Il “miracolo” di Matteo
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Il “miracolo” di Matteo
Poste Italiane Spa ospedaleniguarda.it Sped. abb.post. Dl n. 353/2003 art 1 (comma1) D&B Milano DISTRIBUZIONE GRATUITA Il“miracolo”diMatteo È nato da una madre in stato di morte cerebrale da 54 giorni le ria Edito Continuiamo per una responsabilità Otto sono gli anni che ho trascorso al Niguarda in qualità di Direttore Generale; anche per i prossimi cinque anni avrò l’onore e l’onere di svolgere lo stesso compito con Voi. Devo ringraziare il Presidente Roberto Formigoni, l’Assessore alla Sanità Luciano Bresciani e la Giunta Regionale per la fiducia che hanno voluto dimostrare confermandomi nell’incarico; spero di poter continuare a meritarmi questa fiducia. I ringraziamenti li voglio estendere anche alla squadra del Niguarda con cui ho avuto il piacere di condividere sia il quotidiano di un grande Ospedale sia la sfida di realizzare il Nuovo Niguarda . Al vertice della squadra abbiamo avuto conferme e cambiamenti: oltre la meritata conferma del Direttore Amministrativo, Marco Trivelli, sono arrivati 2 preziosi nuovi collaboratori: Giuseppe Genduso, Direttore Sanitario e Gaetano Elli Direttore Medico di presidio; due stimati medici e manager sanitari con esperienza in ospedali importanti e complessi come Monza e Lecco. Prendono il posto di Carlo Nicora e di Roberto Cosentina che sono diventati rispettivamente Direttore Generale dell’ospedale di Bergamo e direttore sanitario dell’A.O. di Busto Arsizio: è una conferma della capacità del Niguarda di far crescere e di mettere a disposizione del Sistema professionisti con esperienza, qualità gestionali e tecniche oltre che umane. Pasquale Cannatelli - Direttore Generale CONTINUA A PAGINA 2 Ricerca C ’è chi ha pensato al miracolo a pochi giorni dal Natale: si chiama Matteo ed è nato il 27 dicembre a Niguarda da una donna in stato di morte cerebrale, in seguito a una meningite fulminante che l’ha colpita il 3 novembre, quando era alla ventunesima settimana di gravidanza. La donna, una ragazza cingalese di 30 anni, era stata ricoverata per 40 giorni all’ospedale San Paolo e proprio dalla ventunesima alla ventisettesima settimana, era stata assistita in modo congiunto da rianimatori, ostetrici e ginecologi. Ma l’assenza di una terapia intensiva neonatale nell’ospedale della zona Barona ha reso necessario il trasferimento a Niguarda. Giunta alla Ca’ Granda mamma Nirmala è stata tenuta in vita artificialmente per arrivare al traguardo della ventinovesima settimana Cardiologia Le nanotecnologie per la Centro di cura delle lesioni midollari ecocardiografia clinica Niguarda ha collaborato alla ricerca per lo sviluppo di bio-protesi Gli ultrasuoni per le anomalie del cuore. Più di 12.000 le prestazioni annuali di gestazione, quando sarebbe stato possibile dare alla luce il piccolo, nonostante lo stato di coma irreversibile e di morte cerebrale della sfortunata madre. Sembrava una gravidanza regolare, nessun problema fino alla ventunesima settimana. Poi, all’improvviso, quella febbre altissima che l’ha colpita. “Aveva quasi 40 di febbre e il nostro medico di base ci ha detto che bastava una medicina per abbassarla - spiega il marito Hasitha, 38 anni-. Un po’ è calata ma poi ha ripreso a salire. Un pomeriggio sono andato a prendere mia figlia all’asilo e quando sono tornato a casa lei era rigida e non parlava più”. Il 118 ha portato la donna al San Paolo e lì i medici hanno capito subito che si trattava di un caso disperato. CONTINUA A PAGINA 2 Sicurezza del paziente TAC: quale rischio per la salute? Dagli Usa: c’è un eccesso di ricorso. La situazione di Niguarda S i parla di una disciplina che ha a che fare con il piccolo, piccolissimo (le nanotecnologie), ma la speranza è grande. “Rigenerazione di lesioni midollari croniche tramite l’impianto di bioprotesi composite nanostrutturate”: questo è il titolo della ricerca realizzata da un team tutto italiano guidato da Angelo Vescovi, Direttore Scientifico di IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza e Direttore del Centro di Nanomedicina e Ingegneria dei Tessuti dell’Ospedale Niguarda Ca’ Granda. A PAGINA 2 soffi cardiaci, sono in molti a conviverci, in alcuni casi si tratta di lievi anomalie, per altri possono essere difetti di seria entità. Per tutti la strada della diagnosi passa per un esame noto ai più: l’ecocardiografia. Questa tecnica è stata introdotta in Italia negli anni ’70, da allora a Niguarda se ne occupa un laboratorio che con il trasferimento nel nuovo blocco ospedaliero (il Blocco Sud) è diventato un centro dedicato. A PAGINA 7 I C i si sdraia su un lettino, si entra nel tubo e in pochi secondi l’area da indagare è “sezionata” in una miriade di immagini che consentono di vedere se effettivamente c’è qualcosa che non va. A PAGINA 6 Periodico di informazione dell’Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca’ Granda Febbraio - Marzo 2011 Il giornale di Niguarda Anno 6 - Numero 1 due Fotonotizia Il “miracolo” di Matteo SEGUE DALLA PRIMA Per far nascere il piccolo Matteo, a Niguarda, è entrata in azione una équipe formata da Claudio Betto, Direttore Neurorianimazione, Mario Meroni, Direttore Ostetricia e Ginecologia, Roberto Merati, Responsabile Ostetricia, e Stefano Martinelli, Direttore Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale. “In questi casi si tratta soprattutto di assistere il corpo della madre - spiega Merati -: è un impegno infermieristico enorme che richiede attenzione e sforzi congiunti”. Quindi il parto che è avvenuto con taglio cesareo. Successivamente, passato il periodo di osservazione ed espletate le procedure legali, che accertano la morte di un paziente in coma cerebrale, è stato dichiarato il decesso della Lista nozze? No, donazione Alberto e Eugenia Bernucci (sulla sinistra accanto all’infermiera) con il Direttore Generale P. Cannatelli e S. Martinelli nella Terapia Intensiva Neonatale La Terapia Intensiva Neonatale di Niguarda madre e su richiesta della famiglia, sono state avviate anche le procedure necessarie per la donazione degli organi. Matteo alla nascita pesava un chilo e 140 grammi, Il 10 giugno 2006, nella notte, dalla mamma che era in stato di ora è fuori pericolo, sta bene e tra pochi giorni sarà morte cerebrale nasceva Cristina Nicole. La piccola alla nascita pesava solo 713 grammi, dopo due mesi dimesso. e mezzo di assistenza nella terapia neonatale ha lasciato il nostro “È stato un impegno spiega Ospedale: era ormai fuori pericolo e aveva raggiunto i 2 chili di importante peso. Allora il caso della madre di Cristina fu l’undicesimo caso, Martinelli -, ma grazie quotidiano al mondo, di morte cerebrale materna con prolungamento della all’impegno gravidanza per garantire una maturazione fetale compatibile con di tutte l’équipe coinvolte siamo riusciti a raggiungere la vita. questo risultato”. Ancora a Niguarda Alberto e Eugenia Bernucci sono marito e moglie dallo scorso anno. Si tratta di una famiglia di imprenditori e in occasione del loro matrimonio, anziché i soliti regali, hanno chiesto agli invitati di fare una donazione in denaro per il reparto di Neonatologia. In questo modo sono stati raccolti circa 25.000 euro ai quali la famiglia ne ha aggiunti altri 25.000. La somma complessiva (50.000 euro), donata al reparto diretto da Stefano Martinelli, ha permesso l’acquisto di due incubatrici e di un ventilatore (attrezzature che hanno un valore reale di circa 75.000 euro). Il 22 febbraio scorso è stata scoperta una targa che esprime il ringraziamento a quanti, negli ultimi 10 anni, hanno effettuato donazioni significative per il reparto. Le nanotecnologie per la cura delle lesioni midollari SEGUE DALLA PRIMA La ricerca, che è stata pubblicata lo scorso 25 gennaio sulla prestigiosa rivista scientifica americana ACS Nano, è tra le prime tre al mondo in questo ambito e ha portato alla creazione, attraverso tecniche di nanotecnologia, di una neuro-protesi innovativa di natura biologica, ma progettata e sintetizzata in laboratorio. Questa neuroprotesi, a struttura tubolare, una volta trapiantata ha supportato la rigenerazione delle fibre nervose spinali e del tessuto midollare danneggiato in un modello di danno cronico. Risultato che apre una nuova via allo sviluppo di terapie sperimentali per le persone paraplegiche e tetraplegiche. “Abbiamo cominciato a utilizzare cellule staminali neurali ottenute da feti abortiti spontaneamente- ha spiegato Vescovi- e i primi dati indicano un effetto ancora migliore sul deficit neurologico e sul recupero del movimento”. Le cellule staminali fetali vengono “caricate” nei minuscoli tubi (neuro-protesi) all’interno dei quali viene guidata la formazione delle fibre nervose che si rigenerano. I test sono stati portati a termine sui ratti e il recupero motorio conseguito è di particolare rilevanza scientifica perché la lesione in cui si è intervenuti è di natura cronica, ovvero la fase più difficile da aggredire poiché il danno è ormai consolidato ed il tessuto spinale degenerato è distrutto. “Il prossimo passo della ricerca saranno i test su mammiferi più complessi, come i maiali- ha aggiunto Vescovi-. Per arrivare alla sperimentazione sull’uomo ci vorranno alcuni anni, ma moltissimo dipenderà dai fondi”. La ricerca è stata co-finanziata dall’Associazione per la Ricerca sulle Malattie Neurodegenerative Neurothon, dalla Fondazione Cariplo (progetto “Cellule staminali neurali umane e biomateriali nano strutturati per la medicina rigenerativa”) e dalla Regione Lombardia tramite l’avvio del “Centro di Nanomedicina ed Ingegneria dei Tessuti”. Le lesioni midollari in Italia e nel mondo In Italia, secondo dati forniti da varie Associazioni di paraplegici, vivono circa 100.000 mielolesi. L’epidemiologia e la letteratura scientifica affermano che ogni anno sul nostro territorio nazionale ci sono circa 1.200 nuovi casi di lesione midollare; ciò significa che ogni giorno, solo nel nostro Paese, almeno tre persone diventano para o tetraplegiche. Questo dato per altro è analogo a quello di altri paesi della Comunità Europea. Ogni anno quindi vi sono circa 3-4 nuovi casi di paraplegia ogni 100.000 abitanti. Circa la metà di questi casi ha subito un grave trauma stradale, il 10% un trauma sportivo mentre nel 20% l’origine della lesione è un infortunio sul lavoro o una caduta, nel 15% una malattia neurologica o altre cause ed infine nel 5% la causa è stata scatenata da una ferita d’arma da fuoco o da tentato suicidio. Nel mondo vi sono circa 2,5 milioni di persone mielolese, con 130.000 nuovi pazienti ogni anno. Editoriale SEGUE DALLA PRIMA Ora inizia un nuovo mandato. Le responsabilità proseguono. Innanzitutto, la responsabilità di mettere a regime entro l’estate il Blocco Sud; il nuovo blocco ospedaliero di 470 posti letto destinato all’alta intensità di cura è stato avviato a tempo di record a inizio estate 2010. Siamo consapevoli che l’avvio della nuova sede e il nuovo modello di assistenza e cura crea alcuni disagi e pone delle criticità. Non vogliamo nascondere i problemi ma affrontarli in un lavoro serio: insieme ai professionisti, sanitari e amministrativi, stiamo facendo le opportune valutazioni sugli assetti organizzativi e di processo per attivare azioni correttive atte a favorire l’accoglienza e la presa in carico dei pazienti. E’ nell’ordine delle cose che all’avvio di un blocco che presenta novità strutturali, logistiche e organizzative ci siano aspetti critici; non è corretto non ascoltare e vedere i disagi così come non è onesto pensare che dietro alle criticità ci sia malafede o incompetenza: con il contributo e la responsabilità di tutti è possibile un lavoro costruttivo a beneficio del nostro lavoro di cura e assistenza. Un altro obiettivo prioritario in questo mandato è di dare avvio e realizzare il nuovo Blocco Nord destinato alla media intensità di cura e all’area materno infantile rispettando i tempi per poterlo utilizzare nel 2014 Per questo dovremo condividere la progettazione, iniziare i cantieri, e seguire i lavori in corso senza mai sospendere l’attività sanitaria. Quindi ancora 3 anni di lavoro e altrettanti spostamenti a domino. Ci saranno infatti, nuovi trasferimenti; il reparto infettivi, la nutrizione clinica con il centro per i disturbi del comportamento alimentare, la psichiatria e l’area della riabilitazione troveranno nuove sedi definitive o provvisorie in attesa di abitare nel Nuovo Blocco Nord. Dentro questi impegni non vogliamo abbassare la guardia sul primo nostro scopo: l’ospedale deve rispondere con criteri di efficacia e con efficienza alla domanda di salute delle Persone con le risorse disponibili, che sappiamo limitate. Dobbiamo rispondere a una domanda sempre più complessa per il tipo di pazienti e di patologie, garantendo un livello di professionalità, di competenza, di sviluppo tecnologico come è sempre stato nella tradizione del Niguarda e come richiede il poter rimanere all’altezza delle migliori strutture sanitarie. Ci è chiesto lavoro, responsabilità, passione per collaborare allo stesso scopo: solo così possiamo dare il nostro contributo nella costruzione di un bene comune che è anche il nostro bene e il bene dei nostri cari. Siamo nei 150 anni dell’Unità Italia; anche i nostri genitori, e coloro che li hanno preceduti, con il loro lavoro, in momenti più difficili, hanno costruito qualcosa che è stato bene e buono per noi, non possiamo essere da meno. Grazie per la collaborazione che vorrete darmi e per la responsabilità che insieme a me vi assumerete; tutti ne abbiamo bisogno in questi tempi non facili. ospedaleniguarda.it Pasquale Cannatelli Direttore Generale Ospedale Niguarda tre International teaching hospital Niguarda nel mondo Un centro internazionale per gemellaggi e cooperazioni sanitarie L ’Ospedale Niguarda Ca’ Granda aderendo al programma di cooperazione internazionale in campo sanitario voluto da Regione Lombardia, ha assunto negli ultimi anni anche un ruolo importante nel panorama mondiale. La nostra struttura sanitaria è conosciuta come un “grande General Hospital” all’avanguardia per le tecnologie presenti e le competenze dei suoi professionisti. Niguarda può a tutti gli effetti essere definito un Teaching Hospital, dove l’accreditamento all’insegnamento proviene dalla tradizione storica unita alle competenze e all’innovazione attuale. Tutto questo è molto apprezzato all’estero, dove Niguarda costituisce un importante polo di attrazione per professionisti che desiderano aggiornarsi su nuove tecniche e procedure diagnostico-terapeutiche per acquisire metodologia di lavoro e nuove professionalità. L’attività di formazione internazionale si svolge su diversi livelli. Un primo livello è quello dei gemellaggi tra ospedali di altre nazioni previsti dai programmi di cooperazione internazionale, che vedono il Niguarda attivo in Benin (Africa) per le grandi ustioni, nel Minas Gerais (Brasile) per l’area emergenzaurgenza, in Libano e Giordania per l’attivazione di centri per il trapianto di rene e fegato, in Romania, dove si è iniziato con la medicina d’urgenza e da quest’anno la collaborazione si è estesa alla radiologia, terapia delle ustioni e ginecologia, e in Eritrea (Africa) per la cardiologia di primo livello. Un secondo livello di attività estere riguarda la formazione di personale sanitario all’interno di accordi con istituti internazionali. In questo panorama si iscrive l’accordo con alcune cliniche della Bulgaria per la formazione di un’équipe che ha avviato l’attività di due nuove cardiochirurgie; i medici in formazione hanno trascorso un anno intero con i nostri cardiochirurghi per l’acquisizione di tecniche e competenze da trasferirsi nel loro paese. Attività analoghe sono state attivate con i medici di Singapore per la formazione in cardiologia (elettrofisiologia) e tecnici malesi che sono venuti ad affinare le conoscenze in radioterapia. Sempre ad oriente si guarda ai due “colossi” Cina e India con cui si sono mossi i primi passi per l’avvio di due importanti collaborazioni. Condivisa da diversi anni l’attività con l’Università di Miami (Florida) che ha portato al trapianto di isole pancreatiche per la cura del diabete di Tipo 1, interventi, questi, frutto della sinergia tra i ricercatori americani e l’équipe della Terapia tissutale del nostro Ospedale. Niguarda, inoltre, ogni anno accoglie pazienti (prevalentemente bambini) provenienti da altre nazioni che vengono seguiti nel nostro Ospedale per patologie non curabili nel loro paese: negli ultimi anni le porte della Ca’ Granda si sono aperte per pazienti provenienti da Haiti, Congo, Etiopia, Bosnia, Albania, Ucraina, Kosovo e Afghanistan. Gemellaggi e cooperazioni sanitarie internazionali Libano Sono stati coinvolti in stage formativi a Niguarda 34 operatori sanitari libanesi (16 medici e 18 infermieri), inoltre il personale sanitario di Niguarda ha svolto oltre 80 ore di formazione specifica presso il Rafik Hariri University Hospital di Beirut. L’obiettivo della collaborazione è l’acquisizione, anche tramite il training on the job, delle competenze specifiche utili per i trapianti di rene da vivente e chirurgia maggiore epatobiliopancreatica. Da giugno 2007 a dicembre 2010 sono stati completati 8 trapianti di rene da vivente; ed oltre 70 interventi di chirurgia maggiore. Giordania Il progetto è stato attivato nel settembre 2010; nel gennaio 2011 la prima équipe di medici ed infermieri giordani è stata ospitata a Niguarda per il training on the job. La cooperazione ha lo scopo di “aprire la strada” per i trapianti di rene da vivente e chirurgia maggiore epatobiliopancreatica presso l’ospedale Al-Bashir di Amman. Benin Nel 2006 nel villaggio di Porgà un’autocisterna si rovescia innescando un incendio che provoca la morte di 80 persone; 27 sono gravemente ustionati, di questi se ne salvano 23 grazie all’intervento di un équipe proveniente dal Centro Grandi Ustionati inviata da Niguarda. Da quella tragedia nasce un centro per la cura delle ustioni, appena terminato. Si trova presso l’ospedale di Saint Jean de Dieu, nel villaggio di Tanguietà, ed è stato costruito grazie all’aiuto di Fondiaria Sai, Regione Lombardia e Niguarda. per la gestione dell’emergenza trauma. Con la consulenza di dirigenti e tecnici del trauma team di Niguarda si sono categorizzati gli ospedali del Minas Gerais (uno dei 27 stati della Confederazione Brasiliana) in tre livelli di funzioni con l’obiettivo di indirizzare il paziente verso la struttura più appropriata a seguito dell’entità del trauma subito. L’attività di formazione svolta dai professionisti di Niguarda ha preparato il personale brasiliano alla gestione dei trauma center. Eritrea Da aprile 2004 a dicembre 2006 un gemellaggio ha unito Niguarda e il New Orotta Hospital-Asmara. Ambito d’intervento le patologie cardiache. Oltre all’invio di attrezzature sanitarie per la diagnosi e la terapia per questo tipo di patologie (ecografi e un manichino per le esercitazioni), si è svolta l’attività di training on the job: 4 cardiologi e 4 infermieri di Niguarda si sono recati in Eritrea per oltre 100 ore di formazione con il coinvolgimento di 16 medici e 26 infermieri e tecnici eritrei. Bulgaria Niguarda ha portato avanti una cooperazione con Second Multiprofile Hospital di Sofia e Clinica Cardiologia Università di Plovdiv in Bulgaria dal settembre 2005 al gennaio 2009. Il nostro Ospedale ha ospitato 116 medici e 36 infermieri degli ospedali di Sofia e Plovdiv per un totale di 1.365 ore di training on the job e 210 ore di formazione specifica. Inoltre 3 cardiologi e 3 infermieri di Niguarda sono andati in Bulgaria per oltre 50 ore di formazione nell’ambito delle patologie cardiache. Brasile La collaborazione, portata avanti da giugno 2007 a dicembre 2009, si è concentrata nell’ambito dell’emergenza-urgenza. In particolare con lo scopo di organizzare una rete territoriale Romania Il Ministero per le Pari Opportunità, Regione Lombardia e Pirelli hanno firmato l’accordo per ampliare e rinnovare fino al 2013 la cooperazione sanitaria internazionale già avviata nel 2008 tra Niguarda e l’Ospedale di Slatina, Romania. Della durata di 3 anni il nuovo progetto coinvolgerà i professionisti romeni, che avranno la possibilità di partecipare a corsi teorici e pratici sulle attività di radiologia, terapia delle ustioni, approfondendo anche le tematiche legate alla gestione del pronto soccorso e alla medicina d’urgenza. Una particolare attenzione sarà inoltre prestata alla formazione in ambito ginecologico. Emergenze: Abruzzo e Haiti Niguarda ha collaborato attivamente a missioni umanitarie per l’emergenza terremoto. Nel caso dell’Abruzzo una colonna di mezzi di emergenza (8 mezzi, 5 medici e 9 tra infermieri e tecnici) è partita da Niguarda poche ore dopo la tragedia. Haiti: disponibilità di posti letto e tonnellate di materiale sanitario, Niguarda è stato tra i primi ospedali a inviare il suo aiuto alla popolazione dell’isola colpita dal sisma; i primi pazienti sono stati ricoverati già da inizio febbraio 2010. Chi visita Niguarda Medici e infermieri dalla Giordania Nel mese di gennaio un’équipe di medici ed infermieri giordani è giunta a Niguarda per un periodo di training on the job con i nostri professionisti dell’area trapianti. Da tempo è attivo un gemellaggio tra la Ca’ Granda e l’importante ospedale Al-Bashir di Amman. Israele (foto a sinistra) Il Consigliere per gli Affari Commerciali d’Israele Jonathan Hadar è venuto in visita presso il nostro Ospedale. Obiettivo dell’incontro: porre le basi per una possibile futura collaborazione Lombardia-Israele. “Siamo interessati al modello di gestione sanitaria misto pubblico-privatoha detto Hadar-, un sistema di eccellenza che vorremmo importare anche nel nostro Paese”. Dopo l’incontro con i vertici aziendali la visita è proseguita nei laboratori della Terapia tissutale (nella foto l’incontro con i medici della Terapia tissutale). ospedaleniguarda.it Audi Credit finanzia la vostra Audi. v e ® b a Big city lights. Audi A1 Sline Xe. Gamma Audi A1 a partire da 16.800 euro, a 139 euro al mese. Valori massimi: consumo di carburante circuito combinato (l/100 km) da 3,9 a 5,9; emissioni CO2 (g/km) da 103 a 139. www.audi.it Audi A1 1.2 TFSI a € 16.800 chiavi in mano escluso IPT, anticipo € 5.000, finanziamento di € 11.800 in 23 rate da € 139,24 (Iva Incl.) + una maxirata finale di € 9.086 (Iva Incl.) eventualmente rifinanziabile, T.A.N. 2,34% - T.A.E.G. 4,41%. Spese di istruttoria € 250 (Iva Incl.). Fogli informativi e condizioni assicurative disponibili presso le Concessionarie Audi. Salvo approvazione Audi Credit. Offerta valida sino al 31.03.2011. Sesto Autoveicoli S.p.A. Viale Edison, 130 - Sesto San Giovanni (MI) Tel. 02.26283.1 - www.sestoautoveicoli.it cinque Cardiologia L’officina del cuore Le valvole meccaniche e biologiche si riparano con la chirurgia miniinvasiva 12 valvole o a 16, le auto più prestanti arrivano fino a 24; il nostro motore, il cuore, invece, di valvole ne ha 4 (tricuspide, polmonare, mitrale, aortica) e sono le “porte” che regolano il flusso del sangue nei ventricoli e il deflusso nelle grosse arterie. Come per le macchine può succedere che a causa di un “difetto di fabbrica” o di un danneggiamento queste strutture non riescano più a svolgere la loro funzione al meglio. Ecco che allora bisogna procedere con una sostituzione. Meccaniche o biologiche, questi sostituti vengono impiantanti attraverso un intervento chirurgico; l’operazione garantisce una buona qualità di vita, ma può succedere che anche il “pezzo di ricambio” possa andare incontro a un deterioramento e malfunzionamenti. L’unica alternativa è procedere con un secondo intervento per “sostituire il sostituto”. Questo fino a poco tempo fa: a Niguarda, infatti, sono state utilizzate con successo 2 procedure miniinvasive che consentono di riparare la valvola senza bisogno di una seconda operazione. “Di recente sviluppo - commenta Silvio Klugmann, Direttore Cardiologia 1 - Emodinamica e a capo dell’équipe che ha eseguito gli interventi -, queste tecniche sono particolarmente indicate per tutti quei casi in cui un altro intervento chirurgico costituirebbe un rischio troppo grosso, A L’équipe della Cardiologia 1- Emodinamica. Da destra: Silvio Klugmann, con in mano la valvola auto-espandibile, Federico De Marco, Nuccia Morici e Giacomo Piccalò come ad esempio nei pazienti anziani”. Un tappo a forma di ombrello Questa tecnica è stata utilizzata su 2 pazienti portatori di valvola meccanica. Talvolta può capitare che nell’area di contatto dispositivo-cuore si vengano a formare dei buchi a causa di un cedimento dei punti di sutura che mantengono in sede la valvola. Si ha così un reflusso di sangue che porta ad un’insufficienza cardiaca. “L’idea è quella di riempire il buco con un tappo costituito da due metà a forma di ombrello spiega il cardiologo Federico De Marco - in modo da chiudere l’apertura sia sopra che sotto. Niente operazione a cuore aperto né circolazione extracorporea, il tappo viene portato in sede attraverso un catetere che dall’arteria femorale risale fino al cuore, qui gli ombrelli vengono rilasciati dal catetere che aprendosi vanno a tappare la falla”. La valvola auto-espandibile Nelle valvole biologiche, quelle costituite da tessuti provenienti da animali come i maiali, il rischio di deterioramento e invecchiamento è più alto. L’alternativa alla sostituzione è una tecnica innovativa che consente di ovviare alla degenerazione grazie all’ancoraggio di una valvola più piccola nel dispositivo impiantato in precedenza. “Una valvola nella valvola - spiega il cardiochirurgo Giuseppe Bruschi - che viene posizionata, anche in questo caso, grazie all’impiego di un catetere e all’accesso percutaneo a livello femorale”. Retraendo la guaina del catetere, la valvola, un reticolo metallico su cui sono suturati dei lembi di tessuto suino, si apre e, grazie alle proprietà elastiche dei materiali di cui è costituita, a contatto con il calore del sangue si auto-espande andando ad agganciarsi alla valvola già presente, completandone la riparazione. “Per ora con questa tecnica si sono trattati 3 pazienti - conclude Klugmann -. Nel futuro entrambe le procedure avranno una sempre più larga diffusione: l’invecchiamento della popolazione da un lato e l’aumento delle cardiopatie dall’altro sono i due presupposti che ci fanno pensare ad un uso sempre più capillare delle chirurgia miniinvasiva per questo tipo di interventi”. Oculistica Una valvola d’oro per il glaucoma Messa a punto negli Stati Uniti, Niguarda è uno dei pochi centri a utilizzarla T anta ne entra, tanta ne esce. Ma se ci sono PERCHÉ L’ORO degli intoppi nello scarico dell’acqua, la La valvola è d’oro perché è necessaria una pressione aumenta con il rischio di seri sostanza che non si denaturi nel tempo. danni per il sistema idraulico. È un po’ quello che succede nel nostro occhio quando si parla di glaucoma. L’occhio, infatti, è assimilabile ad una FATTORI DI RISCHIO palla, che per mantenere la sua configurazione Il glaucoma è molto più diffuso tra gli anziani. sferica necessita di una pressione interna. Questa Se si è over 60 si è sei volte più a rischio di pressione è il risultato di un equilibrio tra la ammalarsi. Se si ha il diabete o una pressione produzione di liquido, umore acqueo (rubinetto), e La valvola d’oro sanguigna elevata, il rischio sale. Così come il deflusso dello stesso dall’occhio (scarico). è una linguetta di aumenta se si deve fare uso di cortisone in Quando, per problemi di scarico, la pressione pochi millimetri qualsiasi forma (per bocca, per iniezione, supera i valori normali (fino a 21mmHg) s’instaura per spray nasale, per collirio). Una ferita o una malattia che determina un’atrofia progressiva un trauma all’occhio può determinare la comparsa del nervo ottico fino alla cecità: il glaucoma. di glaucoma anche molto tempo dopo l’incidente. Il Il trattamento consiste nell’abbassare la pressione al di sotto glaucoma, inoltre, evidenzia una spiccata familiarità di 21mmHg, inizialmente con terapia medica (colliri), tuttavia ed è molto più diffuso nella razza nera. se la cura non sortisce effetto è necessario l’intervento chirurgico. Fino ad oggi sono stati proposti vari tipi di chirurgia, tra questi Mette al riparo da questa eventualità una valvola d’oro il più utilizzato è la trabeculectomia che consiste nel creare (Gold-shunt), recentemente sviluppata negli Stati Uniti, una fistola di drenaggio agli umori interni dell’occhio. Tale che permette, attraverso una via più naturale, lo scarico fistola, che sporge all’esterno, tuttavia può provocare seri degli umori all’interno dell’occhio anziché verso l’esterno. problemi, su tutti il rischio legato alle infezioni. L’Oculistica Adulti di Niguarda è uno dei pochi centri in Italia che da oltre un anno utilizza questa tecnica con ottimi risultati. “Si trattaspiega Giuseppe Carlevaro, Direttore dell’Oculistica- di una linguetta d’oro di pochi millimetri che va ad ampliare lo spazio tra due membrane che rivestono l’occhio, la sclera e la coroide. Questa è una via di scarico che l’occhio utilizza normalmente, ma il drenaggio è minimo. Con l’applicazione dello shunt la via di deflusso è amplificata, riportando a livelli normali la pressione endoculare”. L’èquipe operatoria di Giuseppe Carlevaro (al centro) durante un intervento Le valvole Le quattro valvole di cui è dotato il nostro cuore normalmente (denominate tricuspide, polmonare, mitrale, aortica) regolano il flusso di sangue nei ventricoli e quindi il deflusso nelle grosse arterie dell’organismo (aorta e arteria polmonare) aprendosi e chiudendosi ad intervalli regolari. In alcuni casi esiste una malformazione delle valvole cardiache sin dalla nascita e tale difetto può aggravarsi con la crescita. Alcune affezioni insorgono invece solo in età adulta, ad esempio in conseguenza di particolari infezioni e/o infiammazioni di tipo reumatico in giovane età, che possono rimanere latenti per molti anni. Stenosi o insufficienza Si possono determinare due tipi di lesioni valvolari: l) restringimento della valvola (stenosi), in questo caso la valvola non si apre abbastanza per permettere il normale flusso sanguigno; 2) insufficienza valvolare, la valvola non si chiude completamente e per ragioni legate alla pressione presente negli atri e nei ventricoli il sangue refluisce in direzione opposta. Tutte e due le condizioni possono manifestarsi contemporaneamente su una valvola e colpire più valvole allo stesso tempo. Niguarda teaching hospital I primi corsi nella “ibrida” Nel Blocco Sud è entrata in funzione la nuova sala ibrida, si tratta di una sala operatoria molto sofisticata con apparecchiature di ultima generazione e che ha pochi eguali in Europa. Grazie all’accordo con un’importante azienda produttrice di apparecchiature elettro-medicali e alla presenza di questa nuova sala il Niguarda diventa Centro di insegnamento europeo per l’impianto di protesi aortiche. I primi corsi hanno preso il via alla fine di febbraio. sei Nuove tecnologie Trattamento delle aritmie: arriva l’intervento in 3D Primi in Italia. Grazie all’angiografia rotazionale più precisione e sicurezza L ’intervento di ablazione è utilizzato da quasi 20 anni per la cura delle aritmie ed è una tecnica mediante la quale le cellule responsabili dell’attività elettrica alterata del cuore vengono bruciate con un elettro- catetere portato in sede risalendo una grossa vena, quale ad esempio quella femorale. Per la prima volta in Italia l’équipe della Cardiologia 3- Elettrofisiologia, diretta da Maurizio Lunati, ha utilizzato su 2 pazienti un nuovo sistema di mappaggio che permette al medico di portare a termine le fasi di posizionamento e ablazione tramite immagini tridimensionali. La tecnica denominata angiografia rotazionale fornisce all’operatore il senso della profondità del campo in cui si muove consentendo di visualizzare sul monitor l’area d’intervento da differenti prospettive. Il nuovo “occhio elettronico” è stato utilizzato in due casi in cui la precisione d’intervento è fondamentale per lo spegnimento delle zone ad attività elettrica “fuori fase”: in particolare per entrambi i pazienti l’area da cicatrizzare tramite bruciatura si trovava allo sbocco di una delle vene polmonari nell’atrio sinistro. “In questi casi –spiega Marco Paolucci, che ha portato a termine i due interventi- si opera una bruciatura a forma di anello lungo la parete interna della zona di contatto venaatrio. In questa zona di confine è importante che le cellule che si vanno ad eliminare si trovino nella porzione cardiaca e non sulla parete del vaso”. Maggiore precisione, ma anche una maggiore sicurezza per paziente e operatore: la nuova procedura, infatti, riduce il tempo di esposizione ai raggi X, utilizzati durante Chi visita Niguarda la fluoroscopia per visualizzare il tragitto dell’elettro-catetere. “Con questa nuova metodica- commenta Paolucci- l’area di posizionamento è visualizzata grazie alla sovrapposizione delle immagini ottenute con la fluoroscopia con quelle ottenute dall’angiografia rotazionale. L’effetto combinato e la migliore risoluzione della tecnica permette di ridurre il ricorso alle radiazioni, diminuendo così l’esposizione sia per il paziente che per l’operatore stesso”. Fino ad oggi l’imaging tridimensionale per questo tipo di operazioni erano la tac o la risonanza magnetica, eseguite preventivamente prima dell’intervento; con l’angiografia rotazionale, invece, basta l’iniezione del liquido di contrasto durante l’ablazione per avere un controllo real-time del posizionamento del catetere. NEWS Carta Regionale dei Servizi: nuova carta, nuovo pin Medici del Cardarelli in visita Recentemente alcuni medici dell’ospedale Cardarelli di Napoli (una delle strutture sanitarie più grandi del Sud Italia) hanno visitato il nostro Ospedale. La delegazione, guidata da Antonio Balzano (Responsabile del dipartimento del Pronto Soccorso) è stata accolta dal Direttore Generale Pasquale Cannatelli, da Roberto Cosentina (Direttore Medico di Presidio) e da Giovanna Bollini (Direttore Direzione Infermieristica). In seguito i medici napoletani hanno visitato il DEA e avuto numerosi momenti di confronto con il Direttore del Pronto Soccorso, Daniele Coen. Nella foto la delegazione accolta presso la Direzione generale. Ospedale di Siena Una delegazione di medici dell’Ospedale di Siena, guidata dal Direttore Generale Paolo Morello ha visitato recentemente il nostro Ospedale. La visita rientra in un programma per organizzare e sostenere un progetto di cooperazione in Cardiochirurgia Pediatrica con il Kurdistan iracheno. La delegazione è stata accolta dal Direttore Generale, dal Direttore Sanitario, dal Direttore del Dipartimento Cardiotoracovascolare, Francesco Mauri, da Luigi Martinelli (Direttore Cardiochirurgia), da Roberto Paino (Direttore Anestesia e rianimazione 3) e dal cardiochirurgo pediatrico Francesco Santoro (che seguirà unitamente ai colleghi senesi il progetto). Regione Lombardia sta inviando ai cittadini le nuove Carte Regionali dei Servizi (CRS) in sostituzione di quelle in scadenza. Per non perdere i vantaggi di uno sportello con la pubblica amministrazione sempre a portata di click, è indispensabile richiedere subito il nuovo PIN. Se non hai ancora ricevuto la CRS puoi richiederla agli sportelli di Scelta e Revoca dell’ASL della tua zona. In caso di smarrimento o furto chiama il numero verde 800.030.606. Per richiedere una nuova CRS è sufficiente presentare un’autocertificazione di furto/smarrimento alla ASL o all’Agenzia delle Entrate. Per maggiori informazioni: www.crs.lombardia.it NEWS La nuova sede dell’ufficio stranieri Da martedì 14 febbraio l’Ufficio Stranieri è nella nuova sede al pad. DEA (piano terra). Il back office dell’Ufficio Stranieri viene collocato temporaneamente al secondo piano del pad. 7. PER INFORMAZIONI Ufficio Stranieri tel 02 6444.2302- lun-ven, dalle 09.00 alle 16.00 TAC: quale rischio per la salute? SEGUE DALLA PRIMA Tra le indagini radiologiche, questo tipo di esame è quello a più alta esposizione; si stima, infatti, che la dose di radiazione per una TAC è quello di 100-1000 radiografie al torace (dipende dal tipo di esame TAC eseguito); ciononostante la National Radiological Protection Board (NRPB) la indica come una procedura a basso rischio. “Quanto si U.S.A.” Negli Stati Uniti e in Europa periodicamente la questione si ripropone. Un ampio lavoro di revisione apparso nel 2008 sul New England Journal of Medicine calcolava che negli Stati Uniti sono state eseguite 62 milioni di TAC nel 2006 (contro i 3 milioni del 1980), un terzo delle quali non giustificate da necessità cliniche. Tirando le somme, circa 20 milioni di persone (oltre un milione i bambini) sono state irradiate senza motivi giustificati. Il rischio individuale resta bassissimo, hanno precisato gli autori, ma è rilevabile un rischio statistico sui grandi numeri e, dunque, il boom di tali procedure, per anni, in una popolazione molto ampia, merita l’attenzione di chi si occupa di salute pubblica in quanto potrebbe aumentare il rischio di tumori indotti dalle radiazioni. “Tra America e Europa c’è una diversa mentalità nell’uso della TAC- spiega Alberto Torresin, Direttore Fisica Sanitaria-. Negli U.S.A. se ne fa un largo uso ad esempio nei bambini e c’è meno attenzione per le problematiche di dose. Addirittura erano comparse, qualche anno fa, delle campagne pubblicitarie con cui alcune strutture sanitarie proponevano la TAC come esame di checkup. Ovviamente ciò ha attirato l’attenzione degli organi di vigilanza e delle comunità scientifiche di fisici e medici che si sono opposte e si oppongono tutt’oggi a tali impieghi cercando sempre di informare correttamente delle grandi potenzialità di tale metodica ma anche dei rischi associati. La TAC non deve essere eseguita senza una giustificazione clinica ed un impiego ottimizzato e controllato; si tratta di un’indagine che non può essere prescritta con criteri simili a quelli con cui si eseguono gli esami del sangue”. A Niguarda Con quella di Villa Marelli, le TAC presenti a Niguarda sono 7; ad occuparsi del loro “buon funzionamento” è lo staff della Fisica Sanitaria in stretta cooperazione con lo staff sanitario (medico e tecnico) e di manutenzione. Cosa si fa a Niguarda per garantire gli standard di sicurezza? “La Fisica Sanitariarisponde Torresin- si occupa dell’ottimizzazione e dell’uso corretto di tutte le tecnologie che utilizzano le radiazioni per uso diagnostico e terapeutico, con un’attenzione particolare, nell’ambito diagnostico, alle TAC. Il nostro compito è quello di cooperare con il Responsabile radiologico per ottenere immagini con la migliore qualità diagnostica, mantenendo i livelli di esposizione i più bassi possibili. Ogni due anni svolgiamo le valutazioni dei Livelli Diagnostici di Riferimento (LDR) con i quali si valuta quante radiazioni sono assorbite dai pazienti per i diversi esami diagnostici con radiazioni ionizzanti. La verifica dell’ultimo biennio, coordinata da Paola Colombo, fisico del Niguarda, si è appena conclusa: i dati ottenuti ci dicono che in questo Ospedale siamo al di sotto delle soglie di riferimento indicati nel decreto legislativo 187 (del 2000) per quasi tutti gli esami; i risultati delle rilevazioni fatte sono, inoltre, molto più bassi delle medie che ci sono a livello internazionale”. Per saperne di più Durante una TAC la radiazione elettromagnetica attraversa il paziente e viene captata dai detettori (piccole camere di ionizzazione). Si ottiene così un segnale elettrico che, dopo essere stato elaborato da complicatissimi algoritmi, fornisce immagini dettagliate del corpo. Nel caso si renda necessario, tali immagini possono essere ricostruite in un modello tridimensionale. Per poter ricavare informazioni dettagliate di specifiche aree dell’organismo è necessario radiografare la sezione da più angoli. Il fascio di raggi X viene così proiettato seguendo in successione numerose traiettorie diverse. sette Intervista Centro di Ecocardiografia clinica SEGUE DALLA PRIMA “La struttura- spiega Antonella Moreo, Responsabile del Centro di Ecocardiografia clinica- raccoglie l’attività del laboratorio, dove annualmente vengono eseguiti più di 12.000 esami per pazienti ricoverati ed ambulatoriali con tutte le patologie cardiache, comprese quelle di interesse cardiochirurgico e di cardiologia interventistica”. Non solo soffi, l’ecocardiografia, infatti, è una tecnica che combinata con l’elettrocardiogramma e la visita cardiologica consente di avere un quadro accurato dei problemi cardiologici del paziente. Nei casi di valvulopatie gli ultrasuoni consentono di accertare se la valvola si apre o si chiude in maniera anomala; nell’infarto o nelle cardiomiopatie sono utili per quantificare l’estensione del danno e per valutare come questo influisca sull’attività contrattile del cuore; ancora: l’ecocardiografo è utilizzato per fare una “mappa del territorio” su cui il chirurgo “si muoverà”, prima di entrare in sala operatoria, ad esempio per un intervento di riparazione valvolare o di by-pass. La struttura, accreditata presso la Società Italiana di Ecografia Cardiovascolare, garantisce prestazioni diagnostiche di alto livello, grazie all’esperienza acquisita in decenni di pratica clinica e una dotazione strumentale unica (7 ecocardiografi, di cui 4 “top level” e 1 lettoergometro per eseguire l’ecocardiogramma durante la prova da sforzo); nelle 7 sale del centro si trovano anche 3 ecografi tridimensionali di ultima generazione. “Questo tipo di macchine- spiega Francesco Mauri, Direttore del Dipartimento Cardiovascolare- permette di vedere il cuore in movimento e di analizzare nel dettaglio l’anatomia e la funzione delle valvole e di tutte le altre strutture, anche le più piccole, durante il ciclo contrattile. L’esame si può fare ovunque anche al letto del malato, senza rischio di danni biologici: è per questo che viene utilizzato molto di più rispetto alla Risonanza Magnetica e alla TAC Multidetettore che forniscono, quando è necessario, informazioni complementari”. “Dotazione ed esperienza”, “high-tech”, a questa lista manca una parola ed è “formazione”. Il centro, infatti, ospita periodicamente dei corsi per insegnare ad eseguire gli esami ecocardiografici e a interpretarne i risultati a cardiologi, internisti ed anestesisti che arrivano da tutta Italia e anche da oltre confine. “Ogni corso- aggiunge Moreo- prevede la frequenza del laboratorio per 5 giorni. La parte pratica prevede l’affiancamento di ogni corsista ad un ecocardiografista con l’esecuzione e la refertazione di almeno 50 esami. Le lezioni teoriche sono tenute da cardiologi esperti in ecocardiografia a cui si affiancano cardiologi clinici e cardiochirurghi del Dipartimento”. “Farmaci sosia” Quando nomi simili e confezioni che si assomigliano ingannano Nella foto la cardiologa Giuseppina Quattrocchi COME FUNZIONA - Con l’ecocardiografia gli ultrasuoni sono utilizzati per visualizzare l’interno del cuore ed il flusso del sangue attraverso le valvole. - A differenza delle radiazioni utilizzate in radiologia, gli ultrasuoni sono innocui, per cui non è necessaria alcuna precauzione e l’esame può essere eseguito su qualunque paziente innumerevoli volte (anche nelle donne in gravidanza). - Durante l’esame di routine (trans toracico) la sonda viene appoggiata al torace del paziente e gli ultrasuoni vengono diretti all’interno del corpo, senza che il paziente possa avvertirli. - Gli ultrasuoni arrivano al cuore e ritornano alla sonda generando echi che sono utilizzati per visualizzare sullo schermo un cuore “virtuale” che ci informa del comportamento del cuore reale del paziente. Le onde sonore possono anche essere riflesse dalle cellule del sangue e fornire informazioni sul flusso all’interno del cuore e dei vasi. Questo fenomeno è chiamato Doppler. Durante un esame Doppler il paziente sente un rumore prodotto dalla macchina che rappresenta il flusso del sangue attraverso le valvole del cuore. L’ECOCARDIOGRAFIA TRANSESOFAGEA Talvolta può accadere che l’ecocardiogramma transtoracico non sia sufficiente a risolvere il problema diagnostico. Qualche volta, infatti, gli ultrasuoni non riescono ad attraversare grosse masse muscolari, il polmone che può essere espanso per una malattia, l’osso o i componenti metallici delle strutture artificiali come le protesi valvolari cardiache. Se la struttura da esaminare è “nascosta” dietro uno di questi ostacoli o si trova in profondità nel corpo, può non essere vista con la sola ecocardiografia standard. In questi casi può essere necessario ricorrere ad un diverso punto di esplorazione, posteriore. Accade quindi che il cardiologo richieda l’ecocardiogramma per via transesofagea che, per il paziente, equivale all’esecuzione di una comune gastroscopia. TRAINING ON THE JOB Il prossimo appuntamento con il “Corso Teorico Pratico di Ecocardiografia Clinica” è in programma dal 21 al 25 marzo. Per iscriversi: www.ospedaleniguarda.it Il giornale di Niguarda Antonella Moreo, Responsabile del Centro, durante un’ecocardiografia transesofagea Periodico d’informazione dell’Azienda Ospedaliera - Ospedale Niguarda Ca’ Granda Direttore Responsabile: Pasquale Cannatelli Coordinatore Editoriale: Monica Cremonesi In redazione: Giovanni Mauri, Andrea Vicentini, Maria Grazia Parrillo e Valentina Torchia Marketing: Matteo Stocco Direzione e redazione: Piazza Ospedale Maggiore 3 20162 - Milano - tel. 02 6444.2562 [email protected] Foto: Archivio Niguarda copyright Progetto grafico: REASON WHY di Walter Alfonso via John Lennon, 7 - Monza - 338.70.47.324 www.reason-why.it [email protected] Stampa: NUOVA SEBE S.p.A. Stabilimento di Via Brescia n. 22 20063 Cernusco sul Naviglio (MI) Tel. 02-92104710 Tiratura: 30.000 copie Reg. Tribunale Milano: n. 326 del 17 maggio 2006 Pubblicità: Spada Pubblicità tel. 02.24.30.85.60 - Fax 02.24.30.01.56 www.spadapubblicita.it Pubblicato online sul sito: www.ospedaleniguarda.it Uno per un altro. Imbarazzante o esilarante, a seconda dei punti di vista, quando si tratta di uno scambio di persona, dagli effetti anche gravi quando il qui pro quo interessa i farmaci: il nome simile, le confezioni che si assomigliano, sembra strano, ma è così i “farmaci sosia” esistono e negli ultimi tempi non sono mancate le segnalazioni. Abbiamo incontrato Franca Davanzo, Direttore del Centro Antiveleni, e le abbiamo chiesto un parere sui cosiddetti farmaci LASA (Look-Alike/ Sound-Alike). Il Centro Antiveleni di Niguarda ha mai registrato casi di intossicazione riconducibili all’assunzione di farmaci “sbagliati”, perché consegnati dal farmacista al paziente in modo errato? Purtroppo l’errore terapeutico la cui origine risiede spesso in un nome commerciale simile, ma con principio attivo differente è stato oggetto di numerose richieste di consulenza telefonica di provenienza sia ospedaliera che dal territorio. Questi eventi sono stati oggetto di segnalazione all’Organismo Istituzionale Competente (AIFA). Ci può fare qualche esempio? La vitamina kappa è un farmaco prescritto ai neonati per la profilassi della malattia emorragica, ci sono stati casi in cui è stato dato al posto dell’integratore alimentare e viceversa, ma la concentrazione del principio attivo è ben diversa (20 mg/ml il primo, 0,02 mg/ml per il secondo). Le conseguenze non sono state gravi, ma hanno evidenziato il problema che coinvolgeva il farmaco e l’integratore. In un altro caso oggetto di scambio è stato un collirio prodotto e confezionato dalla stessa azienda farmaceutica, il primo contenente un antiinfiammatorio non steroideo ed il secondo un principio attivo per il trattamento del glaucoma. In questo caso la somministrazione del farmaco in un bambino ha comportato il ricovero per monitorare l’evoluzione della sintomatologia presentata. Come andrebbe affrontato il problema dal suo punto di vista? Credo sia indispensabile una puntuale informazione dell’utente da parte del medico che prescrive e di un’ulteriore attenzione da parte di colui che dispensa il farmaco: questa preziosa alleanza non può che dare esiti favorevoli. Quale ruolo gioca un Centro Antiveleni importante come quello di Niguarda nel contrastare il fenomeno? Il nostro Centro Antiveleni essendo di supporto sia al pubblico che agli ospedali di tutto il territorio nazionale in urgenza e nelle 24 ore, è in grado di intercettare eventi e comportamenti che sono spia di superficialità, sviste, distrazioni e altro ancora, sia da parte dell’utente che degli addetti ai lavori. Si verifica spesso che questo tipo di errore sia intercettato da uno dei soggetti coinvolti nell’utilizzo del farmaco. Se sfugge, le conseguenze possono essere molto gravi. PER LE EMERGENZE Centro Antiveleni 02 66101029 24h su 24 ospedaleniguarda.it PER INFORMAZIONI www.centroantiveleni.org otto Il nuovo Niguarda C.R.A.L. Fase due: queste le prime scadenze Matisse, Dublino, Toscana o i castelli P rocedono spediti i lavori di predisposizione dell’area su cui verrà costruito il Blocco Nord (nelle foto). Nel mese di gennaio l’area è stata messa in sicurezza, sono state trapiantate tantissime piante ed è stata modificata la viabilità adiacente in modo da avere la massima sicurezza e funzionalità per i pedoni (con un nuovo marciapiede parallelo al padiglione Pizzamiglio) e i veicoli. L’area di cantiere, inoltre, dispone, da fine gennaio, di un proprio accesso con l’apertura di un varco che, attraverso un raccordo, raggiunge via Maiorana. Ciò permetterà di evitare il passaggio dei camion nell’area ospedaliera. Nei prossimi mesi i vecchi padglioni della Psichiatria, Oncologia e Pizzamiglio saranno completamente bonificati e, in seguito, dopo la consegna dell’area da parte ASL inizierà il programma delle demolizioni. Sono previsti 40 giorni di lavoro per la demolizione del padiglione Oncologia ed altrettanti per quella del padiglione Psichiatria. L’opera di demolizione verrà compiuta con macchinari di ultima generazione che garantiscono la massima sicurezza, l’assenza di rumori, di vibrazioni e polveri. Entro la fine di aprile dell’ex Psichiatria e dell’ex Oncologia non vi sarà più traccia. Ai primi di maggio inizieranno invece i lavori di demolizione interni al padiglione Pizzamiglio, lavori che si concluderanno nell’ottobre 2011. E poi inizierà a sorgere il Blocco Nord! Matisse - La Camera Rossa Tra le iniziative organizzate dall’agenzia viaggi Isola Bianca e aperte a tutti soci C.R.A.L. e non solo segnaliamo il 27 marzo la visita al Museo di Santa Giulia a Brescia, in occasione di una mostra dedicata al grande pittore Matisse. Dal 14 al 17 aprile la protagonista sarà Dublino con la sua storia e le sue tradizioni. A Pasqua (dal 23 al 25 aprile) due possibili destinazioni: la Toscana, con il mini tour Isola del Giglio, Argentario e San Gimignano, oppure i castelli della Baviera e le cascate del Reno. C.R.A.L. Area Centro-Padiglione 10 tel. 02.6444.3236 da lunedì a venerdì dalle 10.00 alle 16.00 www.cralniguarda.it Facce da Niguarda Benvenuti! Giuseppe Genduso è il nuovo Direttore Sanitario; proviene dall’A.O. di Lecco presso la quale ricopriva il medesimo incarico. In precedenza è stato Direttore Sanitario presso A.O. S. Gerardo di Monza e all’ A.O. di Busto Arsizio. Gaetano Elli è il nuovo Direttore Medico di Presidio. Elli dal 2008 al 2010 è stato Direttore Medico dei presidi ospedalieri A. Manzoni di Lecco, Umberto I di Bellano e dei presidi territoriali. Ai “nuovi” un caloroso benvenuto nella grande famiglia di Niguarda e un augurio di buon lavoro. Un grazie e un caro saluto! Con l’apertura dei cantieri per il Blocco Nord la viabilità all’interno dell’Ospedale ha subito delle deviazioni. Nella mappa è riportata la nuova viabilità per gli automezzi. NEWS Un trapianto speciale! Nel corso dell’opera di predisposizione dell’area di cantiere vi è stato un lavoro che ha incuriosito molti. Stiamo parlando di una solerte squadra di tecnici che, con l’ausilio di una macchina speciale giunta appositamente dalla Germania, ha prelevato decine e decine di grandi piante (con il relativo pane di terra che le circonda) dall’area di cantiere per ripiantarle nell’area del nuovo parcheggio adiacente al padiglione 17. Il salvataggio e il riposizionamento di queste piante confermano il nome (“l’ospedalegiardino”) che molti milanesi hanno dato da sempre al nostro Ospedale per il suo ricco patrimonio arboreo con pochi eguali. Carlo Nicora è stato nominato Direttore Generale dell’A.O. Ospedali Riuniti di Bergamo. Nicora è stato il Direttore Sanitario del Niguarda dal 2008 al 2010. A lui, insieme ai ringraziamenti per la preziosa collaborazione di questi anni, va il nostro augurio per il nuovo importante incarico. Dal 1° febbraio Roberto Cosentina, Direttore Medico di Presidio, è stato nominato Direttore Sanitario dell’A.O. di Busto Arsizio. A lui un grazie per il grande contributo fornito in questi anni e i migliori auguri di buon lavoro. Nuove nomine Dal 21 marzo Marco Cenzato sarà il nuovo Direttore della Neurochirurgia; proviene dall’A.O. Spedali Civili di Brescia dove ricopriva lo stesso incarico. Buon lavoro. ospedaleniguarda.it Antonia Alberti è il nuovo Direttore facente funzioni della Cardiologia 5 ambulatoriale. Davide Filippini è il nuovo Direttore facente funzioni della Reumatologia. nove La Città dell’arte U n’altra tappa in questa grande Città dell’arte che è Niguarda. Siamo dove vi abbiamo lasciati il numero scorso: all’ingresso dell’Ospedale (dove c’è “Il gruppo degli Sforza” di Arturo Martini, protagonista del numero precedente). Volgiamo lo sguardo sull’altro lato dell’entrata, dirimpetto all’opera di Martini ci “aspetta” il gruppo scultoreo “San Carlo e i deputati” dell’artista Francesco Messina. La presentazione, come sempre, è affidata al Primario Emerito Enrico Magliano. FRANCESCO MESSINA: “SAN CARLO E I DEPUTATI” Il gruppo marmoreo che domina la parte destra dell’ingresso principale di Niguarda è opera di Francesco Messina e rappresenta San Carlo Borromeo che consegna ai Deputati Ospedalieri (i rappresentanti Ecclesiastici del tempo) la “bolla del perdono” cioè il documento Papale che concede l’indulgenza plenaria. La scultura, suggerita da Alfredo Ildefonso Schuster, allora Cardinale di Milano, vuole rappresentare, con il dono dell’indulgenza, l’aspetto spirituale dell’ “ospitalità” che integra e sublima la munifica donazione “materiale” del nuovo Ospedale raffigurata nella scultura contrapposta a destra di Arturo Martini. Il gruppo marmoreo è realizzato con tecnica classica realistica raffinata, attenta alla fedeltà storica dei particolari (Messina si era recato alla Quadreria del Duomo per “copiare” nel dettaglio le gorgiere, i bottoni e le forme degli abiti talari dell’epoca). La realizzazione sapientemente disegnata delle pieghe del mantello e dei visi dei L’opera di Francesco Messina “San Carlo e i deputati” protagonisti è però superata dalla gestualità efficace, piena di azione, quasi una fotografia in diretta del Santo che alza al cielo il dito ammonitore di fronte ai due Delegati “impietriti”. Quando nel 1993 con l’amica Claudia Fancesco Messina nasce a Linguaglossa (Catania) Gianferrari ottenni, grazie al generoso contributo di nel 1900. Cresciuto a Genova, tralascia molto presto Bayer, di far restaurare e ritornare all’antico splendore gli studi per entrare nella bottega del marmista ligure le sculture, Messina, informato del ripristino del Scanzi noto autore di arte funeraria. dito di San Carlo rottosi negli anni, accettò che il Dopo un breve soggiorno a Parigi, in cui conosce restauro fosse fatto solo a patto di utilizzare un calco Rodin a trentadue anni si trasferisce a Milano dove del gesso originale che ancora conservava, perché si ha vissuto fino a tarda età (muore nel settembre del trattava del “centro ideale dell’opera”. Per la cronaca 1995). Messina era ben conosciuto in Italia espone, e a dimostrazione della passione espressa nel creare infatti, alla Biennale di Venezia regolarmente a partire quest’opera Messina ritrasse nel primo Delegato il dagli anni trenta e nel 1942 vince il primo premio poeta Vincenzo Cardarelli e nel secondo l’amico per la scultura. Nel 1934 vince il concorso per la pittore milanese Piero Marussig. cattedra di scultura a Brera. Tale nomina mandò su L’ARTISTA Il gruppo da una differente prospettiva: il dito di San Carlo, centro ideale dell’opera Iniziative: POMERIGGI MUSICALI L’Hospice di Niguarda apre le porte alla musica e regala ai suoi ospiti, alle famiglie e agli amanti delle sette note dei concerti nell’ambito della rassegna “Pomeriggi Musicali”. “L’idea è nata dopo aver fatto restaurare il pianoforte- spiega Daria Da Col, Dirigente infermieristico Cure Palliative e Hospice- che ci è stato donato da un amico dell’Hospice: Orazio Ficili; il restauro è stato finanziato grazie a una donazione della Società Edificatrice Niguarda (per interessamento del Presidente Giovanni Poletti). Capita spesso che ciascun componente dell’équipe dell’Hospice abbia idee ed iniziative volte a migliorare il benessere e la qualità di vita dei malati e dei famigliari; per i Pomeriggi Musicali è stato un nostro infermiere (Cristiano Parazzoli), molto amante della musica, che ha messo in moto il meccanismo, ci ha sollecitato nel creare le condizioni per realizzare l’evento, ha trovato il restauratore e gli artisti che gratuitamente danno il loro contributo”. I PROSSIMI APPUNTAMENTI Domenica 13 marzo ore 17.00, si potrà assistere al concerto di Andrea Parazzoli (pianoforte); martedì 19 aprile ore 17.00 gli interpreti saranno Giacomo Maugeri (pianoforte), Gilberto Accurso (flauto traverso) e Rossana Lamastra (voce); a chiudere lunedì 16 maggio alle ore 17.00 saranno di nuovo le note del Maestro Parazzoli. GIORNALEniguarda_piede_STUDIOB:Layout 1 22/02/2011 14:37 Pagina 1 tutte le furie Arturo Martini che era in competizione per il posto con il più giovane collega e pose fine alla loro amicizia. Nel 1943 è nominato Accademico d’Italia ed in seguito riceve numerosi riconoscimenti Nazionali e Internazionali. Carlo Carrà scriveva di lui:“la sua scultura si caratterizza per un fare semplice e grandioso, con un procedimento idealistico e classico è in grado di dare vita a forme che restano come immagine ideale”. Nel 1974 il Comune di Milano gli “concedeva” (previa donazione di 86 opere!) la Chiesetta di San Sisto sconsacrata e danneggiata dai bombardamenti. Oggi a Milano, la chiesetta in Via San Sisto ospita il Museo Messina che raccoglie numerose opere prestigiose. Tra le sue opere più celebri (oltre a numerosi ritratti di personaggi celebri e opere sul tema di cavalli e ballerine) vi sono numerosi gruppi monumentali tra cui quelli che si trovano nel Duomo di Milano, in S. Pietro a Roma, nella cittadella di Assisi, a San Giovanni Rotondo e il famosissimo “cavallo morente” realizzato nel 1966 per il palazzo della RAI di Roma. Se mi è concesso di essere di parte però il “nostro” San Carlo non ha niente da invidiare a nessuno. Enrico Magliano CONDIZIONI RISERVATE AI LETTORI DE “IL GIORNALE DI NIGUARDA” P R E S T I T I P E R L AV O R AT O R I E P E N S I O N AT I No Call Center: parli subito con noi! SENZA NECESSITÀ DI GARANTI, SENZA MOTIVARE LA RICHIESTA ANCHE SE SEI PROTESTATO O SEGNALATO IN CRIF POSSIBILITÀ di acconto immediato VELOCITA DI EROGAZIONE ...anche MUTUI E PREVIDENZA Da 20 anni offriamo sicurezza, riservatezza, trasparenza, professionalità STUDIO B è a Sesto San Giovanni (MI), Viale Casiraghi, 34 - MM1 Sesto Rondò - e-mail: [email protected] Tel. 02.26221012 - Tel/Fax 02.26220685 Vi aiutiamo a realizzare i vostri sogni www.studiob-sesto.it ISCRITTI ALL’UFFICIO ITALIANO CAMBI n. A83444 dieci Medicina di laboratorio Bilirubina alta? Potrebbe essere Gilbert... L a sindrome di Gilbert è un’alterazione ereditaria del metabolismo della bilirubina, il pigmento gialloarancione derivato dallo “smaltimento” dei globuli rossi invecchiati o danneggiati. Questa condizione è piuttosto diffusa, tanto da interessare il 5-8% della popolazione di razza caucasica. Si manifesta generalmente dopo la pubertà ed è più frequente negli uomini rispetto alle donne; il più delle volte è innocua e priva di sintomi; l’aspettativa di vita è assolutamente normale. La sindrome di Gilbert è caratterizzata da una difettosa eliminazione da parte del fegato della bilirubina; diminuisce la capacità del fegato di metabolizzare questa sostanza, cioè di modificarla e poi di eliminarla con la bile. La bilirubina perciò aumenta la propria concentrazione nel sangue: la quantità presente è a livelli generalmente di poco sopra quelli normali, ma possono aumentare momentaneamente in condizioni quali digiuno, semidigiuno, ingestione di alcol, stress, febbre, infezioni, aumento dell’attività fisica. Se la quantità di bilirubina nel sangue supera i 2,5 mg/dl (i valori normali sono inferiori a 1 mg/dl), si può manifestare l’ittero (colorazione gialla) della pelle e delle sclere (la parte bianca degli occhi). “In genere- spiega Alessandro Marocchi, Direttore del Dipartimento Medicina di Laboratorio- si può parlare di sindrome di Gilbert quando si è in presenza di un aumento contenuto della bilirubina, in massima parte della bilirubina “indiretta” (quella cioè che non è ancora stata metabolizzata dal fegato per renderla eliminabile con la bile) e quando si è esclusa ogni altra possibile causa di aumento. Gli esami si effettuano a digiuno. Non è necessaria alcun tipo di terapia in quanto si tratta di un’alterazione benigna che non influisce sulla qualità di vita delle persone interessate. Può essere necessario, però, usare precauzione nell’uso di alcuni farmaci che vengono metabolizzati dal fegato con la stessa modalità della bilirubina”. ENTRA NEI NOSTRI LABORATORI Colesterolo? Bilirubina? Test genetici? Per saperne di più visita la sezione “ESAMI DI LABORATORIO” sul sito www.ospedaleniguarda.it Conciliazione vita-lavoro Neonatologia Mamme canguro Il telelavoro Incubatrice? No, coccole! A dispetto di quello che potrebbe sembrare, le “mamme canguro” non arrivano dall’Australia, bensì dalla Colombia. È qui che la marsupio terapia è nata nel 1978, in un ospedale di Bogotà che non poteva permettersi le incubatrici per tutti i prematuri; oggi questa tecnica trova sempre più spazio anche in Italia. Si tratta di un metodo assistenziale che consiste nel mettere i neonati prematuri nudi sul seno materno, a diretto contatto con la cute calda della madre, per un tempo prestabilito e sotto costante controllo. In quei momenti la madre rappresenta per il neonato tutto il suo universo: il calore, la tenerezza, una grande sensazione di benessere. Ma perché in ospedali sempre più attrezzati per la cura dei prematuri questa tecnica prende sempre più piede? “Molti studi- spiega Paola Coscia, Coordinatore infermieristico della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale- si basano sull’efficacia e sulla sicurezza di questa modalità di assistenza applicata ai neonati pretermine “stabilizzati”, ossia che riescono a stare fuori dall’incubatrice senza alterazioni dei parametri vitali. La marsupio terapia è almeno equivalente alle cure convenzionali (incubatrici), in termini di sicurezza e protezione termica, favorisce l’allattamento al seno e contribuisce all’umanizzazione delle cure neonatali e al miglioramento della relazione madre-bambino. Il contatto pelle a pelle, infatti, favorendo il processo interattivo, composto di presenza, contatto e scambio di sguardi, è in grado di attenuare gli effetti negativi di quel distacco dovuto alle condizioni di instabilità del bambino”. I bimbi che hanno fruito di mamme canguro, inoltre, sono, anche nel lungo periodo, più tranquilli e piangono meno. Anche la postura del canguro giova: il bimbo che nasce pretermine non si è ancora completamente sviluppato, quindi non ha ancora raggiunto quella posizione raggomitolata tipica dei neonati che ormai non trovano più spazio nella pancia della mamma. Per lui è perciò più naturale stare semi-disteso in braccio. PER SAPERNE DI PIÙ La marsupio terapia può essere offerta a tutti i neonati pretermine con parametri vitali stabili. Posizione del canguro: - posizionare il bambino in modo tale che il suo torace sia a contatto con quello del genitore; - le natiche e la schiena del bambino sono sostenute dalle mani del genitore; - le gambe sono flesse; - la testa e il collo del bambino sono posizionate in modo tale da proteggere le vie aeree. L’alimentazione: l’allattamento al seno risulta la forma di alimentazione esclusiva, per quanto possibile. La nutrizione dovrebbe iniziare sin dalla nascita con l’allattamento al seno; questo tipo di alimentazione, al contrario di quella del latte artificiale, favorisce il processo di attaccamento tra neonato e genitore. Lavorare da casa per stare dietro al piccolo oppure per accudire un familiare che ha bisogno di attenzione e assistenza. Tutto questo è possibile grazie al telelavoro, un progetto sperimentale che ha preso il via per i dipendenti di Niguarda; 20 posti, circa, per coloro che ne faranno richiesta e saranno in possesso dei requisiti necessari. Pc portatile, mouse, schermo, connessione, telefono voip ed estintore: ecco tutto il necessario per lavorare, senza trascurare la sicurezza, che sarà messo a disposizione del dipendente che comunque dovrà assicurare la presenza in Ospedale per almeno 2 giorni a settimana. In caso di richieste superiori ai 20 posti disponibili, l’amministrazione darà la precedenza a chi si trova in situazioni di disabilità psico-fisiche; a chi ha esigenze di cura di figli sotto gli 8 anni di età o di familiari o di conviventi. Un altro dato che peserà sarà il maggiore tempo di percorrenza dall’abitazione del dipendente alla sede. Il telelavoro rientra nel progetto di conciliazione vita-lavoro a cui Niguarda ha aderito da tempo. NEWS NiguART La Niguarda Art Gallery (NAG) si arricchisce di una nuova opera, il titolo è RI-FLETTERE ed è stata concessa in prestito personale dal maestro Giuseppe Maraniello. L’autore, classe 1945, conta più di 80 mostre personali dedicate alle sue creazioni; nel 1990 le sue opere erano presenti alla Biennale di Venezia in una sala personale. “RI-FLETTERE” è esposto per la prima volta nel 1989 alla galleria Nuovi strumenti Di Piero Cavellini a Brescia ed è il primo dei lavori “a bandiera” che pone l’attenzione sui colori primari e complementari. ospedaleniguarda.it Alla visione frontale dei tre colori primari, si affianca la visione laterale dei rispettivi complementari. undici Urologia Benessere Ascoltare il corpo con l’auricoloterapia Via i calcoli con il nuovo litotritore Una mappa nascosta nell’orecchio ci racconta cosa accade al nostro corpo È un macchinario di ultima generazione, si chiama litotritore ed è utilizzato per la frammentazione dei calcoli alle vie urinarie grazie all’emissione di onde d’urto elettromagnetiche. La litotrissia extracorporea è una tecnica che si utilizza da più di 20 anni ma la nuova dotazione assicura più precisione riducendo i disagi per il paziente. “È possibile portare a termine la procedura senza bisogno di anestesia o sedazione- spiega Aldo Bocciardi, Direttore dell’Urologia-, in quanto il dolore è praticamente azzerato”. Tutto questo si traduce in un accorciamento dei tempi d’intervento, la litotrissia viene, infatti, effettuata in day hospital: il paziente arriva il mattino e il pomeriggio è già a casa. “Stiamo utilizzando il nuovo litotritore dalla fine dell’anno scorsoaggiunge l’urologo Giovanni Prestini- e i risultati sono molto soddisfacenti: la maggiore precisione ha portato alla frantumazione dei calcoli nel 100% dei casi”. “Non mi sento bene…”. Così diciamo quando percepiamo che “qualcosa non va”. Mai parole furono più appropriate. L’auricoloterapia, riconosciuta dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel 1990, si fonda sul concetto che l’orecchio non serve solamente a percepire i suoni esterni, ma è in grado di parlarci anche di quello che succede all’interno del nostro corpo. Gli auricoloterapeuti considerano il padiglione auricolare una mappa che raffigura con altissima precisione tutti gli apparati dell’intero organismo. Ogni punto del corpo possiede una corrispondenza nel padiglione auricolare. “L’orecchio -spiega Patrizia Betti, anestesista al centro di Terapia del Dolore qui al Niguarda rappresenta un microsistema in cui un’alterazione nell’equilibrio dell’organismo come dolore, disfunzioni o contratture, determina l’attivazione di uno specifico punto sul padiglione auricolare”. La zona attivata è dolorosa al tatto e può quindi fornire indicazioni precise per emettere una diagnosi, nonché essere bersaglio di una terapia. Dolore, emicrania, dipendenze da droghe o alcool e persino l’obesità, sono solo alcuni dei problemi trattabili grazie a questa disciplina. L’intervento del terapeuta consiste nell’inserimento di aghi a livello del punto doloroso sul padiglione auricolare con lo scopo di attenuare o eliminare il disturbo. “ L’auricoloterapia agisce modificando i livelli di oppiacei ed endorfine nell’organismo racconta Betti - come questo avvenga non è ancora noto con precisione, ma l’effetto terapeutico è ormai stato comprovato da diversi studi”. Al Niguarda questa tecnica è impiegata insieme all’agopuntura, come ausilio alle metodiche anestesiologiche tradizionali. La cosiddetta medicina alternativa non deve essere, infatti, vista come antitesi alle cure tradizionali, ma come un compendio: una sorta di “asso nella manica” per avere un vantaggio in più dalla parte del malato. Aldo Bocciardi, Direttore dell’Urologia, nella sala di comando del litotritore ORTOPEDIA Piede piatto: bugie e verità di un disturbo comune Se diciamo “piedi piatti” non stiamo parlando di poliziotti in gergo malavitoso. Si tratta, infatti, di una vera e propria patologia: il 40% delle visite ortopediche pediatriche vengono richieste per indagare su questo disturbo, molto sentito nelle famiglie, ma che talvolta non viene considerato come una vera e propria patologia. “Tutti i bambini fino a 5-6 anni presentano un piede piatto con il retro piede valgo –ci spiega Marco Moscati, ortopedico pediatrico di Niguarda- si tratta del cosiddetto piede lasso infantile, ed è un disturbo fisiologico dovuto all’immaturità del sistema muscolo-scheletrico, non ancora adattato all’appoggio”. Nell’80% dei casi si verifica una correzione spontanea con lo sviluppo, mentre nel restante 20% è consigliabile intervenire. È quanto accade se ci si trova di fronte al cosiddetto piede piatto evolutivo: in questa situazione si verifica un cedimento dell’arco interno e un alterato rapporto fra le varie ossa del piede. Bisogna quindi ricorrere all’aiuto del medico, per evitare che il paziente sviluppi da adulto un piede piatto doloroso, correggibile solo con tecniche chirurgiche più complesse. La terapia: il calcagno stop È questa la tecnica operatoria più utilizzata, che consiste nell’inserimento di una vite con una microincisione, per impedire lo scivolamento del calcagno e il cedimento dell’arcata plantare. L’intervento è indicato per ragazzi tra i 9 e i 13/14 anni (l’età può variare in relazione allo stadio di sviluppo scheletrico) e si esegue in anestesia loco-regionale. È una procedura molto semplice: dura, infatti, appena 10 minuti e il bambino può tornare a camminare dopo pochi giorni. Il plantare Argomento molto controverso, l’uso del plantare. In USA e Gran Bretagna non vengono mai prescritti, mentre in altri paesi è la famiglia stessa a farne richiesta. “Nella nostra esperienza – racconta Moscati – un plantare, per quanto usato precocemente, non fa mai guarire un piede piatto evolutivo. Può servire come sostegno in un piede piatto lasso tra i 5 e gli 8/9 anni, ma non prima: infatti potrebbe rallentare il corretto sviluppo dell’arcata plantare”. Quindi che tipo di scarpe sono consigliate?“In questi casi, le scarpe ortopediche non vengono più utilizzate, e non esiste un modello particolarmente indicato- risponde Moscati- va comunque favorita una scarpa morbida, che permetta la crescita e lo sviluppo dell’apparato muscolo-scheletrico del piedino. Il plantare, se prescritto, può essere inserito in qualsiasi modello di scarpa”. E gli adulti? I bambini che hanno sofferto di questa patologia possono, in età adulta, sviluppare un piede piatto doloroso. Questo succede circa nel 30% dei casi di piede piatto giovanile non trattato. Nelle situazioni più gravi si può eseguire una correzione chirurgica più complessa del “calcagno stop” direttamente sull’osso e sui tendini. Ortopedia SUBEMA Nei nostri Laboratori e con l’ausilio dei nostri Tecnici ortopedici ricerchiamo e realizziamo soluzioni mirate al benessere del Paziente: Ortopedia Subema Sede Centrale Via G. Pergolesi, 8/10 20124 Milano Tel. 02 667 152 07 Fax 02 667 151 16 [email protected] www.subema.com • calzature su misura per adulti e bambini • esami computerizzati per plantari di tutti i generi • calzature e plantari per diabetici e reumatoidi • busti, corsetti, fasce addominali e sternali • tutti i tipi di calze elastiche Altre sedi: Ospedale Niguarda P.zza dell´Ospedale Maggiore, 3 20162 Milano Tel. 02 02 661 119 09 • protesi per arto superiore ed inferiore in carbonio e titanio • tutori elastocompressivi per linfedema • guaine compressive per ustioni • protesi mammarie post-intervento IRCCS Multimedica Sesto S. G. Via Milanese, 300 20099 Sesto S. Giovanni (MI) Tel. 02 242 090 84 Ortopedia Subema - RHO Via Stoppani, 9 20017 Rho (MI) Tel. 02 931 821 80 Forniamo anche: letti ortopedici elettrici e manuali, materassi e cuscini antidecubito, comode, carrozzine, stampelle e girelli. dodici Customer Satisfaction 2010 Ben curati? Le pagelle dei pazienti Monitorare la soddisfazione dei pazienti è importante, Niguarda in collaborazione con l’Università IULM lo fa ogni anno. Ecco i risultati dell’indagine 2010. La scala di valutazione va da 1 a 7, dove il 5 significa “soddisfatto”. L’indice di soddisfazione si attesta a 5,51 ovvero i pazienti sono soddisfatti della loro esperienza di ricovero/visite/esami e raccomanderebbero Niguarda a parenti e amici con un indice di raccomandabilità pari a 5,72. Lo score più alto è per il riutilizzo, 5,76, che tiene conto delle risposte dei pazienti alla domanda: “Ritornerebbe in questo ospedale?”. La soddisfazione dell’area degenza supera il 6 per quanto riguarda l’area cure e assistenza (6,14) e l’area relazionale e informazione (6,07) per chi è stato ricoverato. Non molto distante, a 5,71, il dato che riguarda gli aspetti strutturali e organizzativi. Il voto più basso è per la struttura e organizzazione degli ambulatori, di poco sotto la soglia di soddisfazione: 4,84. I pazienti sono invece contenti delle informazioni che ricevono, giudicate chiare e complete (5,60); contenti, lo sono ancora di più, per l’attenzione ricevuta da parte di medici e infermieri (5,74). Niguarda Centro di Riferimento per le Malattie Rare La sindrome di Churg Strauss Una malattia autoimmune che provoca dei micro-infarti. Vari gli organi colpiti T utto può iniziare con una semplice rinite, ma da qui a dire che uno starnuto è Churg Strauss ne passa. La patologia è, infatti, rara e ogni anno i nuovi casi in Italia sono molto pochi, tra i 2,5 e i 7 per milione di abitanti. Non si conoscono ancora bene né cause né meccanismi, di certo si sa che è una malattia autoimmune per cui alcuni componenti del nostro sistema di difesa vanno ad attaccare strutture del nostro corpo “scambiate per nemici”. Una sindrome in “3 atti”: generalmente il decorso della malattia passa attraverso 3 differenti fasi, la cui durata nel tempo può variare da paziente a paziente, andando a coprire intervalli anche di 20 anni nei casi a decorso più lento. Asma, rinite allergica, talvolta accompagnate dalla formazione di polipi nasali, la prima fase si caratterizza per uno stato d’infiammazione alle alte e basse vie respiratorie (fase 1). In seconda battuta “i protagonisti” diventano gli eosinofili, cellule del sistema immunitario, la loro concentrazione nel sangue sale a dismisura arrivando anche a valori di 50/100 volte superiori alle soglie fisiologiche; l’aumentato rilascio li spinge ad accumularsi nei tessuti (fase 2). A questo punto “il palcoscenico” diventa l’intero organismo e “vanno in scena”, a seconda dei casi, febbre, stanchezza, calo ponderale, dolori articolari e ai muscoli; un malessere generale che si accompagna ai segnali di disfunzione dell’organo maggiormente colpito dall’infiltrazione (fase 3). “Il terzo stadio è la vera e propria vasculitespiega Jan Schroeder dell’Allergologia e immunologia-, è qui che si inizia a parlare di sindrome di Churg Strauss. Tra gli organi più colpiti c’è il polmone, in cui si formano degli addensamenti di tipo interstiziale, che a volte possono essere anche solo transitori”. Altri bersagli possono essere i reni, il cuore e l’intestino, qui l’addensamento degli eosinofili porta ad un’occlusione dei piccoli vasi sanguigni, dei micro-infarti per cui le zone irrorate da queste vie non ricevendo più gli adeguati rifornimenti vanno incontro a necrosi. INTERVISTA Carmen 45 anni, è una mamma con due figli. Prima l’asma poi il Churg Strauss si “fa strada” con dei dolori lancinanti che di notte non le permettono nemmeno di dormire. Quando e quali i primi segni della malattia? Circa un anno e mezzo fa al rientro dalle vacanze ho avuto i primi sintomi, ho iniziato a perdere la sensibilità all’alluce del piede sinistro e nel giro di una settimana avevo dolori in tutto il corpo, soprattutto quelli a mani e piedi erano talmente forti da non permettermi di dormire. A quel punto mi sono recata al pronto soccorso e lì hanno deciso di ricoverarmi in neurologia (erano passati 10 giorni dall’inizio dei primi sintomi). Quanto ci è voluto e come è arrivata la diagnosi? Il quadro può essere un mosaico con uno o più organi colpiti contemporaneamente e può capitare che la vasculite interessi anche il sistema nervoso. “Quando si vanno ad ostruire vasi che portano il sangue ai nervi periferici- aggiunge Schroeder- si può andare incontro ad una perdita di sensibilità o di mobilità dei muscoli. Molto spesso quello che riferiscono i pazienti è una sensazione di intorpidimento a mani o piedi come se indossassero un guanto o una calza che ne limita la percezione sensoriale”. La diagnosi si fonda sui sintomi clinici e sui responsi del laboratorio, con gli esami del sangue si può intercettare “l’esplosione eosinofila” grazie al dosaggio dell’emocromo, formula leucocitaria ed ECP (proteina cationica eosinofila, una proteina rilasciata dagli eosinofili), unitamente ad un controllo di un marker d’infiammazione come la VES. La presenza di infiltrati può essere accertata grazie alle biopsie tissutali. Non è facile diagnosticare questa malattia, il quadro clinico è complesso e la multifattorialità richiede spesso l’intervento di una taskforce di specialisti che prendano in carico il paziente: otorini, neurologi, pneumologi, il loro consulto è fondamentale per escludere Durante il ricovero mi hanno fatto ogni tipo di esame, ma tutti con esito negativo mentre io peggioravo a vista d’occhio, dopo dieci giorni le mie condizioni erano disastrose non muovevo più una mano e non riuscivo più a camminare senza considerare che non dormivo ormai da 20 giorni, avevo perso la mia autonomia e non ero più autosufficiente. Finalmente hanno deciso di consultare un reumatologo che ha fatto la diagnosi. La scoperta di essere affetta da una malattia rara ci ha buttato nello sconforto. Mio marito ha fatto una ricerca sui centri di eccellenza e abbiamo deciso di rivolgerci all’ospedale Niguarda. Lì ha conosciuto il dottor Schroeder che ci ha accolto con un’umanità e una competenza inconsueta. patologie con sintomi sovrapponibili. “Le terapie di oggi a base di cortisone- conclude Schroeder- danno una buona qualità di vita al paziente. Si inizia con una terapia d’urto per abbassare in maniera consistente l’eosinofilia, quindi si continua con dosi via via più contenute per tenere sotto controllo l’infiammazione alla base della vasculite”. GLI EOSINOFILI Gli eosinofili sono cellule del sistema immunitario, in particolare sono dei globuli bianchi (leucociti) coinvolti nelle reazioni allergiche e nella difesa contro le infestazioni parassitarie. Nel sangue, gli eosinofili rappresentano soltanto l’1-3% circa della popolazione leucocitaria. Il nome eosinofili deriva dal fatto che i loro granuli citoplasmatici si colorano di rosa-rosso con un colorante particolare chiamato eosina. In questi granuli, sono state scoperte moltissime sostanze chimiche capaci di mediare le varie reazioni di difesa e regolatorie, nelle quali queste cellule sono coinvolte. Grazie alle terapie ha recuperato completamente? Le terapie sono state essenziali per il mio recupero, ma non meno importante è stata la fisioterapia. Grazie alla riabilitazione neurocognitiva (ndr che si è svolta presso un’altra struttura), ho recuperato l’autonomia perduta e sono tornata a una vita quasi normale. Oggi le mie condizioni sono abbastanza buone, ho ancora dei deficit motorio-sensitivi, ma la cosa che mi debilita più di tutte nello svolgere le attività quotidiane sono i dolori ai piedi. Ogni quanto i controlli? Mensilmente mi reco in ospedale per fare gli esami del sangue per monitorare soprattutto l’andamento degli eosinofili ma anche gli effetti collaterali causati dalle terapie e in base agli esiti si decide di volta in volta quali altri accertamenti effettuare. ospedaleniguarda.it Oggi è in trattamento, che farmaci deve prendere, con quale regolarità? Devo prendere quotidianamente cortisone e immunosoppressori per via orale in dosi sicuramente inferiori rispetto al primo anno. Grazie per averci portato la sua testimonianza. tredici Fotonotizia Mamma e bebé Diabete e gravidanza: attenti a quei due Interessate il 7-8% delle gravide. A Niguarda uno dei centri con la maggiore casistica nazionale Diabete e “pancione”, un binomio da tenere sotto controllo. La patologia è un “osservato speciale” quando la futura mamma è una paziente già nota e sotto terapie; un ospite, quanto mai indesiderato, il diabete lo diventa, quando insorge con la gravidanza. Due forme diverse entrambe accomunate dai rischi che possono seriamente interessare il nascituro. Diagnosticare e intervenire, a Niguarda un Centro, fondato sulla collaborazione di ostetrici, diabetologi e neonatologi, segue annualmente un centinaio di mamme, per farle vivere la gravidanza nella maniera più serena possibile. I dati dicono che il 7-8% delle gestanti (ma il numero è destinato ad aumentare con l’applicazione dei nuovi criteri diagnostici recentemente approvati anche nel nostro Paese) può avere a che fare con questa problematica, con finestre di intervento diverse a seconda che la malattia sia pre-gravidanza oppure sia una conseguenza di questa. “Il rischio- spiega Matteo Bonomo, Direttore della Diabetologia- è molto più precoce per le forme pre-gestazionali: lo squilibrio metabolico della madre può, infatti, essere un pericolo già al momento del concepimento. Per questo tipo di pazienti programmare la gravidanza è fondamentale per impostare la terapia più appropriata”. Malformazioni e abortività questi sono, infatti, i rischi a cui il feto può andare incontro se la glicemia della mamma non è tenuta entro valori di sicurezza nel periodo a cavallo del concepimento. Occhi ben aperti anche per le forme gestazionali, ma con una finestra di allerta che interessa la seconda metà di gravidanza. “In questi casi- continua Bonomo- l’azione “diabetogena” è dovuta ad ormoni secreti dalla placenta; il loro effetto diventa rilevante attorno alla 24esima-28esima settimana di gestazione ed è in questo momento che solitamente vengono attivati i programmi di screening. La cosa più comune è che se non trattato per tempo il diabete determini una crescita sproporzionata del bambino, questo perché il sangue iperglicemico della madre interferisce con il metabolismo fetale, favorendo l’accrescimento più rapido dei tessuti insulinosensibili, tipicamente gli organi addominali. Si può determinare così una sproporzione tronco-testa, una situazione, questa, difficile da gestire al momento del parto con una frequenza più marcata di ricorso al cesareo”. Non solo: ad aumentare sono anche complicanze quali il rischio di ipoglicemia e ipocalcemia post nascita, oppure una maggiore incidenza di ittero e una più lenta maturazione polmonare. Autocontrollo domiciliare quotidiano della glicemia, visite ed esami del sangue ogni 15 giorni, ecografie per valutare la crescita fetale e una terapia insulinica che va intensificata, queste le tappe che scandiscono il percorso di assistenza nel Centro dedicato del nostro Ospedale, un percorso fondato sull’esperienza e multidisciplinarietà perché quello del pancione sia l’unico peso in più della gravidanza. “È bene ricordare cherassicura Bonomo- se individuato per tempo e ben gestito il diabete in gravidanza non comporta rischi in più per le madri e per i loro neonati rispetto alle donne non diabetiche”. Il Trauma Team a Baltimora Alla “Grand Round Conference” dell’Adams Cowley Shock Trauma Center (Baltimora) era presente anche Niguarda: Osvaldo Chiara, Direttore del Trauma Team, è stato invitato in qualità di visiting professor. “The History of the Trauma Team of Milano”, questo il tema del suo intervento tenutosi davanti alla platea della University of Maryland. “L’Adams Cowley è il più grande ed importante Trauma Center degli Stati Uniti - spiega Chiara - da cui ho preso molti spunti per costruire il modello di Niguarda. A seguito della mia presentazione vi è stato un ampio dibattito sui risultati da noi raggiunti e sul confronto tra i dati epidemiologici milanesi e quelli del Maryland”. L’intervento di Osvaldo Chiara, Direttore Trauma Team APPUNTAMENTI Quando il dolore diventa malattia: un convegno con concerto Il dolore in molti casi cessa di essere un campanello di allarme della malattia e diventa esso stesso la patologia, abbattendosi inevitabilmente sulla qualità di vita del paziente. Di questo e della nuova normativa in materia se ne parlerà a Niguarda il 25 e il 26 marzo. Numerosi i relatori che si alterneranno sul palco della “due giorni” di convegno, tra loro anche l’Assessore alla Sanità di Regione Lombardia, Luciano Bresciani, e Guido Fanelli, Presidente Commissione Terapia del Dolore e Cure Palliative del Ministero della Salute. Il convegno sarà anticipato da un prologo musicale: è, infatti, in programma per giovedì 24, ore 21.00, il concerto gratuito “Il rock dei giovani contro il dolore”, evento di apertura che vedrà l’esibizione di “Ambra Marie&Band” Per informazioni e prenotazione: 0429-760294 oppure 800.974261. PER LEGGERE LA STORIA DI ROBERTA vai su http://annual2008.spedaleniguarda.it/content/dip_medicina_laboratorio PER PARTECIPARE AL CONVEGNO www.ospedaleniguarda.it Epatologia Fegato “taglia forte” Un accumulo di grasso che riguarda sempre più persone Guarda quelle transaminasi alterate … Cos’è quello che brilla nell’ecografia? Forse si tratta di fegato “grasso”, o steatosi, una condizione sempre più comune nella popolazione dei paesi occidentali. “Cos’è” e “quali rischi comporta”, l’abbiamo chiesto a Giovambattista Pinzello, Direttore Epatologia e gastroenterologia. Che cosa s’intende con steatosi e qual è la sua diffusione? Con questo termine si indica un eccessivo accumulo di grasso (trigliceridi) nelle cellule epatiche. È normale che il fegato contenga del grasso, ma se questo ammonta a più del 10% del peso del fegato si parla di steatosi. In Italia questa condizione interessa il 25 % della popolazione e rappresenta la malattia epatica più frequente; ci si aspetta, in futuro, un suo incremento anche in relazione alla crescente diffusione di obesità, diabete e sindrome metabolica (ovvero obesità addominale associata alla presenza di uno o più dei seguenti elementi: aumento della pressione arteriosa, aumento dei grassi nel sangue, aumento della glicemia, insulinoresistenza) Obesità, diabete, sindrome metabolica, ma anche l’alcol ha il suo peso? C’è da fare una distinzione: possiamo, infatti, osservare due forme di “fegato grasso”. In una prima forma l’eccesso di grasso può essere secondario ad un consumo eccessivo di alcol, oltre 30 g al giorno, ovvero 3 bicchieri di vino, ma anche a trattamenti farmacologici intensi e per lunghi periodi con farmaci come cortisone o antiaritmici. Steatosi di questo tipo possono inoltre essere riscontrati in corso di una epatite cronica da virus C. Negli altri casi il fegato grasso si correla con l’obesità, la sindrome metabolica o il diabete mellito magari ancora non clinicamente manifesto. In questi casi si parla di NAFLD, un acronimo inglese che significa Non Alcoholic Fatty Liver Disease. A quali rischi è esposta una persona con fegato grasso? I pazienti con steatosi semplice senza complicazioni (NAFLD) di solito hanno un decorso benigno dal punto di vista epatologico, ma non cardiovascolare, per cui è richiesta un’attenta sorveglianza, soprattutto per gli ipertesi, diabetici o con sindrome metabolica. Se invece la steatosi si accompagna con un’infiammazione del fegato, si parla di steatoepatite, è la NASH (Nonalcoholic steatohepatitis), e interessa il 5-10% dei pazienti con steatosi. I soggetti con questa complicanza possono sviluppare una malattia epatica severa che può portare fino alla cirrosi. può scoprire dagli esami del sangue che presentano transaminasi o gamma-GT (le spie del danno epatico) elevate. Oppure con un’ecografia in cui il fegato “brilla”, proprio per l’eccesso di massa grassa. Per la diagnosi di steatoepatite, invece, occorre eseguire una biopsia epatica per stimare il grado di infiammazione e di fibrosi epatica. Come viene trattato il fegato grasso? Non ci sono terapie mediche di provata efficacia per il fegato grasso ma la ricerca continua. In ogni caso la base per il trattamento della steatosi è una corretta alimentazione, il calo di peso graduale e l’attività fisica. Se hai il fegato grasso, e in particolare una NASH: - Mettiti a dieta seguito da un dietologo esperto, ciò al fine di ridurre i trigliceridi, prima causa di questa condizione. - Se la dieta non è sufficiente, puoi ricorrere a farmaci che demoliscono i trigliceridi prima che questi si depositino sul fegato. - Evita l’alcol per non innescare o peggiorare l’effetto infiammatorio. - Se hai il diabete dovresti monitorare con maggiore attenzione di altri le condizioni del fegato, dato che il diabete è una patologia che scombussola il metabolismo e favorisce il fegato grasso. - Svolgi regolarmente attività fisica di tipo aerobico (corsa, bicicletta, nuoto) al fine di ridurre la massa grassa corporea. - Ricordarti di effettuare i controlli concordati con lo specialista epatologo. ospedaleniguarda.it Come si diagnostica? È una malattia che nella maggior parte dei casi è asintomatica, per cui il riscontro spesso è casuale: si TRA I NOSTRI SERVIZI ANCHE LA CARTELLONISTICA PUBBLICITARIA poster 6x3 e/o grandi formati cartelli su pali luce 100x140 ULTIMISSIMI GIORNI SCONTI FINO AL 70% SALDI SALDI striscioni SALDI SALDI Viale Casiraghi, 115 e 136 - tel. 02.26.22.57.86 Via XX Settembre, 22 - tel. 02.24.85.118 SESTO SAN GIOVANNI - www.viganocalzature.it Per qualsiasi informazione relativa all’utilizzo di quanto sopra e per la pubblicità su Il Giornale di Niguarda rivolgersi a: Tel. 02.24.30.85.60 - [email protected] www.spadapubblicita.it quindici Parola allo specialista Che cos’è… l’angina pectoris? Lo spiega il cardiologo Federico De Marco Di cosa si tratta? L’angina pectoris è il sintomo di una sofferenza cardiaca dovuta ad un’ischemia miocardica, una condizione in cui l’apporto di sangue al cuore è insufficiente a soddisfare le richieste di ossigeno e di sostanze energetiche, fondamentali per poter svolgere la funzione di contrazione. Le cause Alla base c’è quasi sempre un restringimento: le arterie che portano il sangue al cuore sono un po’ ostruite per la presenza di placche aterosclerotiche e se il miocardio sotto sforzo chiede più ossigeno, dalle retrovie non si riesce a soddisfare il fabbisogno. Ed ecco il dolore. Che dolore! Molti che l’hanno provata ne parlano come di una sensazione di sofferenza e dolore – angina in latino significa dolore avvertita nel petto, dovuta il più delle volte a uno sforzo. In genere la sensazione è quella opprimente dei problemi di cuore, ma nei casi che possono ingannare, può essere anche solo un senso di fastidio, di peso opprimente, che può estendersi verso il collo, verso la schiena o verso il basso in direzione delle braccia (più spesso al braccio sinistro). Come comportarsi? Innanzitutto cercare conferme che il dolore sia dovuto a questo. A questo servono gli ecg, in particolare se eseguiti sotto sforzo. Ma se l’angina è persistente, grave o di recente comparsa, soprattutto se si presenta a riposo, è meglio vederci più chiaro, per esempio con l’angiografia coronaria (o coronarografia) che fornisce dati sul restringimento delle coronarie e su un’eventuale lesione del muscolo cardiaco. Quali terapie? L’angina può essere alleviata da farmaci che aumentano il flusso di sangue attraverso le coronarie e/o riducono il carico di lavoro del cuore sotto sforzo o può essere curata completamente con interventi tipo angioplastica o il by-pass. Formazione Corsi e convegni di marzo, aprile e maggio scientifico. Aula Vinante- Area Sud, pad. 6 09.00-17.00 Chirurgia dell’epilessia: percorso diagnostico terapeutico della selezione del paziente all’intervento chirurgico La chirurgia delle epilessie focali sintomatiche si è andata affermando negli ultimi decenni come il trattamento più efficace nei casi farmaco resistenti. Figure centrali nel percorso diagnosticoterapeutico sono il neurologo e il neurochirurgo ed è necessario che queste figure possano acquisire le competenze indispensabili per la corretta definizione della strategia chirurgica. 11 marzo Albinismo: definizione del protocollo diagnostico terapeutico L’albinismo è una patologia rara e il coinvolgimento di più apparati richiede l’elaborazione di un percorso diagnostico terapeutico multidisciplinare: 10 marzo Guidare lo studente alla lettura di un articolo scientifico La capacità di aggiornare le proprie conoscenze attraverso la ricerca bibliografica è responsabilità dell’infermiere. In ambito formativo occorre fornire allo studente le competenze necessarie a tale scopo. Docenti e tutor del Corso di Laurea in Infermieristica condivideranno un metodo per guidare gli studenti nell’analisi critica di un articolo dermatologico, oculistico, genetico, otorino ed ematologico, in alcuni casi. Scopo del corso è illustrare l’importanza dell’integrazione di più specialisti al fine di una diagnosi corretta e precoce che migliori la qualità di vita dei pazienti. Aula Dea 1- Area Nord, Blocco Dea 08.30-13.30 Maggio Tra le iniziative di maggio segnaliamo i corsi residenziali “Il triage infermieristico”, “Le resezioni epatiche: teoria, tecniche e tecnologie 4° corso teorico pratico”, “Aggiornamenti in medicina rigenerativa: tendini e cartilagine” e il convegno “Le patologie articolari della spalla”. Dal 26 aprile al 29 luglio (tutti i giorni feriali) PER ISCRIVERSI E PER INFORMAZIONI www.ospedaleniguarda.it Appuntamenti Vivere giocando. Un grande progetto per i bisogni dei più piccoli A pprendere giocando, una “via sempre più battuta” nell’educazione dei bambini. A Niguarda il 15 marzo si terrà la presentazione di un progetto che intende realizzare un’oasi ludica/ricreativa destinata ai più piccoli. Il progetto, realizzato grazie ad una cordata di 11 micro imprese guidate dalla capofila Proposta Fumagalli Srl con il supporto di Fondazione Politecnico di Milano, svilupperà diversi prodotti assemblabili in un unico punto gioco-apprendimento o utilizzabili separatamente: oltre una postazione ludica e una seduta per il bambino, si realizzerà un “cielo artificiale” con tanto di luci, colori e ombre, che attraverso la tecnologia ad acqua arricchirà la zona di gioco con immagini legate al mondo naturale. Ci sarà un tappeto a led per effetti colorati e sensori per la rilevazione del battito cardiaco. Non mancherà il contributo multimediale grazie ad un tablet pc, programmato con storie narrate accompagnate da luci e suoni adattabili, a cui aggiungere un software, che sempre attraverso il racconto di una storia, insegnerà al bambino l’esistenza di diverse frequenze cardiache legate ai differenti stati d’animo. “L’elemento gioco - spiega Emilio Brunati, Direttore della Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza - è molto studiato perché determinante nello sviluppo del bambino. Il gioco, infatti, è naturale e viene usato fin da piccolissimo dal bambino per esplorare e conoscere l’ambiente che lo circonda. Il gioco, inoltre è il mediatore attraverso cui il piccolo acquisisce la conoscenza di sé e della relazione con gli altri”. DOVE Vivere giocando La tecnologia e gli spazi che aiutano a crescere 15 marzo 2011 Aula Magna ore 10.00 NEWS La nuova Carta dei Servizi Cambia veste la Carta dei Servizi: una nuova grafica e informazioni aggiornate per guidare il paziente nell’organizzazione dell’Ospedale. Ricovero, Diritti e Doveri, Documentazione Clinica, Area Privata, Day Hospital/Day Surgery, Suggerimenti, L’Ospedale Pediatrico, Privacy e Consenso Informato, Numeri Utili, Pronto Soccorso, Esami e Visite, questi i pieghevoli divisi per area tematica che compongono la Carta, presente negli ambulatori e consultabile on-line su: www.ospedaleniguarda.it