Brochure del Tour in Polonia

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Brochure del Tour in Polonia
Tour in Polonia
24 – 30 agosto 2014
L’Associazione Diabetici Camuno Sebina
vi augura
Buon Viaggio !
Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
CASTELLO DI HELLBRUNN
È simpaticamente chiamato il castello
del Re burlone, in riferimento agli
innumerevoli scherzi e giochi di acqua
presenti nel Parco, un magnifico
giardino sempre curato e pulito.
Il castello fu edificato nella prima metà
del Seicento (1612-1619) per volontà
del Principe-Arcivescovo Marco Sittico
von Hohenems poco dopo la sua ascesa
al trono.
Egli affidò l‟incarico di costruire una "Villa suburbana" al famoso architetto del
Duomo di Salisburgo Santino Solari. Questo avrebbe dovuto realizzare una residenza
estiva il cui splendore assomigliasse ai suoi magnifici modelli d‟oltralpe. La sua
funzione doveva essere quella di accogliere di giorno allegre compagnie, solo per
breve tempo, per sfuggire ai vincoli della città e alle loro occupazioni. Un luogo di
divertimento come “terapia della melancolia”, che era allora una diffusa malattia
mondana: svogliatezza dell‟essere, oscuramento dell‟animo, umori del corpo neri,
freddi e densi.
La residenza estiva di Hellbrunn con i suoi straordinari giochi d‟acqua non doveva
essere inferiore agli incantevoli palazzi italiani o francesi né per splendore, né per
sfarzo.
Dopo un periodo di costruzione relativamente breve ne risultò un capolavoro
architettonico a sud di Salisburgo considerato fino ad oggi, con il suo parco in stile
barocco, l'aranciera e il delizioso Monatsschlössl a mezza costa sul monte, uno
degli edifici rinascimentali più splendidi e maestosi a nord delle Alpi.
Rappresenta ancora oggi un importante esempio di residenza suburbana barocca, un
vero gioiello architettonico costruito ai piedi del
monte Hellbrunn, ricco di acqua.
Articolano la facciata del castello undici assi
finestra e due risalti della torre che diminuiscono
lateralmente. Una scala doppia conduce al portone
d‟entrata; nella grotta sottostante è affisso il tema di
Hellbrunn: un satiro, uomo selvaggio che abitava
nei boschi, incoronato con fronde di vite, che afferra
due capricorni, animali araldici dell‟arcivescovo,
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che sprizzano sottili spruzzi d‟acqua in una vasca.
All‟interno del castello:
La sala dei carabinieri
In questa sala, così chiamata perché vi soggiornava il corpo di guardia, sono appesi
come fregio tre grandi e importanti dipinti a olio. Sul lato longitudinale il fregio della
lotta tra animali è lungo più di 11 metri e mostra cani, leoni, orsi, tori, cervi, un
grifone, un drago e una sfinge che lottano con rabbia. Sul lato stretto è appeso un
fregio di 5.5 metri raffigurante una lotta tra centauri marini e tritoni. Sull‟altro lato
stretto, infine, il fregio raffigura la lotta tra centauri e lapiti: secondo un mito greco i
lapiti, una stirpe leggendaria di eroi, stavano festeggiando un matrimonio al quale
erano stati invitati anche i centauri. Incattiviti dal troppo vino, i centauri tentarono di
rapire le donne dei lapiti provocando l‟insorgere di una lotta selvaggia.
I fregi sono copie molto precise, anche se ingrandite, dei fregi murali dipinti da
Giulio Romano nella Camera delle Aquile del Palazzo Te a Mantova. Probabilmente
si tratta di un dono dei Gonzaga, che avevano rapporti molto stretti con Markus
Sittikus.
La sala delle feste
La grande sala è arricchita dai dipinti di Arsenio Mascagni, realizzati utilizzando
l‟allora modernissima tecnica della pittura ad olio su intonaco a calce. L‟architettura
illusoria articola le pareti e la volta; ad ogni
figura, agli animali, alle statue e alle persone
viene attribuito un luogo particolare. La natura
come paesaggio è totalmente bandita: solo il cielo
è visibile, per il resto dominano le architetture e
le rappresentazioni allegoriche. Tra queste,
l‟allegoria di Eros e Anteros, l‟amore carnale e
l‟amore virtuoso. Una scimmia incatenata vicino
a Eros rappresenta un monito a dominare gli istinti più bassi. Le nobili dame ritratte
sotto e i moniti sopra ci riportano alla mente che Sittikus era un noto estimatore delle
belle donne: durante il suo breve regno avrebbe speso 70.000 fiorini dagli orafi in
gioielli da donna. Attraverso queste immagini viene visualizzata metaforicamente la
situazione individuale dell‟arcivescovo, il suo conflitto interiore tra l‟amore divino e
l‟amore terreno.
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Nel parco:
I Giochi d‟Acqua
Unici al mondo sono i giochi d'acqua,
predecessori barocchi dei moderni parchi
di divertimento.
Fin dall‟inizio l‟acqua è stata l‟elemento
determinante
nella
concezione
architettonica del castello. Le numerose
sorgenti del monte di Hellbrunn
infondono
un‟atmosfera
briosa
all‟imponente tenuta. Nascoste nella verde
ombra di cespugli ed alberi oppure sotto forma di spruzzi che scaturiscono da
nascondigli insospettati, da quasi quattro secoli, i giochi d‟acqua sono l‟attrazione di
spicco degli svaghi di Hellbrunn.
Nel grande parco attorno al castello sono disseminate numerose fontane, ancora
funzionanti, che l'arcivescovo fece posizionare con l'intento di fare arguti scherzi agli
ospiti della sua residenza e che ancora oggi sono utilizzate per sorprendere e divertire
i numerosi visitatori.
La più celebre di esse è posizionata in
corrispondenza del tavolo per i banchetti, formato
da un grande tavolo di pietra e da numerosi sedili
anch'essi di pietra.
Marco Sittico amava attivare i getti d'acqua
improvvisamente alla fine del pasto, per
sorprendere i suoi ospiti; la particolarità di questa
fontana è che solo i convitati si bagnavano, mentre
il capotavola rimaneva asciutto.
Nel giardino vi è anche una grotta artificiale, immancabile per una residenza di epoca
barocca; anche all'interno di essa furono preparati alcuni scherzi, prevalentemente
sottoforma di improvvisi spruzzi d'acqua provenienti dalle pareti, ma la cosa più
interessante della grotta è la fontana dove si trova
una corona che viene fatta salire e scendere molto
rapidamente attraverso improvvisi schizzi d'acqua
per simboleggiare il potere che va e viene nei
secoli.
Oltre agli scherzi, nella reggia l'acqua è utilizzata
anche per muovere numerose figure in legno,
creando scene che ritraggono il lavoro o gli
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scherzi di uomini e donne dell'epoca; la scena più maestosa è quella realizzata sotto
forma di un teatro meccanico in miniatura, un
imponente congegno automatico con musica e
alcune centinaia di figure animate soltanto
attraverso lo scorrere dell'acqua; si possono
ammirare la vita e l'attività cittadina dell'epoca
raffigurate da stupende statuine che rappresentano
il macellaio, i musicanti, gli zigani che ballano, le
sentinelle e tante altre scene. Il teatro è una
costruzione successiva all'epoca del fondatore e risale al 1750 ed ancora oggi
mantiene tutti gli impianti idraulici di allora. Quando è in funzione un organo suona
l‟aria di Daniel François Auber dall‟opera del 1825 “Le Maçon” .
Le grotte
Attraverso un portale di stile manieristico è possibile raggiungere le grotte del
castello: il primo vano è la grotta di Nettuno o grotta della pioggia. Nella nicchia
centrale c‟è Nettuno con il tridente e due destrieri marini. Ai suoi piedi c‟è il
Germaul, un congegno automatico ad acqua che gira gli occhi e caccia fuori la lunga
lingua. Anche in questa grotta si trova il tema della fuga sbarrata: qualora si volesse
attraversare di corsa una spalliera d‟acqua senza bagnarsi, una cortina d‟acqua
potrebbe improvvisamente sbarrarci la strada costringendoci
a tornare indietro. I getti d‟acqua sono insidiosi e fulminei:
stupore, terrore e fuga obbligano il visitatore a un incessante
e disordinato movimento.
In un‟altra grotta è possibile sentire l‟acqua che,
cinguettante e singhiozzante, imita il canto degli uccelli.
Nella grotta degli specchi le pareti sono disseminate di
piccoli specchi convessi incassati nello stucco: la parete
sembra traforata, e guardando in innumerevoli e minuscole
cavità si scopre improvvisamente la propria immagine
stravolta e trasformata, con testa piccola e lunghe gambe
sottili.
Nel parco potremo ammirare anche il teatro di pietra, ricavato da una cava di pietra
naturale di Hellbrunn, fatto erigere da Sittikus in nome della sua passione per la
musica e per il teatro. Si tratta del teatro all‟aperto più antico d‟Europa.
Da 400 anni i visitatori provenienti da ogni dove esprimono la loro meraviglia di
fronte a questo meraviglioso palcoscenico rupestre scolpito nella roccia. La gara tra
arte e natura diventa un tema centrale nell‟epoca barocca, ma interesserà
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profondamente anche l‟architettura dei giardini romantici. Dal 1616 il teatro di pietra
divenne il secondo palcoscenico di Salisburgo, e ospitò soprattutto pastorali di
provenienza italiana.
Altro gioiello di Hellbrunn è il Monatsschlößchen ("Piccolo castello di un mese"),
chiamato originariamente Waldems; deve il suo nome al periodo estremamente breve
di costruzione. Fu costruito nel 1615 in pochi mesi: si dice che l‟arcivescovo Sittikus
abbia fatto realizzare questo edificio, con magnifica vista sul parco, per ospitare la
sua amante.
Oggigiorno ospita il Museo del folclore. Questa residenza situata in una posizione
idilliaca, al di sopra del parco di Hellbrunn, presenta una panoramica di oggetti del
folclore salisburghese, con testimonianze delle usanze e della fede popolare,
dell‟arredamento, della medicina popolare ed una serie di costumi tradizionali tipici
più belli delle regioni del Salisburghese.
Riportiamo di seguito ciò che racconta un visitatore del parco:
“Oggi chi visita Hellbrunn lo fa quasi soprattutto per ammirare il capolavoro di ingegneria
idraulica che sono i giochi d'acqua.
La visita è solo accompagnata e qui, per esempio, dopo la spiegazione tradizionale della tavola
di pietra provvista di uno spazio al suo centro in cui scorre dell’acqua per tenere fresco il vino,
la serissima guida aziona un marchingegno per cui chi si trova vicino ad un punto particolare
viene colpito da getti d'acqua.
Comincia così il percorso guidato e ...bagnato in questa parte dei giardini di Hellbrunn.
Si continua così ancora per un po' e, alla fine di ogni spiegazione, qualche malcapitato è
bagnato da spruzzi improvvisi che provocano grida di sorpresa ed ilarità da parte delle
persone che, per il momento, sono scampate al pericolo.
Ma la pace dura poco in quanto prima o poi tutti ci cascano e divertono, con i loro tentativi di
sfuggire ai getti, chi non è stato colpito.
Il bello è che, proprio quando si pensa
di avere scampato il pericolo, si
riceve in faccia o sui vestiti lo
zampillo killer!
Dopo
aver
visto
grotte,
giochi
meccanici e scherzi d'acqua, si esce
divertiti e bagnati dalla testa ai piedi,
ma contenti di essere stati presi di
mira da questi giochi che hanno
divertito, per secoli, i visitatori dei
giardini.
Ritornando
al
castello,
questo
è
servito per le imprese galanti del principe che di arcivescovo aveva ben poco.
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A questo proposito, davanti al castello, c'è quello che è chiamato il "palazzetto di un mese"
costruito a tempo di record per ospitare l'amante di Sittikus.
La visita completa del castello, dei giochi d’acqua, dei giardini e la sosta ristoratrice al bar
ristorante che si trova prima dell'ingresso al castello, richiede al minimo 2 o 3 ore e può
protrarsi anche più a lungo se si sceglie di passeggiare nei giardini e nel parco.”
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SALISBURGO
Definita come la piccola capitale della musica e del Barocco (o meglio del rococò),
è circondata dai boschi ed ha sullo sfondo le montagne.
Essa si adagia in modo scenografico sulle sponde del fiume Salzach, ai piedi del
monte Untersberg ed è considerata una delle città più belle d'Europa, tutelata dal
1997 come Patrimonio dell'Umanità Unesco.
Una città il cui nome significa "borgo del sale" (per via delle lucrose miniere di
salgemma che esistevano della zona), e che dà il nome all'omonima regione, con
un'intensa tradizione culturale che risale a parecchio tempo addietro nel passato.
Anche il nome Salzach è legato a questo e significa proprio "via del sale".
In alto la sua massiccia fortezza, domina su palazzi, ville, cupole e campanili di
chiese. Fanno da cornice alla città, isolate case settecentesche, piccoli palazzi,
castelli, conventi, come se qualcuno avesse deposto, tra il fiume e i boschi, un
modellino architettonico intatto, quasi perfetto.
La città prese la forma attuale quando il "sovrano" di Salisburgo di allora,
l'arcivescovo Wolfgang Dietrich, (discendente in parte dalle famiglie Medici e Borromeo)
commissionò a Vincenzo Scamozzi, allievo di Palladio, la ricostruzione della città
(di Scamozzi sono, tra le altre cose, La Libreria di San Marco a Venezia e del
Palazzo Nuovo di Bergamo): fu lui a "cristallizzarla" come una città barocca.
Quando Wolf Dietrich, a soli 28 anni, divenne principe vescovo, Salisburgo era
ancora una cittadina medievale, con viuzze gotiche.
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Il principe vescovo aveva studiato nella Roma dei Papi, si era nutrito di sogni
umanistici, leggeva Machiavelli, aveva chiamato a corte Scamozzi, secondo il quale
"l'architettura è scienza".
Certo, non esisteva la burocrazia attuale!
Allora i problemi urbanistici potevano essere
affrontati con estrema decisione: Wolf Dietrich
comprò 55 case e le fece abbattere per ricavare
lo spazio per piazze all'italiana.
La prospettiva più bella è rappresentata dalla
Mozartplatz e
dalla Residenzplatz che comunicano tra loro
formando una "elle".
Al centro di Mozartplatz, pavimentata, il
monumento al compositore, al centro di
Residenzplatz una fontana barocca.
Parlare di Salisburgo significa anche parlare del
suo più famoso figlio, Wolfgang Amadeus Mozart, con il quale la tradizione
musicale della città trova il suo culmine.
C'è da dire una cosa: Mozart non amava molto la sua città e il detto "Nemo Profeta in
Patria" è sempre valido ad ogni latitudine. In una lettera al padre, datata 8 Gennaio
1779 scrive. "Vi giuro sull'onor mio, che non posso soffrire né Salisburgo né i suoi
abitanti (parlo dei salisburghesi di nascita). Il loro modo di parlare, di vivere mi è
assolutamente insopportabile."
Tuttavia, Mozart difficilmente sarebbe stato lo stesso genio
della musica se fosse nato e cresciuto in qualsiasi altro luogo.
Profeta in patria lo è diventato in seguito, il grande Amadeus,
eccome: Salisburgo da quando Mozart vi nacque nel 1756 è
una piccola capitale della musica che oggi ospita il Festival
di musica classica più importante del mondo.
Ma non è solo questo. La città del Flauto Magico, è anche la
capitale del rococò perché l'artificio, l'esagerazione, l'inganno tipici del Barocco, qui
si sono svuotati dall'enfasi e trasformati in astrazioni, fantasie, civetterie che decorano
i palazzi.
Un articolo del 1925 riportava: "Ci sono città che per avere veduto nascere fra le
loro mura uno di quegli uomini che l'umanità colloca nel suo Famedio son
condannate per l'eternità a non essere più altro che la patria di quel grand'uomo."
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Salisburgo è nota in tutto il mondo anche per il suo Festival. Alla tenacia
organizzativa di Reinhardt si deve la realizzazione di questo progetto che tra tentativi,
sogni, speranze, delusioni e difficoltà d'ogni genere ha accompagnato per trentatré
anni la fase più cruciale, drammatica e sconvolgente della comunità austriaca quando
la crisi del decadentismo, l'esplosione dell'arte e della scienza moderna, il crollo
dell'impero asburgico avevano rafforzato la paura di perdere la propria identità sotto
le rovine fumanti della prima guerra mondiale.
Salisburgo usciva intatta dalla guerra, risparmiata dagli orrori del tempo; la bellezza
del suo Barocco, la teatralità naturale delle sue vie, delle sue piazze, l'idilliaca natura
circostante e la forza della sua tradizione culturale la predisponevano a diventare una
nuova Weimar, simbolo di riconciliazione nell'Europa postbellica, luogo privilegiato,
dove l'idea austriaca di Maria Teresa di un impero multietnico e tollerante poteva
risorgere dopo la
fine
dell'impero stesso.
Reinhardt voleva fare del
Festival non solo una serie di
rappresentazioni ma una vera
e
propria
festa,
che
richiamasse uomini di ogni
ceto e provenienza culturale:
non più teatro borghese ma
l'unione di un pubblico
eterogeneo, com'era nella
tradizione austro-bavarese del
medioevo, a Salisburgo, mai realmente dimenticata.
Accanto ai classici, Shakespeare, Schiller, Goethe, si doveva dar spazio ai misteri,
alle rappresentazioni religiose e natalizie, alle antiche storie di moralità di origine
popolare.
Mozart, in cui l'anima austriaca e la sua vocazione cosmopolita si esprimono nel
modo più alto, doveva rappresentare l'unità spirituale del Festival e imprimergli il suo
marchio inconfondibile.
Reinhardt, la cui famiglia era di origine ebraica, dovette abbandonare Salisburgo e il
castello che vi aveva comprato, il suo amato Festival e l'Austria, in seguito
all'avvento di Hitler nel 1935 per rifugiarsi in America, dove sarebbe morto, otto
anni dopo, nel 1943. Ma il suo lascito rimase. In seguito anche un'altro illustre
cittadino di Salisburgo andrà a dirigere, in tutti in sensi, il festival, Herbert von
Karajan.
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I monumenti di Salisburgo
Il centro monumentale, "uno del luoghi più belli del mondo" secondo, il viaggiatore
Alexander von Humboldt, è molto piccolo: occupa circa un chilometro in lunghezza e
mezzo in larghezza, con una densità di edifici e opere d'arte che è forse tra le più alte
d'Europa.
Ecco le principali:
Cattedrale di Salisburgo (Salzburger Dom)
È probabilmente l‟edificio sacro più importante della città ed il suo centro
ecclesiastico. Con la sua splendida facciata e l‟imponente cupola è l‟edificio del
primo barocco più impressionante a nord delle Alpi. La sua origine è strettamente
legata allo sviluppo del principato
ecclesiastico. Fu distrutto dal fuoco,
ricostruito ed ampliato e testimonia il potere
e l‟indipendenza degli arcivescovi di
Salisburgo.
Situato tra la Residenzplatz e la Domplatz,
il Duomo di Salisburgo è come detto,
un'antica costruzione in stile Barocco
edificata tra il 1614 e il 1655; le sue origini
però pare siano ben più antiche: questo
stesso luogo era infatti già considerato un luogo sacro per i rituali pagani dei Celti e
successivamente dei Romani.
Il primo Duomo di Salisburgo viene menzionato per la prima volta nel 774, anno in
cui le reliquie di San Ruperto vennero trasferite dall'Abbazia di San Pietro. Questa
prima chiesa era registrata come una delle più grandi in Europa, lunga 66 metri e
larga 33. L'edificio originale venne sostituito dapprima con una struttura tardoromanica eretta tra il 1181 e il 1200 e, successivamente, con la presente cattedrale,
commissionata dall'arcivescovo Markus Sittikus all'architetto italiano Santino Solari.
Nel 1944 un bombardamento aereo distrusse la cupola ed una parte dell‟altare.
Vennero compiuti i necessari restauri ed il Duomo venne nuovamente consacrato nel
1959 con il suo consueto magnifico aspetto.
Alcuni critici definiscono l'edificio come il più perfetto esempio rinascimentale nei
paesi germanici.
Le tre date riportate sulle cancellate del Duomo commemorano le tre consacrazioni:
"774", "1628" e "1959".
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La facciata della cattedrale di Salisburgo, nelle forme composte del primo barocco, è
tripartita e realizzata in marmo di Untersberger e calcare a vista. Prima dei tre portali
che si aprono sulla facciata si trovano quattro grandi statue raffiguranti i santi Pietro e
Paolo (al centro) realizzate da Bernhard Michael Mandl, ed i Santi Roberto e Vigilio
(lateralmente), coopatroni della cattedrale. Dietro i quattro personaggi principali vi è
l'ingresso della cattedrale.
Le tre porte in bronzo della cattedrale sono state
realizzate tra il 1957 ed 1958 da Giacomo
Manzù (Porta dell'Amore), quella centrale,
da Manzell (Porta della fede) quella di sinistra e
da Ewald Mataré (Porta della Speranza), quella
di destra.
Nella balaustra, che si trova al secondo ordine, si
trovano le statue dei quattro evangelisti mentre
sopra il timpano della finestra si trovano il Leone
e il Capricorno, gli animali che compaiono negli
stemmi araldici di Paris von Lodron e di Markus Sittikus von Hohenems.
Sopra la finestra centrale si trovano due angeli che tengono una corona.
La facciata accoglie ai lati due torri campanarie, alte 82 m., edificate nel 1655,
tripartite a loro volta come la cattedrale. Al secondo ordine si trova per ogni torre un
orologio. La Marienglocke e laVirgilglocke sono le campane più antiche ancora oggi
presenti nel concerto campanario della cattedrale e vennero realizzate in coincidenza
con la ricostruzione barocca
della cattedrale.
Le campane hanno nel loro
insieme un peso complessivo
di 32.443 kg.
L'interno è a navata unica,
affiancata da quattro profonde
cappelle laterali interconnesse
attraverso archi a tutto sesto, transetto e cupola sulla crociera.
La navata, lunga 101 metri e alta 32 metri, che si prolunga con un ulteriore nartece
sotto il portico, presenta dei dipinti ad affresco sul soffitto, che mostrano scene della
vita e della passione di Cristo.
Fra gli oggetti più preziosi del Duomo di Salisburgo vi è il fonte battesimale in cui
venne battezzato anche Mozart, il magnifico organo principale circondato da
angioletti muniti di strumenti musicali ed incoronato da Rupert e Virgil, oltre agli
stupendi portoni del Duomo di Schneider-Manzell, Mataré e Manzù.
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Nella sua funzione di organista di corte e di primo violino Wolfgang Amadeus
Mozart vi ha composto numerose ed indimenticabili opere di musica sacra per
Salisburgo.
La Domplatz è il sito dove si tiene il "Jedermann" durante il Festival di Salisburgo
e ospita il mercato di Natale durante il periodo dell'Avvento.
Residenz Salzburg
Questo opulento palazzo, appena a nord di piazza del Duomo, nella zona pedonale, è
stato una delle residenze del principe-arcivescovo di Salisburgo, usata
successivamente
alla
fortezza
di
Hohensalzburg nel Mönchsberg. La
Residenz Galerie dispone di una superba
collezione di opere olandesi e fiamminghe,
tra cui capolavori di Rembrandt e Rubens.
Mozart vi diede la sua prima esibizione in
pubblico (Concerto per violino n. 5 in la
maggiore) all‟età di sei. Ammirate anche la
bella piazza Residentplatz con la sua bella fontana barocca, del XVII secolo, una
delle fontane più grandi e imponenti in questo stile nei paesi di lingua tedesca.
Abbazia di San Pietro
di origine romanica ma con l'interno rivisitato in chiave rococò, con un affascinante
contrasto tra la semplicità dell'antica struttura e la frivolezza dell'arredamento
Barocco. Fu fondata nel 696 da San Ruperto, la cui tomba è custodita all'interno.
L'originaria basilica romanica a tre navate è stata completamente revisionata nel XVII
secolo in un elegante stile Barocco. La chiesa è decorata da tesori d'arte, tra cui alcuni
dipinti nell'altare di Kremser Schmidt.
Petersfriedhof
Il Cimitero di San Pietro si trova in una parete di
pietra che si unisce alla parte inferiore della roccia del
Mönchsberg. Molte delle famiglie aristocratiche di
Salisburgo sono sepolte qui, accanto a personaggi noti,
tra cui Nannerl Mozart, sorella di Wolfgang Amadeus (anche lei musicista di grande
talento). All'interno del cimitero è anche possibile visitare la cappella romanica di
Santa Croce e la cappella di Santa Margherita, del XV secolo.
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Chiesa dei Francescani (Franziskanerkirche)
Con la navata centrale in stile romanico è una delle maggiori attrazioni della città. La
troviamo situata alla fine di Siegmund-Haffner-Gasse,
angolo Franzikanergasse, collegata al Residenz. La sua
origine è ancora oggi poco chiara: probabilmente esisteva
già al tempo di San Virgilio; vi è infatti testimonianza di una
chiesa parrocchiale del 1139 distrutta da un incendio nel
1167. La navata principale dell'attuale chiesa è stata
costruita in stile tardo-romanico all'inizio del XIII secolo e
questo ne fa uno dei più antichi edifici di Salisburgo.
Nella Chiesa risplende anche un raro esempio di coro
gotico
austriaco,
con
slanciate
colonnine
e
loggette in alto; reso candido dalla luce è opera del
maestro Hans von Burghausen.
La chiesa è collegata con l'abbazia lungo la
Franziskanergasse, attraverso un ponte ad arco che si
estende sopra la strada. Il cancello al lato possiede
delle decorazioni in stile tardo-romanico di Gesù,
San Pietro e San Ruperto di Salisburgo.
Casa natale di Mozart (Mozart Geburtshaus),
ci si arriva dalla Residenzplatz, tenendo la destra, arrivando alla Alter Markt,
piazza obliqua del vecchio mercato, al cui angolo si trova il Caffè Tomaselli,
considerato il più chic di Salisburgo. Il locale fu fondato nel 1705 ed è il più antico
della città. Fu frequentato dalla famiglia Mozart e
Haydn.
Lasciando correre lo sguardo di fronte al Caffè, si
colgono una farmacia con i vasi dei princìpi attivi
di una volta e mobili settecenteschi.
Di fianco al Caffè, tra due palazzi, un mezzo tetto
molto obliquo copre una finestrina piccina, questa
è la casa più piccola di tutta Salisburgo e forse
d'Europa.
La casa di Mozart è invece al terzo piano di un palazzetto giallo, con i balconi fioriti,
al quale si arriva per l'affollatissima Getreidegasse, ricca di insegne di tutti i tipi. I
primi due piani ospitano mostre temporanee di scenografie mozartiane. L'unico vano
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della casa rimasto nelle condizioni originali è la cucina, con una bella madia e un
pentolone nero.
Altri luoghi mozartiani sono: la Mozart Vohnhaus (casa d'abitazione di Mozart) e il
Mozarteum, con la casetta del Flauto Magico. Quelle che un tempo erano scuderie
sono diventate la sede del Festival di Salisburgo, quasi all'uscita della città vecchia,
con un salone dell'opera lirica in parte scavato nella roccia.
Fortezza Hohensalzburg
è il castello fortezza dei principi vescovi costruito nel 1077; abbarbicato sullo
sperone di roccia che domina il centro, a 542 metri di altezza.
Fu ampliato nel periodo rinascimentale ed è comodamente raggiungibile con una
funicolare. Vi morì prigioniero
Wolf Dietrich, incarcerato dal
nipote Markus Sitticus.
Le prime mura della fortezza
risalgono addirittura al 1077.
Nei secoli successivi varie
stratificazioni diedero vita
all'aspetto attuale da castello
fiabesco: torri, bastioni, un
villaggio medievale, un organo
a rulli, detto il Toro di Salisburgo, del 1502, che suona azionato a mano (a proposito
di tori, qui ha sede la Red Bull, letteralmente Toro Rosso, la bibita ad alto contenuto di caffeina ora
sinonimo della scuderia di Formula 1).
Castello di Mirabell
venne eretto a partire dal 1606 per volere dell'allora arcivescovo di Salisburgo, Wolf
Dietrich von Raitenau, il quale lo costruì al di fuori delle mura originarie della città
per l'amante Salomé Alt che qui si trasferì con i 15 figli avuti dal prelato.
La struttura venne chiamata in un primo tempo col nome di castello Altenau. Di
questa struttura oggi rimangono solo alcune tracce.
Dopo la caduta del von Raitenau ed il suo isolamento nella fortezza
di Hohensalzburg nel 1612 il suo successore, il nipote Markus Sittikus cambiò il
nome al castello è lo trasformò nell'attuale castello di Mirabell (dal latino "mirabilis"
= bello), intenzionato a cancellare completamente la memoria del suo predecessore.
Il principe vescovo Paris von Lodron dal 1620 al 1642, durante la guerra dei
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trent'anni, fece rifare le mura della città includendovi anche il castello di Mirabell ed
i suoi giardini e ne fece la sua residenza stabile, morendovi successivamente.
Nel 1700 il castello, che originariamente era
articolato su di un'unica corte quadrata, venne
ampliato e convertito in un palazzo barocco.
Nel 1818 venne colpito da un disastroso
incendio che causò gravi danni all'intera
struttura, a tal punto che si decise di ricostruirlo
in stile neoclassico. Fortunatamente vennero
lasciate intatte la facciata del cortile principale e
quella verso il giardino il che contribuisce ancora oggi a dare l'idea dell'aspetto
originale del capolavoro barocco.
Con la secolarizzazione del principato arcivescovile di Salisburgo seguita alla
dissoluzione del Sacro Romano Impero, il castello divenne di proprietà della casa
regnante bavarese.
Nel giugno del 1818 al castello di Mirabell nacque Ottone di Baviera (poi re di
Grecia). Successivamente Salisburgo tornò nelle mani dell'Austria e il castello venne
annesso tra le proprietà della famiglia imperiale austriaca.
Nel 1866, il castello, assieme al Kapuzinerberg venne venduto alla città di Salisburgo
ed il giardino venne aperto al pubblico come parco.
Dal 1947 al 1950 qui venne trasferita l'amministrazione comunale di Salisburgo e
successivamente divenne sede della biblioteca nazionale.
Da vedere al suo interno la Georg-RaphaelDonner-Stiege, lo scalone d'onore del palazzo.
Esso deve il proprio nome all'architetto Georg
Raphael Donner che lo progettò e si presenta di
dimensioni imponenti, realizzato in granito con
un'elaborata balaustra in arenaria in pieno stile
rococò popolata di numerosi putti, uno diverso
dall'altro. Alcune nicchie alle pareti accolgono
statue di divinità pagane e figure mitologiche.
Il giardino del castello di Mirabell è un'altra delle
grandi attrazioni del palazzo. Esso, data la propria
posizione, è stato in gran parte preservato
dall'incendio del 1818 che colpì invece il castello.
Il progetto originario, affidato a Fischer von
Erlach, venne modificato nel 1730 con la
disposizione attuale in parterre fioriti di stile barocco, fontane e numerose sculture.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
ABBAZIA DI MELK
L'abbazia di Melk è un'abbazia benedettina. Rappresenta uno dei più famosi siti
monastici del mondo. Venne costruita in posizione dominante sulla città di Melk su
un affioramento roccioso a lato del Danubio nello stato della Bassa Austria, vicino
alla valle di Wachau.
È un raro esempio di monastero benedettino attivo in modo continuo fin dalla sua
fondazione.
L'abbazia venne fondata nel 1089 quando Leopoldo II, Margravio d'Austria, donò ai
monaci benedettini dell'abbazia di Lambach uno dei suoi castelli. Nel XII secolo vi
venne fondata una scuola e la biblioteca dell'abbazia divenne ben presto famosa per
la sua grande collezione di manoscritti.
Nel XV secolo il monastero
divenne
il
cuore
del
movimento
di
riforma
chiamato "Riforma di Melk",
che contribuì a rinvigorire la
vita monastica dell'Austria
della Germania meridionale.
L'odierna abbazia, in stile
barocco, venne costruita
fra il 1702 e il 1736
dall'architetto
Jakob
Prandtauer.
Di grande impatto sono soprattutto la chiesa dell'abbazia con affreschi di Johann
Michael Rottmayr e la biblioteca con innumerevoli manoscritti medievali.
Grazie alla sua fama e statura accademica, Melk riuscì a sfuggire alla rovina durante
il regno dell'imperatore Giuseppe II, quando molte altre abbazie austriache vennero
ridimensionate o dissolte fra gli anni 1780 e 1790. L'abbazia riuscì inoltre a
sopravvivere ad altri periodi difficili durante le guerre napoleoniche e
l'Anschlussnazista dell'Austria nel 1938, quando la scuola e gran parte dell'abbazia
vennero confiscate dallo stato.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
La scuola fu restituita all'abbazia alla fine della seconda guerra mondiale ed ora
provvede ai bisogni di circa 900 scolari di entrambi i sessi.
Fin dal 1625 l'abbazia è stata membro della Congregazione d'Austria; ora fa parte
della Confederazione benedettina.
L'abbazia si trova lungo la pista ciclabile del
Danubio.
Il portale d'ingresso al primo cortile
dell'abbazia, dove si trova la biglietteria, è
affiancato da due grossi bastioni, di forma
semicircolare, e da due statue di Santi.
Il secondo cortile ha una fontana nella sua parte centrale, e qui appare la cupola della
chiesa abbaziale.
L'ingresso al museo avviene salendo uno scalone imperiale che porta al primo piano
del monastero, ornato da stucchi e da statue. La mostra allestita al suo interno è
considerata la più moderna del suo genere in Austria, avvalendosi di istallazioni
video che raccontano la vita monastica della regola di S.Benedetto e la costruzione
dell'abbazia.
Nelle Sale Imperiali si possono ammirare un frammento della Santa Croce, un altare
portatile in avorio e legno, le reliquie di S. Coloman, un crocifisso del XII secolo e i
pannelli dell'altare gotico dell'abbazia di Breu.
Una delle sale più monumentali è la Sala Marmorea, con affresco di P.Troger nel
soffitto del "Trionfo della Temperanza".
Gli affreschi prospettici sono invece di G.Fanti.
Da questa sala si esce su una terrazza che affaccia sulla
vallata e sul Danubio.
Da qui si può anche ammirare la facciata della chiesa
abbaziale, affiancata dagli edifici dell'abbazia. Si entra poi
nella biblioteca dell'abbazia, con soffitto affrescato anche
qui da P.Troger, dove vengono conservati 90.000 tomi e
manoscritti del IX secolo.
Una curiosità: nel libro "Il nome della Rosa" di Umberto
Eco, il monaco in viaggio con Guglielmo di Baskerville,
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
era un novizio dell'abbazia di Melk.
Scendendo una coreografica scala ad elica si giunge all'interno della chiesa
abbaziale, un'incredibile sfarzo di decorazioni dorate, affreschi e tele di artisti
famosi.
La navata e il transetto sono affiancati da gallerie e cappelle, ed hanno una cupola
centrale affrescata.
L'altare maggiore è stato disegnato da A.Galli Bibiena.
Dal primo cortile dell'abbazia (quello della biglietteria), si accede ad un bastione, al
giardino e al parco all'inglese del monastero.
Alla fine del parterre all'italiana si trova un Padiglione barocco, usato per la
ricreazione dei monaci, il cui interno è decorato con piante rampicanti e animali
dell'Africa. Nell'Orangeria del giardino si trova un ristorante dove potersi rifocillare.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
BRNO
Capitale della Moravia del Sud, ha 400.000 abitanti ed è la seconda città della
Repubblica Ceca.
È un importantissimo centro economico e scientifico, ma è conosciuto soprattutto per
la celebre fiera e il Gran Premio di Motociclismo di fine agosto (quest'anno domenica
28).
La città si estende ai piedi di una collina
sulla quale si erge la fortezza dello
Spilberk, da noi più conosciuta con il
nome tedesco di Spielberg, che fu carcere
durissimo per gli oppositori della
monarchia austro-ungarica e fra questi gli
italiani Pietro Maroncelli e Silvio Pellico.
È qui che quest'ultimo iniziò a scrivere "Le mie prigioni".
Brno è anche la patria di Mendel, il famoso monaco padre della genetica, che negli
anni 1858-68 ha scoperto le leggi dell'ereditarietà.
La nostra visita si svolgerà nel centro storico che ruota attorno a piazza della Libertà
(Nàmestí Svobody) dove un tempo si svolgeva il
mercato e da dove si dipartono le principali
strade che a raggiera attraversano tutta la città.
Nel centro della piazza si erge la colonna della
peste della fine del XVII secolo ed è possibile
ammirare
Palazzo
Schwartz e la curiosa
Casa
dei
Quattro
Mamlas, che presenta sulla facciata alcune sculture con
espressione contratta nell‟atto di sostenere la casa e reggersi le
braghe!
L‟altra piazza, che tutt‟oggi costituisce luogo di mercato, è
chiamata „mercato del cavolo‟ (Zelny trh) e nella centrale
fontana Parnas della fine del XVII secolo una volta
nuotavano le carpe che venivano pescate e vendute.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Attorno alla piazza si trova da una parte il teatro
Reduta in cui si esibì anche Mozart e dall‟altra un
edificio barocco (palazzo Dietrchstein) in cui
oggi è ospitato il Museo del territorio moravo.
A
pochi
metri
troviamo la Chiesa
dei Cappuccini che
conserva nella sua
cripta 24 corpi di
religiosi e notabili. Era usanza dei Cappuccini quella di
non seppellire i confratelli defunti, ma di deporli sul
terreno con la testa appoggiata a un mattone. Grazie
alle particolari condizioni ambientali delle cantine i corpi seccavano e
mummificavano. Nel XVIII secolo anche alcuni notabili chiesero di essere inumati
secondo questo procedimento.
Lì vicino si trova anche l'antico municipio (Starà Radice) ben
riconoscibile per l'elaborato portale a pinnacoli, dove si può
ammirare, nell'androne, il cosiddetto "Drago di Brno" che in
realtà è invece un alligatore femmina impagliato, dono di una
delegazione turca nel 1608.
A sud della piazza si sviluppa la Cattedrale dei SS. Pietro e
Paolo che dalla collina Petrov domina la città. Anche noi
potremo dare uno sguardo dalla terrazza panoramica posta
a sinistra della chiesa.
La cattedrale è un edificio che ha subìto continui
rifacimenti nel corso del tempo fino ad arrivare all'attuale
stile neogotico. I due campanili si caratterizzano per
l'eleganza delle guglie a spillo.
L‟interno, molto vasto, ha un arredo ricco e barocco con
molte sculture fra cui spiccano le statue dei santi Cirillo e
Metodio.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
LA POLONIA
Russia
Mar Baltico Lituania
Bielorussia
POLONIA
Ucraina
Romania
Italia
POSIZIONE E CONFINI
La Polonia è situata nell'Europa Centrale e si estende su un'area di 312.685 chilometri
quadrati di cui il 28% è coperto da foreste. Per poter fare un confronto vi ricordiamo
che l'Italia è 301.000 Kmq. I confini della Polonia corrono lungo 3.600 chilometri ad
Ovest con la Germania, a Sud con la Repubblica Ceca e con la Slovacchia, ad Est con
la Lituania, la Bielorussia e l'Ucraina, a Nord con la Russia. La maggior parte del
confine settentrionale è bagnato dal Mar Baltico per 524 km.
Il fiume più importante della Polonia è la Vistola, che noi avremo modo di vedere a
Cracovia, il cui corso si trova interamente in territorio polacco (1047 Km) e termina
nel mar Baltico.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
POPOLAZIONE
Alla fine del 2003 la Polonia si è situata all'ottavo posto in Europa con una
popolazione di 38.800.000 abitanti, il 51% dei quali sono donne. Più del 62% vive
nelle città. La forza lavoro della Polonia è una delle più giovani in Europa: il 60% è
al di sotto dei 40 anni (circa 23.000.000).
BANDIERA
La Bandiera nazionale è bianca e rossa.
STEMMA
Lo stemma della Polonia è rappresentato da un'aquila bianca con una corona
d'oro in campo rosso.
LINGUA
Oltre il 98% della popolazione è di etnia e lingua polacca. Le minoranze sono di
lingua tedesca (ca. 200.000), ucraina (180.000) e bielorussa (165.000).
CITTA' PRINCIPALI
Sono:
Varsavia (Warszawa), la capitale, che conta 1.900.000 abitanti ed è attraversata dal
fiume Vistola.
Cracovia (Krakow), Lodz, Danzica (Gdansk), Poznan, Katowice, Breslavia
(Wroclaw).
Come si può vedere hanno doppio nome polacco e tedesco o italiano.
Vi segnaliamo anche il doppio nome di Oswiecim = Auschwitz
RELIGIONE
La nazione è cattolica per il 91% della popolazione; minoranze di culto: ortodossi
(580.000), protestanti (300.000), ebrei (1.300).
ORDINAMENTO
La Polonia è una Repubblica Parlamentare. Il Presidente della Repubblica è eletto a
suffragio universale così come i componenti della Camera dei deputati (Sejm, 460
seggi) e del Senato (100 seggi).
L'attuale Presidente, Bronislaw Komorowski, in carica dal 2010, è succeduto, tra gli
altri, a Lech Walesa, premio nobel per la pace.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
POLITICA ESTERA
La Polonia è membro delle Nazioni Unite, dell'Unione Europea (dal 2004), UNIDO,
Fondo Monetario Internazionale, World Bank, OECD (Ocse), della Convenzione per
la Protezione dei Diritti Intellettuali e di altre istituzioni internazionali.
La Polonia è membro del CEFTA (Area di libero commercio) di cui fanno parte
anche Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Romania.
Come si mangia in Polonia
Naturalmente non come in Italia !
Quindi non aspettatevi pastasciutta, risotti ….. , ma provate a divertirvi nel gustare o
quanto meno nel conoscere i gusti del popolo polacco.
Sappiamo benissimo che non si mangerà mai bene come in Italia ….
Il pasto principale in Polonia è il pranzo, consumato verso le 16 al termine dell'orario
di lavoro, che si compone di una minestra, di una pietanza e del dolce. La colazione è
di solito consistente ed abbondante, mentre la cena si riduce in genere ad un panino o
ad un piatto riscaldato.
La carne più consumata è quella di maiale seguita dal manzo e dal vitello; abbondano
i pesci di fiume: carpa, tinca, trota, anguilla.
La patata resta la "star" dei contorni (vi ricordiamo che non è un contorno, ma
sostituisce pane o pasta).
I Cibi
LE MINESTRE
- barszcz, una zuppa di barbabietole con ravioli di forma
caratteristica, farciti di funghi o di carne;
- lo zurek, una minestra di farina di segale acida, servita con
uovo sodo e pezzetti di salume a volte servita in una
pagnotta di pane;
- il chlodnik, una minestra fredda di latte cagliato con aggiunta di foglie di
barbabietola, erba cipollina e di altre verdure fresche (cetrioli, ravanelli, ecc.);
- l'ogorkowa, una minestra di cetrioli in salamoia
- il kapusniak, una minestra di cavoli in salamoia.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
I PIATTI TRADIZIONALI
- il bigos, il più famoso ed antico piatto polacco, uno stufato di carne, cavoli e crauti,
con aggiunta di prugne secche ed altre spezie, preparato in diverse varianti;
- I pierogi sono dei raviolini quadrati solitamente ripieni di formaggio, frutta, funghi,
cavoli ma non mancano ripieni di ogni tipo;
- i golabki sono involtini di cavolo ripieni di carne o di riso;
- i pyzy, grossi gnocchi di patate con o senza ripieno di carne;
- la karp, carpa in gelatina o fritta;
- i piatti di selvaggina: arrosto di lepre, di capriolo, di cinghiale e di uccelli selvatici.
I DOLCI
- i makowce: paste dolci fatte con semi di papavero il cui gusto è esaltato dalla frutta
secca: pere,fichi, uvetta;
- i pierniki: dolci al miele;
- i mazurki: fatti di pasta frolla e frutta secca ;
- i serníki: con ricotta.
- la jablecznik: deliziosa torta di mele servita con la
panna
Le BEVANDE
Le bevande nazionali in Polonia erano, fino al Cinquecento, i biondi idromeli,
preparati con miele naturale, e la birra. Oggi non sono più tanto popolari, ma continua
ad essere apprezzata dai polacchi la birra: di Zywiec, di Okocim, di Lezaisk, di
Elblag.
La vodka non ha antichissime tradizioni, ma è oggi la bevanda "nazionale". Si iniziò
a produrla in massa nel Seicento. Attualmente le vodke più diffuse sono quelle
chiamate Wyborowa, Polonez, Zytnia, Starka, Jalowcowa e, naturalmente, la
Zubrówka, aromatizzata con una specie di erba che cresce nella Foresta di
Bialowieza.
La vodka viene prodotta con grano o patate o barbabietole da zucchero, ma ciò che
conta è il tipo di acqua utilizzata per il processo di distillazione.
I prezzi di alcuni prodotti:
Pane – 2-3 PLN
Latte – 2-3 PLN
Formaggio – 25 PLN / chilo
Prosciutto – 20-30 PLN / chilo
Burro – 4 PLN
Acqua minerale – 2 PLN / 1.5 litro
Birra – 3-4 PLN / 0.5 litro
Sigarette – 7-8 PLN
Biglietto d’autobus – 2.4 PLN
(Varsavia)
Benzina – 4 PLN / 1 litro
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
SOUVENIR
I più apprezzati souvenir sono generalmente costituiti dagli oggetti realizzati con
l'ambra, sia nella varietà cristallina che in quella opaca.
Possono essere acquistati nei piccoli mercati o nei negozi delle principali città.
Molti artisti sono specializzati in creazioni artistiche davvero uniche, come le
riproduzioni delle armature medioevali, di candelabri e porta candele d'epoca
Per quanto riguarda l'artigianato popolare è famosa la catena di negozi Cepelia,
specializzata in oggetti d'oro. Nota è anche la ceramica di Boleslawiec una piccola
cittadina ubicata nella Polonia sud-occidentale al confine con la Germania. La
ceramica viene prodotta da queste parti fin dal Medioevo. Si tratta di un prodotto
molto duro a base di argilla bianca di ottima
qualità; va nel forno tradizionale, nel forno a
microonde, in lavastoviglie e nel congelatore
in modo sicuro. Tutti gli oggetti prodotti
sono certificati per l'uso alimentare in
quanto, i pigmenti usati nelle decorazioni,
non contengono sostanze nocive come
cadmio e piombo normalmente usati nei
prodotti commerciali e pericolosi per la salute.
L'AMBRA
Alcune antiche leggende mitologiche raccontano che l'ambra provenga dalle lacrime
delle Eliadi piangenti sulle rive del fiume Eridan per la morte del loro fratello
annegato, altre indicano che nasca dai raggi del sole calante, che si solidificano nelle
profondità del mare.
L'ambra in realtà è una resina estratta dalle miniere
ed il suo particolare fascino e aspetto sono il risultato
della sua ricca storia: da una resina colante ed
appiccicosa di un bosco dell'era terziaria di almeno
quaranta milioni di anni fa ad un piccolo sassolino
trovato su una spiaggia del Mar Baltico.
Grossi pezzi di ambra baltica del peso a volte superiore
ai tre chili, dalle curiose forme stalattitiche o stratificate, oppure come graziose
goccie, talvolta così piccole da sembrare lacrime di un'antica leggenda sono la
testimonianza dell'esistenza in tempi remoti di enormi alberi e della loro notevole
produzione di resina. Erano alberi della famiglia delle Pinacae, simili alle odierne
conifere, come il Cedro e il Larice.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Le "foreste d'ambra" si estendevano in tutta l'Europa settentrionale.
I più grandi giacimenti d'ambra baltica della Terra Azzurra si trovano nella penisola
di Sambia e nel Golfo di Danzica.
Solo l'ambra del Baltico può vantarsi di una grande varietà di particolari, che
differiscono per la composizione interna, per le inclusioni ed "impurità", o per il
grado di sfaldature.
La sua policromia è descritta con centinaia di nomi: ambra trasparente,
semitrasparente, opaca, dai ricchi toni gialli, rossi, bruni, beige, oppure bianchi,
azzurri, verdi, spesso intrecciati in irripetibili mosaici.
Esistono diversi tipi di ambra: alcune purissime altre invece contengono minuscoli
elementi vegetali che creano spettacolari disegni, oppure vi sono racchiusi piccoli
animali rimasti inglobati nella resina di milioni di anni fa...
Da millenni per la sua bellezza l'ambra baltica è utilizzata nella gioielleria.
Oltre all'ambra baltica (Sukcynit) esistono almeno altri cento tipi di resine minerarie
nel mondo , che hanno però caratteristiche meno duttili e allo stesso tempo meno
resistenti alla lavorazione in orificeria.
In genere queste si trovano nelle rocce di diverse ere,
cominciando milioni di anni fa, fino ai più recenti
sedimenti neozoici, queste ultime sono reperibili solo
nell'emisfero australe e si chiamano Kopal.
L'ambra della costa baltica fu utilizzata per scopi decorativi sin dall'era del
Pleistocene, ma in Polonia sono stati scoperti un migliaio di antichissimi centri di
lavorazione dell'ambra risalenti all'era dell'Olocene.
Anche il mondo antico mediterraneo fu incantato
dall'ambra, che col tempo si è diffusa in ogni angolo
della Terra.
L'ambra baltica non è soltanto una pietra da gioielleria
ma una vera testimonianza della vita di quaranta milioni
di anni fa. Inclusioni di piccoli insetti, animali,
frammenti di piante sono un fantastico materiale per le
ricerche ed il lavoro dei paleontologi ed anche oggetto
di grande curiosità dei collezionisti.
Alcune inclusioni si sono conservate così bene, nella loro forma tridimensionale
originale, che possono essere facilmente sottoposte ad esami scientifici come
qualsiasi essere vivente del mondo d'oggi.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Anche oggi, come secoli fa, l'ambra è fra le più apprezzate e ricercate pietre preziose
del mondo.
Nel corso dei secoli opere d'arte eseguite in ambra hanno decorato saloni e stanze
reali come imponenti cabinet, casse, girandole e reliquari.
I gioielli d'ambra fanno ormai parte dell'abbigliamento quotidiano, dalle confezioni
più semplici a quelle più lussuose, per le grandi occasioni. Famosi stilisti utilizzano
l'ambra nelle opere più varie, lavorata artigianalmente con l'argento e l'oro, o unita ad
altre pietre preziose.
Il continuo incremento della popolarità e del valore dell'ambra purtroppo
incoraggiano anche la già considerevole produzione di falsi. La garanzia di
autenticità può essere ottenuta soltanto aquistando l'ambra presso ditte riconosciute
ufficialmente, le uniche che, per l'impeccabile condotta, possono avvalersi della
certificazione rilasciata dalla Società Polacca dell'Ambra che sottopone la loro
produzione al continuo ed accurato controllo dei suoi esperti.
L‟Ambra contiene dal 3 all‟8% di acido succinico: a tale sostanza sono attribuite le
sue proprietà curative.
Infatti l‟Ambra, a contatto con la pelle, secerne piccolissime quantità di acido
succinico, che agisce come biostimolante: regola il sistema nervoso, è un agente
antinfiammatorio, analgesico ed antitossico e stimola i processi di guarigione.
Nei secoli, moltissime sono state le testimonianze delle proprietà curative dell‟ambra:
già nel 1534 il dottore e botanico polacco Stefan Falimirz ne cita le proprietà curative
nel suo libro “Sulle erbe e loro proprietà” e nel 1833 Jan Freyer, autore della prima
monografia sull‟ambra, ne cita gli usi come antinfiammatorio, antidolorifico,
antispasmodico.
Le proprietà curative dell‟ambra sono confermate anche da ricerche del 2002 svolte
dal Dr. Nikolai Moshkov di Kaliningrad che ha utilizzato con efficacia l‟ambra per
trattamenti antidolorifici ed antinfiammatori sia con applicazioni locali sia con tinture
d‟ambra assunte oralmente.
Già agli inizi del XX secolo l‟ambra era utilizzata nei paesi del Nord Europa come
rimedio per lenire il dolore dell‟uscita dei denti da latte nei bambini.
Le collane in ambra possono essere indossate dai primi mesi di vita in poi, senza
particolari controindicazioni. Nei bimbi più piccoli sono eccellenti per ridurre il
dolore e il trauma provocato dalla dentizione.
In bimbi più grandi sono un ottimo rimedio contro l‟insonnia, l‟iperattività e contro le
influenze negative degli elettrodomestici, dei cellulari, dei microonde e di tutti i
dispositivi che emettono campi elettromagnetici potenzialmente dannosi per
l‟organismo.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
CRACOVIA
Antica capitale della Polonia, antica residenza dei re , città delle incoronazioni e
necropoli dei re polacchi, Cracovia è stata la capitale della Polonia fino alla fine del
16° secolo, quando la capitale venne spostata a Varsavia.
Al giorno d'oggi Cracovia è la quarta città della Polonia, ma tutti i polacchi la
considerano la capitale culturale del paese, ed a ragione, visto che nel 2000 è stata
insignita, insieme ad altre otto città, del titolo di “Capitale europea della cultura”.
Il centro storico della città è anche stato riconosciuto dall'Unesco, nel 1978, come
uno dei 12 più preziosi complessi architettonici del mondo.
A Cracovia si intrecciano in modo armonioso la tradizione e la modernità, attraverso
un piacevole sviluppo della città e una premurosa cura dei monumenti del passato.
Con la nuova divisione amministrativa del paese in
vigore dal 1999, Cracovia è oggi capoluogo della
Regione di Malopolska (Piccola Polonia); è situata in
una posizione favorevole, al crocevia dei percorsi
internazionali di comunicazione e della via dell'Ambra
e pertanto costituisce una attrattiva turistica di facile
accesso sia stradale sia ferroviario e, grazie ai
collegamenti aerei con l'aeroporto di Balice, poco
distante dal centro storico, è agevolmente raggiungibile
da tutto il mondo.
Tra i tantissimi monumenti spiccano:
La Piazza Grande del Mercato con lo splendido palazzo rinascimentale Sukiennice
(antico mercato delle stoffe) e la Chiesa gotica di Santa Maria - dove si trova una
famosa pala d'altare lignea; il Collegium Maius - sede dell'Università Jagellonica,
una delle più antiche d'Europa, fondata nel 1364; il Castello reale sul Wawel;
il Duomo, luogo di incoronazione dei re polacchi; il quartiere di Kazimierz, con le
magnifiche sinagoghe rinascimentali che testimoniano i buoni rapporti intercorsi da
sempre tra polacchi ed ebrei.
Tutto il centro storico è circondato da un anello di verde - le Planty - sorto al posto
delle antiche mura della città.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
ORIGINI DELLA CITTA'
Secondo la leggenda, le origini di Cracovia sarebbero legate al principe Krakus, un
mitico capo di tribù slave, che uccise il drago di Cracovia; questo viveva in una
caverna ai piedi della collina di Wawel che sorge a sud della città trucidando uomini
e bestie.
Con uno stratagemma, Krakus lo aveva tratto in
inganno ponendo accanto alla sua caverna un
vitello riempito di una infernale mistura. Il drago,
che non aveva esitato a divorarlo, finì per
contorcersi dal dolore e, per la disperazione, si
gettò nella Vistola per spegnere l'incendio che era
divampato in lui. Lì trovò la morte, annegato.
Nonostante le origini della città si perdano nelle nebbie del tempo, i ritrovamenti
archeologici confermano che l'uomo viveva già in questa zona 50.000 anni fa.
Nell'alto medioevo, la città aveva forma di castello fortificato sulle alture di Wawel
sopra il fiume, nel luogo dove sorge ora il palazzo Reale. Il primo accenno scritto alla
città risale a un documento del 965, dove viene descritta come importante centro di
scambio. Nell'anno 1000 era già una città dotata di cattedrale e nel 1038 il castello di
Wawel divenne la residenza dei re polacchi. Il rapido sviluppo di Cracovia venne
interrotto bruscamente due volte (1241 e 1242) da invasioni tartare.
La svolta decisiva nell'evoluzione di Cracovia e di tutto lo Stato Polacco avvenne
grazie al matrimonio della regina Edvige (Jadviga) con Jagello il Granduca di
Lituania che avviò l'unione dinastica polacco-lituana. (Edvige è stata proclamata
santa da Papa Giovanni Paolo II nel 1997)
Quando il re Zygmunt III trasferì nel 1609
la capitale a Varsavia, Cracovia perse parte
della sua importanza e soffrì anche molto
per le guerre che dilaniarono la Polonia nel
XVII e XVIII secolo.
La Cracovia odierna, è un centro industriale
oltre che culturale.
Cracovia è una città ricchissima di
monumenti di grande valore storico e
artistico. Il centro è rimasto in larga misura come quando venne costruito nel
medioevo. Le mura della città vennero lasciate in piedi fino al secolo scorso, quando
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
furono demolite per fare spazio a una cintura verde, il cosiddetto Planty, che ora
circonda il centro cittadino e che da pochi anni costituisce il confine di una grande
isola pedonale.
A Cracovia sarà la guida a definire il nostro percorso.
Probabilmente seguiremo
il famoso Percorso Reale,
viale dei solenni cortei
dei sovrani, lungo il quale
procedevano le cerimonie
d'incoronazione
e si
celebravano le vittoriose
campagne militari. Il
Percorso Reale collega il
Barbacane, attraverso la
Porta Florianska e la via
Florianska
(da
San
Floriano), alla Piazza del
Mercato (Rynek). Qui il
corteo di solito si fermava
accanto alla chiesa della
Santissima Maria Vergine
(Mariacki)
e
al
Municipio; in seguito, per
le vie Grodzka, Poselska
e Kanonicza proseguiva
fino al Castello. Ancora
oggi il Percorso Reale è il
piú famoso itinerario di
Cracovia; la sua fama è
dovuta
non
soltanto
all'importanza storica ma
anche
ai
numerosi
monumenti storici che lo fiancheggiano. Opere d'arte dal valore inestimabile raccolte
nelle antiche case borghesi ed aristocratiche, trasformate in musei, che coronano
un'atmosfera davvero eccezionale.
Quindi descriviamo le tappe principali della visita della città secondo questa logica:
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
PARCO PLANTY
Questo spazio verde è stato creato sul sito delle mura e dei fossati che circondavano
la città vecchia; è lungo 4 chilometri (servono 45 min. per percorrerlo tutto)
VIA FLORIANSKA
Conduce dal Planty all'angolo nord-orientale della piazza del Mercato; è un tratto
della via Reale attraverso la quale i regnanti entravano in città.
All'inizio della
strada c'è il solo resto delle mura medievali
della città: la porta di S.Florian, con un tratto di
mura, quattro torrette, l'arsenale e il Barbacane,
bastione difensivo circolare costruito nel 1498;
è la più grande costruzione del genere d'Europa.
Sotto le mura, gli studenti della vicina
accademia d'arte espongono le loro opere.
Prima del Barbacane, in Piac Matejki (piazza
Matejko), si trova il Pomnik Grunwaldzki, il
monumento che ricorda la battaglia di Grunwald con la vittoria sui cavalieri crociati
dell'ordine teutonico nel 1410.
Lungo la Florianska ci sono due mete importanti: il museo del pittore di soggetti
storici Jan Matejko, Muzeum Matejki, alloggiato nella casa natale del pittore, e al n°
45, lo splendido caffè Jama Michalikowa, luogo d'incontro di artisti dove si svolgono
di tanto in tanto eccellenti spettacoli di cabaret, ma che soprattutto conserva ancora il
mobilio e il palco con decorazioni originali.
Su una parallela di via Florianska, la Ul. Sw. Jana, al n° 19, si trova il Museo
Czartoryskich attualmente in fase di restauro. Gioiello del
museo è la galleria di pittura, la più importante della
Polonia, che comprende tutte le scuole di pittura europee
dal XV al XVIII secolo; al secondo piano, era conservato il
famosissimo quadro di Leonardo, La dama con l'Ermellino
e, nella sala 13, un'opera di Rembrandt: Paesaggio con il
Buon Samaritano. La Dama con l‟Ermellino è attualmente
esposta al Wawel e speriamo di poterla ammirare. è un
dipinto a olio su tavola (54,4x40,3 cm) databile al 14881490; La donna ritratta va quasi sicuramente identificata
con Cecilia Gallerani. L'identificazione con la giovane
amante del Moro si basa sul sottile rimando che rappresenterebbe, ancora una volta,
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
l'animale: l'ermellino infatti, oltre che simbolo di purezza e di incorruttibilità
(annotava lo stesso Leonardo che "prima si lascia pigliare dai cacciatori che voler
fuggire nell'infangata tana, per non maculare la sua gentilezza", cioè il mantello
bianco), si chiama in greco "galé" (γαλή), che alluderebbe al cognome della fanciulla.
In quest'opera lo schema del ritratto quattrocentesco, a mezzo busto e di tre quarti,
venne superato da Leonardo, che concepì una duplice rotazione, con il busto rivolto a
sinistra e la testa a destra. Vi è corrispondenza tra il punto di vista di Cecilia e
dell'ermellino; l'animale infatti sembra identificarsi con la fanciulla, per una sottile
comunanza di tratti, per gli sguardi dei due, che sono intensi e allo stesso tempo
candidi. La figura slanciata di Cecilia trova riscontro armonico nell'animale.
La dama sembra volgersi come se stesse osservando qualcuno sopraggiungente nella
stanza, e al tempo stesso ha l'imperturbabilità solenne di un'antica statua. Un
impercettibile sorriso aleggia sulle sue labbra: per esprimere un sentimento Leonardo
preferiva accennare alle emozioni piuttosto che renderle esplicite. Grande risalto è
dato alla mano, investita dalla luce, con le dita lunghe e affusolate che accarezzano
l'animale, testimoniando la sua delicatezza e la sua grazia. L'abbigliamento della
donna è curatissimo, ma non eccessivamente sfarzoso,
per l'assenza di gioielli, a parte la lunga collana di perle
scure. Come tipico nei vestiti dell'epoca, le maniche
sono le parti più elaborate, in questo caso di due colori
diversi, adornate da nastri che, all'occorrenza, potevano
essere sciolti per sostituirle. Un laccio nero sulla fronte
tiene fermo un velo dello stesso colore dei capelli
raccolti.
Lo sfondo è scuro, ma dall'analisi ai raggi X emerge che
dietro la spalla sinistra della dama era originariamente
dipinta una finestra.
L'ermellino è dipinto con precisione e vivacità. A un'analisi della morfologia
dell'animale, esso appare però più simile a un furetto. Può
darsi che Leonardo, sempre indagatore del dato naturale, si
ispirasse a un animale catturato, allontanandosi dalla, tutto
sommato più realistica, tradizione iconografica. Del resto,
l'ermellino è un animale selvatico mordace e difficilmente
ammaestrabile, di conseguenza sarebbe stato molto difficile poterlo utilizzare come
modello, al contrario del furetto che può essere addomesticato quasi alla stregua di
un gatto, oltre che relativamente semplice da trovare nelle campagne lombarde
dell'epoca. Si consideri inoltre che l'ermellino ha dimensioni molto più ridotte,
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
superando raramente e comunque di poco i 30 cm, mentre il furetto, come nel dipinto,
a occhio misura tra i 40 e i 60 cm.
PIAZZA DEL MERCATO (Rynek Glòwny)
Rappresenta il cuore della città; quadrata, con ben 200 metri di lato, è tra le più
grandi che il medioevo ha lasciato in eredità all'Europa.
Date uno sguardo alle facciate dei palazzi, meticolosamente restaurati, che la
circondano poiché è raro trovare tanta unità di stile.
Molti di essi ospitano negozi, caffè e ristoranti, fra cui il celebre "Wierzynek".
Di giorno la piazza è animatissima. E' lo scenario
di numerosi eventi culturali, fra cui la festa del
"Lajkonik," l'investitura del campione di tiro della
città e la mostra annuale di presepi.
La
piazza
è
dominata
dalla
mole del palazzo del Mercato dei Tessuti (Sukiennice)
che sorge proprio al centro. In questo grande palazzo,
in stile rinascimentale, sono installati numerosi negozi
e due caffè; entrando vi troverete immersi
nell‟animato bazar, proiettati in una atmosfera
medievale, fatta da antiche cancellate in metallo che
racchiudono i diversi settori del mercato, enormi
lampadari pendenti da un soffitto
decorato con gli stemmi delle città
polacche che diffondono una luce
soffusa sulle antiche botteghe dalle
facciate intagliate nel legno. Al primo piano c'è una sezione staccata
del museo Nazionale con una collezione di pittori polacchi.
Sul lato ovest del Sukiennice sorge l'antica torre del municipio (Wieia
Ratuszowa) unico resto del vecchio municipio; nelle sue cantine si
trova un famoso caffè.
Sul lato opposto della piazza sorgono
l'isolata piccola chiesa di S. Adalberto
(Kósciól swietego Wojciecha), del X
secolo, in origine romanica ma trasformata poi in
forme barocche e il monumento commemorativo del
più grande poeta romantico della Polonia, Adam
Mickiewicz (1798 - 1855).
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Sull'angolo a nord-est della piazza, le guglie della chiesa di S.Maria Assunta
(Kósciól Mariacki) del XIII-XV secolo svettano verso il cielo. Si tratta della più bella
chiesa gotica della Polonia. Ha una struttura a tre navate con la centrale più alta.
La sua facciata presenta due potenti torri: quella di sinistra, alta 81 metri, ha un
complicato coronamento di 8 torricelle e una guglia con la
corona reale dorata del diametro di 2,5 m e del peso di
350 Kg.
È da qui che ogni ora, da 700 anni, un trombettiere
(hejnalista) suona l'inno mariano che viene bruscamente
interrotto, rinnovando l'antica leggenda della vedetta che
nel 1241 fu colpita alla gola da una freccia tartara proprio
mentre suonava quell'inno per dare l'allarme
dell'approssimarsi dei nemici. I tartari non espugnarono la
città e la vedetta fu sepolta con grandi onori.
Il trombettiere di Cracovia suona ancora l'Hejnal in
ricordo del sacrificio della vedetta allo scoccare di ogni ora di ogni giorno dell'anno
dalla cime della Torre più alta della Basilica di Mariacki in Piazza Rynek Glowny.
Rivolto ai quattro punti cardinali interrompe ancora la
melodia con la stessa nota strozzata. Le prime note suonano
dalla finestra in direzione di Wawel, in omaggio al Re. Poi il
trombettiere si rivolge alla Torre del Municipio in ossequio
alle autorità cittadine; quindi suona rivolto alla Porta di San
Floriano, dando il benvenuto ai forestieri. Infine si rivolge alla
Piazzetta del piccolo Rynek e suona per i mercanti e per la
popolazione. Se volete vederlo salutare alla fine del "suo
canto" è qui che dovete fermarvi, proprio accanto al monumento in miniatura che
riproduce la basilica
L'hejnalista suona allo scoccare di ogni ora quattro volte (una per ogni punto
cardinale) per 24 ore. Poi scende i 239 gradini della
basilica e ha una pausa di 48 ore. I trombettieri sono
sette. A mezzogiorno la vedetta suona anche i dodici
rintocchi della campana e l'hejnal viene trasmesso alla
radio. Non ha mai suonato in ritardo.
La torre di destra, incompiuta, ha un coronamento
rinascimentale del 1592.
Il ricchissimo interno della basilica contiene un
capolavoro della tarda arte gotica, l'altar maggiore ligneo
creato fra il 1477 e il 1489 da Veit Stoss (Wit Stowz),
artista tedesco che aveva contribuito a portare all'apogeo
dell'arte la sua città natale Norimberga.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Si trova nel coro, è costruito in legno di tiglio e rappresenta nella parte centrale la
Madonna attorniata dai 12 apostoli e in alto l'Assunzione e l'Incoronazione. Potrete
ammirare la cura dei dettagli: i muscoli tesi delle braccia, le rughe sui volti; l'artista
utilizzò come modelli gente comune (artigiani, studenti, serve) ed ebbe molta
attenzione alla prospettiva
poiché sapeva che la sua opera
sarebbe stata osservata dal
basso (alcune sculture sono
alte più di 3 metri).
Grazie alla vivacità dei colori il
trittico risalta sul fondo scuro
del coro. L'effetto è rafforzato
dalla luce dorata delle vetrate
del XIV secolo.
Ogni giorno il trittico viene aperto alle 11.50 e poi richiuso alle 18; il trittico chiuso
fa apparire 12 pannelli scolpiti con la rappresentazione di scene della storia della
Sacra Famiglia.
In fondo alla navata destra vi è un grande Crocifisso ligneo, anche questo opera del
grande Veit Stoss.
Prima di uscire dalla basilica ricordatevi di osservare anche le magnifiche vetrate art
nouveau sopra la galleria del grande organo e di visitare la cappella della Vergine
nera di Czestochowa; il quadro è una copia dell'originale che si trova e che potremo
venerare a Jasna Gora.
Dal lato ovest del Rynek Glowny, fra le strade S. Anna e Jagellonski, si trova
l'Università Jagellone con i più antichi edifici universitari, il Collegium Maius, il
museo dell'Università e la chiesa barocca di S.Anna. Lì accanto, sul Planty e di fronte
al Collegium Novum, si erge il monumento a Mikolaj Kopernik (Niccolò Copernico),
il grande astronomo che studiò all'accademia di Cracovia dal 1491 al 1495.
COLLEGIUM MAIUS
cuore dell' Università Jagellonica è uno dei
pochissimi edifici universitari antichi rimasti
intatti in Europa. L'edificio è in pietra e in cotto
con finestre crociate e torricelle a sporto; ha un
solenne cortile ad arcate gotiche su colonne
finemente ornate e volte stellari con le armi di
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Polonia, di Cracovia, della regina Jadviga (Edvige) e del suo sposo il re Jagiello. Al
centro del cortile una fontana barocca. Qui ha frequentato Filosofia anche Karol
Wojtyla e vi è tornato per insegnare Etica e qui è conservato il mappamondo più
antico (1510), dove il continente americano è denominato "paese recentemente
scoperto".
È stato molto rimaneggiato nei secoli e fu gravemente danneggiato negli anni '40
durante l'occupazione nazista.
I restauri l'hanno riavvicinato al suo antico splendore, ed è ora aperto
alle visite. L'elegante cortile porticato si può
visitare in qualsiasi momento ed è
un'attrazione di per sé. Non si dovrebbe
perdere il delizioso orologio musicale con
delle figurine scolpite nel legno che rappresentano il rettore
e i professori e che tra le 09:00 e le 13:00 e tra le 15:00 e le
17:00 sfilano al suono dell‟antico inno studentesco
Gaudeamus Igitur.
LA GRODZKA
Inizia nella parte sud della Piazza del Mercato, continuazione dell'antica Via Reale, e
porta dal Rynek al Wawel. In questa strada si trovano numerose chiese:
la chiesa e monastero della SS. Trinità dei Domenicani, una delle
più grandi basiliche della città con una imponente facciata a
pinnacolo; è del XIII secolo, ma in parte distrutta da un incendio;
oggi ha aspetto austero, abbellito da una serie di cappelle
rinascimentali sopravvissute all'incendio; vi sono
alcuni confessionali monumentali.
la chiesa romanica di S. Andrea, miracolosamente conservata, il
cui interno è stato trasformato in stile barocco; la facciata di pietre
bianche è serrata dalle torri coronate da elmi barocchi; tra le torri
corre un loggiato tripartito.
la imponente chiesa dei SS. Pietro e
Paolo, il cui portale è adorno delle statue
dei 12 apostoli. Essa è la prima chiesa barocca fatta
costruire dai Gesuiti giunti in città (1580) per combattere la
sedizione protestante.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
LA KANONICZA
La Kanonicza è considerata una delle più belle strade della città antica, corre parallela
alla Grodzka. Qui si trova il museo "Art Nouveau" di Stanislaw Wypianski e il teatro
di avanguardia Cricot 2 di Tadeusz Kantor.
IL WAWEL (collina in polacco)
è un complesso architettonico recintato da mura difensive composto dal Castello
Reale, dalla Cattedrale, dal vicariato e dai quartieri della servitù.
GLI EDIFICI DEL PALAZZO REALE
Alti su una collina di arenaria che sovrasta di 25 metri la Vistola, gli edifici del
palazzo Reale, il Wawel, fanno da sentinella alla parte meridionale della città antica.
Il palazzo è protetto da mura e torri medievali e da più recenti bastioni e cannoni.
L'intero complesso è composto dal palazzo Reale (Zamek), dalla cattedrale, dal
vicariato e dai quartieri della servitù. Sulla collina si è cominciato a costruire a partire
dal X secolo, per cui è possibile scoprirvi diversi stili architettonici, dal romanico al
gotico al rinascimentale e al barocco, via via fino alle anonime caserme costruite al
tempo dell'occupazione austriaca.
ZAMEK
Il palazzo è un grande edificio quadrato situato
nella parte occidentale della collina. Al suo
interno vi è un arioso elegante cortile d'onore,
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
capolavoro di due architetti italiani; su tre lati corrono un doppio ordine di arcate e un
loggiato su sottilissime colonnine; nell'ala più
antica, senza arcate, è rimasta la "rotonda"
romanica, del 1000. L'edificio ha conservato il
suo aspetto esterno opera degli interventi
effettuati da Franziskus Florentinus nel XIV
secolo. Oggi è un museo con numerosi e
interessanti contenuti, dalla magnifica suite
reale ai gioielli della Corona e all'armeria, come
pure la celebre collezione di arazzi fiamminghi (136 pezzi), i cosiddetti Arrasy, e una
delle più importanti collezioni al mondo di oggetti d'arte turchi e orientali.
L'oggetto più prezioso è forse una spada d'incoronazione del XII secolo della
dinastia Piast, la "Szczerbiec." Durante la seconda guerra mondiale, buona parte degli
oggetti custoditi qui venne messa in salvo in Canada.
LA CATTEDRALE
La cattedrale del Wawel è un'imponente costruzione a tre navate di origine gotica,
costruita fra il 1320 e il 1364. Nel corso del tempo sono state aggiunte numerose
cappelle laterali. La più interessante di tutte è la cappella di Sigismund (1519-33), che
con la sua magnifica cupola
dorata è considerata la più bella
cappella rinascimentale a nord
delle Alpi.
A partire dal XIV secolo, la
cattedrale
fu
il
luogo
dell'incoronazione
e
della
sepoltura dei re polacchi. A
seconda dello spirito delle
epoche cui risalgono, il disegno
delle tombe varia da molto
rigonfio a completamente piatto;
un esempio di quest'ultimo tipo è dato dalla tomba di S.Stanislaw Szczepanovski
nella navata centrale.
La cattedrale è sormontata da tre torri, una delle quali contiene la
celebre Dzwon Zymunt (campana di Sigismondo), fusa nel 1520.
La campana viene fatta suonare in occasione di importanti
cerimonie civili e religiose. Essa figura nel libro dei record
medievali: pesa 8 tonnellate, ha un diametro di 2,5 metri ed è alta 2
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
metri. Per azionare il martello, che pesa 350 Kg, ci vogliono almeno 8 uomini.
Si può salire sulla torre per la bella vista sulla città e per osservare la campana da
vicino; la leggenda dice che chi tocca il batacchio è certo di trovare l'anima gemella
entro l'anno.
Il tesoro della cattedrale si trova nell'edificio adiacente e di fronte al portale
principale c'è il museo istituito per iniziativa di Papa Wojtyla, quando, ancora
cardinale, era il metropolita di Cracovia.
Prima di entrare nella Cattedrale attraverso una porta massiccia, osservate sulla
sinistra una catena dalla quale pendono alcune ossa di animali preistorici: la leggenda
dice siano le ossa del drago che un tempo viveva sulla collina e che finchè rimarranno
lì allontaneranno le forze del male e proteggeranno la cattedrale.
A proposito del drago, uscendo dal castello dalla parte che si
affaccia sulla Vistola si può scendere nel piccolo parco alla base
della collina dove si trova la grotta del leggendario drago
sconfitto da Krak. Il suo spirito continua a vivere grazie a una
statua d‟acciaio che emette una poderosa fiammata a intervalli
regolari di 5 minuti (o inviando un SMS).
Dopo essere entrati nella basilica potrete vedere nel centro, all'incrocio con il
transetto, il mausoleo di San Stanislao.
L'interno della Cattedrale di Cracovia è ricco di opere d'arte: sarcofagi reali,
particolarmente bello quello di re Casimiro Jagellone opera di Veit Stoss nella
medioevale Cappella della Santa Croce; altari pregevoli, famoso quello dedicato a
San Stanislao, santo patrono della Polonia, che custodisce le sue reliquie; molto
particolare il Cristo gotico di legno scuro avvolto da tulle nero di Santa
Edvige. Ma, sopra di tutti, la Cappella funeraria di Sigismondo costruita su
progetto dell'architetto italiano Berrecci che, con la sua magnifica cupola dorata, è
considerata il capolavoro dell'architettura rinascimentale polacca.
Nella chiesa numerosissime cappelle delle quali lasciamo la spiegazione alla nostra
guida.
A completamento della visita di Cracovia, ma solo se il tempo ce lo permetterà, sono
da vedere:
KAZIMIERZ
è un quartiere storico di Cracovia, noto per essere stato il centro della comunità
ebraica della città dal XIV secolo fino alla seconda guerra mondiale.
Kazimierz fu fondata come città separata da Casimiro III di Polonia nel 1335, e in
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
seguito fu chiamata proprio come il re. Fu costruita su un'isola sul
fiume Vistola appena a sud di Cracovia. Oggi non esiste più il ramo a nord del fiume,
quindi non c'è più alcun confine fisico tra Kazimierz e
la Città Vecchia di Cracovia. Kazimierz fu
principalmente una città mercantile competitrice con
la vicina capitale.
Nel 1495 gli ebrei che vivevano nella parte
occidentale di Cracovia furono espulsi ed obbligati a
trasferirsi a Kazimierz.
Da allora in avanti, Kazimierz fu divisa in due parti: una cristiana ad ovest e
una ebrea a est. Alla fine, la città divenne il principale centro spirituale e culturale
degli ebrei polacchi. Per secoli fu un luogo pieno di chiese e sinagoghe in cui
i polacchi e gli ebrei vivevano pacificamente l'uno accanto all'altro.
Nel 1800 furono ingranditi i confini amministrativi di Cracovia e Kazimierz divenne
uno dei quartieri della città. Durante la seconda guerra mondiale, gli ebrei furono
trasferiti dai nazisti da Kazimierz a un ghetto a Podgórze, appena oltre il fiume. La
maggior parte di questi venne in seguito uccisa durante la liquidazione del ghetto o
nei campi di sterminio.
Le prime scene del famoso film "Yidl col suo violino" (1936), sono situate a
Kazimierz e offrono immagini del quartiere ebraico prima della guerra.
Dopo la guerra, Kazimierz divenne una zona di cattiva reputazione, ma questa nomea
è rapidamente cambiata nei decenni che seguirono,
quando furono restaurati molti dei monumenti del
quartiere e i caffè e i ristoranti, molti dei quali di
tema ebraico, iniziarono ad attrarre i turisti.
Kazimierz dal 1988 ospita anche il Festival della
cultura ebraica. Proprio in questo quartiere è stato
girato Schindler's List di Steven Spielberg nel 1993.
In questa zona ci sono ancora diverse sinagoghe e
due cimiteri ebraici.
Fra le sinagoghe la più piccola e la più celebre di tutte quelle di Cracovia, la Remuh,
è luogo di grande interesse culturale. Accanto ad essa si trova il solo cimitero ebraico
rinascimentale che resta in Europa.
Passando agli edifici più recenti, non si possono non menzionare le fortificazioni
costruite sotto l‟impero austroungarico, compreso il possente edificio simile a una
fortezza presso le Kopiec KosciusAi (colline Kogciuszki), trasformato in albergo e
ristorante. Dalla cima delle colline si gode un bel panorama della città.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
La fabbrica di Schindler
Oskar Schindler era un imprenditore tedesco che comprò una fabbrica di stoviglie nel
distretto industriale di Cracovia impiegando circa
1200 lavoratori ebrei. Quando i nazisti iniziarono
il rastrellamente degli ebrei che vivevano nel
distretto di Podgorze, Schindler li salvò
dichiarando che erano fondamentali per il lavoro
della fabbrica e per la produzione delle pentole
destinate all'esercito tedesco. Grazie alle sue
abilità diplomatiche e alla corruzione dei gerarchi
nazisti, Schindler riuscì a salvare circa 1200 ebreialtrimenti destinati al vicino campo
di Auschwitz. La storia di Schindler è stata fatta scoprire al grande pubblico dal film
di Spielberg ispirato ad un romanzo di Thomas Keneally. Spielberg ha scelto di girare
le scene del film a Kazimierz perché questo quartiere è rimasto uguale al 1940,
mentre Podgorze è stato profondamente modificato. La fabbrica si trova in Via
Lipowa a 20 minuti dal centro ed è diventata un museo dove si può visitare l'ufficio
di Schindler e una mostra audio-visiva sugli ebrei di Cracovia.
NOWA HUTA
Il giro di Cracovia può essere completato con una visita alla parte più moderna della
città, Nowa Huta (Nuova Fonderia). Questo grande quartiere è stato costruito dopo
l'ultima guerra e la sua architettura non si discosta da quella imperante nell'epoca
stalinista. La città, considerata un modello di urbanistica socialista, è un deplorevole
esempio di pianificazione burocratica.
Quando venne costruita Nowa Huta (Nuova Acciaieria in polacco) l'obiettivo delle
autorità comuniste era quello di creare un insediamento operaio alle porte della città
affinché gli ideali della classe operaia si contrapponessero a quelli della società
cracoviana, ritenuta troppo conservatrice e clericale.
Il grande sobborgo operaio nasce intorno
all'acciaieria che fornisce il 50% della
produzione complessiva di acciaio della Polonia,
impiegando circa 40.000 operai che qui vivevano
con le loro famiglie. La solo acciaieria era
grande 5 volte il centro storico di Cracovia.
Insieme al lavoro e alle case, l'acciaieria
distribuisce anche veleni che sparge su Cracovia e dintorni. Oggi, fortunatamente, le
autorità stanno rimediando ai danni causati dall'industrializzazione spinta altre ogni
limite durante il regime comunista.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Oltre all'inquinamento, altri problemi tormentano
le migliaia di famiglie che qui sono costrette a
vivere, primi fra tutti la disoccupazione e la
criminalità.
Nel quartiere si trova la monumentale chiesa di
Santa Madre Regina di Polonia, a forma di
arca e per questo motivo anche chiamata Arka Pana (Arca del Signore). La prima
pietra di questa chiesa proviene dal sepolcro di Pietro e fu
posta da Karol Woytila nel 1965 ma è solo nel 1977 che il
quartiere vede realizzato il suo sogno. La costruzione della
chiesa fu motivo di scontro tra operai e autorità
comuniste: Nowa Huta era stata progettata per non
ospitare nessun edificio sacro.
Da allora il quartiere divenne un centro del movimento
contro il regime.
A Nowa Huta si trova anche una abbazia cistercense a Mogila, con la chiesa lignea
di S.Bartolomeo, del XV secolo, proprio di fronte.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
CZESTOCHOWA
E' considerata la Capitale spirituale della Polonia, ma è anche uno dei più importanti
centri di culto nell'intero mondo cristiano.
I pellegrinaggi a Czestochowa hanno tradizioni
che risalgono al trecento quando è stato edificato
il convento dei Padri Paolini sul colle di Jasna
Gòra (collina luminosa).
Ogni anno giungono 4-5 milioni di persone, di cui
circa 100 mila dall'estero.
E' il santuario più frequentato dopo Lourdes e Fatima.
In Polonia Czestochowa viene anche denominata "Capitale della Corona di Polonia"
e "Confessionale della Nazione".
Anche i re polacchi hanno sempre avuto per questo luogo, una grande venerazione e
ognuno di loro, a coronazione avvenuta, si è recato a Czestochowa per rendere
omaggio alla Madonna Nera.
L'unico a non esserci mai andato è stato l'ultimo re
polacco Stanislao Augusto Poniatowski.
L'oggetto del culto è il quadro miracoloso della Madonna
col Bambino, di tradizione medioevale bizantina.
Il quadro era stato portato a Jasna Góra nel 1382 dal
principe di Opole Ladislao; egli l'aveva affidato ai Paolini
per i quali aveva fatto costruire sulla cima della collina
calcarea, sovrastante la città di Czestochowa, la chiesa e il
monastero. Nel 1430, durante le guerre degli Ussiti, il
monastero fu saccheggiato e il quadro profanato.
Nel quadro sono ancora visibili gli sfregi apportati alla guancia della Madonna Nera.
Nel 1717 il quadro miracoloso della
Madonna di
Jasna Góra fu
incoronato col diadema papale.
Per proteggere il monastero, nei
primi decenni del Seicento erano
state costruite fortificazioni a
bastioni, all'interno delle quali
vegliava
costantemente
una
guarnigione militare.
Il monastero ci appare quindi come
una fortezza barocca; comprende la Basilica gotica della SS. Croce, sovrastata da una
torre rinascimentale, la Cappella nella quale è conservata l'icona della Madonna
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Nera, il Cenacolo, le cosidette "Camere dei Re", così chiamate perchè adibite ad
appartamenti reali per i sovrani pellegrini, un museo, un arsenale; in questi ultimi
edifici, annessi ai luoghi sacri, sono conservati migliaia di oggetti di culto e della
storia polacca che costituiscono uno straordinario museo di opere d'arte.
La parte degli edifici sacri è la più antica; gli altri edifici sono sorti successivamente
con il passare dei secoli.
Il monastero occupa un'area di cinque ettari. Un parco,
riservato al monastero, lo circonda per tre lati, mentre
sull'ultimo lato si apre un grande piazzale dove trovano
posto i pellegrini durante le grandi manifestazioni
liturgiche. Dal piazzale un parco pubblico si estende a
declivio fino alla città - quasi una barriera
naturale per creare e conservare un clima
di elevazione spirituale e di preghiera.
Al complesso del monastero danno
accesso quattro porte, costruite tra il XVII e XIX secolo.
Fuori le mura perimetrali della fortezza vi è una splendida Via
Crucis di epoca moderna. Le figure delle 14 stazioni, in bronzo,
sono opera dello scultore Pius Welonski.
IL CAMPANILE
Sull'intero complesso architettonico di Jasna Gòra svetta la
snella figura del campanile. L'attuale, più volte danneggiato da
diversi incendi, è stato ricostruito recentemente (1906). La
parte inferiore risale però all'anno 1714 ed è in stile barocco. La
parte superiore - costruita all'inizio del XX secolo - mantiene lo
stile architettonico barocco.
Il campanile conta 5 piani. Esternamente, all'altezza del secondo piano, sono posti
quattro orologi, uno per lato, guidati da un unico meccanismo di 36 tra campane e
campanelle, che trasmettono melodie mariane ogni 15 minuti.
All'interno, al terzo piano e al quinto piano (516 gradini da terra), sono collocate
numerose statue, rappresentanti i Santi ed i grandi dottori della Chiesa.
Sulla guglia della torre troneggia un corvo con un pane nel becco (simbolo
dell'Ordine Paolino) sormontato dal monogramma della Santissima Vergine Maria;
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
sopra il monogramma vi è una croce che durante la notte resta illuminata a
simboleggiare la luce che promana questo Luogo Santo.
LA BASILICA
La chiesa della Santa Croce e della Natività di Maria, adiacente alla Cappella della
Madonna, ricevette nel 1906 il titolo e i privilegi di
Basilica Minore. Le sue dimensioni sono: 46 metri di
lughezza, 21 di larghezza e 29 di altezza.
La costruzione della basilica iniziò ai primi del XV secolo.
Nel 1690, durante un incendio, crollò la volta gotica e
andò bruciato il ricco allestimento dell'interno. L'attuale
basilica, ricostruita tra il 1692 e il 1695 e poi di nuovo tra
il 1706 e il 1728, presenta tre navate e costituisce un
insigne esempio di arte barocca. I dipinti delle volte del
presbiterio e della navata principale, raffigurano
rispettivamente la storia della Santa Croce ed episodi
miracolosi compiuti per la mediazione della Madonna di
Jasna Gòra.
Uno splendido e antico coro del 1956, con un organo a
centocinque voci (circa 8000 canne) e quattro registri, ,
incastonato in un prezioso armadio del XVIII secolo, sormonta
l'entrata della basilica.
Lungo la navata destra si trova una cappella interamente
costruita in marmo nero, dedicata a San Paolo Primo Eremita.
Ad essa fa seguito, procedendo verso il presbiterio, una cappella
assai singolare sotto il profilo architettonico, perchè è divisa in
due sezioni, l'una sormontata dall'altra, dedicate rispettivamente al Sacro Cuore di
Gesù e alle Sante Reliquie.
Nella Basilica, di grande impatto emotivo, c‟è anche l‟altare di San Massimiliano
Kolbe raffigurato con la divisa da deportato dei campi di sterminio.
All'interno del vestibolo della basilica si trova la cappella di Sant' Antonio da Padova,
il cui allestimento risale alla fine del XVII secolo.
Dalla navata sinistra si accede alla cappella della Madonna sul cui altare, fatto
costruire nel 1650 dal Cancelliere della Corona di Polonia Giorgio Ossolinski, si
trova:
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
L'ICONA DELLA MADONNA
Il Quadro Miracoloso della Madonna è il tesoro più
prezioso di Jasna Gòra.
Ciò che rese in breve tempo Jasna Gòra il più famoso
santuario della Polonia, che già contava numerosi luoghi
di culto mariano, non fu la forza della tradizione che vuole
l'Evangelista Luca autore del quadro, né la preferenza dei
reali che da sempre avevano cara Jasna Gòra; ciò che rese
questo luogo famoso è la presenza miracolosa
dell'Immagine che ha sempre richiamato pellegrini da
tutta la Polonia e dal mondo intero, come attestano i
numerosissimi ex-voto, perché Essa sensibilizzava la
coscienza dei polacchi, ricordando loro che erano figli di un'unica patria e infondendo
nei loro cuori la speranza della libertà. L'Immagine della
Madonna divenne così segno e pegno di una Polonia
libera.
Essa è dipinta su una tavola di legno delle seguenti
dimensioni: 122 x 282 x 23,5 cm ed è collocata su un
altare barocco d'ebano e argento, ex-voto del Gran
Cancelliere Giorgio Ossolinski nel 1650.
Il pannello d'argento che protegge l'Icona è del 1673.
L'icona
raffigura
il
busto della Vergine con Gesù in braccio.
Il volto di Maria è dominante nel quadro,
con l'effetto che chi lo guarda si trova
immerso nel suo sguardo: voi guardate
Maria e lei vi guarda. Anche il viso del
Bambino è rivolto al pellegrino, ma non il
suo sguardo, che risulta in qualche modo
fisso altrove.
I due volti hanno un'espressione seria, pensierosa, che dà anche il tono emotivo a
tutto il quadro. La guancia destra della Madonna è segnata da due sfregi paralleli e da
un terzo che li attraversa; il suo collo presenta altre sei scalfitture, due delle quali
visibili, quattro appena percettibili. Gesù, vestito di una tunica scarlatta, riposa sul
braccio sinistro della Madre. La mano sinistra tiene il libro, la destra è sollevata in
gesto di magisterialità, sovranità, benedizione. La mano destra della Madonna sembra
indicare il Bambino. La veste e il mantello della Madonna sono ornati con gigli,
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
simbolo della famiglia reale di Ungheria. Sulla fronte di Maria è raffigurata una stella
a sei punte. Elemento di risalto sono le aureole attorno
ai volti della Madonna e di Gesù, in quanto la loro
luminosità contrasta con le tinte dei loro visi.
La storia del quadro di Jasna Gòra viene tramandata
secondo due versioni: una tradizionale, avvolta nella
leggenda, ed una storica, ricostruita dai critici d'arte
interessati alla genealogia di questa straordinaria
Immagine.
Secondo la versione della tradizione, il quadro fu dipinto dall'Evangelista Luca sul
tavolo della casa della Sacra Famiglia. San Luca avrebbe dipinto due immagini di
Maria, una delle quali pervenne in Italia, e fu conservata a Bologna, ove ancora oggi
viene venerata; l'altra, quella di Jasna Gora, venne traslata da Gerusalemme a
Costantinopoli dall'imperatore Costantino e deposta in una chiesa. Sei secoli più
tardi, il principe russo Lev, ottenne dall'imperatore il quadro come riconoscimento dei
suoi meriti militari. Durante le guerre in Ruttenia il principe Vladislao di Opole trovò
il quadro, nel castello di Belz, dove veniva venerato
come miracoloso. A seguito della grazia della vittoria
riportata sui Tartari, portò con sé quel quadro a
Czestochowa, affidandolo alla custodia dei Monaci
Paolini. Queste notizie ci sono pervenute tramite un
manoscritto, il più antico, intitolato "Translatio
tabulae", di cui una copia dell'anno 1474 viene
conservata nell'archivio di Jasna Gòra.
Secondo i critici d'arte il quadro di Jasna Gòra sarebbe
stato in origine un'icona bizantina databile tra il VI e il
IX secolo.
Dopo i danneggiamenti il quadro venne restaurato a
Cracovia presso la corte del re Vladislao Jagiello. I restauratori tentarono
ripetutamente di stendere i colori sulla tavola, ma questi svanivano. Oggi si sa che la
difficoltà dei medievali di restaurare un'icona antica proveniva dall'applicazione di
colori a tempera su un'immagine encaustica. Poiché l'operazione di restauro falliva, i
restauratori raschiarono totalmente l'Immagine antica, dipingendone una nuova sopra
la tavola miracolosa. Sui segni dell'oltraggio del volto della Madonna, essi passarono
lo stilo per conservare memoria della barbarie.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
LE VESTI
La tradizione di vestire il quadro della Madonna risale al tempo del suo arrivo a Jasna
Gòra. Originariamente i preziosi venivano inchiodati direttamente sul quadro.
Dopo il restauro del 1430, lo sfondo del quadro fu ricoperto di lamine di oro e
argento con preziose corone incastonate. L'attuale uso di rivestire l'Immagine della
Madonna e del Bambino risale alla seconda metà del XVII secolo.
Attualmente esistono sette vesti, ciascuna delle quali ha un nome che la distingue
dalle altre: le più preziose sono quella di diamanti e quella di
rubini che vantano anch'esse una raccolta di antichi gioielli dal
XV al XIX secolo. Molto raffinate sono anche le due vesti di
corallo : una veste particolare è quella preparata in occasione del
"Millennio" del Battesimo della Polonia (1966), costellata di
rubini e di fedi matrimoniali, per cui è detta "veste della
Fedeltà". Due vesti infine, sono state preparate per il giubileto
dei 600 anni del santuario. Le vesti, realizzate fissando le
gemme ed i preziosi su cuscini rigidi di velluto, costituiscono
rari esemplari di raffinata arte orafa.
La veste di diamanti
La veste di rubini
(detta della Fedeltà)
La veste di corallo
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
WIELICZKA
E' la più antica miniera di salgemma dell'Europa; fu sfruttata fin dal 1044.
La sua origine risale a 20 milioni di anni fa quando le acque del mare evaporarono e
la catena dei Carpazi si innalzò e inglobò il sale residuato che si trova quindi in
blocchi e in strati tra la pietra.
Nel 1978 la miniera è stata dichiarata dall'UNESCO monumento mondiale della
natura e della cultura.
E' stata visitata fra gli altri anche da Goethe e da Balzac.
E' tuttora sfruttata su nove livelli fino a 327 metri di profondità e con 300 km di
gallerie su una superficie di 10 Kmq.
Conosciuta per il suo microclima, ospita, a 200 metri di profondità, un sanatorio per
coloro che soffrono di asma e
di allergie.
La nostra visita, che durerà
circa due ore, ci permetterà di
ammirare diverse cappelle
scavate nel sale nei secoli XVII
- XIX e un museo dedicato allo
sfruttamento della miniera;
vedremo molte cose nelle varie
gallerie, ma ricordate che sono
solo il 3% di tutti gli scavi.
Vi chiederete come sia invalsa
tra i minatori l'usanza di costruire le cappelle e scolpire nel salgemma le statue.
Dovete tener presente che la pericolosità del lavoro nella miniera spingeva i minatori
ad una forte religiosità; vi era la tradizione di piantare una croce per ricordare il punto
dove un collega era morto sul lavoro e di creare spazi per celebrare i riti sacri.
Quando nel 1697 una cappella andò in fiamme venne proibito di arredarle con
elementi infiammabili; non potendo quindi più utilizzare il legno nacque l'originale
tradizione di scolpire le statue nel salgemma. A realizzare le statue erano gli stessi
minatori.
Per la visita dovremo fare una discesa con 390 gradini che ci porterà a 135 metri
sotto terra (e il ritorno ? … non preoccupatevi ! : useremo l'ascensore).Vedremo per
prima, al primo livello, la cappella dedicata a Sant'Antonio, un poco rovinata, ma
molto bella, dove per molto tempo venne celebrata la Messa prima dell'inizio della
giornata di lavoro dei minatori.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Arriveremo infine in una immensa cappella dedicata alla regina Kinga (1224-1295)
alla quale, secondo la leggenda, si deve l'origine della miniera: ella, principessa figlia
del re ungherese Bela IV, in occasione delle nozze con il principe polacco Boleslao il
Timido, ricevette in dote dal
padre una delle miniere di
Salgemma di Marmarosz; in
uno dei pozzi di quella
miniera Kinga gettò il suo
anello
di
fidanzamento
profetizzando che l'avrebbe
ritrovato
a
Cracovia.
Allorquando, lungo la via per
Cracovia, il corteo fece tappa
nei pressi della città, Kinga
ordinò ai servi di scavare un
pozzo; invece di trovare
l'acqua si imbatterono in
salgemma e nel primo
cristallo estratto fu rinvenuto
l'anello di fidanzamento della principessa.
Da allora Santa Kinga è patrona dei minatori di salgemma.
La sala è una vera e propria
cattedrale sotterranea scavata in più
di trent'anni; le sue dimensioni: 54
m di lunghezza e 12 m di altezza.
Ha una acustica eccezionale che
permette di organizzare dei
concerti.
Per darvi un'idea più precisa di
quanto vedremo ci è sembrato utile
riportare il simpatico racconto di un
ragazzo che ha visitato questi
luoghi prima di noi.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Arriviamo davanti all’ingresso poco prima delle 18:00 e ci rivolgiamo subito all’ufficio informazioni
dove una gentile ragazza polacca ci spiega in inglese le modalità di visita della miniera. Si entra
solo in compagnia di una guida. I biglietti non hanno un prezzo fisso, questo perché ogni gruppo
paga alla biglietteria la guida che gli è stata assegnata, pertanto il prezzo dipende dal numero dei
componenti del gruppo. Siccome sembra non ci siano altri italiani, oltre noi, si prospettano due
soluzioni: pagare, a dir poco, profumatamente una guida che parli l’Italiano oppure pagare “il
giusto” per accodarci ad un gruppo di tedeschi o polacchi e non capire così una sola parola delle
spiegazioni della guida. Siamo perduti, ma non per molto ancora: dopo cinque minuti trascorsi a
pensare ad una soluzione, finalmente sentiamo parlare la nostra stessa lingua: sono ventuno
veronesi. Parliamo con la loro portavoce e dopo essersi consultata con i suoi compagni di viaggio
accetta di buon grado la nostra proposta. Evidentemente se aumentano i paganti diminuisce la
quota pro capite, così si rifanno i conti: noi aggiungiamo le nostre quote che i veronesi, avendo già
pagato, si spartiscono tra di loro. Ora resta solo da aspettare la guida: dopo circa venti minuti si
presenta un certo Emilio, la fotocopia esatta del Papa Karol Wojtila, polacco anch’egli. Sono le ore
18:30 e inizia il nostro giro turistico; Emilio sembra un tipo simpatico e parla un ottimo italiano: ci
dice subito che la miniera raggiunge una profondità massima di trecentoventicinque metri, esistono
nove livelli, noi visiteremo i tre più in superficie seguendo un percorso lungo tre chilometri. Dopo
pochi metri, le pareti della galleria, abbastanza ampia, non sono più puntellate con tronchi di pino
ma il sale di cui sono costituite è evidente; causa
una piccolissima percentuale di sabbia, il sale
appare alquanto sporco. Emilio ci spiega che mentre
le attività di scavo procedevano, si sprigionava, e
accade anche ai giorni nostri, gas metano, molto
pericoloso per i minatori, così per risolvere il
problema è stato creato un circuito di aria forzata
lungo le gallerie della miniera. Ogni volta, Emilio,
prima di aprire una porta, si accerta che la
precedente, o almeno quella ancora prima, sia
chiusa, per evitare troppa corrente d’aria. Giungiamo
nella prima sala, una sorta di stanza con soffitto a volta, tutta in sale: vi è una statua che raffigura
Niccolò Kopernicus, l’astronomo polacco di Torun, famoso per la sua teoria eliocentrista
dell’universo: ovviamente è scolpita nel sale. Procediamo seguendo Emilio come un’ombra, così
da non perdere alcuna delle sue interessanti spiegazioni sulle varie camere nelle quali entriamo. In
una vi è una rappresentazione di una leggenda secondo la quale la principessa ungherese
Cunegonda, prima di mettersi in viaggio per la Polonia dove doveva sposare il principe Bolesław,
gettò il suo anello di fidanzamento in un pozzo della miniera di salgemma di Marmarosz.
Avvicinandosi a Cracovia con il suo seguito,
ordinò di praticare un foro. Dopo poco nel posto
indicato fu rinvenuto il salgemma. Nel primo
blocco estratto si trovava l’anello di fidanzamento
di Cunegonda. Le sculture, evidentemente di
sale, raffigurano S. Cunegonda, un cavaliere
polacco e tre minatori più un altro che emerge dal
terreno tramite una scala con il leggendario
blocco di sale. In un’altra camera vi è
rappresentato un re polacco. C’è poi una camera
dove vi sono una statua della Madonna e una
croce di legno con sopra una scultura in sale che raffigura Gesù crocefisso: Emilio ci dice che la
croce ha più di trecento anni. E’ stupefacente: non ha il benché minimo difetto, tarli, marciscenze:
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
niente di tutto ciò. Sembra essere legno appena tagliato, non per niente il sale lo usiamo per
conservare i cibi. Come ho già detto prima la piccola percentuale di sabbia presente è sufficiente
a sporcare tantissimo il sale, tant’è che le sculture sembrano essere di pietra. Così, dato il nostro
scetticismo, Emilio avvicina un torcia elettrica ad una statua per mostrarci come la luce penetra in
essa, segno evidente che si tratta di sale e non di pietra. Entriamo nella camera degli gnomi,
chiamata così non per le sue dimensioni ma per gli gnomi scolpiti nel sale che si trovano
all’interno. Imbocchiamo poi l’ennesima galleria che ci porta in una sala immensa: la volta è
sorretta da un’impalcatura costruita con tronchi di pino. L’opera dei carpentieri è davvero notevole,
sembra di stare in una cattedrale gotica. Questa camera è pervasa da un fortissimo odore
dolciastro, inebriante: non riusciamo a spiegarci cosa sia. Emilio ci svela subito il trucco: la
puntellatura è stata fatta di recente, pertanto quello che sentiamo è il profumo del legno,
freschissimo. Man mano che si scende in profondità fa sempre più freddo, la temperatura è di
11°C. Dopo aver percorso un’altra galleria, entriamo in una camera dove Emilio con un
telecomando aziona un modello: sono due minatori che con la forza delle braccia azionano un
ascensore per blocchetti di sale. Emilio ci fa anche vedere un modellino che mostra il
funzionamento di un ascensore a cavalli: l’ascensore vero e proprio si trova nella stessa camera,
alle nostre spalle. I cavalli furono introdotti in miniera solo nel XVII secolo; prima, per secoli, il
salgemma veniva estratto utilizzando la sola forza muscolare dei minatori. Dal 2002, non si usano
più i cavalli, ma ascensori elettrici; e già, perché qui si continua ancora a scavare: anche adesso
mentre noi visitiamo i tre livelli più superficiali, giù al nono livello si lavora duramente. Emilio ci
parla di quanto è salutare il sale, e ci dice
che giù al sesto livello è allestita una
struttura di tipo ospedaliera per curare i
malati di asma. Finalmente giungiamo al
vero tesoro, dal punto di vista artistico, di
questa miniera: è la cappella di S.
Cunegonda. E’ una sala grandissima: in
fondo vi è un bellissimo altare, con l’ambone
per le omelie e altri preziosismi che lo
compongono, tutto scolpito nel sale. Sulla
parete sinistra, guardando l’altare vi è un
bassorilievo grandioso: L’Ultima Cena, profondo nella parete pochissimi centimetri, da un effetto
incredibile: sembra ci sia veramente una stanza intera scavata nel sale. Sulla parete di fronte a
questo bassorilievo c’è la rappresentazione de “La Fuga in Egitto” e un presepe. Più in alto, a lato
c’è una statua della Madonna, che illuminata da dietro sembra essere essa stessa una fonte di
luce, per via della trasparenza del sale in cui è stata scolpita. In questa cappella c’è anche l’attuale
papa, ovviamente in sale: quando era giovane ci ha lavorato anche lui in questa miniera, per un
paio d’anni. Appesi al soffitto ci sono cinque lampadari che non sono di vetro ma, come ci assicura
Emilio, di sale: incredibile ma vero. Il pavimento sembra rivestito di mattonelle, invece no: è tutto
sale; è stato scolpito in modo tale da creare l’effetto di migliaia di piastrelle. La visita volge ormai al
termine, l’ultima cosa che visitiamo è un salone per turisti: vi sono negozi di souvenir, bar, ristoranti
e servizi igienici. A questo punto sorge un dubbio più che legittimo: siamo ormai giunti a
centoventicinque metri sotto la superficie, come faremo a risalire? Niente paura, si sale in
ascensore, anzi è un montacarichi a tre piani. Veniamo stipati, quasi come sardine, in dieci
persone per piano, e poi si sale rapidamente fino in superficie. Si sale a velocità moderata, nel
buio più totale e tra le grida di paura di qualcuno: altro che giostra. Giunti tutti all’ingresso della
miniera, salutiamo i veronesi, augurandogli buon proseguimento: anche loro sono venuti in
camper, il loro itinerario, però, è un po’ diverso dal nostro.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
OSWIECIM
"Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque Paese tu venga, tu non sei
un estraneo. Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte.
Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Oswiecim valgono di ammonimento: fa che il frutto orrendo
dell'odio, di cui ha visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani né mai".
Con queste parole Primo Levi si rivolge a coloro i quali decidono di recarsi in un
campo di sterminio nazista. Un posto in cui bisognerebbe andare, almeno una
volta nella vita, per vedere con i propri occhi ciò che è stato, per riflettere, per non
dimenticare mai.
Un viaggio nella memoria dunque, tra luoghi intrisi di dolore e sofferenza, in cui
l'aria è satura di morte, dove la crudeltà umana spinta a livelli inimmaginabili ha
annientato giovani, vecchi, donne, bambini senza pietà alcuna.
E' da noi meglio conosciuto come Auschwitz.
Non ne facciamo una descrizione dettagliata, né vi scriviamo i particolari di ciò che lì
succedeva; lasciamo il compito alla guida di raccontarci l'immensità della tragedia e
ci affidiamo alla sensibilità di ciascuno per le riflessioni su ciò che è potuto accadere.
Oswiecim ha il triste primato di essere stato il più grande campo di concentramento,
di lavoro e di sterminio nazista.
Il campo è stato creato da Himmler nel 1940 negli edifici che erano proprietà
dell'esercito polacco.
I primi prigionieri furono 728 polacchi, nel giugno 1940.
Alla fine, quando il campo fu liberato, i prigionieri erano stati 5 milioni; di questi se
ne sono salvate poche migliaia.
Poiché il numero di prigionieri era in vertiginoso
aumento ben presto Auschwitz fu ampliato e poi
furono aperti altri campi nei dintorni, dei quali il più
famigerato è Auschwitz II - Birkenau, a 3 Km dal
primo.
Dal 1940 al 42 il campo serviva per i prigionieri
criminali comuni o di guerra, ma dal 42 vi vennero deportati sistematicamente,
secondo l'ideologia nazista, i "bastardi del genere umano" (così definivano ebrei,
zingari, omosessuali, prostitute …).
I primi ebrei giunti qui venivano dalla Francia e dalla Slovacchia ed erano convinti di
essere in viaggio verso nuovi territori dell'est d'Europa: poiché venivano loro vendute
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
dei piccoli appezzamenti di terreno inesistenti e veniva proposto loro un lavoro
fittizio queste persone portavano con sé i propri oggetti di valore che una volta
arrivati al campo venivano sequestrati.
Oggi Auschwitz è stato trasformato in museo dedicato alla
memoria delle vittime lì uccise ed è stato dichiarato
patrimonio mondiale dell'umanità protetto dall'UNESCO.
Vedremo, tra le altre cose, il cancello di ingresso dove si
trovava (e si trova tuttora) la cinica scritta "Arbeit macht frei"
(Il lavoro rende liberi). I prigionieri che lasciavano il campo
per recarsi al lavoro passavano sotto la scritta con
accompagnamento musicale.
Qui i tedeschi testarono sui deportati il terribile gas pesticida Zyklon B. Nel campo
recintato da filo spinato ad alta tensione e torrette di controllo, ai lati dei due viali
centrali, sono disposti 28 blocchi, alcuni dei quali raccontano (Blocco 4, 5, 6, 7)
attraverso oggetti, effetti personali, documenti, fotografie, quanto accadeva nel lager.
I più inquietanti sono sicuramente il Blocco 10 dove venivano condotti esperimenti
medici sui deportati, soprattutto donne, per
renderle sterili ed il Blocco 11, la prigione del
campo, anche chiamato il Blocco della morte
da cui era pressoché impossibile uscirne vivi.
Il muro che circonda il cortile della prigione
(Muro della morte) era usato per le fucilazioni,
circa 20.000 prigionieri vi furono condotti e
giustiziati.
Il 27 gennaio 1945 il campo venne liberato dalle truppe sovietiche.
Auschwitz-Birkenau fu costruito nel 1941 utilizzando prigionieri civili e di guerra.
La vista della Porta della Morte dove entravano i convogli carichi di deportati fa
rabbrividire. Il campo si trova in una distesa desolata, conteneva più di 300
baraccamenti (ne restano circa una
sessantina) ed arrivò a contare 100.000
internati utilizzati per il lavoro forzato.
Il campo era diviso in settori suddivisi
a loro volta in parti, circondati da filo
di ferro spinato.
In questo modo si tenevano divisi le
donne dagli uomini, le famiglie dai singoli, gli ebrei dagli zingari.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Al suo interno si trovano i forni crematori (o meglio quel che ne rimane dopo che le
SS li fecero saltare all'arrivo degli Alleati) e le camere a gas. La posizione, la
dimensione e la struttura inducono a pensare che esso fu concepito per portare a
compimento il folle progetto nazionalsocialista. Qui morirono circa un milione di
persone, soprattutto ebrei e zingari.
Difficile non lasciarsi sopraffare dalle emozioni alla vista di tanto orrore.
Provare ad immaginare come sia stato "vivere" in questi luoghi commuove, rattrista,
impietrisce.
Quell'inaudita malvagità di uomini verso altri uomini fa arrabbiare e indignare allo
stesso tempo. Ci si chiede il come, il perché di una simile tragedia ma è umanamente
impossibile trovare una risposta. Il fatto poi che crimini del genere si ripetano rende
ancora più difficile la ricerca. Bisognerebbe imparare dal passato, eppure ….
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
VIENNA
Vienna è la capitale dell‟Austria, una delle più prestigiose capitali europee.
Si sviluppa nella parte orientale della
nazione al confine sia con la Slovacchia
che con l‟Ungheria. Sorge sulla riva
destra del Danubio, parte in zona
pianeggiante e parte risalendo le pendici
del Wienerwald (bosco viennese), la
dolce collina da cui si può vedere il
bacino danubiano e le montagne
circostanti, a 171 m. s.l.m.
La città è attraversata nella sua parte
orientale dal Danubio, mentre un piccolo
canale artificiale (il Donaukanal)
lambisce il centro storico a est. Vienna
include un'isola del Danubio creata artificialmente per proteggerla da eventuali
inondazioni. L'isola, sistemata a parco, viene utilizzata dagli abitanti per praticare
dello sport o per rilassarsi sotto il sole, inoltre una volta all'anno (verso la fine di
giugno) vi si festeggia per 3 giorni consecutivi la Donauinselfest (festa dell'isola del
Danubio).
Il nucleo più antico, che si estende sulla riva destra del Donaukanal, è delimitato dal
Ring, grande anello di ampi viali realizzato nel XIX secolo al posto delle antiche
fortificazioni.
Al suo interno sorge la vecchia Vienna asburgica con tutto il fascino dei suoi fastosi
palazzi, le belle chiese e la splendida cattedrale di S. Stefano, circondata da una
vivace zona pedonale con strade fiancheggiate da eleganti negozi, da locali di ritrovo
e svago e dai tipici caffè con i tavolini all‟aperto, dove ci si può gustare una fetta di
Sachertorte, il tipico dolce viennese.
Oltre il Ring si sviluppano i quartieri iniziati intorno al Settecento, caratterizzati da
palazzi barocchi, sontuose residenze principesche, sedi di pubblici uffici, Musei e
grandi parchi.
Anche se il primo insediamento nel luogo dove attualmente sorge la città risale al
terzo millennio a.C., le notizie più approfondite di Vienna riguardano il periodo
dell‟Impero romano e parlano di un municipio creato con il nome di Vindobona.
Si trattava di un avamposto per la difesa dalle invasioni barbariche dal centro Europa.
Fu qui che morì Marco Aurelio nel 180 d.C.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Nel decimo secolo Vienna fu guidata dalla dinastia dei Babenberg e cominciò una
fase di crescente sviluppo; la successiva annessione del paese ai
domini asburgici portò la città ad un periodo di grande prosperità.
Divenuta sede principale del Sacro Romano Impero nel 1438, Vienna
nei secoli respinse per due volte l‟assedio turco (1529, 1683) e per
due volte fu occupata dalle truppe napoleoniche (1805, 1809); il 1700
è comunque il "secolo d‟oro" della città che cresce economicamente e
demograficamente. Dopo la prima guerra mondiale e lo sfascio dell‟Impero, ha
termine il lungo dominio degli Asburgo, iniziato nel 1278.
Quando l‟impero cade, Vienna è troppo grande per essere semplicemente la Capitale
di una piccola nazione, cosicché diviene anche Stato federato (Bundesland); questo
influenza molto la città, sia dal punto di vista ideologico che politico; nel 1938
subisce l‟invasione delle truppe tedesche e Vienna diventa provincia del Terzo Reich.
Le tragiche vicende della Seconda Guerra Mondiale portano in città distruzione
povertà e diminuzione demografica finchè l‟esercito russo, nel 1945, libera Vienna
dall‟invasore tedesco.
Vienna iniziò a riprendersi dalla
catastrofe
solamente
nella
seconda metà degli anni 50,
ritrovando la sua unità e
indipendenza, con l‟uscita degli
alleati dal territorio austriaco.
Da quando la nazione scelse la
neutralità
come
posizione
politica nei confronti degli altri stati europei, Vienna, divenne dopo New York e
Ginevra, la terza sede diplomatica dell‟Onu.
Vienna è la "porta" che dall‟Occidente conduce in Oriente, l‟ingresso privilegiato
dell„est europeo al cuore del Vecchio Continente.
Splendida capitale austriaca dal glorioso passato imperiale.
Se la posizione strategica è stata la causa delle tentate invasioni dell‟esercito
ottomano, la collocazione di assoluto rilievo in imperi di grande estensione ha
lasciato in eredità alla città uno spirito cosmopolita ed una suggestiva struttura
monumentale.
Voluta così da sovrani "illuminati" che chiamarono a corte architetti geniali per farne
una sontuosa capitale, Vienna è diventata nei secoli cornice speciale delle creazioni
degli artisti più affermati; basta pensare alle insolite foglie d‟oro della cupola della
"Secessione", alle volute imperfezioni delle case di Hundertwasser oppure
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
all‟edilizia sperimentale del Karl Marx Hof per ritenere giustificata una definizione
del genere.
Dura ormai da qualche secolo e non sembra sbiadirsi con il tempo invece la fama di
"città in musica" o di "capitale a passo di valzer", appellativi che accompagnano da
sempre la descrizione di Vienna: sembra il minimo per una capitale che ha dato i
natali a compositori del calibro di Strauss e Schubert, ha ospitato artisti di rilievo
assoluto, quali Beethoven e Mozart e da anni saluta l'arrivo dell'anno nuovo con uno
spettacolare concerto trasmesso in tutto il mondo.
Il centro storico della città è stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
IL RING ED I SUOI MONUMENTI
L'azione urbanistica più nota della Vienna del XIX secolo è la realizzazione del Ring
(1859-1872), opera nella quale si esprimono gli elementi fondamentali del "modello
viennese", che ha ispirato i piani di numerose città europee nella seconda metà
dell'800.
Fino al 1857 la città di Vienna era racchiusa e difesa da due cinte murarie: quella
interna, più antica, che difendeva la città storica di impianto medievale, e quella più
recente (Linienwall) che difendeva i quartieri periferici costruiti dal '600 in poi.
Una larga fascia di territorio (il Glacis), estesa per 500-1000 m. all'esterno della
prima cinta, era stata lasciata libera da
edificazione per esigenze militari. Il Glacis si
era inizialmente configurato come elemento di
separazione tra la città antica (Altstadt), con
tessuto edilizio compatto e sistema viario
tipicamente medievale ed i quartieri più recenti,
meno densi ed abitati anche da famiglie
borghesi e dell'aristocrazia.
Già nei primi decenni del secolo XIX la
sistemazione con alberature, viali per il
passeggio, caffé e chioschi aveva iniziato a
mutare il significato e gli usi di questo spazio;
negli anni '20 gli ampliamenti dell'area del Palazzo di corte e, più tardi, la
realizzazione della Votivkirche (destinata a celebrare l'incolumità dell'Imperatore
sfuggito ad un attentato) avevano contribuito a rafforzare il ruolo del Glacis nel
rapporto tra le due parti della città.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Nel dicembre 1857 un editto imperiale stabilisce la demolizione della prima cinta
muraria e una nuova utilizzazione del Glacis e nel gennaio successivo viene bandito
un concorso per la progettazione urbanistica dell'area così liberata ( circa 600 ha ).
Il bando del concorso prevedeva: una grande area per esercitazioni militari, la
localizzazione di due quartieri militari a nord-ovest e a sud-est della Altstadt, la
sistemazione a parco dello spazio antistante il Palazzo Reale, edifici pubblici, musei,
un teatro dell'Opera nella zona sud del Ring, una migliore integrazione nel contesto
della Karlskirche e della Votivkirche.
Parteciparono 80 concorrenti e vennero premiati tre progetti.
L'Amministrazione tuttavia non fece proprio nessuno dei progetti premiati, ma affidò
all'architetto Lohr e ad una commissione composta dai primi tre classificati e da
funzionari ministeriali, il compito di elaborare una proposta definitiva, che venne
approvata nel 1859. Nei contenuti del bando, nella decisione di destinare i 4/5 dei
terreni del Glacis ai monumenti, agli spazi e agli edifici pubblici, alle strade, ai
parchi, e di riservare solo 1/5 agli edifici privati (i cui contributi sarebbero serviti a
finanziare parte dell'operazione pubblica), nei risultati della commissione e nella
risolutezza con cui si iniziano i lavori, si esprime una chiara determinazione a fare di
Vienna una grande e solenne "capitale
imperiale".
Il progetto approvato ha come elemento
centrale un amplissimo viale alberato
anulare sede di linee di trasporto pubblico,
lungo il quale si collocano spazi ed edifici
monumentali con forme e stili diversi,
isolati o raggruppati in sequenze o da
esplicite simmetrie, tra loro collegati da
spazi aperti le cui alberature e sistemazioni a terra sono accuratamente disegnate e
costituiscono, per così dire, il tessuto connettivo di un sistema la cui unitarietà e
significatività alla scala urbana è indiscutibile, tale da configurare un vero e proprio
"modello" di progetto urbano.
La realizzazione del progetto definitivo, richiese circa un trentennio. Nel corso di
questo periodo si verificarono cambiamenti, aggiustamenti, integrazioni che non
hanno tuttavia contraddetto l'unitarietà del risultato finale.
Tra queste il più significativo è l'uso dell'area inizialmente destinata alle esercitazioni
militari per localizzare le nuove sedi del Consiglio Municipale (Rathaus)
dell'Università e del Parlamento. Decisione storica, che prendeva atto della
progressiva riduzione del potere del ceto militare a vantaggio della borghesia.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Anche l‟uso di stili diversi, ciascuno legato alla funzione dell'edificio, è un segno
evidente dell'ascesa della nuova classe e dei suoi valori: così il Rathaus, sede del
governo municipale è in stile neogotico a evocare le lontane origini medievali del
libero comune, l'Università, emblema della cultura liberale in stile neorinascimentale;
il Reichsrat, sede dei due rami del Parlamento nazionale, in stile neoclassico.
Il Ring di Vienna rappresenta uno dei casi più riusciti di "riuso" di spazi resi liberi dal
mutamento di funzioni urbane (superamento delle esigenze di difesa militare).
Il Ring di Vienna rappresenta anche un caso esemplare del modo in cui lo spazio
aperto urbano diviene elemento strutturante e principio organizzatore dei luoghi
centrali della città.
Il percorso per scoprire i luoghi e i palazzi più significativi del Ring inizia dalla
Votivkirche e si conclude, proseguendo in senso antiorario, al Museo d‟Arte
Applicata in prossimità del Donau Kanal.
Votivkirche
La chiesa dedicata al Divino Redentore è nata come
ringraziamento per un attentato fallito all‟imperatore
Francesco Giuseppe.
La costruzione fu finanziata da suo fratello, l‟arciduca
Ferdinando Massimiliano.
È spostata un po‟ indietro rispetto agli altri edifici che si
affacciano sulla Ringstrasse, ma è in compenso visibile
anche da una grande distanza.
La severa facciata è delimitata da due alte e slanciate
torri ottagonali con guglie. Si
presenta come basilica con tre
corte navate e transetto.
Nonostante le notevoli dimensioni (99 m di altezza) ed
alcuni ritardi verificatisi mentre la chiesa veniva edificata,
la relativa rapidità della costruzione si riflette
nell'omogeneità stilistica, principale caratteristica di questa
chiesa, a distinguerla da quelle gotiche (costruite nel giro
di secoli e quindi oggetto di ripensamenti). Venne
inaugurata in occasione delle nozze d'argento di Sissi e
Francesco Giuseppe.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
All‟interno si trovano importanti opere d‟arte quali una tomba rinascimentale del
1500, un altare intagliato del 1400 con scene della Passione e la copia della
“Madonna di Guadalupe” a ricordo del finanziatore della chiesa, divenuto in
seguito imperatore del Messico.
Università
Il monumentale edificio che ospita dal 1884
l‟Università è stato eretto ispirandosi alle linee dello
stile rinascimentale italiano. Nel cortile interno si
trovano i busti dei più famosi docenti, tra i quali
Sigmund Freud.
Il palazzo è stato realizzato dallo stesso architetto della
Votivkirche, ma stavolta lo stile da cui egli si è lasciato
ispirare è quello neoclassico.
Rathaus
Il possente edificio del Municipio con porticato, inaugurato nel 1883, è stato costruito
in stile neogotico ed ha una torre centrale alta
98 metri (non poteva essere più alto perché non
doveva superare l‟altezza della Chiesa Votiva,
simbolo del potere ecclesiastico), abbellita da
un orologio carillon e sovrastata dalla statua del
Rathausmann di 3,4 metri (è l‟ ”Uomo del
Municipio” che funge da portabandiera) un
cavaliere in rame che pesa 1800 Kg.
Il Municipio si trova nel mezzo di un ampio giardino; è situato tra il palazzo
dell‟Università e quello del Parlamento ed è la sede del Parlamento della città nonché
centro amministrativo del Comune. All‟interno sono degne di nota le Sale del Popolo,
delle Feste e degli Stemmi.
In estate si tengono numerosi concerti all‟aperto.
Nel periodo dell‟Avvento si svolge nel giardino antistante il Mercatino natalizio
(Christkindlmarkt) con bancarelle piene di addobbi, ghiottonerie, giocattoli e viene
servito il caratteristico vino speziato. Nel salone dei ricevimenti si tengono concerti di
cori natalizi provenienti dalla varie nazioni.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Burgtheater
Fu progettato dal Semper, famoso architetto di teatri tedesco, e costruito in stile
neorinascimentale. Inaugurato nel 1888, sostituì il vecchio teatro di corte (17511888), demolito per rimaneggiamenti dell‟ala Michaeler della Hofburg.
Degno di nota l‟importante scalone d‟ingresso,
riccamente decorato da statue, stucchi ed affreschi
di gusto barocco, alcuni realizzati dallo stesso
Klimt.
E‟ uno dei più importanti teatri di prosa dei paesi di
lingua tedesca e ha dato nel passato grande celebrità
a molti attori, tra i quali Josef Kainz, il prediletto
del “re delle favole” Ludwig II di Baviera che lo
ospitò nel castello di Linderhof.
È costituito da un corpo centrale convesso e di due corpi laterali in cui si trovano gli
scaloni d‟onore.
A fianco del teatro si estende il Volksgarten (Giardino del popolo) che ospita lo
scenografico monumento all‟imperatrice Sissi sempre adorno di fiori, il tempietto
dedicato a Teseo e il monumento a Franz Grillparzer, il più famoso drammaturgo
austriaco.
Sempre accanto al Burgtheater, al numero 20 della Lövelstrasse, ha sede in un
palazzo rinascimentale il Moya (Museum of Young Art). Questo spazio museale è
dedicato esclusivamente alle opere di giovani talenti e fornisce una panoramica sulle
ricerche e sperimentazioni artistiche più recenti.
Parlamento
Il palazzo del Parlamento, che ha ospitato sino al 1918 le rappresentanze imperiali e
nazionali, è diventato, dopo la caduta dell‟Impero, la sede delle due Camere del
Parlamento. Era stato costruito verso la fine dell‟Ottocento in stile neoclassico greco
in onore appunto dell‟antica Grecia, considerata la culla della democrazia.
La facciata consta di un
padiglione centrale a
forma di tempio greco.
A destra e sinistra due
maestose
rampe
conducono all‟ingresso
principale utilizzato solo in occasioni straordinarie.
Se sulle aste sono issate le bandiere significa che è in corso una seduta parlamentare.
I pronai da tempio greco di ordine corinzio spiccano davanti alla facciata e fungono
così da avancorpi, dando un aspetto pomposo al palazzo.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Alcune quadrighe svettano sul palazzo. Presso le rampe che portano all'edificio
campeggia la statua di Pallade Atena simbolo della saggezza.
Con il suo stile neogreco, il Parlamento completa l'insieme di neostili sempre diversi
che caratterizza la zona della Ringstrasse, ricca di riferimenti alle architetture delle
più svariate epoche storiche. I gruppi bronzei rappresentano dei domatori di cavalli
come a dire ai parlamentari di domare i propri istinti prima di entrare nell‟edificio.
Per la costruzione furono usati di proposito materiali che provenivano da ogni parte
dell‟impero: italiani sono i marmi dei pannelli delle pareti, di marmo carsico della
Croazia i pavimenti, i soffitti di vetro di Boemia.
Maria Theresien Platz
La piazza - giardino, dedicata alla imperatrice
Maria Teresa che domina dall‟alto del suo
imponente monumento circondata dalle statue
dei suoi consiglieri e generali a cavallo che
sembra vogliano proteggerla.
È delimitata da due palazzi gemelli che
ospitano ciascuno un importante museo: quello
di Storia Naturale e quello di Storia dell‟Arte
(all‟ingresso la statua del Canova).
L‟imperatrice è più grande del naturale, è seduta sul suo trono e alza la mano destra
verso l‟esterno allude alla sua bontà.
Le costruzioni classicheggianti con cupola centrale furono realizzate verso la fine
dell‟Ottocento.
Fa da sfondo alla piazza il MuseumsQuartier Wien, costruito ad inizio „700 per
ospitare le scuderie imperiali, diventato in seguito Palazzo delle Fiere ed oggi sede di
importanti istituzioni museali e culturali.
MuseumsQuartier
Il MQW è un quartiere-museo situato al centro della città e fa da sfondo alla Maria
Theresien Platz; è uno dei 10 complessi culturali più grandi del mondo. Dal punto di
vista architettonico rappresenta un affascinante mix tra antico e moderno, una
simbiosi tra lo stile barocco delle antiche scuderie restaurate e linee d'avanguardia
della nuova costruzione.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Teatro dell‟Opera
Vedi descrizione dedicata in foglio specifico.
Proprio dietro il teatro, nella Philarmoniker Str. 4, si trova il prestigioso Hotel Sacher,
fatto costruire dalla famiglia Sacher nel 1876 e con annesso ristorante e caffè.
Divenne famoso anche grazie allo scrittore austriaco Arthur Schnitzler che lo
immortalò nel suo romanzo "Abschiedssouper" (“Cena d‟addio”).
Nel piccolo negozio all‟angolo con la Kärntner Str. si può acquistare la rinomata ed
originale “torta Sacher”.
Noi vogliamo però ricordarvi che di fronte, nell‟Imperial hotel si può trovare un‟altra
torta ottima, la Imperial torte
Stadtpark
Seguendo il Ring per raggiungere il parco
cittadino,
si
incontra
sulla
destra
la
Beethovenplatz con il monumento dedicato al
grande compositore, circondato da nove putti che
rappresentano le sue nove Sinfonie. In questa
piazza si affaccia il palazzo del Collegio dei
Gesuiti dove studiarono molte personalità tra le
quali il compositore Schubert e lo scrittore
Schnitzler.
Subito dopo inizia lo Stadtpark, voluto dall‟imperatore Francesco Giuseppe e
tagliato in due dal torrente Wien che dà il nome alla città. Nel padiglione Kursalon e
nello spiazzo antistante riecheggiano le note dei valzer viennesi ed è possibile, nella
bella
stagione,
ballare
in
questa
romantica
cornice.
Sparsi nel parco sorgono numerosi monumenti dedicati a pittori e compositori tra i
quali spicca quello dedicato al re del valzer, Johann Strauss jr. La statua dorata del
compositore risplende sotto un arco di marmo bianco da cui emergono figure e decori
Jugendstil.
Qui vicino, nella Prater Str. 54, Strauss compose il famoso valzer “Sul bel Danubio
blu”. Oggi questa casa è un museo a
lui dedicato.
Museo di Arte Applicata
Il Museum für Angewandte Kunst è
ospitato
in
un
palazzo
neorinascimentale
costruito
nella
seconda metà dell‟Ottocento come
quasi tutti i palazzi del Ring.
Nelle sue sale sono ospitati mobili,
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
tappeti, arazzi, porcellane, oggetti preziosi e oggetti di uso quotidiano che hanno
decorato case e palazzi dal gotico allo Jugendstil. Di grande rilievo la collezione di
tappeti antichi che è tra le più importanti del mondo. Degni di nota gli oggetti in
porcellana di Meissen, gli oggetti del periodo Biedermeier e un portale
cinquecentesco proveniente dalla chiesa di S. Maria Novella di Firenze.
HOFBURG
È stata per secoli la residenza imperiale e il centro
del potere della casa reale degli Asburgo.
Si tratta del famoso agglomerato edilizio nel centro
di Vienna che ha dato il nome a tutto il quartiere in
cui si trova. Nel vastissimo complesso dei suoi
palazzi sono state, nel tempo, accumulate ricchezze
di inestimabile valore.
L‟Hofburg è formato da una serie di edifici, piazze, cortili e giardini ed è frutto di
lavori e rimaneggiamenti che vanno dalla fine del „200 all‟inizio del „900, periodo in
cui venne completata la Neue Burg (ala nuova).
Gli edifici dell‟ Hofburg sembrano disposti senza ordine e non c'è uno stile unitario
delle varie parti. Infatti, non c'è mai stato un piano preciso dell'insieme, i numerosi
rimaneggiamenti seguono gli stili che hanno caratterizzato le diverse epoche e i gusti
dei vari imperatori. Dominano, tuttavia, lo stile barocco e il neoclassico.
Pianta dei palazzi dell'Hofburg:
● I palazzi
1) Schweizertrakt
1700
Augustinerkirche
1800
Augustinerkloster
3) Stallburg
Fasi della costruzione
13002a)
17002b)
1800-1918
4) Amalienburg
5) Leopoldinischer Trakt
6) Redoutensaaltrakt
7) Winterreitschule
8) Hofbibliothek
9) Augustinertrakt
10) Palais Erzherzog Albrecht
11) Reichskanzleitrakt
12) Festsaaltrakt
13) Michaelertrakt
14) Neue Burg
15) Corps de Logis
16) Palmenhaus
● Fuori dall'Hofburg:
A) Heldenplatz
B) Ballhausplatz
C) Michaelerplatz
D) Josefsplatz
E) Albertinaplatz
F) Burggarten
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Visitarlo tutto non è un compito da poco, dato che il complesso consta di 18 edifici,
2600 stanze, 54 scale e 19 cortili, il tutto su una superficie di 240.000 m²; ogni sua
sala e stanza rappresenta un pezzo della storia delle famiglie imperiali e, tramite
esse, la storia della città, anzi del Paese.
Gli ampliamenti si sono susseguiti fino a pochi mesi prima dello scoppio della prima
guerra mondiale (1914).
Fanno parte della Hofburg anche la grande piazza
Heldenplatz e i due parchi Burggarten e
Volksgarten che si devono a Napoleone che, nel
1809, fece demolire alcune aree del complesso per
far spazio al verde.
In principio il complesso fu costruito come fortezza,
ma durante i secoli veniva allargato in continuazione fino a diventare un enorme
castello e l'espressione del potere, al quale ogni sovrano fece alzare ulteriori ali.
L'Hofburg così man mano divenne "città nella città"; oggi vi lavorano 5000
impiegati. L'aspetto odierno del palazzo è il risultato quindi di circa 800 anni di
lavoro.
È stato il centro del potere austriaco per più di sei secoli, insieme al più periferico ma
meno antico Castello di Schönbrunn.
Come già detto il complesso di edifici è stato costruito nei secoli senza un progetto di
base. Ogni imperatore che abitò il complesso aggiunse un edificio in più alla
struttura, fino a Francesco Giuseppe che fu l'ultimo sovrano ad abitarvi.
Il nucleo più antico è il Schweizerhof, fortezza costruita intorno al 1275, seguita poi
da un più ampio sviluppo nel Cinquecento che comprende:
 l'Alte Burg che nel Settecento prese il nome di Schweizertrakt (Ala svizzera)
dalla guardia svizzera che vi prestava servizio. ,Il nucleo della fortificazione
medioevale si conserva tuttora, soltanto i quattro
torrioni d‟angolo, la maggior parte del fossato e il
ponte levatoio furono sostituiti nel corso del tempo.
Alla metà del Cinquecento fu rinnovata la facciata in
stile rinascimentale.
 il Schweizertor, (Portale degli svizzeri), uno dei pochi
monumenti rinascimentali di Vienna. Quest‟ala ospita
le collezioni del Tesoro sacro e profano, nelle quali si
conservano le insegne del Sacro Romano Impero e
dell‟impero d‟Austria.
 la Stallburg (vedi più avanti).
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
 l'Amalienburg costruita nel Cinquecento come edificio a sé stante di fronte
allo Schweizertrakt. Deve il suo nome all‟imperatrice Guglielmina Amalia,
che la scelse come residenza vedovile dopo la morte del marito, l‟imperatore
Giuseppe I. L‟ultima a risiedere in questa parte della Hofburg fu l‟imperatrice
Elisabetta, i cui appartamenti sono oggi aperti al pubblico.
Tra il Seicento e il Settecento sono edificati poi:
 il Leopoldinischertrakt (Ala Leopoldina) nello stile del primo barocco, che a
Leopoldo deve il suo nome, per collegare lo Schweizertrakt all‟Amalienburg. Il
Leopoldinischer Trakt fu costruito nel 1668-1680 e nel Settecento fu la
residenza di Maria Teresa. Dalla morte dell‟imperatrice sino alla fine della
monarchia le sue stanze furono adoperate come sfarzose sale di
rappresentanza; dal 1946 ospitano gli uffici del Presidente federale austriaco,
 il Reichskanzleitrakt (Ala della Cancelleria Imperiale),
 il Maneggio coperto.
Più recenti, costruiti cioè alla fine dell'Ottocento, sono la Neue
Burg, il Michaelertrakt e il Michaelertor.
Dall'Hofburg, e precisamente dalla
più interna Neue Burg, Adolf Hitler
proclamò l'Anschluss (annessione dell‟Austria alla
Germania - Terzo Reich) nel 1938.
La facciata principale dell'Hofburg
dà sul Josefsplatz, considerata la
piazza più bella di Vienna, dove si erge la statua equestre di
Giuseppe II, figlio di Maria Teresa, l‟imperatore che ha reso
Vienna città di cultura e l‟Austria grande potenza europea.
L'edificio che vi si affaccia ospita la Biblioteca Nazionale,
nel Prunksaal o Sala d'Onore, che ospita anche la collezione dei mappamondi storici.
Guardando il complesso dallo Josefsplatz, la parte sinistra è costituita:
 dalla Augustinerkirche, in stile gotico dove sono
conservate, nella cripta, le urne con i cuori degli Asburgo e
dove si può ammirare il
monumento funebre a Maria
Cristina di Antonio Canova; la
chiesa fu eretta dal 1330 al 1339
su
commissione
degli
Agostiniani, è a navata unica e
nel 1634 fu insignita del titolo di
“chiesa della corte imperiale”. Da vedere l‟immagine
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
miracolosa, l‟altare maggiore, la cappella di Loreto, la cappella di S. Giorgio con il
monumento funebre di Leopoldo II). Qui si sono celebrati molti matrimoni famosi
come quello nel 1810 tra l‟arciduchessa Maria Luisa e Napoleone I (che però non era
presente…per i troppi impegni!), quello tra Francesco Giuseppe ed Elisabetta di
Baviera (Sissi) nel 1854 ed infine quello del loro figlio Rodolfo con Stefania del
Belgio nel 1881 (Rodolfo è quello che poi si suicidò assieme all‟amante a
Mayerling).
 dall'Albertina, che ospita la più vasta collezione al
mondo di stampe, acquerelli, disegni e fotografie tra
cui opere di Albrecht Dürer, Michelangelo e
Picasso.
Chiude il complesso la rampa dell‟arciduca Albrecht,
vincitore della battaglia di Custoza (1866), con la sua statua equestre e la fontana del
Danubio, dono di Francesco Giuseppe alla città.
La parte destra è costituita :
 dalla Stallburg, la scuderia di corte, famosa per
l‟antica Scuola di equitazione spagnola e i suoi
bianchi cavalli lipizzani che ogni giorno (tranne il
lunedì) vengono addestrati al mattino nel Maneggio
d‟inverno, dirimpetto, o si esibiscono in spettacoli. A
luglio ed agosto i cavalli non si esibiscono perché
lasciano le stalle e vengono trasferiti in luoghi più
freschi. Ora è parte del Museo Lipizzano;
 dal Maneggio d'inverno, dove i sovrani addestravano cavalli di origine
spagnola e dove tenevano gli esercizi equestri.
Il vasto parco del complesso, che si estende dietro i palazzi che compongono la
facciata e dietro le viscere della struttura costituite dal nucleo dello Schweizerhof, fu
realizzato dopo che Napoleone Bonaparte durante l'occupazione di Vienna fece
abbattere le mura della città. Il parco è arricchito dalle
statue di Francesco I e di Mozart, e da un complesso di
serre realizzato nei primi del Novecento in jugendstil.
Il cortile interno è invece occupato dal Heldenplatz
(piazza degli eroi) su cui si affaccia l'ala della Neue
Burg: al centro dei due cerchi che formano la piazza
sono poste le statue del principe Eugenio di Savoia e
dell'arciduca Carlo.
Negli edifici più interni dell'Hofburg si possono visitare gli appartamenti di Stato e la
collezione di tesori imperiali (una delle collezioni più ricche e suggestive al mondo).
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
IL GRABEN
Il Graben oggi è una elegante piazza pedonale, allungata, che unisce Stephansplatz a
Kohlmarkt, al centro della zona più
esclusiva di Vienna con caffè sofisticati e
negozi alla moda. Un tempo era un fossato
(graben) che proteggeva la fortificazione
romana di Vindobona, il piccolo
agglomerato a pianta quadrata confinante
con il Danubio a nord e con il fiume
Ottakring a nord-ovest e delimitato dal
Graben a sud e da un altro fossato sul sito
della Cattedrale di S.Stefano. Quando Vienna nel Medioevo si ingrandì oltre i fossati
romani, questi ultimi vennero colmati e al Graben spettò il nuovo ruolo di piazza del
mercato. L‟opera dell‟ampliamento fu finanziata con il denaro del riscatto per il
rilascio del re inglese Riccardo Cuor di Leone tenuto prigioniero illegalmente vicino
a Vienna.
Il Graben ospitò nel XVII secolo numerose feste e
balli di corte e, in anni più recenti, venne adornato
dalle due fontane di Leopoldo e Giuseppe.
Nel „700 era ricco di splendidi palazzi barocchi che
lo circondavano; di questi oggi sopravvive solo il
Palazzo Bartolotti al numero 11.
La piazza, sempre ingombra dei tavolini dei caffè, è
meta dello shopping più raffinato, ma alcuni negozi,
come la gioielleria Braun o la sartoria Knize, opera
dell‟architetto Adolf Loos, meritano un‟occhiata
anche solo per l‟eleganza degli allestimenti.
Questo architetto, rappresentante della Secession e
poi del funzionalismo, è autore anche dei servizi
igienici pubblici che si trovano sotto la piazza,
risalenti al 1905 e recentemente restaurati, con le
cabine rivestite di marmo e gli accessori dorati in Jugendstil (stile Liberty). Situata
nel cuore di questa piazza appare la Pestsaule, colonna della Trinità, un‟ opera in
stile barocco che venne inaugurata nel 1693 per ricordare il termine di una malattia
terribile, la peste, che uccise milioni di persone.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
L‟imperatore aveva fatto un giuramento per il quale se
l‟epidemia fosse cessata egli avrebbe fatto erigere un
monumento. Potrete distinguere, proprio dietro la balaustra, la
vecchia strega, che simboleggia la peste, spinta all‟inferno da
un angelo. Accanto vi è una giovane donna con una croce in
mano, la Fede, che guarda avanti con sguardo pieno di
speranza.
Tra i palazzi ricordiamo la bellissima Haas Haus, costruita da
Hans Hollein, dall‟alto della quale si ha un'ottima vista della
cattedrale mentre si pranza o si
prende un caffè in un locale davvero esclusivo. Si tratta di
una costruzione in vetro e marmo grigio-azzurro nel quale
si riflettono le ogive della cattedrale. La facciata arcuata
della Haas-Haus con il bovindo arrotondato e il tetto
aggettato fungono ottimamente da collegamento con gli
edifici circostanti. Per le sue forme totalmente in contrasto
con le architetture che la circondano quando fu inaugurata,
nel 1990, suscitò violente polemiche che investirono
soprattutto il progettista Hans Hollein. In realtà la
struttura, dietro la cui facciata si
nascondono un centro commerciale e una
delle uscite della stazione della U-bahn (metrò) di Stephansplatz,
grazie al rivestimento a specchi produce un singolare e tutt‟altro che
spiacevole effetto mimetico, riflettendo le facciate delle case che la
circondano e la mole della cattedrale e della sua guglia. Nelle
giornate di sole la facciata della Haas Haus diffonde e moltiplica per
tutta la piazza gli scintillii delle tegole di maiolica del duomo. Merita
una visita il bel caffè-ristorante dell‟ultimo piano, da cui si gode una
notevole vista sulla piazza e sul fianco destro di S.Stefano (speriamo
che la nostra guida ce ne dia il tempo).
È interessante anche entrare nel centro commerciale per osservare le decorazioni
caratteristiche, a mezza strada tra Hollywood e l‟antica Roma: tinte acide e luce al
neon colorata.
Un‟altra curiosità nel Graben; all‟angolo con la Kärntner Strasse vi è una casa
all‟angolo della quale è incastrato un ceppo di legno ricoperto di chiodi (Stock im
Eisen), risalente al „500: la leggenda vuole che ogni apprendista fabbro giunto a
Vienna conficcasse un chiodo in quel tronco.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
IL DUOMO DI SANTO STEFANO (Stephansdom)
Il Duomo di Santo Stefano è il simbolo incontrastato di Vienna; esso è un
riferimento costante di tutta la città: semplicemente alzando gli occhi lo potrete
vedere in qualsiasi punto vi troviate.
È l'edificio gotico più importante dell'Austria ed uno dei più rappresentativi
dell‟Europa Centrale. E‟ il monumento
più visitato d‟Austria: quasi tre milioni
di visitatori l‟anno.
È un luogo di leggende, reali o solamente
immaginate, ma è anche un luogo che
conserva importanti testimonianze storiche
ed artistiche.
È stato anche per secoli la chiesa per così
dire "ufficiale" della casa reale degli
Asburgo: lì furono celebrati i matrimoni di
principi ed imperatori, lì furono battezzati
i loro figli, lì, nelle sue catacombe, furono conservate le urne, i sarcofagi di nobili
viennesi, di duchi e di molti Asburgo. Lì gli imperatori facevano la gara per abbellire
e arricchire gli interni e per aggiungere sempre nuovi superlativi: il campanile più
alto dell'Austria, la campana più grande e più pesante dell'Europa, il tetto più
elaborato e decorato del mondo cristiano.
Nel 1515 vi venne celebrato il doppio matrimonio tra i nipoti di Massimiliano e i figli
del re di Ungheria. Nel 1916 vi si tennero i funerali dell'imperatore Francesco
Giuseppe.
La chiesa è grandissima, anche se a prima vista non dà questa impressione, perchè in
realtà sembra stare un po' stretta al centro della "Stefansplatz". Per rendersi conto
delle sue dimensioni bisogna fare un giro intorno a piedi.
E poi .... non si riesce mai a vedere tutta la chiesa e anche una macchina fotografica si
arrende davanti alle sue dimensioni.
Già ad un primo sguardo dall‟esterno non vi sfuggirà il sovrapporsi di stili: la facciata
di stile romanico risale a 750 a. fa, la parte posteriore invece è gotica.
La storia del Duomo
Le fondazioni dell'edificio risalgono al 1147, quando sul luogo dell'attuale cattedrale
venne realizzata una chiesa di pianta romanica. Una seconda più grande struttura
sempre di pianta romanica fu edificata nel XIII secolo, e di essa ci rimangono il
Portale dei Giganti e le Torri dei Pagani. Oggi si accede all‟interno attraverso questo
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
portale, ma in passato esso veniva aperto solo per le grandi occasioni, mentre
comunemente si utilizzavano le porte laterali.
Tra il XIV e il XV la chiesa assunse una conformazione gotica, con la costruzione
della navata principale, del coro, degli archi e della torre meridionale. Ulteriori
aggiunte vennero effettuate dagli Asburgo, tra cui l'edificazione della torre
settentrionale che i viennesi chiamano Steffl (Stefanino); essa fu completata nel
1433.
La cattedrale fu gravemente danneggiata dai bombardamenti degli Alleati e
dall'incendio che ne seguì nel 1945. Tre anni più tardi vennero completati i lavori di
ricostruzione e restauro della chiesa. La struttura portante del tetto, prima di legno,
venne rifatta in acciaio.
La struttura esterna
Come le moschee che guardano La Mecca anche molte chiese dell'epoca romanica e
gotica dovevano avere un orientamento ben preciso: verso il sole che sorge,
espressione della convinzione in un vicino giudizio universale. Anche il duomo di
Santo Stefano fu costruito in maniera che ogni 26 dicembre (cioè proprio in
occasione della festa di Santo Stefano) l'asse che va dall'entrata del duomo all'altare
guarda verso l'alba.
La facciata dell'ingresso principale è composta dalle
Torri dei Pagani, alte 66 m, che sono gemelle, e
dalla Porta dei Giganti, chiamata così perché,
durante gli scavi del XV secolo, venne ritrovato un
osso di proporzioni gigantesche. L 'osso restò appeso
per molti anni fuori dalla cattedrale, e il popolo
viennese pensava che si trattasse dell'osso di un
gigante annegato durante il Diluvio Universale. In
realtà era un osso di mammut. Sul portale Cristo in
gloria fiancheggiato da due
Angeli,
Le Torri invece sono chiamate
"dei pagani" perché si ergono sul luogo in cui nell'antichità
sorgeva un tempio pagano. Il nome delle torri doveva ricordare
la vittoria del cristianesimo sul paganesimo.
Sul lato sinistro vi è invece la Porta dei Cantori, (Singertor)
ingresso un tempo riservato ai fedeli di sesso maschile. Sempre
sul lato sinistro sorge la torre nord (Adlertum o torre
dell'aquila), alta 68 m., completata nel 1556, che ospita nella cupola la Pummerin,
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
la campana più grande dell'Austria ed una delle più grandi del mondo. Questa ha
un diametro di 3.14 m e pesa 21 tonnellate. La grande e pesante
campana fu ottenuta dalla fusione di 100 palle di cannone sparate dai
turchi contro le mura viennesi durante l'assedio della città del 1683.
La campana venne realizzata nel 1711, ma nel 1945 crollò per i
bombardamenti ed è stata nuovamente fusa dai pezzi di quella
precedente. Venne risistemata nel 1952. Una leggenda ritiene però
che la torre nord dove la Pummerin è ospitata non fu mai realmente
terminata, perché il suo architetto Hans Puchsbaum ruppe un patto col demonio e
venne fatto precipitare giù dalla struttura.
La Pummerin suona solo in occasioni speciali; ad esempio dà il via al Capodanno
viennese.
Si accede alla torre dall'interno della chiesa, subito dopo il terzo altare della navata
sinistra. Vicino all'ascensore per arrivare alla torre nord si trova la discesa che porta
alle catacombe, con la cripta dei vescovi, i sarcofaghi del duca Rodolfo IV, morto di
peste a 26 anni, e altri rappresentanti della famiglia d'Asburgo.
Sul lato destro sorge la Torre Sud, la più alta di tutte le torri della cattedrale: essa è
detta dai viennesi Steffl.
È un capolavoro architettonico della sua epoca; nonostante la sua notevole altezza,
ben 137 metri, le fondamenta sono profonde meno di 4 metri. Inoltre è totalmente
indipendente e non collegata al corpo principale del Duomo. La piattaforma
panoramica che dà una grandiosa vista della città è raggiungibile dopo aver percorso
343 gradini.
Al 73esimo metro c'è la camera del guardiano della torre (un tempo punto di vedetta
per avvistare gli incendi, oggi belvedere), da
cui parte la scala che sale in cima alla torre.
Sulla torre sono alloggiate18 campane che
danno ogni giorno voce al Duomo (in realtà ne
sono in funzione solo 13).
Prima di entrare nel Duomo
osservate anche
il tetto
spiovente
maiolicato
che
corona la magnifica struttura
esterna; è rivestito da 250.000 tegole smaltate che in alcuni punti
formano lo stemma dell'aquila bicefala degli Asburgo; il tetto fu
magistralmente ristrutturato dopo i danni della Seconda guerra
mondiale. Da esso si affacciano i tradizionali doccioni o gargolle.
Sul lato nord-occidentale è infine posto il pulpito di San Giovanni da
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Capistrano realizzato nel XVIII secolo. Il santo francescano, la cui statua è posta
sopra il pulpito, predicò proprio da quel punto contro l'invasione turca portando alla
vittoria dell'esercito cristiano nel 1456 nella battaglia di
Belgrado.
Ancora alcune curiosità prima di varcare il Portale dei
Giganti: le stecche di ferro e la scritta 05.
La piazza davanti alla chiesa principale di una città era
sempre anche il luogo dove si teneva il mercato cittadino
e le fiere che radunavano i commercianti stranieri (la
parola tedesca "Messe" significa, non a caso, sia "messa" che
"fiera"). Per essere al sicuro dagli imbroglioni che spesso e
volentieri usavano misure e pesi truccati il comune fece
applicare al muro della chiesa delle stecche di ferro con le
misure corrette che ognuno poteva usare per controllare. Un
rimedio semplice, ma efficace contro i disonesti...
Durante l'occupazione nazista (dal 1938 al 1945) la denominazione "Österreich"
(Austria) era vietata! la sigla "O5" era quella della resistenza antinazista. 5 sta per
"E", la quinta lettera dell'alfabeto che in lingua tedesca è rappresentata dalla dieresi
sulla O, O5 significa quindi "OE" = "Österreich". I nazisti lo lavavano via, ma
riappariva sempre di nuovo. Oggi la sigla è incisa nella pietra del duomo e protetta da
una lastra di vetro, per ricordare.
L'interno del Duomo di Santo Stefano
Il Duomo è lungo 107 metri, largo 34 e alto 28 con tre navate, un breve transetto e un
profondo coro.
L'imponente volta è sostenuta da alte colonne riccamente decorate e dà all'interno
dell'edificio un tocco di semplice grandiosità.
Subito sopra l'ingresso principale si può ammirare
l'organo installato nel 1960 che ha sostituito uno
più grande, risalente al tardo XIX secolo, distrutto
durante la guerra.
A sinistra della porta
principale è da vedere
la cappella Tirna con
il sepolcro del principe Eugenio di Savoia.
Nella navata centrale, al terzo pilastro sinistro, c'è il
Pulpito Gotico del 1515, l‟opera più significativa della
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cattedrale, capolavoro di Anton Pilgram, ornato dalle figure dei quattro Padri della
Chiesa nonché da piccole sculture di animali diabolici scacciati da un cane. Se siete
curiosi di vedere il volto dell'artista, è quello affacciato alla piccola finestrella, la
Fensterguker, sotto la elegante ed armoniosa scala che sale al pulpito e simboleggia
l‟innalzamento al cielo.
Sul lato sinistro della chiesa c'è un altro autoritratto del grande architetto, qui con gli
strumenti da lavoro, compasso e squadra. Lo troverete a livello del quinto pilastro
sotto la tribuna dell‟organo, altra splendida opera di Pilgram.
Numerose nella cattedrale le statue e le icone di Cristo e della Madonna associate a
leggende popolari. La statua di Cristo crocifisso sembra
abbia una barba vera che cresce ancora oggi, mentre il
Cristo del mal di denti sarebbe solito punire i peccatori
colpendoli appunto con il mal di denti. La statua della
Madonna dei Servi venne invece in soccorso ad una
cameriera accusata di aver rubato al proprio padrone.
L'icona della Madonna di Pécs è pregata dai fedeli che hanno delle persone care
malate poiché si dice che l'immagine abbia versato lacrime. Fu questa madonna ad
aiutare il principe Eugenio di Savoia nella vittoria sui turchi.
Nella navata sinistra c'è l'ingresso alla torre nord e alla Pummerin. Poco vicino, nel
transetto, c'è la Barbarakappelle (Cappella di Santa Barbara) con una volta stellata e
con un'urna che raccoglie le ceneri di morti nei campi di concentramento di
Auschwitz.
In fondo, a destra, risalta imponente la tomba in marmo rosso dell‟imperatore
Federico III del 1493.
Al centro l‟altare maggiore in marmo nero che ospita un grande dipinto
rappresentante il martirio di Santo Stefano, patrono
della cattedrale.
Sulla sinistra non dimenticate di osservare l‟Altare di
Wiener Neustadt che si presenta con tre modalità
diverse durante l‟anno ed è considerato l‟altare più
importante di Santo Stefano. Noi probabilmente lo
vedremo nella modalità “fronte chiuso” con la
raffigurazione in quattro registri di una serie di santi su sfondo scuro.
Nell‟abside artistiche vetrate gotiche. La domenica viene semiaperto e su otto registri
sono rappresentati ancora santi ma su fondo oro.
Nell‟abside artistiche vetrate gotiche. La domenica viene semiaperto e su otto registri
sono rappresentati ancora santi ma su fondo oro.
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Durante feste particolari viene aperto completamente e appaiono nella parte inferiore
la Madonna con Bambino ed a fianco le Sante Barbara e Caterina e nella parte
superiore l‟Incoronazione di Maria
della SS. Trinità.
Al centro del transetto c'è
l'ingresso alle catacombe che si
stendono sotto tutta la piazza di
Santo
Stefano
dove
sono
conservate, in urne di rame, le
viscere degli imperatori (i corpi
imbalsamati riposano invece nella
Cripta dei Cappuccini ed i cuori
nella cripta della chiesa degli
Agostiniani).
L’OPERA DI STATO
La Wiener Staatsoper, costruita in stile neorinascimentale e inaugurata nel 1869 con
il “Don Giovanni” di Mozart, è stato uno dei primi edifici di prestigio eretti lungo la
Ringstrasse, appena sorta. Fu quasi completamente distrutta dai bombardamenti
della seconda guerra mondiale, ad eccezione dello scalone monumentale e del foyer.
Ricostruita in tempi record è stata il primo edificio ad essere completato all‟interno
del Ring dopo le distruzioni del 1945; nuovamente inaugurata quindi nel 1955 questa
volta con il “Fidelio” di Beethoven, è il teatro lirico in stile rinascimentale tra i più
importanti al mondo.
Nella lista dei direttori che gestirono il famoso teatro
sul Ring di Vienna compaiono i nomi di importanti
musicisti come Gustav Mahler, Richard Strauss,
Herbert Von Karajan e Claudio Abbado.
Il rinomato palcoscenico è uno dei migliori e più
attrezzati del mondo in quanto è in grado di mettere
in scena ogni sera una opera diversa (più scenografie
pronte contemporaneamente) con oltre 60 fra opere e
spettacoli di balletto ogni anno. Questo
repertorio, così fitto, pone l‟Opera di Stato di
Vienna all‟avanguardia in tutto il mondo.
Una volta all‟anno a Carnevale, il Giovedì grasso,
inoltre il palcoscenico dell‟Opera di Stato si
trasforma per una notte in una grande pista da
ballo, in occasione del celeberrimo e mondano
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
Ballo dell‟Opera a quale partecipa anche il Presidente della Repubblica Austriaca.
L'evento è inaugurato da oltre cento coppie di giovani debuttanti in abito lungo da
sera e frac che aprono il "ballo dei balli" facendo rivivere l‟atmosfera magica della
cosiddetta “era della Ringstrasse”.
Il teatro può ospitare più di 2.200 spettatori.
La facciata, a portico e loggia, è ornata da statue nelle arcate superiori e nel fastigio.
L‟ edificio è visitabile all‟interno nei giorni e negli orari nel quale non ci sono le
prove degli artisti; si possono visitare in particolare, oltre all‟auditorium, la scalinata
d'onore e il foyer Schwind, riservato un tempo alla corte imperiale, con una sfarzosa
sala da tè.
All‟imperatore Francesco Giuseppe non piaceva l‟edificio e lo criticò al punto che
uno degli architetti si suicidò prima che fosse terminato.
L‟Opera di Vienna ha oggi un bilancio annuale di 70.000 € ed è finanziata per 2/3 da
sovvenzioni statali e della città stessa.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
SANK VEIT AN DER GLAN
Fu tra il 1100 e il 1500 la capitale del Ducato di Carinzia, prima che i Duchi
spostassero la loro residenza a Klagenfurt.
Si tratta di una antica e bella cittadina, a 475 m s.l.m., che ha le sue origini in una
città-fortezza medievale dotata di un importante apparato difensivo che ancora oggi è
rappresentato da lunghi tratti di mura e da un imponente torrione che fungeva da
arsenale.
Viene descritta da chi l'ha visitata come città molto carina, "linda e pulita", come
d'altra parte tutte le città
austriache.
Sankt Veit affascina chi la visita
grazie alla perfetta simbiosi di
architettura storica e moderna.
L‟aspetto della città è fortemente
caratterizzato dal centro storico.
Le mura cittadine si sono
conservate in buone condizioni, il
fossato è pressoché intatto (oggi
parco pubblico). Vedremo le due piazze cittadine con le stupende facciate che vi si
affacciano, i numerosi cortili ad arcate e le strette viuzze che fanno di St. Veit an der
Glan una città di elevato valore architettonico.
Il centro della vita cittadina è la piazza principale, Hauptplatz,
di forma rettangolare (ca. 200 m x 30 m). All'entrata, dominata
dalla Carinthia Haus del XV secolo, vi è un portico su colonne
e balconi, a due
piani. Sulla piazza
prospettano raffinati
edifici nobiliari con
alti tetti a due
spioventi; osservate
le due belle fontane: la "Waltherbrunnen",
dedicata a un poeta medievale, è
circondata da una preziosa grata di ferro e
la "Schluesselbrunnen" , con una vasca
romana proveniente dalle terme di Virnum. Un capolavoro di grande interesse è il
minatore (funzionario?) in bronzo, di grandezza di poco superiore al metro, in piedi al
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
centro della fontana, che la gente del luogo chiama affettuosamente
“Schüsselbrunnpartele“. Esso indossa l‟abito tradizionale con il caratteristico
copricapo ed è magistralmente raffigurato con un particolare tratto di delicatezza.
Al centro della piazza sorge anche la colonna della peste (Pestsäule), una delle tante
che furono erette nell‟ Europa centro - orientale per
celebrare la fine delle frequenti pestilenze.
La colonna della peste è in marmo; venne creata dallo
scultore di St. Veit Angelo de‟ Putti, originario di Padova,
dopo la pestilenza del 1715.
Sulla Hauptplatz si affaccia anche il Rathaus (municipio),
cinquecentesco,
che presenta un
elegante
cortile
interno a tre livelli
di arcate decorate
a graffito, e che
ospita una curiosa
collezione di vecchie macchine di pompieri. Prima di lasciare il cortile cercheremo di
vedere anche il salone rococò al primo piano.
A pochi passi dalla piazza vi è la chiesa parrocchiale, romanica con coro gotico.
Presenta tre navate con archi a tutto sesto e uno splendido altare maggiore barocco.
La scenografia è molto teatrale.
Ma St. Veit punta anche sull´architettura moderna.
Il primo albergo artistico del suo genere, l´hotel
"Zodiac", ideato e progettato dal Professor Ernst
Fuchs, è una delle maggiori opere d´arte del
realismo fantastico.
A St. Veit troverete
anche un lunghissimo
passaggio coperto da vetrate per passeggiare o fare
shopping.
Cercheremo di trovarli.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
MARIA SAAL
Sulla collina di Saal, presso il "mons carantanus" nelle vicinanze di Klagenfurt, in
una chiesa consacrata alla Madonna e chiamata
"Carantana Ecclesia", ha sede il più antico centro del
culto mariano della Carinzia.
Maria Saal, sorgente della diffusione del cristianesimo
in Austria, è situata nel pittoresco paesaggio della
Carinzia centrale, circondata da molti boschi, prati,
campi e laghi.
Nel VII secolo, sulle rovine di un tempio pagano,
dedicato alla dea della fecondità, l'evangelizzatore S.
Modesto (la sua tomba si venera tuttora nel santuario)
costruì una chiesa cristiana che, durante tutto il
Medioevo, servì come luogo di incoronazione dei conti
della Carinzia.
Ma nel 1425 quando vi arrivò, probabilmente
dall'Italia, l'attuale statua della Madonna col Bambino, la suddetta chiesa divenne
santuario mariano.
La tradizione vuole che durante il trasporto della Statua
della Madonna i cavalli, giunti nei pressi del santuario
di San Modesto, non volessero procedere oltre.
Un sogno avrebbe avvertito i portatori di collocare la
statua in quel posto.
Nel corso dei secoli, i Turchi più volte saccheggiarono
il venerato santuario, ma il culto mariano vi risorse
sempre più rinnovato.
Dopo l'incendio del 1669, l'edificio fu ricostruito in stile
gotico ed assunse l'aspetto attuale di una vera e propria
fortezza con due severe torri sulla facciata e tetto ad alti
spioventi. Esso sorge nel mezzo di un vecchio e
suggestivo cimitero cinto da fortificazioni medioevali.
Migliaia di pellegrini vi accorrono ogni anno nel periodo che va dal mese di maggio a
tutto ottobre.
A destra della chiesa sorgono la gotica Lichtsaule e l'ossario detto Heidentempel
(tempio degli eroi), con la curiosa cupola moresca.
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Tour in Polonia, 24 – 30 agosto 2014
SOMMARIO
CASTELLO DI HELLBRUNN ............................................. 2
SALISBURGO ............................................................. 8
ABBAZIA DI MELK...................................................... 17
BRNO ..................................................................... 20
LA POLONIA ............................................................ 22
CRACOVIA ............................................................... 29
ORIGINI DELLA CITTA' ........................................................... 30
PARCO PLANTY ..................................................................... 32
VIA FLORIANSKA .................................................................. 32
PIAZZA DEL MERCATO (Rynek Glòwny) .......................................... 34
COLLEGIUM MAIUS ................................................................ 36
LA KANONICZA ..................................................................... 38
IL WAWEL (collina in polacco) ..................................................... 38
KAZIMIERZ.......................................................................... 40
NOWA HUTA ........................................................................ 42
CZESTOCHOWA ......................................................... 44
WIELICZKA .............................................................. 51
OSWIECIM .............................................................. 55
VIENNA .................................................................. 58
SANK VEIT AN DER GLAN............................................. 80
MARIA SAAL ............................................................ 82
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