L`alimentazione nell`anziano

Transcript

L`alimentazione nell`anziano
89
Ann Ig 2013; 25 (Suppl. 1): 89-96
L’alimentazione nell’anziano
L’alimentazione nell’anziano
G. Bonaccorsi1, F. Santomauro1, C. Lorini1
Key words: Food supply, elderly people, malnutrition
Parole chiave: Alimentazione, anziano, malnutrizione
Abstract
Nutrition in the elderly
The current demographic transition, with the growing number of elderly people in the general population,
creates new questions and the instance of re-assessing some public health responses towards the typical
needs of this age class. The majority of the studies led in the last years has unanimously identified how
many illnesses of aging comprise, among the main determinants, the lifestyle, namely the sum of the single
individual behaviours.
Among these factors, food supply and nutrition of each single person and of the geriatric communities has
a fundamental importance both in negative (malnutrition) and positive (manteinance of well-being) sense.
This contribution wants to put in evidence the instance of taking care of nutritional needs of elderly people
by public health professionals, in any living context (at home or in institutionalisation). At this proposal,
there are nowadays valid tools of assessment and management of malnutrition, especially protein-energy
malnutrition, which represent a good support for the implementation of effective and cost-effective interventions.
Introduzione
Il fenomeno dell’invecchiamento è una
realtà complessa che interessa tutti i paesi,
industrializzati e non, destinato, in base
alle proiezioni demografiche, ad assumere
un ruolo sempre più rilevante all’interno
delle società; tale fenomeno impone una
revisione razionale della distribuzione delle
risorse sociali e sanitarie, al fine di supportare i nuovi bisogni della popolazione.
L’invecchiamento demografico dell’Unione
Europea è un fenomeno epocale. È previsto
un aumento della popolazione dell’UE27
Dipartimento di Sanità Pubblica, Università di Firenze
1
da 495 milioni al 1° gennaio 2008 a 521
milioni nel 2035 e successivamente un
graduale calo a 506 milioni nel 2060. La
quota di popolazione di età superiore a 64
anni passerà dal 17,1% del 2008 al 30,0%
del 2060, e quella di età superiore a 79 anni
dal 4,4% al 12,1% (1).
L’Italia è uno dei paesi al mondo a più
elevato invecchiamento; allo stato attuale la
popolazione italiana di età superiore o eguale
a 65 anni ammonta a circa il 20,3% (dato
2011): trent’anni fa gli ultrasessantacinquenni erano uno su dieci, oggi uno su cinque,
fra trent’anni saranno uno su tre. Aumentano
90
i “grandi vecchi”: oggi 1 persona su 20 ha
più di 80 anni.
Circa l’80% degli anziani è affetto da una
patologia cronica ed oltre il 75% dei soggetti
di età uguale o superiore a 75 anni assume
un trattamento polifarmacologico. La perdita
di autonomia funzionale tra le persone di 65
anni e più riguarda quasi un anziano su cinque: il tasso di disabilità è pari al 193,3 per
mille e tra gli ottantenni ed oltre raggiunge
il 476,7 per mille. Gli anziani assorbono
più del 30% delle risorse economiche della
Sanità Pubblica, in particolare, ovviamente, quelli non autosufficienti. Secondo le
previsioni della Ragioneria generale dello
Stato, nel 2050 la crescita della spesa per
l’assistenza agli anziani sarà del 61%, quella
per le patologie acute appena del 26%.
La gran parte delle ricerche condotta
nell’ultimo ventennio ha unanimemente evidenziato come molte patologie tipiche dell’età
avanzata riconoscano, tra i determinanti principali, lo stile di vita, inteso come sommatoria
di comportamenti individuali. Tra tali fattori,
l’alimentazione e la conseguente nutrizione
dei singoli anziani e delle comunità geriatriche
assume una importanza fondamentale, sia in
senso negativo (malnutrizione) che – di contro
- proattivo per il mantenimento della salute. La
malnutrizione nelle sue diverse forme e assunti
è, infatti, ampiamente modificabile e rappresenta, per gli operatori di Sanità Pubblica, un
bersaglio sul quale agire efficacemente allo
scopo di contrastarne l’insorgenza e comprimerne il più possibile l’esordio nella fase
terminale della vita.
L’attenzione che l’alimentazione corretta
- e la conseguente nutrizione - merita in età
geriatrica deriva da una serie di motivazioni,
tra le quali spiccano le seguenti:
- l’azione patogenetica di un’alimentazione scorretta si verifica nel corso dei decenni,
rivelando i suoi effetti nocivi a lungo termine
nella popolazione anziana. È accertato che
la malnutrizione aumenta la morbosità e la
mortalità tra gli anziani a domicilio, ospedalizzati o istituzionalizzati (2-4);
G. Bonaccorsi et al.
- gli anziani rappresentano la fascia di
popolazione più a rischio di malnutrizione
per difetto nei paesi occidentali. La malnutrizione non deve comunque mai essere considerata come una conseguenza inevitabile
dell’invecchiamento (5);
- l’invecchiamento progressivo della
popolazione e gli scenari demografici dei
prossimi trenta anni determineranno inevitabilmente un peggioramento di tale quadro;
- il mantenimento di un adeguato stato
nutrizionale è un elemento cruciale ai fini
preventivi e della qualità della vita in età
geriatrica;
- le patologie a componente nutrizionale
sono prevalenti in età geriatrica e riconoscono una migliore prognosi con un adeguato
sostegno nutrizionale;
- la malnutrizione è associata alla comparsa di disabilità e al deterioramento cognitivo (6).
La malnutrizione per difetto e le problematiche relative alla sua insorgenza, prevenzione e recupero sono dunque peculiari
dell’età avanzata e in larga misura prevenibili
attraverso risposte di sanità pubblica a bassa
intensità e spesso agibili senza il ricorso alla
medicina clinica e all’ospedalizzazione.
Nel tempo, le modificazioni dell’introito
alimentare complessivo si rivelano cospicue:
secondo la rilevazione NAHNES III effettuata nella popolazione americana, l’intake
calorico si riduce da 3000 a 1600 kcal nel
maschio tra i 20 e gli 80 anni, nello stesso
senso nella femmina, anche se con una
minore oscillazione (tra poco più di 2000 a
circa 1500 kcal) (7, 8).
Ciò denota e conferma che il rischio di
malnutrizione, o la franca malnutrizione
per difetto, sono tipici dell’età avanzata ma,
almeno in larga misura, prevenibili e recuperabili attraverso appropriati interventi di
carattere preventivo e/o riabilitativo.
Gli effetti della malnutrizione per difetto
possono essere quantificati sulla base della
perdita di peso verificatasi in un preciso intervallo di tempo: si parla di malnutrizione
L’alimentazione nell’anziano
ogni volta che un soggetto, in particolare un
soggetto anziano, perde almeno il 10% del
proprio peso entro sei mesi oppure almeno il
5% entro un mese, secondo la formula: P =
(peso abituale – peso attuale)/peso abituale
x 100.
Naturalmente, quanto maggiore e/o più
repentina è tale perdita, tanto maggiore risulta
il rischio di incorrere negli effetti gravi della
denutrizione, fino alla cachessia conclamata
per perdite dell’ordine del 30-35%.
Anche in termini prognostici, l’importanza
della malnutrizione per difetto è rilevante:
nell’anziano malnutrito la mortalità a 14 mesi
è del 63%, rispetto al 9% del normonutrito.
La malnutrizione associata a diminuita
assunzione di nutrienti, ovvero la modalità
più frequente nei soggetti anziani, si ritrova
in percentuali diverse a seconda del contesto
di riferimento (9):
- nell’1-15% dei pazienti ambulatoriali;
- nel 25-60% dei soggetti istituzionalizzati;
- nel 35-65% dei pazienti ospedalizzati.
L’eterogeneità delle stime nei diversi
setting e all’interno dello stesso ambiente
di vita può essere attribuita alla molteplicità dei quadri clinici e degli stati evolutivi
di malnutrizione, alla disomogeneità delle
casistiche, all’eterogeneità di sensibilità,
specificità e potere predittivo degli indici di
valutazione nutrizionale utilizzati, nonché al
contesto sociale di vita.
Ovviamente ogni contesto genera malnutrizione con diversa probabilità: l’ospedale
è soprattutto un “disvelatore” di malnutrizione generata in altri ambienti (residenze
sanitarie, soggetti al proprio domicilio),
mentre la struttura di istituzionalizzazione
è quasi sempre induttore, diretto o indiretto,
di tale situazione. In quest’ultimo contesto,
pertanto, la prevalenza della malnutrizione
assume anche significato di indicatore di
qualità dell’assistenza (10).
La tipologia più frequente (11) nel soggetto anziano è la malnutrizione proteico
– energetica che si estrinseca secondo un
91
ipotetico percorso peggiorativo (conseguenze dirette o primarie di malnutrizione) che va
dalla comparsa di anemia di grado variabile,
alla ipoalbuminemia, perdita parziale e/o
totale di immunità cellulomediata, scarsa
riparazione delle ferite, polmonite da aspirazione, insufficiente forza per camminare,
infezioni urinarie ricorrenti, incapacità di
sedere in stazione eretta, ulcere da decubito
fino all’exitus.
L’aumento dell’età media di sopravvivenza della popolazione ha favorito l’interesse
di indagini relative alle necessità nutrizionali
dell’anziano, ma non ha spiegato del tutto
le differenze e le peculiarità proprie di tale
fascia di età: ancora oggi, le stime relative
ai fabbisogni nutrizionali dell’anziano non
sembrano, al momento, generalizzabili. Pur
tuttavia, l’Unione Europea ha identificato
i bisogni di salute degli anziani come uno
degli obiettivi primari del XXI secolo, ed è
in tale ottica che si pone l’istanza di garantire un continuo monitoraggio del loro stato
nutrizionale e di individuare precocemente i
soggetti a rischio di malnutrizione attraverso
adeguati strumenti di screening, di diagnosi,
di terapia e riabilitazione.
La valutazione dello stato nutrizionale
in età geriatrica è complessa, in quanto gli
intervalli di riferimento “normali” dei più
comuni indicatori fanno riferimento a quelli
sviluppati per l’età adulta: ciò rende difficoltosa l’interpretazione dei risultati.
La valutazione dello stato nutrizionale
nell’anziano richiede un’approccio multiparametrico che integra esame obiettivo,
anamnesi, misure ed indici antropometrici,
indici ematochimici e la valutazione degli
apporti dietetici. Nessuna di queste valutazioni, presa singolarmente, può essere considerata sufficiente per identificare uno stato
di nutrizione normale o carente, mentre la
valutazione di più parametri può identificare
situazioni di rischio di vulnerabilità nutrizionale con adeguata sensibilità e specificità.
La valutazione dello stato nutrizionale dei
soggetti anziani riconosce dunque gli stessi
92
strumenti propri e validi per il resto della
popolazione, anche se in taluni casi possono
variare i cut-off di riferimento: lo stesso Indice di Massa Corporea assume significato e
valore predittivo differente nella popolazione
anziana rispetto all’adulta (12).
Il ruolo esercitato da carenze nutrizionali, marginali o manifeste, sull’evoluzione
dell’invecchiamento può riferirsi a una
malnutrizione francamente proteica, con
depressione del sistema immunitario, maggiore suscettibilità alle infezioni in genere,
ipoproteinemia e mancata guarigione di
piaghe da decubito e ulcere da pressione,
perdita di massa muscolare che aggrava
l’inabilità motoria dell’anziano; oppure possono verificarsi condizioni di malnutrizione
da carenza di singoli micronutrienti: una
condizione di carenza marginale di vitamina
E, B6 e zinco è anch’essa associata ad alterazioni del sistema immunitario; uno stato
di malnutrizione per le vitamine del gruppo
B è associato ad elevati livelli plasmatici
di omocisteina e ad un maggior rischio di
malattie cardiovascolari e di ictus ischemico; una carenza del potenziale antiossidante plasmatico totale, evidenziabile nei
soggetti con dieta carente in antiossidanti,
comporta un maggior rischio di insorgenza
di patologie cardiovascolari e di alcune
neoplasie; una carenza marginale cronica
di vitamine (in particolare beta-carotene,
acido ascorbico ed alfa-tocoferolo, Vit.
B12) determinerebbe un deterioramento
della funzione neurocognitiva; una carenza
di folati è collegata a un abbassamento del
tono dell’umore. Viceversa l’adeguatezza
della dieta, soprattutto una dieta adeguata
in CHO, fibra, folati, vitamina C, E e betacarotene, ferro e zinco è associata nell’anziano ad una migliore funzione cognitiva;
l’adeguatezza dei consumi alimentari è
inversamente associata con tutte le cause di
morte; nel loro complesso, diversi studi sono
coerenti nell’affermare che l’adeguatezza
del pattern alimentare si associa ad un minor
rischio di patologie croniche (13-16).
G. Bonaccorsi et al.
Le indicazioni nutrizionali devono essere adeguate al sesso, all’età, alle caratteristiche socio-economiche, alla situazione
sociale e/o residenziale in cui si trova il
soggetto ed al potenziale rischio di insorgenza di uno stato di malnutrizione. Le
indicazioni nutrizionali per l’anziano sano
fanno riferimento a quanto definito nei Livelli di Assunzione Raccomandata di Energia e Nutrienti per la popolazione italiana
– LARN che sono attualmente in revisione
e di prossima pubblicazione; in presenza di
patologie vanno seguite le raccomandazioni
nutrizionali definite dalle Linee Guida per
le specifiche patologie. In ogni caso va sempre effettuata una valutazione del rischio di
compromissione dello stato nutrizionale e
la eventuale presenza di uno stato di malnutrizione va sempre ricercata utilizzando
misure, indici ed indicatori, nonché indici
nutrizionali integrati (ad esempio, MUST
e/o MNA). La copertura dei fabbisogni va
raggiunta primariamente tramite l’indicazione al consumo di alimenti e solo in
situazioni particolari ricorrendo all’utilizzazione di alimenti fortificati o supplementi
dietetici (17); particolare cura andrà posta
alla densità nutrizionale dell’alimentazione, poiché in età geriatrica è maggiore il
rischio, rispetto agli adulti, di non raggiungere i livelli di copertura raccomandati in
nutrienti, in quanto la quantità di vitamine
e di oligoelementi per 1000 kcal risulta più
elevata. Le indicazioni per la nutrizione artificiale possono sussistere in età geriatrica,
ma vanno definite in base all’applicazione
di protocolli specifici. Le raccomandazioni
sull’assunzione di nutrienti devono essere
trasformate in raccomandazioni sul consumo di classi di alimenti; questo lavoro è
stato effettuato nella più recente edizione
delle Linee Guida per una Sana Alimentazione (2003) che riporta le indicazioni
anche per la popolazione in età geriatrica:
tali indicazioni vanno tradotte in messaggi
semplici e concreti, finalizzati alla stabile
introduzione di tali comportamenti nella
L’alimentazione nell’anziano
quotidianità. Altre linee guida per l’anziano forniscono raccomandazioni mediante
l’ausilio di forme grafiche (es. piramide)
che hanno il vantaggio di essere facilmente
comprensibili dalla popolazione generale e
di evidenziare le caratteristiche qualitative
dell’alimentazione, ma il grosso limite di
essere generiche ed eccessivamente “onnicomprensive”. I nuovi modelli grafici
portati avanti negli Stati Uniti (il ritorno al
piatto, dopo oltre trent’anni di piramide)
potranno probabilmente risolvere questa
discrasia tra eccesso di semplificazione vs
difficoltà di comprensione e diffusione del
messaggio.
Fondamentale appare, per stimare l’entità
del fenomeno nei diversi contesti, la sorveglianza nutrizionale.
La scelta di un metodo di valutazione
dello stato nutrizionale all’interno di un
progetto di sorveglianza nutrizionale dipende innanzitutto dallo scopo del progetto.
Pertanto, la prima domanda da porsi è: “Qual
è l’informazione funzionale che voglio ottenere e quali sono gli indicatori nutrizionali
più idonei al riguardo?”. Poiché un progetto
di sorveglianza nutrizionale deve (o dovrebbe) produrre un miglioramento dello stato
nutrizionale di una popolazione, la seconda
domanda da porsi è: “Quale tipo di intervento sulla popolazione studiata consentono gli
indicatori utilizzati?” (18). D’altro canto il
setting d’indagine e di intervento, e quindi
le caratteristiche della popolazione anziana
inserita nel progetto di sorveglianza, influenza il metodo e gli strumenti di valutazione
da utilizzare (9, 19-21).
Di seguito facciamo riferimento ad
alcune esperienze “agite” sul campo che
ci hanno consentito di approfondire, su
casistiche toscane, le conoscenze in merito
agli strumenti di assessment e management
della malnutrizione proteico-energetica
negli anziani istituzionalizzati, nonché
di meglio descrivere il case-mix esistente
all’interno delle strutture residenziali assistenziali.
93
Materiali e metodi
Per quanto concerne alla complessità
della casistica ospitata nelle RSA toscane,
ciò è stato oggetto di una ricerca regionale
(“Qualità, equità e sicurezza nelle residenze sanitarie per gli anziani”, promosso
dall’Agenzia Regionale di Sanità della
Toscana) e di una di più ampio respiro
finanziata dal Centro per il Controllo delle
Malattie (“Il monitoraggio della qualità
dell’assistenza in RSA: validazione di
un set integrato e multidimensionale di
indicatori quality and equity oriented ad
elevata fattibilità di rilevazione e trasferibilità di sistema”, per gli anni 2011-12).
Per la descrizione del case-mix abbiamo
progettato una scheda ad hoc che considerasse e integrasse i seguenti strumenti già
presenti in letteratura o utilizzati routinariamente in altre regioni per la valutazione
della complessità assistenziale e dei bisogni
complessivi dei soggetti anche in sede di
Valutazione Multidimensionale (22). In
particolare, gli indicatori e gli strumenti
utilizzati sono stati: scala di Barthel per la
valutazione dell’autosufficienza fisica, test
di Pfeiffer per la valutazione delle funzioni
intellettive, gli indicatori per la valutazione cognitivo-comportamentale presenti
nella Scheda di Osservazione Intermedia
dell’Assistenza (SOSIA) (23), gli indicatori per la valutazione del sensorio e della
comunicazione presenti nella Scheda per la
Valutazione Multidimensionale dell’Adulto
e dell’Anziano (SVAMA), Disease Count
per la valutazione della comorbosità (24).
In merito alla valutazione della malnutrizione proteico-energetica, abbiamo utilizzato, in due esperienze successive, i seguenti
strumenti di screening:
- indagine trasversale condotta nella provincia di Firenze “Anziani e dieta: sperimentazione di un diverso approccio al bisogno
alimentare e nutrizionale dell’anziano”, già
oggetto di pubblicazione (25). In tale indagine, abbiamo impiegato, in modo congiunto
94
e integrato, Mini Nutritional Assessment
e Bioimpedenziometria, in modalità convenzionale e vettoriale, affiancando a tali
metodiche un questionario anamnestico, il
rilievo di parametri antropometrici (peso,
altezza, circonferenze del braccio, della vita,
dei fianchi e del polpaccio) e alcune indagini
ematologiche (emocromo, albumina, transferrina, rame, zinco, selenio)
- Survey condotta su più anni nella provincia di Pistoia - Star bene mangiando!
Valutazione, gestione e comunicazione del
rischio di malnutrizione a tutti gli anziani
che vivono nei Comuni della zona di Pistoia della Az. USL 3 – in cui lo strumento
di assessment e management impiegato è
il Malnutrition Universal Screening Tool
(MUST), e successiva valutazione degli introiti alimentari per tre giorni consecutivi
in tutti i soggetti ad alto rischio, nonché
la potenziale correzione con una “fortificazione naturale” del pasto attraverso
ingredienti ad alta densità energetica e in
nutrienti.
Risultati
Di seguito riportiamo i risultati specifici
delle tre esperienze sopra riportate.
Case mix
La valutazione è stata condotta su 60
RSA toscane, per una casistica complessiva
di 1971 ospiti. Si conferma il dato in merito
alla “fragilità” dell’anziano istituzionalizzato in quanto:
- il 51% soffre di deterioramento psichico
grave;
- il 59% di marcata dipendenza fisica;
- il 36% è risultato confuso, irritabile o
irrequieto;
- il 20% soffre di problemi agli organi
di senso (vista, udito) e/o non è in grado di
comprendere;
- il 36% è affetto da tre o più patologie.
G. Bonaccorsi et al.
Valutazione della malnutrizione proteico –
energetica
Per quanto concerne alle due esperienze
condotte nei setting fiorentino e pistoiese, di
seguito riportiamo alcuni dati riassuntivi a
nostro parere significativi.
Nell’esperienza fiorentina, abbiamo
analizzato 467 soggetti (359 femmine,
108 maschi). Una parte considerevole del
campione presenta un rischio nutrizionale
o una evidente malnutrizione proteico energetica, che tende a crescere con l’età e con
la condizione di non autosufficienza fisica.
Infatti, i punteggi dell’MNA indicano che il
22,5% del campione è malnutrito, il 58,3%
a rischio di malnutrizione e solo il 19,2%
presenta uno stato nutrizionale buono. La
percentuale di soggetti malnutriti passa
dal 6,2% nella fascia di età 65-74 anni al
25,8% negli ultraottantaquattrenni, mentre la
quota di anziani in buono stato nutrizionale
diminuisce dal 27,7% al 18,7%. Inoltre, la
percentuale di malnutriti è del 3,1% e 9,3%
rispettivamente nelle femmine e nei maschi
autosufficienti e del 34,4% e 27,7% nelle
femmine e nei maschi non autosufficienti;
andamento opposto si ha per la quota di
anziani ben nutriti (rispettivamente, 37,5%
e 5,3% per le femmine e 55,8% e 7,7% nei
maschi). I dati ottenuti dall’MNA presentano
una notevole concordanza con dati bioimpedenziometrici, ovvero “leggono” lo stesso
fenomeno in maniera univoca.
Nell’esperienza pistoiese la possibilità
di condurre la sorveglianza su più anni ha
permesso di analizzare complessivamente
401 soggetti, molti dei quali rivisti più volte
nel corso del periodo oggetto di indagine
(2007-2012). Quello che abbiamo registrato
nelle valutazioni comparative condotte nei
diversi anni è riassumibile come segue:
- il recupero di peso corporeo, e il
conseguente miglioramento del punteggio
BMI, in tale casistica è quantomai difficile
e complesso. Nella comparazione riportata
in Figura 1 possiamo registrare un miglioramento di alcuni ospiti, ma un peggioramento
L’alimentazione nell’anziano
95
Si rende dunque necessario creare le
premesse alla realizzazione compiuta di
una sostenibilità alimentare nell’aging, in
tutti i contesti di vita, attraverso una “rete”
di elementi sanitari, sociali, economici,
partendo dalla premessa di trovare un punto
di equilibrio tra professionisti, servizi, supporti informali, nel rispetto della compatibilità economica del sistema ma soprattutto
dell’efficace risposta dello stesso.
Fig. 1 - Variazione di peso di soggetti ad un anno per
livello di rischio di malnutrizione secondo MUST (basso,
medio, alto). Dati ASL Pistoia, 2011-2012.
di altri. Tra i soggetti ad alto rischio di
malnutrizione, ovvero quelli nei confronti
dei quali è stato rivolto l’intervento di fortificazione dei pasti, meno frequentemente si
registrano perdite di peso importanti (>5%
del peso corporeo iniziale). Resta sottinteso
che, senza intervento, il quadro generale in
termini di malnutrizione sarebbe con notevole probabilità risultata peggiore;
- è assolutamente necessario agire
preventivamente, ovvero impedire perdite
di peso tali da far aumentare il rischio di
malnutrizione dei soggetti, attraverso una
sorveglianza costante garantita dalla formazione degli operatori delle strutture e alla
gestione dell’alimentazione degli anziani
con la stessa cura che deve essere dedicata
alla terapia.
Conclusioni
La strada impervia, ma forse l’unica
percorribile, per fare fronte ai tanti aspetti
e alle molteplici criticità che la gestione
sanitaria e sociale dell’aging richiede è la
sostenibilità, nel suo significato più profondo
di SUSTAIN – ABILITY, ovvero sostenere
“con” abilità (capacità) a fare (proporre,
risolvere, attenuare, cambiare, modificare,
costruire, ricostruire).
Riassunto
L’attuale transizione demografica, con una crescita
numerica molto rilevante della quota di anziani nella
popolazione generale, apre nuovi quesiti e la necessità
di riprogettare alcune risposte che la sanità pubblica è in
grado di offrire agli specifici bisogni della fase avanzata
e terminale della vita.
La gran parte delle ricerche condotte nell’ultimo
ventennio ha unanimemente evidenziato come molte
patologie tipiche dell’età avanzata riconoscano, tra i
determinanti principali, lo stile di vita, inteso come
sommatoria di comportamenti individuali. Tra tali fattori,
l’alimentazione e la conseguente nutrizione dei singoli
anziani e delle comunità geriatriche assume una importanza fondamentale, sia in senso negativo (malnutrizione)
che – di contro - proattivo per il mantenimento della
salute. Il presente contributo vuole porre in evidenza
la necessità che la sanità pubblica si faccia carico dei
bisogni nutrizionali dell’anziano in qualunque contesto
di vita. A tale proposito, gli strumenti di assessment e
management della malnutrizione, in particolare della
malnutrizione per difetto, offerti dalla moderna letteratura scientifica costituiscono un supporto agevole per la
realizzazione di interventi efficaci e costo-efficaci.
Bibliografia
1. Camera dei Deputati, Rapporto nazionale 2009
sulle condizioni ed il pensiero degli anziani.
Disponibile su: http://www.regioni.it/upload/iniziativa111109.pdf (ultimo accesso: 4/11/2012)
2. Millen BE. Preventive nutrition services for aging populations, in: Malnutrition in the elderly.
New York: Springer, 1999: 121-32.
3. Lundin H, Sääf M, Strender LE, Mollasaraie HA,
Salminen H. Mini nutritional assessment and
10-year mortality in free-living elderly women: a
prospective cohort study with 10-year followup.
96
Eur J Clin Nutr 2012; 66(9): 1050-3.
4. Donini LM, de Felice MR, Savina C et al. Predicting the outcome of long-term care by clinical and
functional indices: the role of nutritional status. J
Nutr Health Aging 2011; 15(7): 586-59.
5. Gariballa SE, Sinclair AJ. Nutrition, ageing and
ill health. Br J Nutr 1998; 80(01): 7-23.
6. Gallucci M, Mazzuco S, Ongaro F et al. Body
Mass Index, lifestiles, physical performance
and cognitive decline: the “Treviso Longeva
(TRELONG)” study. J Nutr Health Aging 2012;
DOI 10.1007/s12603-012-0397-1.
7. Thomas DR, Ashmen W, Morley JE, Evans
WJ. Nutritional management in long-term care:
development of a clinical guideline. J Gerontol
2000; 55(12): 725-34.
8. Morley JE. Decreased food intake with aging. J
Gerontol 2001; 56A: 81-8.
9. Council of Europe, Committee of expert on nutrition, food and consumer health. Nutrition in care
homes and home care. Report and recommendations: from recommendations to action. Strasbourg: Council of Europe Publishing, 2009.
10. Lorini C, Mencacci M, Bonaccorsi G. Qualità
dell’assistenza nelle Residenze Sanitarie Assistenziali: revisione di letteratura degli indicatori
di struttura, processo ed esito del rischio di malnutrizione per difetto. Ann Ig 2012; 24: 359-68.
11. Ministero della salute. Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione ospedaliera e assistenziale. Disponibile su: http://www.salute.gov.it/
dettaglio/phPrimoPianoNew.jsp?id=302. Ultimo
accesso: 4/11/2012.
12. Bahat G, Tufan F, Saka B et al. Which body
mass index (BMI) is better in the elderly for
functional status? Arch Gerontol Geriatr 2012;
54(1): 78-81.
13. Baker H. Nutrition in the elderly: nutritional
aspects of chronic diseases. Geriatrics 2007;
62(9): 21-5.
14. Bartali B, Frongillo EA, Bandinelli S et al. Low
nutrient intake is an essential component of
frailty in older persons. J Gerontol A Biol Sci
Med Sci 2006; 61(6): 589-93.
15. Cesari M, Pahor M, Bartali B, et al. Antioxidants
and physical performance in elderly persons: the
Invecchiare in Chianti (InCHIANTI) study. Am
J Clin Nutr 2004; 79(2): 289-94.
G. Bonaccorsi et al.
16. Toffanello ED, Inelmen EM, Minicuci N et al.
Ten-year trends in vitamin intake in free-living
healthy elderly people: the risk of subclinical
malnutrition. J Nutr Health Aging 2011; 15(2):
99-103.
17. Milne AC, Potter J, Vivanti A, Avenell A. Protein
and energy supplementation in elderly people at
risk from malnutrition. Cochrane Database Syst
Rev 2009; 15(2): CD003288.
18. Elia M, Stratton RJ. Considerations for screening
tool selection and role of predictive and concurrent validity. Curr Opin Clin Nutr Metab Care
2011; 14: 425-33.
19. Poulia KA, Yannakoulia M, Karageorgou D et
al. Evaluation of the efficacy of six nutritional
screening tools to predict malnutrition in the
elderly. Clin Nutr 2012; 31(3): 378-85.
20. Stratton RJ, King CL, Stroud MA, Jackson AA,
Elia M. Malnutrition universal screening tool
predicts mortality and length of hospital stay in
acutely ill elderly. Br J Nutr 2006; 95: 325-30.
21. Isenring EA, Banks M, Ferguson M, Bauer JD.
Beyond malnutrition screening: appropriate
methods to guide nutrition care for aged care
residents. J Acad Nutr Diet 2012; 112(3): 37681.
22. Ministero della Salute. Progetto Mattoni SSN.
Prestazioni residenziali e semiresidenziali. Relazione Finale (Mattone 12 – Prestazioni residenziali e semiresidenziali). Disponibile su: http://
www.nsis.salute.gov.it/mattoni/documenti/
mds_mattoni_ssn_resid_e_semiresid_v1.0.pdf
Ultimo accesso: 4/11/2012.
23. Nebuloni G, Di Giulio P, Gregori D et al. Effects of residents’ care needs classification (and
misclassification) in nursing homes: the example
of SOSIA classification. Ann Ig 2011; 23(4):
311-7.
24. Di Bari M, Virgillo A, Matteuzzi D et al. Predictive validity of measures of comorbidity in older
community dwellers: the Insufficienza Cardiaca
negli Anziani Residenti a Dicomano Study. J Am
Geriatr Soc 2006; 54(2): 210-6.
25. Santomauro F, Olimpi O, Baggiani L, Comodo
N, Mantero S, Bonaccorsi G. Bioelectrical Impedance Vector Analysis and Mini Nutritional
Assessment in elderly nursing home residents.
J Nutr Health Aging 2011; 15(3): 163-7.
Corrispondenza: Prof. Guglielmo Bonaccorsi, Dipartimento di Sanità Pubblica, Università degli Studi di Firenze,
Viale Morgagni 48, 50134 Firenze
e-mail: [email protected]