buona pasqua e buona primavera!
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buona pasqua e buona primavera!
BUONA PASQUA E BUONA PRIMAVERA! NEWS S iamo al numero due del nostro foglio di news che ha risvegliato tra i volontari il desiderio di collaborare e di raccontarsi. Questo non può essere che positivo ed ora dobbiamo cercare di diffonderlo più capillarmente attraverso gli strumenti informatici, credo che una collaborazione tra la generazione dei tecnologici a tutto campo e i “vecchi” più tradizionali porterà al completamento delle rubriche mail necessarie. Questi tre mesi ci hanno visto impegnati a preparare il corso 112 per aspiranti volontari: c’è stato un cambio della guardia tra chi se n’ è occupato per tanti anni e il nuovo gruppo che se n’è fatto carico portando nuovi entusiasmi ed anche scontrandosi con realtà sconosciute, come accade a tutti nella vita quando si passa dalla teoria alla pratica e ci si trova ad operare sul campo e questo è il bello: non dare nulla per scontato. Federavo ha programmato per il 16-18 maggio prossimi la Conferenza dei Presidenti, aperta a tutti coloro che sono interessati a conoscere le realtà AVO e a confrontarsi con altre esperienze, proponendo un ricco programma di dibattito, oltre al Convegno dei giovani. E’ un’occasione importante che mi sento di caldeggiare, invitando alla partecipazione. Quest’anno cadono anche importanti compleanni: 10 anni al Besta che abbiamo festeggiato in febbraio e 25 al Pini che celebreremo il prossimo 20 marzo, che non sono poca cosa; i volontari in questo periodo hanno potuto vedere tanti cambiamenti e hanno dimostrato di saper tenere il passo senza mai perdersi d’animo avendo sempre presente il fine ultimo: il benessere del paziente. Ci aspetta l’Assemblea che sarà anch’essa occasione d’incontro e confronto, oltre che il momento di raccontarci cosa abbiamo fatto e cosa vorremo fare; con la speranza di vedervi numerosi auguro a tutti Buon Servizio. Maria Saraceno S W NE CORSO DI FORMAZIONE N. 112 PER NUOVI VOLONTARI I colloqui per le ammissioni sono terminati il 28 febbraio. Ammessi 112 candidati (molti dei quali tra i 20 e i 24 anni) 2 S W NE NIGUARDA MUSICA PER STARE MEGLIO L’8 febbraio con un gruppo di volontari Avo sono stata ad as sistere al concerto “Ritmi e Memorie” in cui un prestigioso quartetto di giovani musicisti, il “quartetto di archi Klez” ha presentato il suo repertorio di musica klezmer, un genere folk con contaminazioni bulgare, rumene, polacche ed ebrai che. In qualche teatro o auditorium? No, al piano terra del Blocco Sud dell’ Ospedale di Niguarda! Le sedie per il pubblico sono state in breve tutte occupate: era evidente che molti erano gli habitué, ed è stato bello ve dere che anche qualche degente dell’ ospedale aveva la sciato la propria camera per gustarsi un paio d’ore di bellezza ed armonia. Già nel titolo della rassegna “Musica per stare meglio” c’è la missione degli ideatori, la Fondazione per le Neuroscienze Massimo Collice : portare la classica negli ospedali per offrire una pausa rasserenante (da quest’anno il progetto è soste nuto anche dalla Fondazione Cariplo). Il prossimo appuntamento è per sabato 22 febbraio con lo spettacolo “ConcorDanze” per chitarra e fisarmonica. AMIANG SANTI violino – ELIA MARIANI violino FRANCESCA TURCATO viola – FRANCESCO DESSY violoncello Diplomatisi con il massimo dei voti al Conservatorio Giu seppe Verdi, vivono e lavorano a Milano esibendosi in nume rosi concerti di musica da camera. Collaborano con l’ Orchestra dell’ Accademia della Scala, i Pomeriggi Musicali, Orchestra 1813, OFI, Orchestra dell’ Università degli Statale di Milano, Orchestra Verdi, Teatro Regio di parma e di Torino. Ave Giorgianni 3 S W NE SAN PAOLO INNUMEREVOLI PASSI “Signor Claudio, signor Claudio, entri, mi ascolti”; ero ancora sulla soglia di una delle camere del reparto di Rieducazione Funzionale al 6° piano nel corridoio di sinistra, come quello di destra, sentieri ben conosciuti, percorsi ormai tante volte in compagnia di pensieri che possono alleggerire o appesantire il passo. Qui lavora Gianni, operatore sanitario, caricato come una molla, la sua lucida iperattività al servizio dei pazienti, che, al mio saluto, di solito, mi apostrofa “ciao baffo, tutto bene?” dandomi il cinque per poi tornare alle sue mansioni; e anche Maria dal sorriso un po’ triste e l’inconfondibile profilo inca “ciao Claudio è un po’ di tempo che non ci vediamo, forse questo anno riesco a tornare a casa per Natale”. Amanda, questa volta, non mi aveva atteso al solito posto; era distesa sul letto, ancora provata dalla seduta di fisioterapia del mattino, entrambi gli arti inferiori amputati al di sopra del ginocchio. L’invito era, tuttavia, pressante. Il suo desiderio di comunicarmi che “settimana prossima mi portano le protesi” non dava scampo “e vorrei che lei fosse qui quando me le applicheranno e tenterò i primi passi”. Non era, però, sempre stato così, ricordi Gabriele? Fin dall’inizio entrare in quella camera per me, e tu lo confermavi nelle riunioni di reparto, significava affrontare un compito sempre più arduo da interpretare e risolvere. Il muro eretto da Amanda, costruito con quel “Io con voi non parlo” lanciato contro di noi a muso duro, appariva invalicabile. Il malessere che il suo rifiuto mi procurava, rimaneva appiccicato come chewigum sotto le scarpe e ogni passo nel corridoio era lì a rammentarlo, quando uscivo dalla camera. Non so quanto tempo sia passato prima di capire che quel muro non l’avremmo mai potuto abbattere se, proprio Amanda non lo avesse voluto. Lei doveva scegliere il tempo e il luogo dell’incontro o dello scontro come in una sfida fra pistoleri. Così avvenne un giorno di inizio dicembre e mancava solo la colonna sonora di “mezzogiorno di fuoco” per sottofondo. Il corridoio di sinistra assisteva al nostro incrocio; io mi incamminavo verso il fondo; lei, sulla sedia a rotelle, ferma, in mezzo, all’altezza della sala d’attesa corredata da due fila di sedie. “Amanda” riuscii a pronunciare, quando le passai di lato: unico accenno di saluto che sembrava accettare. Non so se, quel giorno, desiderassi che il corridoio fosse più largo o più stretto. Dieci passi non di più, alle mie spalle il fruscio delle ruote di gomma sul pavimento rivelava il Suo movimento: verso o lontano da me? “Senta lei” mi costrinse a voltarmi “perché vuole parlare con me?”. Il colpo non era diretto al cuore, pretendeva una risposta. 4 “Forse per capire se le sue ferite sono più dolorose delle mie”. Ineludibile l’interrogativo, quando le sofferenze del corpo si confrontano con quelle dello spirito. Amputazioni dell’animo, queste ultime, che solcano la nostra vita, lasciando cicatrici indelebili o che sanguinano ancora, ogni volta che il rimpianto di ciò che non si potuto o voluto fare, ritorna, prepotente, ad aprirle. Approfittai del suo stupore e guidandola, senza alcuna resistenza, verso il fondo della sala di attesa, sedetti su una sedia accanto a lei. Oltre la grande vetrata le luci del traffico di via Ovada bucavano l’oscurità della sera intercettate qua e là dagli enormi telai delle gru, addormentate su una sola zampa come l’omonimo trampoliere, in attesa del risveglio al successivo giorno di lavoro. Mentre, con fatica, le mie ferite prendevano forma e contorni dell’amico fraterno scomparso per sempre troppo in fretta, o di chi si è allontanato ormai da tanto tempo offeso dai miei sospetti, lo sguardo di Amanda si incupiva, una smorfia amara piegava le sue labbra. Finalmente, gli argini, travolti dal fiume in piena delle sue parole, non opposero più alcun ostacolo, marcando la distanza fra le mie ferite ed il dolore fisico e morale delle sue. Conoscenze pericolose, affannose ricerche di piaceri effimeri, da cui era emersa a stento. Passi troppo incerti l’avevano, poi, ricondotta, con periodica frequenza, alla caduta in quel vuoto esistenziale che presentava subito il conto, avido di nuove pratiche sempre più degradanti: i tatuaggi, visibili su parte del suo corpo, ne erano solo un esempio, il più innocente. Non rivelò mai, però, la causa delle amputazioni, ne io, mai, desiderai saperlo. Gli incontri che seguirono non richiesero alcun preambolo. L’appuntamento mai fissato ma sicuramente atteso era sempre lì di fronte alla grande vetrata. La reciproca fiducia, cresciuta passo dopo passo, allontanando i timori, puntellava i nostri racconti, rendendoci complici nel’illusoria speranza di lenire, ciascuno, le proprie ferite. Quando si dice: “quel giorno io c’ero” si vuole evocare eventi indimenticabili; il giorno delle protesi sarebbe stato uno di quelli. Nella palestra di fisioterapia due operatori, dopo avere assicurato ai monconi quegli strumenti al tempo stesso di tortura e di speranza, aiutavano Amanda ad alzarsi dalla sedia. La sorreggevano nello sforzo, per nulla umano, di affidare il suo corpo a quegli artifici meccanici. La mia gola urlava: “dai Amanda, forza” senza emettere alcun suono. Lei, sorprendendomi, cercava il mio sguardo. La voce stretta fra i denti: “Un passo alla volta, signor Claudio, un passo alla volta”. Claudio Bandi AVO Milano (Ospedale San Paolo) S W NE < 5 S W NE PROGRAMMA DI FORMAZIONE OSPEDALE SAN PAOLO LE LEZIONI DI PADRE ESTERINO (NUMERO 3) CHE SI TERRANNO PRESSO LA CAPPELLA AL PRIMO PIANO DELL’OSPEDALE SAN PAOLO, GIOVEDÌ DALLE ORE 17 ALLE ORE 18 LA FAMIGLIA NELLA REALTA' DELL'AMMALATO Oggi rispetto al passato gli ammalati rimangono meno tempo ricoverati negli ospedali. Questo ricovero abbreviato è gradito dall'ammalato, ma mette in crisi la famiglia che dovrà accudirlo, rinunciando a volte anche al lavoro. Per il malato avere accanto la propria famiglia è molto importante, questa viene convolta e si ritrova ad essere anch'essa ammalata specialmente quando deve affrontare malattie incurabili. Gli ammalati spesso non collaborano con i medici e questo aggrava la loro situazione. Gli operatori sanitari hanno l'obbligo di tenersi in contatto con i familiari del malato, invece a volte sembra che la richiesta di informazioni dia fastidio, e spesso non hanno un colloquio con il medico dopo il decesso.. Quando un malato muore le famiglie vivono un momento di grande dolore, a volte danno il consenso all'espianto degli organi per dare la possibilità ad altri di vivere. Come si richiede all'ospedale rispetto da parte dei medici, anche i familiari devono portare rispetto al reparto, spesso portano angoscie che si riflettono poi verso gli altri ammalati e i loro parenti Noi volontari siamo accolti dai malati, con noi si confidano e riescono a far affiorare le loro angosce e paure. Il volontario deve essere attento anche ai familiari, li deve ascoltare con calma, consigliare se vengono da lontano strutture atte ad accoglierli, e far sentire il calore umano nel condividere il momento difficile da vivere. MERI: NEI PROSSIMI NU olismo -Malati di tumore e alc depressione e r me hei alz - Malati di ALI SI LEZIONI ALLE QU malato grave: cosa dire 20-03 Dialogo con il ggio dentro la vita 10-04 Il lutto: un via 6 : PUÒ PARTECIPARE S W NE BESTA DECENNALE AVO AL BESTA Venerdì 14 febbraio 2014 i volontari AVO, che prestano servizio all’Istituto Carlo Besta di Milano, hanno festeg giato i 10 anni dall’inizio della loro attività. L’Istituto Carlo Besta, fondato a Milano nel 1918 e chia mato nel 1932 Istituto Neurologico Vittorio Emanuele III, assunse nel 1950 l’attuale denominazione Istituto Nazio nale Neurologico Carlo Besta in onore del medico Carlo Besta, eminente neurologo (Sondrio 1874 Milano 1940) che lavorò in Istituto per più di venti anni contribuendo significativamente al suo sviluppo e al suo prestigio. Il benvenuto ai partecipanti all’evento è stato dato prima dal Coro dell’Istituto e poi dalla Presidente della nostra Associazione dottoressa Maria Saraceno. 7 Alla cerimonia hanno partecipato i medici dell’Istituto: Dottor Paolo Tafuro Dottor Antonio Silvani Dottoressa Clara Moreschi, che ha portato i saluti e i rin graziamenti ai volontari da parte del Dottor Elio Mar mondi, Direttore Sanitario dell’Istituto. Rappresentanti del personale ospedaliero Membri del Consiglio AVO di Milano Volontari ed ex volontari di altri Ospedali un nutrito gruppo di volontari che prestano servizio al Besta. La “storia” della presenza dei volontari AVO al Besta è stata riproposta con racconti e immagini dall’inizio ai giorni nostri. Un ricordo particolare è andato alla scomparsa Nuccia Longhini, “madre e infaticabile testimone della grande avventura dell’AVO” insieme al marito Erminio. Una per sona straordinaria, sempre discreta e dolce nel suo ser vizio. Il Gruppo Jazzistico Biagio Coppa Trio ha quindi allietato la serata, proseguita poi con un ricco aperitivo e una torta deliziosa. Adriana Cavallotti, Responsabile AVO nell’Istituto, con la sua consueta verve ha accolto i partecipanti con viva gioia e ha condotto lo svolgimento della serata nel migliore dei modi. Maria Paola Faedda, Vice Responsabile, ha scattato nu merose fotografie a ricordo dell’evento. Felicita AVO Besta S W NE C.T.O. LA BIBLIOTECA Il nostro servizio di volontariato, ci impone un contatto diretto con i pazienti ricoverati rivolgendo agli stessi un’attenzione ed un pensiero particolare che si prefiggono il compito di come confortare la loro condizione di degenza spesso lunga e difficoltosa. Di norma il mattino “passa”: gli adempimenti di inizio giornata del personale, il giro delle visite dei medici, le “pulizie” che comunque mettono in contatto il paziente con altre persone aiutano ad arrivare attorno alle 12...ora del pranzo. Ma c’è un importante lasso di tempo (dal pranzo alle 18 della cena) che è difficile da ingannare e come si sa le ore in ospedale......non passano mai. Nasce quindi l’idea di una piccola biblioteca, idea che si sviluppa attraverso un accordo della direzione sanitaria, il passa parola per una raccolta di volumi, la ricerca di uno spazio sufficientemente strategico risperto ai reparti e poi........pronti via! Curatamente etichettati, disponiamo ora di un bel gruppo di libri i cui temi spaziano da gialli e spy stories a storia, da narrativa ad autobiografie con qualche incursione nella fantascienza. Il progetto ha trovato interesse e riscontro nei ricoverati e la piccola biblioteca, situata al 1^ piano dell’Ospedale , è di facile accesso sia per gli stessi pazienti o i loro parenti che per i volontari dell’Avo o il personale dell’ospedale: in altre parole di chiunque abbia voglia di tuffarsi nella lettura e quindi nel sapere. Abbiamo constatato che il libro è essere uno strumento positivo (anche se non l’unico) che fa da collante nei diversi stati d’animo del degente: noia, attesa, interesse, e certamente anche con il piccolo vantaggio di non aver guardato ed ascoltato, forse per qualche ora, il lento e frustrante ticchettio delle lancette dell’orologio. Rosalba Festa 8 S W NE PIO ALBERGO TRIVULZIO NORME GENERALI DI COMPORTAMENTO CON PAZIENTI AFFETTI DA DEMENZA RICOVERATI IN RSA Vi sono poche regole di base che possono indubbiamente aiutare ad avere una conversazione felice: - Non fare domande (perché il deficit cognitivo non permettere di comprendere la domanda e il paziente si sente umiliato). - Non interrompere (anche se può sembrare un discorso senza logica il paziente sta seguendo un suo filo conduttore se lo si interrompe si confonde). - Non completare le frasi (sostituirsi nel completare le frasi non aiuta l’autonomia di cercare le parole). - Non correggere (sempre perché il deficit cognitivo porta a dire parole per noi errate, ma non per il paziente). - Utilizzare risposte in eco (per non deviarlo dai suoi pensieri con i nostri). - Restituire il motivo narrativo (per invogliarlo a proseguire la narrazione.) - Somministrare frammenti di autobiografia (solo raramente per non sovrapporci alla loro narrazione). - Rispettare le pause anche se lunghe. Inoltre per comunicare si può utilizzare un linguaggio non verbale: - È bene sedersi di fronte all’anziano in un luogo tranquillo (se possibile non in salone perché vi è confusione) e, se il paziente gradisce, avere un contatto fisico come tenergli la mano. Ma: - Usare un tono di voce pacato in grado di - Accompagnare il paziente nel suo trasmettere affetto e serenità. mondo possibile (assecondare ciò che - Avere un viso sorridente. dice a esempio se dichiara di avere 20 Simona Maria Civardi anni è perché in quel momento il paResponsabile AVO ziente sente di avere quell’età di conseguenza va seguito nel suo percorso). Nucleo Alzheimer Fornri PAT 9 S W NE GALEAZZI NOI VOLONTARI DEL GALEAZZI!!! Per noi essere volontari significa essere disponibile verso il prossimo. Essere, in primis, degli "ascoltatori", capire se una persona ha bisogno d'aiuto o semplicemente di un supporto. Non sempre sono i malati a necessitare di un sostegno, spesso sono i familiari o chi li accompagna, come succede il più delle volte al Pronto Soccorso, e noi siamo lì a mettere insieme le nostre forze e offrire il nostro supporto a chi ne ha bisogno. Il nostro "lavoro" all'Istituto Galeazzi, si svolge principalmente in due funzioni: sia all'accoglienza che al Pronto Soccorso. All'accoglienza cerchiamo di indirizzare l'utente all'ambulatorio piuttosto che allo sportello. Diamo anche una mano a chi non è in grado di muoversi liberamente o a chi va "in confusione" , e con il nostro operato cerchiamo di rendere meno faticoso l'iter ospedaliero. Invece la situazione é ben diversa al Pronto Soccorso. Qui la gente ha poca pazienza, e c'è chi è solo, e una parola di conforto, un sorriso, o semplicemente star li ad ascoltare, a noi costa poca fatica ma per l'ammalato è davvero tanto. A questa missione ci dedichiamo con premura, umiltà, comprensione, sempre animati da spirito di solidarietà e con la speranza di fare sempre di più. Ciro e Giusi, volontari presso l'Istituto Galeazzi Milano 10 S W NE L’ANGOLO DELLA POESIA CONSIGLI DI LETTURA Il Non Manifesto non è separato dal manifesto. Permea questo mondo, ma è così ben mascherato che quasi nessuno se ne accorge. Se sapete dove guardare, lo troverete dappertutto. Un portale si apre in ogni momento. Sentite quel cane che abbaia in lontananza? O quell’automobile che passa? Ascoltate attentamente. Potete avvertire in questo la Presenza del Non Manifesto? No? Cercatelo nel silenzio da cui provengono e a cui ritornano i suoni. Prestate più attenzione al silenzio che ai suoni. Prestare attenzione al silenzio esteriore crea silenzio interiore: la mente diventa tranquilla. Un portale si sta aprendo Ogni suono nasce dal silenzio, muore nel silenzio e durante la sua vita è circondato dal silenzio. Il silenzio consente al suono di essere. E’ una parte intrinseca, ma non manifestata di ogni suono, ogni nota musicale, ogni canzone, ogni parola. Il Non Manifesto è presente in questo mondo come silenzio. Ecco perché è stato detto che niente in questo mondo è così simile a Dio come il silenzio. Tutto ciò che dovete fare è prestarvi attenzione. Anche durante una conversazione, cercate di essere consapevoli degli intervalli tra le parole, dei brevi intervalli silenziosi tra le frasi. Così facendo, dentro di voi cresce la dimensione della quiete. Non potete prestare attenzione al silenzio senza contemporaneamente diventare tranquilli dentro di voi. Silenzio fuori, quiete dentro. Siete entrati nel Non Manifesto “Il potere di Adesso” - Eckhart Tolle Il peggior peccato contro i nostri simili non è l'odio, ma l'indifferenza: questa è l'essenza della disumanità. George Bernard Shaw Nonno Aldo Ricordiamo con affetto Valentina Bordignon, mancata il 27 marzo, una delle prime volontarie AVO a Sesto San Giovanni e al Policlinico dove è stata la storica responsabile fino alla fine del 2011 11 S W NE LA REDAZIONE CI PRESENTIAMO (da sinistra a destra) - Ave Giorgianni – Ospedale Niguarda Ca' Granda Rosalba Festa – C.T.O. Centro Traumatologico Ortopedico Marina Botti – Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico Carlo Besta Renato Pili – Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus; Santa Maria Nascente Stefania Michelotti – Azienda Ospedaliera San Paolo Lilla Elekes – Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus; Santa Maria Nascente Camilla Volpi – La nostra grafica Elisabetta Scevola (purtroppo assente) – Ospedale San Giuseppe Silvia Maiorano (new entry) – Ospedale Maggiore Policlinico SI PRECISA CHE IL MATERIALE VERRÀ PUBBLICATO A DISCREZIONE E NEI TEMPI DECISI DAL COMITATO DI REDAZIONE, DANDO PRIORITÀ A QUELLI PERTINENTI AL PERIODO DELLA REALIZZAZIONE DELL’ELABORATO. Cinque ospedali non hanno ancora un referente nella redazione: chiunque fosse interessato, si faccia avanti! Per l’invio dei testi utilizza questo indirizzo mail: [email protected] 12