Da un lato Vendola e il Pd, dall`altro... la maggioranza
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Da un lato Vendola e il Pd, dall`altro... la maggioranza
Ilva, sì al decreto Intesa sulla Tav Mario Castellacci Il presidente Giorgio Napolitano ha firmato in serata il cosiddetto decreto “salva Ilva”. Ma potrebbero partire già oggi le prime lettere di cassa integrazione. Al vertice di Lione, Hollande e Monti hanno confermato l’intesa per proseguire i lavori della Tav «nelle tempistiche previste». Cariche e lacrimogeni sui manifestanti italiani. A 10 anni dalla scomparsa, il ricordo del fondatore del Bagaglino che fu volontario nella Repubblica sociale e scrisse la canzone “Le donne non ci vogliono più bene”. pagina 6 Alberto Samonà Domenico Bruni pagina 5 LA FRASE DEL GIORNO CON IL PDL «Una persona che non mai ha detto nulla su Roma si candida a sindaco. Marchini da dove viene?». d’Italia Gianni Alemanno ANNO LX N.264 pagina 8 SPED. IN A.P. - DL 353/2003 (CONV.IN L. 27/02/2004 ART. 1, COM. 1, DCB) ROMA mercoledì martedì 4/12/2012 31/10/11 1 EURO WWW.SECOLODITALIA.IT Politica La vittoria di Bersani alle primarie indica la strada al centrodestra Duro colpo all’Italia dei carini Marcello de Angelis el meteorismo delle mode, che ormai trascina con sé anche la politica, Renzi è già simbolo di un’epoca. Che non è detto – malgrado le sue dichiarazioni di voler tornare “solo” sindaco di Firenze – che sia finita. Bersani sarebbe uno sprovveduto se permettesse a un avversario da 40% di correre libero (e giovane) per le praterie politiche del prossimo decennio, pronto a riapparirgli alle spalle in un momento migliore. Ma sembra già avviarsi al tramonto l’epoca dei bei faccini. Sorrisi, battute, pensiero leggero, soluzioni per tutti e radioso ottimismo. Proprio quello che ci vuole in tempi di crisi. Ma la maggioranza degli elettori del Pd non la pensa così. Ha prevalso la saggezza popolare: chi lascia la via vecchia per la nuova... Eppure tutti giuravano che l’effetto Renzi avrebbe esondato, contagiando la Penisola. E non solo con l’Italia dei Carini di Crozza-Montezemolo, ma anche con ipotetici listoni di ganze e cachemirini che avrebbero dato una sferzata al Belpaese con il loro tocco lieve. Proprio quello che ci vuole per una nazione che attraversa una crisi strutturale. La soluzione più a portata di mano infatti, è sempre radere tutto al suolo e ricostruire con materiali nuovi. Così, nell’era moderna, sono stati abbattuti palazzi storici sostituiti con edifici moderni che sono crollati alla prima scossa di terremoto. Poi però i costruttori sono sempre gli stessi. La rottamazione ha già dato i suoi risultati: via i politici (anche quelli di 26 anni) e al governo vecchi baroni universitari, banchieri e burocratosauri. Niente male come rinnovamento. Eppure, i partiti funzionavano. E, a giudicare dal risultato di Bersani, da qualche parte ancora funzionano. N Il centrodestra ritrovi se stesso. E l’unità Da un lato Vendola e il Pd, dall’altro... la maggioranza Non ci sarà un nuovo Ulivo. A sinistra nessuno spazio per i centristi. E oltre c’è solo Grillo el day after delle primarie, che hanno incoronato Bersani candidato premier del centrosinistra e relegato Matteo Renzi al ruolo di sindaco di Firenze, per il Pd nascono nuove difficoltà. Prima fra tutte quella di gestire i voti di Renzi, ma anche quella di frenare le spinte in avanti di Vendola. Le future scelte di Bersani sono condizionate innanzitutto da quel 39,1 % di voti ottenuti dal giovane sindaco. Una percentuale alta che sicuramente non può essere archiviata come se nulla fosse. A mettere i paletti è stato lo stesso Renzi che, pur ammettendo a caldo di aver perso, ha anche detto chiaramente ai suoi sostenitori che ci sono «tutte le ragioni per rallegrarsi, avevamo il 2% dei parlamentari, abbiamo preso molto di più...». N Désirée Ragazzi Alla luce dei risultati delle primarie del centrosinistra, nel Pdl fioccano gli appelli alla coesione e al rilancio del fronte dei moderati. Matteoli: «Serve una via comune per dare un’alternativa all’asse Vendola-Bersani». Gasparri: «Basta indecisioni, il nostro elettorato potenziale è molto più consistente rispetto a quello di Casini e Montezemolo» PAGINA 2 Antonella Ambrosioni 5 stelle Debutto flop per le primarie del movimento: sito in tilt, voto solo per i vecchi iscritti, rivolta degli esclusi. pagina 4 pagina 3 Gli scontri Dopo il fine settimana di fuoco, il silenzio Sull’ultrasinistra ancora “impunità” Napolitano Oggi giornata cruciale per risolvere il conflitto d’attribuzione sorto tra il Quirinale e la procura di Palermo. pagina 3 l comportamento degli agenti impegnati nel servizio d’ordine ha impedito che gli incidenti degenerassero». Così il prefetto di Livorno Tiziana Costantino in merito a quanto accaduto domenica nella città toscana dove, al termine di un corteo di 600 manifestanti dell’ultrasinistra tra antagonisti e anarchici, c’è stato un assedio alla prefettura, con lancio di pietre, bombe carta, transenne e palloncini pieni di vernice bianca, contro polizia e carabinieri. Tutto questo senza che da parte di un certo mondo politico si siano levate voci contro i partecipanti. «I Federico Morbegno pagina 8 Il caso Oggi a Roma il musical “Hipsters”, storia di una gioventù che osò dissacrare l’Urss Gli stiliaghi? Erano anticomunisti, meglio non parlarne Girolamo Fragalà a loro forma di lotta contro il sistema comunista era strana, quasi improbabile, ma efficace: musica jazz o rock and roll, un ciuffo a banana, giacche a quadretti, calze a righe, camicie sgargianti per i ragazzi; trucco, pettinature eleaborate e abiti svolazzanti per le ragazze. Era una forma di ribellione nella vecchia Unione Sovietica, probabilmente l’unica possibile, bastava un rapido cambio di abiti e di calzini per farla franca. E loro, i giovani dissacranti, ci provavano a dire qualcosa a Lenin- L grado o nella Mosca kruscioviana, tentando di sfuggire alla repressione. Venivano chiamati “stiliaghi” e costituirono la prima crepa all’interno del sistema sovietico che preoccupò parecchio la nomenklatura perché era una gioventù interessata agli stili di vita americani, con valori agli antipodi di quelli proclamati dalla gioventù comunista. Ebbene, a loro è dedicato il musical “Hipsters” di Valeri Todorovski, che verrà proiettato al cinema Farnese di Roma nell’ambito del VII Festival del cinema russo. Finalmente qualcuno che toglie un altro velo, raccontando pagine tenute per anni na- scoste. Quei ragazzi non erano estremisti ma figli di medici, scrittori, diplomatici e riuscirono a toccare il cuore della gran massa della popolazione russa. Il “potere” tentò di ridicolizzarli («oggi il jazz suona e fa, domani la patria tradirà», uno degli slogan coniati contro di loro) e andò giù in modo anche pesante, con ronde anti-stiliaghi ed espulsioni dai corsi di studio. Il musical ha spopolato (non a caso) in Russia. In Italia ne hanno parlato pochissimo: i giornali erano troppo impegnati a raccontare delle Pussy Riot. Perché i loro “show” sono antiPutin. Quindi politicamente corretti. SEQUESTRATI DA 290 GIORNI Monti tira fuori l’arma dello spread anche se ormai è una pistola ad acqua Francesco Signoretta l giochetto è facile, quasi puerile: se le cose vanno bene è merito mio, se le cose vanno male io non c’entro per niente. Monti ne è diventato un maestro, nessuno come lui riesce a portare a proprio vantaggio qualsiasi cosa accada al mondo. E nel suo momento peggiore, quando il malcontento verso il governo tecnico si tocca con mano, rispolvera l’arma dello spread. Non dice che in un anno molte cose sono cambiate, ci sono state evoluzioni economiche in tutta Europa, il negoziato sulla Grecia si è avviato a conclusione, la crisi è andata avanti. Dodici mesi contano, non sono un soffio di vento. Ma lui si prende il merito: «È una giornata positiva. siamo scesi sotto quota 300», ha detto. «Confesso che per me c’è un livello spread a 287 punti base che rappresenta un obiettivo». Da un professorone come lui ci saremmo aspettati un’analisi più equa e meno propagandistica, ma a un passo dalle elezioni tutto fa brodo, compreso il riconoscimento di Hollande: «Monti è un grand’uomo». Non lo mettiamo in dubbio, ma sorge un sospetto. Non fu lui ad ammettere che l’azione del governo non aveva conseguenze sull’andamento dello spread? Una frase che, qualche mese fa, finì per “assolvere” l’esecutivo di centrodestra che era stato bersagliato proprio con le pallottole dei numeri. Fu lo stesso Monti ad affermare: «Anche io più volte al giorno osservo come sta andando lo spread, senza né divinizzarlo quando scende né demonizzarlo quando sale», tanto per marcare la differenza tra l’azione di Palazzo Chigi e l’andamento di quella pallottola vagante. E il tecnopremier si concesse anche una battuta ironica: «Tutte le parole chiave sono femminili: banca, moneta, liquidità, inflazione mentre spread che cos’è? Maschile e neutro». Ora però dice il contrario, pro domo sua. I fatti dimostrano il contrario: lo spread è sceso ed è questa la prova che il problema non era politico ma strutturale, legato all’euro e alla crisi greca. Tra l’altro lo spread è sceso ma la disoccupazione ha raggiunto livelli record, i consumi sono crollati, il Pil ha perso due punti, la depressione domina e ci sono 70 miliardi di debito in più. Chi ci ha guadagnato? I primo piano 2 La Russa: il Cav ha un’idea... IN BREVE Ora riuniamo l’Ufficio di presidenza «Berlusconi ha un’idea precisa, sta riflettendo se trasformarla in una proposta o no», ha detto La Russa a “Porta a Porta”. «Se Berlusconi scende in campo per la premiership io non la metto in discussione ma rifletteremo sul modo migliore per rappresentare le varie sensibilità». «Ieri alle primarie del centrosinistra si è ricreata l’unione tra la sinistra storica e quella più radicale. Un risultato che ci impone di lavorare per costruire, possibilmente tutti insieme», afferma Barbara Saltamartini. «Per questo rivolgo un appello perché si riunisca l’Ufficio di Presidenza. Le opinioni 1 Matteoli: urge una via comune e compatta per dare alternativa all’asse BersaniVendola 2 Alfano: «Bella prova di democrazia» Urso: è ora di riunire tutta l’area moderata Brunetta: «Monti non faccia ironia sullo spread...» «Le primarie del Pd rappresentano una bella prova di democrazia. Il risultato premia, però, una sinistra vecchia maniera, vincolata a quegli apparati lontani da una visione moderna e aperta al confronto su temi quali le politiche dello sviluppo», ha detto Angelino Alfano. «Bersani ha prevalso arroccandosi a sinistra. Sembra di assistere alla ‘“gioiosa macchina da guerra”, sicura di aver già vinto a fronte delle divisioni che lacerano la maggioranza moderata del Paese», rileva Urso: «Necessario riunire l’area di centrodestra, popolare e riformista». «Non si capisce la battuta di Monti sullo spread, che era a quota 574 all’inizio del suo mandato e che lui vorrebbe portare a 287. L’Italia di un anno fa aveva un milione di disoccupati in meno, 2 punti di Pil in piùe 70 mld di debito in meno. Stavamo meglio quando stavamo peggio. Evitiamo l’ironia» Gasparri: basta indecisioni. Casini e Montezemolo non hanno il nostro consenso 3 Bianconi: ricordiamo che l’unione del centrodestra nel Pdl la vollero gli elettori per primi Fioccano gli appelli all’unità e al rilancio del fronte dei moderati. Con Bersani sotto scacco di Vendola una frantumazione sarebbe suicida IL SINDACO DI ROMA ra atteso come uno spartiacque il ballottaggio tra Renzi e Bersani per modulare nuove strategie nel Pdl, a partire dallo scioglimento del nodo delle primarie. La vittoria di Bersani – lo stesso Berlusconi non l’ha mai nascosto– chiama in causa specularmente una presenza in campo del Cavaliere. Non solo, ma dalla vittoria del leader del Pd, rileva Altero Matteoli, «emerge con nettezza che l’asse della coalizione si sia spostato ancor più a sinistra e che il condizionamento del partito di Vendola sarà pesantissimo. A maggior ragione il Pdl ha il dovere di restare unito e Rotondi: «Si ad aggregare di mettealtre liste. Ma farne di re subito nuove con “inseminazione in piedi creassistita” è un po’ troppo» una dibile alternativa per il governo del Paese. Non c’è più neppure un giorno da perdere». Uniti e senza “spacchettamenti” che, come ha detto Afano costringerebbero il partito «all’irrilevanza». L’asse BersaniVendola che esce rafforzato dalle primarie del centrosinistra impone una strategia immediata. rileva il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto: «Tutti noi, Casini, Montezemolo, al fondo lo stesso Monti, dobbiamo fare i conti con il fatto che, in assenza di un colpo d’ala, quella che rimane una agguerrita minoranza espressa dalla combinazione fra la sinistra storica e la sinistra più radicale è alla vigilia di poter conquistare la maggioranza e il governo». L’unica via è «che si ricostruisca un’ alternativa nella quale convergano sia le forze tradizionali del cen- E Alemanno “invidioso” «Le primarie del centrosinistra dimostrano l’efficacia dello strumento» «Io sono invidioso di queste primarie, perchè si rivelano uno strumento eccezionale. Grazie alle primarie Bersani si può presentare come elemento quasi nuovo, nonostante la sua lunghissima storia. Sono uno strumento potente e sono una grande spinta alla partecipazione. Il centrodestra non può farne a meno», ha spiegato ieri il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che crede ancora nella possibilità che si possano svolgere anche nel centrodestra. «Per il 16 dicembre comincia a essere tardi - ha riconosciuto - È una data che deve servire a rilanciare per gennaio sperando che il governo faccia chiarezza per la data delle elezioni perchè ancora oggi navighiamo al buio, e c’è bisogno di chiarezza. Staccare la spina a Monti? Mi auguro che non sia necessario compiere una scelta così drastica. Mi auguro che il governo dia risposte, lo deve fare. Aspettare fino ad aprile è troppo. Spero che la proposta di Alfano, senza minacce, trovi una risposta. Penso - ha detto ancora il sindaco - che tutto il popolo di centrodestra sia stanco di aspettare, i rinvii continui sono difficili da digerire e stanno creando un problema nelle nostre file. Il nostro appello ad Alfano e a Berlusconi è: basta rinvii, si convochi questo ufficio di presidenza, si rifissi una data delle primarie, riprendiamo un percorso interrotto. Altrimenti rischia di essere devastante per il nostro schieramento» ha concluso Alemanno, che da domenica ha ufficialmente il primo concorrente al Campidoglio: l’imprenditore “rosso” Alfio Marchini. «Sono sindaco da quattro anni e mezzo e non ho mai conosciuto o visto Alfio Marchini, nè parlato con lui di problemi della città, letto suoi articoli o proposte», ha commentato Alemanno. Bersani: come cambiano le strategie del Pdl trodestra sia quelle di centro». L’unità del partito non è stata mai messa in dubbio da Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato, chiarisce che questa valutazione «è valida a prescindere dalla vittoria di Bersani. Da sempre avvaloro l’idea di un partito unito, anche cambiando nome, proteso verso il futuro, attraverso lo strumento delle primarie, come deciso ad ottobre da tutti. Da allora ci sono stati ripensamenti, tentennamenti. Ribadisco l’idea di un partito articolato, con varie anime, di cui il segretario Alfano mi sembra possa costituire un’otti- ma sintesi». C’è un elemento che potrebbe giocarci a sfavore più ancora dell’ipotesi “spezzatino”, «ed è l’indecisione», spiega Gasparri, che rileva che «coloro che dovrebbero sostituirci nell’area moderata, cioè l’Udc e il partito di Montezemolo, non mi pare abbiano lo spazio che ha attualmente il Pdl, che, secondo un sondaggio fatto fare dal Tg di La7, ha il 15%, che non è esaltante, ma è una base dalla quale risalire. Ora attendiamo fatti, naturalmente, e conseguenze organizzative e politiche, visto che i tempi non sono ampi: sono certamente La fiducia Nel Pdl annunciati altri “no” La smentita E anche al Senato si allarga la fronda anti-montiana ulla volontà di togliere la fiducia al governo in caso di mancato accordo politico sull’election day a marzo, ipotesi ventilata da Alfano ed esplicitata da Verdini nel fine settimana, al momento non c’è alcun seguito, in attesa che si pronunci il Cavaliere. Ma tra i vertici del partito il tema della consultazione unica, per le Regionali e le Politiche, tiene banco anche alla luce del successo, e dell’incremento del Pd nei sodaggi, derivante dall’attenzione catalizzata dallo svolgimento delle primarie di centrosinistra. «È essenziale per ragioni di risparmio e di chiarezza della vita democratica che si tenga l’election day. Voti a catena avrebbero effetti deleteri sulla attività del Parlamento S Quagliariello Oggi a Palazzo Madama è prevista la fiducia sul decreto “costi della politica” che rimarrebbe comunque paralizzata», spiega Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl, che però non individua alcun nesso tra la questione dell’election day e un’eventuale sfiducia al governo Monti. Per Giuliano Cazzola, invece, «sarebbe un errore insistere per l’election day fino a minaccia- re la crisi di governo e correndo consapevolmente il rischio di andare al voto il 10 febbraio anche per le elezioni politiche, quando ancora il Pd gongolerebbe per il successo delle sue Primarie». «Tutto ciò da parte di un partito, come il Pdl, che allo stato dei fatti non ha alcuna certezza ed è privo di tutti gli elementi basilari per svolgere una decente campagna elettorale. Se si votasse per le elezioni politiche ad aprile il Pdl potrebbe convocare delle Primarie serie e credibili, con il tempo necessario sul piano organizzativo, ricompattando un partito ora in libera uscita», spiega Giuliano Cazzola, de- per l’election day a febbraio, ma certo non ci possiamo arrivare tra mille indecisioni...». Paradossalmente «la vittoria di Bersani ci facilita il compito», sostiene invece Gianfranco Rotondi. «Renzi candidato premier sarebbe stato un rovina perché incarnava suggestioni di centrodestra e istanze di sinistra», spiega. «Ora il nostro compito è sfidare Bersani subito, senza rincorrere la nuova legge elettorale. “Spacchettare” ora quando il “pacco” non è così ampio non mi pare vantaggioso. Aggregare nuove liste, questo sì, Pdl, Casini, Montezemolo, considerando il fatto che nel Paese un elettore su due si dichiara di centrodestra e raggiungere il 50% non è proibitivo», fa i conti Rotondi. Sull’ipotesi di una lista nuova, la tanto evocata “cosa azzurra” è netto: aggregare liste sì, ma farne nascere nuove con procreazione assistita mi sembra troppo....». Rotondi sulle primarie è un po’ “freddo” e invita i suoi a non commettere l’errore di farne un elemento di divisione: «Separare l’immagine di Alfano da quella di Berlusconi sarebbe sbagliato. Se subentra il virus della divisione la partita è persa: penso che il Cavaliere e Alfano insieme costituiscano un ticket imbattibile». Rifiuta che l’agenda del Pdl possa essere una conseguenza dell’esito delle primarie del centrosinistra il senatore Andrea Augello, che trova irrealistici «certi sillogismi». Il sillogismo lo aveva messo in campo il Corriere della Sera, tra gli altri, sostenendo in un articolo che “L’effetto Bersani allontana il passo indietro di Berlusconi”. «Dobbiamo ragionare su ben altro», incita il parlamentare del Pdl. «Sul fatto che il centrodestra- putato del Pdl. Ma intanto al Senato s’odono i primi squilli di rivolta. «Non voteremo la fiducia» al decreto legge sui costi della politica e che contiene anche misura per il sisma dell’Emilia, hanno annunciato ieri i senatori del Pdl Filippo Berselli, Carlo Giovanardi e Alberto Balboni criticando il mancato inserimento nel maxiemendamento di un ulteriore pacchetto di norme in favore dei territori colpiti dal terremoto. «Non si pretendevano e non si pretendono sconti, ma solo dilazione e rateizzazione di quanto dovuto». Il mancato recepimento delle misure chieste dai tre senatori del Pdl nel maxiemendamento presentato dal governo in occasione dell’esame dell’aula del Senato del decreto legge sui costi della politica «condanna - dicono Filippo Berselli, Carlo Giovanardi e Alberto Balboni - al declino una intera comunità che ha sempre contribuito alla produzione del reddito nazionale in percentuale significativa, senza mai chiedere nulla». Ancora più «inaccettabile è motivare questi mancati interventi - sottolineano - con l’impossibilità di recuperare risorse nella difficile situazione economica del Paese: ancora una volta infatti il governo si è detto contrario alla proposta del Pdl di devolvere a favore delle popolazioni dell’Emilia e della Lombardia, vittime del terremoto, i circa 3 miliardi di euro che potrebbero essere ricavati dalla riapertura dei termini del condono edilizio in regione Campania, provvedimento ritenuto legittimo dalle sentenze della Corte Costituzionale. Come parlamentari emiliani protestiamo con tutte le nostre forze contro questa inaccettabile discriminazione operata dal governo nei confronti delle popolazioni colpite e per questa ragione voteremo contro la fiducia». “Spacchettare” significherebbe destrutturare una polarità che ora è ancora ben definita. Significherebbe ignorare gli elementi costitutivi delle scelte politiche. Sarebbe un ritorno al passato «Ha vinto la sinistra, il Pdl può batterla» Antonella Ambrosioni sia stato compresso al 15% e che dunque è necessaria una ricostruzione complessiva e una nuova offerta politica». L’unità del Pdl è sempre stata una sua stella polare: «Non ho mai pensato che applicando un concetto che funziona nelle S.p.A. si potesse migliorare l’offerta politica: “spacchettare” – spiega – significherebbe rinunciare a una polarità che ora ancora c’è. Destrutturare questa polarità significa ignorare elementi costitutivi delle scelte politiche ed è un’idea che ci porterebbe al passato e non al futuro». In attesa della convocazione dell’Ufficio di presidenza, anche le primarie restano sospese. «Sono un giallo natalizio», scherza ma non troppo Augello, che a proposito del faccia a faccia tra Berlusconi e Alfano nel week end rileva che «il segretario è attualmente l’unico in grado di rappresentare una volontà dialogante con la leadership di Berlusconi». Uniti, dunque, ma anche veloci nelle scelte, auspica Augello, che definisce «pericoloso» questo stato di indeterminatezza prolungato: Berlusconi deve capire che allo sgomento di queste ore potrebbe subentrare anche il disinteresse degli elettori». Altrettanto “severo” Maurizio Bianconi che alla luce della vittoria dell’asse Bersani-Vendola considera «irresponsabile e penalizzante» l’ipotesi dello “spacchettamento” del partito. «Oltretutto un’ipotesi che comunica sfiducia agli elettori, la paura di non poter vincere». Bianconi tiene a ricordare a chi parla di divisioni «che l’unità del centrodestra nel Pdl la vollero prima di tutto gli elettori». Detto questo, fa un appello alla responsabilità di tutti a non dividersi e di decidere presto il da farsi: «Mancano due mesi alle elezioni, se si farà l’election day. Noi siamo reduci da due errori: l’aver appoggiato la politica economica dell’ultimo Tremonti e, successivamente, quella antinazionale del governo Monti. I nostri elettori attendono ora una chiara virata da parte nostra e sarebbe un’illusione credere che aspetteranno ancora a lungo le nostre decisioni». La prima cosa da fare, «così come ha fatto Bersani rivendicando alla sinistra la legittimità a governare. così dobbiamo con orgoglio rivendicare un grande partito di centrodestra», sostiene Bianconi. Con o senza i centristi di Casini e Montezemolo è da vedere, spiega il parlamentare: «Se Casini dice che bisogna andare avanti con l’agenda Monti, allora non ci siamo. Noi ci rivolgiamo a un elettorato moderato che non ne può più di scelte economiche dettate dalla finanza internazionale e che vuole rimettere mano alle riforme di Monti». Andrea Augello Il centrodestra Gli scenari politici dopo l’affermazione di Bersani nell’analisi dei parlamentari «Nessun veto dal Cav ai ritocchi del Porcellum» Per il vicepresidente vicario dei senatori Pdl, Gaetano Quagliariello, non c’è nessun veto di Silvio Berlusconi a riformare il Porcellum come invece emeregerebbe da alcuni retroscena. Parlando con i giornalisti al Senato, dove ieri s’è riunita la prima commissione, Quagliariello ha replicato così a chi gli domanda se Berlusconi sia contrario a licenziare un nuovo testo di legge elettorale: «A noi non l’ha mai detto, penso che innanzitutto l’avremmo saputo noi». Per quanto riguarda la possibilità di un accordo con il Pd sulla questione più “spinosa”, quella del premio, Quagliariello si limita a dire: «Siamo fermi all’ultima proposta avanzata da Roberto Calderoli». 4/12/2012 martedì 4/12/2012 martedì primo piano Lo scontro Tesi a confronto Napolitano-pm, oggi la Consulta decide sul conflitto Secolo iornata centrale, oggi, per la risoluzione del conflitto d’attribuzione tra poteri dello Stato sorto tra il Quirinale e la procura di Palermo. La Consulta terrà l’udienza pubblica per esaminare da una parte il ricorso promosso dal capo dello Stato Giorgio Napolitano dopo che sono state intercettate alcune sue conversazioni telefoniche con l’ex mi- G nistro Nicola Mancino, le cui utenze erano state messe sotto controllo dai pm che indagano sulla presunta trattativa Stato-mafia; e dall’altra per valutare le controdeduzioni dei magistrati palermitani. Poi dovrà decidere e non è escluso che l’esito sia reso noto oggi stesso, mentre ci vorrà sicuramente qualche giorno prima che la sentenza venga depositata. Ecco a confronto alcune posizioni delle parti come emergono dagli atti depositati. Il ricorso del Colle per i pm è inammissibile perché si rivolge «non nei confronti dell’autorità giudicante alla quale» «spetta in via esclusiva il potere di disporre la distruzione di intercettazioni», ma alla procura, cioè ai pm, «che di quel potere non dispone». Solo il gip, previa udien- za, può disporre la distruzione dei nastri. Per il Colle invece le intercettazioni del capo dello Stato «pur se indirette e fortuite, sono illegittime, perché effettuate in violazione» dell’articolo 90 della Costituzione sull’irresponsabilità del capo dello Stato. Ne discende una «inutilizzabilità assoluta». Anche la legge 219 del 1989 dice che il presidente è intercettabile solo se 3 «la Corte costituzionale ne abbia già disposto la sospensione dalla carica». I nastri vanno distrutti applicando l’articolo 271 del codice di procedura penale sulle intercettazioni vietate: se vale per le intercettazioni di avvocati, confessori, medici, vale a maggior ragione per il capo dello Stato: in questo caso il giudice dispone la distruzione. Matteo Renzi è tornato a fare il sindaco di Firenze Day after Finita la conta dei voti, inizia la partita a scacchi delle alleanze interne al centrosinistra Primarie, inizia la corsa alle poltrone di governo Bersani offre a Renzi di entrare “in squadra” ma scoccano le prime scintille tra il segretario e Vendola: «Nichi deve cedere sovranità». La replica: «La sinistra conta di più» Désirée Ragazzi el day after delle primarie, che hanno incoronato Pier Luigi Bersani candidato premier del centrosinistra e relegato Matteo Renzi al ruolo di sindaco di Firenze, per il Pd nascono nuove difficoltà interne ed esterne al partito. Prima fra tutte quella di gestire i voti di Renzi, ma anche quella di frenare le spinte in avanti di Vendola. Le future scelte di Bersani sono condizionate innanzitutto da quel 39,4 % di voti ottenuti dal giovane sindaco. Una percentuale alta che sicuramente non può essere archiviata come se nulla fosse. A mettere i paletti è stato lo stesso N Letta: «Dalla gestione di questa vittoria dipende la prossima. Metto le mani avanti: nessuno inizi a fare liste di ministri o di proscrizione» Renzi che, pur ammettendo a caldo di aver perso, ha anche detto chiaramente ai suoi sostenitori che ci sono «tutte le ragioni per rallegrarsi, avevamo il 2% dei parlamentari, abbiamo preso molto di più...». Posizione confermata anche ieri. Al di là della sconfitta alle primarie, ha detto, «il risultato politico c’è comunque, sia che avessi perso 55 a 45, 66 a 34 o 59 a 41». Il punto adesso è proprio quello: stabilire quanto valgono in termini di poltrone i voti di Renzi. E infatti ieri, a poche ore dalla conclusione del ballottaggio delle primarie, si è cominciato a discutere dietro le quinte e a trattare su quella che dovrà essere la fu- I sopravvissuti D’ALEMA «Ha vinto Bersani, ha vinto colui che ha saputo presentarsi come la personalità più unitaria che ha indicato la via di un rinnovamento che non distrugge. Per quanto mi riguarda, posso dare una mano a Bersani e gliela darò». MARINI «Bersani ha vinto perchè come premier era il più credibile e questo senza togliere nulla a Renzi. In un possibile asse Bersani-Vendola al governo ci saranno frizioni certo ma, ribadisce Marini, non prevedo la riedizione di quello che successe nel 2006 con l’Unione. Hanno firmato un patto e un impegno, non mi pare una grande difficoltà" la differenza di visioni». Gli arancioni «Bersani deve cambiare...» E De Magistris già detta le condizioni ai Democrat er realizzare un’alleanza tra il Movimento arancione e il Partito Democratico serve «un cambiamento radicale nei contenuti politici» da parte del segretario Pd Bersani appena uscito vittorioso dalle primarie. A esprimere la posizione degli arancioni, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris a margine della presentazione del nuovo Frecciarossa 1000. «Per una eventuale alleanza - ha spiegato De Magistris - dobbiamo vedere quali saranno i contenuti politici proposti dal Pd perchè se sono quelli di oggi e di ieri, allora il dialogo per un’alleanza politica è impensabile. Aspetto - ha aggiunto - di vedere quale sarà il linguaggio di Bersani». Il primo cittadino di Napoli chiede a Bersani «un cambiamento forte, radicale, una svolta nei contenuti». Un cambiamento cui potrebbe seguire «l’apertura di una discussione - ha detto De Magistris - così come si fa in politica». Secondo il sindaco di Napoli “le nostre idee sono maggioranza nel Paese”. «Se vogliamo combattere per vincerle, le elezioni, io ci sto: e per farlo è indispensabile crederci». P tura squadra. Renzi ha annunciato che non chiuderà i comitati e si è mostrato aperto a collaborare col vincitore: «Noi daremo una mano e per quello che mi riguarda darò una mano da militante del Pd e da sindaco di Firenze». E si mostrato anche disponibile sul tema alleanze che lo ha diviso da Bersani. «Avessimo vinto noi, non avremmo fatto l’accordo con Casini, ma se Bersani vorrà fare un accordo con Casini, io sarò leale con gli schieramenti che farà il segretario che ha vinto». Numeri alla mano molti si rendono conto di non poter fare a meno di Renzi. In primis lo stesso neocandidato premier: «Renzi è stato protagonista di questa bella avventura. Ci ha messo energia e freschezza. È un risorsa, come lo siamo tutti, in questo grande squadrone». Posizione confermata anche dal vicepresidente del Pd Enrico Letta che riconosce l’importante ruolo giocato dall’avversario Renzi: «Bisogna assolutamente non disperdere questo milione di persone che hanno partecipato alle primarie, e che magari non avevano mai partecipato alle nostre cose». Ma a sottolineare l’importanza del risultato di Renzi è Roberto Reggi coordinatore delle primarie del sindaco: «Siamo riusciti a coinvolgere più di un milione di persone e non sono uno scherzo. Avevamo il 2 per cento dei segretari provinciali e regionali del Pd e il 2 per cento dei parlamentari del Pd e siamo riusciti a coinvolgere 40 per cento dei voti. Evidentemente l’apparato qualche problema di collegamento con il territorio ce l’ha». Quale sarà la forma di collaborazione tra i due big ancora non si sa. Certamente co- I votanti Tre milioni Matteo ottiene in Toscana il 54% A chiusura dei numeri inviati dai coordinamenti provinciali e regionali, nel pomeriggio di ieri, sono stati 2.816.615 i votanti al ballottaggio delle primarie. Bersani ha ottenuto il 60,96% e Matteo Renzi il 39,04. In Toscana sono stati circa 398mila gli elettori. In calo rispetto al primo turno quando furono 432mila. Confermata l’affermazione del rottamatore in Toscana, unica regione italiana, dove ha raggiunto il 54,75%, Bersani che si è fermato al 45,25%. me era stato anticipato da Bersani negli ul- dar per evitare che presenti il conto del suo timi giorni prima del ballottaggio non ci consenso quando si faranno le liste elettosarà il ticket con Renzi. E Lino Paganelli, rali. delegato del sindaco non si scompone: Il candidato premier del centrosinistra de«Renzi dice quello che pensa e fa quello ve cercare di contenere anche Nichi Venche dice. E lui fa il sindaco di Firenze. So- dola e tra i due scoppiano subito le prime no sereno, non penso che ci saranno pri- scintille. Per quel che riguarda l’alleanza di gionieri: non conviene a nessuno fare la governo tra Pd e Sel avverrà nel segno «del battaglia interna per cancellare gli sconfit- civismo» non sarà un esecutivo «da mati perché questa pluralità è una ricchezza». nuale Cencelli». Assicura che sarà «un goMa nel partito al di là dei numeri di Renzi verno aperto con la testa». Nichi Vendola c’è un gran fermento. Massimo D’Alema dal canto suo sostiene che «il voto delle ufficialmente si tira fuori e afferma di non primarie per Bersani ha dato un segno ricandidarsi. Già da qualche settimana è marcatamente di sinistra. La Carta degli ininfatti stata ventilatenti archivia il gota l’ipotesi che posverno Monti e le sa andare a ricopri- Roberto Reggi: «Avevamo il 2% primarie sono state re il ruolo di mini- dei segretari provinciali e regionali la sepoltura del stro degli Esteri. Un del Pd e il 2% dei parlamentari Monti bis». Bersani incarico che avreb- del Pd, ora abbiamo 40% dei voti» però intervenendo be anche l’ok di a Porta a Porta chiaVendola. Rosi Bindi, dal canto suo, rimet- risce: «Vendola non è affatto ininfluente te nelle mani del partito la decisione se ma il patto che abbiamo fatto comprende candidarla o meno. Ma rumors dicono che sui punti essenziali la cessione di sovranianche lei aspirerebbe a un ruolo. Bersani tà, cioè il fatto che si decida a gruppi conperò frena: «Quando parlo di governo del giunti». Problemi con l’Europa visto che cambiamento intendo un cambiamento Vendola chiede discontinuità con Monti? di contenuti e di programmi, delle cose da «Io – risponde Bersani – ho governato con fare, ma anche di una nuova generazione Ciampi, Padoa-Schioppa, Prodi, Visco. in campo, fatto di nuove persone». E Letta Come si fa a non sapere che siamo stati noi rafforza le parole di Bersani: «Dalla gestio- a portare l’Italia nell’euro? E adesso dobne di questa vittoria dipende la prossima. biamo essere noi a portarla fuori? Si guarMetto le mani avanti: oggi nessuno inizi a di il resto del paesaggio politico italiano e fare liste di ministri o di proscrizione». si rifletta se non sia il caso di cercarci a noi Un altolà anche a quanti sono tentati, do- per mettere in sicurezza il Paese». «Monti po la riuscita delle primarie, a dare per all’economia, Vendola al Lavoro. Diverscontata la vittoria alle elezioni e a quanti tente, no?», lo punzecchia Vespa. «Lei è una avrebbero voglia di far sparire Renzi dai ra- persona spiritosa...», replica Bersani. Le regole Il comico non ha potuto votare. Come è accaduto anche a Nando Dalla Chiesa Gli speranzosi PASSERA «Con Bersani si siami scambiati un messaggino. Bersani raggiunto un risultato di grande soddisfazione personale». OLIVIERO (ACLI) «Facciamo i complimenti a Bersani e ci auguriamo che il suo percorso riesca nella direzione di dare all’Italia una stabile ed equilibrata maggioranza e un buon governo, spero si aprano prospettive di intesa utili per il Paese». Verdone messo alla porta tuona contro la nomenklatura l braccio di ferro tra Bersani e Renzi sulla possibilità di ammettere al ballottaggio anche chi non era riuscito a votare al primo turno ha prodotto la prima vittima illustre: Carlo Verdone. Il regista romano che fa parte da sempre del mondo della sinistra e non può certo esser sospettato di essere «un infiltrato» si e visto rifiutare la sua motivazione per non aver votato al primo turno: un incidente con la sua moto. Il “niet” lo ha ricevuto dalla storica sezione di via dei Giubbonari, che ai tempi del Pci era un forte punto di aggregazione per la zona di campo dei Fiori, piazza Farnese e vie limitrofe. È lo stesso regista a raccontare l’episodio al Secolo XIX. «Ero andato pure due volte sabato - dice Verdone - portando le giustificazioni necessarie, vale a dire un certificato medico e, in più, la carta d’imbarco per Madrid dove da mercoledì a venerdì ha presentato il film «Posti in pie- I di in Paradiso» uscito nelle sale italiane in primavera. «Non sono un furbastro dell’ultimo minuto - protesta Verdone - questo modo di fare non mi piace. Come se dicessero: è una cosa nostra». «Sono dispiaciuto, anzi arrabbiato. Defraudato di un diritto, come cittadino. Non saprei dire se voterò ancora Pd» conclude Verdone. Ma c’è anche un’altra vittima eccellente delle regole bersaniane sulle primarie, lo storico esponente del Pd Nando Dalla Chiesa, che ieri sul “Fatto” ha denunciato quel sistema di burocrazia che gli ha impedito di votare. «Certo se avessi votato al primo turno avrei potuto farlo anche oggi. Ma al primo turno non ho votato. ... Poi, per scrupolo e per costume, ho deciso di votare al ballottaggio, mai immaginando che questo fosse precluso a chi ha la tessera del partito. Dirò la verità: pensavo ingenuamente che il dibattito sulle esclusioni riguardasse gli esterni, visto che mai, ma proprio mai, nel Carlo Verdone è polemico con i vertici del Pd dibattito decennale sulle primarie si era messo in dubbio che vi potessero partecipare gli iscritti ai partiti interessati. Da dove, se no, bisognerebbe partire? Quale dovrebbe essere la base irrinunciabile della decisione? Invece non è così. E qui, precisamente qui, sta la lesione di democrazia prodotta dalle famose “regole”. Perché diversamente dalle azioni di una società petrolifera, la tessera non dà degli utili, dà solo un diritto di partecipare alle scelte del partito. Per questo è preziosa....». primo piano 4 Il 12 dicembre il primo tweet del Pontefice account è @pontifex_it, il 12 dicembre la data, la fede il primo tema twittato. Bianco e giallo i colori iconici, nessuna fotina di papa Ratzinger. Il Papa «sbarca» su twitter e il Vaticano, con una conferenza stampa tenuta da tutto il suo staff mediatico, svela quanto ancora restava da svelare dell’annunciato arrivo tra i «cinguettatori» del papa teologo, che ha fiducia nelle nuove tecnologie e invita a coglierne tutte le opportunità, ma di suo continua a scrivere a penna con calligrafia minuta. L’account @pontifex è stato preferito al ventilato @BenedictusPPXVI, perchè è un nome collegato al mandato papale, ma vuol dire anche «costruttore di ponti». Per ora si va in sette lingue, arabo compreso, e cambia la sigla paese (per l’Italia ad esempio è @pontifex_it), ma si pensa già ad ampliare il numero delle lingue usate. Papa Ratzinger avrà dei «followers» ma a sua volta non sarà un «following», cioè non seguirà nessuno. Del resto nessuno ha mai pensato che Benedetto XVI volesse mettersi a twittare sui suoi casi personali e le sue letture preferite o «postare» le sue foto, e approda su twitter in assoluto spirito di servizio. Quell’«eccezionale comunicatore» che fu san Paolo, ha spiegato il Papa durante l’udienza generale di mercoledì scorso, non cercava «schiere di ammiratori», bensì di portare quante più persone a Cristo, e lo stesso tenterà di fare lui anche usando twitter. Così al Papa si potranno rivolgere domande, approfittando di #askpontifex, quello che nel gergo di twitter è un «hastag», e che fino al 12 dicembre è pronto a ricevere quesiti su «questioni relative alla vita di fede». Il primo tweet verrà lanciato personalmente da Joseph Ratzinger, il prossimo 12 dicembre, al temine della udienza generale. Dopo il lancio pubblico e personalizzato, Benedetto XVI non si occuperà più materialmente dell’invio dei suoi tweet, per il quale ci sarà una struttura specifica e un computer dedicato solo a quest’uso. Inizialmente i tweet verranno pubblicati in occasione della udienza generale del mercoledì, ma in seguito, potranno avere frequenza maggiore. Verranno «cinguettati» brani di catechesi del mercoledì, degli Angelus domenicali, ma anche di omelie o appelli papali su temi internazionali. Il tutto, come vuole la dura legge di twitter, in 140 battute, non una di più. Sintesi e concisione, che nel social network portano a volte ad essere un pò tranchant. Ma visti i temi e la formula è difficile che il Papa incorra in questo inconveniente. Il Vaticano ha grande fiducia in questa iniziativa, - e del resto ieri sul canale inglese sembra superino i centomila i contatti per Benedetto XVI - e per presentarla ai giornalisti ha radunato l’adviser per la comunicazione della segreteria di Stato Greg Burke, il presidente del Pontifico consiglio per le comunicazioni sociali mons. Claudio Celli con il suo vice mons. Paul Tighe, il direttore dell’Osservatore romano Giovanni Maria Vian, il direttore del Social innovation per Twitter, dottoressa Claire Diaz-Ortiz, e il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. I dissidenti E Tavolazzi si fa 20 domande... Minacce e insulti on line, l’epurata Salsi ha paura e presenta una denuncia L’ alentino Tavolazzi non demorde sulle regole e, in occasione delle primarie dei parlamentari a 5 Stelle, pone «20 domande per Casaleggio» sul voto. Una spina nel fianco per Grillo, anche ieri che il comico, con cui Tavolazzi è in rottura prolungata, era impegnato a far debuttare le sue primarie on line. Le prime domande sono sul portale dove si vota: «chi sono gli amministratori del Portale», come vengono scelti, «dove è fisicamente il server? Chi ha accesso alle informazioni sensibili? Quali sono le metodologie di sicurezza?». Poi su chi ha diritto al voto: quanti sono gli iscritti e quanti «operano regolarmente? Come sono suddivisi per regione e provincia?». Quindi il voto in sè, per «garantire trasparenza», e sapere «chi certificherà che V le votazioni sono libere, reali e che il conteggio sarà corretto. I verbali dei risultati come verranno resi pubblici? Si prevedono ‘terze partì abilitate al controllo?». E «come verranno proclamati gli eletti? Vi sono state deroghe per la scelta dei candidati?». Tavolazzi teme poi l’attacco di “hacker”: «Nel caso di problemi di accesso o di attacco hacker, come si pensa di rendere possibile il voto?». Ed eventuali contestazioni: «Sarà possibile per tutti i cittadini verificare le operazioni di voto? Nel caso di controversie o ricorsi chi e come si deciderà? Ogni votante avrà una certificazione dell’avvenuto voto verificabile in ogni momento?». Quindi la privacy: «Le informazioni sul voto essendo dati estremamente sensibili, da chi verranno gestite, archiviate e rese inaccessibili?». E 4/12/2012 martedì chiude tornando a criticare «la struttura di comunicazione che sarà destinataria dei fondi dei gruppo parlamentari». Un’altra “epurata” eccellente, Federica Salsi, è alle prese con i problemi legati alla sua espulsione dal movimento. E con le minacce. «Prego per la tua morte politica e no», è una delle frasi postate sulla pagina Facebook della consigliera comunale a 5 Stelle nel mirino di Grillo dopo la partecipazione a “Ballarò”. Minacce che l’hanno spinta a presentare una denuncia alla Procura di Bologna. «Il contenuto dei commenti, per il linguaggio utilizzato volgare e scurrile, per i riferimenti del tutto indebiti alla mia famiglia e ai miei figli, per le minacce di morte in essi contenute, mi hanno profondamente turbato», scrive la Salsi nella denuncia. La homepage del blog di Grillo dove è possibile votare per le parlamentarie Il debutto Disagi e polemiche nella prima giornata di consultazioni elettorali sul web Grillo, flop delle primarie “bulgare” Sito in tilt ma voto concesso solo ai vecchi iscritti. Sul blog la rivolta degli esclusi: altro che democrazia diretta, questa è tirannia Priscilla Del Ninno i chiudono le primarie, si aprono le parlamentarie: naturalmente on line, in puro stile grillino. Le urne virtuali sono aperte da ieri, e fino al 6 dicembre, ma solo per chi risulta iscritto al 30 settembre al sito del Movimento 5 Stelle. Le regole sono poche e sulla carta sembrano anche abbastanza chiare: i voti vanno espressi con un click, senza che sia richiesto alcun contributo economico agli elettori. I votanti possono attribuire tre preferenze ai candidati della loro circoscrizione ma, considerando che, in media, ognuno dei grillini scesi in campo ha girato un video promozionale della durata di almeno tre minuti – nel segno della più smaccata S Nel centro del mirino le regole delle primarie del M5S: centinaia di post lamentano norme troppo stringenti e difficoltà ad arruolarsi democrazia diretta rivolta agli internauti, i video postati per chiedere il voto degli attivisti variano dai girati professionali, con colonne sonore ed immagini attentamente studiate, a filmati autoprodotti con webcam fisse – moltiplicando la durata per 1400 aspiranti parlamentari, si ottiene che per visionare tutte le videocandidature per le prossime elezioni politiche del 2013 occorrerebbero almeno 70 ore di tempo: come a dire che ciò che scandirà la riuscita o l’insuccesso delle parlamentarie grilline sarà anche la dedizione informatica e la pazienza internetica dei follower votanti. A dettare norme digitali, regole movimentiste e precetti morali, neanche a dirlo, Beppe Grillo dal suo blog, dove, tra un ammonimento e un’invettiva, si legge: «Il voto è individuale e bisogna evitare che sia pilotato da fantomatiche assemblee o comitati, entrambi esclusi categoricamente dal Non Statuto. Dobbiamo evitare – proseguono le istruzioni per l’uso delle votazioni online – la replica delle congreghe partitiche su base locale crea- te per favorire uno o più candidati a scapito di tutti gli altri. Chi cercherà di pilotare il voto – conclude il bugiardino elettorale – sarà diffidato e escluso dalle votazioni, sia che si tratti di candidato che di votante». E nell’era di Internet, moderno strumento di democrazia diretta e tecnologico deus ex machina a cui richiedere vaticinii elettorali e dedicare propiziatori riti propagandistici, il web traduce il vecchio comizio di strada in forum aperti sulla piazza elettronica, attorno alla quale si radunano elettori e candidati in una community rigidamente controllata dal capopopolo digitale che organizza e disciplina – tra consigli irriverenti e autoritari diktat - da dietro le quinte di blog e social network. Una democrazia sulla carta aperta, e invece nei fatti riservata solo agli utenti registrati, tanto che a urne appena aperte, tra disguidi e contrattempi, c’è stato chi si è polemicamente lamentato delle votazioni riservate solo agli iscritti: «Parlano tanto di democrazia dal basso – si leggeva in un post – e sulla partecipazione dei cittadini e poi fanno parlamentarie online e a porte chiuse». Però, tanto per avvalorare l’illusione di democrazia diretta di matrice digitale, già dopo poche ore dall’inizio delle parlamentarie che si chiuderanno giovedì, l’establishment movimentista faceva sapere che su Youtube è possibile vedere i volti e ascoltare le voci di quelli che potrebbero essere i futuri deputati e senatori a 5 stelle. Una facciata accattivante che però non riesce ad occultare ad arte retroscena ben più caotici e confusionari, se è vero come è vero che le ELOGI ANCHE AI METODI GRILLINI La Chiesa benedice le urne L’Osservatore romano: «Le ultime consultazioni elettorali dimostrano volontà di partecipazione» Il risultato delle primarie, così come l’affermazione del movimento di Beppe Grillo, dimostra la volontà di partecipazione alla vita politica e democratica diffusa nel Paese; allo stesso tempo il buon risultato di Matteo Renzi denota la spinta al cambiamento anche all’interno della stessa sinistra. È quanto scrive oggi l’Osservatore romano commentando il risultato delle primarie del centrosinistra. «Dal Paese – si legge sul quotidiano vaticano – e il successo delle primarie lo dimostra, si alza una grande richiesta di partecipazione e di un ritorno della politica, che peraltro spiega in parte anche la nascita del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo». Movimento proprio in questi giorni al banco di prova delle parlamentarie, che evidenzia quanto sottolineato dall’Osservatorio romano: a suon di post, infatti, emerge la voglia di arruolarsi e la difficoltà a tradurlo in pratica. Non è un caso allora se uno degli innumerevoli post di lamentale che ieri hanno invaso siti e forum, lamentava: «C’è chi segue il Movimento 5 Stelle da cinque anni, virtualmente e “fisicamente”, eppure resta fuori dalla corsa. Caro Grillo è frustrante!»... parlamentarie indette per iniziare la corsa dei grillini alle politiche, hanno scatenato polemiche procedurali e accese diatribe nel merito già ai blocchi di partenza. E a dimostrazione che “tutto il mondo è paese”, dalla politica tradizionale celebrata con le primarie del centrosinistra, a quella movimentista inaugurata dal battesimo delle parlamentarie grilline, nel centro del mirino finiscono ancora una volta le norme chiamate a regolamentare candidature e espressioni di voto: la rivolta – nel caso del M5S – va in onda naturalmente sul portale di Grillo, finestra sul Movimento, con centinaia e centinaia di post che si susseguono per lamentare regole troppo stringenti e difficoltà ad arruolarsi. «Caro Grillo è frustrante! E non è neanche bello vedere che i votanti abilitati sono poco di più dei candidati», lamenta un grillino tra i tanti che nelle ultime ore hanno espresso il loro dissenso sul web. Per non parlare delle innumerevoli lamentele che molti utenti hanno affidato a diversi forum, indirizzate a segnalare un sistema sin dall’inizio, nel primo giorno di votazioni online, andato in tilt più e più volte, con il sito paralizzato probabilmente dai troppi accessi e che funziona a rilento. Ma gli interventi più caldi riguardano le regole del voto. «Bella decisione del cavolo – scrive un’internauta – permettere il voto solo agli iscritti all’M5S entro il 30/09/2012. Capisco che è una decisione presa al fine di evitare brogli, ma una soluzione si poteva sicuramente trovare. Trovo che sia una grande discriminazione verso chi si sta avvicinando al movimento solo ora e anche verso chi si è iscritto ma non ha inviato i documenti. Anche perché, parliamoci chiaro, viste le ultime vicissitudini di alcuni militanti dell’M5S i brogli sono più probabili dall’interno che dall’esterno». Una delle tante dimostrazioni che il sintomo delle epurazioni di Favia e della Salsi – che tanta disaffezione hanno generato in seno al movimento – può conclamare il germe di un virus antidemocratico che rischia di endemizzare scelte e modalità di applicazione anche di questa tornata elettorale digitale. 4/12/2012 martedì primo piano Secolo 5 CROLLA IL MERCATO Crisi dell’auto Giù del 20 per cento le immatricolazioni Non si ferma il crollo del mercato automobilistico: a novembre i dati diffusi dalla Motorizzazione mostrano immatricolazioni per 106.491 autovetture, con un calo del 20,1% rispetto allo stesso mese del 2011, quando furono 133.284. I dati mostano un peggioramento rispetto a ottobre, quando sono state invece immatricolate 117.322 autovetture, -12,06% sull’ottobre 2011. Dall’inizio dell’anno le immatricolazioni sono state 1.314.868 (19,72% sulle 1.637.812 registrate nello stesso periodo del 2011). Più limitato il calo sul mercato dell’usato: a novembre infatti sono stati registrati 374.122 trasferimenti di proprietà con una variazione di -4,27% rispetto allo stesso mese 2011. Limitato,ma sempre grave, il calo della Fiat: le nuove immatricolazioni in Italia di Fiat Group Automobiles a novembre sono diminuite del 16,5% a 31.649 unità, contro le 37.924 di un anno fa. Bene invece per Chrysler Canada, che ha annunciato il 36° mese consecutivo di crescita delle vendite. Scaroni in Iraq Il premier iracheno, Nuri al-Maliki, e l’ad dell’Eni, Paolo Scaroni, si sono incontrati ieri a Baghdad per discutere delle attività del gruppo petrolifero nel Paese. Scaroni, informa una nota, «ha confermato l’impegno e la presenza della società nel Paese». Scaroni ha aggiornato il primo ministro sulle attività di sviluppo del giacimento super giant di Zubair e ha confermato l’impegno e la presenza della società nel Paese. Le parti hanno fatto il punto sullo stato di sviluppo del settore degli idrocarburi iracheno, sulle sue potenzialità e sulle opportunità da sviluppare congiuntamente. Taranto La procura sta valutando se chiedere al giudice che sia proposta una questione di legittimità costituzionale del dl o sollevare conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato Studio La redditività soffre Firmato il decreto “salva Ilva” Le aziende familiari aumentano, ma le entrate non tengono il passo I sindacati lanciano l’allarme: nei prossimi giorni partiranno le lettere della cassa integrazione per i dipendenti dell’area a freddo La definizione “salva Ilva” non piace neanche al ministro della Salute Renato Balduzzi: «Diospiro di sollievo per tutti i dipendenti re che un decreto costruito così è fatto per saldell’Ilva: il Presidente della Repubblica, vare l’Ilva, mi sembra davvero vivere in un alGiorgio Napolitano, ha firmato in sera- tro mondo», è una «lettura fuori dalla realtà», ta il decreto del governo sull’Ilva, recante «di- ha infatti affermato a RadioUno. Se qualcosa sposizioni urgenti a tutela della salute, del- «salva questo decreto - ha sottolineato Ball’ambiente e dei livelli di occupazione in caso duzzi - è al tempo stesso l’ambiente, la salute di crisi di stabilimenti industriali di interesse e il lavoro». All’Ilva, ha precisato il ministro, strategico nazionale». «il decreto impone: un sistema di prescrizio«È opportuno che noi non ci pronunciamo. ni ancora più rafforzato; una previsione di La questione è complicata». Così il procura- sanzioni pesantissime nell’ipotesi di mancatore di Taranto, Franco Sebastio, ha risposto ta osservanza delle prescrizioni; la figura di in mattinata ai giornalisti che gli chiedevano un garante come funzione pubblica neutrale se ci fossero decisioni sulle strade che la ma- chiamata ad andare a verificare e proporre al gistratura intende inParlamento e al gotraprendere sul deverno le misure necreto legge sull’Ilva. Il Il ministro Balduzzi: più che salva cessarie e, sullo sfondecreto cosiddetto stabilimento, il nostro provvedimento do, rappresenta an“salva Ilva” è stato salva l’ambiente, la salute e il lavoro che la possibilità di approvato nei giorni ulteriori interventi scorsi dal consiglio dei ministri e in queste dei pubblici poteri che vadano a toccare - ha ore è alla firma del presidente della Repub- concluso - le regole sulla conduzione delblica, Giorgio Napolitano. La procura ionica l’amministrazione straordinaria e sia un insta valutando due strade: chiedere al giudice tervento sulla stessa proprietà». Dello stesso che sia proposta una questione di legittimità tenore le recenti dichiarazioni a un quotidiacostituzionale del decreto legge o sollevare no da parte del ministro dello Sviluppo Corconflitto di attribuzione tra poteri dello Stato rado Passera, che difende il decreto del goin relazione allo stesso decreto. L’occasione verno: «Mi auguro che i magistrati capiscano potrebbe essere l’udienza del 6 dicembre che i loro obiettivi e i nostri non confliggono, prossimo dinanzi al tribunale del riesame ma coincidono. C’è una volontà comune che sulla richiesta dell’Ilva di dissequestrare il pro- è quella di tutelare la salute e di salvare il ladotto finito e semilavorato giacente sulle ban- voro di tutti. Noi non vogliamo vanificare le chine del porto, al quale sono stati posti i si- sentenze dei tribunali né ledere la maestà del gilli il 26 novembre scorso. Al procuratore Se- potere giudiziario. Vogliamo solo trovare una bastio è stato anche chiesto come si stia af- soluzione condivisa, nel rispetto del diritto». frontando la questione: «Siamo cinque colle- Passera ribadisce che il decreto varato dal goghi - ha risposto - che lavoriamo». verno rispetta «è costituzionale». «Noi - preDomenico Bruni S “Patron” Ilva Emilio Riva Domani l’interrogatorio Si svolgerà domani l’interrogatorio di garanzia di Emilio Riva, l’86enne patron dell’Ilva di Taranto, sottoposto il 26 novembre, per la seconda volta in 4 mesi, agli arresti domiciliari nell’ambito di una delle inchieste della Procura del capoluogo jonico. L’esame si svolgerà quasi certamente per rogatoria in Lombardia dove risiede. Le accuse nei suoi confronti sono di associazione a delinquere, concorso in corruzione in atti giudiziari, falso. cisa - abbiamo un profondo rispetto della magistratura e siamo convinti che i giudici finora abbiano fatto al meglio il loro dovere». Ma «non siamo d’accordo» sul fatto, come sostengono alcuni magistrati, che «non sia possibile fare la bonifica e il risanamento aziendale mentre gli impianti sono in funzione. Se l’azienda spegne gli impianti per fare la bonifica, muore e non può più rinascere, a esclusivo vantaggio dei concorrenti che gli portano via il mercato. E questo non lo possiamo permettere, perché oltre alla tragedia ambientale esploderebbe un enorme dramma sociale. Chiediamoci cosa sarebbe successo all’Italia senza il nostro intervento». «Abbiamo fatto la cosa giusta - osserva il ministro - e l’abbiamo fatta in tempi di record. Con un presupposto fondamentale: non ci deve mai essere una contrapposizione fra la salute e il lavoro». Passera aggiunge: «Politicamente e psicologicamente ci ha aiutato il fatto che il giorno prima del Consiglio dei ministri abbiamo avuto l’incoraggiamento da tutte le parti sociali. Ed è fondamentale che non venga meno anche nei prossimi mesi». Ilva intanto replica a notizie diffuse da organi di informazioni sulla sicurezza nello stabilimento, sottolineando «che si tutelerà in tutte le sedi, anche legali». Ilva ricorda in una nota che «ha ottenuto proprio pochi giorni fa, il 14 novembre, al tavolo tecnico presso la Prefettura di Taranto, unanime riconoscimento da parte di tutte le autorità per il lavoro di miglioramento della sicurezza nello stabilimento». «Un impegno - aggiunge - che ha permesso dal 2005 a oggi di ridurre gli infortuni del 60% grazie a importanti investimen- ti e a una formazione continua e costante». All’Ilva intanto parte la cassa integrazione: «L’Ilva sta per consegnare le lettere sulla cassa integrazione ai dipendenti dell’area a freddo. Potrebbe farlo domani o dopodomani. Oggi scadeva la procedura annunciata, ma non sappiamo quanti lavoratori saranno interessati». Lo dice il segretario generale della Fim Cisl, Mimmo Panarelli. «L’azienda - aggiunge - ci aveva convocati per mercoledì, ma abbiamo chiesto di anticipare l’incontro a domani e attendiamo una risposta. Dovremo discutere anche della cassa integrazione disposta per 1031 lavoratori dell’area a caldo a causa dei danni provocati dalla tromba d’aria. Scade oggi, ma alcuni impianti non sono stati ancora ripristinati e potrebbe essere prolungata». Intanto il gip del Tribunale di Taranto Patrizia Todisco ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata da Girolamo Archinà, ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva. Questi è stato arrestato il 26 novembre scorso per corruzione nell’ambito dell’inchiesta “Ambiente svenduto”. Archinà era stato licenziato tre mesi fa dall’azienda dopo che, dall’inchiesta per disastro ambientale, era emerso un episodio di presunta corruzione che coinvolgeva l’ex consulente della procura Lorenzo Liberti, al quale Archinà avrebbe consegnato una busta contenente la somma di 10.000 euro in cambio di una perizia “addomesticata” sull’inquinamento dell’Ilva. Lo stesso Liberti e l’ex presidente dell’Ilva Emilio Riva sono ai domiciliari. La detenzione in carcere è stata disposta dallo stesso gip per il vicepresidente di Riva Group Fabio Riva, tuttora irreperibile, e l’ex direttore dell’Ilva di Taranto Luigi Capogrosso. Incremento Il tasso passa dal 7,6% del 2011 a oltre il 23,5% a metà del 2012 Grecia, la disoccupazione più che triplicata in un anno Giovanni Trotta l tasso di disoccupazione in Grecia è destinato a salire e «a raggiungere e superare il 26 per cento nel 2013 e nel 2014» soprattutto a causa di una recessione mai vista in tempi di pace, secondo quanto prevede la Banca Centrale nel suo rapporto semestrale. «La disoccupazione ha visto un incremento esplosivo, passando dal 7,6% nel 2011 a oltre il 23,5% a metà del 2012 e tale incremento è destinato a proseguire», sostiene ancora la Banca Centrale. Berlino intanto mette le mani avanti: gli altri Paesi sotto programma come Irlanda e Portogallo non dovrebbero chiedere «condizioni alleggerite per i prestiti», come quelle che sono state concesse alla Grecia, I SECONDO LA STAMPA ATENIESE Conti all’estero La madre del leader socialista Papandreu avrebbe depositato soldi in Svizzera Ci sarebbe anche Margaret Papandreou, la madre dell’ex premier socialista George, fra i 2.059 greci che hanno un deposito nella succursale della banca HSBC di Ginevra, in Svizzera, e sul suo conto ci sarebbero 550 milioni di euro. Il condizionale è d’obbligo anche se - come ha scritto il diffuso quotidiano ateniese “To Vima” - Nikolaos Lekkas, dirigente della Guardia di Finanza ellenica, ha detto che il conto risulta intestato a una impiegata statale di nome Maria Panteli ma «dietro al più grosso deposito della lista c’è la signora Margarita Papandreou». La Papandreou ha seccamente smentito. perché Atene «è un caso unico»: lo ha detto il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble al Parlamento Ue. Il ministro ha aggiunto che «l’economia della Grecia sta subendo una trasformazione come quella che 20 anni fa subirono i Paesi dell’ex Patto di Varsavia». Comunque, a differenza delle notizie stampa di domenica, non ci sarà nessun taglio del debito per Atene. Il portavoce del go- verno tedesco Steffen Seibert corregge il tiro rispetto a un’affermazione di Angela Merkel rilasciata alla “Bild am Sonntag”, generalmente compresa dai media come una sostanziale apertura alla possibilità di un taglio del debito per la Grecia a partire dal 2014. Seibert ha parlato di «interpretazioni fantasiose». La Merkel ha ribadito che si prenderanno in considerazione nuove misure nel 2014-2015 nel Manifestazione ad Atene contro la Ue caso di necessità, ma non il taglio del debito. Si apre una nuova settimana cruciale per il destino della Grecia. L’attesa è per l’Eurogruppo che si riunisce in queste ore, che deve valutare l’operazione di buyback e, dunque, capire se dopo l’accordo politico della settimana scorsa ci sono anche le condizioni tecniche per l’erogazione degli aiuti. Ulteriori indicazioni sullo stato di salute dell’eurozona arriveranno poi giovedì dalla Bce, da cui il mercato non si aspetta comunque novità sui tassi. «L’attuale programma di aiuti alla Grecia ha osservato domenica la cancelliera in un’intervista, commentando le ipotesi di “haircut” - va fino al 2014, per il raggiungimento di determinati obiettivi di bilancio abbiamo concesso al Paese due anni in più di tempo, fino al 2016. Se un giorno la Grecia riuscirà a farcela con le proprie entrate, senza contrarre nuovi debiti, allora dovremmo esaminare e valutare la situazione. Ciò non accadrà prima del 2014-15, se tutto andrà come previsto». e aziende familiari italiane sembrano aver cavalcato meglio delle altre imprese la fase 2010-2011, anche se la redditività ha sofferto e il ricambio generazionale resta uno dei nodi sul tappeto. È quanto emerge dal rapporto 2012 dell’Osservatorio Aub (Aidaf, Unicredit, Bocconi) sull’aziende familiari italiane di medie e grandi dimensioni (7.105 con un fatturato di almeno 50 milioni di euro). Secondo lo studio, le aziende familiari mantengono un tasso di crescita superiore a quello della media delle altre imprese: nel 2011 +4,6% rispetto +3,6% medio delle altre categorie di aziende. Meno brillante la redditività: malgrado nell’ultimo decennio (2001-2011) il Roi (return on investment) delle aziende familiari sia stato in media di due punti superiore alle altre (fino a tutto il 2007), tale gap positivo si è ridotto a +0,6% punti nel 2011 (7,3% contro 6,7%). Simile la dinamica del Roe (return on equity), che dall’11,2% del 2007 è sceso al 5,9% del 2011. Nello stesso periodo, le non familiari sono passate dall’8,3% al 6,5 per cento. Per la capacità di ripagare il debito, misurata dal rapporto posizione finanziaria netta/Ebitda, il 2011 conferma i dati dell’ultimo triennio, durante il quale tale livello si è attestato stabilmente su 6,3, circa un punto più alto di quelle non familiari (5,5). D’altro canto, le imprese a controllo familiare mostrano una maggiore solidità patrimoniale. Nel quadriennio 2007-2011, si nota come il rapporto di indebitamento sia sceso da 7,1 a 5,6, valore oggi di circa due punti inferiore rispetto alla media delle aziende non familiari. «La gestione del ricambio generazionale e l’apertura della governance si confermano tra gli elementi più delicati e critici per le imprese familiari, ciò anche alla luce del fatto che i dati indicano come le migliori performance siano realizzate dalle imprese familiari guidate da leader giovani (40-50 anni) e come il coinvolgimento nei cda di consiglieri che non sono membri della famiglia proprietaria possa impattare positivamente sulle performance delle imprese familiari di grandi dimensioni», osserva Guido Corbetta, titolare della cattedra Aidaf-Alberto Falck di strategia delle aziende familiari della Bocconi, che ha curato il rapporto. L attualità politica 6 Secolo Lione Qualche tafferuglio talia e Francia hanno firmato al vertice di Lione una dichiarazione congiunta in cui si conferma la realizzazione della Tav (Treni Alta Velocità) Torino-Lione «nelle tempistiche previste». «Fra Italia e Francia c’è una grande convergenza sui temi europei. E fra questi il collegamento Tav TorinoLione, una grande infrastruttura europea», ha detto il presidente francese Francois Hollande nella conferenza I Intesa sulla Tav tra Hollande e Monti: all’Italia costerà 2,9 miliardi di euro stampa congiunta con il presidente del Consiglio Mario Monti al termine del 30mo vertice Italia-Francia, che si è tenuto lunedì non a caso a Lione mentre un migliaio di manifestanti protestavano contro la Tav. «La Tav ha una grande importanza per le economie francese e italiana e anche un valore ecologico, perché permetterà di ridurre l’inquinamento sulla Alpi – ha proseguito Hollande – ma dobbiamo vedere questa opera nell’ambito europeo. E’ una questione che riguarda tutte l’Unione, è in gioco l’idea di Europa. Per questo la Tav è stata già finanziata al 50 per cento della Commissione per quanto riguarda la fase di studio, e lo sarà al 40% per lo scavo del tunnel». Degli 8 miliardi e mezzo, 2,9 saranno pagati dall’Italia, 2,2 dalla Francia e il resto dall’Europa. Fatto il tunnel, che è l’opera più significativa e urgente, e che consentirà di ri- durre della metà (da circa 150 a 70 minuti) il tempo impiegato per percorrere il tratto sotto le Alpi, il costo dell’ammodernamento totale della linea arriverà a 25 miliardi di euro. Qualche tafferuglio è scoppiato a Lione nella piazza antistante la vecchia stazione ferroviaria des Brotteaux, dove erano riuniti un migliaio di oppositori italiani e francesi alla Tav Torino-Lione. I manifestanti italiani della Val di Susa 4/12/2012 martedì erano giunti con dodici pullman con qualche ora di ritardo perché fermati prima per lunghi controlli alla frontiera del Frejus, poi di nuovo fatti scendere e perquisiti al casello autostradale di Saint-Quentin-Fallavier, poco fuori dall’agglomerato lionese. Per protesta contro i ritardi imposti agli italiani, i francesi avevano rinunciato all’invio di una delegazione che sarebbe stata ricevuta al vertice Italia-Francia in prefettura. Inchiesta Fissati gli interrogatori Sospeso il Consiglio comunale di Modugno dopo le mazzette al Pd C’è poi stato un atteggiamento prudente e controllato della polizia attenta a non cercare il contatto Gli incidenti di sabato e domenica Il bilancio è di 5 feriti tra gli agenti A Livorno ultrasinistra impunita Dopo l’assalto alla sede del governo il prefetto Tiziana Costantino difende le forze dell’ordine. Silenzio dal mondo politico sono e non devono in alcun modo essere oggetto di attacchi violenti». «Le forze dell’ordine si sono trovate al cospetto di centinaia di persone. C’è poi stato un atteggiamento prudente e controllato della polizia attenta a non cercare il contatto». Così il procuratore capo di Livorno, Francesco De Leo, dopo l’incontro con il questore Marcello Cardona, ha parlato dell’assedio alla prefettura. «Stamani (ieri, ndr) ho avuto un colloquio con il questore – ha aggiunto – Dopo questa informativa verbale rimango in attesa degli atti e di comunicazioni su notizie di reato». Dura la reazione del sindacato delle forze dell’ordine: «Siamo stati vittime di un attacco vigliacco, squadrista e gratuito. Gente che si definiva pacifica è venuta armata di bastoni, picconi e taniche di vernice che ci ha tirato addosso». Le tensioni con le forze dell’ordine erano cominciate venerdì quando era stato impedito ad una trentina di estremisti di sinistra di fare irruzione nel terminal del porto di Livorno per contestare il segretario del Pd Pierluigi Bersani. Sabato un presidio-corteo ra il 2005 e il 2011 avrebbero «orientato l’esercizio della funzione pubblica del Comune di Modugno al proprio interesse privato», chiedendo per qualsiasi pratica coinvolgesse il Comune, in particolare nel settore dell’edilizia, il pagamento di tangenti da parte degli imprenditori e dimostrando «di controllare le decisioni del Consiglio comunale». A vario titolo dovranno rispondere di questo il 6 e 7 dicembre prossimo, dinanzi al gip del Tribunale di Bari Ambrogio Marrone, le dodici persone – tra amministratori, consiglieri e dirigenti comunali, tutti di centrosinistra – arrestate il 30 novembre scorso a Modugno dalla Guardia di Finanza. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione per delinquere, concussione, corruzione, falso, truffa, estorsione, ricettazione, peculato e lottizzazione abusiva. Giovedì 6 dicembre sono fissati gli interrogatori di garanzia per sei dei dodici indagati agli arresti domiciliari: tra loro ci saranno il sindaco di Modugno, Mimmo Gatti (Pd), e Saverio Pascazio, architetto e consigliere comunale del Pd. Venerdì saranno interrogati gli altri sei arrestati, tra cui il capo dell’opposizione in Consiglio comunale Pinuccio Vasile (Udc) all’epoca dei fatti. Saranno sentiti il 7 dicembre anche Vito Carlo Liberio, ex assessore Pd all’Urbanistica, e il precedessore di Gatti alla guida di Giunte di centrosinistra al Comune di Modugno, Pino Rana (prima Pd, poi Udc). Il prefetto di Bari, Mario Tafaro, ha disposto ieri la sospensione del Consiglio comunale di Modugno a seguito delle dimissioni di oltre la metà dei consiglieri comunali. Gesto dovuto agli arresti per l’inchiesta sulle tangenti in cambio di concessioni edilizie. Il viceprefetto Alfonso Magnatta è stato incaricato di svolgere le funzioni di commissario prefettizio per la provvisoria gestione dell’ente, con la collaborazione dei sub commissari, il viceprefetto aggiunto Rachele Grandolfo, il funzionario di Ragioneria Roberto Fortini e il funzionario amministrativo Raffaella Vacca. {r.c.} T La procura di Livorno Il prefetto Tiziana Costantino Hanno detto Il diritto a manifestare deve essere assicurato nel pieno rispetto delle regole, cui occorre attenersi non autorizzato, convocato da parte di antagonisti dell’ultrasinistra proprio per i fatti accaduti venerdì e a cui avevano aderito gli anarchici, era finito con lo scontro tra manifestanti da una parte, polizia e carabinieri dall’altra, con due anarchici finiti in ospedale. Domenica pomeriggio la protesta è sfociata nell’assedio alla prefettura da parte di 600 manifestanti tra antagonisti e anarchici che avevano sfilato in città dietro lo striscione “Livorno non si piega”. Il bilancio degli incidenti di domenica pomeriggio è di cinque poliziotti feriti. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, intorno alle 18, davanti al palazzo della prefettura gli ultras hanno lanciato pietre, mattoni, bombe carta, palloncini pieni di vernice bianca, anche un transenna, contro polizia e carabinieri, poi riparatisi dentro la prefettura. Alcuni agenti sono stati medicati per qualche contusione dai medici delle ambulanze intervenute, in sette sono stati accompagnati al pronto soccorso per essere refertati. Secondo gli organizzatori della protesta, anche due manifestanti sarebbero rimasti feriti. «Dopo due giorni di violenza poliziesca caratterizzata da cariche e manganellate finalmente nella giornata di domenica a Livorno è stato riaffermata la libertà di espressione e manifestazione. Il presidio raccoltosi in piazza Cavour ha dato vita ad un corteo partecipatissimo dalla cittadinanza, che si è andato ingrossando man mano che sfilava per le vie del centro. Un migliaio di persone ha sfilato per le strade di Livorno». Lo scrivono in una nota la Federazione Anarchica Livornese e il Collettivo Anarchico Libertario nel giustificare l’assalto alla prefettura con il lancio di pietre contro la polizia a difesa del palazzo del governo. Il corteo ha sfilato, scrivono gli anarchici, «solidarizzando senza preclusioni con chi era stato oggetto di repressione, riprendendosi la libertà di manifestazione e l’agibilità politica. Polizia e carabinieri con l’atteggiamento repressivo e provocatorio adottato nelle giornate di venerdì e sabato hanno dato prova di saper solo alimentare disordine e tensione sociale». «I L’assalto degli ultras di sinistra alla prefettura Maltempo E’ arrivato l’inverno San Raffaele Continua la protesta nelle strutture sanitarie laziali Toscana Dalla Procura di Massa I rapporti Stato-mafia L’ex boss depone al processo Da oggi gelate al centro-nord e piogge al sud Sospeso il day hospital Il buco alla Asl: Rossi indagato Cattafi racconta la trattativa Federico Morbegno l comportamento degli agenti impegnati nel servizio d’ordine ha impedito che gli incidenti degenerassero con conseguenze ben più gravi». Così il prefetto di Livorno Tiziana Costantino interviene in merito a quanto accaduto domenica nella città toscana dove, al termine di un corteo di 600 manifestanti dell’ultrasinistra tra antagonisti e anarchici, c’è stato un assedio alla prefettura, con lancio di pietre, bombe carta, transenne e palloncini pieni di vernice bianca, contro polizia e carabinieri. Tutto questo senza che da parte del mondo politico si siano levate voci contro gli organizzatori e i partecipanti. Il prefetto ha espresso «piena solidarietà e totale sostegno agli appartenenti alle forze dell’ordine. Il diritto a manifestare legittimamente il dissenso, costituzionalmente garantito – ha detto ancora il prefetto – deve essere assicurato nel pieno rispetto delle regole, a cui occorre attenersi all’interno di uno Stato di diritto. In ogni caso le sedi delle Istituzioni non pos- Ieri mattina gli italiani si sono risvegliati con temperature decisamente invernali, in alcune parti del nord, anche polari. È la prima incursione di aria fredda che ha dato inizio all’inverno, «una sciabolata di estrazione artica» come la definisce Antonio Sanò di www.il Meteo.it. Ancora ombrelli aperti al sud per le piogge che permangono mentre «da oggi – precisa Antonio Sanò – saranno le gelate a farla da padrone, soprattutto al centronord». Insomma l’inverno è arrivato e, a sentire gli esperti, non ci lascerà fino a Natale: «Ben tre perturbazioni polari metteranno fine ad un lungo periodo caratterizzato da temperature spesso sopra la media che durava dall’estate», precisa in una nota Francesco Nucera di 3bmeteo. Il Comitato per la difesa del San Raffaele ha cominciato ieri «l’occupazione permanente del Dipartimento di riabilitazione delle disabilità dello sviluppo dell’Irccs San Raffaele Pisana con la conseguente sospensione dell’attività del reparto di day hospital e delle prestazioni ambulatoriali di riabilitazione estensiva». La protesta è contro «la progressiva chiusura delle tredici strutture ospedaliere laziali del Gruppo San Raffaele di Roma (ad oggi sono già in chiusura San Raffaele Cassino, Villa del Buon Respiro di Viterbo e San Raffaele Montecompatri per complessivi 1100 operatori direttamente impiegati e 1500 dell’indotto tra una settimana senza lavoro e 1500 prestazioni sanitarie giornaliere cancellate dal panorama della sanità laziale); la discrepanza tra li- Il tifoso inglese accoltellato a Campo de’ Fiori «Tornerò ugualmente a Roma» «Tornerò in Italia, anche a Roma, continuando a seguire il Tottenham, la squadra per cui tifo». Sono le parole di Ashley Mills, il tifoso inglese ferito gravemente qualche settimana fa durante il raid di alcuni ultras in un pub di piazza Campo de’ Fiori, a Roma. Ashley, un giovane di 25 anni che lavora in campo edile, ha lasciato ieri l’ospedale San Camillo dove finora era stato ricoverato, per tornare a Londra. «Non ricordo nulla di quella sera, agli aggressori non ho niente da dire e so che i matti sono ovunque in tutto il mondo», ha detto il tifoso inglese, che ha abbandonato l’ospedale accompagnato dal fratello Bradley che era con lui la sera dell’aggressione. Ashley, che ha lasciato il San Camillo su una sedia a rotelle indossando una coppola scozzese, era ancora turbato «ma – ha detto – ringrazio il presidente della Lazio, Lotito, per aver trovato il tempo di venirmi a trovare». Tra un mese, se i controlli continueranno a dare esiti positivi sul suo stato di salute, tornerà a giocare a calcetto. Il giovane aveva subito un intervento alla coscia per una coltellata. «I miei amici, che hanno subito anche loro l’aggressione – ha proseguito – sono venuti a trovarmi in ospedale». vello di conoscenze scientifiche nel settore della riabilitazione e delle disabilità e le normative in vigore nella Regione Lazio con le abnormi e dannosissime conseguenze sulla valutazione dell’appropriatezza di tutte le attività riabilitative ed in particolare di quelle erogate a pazienti particolarmente complessi quali sono quelli in età evolutiva che sta portando di fatto alla cancellazione di tali servizi essenziali. Ricordiamo che il Dipartimento di riabilitazione per la disabilità dello sviluppo, diretto dal professor Giorgio Albertini, eroga ogni anno – ricordano – prestazioni ad oltre 2500 pazienti di cui oltre il 50% proveniente da altre Regioni esercitando la funzione di polo centrale per le disabilità dell’età evolutiva a livello nazionale». Sulla notizia che il presidente della Toscana, Enrico Rossi, è indagato nell’inchiesta sul maxi-buco alla Asl di Massa e che la Guardia di Finanza gli ha notificato un invito a comparire, insieme ad altri tre, il procuratore capo di Massa Carrara, Aldo Giubilaro, ha diffuso una nota in cui scrive che «la Procura della Repubblica di Massa rende noto che la convocazione è stata inoltrata con la certezza più assoluta del pieno e consueto rispetto dell’obbligo di segretezza delle indagini da parte dei magistrati dell’ufficio e della Guardia di Finanza che ha svolto gli accertamenti». Inoltre, il procuratore Giubilaro «richiama l’attenzione, a sua volta, sul fatto che la notizia è apparsa sulla stampa il giorno in cui, per sua libera e autonoma iniziativa, non altri che uno degli stessi indagati ha ritenuto di renderla pubblica». Era stato lo stesso governatore Enrico Rossi, venerdì scorso, attraverso l’ufficio stampa della Regione Toscana e poi annunciandolo anche sul proprio profilo su Facebook, a far sapere di essere indagato a Massa. Il procuratore Giubilaro ha diffuso la nota «con riferimento – si legge anche nel testo, dove non si cita Rossi – alle dichiarazioni ed agli articoli di stampa di questi ultimi giorni che richiamano l’attenzione sulla concomitanza della convocazione di un rappresentante delle istituzioni ai più alti livelli (in relazione al cosiddetto buco dell’Asl 1 di Massa Carrara) con la competizione elettorale svoltasi in questi stessi giorni». «Di Maggio mi disse che doveva contattare Santapaola, perché aveva saputo che era più malleabile degli altri, per cercare di frenare l’attacco della mafia». A raccontare di un presunto tentativo dell’ex numero due del Dap, Francesco Di Maggio, di instaurare un rapporto col boss catanese Nitto Santapaola per fermare gli eccidi mafiosi è l’ex capomafia Rosario Cattafi che da mesi fa dichiarazioni ai pm palermitani che indagano sulla trattativa Stato-mafia. Cattafi sta deponendo al processo al generale dei carabinieri Mario Mori, accusato di favoreggiamento alla mafia. Mori e Di Maggio, nel frattempo morto, secondo la Procura, sarebbero stati tra i protagonisti della trattativa. Cattafi sta parlando dei suoi rapporti con Di Maggio e della richiesta che questi gli fece, a maggio del ‘93, di contat- tare tramite il legale Salvatore Cuscunà, uomo di Santapaola. Attraverso Cuscunà l’ex numero due del Dap sarebbe voluto arrivare al boss catanese. «Prometti qualunque cosa all’avvocato, digli che sono disposto a tutto per fermare le stragi», avrebbe detto Di Maggio a Cattafi. I due si sarebbero incontrati in un bar di Messina. «Di Maggio mi disse che era stato messo al Dap per trovare la strada per disinnescare le stragi», ha aggiunto Cattafi, che sta deponendo nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo. L’ex numero due del Dap avrebbe anche parlato al boss, conosciuto anni prima durante un’indagine, di una riunione operativa in una caserma dei carabinieri col Ros. Nel corso dell’incontro si sarebbe deciso di «prendere in mano la cosa, di mettere fine a questo schifo, alle stragi». 4/12/2012 martedì lettere Le cause storiche del debito pubblico Siamo un Paese sotto tutela e lo saremo finché non avremo ridotto il nostro debito pubblico. Dagli anni Sessanta in poi, il finanziamento della nostra spesa pubblica è stato sostenuto esclusivamente con il disavanzo, che ha accresciuto il consenso politico ma ha messo in difficoltà l’avvenire delle nostre giovani generazioni. Le scelte collettive hanno dilapidato il capitale. Tutto ciò è stato possibile fino a quando la Germania e la Francia non hanno dato lo stop. Enrico Campagnari Il maltempo da sempre mette Napoli al tappeto Se a Napoli piove il traffico impazzisce e dopo poco, la cronaca segna i primi smottamenti, voragini e disastri vari: nulla forse, in confronto con quanto successo in Toscana e al resto del nord ove le caratteristiche adatte agli smottamenti del terreno sono peggiori, e le derive torrenziali a valle senza dubbio più pericolose. A Napoli però ci sono state vittime anche senza la pioggia, anziani deceduti o “semplicemente” caduti in tombini e voragini anche nei quartieri “alti” della città, perché da queste parti è il controllo e la gestione del dissesto sul territorio che non Secolo [email protected],[email protected],[email protected] Appello al centrodestra: svegliamoci dal sonno IL PDL NEGLI ENTI LOCALI Donzelli: il cantiere del Santa Maria costa il triplo e dura il doppio I tempi per la realizzazione delle opere di rinnovamento dell’ospedale di Santa Maria Nuova, nel centro di Firenze? Se andrà tutto liscio, diciotto anni contro i sette e mezzo previsti all’inizio: quanto quelli impiegati all’alba del 1400 per realizzare la cupola del Brunelleschi sopra il duomo di Santa Maria del Fiore. I costi? Sempre se andrà tutto liscio, si finirà con l’incremento del 189,43% rispetto alle previsioni iniziali, con un salto da 20.141.819,06 euro (allora erano 39 miliardi di vecchie lire) agli attuali 58.296.156,17 euro tra cui trovano posto oltre quattro milioni tra consulenze esterne e incarichi. I modi? Il bando del 2000 viene vinto dalla Romagnoli & Ciotola con il ribasso di quattro punti oltre la soglia di anomalia. Nel 2005, poi, fa il suo ingresso nello scenario toscano un nuovo soggetto professionale – l’architetto Lapi con il suo studio, mai lavorato prima in Toscana – che su- bentra nell’opera come progettista della variante con affidamento diretto dell’incarico, niente selezione pubblica. Lapi subentra a Icilio Lanini che, dimessosi dalla direzione lavori, viene però anche rimosso dalla progettazione della prima variante: malgrado ciò, in quell’anno ottiene il premio di produttività più alto della sua carriera. Alla direzione dei lavori arriva quindi lo stesso Lapi, con un bando aperto venerdì 12 agosto 2005 e chiuso alle 12 del martedì 23 agosto successivo. Totale, cinque giorni lavorativi. Partecipante unico lo stesso architetto Lapi a cui va, ovviamente, l’incarico. I dubbi? Li solleva per prima, nel 2004, l’Autorità Nazionale di Vigilanza sulle opere pubbliche che apre un procedimento sulla condotta del cantiere dell’ospedale fiorentino; procedimento chiuso senza colpo ferire nel 2005, dopo che sostanzialmente tutta l’opera passa nelle mani dello studio Lapi. Oggi, però, a sollevarne è il gruppo regionale del Pdl. E’ stato il consigliere regionale Giovanni Donzelli che, attraverso un paziente lavoro di ricerca, recupero e investigazione degli atti, ha ricucito tra delibere e determine dirigenziali il burrascoso e nebuloso iter attraversato dal cantiere di Santa Maria Nuova dal 1995 ad oggi. «Noi – ha spiegato Donzelli – mettiamo in discussione la correttezza nella gestione pubblica di milioni di euro. Coloro che dovranno dare spiegazioni sono i protagonisti assoluti di questa vicenda». viene gestito e sanato come si dovrebbe. Ovviamente pesano i costi e le latitanze delle amministrazioni, ma dopo tante vicende incresciose di cronaca, le cosa a tutto oggi non sono cambiate per niente. Bruno Russo I salotti radical chic hanno poco da ridere Brindisi e pacche sulle spalle per la vicenda Sallusti sicuramente non si sprecano, negli ambientini forcaioli e nei salotti progressisti dove i magistrati sono ospiti d’onore. Ormai il danno è fatto, ma consiglierei ai futuri diffamati dalla stampa di sinistra di pretendere che la legge venga applicata nella stessa maniera drastica riservata a Sallusti. Xavier Carlo Una riflessione sui ribelli siriani Il sostegno armato ai ribelli siriani, da qualunque parte provenga, significa che c’è stata un’iniziale ingerenza negli affari di uno Stato, se non – perfino – un golpe guidato dall’estero. In base a ciò, come si può giustificare la richiesta di un intervento umanitario per fermare la repressione governativa, senz’altro violenta, ma legittima? Inoltre quanto è accaduto in Libia, cioè uno scenario simile, ha dimostrato che gli interventi sotto la bandiera dell’Onu sono andati oltre i compiti di fermare la reazione sproporzionata delle autorità e, infine, hanno lasciato un Paese nel caos. Francesco Ciccarelli Quello che è successo a Sallusti dovrebbe servire da ulteriore scossa per il Pdl, che si sta perdendo appresso alle farfalle, e all’elettorato di centrodestra che minaccia l’astensionismo senza rendersi conto che con la sinistra al governo farebbe la fine delle pecore in mezzo ai lupi pur essendo maggioranza nel Paese. Sono mesi che lo chiedono anche personaggi più autorevoli dell’umile sottoscritto che manda lettere ai giornali: quando cominciamo a darci una mossa? Antonio Alfonsini Due pesi e due misure anche su Sallusti Mi stavo giusto chiedendo ma come mai la categoria, con l’ordine dei giornalisti in testa, non difende magari con un bello sciopero il loro collega Sallusti? Poi, sfogliando i quotidiani, credo di aver capito che lui prima di tutto ha il grave torto di non essere di sinistra, e poi il suo caso è capitato proprio mentre quasi tutti i compagni erano impegnati con le democratiche “primarie” e a lui poveraccio sono rimasti i “secondini”. La libertà d’opinione vale sempre o solo per la...Repubblica e &? Enzo Bernasconi IL CONGRESSO DELL’UMI Sacchi eletto presidente dei monarchici i è tenuto a Roma il XII congresso dell’Unione Monarchica Italiana, la più antica associazione monarchica italiana. Presieduto dallo scienziato Giuseppe Basini all’insegna dello slogan “Coroniamo l’Italia”, l’evento ha visto la partecipazione di varie personalità, fra cui il capogruppo al Senato del Pdl Maurizio Gasparri, la contessa Renata Jannuzzi del Partito Liberale Italiano e l’on. Adolfo Urso. Messaggi augurali sono giunti da Angelino Alfano, Rocco Buttiglione, Stefano de Luca e Marcello De Angelis, direttore del “Secolo d’Italia”, i principi Amedeo e Silvia di Savoia. Il congresso ha eletto presidente nazionale Alessandro Sacchi, classe 1964, e segretario nazionale organizzativo Davide Colombo, classe 1982. Sacchi ha richiesto un fisco meno ingordo, una magistratura indipendente, un’informazione imparziale, una televisione meno becera ed una maggiore attenzione alla scuola, soprattutto primaria, in quanto fondamentale per la formazione degli italiani. S APPUNTAMENTI Canova, il segno della gloria Roma Oggi 4, alle 13 Presentazione della mostra “Canova, il segno della gloria. Disegni, dipinti e sculture”, che si terrà al Museo di Roma Palazzo Braschi, a Roma piazza San Pantaleo 10. Interverranno Dino Gasperini, Umberto Broccoli, Albino Ruberti, Giuliana Ericani. “Perdutamente” al teatro India Roma Oggi 4, dalle 19 Al teatro India di Roma prosegue “Perdutamente”. Atti, distrazioni, incidenti, teorie sul tema della perdita. Il programma di oggi si articola secondo un ricco calendario di appuntamenti. Si inizia con “Sopralluogo n. X”, progetto Nollywood dell’Accademia degli Artefatti (dalle 19), e si continua con “Clima” degli Mk (alle 20 e alle 21.15). Appuntamento quotidiano anche con la performance “Eco” di Opera (alle 20.30 e alle 22.30) e con le due proposte di Mk “Grazie ma non so perché sono qui” dalle 20.30 e “Courtesy” la lecture giornaliera offerta da uno specialista (dalle 21). Sibelius viene eseguita la Quinta sinfonia, detta “dei cigni”. Completano il programma l’eclettismo tra jazz e avanguardia della miniopera “La machine de l’être” del contemporaneo newyorchese John Zorn, le acrobazie vocali del Concerto per soprano di coloratura del musicista ucraino Reinhold Glière (anno di composizione, 1943) e le Variazioni Sinfoniche di Witold Lutoslawski, omaggio ai 100 anni dalla nascita del compositore polacco. Gli ultimi Gattopardi Fino all’8 Palermo Venerdì 7, alle 10 Si svolgerà a Torino e a Napoli l’ottava edizione del FestivalStoria sul tema “Mediterraneo. Mare nostrum?”. Tra gli ospiti Maurice Aymard, Francesco Barbagallo, Géraud Poumarède, Kaytarina Tsapopoulou, Josè Enrique Ruiz-Domènec. A Villa Belmonte all’Acquasanata (via Cardinale Rampolla 1) inaugurazione della mostra “Gli ultimi Gattopardi, tra arte , letteratura e alchimia”. Interventi di Anna Maria Corradini, Francesco Gallo, Filippo Nasca, Aurelio Pes, Salvatore Presti, Alberto Samonà, Vanni Ronsisvalle, con il coordinamento di Francesco Rovella. “Progetto di memoria”, al via il corso FestivalStoria 2012: sul Mediterraneo Roma Da oggi al 6 dicembre Torino-Napoli L’Accademia nazionale di San IL LOUVRE SI SDOPPIA: DA OGGI UNA NUOVA SEDE A LENS “Pino Rauti: l’uomo politico, l’intellettuale” Roma Domani, mercoledì 5, alle 17.30 Presso la sala della Regina di Palazzo Montecitorio si terrà il convegno «Pino Rauti: l’uomo politico, l’intellettuale». Interverranno Gerardo Bianco, Guido Lo Porto, Gennaro Malgieri. Conclusioni di Isabella Rauti. Coordinatore Arturo Diaconale. L’appuntamento sarà trasmesso in diretta sulla webtv di Montecitorio (http://webtv.camera.it). Torino 31 dicembre Roma Oggi 4, alle 19.30 Omaggio al Novecento europeo e americano dall’Accademia di Santa Cecilia. Stasera alle 19.30, nella sala Sant Cecilia dell’Auditorium, concerto diretto dal finlandese Sakari Oramo. Piatto forte della serata, una delle partiture più impegnative di Jean Sibelius (pure finlandese). Di Luca, (piazza dell’Accademia di San Luca 77), organizza “Memoria-Progetto Memoria”, corso a cura di Francesco Moschini. Premio nazionale “I Murrazzi” Stagione Santa Cecilia: “I cigni” di Sibelius l Louvre di Parigi apre una nuova sede nel nord della Francia, a Lens. IIl museo sarà inaugurato stamani dal presidente Francois Hollande e aprirà d’Italia Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Mario Landolfi Ugo Lisi al pubblico il 12 dicembre con una prima mostra dedicata al Rinascimento. Sono molti i capolavori dello storico museo parigino che hanno lasciato la capitale per Lens: tra questi, la Sant’Anna, la Vergine ed il Bambino di Leonardo e il ritratto di Baldassare Castiglione di Raffaello. Quotidiano di Alleanza Nazionale GIORNALE MURALE REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N. 16225 DEL 23/2/76 Redazione Via della Scrofa 43 - 00186 Roma tel. 06/6889921 fax 06/6861598 - mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 fax 06/68817204 - mail: [email protected] Abbonamenti e diffusione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68899237 fax 06/6871594 mail: [email protected] La quarta edizione del Premio nazionale “I Murrazzi” è istituita con la seguente modalità di partecipazione: Sezione narrativa, Sezione narrativa inedita, Sezione poesia edita, Sezione poesia inedita, Premio alla carriera. La scadenza per l’invio delle opere è fissata al 31 dicembre. Ogni partecipante dovrà allegare alle opere inviate una scheda biografica ed indicare la sezione prescelta. È possibile partecipare a più sezioni. Per ogni sezione scelta si dovrà effettuare il versamento di 20 euro sul conto corrente bancario intestato a “Elogio della poesia” con codice Iban It 95 E 02008 01132 000020052868, ovvero in contanti in busta acclusa all’invio delle opere. Gli editori possono iscrivere i loro autori solo alle sezioni di Narrativa e Poesia edita. Editore SECOLO D’ITALIA SRL Fondatore Franz Turchi Tipografie: Soc. Tipografico Ed. Capitolina Spa Via G. Peroni, 280 Roma Monza Stampa srl Via Buonarroti, 153 Monza Direttore Politico Marcello De Angelis Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Conc. Pubblicità: Minimega Pubblicità Lungotevere delle navi, 30 00196 Roma tel 06/32696311 fax 06/32609641 [email protected] 7 Distributore esclusivo per l’Italia: Parrini & C. Via di S.Cornelia 9 00060 Formello (Rm) - tel. 0690778.1 Abbonamento cartaceo annuo per l’Italia 150,00 euro da versare sul c/c postale 92203058 Regime Sovvenzionato Sped. Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in L.27/02/2004 n.46) art. 1 comma 1 DCB Roma La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla Legge 7 agosto 1990 n. 250 8 Secolo 4/12/2012 martedì Attualità Mario Castellacci, “combattente con la penna” EGITTO: OK DEI MAGISTRATI Il Consiglio superiore della magistratura egiziana ha accettato «che i giudici e i procuratori facciano la supervisione del referendum sulla Costituzione». REGNO UNITO, KATE È INCINTA Kate Middleton ha appreso di recente di essere incinta e la gravidanza non supera le 12 settimane. Lo ha riferito la Bbc. SIRIA, ABBATTUTI 4 AEREI Quattro velivoli militari delle forze fedeli al presidente siriano Bashar al Assad sono stati abbattuti nelle ultime ore dai ribelli in diverse regioni del Paese. RIO, PALLONI ANTIVIOLENZE Per sorvegliare aree a rischio le forze dell’ordine di Rio de Janeiro, in Brasile, utilizzeranno speciali palloni aerostatici lanciati in aria con una telecamera agganciata alla base. A 10 anni dalla scomparsa il ricordo del fondatore del Bagaglino che non rinnegò mai la sua scelta “dalla parte sbagliata” consumati. Sono anche gli anni memorabili in cui Pino Caruso canta “Il mercenario di Lucera”, brano destinato a diventare un vero e proprio manifesto per i ragazzi di destra e dedicato all’universo romantico dei soldati di ventura. A fine ’72, sull’onda di un successo crescente, per il Bagaglino c’è la svolta: il gruppo abbandona i locali di vicolo della Campanella e approda nell’olimpo del teatro italiano, in quel Salone Margherita di via Due Macelli, fra memoria e stucchi liberty. L’anno seguente viene trasmesso per la prima volta sul piccolo schermo uno spettacolo del Bagaglino: si tratta del varietà “Dove sta Zazà”, che ha per autori proprio Castellacci e Pingitore e per regista Antonello Falqui. Quindi, sempre negli anni Settanta, l’approdo al cinema, con i film “Nerone” con Pippo Franco, Montesano, Lionello e Gianfranco D’Angelo, “emo e Romolo. Storia di due figli di una lup”, “L’imbranato”, “Sfrattato cerca casa equo canone” e altri ancora. Dagli anni Ottanta c’è un nuovo boom del varietà televisivo, con programmi che segnano la storia di una satira non violenta, ma ugualmente incisiva. Nascono così trasmissioni dal grande seguito popolare quali “Biberon”, Il suo successo fu con “Crème il cabaret di destra, Caramel”, “Viva l’Italia”, “Saluti e insieme a Pingitore, baci”. Ad essere al Salone Margherita presi di mira dal Bagaglino, che nel frattempo ha acquisito fra i suoi anche Leo Gullotta, ancora una volta sono in primo luogo i potenti della politica italiana, ma anche altri personaggi del mondo dello spettacolo. L’imitazione di Giulio Andreotti fatta da Oreste Lionello e quella di Raffaella Carrà da Leo Gullotta restano esempi emblematici e insuperabili. Fra le collaborazioni di Castellacci più note, anche quella fortunata con Gigi Proietti, da cui nascono le trasmissioni “Fantastico 4”, “Di che vizio sei?” e “Club 92”. La sua grande esperienza lo porta a fare interessanti incursioni anche nel campo musicale: scrive, infatti, i testi di diversi brani di Domenico Modugno (“Un calcio alla città”, “Non sia mai”, “Dove, come e quando”) e della canzone “Sempre”, interpretata da Gabriella Ferri. Nel 1981 Castellacci firma anche il musical teatrale intitolato Forza venite gente, ispirato alla vita di San Francesco D’Assisi, di cui scrive i testi, insieme a Piero Castellacci e Piero Palumbo. Dopo il debutto a Viterbo, qualche anno dopo la commedia musicale viene messa in scena, con un suggestivo allestimento, sul sagrato della basilica Superiore di Assisi. Meno noto è il Castellacci poeta: si ricordano le raccolte di versetti e poesie intitolate “Todi et amo”, ma anche “Semi di zucca”, in cui sono condensati settantadue “versetti antimoderni”, e “Viva l’Italia”, raccolta dedicata, ancora una volta, all’esperienza fatta dai tantissimi ragazzi, che - come lui - aderirono alla Repubblica Sociale Italiana. Alberto Samonà l 4 dicembre di dieci anni fa muore a 78 anni Mario Castellacci, autore teatrale, giornalista, paroliere e scrittore, ma soprattutto indimenticabile fondatore e direttore, insieme a Pierfrancesco Pingitore, del Bagaglino. E non è un caso, perché l’autoironia è proprio il tratto caratteristico che ha accompagnato la vita di Castellacci (nato a Reggio Calabria nel 1924) e La sede che si ritrova fin dalla gioventù, da quando, storica volontario a diciannove anni nella Guardia del nazionale repubblicana della Rsi, scrive il testo Bagagli- del celebre brano “Le donne non ci vogliono più bene perché portiamo la camicia nera”, no al Salone che prevede, sulle musiche di Gino Fogliata, Marghe- alcune strofe cantate da voci maschili e quelle rita, nel di risposta intonate dalle giovani ausiliarie di centro Salò. Un’esperienza, quella di volontario di Roma nella Repubblica Sociale Italiana, che Castellacci testimonia nel toccante libro autobiografico “La memoria bruciata”, pubblicato nel 1998 da Mondadori, dove racconta l’esperienza di chi aveva scelto di combattere “dalla parte sbagliata”, per poi essere costretto a dimenticare, a rimuovere, a cancellare la memoria di quel passato. La sua carriera giornalistica incomincia dopo il secondo conflitto mondiale, collaborando al “Candido” di Giovannino Guareschi. Quindi è la volta di “Cronache italiane” e del settimanale “Lo Specchio”. Nel 1963 entra in Rai, divenendo caporedattore del Giornale Radio e due anni più tardi dà vita all’avventurosa esperienza del cabaret Il Bagaglino. Nella storica cantina romana di Volontario nella Rsi scrisse vicolo della la canzone “Le donne non Campanella, a ci vogliono più bene perché due passi da Navona, portiamo la camicia nera” piazza insieme a Pingitore, scrive una delle più belle pagine di storia del teatro comico italiano. Della scanzonata compagnia fanno anche parte Luciano Cirri, a capo della redazione romana de “Il Borghese”, il musicista Dimitri Gribanovski, Raffaello Della Bona del “Secolo d’Italia”, oltre ai giornalisti Gianfranco Finaldi e Piero Palumbo, già suoi colleghi nel settimanale “Lo Specchio”. Al gruppo si aggiungono l’indimenticabile Oreste Lionello, Pino Caruso, il cantautore Leo Valeriano, Gabriella Gazzolo, Claudia Caminito e Gabriella Ferri. Il loro è un cabaret di destra, il primo esempio di una satira libera dagli schemi, che prende di mira gli emblemi di quegli anni, dalla Democrazia Cristiana ai salotti dell’intellighenzia comunista, dai cosiddetti “preti del dialogo” ai fumi di un Paese che, fra mille contraddizioni sociali, sta precipitando vorticosamente nel precipizio del consumismo. E Castellacci e Pingitore incarnano emblematicamente quel ruolo romantico e rivoluzionario di “anarchici di destra”, di giullari senza un padrone, sempre pronti a sbeffeggiare i potenti di turno e la supposta sacralità dei loro riti I Afghanistan I terroristi, tutti uccisi, compresi alcuni kamikaze, indossavano divise americane RITIRO Sventato attacco dei talebani a base Isaf ilitari dell’esercito afghano e della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) hanno respinto ieri un attacco dei talebani alla base operativa avanzata Fenty, nella provincia orientale di Nagarhar, in Afghanistan. Nello scalo si trova una delle più grandi basi dell’Isaf in Afghanistan operata dal contingente militare statunitense. «Tre veicoli guidati da attentatori suicidi – precisa un comunicato – sono stati fatti esplodere vicino al perimetro della base a Jalalabad ma i talebani non sono riusciti ad entrarvi. L’esercito afghano e i soldati dell’Isaf hanno respinto con successo l’attacco ed impedito agli attaccanti di entrare nel perimetro, ed in questo processo si sono registrate molte vittime fra gli M insorti. Un membro delle forze di sicurezza afghane è morto e molti altri sono rimasti feriti». Secondo Nematullah Noorzai, responsabile del distretto di Behsud dove è avvenuto l’attacco, «i talebani hanno impiegato cinque o sei kamikaze che sono tutti morti». Nell’attacco i talebani indossavano uniformi dell’esercito americano, secondo quanto riferito dagli stessi insorti in un loro comunicato. L’Isaf ha confermato: «Avevano divise della coalizione». Nella nota pubblicata nella loro pagina web il portavoce degli insorti Zabihullah Mujahid ha indicato che «un gruppo di dodici mujaheddin dell’Emirato islamico alla ricerca del martirio hanno colpito l’aeroporto di Jalalabad». Tenendo conto dei due kamikaze che si sono fatti esplo- dere nel veicolo in cui si trovavano, uno fuori e uno dentro la base Isaf, i talebani hanno ammesso di avere perso otto militanti nell’attacco, mentre «cinque sono riusciti a fuggire incolumi». Per quanto riguarda il bilancio dell’operazione – ha concluso Mujahid – si è trattato di «diciotto invasori statunitensi uccisi, oltre 40 feriti fra soldati afghani e stranieri, e cinque velivoli, fra cui quattro elicotteri distrutti». Ufficialmente il bilancio dell’attacco è stato valutato dalle fonti ufficiali fra 14 e 16 morti, compresi i militanti talebani e due o tre civili, senza precisazioni su possibili danni materiali. Un residente ha precisato che lo scoppio è avvenuto poco dopo le 6 del mattino, seguito da una intensa sparatoria, mentre elicotteri dell’Isaf si sono levati nel Entro il ’14 Forze militari dell’Isaf in Afghanistan cielo. Secondo un giornalista locale, le esplosioni sarebbero state più di una, mentre nell’operazione avrebbero partecipato anche kamikaze. Il portavoce della polizia di Jalalabad, Hazrat Hussein, ha riferito che «poco prima delle 6 un attentatore suicida si è fatto esplodere davanti all’in- gresso dell’aeroporto, mentre un numero imprecisato di talebani hanno cercato di penetrare all’interno». Ma la giornata di ieri ha registrato altre vittime in Afghanistan. Una motocicletta imbottita di esplosivo è esplosa nella provincia meridionale di Uruzgan cau- Il Senato Usa anticipa il rientro Il governo afghano «giudica positivamente» il voto del Senato americano che ha approvato una accelerazione del ritiro delle truppe Usa dall’Afghanistan. I piani fissati dalla Casa Bianca e dal Pentagono prevedono che le truppe americane si ritireranno dall’Afghanistan entro la fine del 2014. sando almeno cinque morti (tre civili e due soldati). Lo scoppio – ha comunicato un’emittente televisiva citando il portavoce della polizia Farid Ayell – è avvenuto a Tarinkot, capoluogo provinciale, al passaggio di un veicolo dell’esercito afghano ed ha provocato, oltre alle cinque vittime, anche il ferimento di otto civili. Nessun gruppo ha rivendicato per il momento l’attentato che ha avuto una dinamica solitamente applicata dai talebani che, puntando ad obiettivi militari, spesso causano molte vittime civili.Infine uno sconosciuto ha lanciato una bomba a mano in un affollato mercato della provincia sud-orientale afghana di Khost, causando il ferimento di quattordici persone, per lo più bambini. Un portavoce militare, il tenente Mahal, ha indicato che l’attentato è avvenuto nel mercato di Shamboyat che si trova nell’area di Zanikhel del distretto di Nadir Shah Kot.