LA BAMBINA UCCELLO

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LA BAMBINA UCCELLO
Anno Scolastico 2011 – 2012
CLASSI I A e I B
VILLAR PEROSA (TO)
LA BAMBINA UCCELLO
LA NASCITA
Al tempo dei tempi in una tribù, un uomo e una donna che si amavano molto
ebbero una bambina di nome Aua.
La tribù viveva in un villaggio circondato da verdi campi di miglio, accanto scorreva
un fiumiciattolo dalle torbide acque marroni. Più lontano brillavano le erbe gialle della
savana, punteggiata da radi alberi.
La bambina nacque ai piedi di un maestoso baobab, mentre il rosso sole africano
stava nascendo. La sua pelle era nera come quella dei suoi genitori e della sua tribù, ma
c’era in lei qualcosa di strano che la rendeva diversa, sembrava appartenere anche ad un
altro mondo.
Aua cresceva e la sua diversità risultava sempre più evidente, tanto che gli altri
bambini la evitavano. Per consolarsi lei correva nella savana, il solo posto dove si sentiva
felice. Il suo corpo diventava sempre più forte, soprattutto le gambe, e le braccia poi
erano speciali.
Saliva con agilità sugli alberi, lì giocava con i raggi del suo amico sole e si incantava
ad ammirare l’elegante volo degli uccelli. A volte si sforzava persino di imitarli.
Un giorno, mentre era seduta su un ramo con una espressione un po’ triste, il sole
allungò uno dei suoi raggi e zigzagando tra le fronde fece una delicata carezza alla piccola,
proprio sulle braccia, che si riempirono all’istante di una morbida lanugine. Giorno dopo
giorno quella “cosa” cresceva sempre più fitta … Cos’era mai? A cosa serviva?
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AUA SCOPRE IL VOLO
Aua si rifugiava sempre più spesso nella gialla savana e lì correva a perdifiato e
provava a spiccare dei salti muovendo velocemente le braccia.
All’inizio non successe
nulla, ma un giorno riuscì a rimanere sospesa per un attimo in aria. Allora si mise a ridere
a più non posso!
Ora aveva capito cosa le stava succedendo: le crescevano le ali! E la morbida
lanugine altro non era che un colorato piumaggio!
L’amico sole incoraggiava la bambina tutte le volte che stava per arrendersi, sfinita
dagli sforzi. E finalmente venne il giorno in cui Aua riuscì a fare un piccolo volo. Da quel
momento la sua capacità di rimanere sospesa in aria crebbe rapidamente, ma volare era
difficile! Le capitava di sbandare, di perdere improvvisamente quota, di cadere nel
momento dell’atterraggio.
A furia di provare e riprovare acquistò sicurezza e iniziò a lasciarsi trasportare dal
vento, mentre il suo amico sole le faceva il solletico con raggi. Com’era strano e bello il
mondo dall’alto!
AUA DECIDE IL VIAGGIO
L’amico sole fu distratto dai voli di Aua: giocava a nascondino con lei e la rincorreva con i
suoi raggi sempre più caldi e infuocati. Così un giorno la bambina - uccello si accorse che il
miglio stava ingiallendo, bruciato dal caldo e dalla mancanza di acqua. Senza il miglio la
gente del villaggio sarebbe morta di fame!
Quella notte Aua non riusci a dormire, così uscì dalla capanna, si sedette accanto al
grande baobab e prese ad osservare la luminosa notte africana.
Nel mentre pensava e ripensava. La luna si accorse della bimba alata e le offri una
scala di colore per salire fino da lei: si sa, il buio è il momento migliore per le confidenze
più segrete! La piccola sorrise, si issò decisa aiutandosi con le ali. Si avvicinò più che potè
alla falce di luna e, alzandosi sulla punta dei piedi, le confidò il desiderio di salvare il suo
villaggio.
Lei sentiva che c’erano altri mondi, altre terre che la potevano accogliere e offrirle
aiuto. La bambina spiegò che forse volando molto, molto in alto e molto, molto lontano
avrebbe potuto trovare un modo per salvare il raccolto di miglio e il villaggio, ma le serviva
tanta forza.
La luna ascoltò con attenzione e promise che avrebbe parlato con il sole: si
sarebbero incontrati all’alba, mentre lei andava a dormire e lui sorgeva.
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IL VIAGGIO
Aua dormì saporitamente, finché il suo amico fece capolino nella stanza e la svegliò
con un tiepido raggio. La gentile carezza rese le sue ali molto più robuste e la guidò verso
un altro mondo: la“Terra dell’acqua e delle montagne”».
Il viaggio fu lungo, per alcuni giorni la trasportò un vento amico, mentre la pioggia
la dissetava, ma quando giunse al mare era ormai sfinita, le facevano male le braccia e
stava perdendo quota in modo spaventoso. Proprio in quel momento scorse tre nuvolette
rosa. Aua le salutò e con un filo di voce chiese educatamente se poteva risposarsi un
attimo tra le loro morbide pieghe. Ottenuto il permesso, si lasciò cadere sfinita e raccontò
il motivo del suo viaggio. Spiegò che era molto stanca e temeva di non farcela a
raggiungere il paese dell’acqua e delle montagne.
Le nuvole amiche si commossero e decisero di aiutare quella strana bambina con le
ali, era così gentile! Si radunarono strette, strette intorno a lei, cominciarono a corrugare
la fronte e a trattenere il fiato fino a diventare tutte nere. Presero poi a sfregarsi tra loro a
più non posso, finché un lampo guizzò potentissimo. Un signor lampo, che in un attimo
depositò la bambina sulle rive di un pigro torrente, finalmente nella “Terra delle montagne
e dell’acqua”!
NELLA TERRA «DELLE MONTAGNE E DELL’ACQUA»
Aua non sapeva dove era arrivata, si guardava intorno confusa, aveva un disperato
bisogno di amici che la aiutassero a conoscere meglio quel posto, era così diverso dalla
savana!
Le cince che vivevano sulle rive del torrente furono le prime ad accorgersi dell’arrivo
della strana bambina. Si avvicinarono con grande timidezza e la osservarono
attentamente. Aveva le ali come loro, poteva volare! Con piccole becchettate la
incoraggiarono ad alzarsi da terra e le fecero visitare le rive del torrente. Le presentarono
molti altri uccelli, come l’amico corvo e anche i ricci. Quando la bambina si sentì triste
chiamarono le farfalle variopinte, che con girotondi gioiosi le strapparono un sorriso, e le
fecero tornare il buonumore.
Ma lei voleva sapere di più, imparare tante cose nuove su quella terra.
Allora le cince la portarono dove andavano a scuola i bimbi: quelli più simpatici e
desiderosi di sapere erano i più piccoli. Così Aua cominciò a scrivere agli scolaretti e quelli
rispondevano! Prima con disegni e quando ne furono capaci con brevi frasi, piene di
amicizia.
Osservava con
attenzione tutti i posti dove
c’era l’acqua, studiava di
nascosto il lavoro delle
persone e anche dei
bambini e cercava una
soluzione.
Giorno dopo giorno nella
sua mente cominciava a
prendere forma un piano …
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IL RITORNO
Con l’arrivo della primavera Aua sentì che doveva tornare,
ora sapeva come salvare il villaggio e non poteva più fermarsi.
Nella scuola della “Terra delle montagne e dell’acqua” aveva visto una “MAGIA”
capace di trasformare la luce del sole in una potente energia: era allora che le era venuta
l’idea! Nel suo paese non vi erano torrenti impetuosi, ma a un giorno di cammino dal
villaggio si trovava un grande pozzo. Se fosse riuscita a portare a sua acqua pulita e fresca
fino ai campi e alle abitazioni, la siccità sarebbe terminata.
Per questo Aua aveva escogitato un piano: si era procurata una lastra magica,
come quella che aveva visto dai bambini suoi amici, ma più grande. Aveva pensato di
collegarla a una macchina “succhia-acqua” e si era procurata anche quella. Infatti, nel
paese delle montagne e dell’acqua c’erano un sacco di macchine e aveva visto molte
persone usare quella “succhia-acqua” per bagnare gli orti e i giardini. Le mancava ancora
l’aiuto del Sole e del Fulmine per trasportare tutto nel suo villaggio, ma era certa di poter
contare sulla loro amicizia!
Così Aua si preparò per il lungo viaggio di ritorno: con un abbraccio salutò i suoi
amici animali e ai bambini lasciò una lettera per ringraziarli dei disegni e e del loro affetto.
Era giunto il momento di mettere alla prova quanto aveva imparato nel nuovo mondo!
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IL VILLAGGIO TORNA A VIVERE
Il viaggio di ritorno fu molto faticoso, sorvolò pianure, alte montagne e distese di
sconfinato azzurro. Ancora una volta soffici nuvole le permisero di riposarsi tra le loro
pieghe; il Sole poi la incoraggiò tutte le volte che la vide stanca e sul punto di rinunciare.
Sfinita, ma felice, giunse finalmente al villaggio e potè riabbracciare i suoi genitori:
erano stati molto in pensiero per lei, pur sapendola speciale.
Tutti gli abitanti si riunirono intorno a quella strana bambina con le ali. Aua raccontò
con entusiasmo il suo piano e concluse dicendo: « Oltre alle preziose macchine che i miei
amici mi hanno aiutata a portare, occorrono tubi e uomini disposti a scavare!».
La gente la guardava diffidente e perplessa, credeva poco in quella “magia” che
arrivava da così lontano, ma cosa aveva da perdere ormai?
Senza acqua tutto moriva, non solo le piantine di miglio!
Con gli ultimi soldi a disposizione acquistarono i tubi e si diressero al pozzo. Giunti a
destinazione si disposero tutti intono all’apertura; ad Aua batteva forte il cuore, e se
qualcosa andava storto?
Con estrema attenzione e una forza fuori dal comune (era o non era una bambina
speciale?...) posizionò i macchinari e agganciò saldamente un raggio di sole alla lastra
magica. Poi attese, gli occhi di tutti erano incollati alla macchina succhia-acqua. Dopo un
tempo che ad Aua sembrò eterno, ecco sgorgare uno zampillo alto e potente. Vi fu un
attimo di sconcerto e poi i bambini, per primi, si gettarono sotto l’improvvisata doccia,
seguiti dai grandi, tra spruzzi e risa. Era una festa!
Incanalare l’acqua nei tubi e portarla al villaggio fu un gioco da ragazzi, tutti
lavoravano con entusiasmo, niente e nessuno avrebbe più patito la sete!
Che ne fu di Aua?
Ora tutti volevano averla per amica, ma a lei piaceva ancora molto correre libera
nella savana, soprattutto sapeva di appartenere a tanti mondi e ne era felice .
Certo nessuno la prendeva più in giro per la sua diversità, le sue ali avevano salvato
il villaggio!
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