M. Iaccarino, S. Iaccarino
Transcript
M. Iaccarino, S. Iaccarino
Approcci diagnostici e terapeutici all’infertilità di coppia: esperienze dalla pratica clinica M. Iaccarino, S. Iaccarino Centro Mediterraneo di Fecondazione Assistita, Clinica Mediterranea, Napoli Gravidanza a termine dopo inseminazione intrauterina in una donna affetta da sindrome di Turner Introduzione Questo caso clinico riguarda una paziente affetta da una condizione di mosaicismo della sindrome di Turner. Nata nel 1979 e giunta alla nostra osservazione nel 2002, riportava un’infertilità primaria da circa un anno. In seguito al terzo ciclo di inseminazione intrauterina è insorta una gravidanza singola, portata a termine con un normale outcome ostetrico. Note anamnestiche L’anamnesi familiare della paziente rivelava diabete materno, mentre quella personale risultava completamente negativa. Riguardo all’anamnesi ginecologica la paziente riferiva menarca all’età di 14 anni, con successiva amenorrea secondaria all’età di 20 anni. Precedentemente, nel 2001, era stata sottoposta a laparoscopia diagnostica con biopsia ovarica bilaterale presso altra struttura, che riportava un utero morfologicamente normale ma di volume ridotto, liberamente mobile; le tube erano a morfologia e decorso regolare; le ovaie di volume molto ridotto, soprattutto quella di destra. Il risultato della biopsia ovarica bilaterale riportava assenza di ovociti e follicoli primari bilateralmente. Quadro clinico Dall’esame obiettivo la paziente si presentava di bassa statura (150 cm) e con un BMI (Body Mass Index) di 24,8. Dall’ecografia pelvica transvaginale è stato possibile rilevare un ipogonadismo: infatti l’utero appariva retroversoflesso, mediano, ma di volume ridotto (DAP 2 cm; DL 58), a ecogenicità omogenea e contorni regolari, l’endometrio atrofico, ed entrambe le ovaie apparivano di volume ed ecogenicità compatibili con fase di latenza. Dal tampone cervicale è stato possibile rilevare un’infezione da Mycoplasma hominis, che si è negativizzata dopo terapia antibiotica. L’esame del cariotipo ha rivelato un peculiare mosaicismo per la sindrome di Turner: 45 X0/46 Xi (Xq). Il quadro ormonale in terza giornata del ciclo indotto era il seguente: FSH 33,5 mIU/mL; LH 4,9 mIU/mL; progesterone 0,4 ng/mL e 17beta-estradiolo 24 pg/mL. L’inquadramento del partner maschile era negativo, con cariotipo, inquadramento ormonale (FSH, LH, testosterone) ed ecografia testicolare nella norma. In particolare lo spermiogramma rivelava la presenza di 65 milioni di spermatozoi per mL, una motilità del 60% a 120 minuti e un’ottima progressione. Trattamento La procedura proposta è stata l’inseminazione intrauterina. Nel primo ciclo (Tab. I), eseguito a novembre 2002, la stimolazione ovarica è stata eseguita con 75 UI di rFSH (recombinant FSH) e 75 UI di hMG (Human Menopausal Gonadotropin/die). Ai controlli in 7a e 9a giornata del ciclo si rilevava, all’ecografia transvaginale, la presen- 31 M. Iaccarino, S. Iaccarino Tabella I. Primo ciclo di stimolazione ovarica per IUI (inseminazione intrauterina) (novembre 2002), con esito negativo. Giorno 3 del ciclo rFSH UI 75 hMG UI 75 hCG UI Ovaio dx (mm) Ovaio sn (mm) 4 5 6 7 8 9 10 11 75 75 75 75 75 75 75 75 75 75 75 75 75 75 75 75 E2 (pg/mL) End (mm) E2=17-beta-estradiolo; End=endometrio Tabella II. Primo ciclo di stimolazione ovarica per IUI (inseminazione intrauterina) (dicembre 2002), sospeso. 12 10.000 <10 <10 31 5 <10 <10 96 7 16 13 173 10 17 14 239 11 o 12 come dice testo? Giorno 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 del ciclo rFSH UI 150 150 150 150 150 150 150 225 225 225 225 225 225 225 hMG UI 75 75 75 75 75 75 75 75 75 75 75 75 75 75 hCG UI Ovaio dx / / / (mm) Ovaio sn / / / (mm) E2 (pg/mL) <5 <5 <5 End (mm) 14 <5 <5 17 225 75 7 <5 E2=17-beta-estradiolo; End=endometrio Si può aggiungere questo dato in tabella è presente nel testo? 32 za di 2 microfollicoli (diametro <10 mm) nell’ovaio di sinistra e un valore del 17-beta-estradiolo di 31 e 96 pg/mL rispettivamente, mentre lo spessore dell’endometrio era di 5 e 7 mm. In 11a giornata del ciclo questi 2 follicoli raggiungevano un diametro di 16 e 13 mm, il valore del 17-beta-estradiolo era di 173 pg/mL e l’endometrio aveva spessore 10 mm. In 12a giornata i follicoli risultavano di 17 e 14 mm e il 17-betaestradiolo era di 239 pg/mL, e l’endometrio di 12 mm. Si è quindi proceduto alla somministrazione di 10.000 UI di hCG (Human Chorionic Gonadotropin) in 12a giornata e, dopo 40 ore, all’inseminazione intrauterina. Il campione seminale, dopo preparazione con il metodo “swim-up da pellet”, aveva una concentrazione finale di 20 mil/mL e una motilità del 99%. Dopo 14 giorni dall’inseminazione intrauterina la beta-hCG ematica risultava negativa. Il secondo ciclo di stimolazione ovarica (Tab. II) è stato eseguito a dicembre 2002, somministrando 75UI di hMG e 150 UI di rFSH. All’ecografia transvaginale eseguita in 6a giornata del ciclo non si rilevava la presenza di follicoli in entrambe le ovaie, il 17 beta-estradiolo era inferiore a 5 pg/mL e lo spessore dell’endometrio era di 4 mm. In 9a e 13a giornata del ciclo le ovaie si presentavano ancora latenti al controllo ecografico, il 17 beta-estradiolo rimaneva inferiore a 5 pg/mL e lo spessore dell’endometrio non incrementava. Dopo un ulteriore controllo ecografico e ormonale in 17a giornata, che confermava l’assenza di risposta ovarica, il ciclo è stato sospeso. Il terzo ciclo di inseminazione intrauterina (Tab. III) è stato eseguito a marzo 2003, con lo stesso dosaggio di gonadotropine del ciclo precedente. Si è osservato lo sviluppo di un follico- M. Iaccarino, S. Iaccarino Giorno del ciclo rFSH UI hMG UI hCG UI Ovaio dx (mm) Ovaio sn (mm) E2 (pg/mL) End (mm) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 150 75 150 75 150 75 150 75 159 75 150 75 150 75 150 75 150 75 12 10.000 12 14 17 78 7 161 9 248 11 Tabella III. Terzo ciclo di stimolazione ovarica per IUI (inseminazione intrauterina) (marzo 2003), con esito positivo E2=17-beta-estradiolo; End=endometrio lo nell’ovaio destro che, al controllo ecografico in 8a giornata del ciclo, aveva un diametro di 12 mm, il 17 beta-estradiolo era di 78 pg/mL e lo spessore endometriale di 7 mm. In 10a giornata del ciclo il follicolo aveva subito un incremento nel diametro di 2 mm, il 17-beta-estradiolo era salito a 161 pg/mL mentre l’endometrio era di 9 mm. Al successivo controllo in 12a giornata, il diametro follicolare era di 17 mm, il 17-betaestradiolo raggiungeva i 248 pg/mL e lo spessore dell’endometrio era incrementato di 2 mm. Si è quindi deciso di somministrare 10.000 UI di hCG e dopo 40 ore si è proceduto all’inseminazione intrauterina. Il campione seminale, dopo preparazione con il metodo “swim-up da pellet”, aveva una concentrazione finale di 25 mil/mL e una motilità del 99%. L’esito è stato positivo. L’amniocentesi praticata alla 16a settimana di gestazione ha rivelato un cariotipo femminile normale. La gravidanza è esitata con la nascita di una bambina dal peso di 3.400 g, nata alla 38a settimana di gestazione dopo taglio cesareo. Discussione La sindrome di Turner è una delle anomalie dei cromosomi sessuali più comuni nella popolazione femminile. È caratterizzata dall’assenza di tutto o parte del secondo cromosoma sessuale. Le due caratteristiche cliniche che più comunemente vengono riscontrate in donne affette dalla sindrome di Turner sono la bassa statura e la disgenesia gonadica. L’incidenza di tale sindrome è stata recentemente stimata come 1:2.500-3.000 femmine nate, di cui approssimativamente la metà sono affette da monosomia del cromosoma X (cariotipo 45,X0) mentre circa il 5-10% presenta una duplicazione (isocromosoma) del braccio lungo di uno dei cromosomi X (cariotipo 46,X,i(Xq)). I restanti casi sono per la maggior parte mosaicismi 45,X0 con una o più linee cellulari aggiuntive (1), di cui il più comune è 45X0/46,XX (15%) (2). Il caso clinico presentato è una tra le più rare forme di mosaicismo con cariotipo 45 X0/46 Xi (Xq). Come nella maggior parte dei casi di sindrome di Turner, la paziente era affetta da ipogonadismo ipergonadotropo a causa del mancato effetto di feedback negativo da parte delle ovaie, sebbene siano stati riportati in letteratura casi di tale sindrome associata a ipopituitarismo (3). La maggior parte della donne affette da sindrome di Turner (95-98%) è infertile a causa della disgenesia gonadica (4). In questi casi c’è una riduzione della riserva ovocitaria a partire dalla 18a settimana di gestazione in poi, con ovaie che risultano formate prevalentemente da stroma fibroso e prive di ovociti e follicoli (5). Il risultato della biopsia ovarica della paziente in esame sembrava rispondere a tali caratteristiche, indicando così una completa infertilità. Tuttavia quello esposto si è rivelato un caso che rientra in quella minoranza di pazienti (princi- 33 M. Iaccarino, S. Iaccarino palmente con cariotipo a mosaico) che alla pubertà conservano ancora un numero relativamente basso di follicoli, in cui si osserva uno sviluppo puberale spontaneo, e un’amenorrea secondaria (2). In letteratura sono stati precedentemente riportati casi di gravidanze spontanee in donne affette da sindrome di Turner, la maggior parte delle quali avevano un cariotipo Turner mosaico (4,6,7). Il nostro caso clinico rientra in questa categoria con cariotipo a mosaico e una riserva ovarica ancora presente, sebbene molto limitata. È stata necessaria una terapia di induzione dell’ovulazione, in quanto la paziente era in amenorrea secondaria, e la gravidanza è insorta in seguito a inseminazione intrauterina al terzo ciclo di trattamento. L’eccezionalità del caso è confermata non solo dal ridotto tasso di gravidanza per questa popolazione di pazienti (solo il 2% concepisce spontaneamente) (4), ma anche dal ridotto outcome ostetrico descritto per tali gravidanze. Infatti sono stati riportati un alto tasso di aborto spontaneo (29%), di nati morti (7%) e di malformazioni alla nascita (20%) (4,6,8). L’elevato tasso di aborto spontaneo è stato correlato a una più alta incidenza di anomalie cromosomiche nei feti, principalmente trisomia 21 e sindrome di Turner, che sono state riportate sia nei feti abortiti che nei bambini nati in tali pazienti, rispetto alla popolazione ge- nerale (4 contro lo 0,4% per la trisomia 21, e 15 contro lo 0,5% per la sindrome di Turner) (2). Il caso presentato è esitato in una gravidanza a termine di una bambina dal cariotipo normale. Bibliografia 1. Sybert VP, McCauley E. Turner’s Syndrome. N Engl J Med 2004;351:1227-1238. 2. Abir R, Fish B, NahumR, Orvieto R, Nitke S, Ben Rafael Z. Turner’s syndrome and fertility: current status and possible putative prospects. Hum Reprod 2001;7:603-610. 3. Efstathiadou Z, Tsatsoulis A. Turner’s syndrome with concomitant hypopituitarism. Hum Reprod 2000;15:2388-2389. 4. Hovatta O. Pregnancies in women with Turner’s syndrome. Ann Med 1999;31:106-110. 5. Speroff L, Glass RH, Kase NG. Normal and abnormal sexual development. In Speroff L, Glass RH, Kase NG (eds) Clinical Gynecologic Endocrinology and Infertility. Lippincott Williams & Wilkins, Baltimore 1999;pp. 365-366. 6. Tarani L, Lampariello G, Raguso F et al. Pregnancy in patients with Turner’s sindrome: six new cases with review of literature. Gynecol Endocrinol 1998;12:83-87. 7. Landin-Wilhelmsen K, Bryman I, Hanson L. Spontaneous pregnancies in a Turner syndrome woman with Y-chromosome mosaicism. J Assist Reprod Genet 2004;21:229-230. 8. Kaneko N, Kawagoe S, Hiroi M. Turner’s syndrome-review of the literature with reference to a successful pregnancy outcome. Gynecol Obstet Invest 1990;29:81-87. Gravidanza singola da ovociti crioconservati con protocollo lento Introduzione Questo caso clinico riguarda una coppia che si è rivolta alla nostra struttura nell’ottobre 2005, riportando un periodo di infertilità primaria di 3 anni di 34 origine tubarica. La partner femminile, nata nel 1970, era stata sottoposta a tiroidectomia in seguito a tiroidite di Hashimoto. Grazie a un ciclo di fecondazione in vitro con ovociti scongelati, è insorta una gravidanza singola portata a termine. M. Iaccarino, S. Iaccarino Note anamnestiche Dall’anamnesi familiare della partner femminile risultava un carcinoma mammario da parte materna, mentre da quella personale emergeva un rene policistico e una pregressa tiroidite di Hashimoto, in seguito alla quale la paziente era stata sottoposta a tiroidectomia. L’anamnesi ginecologica rivelava eumenorrea, e un fibroadenoma alla mammella destra. L’isterosalpingografia precedentemente eseguita riportava tube inizialmente impervie all’ostio uterino. La tuba di sinistra si opacizzava solo tardivamente mostrando esiti di salpingite e risultando pervia all’ostio addominale, mentre quella di destra rimaneva impervia nel tratto prossimale. Quadro clinico Dall’esame obiettivo della paziente si registrava un BMI (Body Mass Index) di 19,7. All’ecografia pelvica l’utero appariva anteroversoflesso, di volume regolare e profilo finemente irregolare, con la presenza di una fine micronodulia di parete. Le ovaie risultavano normoconformate e dall’aspetto multifollicolare. Durante la fase di inquadramento la paziente è stata sottoposta a isteroscopia diagnostica, risultata negativa. L’inquadramento del partner maschile era del tutto negativo, con cariotipo, inquadramento ormonale (FSH, LH, testosterone) ed ecografia testicolare nella norma. In particolare lo spermiogramma rivelava la presenza di 20 milioni di spermatozoi per mL, una motilità del 60% a 120 min., con ottima progressione. Trattamento La paziente era stata precedentemente sottoposta a diversi cicli stimolati per rapporti mirati presso altra struttura, con esito negativo. Alla luce del risultato dell’isterosalpingografia la procedura proposta è stata la fecondazione in vitro. Il primo ciclo di fecondazione in vitro è stato ese- guito a novembre 2005 con un protocollo stepdown (Tab. I): dal 21° giorno del ciclo precedente fino al 2° giorno di quello successivo sono stati somministrati 0,2 mL di analogo (leuprorelina acetato) del GnRH (ormone ipotalamico rilasciante gonadotropine). Questa dose è stata poi dimezzata dal 3° giorno del ciclo e mantenuta tale fino al momento della somministrazione dell’hCG (gonadotropina corionica umana). In 3a giornata del ciclo ha avuto inizio la stimolazione ovarica con 150 UI di rFSH (FSH ricombinante) e 150 UI di hMG (gonadotropina menopausale umana). Al controllo ecografico in 3a giornata di terapia (5° del ciclo), si rilevava la presenza di alcuni follicoli dal diametro <10 mm bilateralmente e il 17 beta-estradiolo era di 117 pg/mL. Al successivo controllo, dopo 2 giorni, il diametro dei follicoli era incrementato di 2 mm in media e il 17 beta-estradiolo era di 449 pg/mL. Si è proceduto riducendo la dose di rFSH a 75 UI fino al 9° giorno del ciclo, quando si è ridotta ulteriormente a 50 UI. In 11a giornata del ciclo, quando almeno due follicoli avevano raggiunto il diametro di 18 mm sono state somministrate 10.000 UI di hCG, e 35 ore dopo è stato effettuato il prelievo ovocitario. Sono stati recuperati 20 ovociti, di cui tre sottoposti a ICSI (Intracytoplasmic Sperm Injection) e dieci crioconservati con protocollo lento e una concentrazione 0,3 M di saccarosio e 1,5 M di PrOH (propandiolo) nelle soluzioni di congelamento (1). Tre giorni dopo il prelievo ovocitario, sono stati trasferiti in utero tre embrioni a 8 cellule di grado I, IIB, IIAB rispettivamente (2). La fase luteale è stata supportata da 25 mg al giorno di progesterone intramuscolare. Dodici giorni dopo il trasferimento degli embrioni in utero la beta-hCG ematica risultava negativa. Successivamente, a gennaio e febbraio 2006, sono stati eseguiti due cicli di monitoraggio su ciclo spontaneo destinati al trasferimento in utero di embrioni ottenuti da ovociti scongelati. Non è stato possibile scongelare gli ovociti in nessuno dei due cicli in quanto sono risultati entrambi anovulatori. Si è deciso così di iniziare una terapia di preparazione farmacologica al transfer come segue: una somministrazione s.c. di triptore- 35 M. Iaccarino, S. Iaccarino Tabella I. Primo ciclo di stimolazione ovarica per fecondazione in vitro (novembre 2005), con esito negativo Giorno 21-2 del ciclo rFSH UI hMG UI Leuprorelina 0,2 acetato (mL) hCG UI Ovaio dx (mm) 3 4 5 6 7 8 9 10 150 150 0,1 150 150 0,1 150 150 0,1 150 150 0,1 150 150 0,1 75 150 0,1 50 150 0,1 50 150 0,1 12,5 12,5 12 11 10,5 10,5 10,5 12,5 12 11,5 11 10,5 10 10 14 13,5 13 12 11,5 11,5 11 14 13 12,5 12 11,5 11 11 15,5 14,5 14,5 13 12,5 12 12 16 14,5 13,5 13 12 12 11,5 16,5 16 15,5 14,5 14 13 13 17 16 14,5 14 13,5 13 12,5 10.000 18 17,5 17 16,5 15,5 14 14 18,5 18 17 15,5 15 14 13 449 658 1.232 1.663 2.688 <10 <10 <10 <10 Ovaio sn (mm) <10 <10 <10 <10 E2 (pg/mL) 117 11 E2=17-beta-estradiolo lina depot 3,75 mg in 21a giornata del ciclo precedente a quello utilizzato per l’ET (embryo transfer); estradiolo transdermico a dosi crescenti (100-200-400 µg) dal 1° al 14° giorno del ciclo, quando è stata somministrata l’hCG. Nei giorni successivi, dal 14° al test di gravidanza, è stata ridotta la dose di estradiolo a 200 µg, mentre sono stati aggiunti alla terapia 25 mg di progesterone, che è stato incrementato a 50 mg dal 15° giorno al test di gravidanza. Due giorni dopo la somministrazione dell’hCG si è proceduto allo scongelamento di 5 ovociti, di cui 4 sono risultati vitali e 3 sono stati sottoposti a ICSI. Tre giorni dopo lo scongelamento sono stati trasferiti in utero tre embrioni, di cui due allo stadio di 6 cellule di grado II B e II AB, e uno allo stadio di 8 cellule di grado II AB (2). In fase luteale sono stati somministrati 50 mg al giorno di progesterone intramuscolare e 200 µg di estradiolo transdermico. Dodici giorni dopo il trasferimento degli embrioni in utero la beta-hCG ematica risultava 36 positiva. La somministrazione di progesterone ed estradiolo è stata continuata fino alla 13a settimana di gravidanza. Alla 16a settimana di gestazione è stata praticata l’amniocentesi che ha riportato un cariotipo maschile normale. La gravidanza è esitata nella nascita mediante taglio cesareo alla 38a settimana di gestazione di un neonato sano dal peso di 3.600 g. Discussione Attualmente il numero di gravidanze ottenute nel mondo da ovociti scongelati è probabilmente inferiore a 200 (3). La prima gravidanza da ovociti scongelati risale a più di 20 anni fa (4). In quegli anni sono stati pubblicati pochi altri successi (5,6). Da allora a oggi diversi gruppi nel mondo hanno riportato gravidanze da ovociti scongelati (7-10) con una eterogeneità nei protocolli di crioconservazione e nei risultati. Ad M. Iaccarino, S. Iaccarino oggi ancora pochi laboratori di fecondazione in vitro hanno inserito la crioconservazione degli ovociti tra le tecniche di routine. Tuttavia, nel contesto legislativo italiano, la crioconservazione degli ovociti viene adottata, dalla maggior parte dei centri di fecondazione assistita, come alternativa al congelamento degli embrioni, proibito dalla legge in materia di procreazione medicalmente assistita approvata nel 2004. Il protocollo di congelamento da noi utilizzato è un protocollo lento che prevede l’utilizzo di PrOH (propanediolo) come crioprotettore e alte concentrazioni di saccarosio (0,3 M), come proposto da Fabbri nel 2001. Come suggerito da Fabbri (2001), l’utilizzo di elevate concentrazioni di saccarosio (0,3 M) nelle soluzioni di congelamento consente di migliorare notevolmente il tasso di sopravvivenza degli ovociti scongelati a valori superiori all’80% (1). La possibile spiegazione di tale drammatico incremento nella percentuale di ovociti vitali, rispetto ai precedenti protocolli di congelamento, in cui si usavano concentrazioni di saccarosio di 0,1 o 0,2 M, è che in tali condizioni viene realizzata una migliore disidratazione dell’ovocita, riducendo al minimo il rischio di formazione di ghiaccio intracellulare nell’ovocita stesso. Nel caso esposto è stato possibile ottenere l’80% di sopravvivenza degli ovociti scongelati (4 su 5). Inoltre il tasso di fertilizzazione è stato eccellente, in quanto tutti e tre gli ovociti iniettati si sono fecondati, e lo sviluppo embrionale è stato soddisfacente, sebbene due dei 3 embrioni fosse a 6 cellule in 3a giornata dopo il prelievo ovocitario. Alcuni autori (3), pur confermando gli elevati tassi di sopravvivenza degli ovociti con un protocollo lento ed elevate concentrazioni di saccarosio (74,1%), e un ottimo tasso di fertilizzazione (76%), riportano uno scarso outcome clinico in termini di tasso di gravidanza, riportando un 9,7% di gravidanze cliniche per “embryo transfer” con tale protocollo. Simili risultati sono stati riportati in un lavoro successivo da De Santis (11), in cui gli autori mettono a confronto due diverse concentrazioni di saccarosio nelle soluzioni di congelamento (0,1 e 0,3 M), e riportano migliori tassi di sopravvivenza con 0,3 M saccarosio (71,2% contro il 24,3%), ma un migliore outcome clinico per il protocollo 0,1 M saccarosio. Bibliografia 1. Fabbri R, Porcu E, Marsella T, Rocchetta G, Venturoli S, Flamigni C. Human oocyte cryopreservation: new perspectives regarding oocyte survival. Hum Reprod 2001;16:411-416. 2. Hardarson T, Hanson C, Sjogren A, Lundin K. Human embryos with unevenly sized blastomeres have lower pregnancy and implantation rates: indications for aneuploidy and multinucleation. Hum Reprod 2001;16:313-318. 3. Borini A, Sciajno R, Bianchi V, Sereni E, Flamigni C, Coticchio G. Clinical outcome of oocyte cryopreservation after slow cooling with a protocol utilizing a high sucrose concentration. Hum Reprod 2006;21:512-517. 4. Chen C. Pregnancy after human oocyte cryopreservation. Lancet 1986;1:884-886. 5. Al-Hasani S, Diedrich K, Van der Ven H, Reinecke A, Hartje M, Krebs D. Cryopreservation of human oocytes. Hum Reprod 1987;2:695-700. 6. Van Uem JF, Siebzehnrubl ER, Schuh B, Koch R, Trotnow S,Lang N. Birth after cryopreservation of unfertilized oocytes. Lancet 1987;1:752-753. 7. Porcu E, Fabbri R, Damiano S et al. Clinical experience and applications of oocyte cryopreservation. Mol Cell Endocrinol 2000;169:33-37. 8. Yoon TK, Kim TJ, Park SE, Hong SW, Ko JJ, Chung HM, Cha KY. Live births after vitrification of oocytes in a stimulated in vitro fertilization-embryo transfer program. Fertil Steril 2003;79:1323-1326. 9. Fosas N, Marina F, Torres PJ et al. The births of five Spanish babies from cryopreserved donated oocytes. Hum Reprod 2003;18:1417-1421. 10. Borini A, Bonu MA, Coticchio G, Bianchi V, Cattoli M, Flamigni C. Pregnancies and births after oocyte cryopreservation. Fertil Steril 2004;82:601-605. 11. De Santis L, Cino I, Rabellotti E, Papaleo E, Calzi F, Fusi FM, Brigante C, Ferrari A. Oocyte cryopreservation: clinical outcome of slow-cooling protocols differing in sucrose concentration. Reprod BioMed Online 2007;14:57-63. 37 M. Iaccarino, S. Iaccarino Fecondazione in vitro e gravidanza in una donna affetta da panipopituitarismo Introduzione Il caso in esame riguarda una coppia in cui la partner femminile, nata nel 1974, era affetta da panipopituitarismo e il partner maschile presentava un’alterazione cromosomica e OAT (oligoastenoteratospermia) severa. Giunta alla nostra osservazione a luglio 2006, la coppia riportava un’infertilità primaria da 6 anni. In seguito a terapia ormonale sostitutiva seguita da induzione dell’ovulazione e fecondazione in vitro è insorta una gravidanza singola ancora in corso. Note anamnestiche La paziente era in trattamento con somatropina, levotiroxina, cortisone, estradiolo e medrossiprogesterone. Nell’anamnesi chirurgica è da mettere in evidenza una resezione isteroscopica di subsetto uterino, praticata per via laparoscopica nel 2004. Quadro clinico La paziente si presentava di statura medio-bassa (158 cm), con un BMI (Body Mass Index) di 22. Dall’ecografia pelvica si evidenziava: utero anteversoflesso, mediano, di volume al 10° percentile, a ecogenicità omogenea e contorni regolari; ovaie in sede di volume ed ecogenicità compatibili con fase di latenza; endometrio ipotrofico. Il quadro ormonale ipofisario era caratterizzato da una riduzione dei livelli circolanti di TSH, FSH, LH, ACTH, GH, e una prolattina al limite inferiore del range. Il cariotipo del partner maschile rivelava la presenza di un’inversione pericentrica del 38 cromosoma 2 (cariotipo 46,XY, inv(2) (p11q21)). Lo spermiogramma presentava un’OAT severa, in particolare si riscontravano 0,6 milioni di spermatozoi per mL, 20% di motilità con scarsa progressione e 2% di forme normali. Dalla consulenza genetica emergeva una probabile connessione tra l’anomalia cromosomica e la condizione di ipofertilità maschile. Trattamento Come trattamento preliminare al ciclo di fecondazione in vitro, la paziente è stata sottoposta per 3 mesi a terapia sostitutiva con 200 µg di estradiolo transdermico, sostituito ogni 2 giorni, e 10 mg di medrossiprogesterone per os al giorno, per 12 giorni al mese. Durante il terzo ciclo di terapia sostitutiva è stata praticata un’isteroscopia diagnostica, al fine di valutare eventuali esiti chirurgici della pregressa resezione del subsetto uterino e il volume della cavità. L’esame risultava compatibile con la procedura in programma. Nel ciclo immediatamente successivo, a dicembre 2006, ha avuto inizio la stimolazione ovarica per il primo ciclo di fecondazione in vitro (Tab. I). Il protocollo di stimolazione eseguito era uno step-up con una dose iniziale di gonadotropine di 150 UI di rFSH (FSH ricombinante) e 150 UI di hMG (gonadotropina menopausale umana). Dopo sette giorni di stimolazione, si osservava la presenza di 3 follicoli dal diametro inferiore a 10 mm e il 17 beta-estradiolo era di 22 pg/mL e lo spessore dell’endometrio era di 5 mm. Si è deciso così di incrementare la dose di gonadotropine a 225 UI, fino alla 13a giornata del ciclo. In 12a e 13a giornata sono stati aggiunti alla terapia 0,25 mg di antagonista (cetrorelix) del GnRH (ormone ipotalamico rila- M. Iaccarino, S. Iaccarino Giorno del ciclo rFSH UI hMG UI Cetrorelix (mg) hCG UI Ovaio dx (mm) 2 3 150 150 150 150 4 5 150 150 150 150 Ovaio sn (mm) End (mm) E2 (pg/mL) 6 7 8 9 10 11 12 13 150 150 225 150 150 225 225 225 225 225 225 225 225 225 225 225 0,25 0,25 / <10 <10 <10 / <5 8 5 22 13,5 13,5 12 <10 <10 7 80 16 16 14,5 10,5 10,5 10 135 14 10.000 18,5 17 15,5 12 11,5 11 320 Tabella I. Primo ciclo di stimolazione ovarica per fecondazione in vitro (dicembre 2006), con esito negativo. E2=17-beta-estradiolo; End=endometrio Giorno 2 del ciclo rFSH UI 150 hMG UI 150 Cetrorelix (mg) hCG UI Ovaio dx (mm) Ovaio sn (mm) End (mm) E2 (pg/mL) 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 150 150 150 150 150 225 225 225 225 225 225 225 225 150 150 150 150 150 225 225 225 225 225 225 300 300 0,25 0,25 / / <10 <10 <10 <10 <10 10 <10 <10 <10 <10 <5 7 <5 14 5,5 38 11,5 10,5 <10 <10 11,5 10 <10 7 70 14 12,5 <10 <10 14 13 10,5 9 110 15,5 13 12 <10 15 14,5 11 10 280 10.000 17 14,5 13 <10 17,5 16 13 11 610 Tabella II. Secondo ciclo di stimolazione ovarica per fecondazione in vitro (gennaio 2007), con esito positivo. E2=17-beta-estradiolo; End=endometrio sciante gonadotropine). Il giorno successivo sono state somministrate 10.000 UI di hCG (gonadotropina corionica umana). Trentacinque ore dopo si è proceduto al prelievo ovocitario, che ha consentito di recuperare 4 ovociti, di cui 2 sottoposti a ICSI (Intracytoplasmic Sperm Injection). Si è sviluppato un solo embrione, che è stato trasferito in utero 3 giorni dopo il prelievo ovocitario allo stadio di 8 cellule e grado II AB (1). In fase luteale sono stati somministrati 25 mg al giorno di progesterone intramusco- lare e 200 µg di estradiolo transdermico. Dopo 12 giorni dal trasferimento dell’embrione in utero la beta-hCG ematica risultava negativa. Il secondo ciclo di stimolazione ovarica (protocollo step-up) è stato praticato il mese successivo (gennaio 2007) con la stessa dose iniziale di gonadotropine del ciclo precedente (Tab. II). In 8a giornata del ciclo, al controllo ecografico si osservavano quattro follicoli di diametro inferiore a 10 mm a destra e uno di uguali dimensioni a sinistra, mentre il 17-be- 39 M. Iaccarino, S. Iaccarino taestradiolo era 14 pg/mL. Si è incrementata, quindi, la dose di rFSH e di hMG a 225 UI. In 14a giornata, in concomitanza alla somministrazione dell’antagonista (cetrorelix 0,25 mg), è stato applicato un ulteriore incremento di hMG a 300 UI. In 16a giornata si è deciso di somministrare 10.000 UI di hCG e 35 ore dopo si è proceduto al prelievo ovocitario. È stato possibile recuperare 5 ovociti, di cui 3 sottoposti a ICSI. Si sono generati 2 embrioni a 7 e 8 cellule di grado IIB e II AB rispettivamente (1), trasferiti in utero tre giorni dopo il prelievo ovocitario. In fase luteale sono stati somministrati 25 mg al giorno di progesterone intramuscolare e 200 µg di estradiolo transdermico. Dopo 12 giorni dal trasferimento degli embrioni in utero la beta-hCG ematica risultava positiva. La somministrazione di progesterone è stata continuata fino alla 12a settimana di gravidanza. Attualmente la gravidanza è ancora in corso alla 18a settimana, con un normale sviluppo fetale. L’amniocentesi, praticata alla 16a settimana, ha rivelato un cariotipo maschile normale. Discussione L’ipopituitarismo è una patologia caratterizzata da livelli circolanti degli ormoni ipofisari al di sotto della norma. Quando questa condizione interessa tutti gli ormoni prodotti dalla ghiandola ipofisaria, si parla di panipopituitarismo (2). In letteratura sono riportati rari casi clinici di gravidanze insorte dopo induzione dell’ovulazione in pazienti affette da panipopituitarismo di varia origine (3-8). Si tratta di gravidanze insorte a seguito di rapporti mirati. Secondo le nostre conoscenze, questo è il secondo caso riportato in letteratura di una paziente affetta da panipopituitarismo che ottiene una gravidanza in seguito a fecondazione in vitro ed embryo transfer (9). Tuttavia nel lavoro di Suganuma, la gravidanza singola è insorta in seguito al trasferimento in utero di due 40 embrioni crioconservati in un ciclo precedente, in cui la paziente aveva prodotto un numero eccessivo di follicoli, allo scopo di prevenire la multigemellarità. Infatti tale evenienza risulta, in questi casi, particolarmente rischiosa per la ridotta statura delle pazienti. Il caso clinico presentato, a differenza del precedente, riguarda una paziente poor responder, per cui trasferire due embrioni ottenuti nello stesso ciclo di fecondazione in vitro è risultato indicato, consentendo di ottenere una gravidanza singola. Similmente al caso riportato da Park et al., quello in esame riguarda una paziente poor responder alla stimolazione con gonadotropine, e la durata della stimolazione è stata più prolungata rispetto a quella media di un ciclo di trattamento per fecondazione in vitro. In accordo con le conclusioni del lavoro di Park, è consigliabile continuare il trattamento con gonadotropine oltre i tempi standard, per evitare il rischio di una diagnosi errata di mancata funzionalità ovarica nelle pazienti affette da panipopituitarismo. È stato riportato che le gravidanze in donne affette da ipopituitarismo sono ad alto rischio (10). Il lavoro di Overton riporta l’outcome di 18 gravidanze insorte a seguito di induzione dell’ovulazione in donne affette da ipopituitarismo, con un tasso di nati vivi del 61%, un tasso di aborto del 28%, e un tasso di morte intrauterina nel secondo trimestre dell’11%. Tutte le gravidanze portate a termine sono esitate in tagli cesarei. È interessante notare che tale studio non riporta alcun nato vivo da quattro casi di gravidanze bigemine, concludendo che le gravidanze in donne affette da ipopituitarismo sono da considerarsi ad alto rischio, probabilmente a causa di difetti uterini secondari alla deficienza endocrina. Successivamente è stato pubblicato il caso di una gravidanza bigemina a termine in una donna affetta da panipopituitarismo (7). Nel caso in esame la gravidanza è ancora in corso alla 20a settimana, senza alcuna complicazione insorta finora. M. Iaccarino, S. Iaccarino Bibliografia 1. Hardarson T, Hanson C, Sjogren A, Lundin K. Human embryos with unevenly sized blastomeres have lower pregnancy and implantation rates: indications for aneuploidy and multinucleation. Hum Reprod 2001;16:313-318. 2. Yen SSC and Laughlin G. Anovulazione cronica causata da disfunzioni dell’asse sistema nervoso centrale (SNC)ipotalamo-ipofisi. In Yen SSC, Jaffe RB, Barbieri RL (eds) Endocrinologia della riproduzione. Verduci Editore. Roma 2000;549-595. 3. Golan A, Abramov L, Yedwab G, David MP. Pregnancy in panhypopituitarism. Gynecol Obstet Invest 1990;29: 232-234. 4. Verdu LI, Martin-Caballero C, Garcia-Lopez G, Cueto MJ. Ovulation induction and normal pregnancy after panhypopituitarism due to lymphocitic hypophysitis. Obstet Gynecol 1998;91:850-852. 5. Salle A, Klein M, Pascal-Vigneron V, Dousset B, Leclere J, Weryha G. Successful pregnancy and bitrth after sequential cotreatment with growth hormone and gonadotropins in a woman with panhypopituitarism: a new treatment protocol. Fertil Steril 2000;74:1248-1250. 6. Volz J, Heinrich U, Volz-Koster S. Conception and spontaneous delivery after hypophysectomy. Fertil Steril 2002; 77:624-625. 7. Kitajima Y, Endo T, Yamazaki K, Hayashi T, Kudo R. Successful twin pregnancy in panhypopituitarism caused by suprasellar germinoma. Obstet Gynecol 2003;102:1205-1207. 8. Park JK, Murphy AA, Bordeaux BL, Dominguez CE, Session DR. Ovulation induction in a poor responder with panhypopituitarism: a case report and review of literature. Gynecol Endocrinol 2007;23:82-86. 9. Suganuma N, Furuhashi M, Ando T, Asada Y, Mori O, Kurauchi O. Fertil Steril 73:1057-1058. 10. Overton CE, Davis CJ, West C, Davies C, Conway GS. High risk pregnancies in hypopituitary women. Hum Reprod 2003;6:1464-1467. 41