Il “miracolo” di Matteo

Transcript

Il “miracolo” di Matteo
Poste Italiane Spa
ospedaleniguarda.it
Sped. abb.post. Dl n. 353/2003
art 1 (comma1) D&B Milano
DISTRIBUZIONE
GRATUITA
Il“miracolo”diMatteo
È nato da una madre in stato di morte cerebrale da 54 giorni
le
ria
Edito
Continuiamo per
una responsabilità
Otto sono gli anni che ho trascorso al Niguarda
in qualità di Direttore Generale; anche per i
prossimi cinque anni avrò l’onore e l’onere
di svolgere lo stesso compito con Voi. Devo
ringraziare il Presidente Roberto Formigoni,
l’Assessore alla Sanità Luciano Bresciani e la
Giunta Regionale per la fiducia che hanno voluto
dimostrare confermandomi nell’incarico;
spero di poter continuare a meritarmi questa
fiducia. I ringraziamenti li voglio estendere
anche alla squadra del Niguarda con cui ho
avuto il piacere di condividere sia il quotidiano
di un grande Ospedale sia la sfida di realizzare
il Nuovo Niguarda .
Al vertice della squadra abbiamo avuto
conferme e cambiamenti: oltre la meritata
conferma del Direttore Amministrativo,
Marco Trivelli, sono arrivati 2 preziosi nuovi
collaboratori: Giuseppe Genduso, Direttore
Sanitario e Gaetano Elli Direttore Medico
di presidio; due stimati medici e manager
sanitari con esperienza in ospedali importanti
e complessi come Monza e Lecco.
Prendono il posto di Carlo Nicora e di Roberto
Cosentina che sono diventati rispettivamente
Direttore Generale dell’ospedale di Bergamo
e direttore sanitario dell’A.O. di Busto Arsizio:
è una conferma della capacità del Niguarda
di far crescere e di mettere a disposizione del
Sistema professionisti con esperienza, qualità
gestionali e tecniche oltre che umane.
Pasquale Cannatelli - Direttore Generale
CONTINUA A PAGINA 2
Ricerca
C
’è chi ha pensato al miracolo a pochi
giorni dal Natale: si chiama Matteo
ed è nato il 27 dicembre a Niguarda
da una donna in stato di morte cerebrale,
in seguito a una meningite fulminante che
l’ha colpita il 3 novembre, quando era alla
ventunesima settimana di gravidanza. La
donna, una ragazza cingalese di 30 anni, era
stata ricoverata per 40 giorni all’ospedale
San Paolo e proprio dalla ventunesima alla
ventisettesima settimana, era stata assistita
in modo congiunto da rianimatori, ostetrici
e ginecologi. Ma l’assenza di una terapia
intensiva neonatale nell’ospedale della zona
Barona ha reso necessario il trasferimento a
Niguarda.
Giunta alla Ca’ Granda mamma Nirmala è
stata tenuta in vita artificialmente per arrivare
al traguardo della ventinovesima settimana
Cardiologia
Le nanotecnologie per la Centro di
cura delle lesioni midollari ecocardiografia clinica
Niguarda ha collaborato alla ricerca
per lo sviluppo di bio-protesi
Gli ultrasuoni per le anomalie del cuore.
Più di 12.000 le prestazioni annuali
di gestazione, quando sarebbe stato possibile
dare alla luce il piccolo, nonostante lo stato
di coma irreversibile e di morte cerebrale
della sfortunata madre.
Sembrava una gravidanza regolare, nessun
problema fino alla ventunesima settimana.
Poi, all’improvviso, quella febbre altissima
che l’ha colpita. “Aveva quasi 40 di febbre e il
nostro medico di base ci ha detto che bastava
una medicina per abbassarla - spiega il
marito Hasitha, 38 anni-. Un po’ è calata
ma poi ha ripreso a salire. Un pomeriggio
sono andato a prendere mia figlia all’asilo e
quando sono tornato a casa lei era rigida e
non parlava più”. Il 118 ha portato la donna
al San Paolo e lì i medici hanno capito subito
che si trattava di un caso disperato.
CONTINUA A PAGINA 2
Sicurezza del paziente
TAC: quale rischio per
la salute?
Dagli Usa: c’è un eccesso di ricorso.
La situazione di Niguarda
S
i parla di una
disciplina
che ha a che
fare con il piccolo,
piccolissimo (le nanotecnologie), ma la
speranza è grande.
“Rigenerazione di
lesioni midollari
croniche tramite
l’impianto di bioprotesi composite nanostrutturate”: questo è il titolo della ricerca
realizzata da un team tutto italiano guidato
da Angelo Vescovi, Direttore Scientifico
di IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza
e Direttore del Centro di Nanomedicina
e Ingegneria dei Tessuti dell’Ospedale
Niguarda Ca’ Granda.
A PAGINA 2
soffi cardiaci, sono in molti a conviverci,
in alcuni casi si tratta di lievi anomalie,
per altri possono essere difetti di seria
entità. Per tutti la strada della diagnosi passa
per un esame noto ai più: l’ecocardiografia.
Questa tecnica è stata introdotta in Italia negli
anni ’70, da allora a Niguarda se ne occupa
un laboratorio che con il trasferimento nel
nuovo blocco ospedaliero (il Blocco Sud) è
diventato un centro dedicato.
A PAGINA 7
I
C
i si sdraia su un lettino, si entra nel
tubo e in pochi secondi l’area da
indagare è “sezionata” in una miriade
di immagini che consentono di vedere se
effettivamente c’è qualcosa che non va.
A PAGINA 6
Periodico di informazione dell’Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca’ Granda
Febbraio - Marzo 2011
Il giornale di Niguarda
Anno 6 - Numero 1
due
Fotonotizia
Il “miracolo” di Matteo
SEGUE DALLA PRIMA
Per far nascere il piccolo Matteo, a Niguarda, è
entrata in azione una équipe formata da Claudio
Betto, Direttore Neurorianimazione, Mario
Meroni, Direttore Ostetricia e Ginecologia,
Roberto Merati, Responsabile Ostetricia, e
Stefano Martinelli, Direttore Neonatologia e
Terapia Intensiva Neonatale.
“In questi casi si tratta soprattutto di assistere
il corpo della madre - spiega Merati -: è un
impegno infermieristico enorme che richiede
attenzione e sforzi congiunti”.
Quindi il parto che è avvenuto con taglio
cesareo. Successivamente, passato il periodo
di osservazione ed espletate le procedure legali,
che accertano la morte di un paziente in coma
cerebrale, è stato dichiarato il decesso della
Lista nozze? No, donazione
Alberto e Eugenia Bernucci (sulla sinistra accanto all’infermiera) con il Direttore Generale P. Cannatelli e S. Martinelli nella Terapia Intensiva Neonatale
La Terapia Intensiva Neonatale di Niguarda
madre e su richiesta della famiglia, sono state
avviate anche le procedure necessarie per la
donazione degli organi.
Matteo alla nascita pesava
un chilo e 140 grammi,
Il 10 giugno 2006, nella notte, dalla mamma che era in stato di ora è fuori pericolo, sta
bene e tra pochi giorni sarà
morte cerebrale nasceva Cristina Nicole.
La piccola alla nascita pesava solo 713 grammi, dopo due mesi dimesso.
e mezzo di assistenza nella terapia neonatale ha lasciato il nostro “È stato un impegno
spiega
Ospedale: era ormai fuori pericolo e aveva raggiunto i 2 chili di importante
peso. Allora il caso della madre di Cristina fu l’undicesimo caso, Martinelli -, ma grazie
quotidiano
al mondo, di morte cerebrale materna con prolungamento della all’impegno
gravidanza per garantire una maturazione fetale compatibile con di tutte l’équipe coinvolte
siamo riusciti a raggiungere
la vita.
questo risultato”.
Ancora a Niguarda
Alberto e Eugenia Bernucci sono marito e moglie dallo scorso anno. Si
tratta di una famiglia di imprenditori e in occasione del loro matrimonio,
anziché i soliti regali, hanno chiesto agli invitati di fare una donazione in
denaro per il reparto di Neonatologia. In questo modo sono stati raccolti
circa 25.000 euro ai quali la famiglia ne ha aggiunti altri 25.000. La
somma complessiva (50.000 euro), donata al reparto diretto da Stefano
Martinelli, ha permesso l’acquisto di due incubatrici e di un ventilatore
(attrezzature che hanno un valore reale di circa 75.000 euro).
Il 22 febbraio scorso è stata scoperta una targa che esprime il ringraziamento
a quanti, negli ultimi 10 anni, hanno effettuato donazioni significative per
il reparto.
Le nanotecnologie per la cura delle lesioni midollari
SEGUE DALLA PRIMA
La ricerca, che è stata pubblicata lo scorso 25 gennaio
sulla prestigiosa rivista scientifica americana ACS Nano,
è tra le prime tre al mondo in questo ambito e ha portato
alla creazione, attraverso tecniche di nanotecnologia,
di una neuro-protesi innovativa di natura biologica, ma
progettata e sintetizzata in laboratorio. Questa neuroprotesi, a struttura tubolare, una volta trapiantata ha
supportato la rigenerazione delle fibre nervose spinali e
del tessuto midollare danneggiato in un modello di danno
cronico. Risultato che apre una nuova via allo sviluppo
di terapie sperimentali per le persone paraplegiche e
tetraplegiche.
“Abbiamo cominciato a utilizzare cellule staminali
neurali ottenute da feti abortiti spontaneamente- ha
spiegato Vescovi- e i primi dati indicano un effetto ancora
migliore sul deficit neurologico e
sul recupero del movimento”. Le
cellule staminali fetali vengono
“caricate” nei minuscoli tubi
(neuro-protesi)
all’interno
dei quali viene guidata la
formazione delle fibre nervose
che si rigenerano.
I test sono stati portati a termine
sui ratti e il recupero motorio
conseguito è di particolare
rilevanza scientifica perché la
lesione in cui si è intervenuti è di
natura cronica, ovvero la fase
più difficile da aggredire poiché
il danno è ormai consolidato
ed il tessuto spinale degenerato
è distrutto. “Il prossimo passo
della ricerca saranno i test su
mammiferi più complessi, come i
maiali- ha aggiunto Vescovi-. Per
arrivare alla sperimentazione
sull’uomo ci vorranno alcuni
anni, ma moltissimo dipenderà dai fondi”.
La ricerca è stata co-finanziata dall’Associazione per la
Ricerca sulle Malattie Neurodegenerative Neurothon,
dalla Fondazione Cariplo (progetto “Cellule staminali
neurali umane e biomateriali nano strutturati per la
medicina rigenerativa”) e dalla Regione Lombardia
tramite l’avvio del “Centro di Nanomedicina ed
Ingegneria dei Tessuti”.
Le lesioni midollari in Italia e nel mondo
In Italia, secondo dati forniti da varie Associazioni
di paraplegici, vivono circa 100.000 mielolesi.
L’epidemiologia e la letteratura scientifica affermano
che ogni anno sul nostro territorio nazionale ci
sono circa 1.200 nuovi casi di lesione midollare;
ciò significa che ogni giorno, solo nel nostro Paese,
almeno tre persone diventano para o tetraplegiche.
Questo dato per altro è analogo a quello di altri
paesi della Comunità Europea. Ogni anno quindi
vi sono circa 3-4 nuovi casi di paraplegia ogni
100.000 abitanti. Circa la metà di questi casi ha
subito un grave trauma stradale, il 10% un trauma
sportivo mentre nel 20% l’origine della lesione è
un infortunio sul lavoro o una caduta, nel 15% una
malattia neurologica o altre cause ed infine nel 5% la
causa è stata scatenata da una ferita d’arma da fuoco
o da tentato suicidio.
Nel mondo vi sono circa 2,5 milioni di persone
mielolese, con 130.000 nuovi pazienti ogni anno.
Editoriale
SEGUE DALLA PRIMA
Ora inizia un nuovo mandato. Le
responsabilità proseguono.
Innanzitutto, la responsabilità di mettere
a regime entro l’estate il Blocco Sud; il
nuovo blocco ospedaliero di 470 posti
letto destinato all’alta intensità di cura
è stato avviato a tempo di record a
inizio estate 2010. Siamo consapevoli
che l’avvio della nuova sede e il nuovo
modello di assistenza e cura crea
alcuni disagi e pone delle criticità. Non
vogliamo nascondere i problemi ma
affrontarli in un lavoro serio: insieme ai
professionisti, sanitari e amministrativi,
stiamo facendo le opportune valutazioni
sugli assetti organizzativi e di processo
per attivare azioni correttive atte a
favorire l’accoglienza e la presa in carico
dei pazienti. E’ nell’ordine delle cose che
all’avvio di un blocco che presenta novità
strutturali, logistiche e organizzative ci
siano aspetti critici; non è corretto non
ascoltare e vedere i disagi così come non
è onesto pensare che dietro alle criticità
ci sia malafede o incompetenza: con il
contributo e la responsabilità di tutti è
possibile un lavoro costruttivo a beneficio
del nostro lavoro di cura e assistenza.
Un altro obiettivo prioritario in questo
mandato è di dare avvio e realizzare il
nuovo Blocco Nord destinato alla media
intensità di cura e all’area materno
infantile rispettando i tempi per poterlo
utilizzare nel 2014 Per questo dovremo
condividere la progettazione, iniziare i
cantieri, e seguire i lavori in corso senza
mai sospendere l’attività sanitaria.
Quindi ancora 3 anni di lavoro e altrettanti
spostamenti a domino.
Ci saranno infatti, nuovi trasferimenti; il
reparto infettivi, la nutrizione clinica con
il centro per i disturbi del comportamento
alimentare, la psichiatria e l’area della
riabilitazione troveranno nuove sedi
definitive o provvisorie in attesa di abitare
nel Nuovo Blocco Nord.
Dentro questi impegni non vogliamo
abbassare la guardia sul primo nostro
scopo: l’ospedale deve rispondere con
criteri di efficacia e con efficienza alla
domanda di salute delle Persone con le
risorse disponibili, che sappiamo limitate.
Dobbiamo rispondere a una domanda
sempre più complessa per il tipo di
pazienti e di patologie, garantendo un
livello di professionalità, di competenza,
di sviluppo tecnologico come è sempre
stato nella tradizione del Niguarda e come
richiede il poter rimanere all’altezza delle
migliori strutture sanitarie.
Ci è chiesto lavoro, responsabilità,
passione per collaborare allo stesso
scopo: solo così possiamo dare il nostro
contributo nella costruzione di un bene
comune che è anche il nostro bene e il
bene dei nostri cari. Siamo nei 150 anni
dell’Unità Italia; anche i nostri genitori,
e coloro che li hanno preceduti, con
il loro lavoro, in momenti più difficili,
hanno costruito qualcosa che è stato bene
e buono per noi, non possiamo essere da
meno.
Grazie per la collaborazione che vorrete
darmi e per la responsabilità che insieme
a me vi assumerete; tutti ne abbiamo
bisogno in questi tempi non facili.
ospedaleniguarda.it
Pasquale Cannatelli
Direttore Generale Ospedale Niguarda
tre
International teaching hospital
Niguarda nel mondo
Un centro internazionale per gemellaggi e cooperazioni sanitarie
L
’Ospedale Niguarda Ca’ Granda aderendo al programma
di cooperazione internazionale in campo sanitario
voluto da Regione Lombardia, ha assunto negli ultimi
anni anche un ruolo importante nel panorama mondiale. La
nostra struttura sanitaria è conosciuta come un “grande General
Hospital” all’avanguardia per le tecnologie presenti e le
competenze dei suoi professionisti.
Niguarda può a tutti gli effetti essere definito un Teaching
Hospital, dove l’accreditamento all’insegnamento proviene
dalla tradizione storica unita alle competenze e all’innovazione
attuale. Tutto questo è molto apprezzato all’estero, dove Niguarda
costituisce un importante polo di attrazione per professionisti
che desiderano aggiornarsi su nuove tecniche e procedure
diagnostico-terapeutiche per acquisire metodologia di lavoro e
nuove professionalità.
L’attività di formazione internazionale si svolge su diversi livelli.
Un primo livello è quello dei gemellaggi tra ospedali di altre
nazioni previsti dai programmi di cooperazione internazionale,
che vedono il Niguarda attivo in Benin (Africa) per le grandi
ustioni, nel Minas Gerais (Brasile) per l’area emergenzaurgenza, in Libano e Giordania per l’attivazione di centri per il
trapianto di rene e fegato, in Romania, dove si è iniziato con la
medicina d’urgenza e da quest’anno la collaborazione si è estesa
alla radiologia, terapia delle ustioni e ginecologia, e in Eritrea
(Africa) per la cardiologia di primo livello.
Un secondo livello di attività estere riguarda la formazione di
personale sanitario all’interno di accordi con istituti internazionali.
In questo panorama si iscrive l’accordo con alcune cliniche
della Bulgaria per la formazione di un’équipe che ha avviato
l’attività di due nuove cardiochirurgie; i medici in formazione
hanno trascorso un anno intero con i nostri cardiochirurghi
per l’acquisizione di tecniche e competenze da trasferirsi nel
loro paese. Attività analoghe sono state attivate con i medici di
Singapore per la formazione in cardiologia (elettrofisiologia)
e tecnici malesi che sono venuti ad affinare le conoscenze in
radioterapia. Sempre ad oriente si guarda ai due “colossi” Cina
e India con cui si sono mossi i primi passi per l’avvio di due
importanti collaborazioni. Condivisa da diversi anni l’attività con
l’Università di Miami (Florida) che ha portato al trapianto di
isole pancreatiche per la cura del diabete di Tipo 1, interventi,
questi, frutto della sinergia tra i ricercatori americani e l’équipe
della Terapia tissutale del nostro Ospedale.
Niguarda, inoltre, ogni anno accoglie pazienti (prevalentemente
bambini) provenienti da altre nazioni che vengono seguiti
nel nostro Ospedale per patologie non curabili nel loro paese:
negli ultimi anni le porte della Ca’ Granda si sono aperte per
pazienti provenienti da Haiti, Congo, Etiopia, Bosnia, Albania,
Ucraina, Kosovo e Afghanistan.
Gemellaggi e cooperazioni sanitarie internazionali
Libano
Sono stati coinvolti in stage formativi a Niguarda 34
operatori sanitari libanesi (16 medici e 18 infermieri),
inoltre il personale sanitario di Niguarda ha svolto oltre 80
ore di formazione specifica presso il Rafik Hariri University
Hospital di Beirut. L’obiettivo della collaborazione è
l’acquisizione, anche tramite il training on the job, delle
competenze specifiche utili per i trapianti di rene da vivente
e chirurgia maggiore epatobiliopancreatica.
Da giugno 2007 a dicembre 2010 sono stati completati
8 trapianti di rene da vivente; ed oltre 70 interventi di
chirurgia maggiore.
Giordania
Il progetto è stato attivato nel settembre 2010; nel gennaio
2011 la prima équipe di medici ed infermieri giordani
è stata ospitata a Niguarda per il training on the job. La
cooperazione ha lo scopo di “aprire la strada” per i trapianti di
rene da vivente e chirurgia maggiore epatobiliopancreatica
presso l’ospedale Al-Bashir di Amman.
Benin
Nel 2006 nel villaggio di Porgà un’autocisterna si rovescia
innescando un incendio che provoca la morte di 80
persone; 27 sono gravemente ustionati, di questi se ne salvano
23 grazie all’intervento di un équipe proveniente dal Centro
Grandi Ustionati inviata da Niguarda. Da quella tragedia
nasce un centro per la cura delle ustioni, appena terminato.
Si trova presso l’ospedale di Saint Jean de Dieu, nel villaggio
di Tanguietà, ed è stato costruito grazie all’aiuto di Fondiaria
Sai, Regione Lombardia e Niguarda.
per la gestione dell’emergenza trauma. Con la consulenza
di dirigenti e tecnici del trauma team di Niguarda si sono
categorizzati gli ospedali del Minas Gerais (uno dei 27 stati
della Confederazione Brasiliana) in tre livelli di funzioni
con l’obiettivo di indirizzare il paziente verso la struttura più
appropriata a seguito dell’entità del trauma subito. L’attività di
formazione svolta dai professionisti di Niguarda ha preparato
il personale brasiliano alla gestione dei trauma center.
Eritrea
Da aprile 2004 a dicembre 2006 un gemellaggio ha unito
Niguarda e il New Orotta Hospital-Asmara. Ambito
d’intervento le patologie cardiache. Oltre all’invio di
attrezzature sanitarie per la diagnosi e la terapia per questo
tipo di patologie (ecografi e un manichino per le esercitazioni),
si è svolta l’attività di training on the job: 4 cardiologi e 4
infermieri di Niguarda si sono recati in Eritrea per oltre 100
ore di formazione con il coinvolgimento di 16 medici e 26
infermieri e tecnici eritrei.
Bulgaria
Niguarda ha portato avanti una cooperazione con Second
Multiprofile Hospital di Sofia e Clinica Cardiologia Università
di Plovdiv in Bulgaria dal settembre 2005 al gennaio 2009.
Il nostro Ospedale ha ospitato 116 medici e 36 infermieri
degli ospedali di Sofia e Plovdiv per un totale di 1.365 ore di
training on the job e 210 ore di formazione specifica.
Inoltre 3 cardiologi e 3 infermieri di Niguarda sono andati
in Bulgaria per oltre 50 ore di formazione nell’ambito delle
patologie cardiache.
Brasile
La collaborazione, portata avanti da giugno 2007 a dicembre
2009, si è concentrata nell’ambito dell’emergenza-urgenza.
In particolare con lo scopo di organizzare una rete territoriale
Romania
Il Ministero per le Pari Opportunità, Regione Lombardia e
Pirelli hanno firmato l’accordo per ampliare e rinnovare fino
al 2013 la cooperazione sanitaria internazionale già avviata
nel 2008 tra Niguarda e l’Ospedale di Slatina, Romania. Della
durata di 3 anni il nuovo progetto coinvolgerà i professionisti
romeni, che avranno la possibilità di partecipare a corsi teorici
e pratici sulle attività di radiologia, terapia delle ustioni,
approfondendo anche le tematiche legate alla gestione del
pronto soccorso e alla medicina d’urgenza. Una particolare
attenzione sarà inoltre prestata alla formazione in ambito
ginecologico.
Emergenze: Abruzzo e Haiti
Niguarda ha collaborato attivamente a missioni
umanitarie per l’emergenza terremoto. Nel caso
dell’Abruzzo una colonna di mezzi di emergenza (8
mezzi, 5 medici e 9 tra infermieri e tecnici) è partita
da Niguarda poche ore dopo la tragedia.
Haiti: disponibilità di posti letto e tonnellate di
materiale sanitario, Niguarda è stato tra i primi
ospedali a inviare il suo aiuto alla popolazione
dell’isola colpita dal sisma; i primi pazienti sono stati
ricoverati già da inizio febbraio 2010.
Chi visita Niguarda
Medici e infermieri dalla Giordania
Nel mese di gennaio un’équipe di medici ed infermieri
giordani è giunta a Niguarda per un periodo di training
on the job con i nostri professionisti dell’area trapianti.
Da tempo è attivo un gemellaggio tra la Ca’ Granda e
l’importante ospedale Al-Bashir di Amman.
Israele (foto a sinistra)
Il Consigliere per gli Affari Commerciali d’Israele Jonathan
Hadar è venuto in visita presso il nostro Ospedale. Obiettivo
dell’incontro: porre le basi per una possibile futura
collaborazione Lombardia-Israele. “Siamo interessati al
modello di gestione sanitaria misto pubblico-privatoha detto Hadar-, un sistema di eccellenza che vorremmo
importare anche nel nostro Paese”. Dopo l’incontro con
i vertici aziendali la visita è proseguita nei laboratori della
Terapia tissutale (nella foto l’incontro con i medici della
Terapia tissutale).
ospedaleniguarda.it
Audi Credit finanzia la vostra Audi.
­v e ® b a
Big city lights.
Audi A1 Sline Xe.
Gamma Audi A1 a partire da 16.800 euro,
a 139 euro al mese.
Valori massimi: consumo di carburante circuito combinato (l/100 km) da 3,9 a 5,9;
emissioni CO2 (g/km) da 103 a 139. www.audi.it
Audi A1 1.2 TFSI a € 16.800 chiavi in mano escluso IPT, anticipo € 5.000, finanziamento di € 11.800 in 23 rate da € 139,24 (Iva Incl.)
+ una maxirata finale di € 9.086 (Iva Incl.) eventualmente rifinanziabile, T.A.N. 2,34% - T.A.E.G. 4,41%. Spese di istruttoria € 250
(Iva Incl.). Fogli informativi e condizioni assicurative disponibili presso le Concessionarie Audi. Salvo approvazione Audi Credit.
Offerta valida sino al 31.03.2011.
Sesto Autoveicoli S.p.A.
Viale Edison, 130 - Sesto San Giovanni (MI)
Tel. 02.26283.1 - www.sestoautoveicoli.it
cinque
Cardiologia
L’officina del cuore
Le valvole meccaniche e biologiche si riparano con la chirurgia miniinvasiva
12 valvole o a 16, le auto più prestanti arrivano fino
a 24; il nostro motore, il cuore, invece, di valvole ne
ha 4 (tricuspide, polmonare, mitrale, aortica) e sono
le “porte” che regolano il flusso del sangue nei ventricoli
e il deflusso nelle grosse arterie. Come per le macchine può
succedere che a causa di un “difetto di fabbrica” o di un
danneggiamento queste strutture non riescano più a svolgere
la loro funzione al meglio. Ecco che allora bisogna procedere
con una sostituzione. Meccaniche o biologiche, questi sostituti
vengono impiantanti attraverso un intervento chirurgico;
l’operazione garantisce una buona qualità di vita, ma può
succedere che anche il “pezzo di ricambio” possa andare
incontro a un deterioramento e malfunzionamenti. L’unica
alternativa è procedere con un secondo intervento per “sostituire
il sostituto”. Questo fino a poco tempo fa: a Niguarda, infatti,
sono state utilizzate con successo 2 procedure miniinvasive
che consentono di riparare la valvola senza bisogno di una
seconda operazione. “Di recente sviluppo - commenta Silvio
Klugmann, Direttore Cardiologia 1 - Emodinamica e a capo
dell’équipe che ha eseguito gli interventi -, queste tecniche
sono particolarmente indicate per tutti quei casi in cui un altro
intervento chirurgico costituirebbe un rischio troppo grosso,
A
L’équipe della Cardiologia 1- Emodinamica. Da destra:
Silvio Klugmann, con in mano la valvola auto-espandibile,
Federico De Marco, Nuccia Morici e Giacomo Piccalò
come ad esempio nei pazienti anziani”.
Un tappo a forma di ombrello
Questa tecnica è stata utilizzata su 2 pazienti portatori di
valvola meccanica. Talvolta può capitare che nell’area di
contatto dispositivo-cuore si vengano a formare dei buchi a
causa di un cedimento dei punti di sutura che mantengono in
sede la valvola. Si ha così un reflusso di sangue che porta ad
un’insufficienza cardiaca. “L’idea è quella di riempire il buco
con un tappo costituito da due metà a forma di ombrello spiega il cardiologo Federico De Marco - in modo da chiudere
l’apertura sia sopra che sotto. Niente operazione a cuore
aperto né circolazione extracorporea, il tappo viene portato in
sede attraverso un catetere che dall’arteria femorale risale fino
al cuore, qui gli ombrelli vengono rilasciati dal catetere che
aprendosi vanno a tappare la falla”.
La valvola auto-espandibile
Nelle valvole biologiche, quelle costituite da tessuti provenienti
da animali come i maiali, il rischio di deterioramento e
invecchiamento è più alto. L’alternativa alla sostituzione è una
tecnica innovativa che consente di ovviare alla degenerazione
grazie all’ancoraggio di una valvola più piccola nel dispositivo
impiantato in precedenza. “Una valvola nella valvola - spiega
il cardiochirurgo Giuseppe Bruschi - che viene posizionata,
anche in questo caso, grazie all’impiego di un catetere e
all’accesso percutaneo a livello femorale”. Retraendo la
guaina del catetere, la valvola, un reticolo metallico su cui sono
suturati dei lembi di tessuto suino, si apre e, grazie alle proprietà
elastiche dei materiali di cui è costituita, a contatto con il calore
del sangue si auto-espande andando ad agganciarsi alla valvola
già presente, completandone la riparazione. “Per ora con
questa tecnica si sono trattati 3 pazienti - conclude Klugmann
-. Nel futuro entrambe le procedure avranno una sempre più
larga diffusione: l’invecchiamento della popolazione da un lato
e l’aumento delle cardiopatie dall’altro sono i due presupposti
che ci fanno pensare ad un uso sempre più capillare delle
chirurgia miniinvasiva per questo tipo di interventi”.
Oculistica
Una valvola d’oro per il glaucoma
Messa a punto negli Stati Uniti, Niguarda è uno dei pochi centri a utilizzarla
T
anta ne entra, tanta ne esce. Ma se ci sono
PERCHÉ L’ORO
degli intoppi nello scarico dell’acqua, la
La valvola è d’oro perché è necessaria una
pressione aumenta con il rischio di seri
sostanza che non si denaturi nel tempo.
danni per il sistema idraulico. È un po’ quello
che succede nel nostro occhio quando si parla di
glaucoma. L’occhio, infatti, è assimilabile ad una
FATTORI DI RISCHIO
palla, che per mantenere la sua configurazione
Il glaucoma è molto più diffuso tra gli anziani.
sferica necessita di una pressione interna. Questa
Se si è over 60 si è sei volte più a rischio di
pressione è il risultato di un equilibrio tra la
ammalarsi. Se si ha il diabete o una pressione
produzione di liquido, umore acqueo (rubinetto), e
La valvola d’oro sanguigna elevata, il rischio sale. Così come
il deflusso dello stesso dall’occhio (scarico).
è una linguetta di aumenta se si deve fare uso di cortisone in
Quando, per problemi di scarico, la pressione
pochi millimetri
qualsiasi forma (per bocca, per iniezione,
supera i valori normali (fino a 21mmHg) s’instaura
per spray nasale, per collirio). Una ferita o
una malattia che determina un’atrofia progressiva
un trauma all’occhio può determinare la comparsa
del nervo ottico fino alla cecità: il glaucoma.
di glaucoma anche molto tempo dopo l’incidente. Il
Il trattamento consiste nell’abbassare la pressione al di sotto
glaucoma, inoltre, evidenzia una spiccata familiarità
di 21mmHg, inizialmente con terapia medica (colliri), tuttavia
ed è molto più diffuso nella razza nera.
se la cura non sortisce effetto è necessario l’intervento
chirurgico.
Fino ad oggi sono stati proposti vari tipi di chirurgia, tra questi
Mette al riparo da questa eventualità una valvola d’oro
il più utilizzato è la trabeculectomia che consiste nel creare
(Gold-shunt), recentemente sviluppata negli Stati Uniti,
una fistola di drenaggio agli umori interni dell’occhio. Tale
che permette, attraverso una via più naturale, lo scarico
fistola, che sporge all’esterno, tuttavia può provocare seri
degli umori all’interno dell’occhio anziché verso l’esterno.
problemi, su tutti il rischio legato alle infezioni.
L’Oculistica Adulti di Niguarda è uno dei pochi centri
in Italia che da oltre un anno utilizza questa
tecnica con ottimi risultati. “Si trattaspiega Giuseppe Carlevaro, Direttore
dell’Oculistica- di una linguetta d’oro di
pochi millimetri che va ad ampliare lo
spazio tra due membrane che rivestono
l’occhio, la sclera e la coroide. Questa
è una via di scarico che l’occhio utilizza
normalmente, ma il drenaggio è minimo.
Con l’applicazione dello shunt la via di
deflusso è amplificata, riportando a livelli
normali la pressione endoculare”.
L’èquipe operatoria di Giuseppe Carlevaro
(al centro) durante un intervento
Le valvole
Le quattro valvole di cui è dotato il nostro cuore
normalmente (denominate tricuspide, polmonare,
mitrale, aortica) regolano il flusso di sangue
nei ventricoli e quindi il deflusso nelle grosse
arterie dell’organismo (aorta e arteria polmonare)
aprendosi e chiudendosi ad intervalli regolari.
In alcuni casi esiste una malformazione delle
valvole cardiache sin dalla nascita e tale difetto
può aggravarsi con la crescita. Alcune affezioni
insorgono invece solo in età adulta, ad esempio
in conseguenza di particolari infezioni e/o
infiammazioni di tipo reumatico in giovane età, che
possono rimanere latenti per molti anni.
Stenosi o insufficienza
Si possono determinare due tipi di lesioni valvolari:
l) restringimento della valvola (stenosi), in
questo caso la valvola non si apre abbastanza per
permettere il normale flusso sanguigno;
2) insufficienza valvolare, la valvola non si chiude
completamente e per ragioni legate alla pressione
presente negli atri e nei ventricoli il sangue refluisce
in direzione opposta. Tutte e due le condizioni
possono manifestarsi contemporaneamente su una
valvola e colpire più valvole allo stesso tempo.
Niguarda teaching hospital
I primi corsi nella “ibrida”
Nel Blocco Sud è entrata in funzione la nuova
sala ibrida, si tratta di una sala operatoria
molto sofisticata con apparecchiature di ultima
generazione e che ha pochi eguali in Europa. Grazie
all’accordo con un’importante azienda produttrice
di apparecchiature elettro-medicali e alla presenza
di questa nuova sala il Niguarda diventa Centro di
insegnamento europeo per l’impianto di protesi
aortiche. I primi corsi hanno preso il via alla fine
di febbraio.
sei
Nuove tecnologie
Trattamento delle aritmie: arriva l’intervento in 3D
Primi in Italia. Grazie all’angiografia rotazionale più precisione e sicurezza
L
’intervento di ablazione è utilizzato da
quasi 20 anni per la cura delle aritmie
ed è una tecnica mediante la quale
le cellule responsabili dell’attività elettrica
alterata del cuore vengono bruciate con un
elettro- catetere portato in sede risalendo
una grossa vena, quale ad esempio quella
femorale. Per la prima volta in Italia l’équipe
della Cardiologia 3- Elettrofisiologia,
diretta da Maurizio Lunati, ha utilizzato su
2 pazienti un nuovo sistema di mappaggio
che permette al medico di portare a termine
le fasi di posizionamento e ablazione tramite
immagini tridimensionali.
La tecnica denominata angiografia
rotazionale fornisce all’operatore il senso
della profondità del campo in cui si muove
consentendo di visualizzare sul monitor l’area
d’intervento da differenti prospettive. Il
nuovo “occhio elettronico” è stato utilizzato
in due casi in cui la precisione d’intervento
è fondamentale per lo spegnimento delle zone
ad attività elettrica “fuori fase”: in particolare
per entrambi i pazienti l’area da cicatrizzare
tramite bruciatura si trovava allo sbocco di
una delle vene polmonari nell’atrio sinistro.
“In questi casi –spiega Marco Paolucci, che
ha portato a termine i due interventi- si opera
una bruciatura a forma di anello lungo la
parete interna della zona di contatto venaatrio. In questa zona di confine è importante
che le cellule che si vanno ad eliminare si
trovino nella porzione cardiaca e non sulla
parete del vaso”.
Maggiore precisione, ma anche una
maggiore sicurezza per paziente e operatore:
la nuova procedura, infatti, riduce il tempo
di esposizione ai raggi X, utilizzati durante
Chi visita Niguarda
la fluoroscopia per visualizzare il tragitto
dell’elettro-catetere. “Con questa nuova
metodica- commenta Paolucci- l’area di
posizionamento è visualizzata grazie alla
sovrapposizione delle immagini ottenute
con la fluoroscopia con quelle ottenute
dall’angiografia
rotazionale.
L’effetto
combinato e la migliore risoluzione della
tecnica permette di ridurre il ricorso alle
radiazioni, diminuendo così l’esposizione sia
per il paziente che per l’operatore stesso”.
Fino ad oggi l’imaging tridimensionale
per questo tipo di operazioni erano la
tac o la risonanza magnetica, eseguite
preventivamente prima dell’intervento;
con l’angiografia rotazionale, invece, basta
l’iniezione del liquido di contrasto durante
l’ablazione per avere un controllo real-time
del posizionamento del catetere.
NEWS
Carta Regionale dei Servizi: nuova carta, nuovo pin
Medici del
Cardarelli in visita
Recentemente alcuni medici
dell’ospedale
Cardarelli
di
Napoli (una delle strutture
sanitarie più grandi del Sud
Italia) hanno visitato il nostro
Ospedale.
La
delegazione,
guidata da Antonio Balzano
(Responsabile del dipartimento
del Pronto Soccorso) è stata
accolta dal Direttore Generale
Pasquale Cannatelli, da Roberto
Cosentina (Direttore Medico di Presidio) e da Giovanna Bollini (Direttore Direzione
Infermieristica). In seguito i medici napoletani hanno visitato il DEA e avuto numerosi
momenti di confronto con il Direttore del Pronto Soccorso, Daniele Coen.
Nella foto la delegazione accolta presso la Direzione generale.
Ospedale di Siena
Una delegazione di medici dell’Ospedale di Siena, guidata dal Direttore Generale Paolo
Morello ha visitato recentemente il nostro Ospedale. La visita rientra in un programma
per organizzare e sostenere un progetto di cooperazione in Cardiochirurgia Pediatrica con
il Kurdistan iracheno. La delegazione è stata accolta dal Direttore Generale, dal Direttore
Sanitario, dal Direttore del Dipartimento Cardiotoracovascolare, Francesco Mauri, da
Luigi Martinelli (Direttore Cardiochirurgia), da Roberto Paino (Direttore Anestesia e
rianimazione 3) e dal cardiochirurgo pediatrico Francesco Santoro (che seguirà unitamente
ai colleghi senesi il progetto).
Regione Lombardia sta inviando ai
cittadini le nuove Carte Regionali
dei Servizi (CRS) in sostituzione di
quelle in scadenza. Per non perdere i
vantaggi di uno sportello con la pubblica
amministrazione sempre a portata di
click, è indispensabile richiedere subito
il nuovo PIN.
Se non hai ancora ricevuto la CRS puoi richiederla agli sportelli di Scelta e
Revoca dell’ASL della tua zona. In caso di smarrimento o furto chiama il numero
verde 800.030.606. Per richiedere una nuova CRS è sufficiente presentare
un’autocertificazione di furto/smarrimento alla ASL o all’Agenzia delle Entrate.
Per maggiori informazioni: www.crs.lombardia.it
NEWS
La nuova sede dell’ufficio stranieri
Da martedì 14 febbraio l’Ufficio Stranieri è nella nuova sede al pad. DEA (piano
terra). Il back office dell’Ufficio Stranieri viene collocato temporaneamente al
secondo piano del pad. 7.
PER INFORMAZIONI
Ufficio Stranieri
tel 02 6444.2302- lun-ven, dalle 09.00 alle 16.00
TAC: quale rischio per la salute?
SEGUE DALLA PRIMA
Tra le indagini radiologiche, questo tipo di esame è quello a più
alta esposizione; si stima, infatti, che la dose di radiazione per
una TAC è quello di 100-1000 radiografie al torace (dipende
dal tipo di esame TAC eseguito); ciononostante la National
Radiological Protection Board (NRPB) la indica come una
procedura a basso rischio.
“Quanto si U.S.A.”
Negli Stati Uniti e in Europa periodicamente la questione si
ripropone. Un ampio lavoro di revisione apparso nel 2008 sul
New England Journal of Medicine calcolava che negli Stati
Uniti sono state eseguite 62 milioni di TAC nel 2006 (contro
i 3 milioni del 1980), un terzo delle quali non giustificate
da necessità cliniche. Tirando le somme, circa 20 milioni di
persone (oltre un milione i bambini) sono state irradiate senza
motivi giustificati. Il rischio individuale resta bassissimo,
hanno precisato gli autori, ma è rilevabile un rischio statistico
sui grandi numeri e, dunque, il boom di tali procedure, per
anni, in una popolazione molto ampia, merita l’attenzione di
chi si occupa di salute pubblica in quanto potrebbe aumentare
il rischio di tumori indotti dalle radiazioni. “Tra America e
Europa c’è una diversa mentalità nell’uso della TAC- spiega
Alberto Torresin, Direttore Fisica Sanitaria-. Negli U.S.A. se
ne fa un largo uso ad esempio nei bambini e c’è meno attenzione
per le problematiche di dose. Addirittura erano comparse,
qualche anno fa, delle campagne pubblicitarie con cui alcune
strutture sanitarie proponevano la TAC come esame di checkup. Ovviamente ciò ha attirato l’attenzione degli organi di
vigilanza e delle comunità scientifiche di fisici e medici che si
sono opposte e si oppongono tutt’oggi a tali impieghi cercando
sempre di informare correttamente delle grandi potenzialità di
tale metodica ma anche dei rischi associati. La TAC non deve
essere eseguita senza una giustificazione clinica ed un impiego
ottimizzato e controllato; si tratta di un’indagine che non può
essere prescritta con criteri simili a quelli con cui si eseguono
gli esami del sangue”.
A Niguarda
Con quella di Villa Marelli, le TAC presenti a Niguarda sono
7; ad occuparsi del loro “buon funzionamento” è lo staff della
Fisica Sanitaria in stretta cooperazione con lo staff sanitario
(medico e tecnico) e di manutenzione. Cosa si fa a Niguarda
per garantire gli standard di sicurezza? “La Fisica Sanitariarisponde Torresin- si occupa dell’ottimizzazione e dell’uso
corretto di tutte le tecnologie che utilizzano le radiazioni per
uso diagnostico e terapeutico, con un’attenzione particolare,
nell’ambito diagnostico, alle TAC. Il nostro compito è quello
di cooperare con il Responsabile radiologico per ottenere
immagini con la migliore qualità diagnostica, mantenendo
i livelli di esposizione i più bassi possibili. Ogni due anni
svolgiamo le valutazioni dei Livelli Diagnostici di Riferimento
(LDR) con i quali si valuta quante radiazioni sono assorbite
dai pazienti per i diversi esami diagnostici con radiazioni
ionizzanti. La verifica dell’ultimo biennio, coordinata da
Paola Colombo, fisico del Niguarda, si è appena conclusa: i
dati ottenuti ci dicono che in questo Ospedale siamo al di sotto
delle soglie di riferimento indicati nel decreto legislativo 187
(del 2000) per quasi tutti gli esami; i risultati delle rilevazioni
fatte sono, inoltre, molto più bassi delle medie che ci sono a
livello internazionale”.
Per saperne di più
Durante una TAC la radiazione elettromagnetica
attraversa il paziente e viene captata dai detettori
(piccole camere di ionizzazione). Si ottiene così un
segnale elettrico che, dopo essere stato elaborato da
complicatissimi algoritmi, fornisce immagini dettagliate
del corpo. Nel caso si renda necessario, tali immagini
possono essere ricostruite in un modello tridimensionale.
Per poter ricavare informazioni dettagliate di specifiche
aree dell’organismo è necessario radiografare la sezione
da più angoli. Il fascio di raggi X viene così proiettato
seguendo in successione numerose traiettorie diverse.
sette
Intervista
Centro di Ecocardiografia clinica
SEGUE DALLA PRIMA
“La struttura- spiega Antonella Moreo,
Responsabile del Centro di Ecocardiografia
clinica- raccoglie l’attività del laboratorio, dove
annualmente vengono eseguiti più di 12.000
esami per pazienti ricoverati ed ambulatoriali
con tutte le patologie cardiache, comprese quelle
di interesse cardiochirurgico e di cardiologia
interventistica”.
Non solo soffi, l’ecocardiografia, infatti, è una
tecnica che combinata con l’elettrocardiogramma
e la visita cardiologica consente di avere un
quadro accurato dei problemi cardiologici del
paziente. Nei casi di valvulopatie gli ultrasuoni
consentono di accertare se la valvola si apre o
si chiude in maniera anomala; nell’infarto o nelle
cardiomiopatie sono utili per quantificare l’estensione
del danno e per valutare come questo influisca sull’attività
contrattile del cuore; ancora: l’ecocardiografo è utilizzato
per fare una “mappa del territorio” su cui il chirurgo “si
muoverà”, prima di entrare in sala operatoria, ad esempio
per un intervento di riparazione valvolare o di by-pass.
La struttura, accreditata presso la Società Italiana di
Ecografia Cardiovascolare, garantisce prestazioni
diagnostiche di alto livello, grazie all’esperienza acquisita
in decenni di pratica clinica e una dotazione strumentale
unica (7 ecocardiografi, di cui 4 “top level” e 1 lettoergometro per eseguire l’ecocardiogramma durante la
prova da sforzo); nelle 7 sale del centro si trovano anche 3
ecografi tridimensionali di ultima generazione. “Questo
tipo di macchine- spiega Francesco Mauri, Direttore del
Dipartimento Cardiovascolare- permette di vedere il cuore
in movimento e di analizzare nel dettaglio l’anatomia e la
funzione delle valvole e di tutte le altre strutture, anche
le più piccole, durante il ciclo contrattile. L’esame si può
fare ovunque anche al letto del malato, senza rischio di
danni biologici: è per questo che viene utilizzato molto
di più rispetto alla Risonanza Magnetica e alla TAC
Multidetettore che forniscono, quando è necessario,
informazioni complementari”.
“Dotazione ed esperienza”, “high-tech”, a questa lista
manca una parola ed è “formazione”. Il centro, infatti,
ospita periodicamente dei corsi per insegnare ad eseguire
gli esami ecocardiografici e a interpretarne i risultati a
cardiologi, internisti ed anestesisti che arrivano da tutta
Italia e anche da oltre confine. “Ogni corso- aggiunge
Moreo- prevede la frequenza del laboratorio per 5 giorni.
La parte pratica prevede l’affiancamento di ogni corsista
ad un ecocardiografista con l’esecuzione e la refertazione
di almeno 50 esami. Le lezioni teoriche sono tenute da
cardiologi esperti in ecocardiografia a cui si affiancano
cardiologi clinici e cardiochirurghi del Dipartimento”.
“Farmaci sosia”
Quando nomi simili e confezioni che
si assomigliano ingannano
Nella foto la cardiologa Giuseppina Quattrocchi
COME FUNZIONA
- Con l’ecocardiografia gli ultrasuoni sono utilizzati
per visualizzare l’interno del cuore ed il flusso del
sangue attraverso le valvole.
- A differenza delle radiazioni utilizzate in radiologia,
gli ultrasuoni sono innocui, per cui non è necessaria
alcuna precauzione e l’esame può essere eseguito su
qualunque paziente innumerevoli volte (anche nelle
donne in gravidanza).
- Durante l’esame di routine (trans toracico) la sonda
viene appoggiata al torace del paziente e gli ultrasuoni
vengono diretti all’interno del corpo, senza che il
paziente possa avvertirli.
- Gli ultrasuoni arrivano al cuore e ritornano alla sonda
generando echi che sono utilizzati per visualizzare
sullo schermo un cuore “virtuale” che ci informa del
comportamento del cuore reale del paziente. Le onde
sonore possono anche essere riflesse dalle cellule del
sangue e fornire informazioni sul flusso all’interno
del cuore e dei vasi. Questo fenomeno è chiamato
Doppler. Durante un esame Doppler il paziente sente
un rumore prodotto dalla macchina che rappresenta il
flusso del sangue attraverso le valvole del cuore.
L’ECOCARDIOGRAFIA
TRANSESOFAGEA
Talvolta può accadere che l’ecocardiogramma transtoracico
non sia sufficiente a risolvere il problema diagnostico.
Qualche volta, infatti, gli ultrasuoni non riescono ad
attraversare grosse masse muscolari, il polmone che può
essere espanso per una malattia, l’osso o i componenti
metallici delle strutture artificiali come le protesi valvolari
cardiache. Se la struttura da esaminare è “nascosta” dietro
uno di questi ostacoli o si trova in profondità nel corpo, può
non essere vista con la sola ecocardiografia standard. In
questi casi può essere necessario ricorrere ad un diverso punto
di esplorazione, posteriore. Accade quindi che il cardiologo
richieda
l’ecocardiogramma
per via transesofagea che,
per il paziente, equivale
all’esecuzione di una comune
gastroscopia.
TRAINING
ON THE JOB
Il prossimo appuntamento
con il “Corso Teorico Pratico
di Ecocardiografia Clinica”
è in programma dal 21 al 25
marzo.
Per iscriversi:
www.ospedaleniguarda.it
Il giornale di Niguarda
Antonella Moreo, Responsabile del Centro, durante
un’ecocardiografia transesofagea
Periodico d’informazione dell’Azienda
Ospedaliera - Ospedale Niguarda Ca’ Granda
Direttore Responsabile: Pasquale Cannatelli
Coordinatore Editoriale: Monica Cremonesi
In redazione: Giovanni Mauri, Andrea
Vicentini, Maria Grazia Parrillo
e Valentina Torchia
Marketing: Matteo Stocco
Direzione e redazione:
Piazza Ospedale Maggiore 3
20162 - Milano - tel. 02 6444.2562
[email protected]
Foto: Archivio Niguarda copyright
Progetto grafico:
REASON WHY di Walter Alfonso
via John Lennon, 7 - Monza - 338.70.47.324
www.reason-why.it
[email protected]
Stampa: NUOVA SEBE S.p.A.
Stabilimento di Via Brescia n. 22
20063 Cernusco sul Naviglio (MI)
Tel. 02-92104710
Tiratura: 30.000 copie
Reg. Tribunale Milano:
n. 326 del 17 maggio 2006
Pubblicità: Spada Pubblicità
tel. 02.24.30.85.60 - Fax 02.24.30.01.56
www.spadapubblicita.it
Pubblicato online sul sito:
www.ospedaleniguarda.it
Uno per un altro. Imbarazzante o esilarante, a seconda
dei punti di vista, quando si tratta di uno scambio di
persona, dagli effetti anche gravi quando il qui pro quo
interessa i farmaci: il nome simile, le confezioni che
si assomigliano, sembra strano, ma è così i “farmaci
sosia” esistono e negli ultimi tempi non sono mancate
le segnalazioni. Abbiamo incontrato Franca Davanzo,
Direttore del Centro Antiveleni, e le abbiamo chiesto
un parere sui cosiddetti farmaci LASA (Look-Alike/
Sound-Alike).
Il Centro Antiveleni di Niguarda ha mai registrato
casi di intossicazione riconducibili all’assunzione di
farmaci “sbagliati”, perché consegnati dal farmacista
al paziente in modo errato?
Purtroppo l’errore terapeutico la cui origine risiede
spesso in un nome commerciale simile, ma con principio
attivo differente è stato oggetto di numerose richieste
di consulenza telefonica di provenienza sia ospedaliera
che dal territorio. Questi eventi sono stati oggetto di
segnalazione all’Organismo Istituzionale Competente
(AIFA).
Ci può fare qualche esempio?
La vitamina kappa è un farmaco prescritto ai neonati per
la profilassi della malattia emorragica, ci sono stati casi
in cui è stato dato al posto dell’integratore alimentare e
viceversa, ma la concentrazione del principio attivo è ben
diversa (20 mg/ml il primo, 0,02 mg/ml per il secondo).
Le conseguenze non sono state gravi, ma hanno
evidenziato il problema che coinvolgeva il farmaco e
l’integratore.
In un altro caso oggetto di scambio è stato un collirio
prodotto e confezionato dalla stessa azienda farmaceutica,
il primo contenente un antiinfiammatorio non steroideo
ed il secondo un principio attivo per il trattamento del
glaucoma. In questo caso la somministrazione del
farmaco in un bambino ha comportato il ricovero per
monitorare l’evoluzione della sintomatologia presentata.
Come andrebbe affrontato il problema dal suo punto
di vista?
Credo sia indispensabile una puntuale informazione
dell’utente da parte del medico che prescrive e di
un’ulteriore attenzione da parte di colui che dispensa il
farmaco: questa preziosa alleanza non può che dare esiti
favorevoli.
Quale ruolo gioca un Centro Antiveleni importante
come quello di Niguarda nel contrastare il fenomeno?
Il nostro Centro Antiveleni essendo di supporto sia al
pubblico che agli ospedali di tutto il territorio nazionale
in urgenza e nelle 24 ore, è in grado di intercettare eventi
e comportamenti che sono spia di superficialità, sviste,
distrazioni e altro ancora, sia da parte dell’utente che
degli addetti ai lavori.
Si verifica spesso che questo tipo di errore sia intercettato
da uno dei soggetti coinvolti nell’utilizzo del farmaco. Se
sfugge, le conseguenze possono essere molto gravi.
PER LE EMERGENZE
Centro Antiveleni
02 66101029
24h su 24
ospedaleniguarda.it
PER INFORMAZIONI
www.centroantiveleni.org
otto
Il nuovo Niguarda
C.R.A.L.
Fase due: queste le prime scadenze
Matisse, Dublino,
Toscana o i castelli
P
rocedono spediti i lavori di predisposizione
dell’area su cui verrà costruito il Blocco Nord (nelle
foto). Nel mese di gennaio l’area è stata messa in
sicurezza, sono state trapiantate tantissime piante ed è
stata modificata la viabilità adiacente in modo da avere
la massima sicurezza e funzionalità per i pedoni (con un
nuovo marciapiede parallelo al padiglione Pizzamiglio) e
i veicoli.
L’area di cantiere, inoltre, dispone, da fine gennaio, di un
proprio accesso con l’apertura di un varco che, attraverso
un raccordo, raggiunge via Maiorana. Ciò permetterà di
evitare il passaggio dei camion nell’area ospedaliera.
Nei prossimi mesi i vecchi padglioni della Psichiatria,
Oncologia e Pizzamiglio saranno completamente
bonificati e, in seguito, dopo la consegna dell’area da
parte ASL inizierà il programma delle demolizioni.
Sono previsti 40 giorni di lavoro per la demolizione
del padiglione Oncologia ed altrettanti per quella del
padiglione Psichiatria. L’opera di demolizione verrà
compiuta con macchinari di ultima generazione che
garantiscono la massima sicurezza, l’assenza di rumori, di
vibrazioni e polveri.
Entro la fine di aprile dell’ex Psichiatria e dell’ex Oncologia
non vi sarà più traccia. Ai primi di maggio inizieranno
invece i lavori di demolizione interni al padiglione
Pizzamiglio, lavori che si concluderanno nell’ottobre
2011. E poi inizierà a sorgere il Blocco Nord!
Matisse - La Camera Rossa
Tra le iniziative organizzate dall’agenzia viaggi
Isola Bianca e aperte a tutti soci C.R.A.L. e non solo
segnaliamo il 27 marzo la visita al Museo di Santa
Giulia a Brescia, in occasione di una mostra dedicata
al grande pittore Matisse.
Dal 14 al 17 aprile la protagonista sarà Dublino con
la sua storia e le sue tradizioni. A Pasqua (dal 23 al
25 aprile) due possibili destinazioni: la Toscana, con il
mini tour Isola del Giglio, Argentario e San Gimignano,
oppure i castelli della Baviera e le cascate del Reno.
C.R.A.L.
Area Centro-Padiglione 10
tel. 02.6444.3236
da lunedì a venerdì dalle 10.00 alle 16.00
www.cralniguarda.it
Facce da Niguarda
Benvenuti!
Giuseppe Genduso è il nuovo Direttore
Sanitario; proviene dall’A.O. di Lecco presso
la quale ricopriva il medesimo incarico. In
precedenza è stato Direttore Sanitario presso
A.O. S. Gerardo di
Monza e all’ A.O.
di Busto Arsizio.
Gaetano Elli è
il nuovo Direttore Medico di Presidio. Elli dal
2008 al 2010 è stato Direttore Medico dei presidi
ospedalieri A. Manzoni di Lecco, Umberto I di
Bellano e dei presidi territoriali.
Ai “nuovi” un caloroso benvenuto nella grande
famiglia di Niguarda e un augurio di buon
lavoro.
Un grazie e un
caro saluto!
Con l’apertura dei cantieri per il Blocco Nord la viabilità all’interno
dell’Ospedale ha subito delle deviazioni.
Nella mappa è riportata la nuova viabilità per gli automezzi.
NEWS
Un trapianto speciale!
Nel corso dell’opera di predisposizione dell’area di cantiere vi è stato un lavoro che ha
incuriosito molti. Stiamo parlando di una solerte squadra di tecnici che, con l’ausilio di una
macchina speciale giunta appositamente dalla Germania, ha prelevato decine e decine di
grandi piante (con il relativo pane di terra che le circonda) dall’area di cantiere per ripiantarle
nell’area del nuovo parcheggio adiacente al padiglione 17.
Il salvataggio e il riposizionamento di queste piante confermano il nome (“l’ospedalegiardino”) che molti milanesi hanno dato da sempre al nostro Ospedale per il suo ricco
patrimonio arboreo con pochi eguali.
Carlo Nicora è stato nominato Direttore
Generale dell’A.O. Ospedali Riuniti
di Bergamo. Nicora è stato il Direttore
Sanitario del Niguarda dal 2008 al 2010. A
lui, insieme ai ringraziamenti per la preziosa
collaborazione di questi anni, va il nostro augurio per il nuovo importante
incarico.
Dal 1° febbraio Roberto Cosentina, Direttore
Medico di Presidio, è stato nominato Direttore
Sanitario dell’A.O. di Busto Arsizio. A lui un
grazie per il grande contributo fornito in questi
anni e i migliori auguri di buon lavoro.
Nuove nomine
Dal 21 marzo Marco Cenzato sarà il nuovo
Direttore della Neurochirurgia; proviene
dall’A.O. Spedali Civili di Brescia dove ricopriva lo stesso incarico. Buon
lavoro.
ospedaleniguarda.it
Antonia Alberti è il nuovo Direttore facente funzioni della Cardiologia 5
ambulatoriale. Davide Filippini è il nuovo Direttore facente funzioni della
Reumatologia.
nove
La Città dell’arte
U
n’altra tappa in questa grande Città
dell’arte che è Niguarda. Siamo dove
vi abbiamo lasciati il numero scorso:
all’ingresso dell’Ospedale (dove c’è “Il gruppo
degli Sforza” di Arturo Martini, protagonista
del numero precedente). Volgiamo lo sguardo
sull’altro lato dell’entrata, dirimpetto all’opera
di Martini ci “aspetta” il gruppo scultoreo
“San Carlo e i deputati” dell’artista Francesco
Messina.
La presentazione, come sempre, è affidata al
Primario Emerito Enrico Magliano.
FRANCESCO MESSINA: “SAN CARLO E I DEPUTATI”
Il gruppo marmoreo che domina la parte destra dell’ingresso
principale di Niguarda è opera di Francesco Messina e
rappresenta San Carlo Borromeo che consegna ai Deputati
Ospedalieri (i rappresentanti Ecclesiastici del tempo)
la “bolla del perdono” cioè il documento Papale che
concede l’indulgenza plenaria. La scultura, suggerita da
Alfredo Ildefonso Schuster, allora Cardinale di Milano,
vuole rappresentare, con il dono dell’indulgenza, l’aspetto
spirituale dell’ “ospitalità” che integra e sublima la munifica
donazione “materiale” del nuovo Ospedale raffigurata nella
scultura contrapposta a destra di Arturo
Martini.
Il gruppo marmoreo è realizzato con
tecnica classica realistica raffinata,
attenta alla fedeltà storica dei particolari
(Messina si era recato alla Quadreria
del Duomo per “copiare” nel dettaglio
le gorgiere, i bottoni e le forme degli
abiti talari dell’epoca). La realizzazione
sapientemente disegnata delle pieghe
del mantello e dei visi dei
L’opera di Francesco Messina “San Carlo e i deputati”
protagonisti è però superata dalla
gestualità efficace, piena di azione,
quasi una fotografia in diretta del Santo che alza al
cielo il dito ammonitore di fronte ai due Delegati
“impietriti”. Quando nel 1993 con l’amica Claudia
Fancesco Messina nasce a Linguaglossa (Catania)
Gianferrari ottenni, grazie al generoso contributo di
nel 1900. Cresciuto a Genova, tralascia molto presto
Bayer, di far restaurare e ritornare all’antico splendore
gli studi per entrare nella bottega del marmista ligure
le sculture, Messina, informato del ripristino del
Scanzi noto autore di arte funeraria.
dito di San Carlo rottosi negli anni, accettò che il
Dopo un breve soggiorno a Parigi, in cui conosce
restauro fosse fatto solo a patto di utilizzare un calco
Rodin a trentadue anni si trasferisce a Milano dove
del gesso originale che ancora conservava, perché si
ha vissuto fino a tarda età (muore nel settembre del
trattava del “centro ideale dell’opera”. Per la cronaca
1995). Messina era ben conosciuto in Italia espone,
e a dimostrazione della passione espressa nel creare
infatti, alla Biennale di Venezia regolarmente a partire
quest’opera Messina ritrasse nel primo Delegato il
dagli anni trenta e nel 1942 vince il primo premio
poeta Vincenzo Cardarelli e nel secondo l’amico
per la scultura. Nel 1934 vince il concorso per la
pittore milanese Piero Marussig.
cattedra di scultura a Brera. Tale nomina mandò su
L’ARTISTA
Il gruppo da una differente prospettiva:
il dito di San Carlo, centro ideale dell’opera
Iniziative: POMERIGGI MUSICALI
L’Hospice di Niguarda apre le porte alla musica e regala ai suoi ospiti, alle famiglie
e agli amanti delle sette note dei concerti nell’ambito della rassegna “Pomeriggi
Musicali”. “L’idea è nata dopo aver fatto restaurare il pianoforte- spiega Daria
Da Col, Dirigente infermieristico Cure Palliative e Hospice- che ci è stato donato
da un amico dell’Hospice: Orazio Ficili; il restauro è stato finanziato grazie
a una donazione della Società Edificatrice Niguarda (per interessamento del
Presidente Giovanni Poletti). Capita spesso che ciascun componente dell’équipe
dell’Hospice abbia idee ed iniziative volte a migliorare il benessere e la qualità
di vita dei malati e dei famigliari; per i Pomeriggi Musicali è stato un nostro
infermiere (Cristiano Parazzoli), molto amante della musica, che ha messo in moto
il meccanismo, ci ha sollecitato nel creare le condizioni per realizzare l’evento, ha
trovato il restauratore e gli artisti che gratuitamente danno il loro contributo”.
I PROSSIMI APPUNTAMENTI
Domenica 13 marzo ore 17.00, si potrà assistere al concerto di Andrea Parazzoli
(pianoforte); martedì 19 aprile ore 17.00 gli interpreti saranno Giacomo
Maugeri (pianoforte), Gilberto Accurso (flauto traverso) e Rossana Lamastra
(voce); a chiudere lunedì 16 maggio alle ore 17.00 saranno di nuovo le note del
Maestro Parazzoli.
GIORNALEniguarda_piede_STUDIOB:Layout 1 22/02/2011 14:37 Pagina 1
tutte le furie Arturo Martini che era in competizione
per il posto con il più giovane collega e pose fine
alla loro amicizia. Nel 1943 è nominato Accademico
d’Italia ed in seguito riceve numerosi riconoscimenti
Nazionali e Internazionali. Carlo Carrà scriveva di
lui:“la sua scultura si caratterizza per un fare semplice
e grandioso, con un procedimento idealistico e
classico è in grado di dare vita a forme che restano
come immagine ideale”. Nel 1974 il Comune di
Milano gli “concedeva” (previa donazione di 86
opere!) la Chiesetta di San Sisto sconsacrata e
danneggiata dai bombardamenti. Oggi a Milano, la
chiesetta in Via San Sisto ospita il Museo Messina
che raccoglie numerose opere prestigiose.
Tra le sue opere più celebri (oltre a numerosi ritratti
di personaggi celebri e opere sul tema di cavalli e
ballerine) vi sono numerosi gruppi monumentali
tra cui quelli che si trovano nel Duomo di Milano,
in S. Pietro a Roma, nella cittadella di Assisi, a
San Giovanni Rotondo e il famosissimo “cavallo
morente” realizzato nel 1966 per il palazzo della
RAI di Roma. Se mi è concesso di essere di parte
però il “nostro” San Carlo non ha niente da invidiare
a nessuno.
Enrico Magliano
CONDIZIONI RISERVATE AI LETTORI DE “IL GIORNALE DI NIGUARDA”
P R E S T I T I P E R L AV O R AT O R I E P E N S I O N AT I
No Call Center: parli subito con noi!
SENZA NECESSITÀ DI GARANTI, SENZA MOTIVARE LA RICHIESTA
ANCHE SE SEI PROTESTATO O SEGNALATO IN CRIF
POSSIBILITÀ di acconto immediato
VELOCITA DI EROGAZIONE
...anche MUTUI E PREVIDENZA
Da 20 anni offriamo
sicurezza, riservatezza,
trasparenza, professionalità
STUDIO B è a Sesto San Giovanni (MI), Viale Casiraghi, 34 - MM1 Sesto Rondò - e-mail: [email protected]
Tel. 02.26221012 - Tel/Fax 02.26220685
Vi aiutiamo
a realizzare
i vostri sogni
www.studiob-sesto.it
ISCRITTI ALL’UFFICIO ITALIANO CAMBI n. A83444
dieci
Medicina di laboratorio
Bilirubina alta? Potrebbe essere Gilbert...
L
a sindrome di Gilbert è un’alterazione ereditaria del
metabolismo della bilirubina, il pigmento gialloarancione derivato dallo “smaltimento” dei globuli
rossi invecchiati o danneggiati. Questa condizione è piuttosto
diffusa, tanto da interessare il 5-8% della popolazione di
razza caucasica. Si manifesta generalmente dopo la pubertà
ed è più frequente negli uomini rispetto alle donne; il più
delle volte è innocua e priva di sintomi; l’aspettativa di vita
è assolutamente normale.
La sindrome di Gilbert è caratterizzata da una difettosa
eliminazione da parte del fegato della bilirubina; diminuisce
la capacità del fegato di metabolizzare questa sostanza, cioè
di modificarla e poi di eliminarla con la bile. La bilirubina
perciò aumenta la propria concentrazione nel sangue:
la quantità presente è a livelli generalmente di poco sopra
quelli normali, ma possono aumentare momentaneamente
in condizioni quali digiuno, semidigiuno, ingestione di alcol,
stress, febbre, infezioni, aumento dell’attività fisica.
Se la quantità di bilirubina nel sangue supera i 2,5 mg/dl (i
valori normali sono inferiori a 1 mg/dl), si può manifestare
l’ittero (colorazione gialla) della pelle e delle sclere (la parte
bianca degli occhi). “In genere- spiega Alessandro Marocchi,
Direttore del Dipartimento Medicina di Laboratorio- si può
parlare di sindrome di Gilbert quando si è in presenza di un
aumento contenuto della bilirubina, in massima parte della
bilirubina “indiretta” (quella cioè che non è ancora stata
metabolizzata dal fegato per renderla eliminabile con la bile)
e quando si è esclusa ogni altra possibile causa di aumento.
Gli esami si effettuano a digiuno. Non è necessaria alcun tipo
di terapia in quanto si tratta di un’alterazione benigna che
non influisce sulla qualità di vita delle persone interessate.
Può essere necessario, però, usare precauzione nell’uso di
alcuni farmaci che vengono metabolizzati dal fegato con la
stessa modalità della bilirubina”.
ENTRA NEI NOSTRI LABORATORI
Colesterolo? Bilirubina? Test genetici?
Per saperne di più visita la sezione
“ESAMI DI LABORATORIO”
sul sito www.ospedaleniguarda.it
Conciliazione vita-lavoro
Neonatologia
Mamme canguro
Il telelavoro
Incubatrice? No, coccole!
A dispetto di quello che potrebbe sembrare, le “mamme
canguro” non arrivano dall’Australia, bensì dalla
Colombia. È qui che la marsupio terapia è nata nel 1978,
in un ospedale di Bogotà che non poteva permettersi le
incubatrici per tutti i prematuri; oggi questa tecnica trova
sempre più spazio anche in Italia.
Si tratta di un metodo assistenziale che consiste nel
mettere i neonati prematuri nudi sul seno materno, a
diretto contatto con la cute calda della madre, per un tempo
prestabilito e sotto costante controllo. In quei momenti la
madre rappresenta per il neonato tutto il suo universo:
il calore, la tenerezza, una grande sensazione di benessere.
Ma perché in ospedali sempre più attrezzati per la cura dei
prematuri questa tecnica prende sempre più piede? “Molti
studi- spiega Paola Coscia, Coordinatore infermieristico
della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale- si
basano sull’efficacia e sulla sicurezza di questa modalità di
assistenza applicata ai neonati pretermine “stabilizzati”,
ossia che riescono a stare fuori dall’incubatrice senza
alterazioni dei parametri vitali. La marsupio terapia è
almeno equivalente alle cure convenzionali (incubatrici),
in termini di sicurezza e protezione termica, favorisce
l’allattamento al seno e contribuisce all’umanizzazione
delle cure neonatali e al miglioramento della relazione
madre-bambino. Il contatto pelle a pelle, infatti,
favorendo il processo interattivo, composto di presenza,
contatto e scambio di sguardi, è in grado di attenuare gli
effetti negativi di quel distacco dovuto alle condizioni di
instabilità del bambino”.
I bimbi che hanno fruito di mamme canguro, inoltre, sono,
anche nel lungo periodo, più tranquilli e piangono meno.
Anche la postura del canguro giova: il bimbo che nasce
pretermine non si è ancora completamente sviluppato,
quindi non ha ancora raggiunto quella posizione
raggomitolata tipica dei neonati che ormai non trovano
più spazio nella pancia della mamma. Per lui è perciò più
naturale stare semi-disteso in braccio.
PER SAPERNE DI PIÙ
La marsupio terapia può essere offerta a tutti i neonati
pretermine con parametri vitali stabili.
Posizione del canguro:
- posizionare il bambino in modo tale che il suo torace
sia a contatto con quello del genitore;
- le natiche e la schiena del bambino sono sostenute
dalle mani del genitore;
- le gambe sono flesse;
- la testa e il collo del bambino sono posizionate in
modo tale da proteggere le vie aeree.
L’alimentazione: l’allattamento al seno risulta la
forma di alimentazione esclusiva, per quanto possibile.
La nutrizione dovrebbe iniziare sin dalla nascita con
l’allattamento al seno; questo tipo di alimentazione,
al contrario di quella del latte artificiale, favorisce il
processo di attaccamento tra neonato e genitore.
Lavorare da casa per stare dietro al piccolo oppure per
accudire un familiare che ha bisogno di attenzione e
assistenza. Tutto questo è possibile grazie al telelavoro,
un progetto sperimentale che ha preso il via per i
dipendenti di Niguarda; 20 posti, circa, per coloro che
ne faranno richiesta e saranno in possesso dei requisiti
necessari.
Pc portatile, mouse, schermo, connessione, telefono
voip ed estintore: ecco tutto il necessario per lavorare,
senza trascurare la sicurezza, che sarà messo a
disposizione del dipendente che comunque dovrà
assicurare la presenza in Ospedale per almeno 2 giorni
a settimana. In caso di richieste superiori ai 20 posti
disponibili, l’amministrazione darà la precedenza a chi
si trova in situazioni di disabilità psico-fisiche; a chi
ha esigenze di cura di figli sotto gli 8 anni di età o di
familiari o di conviventi. Un altro dato che peserà sarà
il maggiore tempo di percorrenza dall’abitazione del
dipendente alla sede. Il telelavoro rientra nel progetto
di conciliazione vita-lavoro a cui Niguarda ha aderito
da tempo.
NEWS
NiguART
La Niguarda Art Gallery (NAG) si
arricchisce di una nuova opera, il titolo
è RI-FLETTERE ed è stata concessa
in prestito personale dal maestro
Giuseppe Maraniello. L’autore, classe
1945, conta più di 80 mostre personali
dedicate alle sue creazioni; nel 1990 le
sue opere erano presenti alla Biennale
di Venezia in una sala personale.
“RI-FLETTERE” è esposto per la prima volta nel 1989 alla
galleria Nuovi strumenti Di Piero Cavellini a Brescia ed è
il primo dei lavori “a bandiera” che pone l’attenzione sui
colori primari e complementari.
ospedaleniguarda.it
Alla visione frontale dei tre colori primari, si affianca la
visione laterale dei rispettivi complementari.
undici
Urologia
Benessere
Ascoltare il corpo con l’auricoloterapia
Via i calcoli con il nuovo litotritore
Una mappa nascosta nell’orecchio ci racconta cosa accade al nostro corpo
È un macchinario di ultima generazione, si chiama litotritore ed è
utilizzato per la frammentazione dei calcoli alle vie urinarie grazie
all’emissione di onde d’urto elettromagnetiche.
La litotrissia extracorporea è una tecnica che si utilizza da più di 20
anni ma la nuova dotazione assicura più precisione riducendo i
disagi per il paziente. “È possibile portare a termine la procedura
senza bisogno di anestesia o sedazione- spiega Aldo Bocciardi,
Direttore dell’Urologia-, in quanto il dolore è praticamente azzerato”.
Tutto questo si traduce in un accorciamento dei tempi d’intervento,
la litotrissia viene, infatti, effettuata in day hospital: il paziente arriva
il mattino e il pomeriggio è già a casa.
“Stiamo utilizzando il nuovo litotritore dalla fine dell’anno scorsoaggiunge l’urologo Giovanni Prestini- e i risultati sono molto
soddisfacenti: la maggiore precisione ha portato alla frantumazione
dei calcoli nel 100% dei casi”.
“Non mi sento bene…”. Così diciamo quando
percepiamo che “qualcosa non va”. Mai parole
furono più appropriate. L’auricoloterapia,
riconosciuta
dall’OMS
(Organizzazione
Mondiale della Sanità) nel 1990, si fonda sul
concetto che l’orecchio non serve solamente
a percepire i suoni esterni, ma è in grado
di parlarci anche di quello che succede
all’interno del nostro corpo.
Gli auricoloterapeuti considerano il padiglione
auricolare una mappa che raffigura con
altissima precisione tutti gli apparati dell’intero
organismo. Ogni punto del corpo possiede una
corrispondenza nel padiglione auricolare.
“L’orecchio -spiega Patrizia Betti, anestesista
al centro di Terapia del Dolore qui al Niguarda rappresenta un microsistema in cui un’alterazione
nell’equilibrio dell’organismo come dolore,
disfunzioni o contratture, determina l’attivazione
di uno specifico punto sul padiglione auricolare”.
La zona attivata è dolorosa al tatto e può quindi
fornire indicazioni precise per emettere una
diagnosi, nonché essere bersaglio di una terapia.
Dolore, emicrania, dipendenze da droghe o
alcool e persino l’obesità, sono solo alcuni dei
problemi trattabili grazie a questa disciplina.
L’intervento del terapeuta consiste nell’inserimento
di aghi a livello del punto doloroso sul padiglione
auricolare con lo scopo di attenuare o eliminare il
disturbo. “ L’auricoloterapia agisce modificando
i livelli di oppiacei ed endorfine nell’organismo racconta Betti - come questo avvenga non è ancora
noto con precisione, ma l’effetto terapeutico è
ormai stato comprovato da diversi studi”.
Al Niguarda questa tecnica è impiegata insieme
all’agopuntura, come ausilio alle metodiche
anestesiologiche tradizionali. La cosiddetta
medicina alternativa non deve essere, infatti, vista
come antitesi alle cure tradizionali, ma come un
compendio: una sorta di “asso nella manica” per
avere un vantaggio in più dalla parte del malato.
Aldo Bocciardi, Direttore dell’Urologia, nella sala di comando del litotritore
ORTOPEDIA
Piede piatto: bugie e verità di un disturbo comune
Se diciamo “piedi piatti” non stiamo parlando di
poliziotti in gergo malavitoso. Si tratta, infatti, di una
vera e propria patologia: il 40% delle visite ortopediche
pediatriche vengono richieste per indagare su questo
disturbo, molto sentito nelle famiglie, ma che talvolta
non viene considerato come una vera e propria patologia.
“Tutti i bambini fino a 5-6 anni presentano un piede
piatto con il retro piede valgo –ci spiega Marco Moscati,
ortopedico pediatrico di Niguarda- si tratta del cosiddetto
piede lasso infantile, ed è un disturbo fisiologico dovuto
all’immaturità del sistema muscolo-scheletrico, non
ancora adattato all’appoggio”.
Nell’80% dei casi si verifica una correzione spontanea
con lo sviluppo, mentre nel restante 20% è consigliabile
intervenire.
È quanto accade se ci si trova di fronte al cosiddetto
piede piatto evolutivo: in questa situazione si verifica
un cedimento dell’arco interno e un alterato rapporto fra
le varie ossa del piede. Bisogna quindi ricorrere all’aiuto
del medico, per evitare che il paziente sviluppi da adulto
un piede piatto doloroso, correggibile solo con tecniche
chirurgiche più complesse.
La terapia: il calcagno stop
È questa la tecnica operatoria più utilizzata, che consiste
nell’inserimento di una vite con
una microincisione, per impedire
lo scivolamento del calcagno e il
cedimento dell’arcata plantare.
L’intervento è indicato per ragazzi
tra i 9 e i 13/14 anni (l’età può
variare in relazione allo stadio di
sviluppo scheletrico) e si esegue
in anestesia loco-regionale. È
una procedura molto semplice:
dura, infatti, appena 10 minuti e il
bambino può tornare a camminare
dopo pochi giorni.
Il plantare
Argomento molto controverso,
l’uso del plantare. In USA e
Gran Bretagna non vengono mai
prescritti, mentre in altri paesi è la
famiglia stessa a farne richiesta.
“Nella nostra esperienza –
racconta Moscati – un plantare,
per quanto usato precocemente,
non fa mai guarire un piede piatto evolutivo. Può servire
come sostegno in un piede piatto lasso tra i 5 e gli 8/9
anni, ma non prima: infatti potrebbe
rallentare il corretto sviluppo
dell’arcata plantare”.
Quindi che tipo di scarpe sono
consigliate?“In questi casi, le
scarpe ortopediche non vengono più
utilizzate, e non esiste un modello
particolarmente indicato- risponde
Moscati- va comunque favorita una
scarpa morbida, che permetta la
crescita e lo sviluppo dell’apparato
muscolo-scheletrico del piedino. Il
plantare, se prescritto, può essere
inserito in qualsiasi modello di
scarpa”.
E gli adulti?
I bambini che hanno sofferto di questa
patologia possono, in età adulta,
sviluppare un piede piatto doloroso.
Questo succede circa nel 30% dei
casi di piede piatto giovanile non
trattato. Nelle situazioni più gravi si
può eseguire una correzione chirurgica più complessa del
“calcagno stop” direttamente sull’osso e sui tendini.
Ortopedia SUBEMA
Nei nostri Laboratori e con l’ausilio dei nostri Tecnici ortopedici ricerchiamo
e realizziamo soluzioni mirate al benessere del Paziente:
Ortopedia Subema
Sede Centrale
Via G. Pergolesi, 8/10
20124 Milano
Tel. 02 667 152 07
Fax 02 667 151 16
[email protected]
www.subema.com
• calzature su misura per adulti e bambini
• esami computerizzati per plantari di tutti
i generi
• calzature e plantari per diabetici e reumatoidi
• busti, corsetti, fasce addominali e sternali
• tutti i tipi di calze elastiche
Altre sedi:
Ospedale Niguarda
P.zza dell´Ospedale Maggiore, 3
20162 Milano
Tel. 02 02 661 119 09
• protesi per arto superiore ed inferiore
in carbonio e titanio
• tutori elastocompressivi per linfedema
• guaine compressive per ustioni
• protesi mammarie post-intervento
IRCCS Multimedica Sesto S. G.
Via Milanese, 300
20099 Sesto S. Giovanni (MI)
Tel. 02 242 090 84
Ortopedia Subema - RHO
Via Stoppani, 9
20017 Rho (MI)
Tel. 02 931 821 80
Forniamo anche:
letti ortopedici elettrici e manuali,
materassi e cuscini antidecubito,
comode, carrozzine, stampelle
e girelli.
dodici
Customer Satisfaction 2010
Ben curati? Le pagelle dei pazienti
Monitorare la soddisfazione dei pazienti è importante, Niguarda
in collaborazione con l’Università IULM lo fa ogni anno. Ecco i
risultati dell’indagine 2010.
La scala di valutazione va da 1 a 7, dove il 5 significa “soddisfatto”.
L’indice di soddisfazione si attesta a 5,51 ovvero i pazienti sono
soddisfatti della loro esperienza di ricovero/visite/esami e
raccomanderebbero Niguarda a parenti e amici con un indice di
raccomandabilità pari a 5,72. Lo score più alto è per il riutilizzo,
5,76, che tiene conto delle risposte dei pazienti alla domanda:
“Ritornerebbe in questo ospedale?”.
La soddisfazione dell’area degenza supera il 6 per quanto riguarda
l’area cure e assistenza (6,14) e l’area relazionale e informazione
(6,07) per chi è stato ricoverato. Non molto distante, a 5,71, il dato
che riguarda gli aspetti strutturali e organizzativi.
Il voto più basso è per la struttura e organizzazione degli
ambulatori, di poco sotto la soglia di soddisfazione: 4,84. I pazienti
sono invece contenti delle informazioni che ricevono, giudicate
chiare e complete (5,60); contenti, lo sono ancora di più, per
l’attenzione ricevuta da parte di medici e infermieri (5,74).
Niguarda Centro di Riferimento per le Malattie Rare
La sindrome di Churg Strauss
Una malattia autoimmune che provoca dei micro-infarti. Vari gli organi colpiti
T
utto può iniziare con una semplice
rinite, ma da qui a dire che uno
starnuto è Churg Strauss ne passa. La
patologia è, infatti, rara e ogni anno i nuovi
casi in Italia sono molto pochi, tra i 2,5 e i 7
per milione di abitanti.
Non si conoscono ancora bene né cause né
meccanismi, di certo si sa che è una malattia
autoimmune per cui alcuni componenti del
nostro sistema di difesa vanno ad attaccare
strutture del nostro corpo “scambiate per
nemici”.
Una sindrome in “3 atti”: generalmente
il decorso della malattia passa attraverso 3
differenti fasi, la cui durata nel tempo può
variare da paziente a paziente, andando a
coprire intervalli anche di 20 anni nei casi a
decorso più lento. Asma, rinite allergica,
talvolta accompagnate dalla formazione di
polipi nasali, la prima fase si caratterizza per
uno stato d’infiammazione alle alte e basse
vie respiratorie (fase 1). In seconda battuta
“i protagonisti” diventano gli eosinofili,
cellule del sistema immunitario, la loro
concentrazione nel sangue sale a dismisura
arrivando anche a valori di 50/100 volte
superiori alle soglie fisiologiche; l’aumentato
rilascio li spinge ad accumularsi nei tessuti
(fase 2). A questo punto “il palcoscenico”
diventa l’intero organismo e “vanno in scena”,
a seconda dei casi, febbre, stanchezza, calo
ponderale, dolori articolari e ai muscoli;
un malessere generale che si accompagna
ai segnali di disfunzione dell’organo
maggiormente colpito dall’infiltrazione (fase
3). “Il terzo stadio è la vera e propria vasculitespiega Jan Schroeder dell’Allergologia e
immunologia-, è qui che si inizia a parlare
di sindrome di Churg Strauss. Tra gli organi
più colpiti c’è il polmone, in cui si formano
degli addensamenti di tipo interstiziale, che
a volte possono essere anche solo transitori”.
Altri bersagli possono essere i reni, il cuore
e l’intestino, qui l’addensamento degli
eosinofili porta ad un’occlusione dei piccoli
vasi sanguigni, dei micro-infarti per cui le
zone irrorate da queste vie non ricevendo più
gli adeguati rifornimenti vanno incontro a
necrosi.
INTERVISTA
Carmen
45 anni, è una mamma con due figli. Prima l’asma poi il
Churg Strauss si “fa strada” con dei dolori lancinanti che
di notte non le permettono nemmeno di dormire.
Quando e quali i primi segni della malattia?
Circa un anno e mezzo fa al rientro dalle vacanze ho
avuto i primi sintomi, ho iniziato a perdere la sensibilità
all’alluce del piede sinistro e nel giro di una settimana
avevo dolori in tutto il corpo, soprattutto quelli a mani e
piedi erano talmente forti da non permettermi di dormire.
A quel punto mi sono recata al pronto soccorso e lì hanno
deciso di ricoverarmi in neurologia (erano passati 10
giorni dall’inizio dei primi sintomi).
Quanto ci è voluto e come è arrivata la diagnosi?
Il quadro può essere un mosaico con uno o
più organi colpiti contemporaneamente e
può capitare che la vasculite interessi anche
il sistema nervoso. “Quando si vanno ad
ostruire vasi che portano il sangue ai nervi
periferici- aggiunge Schroeder- si può andare
incontro ad una perdita di sensibilità o di
mobilità dei muscoli. Molto spesso quello
che riferiscono i pazienti è una sensazione
di intorpidimento a mani o piedi come se
indossassero un guanto o una calza che ne
limita la percezione sensoriale”.
La diagnosi si fonda sui sintomi clinici e
sui responsi del laboratorio, con gli esami
del sangue si può intercettare “l’esplosione
eosinofila” grazie al dosaggio dell’emocromo,
formula leucocitaria ed ECP (proteina
cationica eosinofila, una proteina rilasciata
dagli eosinofili), unitamente ad un controllo
di un marker d’infiammazione come la
VES. La presenza di infiltrati può essere
accertata grazie alle biopsie tissutali. Non è
facile diagnosticare questa malattia, il quadro
clinico è complesso e la multifattorialità
richiede spesso l’intervento di una taskforce di specialisti che prendano in carico il
paziente: otorini, neurologi, pneumologi, il
loro consulto è fondamentale per escludere
Durante il ricovero mi hanno fatto ogni tipo di esame,
ma tutti con esito negativo mentre io peggioravo a vista
d’occhio, dopo dieci giorni le mie condizioni erano
disastrose non muovevo più una mano e non riuscivo più
a camminare senza considerare che non dormivo ormai
da 20 giorni, avevo perso la mia autonomia e non ero più
autosufficiente. Finalmente hanno deciso di consultare
un reumatologo che ha fatto la diagnosi. La scoperta
di essere affetta da una malattia rara ci ha buttato nello
sconforto. Mio marito ha fatto una ricerca sui centri di
eccellenza e abbiamo deciso di rivolgerci all’ospedale
Niguarda. Lì ha conosciuto il dottor Schroeder che ci ha
accolto con un’umanità e una competenza inconsueta.
patologie con sintomi sovrapponibili. “Le
terapie di oggi a base di cortisone- conclude
Schroeder- danno una buona qualità di
vita al paziente. Si inizia con una terapia
d’urto per abbassare in maniera consistente
l’eosinofilia, quindi si continua con dosi via
via più contenute per tenere sotto controllo
l’infiammazione alla base della vasculite”.
GLI EOSINOFILI
Gli eosinofili sono cellule del sistema
immunitario, in particolare sono dei
globuli bianchi (leucociti) coinvolti
nelle reazioni allergiche e nella difesa
contro le infestazioni parassitarie. Nel
sangue, gli eosinofili rappresentano
soltanto l’1-3% circa della popolazione
leucocitaria. Il nome eosinofili
deriva dal fatto che i loro granuli
citoplasmatici si colorano di rosa-rosso
con un colorante particolare chiamato
eosina. In questi granuli, sono state
scoperte moltissime sostanze chimiche
capaci di mediare le varie reazioni di
difesa e regolatorie, nelle quali queste
cellule sono coinvolte.
Grazie alle terapie ha recuperato completamente?
Le terapie sono state essenziali per il mio recupero, ma
non meno importante è stata la fisioterapia. Grazie alla
riabilitazione neurocognitiva (ndr che si è svolta presso
un’altra struttura), ho recuperato l’autonomia perduta
e sono tornata a una vita quasi normale. Oggi le mie
condizioni sono abbastanza buone, ho ancora dei deficit
motorio-sensitivi, ma la cosa che mi debilita più di tutte
nello svolgere le attività quotidiane sono i dolori ai piedi.
Ogni quanto i controlli?
Mensilmente mi reco in ospedale per fare gli esami del
sangue per monitorare soprattutto l’andamento degli
eosinofili ma anche gli effetti collaterali causati dalle
terapie e in base agli esiti si decide di volta in volta quali
altri accertamenti effettuare.
ospedaleniguarda.it
Oggi è in trattamento, che farmaci deve prendere,
con quale regolarità?
Devo
prendere
quotidianamente
cortisone
e
immunosoppressori per via orale in dosi sicuramente
inferiori rispetto al primo anno.
Grazie per averci portato la sua testimonianza.
tredici
Fotonotizia
Mamma e bebé
Diabete e gravidanza: attenti a quei due
Interessate il 7-8% delle gravide. A Niguarda uno dei centri con la maggiore casistica nazionale
Diabete e “pancione”, un binomio da tenere sotto controllo. La
patologia è un “osservato speciale” quando la futura mamma
è una paziente già nota e sotto terapie; un ospite, quanto mai
indesiderato, il diabete lo diventa, quando insorge con la
gravidanza. Due forme diverse entrambe accomunate dai rischi
che possono seriamente interessare il nascituro.
Diagnosticare e intervenire, a Niguarda un Centro, fondato
sulla collaborazione di ostetrici, diabetologi e neonatologi,
segue annualmente un centinaio di mamme, per farle vivere la
gravidanza nella maniera più serena possibile.
I dati dicono che il 7-8% delle gestanti (ma il numero è
destinato ad aumentare con l’applicazione dei nuovi criteri
diagnostici recentemente approvati anche nel nostro Paese)
può avere a che fare con questa problematica, con finestre di
intervento diverse a seconda che la malattia sia pre-gravidanza
oppure sia una conseguenza di questa. “Il rischio- spiega
Matteo Bonomo, Direttore della Diabetologia- è molto più
precoce per le forme pre-gestazionali: lo squilibrio metabolico
della madre può, infatti, essere un pericolo già al momento
del concepimento. Per questo tipo di pazienti programmare
la gravidanza è fondamentale per impostare la terapia più
appropriata”. Malformazioni e abortività questi sono, infatti,
i rischi a cui il feto può andare incontro se la glicemia della
mamma non è tenuta entro valori di sicurezza nel periodo a
cavallo del concepimento.
Occhi ben aperti anche per le forme gestazionali, ma con una
finestra di allerta che interessa la seconda metà di gravidanza.
“In questi casi- continua Bonomo- l’azione “diabetogena”
è dovuta ad ormoni secreti dalla placenta; il loro effetto
diventa rilevante attorno alla 24esima-28esima settimana di
gestazione ed è in questo momento che solitamente vengono
attivati i programmi di screening. La cosa più comune è che
se non trattato per tempo il diabete determini una crescita
sproporzionata del bambino, questo perché il sangue iperglicemico della madre interferisce con il metabolismo fetale,
favorendo l’accrescimento più rapido dei tessuti insulinosensibili, tipicamente gli organi addominali. Si può determinare
così una sproporzione tronco-testa, una situazione, questa,
difficile da gestire al momento del parto con una frequenza
più marcata di ricorso al cesareo”. Non solo: ad aumentare
sono anche complicanze quali il rischio di ipoglicemia e
ipocalcemia post nascita, oppure una maggiore incidenza di
ittero e una più lenta maturazione polmonare.
Autocontrollo domiciliare quotidiano della glicemia, visite
ed esami del sangue ogni 15 giorni, ecografie per valutare
la crescita fetale e una terapia insulinica che va intensificata,
queste le tappe che scandiscono il percorso di assistenza nel
Centro dedicato del nostro Ospedale, un percorso fondato
sull’esperienza e multidisciplinarietà perché quello del pancione
sia l’unico peso in più della gravidanza. “È bene ricordare cherassicura Bonomo- se individuato per tempo e ben gestito il
diabete in gravidanza non comporta rischi in più per le madri e
per i loro neonati rispetto alle donne non diabetiche”.
Il Trauma Team a Baltimora
Alla “Grand Round Conference” dell’Adams Cowley
Shock Trauma Center (Baltimora) era presente anche
Niguarda: Osvaldo Chiara, Direttore del Trauma
Team, è stato invitato in qualità di visiting professor.
“The History of the Trauma Team of Milano”, questo
il tema del suo intervento tenutosi davanti alla platea
della University of Maryland. “L’Adams Cowley è il
più grande ed importante Trauma Center degli Stati
Uniti - spiega Chiara - da cui ho preso molti spunti per
costruire il modello di Niguarda. A seguito della mia
presentazione vi è stato un ampio dibattito sui risultati
da noi raggiunti e sul confronto tra i dati epidemiologici
milanesi e quelli del Maryland”.
L’intervento di Osvaldo Chiara,
Direttore Trauma Team
APPUNTAMENTI
Quando il dolore diventa malattia: un convegno con concerto
Il dolore in molti casi cessa di essere un campanello
di allarme della malattia e diventa esso stesso la
patologia, abbattendosi inevitabilmente sulla qualità
di vita del paziente. Di questo e della nuova normativa
in materia se ne parlerà a Niguarda il 25 e il 26 marzo.
Numerosi i relatori che si alterneranno sul palco della
“due giorni” di convegno, tra loro anche l’Assessore
alla Sanità di Regione Lombardia, Luciano Bresciani,
e Guido Fanelli, Presidente Commissione Terapia del Dolore e Cure Palliative del Ministero
della Salute. Il convegno sarà anticipato da un prologo musicale: è, infatti, in programma per
giovedì 24, ore 21.00, il concerto gratuito “Il rock dei giovani contro il dolore”, evento di
apertura che vedrà l’esibizione di “Ambra Marie&Band”
Per informazioni e prenotazione: 0429-760294 oppure 800.974261.
PER LEGGERE LA STORIA DI ROBERTA
vai su http://annual2008.spedaleniguarda.it/content/dip_medicina_laboratorio
PER PARTECIPARE AL CONVEGNO
www.ospedaleniguarda.it
Epatologia
Fegato “taglia forte”
Un accumulo di grasso che riguarda sempre più persone
Guarda quelle transaminasi alterate … Cos’è quello che
brilla nell’ecografia? Forse si tratta di fegato “grasso”,
o steatosi, una condizione sempre più comune nella
popolazione dei paesi occidentali. “Cos’è” e “quali rischi
comporta”, l’abbiamo chiesto a Giovambattista Pinzello,
Direttore Epatologia e gastroenterologia.
Che cosa s’intende con steatosi e qual è la sua
diffusione?
Con questo termine si indica un eccessivo accumulo di
grasso (trigliceridi) nelle cellule epatiche. È normale che
il fegato contenga del grasso, ma se questo ammonta a più
del 10% del peso del fegato si parla di steatosi. In Italia
questa condizione interessa il 25 % della popolazione
e rappresenta la malattia epatica più frequente; ci si
aspetta, in futuro, un suo incremento anche in relazione
alla crescente diffusione di obesità, diabete e sindrome
metabolica (ovvero obesità addominale associata alla
presenza di uno o più dei seguenti elementi: aumento
della pressione arteriosa, aumento dei grassi nel sangue,
aumento della glicemia, insulinoresistenza)
Obesità, diabete, sindrome metabolica, ma anche
l’alcol ha il suo peso?
C’è da fare una distinzione: possiamo, infatti, osservare
due forme di “fegato grasso”. In una prima forma
l’eccesso di grasso può essere secondario ad un consumo
eccessivo di alcol, oltre 30 g al giorno, ovvero 3 bicchieri
di vino, ma anche a trattamenti farmacologici intensi e per
lunghi periodi con farmaci come cortisone o antiaritmici.
Steatosi di questo tipo possono inoltre essere riscontrati in
corso di una epatite cronica da virus C.
Negli altri casi il fegato grasso si correla con l’obesità, la
sindrome metabolica o il diabete mellito magari ancora
non clinicamente manifesto. In questi casi si parla di
NAFLD, un acronimo inglese che significa Non Alcoholic
Fatty Liver Disease.
A quali rischi è esposta una persona con fegato grasso?
I pazienti con steatosi semplice senza complicazioni
(NAFLD) di solito hanno un decorso benigno dal punto
di vista epatologico, ma non cardiovascolare, per cui
è richiesta un’attenta sorveglianza, soprattutto per
gli ipertesi, diabetici o con sindrome metabolica. Se
invece la steatosi si accompagna con un’infiammazione
del fegato, si parla di steatoepatite, è la NASH (Nonalcoholic steatohepatitis), e interessa il 5-10% dei pazienti
con steatosi. I soggetti con questa complicanza possono
sviluppare una malattia epatica severa che può portare
fino alla cirrosi.
può scoprire dagli esami del sangue che presentano
transaminasi o gamma-GT (le spie del danno epatico)
elevate. Oppure con un’ecografia in cui il fegato “brilla”,
proprio per l’eccesso di massa grassa. Per la diagnosi di
steatoepatite, invece, occorre eseguire una biopsia epatica
per stimare il grado di infiammazione e di fibrosi epatica.
Come viene trattato il fegato grasso?
Non ci sono terapie mediche di provata efficacia per
il fegato grasso ma la ricerca continua. In ogni caso
la base per il trattamento della steatosi è una corretta
alimentazione, il calo di peso graduale e l’attività fisica.
Se hai il fegato grasso,
e in particolare una NASH:
- Mettiti a dieta seguito da un dietologo esperto, ciò al fine
di ridurre i trigliceridi, prima causa di questa condizione.
- Se la dieta non è sufficiente, puoi ricorrere a farmaci che
demoliscono i trigliceridi prima che questi si depositino sul
fegato.
- Evita l’alcol per non innescare o peggiorare l’effetto
infiammatorio.
- Se hai il diabete dovresti monitorare con maggiore
attenzione di altri le condizioni del fegato, dato che il
diabete è una patologia che scombussola il metabolismo e
favorisce il fegato grasso.
- Svolgi regolarmente attività fisica di tipo aerobico (corsa,
bicicletta, nuoto) al fine di ridurre la massa grassa corporea.
- Ricordarti di effettuare i controlli concordati con lo
specialista epatologo.
ospedaleniguarda.it
Come si diagnostica?
È una malattia che nella maggior parte dei casi è
asintomatica, per cui il riscontro spesso è casuale: si
TRA I NOSTRI SERVIZI ANCHE
LA CARTELLONISTICA PUBBLICITARIA
poster 6x3 e/o grandi formati
cartelli su pali luce 100x140
ULTIMISSIMI GIORNI
SCONTI FINO AL 70%
SALDI
SALDI
striscioni
SALDI SALDI
Viale Casiraghi, 115 e 136 - tel. 02.26.22.57.86
Via XX Settembre, 22 - tel. 02.24.85.118
SESTO SAN GIOVANNI - www.viganocalzature.it
Per qualsiasi informazione relativa all’utilizzo
di quanto sopra e per la pubblicità
su Il Giornale di Niguarda rivolgersi a:
Tel. 02.24.30.85.60 - [email protected]
www.spadapubblicita.it
quindici
Parola allo specialista
Che cos’è… l’angina pectoris?
Lo spiega il cardiologo Federico De Marco
Di cosa si tratta?
L’angina pectoris è il sintomo di una sofferenza cardiaca
dovuta ad un’ischemia miocardica, una condizione in cui
l’apporto di sangue al cuore è insufficiente a soddisfare le
richieste di ossigeno e di sostanze energetiche, fondamentali
per poter svolgere la funzione di contrazione.
Le cause
Alla base c’è quasi sempre un restringimento: le arterie che
portano il sangue al cuore sono un po’ ostruite per la presenza
di placche aterosclerotiche e se il miocardio sotto sforzo
chiede più ossigeno, dalle retrovie non si riesce a soddisfare il
fabbisogno. Ed ecco il dolore.
Che dolore!
Molti che l’hanno provata ne parlano come di una sensazione
di sofferenza e dolore – angina in latino significa dolore avvertita nel petto, dovuta il più delle volte a uno sforzo.
In genere la sensazione è quella opprimente dei problemi
di cuore, ma nei casi che possono ingannare, può essere
anche solo un senso di fastidio, di peso opprimente, che può
estendersi verso il collo, verso la schiena o verso il basso in
direzione delle braccia (più spesso al braccio sinistro).
Come comportarsi?
Innanzitutto cercare conferme che il dolore sia dovuto a
questo. A questo servono gli ecg, in particolare se eseguiti
sotto sforzo. Ma se l’angina è persistente, grave o di recente
comparsa, soprattutto se si presenta a riposo, è meglio vederci
più chiaro, per esempio con l’angiografia coronaria (o
coronarografia) che fornisce dati sul restringimento delle
coronarie e su un’eventuale lesione del muscolo cardiaco.
Quali terapie?
L’angina può essere alleviata da farmaci che aumentano
il flusso di sangue attraverso le coronarie e/o riducono il
carico di lavoro del cuore sotto sforzo o può essere curata
completamente con interventi tipo angioplastica o il by-pass.
Formazione
Corsi e convegni di marzo, aprile e maggio
scientifico.
Aula Vinante- Area Sud, pad. 6
09.00-17.00
Chirurgia
dell’epilessia:
percorso
diagnostico terapeutico della selezione
del paziente all’intervento chirurgico
La chirurgia delle epilessie focali
sintomatiche si è andata affermando
negli ultimi decenni come il trattamento
più efficace nei casi farmaco resistenti.
Figure centrali nel percorso diagnosticoterapeutico sono il neurologo e il
neurochirurgo ed è necessario che queste
figure possano acquisire le competenze
indispensabili per la corretta definizione
della strategia chirurgica.
11 marzo
Albinismo: definizione del protocollo
diagnostico terapeutico
L’albinismo è una patologia rara e
il coinvolgimento di più apparati
richiede l’elaborazione di un percorso
diagnostico terapeutico multidisciplinare:
10 marzo
Guidare lo studente alla lettura di un
articolo scientifico
La capacità di aggiornare le proprie
conoscenze
attraverso
la
ricerca
bibliografica
è
responsabilità
dell’infermiere. In ambito formativo
occorre fornire allo studente le competenze
necessarie a tale scopo. Docenti e tutor
del Corso di Laurea in Infermieristica
condivideranno un metodo per guidare gli
studenti nell’analisi critica di un articolo
dermatologico,
oculistico,
genetico,
otorino ed ematologico, in alcuni casi.
Scopo del corso è illustrare l’importanza
dell’integrazione di più specialisti al fine
di una diagnosi corretta e precoce che
migliori la qualità di vita dei pazienti.
Aula Dea 1- Area Nord, Blocco Dea
08.30-13.30
Maggio
Tra le iniziative di maggio segnaliamo
i
corsi
residenziali
“Il
triage
infermieristico”, “Le resezioni epatiche:
teoria, tecniche e tecnologie 4° corso
teorico
pratico”,
“Aggiornamenti
in medicina rigenerativa: tendini e
cartilagine” e il convegno “Le patologie
articolari della spalla”.
Dal 26 aprile al 29 luglio (tutti i giorni
feriali)
PER ISCRIVERSI
E PER INFORMAZIONI
www.ospedaleniguarda.it
Appuntamenti
Vivere giocando. Un grande progetto per i bisogni dei più piccoli
A
pprendere giocando, una “via sempre più battuta”
nell’educazione dei bambini. A Niguarda il 15
marzo si terrà la presentazione di un progetto che
intende realizzare un’oasi ludica/ricreativa destinata ai
più piccoli.
Il progetto, realizzato grazie ad una cordata di 11 micro
imprese guidate dalla capofila Proposta Fumagalli Srl
con il supporto di Fondazione Politecnico di Milano,
svilupperà diversi prodotti assemblabili in un unico punto
gioco-apprendimento o utilizzabili separatamente: oltre
una postazione ludica e una seduta per il bambino, si
realizzerà un “cielo artificiale” con tanto di luci, colori
e ombre, che attraverso la tecnologia ad acqua arricchirà
la zona di gioco con immagini legate al mondo naturale.
Ci sarà un tappeto a led per effetti colorati e sensori
per la rilevazione del battito cardiaco. Non mancherà
il contributo multimediale grazie ad un tablet pc,
programmato con storie narrate accompagnate da luci
e suoni adattabili, a cui aggiungere un software, che
sempre attraverso il racconto di una storia, insegnerà
al bambino l’esistenza di diverse frequenze cardiache
legate ai differenti stati d’animo.
“L’elemento gioco - spiega Emilio Brunati, Direttore della
Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza - è molto
studiato perché determinante nello sviluppo
del bambino. Il gioco, infatti, è naturale e
viene usato fin da piccolissimo dal bambino
per esplorare e conoscere l’ambiente che
lo circonda. Il gioco, inoltre è il mediatore
attraverso cui il piccolo acquisisce la
conoscenza di sé e della relazione con gli altri”.
DOVE
Vivere giocando
La tecnologia e gli spazi
che aiutano a crescere
15 marzo 2011
Aula Magna ore 10.00
NEWS
La nuova
Carta dei Servizi
Cambia veste la Carta dei Servizi: una nuova grafica e informazioni
aggiornate per guidare il paziente nell’organizzazione dell’Ospedale.
Ricovero, Diritti e Doveri, Documentazione Clinica, Area Privata, Day
Hospital/Day Surgery, Suggerimenti, L’Ospedale Pediatrico, Privacy e
Consenso Informato, Numeri Utili, Pronto Soccorso, Esami e Visite,
questi i pieghevoli divisi per area tematica che compongono la Carta,
presente negli ambulatori e consultabile on-line su:
www.ospedaleniguarda.it