“Non possiamo liberarci dei Greci e dei Latini. E in effetti sarebbe
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“Non possiamo liberarci dei Greci e dei Latini. E in effetti sarebbe
“Non possiamo liberarci dei Greci e dei Latini. E in effetti sarebbe ben strano il contrario, dal momento che queste antiche culture sono le radici da cui è nato e da cui trae nutrimento il nostro presente e il nostro passato, la fonte di linfa vitale dei rami e delle foglie attuali e future del nostro albero. […] Lo scopo della metafora botanica (e di altre di tipo biologico) […] è quello di indicare un rapporto organico ineliminabile come quello biologico, ma in quanto rapporto storico, il cui esito dipende dalle scelte e dagli orientamenti presi nel corso del tempo e il cui sviluppo è legato alle decisioni che si prendono. […] Perseverando nella metafora, diremo che quelle radici hanno avuto irrigazioni e concimi, che hanno decisamente influito sullo sviluppo dei rami e delle foglie. I classici attraversano il tempo come conviventi, mutevoli e non passeggeri ”. [F. Montanari, Rimuovere i classici? Cultura classica e società contemporanea, (a cura di F. Montanari), Torino, 2003, pp. 89-91] “L’idea da tenersi stretta è che l’ombra lunga delle antiche civiltà greca e latina si distende fino alla società contemporanea, ovunque e comunque, e continuerà a farlo finchè ci sarà un sole che determinerà le ombre. Non è una visione […] nostalgica: è solo che la storia non si può espungere, permea il sistema nervoso di una civiltà, lungo i gangli e i neuroni portatori degli impulsi attraverso i quali una cultura si esprime, fissa i propri contenuti e li comunica. Se non si può espungere, forse sarà meglio conoscerla e capirla”. [F. Montanari, Rimuovere i classici? Cultura classica e società contemporanea, (a cura di F. Montanari), Torino, 2003, pp. VI-VII] “I classici sono quei libri che arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio e nel costume). Questo vale per i classici antichi quanto per i classici moderni. Se leggo l’Odissea leggo il testo di Omero, ma non posso dimenticare tutto quello che le avventure di Ulisse sono venute a significare durante i secoli, e non posso non domandarmi se questi significati erano impliciti nel testo o se sono incrostazioni o deformazioni o dilatazioni”. [I. Calvino, Perché leggere i classici, Milano, 1991, p.13.] Virgilio, Aen.2,721-729; 801-804 Haec fatus latos umeros subiectaque colla veste super fulvique insternor pelle leonis, succedoque oneri; dextrae se parvus Iulus implicuit sequiturque patrem non passibus aequis; pone subit coniunx. Ferimur per opaca locorum; et me, quem dudum non ulla iniecta movebant tela neque adverso glomerati ex agmine Grai, nunc omnes terrent aurae, sonus excitat omnis suspensum et pariter comitique onerique timentem. […] Detto così, distendo sulle larghe spalle e sul collo reclino una coperta, la pelle d’un fulvo leone, e mi sottopongo al peso; alla destra mi si stringe il piccolo Iulo, e segue il padre con passi ineguali; dietro viene la sposa. Muoviamo per oscure contrade; e mentre poc’anzi non mi turbavano i dardi scagliati né i Greci raccolti in avversa schiera, adesso un alito m’atterrisce, un suono mi allarma, inquieto e timoroso allo stesso modo per il compagno e per il peso. […] E già Lucifero sorgeva dagli alti gioghi dell’Ida e portava il giorno; i Danai presidiavano le porte, e non v’era speranza di aiuto; mi mossi, e levato il padre sulle spalle mi diressi verso i monti. (Traduzione di L. Canali) Iamque iugis summae surgebat Lucifer Idae ducebatque diem Danaique obsessa tenebant limina portarum nec spes opis ulla dabatur. Cessi et sublato montis genitore petivi”. Servio ad Aen. 2,804: […] SVBLATO GENITORE ubique inventa opportunitate pietatem suam erga patrem vult ostendere. “[…] letta la Eneide […], io andava del continuo spasimando, e cercando maniera di far mie, ove si potesse in alcuna guisa, quelle divine bellezze; né mai ebbi pace infinchè non ebbi patteggiato con me medesimo, e non mi fui avventato al secondo Libro del sommo poema, il quale più degli altri mi avea tocco, sì che in leggerlo, senza avvedermene, lo recitava, cangiando tuono quando si convenia, e infocandomi e forse talvolta mandando fuori alcuna lagrima”. [G. Leopardi, Traduzione del secondo libro della Eneide, in R.Damiani – M.A.Rigoni (a cura di), G.Leopardi. poesie e prose, Milano,1987, pp.554-55] VERSI IV 5 10 V […] – Enea che in spalla un passato che crolla tenta invano di porre in salvo, e al rullo di un tamburo ch’è uno schianto di mura per la mano ha ancora così gracile un futuro da non reggersi ritto. Nell’avvampo funebre d’una fuga su una rena che scotta ancora di sangue, che scampo può mai esserti il mare (la falena verde dai fari bianchi) se con lui senti il soprassalto che nel punto, d’estrema solitudine, sei giunto più esatto e incerto dei nostri anni bui? Nel punto in cui, trascinando il fanale rosso del suo calcagno, Enea un pontile 5 10 15 cerca che al lancinante occhio via mare possa offrire altro suolo – possa offrire al suo cuore di vedovo (di padre, di figlio – al cuore dell’ottenebrato principe d’Aquitania), oltre le magre torri abolite l’imbarco sperato da chiunque non vuol piegarsi. E, con l’alba già spuntata a cancellare sul soffitto quel transito, non è certo un risveglio la luce che appare timida sulla calce – il tremolio scialbo del giorno in erba, in cui già un sole che stenta ad alzarsi allontana anche in cuore di quei motori il perduto ronzio. [G. Caproni, Il passaggio di Enea, in L. Zuliani (a cura di), Giorgio Caproni. L’opera in versi, Milano, 1998, pp.155-156] Virgilio, Georg. 3,237-244;258-263 […]: fluctus uti medio coepit cum albescere ponto, longius ex altoque sinum trahit, utque volutus ad terras immane sonat per saxa neque ipso monte minor procumbit, at ima exaestuat unda 240 verticibus nigramque alte subiectat harenam. Omne adeo genus in terris hominumque ferarumque et genus aequoreum, pecudes pictaeque volucres, in furias ignemque ruunt: amor omnibus idem. E’ in tutto simile, il toro vinto, a una grossa ondata: come il toro, anche l’onda agitata, già in pieno mare aperto, comincia a spumeggiare e ancora in lontananza s’increspa e s’incurva, aspirando energia dal profondo abisso; come il toro, anche l’onda, rotolando verso la spiaggia rimbomba mostruosamente battendo sulla scogliera, prima di ripiombare in avanti: l’altezza da cui ricade non è inferiore a quella della scogliera stessa; non solo: l’onda, risalendo fin dalla più profonda cavità, si gonfia e ribolle fra mille vortici e fa schizzare verso l’alto cumuli di torbida sabbia. Allo stesso modo ogni razza sulla terra, sia di uomini che di belve, e persino la razza acquatica, le greggi e i variopinti uccelli corrono inesorabilmente verso questa furia e questo fuoco d’amore: l’amore, infatti, sì l’amore non risparmia nessuno. […] Quid iuvenis, magnum cui versat in ossibus ignem durus amor? Nempe abruptis turbata procellis nocte natat caeca serus freta, quem super ingens 260 porta tonat caeli, et scopulis inlisa reclamant aequora; nec miseri possunt revocare parentes, nec moritura super crudeli funere virgo. E che dire di quel giovane, nelle cui ossa l’amore implacabile si agita di qua e di là seminando fuoco? Appunto per questo, a tarda sera nel buio cieco della notte quel giovane attraversa a nuoto i ribollenti marosi dello stretto, sconvolti dallo scoppio tremendo di ventose tempeste; sul suo capo forte rimbomba la porta del cielo, mentre le distese del mare andando a sbattere sugli scogli riecheggiano fragorosamente; nessuno lo può richiamare indietro: non lo possono gli infelici genitori, non lo può la sua giovane donna, destinata a morire lasciandosi cadere sul cadavere di quell’infelice. Traduzione di G.Cipriani CIVILTA’ LINGUA LETTERATURA ASSE SEMANTICO-LESSICALE LESSICO DI BASE = parole che ricorrono nei testi latini con maggiore frequenza LESSICO DEI VALORI = SISTEMA DI CONTENUTI Parole che compendiano aspetti fondanti del sistema dei valori della civiltà romana chiave di lettura indispensabile per l’approccio ai testi VIRTUS FORTITUDO PATIENTIA FIDES PIETAS GRAVITAS PUDICITIA MOS MAIORUM ‘Costume degli antenati’ Complesso dei valori, delle tradizioni, dei comportamenti che costituisce il fondamento della cultura e della civiltà latina FOEDUS IUS AMICITIA RELIGIO CLEMENTIA BENEFICIUM … FAMIGLIE DI PAROLE DERIVATI ITALIANI DIFFERENTIAE VERBORUM VIR = uomo in quanto maschio con accentuazione delle specifiche qualità maschili di forza e coraggio ‘eroe’ VIRILIS = virile, maschile VIRTUS = insieme delle qualità proprie del vir (valore fisico/militare; valore morale; merito) Virilità virile evirare virtù virtuoso virtuale HOMO = ‘uomo’ in generale, ‘essere umano’ ; plur. HOMINES = intero genere umano MAS = maschio (contrario di femina = femmina) FEMINA = femmina MULIER = donna > muliebre, moglie (ampliamento di significato) UXOR = moglie > uxoricidio PIETAS = sentimento di rispetto degli obblighi morali che lega ciascun uomo a colui cui deve riconoscenza e gratitudine Pietas erga deos = devozione verso gli dei Il buon cittadino osserva la volontà degli dei e le pratiche religiose Pietas erga patriam = amore verso la patria Il buon cittadino sente l’obbligo morale di anteporre gli interessi della comunità ai propri Pietas erga parentes, erga amicos = sentimento di rispetto Il buon cittadino nutre sentimenti di rispetto e affetto nei confronti dei genitori e degli amici ITALIANO > pietà (con slittamento di significato) = ‘compassione’ corrispondente al latino misericordia PIUS = devoto, affettuoso INPIUS = empio (mancante dei doveri relativi alla pietas) PIO = purifico, espio, propizio PIACULUM = sacrificio espiatorio IL LATINO OGGI Lingua di superstrato Formazione dei linguaggi specialistici Computer < computo ‘faccio i calcoli’ Delete < deleo ‘cancello’ Deficit < deficio ‘vengo meno’ Visus < visus ‘vista’ Per os < os ‘bocca’ Puerpera < puer + pario ‘bambino’ + ‘partorisco’ Onnivoro < omnis + voro ‘tutto’ + ‘divoro’ Tellurico < tellus ‘terra’ Siderale < sidus ‘stella’ Il Latino nell’Italiano Pecuniario < pecunia (cfr. etimologia) ‘denaro’ Fedifrago < foedus + frango ‘patto’ + ‘rompo’ Inoppugnabile < pugno ‘combatto’ + in privativo Ignifugo < ignis + fugo ‘fuoco’ + ‘metto in fuga’ Vulnerabile < vulnus ‘ferita’ Scibile < scio ‘so’ Coscienza < conscio ‘sono consapevole’ Onnisciente < omnis + scio ‘tutto’ + ‘so’ Onnipotente < omnis + possum ‘tutto’ + ‘posso’ Obnubilare < obnubilo (nubes) cfr. etim. ‘offusco’ Oneroso < onus ‘peso’ Cattività < captivus ‘prigioniero’ Cattivo < captivus ‘prigioniero’ Florilegio < flos + lego ‘fiore’ + ‘scelgo’ Egregio < grex ‘gregge’ + e privativa Rivale < rivalis (cfr. etimologia) ‘rivale’ Prestiti non integrati Ad hoc Iter Prosit Pro capite Idem Tot Fac totum Il Latino nell’Inglese Fiction < fingo Detective Sponsor < < detego spondeo ‘formo in mente l’mmagine di qualcosa’ ‘scopro’ ‘do garanzia’ FORTUNA E RICEZIONE Ipotesto o Testo Fonte (letterario) -Autore e sua Formazione -Contesto storico-culturale di produzione -Convenzioni relative al genere del testo Lettore - Formazione culturale - Contesto storico-culturale Ipertesto o Testo foce (letterario/iconografico/ musicale/cinematografico) -Eventuale traduzione intersemiotica (convenzioni relative al codice di arrivo) Incontro tra due culture una delle quali comprende e assimila la precedente SALLUSTIO, Cat. 61 Sed confecto proelio, tum vero cerneres, quanta audacia quantaque animi vis fuisset in exercitu Catilinae. nam fere quem quisque [vivos] pugnando locum ceperat, eum amissa anima corpore tegebat. pauci autem, quos medios cohors praetoria disiecerat, paulo divorsius, sed omnes tamen advorsis volneribus conciderant. Catilina vero longe a suis inter hostium cadavera repertus est, paululum etiam spirans ferociamque animi, quam habuerat vivos, in voltu retinens. postremo ex omni copia neque in proelio neque in fuga quisquam civis ingenuos captus est: ita cuncti suae hostiumque vitae iuxta pepercerant. neque tamen exercitus populi Romani laetam aut incruentam victoriam adeptus erat. nam strenuissumus quisque aut occiderat in proelio aut graviter volneratus discesserat. multi autem, qui e castris visundi aut spoliandi gratia processerant, volventes hostilia cadavera amicum alii, pars hospitem aut cognatum reperiebant; fuere item qui inimicos suos cognoscerent. ita varie per omnem exercitum laetitia, maeror, luctus atque gaudia agitabantur. Terminata la battaglia, allora avresti veduto davvero quanta audacia e forza d’animo fossero state nell’esercito di Catilina. Infatti, quel luogo che ognuno da vivo aveva occupato lottando, ora, perduta la vita, lo ricopriva con il suo cadavere. Pochi del centro, poi, che la coorte pretoria aveva disperso, giacevano un po’ più lontano, ma tutti nondimeno colpiti di fronte. Catilina fu trovato lontano dai suoi, tra i cadaveri dei nemici, respirava ancora appena, recando impressa in volto la fierezza d’animo che aveva avuto da vivo. Infine, di tutta questa armata nessun libero cittadino fu catturato in battaglia o in fuga: a tal punto ciascuno aveva risparmiato la sua vita al pari di quella del nemico. Né l’esercito del popolo romano aveva ottenuto una vittoria lieta o incruenta; infatti, tutti i più valorosi o erano caduti in battaglia o ne erano usciti gravemente feriti. Molti poi che erano usciti dal campo per visitare il terreno di combattimento o far bottino, rivolgendo i cadaveri dei nemici, trovavano chi un amico, chi un ospite o un parente; vi furono anche alcuni che trovarono un nemico personale. Così per tutto l’esercito variamente si mescolavano la letizia, l’angoscia, il cordoglio, la gioia. Traduzione di L. Canali LINGUA e RETORICA al servizio del MESSAGGIO da trasmettere ARTE DELLA COMUNICAZIONE