Editoriale Riflessioni Per non dimenticare Le voci dell

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Editoriale Riflessioni Per non dimenticare Le voci dell
2014
n° 1-3
n° 1-3
Notiziario del Consiglio
dell’Ordine degli Avvocati di Roma
Foro Romano
Editoriale
Mauro Vaglio
Cancellerie aperte 5 ore:
la sentenza del Consiglio
di Stato
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Antonino Galletti
Riflessioni
Foro Romano
ANNO LXIV
GENNAIO – GIUGNO 2014
Roberta Angelilli
Aldo Minghelli
Per non dimenticare
Giovanni Cipollone
Luigi Favino
Gennaro Francione
Le voci dell’Avvocatura
Silvana Ambrosino
Marina Binda
Franca Brescia
Sara Cuniberti
Riccardo Bolognesi
Massimo Colarizi
Filippo Lubrano
Luigi Medugno
Giuseppe Guarino
Attualità Forensi
Attività del Consiglio
Formazione continua
Rassegna di Giurisprudenza
Mario Scialla
n° 1-3
Notiziario del Consiglio
dell’Ordine degli Avvocati di Roma
Direttore Responsabile: Mauro VAGLIO
Direttore Scientifico: Alessandro CASSIANI
Capo Redattore: Samantha LUPONIO
Comitato di redazione:
Mauro VAGLIO, Pietro DI TOSTO, Riccardo BOLOGNESI
Fabrizio BRUNI, Antonio CAIAFA, Alessandro CASSIANI
Domenico CONDELLO, Antonio CONTE, Antonino GALLETTI
Mauro MAZZONI, Aldo MINGHELLI, Roberto NICODEMI
Matteo SANTINI, Mario SCIALLA, Isabella Maria STOPPANI
Segretario di redazione: Natale ESPOSITO
Progetto grafico: Alessandra GUGLIELMETTI
Disegno di copertina: Rodrigo UGARTE
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Foro Romano - Autorizzazione Tribunale di Roma n. 1866 del 1950 - Direzione, Redazione: P.zza Cavour - Palazzo di Giustizia - 00193 Roma
Impaginazione e stampa: Infocarcere scrl - Via C. T. Masala, 42 - 00148 Roma
Sommario
n°1-3
3
Notiziario del Consiglio
dell’Ordine degli Avvocati di Roma
EDITORIALE
A difesa della Democrazia
Mauro Vaglio
5
FOCUS
Il Consiglio di Stato consacra definitivamente la nostra battaglia avviata sin dal 2011:
le cancellerie devono essere aperte per 5 ore giornaliere!
Antonino Galletti
6
Il Consiglio di Stato ristabilisce la verità sull’orario di apertura degli uffici giudiziari:
con la sentenza n. 798/2014 depositata il 20.2.2014 della Sesta Sezione è stato consacrato
definitivamente il principio dell’apertura per cinque ore giornaliere
Antonino Galletti
14 RIFLESSIONI
Dalla parte degli avvocati, per una giustizia efficiente e accessibile a tutti
Roberta Angelilli
15 Giustizia lumaca e i costi vertiginosi: qualche proposta, qualche soluzione
Aldo Minghelli
18 PER NON DIMENTICARE
In ricordo dell’Avvocato Valerio Bettoni
Giovanni Cipollone
19 S. Alfonso protettore di avvocati e giuristi
Luigi Favino
21 La grande tragedia dimenticata: Balvano 1944
Gennaro Francione
22 LE VOCI DELL’AVVOCATURA
Dalla Facoltà di Giurisprudenza ad Avvocato
Silvana Ambrosino
24
Pellegrinaggio giudiziario con i detenuti: Assisi-Roma 4-11 giugno 2014
Marina Binda
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I duri anni della gavetta
Franca Brescia
35
Finalmente il giuramento
Sara Cuniberti
36
36
Onore a Giuseppe Guarino Maestro dell’Avvocatura Romana
Scegliete sempre buoni maestri
Riccardo Bolognesi
Foro Romano
1
Sommario
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Una scuola per l’Avvocatura
Massimo Colarizi, Filippo Lubrano, Luigi Medugno
38
Le dieci virtù dell’Avvocatura
Giuseppe Guarino
42 ATTUALITÀ FORENSI
Relazione annuale in rappresentanza dell’Avvocatura distrettuale sull’attuale stato della Giustizia italiana
Mauro Vaglio
45 ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO
Bilancio 2013-2014: la Relazione del Presidente
Mauro Vaglio
47
Bilancio 2013-2014: la Relazione del Segretario
Pietro Di Tosto
49
Facciamo il Bilancio …
Antonino Galletti
51
I “nostri” colleghi da 25 anni al servizio della giustizia
A cura della Redazione
53
Il compito arduo che ci aspetta
Antonino Galletti
55
Protocollo d’intesa con la Prefettura di Roma-Sportello Unico dell’Immigrazione
A cura della Redazione
58
Attuazione del Protocollo d’intesa con il Comune di Roma per la liquidazione delle spese di lite
A cura della Redazione
66 FORMAZIONE CONTINUA
Convegni organizzati dall’Ordine degli Avvocati
69 AGGIORNAMENTO ALBO
70
La grande Famiglia degli Avvocati romani
A cura della Redazione
78 RASSEGNA DI GIURISPRUDENZA
A cura di Mario Scialla
2
Foro Romano
Editorale
A difesa della Democrazia
Mauro Vaglio
Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma
Il 20 febbraio 2014 a Roma si è tenuta una clamorosa azione di protesta degli avvocati, promossa
dall’OUA (Organismo Unitario dell’Avvocatura) presieduto da Nicola Marino, lamentando la “giustizia umiliata” con un corteo di oltre 15.000 persone tra avvocati, magistrati onorari e cittadini che
hanno percorso le strade del centro della Capitale al grido di “la nostra dignità per la vostra libertà”
e “in difesa della democrazia”. Una manifestazione a difesa del diritto dei cittadini ad accedere alla
giustizia, diritto reso più gravoso dall’irragionevole aumento dei costi del contributo unificato del
55,62% per il primo grado, del 119,15% per l’Appello e del 182,67% per la Cassazione.
C
Le ultime misure, poi, approvate dal Governo il 17
Dicembre 2013 hanno semplicemente dell’incredibile e sono un vero e proprio schiaffo ai diritti costituzionali.
Non soltanto è stato alzato il “gettone d’ingresso” al
tavolo della giustizia attraverso gli aumenti che ho
prima citato, ebbene, si è giunti fino ad imporre di ripagare tutto di nuovo se si vogliono conoscere le motivazioni della sentenza.
Ma vi rendete conto?
Quale mente diabolica può avere partorito un’idea
così incivile, in un Paese che è stato la culla della civiltà giuridica?
Inoltre, che dire di misure come:
- Giudice unico in grado di appello; misura che porta
solo alla perdita della garanzia della collegialità
della decisione.
- Sanzione economica a carico dell’avvocato per l’ipotesi in cui abbia difeso il cliente in un giudizio che
risulti temerario, ciò ovviamente a discrezione del
giudice (il quale dovrà motivare la sua decisione solo
se pagherai). Cos’altro rappresenta se non l’intento
repressivo ed intimidatorio verso l’Avvocato?
ari Amici e Colleghi,
quando in un giorno come questo si ritrovano
in piazza a protestare, fianco a fianco, cittadini
dei più diversi settori della società, possiamo essere
certi che è avvenuto o sta per avvenire qualcosa di
davvero preoccupante.
E infatti dirò, senza giri di parole, che dalle stanze del
potere politico giungono segnali e misure concrete che
stanno cancellando i più elementari diritti democratici e costituzionali del cittadino con la consueta ed
ignobilmente falsa giustificazione della necessità di
ridurre i tempi dei processi.
Ce lo chiede l’Europa per esser competitivi, questa è la
scusa…
Invece è in atto un tentativo di assassinare la
Costituzione in un modo così subdolo che ce ne siamo
potuti rendere conto per primi noi Avvocati, operatori
del settore, e stiamo tentando di opporci a questo omicidio premeditato, come è illustrato nel simbolo di
questa giornata.
Nel periodo compreso tra il 2005 ed il 2013 si sono registrate ben 17 modifiche al codice di procedura civile e
i risultati sono sotto gli occhi di tutti: processi più lunghi, meno libertà e più problemi per il cittadino che ha
visto aumentare a dismisura i costi per quell’accesso
alla giustizia che dovrebbe essere, al contrario, costituzionalmente garantito e reso possibile per chiunque.
Il contributo unificato è aumentato del 55,62% per il
primo grado, del 119,15% in appello e del 182,67%
in Cassazione, senza contare che a queste spese debbono aggiungersi i diritti di cancelleria ed i costi relativi
all’imposta di registro sulle sentenze e sui provvedimenti decisori in genere. Che dire poi dell’aumento del
340% della marca di cancelleria per le notifiche, che
invece ora si fanno a costo zero con la pec.
Foro Romano
La compressione del diritto di difesa dei cittadini è
sempre stato uno dei primi segnali che accompagna la
formazione di regimi totalitari e liberticidi.
Il povero cittadino italiano è sottoposto ormai ad una
“dittatura economica”, nella quale riesce ad ottenere
giustizia solo chi può permettersi di pagare profumatamente gli elevati costi di accesso alla giurisdizione.
Insomma, siamo stanchi di riforme-truffa che vengono messe in campo senza neppure ascoltare il
parere degli Avvocati.
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Editorale
E noi avremmo molte proposte da fare, anche a
costo zero, per curare i mali della Giustizia se solo ci
si volesse dare ascolto. Ecco qualche esempio:
- Pensate a quanto si potrebbe ridurre la carenza
di organici della magistratura solo vietando per
legge ai magistrati di assumere incarichi extragiudiziari, visto che in un solo semestre essi sono
stati, in media, più di 900 e la maggior parte presso i Ministeri.
- Utilizzo della negoziazione assistita, strumento
extragiudiziario già esistente nella legislazione francese, che valorizza la fase antecedente al processo e
stimola la parte e l’avvocato a cercare un accordo al
di fuori della giurisdizione che acquista efficacia
esecutiva con la semplice omologazione da parte
dell’autorità giudiziaria.
- Camere arbitrali presso gli Ordini forensi: si tratterebbe di una giustizia alternativa e veloce, con
incentivi (quali l’esenzione da ogni imposta) e costi
calmierati.
- Devoluzione all’Avvocatura di alcuni settori dell’attività giudiziaria civile, ovvero di quelle attività ripetitive e che costituiscono un appesantimento
del lavoro dei Magistrati: mi riferisco a procedimenti quali i decreti ingiuntivi, gli sfratti, le separazioni consensuali.
Ma questi sono solo alcuni esempi che saremmo lieti
di sviluppare se solo vi fosse, da parte del legislatore, il serio intento di migliorare la situazione in cui
versa la giustizia.
Sappia, il mondo politico, che noi non tollereremo
ulteriori compressioni delle libertà del cittadino e
vanificazioni, nei fatti, dei diritti costituzionali.
L’Avvocatura Italiana è unita insieme ai cittadini e
vi darà battaglia.
Lo sappia il costituendo governo, non staremo a
guardare, non ci faremo intimorire.
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Foro Romano
Il Consiglio di Stato consacra definitivamente
la nostra battaglia avviata sin dal 2011:
le cancellerie devono essere aperte per 5 ore giornaliere!
Antonino Galletti
Tesoriere dell’Ordine degli Avvocati di Roma
L
a battaglia che abbiamo avviato nel 2011 a tutela dell’avvocatura italiana, dopo un iter giudiziario tormentato, è giunta finalmente al capolinea.
Il Consiglio di Stato ha affermato definitivamente,
accogliendo nel merito il ricorso dell’Ordine capitolino, la tesi della inderogabilità dell’orario di apertura
delle cancellerie per cinque ore giornaliere.
La portata della sentenza è dirompente e sarà utile a
tutta l’avvocatura italiana che saprà prendere spunto e
esempio dal nostro contenzioso per trarne giovamento
in ogni sede giudiziaria.
Nel dettaglio, il Supremo Collegio di Giustizia
Amministrativa, Sezione Quarta, nella sentenza n.
798/2014 depositata il 20.2.2014, ha affermato che “la
questione giuridica posta all’attenzione della Sezione
dalla instaurata controversia trova, quanto alla sua
soluzione, un preciso riferimento normativo nella puntuale diposizione recata dall’art. 162, 1° comma della
legge 23 ottobre 1962 n. 1196 (“ordinamento del personale delle cancellerie e segreterie giudiziarie e dei dattilografi”) che così prevede: “le cancellerie e segreterie
giudiziarie sono aperte al pubblico cinque ore nei giorni feriali, secondo l’orario stabilito dai capi degli uffici
giudiziari, sentiti i capi delle cancellerie e delle segreterie interessate”.
Stante l’inequivoco tenore letterale della predetta norma,
ai capi degli uffici giudiziari spetta il potere regolamentare di stabilire l’orario di apertura al pubblico delle cancellerie e segreterie, ma sempre nell’osservanza del limite della durata dell’orario di apertura di cinque ore giornaliere, come previsto dal citato art. 162.
Quella testé riportata è una norma tassativa che se da
un lato rimette alla discrezionalità del Dirigente il potere di articolare l’orario in questione nel senso di poter
Foro Romano
variamente fissare l’ora di inizio dell’apertura al pubblico, dall’altro lato vieta di ridurre la durata oraria in
cui le cancellerie e segreterie devono essere aperte al
pubblico (non meno di cinque ore nei giorni feriali).
In altri termini, la previsione legislativa in rassegna ha
un contenuto assolutamente vincolante, tale da non
lasciare alcun margine di discrezionalità in ordine ad
una opzione di durata oraria giornaliera di apertura al
pubblico degli uffici giudiziari diversa da quella fissata direttamente ed inequivocabilmente dal legislatore
nazionale a mezzo di un previsione con una valenza
uniforme per tutte le cancellerie e segreterie giudiziarie
presenti sull’intero territorio italiano.
D’altra parte il regime giuridico di rango legislativo applicabile all’orario di apertura degli uffici in questione si
pone in linea con la regola della riserva di legge prevista
in materia dall’art. 97 Cost. (“i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge in modo che siano
assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”) e, com’è noto, il principio di riserva di legge
impone da un lato che la disciplina di una certa materia sia
demandata alla fonte legislativa e dall’altro lato che fonti
“normative” diverse non possono intervenire sugli oggetti riservati alla legge.
Avevamo centrato nel segno! Il dictum giurisdizionale è
la migliore risposta anche ai tanti iettatori, ai denigratori
e a coloro che invocavano accordi al ribasso sulla pelle
degli avvocati romani e italiani (non dimenticherò mai
che nel primo ricorso al TAR non mancarono neppure
taluni colleghi che intervenirono... ad opponendum!).
Avanti tutta, dunque, sulla tutela dei diritti e degli interessi degli Avvocati: almeno a Roma, sarà possibile
entrare a testa alta nelle cancellerie portando in dono...
una copia della sentenza!
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Il Consiglio di Stato ristabilisce la verità sull’orario di
apertura degli uffici giudiziari: con la sentenza
n. 798/2014 depositata il 20.2.2014 della Sesta Sezione è
stato consacrato definitivamente il principio dell’apertura
per cinque ore giornaliere
Antonino Galletti1
Tesoriere dell’Ordine degli Avvocati di Roma
L’
art. 162 L. 1196/1960 impone l’apertura al
pubblico degli uffici giudiziari e di cancelleria
per “cinque ore nei giorni feriali, secondo
l’orario stabilito dai capi degli uffici giudiziari” e attribuisce la competenza esclusiva ai “capi degli uffici giudiziari”2.
Ai sensi del suddetto articolo, l’azione amministrativa,
soprattutto quella relativa alla autorganizzazione degli
uffici è, dunque, del tutto vincolata.
Non v’è spazio alcuno, per i capi degli uffici giudiziari3 (e i dirigenti), per ridurre quest’orario; v’è solo un
limitato margine di discrezionalità per modularlo e articolarlo nell’arco di ciascun giorno feriale (ad esempio,
dalle 8 alle 13, dalle 8.30 alle 13.30, dalle 9 alle 14 e
così via) e null’altro.
In altre parole, dal lunedì al venerdì le cancellerie giudiziarie non possono non essere aperte al pubblico se
non per cinque ore consecutive. L’unica discrezionalità
che residua in capo all’Amministrazione, si ripete, consiste nell’individuazione dell’ora d’inizio e, conseguentemente, di quella finale; ma sempre di cinque ore
di apertura quotidiana deve trattarsi.
La norma è tassativa; non è dato ai presidenti degli uffici giudiziari (come a nessuna altra Autorità) alcun potere di deroga che, ove attuato in concreto, appare tanto
più illegittimo e irragionevole laddove sia esercitato
senza porre un preciso termine finale a misure che si
pongono in aperto contrasto con la lettera della legge.
La stessa Amministrazione della Giustizia ha talvolta
ritenuto che la disciplina dettata dal legislatore in materia di apertura dell’orario delle cancellerie sia inderogabile e perentoria, al punto che taluni provvedimenti di
limitazione degli orari adottati dal Tribunale di
Crotone, dal Tribunale di Roma e dal Tribunale di
Napoli, sono stati puntualmente oggetto di revoca in
autotutela da parte delle stesse Autorità che li avevano
emanati4.
Tuttavia, per affermare l’evidenza dei principi testé
affermati non è stato sufficiente invocare la doverosa
applicazione della legge, bensì è stato inevitabile il
ricorso a una vera e propria “battaglia” giudiziaria,
dipanatasi attraverso plurimi ricorsi giurisdizionali, di
primo grado e di appello, che hanno comportato diversi e contrastanti interventi, sia cautelari sia di merito, da
parte del giudice amministrativo e che hanno interessato proprio gli uffici giudiziari capitolini ovvero il circondario e il distretto più grandi d’Europa, divenuti
anche tristemente noti come i meno accessibili in virtù
di vari e reiterati provvedimenti assunti dai presidenti
del Tribunale e della Corte di Appello che si sono susseguiti negli ultimi anni.
1. Col ricorso e successivi motivi aggiunti dinanzi al
TAR capitolino RG 9311/2011, taluni professionisti
romani hanno invocato l’annullamento dei provvedimenti del Presidente del Tribunale di Roma (e del dirigente amministrativo), con i quali era stata determinata
a tre ore giornaliere la limitazione dell’orario di apertura al pubblico degli uffici e delle cancellerie del
Tribunale dapprima, dal 1.10.2011 sino al 23.10.2011,
con orario 9-12 e poi, dal 24.10.2011 sino al
31.12.2011, con orario 10-13 e, infine, dal 1.12.2011 al
30.6.2012, con orario 9-12,30.
6
Foro Romano
Avendo i ricorrenti invocato anche la tutela cautelare
(c.d. sospensiva), alla Camera di Consiglio del
19.12.2011, la Sezione Prima del TAR (Pres.
Giovannini, Rel. Caponigro) “regalava” l’ordinanza
natalizia n. 4912/2011 depositata il 20.12.2011 con la
quale è stato affermato il sacrosanto principio che
“l’apertura al pubblico per tre ore e mezza delle cancellerie, a prescindere dalle ragioni sottese a tale
determinazione, contrasta con il disposto di cui all’art.
162 L. 1196/1960, attualmente in vigore, secondo cui le
cancellerie e segreterie giudiziarie sono aperte al pubblico cinque ore nei giorni feriali”.
Nel mentre i ricorrenti proponevano ricorso per l’esecuzione e l’attuazione dell’ordinanza cautelare, la difesa erariale interponeva appello cautelare dinanzi al
Consiglio di Stato.
Alla Camera di Consiglio del 6.3.2012, la Sezione
Quarta del Supremo Collegio di giustizia amministrativa frustrava le speranze dei ricorrenti (e dell’intera
avvocatura italiana!) e, con l’ordinanza n. 916/2012
(appello RG 1082/2012, Pres. Leoni, Rel. Forlenza),
riformava l’ordinanza del TAR “tenuto anche conto, a
tali fini, degli strumenti telematici predisposti in alternativa al deposito cartaceo e le concrete modalità di
accesso e di smaltimento dell’utenza definite in relazione al concreto orario di apertura delle cancellerie”.
Al di là dalla terminologia utilizzata nell’ordinanza che
fa scempio della lingua italiana (eravamo propensi a
ritenere che si “smaltissero” i chilogrammi di troppo e
non già “l’utenza” ovvero i cittadini e gli avvocati, ma
tant’è), il principio affermato dal Collegio è parso a
molti irragionevole e illogico, prima ancora che giuridicamente infondato, in considerazione del fatto, di
assoluta evidenza, che trattavasi della prima affermazione (nota) di un bizzarro principio secondo il quale
l’implementazione dell’utilizzo degli strumenti telematici da parte della P.A. avrebbe potuto (e anzi dovuto)
ridondare in danno dei cittadini-utenti che, anziché
beneficiare delle innovazioni tecnologiche, ne sarebbero stati addirittura danneggiati, ricevendone in cambio
una limitata possibilità di fruire dei servizi pubblici
(segnatamente, nella fattispecie, con la limitazione dell’accesso al servizio giustizia mediante la riduzione
dell’orario di apertura di cancellerie e uffici giudiziari).
do taluni di loro medio tempore divenuti esponenti di
spicco della politica forense romana con l’elezione plebiscitaria al Consiglio dell’Ordine per il biennio 20122013 (poi divenuto triennio 2012-2014 ope legis ex art.
65 L. 247/20125), si rendeva possibile che addirittura
l’Ordine romano decidesse di insorgere col ricorso RG
4343/2012 avverso il provvedimento del 7.5.2012 col
quale il presidente della Corte di Appello di Roma
rimodulava in peius l’orario di apertura delle cancellerie, prevedendo l’apertura delle cancellerie civili dalle
ore 9 alle 12, del ruolo generale dalle 9 alle 12,30 e del
presidio del sabato dalle 9 alle 13.
La Prima Sezione del TAR capitolino, all’esito della
Camera di Consiglio del 4.7.2012 (Pres. Piscitello, Rel.
Politi), con l’ordinanza n. 2346/2012 depositata il
5.7.2012, ha negato l’invocata tutela cautelare, recependo le indicazioni del Consiglio di Stato e, dunque,
sulla base del rilievo che “in disparte una più approfondita valutazione della sussistenza del fumus boni
juris in sede di esame nel merito del ricorso proposto,
non appare attuale e concreto il pregiudizio lamentato,
tenuto anche conto, a tali fini, degli strumenti telematici predisposti in alternativa al deposito cartaceo e le
concrete modalità di accesso e di smaltimento dell’utenza definite in relazione al concreto orario di
apertura delle cancellerie”.
Oramai anche per il TAR, dunque, i cittadini-utenti (e i
loro difensori) potevano essere “smaltiti” nel tempo
inferiore rispetto a quello imposto dal legislatore in
virtù di non meglio precisati “strumenti telematici predisposti in alternativa al deposito cartaceo”.
3. L’indomito Ordine romano poi adiva nuovamente il
TAR capitolino avverso un nuovo decreto del presidente vicario del Tribunale di Roma (e del dirigente amministrativo) datato 20 settembre 2012 con il quale si
disponeva, per il settore civile, l’apertura al pubblico
dalle ore 9 alle ore 12 (ad eccezione degli uffici del
Ruolo Generale civile, del Ruolo generale Lavoro e del
Ruolo delle Esecuzioni Mobiliari, aperti dalle 9 alle 13)
e, per il settore penale, l’apertura dalle ore 9 alle ore 12
(con eccezione della cancelleria centrale GIP, la cancelleria centrale dibattimentale e la cancelleria della
Sezione Speciale per il Riesame aperte dalle 9 alle 13).
Il Collegio romano, forse spazientito dalla pervicace
insistenza dell’avvocatura romana nel pretendere il
2. I ricorrenti, tuttavia, non si sono scoraggiati e, essen-
Foro Romano
7
rispetto delle norme di legge e, dunque, dei suoi diritti
e interessi, alla Camera di Consiglio del 7.12.2012,
annunciava la possibile definizione del giudizio con
sentenza in forma semplificata e, infatti, di lì a poco
liquidava la questione con la sentenza in forma breve n.
10016/2012 depositata il 30.11.2012 (ricorso RG
8003/2012, Sezione Prima, Pres. Piscitello, Rel. De
Bernardi).
Il TAR, ritenuta la questione attinente “con tutta evidenza, all’autoorganizzazione amministrativa”, ha
evidenziato “che, in questo specifico settore, alle competenti Autorità è (e non può che esser) riconosciuto
un potere discrezionale particolarmente ampio”, ha
poi osservato “che, nella circostanza, i limiti entro i
quali l’esercizio di tale potere è – tradizionalmente –
circoscritto non possono assolutamente considerarsi
superati” e “in particolare, la copiosa documentazione versata in atti … dimostra (innanzitutto) che il
provvedimento impugnato è stato adottato a conclusione di un’approfondita istruttoria: nel corso della
quale sono stati attentamente valutati, e comparati, i
vari interessi coinvolti nella delicata (ed ormai annosa) vicenda”.
Il TAR, dunque, ha rilevato che il provvedimento impugnato “va visto nell’ottica dell’avviato potenziamento
del “servizio informatico”: e del difficilissimo contesto
in cui, anche per consentire un simile potenziamento, è
quotidianamente chiamato ad operare il personale
addetto al Tribunale di Roma” e che “non si può – del
resto – non evidenziare (per quel che concerne la dedotta violazione del principio “partecipativo”) che, per
concordare le modalità di attuazione di quello che è
stato definito il “Piano straordinario di digitalizzazione
(e, più in generale, per fronteggiare le imprescindibili
esigenze ad esso connesse), si sono svolte – sin dal 2009
– numerose riunioni: alle quali sono sempre stati chiamati a partecipare (per darvi il loro fattivo contributo)
autorevoli rappresentanti del soggetto ricorrente”.
Il Collegio romano ha poi ritenuto addirittura certo che
“gli utenti del Tribunale di Roma possono ormai giovarsi di appositi sportelli telematici e (a fini di consultazione) di numerose postazioni informatiche” e che “del
pari, in atto (tramite il “sistema informatico ufficiale di
gestione dei registri di Cancelleria”) la scansione dei
provvedimenti giurisdizionali in materia civile e di lavoro”, donde “ciò consente, a ciascun professionista
all’uopo abilitato, di visualizzare “on line” (direttamente dal proprio studio) i provvedimenti stessi”.
Constatando poi l’evidenza, il Collegio ha ritenuto di
“aggiungere che la realizzazione, ed il mantenimento,
di simili risultati (assolutamente imprevedibili all’epoca della promulgazione della, incongruamente richiamata, legge n. 1196 del ’60) ha comportato – e comporta – la necessità di chiedere al personale amministrativo (che svolge già un’impressionante mole di
lavoro straordinario) un impegno che non poteva (e
non può) non riflettersi sull’orario di apertura al pubblico degli sportelli di tipo “tradizionale”.
Donde, il TAR romano ha “generosamente” assolto
l’operato dell’Amministrazione, atteso “che la contestata limitazione d’orario è stata adottata nella consapevolezza che (alla luce dell’elevato “standard” di
informatizzazione raggiunto dai vari Uffici) non si
sarebbe arrecato alcun danno all’utenza” e che “in
definitiva, il provvedimento impugnato (oltre a non
confliggere con alcun principio logico) appare pienamente rispondente all’interesse pubblico”.
Quando oramai anche i più speranzosi degli avvocati
romani iniziavano a rassegnarsi a non vedere applicata
la legge nell’ambito del circondario e del distretto
(addirittura “incongruamente richiamata”, secondo
l’ultima decisione di merito della Sezione Prima del
TAR, nonostante, come già abbiamo evidenziato, nella
precedente occasione prima richiamata, la stessa
Sezione aveva ritenuto doveroso imporre l’applicazione in sede cautelare della disciplina poi ritenuta incongrua rispetto alla fattispecie), l’Ordine capitolino decideva di interporre appello nel corso del quale poi
“osava” nuovamente invocare la tutela cautelare dinanzi al Consiglio di Stato.
4. Questa volta, e siamo arrivati all’attualità, la Sezione
Quarta del Supremo Collegio di giustizia amministrativa, chiamata nuovamente a pronunciarsi sul tema nell’appello RG 1307/2013, con un opportuno revirement
rispetto la decisione cautelare del marzo del 2012,
all’esito della Camera di Consiglio del 9.4.2013, con
l’ordinanza 1304/2013 depositata in data 11.4.2013
(Pres. Viriglio, Rel. Nocelli), pure non concedendo la
tutela cautelare, provvedeva – ex art. 55 co. 10 c.p.a.6 –
alla sollecita fissazione, a ottobre 2012, dell’udienza di
discussione del merito dell’appello, chiarendo però
8
Foro Romano
A giudizio dei Giudici di Palazzo Spada “la questione
giuridica posta all’attenzione della Sezione dalla
instaurata controversia trova, quanto alla sua soluzione, un preciso riferimento normativo nella puntuale
diposizione recata dall’art. 162, 1° comma della legge
23 ottobre 1962 n. 1196” e “stante l’inequivoco tenore
letterale della predetta norma, ai capi degli uffici giudiziari spetta il potere regolamentare di stabilire l’orario di apertura al pubblico delle cancellerie e segreterie, ma sempre nell’osservanza del limite della durata
dell’orario di apertura di cinque ore giornaliere, come
previsto dal citato art. 162”.
Il Consiglio di Stato ha ritenuto che “quella testé riportata è una norma tassativa che se da un lato rimette
alla discrezionalità del Dirigente il potere di articolare
l’orario in questione nel senso di poter variamente fissare l’ora di inizio dell’apertura al pubblico, dall’altro
lato vieta di ridurre la durata oraria in cui le cancellerie e segreterie devono essere aperte al pubblico (non
meno di cinque ore nei giorni feriali).
In altri termini, la previsione legislativa ha un contenuto assolutamente vincolante, tale da non lasciare alcun
margine di discrezionalità in ordine ad una opzione di
durata oraria giornaliera di apertura al pubblico degli
uffici giudiziari diversa da quella fissata direttamente
ed inequivocabilmente dal legislatore nazionale a
mezzo di un previsione con una valenza uniforme per
tutte le cancellerie e segreterie giudiziarie presenti sull’intero territorio italiano.
D’altra parte, il regime giuridico di rango legislativo
applicabile all’orario di apertura degli uffici in questione si pone in linea con la regola della riserva di
legge prevista in materia dall’art. 97 Cost. (“i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge
in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”) e, com’è noto, il
principio di riserva di legge impone, da un lato, che la
disciplina di una certa materia sia demandata alla
fonte legislativa e, dall’altro lato, che fonti “normative” diverse non possono intervenire sugli oggetti riservati alla legge”.
Secondo il Consiglio di Stato da quanto appena dedotto “ne deriva, nel caso di specie che la misura organizzatoria assunta dal Presidente Vicario del Tribunale di
Roma unitamente al Dirigente amministrativo … si
pone in contrasto insanabile con l’art. 162 …, senza
che possa costituire causa giustificativa la motivazione
resa a sostegno dell’adottato provvedimento riconducibile a ragioni di carenza di personale e di tipo logistico: gli elementi di valutazione posti a base del provvedimento di che trattasi, per quanto in sé apprezzabili
che, già sul piano del fumus boni iuris, “il ricorso
dell’Ordine degli Avvocati di Roma non pare, in questa
fase di sommaria delibazione, destituito di fondamento,
diversamente da quanto ha ritenuto il giudice di prime
cure, anzitutto per il rilievo che i provvedimenti impugnati non sembrano prima facie conformi al chiaro
disposto normativo dell’art. 162 della legge n. 1196 del
1960”; il tutto poi sulla base della considerazione ulteriore che “l’inosservanza di tale disposizione non è giustificata, nemmeno temporaneamente, da transeunti
necessità di carattere organizzativo, pur gravi, non
potendosi disconoscere la natura cogente di tale fondamentale norma agendi della p.a. nell’organizzazione
delle cancellerie e delle segreterie giudiziarie”.
5. Nell’attesa della decisione di merito del Consiglio di
Stato con il logico e consequenziale epilogo rispetto
all’attuale sistema delle fonti, così come tracciato dai
Padri costituenti7, avevamo ritenuto auspicabile che i
capi degli uffici giudiziari (nella fattispecie contenziosa esaminata si trattava di quelli romani, ma il principio
deve valere per tutti, non potendosi tollerare una sorta
di malinteso “federalismo giudiziario”, dove è rimessa
alla sensibilità di ciascun capo d’ufficio giudiziario la
disciplina dell’accesso in concreto al servizio
Giustizia) trovassero proposte di modulazione dell’orario di apertura di cancellerie e uffici giudiziari, senza
penalizzare in primis i cittadini-utenti e poi anche i soggetti che istituzionalmente e giornalmente li difendono8; il tutto poi all’esito di un’opportuna e doverosa
attività istruttoria, da svolgersi in contraddittorio non
soltanto con le organizzazioni sindacali rappresentative
dei dipendenti e dei cancellieri, ma estesa anche alla
partecipazione degli Ordini professionali, dei rappresentanti delle istituzioni locali e delle associazioni
degli utenti-consumatori.
Nulla di tutto ciò è accaduto in concreto nel periodo tra
aprile 2013 e oggi e, dunque, la sentenza del Consiglio
di Stato n. 798/2014 depositata il 20.2.2014 della Sesta
Sezione (Pres. Virgilio, Rel. Migliozzi) ha definitivamente accolto l’appello dell’Ordine forense capitolino
e, in integrale riforma della sentenza del TAR, ha
annullato tutti i provvedimenti impugnati, con un apparato motivazionale che appare utile ripercorrere sia per
la chiarezza espositiva e sia perché fa doverosa applicazione di norme e principi – anche di rango costituzionale – che il TAR aveva incredibilmente obliterato
nella fattispecie.
Foro Romano
9
6. Siamo convinti che tutti gli uffici giudiziari nostrani,
a partire da quelli di Roma Capitale, intenderanno adeguarsi ai principi espressi dai giudici di Palazzo Spada,
senza costringere l’Ordine romano a ricorrere nuovamente al Consiglio di Stato per l’ottemperanza.
Del resto, la cronica mancanza di personale e della
carenza di risorse dovute alla perdurante crisi economica sono elementi noti, ma proprio l’implementazione dell’uso della telematica deve costituire un “volano” nel quale investire le residue risorse a disposizione per migliorare il servizio e con questo la vita lavorativa degli impiegati e degli addetti alle cancellerie e
quella professionale anche di avvocati, CTU, curatori
e di tutti coloro i quali con abnegazione quotidiana,
spesso spinta sino all’eroismo, ancora oggi consentono che, sia pure con fatica, la macchina giudiziaria
continui a funzionare.
sono del tutto recessivi e comunque non possono incidere sul limite minimo delle cinque ore di apertura al
pubblico degli uffici”.
Il Supremo Collegio di giustizia amministrativa poi non
ha rinunciato a “bacchettare” il TAR romano ed ha
espressamente censurato “la erroneità delle osservazioni formulate dal giudice di primo grado: il Tar trascurando del tutto di occuparsi della denunciata censura di
violazione di legge nei termini sopra esposti, ha giustificato la disposta riduzione di orario di apertura degli
uffici con argomentazioni ancorate all’esigenza di
ovviare a situazioni di carenza di personale o altre circostanze di tipo organizzative dell’attività lavorativa, il
che, come già detto risulta del tutto irrilevante a fronte
del chiaro disposto legislativo che “vieta” una riduzione dell’orario di cinque ore al giorno di apertura delle
segreterie e cancellerie giudiziarie”.
LA SENTENZA
N. 00798/2014REG.PROV.COLL.
N. 01307/2013 REG.RIC.
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Consiglio di Stato
in sede giurisdizionale (Sezione Quarta)
ha pronunciato la presente
SENTENZA
sul ricorso numero di registro generale
1307 del 2013, proposto da:
Ordine degli Avvocati di Roma, rappresentato e difeso dall’avv. Angelo Clarizia,
con domicilio eletto presso lo studio del
medesimo, in Roma, via Principessa
Clotilde n. 2;
contro
Ministero della Giustizia, in persona del
Ministro pro tempore, rappresentato e
difeso dall’Avvocatura Generale dello
Stato, domiciliata per legge presso la sua
sede, in Roma, via dei Portoghesi, n. 12;
Tribunale Di Roma;
per la riforma
della sentenza breve del T.A.R. LAZIO –
ROMA: SEZIONE I n. 10016/2012, resa
tra le parti, concernente l’orario di apertura al pubblico delle segreterie e cancellerie del Tribunale di Roma.
Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;
Visto l’atto di costituzione in giudizio del
Ministero della Giustizia;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nell’udienza pubblica del giorno
15 ottobre 2013 il Cons. Andrea Migliozzi
e uditi per la parte appellante l’avv.
Angelo Clarizia e per la P.A. l’avvocato
dello Stato Pio Marrone;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto
quanto segue.
FATTO e DIRITTO
Con decreto del Presidente Vicario del
Tribunale di Roma e del Dirigente amministrativo del 20 settembre 2012 veniva
10
disposto che dal 26 settembre 2012 gli
uffici e le cancellerie del settore civile del
Tribunale di Roma, ubicati negli edifici di
viale Giulio Cesare e via Lepanto rimangono aperti dalle ore 9 alle ore 12, ad
eccezione del Ruolo delle esecuzioni
mobiliari (dalle 9 alle 13) e che dalla
medesima data anche gli uffici e le cancellerie del settore penale ubicati in piazzale Clodio rimarranno aperti dalle ore 9
alle ore 12, con eccezione per cancelleria centrale GIP, la cancelleria centrale
dibattimentale e per la cancelleria della
Sezione Speciale per il Riesame (aperte
dalle 9 alle 13).
L’Ordine degli Avvocati di Roma, nella
qualità di ente esponenziale della categoria forense capitolina, legittimata, in
quanto tale, a tutelare gli interessi della
categoria impugnava tale provvedimento
innanzi al TAR del Lazio che con sentenza n. 10016/2012, resa in forma semplificata, rigettava il ricorso, ritenendolo
infondato.
Foro Romano
Avverso tale decisum ritenuto errato ed
ingiusto è insorto l’Ordine degli Avvocati
di Roma che ha dedotto con cinque
mezzi di gravame, riproduttivi delle censure già formulate in primo grado, i
seguenti profili di doglianza:
1) violazione dell’art. 162 della legge n.
1196 del 1960 che ha stabilito per gli uffici delle segreterie e cancellerie giudiziarie l’orario inderogabile di apertura al
pubblico di cinque ore nei giorni feriali;
2) eccesso di potere per erroneità della
motivazione posta a fondamento della
disposta riduzione dell’orario di apertura
degli uffici;
3) eccesso di potere per difetto di adeguata e congrua motivazione;
4) eccesso di potere per mancata partecipazione al procedimento di fissazione
dell’orario dei professionisti e/o delle loro
rappresentanze istituzionali;
5) violazione del principio di buon andamento e dell’organizzazione degli uffici
posto che viene modificato in via definitiva il regime di apertura al pubblico delle
cancellerie a fronte di situazioni di disorganizzazione e di carenza di organico cui
si può far fronte con appropriate misure
organizzative.
Si è costituito in giudizio per resistere al
gravame l’intimato Ministero della
Giustizia.
All’udienza pubblica del 15 ottobre 2013
la causa viene introitata per la decisione.
La questione giuridica posta all’attenzione della Sezione dalla instaurata controversia trova, quanto alla sua soluzione,
un preciso riferimento normativo nella
puntuale disposizione recata dall’art.
162, 1° comma della legge 23 ottobre
1962 n. 1196 (“ordinamento del personale delle cancellerie e segreterie giudiziarie e dei dattilografi”) che così prevede: “le cancellerie e segreterie giudiziarie sono aperte al pubblico cinque ore
nei giorni feriali, secondo l’orario stabilito dai capi degli uffici giudiziari, sentiti i
capi delle cancellerie e delle segreterie
interessate”.
Foro Romano
Stante l’inequivoco tenore letterale della
predetta norma, ai capi degli uffici giudiziari spetta il potere regolamentare di
stabilire l’orario di apertura al pubblico
delle cancellerie e segreterie, ma sempre
nell’osservanza del limite della durata
dell’orario di apertura di cinque ore giornaliere, come previsto dal citato art. 162.
Quella testè riportata è una norma tassativa che se da un lato rimette alla discrezionalità del Dirigente il potere di articolare l’orario in questione nel senso di poter
variamente fissare l’ora di inizio dell’apertura al pubblico, dall’altro lato vieta
di ridurre la durata oraria in cui le cancellerie e segreterie devono essere aperte
al pubblico (non meno di cinque ore nei
giorni feriali).
In altri termini, la previsione legislativa in
rassegna ha un contenuto assolutamente vincolante, tale da non lasciare alcun
margine di discrezionalità in ordine ad
una opzione di durata oraria giornaliera
di apertura al pubblico degli uffici giudiziari diversa da quella fissata direttamente ed inequivocabilmente dal legislatore
nazionale a mezzo di un previsione con
una valenza uniforme per tutte le cancellerie e segreterie giudiziarie presenti sull’intero territorio italiano.
D’altra parte il regime giuridico di rango
legislativo applicabile all’orario di apertura degli uffici in questione si pone in linea
con la regola della riserva di legge prevista in materia dall’art. 97 Cost. (“i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità
dell’amministrazione”) e, com’è noto, il
principio di riserva di legge impone da un
lato che la disciplina di una certa materia
sia demandata alla fonte legislativa e
dall’altro lato che fonti “normative” diverse non possono intervenire sugli oggetti
riservati alla legge.
Ne deriva, nel caso di specie che la
misura organizzatoria assunta dal
Presidente Vicario del Tribunale di Roma
unitamente al Dirigente amministrativo in
11
data 20 settembre 2012 si pone in contrasto insanabile con l’art. 162 della citata legge n. 1196/60, senza che possa
costituire causa giustificativa la motivazione resa a sostegno dell’adottato provvedimento riconducibile a ragioni di
carenza di personale e di tipo logistico:
gli elementi di valutazione posti a base
del provvedimento di che trattasi, per
quanto in sé apprezzabili sono del tutto
recessivi e comunque non possono incidere sul limite minimo delle cinque ore di
apertura al pubblico degli uffici.
Questo sta altresì ad evidenziare la
erroneità delle osservazioni formulate
dal giudice di primo grado: il TAR trascurando del tutto di occuparsi della
denunciata censura di violazione di
legge nei termini sopra esposti, ha giustificato la disposta riduzione di orario
di apertura degli uffici con argomentazioni ancorate all’esigenza di ovviare a
situazioni di carenza di personale o
altre circostanze di tipo organizzative
dell’attività lavorativa, il che, come già
detto risulta del tutto irrilevante a fronte
del chiaro disposto legislativo che
“vieta” una riduzione dell’orario di cinque ore al giorno di apertura delle
segreterie e cancellerie giudiziarie.
La fondatezza del primo mezzo d’impugnazione in ragione della natura e del
conseguente carattere assorbente del
vizio dedotto comporta l’annullamento
del provvedimento per cui è causa e l’accoglimento dell’appello all’esame, impedendo altresì di procedere alla disamina
degli ulteriori profili di doglianza pure fatti
valere con l’impugnativa all’esame.
Il Collegio ritiene di ravvisare nella vicenda portata alla sua cognizione giusti
motivi per compensare tra le parti le
spese e competenze del doppio grado
del giudizio.
P.Q.M.
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quarta) definitivamente pronunciando sull’appello, come in epigrafe
proposto, lo Accoglie e, per l’effetto, in
riforma dell’impugnata sentenza, accoglie il ricorso di primo grado nei sensi e
per gli effetti di cui in motivazione.
Compensa tra le parti le spese e competenze del doppio grado del giudizio.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa.
Così deciso in Roma nella camera di
consiglio del giorno 15 ottobre 2013 con
l’intervento dei magistrati:
Riccardo Virgilio, Presidente
Nicola Russo, Consigliere
Raffaele Potenza, Consigliere
Andrea Migliozzi, Consigliere, Estensore
Oberdan Forlenza, Consigliere
L’ESTENSORE IL PRESIDENTE
DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 20/02/2014
IL SEGRETARIO
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)
_________________
1 L’Autore, dopo essere stato membro dell’assemblea dell’Organismo Unitario della
Avvocatura, è ora Consigliere Tesoriere
dell’Ordine degli Avvocati di Roma ed ha
seguito, prima come difensore e poi come
parte componente del COA ricorrente, gli
sviluppi della complessa vicenda giudiziaria che ha condotto alla definitiva statuizione dei Giudici di Palazzo Spada che viene
commentata con il presente approfondimento.
2 All’art. 162 è stato previsto testualmente
che “le cancellerie e segreterie giudiziarie
sono aperte al pubblico cinque ore nei
giorni feriali, secondo l’orario stabilito dai
capi degli uffici giudiziari, sentiti i capi
delle cancellerie e segreterie interessate”.
3 Il CSM ha avuto modo di chiarire che
“spetta, dunque, esclusivamente ai capi
degli uffici giudiziari – e pertanto, nel caso
di specie, al Presidente del Tribunale – stabilire l’orario di apertura delle cancellerie,
essendo solo obbligati alla preventiva
audizione dei loro funzionari, senza altro
tipo di vincolo che non sia quello di garantire, genericamente, la funzionalità ed il
buon andamento della predetta struttura…
Si tratta, in sostanza, di un potere regolamentare e gestionale che il legislatore ha
inteso rimettere in forma esclusiva ai singoli capi degli uffici giudiziari. Difatti, non
può dubitarsi che le ribadite prerogative
del capo dell’ufficio giudiziario in materia
di regolamentazione degli orari di apertura
delle cancellerie rappresentano, d’altra
parte, un momento importante dell’espressione delle capacità organizzative e gestionali dei dirigenti, con effetti rilevanti sul
buon andamento e sull’efficienza dell’intera struttura giudiziaria locale, sicché
appare auspicabile che gli stessi dirigenti
degli uffici giudiziari facciano ricorso ad
opzioni condivise e frutto dell’interlocuzione costante, oltre che con gli addetti ai servizi amministrativi e i magistrati
interessati, anche con gli utenti degli uffici
stessi, siano essi parti pubbliche o private”.
4 Infatti, in materia di orario di apertura di
cancellerie e uffici giudiziari, è stato possibile rivenire taluni significati precedenti di
seguito evidenziati.
Nelle premesse di un provvedimento del
12.12.2011 del Presidente del Tribunale di
Crotone, è stato “rilevato, altresì, che la
fascia oraria al pubblico è stata oggetto di
prescrizione da parte degli ispettori, nel
senso che la stessa non può essere inferiore
a cinque ore giornaliere, così come previsto dall’articolo 162, 1° comma, legge 30
ottobre 1960, n. 1196”.
Il Presidente vicario del Tribunale ordinario
di Roma ed il dirigente amministrativo in
data 1.2.2012, hanno disposto che “… conformemente alla richiesta dell’Amministrazione centrale in data 16 febbraio 2012
con decorrenza immediata gli uffici e le
cancellerie del Tribunale di Roma ripristineranno l’orario di apertura al Pubblico, in
vigore antecedentemente al 1° ottobre
2011”.
12
Il Presidente del Tribunale di Napoli, in
accoglimento di una richiesta della Giunta
della Camera Penale di Napoli, aveva
“ritenuto che, pur in presenza di valide
ragioni di funzionalità che consiglierebbero di mantenere l’attuale disciplina, la
diffida della Camera Penale non può essere
ignorata”, con la conseguenza che sono
stati revocati “tutti i provvedimenti che
prevedono un orario di apertura delle cancellerie al pubblico minore di cinque ore
giornaliere per cinque giorni settimanali,
dal lunedì al venerdì”.
5 All’articolo 65 (“disposizioni transitorie”) della L. 31 dicembre 2012, n. 247,
recante il “nuovo ordinamento della professione forense” è stato previsto che “il CNF
ed i consigli circondariali in carica alla
data di entrata in vigore della presente
legge sono prorogati no al 31 dicembre dell’anno successivo alla medesima data”.
6 L’art. 55 comma 10 dell’allegato 1 al
D.Lgs. 2.7.2010 n. 104 ha previsto che “Il
tribunale amministrativo regionale, in sede
cautelare, se ritiene che le esigenze del
ricorrente siano apprezzabili favorevolmente
e tutelabili adeguatamente con la sollecita
definizione del giudizio nel merito, fissa con
ordinanza collegiale la data della discussione del ricorso nel merito. Nello stesso
senso può provvedere il Consiglio di Stato,
motivando sulle ragioni per cui ritiene di
riformare l’ordinanza cautelare di primo
grado; in tal caso, la pronuncia di appello è
trasmessa al tribunale amministrativo
Foro Romano
regionale per la sollecita fissazione dell’udienza di merito”. Il meccanismo così delineato sembra rispecchiare la prassi dell’accordo di rinunzia alla trattazione della tutela
cautelare in cambio della fissazione dell’udienza di discussione del merito “a breve”,
nel senso di anticipata rispetto a ciò che
avverrebbe ordinariamente (così Panzarola
A., in Il Codice del Processo Amministrativo. Dalla giustizia amministrativa al diritto
processuale amministrativo, a cura di Bruno
Sassani e Riccardo Villata, 2013, Torino, p.
853, il quale, muovendo proprio dall’idea
della fissazione del merito quale contropartita per la rinuncia alla trattazione della
domanda cautelare, ravvede la non identità
di ratio dell’art. 55 co. 10 c.p.a. con l’art. 55
co. 11 c.p.a., dove la definizione in senso
positivo dell’incidente cautelare rappresenta
il presupposto per la contestuale fissazione
Foro Romano
dell’udienza di merito).
7 L’art. 97 della Costituzione (secondo il
quale “I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano
assicurati il buon andamento e l’imparzialità
dell’amministrazione. Nell’ordinamento degli
uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie
dei funzionari. Agli impieghi nelle pubbliche
amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge)”, come è
arcinoto a chiunque, ha previsto che i pubblici uffici sono organizzati secondo le disposizioni di legge e, nella fattispecie, è indubbio
che la legge imponga un orario di apertura di
almeno cinque ore giornaliere (cfr. art. 162 L.
1196/1960).
8 Non può essere sottaciuta, infine, anche
nell’ambito dell’avvocatura, la voce dissen-
13
ziente di pochi isolati e improvvisati figuranti della politica forense nostrana i quali,
nel mentre taluni coraggiosi colleghi
(prima) e l’Ordine istituzionalmente deputato a rappresentarli (poi) adivano le competenti sedi giurisdizionali, continuavano a
vagheggiare in ordine a pseudo soluzioni
politiche del problema, quasi che nel nostro
ordinamento sia consentito a chicchessia, a
costituzione invariata, sovvertire l’ordine
delle fonti del diritto e disporre a suo piacimento “transattivamente” dei diritti e degli
interessi (altrui) dei cittadini e dei loro
difensori; addirittura nel primo ricorso al
TAR che ha dato l’abbrivio al lungo contenzioso non è mancato neppure un intervento
ad opponendum di taluni colleghi i quali
ritenevano doveroso difendere lo status quo
e impedire che altri colleghi rivendicassero
l’applicazione della legge e del diritto.
Riflessioni
Dalla parte degli avvocati, per una giustizia efficiente
e accessibile a tutti
Bruxelles, 20 febbraio 2014
Roberta Angelilli
Vicepresidente del Parlamento Europeo
Si riporta il messaggio inviato dal Vicepresidente del Parlamento Europeo, On. Roberta Angelilli, sulla manifestazione
dell’Avvocatura unitaria tenutasi a Roma il giorno 20 febbraio 2014.
S
ono dalla parte degli avvocati che, per la seconda
volta in due anni, scendono in piazza per rivendicare una pretesa sacrosanta: una giustizia riformata per davvero e che funzioni. Quando gli avvocati di
tutt’Italia decidono di scioperare e di manifestare vuol
dire che il problema ha raggiunto un livello di gravità
assoluta. D’altronde, le criticità sono note a tutti e da
tempo, basti pensare alle decine di miliardi di euro persi
ogni anno a causa della durata infinita dei processi.
Mi auguro che il nuovo governo riesca a mettere mano
seriamente e senza pregiudizi di parte a una questione
che è sul tavolo ormai da decenni, ma che è stata
affrontata finora prevalentemente con modifiche parziali e spesso inefficaci. I cittadini e le imprese meritano una giustizia giusta, efficiente, accessibile a tutti e
che tuteli davvero i loro diritti.
14
Foro Romano
Riflessioni
Giustizia lumaca e costi vertiginosi: qualche proposta,
qualche soluzione
Aldo Minghelli
Avvocato del Foro di Roma
G
ià colleghi ben più autorevoli del sottoscritto e
su giornali quotidiani di più larga diffusione, si
sono espressi su di chi sia la colpa delle lentezze della Giustizia e perché la stessa costi troppo.
Una corrente di pensiero interna a Politica e
Magistratura vorrebbe far ricadere sugli Avvocati sia la
responsabilità delle lungaggini che quella dei costi.
Nulla è più falso.
Sotto il primo aspetto – le lungaggini – l’Avvocato non
è in grado di gestire i tempi del processo, né nel civile
(dove gli stessi vengono integralmente gestiti dal
Giudicante), né nel penale (dove i sistemi considerati
dilatori sono stati neutralizzati dalla sospensione). Se
poi queste correnti di pensiero considerano dilatorie le
attività difensive di garanzia e di ricerca della prova, il
problema riguarda il carattere democratico della loro
concezione del Diritto, non altro.
Sotto il secondo aspetto – i costi – l’Avvocato non
costa nulla allo Stato Italiano, né singolarmente, né
come categoria, né durante gli anni della sua
Professione, né in seguito, visto che le pensioni ce le
paghiamo da soli e profumatamente. Al contrario,
l’Avvocatura rappresenta una ricca fonte di introiti per
le casse dello Stato, come testimonia l’aumento indiscriminato dei costi della Giustizia, divenuta un modo
per far cassa, più che un obbligo distintivo della legalità dello Stato Moderno. Se poi queste correnti di pensiero considerano “costi” – perché fonti di lavoro – le
questioni demandate ai Tribunali, il problema riguarda
lo storno ingiustificato che dei guadagni di Giustizia
viene fatto a favore di altri compartimenti di spesa pubblica, non altro. I costi veri li creano altre categorie, li
subiscono cittadini, dipendenti Amministrativi della
Giustizia e Avvocati.
In realtà, quella parte di opinione tecnica sulla
Giustizia è quella che finge o, peggio, è convinta che le
attività degli Avvocati servano unicamente a perdere
tempo, a riempire gli spazi del processo di inutili gar-
Foro Romano
bugli che servono solo a confondere le acque, limpide,
nel gioco mentale a due tra inquirente e giudicante. Più
che Giustizialista, questa è una subcultura che nulla ha
a che vedere con il Diritto, né con la sua applicazione
procedurale in quanto, nello spazio del processo, ad un
Avvocato e al portato della sua difesa possono essere
consentiti solo gli spazi leciti che la doverosa opera
comune di ricerca della verità processuale impone.
Pretendere che il Codice di Rito venga applicato non
può essere opera di Azzeccagarbugli, ma scrupolosa
applicazione della Legge a tutela del buon diritto di
ogni Cittadino.
Rubando ad altri una bella metafora, questa gente non
si rende conto di essere seduta sul ramo che cerca di
tagliare, non comprende, come invece era chiaro un
tempo, che solo dove l’Avvocatura è forte, il
Magistrato inquirente ha prestigio e il Giudicante può
essere considerato terzo, solo dove le parti si riconoscono si conforma la “migliore Giustizia possibile, credibile, comunque giusta”.
Bisognerebbe piuttosto fare il ragionamento contrario.
Perché spesso gli Avvocati sono costretti a riproporre in
Appello, e a coltivare anche davanti alla Corte di
Cassazione, questioni procedurali pacifiche? Perché
sono costretti a lamentare carenze di prove non riconosciute e non valutate in primo grado? Non sarà, come
dice un aforisma di W. Allen riguardante le mosche,
che bisognerebbe rivalutare gli appelli perché migliaia
di Avvocati non possono essersi tutti sbagliati. E... se il
problema è l’applicazione del Codice di Rito, la soluzione non è quella di riformarlo cercando un nuovo
equilibrio tra garanzie e celerità, piuttosto che quella di
denegare o impedire Giustizia o ritenere che gli
Avvocati che pretendono l’applicazione della Legge
costituiscano un intralcio?
C’è da rabbrividire quando l’Intellighenzia attuale, parlando di soluzioni alle lungaggini del processo, ritiene
che solo eliminando le garanzie il processo penale possa
15
Riflessioni
attentamente gli atti?
b. a fronte di un comportamento come quello descritto
al punto precedente, ci si stupisce poi che
l’Avvocato chieda termini a difesa e, al riguardo, la
Giurisprudenza si sta orientando ad obbligare le
difese a preannunciare l’eventuale ricorso a riti
deflattivi per ottenere tale rinvio, orientando coattivamente una scelta che, spesso, non si è realmente
in grado di fare?
c. in caso di accertamenti urgenti, richiesti dalle difese
e dichiarati dalle stesse costituire prova decisiva (ad
es. le riprese delle telecamere esterne di una banca
in un caso di rapina, acquisibili spesso solo entro i
10 giorni successivi), non viene considerato un
obbligo – anche a fronte di diversa ricostruzione
degli operanti – acquisire tali dati coprendosi dietro
la sufficienza dei gravi indizi e senza motivare
obbligatoriamente e in nessun modo l’esclusione di
tale prova?
d. è ancora consentito che il Pubblico Ministero in
sede di Avviso di Conclusione delle Indagini ex art.
415 bis c.p.p., possa nuovamente, pedissequamente
contestare ad un imputato un capo di imputazione
per cui non è stata concessa l’ordinanza di misura
cautelare, che il Riesame ha bocciato e di cui la
Corte di Cassazione ha fatto giustizia non essendo il
diverso avviso del Pubblico Ministero supportato da
ulteriori attività di indagini?
In tutti questi casi non è evidente la mancanza di un
equilibrio tra i poteri ed una prevalenza di interessi che
nulla hanno a che fare con la Giustizia?
Se non si vuole poi procedere ad una rivoluzione dei
Codici vigenti occorre comprendersi... Per continuare
con l’attuale sistema, è il numero dei G.I.P./G.U.P. e,
insieme, dei Giudici che va aumentato affinché nessun
Magistrato sia costretto a vagliare fascicoli ciclopici,
pur con esperienza, ma senza il tempo di poterli digerire e nessun fascicolo ciclopico sia fideisticamente considerato completo senza adeguato vaglio. È in quella
fase il punto nodale del Processo Accusatorio che va
ridiscussa per impedire lungaggini inutili, procedimenti inutili, sprechi inutili.
Nell’impianto del Codice Vassalli – o in ciò che ne resta –
la figura del G.I.P./G.U.P. doveva essere fondamentale ed
ha invece rappresentato la più grande delle occasioni
perse. Negli anni, il necessario lavoro di valutazione tec-
snellirsi. Ritenere una soluzione l’allungamento sine die
dei termini di prescrizione nei processi penali, è come
voler curare un malato di polmonite rinforzandone il
fisico piuttosto che debellandone l’infezione, per fare in
modo che il suo decesso – ormai inevitabile – arrivi più
tardi. Tali soluzioni offendono l’intelligenza che vorrebbero servire.
Volete snellire il Processo Penale? Vediamo dove si
potrebbe intervenire. Solo dando un’occhiata ad alcune
patologie del Procedimento Ordinario viene da chiedersi perché:
a. a fronte di un termine per le indagini preliminari
pari a sei mesi, prorogabili fino a 18 in casi straordinari, piccole denunce per truffa o appropriazione
indebita conoscono un esito positivo nella maggioranza dei casi non prima di 2 anni e mezzo o 3 (a
non considerare situazioni abnormi con indagini
preliminari durate sei anni)?
b. si continua a consentire la prassi della ritardata
iscrizione nel registro degli indagati di nominativi
che, spesso, emergono pacificamente nelle narrative
delle denunce o dagli atti di indagine, solo perché in
tal modo, ritardando l’iscrizione, è possibili allungare i tempi dell’indagine?
c. a differenza di tutti gli altri dipendenti pubblici e di
tutti gli altri uffici pubblici, ai magistrati inquirenti
non viene imposto, salvo turni e salvo attività esterne, un orario di ufficio certo e gli si permette di ricevere il pubblico in orari e con modalità favorevoli a
loro e non agli utenti, primi tra tutti gli Avvocati?
d. presso la Procura del Giudice di Pace, quasi sistematicamente, le intervenute remissioni di querela
non confluiscono nei rispettivi procedimenti, cosicché un buon numero di procedimenti si apre del
tutto inutilmente?
In molti casi, la risposta a tali quesiti è nota.
Nel Procedimento per Direttissima o nei procedimenti
che seguono ad emissione di Ordinanza Cautelare
viene da chiedersi perché:
a. presso gli Uffici Arrestati non si concede la visione
del fascicolo – che è delle parti – agli Avvocati se
prima gli atti non sono stati visionati dal Pubblico
Ministero anche se lo stesso giunge in ritardo o è in
attesa di qualche elemento (ad es. consulenza sugli
stupefacenti) cosicché, quando il fascicolo arriva in
aula sono trascorse ore inutili senza poter visionare
16
Foro Romano
Riflessioni
nica dell’impianto accusatorio e della necessità di emettere Misure Cautelari è stato svilito da ordinanze a catena,
da ordinanze copia incolla, da motivazioni apparenti o
senza una approfondita valutazione...
L’altro momento che doveva essere decisivo, l’Avviso
di Conclusione delle Indagini Preliminari ex art. 415
bis c.p.p., provvidenzialmente aggiunto al Codice,
poteva fornire lo spazio, a fronte di una completa
Discovery di tutti gli atti posti a fondamento dell’indagine, ad un confronto anticipato con il portato difensivo che, laddove esorbitante quanto raccolto dall’inquirente, dovrebbe sempre essere in grado di sovvertire le
certezze accusatorie acquisite.
Invece no.
Sarebbe bello confrontare due statistiche:
1) riguardo al numero in percentuale dei procedimenti
che passano per Udienza Preliminare, senza che si
incardini un rito abbreviato, per i quali viene emessa sentenza di non doversi procedere e, data la percentuale precedente, al numero dei procedimenti
che, superati i necessari gradi di giudizio, arrivano
Foro Romano
effettivamente a condanna (un anno fa, a Roma, un
processo con circa cento persone sottoposte a misura e settantasei rinviati a Giudizio, ha avuto come
esito attuale due condanne);
2) riguardo al numero in percentuale degli approfondimenti istruttori richiesti ex art. 415 bis c.p.p. – diversi
dall’interrogatorio di garanzia – ed effettivamente
svolti e, data la percentuale precedente, al numero dei
procedimenti che poi, superati i necessari gradi di giudizio, arrivano ad un’assoluzione motivata proprio
sulla base del compendio difensivo apportato al dibattimento ma già proposto in sede di memoria istruttoria
ex art. 415 bis c.p.p..
Forse questi numeri porterebbero anche a qualche
ripensamento in merito a di chi sia la colpa delle lentezze della Giustizia e perché la stessa costi troppo. Non è
mai troppo tardi per dare alla Giustizia Italiana una
dimensione civile e convintamente garantista, lasciando
che i nasostortisti discutano tra di loro sulle soluzioni
che non risolveranno l’afflizione dei Tribunali Italiani,
se non portandoli verso una morte lenta.
17
Per non dimenticare
In ricordo dell’Avvocato Valerio Bettoni
Giovanni Cipollone
Avvocato del Foro di Roma
I
l 4 febbraio 2014, dopo breve e inesorabile malattia, Valerio Bettoni ci ha lasciato.
Rimane il ricordo di un collega serio, garbato e
generoso.
Sul campo di calcio era un giocatore dal tocco raffinato.
Nell’ambiente giudiziario, era da tutti apprezzato per la sua
preparazione e la buona disposizione nei confronti di tutti.
Ho avuto modo di conoscere i suoi dubbi sul trascendente ma sono certo della sua finale e illuminata apertura verso una dimensione che ci conduce oltre l’esistenza terrena.
Valerio, giovane mite, animato da puri sentimenti,
anche nei momenti più difficili ha dimostrato una
grande forza d’animo, rassicurando i suoi cari e tutti
noi che gli siamo stati vicini.
Nella religione indù, per Brahma, Signore dell’Universo, la legge della morte incombe su tutti i Numi.
La nostra fede attribuisce, invece, rilevante valore alla
speranza e alla spiritualità,
Per San Paolo la speranza, che è legata indissolubilmente all’amore, è il segno distintivo della salvezza.
È la vittoria della vita sulla morte.
18
Foro Romano
Per non dimenticare
S. Alfonso protettore di avvocati e giuristi
Luigi Favino
Avvocato del Foro di Roma
O
ltre che dei confessori, Sant’Alfonso fu proclamato protettore di avvocati e giuristi già dal
1871, quando era già stato canonizzato e nominato Dottore della Chiesa.
Era nato a Marinella, in provincia di Napoli, nel 1696,
in una nobile famiglia che lo avviò, dopo gli studi classici, a quelli giuridici di diritto civile ed ecclesiastico,
divenendo avvocato giovanissimo.
Le cronache a questo riguardo, narrano che avesse
appena diciotto anni quando conseguì il titolo.
Evidentemente, la professione di Avvocato nel Regno
di Napoli era regolata più semplicemente rispetto al
nostro sistema, un po’ sul tipo di quello invalso in gran
Bretagna, con la distinzione tra il “Solicitor” e il
“Barrister”.
Avvenne così che il giovane Alfonso, sia pure aiutato
all’inizio dai parenti che gli procurarono i primi clienti, esercitasse la professione forense vestendo la toga in
molti processi penali dell’epoca, ed ottenesse notevoli
successi che lo posero in rilievo tra i migliori avvocati
di quegli anni.
Un suo primo biografo tra gli avvocati, scrisse di lui
queste poche righe significative: “tutto lo rendeva singolare: vastità di talento, chiarezza di mente e precisione nel dire, somma onestà e sommo orrore dei cavilli.
Non intraprendeva una causa, se non giusta. Ed aveva
un tal dominio dei cuori che ammaliava i giudici e rendeva muti gli avversavi”.
Dirittura morale e competenza professionale, formavano in lui un tutto inscindibile, al punto di mettere per
iscritto una sorta di “dichiarazione sulle regole morali
dell’avvocato”, che portava con sé, e nella quale aveva
sintetizzato in un bell’italiano del settecento, i punti più
delicati della professione forense, ai quali si era sempre
attenuto scrupolosamente.
Eccone il testo:
1) Non bisogna mai accettare cause ingiuste, perché
sono perniciose per la coscienza e pel decoro.
2) Non si deve difendere una causa con mezzi illeciti e ingiusti.
Foro Romano
3)
Non si deve aggravare il cliente di spese indoverose altrimenti resta all’avvocato l’obbligo di restituzione.
4) Le cause dei clienti si devono trattare con quell’impegno con cui si trattano le cause proprie.
5) È necessario lo studio dei processi per dedurne gli
argomenti validi alla difesa della causa.
6) La dilazione e la trascuratezza degli avvocati spesso dannifica i clienti, e si devono rifare i danni,
altrimenti si pecca contro la giustizia.
7) L’avvocato deve implorare a Dio l’aiuto nella
difesa, perché Iddio è il primo protettore della giustizia.
8) Non è lodevole un avvocato che accetta molte
cause superiori ai suoi talenti, alle sue forze e al
suo tempo, che spesso gli mancherà per preparasi
alla difesa.
9) La giustizia e la onestà non devono mai separarsi
dagli avvocati cattolici, anzi si devono sempre
custodire come la pupilla degli occhi.
10) Un avvocato che perde una causa per sua negligenza si carica dell’obbligazione di rifare tutti i
danni al suo cliente.
11) Nel difendere le cause bisogna essere veridico,
sincero, rispettoso e ragionato.
12) Finalmente i requisiti di un avvocato sono: la
scienza, la diligenza, la verità, la fedeltà e la giustizia.
Malgrado l’impegno profuso e l’entusiasmo nell’esercitare l’avvocatura, Alfonso nel 1723, dopo una non
breve pausa di riflessione, vincendo anche l’opposizione del padre, decise di abbandonare la professione e di
farsi seminarista nel Clero diocesano. In tre anni, divenuto sacerdote, profuse in questa nuova vocazione lo
stesso amore ed entusiasmo espressi nell’avvocatura:
in lui la fede e lo zelo cristiani erano così abbondanti
che tutti i giorni nel tempo libero si prendeva cura dei
senzatetto, unendo la dottrina alla carità, aiutando i più
disgraziati di loro nelle periferie di Napoli, finché
fondò le cosiddette “Cappelle Serotine”, veri e propri
19
Per non dimenticare
centri di preghiera e di ascolto, oltre che di istruzione,
riuscendo a togliere dalla strada e dal delitto, molti di
questi giovani, alcuni dei quali abbandonati dalle famiglie in tenera età nella Napoli del Settecento.
Quando i centri raggiunsero un numero considerevole,
Alfonso comprese che era il momento di fondare una
Congregazione che li riunisse tutti, al fine di insegnare
il Vangelo a tutti i poveri e ai ragazzi nel nome del SS.
Redentore. Un’idea che probabilmente inseguiva da
anni e che finalmente poté realizzare, consentendogli di
formare anche giovani sacerdoti come lui stesso, servendosi anche della sua esperienza di avvocato, per
superare le immaginabili difficoltà burocratiche di quegli anni. Da allora quei sacerdoti si chiamano
Redentoristi e svolgono da diversi decenni la loro missione nel mondo.
I Redentoristi sono conosciuti anche come “Gesuiti di
Campagna” perché si rivolgevano alle persone più
umili delle periferie e delle campagne pur di annunziare a tutti la Buona Novella.
Malgrado fosse occupato tutto il giorno, Alfonso trovò
il tempo di scrivere oltre cento volumi di carattere religioso, teologico e perfino un cantico natalizio che lo
rese famoso in tutto il mondo: “Tu scendi dalle stelle”
tra le tante pagine musicali da lui create grazie alla cultura classica e lirica acquisita in gioventù.
Il migliore contributo offerto da Alfonso alla Chiesa è
la “Teologia Morale”, un’opera scritta con l’esperien-
za di sacerdote e poi di vescovo nella quotidianità dei
rapporti con i suoi fedeli e con Cristo: “un rapporto di
amore intenso e irresistibile – hanno scritto di lui i biografi – dei discepoli con il loro Maestro, dell’uomo
debole e peccatore con il suo Redentore e Salvatore
Gesù Cristo”. Al contrario dell’uomo medio contemporaneo che non parla più di peccato, perché ne ha
perso la percezione, Sant’Alfonso usa spesso questo
termine, perché sa bene che proprio il peccato è alla
radice del malessere profondo dell’uomo che è causa
del suo distacco da Dio per l’assurda pretesa di fare a
meno di lui, escludendolo dalla propria vita. Egli invece ha sempre insegnato a rivolgersi a Dio con immenso affetto e fiducia convertendo migliaia di anime e
vincendo il male con la forza del bene, e l’odio con
l’amore.
Nella stessa ottica vanno altri libri da lui scritti come
quello su “La Via Crucis”, le “Riflessioni e affetti sulla
Passione di Gesù Cristo” e “Le Golrie di Maria”.
Anche da Vescovo non si stancò mai di portare anime a
Dio; la consacrazione al titolo avvenne nel 1762 nella
diocesi di S. Agata dei Goti. Al momento della nomina
S. Alfonso avrebbe voluto rifiutare quell’incarico, che
poi accettò ricoprendolo per oltre dodici anni, sapendo
– come scrisse un altro suo biografo – porre la riflessione teologica al servizio della grandezza e della dignità
della persona, della coscienza morale e della misericordi evangelica.
20
Foro Romano
Per non dimenticare
La grande tragedia dimenticata: Balvano 1944
Gennaro Francione
Magistrato
N
ella notte tra il 3 e il 4 marzo 1944 il treno
merci 8017 entrò nella galleria delle Armi,
situata tra le stazioni di Balvano-Ricigliano e
Bella-Muro (linea Battipaglia-Potenza). Nella galleria,
lunga 1.692 metri, il convoglio incominciò a slittare e
non riuscì più a procedere: centinaia di persone morirono asfissiate per le esalazioni venefiche delle due locomotive a vapore.
Il bilancio della tragedia è ancora oggi impossibile da
accertare e oggetto di controversie: quello ufficiale parlava di 501 passeggeri, 8 militari e di 7 ferrovieri morti,
ma alcune ipotesi arrivano a considerarne oltre 600.
Molte vittime tra i passeggeri non vennero riconosciute. Furono tutti allineati sulla banchina della stazione di
Balvano e poi sepolti senza funerali nel cimitero del
paesino, in quattro fosse comuni.
Nel 1972 Salvatore Avventurato, figlio e fratello di due
vittime, fece costruire una cappella nel cimitero di
Balvano, per ricordare le vittime di quella che rimane
la più grave sciagura ferroviaria al mondo.
Per 50 anni la tragedia è stata colpevolmente dimenticata finché Vincenzo e Gennaro Francione, che nel
disastro videro morire Giulia (rispettivamente madre e
nonna), nella trasmissione “Un giorno speciale” di
Michele Cocuzza del 24 marzo 2004 portarono alla
luce il tragico evento.
Da allora una serie di iniziative nel web e fuori, come i
libri scritti sia da me, “Calabuscia”, che dall’Avvocato
Gianluca Barneschi, “Balvano 1944. I segreti di un
disastro ferroviario ignorato”.
Seguì il convegno che l’antropologo professor
Vincenzo Esposito il 23 gennaio 2006 organizzò presso l’Università degli Studi della Basilicata a Potenza e
presso l’Università di Salerno.
Intanto lo scrivente creava nel cyberspazio il gruppo
Treno di Luce, levando attraverso la contrinformazione sull’avvenimento l’inno alla pace dei 600 morti
della tragedia di Balvano (http://www.antiarte.it/trenodiluce).
Foro Romano
In conseguenza della reiezione della petizione proposta
dai familiari delle vittime di istituire un giorno della
memoria da parte della Presidenza della Repubblica e
di altre istituzioni, il Gruppo dal basso proclamava provocatoriamente il 3 marzo di ogni anno Giorno della
Dimenticanza (in contrasto con i gloriosi Giorni della
Memoria), quello in cui le istituzioni si dimenticano dei
propri morti. In un Paese ancora a caccia di democrazia
reale ci sono ancora distinzioni, in contrasto con l’art.
3 della Costituzione, tra cittadini di serie A e di serie B,
vivi o morti che siano.
Una divisione da brivido. Il professor Esposito ricordava in un convegno che il suo amico Alessandro
Perissinotto, autore del Romanzo Treno 801, avrebbe
voluto intitolarlo proprio Il diverso peso dei morti. In
quell’occasione ricordava la rappresentazione ’O
Cunto d’o Quatto ’e Coppe, realizzata dai detenuti del
carcere di Eboli per la regia di Pino Turco (prematuramente scomparso in questi tempi). Una messinscena
davvero toccante. Il fatto che detenuti si facciano messaggeri di verità per i nostri morti è davvero edificante
nella comune ricerca di riscatto dei devianti vivi e dei
poveri defunti dimenticati.
Il quattro di coppe è l’ultima carta della scopa, quella che
non conta pressoché nulla ma senza la quale il gioco non
si potrebbe fare. Quella carta sono i derelitti della società, i clochard, e proprio quei 600 contrabbandieri di guerra per fame, cui oggi si uniscono tutti quelli tra 4 milioni
di poveri che vanno talora a rubacchiare nei supermercati per dar da mangiare a sé e ai propri figli, spesso assolti dai giudici pietosi. Quei poveri che il nostro spirito di
fratellanza cristiana e solidarietà laica c’impone di non
dimenticare, facendo essi parte della nostra vita umana.
Il giornalista Franco Bruno Vitolo, che s’interessò
vivamente della tragedia, ebba a dire: “In fondo, era
anche quella una guerra, una forma di resistenza.
Perciò tra le vittime tante erano donne, accompagnate
dalle loro figlie, quasi massaie che andavano a fare una
spesa di ultima speranza”.
21
Le Voci dell’Avvocatura
Dalla Facoltà di Giurisprudenza ad Avvocato
Silvana Ambrosino
Avvocato del Foro di Roma
“F
la del primo esame e quelle dell’ultimo. Sempre. E mi
sono ritrovata poi, senza essere stata mai rimandata a
nessun esame (vorrei rincontrarla quella ragazza), laureata in corso e con lode.
Ma, ahimè, non bastava. Iniziava allora il periodo più
duro, fatto di giri di tribunale, di scortesie tra finti colleghi di lavoro, di grandi studi legali, di fascicoli troppo voluminosi e di orari di lavoro non pronunciabili.
Un periodo fatto a volte di inevitabili frustrazioni, di
affitti da pagare, di lavoretti nel weekend, di giornate
intere che non bastavano mai. È in questo periodo che
per la prima volta i “ma chi te lo fa fare” iniziavano a
diventare i miei “ma chi me lo fa fare”. Ma poi tornava
il lunedì di libretti da compilare, di ogni azione da rendicontare, di continue sfide da superare (e la più dura
era ancora lì... in fondo a tutto). Il tanto (e giustamente) temuto esame di Stato. Quel tour de force di tre interi giorni che fa crollare nervi e muscoli; il peso dei
codici e soprattutto il peso dell’ansia, gli occhi smarriti del vicino di banco, le lancette dell’orologio troppo
veloci, le stecche di cioccolata nello zaino e qualche
lacrima di disperazione.
La rabbia, la delusione, l’angoscia, i mille perché quando dopo mesi di attesa scorri quella lista e il tuo nome
non c’è. Sai quello che ti aspetta: un altro anno così, a
lavorare sodo, pochi diritti, pochi riconoscimenti,
poche vere soddisfazioni e tutto sempre da domandare.
Ma è così che si impara, e l’impazienza in questi casi
non va premiata. Nel mentre, la felicità di chi ce l’ha
fatta e la curiosità di cosa si provi, la sfida e la voglia
di riuscire. Il tempo se ne frega dei pensieri e della preparazione, dicembre arriva in fretta e l’ansia è solo più
grande... ora sai che basta un nulla, ora sai che lì devi
giocarti tutto, ora sai che fare bene può anche non essere sufficiente, sai che devi fare “meglio” anche se avresti voglia di mollare e i “chi te lo fa fare” sono sempre
più insistenti, anzi vengono accompagnati dai “tanto
non ne vale la pena, dopo è anche peggio”.
Ma a giugno questa volta il nome c’è, è lì al n. 2 e lo
scopro dopo 20 minuti passati a scorrere la lista dal
fondo scovando per prima la sorte di amici e conoscenti. Ricordo l’esplosione di gioia infinita, gli abbracci
forti ed insieme la carica e la voglia di farcela perché
acoltà di Giurisprudenza”… lo ricordo perfettamente il mio primo giorno di Università
a Roma e ricordo più di tutto quella grande
scritta all’ingresso: “Facoltà di Giurisprudenza”.
È una immagine nitida nella mia mente, più dei lunghi
corridoi, più di quei libri dal volume spaventoso e di
quelle pagine fotocopiate portate sottobraccio dalle
centinaia di ragazzi che ogni giorno incrociavo.
Quella scritta era lì quando mi sentivo spaventata al
primo esame e quando invece, attraversando il corridoio, mi sentivo carica e preparata ma non osavo pensarlo per paura che si potesse avverare il contrario.
Era lì ogni mattina a ricordarmi che lontana dalla mia
famiglia, lontana dai miei amici e dalla mia terra stavo
facendo la scelta giusta, stavo finalmente percorrendo
quella strada che sapevo di voler percorrere fin da bambina quando nel bel mezzo della cena, in ginocchio
sulla sedia, sfidavo il volto nervoso del mio papà e provavo a “difendere” una delle mie sorelle, tentando di
spiegare quello che lei, in quel momento di rimprovero, non riusciva a spiegare. A volte, a fine cena, mi raggiungeva un tenero “grazie”, a volte, e forse più spesso, ricevevo un “potevi pure farti i fatti tuoi”. Certo è
che ad ogni mia alzata sulla sedia seguiva la voce ferma
e divertita di mio papà: “Eccola qua, è arrivata l’avvocato della cause perse”. Protestavo. Ovviamente.
Quella scritta è stata la mia carica e il mio sorriso nelle
mattine universitarie e, a dirla tutta, qualche volta si è
presa anche lei qualche insulto. Soprattutto quando il
traguardo si avvicinava e sentivo che mentre i miei
sogni e le mie aspettative erano rimaste inalterate, anzi
erano inevitabilmente cresciute, quel mondo là fuori
stava cambiando troppo velocemente. Sembrava che lo
sforzo di studiare e imparare non sarebbe comunque
mai bastato. Che il muro del “dopo università” sarebbe
stato sempre troppo alto. D’improvviso ero circondata
di persone scoraggiate e deluse (si definivano realiste e,
per carità, qualcuna lo era), tutte pronte a dirmi “ma chi
te lo fa fare”. Per un po’ ho pensato che quella ragazza
che con incredibile fermezza mi disse che con il prof.
X non avrei mai superato diritto privato al primo appello (e come primo esame poi!), avesse degli adepti sparsi ovunque. Ho ignorato quelle voci; ho ignorato quel22
Foro Romano
Le Voci dell’Avvocatura
fianco ai miei Colleghi, ho ripercorso velocemente gli
anni di studio, di fatica, le mie paure e preoccupazioni,
le mie speranze. Così, ho finito per cedere a qualche
lacrima, questa volta lacrime “dolci” fatte di speranza,
soddisfazione, orgoglio che hanno spazzato via tutte le
vecchie lacrime amare. Bè, dopo tanta fatica in realtà
non era proprio quello che avevo in mente per quel
giorno che consideravo speciale, ma è andata così a
dispetto della forma e del rito. E se per un Avvocato
forma e rito sono pane quotidiano, è pur vero che mai
come in quel momento e leggendo quelle parole, mi è
stato chiaro che l’Avvocato è innanzitutto un uomo, e
l’uomo è sostanza dentro.
Ringrazio tutti quelli che hanno reso possibile vivere
questa emozione, coloro che hanno regalato la giusta
importanza e solennità al Giuramento. È giusto così. È
giusto e importante che ciascun nostro prossimo
Collega viva con dignità e solennità un momento
importante come quello in cui giuriamo di agire “a tutela dell’assistito” e “secondo i principi del nostro ordinamento”.
nonostante tutte le difficoltà, tutti i pessimisti che ti
hanno urlato di cambiare strada, tutti quelli che ti
hanno gridato “chi te la fa fare”, il tuo piccolo traguardo professionale e personale ora è lì. Quel traguardo lì
ora è fatto di una commissione di 6 membri, di una
sedia e degli occhi orgogliosi e un po’ preoccupati dei
tuoi genitori che ti ascoltano. Il traguardo è stato quell’abbraccio forte di mia madre quando mi sono finalmente alzata da quella sedia e immediatamente dopo ho
sgranato gli occhi e pensato... “Oddio... il traguardo è
appena ridiventato Partenza”.
Quel giorno, nell’Aula Avvocati del magnifico
Palazz(acci)o di piazza Cavour, ho rivissuto tutte queste emozioni e molte, molte di più. Ho realizzato e
compreso che quello che volevo fare nella vita lo avevo
sempre saputo. Ho capito che per me non era e non sarà
mai solo un “mestiere” e che se avessi dato ascolto ai
“chi te lo fa fare” o avessi cambiato strada, avrei vissuto nel rimpianto. Così non è stato, per fortuna... anzi no,
per determinazione.
Di fronte a quel Giuramento, di fronte ai Consiglieri, di
Foro Romano
23
Le Voci dell’Avvocatura
Pellegrinaggio giudiziario con i detenuti:
Assisi-Roma 4-11 giugno 2014
Marina Binda
Avvocato del Foro di Roma, iscritto nell’elenco speciale di un ente pubblico
“Per grazia di Dio sono uomo e cristiano, per azioni grande peccatore, per vocazione pellegrino della specie
più misera, errante di luogo in luogo. I miei beni terrestri sono una bisaccia sul dorso con un po’ di pan secco
e, nella tasca interna del camiciotto, la Sacra Bibbia. Null’altro.”
(incipit de “i racconti di un pellegrino russo” anonimo)
M
ercoledì 4 giugno: Assisi
Parto malvolentieri e piena di timori. Siamo
due gruppi di persone: cammineremo contemporaneamente dal 4 all’11 giugno, partendo da due luoghi differenti per incontrarci, se Dio vorrà, nei pressi di
Roma.
Alcuni pellegrini partiranno da Radicofani (SI) e cammineranno per circa 170 km; altri, tra cui la sottoscritta,
partiranno da Assisi e cammineranno per circa 180 km.
I gruppi saranno composti da volontari della
Confraternita di San Jacopo di Compostella e da alcuni
detenuti di svariate carceri laziali, in permesso premio:
hanno scelto di camminare con noi piuttosto che vedere le loro famiglie, i loro figli, le loro compagne.
L’iniziativa è stata preceduta da una lunga preparazione
del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria; il
Provveditore, la dott.ssa Maria Claudia Di Paolo, ha
fortemente voluto e creduto in questo progetto. Accanto
a lei ha lavorato la dott.ssa Roberta Palmisano, giudice
di Roma responsabile dell’ufficio studi del D.A.P., il
dott. Giovanni Di Blasio, responsabile dell’ufficio detenuti e trattamento, nonché i direttori e i cappellani delle
carceri di Rebibbia, Rieti e Frosinone.
La Confraternita di San Jacopo di Compostella, retta
dal prof. Paolo Caucci von Saucken, professore di letteratura spagnola presso l’Università di Perugia, ha
messo a disposizione i propri volontari, le proprie strutture di accoglienza e ha anche provveduto a vitto e
alloggio dei pellegrini e dei detenuti.
Poiché, disgraziatamente, mi è stato affidato il compito
di coordinare l’intera iniziativa, sento il peso della
responsabilità del cammino, non essendo affatto convinta di esserne degna e capace.
Gianluca, mio marito mi ha seguito controvoglia in
questa esperienza che lui considera una vera follia.
Ritiene che i detenuti non siano tra le categorie più
bisognose da servire. Si ricrederà subito, da primo gior-
no di cammino. Il fatto che sia qui con me, comunque,
è un vero segno di affetto: sono una donna fortunata.
Entrambi abbiamo vissuto i giorni precedenti la partenza con giusta preoccupazione. I nostri zaini sono ridotti all’osso; due magliette, due pantaloni (uno per camminare e uno per la sera e per dormire), poca biancheria, qualche medicina senza scatola (per diminuire il
peso) e il telo per la pioggia, che si rivelerà del tutto
inutile.
Ci incontriamo alla stazione Tiburtina: siamo 4 volontari. Oltre a me e a Gianluca, c’è il cappellano di
Rebibbia, Fra’ Moreno Versolato, dell’ordine dei Servi
di Maria, che mi è subito simpatico. C’è anche
Rosamaria Iannuccelli, di Castelmadama: siamo amiche già da prima di partire.
Al binario troviamo i detenuti di Rebibbia. Li guardo
con curiosità e diffidenza. C’è Salvatore, fine pena mai,
in carcere per omicidio; Carlo, 24 anni, anche lui dentro per omicidio; Alberto, tra i pochissimi no-global
condannati per i fatti del G-8; Massimo, in carcere per
spaccio; Gerardo, dentro per rapina e Franco, condannato per corruzione.
Scruto il loro abbigliamento; mi sembrano approssimativi. Ripenso alle infinite mail che ho inviato
all’Amministrazione penitenziaria raccomandandomi
di provvedere al rifornimento delle attrezzature: almeno le scarpe, gli zaini, i sacchi a pelo… ripenso alle rassicurazioni ottenute, alle intese intercorse. Franco
indossa un paio di jeans pesantissimi; certamente inadatti per ciò che ci attende. Ancora non lo sappiamo,
ma la settimana dal 4 all’11 giugno 2014 sarà la più
calda dell’anno; un anticipo rovente dell’estate che
verrà ricordata con uno di quei nomi americani con cui
noi poveri italiani ci diamo importanza dilettandoci a
definire i periodi climatici.
Ben presto capirò che l’abbigliamento è un falso problema: il cammino è un fatto di testa, di costanza, di
24
Foro Romano
Le Voci dell’Avvocatura
ragazza ed è moglie di un collega di Perugia (penalista,
credo).
Mi sorride e mi regala una medaglietta d’argento con
una conchiglia compostellana. La metto subito al collo,
insieme a quella che mi regalò il Presidente Cassiani
quando arrivammo a Santiago in bicicletta e insieme
alla croce di Gerusalemme che mi regalò Gianluca
quando andammo in Terra Santa. Porto sempre al collo
tutte queste cose; non me ne stacco mai. Sono i segni
della povera storia della mia vita.
La catenina me la sono comprata da sola. A marzo del
2014, a Betlemme. È un luogo per consueto, familiare:
quando ci vado mi sento a casa. Mi sembra inconcepibile, assurdo, che ora ci sia la guerra.
coraggio. Se non ci sono queste cose, si può avere l’attrezzatura più tecnica del mondo ma non ci si muove. Il
pellegrinaggio giudiziario trova un antecedente nel
cammino penitenziale medioevale ove i condannati per
reati, anche di matrice religiosa, venivano obbligati a
recarsi a piedi in uno o più luoghi religiosi per scontare i loro gravi peccati. Nel medioevo i pellegrini venivano anche flagellati, in quanto il cammino era considerato come una vera e propria misura afflittiva e
mezzo di espiazione piuttosto che come strumento di
redenzione. Oggi il pellegrinaggio giudiziario viene
praticato in Spagna e in Belgio, quale mezzo alternativo alla detenzione, realizzato principalmente con condannati minorenni.
Ad Assisi riceviamo un’accoglienza trionfale che ci
stordisce: c’è il rettore, prof. Caucci, il sindaco della
città, due giornalisti di Famiglia Cristiana che continuano a scattare fotografie. Mi sembra un’esagerazione, ci danno un’importanza che non meritiamo. Capirò
poi che necessitiamo di una giusta esortazione, che ci
conforterà nei momenti complessi dell’impresa che ci
aspetta.
Alla basilica inferiore ci viene consegnata la credenziale del pellegrino, un libretto ove verranno apposti i timbri relativi alle tappe del cammino, attestanti il percorso a piedi. È una cerimonia toccante che ci commuove.
Il prof. Caucci ci dice: “D’ora in poi sarete tutti pellegrini: non ci sono detenuti; non ci sono volontari; sarete tutti l’uno al servizio dell’altro, senza distinzioni.
Agli antichi pellegrini veniva consegnato un bastone e
una bisaccia. La bisaccia era aperta perché era pronta a ricevere doni ed era pronta a dare a chi prendeva”.
Il sindaco fa un bellissimo discorso sui cammini della
vita quotidiana. È un tipo magro e sobrio; sembra
autenticamente partecipe, malgrado sia un politico. Mi
sento vagamente in colpa pensando al gruppo di
Radicofani, che parte senza onori.
Padre Moreno legge la Benedizione di San Patrizio.
“Sia la strada al tuo fianco,
il vento sempre alle tue spalle,
che il sole splenda caldo sul tuo viso,
e la pioggia cada dolce nei campi attorno e,
finché non ci incontreremo di nuovo,
possa Dio proteggerti nel palmo della sua mano”.
Siamo storditi, commossi. Uno dei detenuti, Salvatore,
di Torre del Greco, mi dice a bassa voce, per non farsi
sentire: “Ma ci pensi? Cammineremo da Assisi a
Roma… io sono emozionato”.
Ceniamo nei locali annessi al Convento di Santa Maria
Maggiore; una volontaria della Confraternita ha preparato una cena abbondante e squisita. È una bellissima
Foro Romano
Giovedì 5 giugno: Assisi-Deruta-Amelia
Ci svegliamo di buon ora e iniziamo a camminare.
Scendiamo per la mattonata di Assisi che termina a
Santa Maria degli Angeli, realizzata con le offerte delle
persone i cui nomi sono incisi nella terracotta rossa.
I due giornalisti ci seguono scattando foto. Massimo si
ritrae: la madre ha raccontato alle amiche che il figliolo è all’estero e FC è proprio il genere di giornale che
quelle comprano in parrocchia. Mi racconta che ha una
compagna in una città del nord e un figlio, al quale raccomanda continuamente di studiare. Non posso che
concordare. “LA CONOSCENZA RENDE LIBERI” penso
mestamente, ricordando le infinite volte in cui sono riuscita a resistere all’arroganza del potere grazie ad una
cocciuta preparazione teorica.
Massimo sta studiando; si vuole laureare in giurisprudenza. Tanto in carcere il tempo non manca. In questo
momento è impegnato nel diritto costituzionale. Mi
ripete i numeri dei componenti degli organi dello Stato.
Francamente non sono sicura sulla correttezza delle
cifre che sciorina, gli consiglio di concentrarsi maggiormente sulle funzioni delle istituzioni piuttosto che
sul numero dei componenti.
Mi racconta che alcuni volontari fanno lezioni di diritto all’interno del carcere di Rebibbia. Sono subito interessata: chi sono, a quale università fanno capo? Mi
risponde che si tratta di un’associazione, un “gruppo
organizzato”, non sa bene… “PECCATO, MI SAREBBE PIACIUTO CONOSCERLI”, penso.
Al mio ritorno a Roma scoprirò, con autentica meraviglia, che si tratta della Scuola Forense, istituita presso
il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, di cui
faccio indegnamente parte come docente. Il consigliere
Riccardo Bolognesi, persona di assoluto spessore professionale e morale, ha organizzato questa impagabile
attività di volontariato all’interno delle carceri romane
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Le Voci dell’Avvocatura
con un gruppo di giovani docenti della scuola. Un lavoro davvero ammirevole, fatto nell’ombra e animato da
puro spirito di servizio. In realtà non c’è da stupirsi, il
gruppo che fa capo al cons. Bolognesi è davvero preparatissimo e, nello stesso tempo, umile, disposto al dialogo, lontano da ogni vanteria o presunzione.
Camminiamo sotto il sole, costeggiando campi di
grano ed allevamenti di oche. La bianca Assisi, in alto,
dietro di noi, si allontana inesorabilmente. Un senso di
inquietudine mi coglie. Gerardo ha qualche difficoltà: è
grandicello, ben piazzato, indossa scarpe inadatte.
La mia amica Rosamaria, volontaria come me della
confraternita, mi racconta che il figlio la respinge.
Mentre parla piange, si ingobbisce. Le dico di offrire
questo cammino al figlio e di pensare di fare ogni passo
verso di lui. Ma la questione è complicata da questioni
economiche legate a terreni di proprietà a Castel
Madama e pregressi parentali. In breve: la classica lite
di provincia che, per fortuna, fa campare agli avvocati.
Dopo ore di marcia nel caldo rovente, raggiungiamo
finalmente Deruta. Gerardo è stanchissimo e arranca
zoppicando. Qui c’è il rettore che ci aspetta. È ben
vestito e pettinato (lui), e chiacchiera con altri volontari della confraternita che poi ci portano in pulmino ad
Amelia.
La città di Amelia è incantevole, arroccata all’interno
di possenti mura che la cingono completamente. Avevo
già apprezzato questo posto quando mi ero recata, con
la compagnia di avvocati capitanata dall’avv. Luigi di
Majo, a recitare l’opera di Cinzia Tani “Argo” che ipotizza un processo alla regina, rea di aver ucciso il marito Agamennone. Il teatro di Amelia è un piccolo gioiello di architettura, ospita artisti piccoli e grandi, mantenendo così viva la consolidata tradizione culturale e
artistica della città.
Amelia è dedicata alla Madonna, la cui splendida
immagine è posta sopra la porta d’ingresso al centro
storico.
Alle ore 19 Fra’ Moreno celebra la Messa più bella della
storia nella chiesa di San Francesco. Fa una predica che
commuove tutti: sarà la stanchezza. Parla di sé, della
sua esperienza di volontario a Rebibbia. A chi gli
domanda “cosa vai a perdere tempo la?” lui risponde:
“non si perde tempo. C’è una comunità di persone,
alcune delle quali si vogliono bene: c’è Gesù anche là”.
Carlo annuisce orgoglioso dal suo banco.
Alla fine della Messa il parroco ci ringrazia per il
nostro passaggio ad Amelia, ci dice che Gesù ha detto
ERO CARCERATO E VOI SIETE VENUTI A TROVARMI, MI
AVETE CONFORTATO. Infine allarga le braccia verso di
noi, dicendo “Benvenuti pellegrini! Benvenuti nella
nostra città!”.
Più tardi scoprirò che viene da una pesante giornata in
Day hospital. Un lungo giorno di chemio. Che il
Signore lo sostenga e lo guarisca.
Venerdì 6 giugno: Amelia-Orte
Giornata difficile: doveva essere la più corta ma abbiamo allungato per raggiungere l’antico porto di
Seripola, passando in mezzo ai campi.
Questa mattina ho detto al telefono al prof. Caucci:
“Rettore, ti ringrazio per avermi dato la possibilità di
partecipare a questo pellegrinaggio. Mi sembra finalmente di essere utile a qualcuno. Anche se non sono di
nessun aiuto. Semplicemente con la mia presenza”. È la
prima volta nella mia vita che sento questa pienezza,
questo “senso” a ciò che faccio. “Un senso ce l’ha”,
direbbe Vasco Rossi.
Tutti i detenuti sono conquistati da Padre Moreno. Lo
dicono a me ma non a lui. Mi sussurrano: “è bravissimo!” sottovoce, per non farsi sentire. Persino Alberto,
il no-global ateo, mostra simpatia per Padre Moreno.
Quando gli ho detto: “decidi: o vai dal Papa o fai il
chierichetto a Padre Moreno” mi ha risposto: “e chi
sarebbe questo chierichetto?”. “Beh”, rispondo io, “il
chierichetto è uno che serve a Messa, aiuta il sacerdote con l’incenso, gli passa le ampolle dell’acqua, il
vino, ecc.”. “Non mi piace per niente!”, risponde convinto, “io sono ateo” proclama. Poi, smette di camminare, riflette: “comunque se proprio devo decidere,
scelgo la seconda che hai detto!”.
Alberto è alto e ben messo. Quando era libero faceva
l’infermiere in un ospedale, a Roma. È dentro per i fatti
di Genova ma è sicuro di riacquistare il lavoro, una
volta che uscirà. Infatti lo hanno solo sospeso dal servizio, non licenziato. Almeno così dice.
Cammina spesso con Gianluca; parlano per ore.
Stamattina gli chiedeva: “Che musica ti piace?”. Una
strana amicizia tra un militare e un no-global.
Ci incamminiamo lungo la strada asfaltata, ma ben presto svoltiamo per la campagna, seguendo un ampio
sentiero di terra bianca che costeggia un vigneto. In
lontananza si staglia il Soratte, più azzurro che mai
nella prima luce mattutina.
Cominciamo a scendere in basso tra l’erba alta.
Conosco la strada e ho la sensazione che il volontario
che ci guida stia deviando. Lo dico, ma nessuno mi
risponde. Arriviamo infine ad una spianata; c’è anche
qualche bolla sulfurea. Il caldo è feroce.
Qui si materializzano cinque persone: sono pellegrini,
ci dicono, cammineranno con noi. Sono amici del
volontario che ha deviato: queste persone, però, non
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Foro Romano
Le Voci dell’Avvocatura
che più lo caratterizza. Dimostrazione di vera intelligenza.
Anche Salvatore è in galera per omicidio, è dentro da
24 anni e se li è fatti tutti. Spera nella semilibertà. Ha
un carattere chiuso, poco incline alla piaggieria: molla
il gruppo, spesso e volentieri. L’unico con cui riesce ad
accompagnarsi è Carlo.
Dentro di me lo giustifico: questo pellegrinaggio è
durissimo e lui, in prospettiva, ha il carcere a vita. Alla
fine della settimana noi torneremo nelle nostre case
arredate, munite di aria condizionata, stereo e materassi
ergonomici; i detenuti torneranno in carcere. Hanno
davanti a loro questo cammino e poi la galera. Certo,
hanno sbagliato; ma poiché questo pellegrinaggio equivale ad un permesso ed è alternativo ad altri benefici,
loro hanno rinunciato ad usufruire di qualche piccola
comodità e ad incontrare le loro famiglie, pur di camminare con noi. Chissà se la scelta sia stata poi così consapevole… mi illudo che sia così: non si lamentano mai!
Ci fermiamo in una chiesetta rupestre: all’interno c’è la
statua di una Madonna nera e un di un pellegrino, ritratto con il bastone. L’acustica è eccezionale. Tento di
abbozzare “Stella splendens” antico canto compostellano che intonavano i pellegrini medioevali per rinfrancarsi dalle insidie del cammino, specialmente notturne:
ladroni, belve feroci, crepacci, freddo pungente e quant’altro. Stella splendens… la prima stella della notte, la
più luminosa, simbolo di Maria.
Arriviamo a Gallese piuttosto presto: il percorso non è
stato troppo faticoso. Facciamo una sosta presso la bellissima chiesa dedicata a San Famiano, un santo pellegrino del luogo. Gallese è un piccolo paese bianco
posto in cima ad un colle, stretto tra alte mura bianche.
Ha tradizioni culturali illustri e una significativa origine nobiliare: è sede di un bellissimo castello tutt’ora
posseduto dai proprietari (i duchi Altemps).
A Gallese gli uomini dormiranno in una scuola, mentre
Rosamaria, Padre Moreno ed io andremo a dormire da
Stefania.
Stefania Lazzari Celli è una nobildonna originaria di
Gallese, di generosità non comune. È la presidentessa
del coro del lunedì di Cesare Pocci (di cui faccio parte)
ed è una vera imprenditrice: dirige con capacità ed efficienza una casa editrice che sta celermente risollevando da pregresse difficoltà economiche.
Oggi è venuta a Gallese per ospitarci, partendo da
Milano, per noi. Proprio per noi. In effetti, ieri le ho
fatto una telefonata accorata, chiedendole aiuto. E lei è
subito partita.
Mi sono permessa di inserire anche Padre Moreno nel
gruppo degli ospiti, avendolo visto davvero provato per
erano previste.
I cinque nuovi sono diversi; non si integrano per niente. Conoscono il mio lavoro (pur essendomi ben guardata dal dirlo) e continuano a proclamare che un avvocato non è un vero pellegrino: sta in mezzo alle scartoffie e non cammina. Che stupidaggine! Conosco tanti
avvocati pellegrini (Alessandro Cassiani, Aldo
Minghelli, ad esempio), che… “questi se li magnerebbero a colazione!”, come si dice a Roma.
Carlo e Salvatore si allontano dal gruppo: sono i due
ergastolani. La cosa mi innervosisce assai.
Arriviamo finalmente a Orte ove il parroco della città
mette a disposizione i locali della chiesa di Santa Maria
Assunta: il posto non sembra male; c’è un bel chiostro
e la stanza è molto spaziosa. Ci sono solo due bagni
però, e l’acqua calda non c’è.
Per fortuna Carlo e Salvatore sono riapparsi.
Sabato 7 giugno: Orte-Gallese
Veniamo svegliate da un sms diretto al cellulare di
Rosamaria. È un ragazzo della Confraternita di Roma:
“Che tipi sono i detenuti?”, Rosamaria, ancora assonnata, si affretta a rispondere: “Sono bravi. Uno di loro
è in galera perché ha ammazzato un uomo”. E quello
replica: “stai attenta che il lupo perde il pelo ma non il
vizio!”. E con questo bell’ammonimento affrontiamo la
giornata.
Alle 8 incontriamo il gruppo che ha passato la notte
nella parrocchia, sembrano già stanchi. Hanno dormito
male e non sono riusciti a lavarsi perché c’era poca
acqua.
Padre Moreno mi confida che è duro camminare per
tanti chilometri di giorno ed essere costretto a dormire
in queste condizioni di notte. Per una fortunata stella,
invece, Rosamaria ed io abbiamo sempre usufruito di
sistemazioni decenti, almeno sino ad oggi.
Da Orte ci incamminiamo verso Gallese; il percorso è
suggestivo, lungo bianchi stradelli sterrati tra noccioleti. Qualche cane abbaia svogliato da dietro i cancelli.
Carlo e Salvatore, grazie a Dio, oggi camminano con
noi. Carlo è un uomo di circa 45 anni. È nato a Tor
Bella Monaca, e, come ama ripetere orgogliosamente,
è romano e romanista. Ha un fisico asciutto pur se tarchiato, muscoloso per l’allenamento. È sposato con
figli ma sul punto è piuttosto evasivo. Ha ucciso qualcuno, non ho ben capito chi e perché. Dotato di un’intelligenza acuta e celere, è il vero punto di equilibrio
del gruppo, pur essendo un tipetto tutt’altro che tranquillo. Guarda e valuta, persone, cose e situazioni.
Tuttavia, rimane silenzioso, parla raramente di sé. Se ci
sono tensioni, cerca di mediare, ed è questa la qualità
Foro Romano
27
Le Voci dell’Avvocatura
te e discese, a tratti senza sentiero, tra i campi.
La giornata inizia con le telefonate del gruppo che ha
dormito nella scuola: sollecitano il nostro arrivo.
Eppure siamo assolutamente puntuali, sono le sette in
punto ed abbiamo già usufruito di una buona colazione
da Stefania.
Al bar, dove gli altri stanno terminando il caffè, sussurro a Salvatore di non andare avanti, come al solito:
“qualsiasi giorno tranne oggi”; mi assicura che camminerà con noi. Promessa da marinaio.
Partiamo dal campo sportivo di Gallese e proseguiamo
lungo distese di noccioleti. Qui ci deve essere la tenuta
di Fulco Pratesi. Gerardo parla al telefono con la sua
nipotina, informandosi sull’andamento della suola. Poi
accenna ad una canzone: “I te vojo bene assaie”; è intonato, come la maggior parte dei campani.
Non è certo un giovincello ed è leggermente sovrappeso, ma indossa calzoncini e camicia verde pisello e una
bandana a stelle e strisce sulla testa. La moglie gli ha
comprato questo completino apposta per il nostro pellegrinaggio. Si rivolge ancora alla nipotina: “stai zitta
un attimo, sennò io come faccio a parlà?”. Si telefonano tutti i giorni. Talvolta Gerardo racconta alla piccola
alcune storie, per farla addormentare. Allora tutti noi ci
fermiamo e rimaniamo incantati a sentirlo.
Quando arriviamo a Corchiano siamo già stanchi.
Dopo aver tagliato tra i campi e guadato due ruscelli,
arriviamo, finalmente, a Faleri Novii, antica città etrusca posta sulla Via Amerina, poi conquistata dai
Romani. Le rovine antiche sono spettacolari: un gioiello d’arte e di storia, sconosciuto ai più. Il sole è rovente: vorremmo lasciarci cadere qui, stanchi come siamo,
ma non siamo ancora alla metà del cammino. Qui si
materializza, improvvisamente, il rettore della
Confraternita, insieme alla moglie. Ci hanno raggiunti
in macchina. Sono così cortesi con me da farmi sentire
imbarazzata.
Entriamo nella bellissima chiesa romanica di Santa
Maria Faleria, perfettamente conservata. Le linee sono
purissime e l’acustica è eccezionale. Provo a bassa
voce “Ay Santa Maria”, cantiga ideata da Alfonso El
Stabio, presente, se non erro, nel codex callistinus. La
chiesa è in pietra scura, ha tre arcate curve ed è perfettamente conservata.
Dopo una sosta per mangiare, Salvatore e Carlo decidono di andare avanti da soli. Vengono ad avvertirmi,
memori della promessa di stamattina “tanto siamo
quasi arrivati!”; “non siamo arrivati per niente!”,
replico io, “E VOI DUE NON AVETE LA PIÙ PALLIDA IDEA DI
DOVE ANDARE!” vorrei aggiungere, ma mi trattengo, per
non offenderli. Mentre li guardo avviarsi, mi chiedo se
le difficili condizioni di alloggio del cammino. Ho forzato un po’ la mano, approfittando del buon cuore di
Stefania, permettendomi di imporle tre ospiti, pensando che siamo pellegrini e che Dio le renderà merito di
questa buona azione.
Nel primo pomeriggio arriviamo nella piazza assolata al
centro del paese ove si trova la casa di Stefania. I nostri
zaini sono sudici e il nostro odore non deve essere tra i
migliori. Bussiamo alla porta ed entriamo. Dalla porta,
in realtà, non si accede in una stanza, come sembrerebbe dall’esterno, ma ad un cortile che conduce… al paradiso terrestre! In sostanza, il portone d’ingresso nasconde un giardino italiano immenso, ben curato e verdissimo. Entriamo poi in un raffinato palazzo d’epoca, arredato con gusto ed eleganza. Nelle grandi stanze, con
aria condizionata, troneggiano comodi letti dai lenzuoli
ricamati. Nei bagni, soffici asciugamani profumati.
Siamo intontiti dalla stanchezza e dallo stupore.
Diciamo timidamente a Stefania che non vogliamo
disturbare, abbiamo i sacchi a pelo, dormiremo lì, ma
lei lo esclude perentoriamente. Rosamaria si guarda
intorno, continua a mormorare che siamo stati accolti
da una specie di fata. Una fata buona del cammino.
Andiamo a Messa nella chiesa principale di Gallese;
Padre Moreno fa una toccante predica sul senso dell’ospitalità, sull’accoglienza del pellegrino. Stefania è
accanto a me; sono in una condizione prossima alla
felicità.
O Dio, che portasti fuori il tuo servo Abramo dalla
città di Ur dei Caldei e che fosti la guida del popolo
d’Israele attraverso il deserto,
ti chiediamo di custodirci, noi tuoi servi, che per
amore del tuo nome andiamo pellegrini.
Sii per noi compagno nella marcia,
guida nelle difficoltà, sollievo nella fatica,
difesa nel pericolo, albergo nel Cammino,
ombra nel calore, luce nell’oscurità,
conforto nello scoraggiamento e fermezza nei nostri
propositi perché con la tua guida, giungiamo sani e
salvi al termine del Cammino e, arricchiti di grazia e
di virtù, torniamo illesi alle nostre case,
pieni di salute e perenne allegria.
Peccato quei fiori appassiti ai piedi dell’altare.
Domenica 8 giugno: Gallese-Nepi
Sarà il giorno critico, quello peggiore. Lo sapevo sin da
prima di partire. Avevo fatto il percorso Gallese-Nepi
in diverse domeniche di maggio e avevo dovuto interromperlo varie volte per la fatica. 28 chilometri di sali28
Foro Romano
Le Voci dell’Avvocatura
so i suoi confratelli per la calda ospitalità.
In effetti la sistemazione è spettacolare: tra le migliori
del cammino. Dormiamo in stanzette doppie con vista
sulla valle, fornite di lenzuola e addirittura… il bagno
in camera! Persino gli asciugamani. Mentre scrivo queste righe, tornata tra gli agi della città, mi commuove
pensare quanto poco bastasse per renderci felici.
Nel convento si venera una certa Cecilia Eusepi, terziaria dell’Ordine dei Servi di Maria, morta a Nepi l’1
ottobre 1928, a soli 18 anni. Sembra che si stata una
persona semplice ma meravigliosa, soprattutto nella
malattia. Padre Moreno oggi ha dato un santino a
Rosamaria, dicendole scherzosamente: “Prega per la
beata Cecilia. Guarda che funziona!”.
Mentre sto scrivendo questo diario, tornata a Roma, mi
arriva un sms di Rosamaria: “Mi ha chiamato mio
figlio! Dice che viene a casa per farsi raccontare il pellegrinaggio”, tanti punti esclamativi, “ma allora è vero
che la beata Cecilia funziona!”.
La sera, nella mia stanzetta di Nepi mi sono addormentata pensando di essere finalmente in vista della meta.
Dopo una giornata come quella trascorsa, tutto sembra
più lieve.
questo non sia il loro modo di reagire alla durezza del
cammino, e, soprattutto, alle sistemazioni serali.
Imbocchiamo l’antico basolato dell’Amerina che corre
tra spettacolari tombe falische. È un sito archeologico
di impressionante bellezza, quasi unico nel panorama
italiano. Mentre uno dei volontari narra sulle origini
storiche della via, vengo ripresa perché sto scambiando
due parole con Franco.
Franco è in galera per corruzione, o almeno così dice.
Racconta di aver fatto parte della vecchia Democrazia
Cristiana ed assume di conoscere tutti i maggiori rappresentanti della passata politica: Andreotti, Mancino,
Scotti, Amato. Ha frequentato, ovviamente, anche
Giorgio Napolitano. Ho una spina nel parlare di lui: tra
tutti, mi sembra il più difficile. Non fa altro che parlare delle sue amicizie importanti e credo che abbia litigato persino con i figli. A quanto mi ha riferito Carlo,
non riceve visite da quattro anni. È perennemente al
telefono con qualche pezzo grosso, concordando strategie di politica economica di rilievo europeo, se non
mondiale (i suoi compagni lo chiamano “l’onorevole”).
Continuiamo a camminare: oggi non finisce mai. Ad un
certo punto mi telefona Carlo: si sono persi, lui e
Salvatore. Mi sento morire… abbiamo superato la metà
del percorso e dobbiamo tornare indietro a cercarli, o
comunque interrompere per aspettarli.
Ci fermiamo tutti nei pressi di un ristorante. Uno dei
volontari decide di tornare indietro, mentre noi proseguiamo per l’asfaltata. La scelta si rivelerà un errore. È
pomeriggio inoltrato ma l’afa è ancora opprimente.
Mi sono accorta, con costernazione, che Gerardo non
ne può più. Se si sente male chi lo dice alla nipotina?
Dopo quasi due ore arriviamo ad un bivio. Lì c’è un
volontario vicino ad una macchina che mi offre una
bottiglia d’acqua. Chiedo di dare un passaggio a
Gerardo.
Poco dopo vedo una macchina sorpassarmi velocemente; sul sedile di dietro c’è un passeggero che si sbraccia
fuori dal finestrino: intravedo una bandana a stelle e
strisce. Sorrido dentro di me.
A Nepi riceviamo un’accoglienza finalmente degna di
questo nome. Padre Moreno ha molto insistito affinché
andassimo tutti a dormire presso un convento del suo
ordine: i Servi di Maria nel centro della città. Nepi è
una graziosissima cittadina, si trova vicino all’antico
acquedotto romano, molto ben conservato in questo
tratto. Questa sera c’è una festa rinascimentale; tutto il
paese è in festa e pullula di folla vociante.
Prima di recarci a mangiare andiamo a Messa; padre
Moreno, durante la predica, confida all’assemblea dei
fedeli di sentirsi finalmente a casa e ringrazia commosForo Romano
Lunedì 9 - Martedì 10 giugno:
Nepi-Campagnano-La Storta
Partiamo da Nepi per un lungo tratto di strada asfaltata. Facciamo una breve sosta nei pressi dell’antico
ponte nepesino ma la giornata è piuttosto monotona;
camminiamo per chilometri lungo la provinciale, fino
alla Cassia bis. Qui ci fermiamo ad un bar: abbiamo
appuntamento con il gruppo che è partito da
Radicofani. Non tardano ad arrivare; sono sorridenti.
Melissa, una volontaria che è avvocato a Perugia, mi
corre incontro. Mi ringrazia, mi dice che per lei è stata
un’esperienza indimenticabile. Nel loro gruppo camminano detenuti di varie carceri laziali: ricordo Claudia,
fuori per la prima volta e altri, di cui ho dimenticato il
nome, avendo passato con loro solo poche ore.
Ci immettiamo tutti insieme in un lungo stradello per
Campagnano. Mi metto a parlare con un detenuto straniero del loro gruppo; porta svariate croci al collo; mi
racconta che è dentro per spaccio. Ha avuto quattro
anni per due chili di cocaina. Francamente mi sembra
un po’ bassa come pena… spero che dipenda dal fatto
che non è italiano. Non vorrei che si tratti di un collaboratore.
Comunque sia, cammina con un passo molto lesto,
senza mai smettere di parlare. Io arranco cercando di
ascoltare ciò che dice e di tenere il suo passo. È giovane e secco lui, io no.
29
Le Voci dell’Avvocatura
lucido e addobbato di fiori lo Spedale, in segno di benvenuto.
Alle 19 ci apprestiamo a partecipare alla cerimonia di
accoglienza dei pellegrini: la lavanda dei piedi.
Arrivo a Campagnano con il cuore a mille per lo sforzo. Qui purtroppo il luogo di accoglienza non è dei
migliori. Una scuola comunale, o qualcosa del genere,
ove sono ammassati alla rinfusa materassi di incerto
colore.
Cercando di non scoraggiarmi ne prendo uno e mi
sistemo in una stanza un po’ più ventilata delle altre,
pensando che è l’ultima notte; i bagni non funzionano
e ci si può lavare solo uno alla volta. Al mio ritorno a
Roma mi sono grattata fino a scorticarmi per giorni;
alla fine ho dovuto prendere gli antistaminici per risolvere il prurito. Sono stata attaccata dagli acari e non
sono certa che sia accaduto tra i campi: forse proprio
qui, a Campagnano.
La sera ci raggiunge a cena don Spriano, coordinatore
dei cappellani di Rebibbia; purtroppo è venuto a prendere Padre Moreno per portarlo a Roma, in quanto
domattina dovrà concelebrare alla Messa del Papa.
Mentre saluto Padre Moreno sul bordo della strada
guardando la macchina andare via, mi chiedo come
faremo senza di lui, pur se manca solo un giorno al termine del pellegrinaggio.
La tappa Campagnano-La storta è lunga e caldissima.
Camminiamo tutti insieme (il gruppo di Assisi e il
gruppo di Radicofani) tra campi di grano e arbusti di
more acerbe. Ad un certo punto arriviamo ad una
cascata naturale: alcuni si bagnano vestiti.
Giungiamo a La Storta nel primo pomeriggio; qui prendiamo il trenino in quanto dobbiamo essere a Roma
domattina, in tempo per l’udienza papale del mercoledì.
Sicché, siamo costretti a rinunciare all’ultimo tratto a
piedi, dormiremo tutti insieme a Roma, presso il capitolo
della Confraternita, a Trastevere, Via dei Genovesi 11B.
Nel trenino Carlo e Salvatore fanno un vero e proprio
spettacolino: si prendono in giro l’un l’altro con battute feroci. Molti passeggeri sorridono, piuttosto stupiti
di questo gruppo così sporco ma così allegro. Mentre
sto uscendo dal treno sento Gerardo, dietro di me, che
dice alla gente: “Scusate, fateci passare… abbiamo un
appuntamento con il Papa!”.
L’accoglienza a Roma è meravigliosa: la migliore di
tutto il cammino. Lo Spedale di accoglienza di Roma
ospita i pellegrini che giungono nella città a piedi, percorrendo la Francigena o le antiche vie di cammino, per
una o due notti, a titolo gratuito (nel senso che sono
assolutamente liberi di lasciare un’offerta, se vogliono,
e senza essere visti!).
Anzitutto c’è il rettore, il grande prof. Caucci; poi c’è
Lucia Colarusso e don Paolo Asolan (rispettivamente
priore e cappellano del capitolo di Roma), inoltre, tutti
i volontari, giovani ed entusiasti, che hanno tirato a
La formula è incantevole:
“Siamo felici di accogliervi qui, nel nostro Spedale, a
nome di tutta la nostra Confraternita. Gesù ha lavato i
piedi ai suoi amici e ha insegnato loro a fare altrettanto. Ripeterlo stasera significa che vi accogliamo, come
Lui ci ha insegnato, in spirito di servizio e di amicizia,
gratuitamente. La lavanda ci ricorda che nel pellegrino c’è Gesù Cristo stesso, agisce lo spirito di Gesù. Lo
sappia o non lo sappia colui che cammina, Gesù si
nasconde in lui, cammina con lui, è in lui”.
Mi chino a lavare i piedi delle persone che hanno camminato con me. “Nel nome di Cristo ti accogliamo
nello Spedale di San Giacomo e di San Benedetto
Labre. Che il riposo ti conforti e aumenti la tua forza
per continuare il camino della vita”. È un privilegio
grandissimo: non riesco a trattenere le lacrime. Alberto,
il no-global ateo, mi guarda. Io gli dico: “Alberto,
fammi l’onore di farti lavare i piedi” e lui: “Non posso.
È contro tutto ciò in cui credo, per cui ho vissuto. Però,
siccome sei un’amica, per te e solo per te, mi siedo con
gli altri e vengo a vedere questa cosa che vi piace tanto
fare. Mi siedo con voi”.
Lavo i piedi a Rosamaria, a Padre Moreno, a Carlo,
Salvatore, Gerardo… non ci sono differenze tra noi.
Siamo tutti pellegrini, liberi o detenuti. Siamo un cuor
solo e un’anima sola.
Quando nei giorni a venire mi chiederanno “ma quanti
detenuti c’erano?”, mi parrà innaturale fare conteggi e
distinzioni.
Vado a dormire con Rosamaria pensando che Carlo mi
ha chiesto due o tre volte di poter lavorare come volontario da qualche parte. Gli piacerebbe sentirsi utile, per
riscattarsi da ciò che ha fatto. Ancora oggi, mentre scrivo, mi rammarico di non essere riuscita ad esaudire
questo suo desiderio morale.
Mercoledì 11 giugno: Roma
Arriviamo a San Pietro in largo anticipo. Siamo tanti: i
due gruppi di camminatori, alcune suore di Santa
Cecilia in Trastevere, numerose amiche di Rosamaria
di Castel Madama, il Rettore della Confraternita, i giornalisti di Famiglia Cristiana, la dottoressa Maria
Claudia Di Paolo (Provveditore dell’Amministrazione
Penitenziaria), la dottoressa Palmisano (Giudice in servizio al D.A.P. e una delle direttrici di Rebibbia).
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Foro Romano
Le Voci dell’Avvocatura
te d’acqua, l’una dopo l’altra. La gente mi guarda inorridita. Sento una forte nausea ma continuo ad avere sete.
Entro nel palazzaccio con lo zaino, i miei jeans sporchi
e la maglietta nera sudata. Il poliziotto all’ingresso non
crede che io sia un avvocato, non ho con me il tesserino. Si azzarda ad aprire lo zaino ma subito si ritrae: non
è stupido.
Mi reco all’Ordine degli Avvocati in uno stato pietoso.
Incontro Isabel e Fausto Lanzidei, colonne portanti,
anzi “sopportanti” il Consiglio. Poso lo zaino per terra
e, con un tono forzatamente salottiero, dico: “Sono
venuta a ritirare i compiti di diritto amministrativo a
me assegnati per la correzione”. Silenzio. Si scambiano una lunga, significativa, occhiata. “L’esercitazione è
stata rimandata a dopodomani”, risponde, infine,
Isabel, con tono piatto. Poi mi scruta, con i suoi limpidi occhi chiari: “…ma…stai bene Marina?”. “Oh sì”,
rispondo cercando di apparire noncurante, “ho solo un
po’ sete. Sapete, sono arrivata fin qui da Assisi. A
piedi”.
Nel tornare a casa contemplo la mia città con occhi
nuovi, partecipi; guardo attentamente i barboni, i cani
abbandonati, i rifiuti per terra. Un’intensa consapevolezza mi avvolge: non sarà mai più come prima.
Forse è la giornata più calda dell’anno. Ci sistemiamo
ai lati del palco; ci hanno riservato i posti più vicini al
Papa.
Il sole batte crudelmente e non spira un filo d’aria.
Indosso i miei soliti jeans (“da sera”, per distinguerli
dai pantaloni “da cammino”), che, dopo sette giorni di
pellegrinaggio, sono luridi. Ho anche una maglietta
della confraternita che ho comprato ieri sera allo
Spedale. È pesante e nera, purtroppo. Muoio di sudore:
mi sembra di impazzire.
Il Papa comincia a parlare, viene tradotto in svariate lingue. Non riesco a seguire, sento pulsare la testa.
Passano i minuti, le ore, mi sembra di svenire. Mi verso
la bottiglietta d’acqua in testa. Mi domando se, per caso,
questi sono i sintomi dell’insolazione: la bocca riarsa, la
debolezza molto maggiore di quando camminavo.
Al termine dell’udienza i detenuti vengono chiamati
sul palco dal Papa che li abbraccia uno ad uno. Io sono
molto occupata a non crollare sotto il sole, forse sarà
anche per il calo di tensione.
Ci rechiamo infine presso la tomba di San Pietro ove ci
viene consegnato l’attestato del compiuto cammino.
Un sacerdote del Vaticano ci concede la benedizione
solenne. È finita.
Ci salutiamo e ci scambiamo i numeri di telefono;
rimarremo legatissimi. Torno a piedi allo Spedale e
recupero il motorino; la sete mi impedisce di pensare.
Pima di tornare a casa, come un automa, passo da
Piazza Cavour: entro in un bar e tracanno due bottigliet-
Foro Romano
P.S.: mercoledì 25 giugno 2014 Mi ha chiamato
Salvatore, stracolmo di felicità: dopo 24 anni ha ottenuto la semilibertà! Andrà a lavorare di giorno come
cuoco in un ristorante sulla Casilina. Ultreya!
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Le Voci dell’Avvocatura
I duri anni della gavetta
Franca Brescia
Avvocato del Foro di Roma
Q
uando è arrivata la lettera dell’Ordine degli
Avvocati di Roma che mi annunciava la delibera del Consiglio per la mia iscrizione nell’Albo
degli Avvocati, ho provato una forte emozione.
Finalmente ci ero riuscita!
La data per l’impegno solenne era il 3 aprile, vicinissima e ignota.
Una cerimonia che per me era importante ma per gli
altri colleghi forse meno, una semplice formalità da
sbrigare per poter esercitare la professione, poiché
molti hanno accolto il mio annuncio che avrei prestato
il giuramento con molta indifferenza, quasi freddezza,
tranne per due o tre miei carissimi amici che si sono
congratulati con me.
Dico questo perché, non essendo più giovanissima e
lavorando da anni negli uffici giudiziari, di amici avvocati ne ho parecchi, molti già avvocati mentre io ero
una semplice studentessa lavoratrice.
Ho iniziato a lavorare presso lo studio di un grande
Principe del Foro, l’Avvocato Rocco d’Ambra, classe
1916, appena iscritta all’università giovincella e piena
di entusiasmo.
Certo lavorando e studiando le cose sono state un poco
più complicate e laboriose oltre che faticose.
Lavoravo part time ma, essendo l’Avv. Rocco d’Ambra
già molto grande e malato di parkinson io praticamente dovevo fare di tutto.
Preparare le cause ed i ricorsi in Cassazione era un
lavoro molto laborioso perché oltre che scrivere a mano
e poi ricopiare gli atti con la macchina da scrivere (la
gloriosa Olivetti), dovevo prima leggergli il codice ed i
documenti per imbastire letteralmente l’atto, rileggerlo,
correggerlo e riscriverlo fino a che non era soddisfatto.
Ho avuto la fortuna di lavorare con uno dei più grandi
Avvocati Italiani, un pezzo di storia vivente, medaglia
di Bronzo della Repubblica per il suo trascorso di partigiano e fondatore del Partito Socialista Italiano, allievo di Nenni.
Mi ha raccontato la storia d’Italia, della Seconda
Guerra Mondiale e la nascita della Repubblica in
maniera nuova e realistica, mi ha illustrato come è stata
scritta la Costituzione perché Lui c’era, aveva amici
nella Commissione Costituente, grandi uomini Padri
della Patria, e dell’entusiasmo di quel momento.
Mi ha parlato dell’onore di essere Avvocato, di appartenere a tale categoria; mi diceva di andare avanti sempre a testa alta ed essere orgogliosa della professione
che mi ero scelta, da svolgere con onore e rispetto degli
altri, perché solo rispettando gli altri avrei ottenuto
rispetto.
Un pozzo di storia che mi ha insegnato, oltre a tutti i
segreti del mestiere, anche a preparare i fascicoli per i
Ricorsi in Cassazione cucendoli con il filo di raso
rosso.
Il mio turno di lavoro era di pomeriggio così la mattina
potevo andare all’università e seguire le lezioni, ma,
spessissimo, lo dovevo accompagnare in udienza perché più passava il tempo e a seconda delle giornate,
camminava a fatica, andare in udienza con lui era un
vero spasso.
Si sedeva in fondo all’aula, io presentavo il fascicolo al
Giudice con il verbale scritto da me sotto Sua dettatura, ed immancabilmente il Giudice mi diceva “non è
certo Lei l’Avvocato Rocco d’Ambra”.
Io gli indicavo l’Avvocato che chinava rispettosamente
la testa e sorrideva.
Chinava rispettosamente la testa, lui grande e anziano
Avvocato ossequiava il Giudice magari molto più giovane di lui.
Rimaneva dietro, in fondo all’aula, dove riuscivo a trovare una sedia per farlo accomodare (aveva difficoltà a
stare in piedi), perché immancabilmente il tavolo del
Giudice era pieno di colleghi che sgomitavano per
essere i primi.
Era il lontano 1978 ma studiare e lavorare, dicevo, era
faticoso, perché collaborare con lui ti assorbiva ed
entusiasmava; il tempo per studiare era poco.
Gli anni passavano e nel 1981 io ed il mio futuro marito decidemmo di sposarci; allora i familiari ci pressavano dicendo che ero vecchia e che se dovevo fare dei
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Foro Romano
Le Voci dell’Avvocatura
figli sarebbe stato tardi!!! Avevo appena 27 anni ma per
l’epoca secondo mia madre ero vecchia (una zitella),
oggi le nostre ragazze prima di trenta anni non hanno
neppure l’idea di un figlio.
Di figli ne ho avuti tre, tre splendidi ragazzi, due
maschi e una femmina.
Ho dovuto riprendere a lavorare appena dopo dieci
mesi dalla nascita del primo figlio, quando invece
avevo deciso finalmente di laurearmi; ma la vita e il
bisogno di guadagnare ti fa scegliere quello che fare.
I sogni si accantonano, così sono tornata a lavorare con
un altro grande maesto l’Avv. Federico Lodato (l’Avv.
Rocco d’Ambra era ormai troppo anziano e aveva
lasciato la professione).
L’avv. Lodato mi ha insegnato quello che l’Avvocato
d’Ambra non aveva potuto, anche perché l’Avvocato
Lodato (ex capitano della Guardia di Finanza) è preparatissimo anche in diritto amministrativo, del lavoro e
finanziario.
All’epoca aveva un grosso studio commerciale-legale
dove ho imparato di tutto e dove ho potuto frequentare
quegli uffici che un civilista puro, forse non frequenterà mai, o raramente: le Commissioni Tributarie, il
Consiglio di Stato, il TAR, la Camera di Commercio e
gli Uffici IVA quando ancora le variazioni e le denunce si portavano a mano.
Ancora oggi anche se in pensione, collaboro con lui ed
è il mio confidente, consigliere, amico e punto fermo.
I figli crescevano ed io faticosamente continuavo a
lavorare e studiare, caparbiamente anche perché fortunatamente con l’Avvocato Federico Lodato avevo la
possibilità di svolgere il ruolo di praticante senza
avere la laurea.
Mi sono laureata nel 2005, con il grande Professor
Avvocato Matteo Dell’Oglio, un mese dopo la discussione della tesi in ingegneria informatica del mio primo
figlio; è stato bellissimo condividere con lui i problemi
della correzione della tesi, la stampa fatta nella stessa
tipografia e le sue stesse paure.
Sono arrivata finalmente dopo tanto lavoro e sacrifici
ad iscrivermi come Avvocato a Roma in uno dei Fori
più prestigiosi d’Italia.
Vedere molti colleghi che prendevano l’annuncio del
mio Impegno Solenne con tanta indifferenza mi ha dato
fastidio, sembrava che fosse semplicemente un prassi
necessaria e nulla più, mentre per me era un evento.
Foro Romano
Quando chiedevo cosa si faceva e se potevo portare
qualche parente, amico, mi hanno risposto molto evasivamente: “si, forse, come vuoi, boh neppure mi ricordo”.
Questo detto specialmente dai miei colleghi più giovani.
Solo due colleghi hanno dimostrato entusiasmo e mi
sono stati vicini insieme ai miei familiari, venendo a
sostenermi in un momento così importante, gli avvocati Lodato padre e figlio.
Mi è stato chiesto di scrivere un articolo sulle sensazioni provate nel corso della cerimonia, e solo spiegando
il mio iter forse si riuscirà a capire quanto ciò sia stato
importante per me.
Forse sono stati i miei maestri ad inculcarmi il rispetto,
l’onore e l’amore per il diritto, o mio padre che andava
dicendo a tutti di avere una figlia avvocato quando
ancora avvocato non ero.
Sentimenti forti che non sono più di moda o che forse i
giovani colleghi non hanno avuto la fortuna di sperimentare.
Il fatidico giorno sono entrata in Cassazione senza provare niente, l’atteggiamento evasivo e freddo dei miei
colleghi mi aveva contagiato, l’unica soddisfazione era
far vedere ai miei familiari che ero di casa.
Le prime emozioni sono arrivate quando ho indossato
la toga, mi sono sentita importante, finalmente avvocato tra i tanti colleghi che volenti o nolenti mi avevano
guardato un po’ dall’alto.
Quando sono entrata nell’aula ero fredda, distaccata,
quasi dicessi a me stesssa: “che vuoi che sia, una formalità e basta”! Come mi avevano fatto credere quelli
con cui avevo parlato, ed erano in molti!
I colleghi hanno iniziato a giurare quasi di fretta, desiderosi di finire presto, io diventavo sempre più impassibile, fino a quando non è toccato a me.
“Consapevole della dignità della professione forense e
della sua funzione sociale, mi impegno ad osservare
con lealtà, onore e diligenza…” e sulle parole lealtà e
onore mi sono sciolta, mi sono emozionata, la voce mi
si è rotta e finalmente sono tornata ad apprezzare ed a
rispettare quello che stavo facendo “i doveri della professione di avvocato per i fini della giustizia ed a tutela dell’assistito…”.
Ho pensato ai miei maestri per cui la parola onore valeva e vale moltissimo ed ai miei figli che mi guardavano orgogliosi di avere una mamma avvocato.
Quando mi sono laureata e loro erano già grandi mi
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Le Voci dell’Avvocatura
Sono felice che il nostro Consiglio ci abbia regalato la
pergamena con le parole dell’Impegno Solenne, così
potrò incorniciarla ed appenderla davanti alla scrivania
così ogni volta che alzerò gli occhi rinnoverò il giuramento che ho pronunciato.
dissero: “certo avere una mamma come te non è facile, ci spingi ad andare avanti e a non dire mai non ce
la farò”.
Ultimamente dire “sono avvocato” è a volte difficile, si
è perso il gusto e la dignità di essere avvocato.
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Foro Romano
Le Voci dell’Avvocatura
Finalmente il giuramento
Sara Cuniberti
Avvocato del Foro di Roma
H
con l’esame e l’abilitazione.
Il giorno del giuramento a Roma è stato speciale perché
per me ha significato il coronamento di una vita intera
dedicata a questo obiettivo, di tanti sforzi, di qualche
pianto per sfinimento, di infiniti incoraggiamenti da
parte di mio marito, vero motore della mia vita, di un
grande dolore, come la perdita del mio papà che dunque non ha potuto vedere il mio traguardo raggiunto, di
giornate passate a studiare con i miei bambini intorno
che mi scarabocchiavano i libri, della mia mamma che
ha atteso in silenzio questo momento...
È per tutti questi eventi, forse un po’ inusuali nella vita
di un giovane studente medio, che il giorno del giuramento è stato per me così emozionante.
Auguro a tutti i futuri avvocati, a tutti gli studenti che
vogliono intraprendere questo percorso, di viverlo intensamente, con la voglia di migliorarsi sempre.
o deciso che “avrei fatto l’avvocato” a quattordici anni, quando mi sono iscritta al liceo classico (avevo letto che una volta solo chi aveva
frequentato il classico poteva diventare avvocato...).
Poi la vita ha preso un’altra piega: ho conosciuto quello che sarebbe divenuto mio marito giovanissima, ci
siamo sposati, l’università non era nei miei pensieri.
Quando si ha vent’anni e piomba nella tua vita l’amore, le priorità perdono il loro ordine. Ma, se si è convinti che il proprio destino è in qualche modo scritto chissà dove, si va dritti alla meta.
Così mi sono iscritta alla facoltà di giurisprudenza e ho
terminato il mio percorso di studi in compagnia di due
figli, arrivati nel frattempo. Quando poi mi sono laureata
forse devo aver festeggiato troppo... ed è arrivato il terzo!
Ma l’idea dell’avvocatura non mi abbandonava e ho
comunque continuato con la pratica e poi, finalmente
Foro Romano
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Le Voci dell’Avvocatura
Onore a Giuseppe Guarino
Maestro dell’Avvocatura Romana
Il giorno 23 giugno nella storica Aula Avvocati del Palazzo di Giustizia si è tenuta una toccante Lezione magistrale di deontologia forense da parte dell’Avvocato Giuseppe Guarino nell’ambito del corso ordinario annuale
della Scuola Forense Vittorio Emanuele Orlando. L’iniziativa tende infatti a far incontrare gli allievi della Scuola
con i protagonisti di primissimo piano della professione forense a Roma, dell’Università e delle Istituzioni,
Maestri dell’Avvocatura ancora in piena attività. All’evento, introdotto dal Presidente dell’Ordine degli Avvocati
di Roma, Mauro Vaglio, e dal DIrettore della Scuola Forense Riccardo Bolognesi, hanno partecipato gli Avvocati
Filippo Lubrano, Luigi Medugno e Massimo Colarizzi.
Giuseppe Guarino, nato a Napoli il 15 novembre del 1922, è stato deputato per la Democrazia Cristiana nella X
Legislatura, Ministro delle Finanze nel governo Fanfani VI (1987) e in seguito Ministro dell’Industria, Commercio
e Artigianato nel governo Amato I (1992-1993); è stato l’ultimo Ministro delle Partecipazioni Statali prima della
soppressione a seguito del referendum abrogativo del 1993. Dal 1967 al 1987 è stato sindaco in Banca d’Italia,
Noto giurista, Professore Ordinario di diritto Pubblico all’Università di Roma “La Sapienza”, europeista convinto all’epoca dei Padri Fondatori dell’Unione Europea, Guarino in seguito è diventato un forte critico dell’euro sostenendo tra l’altro l’illeggittimità del Fiscal compact per lui inapplicabile perché, prescrivendo il principio
del pareggio di bilancio a tutti i costi contraddice i Trattati Europei cui si dice di ispirarsi. È autore di numerose pubblicazioni di natura giuridica ed economica.
Scegliete sempre buoni maestri
Riccardo Bolognesi
Direttore della Scuola Forense “Vittorio Emanuele Orlando”
P
er tre anni di seguito, rivolgendo poche parole di
saluto agli Allievi ammessi a frequentare la
Scuola Forense “Vittorio Emanuele Orlando” in
occasione della giornata inaugurale, ho ribadito il
monito di curare la scelta di buoni Maestri.
Non c’è stato mai tempo di aggiungere parole utili a
spiegare meglio il mio invito a cercare modelli positivi
di riferimento.
Ho temuto di non riuscire a trovare definizioni e parole adeguate ad esprimere quel pensiero ed ho pensato
che fosse utile invitare uomini, evidentemente avvocati, che presentandosi e raccontando la loro storia, mi
aiutassero ad incarnare l’idea del buon maestro utilizzando la tecnica didattica dell’esempio.
Non me ne vogliano il Prof. Giuseppe Guarino ed i suoi
notissimi e bravissimi Allievi, che alcuni anni fa furono giovanissimi cassazionisti per esame, se la proposta
di tenere una lezione deontologica non voleva solo
celebrarli e conferire l’ennesimo meritato premio o
riconoscimento.
Confesso a tutti l’intenzione deliberata di “usare” i protagonisti di questo appuntamento, che è didattico e
deontologico, per indicare ai giovani come può essere
vissuta ed amata un’esperienza professionale quando
ad essa ci introducano uomini dotati di conoscenze,
competenze e tecnica ma che siano anche esempio di
impegno costante, di sacrificio e di grande umanità.
Non ci sono aforismi o parole che possano interpretare
meglio delle testimonianze che oggi potremo ascoltare i
valori di una vita spesa nella professione. Nessuna Scuola
può insegnare ciò che si impara lavorando e, nella nostra
professione, vivendo accanto ad un buon Maestro.
Forse è tornato il tempo di investire energie e mezzi
nella scuola e nella formazione, quella vera, non quella a punti.
L’ignoranza è madre di ogni male, affermava F.
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Foro Romano
Le Voci dell’Avvocatura
Rabelais.
Nelle aule di giustizia spesso incontriamo uomini che
pensano di “sapere” perché conoscono e citano a
memoria norme e precedenti giurisprudenziali, possiedono sopraffini tecniche difensive e doti di eloquenza.
Sono tecnici del diritto non sono giuristi, non sono
avvocati.
Essere giuristi ed avvocati significa avere una cultura ed
una sensibilità che si spingono ben oltre gli angusti limiti delle norme da applicare alla fattispecie concreta.
Non voglio contraddire la premessa del mio saluto
introduttivo cercando altre parole e definizioni, ma
prima di ascoltare le preziose testimonianze dei nostri
prestigiosi Maestri lasciatemi solo citare Quintiliano,
perché la nostra Scuola Forense istituzionale non
dimentichi le sue antiche radici:
“Il Maestro assuma prima di tutto verso i suoi discepoli i sentimenti di un genitore e creda di succedere al
posto di coloro che gli hanno affidato i figli. Egli stes-
so non abbia e non permetta vizi. … Parli moltissimo
di ciò che è buono e onesto; infatti quanto più spesso
ammonirà, tanto più raramente castigherà. Non sia
affatto iroso né trascuri quelle cose che sono da biasimare; sia chiaro nell’insegnare, lavoratore assiduo
piuttosto che eccessivo. Risponda volentieri a quelli
che lo interrogano, si rivolga di sua iniziativa a quelli
che non lo fanno. Riguardo alle risposte date dagli
alunni e che gli sembrano degne di lode non sia avaro
né prodigo, poiché l’avarizia (di parole di lode) genera la noia per il lavoro; la prodigalità, presunzione …
(il Maestro) dica ogni giorno qualcosa, anzi molte cose
che poi quelli che lo ascoltano ripetano tra di sé. Infatti
dalla lettura tanti esempi da imitare si possono trarre
ma di più nutre la voce e specialmente (la voce) di quel
precettore che i discepoli, se sono stati rettamente
istruiti, amano e rispettano. È difficile dire quanto più
volentieri imitiamo coloro verso i quali siamo ben
disposti”.
Una scuola per l’Avvocatura
Massimo Colarizi, Filippo Lubrano, Luigi Medugno
Avvocati del Foro di Roma
N
ell’iniziativa assunta dal Consiglio dell’Ordine
degli Avvocati di Roma di consegnare un riconoscimento al Professor Giuseppe Guarino
quale Maestro dell’Avvo-catura Romana, siamo probabilmente noi i più titolati a rendere testimonianza, nella
nostra qualità di allievi di quella Scuola che, iniziata
nel lontano 1962, ha consolidato nel tempo la formazione di tanti professionisti nel campo della giustizia
amministrativa.
L’occasione di oggi ci ha riportato alla mente gli anni
della nostra presenza presso lo Studio del Professore
nei distinti e successivi ruoli di praticanti, dapprima, di
procuratori legali ed avvocati poi (a quei tempi c’era
ancora la distinzione tra le due categorie), di avvocati
cassazionisti da ultimo.
Noi tutti – ancorché in momenti diversi per ovvi motivi anagrafici – abbiamo acquisito i nostri titoli professionali (segnatamente quelli di avvocato ed avvocato
cassazionista) tramite il superamento degli esami di
stato previsti nell’ordinamento forense. Ciò corrispon-
Foro Romano
deva ad una regola della “Scuola” – non certamente
imposta, ma caldamente raccomandata e, nel tempo,
data per acquisita – finalizzata alla ottimizzazione della
organizzazione professionale ed alla responsabilizzazione di ciascun allievo al massimo livello: regola
quasi necessitata per colui (Filippo Lubrano) che primo
tra noi (1962) ebbe a frequentare lo Studio, stante l’assetto della Giustizia amministrativa, all’epoca ordinata
in unico grado; regola, comunque, rimasta ben salda
anche dopo l’avvento dei Tribunali amministrativi
regionali, in ragione della competenza in grado di
appello del Consiglio di Stato.
Ciascuno di noi allievi ha collaborato con il Prof.
Guarino per circa dieci anni (Filippo Lubrano dal 1962
al 1972; Luigi Medugno e Massimo Colarizi dal 1971
al 1980), maturando in questo lasso temporale una
esperienza professionale difficilmente eguagliabile,
che ha costituto un basilare pilastro per la professione
di poi avviata in forma autonoma nei nostri Studi.
Il contatto quotidiano con il Professore – sia a studio che
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Le Voci dell’Avvocatura
in occasione delle udienze di discussione alle quali assistevamo anche in veste di spettatori – ha alimentato
costantemente la nostra preparazione, fornendoci innumerevoli spunti di riflessione ed occasioni di approfondimento. La revisione dei testi da noi stilati era un atteso
momento di confronto, mai condotto dal nostro Maestro
su base autoritaria, ma sempre attraverso il rigore della
logica e la persuasione dell’argomento. Il prof. Guarino
non era alieno dal sollecitare sulla maggior parte delle
questioni più importanti e delicate l’apporto di tutto lo
staff dei collaboratori, incentivando quella dialettica
interna allo studio che ha costituito nel tempo una indubbia caratteristica della sua organizzazione ed un pregnante stimolo al nostro accrescimento individuale.
Difficilmente vi erano pratiche, acquisite allo Studio
che, da chiunque degli allievi seguite, non fossero note
agli altri quantomeno negli aspetti essenziali.
Sono stati, indubbiamente, anni entusiasmanti da ogni
punto di vista, nei quali la “squadra” degli allievi
(composta da noi tre e dagli indimenticabili amici e
colleghi Paolo Mercuri e Marco Vitucci, prematuramente purtroppo scomparsi), ha costituito per ciascuno
di noi motivo di orgoglio ed affermazione del “senso di
appartenenza”.
Il Professore non è stato per noi soltanto il Maestro
della e nella professione; egli non ha mai mancato di
affiancare a questa funzione la dote della vicinanza
umana, sempre discretamente manifestata, ma, proprio
per questo, tanto più gradita. Pur nella differenza dei
ruoli, ciascuno di noi ha sempre avvertito nel
Professore un sicuro riferimento al quale relazionarsi
nei momenti difficili, nella certezza della saggezza dei
suoi consigli e nel conforto della sua partecipazione.
Un Maestro, dunque, a “tutto tondo” che ha sempre
saputo sapientemente dosare i giusti ingredienti per la
formazione dei suoi discepoli.
Lo possono testimoniare, pur nella diversità delle loro
esperienze (di più breve durata e, il più delle volte, già
maturate anche in ambiti diversi), i numerosi altri colleghi che, negli anni successivi alla nostra autonomizzazione, hanno avuto modo di collaborare con lui nello
“storico” Studio di Piazza Borghese n. 3, oggi affidato
all’impegno di Andrea, degno continuatore della tradizione paterna.
Le dieci virtù dell’Avvocatura
Giuseppe Guarino
Avvocato del Foro di Roma
Testo integrale del saluto porto dall’Avv. Giuseppe Guarino il giorno 20 dicembre 1997 nell’Aula Magna del
Palazzo di Giustizia in occasione della cerimonia della consegna delle medaglie ricordo agli Avvocati iscritti da
50 e 60 anni.
S
ì, sono commosso. Non potrei negarlo. È gratificante vedere il primo nel tempo dei propri collaboratori Presidente del Consiglio dell’Ordine,
eletto con così grande prestigio. Il tono affettuoso della
presentazione di Filippo Lubrano ha fatto rivivere anni
lontani. Lubrano ha ricordato una mia antica e pericolosa abitudine di indicare ai giovani quale attività fosse
loro più congeniale. Quante volte mi sono sentito ripetere: “Professore, ricorda quel giorno in cui Lei mi ha
detto…”. A sentire una frase come questa sempre mi
sono messo a tremare. Ma a stare alle attestazioni il
risultato è stato generalmente buono, anzi ottimo.
Quelli negativi probabilmente mi sono stati taciuti.
Con questo stesso spirito mi sentirei di dire ai giovani
che oggi mi ascoltano e che si affacciano alla nostra
professione: avete fatto una scelta giusta. È una persuasione che si aggiunge all’augurio. Si premiano giovani
avvocati. E nella stessa cerimonia si conferiscono
medaglie agli avvocati con cinquanta e sessanta anni di
esercizio professionale. Quale occasione più adatta per
riflettere su una attività che ha caratterizzato la nostra
vita e per spiegare ai giovani ciò che li attende? Un
grande professore che era nello stesso tempo un avvocato celebre, Piero Calamandrei, negli anni ’40 pubbli38
Foro Romano
Le Voci dell’Avvocatura
cò un libro bellissimo: l’elogio dei giudici scritto da un
avvocato. Non c’è ancora un elogio degli avvocati
scritto da un giudice. Ma non è l’elogio di un avvocato
detto da un avvocato il tema che voglio svolgere. Il
tema è leggermente diverso, quello dell’elogio dell’avvocatura, parlare di ciò che la nostra professione dà e
può dare a ciascun avvocato.
Fui sorpreso dai benefici della professione sin dai primi
anni della mia attività. Mi venne fatto di elencare dieci
virtù dell’avvocatura. Poi a tutte le cose si fa l’abitudine e l’elenco mi uscì di memoria. Oggi ho cercato di
ricostruirlo. Ve lo espongo, sperando di non incorrere in
gravi omissioni. Non vi attendete un approfondimento
scientifico od il paludamento accademico. Ad una celebrazione meglio si conviene il tono leggero. Ma le affermazioni fatte scherzevolmente sono talvolta le più vere.
Dividerei le virtù in private e pubbliche, le prime giovano al professionista come uomo singolo, le seconde
riguardano la proiezione verso la società. Tra queste
ultime dovrebbe essere compresa, anzi collocata al
primo posto, quella fondamentale, della essenziale collaborazione ai compiti di giustizia. Non ne parlo, perché
notissima e incontroversa. Mentre le dieci virtù di cui
farò cenno sono meno conosciute. Le si apprezza solo
quando si vive la professione dall’interno. Se ne parla
poco, è soprattutto un bilancio che ciascuno fa per sé.
Al primo posto delle virtù private collocherei la buona
salute, intendo proprio la salute fisica, come frutto e
risultato della professione. Basta enunciarla, per persuadersi che di questa virtù (virtù sta qui e in tutti gli
altri casi nel significato antico e popolare di “capacità
di produrre il risultato”) nessuno può dubitare. Ne è
prova il fatto stesso che sia così folto il gruppo degli
avvocati con cinquanta e anche con sessanta anni di
esercizio professionale. Ognuno di noi ha esperienza di
avvocati centenari o quasi, che ancora esercitavano con
dignità: come non ricordare tra gli amministrativisti
Sciacca, Fragola, Gustavo Iangrosso?
La ragione di questa virtù si spiega agevolmente. Si insegna che per mantenersi in forma in qualsiasi età bisogna
ogni mattina fare almeno una diecina di minuti di ginnastica: flessioni, salti, elevazioni di braccia e gambe e
cose simili. Gli avvocati non ne hanno bisogno, vi provvede la professione. Il loro mestiere non è soltanto riflettere, ragionare, parlare. È innanzitutto correre. Correre
da una sede giudiziaria all’altra, da un piano all’altro,
Foro Romano
passeggiare nelle sale di attesa, scattare quando si è chiamati. Tanti piccoli esercizi che messi insieme formano
un allenamento giornaliero continuo e imponente.
Al secondo posto elencherei la salute psichica. La
mente dell’avvocato è stimolata ad una attività continua. Mi dicono che agli anziani per mantenersi svegli
sono suggerite le parole incrociate. Risolvere i “puzzles” del diritto è molto di più delle parole incrociate,
della caccia agli errori, dei rebus. Mettere insieme le
varie leggi, ed è già un problema talvolta il semplicemente capirle, combinare le leggi con i principi, integrare con la giurisprudenza, far quadrare il tutto con
tesi che siano conformi con l’interesse del cliente, non
è cosa da poco. E i problemi non sono sempre gli stessi: ogni questione è un caso a sé, per cui non solo vi è
la complessità dei giochi, vi è la loro varietà, il rinnovato interesse a risolverli.
Al terzo posto collocherei una virtù di cui ho fatto una
esperienza diretta, la capacità di guarire qualche malanno personale. Per me è stato così per il mal di gola, di
cui soffrivo dall’infanzia. Con l’avvocatura è scomparso. E lo spiego, perché il continuo discorrere e l’oratoria mantengono la gola in continuo esercizio, la rendono pulita.
La quarta virtù è quella che meno appare all’esterno,
ma è effettiva e tra tutte forse la più benefica. Nella
lunga vita ciascuno attraversa momenti difficili, talvolta drammatici. La professione aiuta a superarli. La professione richiede un impegno intenso, totale. Vi sono
termini che scadono, decisioni da prendere, risposte da
dare con urgenza. E poi vi è il rapporto con il cliente.
Ogni questione ha il suo livello adatto di avvocato.
Perciò il rapporto clienteavvocato è identico a tutti i
livelli. È un rapporto che si basa sulla fiducia. Il cliente che ancora non conosce l’avvocato cui si è rivolto,
vuole persuadersi che ha compiuto una scelta felice.
Comincia così l’opera di “flabellazione” nei confronti
dell’avvocato. L’avvocato deve stare al gioco. Deve
dare il meglio di sé, dimostrare al cliente che lo loda
che ha tutte le qualità che il cliente sperava che lui
avesse. La scena assorbe l’avvocato con tutte le sue
energie intellettive. Non v’è spazio per altro. Le pene, i
dolori, le preoccupazioni vengono accantonati. Quando
la sera le luci dello studio si spengono, i pensieri
riprendono il sopravvento, ma la mente è più serena, li
affronta con lucidità maggiore.
39
Le Voci dell’Avvocatura
Il rapporto con il cliente conduce al principio fondamentale che regola la professione: il divieto di concorrenza economica. Non possono essere applicati onorari
inferiori ai minimi fissati dagli organi professionali.
Una remunerazione vile non garantirebbe il cliente. Sul
versante dell’avvocato, ciò significa che se l’attività
viene svolta con intelligenza, probità, professionalità,
una remunerazione adeguata può considerarsi una prospettiva prevedibile e normale. L’avvocatura probabilmente non rende ricchi, ma può assicurare una vita
agiata, comunque decorosa.
E con ciò ci siamo avvicinati alle virtù pubbliche. Tra
queste il primo posto spetta al senso di misura.
L’avvocato sa che non è mai l’unico depositario della
verità. Alla sua tesi si contrappone sempre e necessariamente quella di un altro avvocato. Egli possiede, per
essere esatti, solo la metà della verità. L’avvocato è quindi per sua natura tollerante. Non vi sono esempi di avvocati che siano divenuti dittatori: ciò sarà possibile per
professori, per giudici, per generali, mai per avvocati.
Poiché la verità legale è solo quella del giudice, entra
presto a comporre il carattere dell’avvocato una seconda qualità, indotta dalla professione: quella di accettare
il risultato e di rispettarlo, anche se non favorevole. Si
vincono talvolta le cause che si dovrebbero perdere, si
perdono quelle che si immagina di vincere. Non è un
problema: fa parte della professione. Né si può avercela con i giudici, che saranno lì ad emettere il verdetto
anche in prossime questioni. Non si può turbarli, perché ciò risulterebbe contrario all’interesse del cliente.
Gli avvocati sono abituati quotidianamente a ricevere
ordini dai giudici: avvocato parli poco, il collegio è già
informato, l’udienza è sospesa e così via. I magistrati
sono pieni di comprensione per le esigenze degli avvocati. Ma sta di fatto che sono solo i giudici a detenere il
bastone del comando; gli avvocati stanno sempre dall’altra parte.
La terza virtù pubblica (ed è già l’ottava) è una distinta qualità che la professione induce nell’avvocato, ed è
una qualità che si collega a quanto or ora si è detto e
che tende ad un effetto di bilanciamento. Se la verità è
solo quella del giudice, l’avvocato si rende rapidamente conto che il suo compito non consiste nell’esporre
delle grandi teorie, bensì solo nel persuadere il collegio
od il giudice singolo. Come l’oratoria deve mutare
secondo la vastità e le caratteristiche acustiche della
sala, così l’argomentazione deve adeguarsi alle qualità
del giudice che si ha di fronte. Il tono che andrebbe
bene per l’uno, può riuscire del tutto inappropriato per
l’altro. Adolfo Thiers, che era stato anche un grande
avvocato, eletto alla Camera dei Deputati, registrò un
fiasco completo nei suoi primi interventi. Ne comprese
la ragione: si era rivolto all’Assemblea, mentre bisognava parlare ai deputati. Era necessario che le parole
toccassero i deputati, ciascuno di loro, singolarmente.
Così è con i giudici. Non si parla al Collegio, ma ai
magistrati che lo compongono. L’avvocato non può
essere né teorico, né astratto. Sua caratteristica è l’adeguatezza.
Per tale necessità di concretezza l’avvocato è uno
esploratore della modernità. Il sistema giuridico muta
in modo incessante. Così come per gli uomini e tutti gli
esseri viventi, già nel momento successivo il sistema
non è più eguale a quello che era nel momento immediatamente anteriore. Entrano in vigore nuove leggi, si
formano nuovi principi, muta la società. L’avvocato
coglie quanto di nuovo viene manifestandosi anche nei
rapporti più antichi, lo riveste di formule giuridiche e lo
sottopone al giudice. Di qui l’importanza del “fatto”
nella impostazione delle questioni. Evidenziare una
particolarità in precedenza trascurata dalla giurisprudenza e dalla dottrina è scoprire un aspetto nuovo della
realtà. In questo universo che è in continua formazione,
quale è il mondo del diritto, gli avvocati, tutti gli avvocati, sono sempre in prima linea. L’avvocato è per
necessità professionale un uomo “moderno”.
E giungiamo all’ultima delle virtù che mi sono proposto di illustrarvi. L’ultima dell’elenco, ma vi è la certezza che ve ne sono anche delle altre. L’ultima, ma non la
meno importante. Alludo all’indipendenza. Un osservatore accorto della realtà, che conosceva il mondo, era
stato segretario di cardinali e dell’imperatore, segretario del concilio e di un anticoncilio, ed è poi divenuto
Papa, autore di romanzi e di una autobiografia che è
una delle più importanti testimonianze della sua epoca,
mi riferisco a Pio II, Enea Silvio Piccolomini, aveva
descritto in modo abbastanza paradossale il mondo del
diritto. Egli vedeva la clientela come cacciagione; i
magistrati, i cancellieri, i segretari come i preposti alla
caccia che convogliano la cacciagione verso i cacciatori; i cacciatori sarebbero gli avvocati. In questa visione
vi è qualcosa di vero. La clientela arriva all’avvocato
40
Foro Romano
Le Voci dell’Avvocatura
per vie misteriose. È bene che l’avvocato eviti di legarsi ad un unico cliente o di avere dei clienti dominanti.
In tal caso perde la sua libertà. Tanto più egli è efficace quanto più è sereno e distaccato. La indipendenza,
anche nei confronti del cliente e della singola questione, è una condizione indispensabile per l’esercizio
della professione. Nessuno può essere avvocato in
causa propria. Il giudizio e le decisioni non devono
essere influenzate da interessi estranei quali la prospettiva di guadagno, la conservazione del cliente, il prestigio del caso. Gli interessi estranei turbano la lucidità.
Ponete ora insieme queste qualità indotte dalla professione, la tolleranza, la serena accettazione dei risultati,
l’adeguatezza, la propensione alla modernità, l’indipendenza e constaterete che queste sono proprio le
caratteristiche che si richiedono al cittadino nei regimi
democratici. Gli avvocati hanno svolto ruoli importanti nei periodi di formazione dei regimi democratici. Lì
dove sono divenuti dominanti i partiti, sono stati emarginati, perché i partiti esigono ubbidienza che è qualità
che con l’indipendenza confligge. Enrico De Nicola,
avvocato grandissimo, tra i primi ad introdurre uno
stile asciutto e rigoroso nell’eloquenza penale, che
aveva ricoperto tutte le più alte cariche pubbliche,
deputato, presidente di assemblea, capo provvisorio
dello Stato, Presidente della Corte Costituzionale,
affermava che dalla toga si scende e non si sale.
Potrebbe sembrare una affermazione retorica, ma è
cosa vera. L’indipendenza che è condizione essenziale
ed insieme frutto dell’Avvocatura, è un beneficio di
pregio così elevato, che nessun onore, nessuna responsabilità è in grado di eguagliare.
Le virtù dell’Avvocatura consistono in benefici che la
professione può procurare. Ma bisogna saperseli meritare. Si esigono studio, impegno, sacrificio. Ma su due
condizioni soprattutto vorrei richiamare l’attenzione:
l’umiltà ed il rigore deontologico.
Nella nostra professione non vi sono dipendenti, ma solo
collaboratori. I compiti che devono svolgersi in un qualsiasi studio professionale hanno natura diversa, ma hanno
tutti pari dignità. I compiti di segreteria, la formazione dei
fascicoli, la loro tenuta regolare, lo scadenziere, le notifi-
Foro Romano
che, gli stessi modi con cui si risponde al telefono, non
sono meno importanti della redazione degli atti e delle
discussioni. Il risultato è frutto di un lavoro collettivo, al
quale tutti devono partecipare con eguale impegno. Il
lavoro solitario diviene sempre più raro e meno proficuo.
È essenziale creare lo spirito di gruppo.
L’altra condizione è il rigore deontologico. La deontologia è l’insieme delle regole, sulle quali poggia l’affidabilità del professionista. Regole di probità e di scrupolosità nei rapporti con il cliente, di correttezza e di
reciproco rispetto nei rapporti con i colleghi, con gli
uffici giudiziari, con i magistrati. Bisogna avere una
buona scuola. Personalmente ho avuto la fortuna di
essere stato per sette anni in studio con Leopoldo
Piccardi, eminente figura di giurista, prima magistrato
poi altissimo avvocato. Massimo era il suo rigore professionale e se c’è una cosa di cui potrei menar vanto è
di aver non solo trasferito tale rigore nel mio studio, ma
di averlo trasmesso ai molti studi, più di uno di rilievo
nazionale quale quello di Filippo Lubrano, che dal mio
sono germinati.
Dieci virtù, ma ve ne sono altre avevo detto. Ed eccone subito una, aggiuntiva. Guardiamoci intorno: la
nostra è una professione nella quale non si va mai in
pensione. Anche altre attività usano cerimonie come la
nostra. Si conferisce una medaglia a chi abbia lavorato
per trenta o quaranta anni. Poi, con molti applausi e ringraziamenti, con cortesia ma con fermezza, si accompagna l’onorato alla porta. Da noi si riceve la medaglia
e si continua. Si premiano i cinquanta anni di esercizio,
ma anche i sessanta. Diamoci dunque un appuntamento, tutti, tra dieci anni. E riconosciamo che la medaglia
che ci è stata consegnata spetta non a noi, ma idealmente alla professione che ci ha formato e che ci ha resi
quali oggi siamo. E soprattutto per questo, e non solo
per la cerimonia così bene organizzata e che si è svolta
in modo così felice, esprimiamo al Consiglio
dell’Ordine ed al suo illustre Presidente, ed al
Consiglio Nazionale del pari qui autorevolmente rappresentato, il nostro più fervido ringraziamento perché
in questi organismi la professione trova visibile espressione e da essi riceve vivificazione e sostegno.
41
Attualità Forensi
Relazione annuale in rappresentanza dell’Avvocatura
distrettuale sull’attuale stato della Giustizia italiana
Inaugurazione dell’Anno Giudiziario della Corte di Appello di Roma – 25 gennaio 2014
Mauro Vaglio
Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma
Il Presidente Mauro Vaglio ha partecipato, insieme al Consigliere Segretario Pietro Di Tosto e al Consigliere
Tesoriere Antonino Galletti, all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario della Corte di Appello di Roma tenutasi il
giorno 25 gennaio.
In tale occasione ha svolto la relazione annuale in rappresentanza dell’Avvocatura distrettuale sull’attuale stato
della Giustizia italiana, illustrando il documento predisposto dall’Organismo Unitario dell’Avvocatura in accordo con le altre rappresentanze dell’Avvocatura.
I
ll.mo Sig. Presidente, Ill.mo Signor Procuratore
Generale, Signori componenti della Corte
d’Appello, Signori componenti della Procura
Generale, Signor Avvocato Generale dello Stato,
Signori rappresentanti del Ministro della Giustizia e del
C.S.M., Signori Magistrati, Signori rappresentanti delle
Forze dell’ordine, Autorità tutte, Colleghe e Colleghi,
l’Avvocatura del Distretto – mio tramite – porta oggi
un messaggio di ferma protesta per lo stato e le condizioni in cui versa la Giustizia e denuncia un persistente attacco alla funzione e alla rilevanza costituzionale
della professione di Avvocato.
Nei Distretti di Corte d’Appello di tutta Italia, i
Presidenti degli Ordini degli Avvocati stanno illustrando contemporaneamente gli stessi contenuti di questo
documento, concordato tra l’Organismo Unitario
dell’Avvocatura e le altre rappresentanze dell’Avvocatura.
Assistiamo da anni a un inaccettabile ricorso a provvedimenti che sembrerebbero “emergenziali” ma che
appartengono invece ad una politica giudiziaria, molto
organica, indirizzata a scoraggiare l’accesso alla giustizia e presentata come la soluzione di tutti i nostri problemi. Il filo conduttore del lungo elenco di interventi
spot sembra proprio essere lo smantellamento della
giurisdizione pubblica giustificato da una sbandierata,
ma in realtà inefficace, messa in efficienza del sistema.
Solo a titolo indicativo ricordo che negli ultimi 8 anni
si sono susseguiti 17 interventi legislativi sul processo
civile, ma i tempi di durata media dei procedimenti
sono aumentati di due anni.
Emerge palese, quindi, la volontà di scoraggiare l’accesso dei cittadini alla tutela giudiziaria, cioè la trasformazione di un diritto costituzionale in un “privilegio”
per coloro che, in virtù delle loro condizioni economiche, possono permettersi il pagamento degli onerosi tributi imposti per ricorrervi.
A questo riguardo, evidenzio che i costi di accesso alla
giurisdizione civile, prendendo a parametro il contributo unificato pagato dal 2002 al 2012, sono lievitati del
55,62% per il primo grado, del 119,15% in appello e
del 182,67% in Cassazione.
A questo riguardo non posso esimermi dal menzionare
l’ultimo aumento della marca notifiche di cancelleria,
richiesta al momento dell’iscrizione a ruolo delle
cause, da 8 a 27 euro, pari al 340%. Peccato però che le
notifiche dei biglietti di cancelleria sono ormai tutte
effettuate a mezzo PEC e, perciò, a costo zero.
Non può più esser tollerata, poi, la mancata interlocuzione con l’Avvocatura sia del Ministro di Giustizia,
che si sottrae continuamente al confronto, sia del
Parlamento, ormai fortemente svuotato delle proprie
funzioni.
Ma andiamo nel merito del problema e individuiamo
alcuni snodi di questa emergenza.
Ad avviso dell’Avvocatura e nell’interesse del Paese, è
necessario che lo Stato:
- faccia autogestire alla giustizia le risorse che produce, che sono ingenti;
- si adoperi affinché Magistrati e personale di cancel42
Foro Romano
Attualità Forensi
leria siano di numero adeguato alle necessità, ricorrendo ai rilevanti incassi che realizza con il contributo unificato, alla notevole imposta di registro che
incassa sui provvedimenti e a tutti gli altri proventi
che riscuote grazie alla gestione del processo civile,
oggi dirottati verso altri Ministeri;
- eserciti uno stretto controllo sulla produttività, qualità ed efficacia dell’attività svolta dagli uffici giudiziari e degli stessi magistrati;
- smetta di adottare provvedimenti di mera “deterrenza” (filtri alle impugnazioni, sanzioni patrimoniali
agli avvocati per le cause ritenute temerarie, ostacoli vari all’accesso, ecc..).
Vogliamo, quindi, in questa sede aggiungere un ulteriore contributo di proposte: se lo Stato intende rinunciare
alla gestione complessiva della giurisdizione, lo dica
chiaramente. L’Avvocatura Italiana, nell’esercizio della
propria funzione costituzionale e sociale, è pronta, nel
processo civile, a soddisfare la “domanda” di giustizia,
attraverso seri strumenti di risoluzione alternativa delle
controversie, più volte chiesti e proposti, quali:
a) negoziazione assistita obbligatoriamente dall’avvocato, con attribuzione all’accordo, previa omologa giudiziale, del valore di sentenza, prevedendo incentivi
fiscali ed escludendo ulteriori costosi passaggi (quali
autentiche notarili per le trascrizioni);
b) istituzione di camere arbitrali presso gli ordini
forensi, che possano garantire – in materie e valori
determinati, quanto meno nella fase iniziale – un procedimento condotto da un arbitro avvocato, celere e a
costo ragionevole, assistito da agevolazioni fiscali,
nonché adeguata qualità, attribuendo a tali camere arbitrali (ovvero agli avvocati) la competenza ad emettere
decreti ingiuntivi e alle stesse camere arbitrali la competenza ad occuparsi dell’arretrato civile;
c) incentivazione, anche fiscale, del ricorso alla procedura arbitrale, con riserva delle funzioni arbitrali agli
avvocati, contenimento dei costi, favore per l’arbitro
unico, disciplina dei compensi previsti per gli arbitri,
durata massima di otto mesi della procedura arbitrale
ed effetto devolutivo pieno dell’impugnazione del
lodo, da proporsi dinanzi ai Tribunali, con modifica
degli artt. 827 e seguenti c.p.c..
Quanto alla Giustizia penale, l’Avvocatura unitariamente:
• stigmatizza gli ultimi provvedimenti legislativi che
Foro Romano
hanno determinato uno svilimento in termini economici della figura del difensore d’ufficio, che comporterà una cancellazione collettiva dagli elenchi di
riferimento e, quindi, la riduzione di tutela per i non
abbienti;
• sollecita la revisione delle condotte che realmente
necessitano della applicazione della sanzione penale, favorendo misure alternative alla detenzione,
ampliando la gamma dei reati e dell’entità della
pena a seguito della quale si possa accedere alle
misure alternative;
• raccomanda, relativamente alla detenzione domiciliare, di coordinare l’esistente normativa con la
prossima novella relativa all’istituzione della pena
autonoma della detenzione domiciliare;
• auspica l’applicazione dell’istituto della messa alla
prova anche agli imputati maggiorenni, vista la
positiva esperienza nel processo a carico dei minori;
• propone di dibattere sulla modifica dell’art.112
Cost., che prevede la obbligatorietà dell’azione
penale, in favore della eventuale discrezionalità;
• evidenzia l’inderogabile necessità di dare attuazione
delle direttive europee tendenti alla diminuzione nel
massimo delle ipotesi e della durata della custodia
cautelare, rivedendo, comunque, la durata massima
delle misure ex art. 303 c.p.p., e ponendo attenzione
e rigore nell’applicazione della misura restrittiva in
carcere, con incremento delle misure interdittive;
• avverte che eventuali provvedimenti di amnistia ed
indulto siano accompagnati – per evitarne l’inefficacia – da una seria riforma globale del sistema
delle pene e dell’allocazione delle stesse.
Sulla riorganizzazione del sistema, come previsto
dall’Avvocatura, sono emerse gravissime criticità nei
provvedimenti di revisione della geografia giudiziaria.
Per citare le più evidenti:
a) la mancata previsione di un regime transitorio ha
paralizzato per mesi, ed in alcune sedi ancora paralizza, ogni attività, con frequente congelamento (di fatto o
formale) dei ruoli, con rinvii generalizzati, sovente
superiori all’anno, a causa dell’aumento del carico di
lavoro contrapposto alla effettiva diminuzione di risorse, sia di locali che d’organico di magistrati e amministrativi;
b) l’inadeguatezza delle strutture dei Tribunali accor-
43
Attualità Forensi
panti ad ospitare quelli accorpati ha determinato il
sovraffollamento di aule di udienza e Cancellerie e
l’impossibilità per queste ultime di lavorare regolarmente, garantendo l’espletamento, anche quotidiano,
del servizio;
c) quasi tutti i locali che un tempo ospitavano i
Tribunali soppressi continuano ad essere utilizzati, per
l’impossibilità di trasferire tutti i fascicoli nei Tribunali
accorpanti, come archivio, in violazione dell’art. 8
D.Lgs. 155/2012, che subordinava la possibilità di utilizzarli temporaneamente alla emissione di specifico
decreto ministeriale, non intervenuta: il tutto con
aggravio di spese per manutenzione, custodia, pagamento di utenze, canoni locazione di locali che, al contrario, dovevano essere dismessi dal 14 settembre
2013. Su questo tema, rimando alla relazione scritta per
gli ulteriori argomenti che ne hanno decretato quasi
ovunque il fallimento.
La gravità e la molteplicità degli inconvenienti registrati impone al Ministero una seria riflessione sui
risultati della riforma, che senza falsi efficientismi ed
inutili bracci di ferro va rivisitata, apportandovi seri e
sostanziosi correttivi.
rispetto e considerazione sul proprio ruolo e funzione
costituzionale e in situazione di parità sostanziale con
gli altri protagonisti del processo, a dare il proprio contributo per la realizzazione di un “Servizio Giustizia”
degno di questo nome.
Oggi dobbiamo constatare con amarezza che questi
presupposti non sussistono.
La compressione del diritto di difesa dei cittadini è il
primo passo verso la deriva autoritaria, anche se si
dovesse trattare solo di una “dittatura economica”.
Ed è questo il segnale che abbiamo voluto dare indossando questa fascia tricolore con sopra impressa la
scritta “a difesa della democrazia”.
Non permetteremo che si calpestino i valori della nostra
costituzione. Continueremo ad esercitare il nostro ruolo
di salvaguardia del diritto di difesa del cittadino, della
libertà e della democrazia nel nostro paese.
A questo punto perciò, a dimostrazione che la lacerazione questa volta è veramente profonda, i rappresentanti delle Istituzioni forensi si allontaneranno dalla
sala come gesto manifesto ed eclatante di protesta, specificando che la protesta non è rivolta nei suoi confronti, Signor Presedente. Ad Ella consegnerò, a conferma
del rispetto che l’Avvocatura distrettuale nutre nei suoi
confronti, il presente documento corredato da un dvd
con un video che mostra le immagini della reale e grave
situazione in cui versa la Giustizia nel nostro amato
Paese e la rappresentazione delle soluzioni prospettate
dall’Avvocatura italiana.
Per la Giustizia, per la Democrazia, per la Libertà.
Signor Presidente, Signor Procuratore Generale,
Signori Magistrati, Autorità tutte, rappresentanti delle
Istituzioni e delle Associazioni, Colleghi, l’Avvocatura,
pur offesa e ignorata, non si arrende e continuerà a
combattere affinché la Giustizia non sia più umiliata,
dichiarandosi disponibile, purché in condizioni di
44
Foro Romano
Attività del Consiglio
Bilancio 2013-2014: la Relazione del Presidente
Mauro Vaglio
Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma
C
are Colleghe e cari Colleghi,
anche per l’anno 2013 la gestione oculata del
denaro degli iscritti ha permesso di conseguire
risultati migliori di quelli preventivati ed approvati
dall’Assemblea dell’anno passato.
Di questo dobbiamo tutti ringraziare il precedente
Consigliere Tesoriere Donatella Cerè, ora trasferitasi a
curare i nostri interessi alla Cassa Forense e l’attuale
Consigliere Tesoriere Antonino Galletti con tutto il
Consiglio.
Naturalmente, come sa bene chi ci conosce, il nostro
primo pensiero è sempre rivolto ai Colleghi e al periodo
difficile che attraversa la nostra Categoria ed è per questo che abbiamo deciso di utilizzare l’avanzo di bilancio
insieme ad altre somme accumulate precedentemente,
in modo che fosse a benefico di tutti gli Iscritti, anche se
questo significava già dall’anno passato predisporre un
bilancio preventivo in relativo disavanzo.
Ecco perché è stato possibile ridurre di 50 Euro (pari a
circa il 30% del suo ammontare) il contributo annuale per
ciascuno voi, cassazionisti e avvocati. Secondo noi non
c’era modo migliore di utilizzare quel denaro ed anche
per l’anno 2014 abbiamo potuto mantenere questa rotta.
contributi di cui al comma 3 (contributi annuali o straordinari degli iscritti all’Albo) è fissata in misura tale
da garantire il pareggio del bilancio del consiglio”.
Quindi, evidentemente, non solo negli anni passati non
era stata rispettata la legge, ma vi è stato richiesto di
versare contributi in eccesso rispetto alle effettive
necessità. Infatti, se si sono accumulate riserve per
circa 4 milioni di euro, l’ammontare del vostro contributo è stato di molto superiore a quello necessario a
garantire il pareggio di bilancio.
Tra l’altro, questi denari in eccesso, che ben avrebbero
potuto restare nella vostra disponibilità, sono stati
accantonati in un conto corrente bancario ad un tasso di
interesse irrisorio, quindi senza alcun effettivo beneficio per l’Ordine.
Pertanto, per gli anni 2013 e 2014, questo Consiglio ha
ritenuto di dover ripristinare la legalità ed utilizzare le
eccessive e superflue riserve, per permettere la riduzione del contributo annuale per tutti noi, rendendolo il
più basso di tutta Italia.
Chiunque critichi questa scelta, oltre a pretendere che
voi paghiate un contributo più elevato di almeno 50
euro ciascuno, dimostra di non sapere che gli enti pubblici non economici non debbono accumulare un patrimonio, ma solo raggiungere il pareggio di bilancio, che
noi garantiamo proprio utilizzando quelle riserve accumulate, in contrasto con la legge, negli anni precedenti.
Ma ora, senza togliere al neo Consigliere Tesoriere
Antonino Galletti, che certamente saprà proseguire
sulla strada virtuosa intrapresa dall’Avv. Cerè, il piacere di illustrarvi i dettagli tecnici del Bilancio, voglio
tornare a parlare brevemente dello sforzo di “risparmio
ed oculatezza” che ci ha permesso di raggiungere questi risultati.
Sono orgoglioso, poi, di poter annunciare che il disavanzo preventivato di circa 1.300.000 euro, dovuto
appunto alle minori entrate per la riduzione del contributo, è stato ridotto a soli 637.485 euro, grazie proprio
alla gestione veramente avveduta dei nostri denari.
Ma torniamo all’utilizzazione delle riserve accantonate
negli anni passati per coprire quei 50 euro annui fatti
risparmiare a tutti gli iscritti.
Si è trattato e si tratterà anche per l’anno 2014 di applicare finalmente i principi basilari della normativa che
regolamenta gli Ordini forensi.
Infatti, l’articolo 29, comma 4, della legge 31 dicembre
2012 n. 247 – Nuova Disciplina dell’Ordinamento
della Professione Forense – dispone testualmente,
ricalcando la precedente legislazione, che “l’entità dei
Foro Romano
Le premesse ci sono tutte, poiché in questi primi sei mesi
dell’anno 2014 abbiamo già riscontri molto positivi.
Va a merito del Consigliere Tesoriere, supportato da
45
Attività del Consiglio
tutto il Consiglio, l’avvio nel 2014 delle procedure di
recupero dei crediti nei confronti degli iscritti. Ciò ha
permesso di incassare oltre 600.000 euro di somme che
altrimenti avrebbero costituito solo crediti portati a
bilancio e, soprattutto, avrebbero determinato un’ingiustizia nei confronti di tutti voi che versate costantemente i contributi dovuti per il funzionamento dell’Ordine.
zia che abbiamo ritenuto di non pubblicizzare perché
non è bello vantarsi di avere fatto del bene, ma tra
noi possiamo e dobbiamo dircelo: avere contribuito
a salvare una vita umana costituisce una gratificazione che non ha prezzo e questo è successo proprio
grazie agli Avvocati romani.
- Per aiutare i più giovani siamo riusciti ad elevare a
41 anni l’età per l’utilizzazione gratuita della
Biblioteca on line del Foro Italiano, con una spesa
irrisoria per l’Ordine.
Voglio ricordare, infine, solo un paio delle iniziative
concrete realizzate e che mi stanno particolarmente a
cuore:
- Già nell’anno passato avevo ricordato la donazione
di sedici defibrillatori agli uffici giudiziari romani
per l’utilizzazione dei quali continuiamo a svolgere
corsi di aggiornamento per gli operatori. Ma quest’anno posso annunciare con commozione che a
marzo 2014 presso la Corte d’Appello, grazie ad
essi, è stata salvata la vita di un uomo di 52 anni
colto da infarto del miocardio. Si tratta di una noti-
Avrei tante altre cose da dirvi, ma mi sono dilungato fin
troppo e quindi mi fermo qui.
Quelli illustrati sono fatti reali, risultati concreti che
nessuna denuncia strumentale, bieca operazione di
potere o articolo di giornale pilotato possono cancellare ed è per questo, che con la usuale concretezza, vi
chiedo di dare la vostra approvazione al conto consuntivo 2013 e al bilancio preventivo 2014.
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Foro Romano
Attività del Consiglio
Bilancio 2013-2014: la Relazione del Segretario
Pietro Di Tosto
Segretario del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma
N
ell’anno 2013 l’Ordine degli Avvocati di Roma
ha svolto un’intensa attività a beneficio degli
Iscritti che si può così sintetizzare:
- Attività del Consiglio
Il Consiglio ha tenuto n. 48 riunioni per la trattazione
degli argomenti di competenza dei vari Dipartimenti.
• n. 1 di cancellazione.
IV Dipartimento – Ragioneria, Cassa, Centralino
• Il Fondo Assistenza del Consiglio ha ricevuto n. 50
domande.
• Sono stati devoluti euro 108.800,00 in favore degli
Avvocati in stato di necessità.
• Le domande inoltrate tramite l’Ordine al Fondo di
Previdenza della Cassa Forense sono state n. 110.
• Sono stati elargiti 549.000,00 euro.
- Attività dei Dipartimenti:
I Dipartimento – Presidenza, Segreteria, Protocollo
Il Dipartimento ha ricevuto n. 24.618 atti di corrispondenza in arrivo e n. 4.801 atti di corrispondenza inviata.
Le pratiche instaurate di Segreteria sono state n. 456.
I pareri deontologici sono stati n. 67.
V Dipartimento – Iscrizioni, Pareri
Al 31 dicembre 2013 gli Iscritti risultavano:
• Avvocati Cassazionisti
6.568
• Avvocati
17.990
• Praticanti Abilitati
1.571
• Praticanti
4.215
Gli Avvocati Cassazionisti e gli Avvocati pari a 24.558
erano così ripartiti:
• Iscritti all’Albo Ordinario 22.339
• Iscritti all’Elenco Speciale 1.948
• Elenco Speciale Professori 271
• Rispetto all’esercizio 2012 si rileva un incremento
per gli Avvocati di n. 533.
In particolare:
• le richieste di iscrizione sono stati n. 1.135;
• le iscrizioni per trasferimento n. 127;
• le reiscrizioni n. 49;
• i passaggi dall’Albo Ordinario all’Elenco Speciale n. 18;
• i passaggi dall’Elenco Speciale all’Albo Ordinario
n. 115;
• le variazioni Elenco Speciale n. 16;
• le cancellazioni per decesso n. 81;
• le cancellazioni a domanda n. 529;
• le cancellazioni per trasferimento n. 69;
• le cancellazioni per incompatibilità n. 3;
• le cancellazioni per irreperibilità n. 1;
• le cancellazioni per radiazione n. 1;
• le cancellazioni per revoca iscrizione n. 2;
II Dipartimento – Affari Generali e Personale,
Patrocinio a spese dello Stato, Difese d’Ufficio,
Gestione Sito Internet
Il Dipartimento ha registrato n. 5.585 ammissioni al
patrocinio a spese dello Stato.
Le iscrizioni alle liste difensori d’ufficio sono state n. 197.
Le iscrizioni alle liste del patrocinio a spese dello Stato,
sono state di n. 472.
Le richieste per le autorizzazioni alle notifiche dirette,
sono state n. 826.
Sono state rinnovate n. 213 smart card.
III Dipartimento – Disciplina
Il Dipartimento ha istituito nel 2013 n. 1.685 pratiche:
• n. 823 archiviate,
• n. 148 è stato aperto il procedimento disciplinare.
Sono stata emesse n. 61 decisioni disciplinari e precisamente:
• n. 2 radiazioni;
• n. 31 non luogo a sanzione disciplinare;
• n. 6 avvertimento;
• n. 9 censura;
• n. 12 sospensioni dall’esercizio professionale
Foro Romano
47
Attività del Consiglio
• i nulla-osta al trasferimento n. 88.
I Praticanti iscritti sono stati n. 1.102 di cui:
• iscrizioni per trasferimento n. 84;
• re-iscrizioni n. 10;
• n. 366 hanno ottenuto l’abilitazione;
• iscrizioni con abilitazioni per trasferimento n. 19;
• revoche abilitazioni per decorrenza dei termini n. 152;
• revoche abilitazioni a domanda n. 2;
• cancellazioni a domanda n. 180;
• cancellazioni per decesso n. 2;
• cancellazioni per interruzione della pratica n. 1;
• cancellazioni per trasferimento n. 70;
• sono stati rilasciati n. 1.235 certificati di compiuta
pratica.
• Sono stati emessi n. 1.042 pareri su note di onorari.
• Sono state instaurate n. 123 pratiche di conciliazioni.
I seminari di formazione e aggiornamento professionali organizzati dall’Ordine, sono stati ben n. 231, tutti a
titolo gratuito per gli Iscritti.
Si sono ricevute n. 359 richieste di esonero, nello specifico:
• n. 1 per adozione internazionale di minore,
• n. 31 per cultori della materia,
• n. 13 per docenti universitari,
• n. 8 per dottorandi di ricerca,
• n. 22 per dottorati di ricerca,
• n. 4 per giudici di pace,
• n. 1 per giudice presso federazione sportiva,
• n. 162 per gravidanza e parto,
• n. 82 per maternità e paternità,
• n. 14 per malattia,
• n. 5 per magistrati onorari,
• n. 10 per interruzione dell’attività professionale,
• n. 1 per ricercatore universitario,
• n. 5 per vice procuratore onorario.
Per quanto riguarda l’editoria, sono state realizzate le
seguenti pubblicazioni:
• Temi Romana
• Foro Romano
sia su supporto cartaceo e sia informatico e sono tutte
liberamente accessibili da chiunque.
VI Dipartimento – Centro Studi, Formazione
Professionale, Editoria
La Scuola Forense ha raggiunto il numero di 577 partecipanti.
Si evidenzia, peraltro, che la Scuola Forense è una delle
poche Scuole Forense d’Italia senza alcuna spesa per i
giovani.
Nella prima sessione da maggio a luglio, hanno partecipato n. 297 Praticanti.
Nella seconda sessione da settembre a dicembre hanno
partecipato n. 280 Praticanti.
Le giornate di lezione sono state n. 59, per un totale di
140 ore.
I docenti impiegati sono stati 69.
Sono pervenute n. 967 richieste di accreditamento di cui:
• n. 465 eventi a pagamento,
• n. 455 eventi gratuiti,
• n. 47 richieste per attività di formazione presso studi
legali.
VII Dipartimento – Mediazione, Rapporti con la
Stampa
L’Organismo di Mediazione Forense ha ricevuto n.
1.496 istanze di mediazione.
Le mediazioni trattate sono state:
• n. 69 con accordo positivo,
• n. 665 mancata comparizione,
• n. 211 mancato accordo,
• n. 1 per rinuncia,
• n. 550 sono in attesa di definizione.
48
Foro Romano
Attività del Consiglio
Facciamo il Bilancio …
Antonino Galletti
Tesoriere del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma
I
l 27 giugno 2014 sono stati approvati il conto consuntivo 2013 ed il bilancio preventivo 2014
dell’Ordine degli Avvocati di Roma.
Il bilancio è stato approvato con una maggioranza veramente significativa.
Su 573 votanti si sono espressi positivamente più del
90% dei presenti, e precisamente:
- 522 voti favorevoli, 46 contrari, 5 astenuti (conto
consuntivo 2013);
- 524 voti favorevoli, 45 contrari, 4 astenuti (bilancio
preventivo 2014).
Del resto, anche per l’anno 2013 la gestione oculata del
denaro degli iscritti ha permesso di conseguire risultati
migliori di quelli preventivati ed approvati dall’Assemblea dell’anno passato.
Di questo dobbiamo ringraziare il precedente Consigliere Tesoriere Donatella Cerè, ora trasferitasi a curare i nostri interessi alla Cassa Forense, e tutto il
Consiglio.
Naturalmente, come sa bene chi ci conosce, il nostro
primo pensiero è sempre rivolto ai Colleghi e al periodo
difficile che attraversa la nostra Categoria ed è per questo che è stato deciso di utilizzare l’avanzo di bilancio insieme ad altre somme accumulate precedentemente, in modo che fosse a beneficio di tutti, anche
se questo significava già dall’anno passato predisporre un bilancio preventivo in relativo disavanzo.
Ecco perché è stato ridotto di 50 Euro per ciascuno
(pari a circa il 30% del suo ammontare) il contributo di
iscrizione annuale per tutti i Colleghi: cassazionisti,
avvocati, praticanti abilitati e praticanti. Secondo noi
non c’era modo migliore di utilizzare quel denaro ed
anche per l’anno 2014 abbiamo potuto mantenere
questa rotta.
Sono stato orgoglioso, poi, di poter annunciare in
Assemblea che il disavanzo preventivato di circa
1.300.000 euro, dovuto appunto alle minori entrate per
la riduzione del contributo, è stato limitato a solo
637.485 euro, grazie proprio alla gestione veramente
Foro Romano
avveduta dei nostri denari.
Ma torniamo all’utilizzazione delle riserve accantonate
negli anni passati per coprire quei 50 euro annui fatti
risparmiare a tutti gli iscritti.
Si è trattato anche per l’anno 2014 di applicare finalmente i principi basilari della normativa che regolamenta gli Ordini forensi.
Infatti, l’articolo 29, comma 4, della legge 31 dicembre
2012 n. 247 – Nuova Disciplina dell’Ordinamento
della Professione Forense – dispone testualmente,
ricalcando la precedente legislazione, che “l’entità dei
contributi di cui al comma 3 (contributi annuali o straordinari degli iscritti all’Albo) è fissata in misura tale
da garantire il pareggio del bilancio del consiglio”.
Quindi, evidentemente, non solo negli anni passati
non era stata rispettata la legge, ma è stato richiesto
agli Avvocati romani di versare contributi in eccesso
rispetto alle effettive necessità. Infatti, se si sono accumulate riserve per circa 4 milioni di euro, l’ammontare
del vostro contributo è stato di molto superiore a quello necessario a garantire il pareggio di bilancio.
Tra l’altro, questi denari in eccesso, che ben avrebbero
potuto restare nella disponibilità degli iscritti, sono stati
accantonati in un conto corrente bancario (ovviamente ad un tasso di interesse irrisorio), quindi senza alcun
effettivo beneficio per l’Ordine.
Pertanto negli anni 2013 e 2014 il Consiglio
dell’Ordine ha ritenuto di dover ripristinare la legalità ed utilizzare le eccessive e superflue riserve, per permettere la riduzione del contributo annuale per tutti
noi, rendendolo il più basso di tutta Italia.
Chiunque abbia criticato questa scelta, oltre a pretendere che fosse pagato un contributo più elevato, ha
dimostra di non sapere che gli enti pubblici non economici non debbono accumulare un patrimonio, ma solo
raggiungere il pareggio di bilancio, che per il 2013 e
per il 2014 il Consiglio ha garantito proprio utilizzando
quelle riserve accumulate, in contrasto con la legge,
negli anni precedenti. Ma soprattutto i critici sono stati
49
Attività del Consiglio
smentiti dal voto praticamente unanime dell’Assemblea degli Avvocati romani.
Nell’anno 2014 il neo Consigliere Tesoriere Antonino
Galletti sta proseguendo sulla strada virtuosa intrapresa dall’Avv. Cerè e, pertanto, mi sembra molto opportuno tornare a parlare brevemente dello sforzo di
“risparmio ed oculatezza” che ci ha permesso di raggiungere questi risultati.
Le premesse ci sono tutte poiché nei primi nove mesi
dell’anno 2014 abbiamo già riscontri molto positivi.
Va a merito del Consigliere Tesoriere, supportato da
tutto il Consiglio, l’avvio nel 2014 delle procedure di
recupero dei crediti nei confronti degli iscritti, che
negli anni precedenti erano state trascurate. Ciò ha permesso di incassare oltre 600.000 euro di somme che
altrimenti avrebbero costituito solo crediti portati a
bilancio e, soprattutto, avrebbero determinato un’ingiustizia nei confronti di tutti gli iscritti che invece versano costantemente i contributi dovuti per il funzionamento dell’Ordine.
Voglio ricordare, infine, solo un paio delle iniziative concrete realizzate e che mi stanno particolarmente a cuore:
- Già nell’anno passato avevo ricordato la donazione di sedici defibrillatori agli uffici giudiziari
romani per l’utilizzazione dei quali continuiamo a
svolgere corsi di aggiornamento per gli operatori.
Ma quest’anno ho potuto annunciare con commozione in sede assembleare che a marzo 2014 presso
la Corte d’Appello, grazie ad essi, è stata salvata la
vita di un uomo di 52 anni colto da infarto del
miocardio. Si tratta di una notizia che abbiamo ritenuto di non pubblicizzare perché non è bello vantarsi di avere fatto del bene, ma sulla rivista del
Consiglio dell’Ordine possiamo e dobbiamo dircelo: avere contribuito a salvare una vita umana costituisce una gratificazione che non ha prezzo e questo
è successo proprio grazie agli Avvocati romani.
- Per aiutare i più giovani siamo riusciti ad elevare
a 41 anni l’età per l’utilizzazione gratuita della
Biblioteca on line del Foro Italiano, con una spesa
irrisoria per l’Ordine.
Infine mi sembra anche giusto rammentare altre tre belle
notizie che ho potuto annunciare in sede assembleare:
Durante l’Assemblea, oltre ad aver spiegato come
l’Ordine di Roma sia riuscito a far versare ai propri
iscritti il contributo più basso di tutta Italia, ho avuto
anche modo di segnalare ai Colleghi tre novità molto
positive dell’ultima ora:
1) Archiviazione del procedimento penale per la
gara delle pulizie nei confronti di Donatella Cerè
(all’epoca Tesoriere dell’Ordine) e del funzionario
dell’Ufficio Amministrazione dell’Ordine: nonostante
l’avviso di chiusura delle indagini ai sensi dell’art. 415
bis c.p.p., il GIP di Roma ha disposto l’archiviazione
del procedimento scaturito da una denuncia presentata
da una ditta di pulizie inesistente e firmata da un amministratore di fantasia (come accertato dalla stessa
Guardia di Finanza che ha svolto le indagini). Seppure
con due anni di ritardo la GIUSTIZIA trionfa, ma di ciò
non avevamo alcun dubbio.
2) Finanziamento della Commissione Europea:
l’Avv. Simona Putzu, delegata a seguire la richiesta di
finanziamento dell’Ordine degli Avvocati di Roma, ci
ha comunicato formalmente l’approvazione del finanziamento di 200.000 euro a fondo perduto per la costituzione dello Sportello informativo per cittadini e PMI,
oltre all’accreditamento dell’Ordine di Roma quale
Esperto Esterno Indipendente della Commissione
Europea con funzioni (dietro compenso) di valutazione
dei progetti presentati da altri operatori giuridici dei
Paesi europei ed extraeuropei, di redazione di studi e
pareri in materia di Giustizia, di rappresentanza
dell’Europa in manifestazioni internazionali.
3) Fondazione Ordine Avvocati di Roma - Onlus: in
adempimento del deliberato assembleare di novembre
2013 il sottoscritto, il Consigliere Segretario Di Tosto ed
il Consigliere Tesoriere Galletti hanno costituito la predetta Fondazione, alla quale è stato possibile devolvere
il 5x1.000 in occasione dell’ultima dichiarazione dei
redditi, in modo da poter approntare dall’anno prossimo
numerose altre iniziative di solidarietà e beneficienza.
Avrei tante altre cose aggiungere, ma trattandosi di un
editoriale, seppur della nostra rivista, mi sembra opportuno non dilungarmi oltre e quindi mi fermo qui.
Quelli illustrati sono fatti reali, risultati concreti che ciascuno può verificare con facilità presso i nostri uffici.
50
Foro Romano
Attività del Consiglio
I “nostri” colleghi da 25 anni al servizio della giustizia
Nella giornata di sabato 11 gennaio si è tenuta la seconda cerimonia dedicata ai colleghi che hanno compiuto i 25 anni di
esercizio professionale. Siamo fieri e onorati di riportare i nominativi.
Marina ALTOBELLI
Pietro AMURA
Adriano ANDRENELLI
Lucio ANELLI
Enzo Antonio ANTONUCCI
Raffaele ASINARI DI BERNEZZO
Maria ASSUMMA
Antonio AURICCHIO
Filippo BALDARI
Silvia BALIVA
Marco BARBERA
Giandomenico BARCELLONA
Patrizia BARLETTELLI
Maria Matilde BIDETTI
Antonello BLASI
Sabrina BONAVITACOLA
Giancarla BRANDA
Maurizio BRIZZOLARI
Francesco BRUZZESE
Achille BUONAFEDE
Giuseppe CAMPANELLI
Stefano CANALI DE ROSSI
Sergio CAPOGRASSI
Maria CARSANA
Stefania CASANOVA
Anna Egidia CATENARO
Franco CATULLI
Letizia CIANCIO
Ennio Maria CICCONI
Giuseppe CICHELA
Silvio CIUFFETELLI
Antonio CONSIGLIO
Guido CUTULI
Salvatore D’AGATA
Fatima Emma Maria D’ANTUONO
Umberto DE CESARE
Maurizio Pasquale DE ROSA
Maria DE SIMONE
Francesca DELFINI
Giancarlo DI GIULIO
Ligiana DI PUMPO
Rossella DI TULLIO
Roberto DONNINI
Foro Romano
Carmela ESPOSITO
Giorgio FALINI
Salvatore FAMIANI
Antonio FAVA
Emilia FAVATA
Gabriela Caterina FEDERICO
Marco FILESI
Marco FLECCHIA
Adriana FRISULLO
Enrico GABRIELLI
Alessandro GALIENA
Carla Maria GENTILI
Carlo GIANNUZZI
Michele GIOIA
Antonio GIUFFRIDA
Luca GIUSTI
Lucia GIUSTI
Fabrizio GIZZI
Luisa GOBBI
Silvia GOLINO
Antonio GRAZIOSI
Rosa Maria GUERRA
Dario GUIDI FEDERZONI
Gaetano GULLO
Gianfranco LARDO
Romano LAROCCA
Velia Maria LEONE
Piero Paolo LETTIERI
Bruno LO GIUDICE
Antonietta LUCIANI MARIA
Guido MANCINI
Santino Vincenzo MANNINO
Paolo MARINI
Salvatore MARINO
Giulio MASOTTI
Paola MASSAFRA
Clotilde MAZZA
Maria Gabriella MAZZACUVA
Maria Nicola MELCHIONNA
Pietro Luca MESIANI MAZZACUVA
Antonio MONACO
Salvino MONDELLO
Ignazio MORONI
51
Attività del Consiglio
Maria MOSCOGIURI
Maria Teresa MUGLIA
Nicola NANNI
Nicolina NICODEMO
Stefano NOLA
Stefano NOTARMUZI
Teresa OTTOLINI
Maurizio PAGANELLI
Giovanni PALMERI
Daniela PANICCI
Antonio PAPARATTI
Patrizia PARIS
Carlo PAVIA
Antonella PERSICO
Nicola Domenico PETRARCA
Vincenzo PICCHIONE
Giovanni PIERI NERLI
Filippo PINGUE
Giuseppe PIZZONIA
Giampiero PROIA
Daniela PROIETTI
Enzo PROIETTI
Clementina PULLI
Franco PUNTIERI
Lilli QUINTILI
Riccardo RAMPIONI
Enrico RICCIARDI
Domenico Pio RIITANO
Tullio RIZZO
Francesco ROMEO
Rodolfo ROMEO
Natalino RONZITTI
Giovanna ROSSI
Pierluigi ROSSI
Claudio RUSSO
Guglielmo RUSSO
Nicola SABATO
Vincenzo Federico SANASI D’ARPE
Lucia SBANO
Gustavo SCHIAVELLO
Giuliana SCOGNAMIGLIO
Antonella SERRAO
Roberto SESTI
Anna SISTOPAOLI
Cristina SPERANZA
Onofrio SPINOSO
Carlo SPORTELLI
Vincenzo SQUILLACI
Emilio STERPETTI
Vittorio TADEI
Gianfranco TAMBURELLI
Luciano TAURINO
Danilo TONON
Fabrizio Maria TROPIANO
Anna Maria VANZETTA
Stefano VINTI
Antonio VOCINO
Stefano ZAMPAR
52
Foro Romano
Attività del Consiglio
Il compito arduo che ci aspetta
Intervento del Consigliere Tesoriere per la Cerimonia dei 25 anni di esercizio professionale
Antonino Galletti
Tesoriere dell’Ordine degli Avvocati di Roma
C
ari Amici e Colleghi,
È la prima volta che intervengo ad una manifestazione istituzionale nella nuova carica di
Consigliere Tesoriere del COA di Roma.
Perdonerete, dunque, la mia emozione e mi consentirete, innanzitutto, di ringraziare, assieme a voi tutti
presenti e oggi meritatamente premiati, anche il
Presidente Vaglio che mi ha proposto per il prestigioso incarico e tutti i Consiglieri i quali mi hanno votato, all’unanimità (naturalmente dei presenti) e per
acclamazione.
Mi auguro di non deludere le attese e, ove possibile alla
luce della cronica scarsità delle risorse, di portare a
compimento nella gestione economica dell’Ordine quel
percorso di adeguamento alle disposizioni sopravvenute e di modernizzazione ed efficienza che il Consigliere
Tesoriere Donatella Ceré che mi ha preceduto aveva
sapientemente avviato, riuscendo al contempo addirittura a mantenere la riduzione alla contribuzione di noi
tutti alle spese di funzionamento dell’istituzione,
mediante rilevanti risparmi di spesa e razionalizzazione dei costi.
Ho il dovere poi di salutare tutti i colleghi e amici con
i quali ho condiviso, dal 2008 ad oggi, diversi passaggi
importanti della mia vita personale e professionale (in
primis, tutti i delegati ai vari congressi nazionali ai
quali ho partecipato da Bologna in poi e l’assemblea
OUA della quale ho avuto l’onore di fare parte) i quali
ci hanno accompagnato e sostenuto sino alla trionfale e
plebiscitaria elezione di febbraio 2011: da tutti ho
avuto modo di imparare e dai più esperti ho potuto
apprendere nozioni e insegnamenti che si sono rivelati
indispensabili.
La parte finale del triennio di consiliatura sarà particolarmente impegnativa e ardua per l’avvocatura:
• i soliti improvvidi interventi legislativi di fine anno,
senza preventiva concertazione e seguendo una
prassi purtroppo oramai costante negli ultimi anni,
Foro Romano
ci hanno penalizzato ulteriormente;
• sono attesi i regolamenti attuativi della legge di
riforma professionale che è ancora, per così dire, “al
palo”, essendo intervenuti soltanto tre regolamenti
del Consiglio Nazionale Forense (e nessuno di quelli ministeriali),
• occorrerà rivedere e riscrivere l’organizzazione del
nostro Ordine alla luce dei rinnovati compiti che ci
sono stati attributi dal legislatore (artt. 25 e 29 L.
247/2012) e delle funzioni che abbiamo il dovere di
svolgere per la tutela dei diritti e degli interessi di
noi stessi e dei nostri iscritti.
La Tesoreria del COA di Roma, proseguendo il percorso già intrapreso, sarà una vera e propria “casa di
vetro”, attraverso la quale gli iscritti potranno scandagliare l’efficacia, l’efficienza e l’economicità della
nostra azione d’indirizzo amministrativo.
È urgente snellire e automatizzare, con l’ausilio dell’informatica e della telematica, i vari procedimenti amministrativi ed è nostro dovere istituzionale procedere alla
riscossione dei crediti accumulati nei confronti degli
iscritti morosi, proprio per consentire alla stragrande
maggioranza dei colleghi virtuosi di continuare a beneficare della consistente riduzione della quota d’iscrizione annuale già deliberata lo scorso anno, pure avendo
addirittura incrementato al contempo i servizi in favore
dell’avvocatura.
È necessario poi dotarci di una disciplina regolamentare e di dettaglio, in linea con le sopravvenute modifiche
legislative, che ci consenta di disciplinare procedimenti e settori sino a oggi ancora affidati alla prassi e al
buon senso; ciò, soprattutto, affinché i nostri dipendenti possano assumersi gli oneri e le responsabilità che
competono loro sulla base di indicazioni precise ed
oggettivamente verificabili, al fine di consentirci di
premiare coloro che intenderanno distinguersi, consentendo recuperi di efficienza e riduzioni di costi.
Sarà poi nostro compito comunicare agli iscritti come
53
Attività del Consiglio
sono investiti i loro denari e quali sono i servizi e le
possibilità dei quali all’occorrenza è possibile fruire
rivolgendosi all’Ordine, anziché altrove; l’esperienza,
infatti, ci insegna come talvolta la disattenzione, unita
alla disorganicità degli interventi normativi, spinge
taluni a invocare servizi invero già disponibili ovvero
interventi ordinistici già puntualmente posti in essere.
Negli interventi che mi hanno preceduto, sono stati rappresentati principi importanti sui quali non è possibile
non convenire e che costituiscono l’indirizzo di politica forense che ha caratterizzato questo Consiglio e che
ne segnerà anche quest’ultimo anno che ci condurrà
alla fine mandato al termine del 2014.
Mi sia consentito, dunque, non ripetermi e, in modo
che mi permetto io stesso di definire impertinente, di
invocare da voi tutti quel sostegno e quell’indirizzo che
è lecito attendersi da professionisti ancora giovani, ma
che hanno già percorso una parte significativa di un
percorso professionale che mi auguro sia, per noi tutti,
il più lungo possibile.
Solo con l’apporto dei vostri suggerimenti, delle vostre
critiche costruttive, delle vostre esperienze e delle
vostre professionalità sarà possibile correggere e, se del
caso, modificare ciò che non va e non funziona all’in-
terno dell’istituzione alla quale siamo tutti iscritti.
Se mi è consentito, al termine del mio breve intervento, un augurio e un auspicio, mi permetto di richiamare
quanto ho avuto modo di sentire e di apprezzare nell’orazione pronunciata dal Presidente emerito del COA
di Roma Carlo Martuccelli in occasione della cerimonia per la consegna delle toghe d’oro per i cinquant’anni di avvocatura nel corso della quale, prima degli
(altrettanto straordinari) interventi di Salvatore
Orestano e di Franco Coppi, ci ha ricordato che l’unico
modo di essere Avvocato è quello di provare, indossando la toga, lo stesso brivido sulla schiena ogni giorno,
al pari di quanto è certamente avvenuto per ciascuno di
noi al momento del giuramento; diversamente, è possibile essere meri “mestieranti”, talvolta anche abili e ricchi, ma non si è certamente Avvocati.
Auguri, dunque, cari Colleghi, di un felice anno nuovo
e, soprattutto, di provare per i prossimi mille anni di
esercizio professionale quel brivido sulla schiena ancora ogni giorno, con l’orgoglio ulteriore per noi tutti di
fare parte della famiglia forense romana e, dunque,
della più grande e prestigiosa istituzione forense europea.
Grazie, complimenti a voi e buon anno a noi tutti.
54
Foro Romano
Attività del Consiglio
Protocollo d’intesa con la Prefettura di Roma-Sportello
Unico dell’Immigrazione
I
l giorno 4 aprile 2014, nell’Aula Avvocati nell’ambito del Seminario dal titolo “Immigrazione fra
diritto vigente e diritto naturale” si è tenuta la presentazione del Protocollo d’Intesa tra lo Sportello
Unico dell’Immigrazione della Prefettura di Roma rappresentato dal Dott. Ferdinando Santoriello (Vice
Prefetto e Dirigente dello Sportello Unico per
l’Immigrazione di Roma) e l’Ordine degli Avvocati di
Roma rappresentato dal Presidente Avv. Mauro Vaglio.
All’evento sono intervenuti come relatori l’Avv. Anna
Egidia Catenaro (Presidente dell’Associazione
Avvocatura in Missione), il Mons. Pierpaolo Felicolo
(Direttore dell’Ufficio Migrants incaricato della
Regione Lazio), gli Avv.ti Livio Pochetti, Andrea
Borgheresi, Roberto Maria Meola e Marco Benvenuti e
la Dott.ssa Rosanna Caggiano (Consulente dello
Sportello Unico per l’Immigrazione di Roma).
Il Vice Prefetto Ferdinando Santoriello ha voluto esprimere un ringraziamento all’avvocatura capitolina
manifestando come “è con sentito orgoglio e grande
soddisfazione che mi accingo a sottoscrivere il presente Protocollo d’Intesa. Tale importante iniziativa scaturisce dall’incontro fra la volontà di rinnovamento questo Ufficio – che mira a garantire livelli sempre maggiori di efficienza e speditezza – e quella dell’Ordine
– nell’ottica dell’importante funzione sociale propria
dell’Avvocatura – con speciale riguardo ai multiformi
risvolti e le delicate problematiche che afferiscono la
materia dell’immigrazione. L’auspicio è che da questo
Protocollo esca rafforzato il rapporto fra l’Amministrazione e il singolo Avvocato e che esso s’ispiri
costantemente ai principi di lealtà, trasparenza e reciproca collaborazione, pur nel doveroso rispetto dei
ruoli; l’ulteriore augurio è che tale cornice possa rappresentare, finalmente, lo strumento per comporre i
contrasti in via amichevole, in un’ottica volta alla
diminuzione del ricorso alla tutela giurisdizionale e
con l’ulteriore e non meno importante obiettivo di
velocizzare drasticamente i tempi di lavorazione delle
pratiche. Nella speranza di assistere al più vasto con-
Foro Romano
senso all’iniziativa, a tutti Voi va il mio più sentito ringraziamento”.
Per conoscenza dei colleghi interessati dalla materia, si
riporta il testo del Protocollo di Intesa composta da una
“premessa” e da 12 articoli.
PREMESSO
Che è obiettivo della Prefettura di Roma-Sportello
Unico dell’Immigrazione (d’ora in poi definito SUI),
migliorare le relazioni fra lo SUI medesimo e i soggetti appartenenti all’Ordine Forense, al fine di ridurre le
asimmetrie informative e rendere più rapida la definizione delle istanze presentate dagli interessati in materia di Flussi Migratori, Ricongiungimenti Familiari,
Primi Ingressi, Accordo di integrazione, Emersione di
lavoratori extracomunitari irregolari, Conversione dei
permessi di soggiorno, nonché di ogni altra procedura
amministrativa di competenza dello SUI, nell’ottica di
una deflazione dei ricorsi giurisdizionali avverso
l’Amministrazione e di un soddisfacimento, già in sede
stragiudiziale, dei diritti e degli interessi dei soggetti
interessati al procedimento.
Che l’Ordine degli Avvocati di Roma ha, quale Ente
pubblico non economico, tra gli scopi istituzionali
quello di rappresentare gli iscritti e favorirne l’attività
professionale.
Tanto premesso, tra le parti si conviene e stipula il
seguente Protocollo d’Intesa (da ora in avanti definito
“Protocollo”)
Art. 1
Interpretazione del Protocollo
Le premesse costituiscono parte integrante del presente Protocollo;
Art. 2
Impegni di reciproca collaborazione
Lo SUI di Roma si impegna a cooperare con l’Ordine
degli Avvocati di Roma per migliorare l’interazione tra
55
Attività del Consiglio
le parti del presente Protocollo, al fine di rendere più
rapida la definizione delle procedure amministrative di
competenza dello SUI.
L’Ordine degli Avvocati di Roma si impegna, per la
medesima finalità, a rendere disponibili le risorse tecniche e umane ritenute indispensabili da impiegare nell’esecuzione del presente Protocollo.
pratiche di competenza dello SUI a mezzo posta elettronica all’indirizzo [email protected], allegando, in formato PDF, copia della domanda
trasmessa dal proprio assistito e copia del mandato stragiudiziale ad egli conferito.
In tal caso lo SUI si obbliga a rispondere, con la stessa modalità informatica, entro e non oltre cinque (5)
giorni dall’invio della richiesta di informazioni cui
sopra.
Art. 3
Trasparenza, lealtà e correttezza
Lo SUI e l’Ordine degli Avvocati di Roma si impegnano a far sì che quanto previsto dal presente Protocollo,
ognuno per quanto di sua competenza, sia rispettato e,
in particolare modo, che il rapporto sia fondato su principi di trasparenza, lealtà e correttezza.
Art. 6
Richiesta di accesso agli atti ed esercizio del potere
sostitutivo dello SUI nei confronti dell’Organo
accertatore inadempiente
In merito al diritto d’accesso agli atti da parte dell’assistito, l’Avvocato aderente al presente Protocollo s’impegna a inoltrare la stessa allo SUI a mezzo posta elettronica certificata all’indirizzo:
[email protected]
Lo SUI si obbliga a dare riscontro entro 10 giorni
decorrenti dalla ricezione della richiesta, fissando una
convocazione presso gli Uffici al fine di consentire
all’Avvocato di prendere visione della documentazione
agli atti, mettendo a sua disposizione tutta la documentazione consultabile per Legge.
Lo SUI si impegna a rilasciare copia della documentazione di interesse dell’Avvocato a vista ed a semplice
richiesta, previo pagamento di quanto dovuto per diritti di copia.
Laddove risulti che la pratica interessata da tale richiesta sia priva dei pareri da parte di un Organo accertatore interveniente nel procedimento amministrativo, lo
SUI solleciterà tempestivamente l’Organo accertatore
inadempiente, dandone notizia all’Avvocato.
È fatta salva la facoltà dell’Avvocato di inoltrare formale diffida ad adempiere all’Organo accertatore e,
contestualmente, allo SUI.
In caso di protratta inerzia dell’Organo accertatore,
anche a seguito dei solleciti ovvero delle diffide dello
SUI e dell’Avvocato, lo SUI si impegna a sostituirsi
a tale Organo nell’attività di accertamento di competenza del medesimo, ove ciò sia consentito dalle
disposizioni della L. 241/1990, lette in combinato
disposto con quelle relative allo specifico procedimento amministrativo che regolamenta la pratica
interessata.
Art. 4
Accesso ai servizi
L’accesso ai servizi offerti dallo SUI e previsti dal presente Protocollo avverrà previa registrazione degli
Avvocati, mediante sottoscrizione di un modulo condiviso che all’uopo verrà predisposto dallo SUI.
Ogni Avvocato capitolino sottoscrivente e lo SUI, con
la predetta richiesta e la successiva accettazione da
parte del medesimo SUI, si conformeranno al presente
Protocollo in tutte le sue parti.
L’Avvocato s’impegna a osservarne con diligenza e
correttezza le disposizioni de quibus, con riferimento a
tutte le pratiche da egli patrocinate e, in generale, a
ogni rapporto intrattenuto con lo SUI.
Art. 5
Servizio di ricevimento Avvocati e richiesta di
informazioni
Con l’accettazione, lo SUI fornirà al singolo Avvocato
un nome utente e una password ai fini dell’accesso al
servizio di ricevimento Avvocati.
L’Avvocato potrà usufruire del suddetto servizio previa
fissazione di un appuntamento attraverso il sito web
www.prefettura.it/roma, utilizzando le credenziali precedentemente ottenute dallo SUI e successivamente
recandosi personalmente – o a mezzo di delegato –
presso gli Uffici dello SUI – siti in Roma, alla via
Ostiense 131/L – alla data dell’appuntamento precedentemente fissato dallo SUI.
Inoltre, l’Avvocato potrà richiedere informazioni sulle
56
Foro Romano
Attività del Consiglio
Art. 7
Istanza di riesame in autotutela del provvedimento
negativo adottato dallo SUI
Al fine di deflazionare i contenziosi giudiziari tra gli
utenti e lo SUI, questo ultimo si impegna a riesaminare in autotutela ogni pratica amministrativa, previa
istanza di riesame in autotutela inoltrata da parte
dell’Avvocato a mezzo PEC all’indirizzo
[email protected], purché sia documentalmente fondata su elementi chiarificatori ovvero
innovativi rispetto a quanto già depositato in atti.
In caso di documentazione non precedentemente versata in atti ovvero elementi portati alla conoscenza dello
SUI per la prima volta dopo la chiusura del procedimento amministrativo, la pratica sarà riesaminabile
solo laddove l’istanza sia stata inoltrata entro e non
oltre il termine di sei (6) mesi, decorrenti dall’emissione del provvedimento di rigetto o archiviazione della
pratica stessa.
Lo SUI si obbliga a rispondere al patrocinatore entro e
non oltre 15 giorni dall’invio della richiesta di riesame
in autotutela.
Dal momento della registrazione dell’Avvocato,
mediante sottoscrizione del modulo di cui all’art. 4,
ogni pratica di competenza dello SUI da egli patrocinata dovrà essere svolta con le modalità indicate nel presente Protocollo.
Qualora l’Avvocato intenda recedere dal presente
Protocollo, lo stesso dovrà darne comunicazione a
mezzo PEC all’indirizzo
[email protected]
Nel corso di validità del rapporto tra Avvocato e SUI,
qualora quest’ultimo ravvisi una grave violazione del
presente Protocollo, sarà sua facoltà comunicare
all’Avvocato e all’Ordine degli Avvocati di Roma la
decadenza dall’accordo, mediante notifica a mezzo
PEC rilasciata all’atto di registrazione.
Art. 10
Attività promozionale
Il presente Protocollo, assieme a tutte le attività da esso
regolamentate, sarà fatto oggetto di una campagna di
promozione, che si articolerà principalmente con conferenza stampa e comunicati stampa congiunti da pubblicare nei siti web istituzionali delle parti sottoscriventi e con l’organizzazione seminari di formazione e
aggiornamento professionale.
Art. 8
Ricorso giurisdizionale
Qualora l’Avvocato ritenga di dover proporre ricorso
all’Autorità Giudiziaria competente avverso le determinazioni dello SUI, ovvero ad impugnarne il silenzioinadempimento, egli si impegna a darne preventiva
comunicazione allo SUI, trasmettendo senza ritardo a
mezzo PEC all’indirizzo
[email protected] copia dell’atto
introduttivo del ricorso notificato, con relativi documenti allegati e, successivamente, fornendo numero di
ruolo e, ove già fissata, data di udienza.
Ciò al fine di consentire allo SUI di valutare se sussistano i presupposti di una definizione stragiudiziale
della pretesa del ricorrente.
In caso di conferma d’impossibilità di revocare l’atto
gravato, lo SUI si impegna a comunicare senza ritardo
tale circostanza all’Avvocato per mezzo PEC rilasciata.
Art. 11
Durata del Protocollo fra le parti sottoscriventi
Il presente Protocollo prevede una durata del servizio di
un anno, a decorrere dalla sottoscrizione dello stesso.
Trascorso tale periodo, esso s’intende tacitamente rinnovato per la medesima durata, salva facoltà di recesso
di una delle parti, da comunicare all’altra prima della
scadenza del periodo di vigenza del Protocollo medesimo, ovvero per mutuo dissenso.
In tal caso, l’accordo di cui al presente Protocollo continuerà ad avere efficacia solo per le procedure costituite e in essere alla data di cessazione dell’accordo.
Art. 12
Valutazione di efficacia
La valutazione di efficacia dell’iniziativa avverrà attraverso la consultazione degli Avvocati che avranno
avuto modo di usufruire dei servizi previsti dal presente Protocollo per mezzo di un delegato che sarà individuato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati.
Art. 9
Recesso dal Protocollo da parte del singolo
Avvocato
Foro Romano
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Attività del Consiglio
Attuazione del Protocollo d’intesa con il Comune di Roma
per la liquidazione delle spese di lite
Attuazione del protocollo d’intesa con il Comune di Roma per la liquidazione delle spese di lite e delle competenze legali relative alle sentenze pubblicate prima del 28 aprile 2008, nonché agli atti di precetto ed ai pignoramenti antecedenti al 4 luglio
2008
I
l Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma
comunica che, unitamente all’Avvocatura capitolina, ha dato avvio all’attuazione del Protocollo d’intesa siglato con il Sindaco Gianni Alemanno in data 14
novembre 2012 per la liquidazione delle spese di lite e
di competenze legali relative alle sentenze pubblicate
prima del 28 aprile 2008, nonché agli atti di precetto ed
ai pignoramenti antecedenti al 4 luglio 2008 (D.P.C.M.
del 4 luglio 2008 conseguente al D.L. 112/08 articolo
78). Detto Protocollo prevede che il Consiglio
dell’Ordine degli Avvocati di Roma raccolga e verifichi
le relative documentazioni trasmettendole poi ai competenti Uffici Capitolini per l’avvio della procedura di
liquidazione.
Gli Avvocati potranno prendere appuntamento telefonico ai numeri 06.68474347 - 06.68474313 con la
Segreteria dell’Ordine per il deposito della documentazione richiesta al fine di procedere alla riscossione dei
crediti di cui sopra.
Gli Avvocati interessati dovranno consegnare l’originale o la copia autentica più una fotocopia:
- della sentenza in forma esecutiva;
- dell’atto di precetto;
- dell’ordinanza di improcedibilità del pignoramento
presso terzi o dell’atto di pignoramento;
- delle dichiarazioni di cui agli allegati;
- del modulo di deposito documenti;
- della specifica dei conteggi.
I suddetti atti e documenti saranno consegnati
all’Avvocatura di Roma Capitale o all’Ufficio
Contravvenzioni in base all’oggetto della sentenza.
Successivamente sarà emessa una Determinazione
Dirigenziale Comunale, con apposizione del visto
dell’Avvocatura e del Segretariato. Infine, saranno consegnati al Commissario Governativo che provvederà al
pagamento nella misura del 90% dell’importo riconosciuto. Tale importo sarà rimesso al Consiglio dell’Ordine
degli Avvocati di Roma che provvederà a bonificarlo sul
conto corrente indicato dall’Avvocato, il quale, solo a
pagamento ricevuto, emetterà la relativa fattura.
Riportiamo di seguito i moduli da utilizzare per la
richiesta.
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Foro Romano
Attività del Consiglio
Allegato n. 1 - pag. 1
Foro Romano
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Attività del Consiglio
Allegato n. 1 - pag. 2
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Foro Romano
Attività del Consiglio
Allegato n. 2 - pag. 1
Foro Romano
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Attività del Consiglio
Allegato n. 2 - pag. 2
62
Foro Romano
Attività del Consiglio
Allegato n. 3 - pag. 1
Foro Romano
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Attività del Consiglio
Allegato n. 3 - pag. 2
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Foro Romano
Attività del Consiglio
Allegato n. 4
Foro Romano
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Formazione continua
Convegni organizzati dall’Ordine degli Avvocati
13.01 – Il ricorso straordinario al Presidente della
Repubblica tra storia e attualità
17.02 – Immigrazione e patrocinio a spese dello Stato
17.02 – Appunti critici e giuridici dal film “Il vedovo”
15.01 – Il Condominio: La riforma della riforma e la
rappresentanza in assemblea
18.02 – Ordinamento Forense. Lo studio Associato
come progetto di vita professionale
20.01 – L’E-commerce nella Repubblica Popolare Cinese
20.01 – Appunti critici e giuridici dal film “Il Concerto”
19.02 – Il contributo unificato al vaglio della Corte di
Giustizia dell’unione Europea
27.01 – Il Mobbing nella Pubblica Amministrazione.
Una sentenza innovativa
24.02 – Appunti critici e giuridici dal film “Un’ottima
annata”
27.01 – Appunti critici e giuridici dal film “Un borghese piccolo piccolo”
26.02 – I rapporti con i magistrati
26.02 – Mediazione e successione
29.01 – La mediazione in Italia: un riferimento per
l’Europa
03.03 – Corso di psicologia giuridica ed elementi di
psicopatologia Forense
03.02 – La mediazione in materia di responsabilità
medica e sanitaria
03.03 – Appunti critici e giuridici dal film “C.S.I. Lo
scrigno di Lady Heather”
03.02 – Appunti critici e giuridici dal film “Pulp
Fiction”
04.03 – Regolamento degli Uffici Legali Enti Pubblici
04.02 – La pubblicità del professionista tra vecchia e
nuova disciplina
05.03 – Ed ora? Con che diritto?
06.03 – Processo telematico “Road Map” Tribunale di
Roma
04.02 – D.L. 145/2013 art. 8 ultime novità in materia di
R.C. auto
06.03 – Avvocati e medici: una patto per migliorare la
professione
05.02 – Spending Review. Recesso della Pubblica
Amministrazione dalle locazioni passive
06.03 – Il processo telematico: dall’Avvocato al Tribunale
11.02 – L’inglese che viaggiò con il re e con Badoglio.
Le missioni speciali dell’agente Dick Mallaby
10.03 – L’addebito della separazione nella giurisprudenza italiana e comunitaria
11.02 – l neurodiritto
10.03 – Corso di formazione integrato tra avvocati,
operatori del servizio sociale territoriale e Asl
12.02 – Amministratore di condominio: responsabilità
e poteri
10.03 – Profili critici del procedimento e del provvedimento amministrativo alla luce del diritto vivente
14.02 – La tutela dei soggetti deboli
66
Foro Romano
Formazione continua
10.03 – Appunti critici e giuridici dal film “Tutti dentro”
03.04 – Il processo telematico: il deposito degli atti
mediante i redattori atti gratuiti
11.03 – Le donne e il carcere: problemi attuali e novità
normative
03.04 – Il processo telamatico: dall’Avvocato al Tribunale
12.03 – Il Condominio: le riforme legislative
04.04 – Immigrazione fra diritto vigente e diritto naturale
13.03 – Il processo telematico: dall’Avvocato al Tribunale
04.04 – Quarant’anni del TAR del Lazio: l’evoluzione
della tutela cautelare
13.03 – Il processo telematico: il deposito degli atti
mediante i redattori atti gratuiti
07.04 – Corso sulla tutela dei soggetti deboli all’interno della famiglia
14.03 – La nuova disciplina sul monitoraggio fiscale. Il
rimpatrio volontario dei capitali recenti sviluppi in materia di cooperazione amministrativa in ambito fiscale
09.04 – Il Condominio: le riforme legislative
17.03 – Il procuratore sportivo
10.04 – Il processo telematico: dall’Avvocato al
Tribunale
17.03 – Appunti critici e giuridici dal film “Dalle 9 alle
5 orario continuato”
10.04 – Il processo telematico: il deposito degli atti
mediante i redattori atti gratuiti
20.03 – Il processo telematico: dall’Avvocato al Tribunale
11.04 – La responsabilità “Penale” delle società ex
D.Lgs. n. 231/2001
20.03 – Il processo telematico: il deposito degli atti
mediante i redattori atti gratuiti
14.04 – I processi decisionali della P.A. alla luce della
legge anticorruzione
21.03 – La Cross Examination
14.04 – Appunti critici e giuridici dal film “Lincoln”
24.03 – Profili critici del procedimento e del provvedimento amministrativo alla luce del diritto vivente
15.04 – La divisione ereditaria: contrattuale, giudiziale
ed ex art. 791 bis c.p.c.
24.03 – Seminario sul Negazionismo: LXX anniversario dell’Eccidio delle Fosse Ardeatine
16.04 – Il Condominio e la mediazione procedura e
casi pratici art. 71 quater disp. Att. c.c.
27.03 – Il processo telematico: il deposito degli atti
mediante i redattori atti gratuiti
17.04 – Il processo telematico: il deposito degli atti
mediante i redattori atti gratuiti
27.03 – Il processo telematico: dall’Avvocato al Tribunale
17.04 – Il processo telematico: dall’Avvocato al Tribunale
28.03 – La Legge 219/2012 e il decreto attuativo: novità in tema di diritto di famiglia e prassi applicativa
23.04 – Il danno da perdita della vita
28.03 – Le ultime riforme della giustizia civile
23.04 – Appunti critici e giuridici dal film “La guerra
dei Roses”
02.04 – Il diritto di prelazione in genere e nel rapporto
di locazione
Foro Romano
24.04 – Il processo telematico: il deposito degli atti
67
Formazione continua
mediante i redattori atti gratuiti
06.06 – Rapporti tra pubblico ministero, polizia giudiziaria e difensore nelle indagini preliminari
24.04 – Il processo telematico: dall’Avvocato al
Tribunale
06.06 – Il controllo giurisdizionale sulla esecuzione
della pena. Confronto tra due Paesi
28.04 – Appunti critici e giuridici dal film “Agorà”
09.06 – Novità giurisprudenziali: analisi delle recenti
decisioni del giudice amministrativo
29.04 – Accertamento, riscossione e rimborsi: profili
pratici, novità legislative e giurisprudenziali
11.06 – Il Condominio: le riforme legislative
06.05 – Il diritto del lavoro nella crisi economica.
Norme inderogabili ed autonomia privata per l’occupazione
16.06 – La Tutela dei Crediti di Lavoro
07.05 – La convalida di sfratto nella giurisprudenza dei
tribunali
16.06 – Problematiche operative in materia di appalti
pubblici. Alla luce delle recenti pronunce dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato e della CGUE
nonché delle nuove direttive europee
09.05 – Corso sulle procedure concorsuali: Procedimento per la dichiarazione di fallimento e provvedimenti a tutela del patrimonio e dell’impresa
17.06 – Corso sulle procedure concorsuali. Liquidazione dell’attivo attraverso l’esercizio provvisorio, l’affitto e la vendita dell’azienda
09.05 – Privacy e consumatori – Spunti e Criticità
17.06 – Il mobbing. Individuazione, Prevenzione,
Tutela, Aspetti Operativi
12.05 – Appunti critici e giuridici dal film “Carnage”
19.05 – Appunti critici e giuridici dal film “La donna
che canta”
20.06 – I rapporti tra colleghi
19.05 – Corso base sul diritto di famiglia
24.06 – La gestione della crisi delle Società in house.
Profili commerciali, concorsuali e di tutela dell’occupazione
20.05 – Corso sulle procedure concorsuali. Accertamento dello stato passivo e procedimento delle impugnazioni
25.06 – La consulenza tecnica in mediazione
25.06 – La motivazione della sentenza civile (anche
con riferimento alla Sentenza Gambizzi/ Daimler
Chrysler/CIBC. Corte di giustizia europea 2 aprile
2009 e Cass. Civ., Sez. I, 11021/2013)
21.05 – Seminario di Diritto Alimentare
23.05 – Sanzioni Tributarie. Problematiche aperte su
aspetti amministrativi e penali
27.06 – Corso sulle procedure concorsuali. Gli stumenti di gestione della crisi o dell’insolvenza
27.05 – Appunti critici e giuridici dal film “Il Conte
Tacchia”
30.06 – Corso sulla crisi da sovraindebitamento
28.05 – La nuova Mediazione: risultati e prospettive
30.06 – La “Cedolare secca” e la sentenza della Corte
Costituzionale n. 50/2014 in tema di locazioni di
immobili urbani
29.05 – Le nuove policies delle Autorità di settore per
il contenimento della spesa farmaceutica
68
Foro Romano
Aggiornamento Albo
Alla data del 30 giugno 2014:
Avvocati
18.483
Cassazionisti
6.379
Totale
24.862
di cui
Albo ordinario
22.313
Elenco Speciale
2.281
Professori
Foro Romano
268
Praticanti (dal 1/1/2006)
5.188
Abilitati
1.822
Totale
7.010
69
Aggiornamento Albo
La grande Famiglia degli Avvocati romani
Nel corso del primo semestre del 2014, hanno prestato Impegno Solenne 597 Avvocati. Questi i nominativi:
Adunanza del 9 gennaio
Daniela BALDI
Lorenzo BIANCHI
Cinzia BONAVITA
Rosa BRESSI
Fabrizio CECCARELLI
Daniele COLLALTI
Michele CORBOSIERO
Rita D’ANDREA
Andrea FAVA
Lorenza FILIPPONE
Raffaele Antonio G. GUARINIELLO
Fabrizia LALLI
Virginia MANCINI
Marzia MANENTE
Fabrizio MARCHETTI
Maria Cristina MORGANTI
Gianfranco PRINCIPE
Andrea ROMANO
Federico RUBINO
Anna Cristina SALZANO
Elena SARTINI
Mariano SCOCCO
Luca TROIANO
Flavia VOLPI
Valentina ANTONETTI
Enrico ASCANI
Raffaele ASCIONE
Andrea Gabriele BAIOCCHI
Ilaria BALDINELLI
Serena BELLINI
Cecilia BIANCO
Cecilia BOGINO
Francesca BONAVIA
Claudio CAIFFI
Eleonora CENTONZE
Francesca CIRINÀ
Giorgia CIUCCI
Guglielmo Giovanni CRUDELI
Lorenzo DOMINICI
Maura GIORDANO
Simonetta LIBERTI
Marco LUPI
Luca MARROCCO
Cristiano OLIVIERI
Gianluca PANARESE
Alessia PERUGIA
Diletta PERUGIA
Ludovica PICCININ
Sabrina PIRANI
Livio POCHETTI
Andrea RAMADORI
Daniela RANUCCI
Flaminia RINALDI
Marco ROSATI
Ilaria SALAMANDRA
Irma SARACI
Flavio SERRACCHIANI
Alessandra SPERANZA
Federica SPUNTARELLI
Nicoletta TURCO
Valerio VASTOLA
Sara VENANZI
Manila VITTORINI
Adunanza del 14 gennaio
Chiara CAPALTI
Ilaria DI TORO
Mariangela FARRO
Gabriele GERMANO
Michele MEZZATESTA
Claudia NARDONI
Vittorio PALAMENGHI
Alessandra QUATTROCIOCCHI
Antonio RUCCO
Adunanza del 23 gennaio
Alessandra ABATI
Alessia AGARICO
Marco ANELLINO
Lucia ANTONAZZI
Adunanza del 30 gennaio
Enzo ALVANO
70
Foro Romano
Aggiornamento Albo
Giulio ARGIRÒ
Raffaella BARRA
Manuela BONITO
Nicola CASAMASSIMA
Alessia CASINELLI
Claudia CETERONI
Elena CHIUSOLO
Silvia CORBELLINI
Carmen CRISPINO
Federica DE SANTIS
Fabrice DI VIZIO
Vincenzina FALBO
Lavinia FREZZOLINI
Giuseppe GAROFALO
Valentina Irinel GHERMAN
Gianluca GUANCIOLI
Maria Chiara GUIDI
Luna INDRIOLO
Giulia MARINO
Mariarita MATTIONI
Federica MEGLIO
Domenico MERINGOLO
Valentina MERUCCI
Stefano MORABITO
Marco PALADINO
Rita PALUMBO
Valerio PICALARGA
Marco PITTIRUTI
Roberta RAZIONALE
Ledia REXHO
Francesca SBARRA
Pierfabio SCAGLIOSO
Domenico SERRA
Claudia SPOSITI
Ivan VACCARI
Ilaria VALENZI
Marco VERTICELLI
Sueli ZUCHEGNA
Ledia REXSHO
Valerio CINTIO
Cecilia Giselda COCULO
Marco COLETTI
Attilio COVIELLO
Tamara D’AGOSTINI
Michela DE NARDIS
Angelo DI LELLA
Claudia DI MARCO
Domenico DURSI
Enrica FIORENTINI
Andrea FUX
Luca GALANTUCCI
Alida GALUPPO
Simone GAMBARDELLA
Valentina GIARDINA
Andreas GOELLER
Giulia GRAZIOSI
Veronica GUIDO
Francesca IACONI
Noemi IANNILLI
Maria Luisa IMBARDELLI
Eleonora JACOVITTI
Corrado MATTARELLI
Valeria MENDICINO
Valentina MESSINA
Alessandro MONTI
Gabriele MORESCHINI
Angela ORLANDO
Niccolò ORSINI
Claudia PACETTI
Chiara PANICI
Alessandra POSSEMATO
Clitie POTENZA
Maria Antonietta PUGLIESE
Anna QUADRONI
Irene RAMILLI
Valentina RIZZO
Pierangela ROMANELLO
Valerio Cosimo ROMANO
Antonio ROSETTA
Roberta SALVATORI
Sabrina SCUOTTO
Stefano SILVESTRI
Nicola SISCI
Cinzia TROIANI
Francesca URBANI
Francesca VITALI
Adunanza del 6 febbraio
Fabrizio ALLEGREZZA
Federico ANDERLONI
Fabio ANIMOBONO
Fosca BANCHELLI
Andrea BERGAMO
Maria Luisa BUSCAINI
Foro Romano
71
Aggiornamento Albo
Arianna ZACCHIA
Matteo ZACCHIA
Davide ZANDA
Domenico ZUCCARO
Giulio Rainer BIANCHI
Bonaldo BONI
Marco BRAGAGLIA
Alexandra BRUGHIU
Giuliamaria CARLI
Antonella CARUSO
Silvia D’AMBROSIO
Carmelina D’ANDREA
Carmen DE BONIS
Valentina DE SANCTIS
Alessandra Maria DI GIUDA
Patrizia ERRICO
Ambra FABRIZI
Daniela FALABELLA
Francesca Romana GALLETTA
Alfonso GALLO CARRABBA
Giulia GIROMETTI
Giulia MARIANI
Luca MARTINO
Francesca MATIZ
Lucia MESSINA
Edoardo PECORARIO
Riccardo PESCE
Francesco Damiano PUGLIESE
Marika PULCINELLI
Luca SCIROCCO
Giovanni STRACQUALURSI
Emanuela TAMBURRANO
Giuseppina VICECONTE
Valentina VINCIGUERRA
Chiara ZUCCARO
Adunanza del 18 febbraio
Andrea ABATECOLA
Cristina Laura ASTORI
Marco ATRIPALDI
Federica BERRINO
Matteo BOSSINI
Enida BOZHEKU
Claudio BREDA
Andrea CICIA
Luigi DE FILIPPIS
Nicola FERRARA
Chiara FIACCHI
Arcangelo FRAVILI
Francesco GIGANTE
Jessica GIULIANI
Roberto ISACCHINI
Giuseppe Antonio LO MONACO
Silvia LUBRANO
Alessandro MAGNIFICO
Matteo MAROLLA
Rita Eufrasia MELLACQUA
Barbara PIZZINI
Denise PORFIDIA
Valentina RAMPA
Gianluca RANALDI
Barbara RASERA
Alberto RECCHIA
Paolo ROSSINI
Lucia SALERNO
Andrea SERAMI
Sabrina SETINI
Maria Rita SORRENTINO
Azzurra TORTORA
Laura ZAMPIERI
Filippo Simone ZINELLI
Adunanza del 6 marzo
Silvia DE ANGELIS
Tiffany D’OTTAVIO
Andrea FERRARI
Arturo GRASSO
Maria Antonietta LANCELLOTTI
Giulio LUCIANI
Virginia Elisa MONTANI
Barbara POMPEI
Valerio SPINACI
Cecilia SPONZA
Irene SURANNA
Adele Cecilia TEDESCHI
Claudia VENNARA
Adunanza del 27 febbraio
Martina ALBERTIN
Mariaserena ANNICCHIARICO
Gea APUZZO
Amalia Maria BAIONE
Maria BAVIELLO
72
Foro Romano
Aggiornamento Albo
Adunanza del 13 marzo
Marco CARCANO
Marialaura CASALOTTI
Alessandro COCOLA
Valeria Coppola
Maria Ausilia GUARINO
Maria Antonia IMPINNA
Teresa INGROSSO
Stela KAPLLANI
Lucia LICITRA
Donatella Ambra MANES ROSSI
Patrizio Maria MANTOVANI
Attilio MARRA
Gaspare Vito PASSANANTE
Arianna RESCIGNANO
Annalisa RITROVATO
Oscar Benito SAPORITO
Adriana SISSIA
Valerio SPINACI
Noemi TSUNO
Gianluigi UZZO COSTA
Annalisa SALLUSTIO
Manuela SALVAGO
Francesca SANTARCANGELO
Alessia SCHEPIS
Luca SCORSONELLI
Domenico SERASCHI
Tiziana SIANO
Maria Verbena STERPETTI
Laura TANA
Alessia TIOLI
Rocco Riccardo TORNATORA
Gaia TRINGALI
Eleonora ZELLI
Adunanza del 27 marzo
Eleonora ALBIERI
Albert BUSHAJ
Andrea CAVALLARO
Alessandro COPPOLA
Carolina FUSCO
Nicola LILLI
Maria Teresa LOSASSO
Serena MORONITI
Apollonia MUSIO
Gabriella NAPOLANO
Gianfranco OTRANTO
Ida Maria Rosaria PICARDI
Luisa PICCIOCCHI
Clotilde Domenica QUATTRONE
Laura SPERONELLO
Rita SPILINGA
Silvia TOSSINI
Adunanza del 20 marzo
Maria Luisa BUCCINO
Teresa CAMPANA
Imma CIRILLO
Edoardo CHIDICHIMO
Massimiliano COLANGELO
Leonardo COSENTINO
David DE CASTRO
Diego DE GIOIELLIS
Piero DE GIORGI
Alessandro DELLA VEDOVA
Amalia Francesca DE MARCO
Francesca DOLDO
Giuseppe Antonio FAZIO
Mauro FRANCHITTO
Antonello IULIANI
Rachele LUCIANI
Daniela MOLINARI
Paolo Johan NATALI
Salvatore NELLI
Francesca PINACCHIO
Floriano POLITO
Maria Elena RAVAGLIA
Riccardo RIDOLFI
Foro Romano
Adunanza del 3 aprile
Francesco ALBANI
Silvana AMBROSINO
Andrea ANTONELLI
Silvia ARPAIA
Giancarlo BIANCHI
Valentina BIFARO
Franca BRESCIA
Barbara BUONOMO
Valentina Eleonora CAPALBO
Valentina GALATI
Federico GOLINO
Tiziana MASONE
73
Aggiornamento Albo
Vittorio MIANO
Clorinda RICCI
Giuseppe SAGLIMBENI
Chiara TORINA
Livia ZANINI
Patrizia DI ANTONIO
Sara DI BENEDETTO
Antonino FARACI
Gaia FIORANI
Mario GALDI
Aldo GARRITANO
Elettra LANZAFAME
Giacomo LAUDANTE
Maria Rosaria LENTI
Fabrizio MARINI
Kiril Kirilov MARITCHKOV
Davide MARRA
Fabrizio MONAMÌ
Jonathan MUZZARELLI
Lorenzo PACELLA
Nicoletta PALUMBO
Fulvia PASTORE
Jacopo Niccolò PEDRETTI
Leonardo Maria PEDRETTI
Adriano PISTILLI
Raffaella REBECCHI
Veronica SABATINI
Emanuele SATRIANI
Federico SATRIANI
Sonja SCALERA
Ilaria STEFANINI
Letizia VANNICELLI
Adunanza del 17 aprile
Andrea ALLEGRETTI
Francesco ALONGI
Silvia ALVINO
Samuel BARDELLONI
Elvis Aristotel BELGIU
Esther BRUSCALUPI
Barbara BUSSIGLIERI
Nicola DE DOMINICIS
Alessandro DELLA VEDOVA
Guido DEL RE
Gianandrea DE MATTEIS
Marcello Maria DE VITO
Ivan FERRA
Aldo GRELLA
Elio GUARNIERI
Fulvio Paolo MACIEJAK
Alessio MANCINI
Francesco MANFREDI
Giovanni MATTIA
Vittorio OCCORSIO
Pierluigi PETRITOLA
Piera QUINTIERI
Marina Roberta RAIMONDI
Vito Maria RESSE
Dalila SALICANDRO
Gino SCACCIA
Francesca TOCCI
Laura TOSINI
Stefano TRIVELLI
Giovanni Piero TROISI
Adunanza dell’8 maggio
Alessia AMORE
Stefania ASCOLI
Filippo CADEO
Vincenzo CARBONE
Giuseppe CATINIELLO
Armida DECINA
Rossella DE GREGORIO
Irene DI PASQUALE
Barbara DONZELLA
Sonia FUSCA
Loredana LAGANÀ
Giuliana LOCCI
Rita MAGGIORI
Cristina MASSACCESI
Chiara MASTRACCHIO
Federica MURA
Maria Rosaria PALAZZOLO
Adunanza del 24 aprile
Fabio AMABILE
Gian Massimo BARBARIA
Francesco BISCEGLIA
Cristina BERARDINI
Fabiana CONTI
Francesca CORADINI
Giuseppe CURCIO
74
Foro Romano
Aggiornamento Albo
Grazia Dora PORRO
Anna Maria SAPIO
Patrizia SATULLI
Ilaria SPADONI
Antonella SPERA
Teresa TESTA
Valentina VAVALA
Carlotta GUGLIELMAN
Marco LAI
Elisa MAFFIA
Sergio Salvatore MANCA
Thomas MENTUCCI
Giorgia NOVELLI
Giuseppe PONTECORVO
Emanuela PROCOPIO
Flavia SAGNELLI
Enrico Maria SAULLE
Maria Stella SQUILLACE
Adunanza del 15 maggio
Mariantonietta BELVEDERE
Dario Nicodemo BENEVENTO
Francesco BENEVENTO
Jennyfer BEVILACQUA
Diego CASSANO
Francesca Saveria CHINDAMO
Francesca CIVITATE
Anna CONTE
Carla CORBO
Arianna DE BENEDETTI
Erika DE LUCA
Fabiola DE SANTIS
Federico FRATTINI
Antonio GIUSTI
Enzo IAPICHINO
Giorgio IMPERATO
Daniela LETTIERI
Antonio LIBONATI
Fulvio LUNATICI
Maria Vittoria MARONGIU
Vanessa MASSARI
Piergiorgio PETROLO
Mariangela RANALDO
Andrea RENZONI
Erika ROSSI
Martina SALDUTTI
Rosarita LAGANÀ
Giuseppina PALERMO
Livia SOLAZZO
Maria Maddalena USEI
Daniele VERDUCHI
Teresa VILLIVÀ
Adunanza del 29 maggio
Clara ALESSANDRINI
Alessandra BARTOLI
Alessia BONAROTA
Giovanni CABRIOLU PUDDU
Daria CAMPONESCHI
Francesca CROCETTA
Silvia DEL CARLO
ristina DENARO
Giuseppe FILINCIERI RIZZA
Alberto GATTA
Antonio LAMONICA MIRAGLIO
Isabel LETIZIA
Nemesi LO BIANCO
Roberto MATTERA
Eleonora MENICHINI
Thomas MENTUCCI
Zeila NOVELLI
Mattia NOVELLO
Simona PELOSO
Angela Maria PETRILLO
Alessandro POMPILI
Maria Alba PUZZO
Marco SOLFERINIGiulia VECCHIONE
Federico VITI
Adunanza del 5 giugno
Germana BORGOGNONI
Matteo CAMPEGIANI
Daphne CANGANI
Mario CAPPUCCI
Claudia CATALANO
Alessia CELANI
Anna Maria CENERE
Adunanza del 22 maggio
Paola BRUNI
Maria Teresa FONTANA
Giulia GIACCHETTI
Foro Romano
75
Aggiornamento Albo
Donatella CERRONI
Marco CUSUMANO
Fabrizio DAVID
Enrico GRASSI
Maria LA VIA
Alessandra MANCINI
Gian Piero MENDITTO
Massimo MIGLIOSI
Serena PECCI
Marco QUAGLIARIELLO
Rosalinda RAIOLA
Elena Eugenia RUGGIERO
Ebe SPROCATI
Simona TESTA
Francesco TURCI
Maria Dolores FERNANDEZ MAYORALAS PEREZ
Teresa FEZZIGNA
Gaetano FIGOLI
Carlo GARELLA
Giuseppe GIANGRANDE
Roberta GRECO
Piera ICARDI
Stefania IELO
Michele INGLESE
Jacopo LUCARELLI
Stefano Isaia MARCHIONI
Eileen MELCHIORI
Valerio MEUCCI
Francesca MONASTERO
Ilaria PASQUALINI
Tommaso RANCHINO
Raffaella RENZI
Giuseppina SANTORO
Pierluigi SPEDICATI
Gianfranco TURATTI
Alessandro VERGA RUFFONI MENON
Anna VESCO
Adunanza del 12 giugno
Maurizio AZZOLINI
Loredana BRUSCHETTI
Gerardo BUONICONTI
Paolo BUSCO
Maria Teresa CAPOZZA
Alessandra CENTRONE PICONE
Alfonso CERRATO
Simone CHIAVOLINI
Adriano COSTI FILIPPO
Elisa ELEUTERI
Giuseppe FILINCIERI RIZZA
Fabio FIORUCCI
Sonia FRAGIONE
Giangiacomo GALLO
Domenico MIRENDA
Adriano MORANO
Chiara NOBILE
Chiara PETRELLI
Vincenzo RANDAZZO
Raffaella RENZI
Alessia TABONE
Federico VITI
Adunanza del 26 giugno
Giacomo AGNINO
Nicola AZZARITO
Margherita CARBONI
Vincenza Grazia CASTIGLIONE
Simona DE CHIRICO
Antonina DI STEFANO
Paola DI STEFANO
Sabina Maria FALETTO
Sarah EUSEPI
Giulia GIAMMARCO
Paolo MAFFI
Maria Stella MARINI
Pietro MARINUCCI
Raffaele MOCCIA
Andrea MONTANARI
Luca PETRETTO
Matteo RAMPIONI
Giuseppe RIBILOTTA
Davide RUFFO
Germana SCIALPI
Ilaria TRIONFETTI
Adunanza del 19 giugno
Ambra BONAMICI
Simona CAMPAGNA
Enrico Danilo Manuel CIAFARDINI
Marco DEL VESCOVO
Andrea ERCOLANI
76
Foro Romano
Aggiornamento Albo
Di seguito l’elenco dei 45 colleghi che ci hanno lasciato nel primo semestre 2014:
Gennaio
Aldo AMBROSIO – 4/7/1928 – S. Giuseppe Vesuviano
Valerio BETTONI – 7/1/1953 – Roma
Luigi GRANATA – 11/10/1927 – Pozzuoli
Giancarlo PIETRAMELLARA – 20/12/1929 – Roma
Mario PONTESILLI – 3/8/1928 – Roma
Vincenzo SURACI – 4/9/1935 – Milano
Goffredo MUCCI – 28/8/1965 – Roma
Imo PALMERINI – 14/11/1930 – Castiglione del Lago
Michele ROMANO – 10/5/1967 – Vico del Gargano
Pietro SCHIFONE – 18/3/1945 – Sava
Maggio
Pietro Paolo BARTOLAZZI – 19/6/1927 – Corridonia
Dante CRISANTI – 21/1/1929 – Campagnano di Roma
Tullio DE FELICE – 11/2/1935 – Roma
Antonio DE VITA – 11/3/1941 – Roma
Carlo GIANNUZZI – 21/2/1953 – Roma
Alfio GRASSO – 12/11/1934 – Acireale
Febbraio
Paolo BARRACO – 26/10/1918 – Modena
Sergio DIONISIO – 17/6/1926 – Roma
Angelo LOVELLI – 24/1/1935 – Massafra
Marzo
Roberto CHIRIACO – 26/8/1930 – Catanzaro
Domenico CONDEMI – 13/1/1934 – S. Giovanni a Piro
Elio DE MATTEIS – 5/3/1935 – Taranto
Giovanni DI MICHELE – 26/2/1927 – Roma
Alfredo GIANNACCARI – 23/5/1948 – Arpino
Elisabetta PIGLIAPOCO – 14/6/1968 – Cingoli
Claudio SPONTI – 3/11/1935 – Roma
Giugno
Giorgio BOCCADAMO – 8/7/1939 – Roma
Lucio CAMMARANO – 1/6/1941 – Roma
Sandro CARBONI – 5/7/1921 – Frosinone
Sergio CONSIGLIO – 10/5/1947 – Avola
Salvatore DE MARIA – 25/4/1952 – Enna
Giuseppe DI BIASE – 26/9/1928 – Taranto
Antonio GARGIULO – 11/9/1932 – Viterbo
Francesco PALERMO – 4/4/1941 – Maida
Antonio PELLEGRINO – 13/10/1947 – Caselle in Pittari
Alfredo PETILLO – 17/11/1960 – Salerno
Giorgio PICCIALUTI – 18/1/1930 – Roma
Carlo PIETROLUCCI – 16/10/1922 – Roma
Felice Emilio SANTONASTASO – 5/9/1935 – Asola
Pierfranco TURIS – 2/8/1972 – Ozieri
Aprile
Fausto BUCCELLATO – 3/7/1945 – Lodi
Marco DELLA LUNGA – 23/4/1954 – Roma
Antonio DONNANGELO – 6/1/1969 – Cassano allo Jonio
Luigi INSABATO – 13/4/1941 – Trani
Gioacchino MININNI – 27/6/1935 – Terlizzi
Foro Romano
77
Rassegna di Giurisprudenza
a cura di Mario Scialla
P.D. N. 8287
Estensore Cons. Galletti
DEC. N. 9/2013
“Incorre nella violazione degli articoli 38 e 40 del Codice Deontologico Forense l’avvocato che riceva degli incarichi professionali, percepisca gli acconti, non li fatturi, non dia seguito agli incarichi stessi e non informi il proprio assistito circa lo stato delle procedure, nonostante le documentate richieste”.
COMMENTO
Fattispecie nella quale a fronte di condotte gravi, volontarie e reiterate, ampiamente e documentalmente provate,
è stata irrogata la sanzione della radiazione anche in conseguenza della mancanza di qualsiasi difesa da parte di
chi, pur avendo ricevuto regolarmente le notifiche, non aveva provveduto a nominare un difensore o anche solo a
depositare una memoria che consentisse una diversa lettura del ponderoso materiale probatorio.
P.D. N. 7404
Estensore Cons. Scialla
DEC. N. 15/2013
“L’accusa di aver partecipato ad una associazione a delinquere per la commissione di numerosi reati di truffa
aggravata, falso ideologico ed altro, quandanche non sugellata da una sentenza penale passata in giudicato, essendo nelle more intervenuta la prescrizione, supportata però dalla prova di numerosi contatti con persone dedite ai
reati ed in assenza di una valida confutazione dell’incolpato, consente l’affermazione della responsabilità disciplinare e quindi della sanzione della radiazione”.
COMMENTO
Il Consiglio ha irrogato la più grave delle sanzioni disciplinari sulla base della considerazione che la dichiarazione di prescrizione del reato in sede penale, in mancanza di alcun provvedimento di cui all’art. 129 c.p.p., non
aveva scalfito l’analitica e dettagliata ricostruzione che della vicenda aveva fatto la Procura della Repubblica in
merito al ruolo svolto all’interno dell’associazione dall’incolpato che i numerosi testimoni escussi in indagine preliminare – i cui verbali sono stati acquisiti al procedimento – avevano descritto minuziosamente.
Oltretutto il panorama allarmante di contatti, emerso dalle testimonianze e dalla consultazione degli atti, non è
mai stato adeguatamente confutato, neppure nel processo penale, non consentendo così una diversa valutazione
degli episodi contestati.
In tal modo si è mantenuto, da parte dell’incolpato, un contegno lesivo delle prerogative e delle funzioni di un
appartenente all’Ordine Forense e non conforme, pertanto, alla dignità ed al decoro professionale.
P.D. N. 8242
Estensore Cons. Cassiani
DEC. N. 8/2013
“Viola i principi di cui agli articoli 5 e 43 del Codice Deontologico Forense il legale di fiducia di un collega che
incaricato di agire giudizialmente nei confronti di un debitore, opponente avverso l’atto di precetto, trattenga sulla
somma complessiva di euro 9.476,87, incassata in più riprese, la somma di euro 5.380,62, salvi conguagli ed interessi legali, con evidente sproporzione delle somme trattenute a titolo di compenso rispetto a quelle oggetto della
domanda giudiziale”.
COMMENTO
Fattispecie nella quale, in forza di evidente prova documentale, è stato rivolto il solo avvertimento in considerazione della proficua attività comunque svolta dall’incolpato in favore dell’esponente.
78
Foro Romano
Rassegna di Giurisprudenza
P.D. N. 8352
Estensore Cons. Minghelli
DEC. 27/2013
“Incorre nella violazione dell’art. 51 del Codice Deontologico Forense colui il quale dopo aver assistito congiuntamente i coniugi in sede di divorzio deposita, successivamente, dinanzi allo stesso Tribunale, un ricorso per la
modifica delle condizioni economiche stabilite dalla sentenza di scioglimento degli effetti civili del matrimonio,
assumendo quindi incarico in conflitto a quello espletato in precedenza e prestando assistenza a favore di uno dei
due coniugi in controversia successiva a quella nella quale aveva già assistito entrambi. Fattispecie nella quale è
stato rivolto l’avvertimento”.
COMMENTO
Sul punto il Consiglio ha aderito alla interpretazione rigorosa delle norme, che trova concordi Cassazione e
Consiglio Nazionale Forense (Vedi Cass., Sez. Unite n. 15619/2002; n. 2282/2011; Consiglio Nazionale Forense
n. 199 del 15 dicembre 2011), secondo le quali, quandanche la controparte concedesse il suo assenso, vi sarebbe
comunque la violazione dei canoni disciplinari di obbligo di astensione, essendo sufficiente il sospetto di un conflitto di interessi.
P.D. N. 8248
Estensore Cons. Stoppani
DEC. 30/2013
“Colui il quale viene nominato arbitro in una serie di giudizi arbitrali ed agisce in giudizio nei confronti di chi lo
ha eletto per ottenere il saldo degli onorari di arbitro, nel mentre continua a svolgere la funzione di arbitro nelle
procedure ancora pendenti, senza quindi ritenere di doversi astenere, non necessariamente viola il disposto dell’art. 55 canone IV del Codice Deontologico Forense”.
COMMENTO
L’incolpato, infatti, nel rispetto delle norme, non avrebbe potuto astenersi nelle procedure arbitrali in corso, essendo tenuto a continuare a porre in essere gli atti dovuti quale componente del collegio arbitrale giudicante e sarebbe stato esposto, in caso contrario, alle responsabilità di cui agli artt. 813 bis e ter c.p.c. ed avrebbe determinato,
in danno di tutte le parti, un vizio delle procedure. Inoltre, la mancata astensione dell’incolpato non può essere
ritenuta circostanza tale da far venire meno la fiducia in lui riposta dalle parti che, al contempo, sarebbe stata pregiudicata da un comportamento in contrasto con le previsioni di legge e tale da impedire la pronuncia dei lodi da
parte dei collegi arbitrali costituiti, con conseguente danno alle altre parti. Tali considerazioni hanno indotto il
Consiglio a deliberare il non esser luogo a sanzione disciplinare.
P.D. N. 8350
Estensore Cons. Scialla
DEC. N. 32/2013
“Occorre deliberare il non luogo a sanzione disciplinare ove l’istruttoria dibattimentale dimostri che l’incolpato,
pur in pendenza di azioni esecutive intraprese nei confronti dei propri clienti per il riconoscimento degli onorari,
continuava ad assisterli dinanzi alla Corte di Appello di Roma, in mancanza dell’indicazione di un sostituto e quindi per non pregiudicarne il giudizio”.
COMMENTO
Fattispecie nella quale è emerso come l’incolpato abbia mantenuto la difesa al solo fine di non pregiudicare i propri assistiti. Nel corso del giudizio si è potuto acclarare, altresì, di come gli esponenti fossero stati rinviati a giudizio per il delitto di cui all’art. 388 c.p. in quanto avessero compiuto atti e fatti fraudolenti per sottrarsi all’adempimento degli obblighi civili nascenti dalle sentenze del Tribunale che riconoscevano il cospicuo credito vantato
dall’incolpato per l’attività professionale svolta in favore degli esponenti, facendo così nascere il sospetto che
l’esposto disciplinare, ancorchè infondato, sia stato concepito ed utilizzato in una ottica strumentale.
Foro Romano
79
Rassegna di Giurisprudenza
P.D. N. 8386
Estensore Cons. Minghelli
DEC. 37/2013
“L’uso, in una lettera, di espressioni ritenute da chi le riceve sconvenienti e dal contenuto offensivo, ove siano
seguite da scuse formulate all’esponente, consentono di deliberare il non luogo a sanzione disciplinare”.
COMMENTO
Tale decisione tiene conto della costante giurisprudenza consiliare tenutasi in casi analoghi sulla scorta di quella
delle Sezioni Unite e del Consiglio Nazionale Forense che ritiene tali condotte non passibili di sanzione disciplinare quando, in sede dibattimentale, avvenga la soddisfazione della parte che tali condotte ha subito, potendosi in
tal caso ritenere assolto il desiderio di ricomposizione sotteso alla presentazione dell’esposto.
P.D. N. 8192
Estensore Cons. Di Tosto
DEC. 80/2011
“Viene meno ai doveri di lealtà, probità e correttezza l’avvocato che abbia ricevuto un fondo spese e l’incarico di
curare il risarcimento dei danni per un proprio assistito, in conseguenza di un grave incidente stradale, e poi, senza
che ciò fosse vero, assicurava dapprima che era pendente un giudizio contro il fondo di garanzia per le vittime di
incidenti stradali ed in seguito che aveva raggiunto un accordo economico, quantificando la somma”. Fattispecie
nella quale, anche alla luce delle precedenti condanne riportate è stata irrogata la sanzione disciplinare della
sospensione dall’esercizio della professione per anni uno.
COMMENTO
La sussistenza degli estremi della condotta contestata veniva tratta dalle testimonianze e dalla documentazione
prodotta dall’esponente nonché dall’assenza di qualsiasi difesa opposta dall’incolpato a sua giustificazione e la
rilevanza della sanzione è da riconnettersi alla gravità del contegno tenuto dal professionista, sorretto da mala
fede, poiché lo stesso sapeva di trarre in inganno il proprio assistito, per di più ingenerando nello stesso una aspettativa inutile per un risarcimento del danno divenuto impossibile.
80
Foro Romano
n° 1-3
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Disegno di copertina: Rodrigo UGARTE
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