click - Fortune Italy
Transcript
click - Fortune Italy
outsourcing Best practice ■ di Ilaria Iglesias Come vendere vino in Cina 42 febbraio 2013 Meglio farlo franco destino, suggerisce Paolo Federici che s’è specializzato nella distribuzione del nettare di Bacco nel Lontano Oriente e che vede nell’abitudine italiana del vendere franco fabbrica un freno allo sviluppo. I francesi si sono posizionati meglio grazie a questa soluzione P erché la presenza del vino italiano in Cina è ancora così scarsa? E perché quello francese è invece tanto diffuso? Certo, Champagne, Sauternes, Bordeaux e via di seguito vantano una fama più lunga e consolidata degli Asti, Chianti, Barolo, Amarone e Supertuscans vari, ma Paolo Federici, spedizioniere, titolare della Fortune International Transport, ritiene che questo non spieghi del tutto la differenza notevole che sul mercato cinese separa il nettare di Bacco made in France da quello made in Italy. A suo parere una ragione sostanziale risiede nella formula di vendita, franco fabbrica, che distingue la stragrande maggioranza delle merci prodotte nel nostro Paese. Formula già messa a fuoco dall’ultimo Piano nazionale della logistica, purtroppo rimasto al livello delle buone intenzioni, che auspica proprio la concessione di incentivi alle aziende italiane che decidano di passare dall’adozione della vendita franco fabbrica a quella franco destino. Convinto dell’ineluttabilità di un aumento dei consumi interni anche in Cina, Federici ha da tempo deciso di seguire proprio lì con maggiore attenzione la logistica del vino che ha fatto di Hong Kong la sua piattaforma avanzata in quanto nell’ex colonia britannica, passata sotto il controllo della Repubblica Popolare nel 1997, vige un regime fiscale differenziato. wwPer farla breve si sappia che a Hong Kong i vini non sono tassati, mentre lo sono varcato il confine, o per meglio dire la linea che separa il suo territorio da quello cinese tradizionalmente inteso. Che c’è che non va Secondo i dati resi noti alla “Fiera del vino” tenutasi a Hong Kong nel novembre scorso, il mercato del vino lì raccolto e in parte consumato è costituito per il 54% da vini francesi e solo per il 3% da prodotti italiani. “È chiaro che c’è qualcosa che non va, visto che, quanto a qualità, i nostri vini non sono certo da meno rispetto a quelli francesi”, afferma Federici che a quella manifestazione ha partecipato rivolgendo una particolare attenzione agli incontri in cui si parlava di logistica, supply chain e strategie di vendita. “Il rappresentante di un’autorevole casa vinicola italiana ha spiegato il suo successo in Cina attribuendo ai tanti cinesi residenti a Prato il ruolo di suoi ambasciatori. Nel senso che, apprezzando i vini toscani, i cinesi di Prato hanno cominciato ad acquistarli pure per portarli ad amici e parenti in Cina, creando un passaparola poi trasformato in business per se stessi nel momento in cui hanno iniziato a rivendere nel loro Paese d’origine Chianti, Brunello di Montalcino, Vino Nobile di Montepulciano e così via”. Il sistema ha mostrato i suoi limiti, continua Federici, quando conversando si è cercato di approfondire il tema della supply chain. “Il manager toscano è caduto dalle nuvole. ‘Ci limitiamo a vendere franco fabbrica – ha detto pensando di apparire furbo – non vogliamo correre rischi e per questo lasciamo che il problema del trasporto Bisogna ricordare che, in seguito agli accordi raggiunti tra il Regno Unito e la Repubblica popolare, Hong Kong manterrà questo suo status particolare almeno per 50 anni a partire dal passaggio delle consegne del 1997, cioè fino al 2047, continuando ad avere una propria valuta, il dollaro di Hong Kong. “Continuando a parlare di logistica del vino in Cina – prosegue Federici – è intervenuto il rappresentante di una Casa francese che ha spiegato come sia loro interesse primario seguire il prodotto in ogni stadio del trasporto fino a controllarne lo stoccaggio all’arrivo a Hong Kong. Questo per garantire la tenuta della qualità dopo il viaggio e per coordinare le consegne ai negozi, ai ristoranti, in sostanza ai consumatori finali. Questo fa sì che il trasporto diventi un valore aggiunto che contribuisce parecchio a rendere l’azienda vincente sul mercato”. Ciò è possibile quando ci si affida a imprese esperte nella logistica che permettono di rendere i prodotti disponibili (magari lasciandoli in conto deposito) sulla piazza di Hong Kong per la consegna immediata a chi li richiede. Da qui la convinzione di Federici: “I francesi vendono 20 volte di più degli italiani anche perché hanno capito che conviene vendere franco destino e non certo franco fabbrica, o ex works”. Non c’è bisogno di tenere in piedi un ufficio ‘extra’ per le esportazioni: basta affidarsi a un buon spedizioniere che penserebbe a concordare per conto del cliente anche i prezzi del trasporto Paolo Federici Lo spedizioniere milanese è insomma convinto che sia necessario riprendere al più presto il controllo della logistica scegliendo un esperto del settore come partner d’affari. “Lo si dovrebbe fare come ci si rivolge a un avvocato quando si hanno problemi legali, a un medico quando si hanno problemi di salute o a un commercialista quando si hanno problemi fiscali. Allo stesso modo, anziché svicolare per cercare di evitare il problema, basta affidarsi a uno spedizioniere capace e preparato”. Già, ma le aziende vinicole italiane sono per lo più medio-piccole, con tutti i problemi derivanti dalla loro dimensione che limita, tra l’altro, la possibilità di tenere in piedi un ufficio export il cui costo potrebbe rendere la merce da vendere non competitiva. Spedizioniere di fiducia “Mi sia permesso un esempio – ribatte Federici - se l’esportatore ha 50 clienti e ciascuno di essi incarica un diverso spedizioniere per il ritiro della merce, egli dovrà mantenere i contatti con 50 febbraio 2013 Niente tasse a Hong Kong Il vino è certamente un prodotto che esige, nell’iter di confezionamento, spedizione e trasporto, il controllo di ogni singolo step. Solo così potrà mantenere intatte le caratteristiche originarie di qualità 43 lo risolva il compratore. Ma non basta. Dal prosieguo della discussione è apparso chiaro come quell’azienda nemmeno sappia chi sono davvero i suoi clienti, che caratteristiche abbiano i consumatori finali, in quali condizioni venga venduto e distribuito il vino. Non è neppure certa che il prodotto non venga contrabbandato tra Hong Kong e il resto della Cina, come in alcuni casi avviene per evitare il versamento delle tasse previste quando il vino lascia il territorio appunto di Hong Kong considerata una regione amministrativa speciale”. diversi spedizionieri affidando il compito a diversi suoi addetti con, certamente, costi ragguardevoli. Se invece avesse contatti con un solo spedizioniere per gestire quelle stesse 50 spedizioni, il costo per il personale crollerebbe. Si tenga presente che dovendosi rivolgere a 50 diversi spedizionieri per ogni singola spedizione c’è da diventar matti solo per ottenere le bolle doganali di export. È necessario chiamare e richiamare per sollecitare quei 50 spedizionieri a consegnare i documenti perché, non essendone clienti, quelli presteranno scarsa attenzione alle richieste. Se l’esportatore avesse invece il suo spedizioniere di fiducia, questo provvederebbe a trattarlo con i guanti bianchi e si farebbe in quattro per fargli avere tutti i documenti che servono. Insomma, non c’è bisogno di tenere in piedi un ufficio outsourcing Best practice prodotti che necessitano di essere mantenuti a temperatura controllata. Quanto costa arrivare a Hong Kong In conto deposito 44 febbraio 2013 L’abolizione nel 2008 dei dazi sul vino importato a Hong Kong ha fatto sì che la città diventasse il maggior centro per il magazzinaggio del vino in Asia nonché centro per il commercio. Da allora, il trasporto di vino in container ha visto un incremento costante, tuttavia il rapido successo di Hong Kong come centro logistico del vino non è dovuto semplicemente all’assenza di tasse. A parte i suoi vantaggi riconosciuti per la posizione geografica, l’esperienza degli operatori che vi risiedono e per il business generato, Hong Kong vanta un organismo di accreditamento imparziale che supervisiona il mercato. Ci sono inoltre diversi spedizionieri presenti sul posto che offrono sistemi integrati in veste di fornitori logistici, con attrezzature speciali per la conservazione di vini e alcolici in genere. Tra questi figura il Gruppo Janel, rappresentato in Italia da Fortune International Transport che ha elaborato la tabella che segue sui costi affrontati per la consegna del vino italiano a Hong Kong. Valore (per singola bottiglia) Inferiore a 15 euro Tra 15 e 50 euro Oltre i 100 euro ‘extra’ per le esportazioni: basta affidarsi a un buon spedizioniere che penserebbe a concordare per conto del cliente anche i prezzi del trasporto”. Ed eccoci alla questione pratica dell’operatività logistica. Il primo problema da affrontare è quello relativo all’imballo in quanto in Cina la vendita avviene normalmente per cartone o cassetta da 12 bottiglie, con le seguenti caratteristiche: P la confezione di cartone misura 33x25x31 cm per un peso lordo di 15 kg; P la cassetta di legno misura 50x33x18,5 cm e ha un peso lordo di 17 kg. Cartoni e/o cassette vanno poi sistemati su pallet di misure standard (120x120x100 cm) da contenuto però variabile. Conterranno infatti: P 42 cartoni (quindi 42x12 = 504 bottiglie); Costo globale della gestione logistica (in percentuale sul valore) Minimo quantitativo (numero di casse) Minimo quantitativo (in numero di bottiglie) 10,00 % 1.000 12.000 7,50 % 5,00 % 500 250 6.000 3.000 P -30 cassette di legno (quindi 30x12 = 360 bottiglie). La questione doganale Chiarita la questione packaging c’è da risolvere quella doganale, spesso impegnativa per chi non è del mestiere. “Nel nostro magazzino di Concorezzo, alle porte di Milano, siamo in grado di espletare tutte le formalità doganali di esportazione, inclusa quella riguardante le accise. Provvediamo ad emettere il Documento Accompagnamento Accisa e a versare per conto del cliente esportatore le somme dovute. Questo documento deve essere redatto anche per prodotti la cui aliquota accisa è pari a zero nel Paese di destinazione e/o di partenza. Quanto al trasporto possiamo effettuarlo con qualunque modalità, terrestre, marittima o aerea. Organizziamo, infatti, il ritiro su gomma dalla cantina al nostro magazzino, dopo di che la spedizione avviene per via marittima e/o aerea verso qualsiasi destinazione sulle lunghe distanze. Per quanto riguarda la Cina effettuiamo le spedizioni specificatamente su Hong Kong, da dove siamo in grado di seguire la gestione logistica fino alla destinazione finale”. A Hong Kong il corrispondente locale della Fortune provvede a ritirare le merci all’arrivo al porto o all’aeroporto trasferendole in seguito al proprio magazzino senza che ciò imponga, come s’accennava, il pagamento di tasse doganali in virtù del regime fiscale privilegiato. Il magazzino di Hong Kong che riceve i vini inviati da Fortune è attrezzato per lo stoccaggio di tutti i prodotti alcolici, con idonee celle frigorifere per i Potendo immagazzinare i vini in conto deposito, l’esportatore italiano può costituire un suo stock di merce in maniera tale da poter disporre le consegne tempestive ai compratori cinesi solo all’ultimo momento, cioè quando la vendita diventa effettiva e richiede il versamento delle tasse doganali per eventuali importazioni in Cina. “Il nostro corrispondente di Hong Kong – aggiunge Federici - è anche in grado di effettuare le consegne al cliente finale, sia per grandi quantitativi sia per singolo cartone o addirittura per singola bottiglia”. A questo punto l’intera catena logistica è assicurata in ogni suo segmento e si tratta quindi di elaborare i prezzi sulla base delle esigenze del cliente. “Poiché è nostra intenzione diventare partner del cliente – spiega l’imprenditore proponiamo prezzi a copertura dell’intera gestione, dal ritiro dalla cantina al trasporto a mezzo nave con utilizzo di container a temperatura controllata, dallo stoccaggio a Hong Kong alla consegna all’indirizzo del compratore, in percentuale sul valore della merce” (si veda la tabella). Fortune studia anche offerte “ad hoc” sulla base di specifiche esigenze, ma ritiene che il poter contare su un fisso in percentuale sul valore della merce che si vuole immettere sul mercato cinese renda davvero tutto più facile e conveniente per entrambe le parti. “Con questa logica – conclude – il trasporto diventa un valore aggiunto e permette a noi italiani di giocarcela alla pari con i francesi”. K © RIPRODUZIONE RISERVATA