Verona Sera

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17/02/2016 – VERONA SERA
http://www.veronasera.it/cronaca/regione-veneto-univr-colture-scaligere-kiwi-difendere-17-febbraioREGIONE VENETO E UNIVR INSIEME PER DIFENDERE LE COLTURE SCALIGERE DI
KIWI
Il cosidetto “oro verde” negli ultimi tempi è stato preso di mira dal cancro batterico, che ha colpito quasi 900
ettari di piantagioni, soprattutto nel veronese.
Il kiwi, frutto della salute e del buonumore. Ma anche “oro verde” del Veneto, in particolare del Veronese, da
difendere e salvare dall’attacco del cancro batterico. È su questo duplice binario che si sviluppa il progetto
promosso dalla Regione Veneto con il dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona, presentato oggi,
17 febbraio, a palazzo Balbi, sede della Giunta regionale, dall’assessore all’Agricoltura Giuseppe Pan e dal
prorettore dell’ateneo scaligero Antonio Lupo. “La Regione ha investito oltre un milione di euro – ha spiegato
l’assessore Pan – per valorizzare una coltura nella quale il Veneto è leader: con 55 mila tonnellate annue, mille
produttori e 3200 ettari coltivati, di cui 2500 nella sola provincia di Verona, il Veneto rappresenta circa il 15 per
cento dell’intera produzione nazionale. L’Italia è il primo produttore al mondo di questo frutto esotico, originario
della Cina, ben acclimatatosi in Nuova Zelanda, e diventato ora una delle produzioni vincenti dell’export
tricolore”. Il progetto ha messo in campo saperi, competenze e ricerche del dipartimento di Biotecnologie
dell’università di Verona per capire, prima di tutto, caratteristiche e apporto nutritivo del frutto. Ad un anno
dall’avvio degli studi ecco i primi risultati, divulgati da Flavia Guzzo, ricercatrice dell’università scaligera e
coordinatrice del progetto di valorizzazione: “Il kiwi, tra le tante proprietà benefiche, contiene anche sostanze
neuroattive, come serotonina e melatonina, che sono i neurotrasmettitori del ‘buonumore’ e contribuiscono al
benessere del cervello umano. Inoltre il kiwi – anticipa la biologa – contiene anche altri “co-fattori” antiossidanti e
inibitori di specifici enzimi, che hanno un ruolo di agenti ‘protettori’ rispetto alla degradazione ossidativa ed
enzimatica dell’organismo”.
Ma l’“oro verde” delle campagne veronesi da alcuni anni è sotto scacco, vittima di una violenta infezione batterica
che rischia di compromettere colture e fatturati. Sono quasi 900 gli ettari colpiti dall’infezione batterica o dalla
morìa del kiwi, altra grave patologia attribuita ai terreni e ai sistemi di irrigazione, da studiare e curare. I produttori
veronesi son i più colpiti: “Nel corso del 2015 – calcola Fausto Bertaiola presidente dell’organizzazione dei
produttori del Consorzio Ortofrutticolo padano – la produzione di kiwi nel Veronese ha registrato un calo del 25
per cento. È sempre più urgente individuare terapie per salvare le nostre colture”. Da qui la seconda direzione
imboccata dal progetto di ricerca. “Abbiamo analizzato i geni del batterio e cercato di capire perché la batteriosi
aggredisca proprio il kiwi – spiega Annalisa Polverari, patologa vegetale dell’Università di Verona – Grazie ai fondi
della Regione abbiamo ricostruito la mappa dei geni del batterio e stiamo cercando le sostanze meno tossiche per
inibire il contagio. Stiamo testando la somministrazione di nanoparticelle ad alta affinità con i tessuti vegetali in
modo da curare la pianta con una semplice irrorazione, anche se già contagiata dal batterio-killer Psa
(Pseudomonas Syringae actinidiae)”.
Virtù alimentari e difesa sanitaria del kiwi sono ora veicolati anche da una specifica campagna di comunicazione,
veicolata dal sito www.okkiwi.it, rivolto a produttori e consumatori. Le pagine web, online da oggi, documentano
con una efficace sintesi narrativa i progressi della ricerca e insegnano ai produttori metodi e strumenti per
contrastare l’infezione batterica. Ai risultati della ricerca si abbinano appositi contenuti e materiali didattici rivolti
ai consumatori, agli studenti, per coinvolgere ragazzi e genitori, in modo semplice e accattivante, nella scelta del
“frutto giusto” per una alimentazione sana. La ricerca ora prosegue e i prossimi step sono dedicati e rendere
disponibili per gli agricoltori i mezzi di contrasto naturali più efficaci per limitare la batteriosi. “Un esempio
virtuoso di ricerca applicata trasferita sul campo – ha chiosato il prorettore Lupo – che dimostra come sia
possibile spendere bene i soldi dei veneti coniugando l’eccellenza universitaria con le esigenze del mondo
produttivo”.