Lavoro a tempo determinato - Facoltà di Giurisprudenza
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Lavoro a tempo determinato - Facoltà di Giurisprudenza
Lavoro a termine Monica McBritton Maggio 2015 Evoluzione storica • CODICE DEL 1865 : art. 1626 ->Nessuno può obbligare la propria opera all’altrui servizio che a tempo, o per una determinata impresa. (divieto di vincoli perpetui). • CODICE DEL 1942: art. 2097 -> [ Il contratto di lavoro si reputa a tempo indeterminato, se il termine non risulta dalla specialità del rapporto o da atto scritto. • In quest'ultimo caso l'apposizione del termine è priva di effetto, se è fatta per eludere le disposizioni che riguardano il contratto a tempo indeterminato. • Se la prestazione di lavoro continua dopo la scadenza del termine e non risulta una contraria volontà delle parti, il contratto si considera a tempo indeterminato.] Articolo abrogato dalla l. n. 230/1962, recante disciplina del contratto di lavoro a tempo determinato. L. 230/1962 • Regolazione restrittiva del contratto a termine: netto disfavore Tassatività delle ipotesi in cui l’apposizione del termine era ammissibile Forma scritta Parità di trattamento Conversione sanzionatoria del rapporto Attenzione: il recesso non si configura come licenziamento. A partire degli anni ‘80 del secolo scorso… • Allentamento dei vincoli all’apposizione del termine. • Leggi 79/1983 e 56/1987: contratti a termine per punte stagionali e contratti a termine nelle ipotesi previste dai contratti collettivi ( la c.d. “flessibilità negoziata”) • La direttiva comunitaria 1999/70/CE • Recepisce l’ Accordo Quadro comunitario del marzo 1999 • Considera il contratto a termine uno strumento di politica attiva del lavoro, ovvero di flessibilità, in entrata. • In attuazione della direttiva -> d. lgs. n. 368/2001 D. lgs. n. 368/2001 Abroga la l. N. 230/1962. Il contratto a tempo indeterminato e quello a tempo determinato non sono più in rapporto regola/eccezione. Liberalizzazione «controllata» del contratto a termine. Art. 1 ->“ è consentita l’apposizione di un termine alla durata del contratto di lavoro subordinato a fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo”. . Le ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o produttivo • Configurano le cause che rendono legittima l’apposizione di un termine al contratto di lavoro subordinato. Problema: L’esigenza deve essere temporanea? Nel «considerando» n. 6 della direttiva 1999/70: i contratti di lavoro a tempo indeterminato rappresentano la forma comune dei rapporti di lavoro e contribuiscono alla qualità della vita dei lavoratori interessati e a migliorare il rendimento. Quindi è un canone interpretativo. Infatti, Giurisprudenza: Cassazione n. 7468/2002: “Il termine costituisce deroga d’un generale sottinteso principio: il contratto di lavoro subordinato, per sua natura, non è a termine”. Soluzione normativa • La l. n. 247/2007 aggiunge al d. lgs. n. 368/2001 il comma 01: • «Il contratto di lavoro subordinato è stipulato di regola a tempo indeterminato». • Però con la l. n. 133/2008: • È consentita l'apposizione di un termine alla durata del contratto di lavoro subordinato a fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo, • …. anche se riferibili alla ordinaria attività del datore di lavoro. L. n. 92/2012: la c.d «acausalità» non è richiesto il requisito causale per la stipulazione del primo contratto a termine, se la sua durata non supera i 12 mesi per lo svolgimento di qualunque tipo di mansione, sia nella forma del contratto a tempo determinato, sia nel caso di prima missione di un lavoratore nell'ambito di un contratto di somministrazione a tempo determinato; b) in ogni altra ipotesi individuata dai contratti collettivi, anche aziendali, stipulati dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. (L. n. 99/2013) Segue… la c.d «acausalità» • Nel limite dei 12 mesi, sono ammesse anche le proroghe del contratto a termine acausale (L. n. 76/2013) Divieti di stipulazione di contratti a termine • • • • a) per la sostituzione di lavoratori che esercitano il diritto di sciopero; b) salva diversa disposizione degli accordi sindacali, presso unità produttive nelle quali si sia proceduto, entro i 6 mesi precedenti, a licenziamenti collettivi (…), che abbiano riguardato lavoratori adibiti alle stesse mansioni cui si riferisce il contratto di lavoro a tempo determinato, salvo che tale contratto sia concluso per provvedere a sostituzione di lavoratori assenti, ovvero per assunzione di lavoratori in mobilità, o per contratti di durata iniziale non superiore a tre mesi; c) presso unità produttive nelle quali sia operante una sospensione dei rapporti o una riduzione dell'orario, con diritto al trattamento di integrazione salariale, che interessino lavoratori adibiti alle mansioni cui si riferisce il contratto a termine; d) da parte delle imprese che non abbiano effettuato la valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro. Vincoli formali • Forma scritta L'apposizione del termine è priva di effetto se non risulta, direttamente o indirettamente, da atto scritto nel quale sono specificate le ragioni, salvo l’ipotesi in cui il requisito causale non è richiesto(art. 1, c. 2 ) L. n. 78/2014 • E' consentita l'apposizione di un termine alla durata del contratto di lavoro subordinato. di durata non superiore a trentasei mesi, comprensiva di eventuali proroghe, concluso fra un datore di lavoro o utilizzatore e un lavoratore per lo svolgimento di qualunque tipo di mansione, sia nella forma del contratto a tempo determinato, sia nell'ambito di un contratto di somministrazione a tempo determinato ai sensi del co. 4 dell'art. 20 del d.lgs10.9.2003 n. 276. Fatto salvo quanto disposto dall'art. 10, co. 7, il numero complessivo di rapporti di lavoro costituiti da ciascun datore di lavoro ai sensi del presente articolo, non può eccedere il limite del 20 per cento dell'organico complessivo. Per le imprese che occupano fino a cinque dipendenti è sempre possibile stipulare un contratto di lavoro a tempo determinato. Le proroghe (art. 4 novellato) • Il termine del contratto a tempo determinato può essere, con il consenso del lavoratore, prorogato solo quando la durata iniziale del contratto sia inferiore a tre anni. • In questi casi le proroghe sono ammesse, fino ad un massimo di cinque volte, a condizione che si riferiscano alla stessa attività lavorativa per la quale il contratto è stato stipulato a tempo determinato. Con esclusivo riferimento a tale ipotesi la durata complessiva del rapporto a termine non potrà essere superiore ai tre anni. Rinnovi (art. 5 co. 3) • Qualora il lavoratore venga riassunto a termine, ai sensi dell'articolo 1, entro un periodo di dieci giorni dalla data di scadenza di un contratto di durata fino a sei mesi, ovvero venti giorni dalla data di scadenza di un contratto di durata superiore ai sei mesi, il secondo contratto si considera a tempo indeterminato. Sanzioni (art. 5, co. 4 bis) Ferma restando la disciplina della successione di contratti di cui ai commi precedenti, e fatte salve diverse disposizioni di contratti collettivi stipulati a livello nazionale, territoriale o aziendale con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale qualora per effetto di successione di contratti a termine per lo svolgimento di mansioni equivalenti il rapporto di lavoro fra lo stesso datore di lavoro e lo stesso lavoratore abbia complessivamente superato i trentasei mesi comprensivi di proroghe e rinnovi, indipendentemente dai periodi di interruzione che intercorrono tra un contratto e l’altro, il rapporto di lavoro si considera a tempo indeterminato (…) Segue.. Sanzioni • Ai fini del suddetto computo del periodo massimo di durata del contratto a tempo determinato, pari a trentasei mesi, si tiene altresì conto dei periodi di missione aventi ad oggetto mansioni equivalenti, svolti fra i medesimi soggetti, ai sensi dell'art. 20 del d. lgs. n. 276/2003 inerente alla somministrazione di lavoro a tempo determinato. Limiti quantitativi e ruolo dell’autonomia collettiva Le clausole collettive di contingentamento (art. 10, co. 7) • La individuazione di limiti quantitativi di utilizzazione del contratto a tempo determinato stipulato è affidata ai contratti collettivi nazionali di lavoro stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi. • Sono in ogni caso esenti da limitazioni quantitative i contratti a tempo determinato conclusi: a) nella fase di avvio di nuove attività per i periodi che saranno definiti dai ccnl con riferimento ad aree geografiche e/o comparti merceologici; b) per ragioni di carattere sostitutivo, o di stagionalità (…); c) per specifici spettacoli ovvero specifici programmi radiofonici o televisivi; d) con lavoratori di età superiore a 55 anni • • • •