Da un lato Vendola e il Pd, dall`altro... la maggioranza

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Da un lato Vendola e il Pd, dall`altro... la maggioranza
Ilva, sì al decreto
Intesa sulla Tav
Mario Castellacci
Il presidente Giorgio
Napolitano ha firmato in serata
il cosiddetto decreto “salva
Ilva”. Ma potrebbero partire
già oggi le prime lettere di
cassa integrazione.
Al vertice di Lione, Hollande
e Monti hanno confermato
l’intesa per proseguire i lavori
della Tav «nelle tempistiche
previste». Cariche e lacrimogeni
sui manifestanti italiani.
A 10 anni dalla scomparsa,
il ricordo del fondatore
del Bagaglino che fu volontario
nella Repubblica sociale
e scrisse la canzone “Le donne
non ci vogliono più bene”.
pagina 6
Alberto Samonà
Domenico Bruni
pagina 5
LA FRASE DEL GIORNO
CON IL PDL
«Una persona che non
mai ha detto nulla
su Roma si candida
a sindaco. Marchini
da dove viene?».
d’Italia
Gianni Alemanno
ANNO LX N.264
pagina 8
SPED. IN A.P. - DL 353/2003 (CONV.IN L. 27/02/2004 ART. 1, COM. 1, DCB) ROMA
mercoledì
martedì 4/12/2012
31/10/11 1 EURO
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Politica La vittoria di Bersani alle primarie indica la strada al centrodestra
Duro colpo
all’Italia
dei carini
Marcello de Angelis
el meteorismo
delle mode, che
ormai trascina
con sé anche la politica,
Renzi è già simbolo di
un’epoca. Che non è detto – malgrado le sue dichiarazioni di voler tornare “solo” sindaco di Firenze – che sia finita. Bersani sarebbe uno sprovveduto se permettesse a
un avversario da 40% di
correre libero (e giovane)
per le praterie politiche
del prossimo decennio,
pronto a riapparirgli alle
spalle in un momento
migliore. Ma sembra già
avviarsi al tramonto
l’epoca dei bei faccini.
Sorrisi, battute, pensiero
leggero, soluzioni per tutti e radioso ottimismo.
Proprio quello che ci
vuole in tempi di crisi.
Ma la maggioranza degli
elettori del Pd non la
pensa così. Ha prevalso la
saggezza popolare: chi lascia la via vecchia per la
nuova... Eppure tutti giuravano che l’effetto Renzi
avrebbe esondato, contagiando la Penisola. E non
solo con l’Italia dei Carini di Crozza-Montezemolo, ma anche con ipotetici listoni di ganze e cachemirini che avrebbero
dato una sferzata al Belpaese con il loro tocco
lieve. Proprio quello che
ci vuole per una nazione
che attraversa una crisi
strutturale. La soluzione
più a portata di mano infatti, è sempre radere tutto al suolo e ricostruire
con materiali nuovi. Così, nell’era moderna, sono stati abbattuti palazzi
storici sostituiti con edifici moderni che sono crollati alla prima scossa di
terremoto. Poi però i costruttori sono sempre gli
stessi. La rottamazione ha
già dato i suoi risultati:
via i politici (anche quelli di 26 anni) e al governo
vecchi baroni universitari, banchieri e burocratosauri. Niente male come
rinnovamento. Eppure, i
partiti funzionavano. E, a
giudicare dal risultato di
Bersani, da qualche parte
ancora funzionano.
N
Il centrodestra ritrovi
se stesso. E l’unità
Da un lato Vendola
e il Pd, dall’altro...
la maggioranza
Non ci sarà un nuovo Ulivo. A sinistra nessuno
spazio per i centristi. E oltre c’è solo Grillo
el day after delle primarie, che hanno incoronato Bersani candidato premier del centrosinistra e relegato
Matteo Renzi al ruolo di sindaco
di Firenze, per il Pd nascono nuove difficoltà. Prima fra tutte quella di gestire i voti di Renzi, ma anche quella di frenare le spinte in
avanti di Vendola. Le future scelte
di Bersani sono condizionate innanzitutto da quel 39,1 % di voti
ottenuti dal giovane sindaco. Una
percentuale alta che sicuramente
non può essere archiviata come
se nulla fosse. A mettere i paletti è
stato lo stesso Renzi che, pur ammettendo a caldo di aver perso,
ha anche detto chiaramente ai
suoi sostenitori che ci sono «tutte
le ragioni per rallegrarsi, avevamo
il 2% dei parlamentari, abbiamo
preso molto di più...».
N
Désirée Ragazzi
Alla luce dei risultati delle primarie
del centrosinistra, nel Pdl fioccano
gli appelli alla coesione e al rilancio
del fronte dei moderati.
Matteoli: «Serve una via comune
per dare un’alternativa
all’asse Vendola-Bersani».
Gasparri: «Basta indecisioni, il nostro
elettorato potenziale è molto
più consistente rispetto a quello
di Casini e Montezemolo»
PAGINA 2 Antonella Ambrosioni
5 stelle
Debutto flop per
le primarie del
movimento: sito
in tilt, voto solo
per i vecchi
iscritti, rivolta
degli esclusi.
pagina 4
pagina 3
Gli scontri Dopo il fine settimana di fuoco, il silenzio
Sull’ultrasinistra
ancora “impunità”
Napolitano
Oggi giornata
cruciale
per risolvere
il conflitto
d’attribuzione
sorto tra
il Quirinale
e la procura
di Palermo.
pagina 3
l comportamento degli
agenti impegnati nel servizio d’ordine ha impedito che gli incidenti degenerassero». Così il prefetto di Livorno
Tiziana Costantino in merito a
quanto accaduto domenica nella città toscana dove, al termine
di un corteo di 600 manifestanti
dell’ultrasinistra tra antagonisti e
anarchici, c’è stato un assedio alla prefettura, con lancio di pietre,
bombe carta, transenne e palloncini pieni di vernice bianca, contro polizia e carabinieri. Tutto
questo senza che da parte di un
certo mondo politico si siano levate voci contro i partecipanti.
«I
Federico Morbegno
pagina 8
Il caso Oggi a Roma il musical “Hipsters”, storia di una gioventù che osò dissacrare l’Urss
Gli stiliaghi? Erano anticomunisti, meglio non parlarne
Girolamo Fragalà
a loro forma di lotta contro il sistema comunista era strana, quasi
improbabile, ma efficace: musica
jazz o rock and roll, un ciuffo a banana,
giacche a quadretti, calze a righe, camicie sgargianti per i ragazzi; trucco, pettinature eleaborate e abiti svolazzanti
per le ragazze. Era una forma di ribellione nella vecchia Unione Sovietica,
probabilmente l’unica possibile, bastava
un rapido cambio di abiti e di calzini per
farla franca. E loro, i giovani dissacranti, ci provavano a dire qualcosa a Lenin-
L
grado o nella Mosca kruscioviana, tentando di sfuggire alla repressione. Venivano chiamati “stiliaghi” e costituirono
la prima crepa all’interno del sistema sovietico che preoccupò parecchio la nomenklatura perché era una gioventù interessata agli stili di vita americani, con
valori agli antipodi di quelli proclamati
dalla gioventù comunista. Ebbene, a loro è dedicato il musical “Hipsters” di Valeri Todorovski, che verrà proiettato al cinema Farnese di Roma nell’ambito del
VII Festival del cinema russo. Finalmente qualcuno che toglie un altro velo,
raccontando pagine tenute per anni na-
scoste. Quei ragazzi non erano estremisti ma figli di medici, scrittori, diplomatici e riuscirono a toccare il cuore della
gran massa della popolazione russa. Il
“potere” tentò di ridicolizzarli («oggi il
jazz suona e fa, domani la patria tradirà», uno degli slogan coniati contro di
loro) e andò giù in modo anche pesante,
con ronde anti-stiliaghi ed espulsioni dai
corsi di studio. Il musical ha spopolato
(non a caso) in Russia. In Italia ne hanno parlato pochissimo: i giornali erano
troppo impegnati a raccontare delle Pussy Riot. Perché i loro “show” sono antiPutin. Quindi politicamente corretti.
SEQUESTRATI DA 290 GIORNI
Monti tira fuori
l’arma dello spread
anche se ormai è
una pistola ad acqua
Francesco Signoretta
l giochetto è facile, quasi puerile: se le cose vanno bene è
merito mio, se le cose vanno
male io non c’entro per niente.
Monti ne è diventato un maestro,
nessuno come lui riesce a portare
a proprio vantaggio qualsiasi cosa accada al mondo. E nel suo
momento peggiore, quando il
malcontento verso il governo tecnico si tocca con mano, rispolvera l’arma dello spread. Non dice
che in un anno molte cose sono
cambiate, ci sono state evoluzioni economiche in tutta Europa, il
negoziato sulla Grecia si è avviato a conclusione, la crisi è andata
avanti. Dodici mesi contano, non
sono un soffio di vento. Ma lui si
prende il merito: «È una giornata
positiva. siamo scesi sotto quota
300», ha detto. «Confesso che per
me c’è un livello spread a 287
punti base che rappresenta un
obiettivo». Da un professorone
come lui ci saremmo aspettati
un’analisi più equa e meno propagandistica, ma a un passo dalle elezioni tutto fa brodo, compreso il riconoscimento di Hollande: «Monti è un grand’uomo».
Non lo mettiamo in dubbio, ma
sorge un sospetto. Non fu lui ad
ammettere che l’azione del governo non aveva conseguenze
sull’andamento dello spread?
Una frase che, qualche mese fa, finì per “assolvere” l’esecutivo di
centrodestra che era stato bersagliato proprio con le pallottole
dei numeri. Fu lo stesso Monti ad
affermare: «Anche io più volte al
giorno osservo come sta andando lo spread, senza né divinizzarlo quando scende né demonizzarlo quando sale», tanto per
marcare la differenza tra l’azione
di Palazzo Chigi e l’andamento
di quella pallottola vagante. E il
tecnopremier si concesse anche
una battuta ironica: «Tutte le parole chiave sono femminili: banca, moneta, liquidità, inflazione
mentre spread che cos’è? Maschile e neutro». Ora però dice il contrario, pro domo sua. I fatti dimostrano il contrario: lo spread è
sceso ed è questa la prova che il
problema non era politico ma
strutturale, legato all’euro e alla
crisi greca. Tra l’altro lo spread è
sceso ma la disoccupazione ha
raggiunto livelli record, i consumi sono crollati, il Pil ha perso
due punti, la depressione domina e ci sono 70 miliardi di debito
in più. Chi ci ha guadagnato?
I
primo piano
2
La Russa: il Cav
ha un’idea...
IN BREVE
Ora riuniamo l’Ufficio
di presidenza
«Berlusconi ha un’idea precisa,
sta riflettendo se trasformarla
in una proposta o no», ha
detto La Russa a “Porta a
Porta”. «Se Berlusconi scende
in campo per la premiership io
non la metto in discussione
ma rifletteremo sul modo
migliore per rappresentare le
varie sensibilità».
«Ieri alle primarie del
centrosinistra si è ricreata l’unione
tra la sinistra storica e quella più
radicale. Un risultato che ci
impone di lavorare per costruire,
possibilmente tutti insieme»,
afferma Barbara Saltamartini. «Per
questo rivolgo un appello perché
si riunisca l’Ufficio di Presidenza.
Le opinioni
1
Matteoli: urge
una via comune
e compatta per
dare alternativa
all’asse BersaniVendola
2
Alfano: «Bella prova
di democrazia»
Urso: è ora di riunire
tutta l’area moderata
Brunetta: «Monti non faccia
ironia sullo spread...»
«Le primarie del Pd rappresentano
una bella prova di democrazia. Il
risultato premia, però, una sinistra
vecchia maniera, vincolata a
quegli apparati lontani da una
visione moderna e aperta al
confronto su temi quali le
politiche dello sviluppo», ha detto
Angelino Alfano.
«Bersani ha prevalso arroccandosi
a sinistra. Sembra di assistere alla
‘“gioiosa macchina da guerra”,
sicura di aver già vinto a fronte
delle divisioni che lacerano la
maggioranza moderata del
Paese», rileva Urso: «Necessario
riunire l’area di centrodestra,
popolare e riformista».
«Non si capisce la battuta di Monti
sullo spread, che era a quota 574
all’inizio del suo mandato e che lui
vorrebbe portare a 287. L’Italia di
un anno fa aveva un milione di
disoccupati in meno, 2 punti di Pil
in piùe 70 mld di debito in meno.
Stavamo meglio quando stavamo
peggio. Evitiamo l’ironia»
Gasparri: basta
indecisioni.
Casini
e Montezemolo
non hanno
il nostro consenso
3
Bianconi:
ricordiamo
che l’unione del
centrodestra nel
Pdl la vollero gli
elettori per primi
Fioccano gli appelli all’unità e al rilancio del fronte dei moderati.
Con Bersani sotto scacco di Vendola una frantumazione sarebbe suicida
IL SINDACO DI ROMA
ra atteso come uno spartiacque il ballottaggio tra
Renzi e Bersani per modulare nuove strategie nel Pdl, a partire dallo scioglimento del nodo
delle primarie. La vittoria di Bersani – lo stesso Berlusconi non
l’ha mai nascosto– chiama in
causa specularmente una presenza in campo del Cavaliere. Non
solo, ma dalla vittoria del leader
del Pd, rileva Altero Matteoli,
«emerge con nettezza che l’asse
della coalizione si sia spostato
ancor più a sinistra e che il condizionamento del partito di Vendola sarà pesantissimo. A maggior ragione il Pdl ha il dovere di
restare
unito e
Rotondi: «Si ad aggregare di mettealtre liste. Ma farne di
re subito
nuove con “inseminazione in piedi
creassistita” è un po’ troppo» una
dibile alternativa per il governo del Paese.
Non c’è più neppure un giorno
da perdere». Uniti e senza “spacchettamenti” che, come ha detto
Afano costringerebbero il partito
«all’irrilevanza». L’asse BersaniVendola che esce rafforzato dalle
primarie del centrosinistra impone una strategia immediata. rileva il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto: «Tutti noi, Casini,
Montezemolo, al fondo lo stesso
Monti, dobbiamo fare i conti con
il fatto che, in assenza di un colpo d’ala, quella che rimane una
agguerrita minoranza espressa
dalla combinazione fra la sinistra
storica e la sinistra più radicale è
alla vigilia di poter conquistare la
maggioranza e il governo». L’unica via è «che si ricostruisca un’ alternativa nella quale convergano
sia le forze tradizionali del cen-
E
Alemanno “invidioso”
«Le primarie del centrosinistra
dimostrano l’efficacia dello strumento»
«Io sono invidioso di queste primarie,
perchè si rivelano uno strumento
eccezionale. Grazie alle primarie Bersani si
può presentare come elemento quasi
nuovo, nonostante la sua lunghissima
storia. Sono uno strumento potente e
sono una grande spinta alla
partecipazione. Il centrodestra non può
farne a meno», ha spiegato ieri il sindaco
di Roma Gianni Alemanno, che crede
ancora nella possibilità che si possano
svolgere anche nel centrodestra. «Per il 16
dicembre comincia a essere tardi - ha
riconosciuto - È una data che deve servire
a rilanciare per gennaio sperando che il
governo faccia chiarezza per la data delle
elezioni perchè ancora oggi navighiamo al
buio, e c’è bisogno di chiarezza. Staccare
la spina a Monti? Mi auguro che non sia
necessario compiere una scelta così
drastica. Mi auguro che il governo dia
risposte, lo deve fare. Aspettare fino ad
aprile è troppo. Spero che la proposta di
Alfano, senza minacce, trovi una risposta.
Penso - ha detto ancora il sindaco - che
tutto il popolo di centrodestra sia stanco
di aspettare, i rinvii continui sono difficili
da digerire e stanno creando un problema
nelle nostre file. Il nostro appello ad Alfano
e a Berlusconi è: basta rinvii, si convochi
questo ufficio di presidenza, si rifissi una
data delle primarie, riprendiamo un
percorso interrotto. Altrimenti rischia di
essere devastante per il nostro
schieramento» ha concluso Alemanno, che
da domenica ha ufficialmente il primo
concorrente al Campidoglio: l’imprenditore
“rosso” Alfio Marchini. «Sono sindaco da
quattro anni e mezzo e non ho mai
conosciuto o visto Alfio Marchini, nè
parlato con lui di problemi della città, letto
suoi articoli o proposte», ha commentato
Alemanno.
Bersani:
come
cambiano le
strategie
del Pdl
trodestra sia quelle di centro».
L’unità del partito non è stata mai
messa in dubbio da Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato,
chiarisce che questa valutazione
«è valida a prescindere dalla vittoria di Bersani. Da sempre avvaloro l’idea di un partito unito, anche cambiando nome, proteso
verso il futuro, attraverso lo strumento delle primarie, come deciso ad ottobre da tutti. Da allora ci
sono stati ripensamenti, tentennamenti. Ribadisco l’idea di un
partito articolato, con varie anime, di cui il segretario Alfano mi
sembra possa costituire un’otti-
ma sintesi». C’è un elemento che
potrebbe giocarci a sfavore più
ancora dell’ipotesi “spezzatino”,
«ed è l’indecisione», spiega Gasparri, che rileva che «coloro che
dovrebbero sostituirci nell’area
moderata, cioè l’Udc e il partito
di Montezemolo, non mi pare
abbiano lo spazio che ha attualmente il Pdl, che, secondo un
sondaggio fatto fare dal Tg di La7,
ha il 15%, che non è esaltante,
ma è una base dalla quale risalire. Ora attendiamo fatti, naturalmente, e conseguenze organizzative e politiche, visto che i tempi
non sono ampi: sono certamente
La fiducia Nel Pdl annunciati altri “no”
La smentita
E anche al Senato si allarga
la fronda anti-montiana
ulla volontà di togliere la
fiducia al governo in caso
di mancato accordo politico sull’election day a marzo,
ipotesi ventilata da Alfano ed
esplicitata da Verdini nel fine
settimana, al momento non
c’è alcun seguito, in attesa che
si pronunci il Cavaliere. Ma tra
i vertici del partito il tema della consultazione unica, per le
Regionali e le Politiche, tiene
banco anche alla luce del successo, e dell’incremento del Pd
nei sodaggi, derivante dall’attenzione catalizzata dallo svolgimento delle primarie di centrosinistra. «È essenziale per ragioni di risparmio e di chiarezza della vita democratica che si
tenga l’election day. Voti a catena avrebbero effetti deleteri
sulla attività del Parlamento
S
Quagliariello
Oggi a Palazzo
Madama
è prevista la fiducia
sul decreto “costi
della politica”
che rimarrebbe comunque paralizzata», spiega Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl,
che però non individua alcun
nesso tra la questione dell’election day e un’eventuale
sfiducia al governo Monti. Per
Giuliano Cazzola, invece, «sarebbe un errore insistere per
l’election day fino a minaccia-
re la crisi di governo e correndo consapevolmente il rischio
di andare al voto il 10 febbraio
anche per le elezioni politiche,
quando ancora il Pd gongolerebbe per il successo delle sue
Primarie». «Tutto ciò da parte
di un partito, come il Pdl, che
allo stato dei fatti non ha alcuna certezza ed è privo di tutti
gli elementi basilari per svolgere una decente campagna
elettorale. Se si votasse per le
elezioni politiche ad aprile il
Pdl potrebbe convocare delle
Primarie serie e credibili, con il
tempo necessario sul piano organizzativo, ricompattando
un partito ora in libera uscita»,
spiega Giuliano Cazzola, de-
per l’election day a febbraio, ma
certo non ci possiamo arrivare tra
mille indecisioni...».
Paradossalmente «la vittoria di
Bersani ci facilita il compito», sostiene invece Gianfranco Rotondi.
«Renzi candidato premier sarebbe stato un rovina perché incarnava suggestioni di centrodestra
e istanze di sinistra», spiega. «Ora
il nostro compito è sfidare Bersani subito, senza rincorrere la nuova legge elettorale. “Spacchettare”
ora quando il “pacco” non è così
ampio non mi pare vantaggioso.
Aggregare nuove liste, questo sì,
Pdl, Casini, Montezemolo, considerando il fatto che nel Paese
un elettore su due si dichiara di
centrodestra e raggiungere il 50%
non è proibitivo», fa i conti Rotondi. Sull’ipotesi di una lista
nuova, la tanto evocata “cosa azzurra” è netto: aggregare liste sì,
ma farne nascere nuove con procreazione assistita mi sembra
troppo....». Rotondi sulle primarie è un po’ “freddo” e invita i
suoi a non commettere l’errore di
farne un elemento di divisione:
«Separare l’immagine di Alfano
da quella di Berlusconi sarebbe
sbagliato. Se subentra il virus della divisione la partita è persa:
penso che il Cavaliere e Alfano
insieme costituiscano un ticket
imbattibile».
Rifiuta che l’agenda del Pdl possa essere una conseguenza dell’esito delle primarie del centrosinistra il senatore Andrea Augello,
che trova irrealistici «certi sillogismi». Il sillogismo lo aveva messo in campo il Corriere della Sera,
tra gli altri, sostenendo in un articolo che “L’effetto Bersani allontana il passo indietro di Berlusconi”. «Dobbiamo ragionare su ben
altro», incita il parlamentare del
Pdl. «Sul fatto che il centrodestra-
putato del Pdl.
Ma intanto al Senato s’odono
i primi squilli di rivolta. «Non
voteremo la fiducia» al decreto
legge sui costi della politica e
che contiene anche misura per
il sisma dell’Emilia, hanno annunciato ieri i senatori del Pdl
Filippo Berselli, Carlo Giovanardi e Alberto Balboni criticando il mancato inserimento
nel maxiemendamento di un
ulteriore pacchetto di norme
in favore dei territori colpiti
dal terremoto. «Non si pretendevano e non si pretendono
sconti, ma solo dilazione e rateizzazione di quanto dovuto». Il mancato recepimento
delle misure chieste dai tre senatori del Pdl nel maxiemendamento presentato dal governo in occasione dell’esame
dell’aula del Senato del decreto legge sui costi della politica
«condanna - dicono Filippo
Berselli, Carlo Giovanardi e Alberto Balboni - al declino una
intera comunità che ha sempre
contribuito alla produzione
del reddito nazionale in percentuale significativa, senza
mai chiedere nulla». Ancora
più «inaccettabile è motivare
questi mancati interventi - sottolineano - con l’impossibilità
di recuperare risorse nella difficile situazione economica del
Paese: ancora una volta infatti
il governo si è detto contrario
alla proposta del Pdl di devolvere a favore delle popolazioni
dell’Emilia e della Lombardia,
vittime del terremoto, i circa 3
miliardi di euro che potrebbero essere ricavati dalla riapertura dei termini del condono
edilizio in regione Campania,
provvedimento ritenuto legittimo dalle sentenze della Corte Costituzionale. Come parlamentari emiliani protestiamo
con tutte le nostre forze contro
questa inaccettabile discriminazione operata dal governo
nei confronti delle popolazioni colpite e per questa ragione
voteremo contro la fiducia».
“Spacchettare”
significherebbe
destrutturare
una polarità
che ora è ancora
ben definita.
Significherebbe
ignorare
gli elementi
costitutivi delle
scelte politiche.
Sarebbe un
ritorno al
passato
«Ha vinto la sinistra,
il Pdl può batterla»
Antonella Ambrosioni
sia stato compresso al 15% e che
dunque è necessaria una ricostruzione complessiva e una nuova
offerta politica». L’unità del Pdl è
sempre stata una sua stella polare: «Non ho mai pensato che applicando un concetto che funziona nelle S.p.A. si potesse migliorare l’offerta politica: “spacchettare” – spiega – significherebbe rinunciare a una polarità che ora
ancora c’è. Destrutturare questa
polarità significa ignorare elementi costitutivi delle scelte politiche ed è un’idea che ci porterebbe al passato e non al futuro».
In attesa della convocazione dell’Ufficio di presidenza, anche le
primarie restano sospese. «Sono
un giallo natalizio», scherza ma
non troppo Augello, che a proposito del faccia a faccia tra Berlusconi e Alfano nel week end rileva che «il segretario è attualmente l’unico in grado di rappresentare una volontà dialogante
con la leadership di Berlusconi».
Uniti, dunque, ma anche veloci
nelle scelte, auspica Augello, che
definisce «pericoloso» questo stato di indeterminatezza prolungato: Berlusconi deve capire che allo sgomento di queste ore potrebbe subentrare anche il disinteresse degli elettori».
Altrettanto “severo” Maurizio
Bianconi che alla luce della vittoria dell’asse Bersani-Vendola considera «irresponsabile e penalizzante» l’ipotesi dello “spacchettamento” del partito. «Oltretutto
un’ipotesi che comunica sfiducia
agli elettori, la paura di non poter
vincere». Bianconi tiene a ricordare a chi parla di divisioni «che
l’unità del centrodestra nel Pdl la
vollero prima di tutto gli elettori».
Detto questo, fa un appello alla
responsabilità di tutti a non dividersi e di decidere presto il da farsi: «Mancano due mesi alle elezioni, se si farà l’election day. Noi
siamo reduci da due errori: l’aver
appoggiato la politica economica dell’ultimo Tremonti e, successivamente, quella antinazionale del governo Monti. I nostri
elettori attendono ora una chiara
virata da parte nostra e sarebbe
un’illusione credere che aspetteranno ancora a lungo le nostre
decisioni». La prima cosa da fare,
«così come ha fatto Bersani rivendicando alla sinistra la legittimità a governare. così dobbiamo
con orgoglio rivendicare un grande partito di centrodestra», sostiene Bianconi. Con o senza i
centristi di Casini e Montezemolo è da vedere, spiega il parlamentare: «Se Casini dice che bisogna andare avanti con l’agenda
Monti, allora non ci siamo. Noi
ci rivolgiamo a un elettorato moderato che non ne può più di
scelte economiche dettate dalla
finanza internazionale e che vuole rimettere mano alle riforme di
Monti».
Andrea Augello
Il centrodestra Gli scenari politici dopo l’affermazione di Bersani nell’analisi dei parlamentari
«Nessun veto dal Cav
ai ritocchi del Porcellum»
Per il vicepresidente vicario dei
senatori Pdl, Gaetano
Quagliariello, non c’è nessun
veto di Silvio Berlusconi a
riformare il Porcellum come
invece emeregerebbe da alcuni
retroscena. Parlando con i
giornalisti al Senato, dove ieri s’è
riunita la prima commissione,
Quagliariello ha replicato così a
chi gli domanda se Berlusconi
sia contrario a licenziare un
nuovo testo di legge elettorale:
«A noi non l’ha mai detto, penso
che innanzitutto l’avremmo
saputo noi». Per quanto riguarda
la possibilità di un accordo con il
Pd sulla questione più
“spinosa”, quella del premio,
Quagliariello si limita a dire:
«Siamo fermi all’ultima proposta
avanzata da Roberto Calderoli».
4/12/2012
martedì
4/12/2012
martedì
primo piano
Lo scontro Tesi a confronto
Napolitano-pm,
oggi la Consulta
decide
sul conflitto
Secolo
iornata centrale, oggi, per
la risoluzione del conflitto
d’attribuzione tra poteri
dello Stato sorto tra il Quirinale e
la procura di Palermo. La Consulta terrà l’udienza pubblica per esaminare da una parte il ricorso promosso dal capo dello Stato Giorgio Napolitano dopo che sono
state intercettate alcune sue conversazioni telefoniche con l’ex mi-
G
nistro Nicola Mancino, le cui
utenze erano state messe sotto
controllo dai pm che indagano
sulla presunta trattativa Stato-mafia; e dall’altra per valutare le controdeduzioni dei magistrati palermitani. Poi dovrà decidere e non è
escluso che l’esito sia reso noto
oggi stesso, mentre ci vorrà sicuramente qualche giorno prima che
la sentenza venga depositata. Ecco
a confronto alcune posizioni delle
parti come emergono dagli atti
depositati. Il ricorso del Colle per
i pm è inammissibile perché si rivolge «non nei confronti dell’autorità giudicante alla quale» «spetta in via esclusiva il potere di disporre la distruzione di intercettazioni», ma alla procura, cioè ai
pm, «che di quel potere non dispone». Solo il gip, previa udien-
za, può disporre la distruzione dei
nastri. Per il Colle invece le intercettazioni del capo dello Stato
«pur se indirette e fortuite, sono illegittime, perché effettuate in violazione» dell’articolo 90 della Costituzione sull’irresponsabilità del
capo dello Stato. Ne discende una
«inutilizzabilità assoluta». Anche
la legge 219 del 1989 dice che il
presidente è intercettabile solo se
3
«la Corte costituzionale ne abbia
già disposto la sospensione dalla
carica». I nastri vanno distrutti applicando l’articolo 271 del codice
di procedura penale sulle intercettazioni vietate: se vale per le intercettazioni di avvocati, confessori,
medici, vale a maggior ragione per
il capo dello Stato: in questo caso
il giudice dispone la distruzione.
Matteo Renzi è
tornato a fare il
sindaco di Firenze
Day after Finita la conta dei voti, inizia la partita a scacchi delle alleanze interne al centrosinistra
Primarie, inizia la corsa alle poltrone di governo
Bersani offre a Renzi di entrare “in squadra” ma scoccano le prime scintille tra il segretario e Vendola: «Nichi deve cedere sovranità». La replica: «La sinistra conta di più»
Désirée Ragazzi
el day after delle primarie, che hanno incoronato Pier Luigi Bersani
candidato premier del centrosinistra e relegato Matteo Renzi al ruolo di sindaco di Firenze, per il Pd nascono nuove
difficoltà interne ed esterne al partito. Prima fra tutte quella di gestire i voti di Renzi,
ma anche quella di frenare le spinte in
avanti di Vendola. Le future scelte di Bersani sono condizionate innanzitutto da quel
39,4 % di voti ottenuti dal giovane sindaco. Una percentuale alta che sicuramente
non può essere archiviata come se nulla
fosse. A mettere i paletti è stato lo stesso
N
Letta: «Dalla gestione di questa
vittoria dipende la prossima. Metto
le mani avanti: nessuno inizi a fare
liste di ministri o di proscrizione»
Renzi che, pur ammettendo a caldo di aver
perso, ha anche detto chiaramente ai suoi
sostenitori che ci sono «tutte le ragioni per
rallegrarsi, avevamo il 2% dei parlamentari, abbiamo preso molto di più...». Posizione confermata anche ieri. Al di là della
sconfitta alle primarie, ha detto, «il risultato politico c’è comunque, sia che avessi
perso 55 a 45, 66 a 34 o 59 a 41». Il punto
adesso è proprio quello: stabilire quanto
valgono in termini di poltrone i voti di
Renzi. E infatti ieri, a poche ore dalla conclusione del ballottaggio delle primarie, si
è cominciato a discutere dietro le quinte e
a trattare su quella che dovrà essere la fu-
I sopravvissuti
D’ALEMA
«Ha vinto Bersani,
ha vinto colui che
ha saputo
presentarsi come la
personalità più
unitaria che ha
indicato la via di un
rinnovamento che
non distrugge. Per
quanto mi riguarda,
posso dare una
mano a Bersani e
gliela darò».
MARINI
«Bersani ha vinto
perchè come
premier era il più
credibile e questo
senza togliere nulla
a Renzi. In un
possibile asse
Bersani-Vendola al
governo ci saranno
frizioni certo ma,
ribadisce Marini,
non prevedo la
riedizione di quello
che successe nel
2006 con l’Unione.
Hanno firmato un
patto e un
impegno, non mi
pare una grande
difficoltà" la
differenza di
visioni».
Gli arancioni «Bersani deve cambiare...»
E De Magistris già detta
le condizioni ai Democrat
er realizzare un’alleanza tra il Movimento arancione e il Partito Democratico serve «un cambiamento radicale nei contenuti politici» da parte del segretario Pd Bersani appena uscito vittorioso dalle primarie. A esprimere la posizione
degli arancioni, il sindaco di Napoli Luigi
De Magistris a margine della presentazione
del nuovo Frecciarossa 1000.
«Per una eventuale alleanza - ha spiegato
De Magistris - dobbiamo vedere quali saranno i contenuti politici proposti dal Pd
perchè se sono quelli di oggi e di ieri, allora
il dialogo per un’alleanza politica è impensabile. Aspetto - ha aggiunto - di vedere quale sarà il linguaggio di Bersani». Il primo cittadino di Napoli chiede a Bersani «un cambiamento forte, radicale, una svolta nei contenuti». Un cambiamento cui potrebbe seguire «l’apertura di una discussione - ha detto De Magistris - così come si fa in politica».
Secondo il sindaco di Napoli “le nostre idee
sono maggioranza nel Paese”. «Se vogliamo
combattere per vincerle, le elezioni, io ci
sto: e per farlo è indispensabile crederci».
P
tura squadra. Renzi ha annunciato che non
chiuderà i comitati e si è mostrato aperto a
collaborare col vincitore: «Noi daremo una
mano e per quello che mi riguarda darò
una mano da militante del Pd e da sindaco
di Firenze». E si mostrato anche disponibile sul tema alleanze che lo ha diviso da
Bersani. «Avessimo vinto noi, non avremmo fatto l’accordo con Casini, ma se Bersani vorrà fare un accordo con Casini, io
sarò leale con gli schieramenti che farà il
segretario che ha vinto». Numeri alla mano molti si rendono conto di non poter fare a meno di Renzi. In primis lo stesso neocandidato premier: «Renzi è stato protagonista di questa bella avventura. Ci ha messo energia e freschezza. È un risorsa, come
lo siamo tutti, in questo grande squadrone». Posizione confermata anche dal vicepresidente del Pd Enrico Letta che riconosce l’importante ruolo giocato dall’avversario Renzi: «Bisogna assolutamente non
disperdere questo milione di persone che
hanno partecipato alle primarie, e che magari non avevano mai partecipato alle nostre cose». Ma a sottolineare l’importanza
del risultato di Renzi è Roberto Reggi coordinatore delle primarie del sindaco: «Siamo riusciti a coinvolgere più di un milione di persone e non sono uno scherzo.
Avevamo il 2 per cento dei segretari provinciali e regionali del Pd e il 2 per cento
dei parlamentari del Pd e siamo riusciti a
coinvolgere 40 per cento dei voti. Evidentemente l’apparato qualche problema di
collegamento con il territorio ce l’ha».
Quale sarà la forma di collaborazione tra i
due big ancora non si sa. Certamente co-
I votanti
Tre milioni
Matteo ottiene
in Toscana il 54%
A chiusura dei
numeri inviati dai
coordinamenti
provinciali e
regionali, nel
pomeriggio di
ieri, sono stati
2.816.615 i
votanti al
ballottaggio delle
primarie. Bersani
ha ottenuto il
60,96% e Matteo
Renzi il 39,04. In
Toscana sono
stati circa
398mila gli
elettori. In calo
rispetto al primo
turno quando
furono 432mila.
Confermata
l’affermazione del
rottamatore in
Toscana, unica
regione italiana,
dove ha
raggiunto il
54,75%, Bersani
che si è fermato
al 45,25%.
me era stato anticipato da Bersani negli ul- dar per evitare che presenti il conto del suo
timi giorni prima del ballottaggio non ci consenso quando si faranno le liste elettosarà il ticket con Renzi. E Lino Paganelli, rali.
delegato del sindaco non si scompone: Il candidato premier del centrosinistra de«Renzi dice quello che pensa e fa quello ve cercare di contenere anche Nichi Venche dice. E lui fa il sindaco di Firenze. So- dola e tra i due scoppiano subito le prime
no sereno, non penso che ci saranno pri- scintille. Per quel che riguarda l’alleanza di
gionieri: non conviene a nessuno fare la governo tra Pd e Sel avverrà nel segno «del
battaglia interna per cancellare gli sconfit- civismo» non sarà un esecutivo «da mati perché questa pluralità è una ricchezza». nuale Cencelli». Assicura che sarà «un goMa nel partito al di là dei numeri di Renzi verno aperto con la testa». Nichi Vendola
c’è un gran fermento. Massimo D’Alema dal canto suo sostiene che «il voto delle
ufficialmente si tira fuori e afferma di non primarie per Bersani ha dato un segno
ricandidarsi. Già da qualche settimana è marcatamente di sinistra. La Carta degli ininfatti stata ventilatenti archivia il gota l’ipotesi che posverno Monti e le
sa andare a ricopri- Roberto Reggi: «Avevamo il 2%
primarie sono state
re il ruolo di mini- dei segretari provinciali e regionali
la sepoltura del
stro degli Esteri. Un del Pd e il 2% dei parlamentari
Monti bis». Bersani
incarico che avreb- del Pd, ora abbiamo 40% dei voti» però intervenendo
be anche l’ok di
a Porta a Porta chiaVendola. Rosi Bindi, dal canto suo, rimet- risce: «Vendola non è affatto ininfluente
te nelle mani del partito la decisione se ma il patto che abbiamo fatto comprende
candidarla o meno. Ma rumors dicono che sui punti essenziali la cessione di sovranianche lei aspirerebbe a un ruolo. Bersani tà, cioè il fatto che si decida a gruppi conperò frena: «Quando parlo di governo del giunti». Problemi con l’Europa visto che
cambiamento intendo un cambiamento Vendola chiede discontinuità con Monti?
di contenuti e di programmi, delle cose da «Io – risponde Bersani – ho governato con
fare, ma anche di una nuova generazione Ciampi, Padoa-Schioppa, Prodi, Visco.
in campo, fatto di nuove persone». E Letta Come si fa a non sapere che siamo stati noi
rafforza le parole di Bersani: «Dalla gestio- a portare l’Italia nell’euro? E adesso dobne di questa vittoria dipende la prossima. biamo essere noi a portarla fuori? Si guarMetto le mani avanti: oggi nessuno inizi a di il resto del paesaggio politico italiano e
fare liste di ministri o di proscrizione».
si rifletta se non sia il caso di cercarci a noi
Un altolà anche a quanti sono tentati, do- per mettere in sicurezza il Paese». «Monti
po la riuscita delle primarie, a dare per all’economia, Vendola al Lavoro. Diverscontata la vittoria alle elezioni e a quanti tente, no?», lo punzecchia Vespa. «Lei è una
avrebbero voglia di far sparire Renzi dai ra- persona spiritosa...», replica Bersani.
Le regole Il comico non ha potuto votare. Come è accaduto anche a Nando Dalla Chiesa
Gli speranzosi
PASSERA
«Con Bersani si
siami scambiati un
messaggino.
Bersani raggiunto
un risultato di
grande
soddisfazione
personale».
OLIVIERO (ACLI)
«Facciamo i
complimenti a
Bersani e ci
auguriamo che il
suo percorso riesca
nella direzione di
dare all’Italia una
stabile ed
equilibrata
maggioranza e un
buon governo,
spero si aprano
prospettive di
intesa utili per il
Paese».
Verdone messo alla porta
tuona contro la nomenklatura
l braccio di ferro tra Bersani e Renzi
sulla possibilità di ammettere al ballottaggio anche chi non era riuscito a
votare al primo turno ha prodotto la prima vittima illustre: Carlo Verdone. Il regista romano che fa parte da sempre del
mondo della sinistra e non può certo esser sospettato di essere «un infiltrato» si e
visto rifiutare la sua motivazione per non
aver votato al primo turno: un incidente
con la sua moto.
Il “niet” lo ha ricevuto dalla storica sezione di via dei Giubbonari, che ai tempi del
Pci era un forte punto di aggregazione per
la zona di campo dei Fiori, piazza Farnese
e vie limitrofe. È lo stesso regista a raccontare l’episodio al Secolo XIX. «Ero andato
pure due volte sabato - dice Verdone - portando le giustificazioni necessarie, vale a
dire un certificato medico e, in più, la carta
d’imbarco per Madrid dove da mercoledì a
venerdì ha presentato il film «Posti in pie-
I
di in Paradiso» uscito nelle sale italiane in
primavera. «Non sono un furbastro dell’ultimo minuto - protesta Verdone - questo modo di fare non mi piace. Come se dicessero: è una cosa nostra». «Sono dispiaciuto, anzi arrabbiato. Defraudato di un
diritto, come cittadino. Non saprei dire se
voterò ancora Pd» conclude Verdone. Ma
c’è anche un’altra vittima eccellente delle
regole bersaniane sulle primarie, lo storico
esponente del Pd Nando Dalla Chiesa, che
ieri sul “Fatto” ha denunciato quel sistema
di burocrazia che gli ha impedito di votare. «Certo se avessi votato al primo turno
avrei potuto farlo anche oggi. Ma al primo
turno non ho votato. ... Poi, per scrupolo e
per costume, ho deciso di votare al ballottaggio, mai immaginando che questo fosse precluso a chi ha la tessera del partito.
Dirò la verità: pensavo ingenuamente che
il dibattito sulle esclusioni riguardasse gli
esterni, visto che mai, ma proprio mai, nel
Carlo Verdone
è polemico con
i vertici del Pd
dibattito decennale sulle primarie si era
messo in dubbio che vi potessero partecipare gli iscritti ai partiti interessati. Da dove, se no, bisognerebbe partire? Quale dovrebbe essere la base irrinunciabile della
decisione? Invece non è così. E qui, precisamente qui, sta la lesione di democrazia
prodotta dalle famose “regole”. Perché diversamente dalle azioni di una società petrolifera, la tessera non dà degli utili, dà solo un diritto di partecipare alle scelte del
partito. Per questo è preziosa....».
primo piano
4
Il 12 dicembre
il primo tweet
del Pontefice
account è
@pontifex_it, il 12
dicembre la data, la
fede il primo tema twittato.
Bianco e giallo i colori
iconici, nessuna fotina di
papa Ratzinger. Il Papa
«sbarca» su twitter e il
Vaticano, con una conferenza
stampa tenuta da tutto il suo
staff mediatico, svela quanto
ancora restava da svelare
dell’annunciato arrivo tra i
«cinguettatori» del papa
teologo, che ha fiducia nelle
nuove tecnologie e invita a
coglierne tutte le
opportunità, ma di suo
continua a scrivere a penna
con calligrafia minuta.
L’account @pontifex è stato
preferito al ventilato
@BenedictusPPXVI, perchè è
un nome collegato al
mandato papale, ma vuol
dire anche «costruttore di
ponti». Per ora si va in sette
lingue, arabo compreso, e
cambia la sigla paese (per
l’Italia ad esempio è
@pontifex_it), ma si pensa
già ad ampliare il numero
delle lingue usate. Papa
Ratzinger avrà dei «followers»
ma a sua volta non sarà un
«following», cioè non seguirà
nessuno. Del resto nessuno
ha mai pensato che
Benedetto XVI volesse
mettersi a twittare sui suoi
casi personali e le sue letture
preferite o «postare» le sue
foto, e approda su twitter in
assoluto spirito di servizio.
Quell’«eccezionale
comunicatore» che fu san
Paolo, ha spiegato il Papa
durante l’udienza generale di
mercoledì scorso, non
cercava «schiere di
ammiratori», bensì di portare
quante più persone a Cristo,
e lo stesso tenterà di fare lui
anche usando twitter.
Così al Papa si potranno
rivolgere domande,
approfittando di
#askpontifex, quello che nel
gergo di twitter è un
«hastag», e che fino al 12
dicembre è pronto a ricevere
quesiti su «questioni relative
alla vita di fede». Il primo
tweet verrà lanciato
personalmente da Joseph
Ratzinger, il prossimo 12
dicembre, al temine della
udienza generale. Dopo il
lancio pubblico e
personalizzato, Benedetto
XVI non si occuperà più
materialmente dell’invio dei
suoi tweet, per il quale ci sarà
una struttura specifica e un
computer dedicato solo a
quest’uso.
Inizialmente i tweet verranno
pubblicati in occasione della
udienza generale del
mercoledì, ma in seguito,
potranno avere frequenza
maggiore. Verranno
«cinguettati» brani di
catechesi del mercoledì, degli
Angelus domenicali, ma
anche di omelie o appelli
papali su temi internazionali.
Il tutto, come vuole la dura
legge di twitter, in 140
battute, non una di più.
Sintesi e concisione, che nel
social network portano a
volte ad essere un pò
tranchant. Ma visti i temi e la
formula è difficile che il Papa
incorra in questo
inconveniente. Il Vaticano ha
grande fiducia in questa
iniziativa, - e del resto ieri sul
canale inglese sembra
superino i centomila i
contatti per Benedetto XVI - e
per presentarla ai giornalisti
ha radunato l’adviser per la
comunicazione della
segreteria di Stato Greg
Burke, il presidente del
Pontifico consiglio per le
comunicazioni sociali mons.
Claudio Celli con il suo vice
mons. Paul Tighe, il direttore
dell’Osservatore romano
Giovanni Maria Vian, il
direttore del Social
innovation per Twitter,
dottoressa Claire Diaz-Ortiz,
e il direttore della Sala
Stampa della Santa Sede,
padre Federico Lombardi.
I dissidenti E Tavolazzi si fa 20 domande...
Minacce e insulti on line,
l’epurata Salsi ha paura
e presenta una denuncia
L’
alentino Tavolazzi non
demorde sulle regole e, in
occasione delle primarie
dei parlamentari a 5 Stelle, pone
«20 domande per Casaleggio»
sul voto. Una spina nel fianco
per Grillo, anche ieri che il comico, con cui Tavolazzi è in rottura prolungata, era impegnato
a far debuttare le sue primarie
on line.
Le prime domande sono sul
portale dove si vota: «chi sono
gli amministratori del Portale»,
come vengono scelti, «dove è fisicamente il server? Chi ha accesso alle informazioni sensibili? Quali sono le metodologie di
sicurezza?». Poi su chi ha diritto
al voto: quanti sono gli iscritti e
quanti «operano regolarmente?
Come sono suddivisi per regione e provincia?». Quindi il voto
in sè, per «garantire trasparenza», e sapere «chi certificherà che
V
le votazioni sono libere, reali e
che il conteggio sarà corretto. I
verbali dei risultati come verranno resi pubblici? Si prevedono ‘terze partì abilitate al controllo?». E «come verranno proclamati gli eletti? Vi sono state
deroghe per la scelta dei candidati?». Tavolazzi teme poi l’attacco di “hacker”: «Nel caso di
problemi di accesso o di attacco
hacker, come si pensa di rendere possibile il voto?». Ed eventuali contestazioni: «Sarà possibile per tutti i cittadini verificare
le operazioni di voto? Nel caso
di controversie o ricorsi chi e come si deciderà? Ogni votante
avrà una certificazione dell’avvenuto voto verificabile in ogni
momento?». Quindi la privacy:
«Le informazioni sul voto essendo dati estremamente sensibili, da chi verranno gestite, archiviate e rese inaccessibili?». E
4/12/2012
martedì
chiude tornando a criticare «la
struttura di comunicazione che
sarà destinataria dei fondi dei
gruppo parlamentari». Un’altra
“epurata” eccellente, Federica
Salsi, è alle prese con i problemi
legati alla sua espulsione dal
movimento. E con le minacce.
«Prego per la tua morte politica
e no», è una delle frasi postate
sulla pagina Facebook della
consigliera comunale a 5 Stelle
nel mirino di Grillo dopo la
partecipazione a “Ballarò”. Minacce che l’hanno spinta a presentare una denuncia alla Procura di Bologna. «Il contenuto
dei commenti, per il linguaggio
utilizzato volgare e scurrile, per
i riferimenti del tutto indebiti alla mia famiglia e ai miei figli,
per le minacce di morte in essi
contenute, mi hanno profondamente turbato», scrive la Salsi
nella denuncia.
La homepage
del blog
di Grillo
dove è
possibile
votare
per le
parlamentarie
Il debutto Disagi e polemiche nella prima giornata di consultazioni elettorali sul web
Grillo, flop delle primarie “bulgare”
Sito in tilt ma voto concesso solo ai vecchi iscritti. Sul blog la rivolta degli esclusi: altro che democrazia diretta, questa è tirannia
Priscilla Del Ninno
i chiudono le primarie, si aprono le parlamentarie: naturalmente on line, in puro stile grillino. Le urne virtuali sono
aperte da ieri, e fino al 6 dicembre, ma solo
per chi risulta iscritto al 30 settembre al sito
del Movimento 5 Stelle. Le regole sono poche
e sulla carta sembrano anche abbastanza
chiare: i voti vanno espressi con un click, senza che sia richiesto alcun contributo economico agli elettori. I votanti possono attribuire tre preferenze ai candidati della loro circoscrizione ma, considerando che, in media,
ognuno dei grillini scesi in campo ha girato
un video promozionale della durata di almeno tre minuti – nel segno della più smaccata
S
Nel centro del mirino le regole
delle primarie del M5S: centinaia
di post lamentano norme troppo
stringenti e difficoltà ad arruolarsi
democrazia diretta rivolta agli internauti, i video postati per chiedere il voto degli attivisti variano dai girati professionali, con colonne sonore ed immagini attentamente
studiate, a filmati autoprodotti con webcam
fisse – moltiplicando la durata per 1400
aspiranti parlamentari, si ottiene che per visionare tutte le videocandidature per le prossime elezioni politiche del 2013 occorrerebbero almeno 70 ore di tempo: come a dire
che ciò che scandirà la riuscita o l’insuccesso delle parlamentarie grilline sarà anche la
dedizione informatica e la pazienza internetica dei follower votanti.
A dettare norme digitali, regole movimentiste e precetti morali, neanche a dirlo, Beppe
Grillo dal suo blog, dove, tra un ammonimento e un’invettiva, si legge: «Il voto è individuale e bisogna evitare che sia pilotato da
fantomatiche assemblee o comitati, entrambi esclusi categoricamente dal Non Statuto.
Dobbiamo evitare – proseguono le istruzioni
per l’uso delle votazioni online – la replica
delle congreghe partitiche su base locale crea-
te per favorire uno o più candidati a scapito
di tutti gli altri. Chi cercherà di pilotare il voto – conclude il bugiardino elettorale – sarà
diffidato e escluso dalle votazioni, sia che si
tratti di candidato che di votante».
E nell’era di Internet, moderno strumento di
democrazia diretta e tecnologico deus ex machina a cui richiedere vaticinii elettorali e dedicare propiziatori riti propagandistici, il web
traduce il vecchio comizio di strada in forum
aperti sulla piazza elettronica, attorno alla
quale si radunano elettori e candidati in una
community rigidamente controllata
dal capopopolo digitale che organizza e
disciplina – tra consigli irriverenti e autoritari diktat - da dietro le quinte di blog e
social network.
Una democrazia sulla carta aperta, e invece nei fatti riservata
solo agli utenti registrati, tanto che a urne appena aperte, tra
disguidi e contrattempi, c’è stato chi si
è polemicamente lamentato delle votazioni riservate solo
agli iscritti: «Parlano
tanto di democrazia
dal basso – si leggeva
in un post – e sulla partecipazione dei cittadini e poi fanno parlamentarie online e a
porte chiuse». Però, tanto per avvalorare l’illusione di democrazia diretta di matrice digitale, già dopo poche ore dall’inizio delle parlamentarie che si chiuderanno giovedì, l’establishment movimentista faceva sapere che su
Youtube è possibile vedere i volti e ascoltare
le voci di quelli che potrebbero essere i futuri
deputati e senatori a 5 stelle.
Una facciata accattivante che però non riesce
ad occultare ad arte retroscena ben più caotici e confusionari, se è vero come è vero che le
ELOGI ANCHE AI METODI GRILLINI
La Chiesa benedice le urne
L’Osservatore romano: «Le ultime consultazioni
elettorali dimostrano volontà di partecipazione»
Il risultato delle primarie, così come
l’affermazione del movimento di Beppe Grillo,
dimostra la volontà di partecipazione alla vita
politica e democratica diffusa nel Paese; allo
stesso tempo il buon risultato di Matteo Renzi
denota la spinta al cambiamento anche
all’interno della
stessa sinistra. È
quanto scrive oggi
l’Osservatore
romano
commentando il
risultato delle
primarie del
centrosinistra.
«Dal Paese – si
legge sul
quotidiano
vaticano – e il
successo delle
primarie lo
dimostra, si alza
una grande
richiesta di
partecipazione e
di un ritorno della
politica, che
peraltro spiega in
parte anche la
nascita del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo».
Movimento proprio in questi giorni al banco di
prova delle parlamentarie, che evidenzia quanto
sottolineato dall’Osservatorio romano: a suon di
post, infatti, emerge la voglia di arruolarsi e la
difficoltà a tradurlo in pratica. Non è un caso
allora se uno degli innumerevoli post di
lamentale che ieri hanno invaso siti e forum,
lamentava: «C’è chi segue il Movimento 5 Stelle
da cinque anni, virtualmente e “fisicamente”,
eppure resta fuori dalla corsa. Caro Grillo è
frustrante!»...
parlamentarie indette per iniziare la corsa dei
grillini alle politiche, hanno scatenato polemiche procedurali e accese diatribe nel merito già ai blocchi di partenza. E a dimostrazione che “tutto il mondo è paese”, dalla politica tradizionale celebrata con le primarie del
centrosinistra, a quella movimentista inaugurata dal battesimo delle parlamentarie grilline, nel centro del mirino finiscono ancora
una volta le norme chiamate a regolamentare candidature e espressioni di voto: la rivolta
– nel caso del M5S – va in onda naturalmente sul portale di Grillo, finestra sul Movimento, con centinaia e centinaia di post che si susseguono per lamentare regole troppo stringenti e difficoltà ad arruolarsi. «Caro Grillo è
frustrante! E non è neanche bello vedere che
i votanti abilitati sono poco di più dei candidati», lamenta un grillino tra i tanti che nelle
ultime ore hanno espresso il loro dissenso sul
web. Per non parlare delle innumerevoli lamentele che molti utenti hanno affidato a diversi forum, indirizzate a segnalare un sistema sin dall’inizio, nel primo giorno di votazioni online, andato in tilt più e più volte, con
il sito paralizzato probabilmente dai troppi
accessi e che funziona a rilento.
Ma gli interventi più caldi riguardano le regole del voto. «Bella decisione del cavolo – scrive un’internauta – permettere il voto solo agli
iscritti all’M5S entro il 30/09/2012. Capisco
che è una decisione presa al fine di evitare
brogli, ma una soluzione si poteva sicuramente trovare. Trovo che sia una grande discriminazione verso chi si sta avvicinando al
movimento solo ora e anche verso chi si è
iscritto ma non ha inviato i documenti. Anche perché, parliamoci chiaro, viste le ultime
vicissitudini di alcuni militanti dell’M5S i
brogli sono più probabili dall’interno che
dall’esterno». Una delle tante dimostrazioni
che il sintomo delle epurazioni di Favia e della Salsi – che tanta disaffezione hanno generato in seno al movimento – può conclamare il germe di un virus antidemocratico che rischia di endemizzare scelte e modalità di applicazione anche di questa tornata elettorale
digitale.
4/12/2012
martedì
primo piano
Secolo
5
CROLLA IL MERCATO
Crisi dell’auto
Giù del 20 per cento
le immatricolazioni
Non si ferma il crollo del
mercato automobilistico: a
novembre i dati diffusi dalla
Motorizzazione mostrano
immatricolazioni per 106.491
autovetture, con un calo del
20,1% rispetto allo stesso
mese del 2011, quando
furono 133.284. I dati
mostano un peggioramento
rispetto a ottobre, quando
sono state invece
immatricolate 117.322
autovetture, -12,06%
sull’ottobre 2011. Dall’inizio
dell’anno le immatricolazioni
sono state 1.314.868 (19,72% sulle 1.637.812
registrate nello stesso
periodo del 2011). Più
limitato il calo sul mercato
dell’usato: a novembre
infatti sono stati registrati
374.122 trasferimenti di
proprietà con una variazione
di -4,27% rispetto allo
stesso mese 2011.
Limitato,ma sempre grave, il
calo della Fiat: le nuove
immatricolazioni in Italia di
Fiat Group Automobiles a
novembre sono diminuite
del 16,5% a 31.649 unità,
contro le 37.924 di un anno
fa. Bene invece per Chrysler
Canada, che ha annunciato il
36° mese consecutivo di
crescita delle vendite.
Scaroni in Iraq
Il premier iracheno,
Nuri al-Maliki, e l’ad
dell’Eni, Paolo
Scaroni, si sono
incontrati ieri a
Baghdad per
discutere delle attività
del gruppo petrolifero
nel Paese. Scaroni,
informa una nota, «ha
confermato l’impegno
e la presenza della
società nel Paese».
Scaroni ha aggiornato
il primo ministro sulle
attività di sviluppo
del giacimento super
giant di Zubair e ha
confermato l’impegno
e la presenza della
società nel Paese. Le
parti hanno fatto il
punto sullo stato di
sviluppo del settore
degli idrocarburi
iracheno, sulle sue
potenzialità e sulle
opportunità da
sviluppare
congiuntamente.
Taranto La procura sta valutando se chiedere al giudice che sia proposta una questione di legittimità costituzionale del dl o sollevare conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato
Studio La redditività soffre
Firmato il decreto “salva Ilva”
Le aziende familiari
aumentano, ma le entrate
non tengono il passo
I sindacati lanciano l’allarme: nei prossimi giorni partiranno le lettere della cassa integrazione per i dipendenti dell’area a freddo
La definizione “salva Ilva” non piace neanche
al ministro della Salute Renato Balduzzi: «Diospiro di sollievo per tutti i dipendenti re che un decreto costruito così è fatto per saldell’Ilva: il Presidente della Repubblica, vare l’Ilva, mi sembra davvero vivere in un alGiorgio Napolitano, ha firmato in sera- tro mondo», è una «lettura fuori dalla realtà»,
ta il decreto del governo sull’Ilva, recante «di- ha infatti affermato a RadioUno. Se qualcosa
sposizioni urgenti a tutela della salute, del- «salva questo decreto - ha sottolineato Ball’ambiente e dei livelli di occupazione in caso duzzi - è al tempo stesso l’ambiente, la salute
di crisi di stabilimenti industriali di interesse e il lavoro». All’Ilva, ha precisato il ministro,
strategico nazionale».
«il decreto impone: un sistema di prescrizio«È opportuno che noi non ci pronunciamo. ni ancora più rafforzato; una previsione di
La questione è complicata». Così il procura- sanzioni pesantissime nell’ipotesi di mancatore di Taranto, Franco Sebastio, ha risposto ta osservanza delle prescrizioni; la figura di
in mattinata ai giornalisti che gli chiedevano un garante come funzione pubblica neutrale
se ci fossero decisioni sulle strade che la ma- chiamata ad andare a verificare e proporre al
gistratura intende inParlamento e al gotraprendere sul deverno le misure necreto legge sull’Ilva. Il Il ministro Balduzzi: più che salva
cessarie e, sullo sfondecreto cosiddetto stabilimento, il nostro provvedimento do, rappresenta an“salva Ilva” è stato salva l’ambiente, la salute e il lavoro che la possibilità di
approvato nei giorni
ulteriori interventi
scorsi dal consiglio dei ministri e in queste dei pubblici poteri che vadano a toccare - ha
ore è alla firma del presidente della Repub- concluso - le regole sulla conduzione delblica, Giorgio Napolitano. La procura ionica l’amministrazione straordinaria e sia un insta valutando due strade: chiedere al giudice tervento sulla stessa proprietà». Dello stesso
che sia proposta una questione di legittimità tenore le recenti dichiarazioni a un quotidiacostituzionale del decreto legge o sollevare no da parte del ministro dello Sviluppo Corconflitto di attribuzione tra poteri dello Stato rado Passera, che difende il decreto del goin relazione allo stesso decreto. L’occasione verno: «Mi auguro che i magistrati capiscano
potrebbe essere l’udienza del 6 dicembre che i loro obiettivi e i nostri non confliggono,
prossimo dinanzi al tribunale del riesame ma coincidono. C’è una volontà comune che
sulla richiesta dell’Ilva di dissequestrare il pro- è quella di tutelare la salute e di salvare il ladotto finito e semilavorato giacente sulle ban- voro di tutti. Noi non vogliamo vanificare le
chine del porto, al quale sono stati posti i si- sentenze dei tribunali né ledere la maestà del
gilli il 26 novembre scorso. Al procuratore Se- potere giudiziario. Vogliamo solo trovare una
bastio è stato anche chiesto come si stia af- soluzione condivisa, nel rispetto del diritto».
frontando la questione: «Siamo cinque colle- Passera ribadisce che il decreto varato dal goghi - ha risposto - che lavoriamo».
verno rispetta «è costituzionale». «Noi - preDomenico Bruni
S
“Patron” Ilva
Emilio Riva
Domani
l’interrogatorio
Si svolgerà
domani
l’interrogatorio
di garanzia di
Emilio Riva,
l’86enne patron
dell’Ilva di
Taranto,
sottoposto il 26
novembre, per la
seconda volta in
4 mesi, agli
arresti domiciliari
nell’ambito di
una delle
inchieste della
Procura del
capoluogo
jonico. L’esame
si svolgerà quasi
certamente per
rogatoria in
Lombardia dove
risiede. Le
accuse nei suoi
confronti sono di
associazione a
delinquere,
concorso in
corruzione in atti
giudiziari, falso.
cisa - abbiamo un profondo rispetto della
magistratura e siamo convinti che i giudici finora abbiano fatto al meglio il loro dovere».
Ma «non siamo d’accordo» sul fatto, come
sostengono alcuni magistrati, che «non sia
possibile fare la bonifica e il risanamento
aziendale mentre gli impianti sono in funzione. Se l’azienda spegne gli impianti per fare la bonifica, muore e non può più rinascere, a esclusivo vantaggio dei concorrenti che
gli portano via il mercato. E questo non lo
possiamo permettere, perché oltre alla tragedia ambientale esploderebbe un enorme
dramma sociale. Chiediamoci cosa sarebbe
successo all’Italia senza il nostro intervento».
«Abbiamo fatto la cosa giusta - osserva il ministro - e l’abbiamo fatta in tempi di record.
Con un presupposto fondamentale: non ci
deve mai essere una contrapposizione fra la
salute e il lavoro». Passera aggiunge: «Politicamente e psicologicamente ci ha aiutato il
fatto che il giorno prima del Consiglio dei
ministri abbiamo avuto l’incoraggiamento
da tutte le parti sociali. Ed è fondamentale
che non venga meno anche nei prossimi
mesi».
Ilva intanto replica a notizie diffuse da organi
di informazioni sulla sicurezza nello stabilimento, sottolineando «che si tutelerà in tutte
le sedi, anche legali». Ilva ricorda in una nota
che «ha ottenuto proprio pochi giorni fa, il 14
novembre, al tavolo tecnico presso la Prefettura di Taranto, unanime riconoscimento da
parte di tutte le autorità per il lavoro di miglioramento della sicurezza nello stabilimento». «Un impegno - aggiunge - che ha
permesso dal 2005 a oggi di ridurre gli infortuni del 60% grazie a importanti investimen-
ti e a una formazione continua e costante».
All’Ilva intanto parte la cassa integrazione:
«L’Ilva sta per consegnare le lettere sulla cassa
integrazione ai dipendenti dell’area a freddo.
Potrebbe farlo domani o dopodomani. Oggi scadeva la procedura annunciata, ma non
sappiamo quanti lavoratori saranno interessati». Lo dice il segretario generale della Fim
Cisl, Mimmo Panarelli. «L’azienda - aggiunge - ci aveva convocati per mercoledì, ma abbiamo chiesto di anticipare l’incontro a domani e attendiamo una risposta. Dovremo
discutere anche della cassa integrazione disposta per 1031 lavoratori dell’area a caldo a
causa dei danni provocati dalla tromba d’aria.
Scade oggi, ma alcuni impianti non sono stati ancora ripristinati e potrebbe essere prolungata». Intanto il gip del Tribunale di Taranto Patrizia Todisco ha respinto la richiesta
di scarcerazione presentata da Girolamo Archinà, ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva. Questi è stato arrestato il 26
novembre scorso per corruzione nell’ambito
dell’inchiesta “Ambiente svenduto”. Archinà
era stato licenziato tre mesi fa dall’azienda
dopo che, dall’inchiesta per disastro ambientale, era emerso un episodio di presunta corruzione che coinvolgeva l’ex consulente della
procura Lorenzo Liberti, al quale Archinà
avrebbe consegnato una busta contenente la
somma di 10.000 euro in cambio di una perizia “addomesticata” sull’inquinamento dell’Ilva. Lo stesso Liberti e l’ex presidente dell’Ilva Emilio Riva sono ai domiciliari. La detenzione in carcere è stata disposta dallo stesso
gip per il vicepresidente di Riva Group Fabio
Riva, tuttora irreperibile, e l’ex direttore dell’Ilva di Taranto Luigi Capogrosso.
Incremento Il tasso passa dal 7,6% del 2011 a oltre il 23,5% a metà del 2012
Grecia, la disoccupazione
più che triplicata in un anno
Giovanni Trotta
l tasso di disoccupazione in
Grecia è destinato a salire e «a
raggiungere e superare il 26
per cento nel 2013 e nel 2014» soprattutto a causa di una recessione
mai vista in tempi di pace, secondo quanto prevede la Banca Centrale nel suo rapporto semestrale.
«La disoccupazione ha visto un incremento esplosivo, passando dal
7,6% nel 2011 a oltre il 23,5% a
metà del 2012 e tale incremento è
destinato a proseguire», sostiene
ancora la Banca Centrale. Berlino
intanto mette le mani avanti: gli
altri Paesi sotto programma come
Irlanda e Portogallo non dovrebbero chiedere «condizioni alleggerite per i prestiti», come quelle che
sono state concesse alla Grecia,
I
SECONDO LA STAMPA ATENIESE
Conti all’estero
La madre del leader socialista Papandreu
avrebbe depositato soldi in Svizzera
Ci sarebbe anche Margaret Papandreou, la
madre dell’ex premier socialista George,
fra i 2.059 greci che hanno un deposito
nella succursale della banca HSBC di
Ginevra, in Svizzera, e sul suo conto ci
sarebbero 550 milioni di euro. Il
condizionale è d’obbligo anche se - come
ha scritto il diffuso quotidiano ateniese
“To Vima” - Nikolaos Lekkas, dirigente
della Guardia di Finanza ellenica, ha detto
che il conto risulta intestato a una
impiegata statale di nome Maria Panteli
ma «dietro al più grosso deposito della
lista c’è la signora Margarita Papandreou».
La Papandreou ha seccamente smentito.
perché Atene «è un caso unico»: lo
ha detto il ministro delle Finanze
tedesco Wolfgang Schaeuble al
Parlamento Ue. Il ministro ha aggiunto che «l’economia della Grecia sta subendo una trasformazione come quella che 20 anni fa subirono i Paesi dell’ex Patto di Varsavia». Comunque, a differenza
delle notizie stampa di domenica,
non ci sarà nessun taglio del debito per Atene. Il portavoce del go-
verno tedesco Steffen Seibert corregge il tiro rispetto a un’affermazione di Angela Merkel rilasciata
alla “Bild am Sonntag”, generalmente compresa dai media come
una sostanziale apertura alla possibilità di un taglio del debito per
la Grecia a partire dal 2014. Seibert
ha parlato di «interpretazioni fantasiose». La Merkel ha ribadito che
si prenderanno in considerazione
nuove misure nel 2014-2015 nel
Manifestazione ad
Atene contro la Ue
caso di necessità, ma non il taglio
del debito. Si apre una nuova settimana cruciale per il destino della Grecia. L’attesa è per l’Eurogruppo che si riunisce in queste ore,
che deve valutare l’operazione di
buyback e, dunque, capire se dopo l’accordo politico della settimana scorsa ci sono anche le condizioni tecniche per l’erogazione
degli aiuti. Ulteriori indicazioni
sullo stato di salute dell’eurozona
arriveranno poi giovedì dalla Bce,
da cui il mercato non si aspetta comunque novità sui tassi. «L’attuale
programma di aiuti alla Grecia ha osservato domenica la cancelliera in un’intervista, commentando le ipotesi di “haircut” - va fino
al 2014, per il raggiungimento di
determinati obiettivi di bilancio
abbiamo concesso al Paese due
anni in più di tempo, fino al 2016.
Se un giorno la Grecia riuscirà a
farcela con le proprie entrate, senza contrarre nuovi debiti, allora
dovremmo esaminare e valutare
la situazione. Ciò non accadrà prima del 2014-15, se tutto andrà come previsto».
e aziende familiari italiane
sembrano aver cavalcato
meglio delle altre imprese
la fase 2010-2011, anche se la
redditività ha sofferto e il ricambio generazionale resta uno dei
nodi sul tappeto. È quanto
emerge dal rapporto 2012
dell’Osservatorio Aub (Aidaf,
Unicredit, Bocconi) sull’aziende familiari italiane di medie e
grandi dimensioni (7.105 con
un fatturato di almeno 50 milioni di euro).
Secondo lo studio, le aziende
familiari mantengono un tasso
di crescita superiore a quello
della media delle altre imprese:
nel 2011 +4,6% rispetto +3,6%
medio delle altre categorie di
aziende. Meno brillante la redditività: malgrado nell’ultimo
decennio (2001-2011) il Roi (return on investment) delle
aziende familiari sia stato in
media di due punti superiore
alle altre (fino a tutto il 2007),
tale gap positivo si è ridotto a
+0,6% punti nel 2011 (7,3%
contro 6,7%). Simile la dinamica del Roe (return on equity),
che dall’11,2% del 2007 è sceso
al 5,9% del 2011. Nello stesso
periodo, le non familiari sono
passate dall’8,3% al 6,5 per cento. Per la capacità di ripagare il
debito, misurata dal rapporto
posizione
finanziaria
netta/Ebitda, il 2011 conferma i
dati dell’ultimo triennio, durante il quale tale livello si è attestato stabilmente su 6,3, circa
un punto più alto di quelle non
familiari (5,5). D’altro canto, le
imprese a controllo familiare
mostrano una maggiore solidità patrimoniale. Nel quadriennio 2007-2011, si nota come il
rapporto di indebitamento sia
sceso da 7,1 a 5,6, valore oggi di
circa due punti inferiore rispetto alla media delle aziende non
familiari.
«La gestione del ricambio generazionale e l’apertura della governance si confermano tra gli
elementi più delicati e critici per
le imprese familiari, ciò anche
alla luce del fatto che i dati indicano come le migliori performance siano realizzate dalle imprese familiari guidate da leader
giovani (40-50 anni) e come il
coinvolgimento nei cda di consiglieri che non sono membri
della famiglia proprietaria possa impattare positivamente sulle performance delle imprese familiari di grandi dimensioni»,
osserva Guido Corbetta, titolare della cattedra Aidaf-Alberto
Falck di strategia delle aziende
familiari della Bocconi, che ha
curato il rapporto.
L
attualità politica
6 Secolo
Lione Qualche tafferuglio
talia e Francia hanno firmato al vertice di Lione una dichiarazione
congiunta in cui si conferma la realizzazione della Tav (Treni Alta Velocità) Torino-Lione «nelle tempistiche
previste». «Fra Italia e Francia c’è una
grande convergenza sui temi europei. E
fra questi il collegamento Tav TorinoLione, una grande infrastruttura europea», ha detto il presidente francese
Francois Hollande nella conferenza
I
Intesa sulla Tav
tra Hollande e Monti:
all’Italia costerà
2,9 miliardi di euro
stampa congiunta con il presidente del
Consiglio Mario Monti al termine del
30mo vertice Italia-Francia, che si è tenuto lunedì non a caso a Lione mentre
un migliaio di manifestanti protestavano contro la Tav. «La Tav ha una grande
importanza per le economie francese e
italiana e anche un valore ecologico,
perché permetterà di ridurre l’inquinamento sulla Alpi – ha proseguito Hollande – ma dobbiamo vedere questa
opera nell’ambito europeo. E’ una questione che riguarda tutte l’Unione, è in
gioco l’idea di Europa. Per questo la Tav
è stata già finanziata al 50 per cento della Commissione per quanto riguarda la
fase di studio, e lo sarà al 40% per lo
scavo del tunnel». Degli 8 miliardi e
mezzo, 2,9 saranno pagati dall’Italia,
2,2 dalla Francia e il resto dall’Europa.
Fatto il tunnel, che è l’opera più significativa e urgente, e che consentirà di ri-
durre della metà (da circa 150 a 70 minuti) il tempo impiegato per percorrere il tratto sotto le Alpi, il costo dell’ammodernamento totale della linea arriverà a 25 miliardi di euro.
Qualche tafferuglio è scoppiato a Lione nella piazza antistante la vecchia stazione ferroviaria des Brotteaux, dove
erano riuniti un migliaio di oppositori
italiani e francesi alla Tav Torino-Lione.
I manifestanti italiani della Val di Susa
4/12/2012
martedì
erano giunti con dodici pullman con
qualche ora di ritardo perché fermati
prima per lunghi controlli alla frontiera del Frejus, poi di nuovo fatti scendere e perquisiti al casello autostradale di
Saint-Quentin-Fallavier, poco fuori dall’agglomerato lionese. Per protesta contro i ritardi imposti agli italiani, i francesi avevano rinunciato all’invio di una
delegazione che sarebbe stata ricevuta
al vertice Italia-Francia in prefettura.
Inchiesta Fissati gli interrogatori
Sospeso il Consiglio
comunale di Modugno
dopo le mazzette al Pd
C’è poi stato un
atteggiamento
prudente e
controllato della
polizia attenta
a non cercare
il contatto
Gli incidenti di sabato e domenica Il bilancio è di 5 feriti tra gli agenti
A Livorno
ultrasinistra
impunita
Dopo l’assalto alla sede del governo il prefetto
Tiziana Costantino difende le forze
dell’ordine. Silenzio dal mondo politico
sono e non devono in alcun
modo essere oggetto di attacchi
violenti». «Le forze dell’ordine
si sono trovate al cospetto di
centinaia di persone. C’è poi
stato un atteggiamento prudente e controllato della polizia attenta a non cercare il contatto». Così il procuratore capo
di Livorno, Francesco De Leo,
dopo l’incontro con il questore
Marcello Cardona, ha parlato
dell’assedio alla prefettura.
«Stamani (ieri, ndr) ho avuto
un colloquio con il questore –
ha aggiunto – Dopo questa informativa verbale rimango in
attesa degli atti e di comunicazioni su notizie di reato».
Dura la reazione del sindacato
delle forze dell’ordine: «Siamo
stati vittime di un attacco vigliacco, squadrista e gratuito.
Gente che si definiva pacifica è
venuta armata di bastoni, picconi e taniche di vernice che ci
ha tirato addosso». Le tensioni
con le forze dell’ordine erano
cominciate venerdì quando era
stato impedito ad una trentina
di estremisti di sinistra di fare
irruzione nel terminal del porto di Livorno per contestare il
segretario del Pd Pierluigi Bersani. Sabato un presidio-corteo
ra il 2005 e il 2011
avrebbero «orientato
l’esercizio della funzione pubblica del Comune di
Modugno al proprio interesse privato», chiedendo per
qualsiasi pratica coinvolgesse il Comune, in particolare
nel settore dell’edilizia, il pagamento di tangenti da parte
degli imprenditori e dimostrando «di controllare le decisioni del Consiglio comunale». A vario titolo dovranno rispondere di questo il 6
e 7 dicembre prossimo, dinanzi al gip del Tribunale di
Bari Ambrogio Marrone, le
dodici persone – tra amministratori, consiglieri e dirigenti comunali, tutti di centrosinistra – arrestate il 30
novembre scorso a Modugno dalla Guardia di Finanza. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione per delinquere, concussione, corruzione, falso, truffa, estorsione, ricettazione, peculato e
lottizzazione abusiva. Giovedì 6 dicembre sono fissati gli
interrogatori di garanzia per
sei dei dodici indagati agli
arresti domiciliari: tra loro ci
saranno il sindaco di Modugno, Mimmo Gatti (Pd), e
Saverio Pascazio, architetto e
consigliere comunale del Pd.
Venerdì saranno interrogati
gli altri sei arrestati, tra cui il
capo dell’opposizione in
Consiglio comunale Pinuccio Vasile (Udc) all’epoca dei
fatti. Saranno sentiti il 7 dicembre anche Vito Carlo Liberio, ex assessore Pd all’Urbanistica, e il precedessore di
Gatti alla guida di Giunte di
centrosinistra al Comune di
Modugno, Pino Rana (prima
Pd, poi Udc).
Il prefetto di Bari, Mario Tafaro, ha disposto ieri la sospensione del Consiglio comunale di Modugno a seguito delle dimissioni di oltre la
metà dei consiglieri comunali. Gesto dovuto agli arresti per l’inchiesta sulle tangenti in cambio di concessioni edilizie. Il viceprefetto
Alfonso Magnatta è stato incaricato di svolgere le funzioni di commissario prefettizio per la provvisoria gestione dell’ente, con la collaborazione dei sub commissari, il viceprefetto aggiunto
Rachele Grandolfo, il funzionario di Ragioneria Roberto
Fortini e il funzionario amministrativo Raffaella Vacca.
{r.c.}
T
La procura di Livorno
Il prefetto Tiziana Costantino
Hanno detto
Il diritto
a manifestare
deve essere
assicurato nel
pieno rispetto
delle regole, cui
occorre attenersi
non autorizzato, convocato da
parte di antagonisti dell’ultrasinistra proprio per i fatti accaduti venerdì e a cui avevano
aderito gli anarchici, era finito
con lo scontro tra manifestanti
da una parte, polizia e carabinieri dall’altra, con due anarchici finiti in ospedale. Domenica pomeriggio la protesta è
sfociata nell’assedio alla prefettura da parte di 600 manifestanti tra antagonisti e anarchici che avevano sfilato in città
dietro lo striscione “Livorno
non si piega”.
Il bilancio degli incidenti di domenica pomeriggio è di cinque
poliziotti feriti. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, intorno alle 18, davanti al
palazzo della prefettura gli ultras hanno lanciato pietre, mattoni, bombe carta, palloncini
pieni di vernice bianca, anche
un transenna, contro polizia e
carabinieri, poi riparatisi dentro la prefettura. Alcuni agenti
sono stati medicati per qualche
contusione dai medici delle
ambulanze intervenute, in sette sono stati accompagnati al
pronto soccorso per essere refertati. Secondo gli organizzatori della protesta, anche due
manifestanti sarebbero rimasti
feriti. «Dopo due giorni di violenza poliziesca caratterizzata
da cariche e manganellate finalmente nella giornata di domenica a Livorno è stato riaffermata la libertà di espressione e manifestazione. Il presidio
raccoltosi in piazza Cavour ha
dato vita ad un corteo partecipatissimo dalla cittadinanza,
che si è andato ingrossando
man mano che sfilava per le vie
del centro. Un migliaio di persone ha sfilato per le strade di
Livorno». Lo scrivono in una
nota la Federazione Anarchica
Livornese e il Collettivo Anarchico Libertario nel giustificare
l’assalto alla prefettura con il
lancio di pietre contro la polizia a difesa del palazzo del governo. Il corteo ha sfilato, scrivono gli anarchici, «solidarizzando senza preclusioni con
chi era stato oggetto di repressione, riprendendosi la libertà
di manifestazione e l’agibilità
politica. Polizia e carabinieri
con l’atteggiamento repressivo
e provocatorio adottato nelle
giornate di venerdì e sabato
hanno dato prova di saper solo
alimentare disordine e tensione sociale».
«I
L’assalto
degli
ultras di
sinistra
alla
prefettura
Maltempo E’ arrivato l’inverno
San Raffaele Continua la protesta nelle strutture sanitarie laziali
Toscana Dalla Procura di Massa
I rapporti Stato-mafia L’ex boss depone al processo
Da oggi gelate
al centro-nord
e piogge al sud
Sospeso il day hospital
Il buco alla Asl:
Rossi indagato
Cattafi racconta la trattativa
Federico Morbegno
l comportamento degli
agenti impegnati nel
servizio d’ordine ha
impedito che gli incidenti degenerassero con conseguenze
ben più gravi». Così il prefetto
di Livorno Tiziana Costantino
interviene in merito a quanto
accaduto domenica nella città
toscana dove, al termine di un
corteo di 600 manifestanti dell’ultrasinistra tra antagonisti e
anarchici, c’è stato un assedio
alla prefettura, con lancio di
pietre, bombe carta, transenne
e palloncini pieni di vernice
bianca, contro polizia e carabinieri. Tutto questo senza che da
parte del mondo politico si siano levate voci contro gli organizzatori e i partecipanti. Il prefetto ha espresso «piena solidarietà e totale sostegno agli appartenenti alle forze dell’ordine. Il diritto a manifestare legittimamente il dissenso, costituzionalmente garantito – ha
detto ancora il prefetto – deve
essere assicurato nel pieno rispetto delle regole, a cui occorre attenersi all’interno di uno
Stato di diritto. In ogni caso le
sedi delle Istituzioni non pos-
Ieri mattina gli italiani si sono risvegliati con temperature decisamente invernali, in alcune parti
del nord, anche polari. È la prima incursione di aria fredda che
ha dato inizio all’inverno, «una
sciabolata di estrazione artica»
come la definisce Antonio Sanò
di www.il Meteo.it. Ancora ombrelli aperti al sud per le piogge
che permangono mentre «da
oggi – precisa Antonio Sanò –
saranno le gelate a farla da padrone, soprattutto al centronord». Insomma l’inverno è arrivato e, a sentire gli esperti, non
ci lascerà fino a Natale: «Ben tre
perturbazioni polari metteranno fine ad un lungo periodo caratterizzato da temperature spesso sopra la media che durava
dall’estate», precisa in una nota
Francesco Nucera di 3bmeteo.
Il Comitato per la difesa del
San Raffaele ha cominciato ieri «l’occupazione permanente
del Dipartimento di riabilitazione delle disabilità dello sviluppo dell’Irccs San Raffaele
Pisana con la conseguente sospensione dell’attività del reparto di day hospital e delle
prestazioni ambulatoriali di
riabilitazione estensiva». La
protesta è contro «la progressiva chiusura delle tredici strutture ospedaliere laziali del
Gruppo San Raffaele di Roma
(ad oggi sono già in chiusura
San Raffaele Cassino, Villa del
Buon Respiro di Viterbo e San
Raffaele Montecompatri per
complessivi 1100 operatori direttamente impiegati e 1500
dell’indotto tra una settimana
senza lavoro e 1500 prestazioni sanitarie giornaliere cancellate dal panorama della sanità
laziale); la discrepanza tra li-
Il tifoso inglese accoltellato a Campo de’ Fiori
«Tornerò ugualmente a Roma»
«Tornerò in Italia, anche a Roma, continuando a seguire il Tottenham, la squadra per cui
tifo». Sono le parole di Ashley Mills, il tifoso
inglese ferito gravemente qualche settimana fa durante il raid di alcuni ultras in un pub
di piazza Campo de’ Fiori, a Roma. Ashley, un
giovane di 25 anni che lavora in campo edile, ha lasciato ieri l’ospedale San Camillo dove finora era stato ricoverato, per tornare a
Londra. «Non ricordo nulla di
quella sera, agli aggressori non
ho niente da dire e so che i
matti sono ovunque in tutto il
mondo», ha detto il tifoso inglese, che ha abbandonato
l’ospedale accompagnato dal
fratello Bradley che era con lui
la sera dell’aggressione. Ashley,
che ha lasciato il San Camillo su
una sedia a rotelle indossando una coppola
scozzese, era ancora turbato «ma – ha detto – ringrazio il presidente della Lazio, Lotito, per aver trovato il tempo di venirmi a trovare». Tra un mese, se i controlli continueranno a dare esiti positivi sul suo stato di salute, tornerà a giocare a calcetto. Il giovane
aveva subito un intervento alla coscia per
una coltellata. «I miei amici, che hanno subito anche loro l’aggressione – ha proseguito – sono venuti a trovarmi in ospedale».
vello di conoscenze scientifiche nel settore della riabilitazione e delle disabilità e le
normative in vigore nella Regione Lazio con le abnormi e
dannosissime conseguenze
sulla valutazione dell’appropriatezza di tutte le attività riabilitative ed in particolare di
quelle erogate a pazienti particolarmente complessi quali
sono quelli in età evolutiva
che sta portando di fatto alla
cancellazione di tali servizi essenziali. Ricordiamo che il Dipartimento di riabilitazione
per la disabilità dello sviluppo, diretto dal professor Giorgio Albertini, eroga ogni anno
– ricordano – prestazioni ad
oltre 2500 pazienti di cui oltre
il 50% proveniente da altre
Regioni esercitando la funzione di polo centrale per le disabilità dell’età evolutiva a livello nazionale».
Sulla notizia che il presidente della Toscana, Enrico Rossi, è indagato nell’inchiesta sul maxi-buco
alla Asl di Massa e che la Guardia
di Finanza gli ha notificato un invito a comparire, insieme ad altri
tre, il procuratore capo di Massa
Carrara, Aldo Giubilaro, ha diffuso una nota in cui scrive che «la
Procura della Repubblica di Massa rende noto che la convocazione è stata inoltrata con la certezza
più assoluta del pieno e consueto
rispetto dell’obbligo di segretezza
delle indagini da parte dei magistrati dell’ufficio e della Guardia
di Finanza che ha svolto gli accertamenti». Inoltre, il procuratore
Giubilaro «richiama l’attenzione,
a sua volta, sul fatto che la notizia
è apparsa sulla stampa il giorno
in cui, per sua libera e autonoma
iniziativa, non altri che uno degli
stessi indagati ha ritenuto di renderla pubblica». Era stato lo stesso
governatore Enrico Rossi, venerdì
scorso, attraverso l’ufficio stampa
della Regione Toscana e poi annunciandolo anche sul proprio
profilo su Facebook, a far sapere
di essere indagato a Massa. Il procuratore Giubilaro ha diffuso la
nota «con riferimento – si legge
anche nel testo, dove non si cita
Rossi – alle dichiarazioni ed agli
articoli di stampa di questi ultimi
giorni che richiamano l’attenzione sulla concomitanza della convocazione di un rappresentante
delle istituzioni ai più alti livelli
(in relazione al cosiddetto buco
dell’Asl 1 di Massa Carrara) con la
competizione elettorale svoltasi
in questi stessi giorni».
«Di Maggio mi disse che doveva contattare Santapaola, perché aveva saputo che era più
malleabile degli altri, per cercare di frenare l’attacco della mafia». A raccontare di un presunto tentativo dell’ex numero due
del Dap, Francesco Di Maggio,
di instaurare un rapporto col
boss catanese Nitto Santapaola
per fermare gli eccidi mafiosi è
l’ex capomafia Rosario Cattafi
che da mesi fa dichiarazioni ai
pm palermitani che indagano
sulla trattativa Stato-mafia. Cattafi sta deponendo al processo
al generale dei carabinieri Mario Mori, accusato di favoreggiamento alla mafia. Mori e Di
Maggio, nel frattempo morto,
secondo la Procura, sarebbero
stati tra i protagonisti della trattativa. Cattafi sta parlando dei
suoi rapporti con Di Maggio e
della richiesta che questi gli fece, a maggio del ‘93, di contat-
tare tramite il legale Salvatore
Cuscunà, uomo di Santapaola.
Attraverso Cuscunà l’ex numero
due del Dap sarebbe voluto arrivare al boss catanese. «Prometti qualunque cosa all’avvocato, digli che sono disposto a
tutto per fermare le stragi»,
avrebbe detto Di Maggio a Cattafi. I due si sarebbero incontrati in un bar di Messina. «Di
Maggio mi disse che era stato
messo al Dap per trovare la strada per disinnescare le stragi», ha
aggiunto Cattafi, che sta deponendo nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo. L’ex numero due del Dap avrebbe anche parlato al boss, conosciuto
anni prima durante un’indagine, di una riunione operativa in
una caserma dei carabinieri col
Ros. Nel corso dell’incontro si
sarebbe deciso di «prendere in
mano la cosa, di mettere fine a
questo schifo, alle stragi».
4/12/2012
martedì
lettere
Le cause storiche
del debito pubblico
Siamo un Paese sotto tutela e
lo saremo finché non avremo
ridotto il nostro debito
pubblico. Dagli anni Sessanta
in poi, il finanziamento della
nostra spesa pubblica è stato
sostenuto esclusivamente con
il disavanzo, che ha accresciuto
il consenso politico ma ha
messo in difficoltà l’avvenire
delle nostre giovani
generazioni. Le scelte collettive
hanno dilapidato il capitale.
Tutto ciò è stato possibile fino
a quando la Germania e la
Francia non hanno dato lo
stop.
Enrico Campagnari
Il maltempo da sempre
mette Napoli al tappeto
Se a Napoli piove il traffico
impazzisce e dopo poco, la
cronaca segna i primi
smottamenti, voragini e
disastri vari: nulla forse, in
confronto con quanto
successo in Toscana e al resto
del nord ove le caratteristiche
adatte agli smottamenti del
terreno sono peggiori, e le
derive torrenziali a valle senza
dubbio più pericolose. A
Napoli però ci sono state
vittime anche senza la
pioggia, anziani deceduti o
“semplicemente” caduti in
tombini e voragini anche nei
quartieri “alti” della città,
perché da queste parti è il
controllo e la gestione del
dissesto sul territorio che non
Secolo
[email protected],[email protected],[email protected]
Appello al centrodestra:
svegliamoci dal sonno
IL PDL NEGLI ENTI LOCALI
Donzelli: il cantiere del Santa Maria costa il triplo e dura il doppio
I tempi per la realizzazione delle opere di
rinnovamento dell’ospedale di Santa Maria
Nuova, nel centro di Firenze? Se andrà tutto liscio, diciotto anni contro i sette e mezzo previsti all’inizio: quanto quelli impiegati all’alba del 1400 per realizzare la cupola
del Brunelleschi sopra il duomo di Santa
Maria del Fiore. I costi? Sempre se andrà tutto liscio, si finirà con l’incremento del
189,43% rispetto alle previsioni iniziali, con
un salto da 20.141.819,06 euro (allora erano 39 miliardi di vecchie lire) agli attuali
58.296.156,17 euro tra cui trovano posto
oltre quattro milioni tra consulenze esterne
e incarichi. I modi? Il bando del 2000 viene
vinto dalla Romagnoli & Ciotola con il ribasso di quattro punti oltre la soglia di anomalia. Nel 2005, poi, fa il suo ingresso nello scenario toscano un nuovo soggetto professionale – l’architetto Lapi con il suo studio, mai lavorato prima in Toscana – che su-
bentra nell’opera come progettista della variante con affidamento diretto dell’incarico, niente selezione pubblica. Lapi subentra a Icilio
Lanini che, dimessosi dalla direzione lavori, viene però anche rimosso dalla progettazione della prima variante: malgrado ciò, in quell’anno ottiene il premio di produttività più alto della sua carriera. Alla direzione dei lavori arriva quindi lo stesso Lapi, con un bando aperto venerdì 12 agosto 2005 e chiuso alle 12 del martedì 23 agosto successivo. Totale, cinque giorni lavorativi. Partecipante unico lo stesso
architetto Lapi a cui va, ovviamente, l’incarico. I dubbi? Li solleva per
prima, nel 2004, l’Autorità Nazionale di Vigilanza sulle opere pubbliche che apre un procedimento sulla condotta del cantiere dell’ospedale fiorentino; procedimento chiuso senza colpo ferire nel
2005, dopo che sostanzialmente tutta l’opera passa nelle mani dello
studio Lapi. Oggi, però, a sollevarne è il gruppo regionale del Pdl. E’
stato il consigliere regionale Giovanni Donzelli che, attraverso un paziente lavoro di ricerca, recupero e investigazione degli atti, ha ricucito tra delibere e determine dirigenziali il burrascoso e nebuloso iter attraversato dal cantiere di Santa Maria Nuova dal 1995 ad oggi. «Noi
– ha spiegato Donzelli – mettiamo in discussione la correttezza nella gestione pubblica di milioni di euro. Coloro che dovranno dare
spiegazioni sono i protagonisti assoluti di questa vicenda».
viene gestito e sanato come si
dovrebbe. Ovviamente pesano
i costi e le latitanze delle
amministrazioni, ma dopo
tante vicende incresciose di
cronaca, le cosa a tutto oggi
non sono cambiate per
niente.
Bruno Russo
I salotti radical chic
hanno poco da ridere
Brindisi e pacche sulle spalle
per la vicenda Sallusti
sicuramente non si sprecano,
negli ambientini forcaioli e
nei salotti progressisti dove i
magistrati sono ospiti d’onore.
Ormai il danno è fatto, ma
consiglierei ai futuri diffamati
dalla stampa di sinistra di
pretendere che la legge venga
applicata nella stessa maniera
drastica riservata a Sallusti.
Xavier Carlo
Una riflessione
sui ribelli siriani
Il sostegno armato ai ribelli
siriani, da qualunque parte
provenga, significa che c’è
stata un’iniziale ingerenza
negli affari di uno Stato, se
non – perfino – un golpe
guidato dall’estero. In base a
ciò, come si può giustificare la
richiesta di un intervento
umanitario per fermare la
repressione governativa,
senz’altro violenta, ma
legittima? Inoltre quanto è
accaduto in Libia, cioè uno
scenario simile, ha dimostrato
che gli interventi sotto la
bandiera dell’Onu sono
andati oltre i compiti di
fermare la reazione
sproporzionata delle autorità
e, infine, hanno lasciato un
Paese nel caos.
Francesco Ciccarelli
Quello che è successo a
Sallusti dovrebbe servire da
ulteriore scossa per il Pdl, che
si sta perdendo appresso alle
farfalle, e all’elettorato di
centrodestra che minaccia
l’astensionismo senza
rendersi conto che con la
sinistra al governo farebbe la
fine delle pecore in mezzo ai
lupi pur essendo
maggioranza nel Paese. Sono
mesi che lo chiedono anche
personaggi più autorevoli
dell’umile sottoscritto che
manda lettere ai giornali:
quando cominciamo a darci
una mossa?
Antonio Alfonsini
Due pesi e due misure
anche su Sallusti
Mi stavo giusto chiedendo
ma come mai la categoria,
con l’ordine dei giornalisti in
testa, non difende magari
con un bello sciopero il loro
collega Sallusti? Poi,
sfogliando i quotidiani,
credo di aver capito che lui
prima di tutto ha il grave
torto di non essere di
sinistra, e poi il suo caso è
capitato proprio mentre
quasi tutti i compagni erano
impegnati con le
democratiche “primarie” e a
lui poveraccio sono rimasti i
“secondini”. La libertà
d’opinione vale sempre o
solo per la...Repubblica e &?
Enzo Bernasconi
IL CONGRESSO DELL’UMI
Sacchi eletto
presidente
dei monarchici
i è tenuto a Roma il XII
congresso dell’Unione
Monarchica Italiana, la più
antica associazione monarchica
italiana. Presieduto dallo
scienziato Giuseppe Basini
all’insegna dello slogan
“Coroniamo l’Italia”, l’evento
ha visto la partecipazione di
varie personalità, fra cui il
capogruppo al Senato del Pdl
Maurizio Gasparri, la contessa
Renata Jannuzzi del Partito
Liberale Italiano e l’on. Adolfo
Urso. Messaggi augurali sono
giunti da Angelino Alfano,
Rocco Buttiglione, Stefano de
Luca e Marcello De Angelis,
direttore del “Secolo d’Italia”, i
principi Amedeo e Silvia di
Savoia. Il congresso ha eletto
presidente nazionale
Alessandro Sacchi, classe 1964,
e segretario nazionale
organizzativo Davide Colombo,
classe 1982. Sacchi ha richiesto
un fisco meno ingordo, una
magistratura indipendente,
un’informazione imparziale,
una televisione meno becera ed
una maggiore attenzione alla
scuola, soprattutto primaria, in
quanto fondamentale per la
formazione degli italiani.
S
APPUNTAMENTI
Canova, il segno
della gloria
Roma
Oggi 4, alle 13
Presentazione della mostra
“Canova, il segno della gloria.
Disegni, dipinti e sculture”, che
si terrà al Museo di Roma
Palazzo Braschi, a Roma piazza
San Pantaleo 10. Interverranno
Dino Gasperini, Umberto
Broccoli, Albino Ruberti,
Giuliana Ericani.
“Perdutamente”
al teatro India
Roma
Oggi 4, dalle 19
Al teatro India di Roma
prosegue “Perdutamente”. Atti,
distrazioni, incidenti, teorie sul
tema della perdita. Il
programma di oggi si articola
secondo un ricco calendario di
appuntamenti. Si inizia con
“Sopralluogo n. X”, progetto
Nollywood dell’Accademia
degli Artefatti (dalle 19), e si
continua con “Clima” degli Mk
(alle 20 e alle 21.15).
Appuntamento quotidiano
anche con la performance
“Eco” di Opera (alle 20.30 e
alle 22.30) e con le due
proposte di Mk “Grazie ma
non so perché sono qui” dalle
20.30 e “Courtesy” la lecture
giornaliera offerta da uno
specialista (dalle 21).
Sibelius viene eseguita la
Quinta sinfonia, detta “dei
cigni”. Completano il
programma l’eclettismo tra jazz
e avanguardia della miniopera
“La machine de l’être” del
contemporaneo newyorchese
John Zorn, le acrobazie vocali
del Concerto per soprano di
coloratura del musicista
ucraino Reinhold Glière (anno
di composizione, 1943) e le
Variazioni Sinfoniche di Witold
Lutoslawski, omaggio ai 100
anni dalla nascita del
compositore polacco.
Gli ultimi
Gattopardi
Fino all’8
Palermo
Venerdì 7, alle 10
Si svolgerà a Torino e a Napoli
l’ottava edizione del
FestivalStoria sul tema
“Mediterraneo. Mare
nostrum?”. Tra gli ospiti
Maurice Aymard, Francesco
Barbagallo, Géraud
Poumarède, Kaytarina
Tsapopoulou, Josè Enrique
Ruiz-Domènec.
A Villa Belmonte
all’Acquasanata (via Cardinale
Rampolla 1) inaugurazione
della mostra “Gli ultimi
Gattopardi, tra arte , letteratura
e alchimia”. Interventi di Anna
Maria Corradini, Francesco
Gallo, Filippo Nasca, Aurelio
Pes, Salvatore Presti, Alberto
Samonà, Vanni Ronsisvalle,
con il coordinamento di
Francesco Rovella.
“Progetto di memoria”,
al via il corso
FestivalStoria 2012:
sul Mediterraneo
Roma
Da oggi al 6 dicembre
Torino-Napoli
L’Accademia nazionale di San
IL LOUVRE SI SDOPPIA: DA OGGI UNA NUOVA SEDE A LENS
“Pino Rauti: l’uomo
politico, l’intellettuale”
Roma
Domani, mercoledì 5, alle
17.30
Presso la sala della Regina di
Palazzo Montecitorio si terrà il
convegno «Pino Rauti: l’uomo
politico, l’intellettuale».
Interverranno Gerardo Bianco,
Guido Lo Porto, Gennaro
Malgieri. Conclusioni di Isabella
Rauti. Coordinatore Arturo
Diaconale. L’appuntamento
sarà trasmesso in diretta sulla
webtv di Montecitorio
(http://webtv.camera.it).
Torino
31 dicembre
Roma
Oggi 4, alle 19.30
Omaggio al Novecento
europeo e americano
dall’Accademia di Santa Cecilia.
Stasera alle 19.30, nella sala
Sant Cecilia dell’Auditorium,
concerto diretto dal finlandese
Sakari Oramo. Piatto forte
della serata, una delle partiture
più impegnative di Jean
Sibelius (pure finlandese). Di
Luca, (piazza dell’Accademia di
San Luca 77), organizza
“Memoria-Progetto Memoria”,
corso a cura di Francesco
Moschini.
Premio nazionale
“I Murrazzi”
Stagione Santa Cecilia:
“I cigni” di Sibelius
l Louvre di Parigi apre una nuova
sede nel nord della Francia, a Lens.
IIl museo
sarà inaugurato stamani dal
presidente Francois Hollande e aprirà
d’Italia
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Mario Landolfi
Ugo Lisi
al pubblico il 12 dicembre con una
prima mostra dedicata al
Rinascimento. Sono molti i capolavori
dello storico museo parigino che
hanno lasciato la capitale per Lens:
tra questi, la Sant’Anna, la Vergine ed
il Bambino di Leonardo e il ritratto di
Baldassare Castiglione di Raffaello.
Quotidiano di Alleanza Nazionale
GIORNALE MURALE
REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA
N. 16225 DEL 23/2/76
Redazione Via della Scrofa 43 - 00186 Roma tel. 06/6889921
fax 06/6861598 - mail: [email protected]
Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171
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Abbonamenti e diffusione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma
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La quarta edizione del Premio
nazionale “I Murrazzi” è
istituita con la seguente
modalità di partecipazione:
Sezione narrativa, Sezione
narrativa inedita, Sezione
poesia edita, Sezione poesia
inedita, Premio alla carriera. La
scadenza per l’invio delle
opere è fissata al 31
dicembre. Ogni partecipante
dovrà allegare alle opere
inviate una scheda biografica
ed indicare la sezione
prescelta. È possibile
partecipare a più sezioni. Per
ogni sezione scelta si dovrà
effettuare il versamento di 20
euro sul conto corrente
bancario intestato a “Elogio
della poesia” con codice Iban
It 95 E 02008 01132
000020052868, ovvero in
contanti in busta acclusa
all’invio delle opere. Gli editori
possono iscrivere i loro autori
solo alle sezioni di Narrativa e
Poesia edita.
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Abb. Postale DL 353/2003
(Conv. in L.27/02/2004 n.46)
art. 1 comma 1 DCB Roma
La testata fruisce dei contributi
statali diretti di cui alla Legge
7 agosto 1990 n. 250
8 Secolo
4/12/2012
martedì
Attualità
Mario Castellacci, “combattente con la penna”
EGITTO: OK DEI MAGISTRATI
Il Consiglio superiore della
magistratura egiziana ha accettato
«che i giudici e i procuratori
facciano la supervisione del
referendum sulla Costituzione».
REGNO UNITO, KATE È INCINTA
Kate Middleton ha appreso di
recente di essere incinta e la
gravidanza non supera le 12
settimane. Lo ha riferito la
Bbc.
SIRIA, ABBATTUTI 4 AEREI
Quattro velivoli militari delle forze
fedeli al presidente siriano Bashar
al Assad sono stati abbattuti nelle
ultime ore dai ribelli in diverse
regioni del Paese.
RIO, PALLONI ANTIVIOLENZE
Per sorvegliare aree a rischio le
forze dell’ordine di Rio de Janeiro, in
Brasile, utilizzeranno speciali palloni
aerostatici lanciati in aria con una
telecamera agganciata alla base.
A 10 anni dalla scomparsa il ricordo del fondatore del Bagaglino che non rinnegò mai la sua scelta “dalla parte sbagliata”
consumati. Sono anche gli anni memorabili in cui
Pino Caruso canta “Il mercenario di
Lucera”, brano destinato a
diventare un vero e proprio
manifesto per i ragazzi di
destra e dedicato all’universo
romantico dei soldati di
ventura. A fine ’72, sull’onda di
un successo crescente, per il
Bagaglino c’è la svolta: il
gruppo abbandona i locali di
vicolo della Campanella e
approda nell’olimpo del teatro
italiano, in quel Salone
Margherita di via Due Macelli,
fra memoria e stucchi liberty.
L’anno seguente viene trasmesso
per la prima volta sul piccolo
schermo uno spettacolo del
Bagaglino: si tratta del varietà
“Dove sta Zazà”, che ha per autori
proprio Castellacci e Pingitore e
per regista Antonello Falqui.
Quindi, sempre negli anni Settanta,
l’approdo al cinema, con i film
“Nerone” con Pippo Franco,
Montesano, Lionello e Gianfranco
D’Angelo, “emo e Romolo. Storia di
due figli di una lup”, “L’imbranato”,
“Sfrattato cerca casa equo canone” e
altri ancora. Dagli anni Ottanta c’è
un nuovo boom del varietà televisivo,
con programmi che segnano la storia
di una satira non violenta, ma
ugualmente incisiva. Nascono così
trasmissioni dal grande seguito
popolare quali
“Biberon”,
Il suo successo fu con
“Crème
il cabaret di destra,
Caramel”, “Viva
l’Italia”, “Saluti e
insieme a Pingitore,
baci”. Ad essere
al Salone Margherita
presi di mira dal
Bagaglino, che nel frattempo ha
acquisito fra i suoi anche Leo Gullotta,
ancora una volta sono in primo luogo i
potenti della politica italiana, ma anche
altri personaggi del mondo dello
spettacolo. L’imitazione di Giulio
Andreotti fatta da Oreste Lionello e quella
di Raffaella Carrà da Leo Gullotta restano
esempi emblematici e insuperabili. Fra le
collaborazioni di Castellacci più note,
anche quella fortunata con Gigi Proietti, da
cui nascono le trasmissioni “Fantastico 4”,
“Di che vizio sei?” e “Club 92”. La sua
grande esperienza lo porta a fare interessanti
incursioni anche nel campo musicale: scrive,
infatti, i testi di diversi brani di Domenico
Modugno (“Un calcio alla città”, “Non sia
mai”, “Dove, come e quando”) e della
canzone “Sempre”, interpretata da Gabriella
Ferri. Nel 1981 Castellacci firma anche il
musical teatrale intitolato Forza venite gente,
ispirato alla vita di San Francesco D’Assisi, di
cui scrive i testi, insieme a Piero Castellacci e
Piero Palumbo. Dopo il debutto a Viterbo,
qualche anno dopo la commedia musicale
viene messa in scena, con un suggestivo
allestimento, sul sagrato della basilica Superiore
di Assisi. Meno noto è il Castellacci poeta: si
ricordano le raccolte di versetti e poesie
intitolate “Todi et amo”, ma anche “Semi di
zucca”, in cui sono condensati settantadue
“versetti antimoderni”, e “Viva l’Italia”, raccolta
dedicata, ancora una volta, all’esperienza fatta dai
tantissimi ragazzi, che - come lui - aderirono alla
Repubblica Sociale Italiana.
Alberto Samonà
l 4 dicembre di dieci anni fa muore a 78 anni
Mario Castellacci, autore teatrale, giornalista,
paroliere e scrittore, ma soprattutto
indimenticabile fondatore e direttore, insieme a
Pierfrancesco Pingitore, del Bagaglino. E non è
un caso, perché l’autoironia è proprio il tratto
caratteristico che ha accompagnato la vita di
Castellacci (nato a Reggio Calabria nel 1924) e
La sede che si ritrova fin dalla gioventù, da quando,
storica
volontario a diciannove anni nella Guardia
del
nazionale repubblicana della Rsi, scrive il testo
Bagagli- del celebre brano “Le donne non ci vogliono
più bene perché portiamo la camicia nera”,
no al
Salone
che prevede, sulle musiche di Gino Fogliata,
Marghe- alcune strofe cantate da voci maschili e quelle
rita, nel di risposta intonate dalle giovani ausiliarie di
centro
Salò. Un’esperienza, quella di volontario
di Roma nella Repubblica Sociale Italiana, che
Castellacci testimonia nel toccante libro
autobiografico “La memoria bruciata”,
pubblicato nel 1998 da Mondadori, dove
racconta l’esperienza di chi aveva scelto di
combattere “dalla parte sbagliata”, per poi
essere costretto a dimenticare, a rimuovere,
a cancellare la memoria di quel passato.
La sua carriera giornalistica incomincia
dopo il secondo conflitto mondiale,
collaborando al “Candido” di Giovannino
Guareschi. Quindi è la volta di “Cronache
italiane” e del settimanale “Lo Specchio”.
Nel 1963 entra in Rai, divenendo
caporedattore del Giornale Radio e due
anni più tardi dà vita all’avventurosa
esperienza del cabaret Il Bagaglino.
Nella storica
cantina romana di
Volontario nella Rsi scrisse vicolo della
la canzone “Le donne non Campanella, a
ci vogliono più bene perché due passi da
Navona,
portiamo la camicia nera” piazza
insieme a
Pingitore, scrive una delle più belle
pagine di storia del teatro comico
italiano. Della scanzonata compagnia
fanno anche parte Luciano Cirri, a
capo della redazione romana de “Il
Borghese”, il musicista Dimitri
Gribanovski, Raffaello Della Bona
del “Secolo d’Italia”, oltre ai
giornalisti Gianfranco Finaldi e
Piero Palumbo, già suoi colleghi nel
settimanale “Lo Specchio”. Al
gruppo si aggiungono
l’indimenticabile Oreste Lionello,
Pino Caruso, il cantautore Leo
Valeriano, Gabriella Gazzolo,
Claudia Caminito e Gabriella
Ferri. Il loro è un cabaret di destra,
il primo esempio di una satira
libera dagli schemi, che prende di
mira gli emblemi di quegli anni,
dalla Democrazia Cristiana ai
salotti dell’intellighenzia
comunista, dai cosiddetti “preti
del dialogo” ai fumi di un Paese
che, fra mille contraddizioni
sociali, sta precipitando
vorticosamente nel precipizio
del consumismo. E Castellacci
e Pingitore incarnano
emblematicamente quel ruolo
romantico e rivoluzionario di
“anarchici di destra”, di
giullari senza un padrone,
sempre pronti a sbeffeggiare i
potenti di turno e la supposta sacralità dei loro riti
I
Afghanistan I terroristi, tutti uccisi, compresi alcuni kamikaze, indossavano divise americane
RITIRO
Sventato attacco dei talebani a base Isaf
ilitari dell’esercito afghano e della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto
comando Nato) hanno respinto ieri un attacco dei talebani alla base operativa avanzata Fenty,
nella provincia orientale di Nagarhar, in Afghanistan. Nello
scalo si trova una delle più grandi basi dell’Isaf in Afghanistan
operata dal contingente militare
statunitense. «Tre veicoli guidati
da attentatori suicidi – precisa
un comunicato – sono stati fatti
esplodere vicino al perimetro
della base a Jalalabad ma i talebani non sono riusciti ad entrarvi. L’esercito afghano e i soldati
dell’Isaf hanno respinto con successo l’attacco ed impedito agli
attaccanti di entrare nel perimetro, ed in questo processo si sono registrate molte vittime fra gli
M
insorti. Un membro delle forze
di sicurezza afghane è morto e
molti altri sono rimasti feriti».
Secondo Nematullah Noorzai,
responsabile del distretto di
Behsud dove è avvenuto l’attacco, «i talebani hanno impiegato
cinque o sei kamikaze che sono
tutti morti». Nell’attacco i talebani indossavano uniformi dell’esercito americano, secondo
quanto riferito dagli stessi insorti in un loro comunicato. L’Isaf
ha confermato: «Avevano divise
della coalizione». Nella nota
pubblicata nella loro pagina
web il portavoce degli insorti Zabihullah Mujahid ha indicato
che «un gruppo di dodici mujaheddin dell’Emirato islamico alla ricerca del martirio hanno
colpito l’aeroporto di Jalalabad». Tenendo conto dei due
kamikaze che si sono fatti esplo-
dere nel veicolo in cui si trovavano, uno fuori e uno dentro la
base Isaf, i talebani hanno ammesso di avere perso otto militanti nell’attacco, mentre «cinque sono riusciti a fuggire incolumi». Per quanto riguarda il bilancio dell’operazione – ha concluso Mujahid – si è trattato di
«diciotto invasori statunitensi
uccisi, oltre 40 feriti fra soldati
afghani e stranieri, e cinque velivoli, fra cui quattro elicotteri distrutti». Ufficialmente il bilancio
dell’attacco è stato valutato dalle
fonti ufficiali fra 14 e 16 morti,
compresi i militanti talebani e
due o tre civili, senza precisazioni su possibili danni materiali.
Un residente ha precisato che lo
scoppio è avvenuto poco dopo
le 6 del mattino, seguito da una
intensa sparatoria, mentre elicotteri dell’Isaf si sono levati nel
Entro il ’14
Forze
militari
dell’Isaf
in
Afghanistan
cielo. Secondo un giornalista locale, le esplosioni sarebbero state più di una, mentre nell’operazione avrebbero partecipato anche kamikaze. Il portavoce della
polizia di Jalalabad, Hazrat Hussein, ha riferito che «poco prima
delle 6 un attentatore suicida si
è fatto esplodere davanti all’in-
gresso dell’aeroporto, mentre
un numero imprecisato di talebani hanno cercato di penetrare
all’interno».
Ma la giornata di ieri ha registrato altre vittime in Afghanistan.
Una motocicletta imbottita di
esplosivo è esplosa nella provincia meridionale di Uruzgan cau-
Il Senato Usa
anticipa il rientro
Il governo
afghano «giudica
positivamente» il
voto del Senato
americano che
ha approvato
una
accelerazione del
ritiro delle
truppe Usa
dall’Afghanistan.
I piani fissati
dalla Casa
Bianca e dal
Pentagono
prevedono che
le truppe
americane si
ritireranno
dall’Afghanistan
entro la fine del
2014.
sando almeno cinque morti (tre
civili e due soldati). Lo scoppio
– ha comunicato un’emittente
televisiva citando il portavoce
della polizia Farid Ayell – è avvenuto a Tarinkot, capoluogo
provinciale, al passaggio di un
veicolo dell’esercito afghano ed
ha provocato, oltre alle cinque
vittime, anche il ferimento di otto civili. Nessun gruppo ha rivendicato per il momento l’attentato che ha avuto una dinamica solitamente applicata dai
talebani che, puntando ad
obiettivi militari, spesso causano molte vittime civili.Infine
uno sconosciuto ha lanciato
una bomba a mano in un affollato mercato della provincia
sud-orientale afghana di Khost,
causando il ferimento di quattordici persone, per lo più bambini. Un portavoce militare, il tenente Mahal, ha indicato che
l’attentato è avvenuto nel mercato di Shamboyat che si trova
nell’area di Zanikhel del distretto di Nadir Shah Kot.