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Panorama Economia
Legge di Stabilità: le mani del governo sui fondi pensione
di Andrea Telara (17/10/2014)
Un aumento della tassazione sui rendimenti, dall'11,5 al 20%. E' il destino che attende i fondi della
previdenza integrativa, cioè i prodotti finanziari che hanno il compito di costruire una pensione di scorta per
milioni di lavoratori italiani (molti dei quali vi destinano anche il proprio Tfr, cioè la quota di stipendio
accantonata da sempre per la liquidazione).
Tfr in busta paga, i vantaggi e gli svantaggi
Il varo della Legge di Stabilità, con cui il premier ha annunciato un taglio alle tasse per 18 miliardi di euro,
coincide però con una vera e propria stangata sui fondi pensione. Per tali prodotti finanziari le tasse invece
aumenteranno, eccome, fin quasi a raddoppiare. Nell'immediato, gli italiani che hanno scelto di aderire alla
previdenza integrativa non si accorgeranno neppure di questo salasso. I soldi versati oggi nei fondi
pensionistici, infatti, verranno riscattati fra molti anni, quando i lavoratori si metteranno a risposo e
trasformeranno il capitale accumulato in una rendita integrativa degli assegni Inps.
Rendimenti limati
La stangata, però, è solo rimandata nel tempo e si manifesterà durante la vecchiaia, facendo scendere
l'importo delle pensioni complementari. Per rendersene conto, basta analizzare un esempio concreto. Si
prenda il caso di un fondo pensione che rende in media il 5% lordo all'anno. Con l'attuale prelievo all'11,5%,
il rendimento netto oggi scende al 4,4% circa. Se la tassazione salirà al 20%, invece, il guadagno dopo le
tasse spettante al lavoratore sarà nel 2015 un po' più basso, pari al 4% (sempre nell'ipotesi che il fondo
renda il 5% lordo). La differenza è di pochi decimi di punto ma, in un piano di investimenti molto lungo, che
si protrae per 30 o 40 anni, gli effetti sull'ammontare della pensione maturata saranno notevoli.
Quanto perde il lavoratore
Con la tassazione all'11,5%, un lavoratore che versa appena 100 euro al mese in un fondo pensione che
rende in media il 5% lordo annuo (cioè il 4,4% netto) si ritroverebbe dopo 40 anni con in tasca un capitale di
quasi 131mila euro. Con il prelievo al 20%, lo stesso fondo pensione che rende il 5% lordo all'anno registrerà
invece una performance un po' più bassa al netto delle tasse (cioè il 4%, come già ricordato) e garantirà
dopo 40 anni un capitale di poco superiore a 118mila euro, quasi il 10% in meno. Il che, com'è ovvio, si
tradurrà in una riduzione di egual misura per l'importo della pensione integrativa maturata. Con questa
manovra sui fondi previdenziali, insomma, il governo potrebbe portar via ai lavoratori una bella fetta delle
loro pensioni integrative. Oggi forse si riducono le tasse ma, in vecchiaia, arriverà il vero salasso.