Eternit: un killer invisibile

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Eternit: un killer invisibile
L’ETERNIT, UN KILLER INVISIBILE”
A cura di Giulia MANCINELLI
A.A. 2015-2016
In passato l’Eternit è
stato
un
materiale
intensamente
utilizzato
nell'edilizia industriale e
civile grazie alle proprietà
che
lo
caratterizzano:
proprietà
termoisolanti,
resistenza alla compressione,
capacità di conservazione.
Da
anni,
tuttavia,
questo materiale è stato
bandito dal commercio e la
sua produzione è stata vietata a causa dei gravi danni che le polveri da esso
sprigionate portano alla salute umana. E’ stato infatti visto, nel tempo, che
l’Eternit è un materiale altamente cancerogeno che ha inciso fortemente sulla
diffusione di gravi patologie alle vie respiratorie. In Italia, ad oggi, si hanno
4000 persone/anno che muoiono a causa di malattie correlate all’asbesto (dal
1993 al 2012 si sono registrati 21000 casi di mesotelioma maligno, secondo il
Registro nazionale mesotelioma di INAIL). Il CNR-INAIL ha stimato ben 32
milioni di tonnellate attuali di amianto nel territorio italiano (a 24 anni di
distanza dalla sua messa al bando). Il Ministero dell’Ambiente ha stimato
44000 siti contenenti amianto, di cui 41350 sono ancora da bonificare. Inoltre,
questi valori sono destinati a crescere dato che alcune regioni italiane, tra cui
l’Abruzzo, nel 2014 non hanno fornito i dati e inoltre, la nostra regione viene
ancora meno al Piano Regionale Amianto (Legge 257/92) in base all’ultimo
aggiornamento del Marzo 2015 di Legambiente.
Introduzione: le origini dell’Eternit
L'Eternit è un marchio di fibrocemento a base di amianto (o asbesto),
che prende anche il nome dalla ditta che iniziò a produrlo. Tale materiale è
stato brevettato nel 1901 dall'austriaco Ludwig Hatschek e fu
successivamente ribattezzato con il nome Eternit (che deriva dal latino
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“aeternitas”, ossia eternità, in ragione della sua elevata resistenza). La
normativa italiana riconosce come amianti i minerali:
 Crisotilo (amianto bianco),
 Amosite (amianto bruno),
 Crocidolite (amianto blu),
 Tremolite,
 Antofillite
 Actinolite.
Il commerciante svizzero Alois Steinmann nel 1902 acquistò la licenza
per la produzione di tale materiale e nel 1903 aprì un’azienda a Niederurnen,
in Svizzera, la Schweizerische Eternitwerke AG.
L'eternit in natura è un materiale molto comune e utilizzato soprattutto
in qualità di materiale ignifugo per indumenti (es. tute dei vigili del fuoco) e
tessuti da arredamento, ma è stato anche usato per realizzare fioriere (dal
1915), nel settore edilizio (dal 1930), per la realizzazione di tubi per
acquedotti, lastre per coibentare strutture quali tetti e capannoni (dal 1933),
per fabbricare tegole, vernici, canne fumarie, pavimentazioni, ma anche per la
fabbricazione di corde, plastica, cartoni, come coadiuvante nella filtrazione
dei vini (in forma di polvere di amianto) o come componente dei ripiani di
fondo dei forni per la panificazione e tanto altro.
L’asbesto fu impiegato in ambienti pubblici come ospedali, scuole,
cinema, palestre e quando si scoprì la sua potenziale cancerogenicità, a causa
della sua versatilità d’utilizzo, il problema sembrò abbastanza importante e
difficile da risolvere.
In Piemonte, nel 1907, l’ingegnere Adolfo Mazza fondò il primo
stabilimento italiano a Casale Monferrato e, nel 1912 realizzò la prima
macchina per la produzione di tubi a pressione in cemento-amianto.
Quando nel 1986
avvenne la chiusura
dello
stabilimento,
migliaia di persone
avevano ormai lavorato
per tempo nel settore di
produzione di questo materiale tossico. Un'altra fabbrica italiana di Eternit,
oltre quella piemontese, è stata aperta a Cavagnolo (Torino).
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Già dagli anni ‘60 era noto in tutto il
mondo che la polvere derivata
dall’usura di tetti in amianto,
provocasse una grave forma di
cancro polmonare, il mesotelioma
pleurico, oltre che l’asbestosi, una
malattia polmonare cronica dovuta
all'inalazione di fibre di amianto.
La produzione di oggetti in eternit
durò fino al 1986 e soltanto dal 1992 in Italia sono state vietate l'estrazione,
l'importazione, l'esportazione, la commercializzazione e la produzione. La
prima nazione a livello mondiale
che usò cautele contro la natura
cancerogena
dell'amianto
attraverso condotti di ventilazione
e canali di sfogo fu il Regno Unito
(nel 1930) a seguito di alcuni studi
medici che dimostrarono la diretta
proporzionalità tra utilizzo di
amianto e tumori. La prima
nazione che riconobbe il cancro al
polmone ed il mesotelioma come conseguenza dell'inalazione di asbesto fu la
Germania (nel 1943) che fece ottenere un risarcimento ai lavoratori colpiti.
Cosa afferma la legislatura italiana riguardo l’eternit?
Dal punto di vista “legislatura” in Italia la legge n. 257 del 1992 stabilì
termini e procedure per la dismissione delle attività inerenti all'estrazione e la
lavorazione dell'asbesto, ed è stata anche la prima ad occuparsi dei lavoratori
esposti all'amianto: infatti nell’art. 13 essa ha introdotto vari benefici, che
consistono sostanzialmente in una rivalutazione contributiva del 50% ai fini
pensionistici dei periodi lavorativi che hanno comportato un'esposizione al
minerale nocivo. In particolare, tale beneficio è stato previsto: per i lavoratori
di cave e miniere di amianto, a prescindere dalla durata dell'esposizione
(comma 6); per i lavoratori che abbiano contratto una malattia professionale
asbesto-correlata in riferimento al periodo di comprovata esposizione (comma
7); per tutti i lavoratori che siano stati esposti per un periodo superiore ai 10
anni (comma 8). Dal 1992 al 2005, le domande presentate per andare in
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pensione usufruendo del beneficio di legge, sono state circa 71000 in Liguria
(1 ogni 20 abitanti). I numeri sono visibilmente più alti se paragonati con
quelli del vicino Piemonte, la seconda regione più colpita in Italia, che ha
circa 43000 domande (1 ogni 100 abitanti). Nel 1995 venne stabilita inoltre
una procedura amministrativa che vedeva coinvolto l'INAIL affinché
avvenisse l'accertamento dei presupposti di legge per il riconoscimento dei
predetti benefici previdenziali: compito dell'INAIL era quello di accertarsi dei
rischi presso lo stabilimento del datore di lavoro attraverso professionisti
interni inquadrati nella CONTARP (Consulenza Tecnica Accertamento Rischi
e Prevenzione); in base ai curricula professionali dei lavoratori e agli
accertamenti di esposizione degli stessi, venivano quindi rilasciati gli attestati
dell'eventuale periodo di avvenuta esposizione all'amianto. Tale procedura è
stata sostanzialmente confermata con decreto interministeriale del 27 ottobre
2004, adottato ai sensi dell'art. 47 della legge n.326 del 2003, che ha inoltre
ridotto la rivalutazione contributiva al 25%, ed ha stabilito che il beneficio è
utile solo ai fini della misura della pensione e non più, quindi, anche per la
maturazione del diritto.
La legge vuole che lo smantellamento di strutture contenenti amianto sia
obbligatoria solo se degradate al punto tale da poter formare delle particelle
che possono essere inalate: questo è il motivo per cui ci sono molte
costruzioni ancora esistenti. Comunque, la legge vieta anche di spargere in
ambiente oggetti in fibrocemento a base di amianto o di disfarsene insieme ai
normali rifiuti. Anche i siti privati sono stati interessati da una legge, che nel
1996 ha predisposto un piano di bonifica territoriale per la loro
deamientizzazione.
Lo smantellamento può essere compiuto soltanto da ditte autorizzate, che
operino secondo un iter preciso:
-la ditta deve innanzitutto determinare, attraverso test di laboratorio su
campioni di materiale, la presenza di amianto;
-accertata la presenza di esso, si procede alla bonifica, in genere attraverso la
tecnica dell'incapsulamento;
-si procede dunque con la rimozione e lo smaltimento definitivo in apposite
discariche.
Dal 1994 è iniziata la produzione del “fibrocemento ecologico”, che non
prevede l’amianto come materiale costituente, bensì fibre organiche, naturali
e sintetiche, che risulta essere comunque un materiale resistente ma ha il
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vantaggio di non essere cancerogeno in alcun modo (alla produzione,
all’utilizzo o allo smantellamento).
Volendo entrare in merito alle malattie professionali ed ai rischi per la salute
possiamo affermare che ad oggi, non è possibile fare una valutazione sul
numero delle vittime, dato che la malattia ha un periodo di incubazione di
circa 30 anni. Inoltre il rischio è ancora molto elevato per gli operai che si
occupano della manutenzione o della bonifica. Nel nostro Paese sono ancora
presenti manufatti realizzati con eternit, in condizioni precarie a causa del
deterioramento nel tempo. Ci sono Paesi in cui (nonostante in Europa l’Eternit
sia stato bandito dagli anni ‘90) ancora oggi viene utilizzato, citiamo la Cina,
il Brasile, la Russia, la Tailandia, l’India.
Quali danni può provocare l’eternit alla salute umana?
L’ASBESTOSI è stata la prima malattia professionale amianto-correlata
riconosciuta dall'INAIL ed è una malattia polmonare cronica causata
dall'inalazione di fibre di asbesto: le fibre di asbesto attraversano le vie
respiratorie e, se possiedono dimensioni opportune (lunghezza<50 µm e
diametro<0,5 µm) possono raggiungere gli alveoli polmonari: qui si
depositano e determinano l’attivazione del sistema immunitario locale,
originando una reazione infiammatoria da corpo estraneo.
I macrofagi polmonari a questo punto intervengono fagocitando le fibre
e stimolando i fibroblasti a
produrre tessuto connettivo,
dando origine ad una fibrosi
interstiziale. Le fibre possono
inoltre raggiungere la pleura,
ossia
la
tonaca
di
rivestimento dei polmoni,
determinando
ulteriore
cancerogenicità. Nelle zone
di
fibrosi,
microscopicamente, si notano i "corpuscoli dell'asbesto", cioè fibre di asbesto negli spazi
aerei che sono circondate da uno strato proteico ferroso di colore marrone. Le
lesioni interstiziali provocate dalle fibre determinano una riduzione
dell'elasticità del polmone, e un’insufficienza ventilatoria, che ha per sintomi
la difficoltà a respirare sia sotto sforzo che a riposo, un senso di costrizione a
livello toracico, tosse, stato di malessere generale. Può inoltre comparire un
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tumore polmonare o pleurico. Le manifestazioni cliniche più eclatanti
dell'asbestosi (insufficienza respiratoria o cardiorespiratoria) impiegano anni
per manifestarsi: il carcinoma polmonare e il mesotelioma pleurico
compaiono anche dopo trent'anni dall'iniziale esposizione all'asbesto
(indipendentemente dalla diagnosi di asbestosi).
Il CARCINOMA DEL POLMONE: I carcinomi sono neoplasie maligne che
prendono origine da tessuti epiteliali che costituiscono i bronchi e il
parenchima polmonare. L’amianto lavora sinergicamente con il fumo di
tabacco nello sviluppo di tale patologia. In Gran Bretagna è stato stimato che
l’amianto causa il 2-3% dei casi di cancro mortale. Uno studio scientifico ha
dimostrato che mentre la sola esposizione all'amianto determina un aumento
del rischio di tumore di 5 volte, l'esposizione combinata di amianto e fumo di
tabacco provoca un aumento del rischio di 50 volte.
I due fattori eziologici
causano infatti mutazioni del
DNA che iniziano un insieme
di modifiche aventi come
risultato finale un'intensa
proliferazione epiteliale, con
deformazioni strutturali del
tessuto polmonare. Nel tempo
e
con
il
prolungarsi
dell'esposizione, l'insieme di
tali modifiche rappresenta il
terreno su cui origina e si
espande la neoplasia. Il
disordine neoplastico può sfociare nella formazione di metastasi e resistenza
alla chemio-radioterapia. Per la diagnosi si procede col test del respiro:
attraverso un dispositivo è possibile "intrappolare" e poi analizzare le proteine
emesse dal soggetto durante l'espirazione attraverso moderne tecniche di
proteomica che consentono di ricavare un profilo qualitativo e quantitativo di
queste proteine: in particolare si ricercano modificazioni nella tipologia o
nella quantità di proteine dovute ad alterazioni neoplastiche delle strutture
polmonari, anche in uno stato iniziale.
MESOTELIOMA PLEURICO: Il mesotelioma è una neoplasia che prende origine
dal mesotelio, lo strato di cellule che riveste le cavità sierose del corpo, tra cui
la pleura polmonare. Quasi tutti i casi rilevati di tumore si riferiscono al
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mesotelioma pleurico, e sono in correlazione con l'esposizione alle fibre di
amianto disperse in aria, con una latenza temporale particolarmente elevata
(va dai 15 ai 45 anni) e un decorso di 1-2 anni. Il mesotelioma si presenta
macroscopicamente come un ispessimento della pleura, in genere diffuso e
raramente nodulare. La sua crescita comporta un riempimento totale della
cavità pleurica, con conseguente blocco polmonare e, in tal caso, richiede un
intervento demolitivo.
Quali sono le tecniche di bonifica più praticate?
La consapevolezza di suddette patologie ha comportato, nel tempo,
l’accrescimento dell’interesse nei confronti di tecniche di bonifica e di
protezione individuale. Ci sono essenzialmente tre metodi per la bonifica
dell’amianto:
1. Rimozione che consiste nell’eliminare materialmente la matrice del
rischio;
2. Incapsulamento che consiste nel saturare il materiale con prodotti
penetranti e ricoprenti;
3. Confinamento ossia stabilire delle barriere che allontanino l'inquinante
dall'ambiente;
4. Nodulizzazione ossia miscelare a secco con speciali polveri collanti.
Il procedimento maggiormente utilizzato è la rimozione, in quanto
elimina qualsiasi potenziale fonte di esposizione nell'edificio in questione.
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Tuttavia, tale tipologia di bonifica presenta degli svantaggi, quali: elevati
rischi per gli operatori, formazione di agenti contaminanti per l’ambiente,
origine di grandi quantità di tossici e agenti nocivi, da smaltire in appropriati
depositi, infine richiede lunghi tempi di realizzazione e costi molto elevati.
L'incapsulamento consiste nell’utilizzare prodotti penetranti o ricoprenti, che
inglobino le fibre di amianto, costituendo una pellicola protettiva superficiale.
Tale tecnica non produce agenti tossici ed è più economica. Richiede tuttavia
un controllo costante perché l’incapsulamento potrebbe, nel tempo, logorarsi.
Per confinamento si intende introdurre una barriera a tenuta per dividere le
zone dell’edificio utilizzate dai luoghi dove è presente l'amianto. Il processo
deve essere preceduto da incapsulamento allo scopo di evitare il rilascio di
fibre nella zona. I costi sono accessibili e si richiede un programma di
controllo. Nella nodulizzazione vengono prodotti noduli facendo centrifugare
e miscelare l’amianto ad un legante chimico in modo da ottenere una forma
stabile, compressa e facilmente trasportabile. In Italia, lo smaltimento amianto
deve essere per legge realizzato da aziende regolarmente iscritte all'Albo
nazionale delle imprese che effettuano la gestione dei rifiuti (sentenza n.
11128/2015 della Corte di Cassazione), inoltre il Parlamento ha approvato
con la legge di stabilità 2016 la detraibilità del 65% delle spese di bonifica.
Inoltre è fondamentale per i lavoratori, sfruttare dispositivi di protezione
individuale (DPI), per cui vengono informati ed addestrati nelle aziende.
Essi sono: copriscarpe, tuta protettiva (intera, dotata di cappuccio,
priva di tasche, elasticizzata ai polsi e alle caviglie e di tessuto che non
trattenga fibre di amianto, es. in Tyvek), guanti da lavoro, protettori delle vie
respiratorie (isolanti, che permettono di usare aria proveniente da una
sorgente non inquinata o non isolanti, che filtrano aria inquinata, a
semimaschera o a maschera intera facciale).
Negli ambienti
di lavoro devono
essere rispettati dei
valori limite, secondo
la legislatura italiana
(D.L. 277/91, art.24 e
art.31). Ad esempio, il
valore
limite
di
esposizione
al
Crisotilo al quale
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scattano determinati obblighi (media giornaliera) è di 0,6 fibre amianto/ml (i
valori limite sono determinati col metodo analitico del MOCF (microscopia
ottica in contrasto di fase).
Conclusioni
Grazie alle tecniche di sorveglianza sanitaria si può fare prevenzione
sui lavoratori esposti a rischio allo scopo di preservare la loro salute,
prevenendo malattie professionali correlate al lavoro. La sorveglianza
sanitaria prevede:
 Visita medica Preventiva per accertare l'idoneità iniziale del lavoratore
alla mansione che andrà a svolgere;
 Visita medica Periodica per accertare che i lavoratori siano idonei a
continuare ad esercitare la propria mansione (in genere avviene una
volta l'anno);
 Visita medica su richiesta del lavoratore, quando il medico competente
reputa lo stato fisico del soggetto legato ai rischi che derivano dal
lavoro svolto, allo scopo di esprimere l'idoneità alla mansione
specifica;
 Visita medica al momento in cui si decida di cambiare mansione,
permettendo di verificare se sussiste l'idoneità;
 Visita medica al termine del rapporto di lavoro solamente quando la
norma lo prevede;
 Visita medica al momento della preassunzione;
 Visita medica prima che si riprenda il lavoro, in seguito ad un periodo
di assenza per motivi di salute di durata superiore ai sessanta giorni
continuativi, per verificare se il soggetto è idoneo all'incarico
lavorativo.
Il datore di lavoro è obbligato (anche economicamente) a
garantire la sorveglianza sanitaria ai lavoratori, mentre il medico
competente deve emettere un giudizio di idoneità alla mansione. Non si
deve sottovalutare l’aspetto della sorveglianza sanitaria, soprattutto
considerando l’andamento dei dati statistici sulle malattie professionali
da amianto e la mortalità associata ad esso registrate a partire dal suo
utilizzo fino ad oggi: i tassi di mortalità più alti si sono registrati ad
Alessandria (in cui è situato “Casale Monferrato”, sede per 80 anni
della principale fabbrica di cemento-amianto della Eternit), Pavia (dove
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è situato “Broni”, sede del cementificio Fibronit), e Pistoia (sede di
“Breda Costruzioni Ferroviarie”).
Va sottolineata fortemente l’importanza di rendere consapevole
la popolazione dei rischi legati all’eternit e al suo smaltimento riguardo
lo smaltimento: è vero che i costi per la sua rimozione sono alti e non
permette ai cittadini meno benestanti di rimuovere, secondo legge, il
materiale, ma questo non giustifica il cittadino ad abbandonare tetti,
cisterne (e quanto altro realizzato in eternit) selvaggiamente in
ambiente! Ricordiamoci che la salute della future generazioni che
popoleranno la Terra dipende dai comportamenti odierni! Più
attenzione oggi significherà più salute domani!
-Bibliografia e sitografia- http://www.airc.it/tumori/tumore-al-polmone.asp
- http://www.assoamianto.it/utilizzo_dell.htm
- Linee Guida e buone prassi, lavoro.gov.it.
- normativa n. 257 del 1992, art.13
- normativa n. 326 del 2003
- D.L. 277/91, art.24 e art.31
- http://www.prevenzioneonline.net/
- http://www.studistorici.com/2013/10/29/bullian_numero_15/
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