione e come tali vanno considerati in tema di
“finestra-opportunità” per interventi di miglioramento dell’efficienza dell’edificio.
(*) L’intervallo di oscillazione dipende soprattutto dalla presenza o meno di norme incentivanti
(defiscalizzazione, bonus, ecc.)
48
3. Quanto si risparmierebbe e con quale
investimento
49
3. Quanto si risparmierebbe e con quale investimento quanto
consuma
ogni
tipologia
di
edificio,
le
potenzialità di risparmio e il costo di tale risparmio
(€/KWh); il bilancio costi / benefici per lo Stato e per il
Sistema Paese
Nella valutazione del risparmio ottenibile dagli interventi di isolamento degli edifici è necessario
rilevare la base di informazioni disponibile nei dati ENEA relativi alle domande presentate per
l’ottenimento dei benefici fiscali del 55% tra il 2007 e il 2012 (ultima annualità analizzata da ENEA).
Nel complesso, in circa sei anni di vigenza del provvedimento fiscale, sono state inviate quasi 1,6
milioni di comunicazioni per un importo speso in lavori di riqualificazione energetica degli edifici
vicino ai 18 miliardi di euro. Nelle stime pubblicate da ENEA si rileva che, grazie a tali interventi, si
è cumulato un risparmio energetico pari a circa 9.000 GWh di energia primaria con una riduzione di
emissioni di gas climalteranti superiore a 1,9 Mt/anno (milioni di tonnellate per anno).
TABELLA 3.1. - SINTESI INTERVENTI INCENTIVATI AL 55% - LE COMUNICAZIONI INVIATE AD ENEA 2007-2012
2007 - 2012
Strutture orizzontali
Interventi
dichiarati a
ENEA
33.670
Risparmio
Totale
(GWh)
705
Spesa
Totale
(MEuro)
1.291
Efficacia
(MWh/int)
Efficienza
(€/kWh)
20,9
0,12
CO2
evitata
(kt/a)
150
Strutture verticali
23.317
299
759
12,8
0,12
64
Interventi combinati
36.176
535
1.045
14,8
0,10 – 0,17
114
Infissi
824.779
2.270
7.729
2,8
0,17
482
Impianto Termico
437.865
4.034
5.649
9,2
0,13
857
Solare Termico
199.730
1.223
1.411
6,1
0,06
260
Non specificato
TOTALE INTERVENTI
318
2
3
5,7
-
1.555.855
9.068
17.886
5,8
0,14
0
1.927
Fonte: elaborazione Cresme su dati ENEA – Rapporti annuali 2007 – 2012- “LE DETRAZIONI FISCALI DEL 55% PER LA
RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA DEL PATRIMONIO EDILIZIO ESISTENTE”
Secondo le stesse elaborazioni ENEA, gli interventi che contribuiscono maggiormente al risparmio
energetico, in termini di MWh per singolo intervento, risultano quelli di coibentazione delle strutture
opache orizzontali (coperture e solai) con 20,9 MWh per intervento. Al secondo posto di una
ipotetica classifica (escludendo gli interventi combinati che non sono specificati ma comunque
contengono interventi di coibentazione dell’involucro opaco) si trovano le coibentazioni di strutture
opache verticali (pareti perimetrali e divisori) con 12,8 MWh per intervento. Il confronto con le altre
tipologie di lavori incentivati con la detrazione del 55% è particolarmente interessante poiché il
risparmio ottenibile con sistemi passivi (tipicamente l’isolamento termico degli involucri) è di gran
lunga superiore ai sistemi attivi. L’installazione di caldaie a condensazione permette un risparmio di
9,2 MWh per intervento e l’installazione di impianti solari termici di 6,1 MWh per intervento. Il
vantaggio dell’isolamento delle strutture opache, infine, appare enormemente più performante
rispetto al miglioramento delle prestazioni termiche delle superfici trasparenti: queste ultime
garantirebbero un risparmio di soli 2,8 MWh per intervento. Nel numero di interventi effettuati,
50
tuttavia si osserva una netta sproporzione tra gli interventi di coibentazione degli involucri opachi e
le altre tipologie di intervento. La sostituzione di infissi e vetri è la tipologia di lavori più frequente
pur essendo quella con il minor risparmio specifico rilevato da ENEA. Le altre due tipologie di
interventi più realizzate sono le sostituzioni di generatori di calore e le installazioni di impianti solari
termici. E’ evidente che il ricorso ai lavori di efficientamento è maggiore per gli interventi con un
costo più contenuto: infissi 9.400 €/intervento, impianto termico 12.900 €/intervento e solare
termico 7.100 €/intervento. Le coibentazioni delle superfici opache risultano notevolmente più
impegnative dal punto di vista degli importi da investire: coibentazioni delle superfici orizzontali
opache 38.400 €/intervento, coibentazioni delle superfici verticali opache 32.500 €/intervento.
3.1. Una stima del risparmio energetico ed economico ottenibile intervenendo sugli involucri
edilizi esistenti
La sintesi di quanto visto finora è contenuta nelle tabelle che seguono in cui si raffrontano le
principali grandezze elaborate nell’intero rapporto per giungere ad un bilancio della convenienza
dell’intervenire, isolandoli, sugli involucri edilizi. La tabella di sintesi evidenzia i valori medi annui
delle quantità in gioco (potenziale di intervento, investimento per riqualificare il potenziale,
risparmio ottenibile in termini energetici ed economici), la stima delle minori emissioni di CO2 e il
periodo di rientro dell’investimento in presenza di incentivi paragonabili a quelli attualmente in
vigore (65% di detrazione fiscale IRPEF). La metodologia di costruzione dei dati è di seguito
descritta attraverso i dati visti nei capitoli precedenti e le stime sui costi e sul risparmio.
TABELLA 3.2. - ATTIVITA’ DI RINNOVO 2014 – 2023 - STOCK, POTENZIALE DI INTERVENTO,
INVESTIMENTI, RISPARMIO ATTRAVERSO L’ISOLAMENTO
Risparmio
potenziale
(GWh
annui)
Risparmio
potenziale
(mln €
annui)
CO2 non
emessa
(Kt annue)
Pay back
time con
incentivi
(anni con
65% per
riqual.
energetica)
92,43
35,21
7,1
6,7
Stock
(mln mq)
Potenziale
2014-2023
(mln mq
annui)
Pareti perimetrali residenziale
Pareti perimetrali non residenziale
4.140
909
15,0
6,7
1.121,3
402,0
462,1
176,0
55,5
21,1
Coperture residenziale
Coperture non residenziale
1.478
694
56,3
12,8
8.445,0
1.280,0
3.109,5
530,2
373,1
63,6
Solai e sottotetti residenziale
Primo solaio non residenziale
1.918
693
5,2
0,7
364,0
45,5
164,1
18,1
19,7
2,2
Residenziale
Non residenziale
7.536
2.296
76,5
20,2
9.930,3
1.727,5
3.735,8
724,4
448,3
86,9
Totale edifici Italia
9.832
96,7
11.657,8
4.460,1
Fonte: elaborazione Cresme su dati vari (ENEA, Istat, MISE, prezziari, Cresme/SI, altri)
535,2
Investimento
(mln € annui)
51
621,90
106,04
7,9
7,0
32,82
3,62
6,5
7,3
747,2
144,9
7,8
7,0
892,0
7,6
La lettura delle informazioni così allineate mostra uno stock complessivo di superfici esterne
dalle dimensioni enormi:
!
oltre 9,8 miliardi di mq di cui
o
5,0 miliardi di mq di pareti perimetrali (4,1 miliardi per il residenziale e 0,9
miliardi per il non residenziale)
o
2,2 miliardi di mq di coperture (1,5 miliardi per il residenziale e 0,7 miliardi per il
non residenziale)
o
2,6 miliardi di mq di solai e sottotetti (1,9 miliardi per il residenziale e 0,7 miliardi
per il non residenziale)
Tale patrimonio, pur in parte riqualificato e soggetto a flussi di nuova edificazione, consta di
amplissime superfici che non hanno subito interventi da oltre 15 anni:
!
oltre 8,2 miliardi di mq (quasi l’84% dell’intero stock) di cui
o
4,4 miliardi di mq di pareti perimetrali (3,7 miliardi per il residenziale e 0,7
miliardi per il non residenziale)
o
1,5 miliardi di mq di coperture (1,0 miliardi per il residenziale e 0,5 miliardi per il
non residenziale)
o
2,3 miliardi di mq di solai e sottotetti (1,7 miliardi per il residenziale e 0,6 miliardi
per il non residenziale)
L’effettivo potenziale di intervento che lo stock non riqualificato negli ultimi 15 anni (84% circa dello
stock complessivo) potrà esprimere nel periodo 2013-2022 in termini di reali opere edilizie di
rinnovo (dettati dalla vocazione ad effettuare tale tipo di interventi a livello territoriale e per zona
climatica, come descritto nel capitolo 2), genera interventi su:
!
quasi 1,0 miliardi di mq (pari a una media annua di 96,7 milioni di mq) di cui
o
216 milioni di mq di pareti perimetrali (150 milioni per il residenziale – media annua
15,0 milioni mq e 67 milioni per il non residenziale – media annua 6,7 milioni mq)
o
691 milioni di mq di coperture (563 milioni per il residenziale – media annua 56,3
milioni mq e 128 milioni per il non residenziale – media annua 12,8 milioni)
o
59 milioni di mq di solai e sottotetti (52 milioni per il residenziale – media annua 5,2
milioni mq e 7 milioni per il non residenziale – media annua 0,7 milioni mq)
All’effettivo potenziale di rinnovo delle superfici edificate, corrisponde un tasso complessivo di
intervento pari all’1,0% della superficie totale esistente. Il tasso di intervento più elevato si rileva
per le coperture residenziali (3,8%) mentre si osserva la vocazione più contenuta ad intervenire
sulle superfici opache nelle pareti perimetrali residenziali (0,4%) e nei solai al piano terra degli
edifici non residenziali (0,1%).
52
Il costo medio per intervento (ricavato dai prezziari e dal costo medio degli interventi di
riqualificazione energetica analizzati da ENEA) varia dai 60 €/mq per i solai al piano terra e per le
pareti perimetrali degli edifici non residenziali ai 90 e ai 100 €/mq per le coperture residenziali.
Moltiplicando i costi specifici per le rispettive superfici si ottiene l’entità dell’investimento
complessivo che risulterebbe dall’intervento di coibentazione di tutte le superfici potenzialmente
oggetto di tali interventi nel periodo 2014-2023.
L’investimento sarebbe pari a 116,6 miliardi di euro nei 10 anni e pari a 11,7 miliardi annui, un
valore di poco inferiore al 15% di tutti gli investimenti in manutenzione straordinaria effettuati
annualmente in Italia. Gli ordini di grandezza degli investimenti non sono fuori dalla portata delle
capacità di spesa delle famiglie e delle imprese e appare importante, su tali basi, la
sensibilizzazione del panorama politico e dell’opinione pubblica.
Ciò è tanto più vero se si introduce il tema del risparmio energetico ottenibile dagli interventi
appena descritti. Secondo le elaborazioni effettuate sui dati ENEA si osserva che il risparmio
energetico specifico (KWh/mq) per gli interventi sulle superfici opache degli edifici è compreso tra i
25,9 KWh/mq dei solai al piano terra degli edifici non residenziali e i 55,2 KWh/mq delle coperture
residenziali. A fronte, dunque, di un investimento di 116,6 miliardi di € si otterrebbe un risparmio
energetico annuo, a conclusione del ciclo decennale di investimenti, pari a 44.600 GWh/anno.
Considerando che 1 GWh equivale a circa 86 Tep (tonnellate equivalente di petrolio), si osserva
che il risparmio annuo sarebbe pari a 3.836 KTep annue a fronte di un consumo complessivo da
parte degli edifici pari a 46.800 KTep.
In sostanza intervenendo con coibentazioni efficaci sul solo potenziale annuo dei prossimi 10 anni
si otterrebbe un risparmio energetico dell’8,2% sulla bolletta energetica nazionale. E’ inoltre
evidente che gli edifici così riqualificati consumerebbero dal 40% al 75% in meno rispetto ad edifici
non coibentati offrendo un vantaggio estremamente più elevato, con risparmi proporzionali in
termini energetici ed economici, per gli occupanti di tali spazi abitativi e lavorativi. In termini
economici appare evidente che il risparmio ottenibile attraverso l’isolamento termico degli edifici
(quantificabile come già detto tra il 40% e il 75% a seconda del tipo di intervento, della zona
climatica in cui è posto l’edificio, del livello qualitativo delle opere edili, dell’attività che vi si svolge e
dagli stili di utilizzo degli occupanti), è ancor più conveniente se si ricorda quanto osservato nel
primo capitolo rispetto alla dinamica crescente dei prezzi dell’energia. In merito basta riportare che
negli ultimi nove anni le tariffe al consumo del gas naturale sono aumentate del 4,5% medio annuo
e che quelle dell’energia elettrica di un paragonabile +4,1% medio annuo.
Il periodo di rientro dell’investimento in riqualificazione energetica degli involucri edilizi
(pay back period semplice calcolato come investimento medio annuo diviso risparmio
medio annuo) si colloca in media a 7,6 anni in presenza di incentivi paragonabili a quelli
53
attualmente in vigore (65%). In assenza di incentivi il periodo di rientro dell’investimento è
particolarmente elevato e si colloca a 21,8 anni. Gli interventi con un ritorno più rapido sono quelli
di coibentazione di solai e sottotetti nel settore residenziale che vengono ammortizzati in 6,5 anni
con incentivi e in 18,5 anni senza incentivi. Gli interventi con periodo di rientro più lungo (7,9 anni
con incentivi e 22,6 anni senza incentivi) sono quelli di riqualificazione delle coperture residenziali.
Non può essere trascurato, infine, l’aspetto occupazionale diretto (le imprese, i progettisti e i tecnici
che elaborano e realizzano le opere) e indotto (l’attivazione dell’intera filiera dai produttori di
materiali edili, allo smaltimento dei residui delle demolizioni) che gli investimenti in precedenza
stimati potrebbero attivare. E’ evidente che, nell’attuale congiuntura economica di contrazione delle
attività, più che di occupazione aggiuntiva, si potrebbe far riferimento al mantenimento sul posto di
lavoro di un ingente quantitativo di addetti all’edilizia.
TABELLA 3.3. - RICADUTA OCCUPAZIONALE ANNUA PER GLI INTERVENTI DI ISOLAMENTO GENERATI DAL POTENZIALE
2014 – 2023
INVESTIMENTO
COMPLESSIVO
(Mln. € / anno)
Strutture opache verticali
Occupati
diretti per
miliardo di
euro
investito
Occupati
indiretti per
miliardo di
euro
investito
Occupati
diretti
annui
1.523,3
Strutture opache orizzontali
10.134,5
Totale
11.657,8
9.952
4.976
Occupati
indiretti
annui
15.160
7.580
100.859
50.429
116.019
58.009
Occupati
totali annui
22.740
151.288
174.028
Fonte: elaborazione Cresme su dati vari
I 116,6 miliardi di euro ripartiti in 10 anni, qualora venissero convogliati in riqualificazione
energetica anche attraverso incentivi fiscali alla riqualificazione paragonabili a quelli attualmente in
vigore pari al 65%, potrebbero attivare annualmente oltre 174 mila addetti. Nell’intero periodo
decennale, dunque, si attiverebbero più di 1,7 milioni di posti di lavoro (nuovi, trattenuti o
ripristinati) nell’edilizia della riqualificazione energetica. Nella tabella precedente si
quantificano i livelli occupazionali diretti e indotti per segmento di intervento (strutture opache
verticali e orizzontali). L’investimento è quantificato annualmente secondo quanto visto in
precedenza e lo sviluppo in termini di occupati (circa 10 mila occupati diretti ogni miliardo di euro
investito e circa 5 mila occupati indiretti per miliardo di euro investito) è ricavato dall’applicazione
della metodologia esposta in seguito.
" Il percorso metodologico per la stima del risparmio e del pay back time
Nella tabella che segue sono riassunti i parametri utilizzati per la sintesi, sono evidenziate le
informazioni relative allo stock, alla quota di stock che non ha subito interventi di riqualificazione
54
negli ultimi 15 anni, il potenziale del decennio 2013-2022, il tasso di rinnovo medio annuo,
l’investimento complessivo necessario per riqualificare l’intero potenziale 2013-2022, il risparmio
complessivo ottenibile (economico ed energetico) attraverso l’intervento sull’intero potenziale della
riqualificazione.
TABELLA 3.4. – ATTIVITA’ DI RINNOVO - STOCK, POTENZIALE DI INTERVENTO, INVESTIMENTI,
RISPARMIO ATTRAVERSO L’ISOLAMENTO (SEGUE)
di cui
senza
interventi
recenti
(mln mq)
potenziale
2014-2023
(mln mq)
tasso di
rinnovo
annuo
Investimento
(mln € su
Potenziali
2014-2023)
Risparmio
(GWh € su
potenziali
20142023)
4.140
3.627
149,5
0,4%
11.213
4.621
555
909
727
67,0
0,7%
4.020
1.760
211
1.478
1.039
563,0
3,8%
84.450
31.095
3731
694
480
128,0
1,8%
12.800
5.302
636
1.918
1.693
52,0
0,3%
3.640
1.641
197
693
623
7,0
0,1%
455
181
22
1,0%
99.303
37.358
4.483
0,9%
17.275
7.244
869
1,0%
116.578
44.601
5.352
Stock
(mln mq)
Pareti perimetrali residenziale
Pareti perimetrali non residenziale
Coperture residenziale
Coperture non residenziale
Solai e sottotetti residenziale
Primo solaio non residenziale
Residenziale
2.296
Non residenziale
Totale edifici Italia
7.536
9.832
6.359
1.830
8.189
765
202
967
Risparmio
(Mln € su
potenziali
2014-2023)
Fonte: elaborazione Cresme su dati vari (ENEA, Istat, MISE, prezziari, Cresme/SI, altri)
Le tabelle che seguono mostrano il procedimento attraverso il quale si è giunti alle tabelle di sintesi
presentate in precedenza. Il primo passaggio è stato l’identificazione del patrimonio e del
potenziale annuo di rinnovo e di nuova costruzione come stimato nel capitolo precedente. Nelle tre
tabelle che seguono si evidenzia il potenziale di superfici nei 10 anni (2014 – 2023) per tipologia di
elemento fabbricativo (pareti perimetrali, coperture, solai e sottotetti), per destinazione d’uso dei
fabbricati (residenziali e non residenziali) e per tipo di intervento (nuova costruzione e
riqualificazione). I valori sono espressi in milioni di metri quadri complessivi (prima tabella), mq
medi annui (seconda tabella) e in rapporto allo stock edilizio per evidenziare la vocazione di
intervento rispetto ad ogni elemento fabbricativo (terza tabella).
Si è poi concentrato l’analisi sull’attività di riqualificazione poiché è il comparto attraverso il quale si
può valutare l’impatto dell’isolamento sui consumi e sul risparmio energetico. La nuova costruzione
è un comparto che deve di per se sottostare alla normativa vigente e rispettare i vincoli di efficienza
energetica in essa richiesti. Va anche rilevato che la nuova costruzione, benché più efficiente,
comporta comunque un incremento nei consumi energetici degli edifici, pertanto le stime sarebbero
state distorte da investimenti non omogenei (calcolare il solo extra-costo delle coibentazioni
rispetto al costo della costruzione standard) e da risparmi non valutabili (incremento dei consumi
dato dall’incremento dello stock e valutazione del consumo con e senza isolamento).
55
TABELLA 3.5. – STOCK EDILIZIO E POTENZIALE TOTALE 2014 – 2023 PER L’ISOLAMENTO DI ELEMENTI FABBRICATIVI
NUOVA COSTRUZIONE E RINNOVO
Stock
(mln mq)
Potenziale nuova
costruzione
(mln mq)
Potenziale
riqualificazione
(mln mq)
Potenziale TOTALE
(mln mq)
pareti perimetrali residenziale
pareti perimetrali non residenziale
4.140
909
168,1
89,5
149,5
67,0
317,6
156,5
coperture residenziale
coperture non residenziale
1.478
694
82,4
39,6
563,0
128,0
645,4
167,6
solai e sottotetti residenziale
primo solaio non residenziale
1.918
693
148,3
59,4
52,0
7,0
200,3
66,4
RESIDENZIALE
NON RESIDENZIALE
7.536
2.296
398,8
188,5
764,5
202,0
1.163,3
390,5
9.832
587,3
966,5
1.553,8
TOTALE
Fonte: elaborazione Cresme
TABELLA 3.6. – STOCK EDILIZIO E POTENZIALE ANNUO 2014 – 2023 PER L’ISOLAMENTO DI ELEMENTI FABBRICATIVI
NUOVA COSTRUZIONE E RINNOVO
Stock
(mln mq)
Potenziale nuova
costruzione ANNUO
(mln mq)
Potenziale
riqualificazione
ANNUO
(mln mq)
Potenziale TOTALE
ANNUO (mln mq)
pareti perimetrali residenziale
pareti perimetrali non residenziale
4.140
909
16,8
9,0
15,0
6,7
31,8
15,7
coperture residenziale
coperture non residenziale
1.478
694
8,2
4,0
56,3
12,8
64,5
16,8
solai e sottotetti residenziale
primo solaio non residenziale
1.918
693
14,8
5,9
5,2
0,7
20,0
6,6
RESIDENZIALE
NON RESIDENZIALE
7.536
2.296
39,9
18,9
76,5
20,2
116,3
39,1
9.832
58,7
96,7
155,4
TOTALE
Fonte: elaborazione Cresme
Tabella 3.7. – Stock edilizio e tasso medio annuo di crescita e di intervento sugli elementi fabbricativi
NUOVA COSTRUZIONE E RINNOVO
Stock
(mln mq)
Tasso annuo di
incremento dello
stock
Tasso annuo di
rinnovo dello stock
Tasso potenziale di
intervento annuo
rispetto allo stock
attuale
pareti perimetrali residenziale
pareti perimetrali non residenziale
4.140
909
0,4%
1,0%
0,4%
0,7%
0,8%
1,7%
coperture residenziale
coperture non residenziale
1.478
694
0,6%
0,6%
3,8%
1,8%
4,4%
2,4%
solai e sottotetti residenziale
primo solaio non residenziale
1.918
693
0,8%
0,9%
0,3%
0,1%
1,0%
1,0%
RESIDENZIALE
NON RESIDENZIALE
7.536
2.296
0,5%
0,8%
1,0%
0,9%
1,5%
1,7%
9.832
0,6%
1,0%
1,6%
TOTALE
Fonte: elaborazione Cresme
56
L’investimento necessario per riqualificare gli involucri edilizi definiti nel potenziale 2014-2023 è
stato elaborato attribuendo alle superfici per tipologia di elemento fabbricativo e per destinazione
d’uso dei fabbricati, il relativo costo parametrico (€/mq). Ogni segmento analizzato è stato
approfondito, dunque, sotto l’aspetto del costo di realizzazione delle opere e la stima finale del
costo parametrico comprende: le demolizioni, la posa in opera, la finitura, l’IVA, gli adempimenti
tecnici e burocratici per l’avvio dei lavori e per la fruizione degli incentivi fiscali.
Il risparmio ottenibile dagli interventi di riqualificazione energetica degli involucri edilizi è stato
stimato attraverso la sintesi di più fonti. I dati relativi alle comunicazioni per la fruizione delle
detrazioni fiscali sono stati già considerati in introduzione al capitolo; tali dati sono stati utilizzati per
determinare il risparmio medio parametrico in termini di KWh per mq e le minori emissioni di CO2
in termini di tonnellate per mq. la superficie media degli interventi è stata ricavata applicando al
costo medio per intervento (€ per intervento) il costo unitario (€ per mq di elemento fabbricativo)
ricavato da prezziari ufficiali.
" Metodologia di stima dell’impatto occupazionale diretto e indotto
La stima dell’impatto occupazionale degli incentivi sul mercato della riqualificazione parte da alcuni
dati e considerazioni contenute nella Relazione dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di
lavori, servizi e forniture (AVCP) presentata al Parlamento nel 2008. In tale relazione, l’Autorità ha
svolto un’indagine sull’impatto degli investimenti in opere pubbliche sull’occupazione, rilevando che
“l’incidenza della manodopera impiegata direttamente negli appalti di lavori pubblici - sulla base dei
dati a disposizione dell’Autorità – è pari in media, in termini percentuali, al 29% dell’importo totale
degli appalti ed è calcolata senza tener conto degli effetti occupazionali generati dagli appalti di
lavori sull’indotto” Conseguentemente, per ogni miliardo di euro investito nelle opere pubbliche,
290 milioni di euro sarebbero destinati a compensare la forza lavoro diretta generata
dall’investimento.”
L’Autorità nella sua analisi evidenzia, però, come per alcune tipologie di lavori l’incidenza media
della forza lavoro sull’investimento sia maggiore rispetto ad altre: ad esempio nei lavori per la
costruzione di edifici civili e industriali, nei quali rientrano gli edifici adibiti a scuole, l’incidenza della
manodopera è circa il 34%, mentre nei lavori di restauro e manutenzione di beni immobili sottoposti
a vincoli ambientali l’incidenza media è circa il 37% e nei lavori di decorazione di beni di interesse
storico ed artistico l’incidenza è circa il 47%.
Sempre secondo l’Autorità utilizzando il costo medio annuo di un operaio del settore, ottenuto
calcolando la media dei costi orari della manodopera di alcune province settentrionali, centrali e
meridionali, pubblicati dalle associazioni dei costruttori o da enti regionali, “qualora si verificasse un
57
aumento dell’importo dei lavori pubblici di un miliardo di euro, si creerebbero circa 7.800 nuovi
posti di lavoro, e questo solo in virtù dell’effetto diretto dell’incremento degli appalti. Calcolando poi
che l’indotto prodotto da un simile aumento, in termini di effetti indiretti su fornitori e prestatori di
servizi, comporta mediamente una amplificazione dei posti di lavoro valutata tra il 50 ed il 100%
degli effetti diretti, si genererebbero complessivamente da 11.700 a 15.600 nuovi occupati”. Sulla
base di quanto rilevato precedentemente e assumendo prudenzialmente, ai fini del calcolo degli
occupati indotti, la percentuale pari al 50% dell’occupazione diretta stimata dall’Autorità, è possibile
fornire una stima occupazionale, per alcune tipologie di lavori pubblici, come indicato nella
seguente tabella.
TABELLA 3.8. - STIMA OCCUPAZIONE DIRETTA E INDOTTA PER ALCUNE TIPOLOGIE DI LAVORI PUBBLICI IN % SULL’
INVESTIMENTO E PER MILIARDO DI EURO
%
sull’
investimento
Occupati
diretti
per miliardo
di euro
Occupati
indotto
per miliardo
di euro*
Totale
occupati
per miliardo
di euro
29%
7.800
3.900
11.700
34%
37%
47%
9.141
9.952
14.815
4.571
4.976
7.408
13.712
14.928
22.223
Media lavori pubblici
Edilizia civile /Edilizia scolastica
Lavori di restauro e manutenzione
Lavori di decorazione beni storico artistici
Fonte: Elaborazione CRESME su dati AVCP.
(*) Stima prudenziale, pari al 50% dell’occupazione diretta.
3.2. Il peso dell’attività di recupero del patrimonio esistente nel mercato delle costruzioni nel
2013
La stima del mercato delle costruzioni divide il valore della produzione del settore delle costruzioni
tra investimenti e manutenzione ordinaria. Gli investimenti sono poi ulteriormente divisi tra nuove
costruzioni e manutenzione straordinaria. Gli investimenti, e quindi anche la manutenzione
straordinaria, sono poi articolati, nei comparti dell’edilizia residenziale, dell’edilizia non residenziale
e delle opere del genio civile. E’ considerato, inoltre, l’investimento in fonti energetiche rinnovabili.
Nel 2013, su un valore della produzione dell’intero settore delle costruzioni stimata in 174,6 miliardi
di euro (comprensivi degli investimenti in impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili –
impianti FER, ed escluse le spese per i trasferimenti di proprietà) la spesa in interventi di
manutenzione e recupero ammonterebbe a 116,8 miliardi di euro, pari pertanto al 66,9% dell’intero
fatturato dell’edilizia.
58
Schema 3.1. - IL VALORE DELLA PRODUZIONE 2013
MILIARDI DI EURO CORRENTI
Fonte: CRESME
TABELLA 3.9. – % DELL’ATTIVITÀ DI RECUPERO SUL VALORE DELLA PRODUZIONE DELLE COSTRUZIONI 2006-20122013* - VALORI CORRENTI (MILIONI DI EURO)
2006
Valore assoluto
2013
Valore assoluto
Var.%2013/2006
100,0
192.403
100,0
174.602
-9,3
55,4
106.598
66,9
116.818
9,6
Manutenzione ordinaria
16,5
31.704
20,7
36.223
14,3
Manutenzione straordinaria
38,9
74.894
46,2
80.595
7,6
-
20,1
38.696
26,5
46.355
19,8
Nuova costruzione
44,3
85.144
28,8
50.324
-40,9
-
21,1
40.639
11,2
19.654
-51,6
0,3
661
4,3
7.461
1.028,7
PRODUZIONE TOTALE
Recupero
•
•
di cui Residenziale
di cui Residenziale
Fonti energetiche rinnovabili
Fonte: stime CRESME.
*Previsioni.
Sulla base del valore stimato nel 2013, come evidenziato dalla tabella precedente, dal 2006, anno
di picco del ciclo immobiliare del primo decennio degli anni 2000, il peso del recupero nel mercato
delle costruzioni sarebbe cresciuto di 11,5 punti percentuali. La crescita dell’attività di recupero è il
risultato di due dinamiche contrastanti:
•
da un lato la pesante riduzione degli investimenti nell’edilizia di nuova realizzazione,
passati dal 44,3% del valore della produzione al 28,8%, e in termini assoluti, a valori
correnti, da 85 miliardi di euro a poco più di 50;
59
•
dall’altro la
crescita del rinnovo nelle sue diverse componenti della manutenzione
straordinaria e ordinaria, che ha visto il valore della produzione passare, a valori correnti
dai 106,6 miliardi di euro del 2006 ai 116,9 del 2013.
Grafico 3.1. – INVESTIMENTI IN EDILIZIA RESIDENZIALE 1982 - 2014
MILIONI DI EURO A PREZZI 2005
46.000
41.000
36.000
31.000
26.000
21.000
11.000
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
16.000
prev. novembre '13
nuove costruzioni
riqualificazione
prev. Novembre '13
Fonte: stime CRESME.
La crescita del valore della produzione del mercato del recupero è stata prevalentemente
sostenuta dalle misure fiscali volte ad agevolare la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione
energetica degli immobili residenziali. Il CRESME ha rivisto sulla base delle nuove fonti statistiche
disponibili le sue previsioni per il 2013 e il 2014. Queste stime, già positive per il comparto degli
investimenti in rinnovo a Novembre del 2013, sono state riviste al rialzo sia per il 2013, sia per il
2014. L’attività di riqualificazione del patrimonio residenziale incentivato traghetta il settore delle
costruzioni verso l’arresto della caduta nel 2014. Il grafico mostra le nuove previsioni del CRESME
sugli investimenti in costruzioni residenziali e la revisione al rialzo che è stata operata sulla base
dei risultati dell’incentivazione fiscale alla attività di recupero e riqualificazione energetica. Il
mercato delle costruzioni si va sempre più spostando verso la riqualificazione del patrimonio
edilizio che diviene il principale driver di mercato.
"
Il recupero nel comparto edilizio residenziale
Dei 116,8 miliardi di euro stimati nel mercato del recupero nel 2013, 46,4 miliardi di euro sono da
attribuire a interventi di manutenzione straordinaria sul patrimonio residenziale. L’analisi degli
investimenti nel settore residenziale a valori deflazionati, in un arco di tempo lungo, consente di
evidenziare come gli investimenti in nuova costruzione abbiano registrato, dopo la contrazione del
periodo 1992-1998, una fase espansiva molto importante tra il 1998 e il 2006 e poi una successiva
riduzione che ha portato la produzione a valori ben inferiori a quelli dei picchi minimi del 1998 e del
60
1987. I dati sugli investimenti in riqualificazione del patrimonio edilizio residenziale mostrano, negli
anni 2000, una stabilizzazione, nella fase di massima produzione della nuova costruzione, e hanno
un ruolo molto importante nell’attenuazione della crisi del mercato. Negli anni 2000 la
riqualificazione edilizia residenziale è stata caratterizzata da una notevole crescita rispetto al
decennio precedente. Da un’elaborazione dei risultati del censimento del 2001 della popolazione e
delle abitazioni emerge che il 43,5% delle abitazioni censite è stato coinvolto nei dieci anni
precedenti da interventi di riqualificazione. L’utilizzo, ancora oggi, dei dati del censimento ISTAT
2001 è giustificato dal fatto che non sono ancora disponibili i nuovi dati del censimento 2011.
TABELLA 3.10. - STOCK E ATTIVITÀ DI RECUPERO NELLE ABITAZIONI AL 2001 E AL 2011
2001
Migliaia
2011
%
Migliaia
%
Abitazioni esistenti
27.269
100,0
30.038
100,0
Interessate da riqualificazione nei 10 anni
11.871
43,5
17.613
58,6
9.729
35,7
12.524
41,7
1.833
6,7
2.756
9,2
7.825
28,7
9.214
30,7
" Impiantistica
" Strutture
" Estetica
Fonte: elaborazioni e stime CRESME su dati ISTAT Censimento 2001 e Indagini dirette CRESME 2012 sulle famiglie.
Secondo varie indagini dirette svolte dal CRESME nel 2012, gli interventi di recupero effettuati fra
il 2002 e il 2011 hanno coinvolto il 58,6% delle abitazioni esistenti. In sostanza negli anni ’90 sono
state ristrutturate, considerando il valore medio, circa 1,2 milioni di abitazioni all’anno, mentre negli
anni 2000, secondo le indagini svolte, si è trattato di circa 1,8 milioni di abitazioni su base annua.
TABELLA 3.11. - MEDIA ANNUA DI ABITAZIONI INTERESSATE DA INTERVENTI DI
2001-2011
RECUPERO NEI PERIODI 1991-2001 E
1991-2001
Interessate da interventi di manutenzione straordinaria
" Impiantistica
" Strutture
" Estetica
2001-2011
1.187.100
1.761.300
972.900
1.252.400
183.300
275.600
782.500
921.400
Fonte: stime CRESME
Molteplici fattori sono suscettibili di incidere sugli investimenti nel recupero nell’attuale fase e negli
scenari futuri:
-
la “vetustà” del patrimonio edilizio e l’obsolescenza delle sue componenti;
-
gli interventi riconducibili alla “personalizzazione” delle abitazioni acquistate;
-
l’adeguamento alle normative europee in alcuni settori (impianti elettrici, di riscaldamento,
ecc...) e l’evoluzione della domanda di efficientamento energetico ;
-
la crescita della componente impiantistica negli edifici;
-
le misure fiscali incentivanti.
61
Nel valutare le dinamiche in atto dell’attività di recupero, va inoltre considerata la crescente “vetustà”
degli immobili in Italia: sulla base di elaborazioni e stime realizzate a partire dai dati del censimento
del 2001, risulta che il 63,8% degli edifici residenziali in Italia era stato costruito prima del 1971: un
numero di edifici pari a circa 7,2 milioni aveva nel 2001 più di trenta anni. Questo vuol dire che nel
2011 questi edifici hanno superato i quaranta anni di vita.
TABELLA 3.12. - GLI EDIFICI AD USO ABITATIVO PER EPOCA DI COSTRUZIONE E STATO DI CONSERVAZIONE FINO AL
2001
Ottimo
Buono
Mediocre
Pessimo
Totale
Prima del 1919
321.515
1.008.058
696.571
124.115
2.150.259
Dal 1919 al 1945
179.837
680.810
460.821
62.347
1.383.815
Dal 1946 al 1961
262.252
919.050
440.821
37.706
1.659.829
Dal 1962 al 1971
421.296
1.189.107
339.915
17.639
1.967.957
Dal 1972 al 1981
581.533
1.165.793
225.835
10.045
1.983.206
Dal 1982 al 1991
542.007
653.865
90.195
4.435
1.290.502
Dopo il 1991-2001
566.397
199.656
23.320
1.654
791.027
Totale
2.874.837
5.816.339
Fonte: elaborazioni e stime CRESME su dati ISTAT
2.277.478
257.941
11.226.595
La vetustà del patrimonio edilizio non necessariamente implica un cattivo stato di conservazione
delle strutture, ma va segnalato che circa 2,5 milioni di edifici furono considerati, dall’ISTAT stesso
nell’ambito della rilevazione censuaria, in stato mediocre o pessimo di conservazione. Inoltre è da
sottolineare come l’epoca di costruzione sia indicativa delle tecniche costruttive con specifico
riferimento alla sicurezza rispetto ai rischi sismici, atteso che la normativa antisismica per le nuove
costruzioni è entrata in vigore solo nel 1974 (legge n. 64/1974). Va però rilevato che anche gli
edifici costruiti successivamente al 1974, pur essendo in regola rispetto alla legge vigente al
momento della realizzazione, potrebbero non essere conformi alla attuale normativa sismica
poiché in questi anni la mappa della pericolosità sismica è stata modificata più volte, includendo un
maggior numero di comuni nelle zone di rischio più elevato. In ogni caso gli edifici realizzati prima
del 1974, e quindi prima dell’entrata in operatività della normativa antisismica, sono circa 8 milioni,
il 71% dello stock edilizio al 2001.
GRAFICO 3.2. - L’EPOCA DI COSTRUZIONE DEGLI EDIFICI AD USO PREVALENTEMENTE RESIDENZIALE IN ITALIA
Fonte: elaborazione e stima CRESME su dati ISTAT
62
Il fenomeno della “vetustà” del patrimonio edilizio interessa in particolare le aree urbane e sembra
destinato a crescere nel tempo. Le proiezioni sul numero di unità abitative con oltre quarant’anni di
vita sullo stock edilizio esistente complessivo sembrerebbero, infatti, evidenziare un incremento del
numero di tali unità abitative nelle città metropolitane e nei comuni capoluogo di provincia.
Da quanto rilevato in ordine all’evoluzione degli andamenti che interessano il mercato della
riqualificazione e alla consistenza e allo stato dello stock edilizio è presumibile che il rinnovo e la
manutenzione del patrimonio abitativo italiano saranno strategici nel settore delle costruzioni anche
nei prossimi anni.
TABELLA 3.13. - ABITAZIONI IN EDIFICI CON OLTRE 40 ANNI
Città metropolitane
Città capoluoghi
2011
2021
76,2%
68,7%
85,2%
79,7%
Fonte: elaborazioni e stime CRESME.
"
L’impatto degli incentivi fiscali sul mercato del rinnovo: investimenti 1998 - 2014
Al fine di valutare l’impatto degli incentivi fiscali sul mercato del rinnovo è stata elaborata una prima
stima per il periodo 1998-2011 e poi una seconda stima che aggiorna questo quadro in base alle
nuove disposizioni adottate nel 2012 e nel 2013. La seconda stima, che reca gli effetti degli
incentivi nel biennio 2012-2013, è stata rielaborata sulla base dei dati aggiornati sui quali sono
state, altresì, sviluppate le nuove proiezioni per il 2014. Tra 1998 e il 2011, sulla base della nuova
elaborazione, sarebbero stati attivati 743 miliardi di euro di lavori di manutenzione straordinaria sul
patrimonio edilizio esistente, dei quali 507 destinati all’edilizia residenziale.
Nello stesso periodo le detrazioni fiscali concernenti il recupero edilizio e l’efficientamento
energetico per l’edilizia residenziale avrebbero interessato investimenti per circa 108 miliardi di
euro, ossia il 21,2% del totale della riqualificazione residenziale e il 14,5% del totale della
riqualificazione edilizia residenziale e non residenziale. L’analisi della serie storica delle domande
presentate e degli importi detraibili evidenzia un effetto positivo delle detrazioni fiscali in termini di
investimenti agevolati, effetti che sono andati crescendo anche grazie all’introduzione, nel 2007,
della detrazione per gli interventi di efficientamento energetico. Oltre a quanto precedentemente
evidenziato, va considerato che le misure di incentivazione sono suscettibili di determinare effetti
positivi in termini di emersione dei lavori dichiarati, benessere ambientale ed abitativo, ricerca ed
innovazione delle imprese produttrici.
L’analisi della dinamica dei lavori incentivati, misurata attraverso la stima del flusso di investimento,
sconta la diversità di rilevazione di stima tra il periodo 1998-2010 e il 2011. Nel periodo 1998-2010
63
il picco delle agevolazioni viene raggiunto nel 2010, con un significativo incremento degli interventi
di riqualificazione energetica, che toccano i 4,6 miliardi di euro rispetto ai i 2,5 del 2009 e agli 8
miliardi di euro di lavori di ristrutturazione edilizia stimati per il 2010. Il picco degli investimenti
agevolati si tocca però nel 2011. Va sottolineato che proprio nel 2011 la normativa di riferimento
veniva modificata estendendo da cinque a dieci anni il periodo in cui ripartire gli importi detraibili
delle spese sostenute. La stima dell’impatto delle detrazioni fiscali nel periodo 2012-2013 tiene,
pertanto, conto del mutato contesto normativo. Ai fini di una corretta valutazione dei comportamenti
della domanda di riqualificazione, è stato altresì necessario tenere conto di ulteriori elementi, come:
-
la situazione economica, in particolare delle famiglie, e la relativa propensione e sensibilità
ad investire nella propria abitazione o edificio;
-
l’importo oggetto di detrazione che, oltre a stimolare la domanda, può o meno essere
concorrenziale con l’attività realizzata attraverso forme di attività sommersa;
-
il numero di annualità in cui suddividere la detrazione, che costituisce un fattore di
convenienza anche psicologica;
-
il grado di incertezze sulle proroghe, sulle aliquote, sui massimali di importo e i relativi “effetti
annuncio” che sono suscettibili di influenzare la pianificazione degli interventi e i flussi di
domanda.
Le nuove stime per il 2012 e il 2013, così come quella relativa al 2011, anno di introduzione del
“bonifico parlante” e della ritenuta d’acconto, sono state elaborate a partire dalle informazioni
contenute nei Bollettini – Entrate Tributarie del Dipartimento delle Finanze. Nel 2012 sono stimati
investimenti complessivi per 19,2 miliardi di euro formati da un aumento degli interventi per il
recupero edilizio (16,3 miliardi di euro, contro i 14,4 del 2011) e da una riduzione degli interventi
finalizzati al risparmio energetico (2,9 miliardi di euro contro i 3,3 del 2011). La riduzione del 12%
per il 2012 degli incentivi finalizzati al risparmio energetico si stima sia stata determinata dalla forte
concorrenza prodotta dall’incremento al 50% (a decorrere dal giugno 2012) delle detrazioni per i
lavori di recupero in edilizia.
Il 2013 sarebbe caratterizzato da un ulteriore ed eccezionale aumento dell’importo dei lavori
detraibili, visto che, la quota degli investimenti è stimata a un livello di circa 27,5 miliardi di euro
rispetto ai 19,2 miliardi del 2012. La crescita del valore complessivo degli investimenti
sembrerebbe potersi imputare sia agli interventi di recupero (che ammonterebbero a 23,5 miliardi
di euro), sia agli interventi di efficientamento energetico (4 miliardi). Relativamente al recupero
edilizio, l’aumento sarebbe stato determinato da un effetto di accelerazione e anticipazione delle
attività conseguente alla scadenza dei termini della detrazione del 50%, programmata sulla base
della legislazione allora vigente fino al 30 giugno 2013, e dall’innalzamento dei tetti di spesa da
48mila a 96mila euro. L’incremento nella seconda metà del 2013 sarebbe determinato sia dalla
proroga delle misure di incentivazione e dalla nuova scadenza fissata al 31 dicembre 2013 (dal
D.L. 63/2013). Va inoltre considerata l’inclusione di mobili e grandi elettrodomestici tra le spese
detraibili la cui stima è valutabile, per il 2013, in poco meno di 1 miliardo di euro.
64
Relativamente agli interventi di efficienza energetica, il medesimo trend crescente sembrerebbe da
attribuire, nel primo semestre dell’anno, alla scadenza al 30 giugno 2013 della detrazione del 55%,
e, nella seconda parte dell’anno, all’innalzamento dell’aliquota dal 55% al 65%. A ciò sarebbe da
aggiungere l’inclusione, nell’ambito di applicazione della medesima aliquota maggiorata del 65%,
delle spese per l’adeguamento antisismico degli edifici. Va segnalato che la forte crescita registrata
dall’attività di rinnovo dichiarata sulla base oggettiva dei bonifici pervenuti, non è ancora
confermata dai dati sull’occupazione settoriale elaborati dall’ISTAT, che evidenziano ancora una
significativa flessione dell’occupazione nelle costruzioni nel 2013. Anzi proprio nel 2013 si registra
la contrazione degli occupati di maggiore entità dal 2008: -9,3%. La contrazione è più grave per
l’occupazione dipendente (-11,7%) rispetto a quella indipendente (-5,5%). La seguente tabella
delinea un’ipotesi di possibile scenario per il 2014 in conseguenza delle disposizioni contenute
nella legge di stabilità per il 2014.
TABELLA 3.14. INVESTIMENTI IN RIQUALIFICAZIONE INCENTIVATI
Detrazioni fiscali recupero edilizio (41%36%-50%)
Detrazioni fiscali riqualificazione energetica
(55%)
importi complessivi
importi detraibili
importi complessivi
importi detraibili
(milioni €)
(milioni €)
(milioni €)
(milioni €)
1998
3.385
1.388
1999
3.590
1.472
2000
4.392
1.581
2001
5.119
1.843
2002
5.750
2.070
2003
5.666
2.040
2004
4.888
1.760
2005
6.848
2.465
2006
6.313
2.588
2007
7.938
2.858
1.453
799
2008
7.365
2.651
3.500
1.925
2009
8.070
2.905
2.563
1.410
2010
8.705
3.134
4.608
2.534
2011
14.400
5.184
3.309
1.820
2012
16.325
7.279
2.883
1.586
2013
23.535
11.768
4.042
2.223
2014
28.248
14.124
4.851
2.668
160.538
67.109
27.209
14.965
TOTALE
Fonte: CRESME Per il 2014 si ipotizzerebbe nello scenario previsionale, alla luce delle dinamiche dei bonifici
veicolati attraverso istituti di credito e Banco Posta nei primi mesi dell’anno, un ulteriore incremento
65
del 20% dei lavori attivati nel 2013, sia per recupero edilizio che per l’efficienza energetica in base
ai seguenti presupposti:
-
riguardo al recupero edilizio, come nel 2013, potrebbe essere plausibile il verificarsi di un
incremento degli investimenti in conseguenza dell’approssimarsi della scadenza della
aliquota più vantaggiosa del 50% (di cui è possibile beneficiare, in conseguenza delle
misure disposte dalla legge di stabilità, fino alla fine del 2014); si consideri, inoltre,
l’estensione della detrazione agli articoli di arredamento, valida per tutto l’anno. E’ pur vero
che le stime dell’incremento degli investimenti attivati nel 2013 sarebbero riconducibili,
come già detto in precedenza, a un’accelerazione della spesa anche per timore della
scadenza della possibilità di fruire delle percentuali più elevate, ma la proroga della
detrazione del 50% per tutto il 2014 potrebbe consentire di pianificare adeguatamente gli
interventi, includendo quegli interventi che necessiterebbero di maggior tempo per la
realizzazione;
-
relativamente agli interventi di efficienza energetica, per i quali sarebbe prorogata per tutto
il 2014 l’aliquota del 65%, potrebbe giocare un ruolo determinante la possibilità di una
migliore pianificazione degli interventi, grazie ad una più ampia dilatazione dei tempi.
Questa stima non contiene, pertanto, alcune altre voci come, per esempio: la diminuzione del
gettito da imposte sulle bollette energetiche (causato dal risparmio di energia derivante dagli
interventi di efficientamento); la quota che rientra in forma di gettito allo Stato dai consumi e dagli
investimenti mobilitati dai redditi aggiuntivi dei nuovi occupati (ricavata dalla Matrice di contabilità
sociale3); gli introiti catastali; ecc.
La stima dell’impatto è effettuata unicamente sulla spesa sostenuta stimata per gli anni 1998-2014,
utilizzando il procedimento di stima per l’intera durata degli incentivi fiscali in termini i
defiscalizzazione, vale a dire dal 1998 al 2024.
Sulla base di tale modello di analisi, emerge come le agevolazioni siano state utilizzate da poco
meno di 11,4 milioni di cittadini, una platea evidentemente rilevante, per un ammontare di
investimenti attivati pari a poco meno di 188 miliardi di euro in 17 anni. Il costo per lo Stato, dovuto
ai minori introiti conseguenti agli incentivi ammonterebbe a 82,7 miliardi di euro, mentre il gettito
fiscale e contributivo sarebbe pari a 71 miliardi di euro. Il saldo totale per lo Stato ammonterebbe a
un valore negativo di 11,4 miliardi di euro.
3
La matrice di contabilità sociale (in inglese Social Accounting Matrix da cui l’acronimo SAM) è uno strumento di analisi economica derivato
dalla più famosa matrice input-output
66
GRAFICO 3.3. - TOTALE INCENTIVI ALLA RIQUALIFICAZIONE EDILIZIA 1998 – 2024 (INVESTIMENTI 1998 – 2014)
Fonte: Cresme
SCHEMA 3.2. - ATTIVO E PASSIVO PER LE CASSE DELLO STATO NEL PERIODO 1998 – 2024- INVESTIMENTI 1998-2014
Fonte: Cresme
67
Utilizzando il procedimento di stima per l’intera stagione degli incentivi fiscali, vale a dire dal 1998
al 2025, emergerebbe il quadro delineato nello schema precedente. Sulla base di tale schema, per
un ammontare di investimenti attivati pari a poco meno di 188 miliardi di euro, il costo per lo Stato,
dovuto ai minori introiti fiscali conseguenti agli incentivi ammonterebbe a 82,7 miliardi di euro,
mentre il gettito fiscale e contributivo sarebbe pari a 71,3 miliardi di euro. Il saldo totale delle Stato
ammonterebbe a un valore negativo di 11,4 miliardi di euro, ma, qualora si introducessero le
valutazioni su base finanziaria, attualizzando i valori, risulterebbe dall’esercizio di stima una
plusvalenza di 3,6 miliardi di euro.
" Il sistema Paese
Sulla base dei flussi economici derivanti dallo scenario disegnato è possibile inoltre valutare il
saldo al 2024 relativo all’intero Sistema Paese, composto dai tre “soggetti” che hanno un ruolo nel
sistema in cui si inseriscono le due agevolazioni fiscali prese in considerazione. E’ un risultato che
deriva dalla somma algebrica dei bilanci dei tre soggetti di seguito articolati:
•
Bilancio dello Stato – ovvero l’incremento del gettito (positivo), i flussi derivanti dalle
detrazioni (negativi) e il minor gettito fiscale sui consumi energetici (negativo);
•
Bilancio delle famiglie investitrici – dato dal saldo tra l’investimento effettuato (negativo), le
detrazioni fiscali (positive) e il risparmio sulle bollette energetiche (positivo);
•
Bilancio delle imprese e del fattore lavoro – ovvero il fatturato (positivo - all’interno del
quale sono compresi i compensi e le retribuzioni per gli occupati delle imprese stesse) e i costi
(imposte e oneri sociali) sostenuti dalle imprese e attribuibili agli incentivi fiscali (negativi).
SCHEMA 3.3. - IMPATTO SUL SISTEMA PAESE INVESTIMENTI 1998-2014 -MILIONI DI EURO ATTUALIZZATI AL 2013
Fonte: Cresme
68
Nel quadro degli investimenti effettuati - principalmente dalle famiglie - nel periodo 1998-2014, il
saldo proiettato al 2024 delle risorse pubbliche è stimato, come già detto, in +9,0 miliardi di euro; le
famiglie investitrici presenterebbero, un saldo negativo, tra investimenti e detrazioni, pari a -104
miliardi di euro, mentre le imprese e il fattore lavoro presenterebbero un saldo ampiamente positivo
pari a circa 107 miliardi. Il saldo per il Sistema Paese ammonterebbe, pertanto, a +12,1 miliardi.
" Gli investimenti in isolamento degli involucri edilizi – il bilancio per lo Stato
La stessa metodologia di studio utilizzata per la valutazione dell’impatto complessivo degli incentivi
fiscali alla riqualificazione edilizia è stata trasposta agli investimenti stimati per l’isolamento delle
strutture opache orizzontali e verticali del potenziale complessivo per il periodo 2014-2023.
L’ipotesi di base è che l’incentivazione fiscale, per gli interventi di coibentazione (che sono
certamente quelli più convenienti dal punto di vista dell’efficacia) vengano mantenuti con l’aliquota
del 65% almeno fino al 2023. I 116,6 miliardi complessivamente investiti nei 10 anni considerati
(2014-2023) porterebbero ad un importo complessivo delle detrazioni di 75,5 miliardi di euro nei 20
anni di durata dell’ammortamento (10 anni di interventi dal 2014 al 2023 e ammortamenti fino al
2033). Sulla base di tali valori il saldo finale per lo Stato (entrate complessive – uscite complessive)
sarebbe negativo per circa -1,8 miliardi annui a prezzi correnti (-36,7 miliardi in 20 anni). Tuttavia,
durante i primi 10 anni in cui si effettuano gli investimenti e si realizzano gli interventi, lo Stato
otterrebbe incassi netti pari a 55,4 miliardi di euro (imposizione sui redditi e sui consumi, oneri
sociali, altre entrate). Le partite finanziarie negative per lo Stato assommerebbero a -92,0 miliardi
di euro (mancato gettito fiscale e minori imposte su consumi energetici). Attualizzando tutti i valori
al 2013 (sia gli incassi immediati, sia il mancato gettito futuro) il saldo annuo su 20 anni si riduce a
-1,2 miliardi annui grazie all’anticipazione degli incassi e alla posticipazione del mancato gettito.
GRAFICO 3.4. - SALDO ENTRATE/USCITE PER LE CASSE DELLO STATO NELL’IPOTESI DI INCENTIVAZIONE DEGLI
INTERVENTI DI ISOLAMENTO (MILIONI DI EURO)
7.500
5.000
2.500
0
-2.500
-5.000
-7.500
-10.000
2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030 2031 2032
Gettito immediato annuo
Costo detrazioni e minori imposte energia
Fonte: elaborazione Cresme
69
Saldo annuo
TABELLA 3.15. - DETTAGLIO DEGLI IMPORTI CHE COMPONGONO IL SALDO PER LO STATO A SEGUITO DEGLI INVESTIMENTI
IN ISOLAMENTO DEGLI EDIFICI 2014 - 2023
Milioni €
IVA 10% (lavori e materiali)
11.115
IVA 22% (spese tecniche)
1.111
IRE (imprese installazione)
3.001
IRE (tecnici)
1.000
IRPEF E ONERI SOCIALI (nuova occupazione)
33.901
RICADUTA INVESTIMENTO SULL'ECONOMIA (matrice contabilità sociale)
TOTALE GETTITO ATTRIBUIBILE AL 65%
5.229
55.358
MANCATO GETTITO IMPOSTE SUI REDDITI
-75.530
MANCATO GETTITO IMPOSTE E TASSE ENERGIA
-16.480
SALDO COMPLESSIVO
-36.652
TOTALE GETTITO ATTRIBUIBILE AL 65% ATTUALIZZATO A VALORI 2013
48.450
COSTO PER LO STATO ATTUALIZZATO A VALORI 2013
MANCATO GETTITO IMPOSTE E TAX ENERGIA ATTUALIZZATO A VALORI
2013
SALDO COMPLESSIVO ATTUALIZZATO A VALORI 2013
-59.301
COSTO ANNUO COMPLESSIVO ANNUO (SU 20 ANNI)
-12.508
-23.359
1,17 miliardi €
Fonte: elaborazione Cresme
3.3. Gli strumenti di incentivazione in Europa
La ricognizione sulla presenza e sulle caratteristiche degli strumenti di incentivazione per la
riqualificazione energetica degli edifici in alcuni paesi europei è stata effettuata attraverso il
network Euroconstruct di cui il Cresme fa parte in qualità di socio fondatore. Alla ricognizione
hanno partecipato gli istituti di Germania (Ifo Institute), Regno Unito (Experian), Spagna (ITeC),
Irlanda (DKM), Svezia (Prognoscentret AB), Ungheria (BUILDECON), Austria (WIFO), Olanda
(EIB) e Finlandia (VTT). Per la Francia, invece, il Cresme ha ricostruito le politiche attualmente in
vigore.
I contenuti della ricognizione riguardano:
•
Gli investimenti in edilizia
Di cui
o
nuova costruzione
o
riqualificazione
70
!
residenziale
!
non residenziale
•
la presenza di incentivi generici alla riqualificazione edilizia
•
la presenza di incentivi alla riqualificazione energetica degli edifici
•
la presenza di incentivi specifici per la riqualificazione degli involucri edilizi
•
il periodo di rientro economico degli investimenti (payback period)
•
le modalità e i parametri per l’ottenimento degli incentivi
•
i soggetti che erogano gli incentivi e quelli che controllano i risultati
Le tabelle che seguono evidenziano, per ogni quesito esposto in precedenza, le risposte degli
istituti di ricerca Euroconstruct e un inquadramento dimensionale dei mercati delle costruzioni in
ognuno dei paesi interessati dalla ricognizione.
Il mercato più ampio tra quelli analizzati è quello tedesco in cui le costruzioni generano investimenti
pari a quasi 229 miliardi di euro (composti da 157 miliardi di riqualificazione, il 68,6% del totale);
l’edilizia residenziale vale complessivamente 152 miliardi di euro di cui ben il 72,4% in
riqualificazione. Francia e Regno Unito (che hanno un mercato più ampio rispetto a quello italiano
ma sugli stessi ordini di grandezza) presentano 157 e 134 miliardi di investimenti totali; la
riqualificazione pesa per il 54,5% in Francia e per il 41,3% nel Regno Unito; l’edilizia residenziale in
Francia è pari a 96 miliardi di cui il 54,9% in riqualificazione mentre, nel Regno Unito vale 64
miliardi pari al 54,1% degli investimenti residenziali.
TABELLA 3.16. - INVESTIMENTI IN COSTRUZIONI IN ALCUNI PAESI EUROPEI PER CANALE DI DESTINAZIONE NEL 2013 –
MILIONI DI €
Investimenti in
costruzioni
Nuova
costruzione
di cui nuovo
residenziale
Riqualificazione
di cui
riqualificazione
residenziale
110.189
Germania
228.876
71.879
42.082
156.997
Francia
156.935
71.453
43.477
85.482
52.927
Regno Unito
133.915
78.615
29.455
55.300
34.757
Spagna
47.186
20.278
9.393
26.908
15.244
Olanda
41.995
19.001
10.274
22.994
14.083
Austria
25.995
18.172
10.769
7.823
5.002
Svezia
20.940
7.565
3.790
13.375
7.302
Irlanda
5.126
2.323
792
2.803
2.550
Ungheria
4.659
2.338
553
2.321
987
Fonte: Cresme/SI
Spagna (47 miliardi di investimenti complessivi) e Olanda (42 miliardi di investimenti complessivi) si
collocano su un livello simile; la riqualificazione in questi due paesi è pari al 57,0% e al 54,8%;
l’edilizia residenziale vale rispettivamente 25 e 24 miliardi con una incidenza del recupero pari al
61,9% e al 57,8%. Austria (26 miliardi di investimenti complessivi) e Svezia (21 miliardi di
71
investimenti complessivi) presentano rispettivamente livelli di riqualificazione pari al 63,9% e al
54,6%; l’edilizia residenziale vale 16 e 11 miliardi con una incidenza del recupero pari al 31,7% e al
65,8%. Irlanda e Ungheria rappresentano due piccoli mercati nell’Unione Europea con circa 5
miliardi di euro ciascuna di investimenti in costruzioni.
TABELLA 3.17. - SINTESI DELLA RILEVAZIONE - TIPOLOGIA E INTENSITÀ DEGLI INCENTIVI ALLA RIQUALIFICAZIONE
DEGLI EDIFICI
Presenza
incentivi
strutturali
alla
ristrutturaz.
Germania
Francia
Regno Unito
Spagna
Si
Si
Presenza
incentivi
strutturali
alla riqual.
energetica
Tipologia incentivi
Tipologia di
edifici
interessati
Modalità
erogazione
incentivi
Si
Detrazione 20% importo
manodopera (solo servizi e
manodopera; esclusi materiali);
mutui agevolati;
Tutti poiché i
finanziamenti
sono destinati a
famiglie,
imprese, Enti
Pubblici
Sgravi fiscali,
mutui
agevolati,
sussidi diretti
Residenziale
Credito
d’imposta e
mutui a tasso
zero
Residenziale
Finanziamenti
legati al
risparmio
ottenibile
Stessi incentivi
per diverse
tipologie edilizie
e destinazioni
d’uso
Sussidio
diretto
Residenziale e
non residenziale
Finanziamenti
agevolati;
credito
d’imposta per
le imprese
investitrici
Abitazioni
esistenti con
almeno 20 anni
Rimborso
diretto
Nessuna
specifica
direttamente
applicato
dall’artigiano
(compensato
dallo Stato)
fino a 5.500 €
per single e
11.000 € per
coppie
Residenziale
Credito
d’imposta e
sussidio
diretto
Si
Si
Si
Si
Si, in
progetti
complessi
su edifici o
aree urbane
Olanda
Si
Si
Austria
Si
Si
Svezia
Si
No
Irlanda
Si
Si
Ungheria
Si, NON
strutturali
Si, NON
strutturali
Credito d’imposta 15% o 25%;
prestiti a tasso zero; IVA al 5,5%
per efficienza energetica e al 10%
per ristrutturazione; incentivi
cumulabili tra loro
Green Deal utilizzo del modello
ESCO (privati intervengono e
incassano importi in bolletta per n
anni) o prestito legato al risparmio
ottenibile; ECO – Enegy Company
Obligation rivolto ad abitazioni
difficili da riqualificare; coinvolti
proprietari e affittuari
IVA al 10% su tutti i lavori di
ristrutturazione; sussidi diretti di
2.000 (ristrutturazione) – 5.000
(riduzione consumi di almeno il
50%) euro per un massimo del
35% costo dell’intervento
IVA ridotta al 6%; detrazioni fiscali
per imprese che investono in
miglioramenti ambientali ed
efficienza energetica; prestiti per il
risparmio energetico fino a 25.000
euro
Conto rinnovo pari al 30% su un
massimo di lavori pari a 2.000 €
(sostituzione caldaia) o 6.000 €
(riqualificazione. energetica); altri
incentivi a livello di stati federali
Riduzione del 50% del costo della
manodopera
IVA ridotta al 13,5% per la sola
manodopera; credito fiscale con
importi prefissati per tipologia di
lavoro, crescenti se per efficienza
energetica
Vengono pubblicati “bandi di gara”
estemporanei per finanziare
interventi di efficientamento
energetico
72
Variabili di volta
in volta
1. Sono previsti incentivi generici alla riqualificazione edilizia? (lavori generici, es. IVA
agevolata, detrazione fiscale o credito di imposta, riduzione imposta sulla proprietà, ecc)
Germania
Francia
Regno Unito
Spagna
Olanda
Austria
Svezia
Irlanda
Ungheria
Si
Si, IVA ridotta, prestiti a tasso zero, credito d’imposta, sussidi
Si
Si
Si
Il rinnovo generico è agevolato solo a livello dei nove stati federali. Esistono dunque tante
leggi diverse, diverse forme di incentivo
Nel 2010 è stata introdotta la deducibilità di interventi di rinnovo "fai da te". Ogni coniuge di
una famiglia può dedurre il 50% del costo del lavoro fino a circa 5.500 euro l'anno (IVA
inclusa). Complessivamente dunque due coniugi in una famiglia possono dedurre 11.000
euro l'anno.
IVA al 13,5% per interventi di rinnovo delle abitazioni, esclusi i materiali sui quali si applica
l'IVA al 23%. Più di recente, lo scorso dicembre 2013, il Governo ha introdotto nella
finanziaria lo Schema per incentivare il rinnovo delle abitazioni (Home Renovation
Incentive Scheme) con l'obiettivo di agevolare i costruttori adempienti all'imposizione
fiscale e di far emergere quote maggiori dell'economia sommersa. Lo schema per
incentivare il rinnovo delle abitazioni (HRI) garantisce uno sgravio fiscale per i proprietari
attraverso un credito di imposta pari al 13,5% per interventi di rinnovo "qualificante"
eseguiti nell'abitazione principale del proprietario attraverso operatori qualificati.
L'ammontare del credito fiscale del HRI dipende dall'ammontare speso per i lavori
qualificanti. Si applica ai lavori eseguiti a partire dal 25 ottobre 2013. Questo sistema
permette ai proprietari di case di intraprendere interventi di rinnovo nelle prime case nel
2014 e nel 2015.
No, non ci sono incentivi, riduzioni o deduzioni fiscali per interventi di rinnovo.
73
2. Con quale nome sono conosciuti gli incentivi generici all’edilizia e quelli alla
riqualificazione energetica? (in italia si conoscono IVA al 10%, detrazioni del 36% per la
ristrutturazione e del 55% per la riqualificazione energetica)
Germania
Francia
Regno Unito
Spagna
Olanda
Austria
Svezia
Irlanda
Ungheria
1) Deduzione dell'IVA per servizi prestati dalle imprese artigiane per lavori presso
abitazioni private (20% del costo del lavoro. Sono esclusi invece i materiali). E' previsto un
limite massimo di 6.000 euro l'anno (importo lavori), per un massimo di 1.200 euro l'anno
di deduzione fiscale.
2) Diversi programmi di finanziamento da parte di istituzioni pubbliche, a livello statale e
federale (principalmente mutui agevolati per alcuni interventi specifici, ma anche sostegno
al credito o a interventi specifici.
1) CIDD (credito d’imposta per lo sviluppo sostenibile) del 25% in caso di lavori complessi
(più categorie di opere incentivate) o del 15% in caso di lavori semplici (una sola categoria
incentivata) su un tetto di spesa di 8.000 euro per i single e di 16.000 per le coppie
soggette a tassazione congiunta; 2) ECO-prestito a tasso zero di 20 mila euro a 10 anni
(per almeno due tipologie di lavori incentivati) e di 30 mila euro a 15 anni (per almeno tre
tipologie di lavori incentivati) e soggetti a limiti di reddito dei richiedenti; 3) IVA ridotta al
5,5% per lavori di efficientamento energetico e al 10% per lavori generici di rinnovo (con
limitazioni); Il credito d’imposta, l’IVA ridotta e l’ECO-prestito sono cumulabili. Sono inoltre
previsti incentivi specifici per proprietari e/o inquilini di abitazioni in locazione. Sono
previste agevolazioni in accordo con gli Enti Locali per l’esonero dalle tasse sulla proprietà
in caso di rinnovo edilizio.
All'inizio del 2011 è stata aumentata l'aliquota standard dell'IVA, che si potrebbe
considerare come un disincentivo al rinnovo. La riqualificazione energetica delle abitazioni
è promossa attraverso il Green Deal e il programma ECO (Energy Companies Obligation).
Ci sono anche alcune politiche del settore pubblico che cercano di stimolare il rinnovo
generico delle abitazioni: 1) Empty Homes Programme 2012-2015 - è una politica riferita
solo all'Inghilterra, con l'obiettivo di rioccupare abitazioni vuote; 2) Welsh Housing Quality
Standard - l'obiettivo del governo gallese è di migliorare la qualità dello stock residenziale e
raggiungere livelli soddisfacenti entro il 2020; 3) Scottish Housing Quality Standard - tale
programma richiede ai proprietari che le loro abitazioni raggiungano gli standard entro il
2015
Government Plan for Fostering Rent, Renovations and Urban Renewal (2013-2017).
Real Decreto-ley 6/2010 & Real Decreto-ley 20/2012
IVA ridotta al 6%; Energy saving loan (Energiebespaarlening); Environmental investment
tax deduction (Milieu-investeringsaftrek); Energy investment tax deduction (Energieinvesteringsaftrek)
”ROT-Avdrag” o deduzione per interventi di rinnovo
Home Renovation Incentive scheme (HRI) per generico rinnovo. Better Energy Home
scheme per la riqualificazione energetica
-
74
3. Sono previsti incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici? (es. residenziali,
non residenziali, pubblici; o anche interventi mirati su particolari tipologie di edifici –
alberghi, centri commerciali, ospedali)
Germania
I programmi di finanziamento attraverso mutui agevolati e sostegno al credito includono gli
interventi per il miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici. I più importanti sono i
programmi della "kfW", banca pubblica per la ricostruzione, strumento federale. Sono
programmi per l'efficienza energetica rivolti a famiglie, cooperative/società di housing, altre
imprese o enti pubblici.
Francia
Si, per edifici residenziali e per abitazioni occupate dai proprietari e in affitto (incentivi per i
proprietari e per gli inquilini)
Regno Unito
1) Il Green Deal è uno schema che incentiva interventi per il risparmio energetico sia delle
abitazioni che degli edifici non residenziali. Interventi a tal fine possono essere: isolamento
(di mura solide o di mura con cavità, isolamento dei sottotetti, etc); riscaldamento;
isolamento antispiffero; posa in opera di doppi vetri; produzione di energia da fonti
rinnovabili (pannelli solari o pompe di calore). Gli interventi per l’efficienza energetica non
saranno pagati direttamente dai cittadini ma verranno anticipati da fondi pubblici e da
privati: il pagamento da parte del cittadino (con un tasso d’interesse) avverrà in seguito
tramite bolletta energetica coi risparmi ottenuti nel tempo. L’innovazione sta anche nel
finanziamento, che sarà legato all’edificio e non ai suoi inquilini: questo significa che in
caso di cambio di abitazione il pagamento passa automaticamente sulla bolletta dei nuovi
inquilini. Ad essere coinvolta sarà così, per la prima volta, anche la popolazione affittuaria.
Il cittadino può richiedere una diagnosi energetica dell’edificio a un ente indipendente: in
seguito l’inquilino sceglie l’intervento più adatto proposto da un Green Deal provider. Il
costo dell’intervento sarà quindi anticipato senza alcuna spesa per l’utente finale e il costo
finale rientrerà grazie ai soldi risparmiati in bolletta con un contratto a lungo termine, tra i
10 e i 25 anni. Gli interventi incentivati riguardano sia l’involucro edilizio (sistemi di
isolamento e serramenti) sia gli impianti (sostituzione di caldaie, strumenti di regolazione
termica e fonti rinnovabili).
2)L'ECO (Energy Companies Obligation) è un programma per l'efficienza energetica
introdotto in Gran Bretagna all'inizio del 2013. ECO impone ai principali fornitori di energia
di fornire interventi di efficientamento energetico agli utilizzatori privati (utenti finali). Tale
schema opera congiuntamente con il Green Deal. Si concentra principalmente sui gruppi di
consumatori più vulnerabili e sulle abitazioni "hard to treat" (prive di rete per riscaldmaneto
a gas e/o con mura solide ovvero senza cavità da poter riempire con isolamenti). Al
momento il successo del sistema ECO è stato maggiore rispetto a quello ottenuto dal
Green Deal
Spagna
Stessi incentivi per le diverse tipologie edilizie e destinazioni d’uso
Olanda
IVA ridotta; Energy saving loan (Energiebespaarlening); Environmental investment tax
deduction (Milieu-investeringsaftrek); Energy investment tax deduction (Energieinvesteringsaftrek)
Austria
Per la riqualificazione energetica, a livello centrale esiste una forma di sussidio chiamata
"conto rinnovo" - "Sanierungsscheck". Introdotto nel 2009 per un ammontare complessivo
di 100 milioni di euro l'anno. Originariamente doveva essere distribuito tra 50 milioni alle
abitazioni private e 50 al non residenziale, poi vista la consistente domanda da parte dei
privati la quota per le abitazioni è salita a 60, a fronte dei 40 milioni per il non residenziale.
Era stato stimato che 100 milioni permettevano un risparmio di 95 milioni in termini di
sussidi di disoccupazione, che potevano creare entrate fiscali aggiuntive per 70 milioni, e
65 milioni di imposte sul valore aggiunto. Per un totale di 230 milioni tra risparmi e
redditi/entrate. In realtà gli effetti dovrebbero essere molto più modesti. Nel 2011 è stato
reintrodotto per gli anni 2011-2014, per 100 milioni annui, ripartiti 70 al residenziale e 30 al
75
Svezia
non residenziale. La principale indicazione è di favorire interventi integrati di
efficientamento energetico, piuttosto che singoli interventi. A livello di stati federali il
rinnovo è supportato da leggi specifiche, tutte riferite solo all'edilizia residenziale. Sono
incentivati sia interventi singoli (sostituzione di finestre) ma anche interventi di rinnovo
totale. Il sostegno è erogato sotto forma di mutui, tassi di interesse e sussidi annuali che
devono eventualmente essere ripagati con modalità differenti nei vari stati federali.
L'ammontare dell'incentivo aumenta con il maggior livello di efficienza energetica raggiunto
attraverso l'intervento di rinnovo. Nel 2012 nei nove stati federali sono stati erogati circa
700 milioni per incentivare il rinnovo residenziale (7.500 interventi/domande)
No
Irlanda
Better Energy Home scheme: c'è un valore che viene rimborsato, differente per ogni
tipologia di intervento (ad esempio €200 per isolamento del sottotetto). C'è una soglia
minima di €400, questo al fine di incoraggiare interventi complessi. In passato sono stati
introdotti numerosi incentivi per l'efficienza energetica (si parla anche di Home Energy
Saving Scheme, Green Homes Scheme, Home Energy Saving Pilot scheme), ma sono
stati ridotti significativamente durante la recessione economica
Ungheria
Ci sono incentivi per il miglioramento dell'efficienza energetica di edifici residenziali e non
residenziali. Gli incentivi e i requisiti cambiano di caso in caso, e il supporto finanziario non
è disponibili in modo permanente. Di volta in volta vengono lanciati dei bandi di gara, con
importi assai limitati e scadenze molto brevi
4. L’isolamento degli involucri edilizi (pareti, coperture, solai, finestre) gode di altri incentivi oltre a quelli descritti in precedenza? Germania
Francia
Regno Unito
Spagna
Olanda
Austria
Svezia
Irlanda
Ungheria
No, non ci sono specifici programmi o strumenti riferiti all'isolamento dell'involucro. Questi
interventi beneficiano degli strumenti generici sopra menzionati
No, vengono tuttavia privilegiati gli interventi complessi (almeno due tipologie di intervento
tra quelle incentivate)
No, niente di specifico per questo tipo di intervento. E' compreso nelle misure per
l'efficientamento energetico
No. Le condizioni si riferiscono principalmente alle dimensioni dell'intervento di rinnovo, e
non arrivano al dettaglio della particolare soluzione di intervento edilizio. Dunque non ci
sono incentivi specifici per l'isolamento, e nemmeno per il generico isolamento
No
Better Energy Home scheme: tra le tipologie di intervento cui si applica, c'è l'isolamento
esterno delle pareti, per le quali ci sono requisiti da rispettare (NSAI Agrément certified
system; Target U-Value ≤ 0.27 W/m2K)
Si
76
5. In quanto tempo si ripaga l’investimento in isolamento dell’involucro? CONSIDERANDO GLI INCENTIVI e NON CONSIDERANDO GLI INCENTIVI Germania
Francia
Regno Unito
Spagna
Olanda
Austria
Svezia
Irlanda
Ungheria
Riferito alle forme di incentivo rivolte al generico rinnovo. I tempi sono relativamente lunghi,
perché i costi sono elevati e il vantaggio energetico dipende dalla tipologia di intervento,
dalla dinamica futura dei prezzi dell'energia, ecc. L'ammortizzazione in genere dovrebbe
oscillare tra 15 e 20 anni con gli incentivi. Ma è molto difficile indicare con precisione il
periodo di rientro degli investimenti. In generale gli interventi di isolamento dell'involucro
(pareti esterne) fanno parte di grandi progetti di ristrutturazione.
Risultati da due fonti indipendenti.
1. Energiaklub: blocchi di appartamenti costruiti tra la fine del 19 secolo e i primi anni 2000,
interventi di rinnovo comprendenti isolamento e sostituzione di finestre: payback in sei
anni, classe energetica raggiunta: E (da G); blocco di appartamenti, costruiti tra la fine del
19 secolo e i primi anni 2000, interventi complessi di miglioramento dell’efficienza
energetica (non solo isolamento): payback in 5 anni, classe energetica raggiunta: A (da G).
Blocco di appartamenti, prefabbricati degli anni '70, interventi di rinnovo comprendenti
isolamento e sostituzione di finestre: payback in 11 anni, classe energetica raggiunta B (da
F). Blocco di appartamenti, prefabbricati degli anni '70, interventi complessi di
miglioramento dell’efficienza energetica (non solo isolamento): payback in 11 anni, classe
energetica raggiunta: A (da F).
2. Eltinga: Ricerca specifica su un solo progetto. Si tratta di un blocco di appartamenti
prefabbricati dal 1970, che sono stati sottoposti a interventi complessi di rinnovo (non solo
isolamento). Il periodo di payback è stato stimato in 15 anni
Su diversi forum ai quali hanno partecipato gestori di patrimoni residenziali la seconda
ricerca ha raccolto più consensi. Per quanto riguarda il periodo di payback nel caso di
sussidi, la regola generale empirica è: la quota del sussidio sull'investimento totale riduce il
periodo di payback di un pari tasso. Ovvero se il sussidio è pari al 60% e le risorse privare
il 40%, il periodo di payback sarà più breve del 60%.
77
6. Come sono erogati gli incentivi? (in contanti, detrazioni fiscali, credito d’imposta, ecc) Germania
Francia
Regno Unito
Spagna
Olanda
Austria
Svezia
Irlanda
Ungheria
Ci sono diverse forme, sgravi fiscali, mutui a tassi di interesse agevolati, sussidi. Quelli del
programma kfw per la riqualificazione energetica sono erogati come contributo cash,
variabile in base al livello di efficienza energetica (ad esempio 25% per una casa KfW a
efficienza 55 -ovvero con consumi pari al 55% del livello massimo - fino a €18.750; 10%
per una casa a efficienza 115, fino a 7.500 euro). Oppure sotto forma di mutui (agevolati),
per un massimo di 75.000 euro (ad esempio 17,5% per una casa KfW a efficienza 55;
2,5% per una casa a efficienza 115%)
Government Plan for Fostering Rent, Renovations and Urban Renewal: sussidio diretto. €
2.000 per manutenzione, € 2.000 per miglioramenti qualitativi e sostenibilità energetica (€
5.000 se il consumo energetico è ridotto di almeno il 50%), € 4.000 per il miglioramento
dell'accessibilità. I sussidi non possono superare il 35% del costo del progetto. Real
Decreto-ley 6/2010&Real Decreto-ley 20/2012: riduzione dell'aliquota IVA al 10%, invece
del 21%.
Low VAT rate: 6% invece del 21%. Energy saving loan (Energiebespaarlening): prestito di
7-10 anni per un importo pari a €2.500-€25.000 con un tasso di interesse agevolato per
interventi di efficientamento energetico intrapresi dai proprietari nelle abitazioni in cui
vivono. Tali misure sono state annunciate alla fine dello scorso anno e le domande
possono essere presentate da gennaio 2014. Environmental investment tax deduction
(Milieu-investeringsaftrek): il profitto tassabile di un'impresa può essere ridotto del 13,5%,
27% o 36% della spesa per investimenti, compresi gli investimenti in rinnovo di edifici non
residenziali, che rispondono a criteri di sostenibilità. Energy investment tax deduction
(Energie-investeringsaftrek): il profitto tassabile di un' impresa può essere ridotto del 1,5%
delle spese per investimenti per interventi di risparmio energetico
Conto rinnovo (Sanierungsscheck): cash.
Strumenti degli stati federali: mutui, tassi di interesse, sussidi annuali
ogni "artigiano" riduce del 50% il costo del lavoro, e viene poi compensato
HRI: credito d'imposta. BES: in contanti (cash grant)
cash
7. Esiste una graduazione degli incentivi per tipologie specifiche di edifici o per tipologie di intervento? (es edifici prima del 1970, edifici intensivi o monofamiliari, maggiori incentivi per specifici interventi, ecc.) Germania
Francia
Regno Unito
Spagna
Olanda
Austria
Svezia
Irlanda
Ungheria
Ci sono diversi programmi di finanziamento per diverse tipologie di soggetti della domanda
(privati, imprese, settore pubblico). In generale non ci sono variazioni degli incentivi in base
alla tipologia dell'edificio. Il principio generale: un maggior risparmio energetico
determinerà un maggior contributo pubblico
No, non ci sono differenze per le varie tipologie di immobili residenziali
Non ci sono norme in merito alla tipologia di interventi di rinnovo che la famiglia dovrebbe
fare.
Si. Negli anni passati, per grandi complessi (panel) di edifici residenziali
78
8. Esistono parametri o soglie da rispettare? (riduzione del consumo del x% tra prima e dopo il lavoro, fasce di reddito dei proprietari o occupanti, ecc) Germania
Francia
Regno Unito
Spagna
Olanda
Austria
Svezia
Irlanda
Ungheria
Ci sono soglie energetiche stabilite per legge per interventi di grandi dimensioni. Benefici
degli incentivi parametrati sui limiti di legge. Più alto è il risparmio pianificato, maggiore è il
sussidio pubblico. Attualmente il parametro di riferimento è rappresentato dalla nuova
costruzione. Ma con la nuova "ordinanza sul risparmio energetico" dal 2016 la situazione
cambierà (meno requisiti per gli edifici esistenti). Gli interventi che possono beneficiare del
programma kfW per la riqualificazione energetica sono: isolamento termico di pareti, soffitti
e pavimenti; rinnovo di finestre e porte esterne; installazione/rinnovo di sistemi di
ventilazione; rinnovo del sistema di riscaldamento; ottimizzazione della distribuzione del
calore su sistemi di riscaldamento esistenti
Come detto descrivendo il Green Deal, i risparmi in termini di bolletta energetica conseguiti
a seguito degli interventi di miglioramento devono coprire, in un certo arco di tempo, il
prestito ottenuto
Government Plan for Fostering Rent, Renovations and Urban Renewal: applicabili a interi
complessi di appartamenti costruiti prima del 1981. Interventi che coinvolgono almeno 100
unità (appartamenti). Non sono ammessi interventi su singole unità; deve trattarsi di una
comunità di proprietari che decide di intraprendere interventi di rinnovo e fare domanda per
ottenere gli incentivi. E' necessario un progetto redatto da un architetto o tecnico
equiparabile. Real Decreto-ley 6/2010 & Real Decreto-ley 20/2012: applicabile solo al
settore residenziale. Gli edifici devono essere stati costruiti da almeno due anni, dunque
assai poche restrizioni in merito all'epoca di costruzione, ma gli interventi di rinnovo
devono rispondere a due condizioni: 1) almeno il 50% del lavoro deve riguardare la
struttura, l'impermeabilizzazione, la messa in sicurezza o altre funzioni fondamentali.
Ovvero interventi "cosmetici" non possono superare il 50% del budget. 2) l'investimento
deve essere pari almeno al 25% del prezzo di acquisto (dunque piccoli interventi di
manutenzione sono esclusi da questo incentivo. Ci sono numerose "piccole norme" che
regolamentano invece queste misure di piccoli interventi di manutenzione)
Low VAT rate: può essere applicato alle abitazioni con più di due anni e per le seguenti
tipologie di interventi: 1) Pittura e rivestimenti; 2) isolamento di pavimenti, pareti e soffitti
finalizzato al risparmio energetico. In aggiunta, dal primo gennaio 2014 anche per
l'installazione di vetri isolanti (i materiali devono rispondere a requisiti minimi); 3) gran
parte degli interventi di ricostruzione, rinnovo e manutenzione intrapresi nel periodo marzo
2013-dicembre 2014. Energy saving loan (Energiebespaarlening): interventi di risparmio
energetico intrapresi da proprietari nelle abitazioni in cui vivono. Environmental investment
tax deduction (Milieu-investeringsaftrek): l'edificio deve soddisfare alcuni requisiti minimi,
variabili per le tre aliquote dell'incentivo. In ogni caso sono fissati livelli massimo di
consumi energetici. Energy investment tax deduction (Energie-investeringsaftrek): tale
deduzione è applicabile agli investimenti per il miglioramento di edifici non residenziali
esistenti e che contestualmente garantiscono una riduzione dei consumi energetici, o a
investimenti che riducono il livello dei consumi energetici rispetto alla situazione esistente.
"Conto rinnovo" (Sanierungsscheck): può essere applicato per il rinnovo di case private
con più di 20 anni. I sussidi sono ammessi per l'isolamento delle pareti esterne e dei
soffitti, sostituzione di finestre, porte di entrata, e per la sostituzione del sistema di
riscaldamento con uno da fonti energetiche rinnovabili. Gli incentivi sono pari al 20% dei
costi sostenuti, entro un massimo di 5.000 euro per interventi di rinnovo finalizzato
all'efficientamento energetico, o fino a un massimo di 2.000 euro per la sostituzione
dell'impianto d riscaldamento . Se l'isolamento è effettuato utilizzando risorse rinnovabili o
nel caso di finestre di legno, l'importo è aumentato di 500 euro. I costi si riferiscono ai
materiali, e al lavoro (intervento) di rinnovo nonché alla progettazione.
No
HRI: importo degli interventi (superiore a €4.500). Tipologia dell'interventi (deve essere
qualificante, ovvero interventi di rinnovo, ripristino, miglioramento). Deve essere eseguito
sull'abitazione principale e da professionisti con partita IVA e adempienti agli obblighi
fiscali. Better Energy Home scheme: ci sono parametri precisi per ogni tipologia di
intervento. Si applica solo a case costruite prima del 2006. Si applica a i seguenti
interventi: isolamento dei tetti e di pareti esterne e interne, implementazione dei controlli di
boiler e centrali termiche, pannelli solari)
-
79
9. Gli incentivi sono erogati dal Governo centrale, dagli Enti regionali o dai comuni? Germania
Francia
Regno Unito
Spagna
Olanda
Austria
Svezia
Irlanda
Ungheria
Governo centrale/federale (KfW) ma anche alcuni enti regionale (programmi dagli Stati
Regionali)
Governo centrale per gli interessi sui mutui, la detrazione fiscale e l’IVA ridotta. Enti Locali
per gli incentivi di competenza
Government Plan for Fostering Rent, Renovations and Urban Renewal: la strategia è
decisa dal Governo centrale, ma il suo sviluppo è responsabilità dei governi regionali. Il
governo centrale eroga il denaro alle agenzie regionali per l'housing, che decidono quali
progetti autorizzare (in passato accadeva spesso che alcune regioni erogavano misure
complementari a quelle del governo centrale. ma tale situazione non dovrebbe verificarsi
in futuro).
Energy saving loan (Energiebespaarlening): tale misura è amministrata da una
organizzazione no-profit indipendente.
Environmental investment tax deduction (Milieu-investeringsaftrek): in base alle tre
percentuali, l'incentivo è erogato da una organizzazione governativa in un caso e da
esperti privati certificati negli altri due casi. Energy investment tax deduction (Energieinvesteringsaftrek): organizzazione governativa
Governo centrale ("Sanierungsscheck").
Governo centrale
BEI: sono erogati dal Governo Centrale attraverso la SEAI (autorità per l'energia
sostenibile)
Governo centrale, municipalità
10. A quale livello vengono rilasciate le certificazioni? (Governo centrale, dagli Enti regionali o dai comuni) Germania
Francia
Regno Unito
Spagna
Olanda
Austria
Svezia
Irlanda
Ungheria
Esperti locali (persone certificate con competenze specialistiche, consulenti energetici
certificato dalle agenzie federali). La frode è perseguibile
"Sanierungsscheck": le domande possono essere effettuate dalle quattro banche di
risparmio per l'edilizia abitativa privata
Governo centrale
-
11. A quale livello vengono effettuati i controlli? (centrale, regionale, comunale) Germania
Francia
Regno Unito
Spagna
Olanda
Austria
Svezia
Irlanda
Ungheria
Enti federali, ad esempio il KfW effettua dei test a campione per verificare se tutto è
corretto
-
Governo centrale
-
80
LE
INDAGINI
PRESSO
I
RIVENDITORI
DI
MATERIALI, I PROGETTISTI, LE FAMIGLIE E GLI
AMMINISTRATORI DI CONDOMINIO
81
4.
Quali materiali si utilizzano e per quali motivi si
scelgono nell’isolare gli edifici? La percezione dei
rivenditori e dei progettisti anche rispetto ai temi del
rapporto prezzo / prestazioni, durabilità, salubrità dei
materiali
Grafico 4.1. - RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Settore di attività e distribuzione
geografica
Infissi
4%
Altro
11%
Nord
52%
Sud
29%
Generalisti
40%
Rivestimenti
22%
Centro
19%
ITS
23%
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
Grafico 4.2. RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA 2013 - andamento delle vendite rispetto al
2012
100%
0%
Nord
Meglio
Centro
Sud
Peggio
27,0%
4,1%
68,9%
76,3%
Stabili
19,7%
3,9%
17,6%
5,9%
20%
3,4%
40%
34,5%
62,1%
60%
76,5%
80%
ITALIA
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
Grafico 4.3. RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Quanti vendono materiali per isolamento
termoacustico e la destinazione di tali materiali
Edilizia
residenziale nuova
29,4%
Non vende
isolanti
50,4%
Vende isolanti
49,6%
Ristrutturazioni
65,0%
Edilizia non
residenziale
5,6%
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
82
Grafico 4.4. RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Quanto incide sul fatturato la vendita di
isolanti e quali prodotti sono più presenti sul mercato – TOTALE ITALIA
Polistirene estrusi (XPS)
Poliuretano
Quota di
fatturato dei
rivenditori in
ITALIA
MATERIALI
ISOLANTI
TERMOACUSTICI
Lana di roccia
Sughero, fibre di legno, materiali
naturali
ITALIA
Vetro cellulare/foam glass
Polistirolo
15,2%
Polietilene espanso a celle
chiuse
Lana di vetro
0,0
9,0
18,0
27,0
36,0
Altro (sfusi, accoppiati, schiume,
45,0 riflettenti, ecc.)
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
Grafico 4.5. RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA –quali prodotti sono più presenti sul mercato
– NORD
Polistirene estrusi (XPS)
Poliuretano
Vetro cellulare/foam glass
Lana di roccia
Nord
Polietilene espanso a celle chiuse
Sughero, fibre di legno, materiali
naturali
Lana di vetro
Polistirolo
0,0
9,0
18,0
27,0
36,0
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
83
45,0
Altro (sfusi, accoppiati, schiume,
riflettenti, ecc.)
Grafico 4.6. - RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Dove si utilizzano i materiali per
isolamento termoacustico e quali sono le caratteristiche più apprezzate – TOTALE ITALIA
Prestazioni termiche
Facilità e rapidità di installazione
Soffitti
29,6%
Pareti
47,3%
Prezzo
Durabilità del prodotto/dell'opera
Reperibilità del prodotto
Prestazioni fonoassorbenti
Rispetto delle normative
Trasportabilità e stoccabilità
Pavimenti
23,1%
Altre prestazioni (igrometria,
ignifugo)
Altro
0
10
20
30
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
Grafico 4.7. - RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Dove si utilizzano i materiali per
isolamento termoacustico e quali sono le caratteristiche più apprezzate – NORD
Prestazioni termiche
Facilità e rapidità di installazione
Prezzo
Soffitti
20,4%
Pareti
50,5%
Durabilità del prodotto/dell'opera
Rispetto delle normative
Reperibilità del prodotto
Prestazioni fonoassorbenti
Pavimenti
29,1%
Altro
Trasportabilità e stoccabilità
Altre prestazioni (igrometria,
ignifugo)
0
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
84
10
20
30
Grafico 4.8. RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Quota di rivenditori che tratta tipologie di
materiali isolanti specifici per:
80
72,0
70,7
70
56,2
60
48,7
50
48,0
47,9
isolamento
acustico solai
isolamento
acustico pareti in
intercapedine
40
30
20
10
0
isolamenti termici isolamenti termici isolamenti termici
isolamento
dall'interno
a cappotto
di tetto a falda
acustico pareti
dell'interno
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
Grafico 4.9. RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Quota di rivenditori sul territorio che tratta
tipologie di materiali isolanti specifici per:
100
80
70
88,9
87,5
90
75,0
72,2
68,8 66,7
66,7
68,8
60,0
60
50,0
46,7
50
62,5
58,3
50,0
43,3
40,0
43,3
47,2
40
30
20
10
0
isolamenti termici isolamenti termici isolamenti termici
dall'interno
a cappotto
di tetto a falda
Nord
isolamento
acustico pareti
dell'interno
Centro
isolamento
acustico solai
isolamento
acustico pareti in
intercapedine
Sud
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
85
Grafico 4.10. - RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Come prevede si chiuderanno le vendite
di materiali isolanti nel 2013 rispetto al 2012
56,3
60
50,0
45,8
47,2
46,7
50
45,1
37,5
40
30,6
30
22,2
20
10
9,1
6,3
3,3
0
Nord
Centro
Sud
Meglio
Stabili
Totale
Peggio
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
Grafico 4.11. - RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Come prevede andranno le vendite di
materiali isolanti dal 2013 al 2018
60,0
53,3
55,6
53,3
50,0
50,0
40,0
31,3
30,0
20,0
13,3
20,1
19,4
16,7
13,9
11,0
10,0
0,0
0,0
2,8
0,0
0,8
0,0
Nord
Centro
Molto superiore
Superiore
Sud
Uguale
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
86
Inferiore
Totale
Molto inferiore
Grafico 4.12. - PROGETTISTI -­‐ Tipologia 100
80
Studio di
progettazione
18,3%
Piccolo studio
associato
16,7%
Singolo
professionista
65,0%
60
40
20
0
Nord
Centro
Sud
Singolo professionista
Piccolo studio associato
Studio di progettazione
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
Grafico 4.13. - PROGETTISTI -­‐ Tipologia 4,0
3,5
3,4
3,5
2,7
3,0
Il 62% degli studi
di progettazione è
costituito da un unico
professionista 2,5
2,0
1,6
1,5
1,0
0,5
0,0
Nord
Centro
Sud
Totale
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
Grafico 4.14. - PROGETTISTI – Si interessa di isolamento termoacustico Nord
52,6
Centro
61,1
Sud
Al Nord più specializzati,
al Sud alta incidenza di
generalisti
91,3
Totale
70,0
0
25
50
75
100
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
87
Grafico 4.15. - PROGETTISTI – Esperienza in termini di quantità di progetti
Isolamento dell'ultimo solaio/
tetto a falde
Nella media italiana
coperture e pareti
perimetrali coprono
quasi 2/3 dei progetti
33,9
Pareti perimetrali (cappotto o
intercapedine)
31,9
Primo solaio
13,6
Solai intermedi (principalmente
acustica)
13,0
Pareti divisorie (principalmente
acustica)
L’acustica non è
trascurata con oltre il
20% 7,5
0
10
20
30
40
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
Grafico 4.16. - PROGETTISTI – Esperienza in termini di quantità di progetti sul territorio
45,0
40,0
35,0
30,0
25,0
20,0
15,0
10,0
5,0
0,0
Isolamento dell'ultimo Pareti perimetrali
(cappotto o
solaio/tetto a falde
intercapedine)
Nord
Primo solaio
Centro
Solai intermedi
(principalmente
acustica)
Pareti divisorie
(principalmente
acustica)
Sud
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
88
Grafico 4.17. - PROGETTISTI – Quali materiali per isolare termicamente e acusticamente
Per l’isolamento ACUSTICO si utilizzano
(prima risposta 49% materassini; 33%
pannelli/lastre)
Per l’isolamento TERMICO si utilizzano
(prima risposta 83% pannelli/lastre)
pannelli/lastre
21,0
pannelli/lastre
21,8
materassini
23,8
materassini
26,3
20,3
rotoli
rotoli
18,6
materiale sfuso
schiume
16,7
materiale sfuso
16,7
0
5
10
15
20
17,5
schiume
15,4
non so
25
30
2,1
0
10
20
30
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
Grafico 4.18. - PROGETTISTI – Caratteristiche più apprezzate nei materiali per l’isolamento
termoacustico
22,6
Prestaz. termiche
31,0
25,9
21,0
Prezzo
10,3
14,8
12,9
Facilità e rapidità di install.
24,1
11,1
9,7
Durabilità prodotto/opera
20,7
18,5
11,3
Reperibilità del prodotto
3,4
7,4
4,8
Prestazioni acustiche
6,9
14,8
17,7
Altro
3,4
7,4
0
5
10
15
Sud
Centro
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
89
20
25
30
Nord
35
Grafico 4.19. - PROGETTISTI – Percezione dei migliori materiali per caratteristica dei materiali stessi
PRESTAZIONI TERMICHE
PREZZO
Polistirene (estruso,
espanso)
Polistirene (estruso,
espanso)
57,5
15,0
Sughero
12,5
Lane (vetro, roccia)
Pre-accoppiati
10,0
0,0
Fibre naturali
0
10
20
30
40
50
Polistirene (estruso,
espanso)
Sughero
0,0
20
20
30
40
50
40
60
80
52,6
Sughero
13,2
Lane (vetro, roccia)
13,2
10,5
7,9
Fibre naturali
2,4
10
0,0
Pre-accoppiati
7,1
0
Pre-accoppiati
Legno mineralizzato
9,5
Legno mineralizzato
2,6
Polistirene (estruso,
espanso)
11,9
Fibre naturali
10,3
DURABILITA’ MATERIALE / OPERA
16,7
Sughero
Lane (vetro, roccia)
0
52,4
Pre-accoppiati
10,3
60
FACILITA’ E RAPIDITA’ INSTALLAZIONE
Lane (vetro, roccia)
Legno mineralizzato
Fibre naturali
5,0
Legno mineralizzato
76,9
60
2,6
0
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
90
10
20
30
40
50
60
Grafico 4.20. - PROGETTISTI – Percezione dei migliori materiali per caratteristica dei materiali stessi
REPERIBILITA’ DEL PRODOTTO
PRESTAZIONI ACUSTICHE
Polistirene (estruso,
espanso)
67,6
Lane (vetro, roccia)
35,1
Sughero
18,9
Lane (vetro, roccia)
24,3
Sughero
5,4
Pre-accoppiati
16,2
Legno mineralizzato
5,4
Polistirene (estruso,
espanso)
16,2
Pre-accoppiati
2,7
Fibre naturali
Fibre naturali
0,0
0
5,4
Legno mineralizzato
20
40
60
80
0
RISPETTO DELLE NORMATIVE
Polistirene (estruso,
espanso)
10
11,8
Sughero
Lane (vetro, roccia)
11,8
Legno mineralizzato
21,6
8,1
2,7
Fibre naturali
8,8
Pre-accoppiati
0,0
Legno mineralizzato
8,8
Fibre naturali
0,0
20
30
40
67,6
Lane (vetro, roccia)
Pre-accoppiati
10
30
Polistirene (estruso,
espanso)
26,5
0
20
TRASPORTABILITA’ / STOCCABILITA’
32,4
Sughero
2,7
0
40
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
91
20
40
60
80
Grafico 4.21. - PROGETTISTI – Percezione dei migliori materiali per caratteristica dei materiali stessi
ALTRE PRESTAZIONI
(resistenza al fuoco, igrometria, ecc.)
NOCIVITA’ DEL PRODOTTO
Lane (vetro, roccia)
32,4
Lane (vetro, roccia)
Polistirene (estruso,
espanso)
Polistirene (estruso,
espanso)
29,7
Legno mineralizzato
13,5
10,8
Fibre naturali
Sughero
8,1
5,4
Pre-accoppiati
0
10
20
30
SALUBRITA’ DEL PRODOTTO
47,5
Legno mineralizzato
22,5
Fibre naturali
17,5
Polistirene (estruso,
espanso)
7,5
Pre-accoppiati
2,5
Lane (vetro, roccia)
2,5
0
10
20
30
40
47,4
Pre-accoppiati
0,0
Fibre naturali
0,0
Sughero
0,0
Legno mineralizzato
0,0
0
40
Sughero
52,6
50
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
92
20
40
60
5.
La questione dell’acustica nella percezione delle
famiglie
–
il
“fattore
termico”
appare
acquisito
all’opinione pubblica e al decisore politico (pur con
distorsioni) ma cosa ne pensano le famiglie del
problema acustico? Città e piccoli centri, tipologie di
rumori, intensità, fascia oraria
Grafico 5.1. - FAMIGLIE – La sua abitazione è:
60,0
43,6
47,4
16,0
18,4
23,4
20,0
31,3
33,0
36,5
40,0
30,0
50,3
50,0
10,0
0,0
Nord
Centro
Sud
90,0
36,3%
70,0
60,0
60,2
18,3%
78,0
80,0
50,0
40,0
30,0
16,7
8,0
10,0
In città/zona urbanizzata
Insediamento diffuso non intensivo
Zona rurale/campagna
23,1
20,0
14,1
45,5%
0,0
Capoluogo
Non capoluogo
100,0
100,0
90,0
80,0
70,0
60,0
36,7
44,9
38,5
39,7
18,3
21,8
10,0
18,3
20,0
9,3
30,0
35,8
40,0
37,2
44,5
54,9
50,0
0,0
AoB
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
93
C
D
E
F
94
Grafico 5.2. - FAMIGLIE – La sua abitazione è:
50,0
43,6
43,3
40,0
44,3
45,0
33,2
35,0
30,0
16,2
5,2
5,0
13,7
10,0
18,0
15,0
18,8
20,9
20,0
16,9
25,9
25,0
0,0
Nord
Centro
Sud
56,6
60,0
50,0
16,9%
14,5%
43,7%
40,0
24,7
30,1
25,3
In una piccola palazzina (da 3 a 9 appartamenti)
In un condominio da 10 a 15 appartamenti
In un condominio di 16 o più appartamenti
7,2
10,0
11,5
In edificio mono-bifamiliare
20,0
16,1
24,9%
28,5
30,0
0,0
Capoluogo
Non capoluogo
90,0
80,0
80,0
70,0
60,0
20,0
15,0
16,8
23,3
28,9
18,9
9,9
18,4
15,7
26,2
39,6
36,7
17,9
10,0
27,2
20,0
18,2
30,0
42,3
40,0
44,8
50,0
0,0
AoB
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 C
95
D
E
F
Grafico 5.3. - FAMIGLIE – La sua abitazione si trova: 60,0
38,6
32,7
30,0
39,0
43,3
48,2
40,0
48,9
50,0
17,7
19,2
20,0
12,4
10,0
0,0
Nord
Centro
Sud
54,9
50,0
16,7%
56,6
60,0
47,4%
40,0
10,0
Al piano terra
In un piano intermedio
16,6
17,1
20,0
26,9
35,8%
28,0
30,0
0,0
All'ultimo piano
Capoluogo
Non capoluogo
70,0
60,0
60,0
33,4
33,4
50,5
47,2
45,7
34,1
30,0
36,1
40,0
50,8
50,0
20,0
20,0
16,1
15,8
18,2
10,0
18,7
20,0
0,0
AoB
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 C
96
D
E
F
Grafico 5.4. - FAMIGLIE – La sua abitazione si affaccia su: 60,0
46,0
47,8
53,5
50,0
40,0
5,2
8,6
17,1
20,4
20,9
17,1
13,9
10,0
23,0
20,0
26,4
30,0
0,0
Nord
Centro
Sud
60,0
17,9%
19,3%
45,9
14,8%
52,8
50,0
40,0
30,0
48,1%
Una via secondaria a traffico moderato
Un cortile interno
20,8
14,4
18,9
10,0
Una via ad alto scorrimento/ferrovia
11,6
15,6
20,0
20,0
0,0
Capoluogo
Un parco/verde pubblico o privato/affacci aperti
Non capoluogo
80,0
80,0
70,0
20,0
0,0
16,1
21,3
16,5
26,4
10,2
16,1
2,6
10,0
17,9
20,0
17,6
27,5
30,0
31,5
40,0
45,8
49,8
54,6
50,0
46,2
60,0
0,0
AoB
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 C
97
D
E
F
Grafico 5.5. - FAMIGLIE – La sua abitazione è vicina a: (vicina se si sentono rumori provenienti da)
NESSUNA DI QUESTE 58,3%
STRADA A TRAFFICO ELEVATO 18,3%
FERROVIA 9,4%
AUTOSTRADA/TANGENZIALI 4,0%
AREA INDUSTRIALE 3,8%
AEROPORTO 2,9%
VIE O ZONE TURISTICHE E DI "VITA NOTTURNA" 1,9%
ALTRO ACUSTICAMENTE IMPORTANTE 1,4%
Non capoluogo
Capoluogo
Strada a traffico elevato
23,4
Ferrovia
16,0
8,0
10,0
Autostrada/tangenziali
4,8
3,6
Area industriale
4,2
3,6
Aeroporto
4,4
Vie o zone turistiche e di "vita notturna"
1,5
Altro acusticamente importante
Nessuna di queste
2,9
2,2
2,1
0,7
61,8
50,9
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
98
Grafico 5.6. - FAMIGLIE – Che tipo di serramenti sono installati in casa? - Che tipo di vetri sono
installati in casa?
2,9%
12,7%
8,7%
32,3%
53,3%
25,3%
Legno
Alluminio
PVC
64,8%
Misto
Vetro singolo
Vetro doppio
Vetro triplo
60,0
70,0
60,1
60,0
43,0
1,6
2,6
3,8
9,4
18,2
10,0
0,0
28,0
30,0
20,0
2,5
7,7
10,0
18,0
10,8
11,0
20,0
40,0
38,1
34,3
28,6
30,0
55,4
50,0
40,0
27,2
50,0
69,4
80,0
61,2
70,0
69,0
0,0
Nord
Centro
Sud
Nord
Centro
Sud
50,0
60,0
53,0
40,0
64,1
70,0
54,0
60,0
66,2
50,0
40,0
30,0
30,9
0,0
2,9
10,0
2,8
11,6
20,0
7,2
33,1
30,0
28,2
14,9
10,0
11,9
19,2
20,0
0,0
Capoluogo
Non capoluogo
Capoluogo
Non capoluogo
90,0
80,0
80,0
70,7
56,9
20,0
25,4
3,9
10,0
24,7
20,0
20,0
17,5
10,0
11,1
30,0
0,0
0,0
AoB
C
D
E
F
AoB
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
44,9
55,1
50,0
39,1
61,3
58,6
60,0
40,0
25,8
7,8
7,7
5,2
15,7
10,0
36,1
37,1
41,9
20,0
18,2
30,0
45,7
50,0
3,9
70,0
60,0
80,0
80,0
75,3
70,0
40,0
99
C
D
E
F
Grafico 5.7. - FAMIGLIE – Nella sua abitazione si avvertono "spifferi" d'aria?
Da cosa dipendono?
Solai
1,4
SI
35,8%
NO
64,2%
Infissi
98,6
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
Grafico 5.8. - FAMIGLIE – In termini di comfort termico, c'è una scarsa uniformità della temperatura fra
gli ambienti?
90,0
60,0
50,0
55,5
No
63,4%
44,5
40,0
34,1
30,0
36,3
Si
36,6%
63,7
65,9
70,0
80,0
81,8
80,0
18,2
10,0
20,0
20,0
0,0
AoB
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
100
C
D
E
F
Grafico 5.9. - FAMIGLIE – Qual è il livello di isolamento termico da lei percepito?
70,0
9,9
10,0
9,4
20,0
scadente
34,0
30,0
6,9
accettabile
27,1
40,0
35,0
buono
55,1
50,0
56,6
66,0
60,0
0,0
Isolamento pareti
Isolamento copertura
Isolamento superfici
trasparenti
0,0
Centro
Sud
60,0
40,0
54,3
8,1
9,5
0,0
Nord
36,7
35,5
10,0
13,1
10,0
58,1
55,1
34,1
30,0
20,0
10,8
7,9
10,0
12,6
20,0
40,0
30,0
20,0
10,3
30,0
36,3
30,0
45,6
41,8
40,0
50,0
40,0
9,0
53,3
50,0
31,7
60,0
10,2
50,0
29,6
60,0
42,3
44,6
70,0
55,1
60,0
62,0
70,0
62,3
ISOLAMENTO PARETI 0,0
Capoluogo
Non capoluogo AoB
C
D
E
F
Sud
Capoluogo
Non capoluogo
72,7
66,0
47,6
44,5
54,9
AoB
ISOLAMENTO SUPERFICI TRASPARENTI 22,3
5,0
Centro
23,8
10,1
0,0
Nord
7,8
5,1
10,0
0,0
10,8
20,0
7,8
10,0
10,4
17,9
4,9
20,0
26,8
30,0
36,2
30,0
40,0
27,6
40,0
36,1
53,4
56,9
50,0
50,0
61,5
60,0
35,4
60,0
9,0
70,0
70,0
100,0
90,0
80,0
70,0
60,0
50,0
40,0
30,0
20,0
10,0
0,0
68,1
80,0
80,0
77,2
90,0
100,0
ISOLAMENTO COPERTURA D
E
C
F
0,0
60,0
40,0
30,8
8,1
15,7
17,9
9,0
10,0
0,0
Nord
Centro
Sud
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
44,6
39,7
35,7
30,4
20,0
7,6
14,1
10,0
30,0
10,2
49,2
7,6
10,0
50,0
40,0
30,0
20,0
6,9
20,0
29,2
30,0
40,0
36,7
41,4
40,0
60,0
54,1
50,0
51,0
50,0
61,1
70,0
8,0
60,0
38,4
60,0
53,7
80,0
62,0
70,0
63,9
70,0
73,1
0,0
Capoluogo
101
Non capoluogo
AoB
C
D
E
F
Grafico 5.10. - FAMIGLIE – Nel suo appartamento si avvertono i rumori dei vicini?
SI SENTE SOLO SE URLANO, BASSO 64,7%
SI SENTE ABBASTANZA, MEDIO 25,0%
SI SENTE TUTTO, FORTE 10,3%
Non capoluogo
Capoluogo
Si sente tutto, FORTE
19,7
Si sente abbastanza, MEDIO
5,8
28,9
Si sente solo se urlano, BASSO
23,2
71,0
51,3
Fonte: indagine diretta CRESME - 2013
102
Grafico 5.11. - FAMIGLIE – Nel suo Comune, qual è il tipo di degrado ambientale più sviluppato?
ACUSTICO 23,3%
NESSUNO
31,5%
ATMOSFERICO 19,8%
ESTETICO 15,5%
IDROGEOLOGICO 9,9%
45,0
35,0
30,0
27,4
17,0
5,0
5,0
10,3
21,2
19,6
10,5
19,5
21,6
10,0
16,0
15,0
21,6
20,0
Sud
25,1
25,0
Centro
23,7
Nord
22,3
39,2
40,0
0,0
Acustico
Atmosferico
Estetico
Idrogeologico
Nessuno
36,1
15,5
12,4
5,0
7,3
10,0
17,6
15,0
11,0
20,0
Non capoluogo
17,3
25,0
Capoluogo
13,5
30,0
33,2
35,0
36,1
40,0
0,0
Acustico
Atmosferico
Estetico
Idrogeologico
Nessuno
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
103
Grafico 5.12. - FAMIGLIE – Durante il GIORNO ci sono rumori che la infastidiscono?
Se SI, quali?
23,2
Rumori di moto/motorini
Rumori di auto/autobus
No
30,5%
Si
69,5%
20,3
Cani o altri animali
14,8
Vicini di casa
11,2
Allarmi antifurto
9,5
Raccolta spazzatura
9,2
Rumore di cantieri
8,1
Locali di intrattenimento
3,6
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
Tabella 5.1. - FAMIGLIE – I rumori più fastidiosi di GIORNO - VALORI %
Rumori di
auto/autobus
Area geografica
Nord
Centro
Sud
22,3
20,2
17,7
Rumori di
moto/motorini
Rumore
di
cantieri
Vicini
di casa
Locali di
intrattenimento
(bar,
discoteche)
Allarmi
antifurto
Raccolta
spazzatura
Cani o
altri
animali
26,9
16,5
23,0
8,5
9,1
6,9
9,9
7,4
15,8
5,3
1,8
2,6
7,4
14,4
8,9
11,6
7,3
7,4
8,1
23,4
17,9
20,0
13,1
13,6
3,8
7,3
14,0
6,2
25,4
4,7
9,7
3,4
10,9
6,0
20,6
Zona climatica
AeB
18,5
18,7
C
19,0
19,0
D
13,5
20,1
E
24,5
26,8
F
33,3
33,3
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 6,4
9,9
12,9
5,1
0,0
12,5
11,9
14,3
8,7
16,7
0,0
2,4
1,5
6,0
0,0
6,4
14,2
13,5
5,2
16,7
18,7
7,1
7,6
10,3
0,0
18,9
16,6
16,5
13,5
0,0
Tipologia insediativa
Capoluogo
21,9
Non
19,2
capoluogo
104
Grafico 5.13. - FAMIGLIE – Può dare un punteggio da 0 a 10 in relazione al fastidio che le provocano
durante il GIORNO? (0 nessuno, 5 poco, 10 insopportabile)
Locali di intrattenimento (bar, discoteche)
5,3
Cani o altri animali
5,3
Rumori di moto/motorini
5,3
Rumore di cantieri
5,1
Rumore di auto/autobus
4,9
Vicini di casa
4,7
Allarmi antifurto
4,4
Raccolta spazzatura
3,7
0,0
1,0
2,0
3,0
4,0
5,0
6,0
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
Tabella 5.2. - FAMIGLIE – Può dare un punteggio da 0 a 10 in relazione al fastidio che le provocano
durante il GIORNO? (0 nessuno, 5 poco, 10 insopportabile)
Rumore di
auto/autobus
Area geografica
Nord
Centro
Sud
Tipologia insediativa
Capoluogo
Non
capoluogo
Rumori di
moto/motorini
Rumore
di
cantieri
Locali di
intrattenimento
(bar,
discoteche)
Allarmi
antifurto
Raccolta
spazzatura
Cani o
altri
animali
4,6
4,9
5,5
5,1
5,3
5,5
4,7
6,6
4,5
4,5
4,6
5,1
6,0
5,0
4,4
3,3
5,2
5,3
3,9
3,9
3,3
4,6
5,6
5,8
5,3
5,6
5,0
4,9
5,5
4,9
4,3
4,8
4,7
5,1
5,2
4,6
5,2
4,2
3,3
5,5
3,7
5,4
5,9
5,3
2,8
4,4
4,6
7,1
4,3
2,5
4,6
4,9
5,5
4,3
5,0
2,0
5,0
4,5
6,4
6,0
5,4
5,6
5,4
3,1
2,5
3,6
3,5
4,1
3,7
3,0
5,7
5,2
6,2
4,9
3,7
Zona climatica
AeB
4,3
C
5,6
D
5,2
E
4,7
F
3,4
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
Vicini
di
casa
105
Grafico 5.14. - FAMIGLIE – Durante la NOTTE ci sono rumori che la infastidiscono?
Se SI, quali?
25,2
Rumori di moto/motorini
Rumori di auto/autobus
Si
44,5%
23,0
Cani o altri animali
No
55,5%
17,9
Vicini di casa
10,3
9,6
Allarmi antifurto
Locali di intrattenimento
7,2
Raccolta spazzatura
6,8
Rumore di cantieri
0,0
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
Tabella 5.3. - FAMIGLIE – I rumori più fastidiosi di NOTTE – VALORI %
Rumori di
auto/autobus
Area geografica
Nord
Centro
Sud
Rumori di
moto/motorini
Rumore
di
cantieri
Vicini
di casa
Locali di
intrattenimento
(bar,
discoteche)
Allarmi
antifurto
Raccolta
spazzatura
Cani o
altri
animali
25,3
20,5
21,8
28,8
23,7
21,8
0,0
0,0
0,0
13,4
10,0
6,6
11,6
9,9
0,0
6,8
9,8
13,0
3,8
3,2
13,0
10,4
22,8
23,8
Tipologia insediativa
Capoluogo
27,1
Non
capoluogo
19,4
28,8
0,0
12,6
10,8
4,8
6,6
9,4
22,1
0,0
8,2
4,1
13,8
7,0
25,2
Zona climatica
AeB
14,2
14,2
C
16,7
25,1
D
24,4
24,4
E
25,9
27,5
F
0,0
0,0
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
8,3
9,8
12,7
0,0
0,0
0,0
4,9
12,7
0,0
14,7
20,8
7,3
6,4
0,0
14,2
12,5
12,3
0,0
0,0
42,7
16,6
16,9
15,0
100,0
106
Grafico 5.15. - FAMIGLIE – Può dare un punteggio da 0 a 10 in relazione al fastidio che le provocano
durante la NOTTE? (0 nessuno, 5 poco, 10 insopportabile)
Locali di intrattenimento (bar, discoteche)
6,2
Rumori di moto/motorini
5,2
Cani o altri animali
5,0
Raccolta spazzatura
4,8
Rumore di auto/autobus
4,6
Vicini di casa
4,5
Allarmi antifurto
4,3
Rumore di cantieri
3,5
0,0
1,0
2,0
3,0
4,0
5,0
6,0
7,0
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
Tabella 5.4. - FAMIGLIE – Può dare un punteggio da 0 a 10 in relazione al fastidio che le provocano
durante la notte? (0 nessuno, 5 poco, 10 insopportabile)
Rumori di
auto/autobus
Area geografica
Nord
Centro
Sud
Tipologia insediativa
Capoluogo
Non
capoluogo
Rumori di
moto/motorini
Rumore
di
cantieri
Locali di
intrattenimento
(bar,
discoteche)
Allarmi
antifurto
Raccolta
spazzatura
Cani o
altri
animali
4,4
5,0
4,6
5,2
4,9
5,2
7,0
2,0
2,5
4,3
5,3
4,2
7,2
6,5
3,8
4,0
4,5
4,4
4,9
3,0
5,3
5,0
4,1
5,5
4,2
4,8
4,0
4,1
7,5
4,3
4,5
5,5
5,1
5,6
3,4
5,0
5,5
4,2
5,0
3,9
3,0
4,7
5,1
4,3
1,0
2,0
4,0
5,5
7,4
7,0
4,1
4,8
3,9
1,0
10,0
5,1
4,9
3,4
6,0
5,0
4,8
5,3
2,5
Zona climatica
AeB
6,5
C
3,5
D
5,3
E
4,6
F
1,5
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
6,0
4,7
5,5
5,5
1,3
2,5
4,5
Vicini
di
casa
107
Grafico 5.16. - FAMIGLIE – Tracce di umidità all'INTERNO dell'edificio
Nord
18,2
Centro
35,5
Sud
25,3
Capoluogo
17,2
27,0
Non capoluogo
AeB
27,5
20,9
C
D
32,8
E
19,1
40,0
F
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
35,0
40,0
45,0
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
Grafico 5.17. - FAMIGLIE – Tracce di umidità all'ESTERNO dell'edificio
Nord
15,2
Centro
20,5
Sud
22,0
Capoluogo
17,1
19,0
Non capoluogo
AeB
27,5
18,3
C
D
18,3
E
17,4
20,0
F
0,0
5,0
10,0
15,0
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
108
20,0
25,0
30,0
Grafico 5.18. - FAMIGLIE – Tracce di umidità alla BASE dell'edificio
Nord
19,0
Centro
25,4
Sud
27,6
Capoluogo
21,0
24,0
Non capoluogo
AeB
45,7
26,2
C
D
18,1
E
22,1
20,0
F
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
35,0
40,0
45,0
50,0
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
Grafico 5.19. - FAMIGLIE – Tracce di umidità SOTTO IL TETTO dell'edificio
Nord
7,1
Centro
12,9
Sud
13,6
Capoluogo
16,9
Non capoluogo
7,3
AeB
9,0
13,1
C
D
18,3
E
5,7
F
0,0
0,0
2,0
4,0
6,0
8,0
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
109
10,0
12,0
14,0
16,0
18,0
20,0
Grafico 5.20. - FAMIGLIE – Tracce di umidità ….
40,0
35,5
35,0
12,9
10,0
27,6
25,4
19,0
22,0
15,0
20,5
20,0
15,2
Sud
25,3
Centro
25,0
18,2
Nord
7,1
5,0
13,6
30,0
0,0
All' interno
All' esterno
Alla base
Sotto il tetto
30,0
16,9
17,1
Non capoluogo
19,0
15,0
17,2
Capoluogo
21,0
20,0
24,0
27,0
25,0
10,0
7,3
5,0
0,0
All' interno
All' esterno
Alla base
Sotto il tetto
50,0
18,3
5,7
5,0
13,1
26,2
9,0
20,0
32,8
27,5
20,0
18,1
10,0
17,4
15,0
18,3
F
20,0
18,3
E
25,0
19,1
D
20,9
30,0
27,5
35,0
C
40,0
40,0
AoB
22,1
45,7
45,0
0,0
All' interno
All' esterno
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
110
Alla base
Sotto il tetto
Grafico 5.21. - AMMINISTRATORI – Come si configura l'attività?
57,1
60,0
47,2
24,6
50,0
50,0
35,1
40,0
28,6
21,4
14,3
Singolo professionista
28,6
20,0
25,0
40,4
27,8
30,0
10,0
Piccolo studio
Società di amministrazione
0,0
Nord
Centro
Sud
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
Grafico 5.22. - AMMINISTRATORI – Quanti edifici amministra attualmente?
Oltre 50
26,8
Da 31 a 50
26,3
Da 16 a 30
25,8
5,3
Da 11 a 15
Da 6 a 10
8,8
Fino a 5
7,0
0,0
5,0
10,0
15,0
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
111
20,0
25,0
30,0
Grafico 5.23. - AMMINISTRATORI – Per circa quante famiglie?
Oltre 500
43,9
Da 351 a 500
7,0
Da 151 a 350
31,6
Da 51 a 150
14,0
Fino a 50
3,5
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
35,0
40,0
45,0
50,0
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
Grafico 5.24. - AMMINISTRATORI – Ha mai avuto segnalazioni o richieste dai condomini in merito a
problemi di isolamento termico?
Nord
No
59,6
50,0
50,0
Si
40,4
Centro
28,6
Sud
71,4
14,3
0%
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
112
85,7
20%
40%
60%
80%
100%
Grafico 5.25. - AMMINISTRATORI – Ed in merito a problemi di isolamento acustico?
41,7
Nord
58,3
Si
31,6
No
68,4
Centro
14,3
85,7
Sud
14,3
85,7
0%
20%
40%
60%
80%
100%
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
Grafico 5.26. - AMMINISTRATORI – Ha in amministrazione edifici con lavori…
41,7
Nord
52,8
50,0
Centro
64,3
41,5
Sud
44,4
Lavori in corso
Lavori entro il 31/12/2014
43,9
Totale
54,4
0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
113
50,0
60,0
70,0
Grafico 5.27. - AMMINISTRATORI – LAVORI DI ISOLAMENTO - Sono stati fatti o verranno fatti lavori di
ristrutturazione sui seguenti elementi?
Se SI, quali?
No
33,3
Sostituzione generatore di calore
31,7
Isolamento copertura
30,7
23,4
Cappotto esterno
Si
66,7
Isolamento acustico infissi e vetri
4,4
Isolamento interno
3,9
Isolamento piano terra/garage
3,4
2,6
Isolamento acustico solai
0,0
5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
Grafico 5.28. - AMMINISTRATORI – LAVORI DI ISOLAMENTO - Quando sono stati eseguiti o verranno
eseguiti i lavori?
Dal 2000 al 2010
22,1
Dal 2011 al 2013
57,1
Futuri
20,8
0,0
10,0
Dal 2000 al 2010
23,5
Dal 2011 al 2013
22,7
20,0
11,8
0%
10%
20%
30%
50%
25,0
60%
Isolamento interno
Sostituzione generatore di calore
114
70%
2,32,3
6,3
80%
60,0
5,9
34,1
31,3
40%
50,0
29,4
31,8
6,3
Cappotto esterno
Isolamento copertura
Isolamento acustico infissi e vetri
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
40,0
29,4
2,34,5
25,0
Futuri
30,0
90%
6,3
100%
Isolamento piano terra/garage
Isolamento acustico solai
Grafico 5.29. - AMMINISTRATORI – LAVORI DI ISOLAMENTO - Sono stati o verranno utilizzati gli
incentivi fiscali?
Se SI, quali?
Solo detrazione del 36%/41%/
50% per le ristrutturazioni edilizie
No
2,2
Si
97,8
Solo detrazione del 55%/65%/
50% per la riqualificazione
energetica
33,3
13,3
Alcuni lavori al 36%/41%/50% per
le ristrutturazioni edilizie e altri al
55%/65% per la riqualificazione
energetica
53,3
0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
Grafico 5.30. - AMMINISTRATORI – LAVORI DI ISOLAMENTO - Ha riscontrato problemi o resistenze da
parte delle famiglie nell'usufruire delle detrazioni?
2,2%
No
91,1%
Si, difficoltà burocratiche per
l'amministrazione
Si, periodo di detrazione
troppo lungo per molti
condomini
SI
8,9%
6,7%
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
115
Grafico 5.31. - AMMINISTRATORI – Secondo lei, i lavori sarebbero stati fatti anche in assenza di
incentivi fiscali?
Si ma solo quelli indispensabili e i più economici
56,5
Si tutti
23,9
Si ma non quelli rivolti al risparmio energetico
4,3
No
15,2
0,0
10,0
Fonte: indagine diretta CRESME – 2013
116
20,0
30,0
40,0
50,0
60,0