All`interno - SanZenoTreviglio
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IL GIORNALE DEL “GRUPPO CULTURALE” dell’ ORATORIO S. ZENO ANNO 3, NUMERO 1 GENNAIO 2006 All’interno LA RIFORMA DELLA SCUOLA 2 RICERCATORE? NO GRAZIE 3 BON VOYAGE, BON COURAGE! 4 PROPOSTE 5 6 ABBIAMO LETTO: Tre uomini in bici IL GRUPPO CULTURALE E’ COSTITUITO DA GIOVANI E ADOLESCENTI CHE SI PONGONO DOMANDE SULLA REALTA’ CHE LI CIRCONDA PER POTER SCEGLIERE IN MODO CONSAPEVOLE. Anche quest’anno con un po’ di fatica siamo riusciti a pubblicare un numero de “Lo sgambetto”. Ciò significa, che il gruppo culturale dell’oratorio S. Zeno, nato nell’ottobre 2003, è tutt’oggi in piedi! Purtroppo, però, andiamo constatando mese dopo mese, incontro dopo incontro che è sempre più difficile aggregare attorno ad un discorso socio-culturale gli altri giovani. Anzi, di anno in anno perdiamo i pezzi… Più volte ci siamo chiesti il perché di questa difficoltà nel coinvolgere anche altri. Non neghiamo di averle provate tutte: è un problema di giorno, di orario? Spostiamolo; dipende forse dagli argomenti? Cerchiamo quelli più attuali; è questione di creare altre iniziative? Inventiamole… e così via. Ma nulla è cambiato... La risposta, perciò, è da ricercarsi in ragioni più profonde. Oggi, parafrasando una nota canzone di Gaber, la propria libertà viene cercata, non tanto nella partecipazione, nel sentirsi parte di un mondo, ma nel sentirsi un mondo a parte. E lo “stare sopra un albero”, osservare quel che accade e non far nulla, sarebbe già un atteggiamento positivo. Invece è difficile persino che ci si fermi di fronte ad un telegiornale o si compri un quotidiano non solo per le classifiche del fantacalcio. La vera libertà oggi è pensare a sé e per sé. Così ci rendiamo conto che gli approfondimenti che proponiamo, le discussioni su qualsiasi tema, non coinvolgono, non perché il tema in particolare non interessi, ma proprio perché l’argomento, che potrebbe essere oggetto di attenzione, è solo quello che mi riguarda direttamente. Addirittura la riforma della Scuola e dell’Università (a cui è dedicato questo giornale) non vengono presi in considerazione… eppure sono così vicini alla realtà di tutti i giorni. Ma la storia di ciascuno non è, e non può essere, slegata dalla Storia… anzi è un tassello fondamentale del puzzle. De Gregori cantava: “La storia siamo noi, nessuno si senta escluso!”. La Storia si costruisce sulle scelte dei singoli, sulle nostre scelte… e questa è una grande responsabilità. Qualsiasi scelta, soprattutto quelle che coinvolgono la società (non dimentichiamo che tra due mesi saremo chiamati a votare), dovrebbe essere accompagnata da un approfondimento, da una presa di coscienza della posta in gioco. E’ per questo che noi, seppur in tre, continuiamo ad incontrarci e a proporre temi e occasioni per confrontarci… Aspettando sempre che qualcun altro si senta coinvolto! Silvia, Gianki, Paolo PAGINA 2 Il 28 marzo 2003 la nuova riforma dell’ordinamento scolastico, la riforma Moratti tanto per intenderci, è diventata legge a tutti gli effetti. La votazione in aula ha fatto seguito a mesi di aspre discussioni che hanno visto protagonisti numerosissimi studenti di tutti gli ordini scolastici e gran parte del corpo docenti, preoccupati per le pieghe che, stando alla proposta di legge firmata dal ministro dell’istruzione Letizia Moratti, avrebbe assunto la scuola italiana. Cosa cambierà. Ecco, in sintesi, i principali cambiamenti che l’approvazione di questa legge comporterà. Il sistema educativo di istruzione si articola nella scuola dell’infanzia, che aprirà le sue porte anche ai bambini di due anni e mezzo (ovvero che compiranno tre anni entro il 30 aprile dell’anno scolastico in corso ) e avrà durata triennale, in un primo ciclo che comprende la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado e in un secondo ciclo che comprende il sistema dei licei ed il sistema dell’istruzione e della formazione professionale. Il primo ciclo inizia con la scuola elementare, della durata di 5 anni, divisi in un primo anno e due bienni; è previsto sin dal primo anno l’insegnamento di una lingua straniera europea e dell’informatica. Il passaggio alla scuola media avverrà automaticamente, senza dover sostenere gli esami di Stato. La scuola media, della durata di tre anni, preved e l’approfondimento degli insegnamenti di tipo informatico e l’introduzione di una seconda lingua straniera; si conclude, al termine del terzo anno, con un esame di Stato. Superato l’esame di Stato si accede alla scuola superiore: lo studente potrà scegliere tra il sistema del liceo (che comprende i licei artistico, classico, linguistico, economico, scientifico, tecnologico, musicale, delle scienze L O SGA M BET TO umane) e il sistema dell’istruzione e della formazione professionale. I licei, di durata quinquennale, si sviluppano in due bienni più il quinto ed ultimo anno che servirà per il completamento e l’approfondimento degli studi compiuti e per l’orientamento per gli studi universitari, mentre i percorsi del sistema dell’istruzione e della formazione professionale è di durata quadriennale (con la possibilità di affrontare un quinto anno facoltativo) che realizzano profili educativi, culturali e professionali, ai quali conseguono titoli e qualifiche professionali di differente livello. Entrambe le scelte, il sistema del liceo o il sistema dell’istruzione e della formazione professionale, si concludono con un secondo esame di Stato, il cui superamento sarà necessario per l’accesso all’università. E’ inoltre possibile, per lo studente, cambiare indirizzo all’interno del sistema dei lice, nonché passare dal sistema dei licei a quello dell’istruzione e della formazione professionale, e viceversa. All’interno di questo nuovo ordinamento sono molte le novità rilevanti; una di queste è la riduzione delle materie scolastiche nei licei. “I livelli di apprendimento rispetto alle ore di insegnamento - ha spiegato lo stesso ministro Moratti in un intervento di replica in commissione Istruzione al Senato - non danno dei risultati qualitativi. Cercheremo di migliorare l’apprendimento nelle discipline ess e n z i a l i ”. I n o l t r e i l m i n i s t r o dell’istruzione ha annunciato che presto si agirà perché la competenza di alcuni indirizzi dell’istruzione professionale (in particolare i licei economici e tecnologici) passi da competenza regionale (com’è attualmente) a Statale. Le critiche. Pur senza addentrarci nel discorso riguardante la riforma dell’università, che è il vero territorio caldo della polemica verso la legge Moratti, diversi AN NO 3, NUMERO 1 sono i motivi di perplessità anche per quello che concerne i due cicli scolastici. Un primo argomento deriva dalla precocità della scelta che lo studente deve operare tra il liceo e la formazione professionale, anticipata a tredici anni e mezzo, età in cui molti sostengono che il ragazzo non abbia ancora la capacità e la libertà di decidere il percorso che segnerà il suo cammino di studi e forse di lavoro. Un altro argomento caldo è quello della graduatoria degli insegnanti, che rimarrà affidata all’interno del corpo scolastico; in particolare il quotidiano Civiltà Cattolica, curato dai gesuiti, sottolinea in un editoriale come tale valutazione “debba necessariamente essere fatta da un’agenzia esterna al ministero dell’istruzione oppure uno dei cardini della modernizzazione del sistema scolastico cadrà”. La conseguenza di tutto ciò è che ora il Dirigente Scolastico ha l’autorità di assumere o licenziare gli insegnanti, potendo così provare emozioni finora riservate agli industriali, per non parlare del caos dei concorsi e delle graduatorie, con decine di docenti che hanno speso tempo e denaro per corsi di perfezionamento resi del tutto inutili. Accanto a queste accese discussioni è arrivato nei primi giorni del 2006 il non rassicurante rapporto dell’Ocse (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che raccoglie 30 membri) sui dati relativi all’istruzione nei diversi paesi del mondo, rapporto che suona subito come una bocciatura senza appello. Osservando le decine di tabelle diramate dall’Ocse, si notano alcuni dati preoccupanti: sono notevolmente al di sotto della media le percentuali dei diplomati e dei laureati italiani (anche Malesia, Perù è Filippine ci superano in quanto a titoli di studio), la spesa annuale è in linea con la media per la scuola, ma non per l’università, i docenti sono tra i più vecchi e i loro - segue a pag. 5 - A NNO 3, N UMER O 1 Il 25 ottobre 2005 la Camera dei Deputati è stata assediata per ore da studenti, professori, rettori universitari. Perché mai una tale mobilitazione? Semplice: all’interno del Palazzo si stava tenendo la votazione definitiva del disegno di legge per le “nuove disposizioni concernenti i professori e i ricercatori universitari e delega al governo per il riordino del reclutamento dei professori universitari”. In altre parole, la “seconda” riforma Moratti (la prima è quella del riordino dei cicli scolastici)! In realtà è dal gennaio 2004 che nelle università si respira un clima di mobilitazione, quasi di lotta, incominciata e portata avanti tenacemente dai ricercatori, sostenuti poi dai professori e dagli studenti. Nelle righe che seguono cercherò sinteticamente di spiegare cosa voleva dire fino all’ottobre 2005 per uno studente decidere di fare il ricercatore e cosa è cambiato con la riforma Moratti. Il percorso per la carriera di ricercatore prevedeva: - la laurea di primo livello (3 anni), - la laurea specialistica (2 anni), - il dottorato di ricerca di 3 anni - un assegno di ricerca di 2 anni rinnovabile per altri 2 anni - un concorso per ricercatore a tempo indeterminato (altrimenti si prosegue in attesa che questo diventi possibile tramite collaborazioni varie) - un periodo (3 anni) di “osservazione” - la conferma del ruolo di ricercatore Se tutto va bene, perciò, all’età di 35 anni lo studente che aveva deciso di diventare ricercatore ha un lavoro a tempo indeterminato. La sua carriera può arrestarsi lì e rimanere ricercatore a vita oppure proseguire diventando professore associato e poi ordinario, tramite un unico concorso locale indetto dall’università. Con il DDL Moratti, invece, lo studente che intraprende la carriera di ricercatore dopo il dottorato di ricerca potrà avere un assegno di ricerca (2 L O SGA M BET TO anni rinnovabili con 2 anni) e/o un contratto di ricerca (3 anni rinnovabili per altri 3 anni). A questo punto, dopo aver conseguito l’idoneità ad un concorso nazionale, se l’università trova i fondi e, a detta dei ricercatori, se qualcuno ti ha fortemente appoggiato (nel ddl, infatti, non si parla di merito), puoi accedere ad un concorso per professore associato in sede locale. Se non si crea la possibilità per un posto il neo-ricercatore non può più avere contratti con l’università. Inoltre, acquisita l’idoneità e superato il concorso locale, il ddl prevede che sia una delibera dell’università a stabilire il tipo di contratto. Non è più quindi espressamente scritto che questo sia necessariamente a tempo indeterminato. Ecco dunque che ormai all’età di 41 anni il professore associato potrebbe non poter lavorare in università. A quel punto che fa? Dato che le aziende e gli istituti di ricerca in Italia sono pochi, potrebbe emigrare all’estero dove dovrà competere con altri ricercatori molto più giovani di lui e probabilmente più esperti. Il DDL Moratti mina alla base anche la qualità della didattica universitaria. Fino al 2005 il 40% della didattica era svolto dai ricercatori, nonostante ciò non fosse scritto nel contratto. Secondo la nuova legge ai ricercatori e ai tecnici laureati possono essere assegnati moduli di insegnamento, con il loro consenso attribuendogli per quel periodo il titolo di professore aggregato e togliendolo alla fine dall’incarico. Se, però, i ricercatori non accettassero i moduli superiori a 4 CFU (crediti formativi universitari), comprendenti gli insegnamenti più importanti per i corsi di laurea, a chi potrebbero essere assegnati quei corsi se non ai “contrattisti” (laureati specialistici da pochi anni)? E’ chiaro che un ricercatore con anni di esperienza alle spalle PAGINA 3 avrà maggiore competenza nella materia che deve insegnare rispetto ad un giovane appena laureato! Inoltre, nella riforma Moratti scompare anche ogni riferimento al “lavoro di ricerca”. Sembra, anzi, che l’unico metro di misura del lavoro dei docenti sia costituito dal semplice calcolo delle ore di lezione frontale. In conclusione la “seconda” riforma Moratti, approvata l’ottobre 2005 con voto di fiducia (alla faccia del dialogo?), è stata vissuta veramente come un momento tragico per la cultura e la ricerca nel nostro Paese. Ero in università quel giorno ed ho sentito molti ricercatori commentare così la notizia: “la ricerca in Italia è morta!” Non ho sviscerato in queste poche righe tutti gli aspetti del ddl Moratti. Mi sono soffermata solo sulle difficoltà che incontrerà un giovane che sogni già da bambino di diventare un piccolo Einstein, un Fermi, un Pasteur oppure una madame Curie. Eppure, nonostante tutte queste difficoltà, nonostante la riforma Moratti (e anche nonostante gli stipendi da fame rispetto agli altri paesi Europei) ci sono ragazzi e ragazze neo-laureati che decidono oggi di intraprendere il dottorato di ricerca in Italia. E lo fanno con entusiasmo, con quella passione capace di muovere anche le montagne… e, ne sono sicura, non lo fanno solo per sé, lo fanno per tutti noi! Silvia A NNO 3 , N UMER O 1 A volte succede che, senza pensarci, accetti una proposta che comprendi essere una di quelle occasioni che non puoi farti scappare. E’ così che mi sono ritrovato all’inizio del novembre scorso con uno zaino e tre compagni di viaggio ad attraversare 3 sospettose dogane fino all’ultimo (e speriamo lo resti) grande cimitero di guerra europeo: la Bosnia. Abbiamo passato 48 ore in una stupenda e già gelata Sarajevo e, in questo presente tenacemente diffidente verso tutto ciò che porta i segni dell’ Islam, siamo rimasti affascinati nel vedere i minareti e stregati dagli occhi azzurri di biondissime ragazze col velo proprio nel cuore dell’Europa, di quell’Europa che condivide una storia comune e non ha i confini economici dei 25 membri. Per gran parte dei bosniaci era il tempo del Ramadam ma anche di un decimo compleanno che quella terra festeggia a fatica: la ratifica degli accordi di Dayton. Se da una parte questi portarono alla fine delle operazioni militari e delle violenze, dall’altra lasciarono una profonda e tutt’ora sanguinante cicatrice dividendo fisicamente e spiritualmente quella che era un grande esempio di convivenza interculturale e interrazziale. Proviamo a spremere la storia così da ricavare il perché di tanta amarezza. Dopo gli scontri tra serbi e croati avvenuti tra l’agosto del 1991 e il gennaio del 1992, la Croazia e la Slovenia ottengono l’indipendenza contagiando la vicina Bosnia-Erzegovina. Qui il Partito Democratico Serbo aveva già proclamato l’autonomia della parte serba del territorio, mettendo di fatto in crisi una convivenza tra popolazioni che vivevano da tempo mescolate fra loro con molti matrimoni misti. Nel febbraio 1992 si svolge un referendum per chiedere l’indipendenza della Bosnia dalla Jugoslavia. Malgrado il forte ostruzionismo da parte serba vincono i favorevoli facen- L O SGA M BET TO do precipitare la situazione. A Sarajevo i serbi alzano le barricate e il 5 aprile i cittadini di Sarajevo manifestano contro una guerra che non vogliono, ma i cecchini sparano sui pacifisti facendo scattare di fatto il riconoscimento da parte della comunità internazionale dell’indipendenza della Bosnia-Erzegovina. Iniziano così l’assedio di Sarajevo, che durerà tre lunghi anni (il più lungo assedio di una città europea), e la pulizia etnica con i suoi genocidi, le sue violenze estreme culminate addirittura nell’apertura di lager. Nel frattempo anche le popolazioni croate di Bosnia creano una comunità indipendente stringendo nella morsa degli scontri militari la parte musulmana (intesa come qualifica etniconazionale e non religiosa) guidata da Izetbegovic. Ma i musulmani non possono contare su un aiuto militare da parte di nessun esercito, come invece accade per i serbi appoggiati da Milosevic e per i croati che, già dotati di una loro forza militare, vengono comunque sostenuti dalla Croazia di Tudjman. Si delineano così 3 diverse parti in conflitto fra loro che l’ONU e UE cercheranno di mettere d’accordo con il Piano di Vance-Owen che prevedeva lo smembramento della Bosnia in 3 macroregioni su basi etniche. Il piano venne rifiutato sia dai serbi che dai musulmani e la guerra continuò per tutto il 1994 e buona parte del 1995. In questo periodo, ed esattamente nel marzo 1994, le forze croate indebolite cercarono e ottennero un’unione con la parte musulmana costituendo la Federazione Croato-Musulamana. L’intervento armato della NATO e un piano di pace che si concretizzò negli accordi di Dayton, firmato ufficialmente a Parigi dai tre signori della guerra (Milosevic, Tudjman e Izetbegovic), mise fine alla guerra. La Bosnia ora poteva godere, sì di confini ben delineati, ma rimaneva al suo in- PAGINA 4 terno profondamente divisa tra la Repubblica Serba (Republika Srpska) e la Federazione Croato-Musulmana che occupano rispettivamente il 49% e il 51% del territorio bosniaco. Oggi in Bosnia non esiste ancora una pace definitiva. Conseguenze di ciò sono la mancata concezione di uno sviluppo unitario del paese, un fragile quadro legislativo a causa delle difficoltà di accordo tra le tre parti, una lentissima crescita economica e una forte emigrazione dei giovani istruiti e altamente specializzati. Forse abbiamo dimenticato la Bosnia e la ex-Juogoslavia perchè non fanno più notizia sui nostri quotidiani e, ipnotizzati dai voli low cost diretti nelle lussuose città dell’Europa sicura, non immaginiamo nemmeno si possa far turismo in un paese “appena” uscito da una guerra e a maggioranza musulmana, timorosi di pericoli presenti solo nella nostra fantasia. Ma Sarajevo è là che aspetta. Una città assetata di occhi e cuori che possano imparare dai segni della guerra una storia che non dovrebbe ripetersi. Ci sono fori di granate che come terribili fiori si aprono su gran parte delle facciate dei palazzi; o cimiteri, ricavati in tutti i più piccoli spazi verdi, dove finalmente convivono in pace le infinite identiche steli di marmo bianco musulmane e le nere croci ortodosse, condividendo, oltre alla terra, le date di morte (tutte tra il 1992 e il 1995). Ma è anche una città vivace, piena di giovani e accogliente, con moschee, chiese ortodosse, cattoliche e sinagoghe a poche decine di metri l’una dalle altre. Si trovano viali con negozi Nike, Benetton, Swatch di fianco a tavolini di signore che vendono frutta; un centro costellato di microscopici fast food di kebab, cevapi e pita, e altrettanti negozietti dove il metallo acquista vita in arabeggianti cesellature, dove chi ha una stanza la mette a disposizione come ostello per guadagnare - segue a pag. 5 - A NNO 3, N UMER O 1 L O SGA M BET TO PAGINA 5 LA RIFORMA DELLA SCUOLA - continua da pagina 2 stipendi tra i meno pagati d’Europa e nei test di apprendimento i nostri allievi sono agli ultimi posti. Insomma, il nostro è un sistema educativo che appare subito inadeguato alla settima potenza industriale del mondo, e l’approvazione della riforma Moratti apre un nuovo periodo di incertezza finanziaria (non dimentichiamo che ora le scuole di ogni ordine dovranno munirsi di computer e materiale tecnologico) e culturale, se è vero che gli interventi statali sulla ricerca intensificheranno il fenomeno della cosiddetta “fuga di cervelli”, già massiccia nel nostro paese. Paolo CINEFORUM Stiamo organizzando un cineforum per tre sabati sera rivolte a tutta la comunità, in particolare ai giovani e agli adolescenti. Ecco le date: SABATO 18 FEBBRAIO SABATO 11 MARZO SABATO 25 MARZO Il primo film che vedremo insieme sarà “MEDITERRANEO” (G. Salvatores) BON VOYAGE, BON COURAGE! - continua da pag. 4 qualcosa, ma poi vuole sapere tutto del tuo viaggio comunicando con un minestrone di francese, inglese e italiano e non potendo partire con te ti benedice con un “bon voyage, bon courage” ripetuto all’infinito. Il nostro viaggio ci ha portati mezza giornata a Mostar concentrando le nostre attenzioni al famoso ponte ricostruito, un arco semplice, una mezzaluna di pietra che al sole sembra dorata e che per secoli ha unito la parte musulmana della città a quella croata. Benché di nessun interesse strategico-militare è stato abbattuto a cannonate ed è il simbolo di un odio etnico fomentato da chi aveva solo scopi espansionistici ed economici; un odio che la Bosnia faticherà a dimenticare e ad accantonare per mostrarci di nuovo il suo profetico esempio di convivenza tra culture. Le proiezioni inizieranno alle 20.30 nell’aula “IL CASCINETTO” dell’oratorio. Seguirà dibattito. CONOSCERE per SCEGLIERE In vista delle elezioni del 9 aprile organizzeremo tre incontri, per i giovani, di approfondimento sul tema della POLITICA. Ecco il calendario (non ancora definitivo): 21 MARZO Il significato della Politica 28 MARZO Destra e Sinistra a confronto 4 APRILE Tra Simboli e Programmi… la situazione italiana Gianki Gli incontri si terranno alle ore 21.00 in oratorio. A NNO 3 , N UMER O 1 L O SGA M BET TO ABBIAMO LETTO TRE UOMINI IN BICICLETTA di PAOLO RUMIZ, FRANCESCO ALTAN, EMILIO RIGATTI FELTRINELLI EDITORE “DOVE andate?" Istanbul. Confine di Trieste, ore 16, vento di Nordest. Il poliziotto sloveno confronta i ciclisti sbucati dal nulla con le foto segnaletiche sui loro passaporti. Altan Francesco, 58, vignettista. Rigatti Emilio, 47, professore. Rumiz Paolo, 53, giornalista. I tre matti in mutande aspettano davanti all'autorità costituita, si godono l'effetto della loro risposta demenziale. […] "Siamo curdi che tornano a casa". Emilio rompe il silenzio, dimentica che le stellette hanno poco senso del humor. Ma gli va bene, il "witz" buca la divisa, il poliziotto sorride e si decolla leggeri verso le foreste della Slovenia, imboccando all'incontrario il corridoio dei clandestini, dal confine più colabrodo d'Europa alla stazione centrale dell'emigrazione asiatica. Ci andiamo apposta, alla faccia del nostro onorevole ministro dell'immigrazione. Addio Occidente, ristorantini, strade liscie, mousse au chocolat. Si va a Oriente, da dove la gente scappa. Alla faccia di Bossi e del piscio di porco, di Berlusconi e dei manganelli genovesi, noi cerchiamo la feccia d'Europa. Bulgari, zingari, serbi, popoli delle polverose latitudini extracomunitarie. E ci chiediamo se usare così la nostra bici non sia una cosa anarchica, antiglobale. Dunque di sinistra. (Paolo Rumiz) L´anno scorso, in estate, quando i loro coetanei stavano sotto gli ombrelloni a rimirare il dondolio dei pattini e a dare i voti al fondoschiena delle ragazzine con il due pezzi brasileiro, tre vecchi ragazzi, Altan Francesco, 58 anni, vignettista, Rigatti Emilio, 47, professore e Rumiz Paolo 53, giornalista, pedalavano da Trieste a Istanbul lungo la Grande Diagonale del Bosforo, diciotto tappe attraverso i Balcani, con i resoconti dettati da Rumiz a Repubblica la sera stessa, come si fa al Giro e pubblicati in differita qualche settimana più tardi. Poteva essere semplicemente una zingarata. Gli italiani dai 40 ai 60 sono tutti degli Amici Miei potenziali e la sola idea di mollare tutto, lavoro, famiglia, fidanzate, figli, per andare a zonzo, a cazzeggiare con qualche vecchio amico, fingendo un´impresa sportiva, risulta più allettante di qualsiasi altra proposta, decente o indecente, loro possano ricevere. Ma in questo particolare caso c´erano due varianti che facevano intuire che la zingarata non c´entrava o c´entrava solo molto lateralmente. Si trattava infatti di attraversare i paesi dei Balcani, nei libri di storia di una volta chiamati «la polveriera d´Europa», di recente squassati da una delle peggiori esplosioni che abbiano mai subito e si vedevano ancora in giro le fumanti rovine. (da un articolo di Stefano Malatesta apparso su “la Repubblica” il 30/05/2002) PAGINA 6 Per approfondire gli argomenti trattati Riforma Moratti www.istruzione.it www.edscuola.it www.osservatorio-ricerca.it Guerra in Bosnia www.peacereporter.it www.macondo3.org www.osservatoriobalcani.org HANNO COLLABORATO: Paolo Brusaferri Giancarlo (Gianki) Ceruti Silvia (Cipa) Rozzoni [email protected] [email protected] [email protected] IL GRUPPO CULTURALE E’ ON-LINE: www.sanzenotreviglio.it (sezione “I giovani”) SE VUOI CONTATTARCI, SCRIVI A: [email protected]