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medicina alternativa
rubrica a cura del dott. Rocco Carbone, farmacista e naturopata
Per bioterapia s’intende una terapia che utilizza come materia prima
terapeutica, prodotti di derivazione
microbica biologica. Nasce in Francia
ed è riportata nella Farmacopea francese del 1983 (X edizione), con la
seguente definizione: “I Bioterapici
sono rimedi ottenuti a partire da prodotti di origine microbica chimicamente non definiti, da secrezioni od
escrezioni patologiche. Non sono
mai ottenuti da tessuti animali o vegetali né da allergeni”.
Il concetto di bioterapie viene,
successivamente, ripreso ed esteso a
tutte le terapie che impiegano rimedi
vibrazionali diluiti e dinamizzati dal
Dott. Max Tétau, medico omeopata
francese, ideatore, delle bioterapie
innovative ampiamente utilizzate
nella pratica clinica.
Secondo il concetto di bioterapie,
in questa categoria sono annoverate
tutte le cure naturali che utilizzano i
rimedi di origine naturale vegetale,
animale e minerale che vengono preparati col metodo della diluizione e
dinamizzazione, dando origine alle
seguenti branche: isopatia, litoterapia dechelatrice, oligoterapia, organoterapia, omeopatia, omeosinergia,
sali di Scössler e gemmoterapia o
meristemoterapia.
Da questo articolo in poi verranno
affrontate le varie discipline naturali
innanzi citate.
Tutti i rimedi utilizzati in queste
discipline sono classificati nella Farmacopea Ufficiale nel capitolo della
monografia delle preparazioni omeopatiche. All’uopo, a mio avviso, per il
medico è una scelta la conoscenza di
queste tecniche, mentre per il farmacista è un obbligo conoscerle. Infatti,
al farmacista che viene presentata
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Introduzione
alle bioterapie
Riferimenti e fonti tratte da:
Carbone R., Compendio delle
terapie naturali minori. Edizione
ED srl, Roma, 2004.
Carbone R., Planta medicamentum naturae. Aromaterapia, Gemmoterapia e Fitoterapia. Dibuonoedizioni, Villa D’Agri (PZ), 2006.
Carbone R., Fiori di Bach. Capire l’essenza delle emozioni per
vivere meglio. Edizione ED srl,
Roma, 2006.
Per approfondimenti:
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Per contattare l’autore:
e-mail: [email protected]
Tel. 338.8308148.
una prescrizione non può esimersi o
rifiutarsi di spedirla, pertanto, è
necessario, che almeno, conosca la
categoria di quel prodotto e le modalità di somministrazione, per poter
essere in coerenza con il principio dell’esercizio della propria professione
secondo scienza e coscienza.
Tale osservazione scaturisce dal
fatto che durante la formazione universitaria queste discipline non sono
annoverate; inoltre, ultimamente si
assiste al fenomeno dell’istituzione di
corsi di perfezionamento e master
universitari che utilizzano impropriamente il termine olistico, applicando
ed infondendo la metodica scientifica
a questi insegnamenti che non ha
riscontro per l’apprendimento di queste meravigliose discipline.
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Il termine Isoterapia deriva dal
greco isos, identico, si basa sul principio dell’uguaglianza: “Aequalia aequalibus curentur” o legge d’identità.
Fu Wilhelm Lux, nato in Slesia nel
1776, veterinario, professore di
Scienze Veterinarie fin dal 1806 all’università di Leipzig, a coniare, tra il
1831 e il 1833, il termine isopatia.
A partire dal 1820 conobbe gli
scritti di Hahnemann ed applicò il
nuovo metodo in medicina veterinaria, divenendo un diffusore appassionato dell’omeopatia veterinaria.
Lux definisce l’Isoterapia un metodo terapeutico che segue il principio
d’identità: Aequalia aequalibus
curentur, secondo il quale una
sostanza infettante, diluita e dinamizzata secondo la prassi omeopatica, è
in grado di guarire la stessa malattia
contagiosa che essa provoca.
L’Isoterapia è menzionata nelle ultime edizioni dell’Organon di Hahnemann, utilizza rimedi omeopatici unitari derivati da sostanze che hanno
provocato lo stato patologico;
Wilhelm Lux osservò che applicando
la tecnica di diluizione e dinamizzazione omeopatica ad un derivato
organico infettivo (batterio, virus,
escrezioni o secrezioni di materiale
organico infetti), quest’ultimo acquista azione terapeutica sulla malattia
risultata dal contagio.
In realtà, i principi che stanno alla
base dell’isopatia hanno radici molto
più antiche della stessa omeopatia.
Infatti, popoli primitivi s’immunizzavano contro l’effetto di veleni animali e
vegetali, con inoculazioni ripetute di
piccole quantità di veleni dagli apparati veleniferi dei serpenti; o dal succo
delle piante velenose. In Estremo
Oriente, i Cinesi praticavano la vaio-
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Isoterapia
lizzazione preventiva indossando i
vestiti di malati in piena fase di suppurazione, oppure le pustole essiccate e conservate per un anno venivano
in seguito inalate.
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Dopo una prima espansione, il
nuovo metodo, per via dell’origine
dei medicamenti, andò incontro a
forti critiche, anche tra gli stessi assertori dell’omeopatia, tanto da portare
l’isopatia in una fase di declino e
abbandono per parecchi anni.
Successivamente, grazie agli studi
e interessamenti di padre Denys Collet, medico e religioso dell’Ordine
Domenicano. Nel 1865, testimone di
una guarigione omeopatica, cominciò ad occuparsi e ad approfondire l’isopatia e dopo decenni di pratica
pubblicò il suo libro “Isopathie, Méthode Pasteur par Voie Interne”. Collet definì i tre principali metodi di
guarigione: l’allopatia, l’omeopatia e
l’isopatia, tutte utili e necessarie in
terapia in funzione delle indicazioni
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sostanze provenienti dal malato (sangue, urine, secrezioni patologiche...),
la cui prima diluizione liquida deve
essere sterilizzata, oppure fornite dal
malato (vaccino, medicamento, allergene...).
In conclusione, per isopatia oggi
s’intende l’uso, quale rimedio, di preparazioni diluite e dinamizzate di
agenti eziologici delle stesse malattie, secondo il principio non della
similitudine dei sintomi, ma dell’uguaglianza dell’agente eziologico.
Fonti ufficiali dell’Isoterapia
cliniche e che ogni buon medico
deve poter offrire al paziente. Inoltre,
distinse l’Isopatia in tre livelli:
• Isopatia pura, che usa prodotti di
secrezione di un malato per guarire la stessa malattia.
• Isopatia organica, che cura gli
organi malati con derivati dinamizzati da organi sani.
• Isopatia sieroterapica o sieroterapia (diluizione di siero iperimmune).
L’organo ufficiale francese delle
terapie mediche, “Journal Officiel”
del 29 dicembre 1948, pubblicò un
decreto di “Codificazione delle preparazioni omeopatiche officinali” che
regolamentava l’uso e la preparazione degl’Isoterapici e le definizioni di
isopatico e nosode,
Definizione di nosode
Spesso si crea confusione tra Bioterapia e Isoterapia; l’elemento limite
che distingue le due discipline è rappresentato dal concetto di nosode.
Per primo a parlare di nosode fu
Costantin Hering, intendendo per
nosode un medicamento preparato
in diluizioni omeopatiche estratto da
escrezioni o secrezioni patologiche,
di origine umana o animale. Invece,
secondo Wilhelm Lux il nosode in Isoterapia è una sostanza infettante,
diluita e dinamizzata secondo la prassi omeopatica, ricavata da escrezioni
o secrezioni patologiche dello stesso
malato, in grado di guarire la stessa
malattia contagiosa che provoca.
Quindi, il nosode isopatico si
distingue per il suo carattere individuale, il cui uso è destinato unicamente alla persona che ne ha fornito
il ceppo, e che verrà successivamente
distrutto subito dopo l’uso.
I nosodi isopatici vengono preparati estemporaneamente a partire da
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Il termine “isopatico”, in questo
decreto viene così definito: “si definiscono isopatici quei nosodi il cui
ceppo provenga dal malato stesso”.
Il termine nosodo o nosode, sempre nello stesso decreto, viene definito nel modo seguente: “I nosodi sono
preparazioni omeopatiche ottenute a
partire da colture microbiche, da
virus, da secrezioni o da escrezioni
patologiche... I nosodi non vengono
mai venduti al pubblico allo stato
naturale, ma solo a partire dalla terza
diluizione centesimale o dalla sesta
diluizione decimale”.
Nello stesso decreto vengono anche descritte le diluizioni e i criteri di
purezza e sterilità dei materiali di pre-
lievo: “I rimedi isopatici sono preparati in diluizione alla prima centesimale
(1CH), e le diluizioni inseminate su
sostrati batteriologici, non devono
dare origine ad alcuna coltura”.
Un altro riferimento, meno importante, ma più recente, è contemplato
nella Farmacopea Francese XIII edizione del 1965, in cui i termini “nosodo” e “isopatico” furono sostituiti
con quelli di “bioterapico” e “isoterapico” rispettivamente.
Infine, recentemente, negli anni
settanta, O.A. Julian propose di sostituire i termini di bioterapici ed isopatici con il nome di Micro-Immunoterapia Dinamizzata, terminologia più
accettata e in parallelo con le nuove
scoperte e applicazioni della moderna Immunologia.
Applicazioni dell’Isopatia
I campi di applicazioni di questa
disciplina sono molteplici e comprendono quasi tutte le patologie ad eziologia infettiva, e i campi dell’immunologia, allergie e tossicologia.
Il campo più utilizzato è certamente
il settore infettivo, l’Isoterapia, ha dominato la scena della cura delle malattie infettive, per circa due secoli, fino
all’avvento dell’antibiotico-terapia.
Ad esempio, l’uso di pollini nell’asma allergico, dei veleni nella cura
delle intossicazioni da avvelenamenti,
oppure di preparazioni “omeopatizzate” di farmaci allopatici per combattere gli effetti tossici dei farmaci
stessi.
I nosodi isoterapici utilizzati nella
cura delle malattie infettive sono preparazioni costituite da estratti, adeguatamente preparati in forma sterile,
diluita e dinamizzata secondo le
metodologie omeopatiche, di escrezioni e secrezioni patologiche (vescicola della scabbia, pus uretrale, materiale di sifiloma iniziale), di coltivazioni
di agenti patogeni (microbi, virus), di
secrezioni del metabolismo umano o
animale (succhi biliari, succhi pancreatici), oppure secrezioni di organi o tessuti alterati patologicamente (mucose
del cavo orale e vaginali, tonsilliti,
ulcere, osteomieliti, ecc.). Inoltre, concludiamo con l’autoemoterapia, che
consiste nella somministrazione, di
solito per via intramuscolare e dopo
opportuno trattamento, dello stesso
sangue del paziente.
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