Allegati - ic asiago

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Allegati - ic asiago
Intervista un-a nonno-a, o se ce l’hai un-a bisnonno-a, per avere delle
informazioni sul Natale di una volta.
1. Com’era vissuto il Natale ai tuoi tempi, quando eri bambino?
2. Quali tradizioni c’erano? (canti, albero, presepe, messa…)
3. Come veniva preparato il presepe?
4. Ricevevi regali per il giorno di Natale?
5. Ti ricordi un Natale particolare?
Intervista al nonno Antonio (anni 83)
Quando mio nonno Antonio era piccolo il Natale era vissuto
con gioia e allegria, anche se i tempi allora erano difficili.
Il nonno mi ha raccontato che non si addobbava l’ albero, ma veniva
preparato il presepe con quello che la natura offriva: per fare l’erba
andava nel bosco a raccogliere il muschio, il fiume veniva realizzato con la
stagnola, la capanna con della corteccia. I personaggi del presepe venivano
disegnati e colorati su fogli di carta, poi ritagliati e incollati su del
cartoncino.
La colla non era come quella che usiamo a scuola, ma era un composto di
farina e acqua bollita.
Per tradizione i ragazzi della contrada Mosele si riunivano nella chiesetta
e cantavano inni natalizi.
Ogni Natale il nonno andava alla Santa Messa delle ore cinque e se c’era la
possibilità andava al bar a prendere una cioccolata.
Non riceveva regali, ma il Natale era lo stesso meraviglioso.
In quegli anni c’era la guerra e il cibo scarseggiava; mio nonno ricorda in
particolare un Natale quando sua zia Rina ha preparato una torta e
assieme hanno festeggiato felici.
INTERVISTA AL NONNO LINO (92 ANNI)
La notte di Natale noi bambini andavamo a dormire presto mentre gli adulti andavano
alla Santa Messa di mezzanotte.
Quella sera veniva messo nel focolare un grosso ceppo di legna affinché il Bambino
Gesù potesse trovare una casa ben calda.
A mezzanotte veniva dato alle mucche un pasto di fieno, perchè anche gli animali
partecipassero al grande evento.
Veniva allestito un piccolo presepe vicino al focolare, i personaggi erano fatti con
vecchi pezzi di stoffa e riempiti con segatura.
Qualche giorno prima si andava nel bosco a raccogliere il muschio per addobbare il presepe.
Al tempo di mio nonno i ragazzi e gli adulti a gruppi andavano per le vie del paese a
cantare la “Buona Stella”, simbolo gioioso della nascita di Gesù Bambino.
A casa di mio nonno nel giorno di Natale si mangiava un buonissimo coniglio con
polenta. Sua mamma preparava anche uno squisito dolce!
Il giorno di Natale i bambini non ricevevano regali perché non c’era la possibilità
economica.
Intervista alla nonna Nadia (67 anni)
Durante il periodo natalizio la nonna, che viveva con i nonni essendo
orfana, li aiutava a preparare il presepio nel “tinello” di casa, utilizzando il
muschio raccolto nel bosco e costruendo la capanna e le piccole case dei
pastori.
Il presepio aveva anche le stradine, fatte con la segatura, alcuni piccoli
torrenti, costruiti con carta stagnola e una stella cometa d’oro che veniva
posta sopra la capanna.
Di sera usciva in contrada incontrando tutte le amiche e, assieme,
camminando, cantavano nenie natalizie che suscitavano grandi emozioni
nelle persone anziane che le sentivano.
In quel periodo, solo i bambini ricchi ricevevano regali dai genitori o dai
parenti: gli altri si accontentavano di qualche caramella o di una piccola
mancetta che mettevano in un piccolo borsellino.
Le mancette venivano poste, la sera prima della Befana, sul tavolo della
cucina e la Befana, quando passava, si prendeva i soldini e si rifocillava con
un po’ di latte lasciato sulla pentola della stufa.
Intervista al nonno Maurizio (68 anni)
Il mio Natale, da bambino, era un Natale particolare in quanto da orfano e
con problemi di natura economica era una festività triste; tutti i bambini
erano contenti sia per l’atmosfera lieta, sia per i regali che ricevevano, ma il
nonno non poteva godere la gioia e la serenità che regnavano dappertutto.
Di sera andavo con i miei amici a cantare la “Stella” lungo tutte le vie del
paese e spesso famiglie generose ci offrivano qualche caramella e un po’ di
cioccolata calda.
La mattina di Natale, andavo ad ascoltare la prima S. Messa accompagnato
dal suono melodioso delle campane che suonavano a distesa.
I bambini più fortunati ricevevano, in regalo, dolci, libri e vestiario, mentre il
nonno, essendo orfano ed vivendo nei primi anni del dopoguerra, riceveva
solo un grande, affettuoso e caro bacio dalla sua mamma e questo era il mio
regalo più bello e sereno.
Altri bimbi curavano l’allestimento del presepio utilizzando statuine di gesso,
alcuni specchietti per i laghi e degli animali con i pastori.
Sopra la capanna si mettevano gli angeli con la scritta “Gloria in excelsis Deo”
che significa onore e gloria al Dio del cielo.
INTERVISTA ALLA BISNONNA LIDA (ANNI 77)
Ai tempi della mia bisnonna il Natale era un giorno di festa, soprattutto
perché si commemorava la nascita di Gesù.
Non esisteva la tradizione di fare l’albero, non esisteva la messa di
mezzanotte e per fare la comunione si doveva andare alla prima messa del
mattino che era alle 5.30 e digiuni dalla mezzanotte.
In tutte le famiglie si faceva il presepio piccolo e semplice, illuminato da
tante candeline.
I regali di Natale non esistevano proprio e tutti i bambini aspettavano con
ansia l’ arrivo della Befana per ricevere la calza riempita di caramelle e
frutta.
INTERVISTA AL NONNO VITTORIO ( 84 ANNI )
Ai tempi di mio nonno la preparazione al Natale cominciava 15 giorni
prima, si formavano gruppi di ragazzi e ragazze per ogni via e contrada
che cantavano la Stella fino a tarda sera. In ogni strada c’ erano delle
persone che offrivano cioccolata calda e vin brulè.
La messa veniva celebrata alle 5.00 di mattina.
Si andava in bosco a raccogliere del muschio che si trovava attorno a dei
grandi alberi e si cercava di raccogliere il più bello.
Le statue venivano disegnate su un pezzo di cartone, colorate e poi
ritagliate.
La capanna veniva fatta in modo semplice, mettendo insieme dei pezzi di
corteccia; per fare il ruscello si usava della carta lucente e per fare le
montagne si accartocciavano dei pezzi di giornale che poi venivano
ricoperti di muschio. Per creare la neve venivano usati piccoli pezzi di
cotone.
A quei tempi i bambini non prendevano regali, ma si accontentavano con
frutta secca e con il panettone che veniva fatto dalla mamma in casa,
perché c’erano pochi soldi da spendere e il primo pensiero era quello di
avere almeno qualcosa da mangiare.
Era comunque un giorno bellissimo perché le famiglie si ritrovavano
insieme nelle loro case a scambiarsi gli auguri.
Un Natale particolare per mio nonno è stato quando ha ricevuto in regalo
da suo papà una piccola carriola di legno costruita da lui, che serviva per
giocare e trasportare legna.
INTERVISTA ALLA NONNA FRANCA ( anni 68)
Ai suoi tempi il giorno di Natale si faceva il pranzo in famiglia.
La vigilia di Natale si andava per le strade a cantare la “Stella”.
Si faceva il presepe e a mezzanotte si andava a messa, quando terminava si andava a
bere la cioccolata al bar Gios.
Per fare il presepe si andava nel bosco a raccogliere il muschio, si mettevano le
statuine di gesso, su un angolo si costruiva la capanna. Con la carta stagnola si faceva
il laghetto e con la sabbia le strade.
Il giorno di Natale non si ricevevano regali .
INTERVISTA ALLA NONNA ANTONIETTA (74 ANNI)
1. Ai miei tempi il Natale era il più bel periodo dell’ anno.
2. C’ erano queste tradizioni:
I CANTI : tutti i ragazzi della contrada andavano, a partire da dieci sere prima
della notte di Natale, in una collinetta della contrada, affacciata al paese di
Asiago, a cantare la “ Stella” e “Adeste Fideles “ .
Da lì sentivamo cantare altri ragazzi delle altre parti della conca.
L’ALBERO : si faceva raramente.
IL PRESEPE : si preparava con tanta gioia per tempo, ogni anno; era come
quello di adesso. Si era soliti porlo in una finestra a doppia mandata.
LA MESSA : non era a mezzanotte, ma al mattino presto, circa alle cinque e
mezza. Si celebravano tre Sante Messe di seguito.
4. Il presepe era come quello di adesso; però c’erano le statuine di gesso e di
ceramica. La capanna era fatta di corteccia.
5. No, non si ricevevano regali, magari qualche frutto di stagione.
6. C’è stato un Natale particolare, è arrivata la sorella di mia nonna
dall’Australia e hanno festeggiato insieme il Santo Natale.
INTERVISTA ALLA NONNA MARIALINA (anni 70)
1. Il Natale era un giorno indimenticabile, perché si mangiava qualcosa di
speciale e ci si scambiava gli auguri.
2. Il canto della Stella, la messa di mezzanotte, l’allestimento dell’albero e del
presepe.
3. Il presepe veniva fatto con il muschio, le statuine erano di gesso e non tutte
erano intatte, perché a noi bambini, aiutando i grandi nell’allestire il presepe,
spesso ci cadevano a terra. La neve si faceva con il borotalco, le stradine con i
sassolini e i laghetti si facevano con gli specchietti. L’ albero invece veniva
addobbato con: frutta, noci, caramelle e con qualche cioccolatino. Per noi
bambini ere un grande sacrificio lasciare l’albero intatto fino al giorno seguente
l’Epifania; infatti a volte di nascosto prendevamo una caramella o un
cioccolatino, perché a quei tempi era quasi un lusso avere dei cioccolatini in
casa.
4. No, perché una volta il Natale aveva un senso religioso e non consumistico
come al giorno d’oggi.
5. No, non ho nessun ricordo di un Natale in particolare.
Intervista alla nonna Maddalena (anni 79)
1. Il Natale ai miei tempi era molto semplice e vissuto con serenità e
felicità.
2. Non c’erano tradizioni particolari, l’ unica tradizione era quella del
canto della Stella . La messa non era a mezzanotte ,ma alle cinque di
mattina.
3. Il presepe veniva preparato con le statuette di gesso e il muschio.
4. Il giorno di Natale non si ricevevano regali, ma solo qualche
caramella o un mandarino. Solo il giorno della Befana arrivava un
giocattolo per esempio (una bambola, una slitta).
5. Non mi ricordo Natali particolari perché c’era la guerra. Dopo la
guerra però, il Natale è diventato più festoso perché c’era meno
povertà.
Intervista al nonno Nico (anni 82)
1) Quando ero piccolo io non festeggiavo il Natale, perché dovevo accudire le
mucche e i cavalli.
2) C’era la tradizione del canto della Stella, del presepe, dell’albero, ma io non
facevo niente perché ero povero.
3) Non prendevo regali ma mia mamma faceva la pinza (una torta), si cucinava
nel caminetto e ricopriva la teglia di braci.
4) Ogni Natale, dopo la messa, dovevo cambiarmi le scarpe per lasciarle ai miei
fratelli.
Intervista alla nonna Elsa
1. Il Natale ai miei tempi era triste, perché eravamo poveri e non
c’erano soldi.
2. Ai miei tempi c‘erano i canti come la “ciara stella”, l’ abete
addobbato e il presepe sotto l’albero, fatto con il muschio e le
statuine di gesso tutte colorate. La Santa messa si celebrava all’
alba.
3. Il presepe veniva preparato con muschio e paglia dove mettevano
Gesù Bambino, il bue, l’asinello e varie statuine.
4. Ai miei tempi c’erano pochi soldi e bisognava accontentarsi di
qualche giocattolino.
5. Mi ricordo che si mangiava più del solito con qualche parente.
Intervista alla nonna Emma (70 anni)
1. Il Natale era vissuto con tanta attesa e con tanta semplicità.
2. La settimana prima di Natale andavamo a cantare “La Stela” per le vie
di Asiago; nelle case pochi facevano l’albero, mentre molte persone
preparavano il presepe.
3. Il presepe veniva preparato in un angolo della cucina, sopra ad un
tavolo, su cui si stendeva il muschio, sopra il quale si posizionavano le
statuine di gesso.
Il presepe veniva illuminato con delle candeline; per fare la neve si
spargeva della farina bianca.La messa di Natale veniva celebrata di
prima mattina, molto presto.
4. Il giorno di Natale si ricevevano pochi regali e, solitamente, i regali
ricevuti consistevano quasi sempre in vestiti.
5. Ricordo particolarmente due avvenimenti accaduti il giorno di Natale di
molti anni fa; nel primo caso ricordo che nevicò continuamente tutto il
giorno e alla sera la neve era alta come la parte superiore delle finestre,
tanto che era impossibile uscire da casa.
Nel secondo caso ricordo che i miei mi regalarono un lettino in legno con
una bambola, entrambi preparati manualmente da mio papà e da mia
mamma.
GRAFICI
La stela
Siamo qui con la gran stella,
siamo qui con la gran stella,
per adorare Maria e Gesù.
Abbiam portato di una novella
che xè nato il Redentor.
Egli è nato in una stalla
fra di un bue e di un asinel;
la pareva una gran sala
preparata già per quel.
Mezzanotte è già suonata
e Maria si risvegliò
e si vide fra le braccia
il divino Redentor.
Non c’è panni, non c’è fasce,
non c’è fuoco da riscaldar:
poverina la sua mamma,
non la sa cosa pensar.
La si leva il vel da testa
per poterselo coprir.
Ecco giunta la gran festa
fra le lacrime e il sospir.
L’allegrezza di Maria
nel vedere il suo caro ben,
il più bel che al mondo sia
l’è vegnu dal ciel seren.
Si sentiva da lontano
tutti gli angeli a cantar:
Gloria, gloria in excelsis Deo
et in terra, in terra pax.
RISPONDETE ALLA SEGUENTI DOMANDE
1. Quale atmosfera precedeva i giorni di Natale?
2. E’ sempre facile esprimere le emozioni con le parole? Sì No
Sottolineate la parte di testo che ve lo fa capire.
3. Al posto di che cosa venne allestito il presepe?
4. Come venne realizzata la base?
5. Quale materiale veniva recuperato dagli scatoloni?
6. Quali statuine componevano il presepio?
7. Perché i personaggi sono familiari all’autore?
8. Chi riconobbe per primo l’autore?
9. Perché l’autore avrebbe voluto diventare ancora più piccino?
OGNI VOLTA UN RIVIVERE (tratto da “Asiago ieri, oggi,
domani…” nov.-dic. 2005)
UN NATALE PARTICOLARE DEL MAESTRO PATRIZIO
(titolo proposto dalla classe)
La sera dell’antivigilia del Natale 1948 stavamo preparando il
presepio con il solito rach, le dase, le scòrse, la segadura,
qualche sochèta… e poi le statuine.
Scartocciarle era un godimento e, per equità, lo facevamo a
turno.
Quando si scopriva il Bambin Gesù la gioia era al colmo, ma
potevamo metterlo nella capanna solo alla mezzanotte della
vigilia.
Ad un certo punto a qualcuno dei grandi balenò un’idea
superlativa: - e se stasera mettessimo nel presepio il nostro
Enrichetto al posto di Gesù Bambino? Così, per poco, tanto da
vederlo là?
El picle ci era nato da pochi mesi, occhi celesti e bello biondo
come un cherubino, e gli volevamo un bene dell’anima.
Naturalmente fummo tutti entusiasti della proposta.
Gli facemmo largo e il papà pia piano lo depose nel vano della
capanna, tra il bue r l’asinello. Lui si guardava intorno stupito e
noi giù a ridere e a battere le mani, felici (in ottobre ci era
morto il nonno Toni e il fratellino fu il miglior toccasana).
A papà venne el magon e alla mamma, che aveva le lacrime in
tasca… figuriamoci: il nostro presepio vivente!
E siccome anche oggi, in molte delle nostre case ce n’è uno di
uguale, buon Natale, papà e mamme, nonni e fratelli e sorelle.
Rivivetelo tutti in tutta serenità!
Sottolineate nel testo, con il colore indicato, le risposte alle
seguenti domande.
1. Chi racconta i ricordi del periodo natalizio di quand’era
bambino?
2. Verso fine novembre, in quali lavori i ragazzi aiutavano i loro
familiari?
3. Perché l’arrivo dell’inverno non faceva paura?
4. Cosa si faceva verso metà dicembre?
5. Come avveniva la raccolta?
6. Com’era composto il presepe?
7. Come aspettava la Notte Santa?
8. Come erano i giorni di festa?
9. Cosa preparava per la Befana?
10. Per che cosa ci si sentiva felici?
Rispondete alle seguenti domande.
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Perché il Natale di allora era diverso?
La festa era importante, ma cosa lo era ancora di più per l’autore?
di che cosa andava veramente orgoglioso e perché?
come venivano sgomberate le strade a quel tempo?
che clima c’era tra le persone? Secondo te c’è ancora?
C’erano le automobili?
Cos’è una “slissega”, una “reitena”? Dove le facevano?
secondo te i bambini di allora sapevano divertirsi ed erano felici anche senza
giochi costosi e complicati?
9. Cosa facevano prima di Natale?
10. Dove si ritrovavano i vari gruppi dopo aver cantato nelle contrade?
11. A cosa paragona il trenino e quali persone scendevano sempre più numerose
con l’approssimarsi del Natale? Chi aspettava alla stazione?
12. Quando si facevano i regali e in che cosa consistevano?
13. Quando c’era la messa e come viene ricordata?
CRR… CRR… CRR…
- Mi stanno scartocciando… Forse sta arrivando Natale!… Evviva, evviva, uscirò da
questo scatolone impolverato! Vivrò di nuovo la magia del Natale!
Sono forti le emozioni che ogni anno provo e riaffiorano in me lontani e intimi ricordi.
Sono una statuina del presepe, un falegname.
Volete che vi racconti un Natale di tanto tempo fa?
Siamo nel novembre 1927 e una famiglia di contrada Lamara si sta preparando al
Natale.
In un pomeriggio, addomesticato dal sole, Enrico, il figlio minore, sale in soffitta a
prendere lo scatolone con
il materiale necessario a
realizzare il presepe, da
sistemare
vicino
al
caminetto.
Quando
la
mamma apre lo scatolone,
si accorge che ci sono
poche statuine, che il
muschio scarseggia e quello
che c’è è rinsecchito; la
famiglia
decide così di
dividersi in due gruppi: il
nonno, il papà e il figlio
vanno in cerca di muschio,
mentre la nonna, la mamma
e le due figlie si mettono a
costruire nuove statuine.
Io sono un falegname realizzato con segatura e stoffa, come i personaggi della Sacra
Famiglia, mentre un pastore, le pecore e il cherubino sono di gesso.
La nonna propone di realizzare le nuove statuine con del cartone, così cominciano a
disegnare su un foglio i Re Magi, altri pastori, i cammelli, la donna con le brocche
d’acqua, il ciabattino e il panettiere , il pescatore, il fabbro, due contadini e una
miriade di stelle da far brillare nel cielo.
La mamma va a prendere dei vecchi colori, gelosamente conservati, di quando andava a
scuola e insieme si mettono a colorare i disegni. Le figlie poi li ritagliano e li incollano
su un cartone con farina e acqua bollita.
Nel frattempo i maschi di famiglia ritornano con uno scatolone di muschio fresco e lo
mettono vicino al focolare per asciugarlo dall’umidità del bosco.
Il giorno seguente, Ottavia, la figlia minore, colloca il muschio asciutto vicino al
focolare, mentre Enrico e Vittoria, la figlia maggiore, posizionano le statuine e la
capanna fatta di corteccia di abete rosso.
Tutti operano in collaborazione, seguendo in particolare modo i consigli dei nonni.
La mamma vuole rendere
più suggestivo il
paesaggio aggiungendo
anche la neve, quindi
prende del cotone per
metterlo sulle colline e
del talco per coprire
tetti e muschio. Il papà
propone di realizzare un
laghetto con carta
stagnola e residui di uno
specchietto rotto, tutto
impolverato, per creare
un effetto acquitrino.
Per illuminare il presepe,
il nonno mette delle
candeline sulla strada
che porta alla capanna e
ogni sera verranno
accese per un po’. Io vengo sistemato sopra una collinetta, vicino alla
capanna e da qui posso osservare la creazione, nata dal loro cuore e dalla
loro fantasia.
Il presepio è un piccolo capolavoro, sembra proprio una Betlemme in
miniatura, tutti i personaggi sembrano vivi: Maria, con il suo sguardo
amorevole, e Giuseppe, appoggiato ad un bastone ricurvo, contemplano
Gesù che sembra sorridere, nella capanna riscaldata da un bue ed un
asinello.
Terminato l’allestimento, la famiglia attende con gioia il Natale.
Spesso il presepe si anima perché i bimbi spostano i personaggi, girano gli
animali, fanno avanzare lentamente i Magi alla capanna.
Un giorno , Ottavia e Vittoria, si mettono a giocare con le statuine e mi
portano sul poggiolo assieme alla donna del pozzo e al ciabattino.
Ad un tratto la mamma le chiama per preparare la tavola e loro, per la
fretta, mi dimenticano fuori al freddo.
Alla sera alle otto tutta la famiglia si prepara per uscire e dopo un po’
sento cantare da lontano un gruppo di persone. Si avvicinano alla casa
cantando inni natalizi , in particolare la Stella, un canto tradizionale
asiaghese. Guardando meglio, vedo che ci sono anche i componenti della
mia famiglia e mi piacerebbe davvero essere con loro a cantare in quella
gioiosa e suggestiva atmosfera!
La mattina successiva, la nonna si accorge che mancano delle statuine,
chiede allora spiegazioni alle bambine e loro vengono a cercarci sul
poggiolo, ci ritrovano e ci riposizionano nel presepe.
I giorni passano velocemente ed arriva la vigilia di Natale.
L’attesa della notte santa si fa sempre più intensa.
Ci siamo quasi: la sera il papà sceglie il ceppo di legno più grosso e lo
mette nel focolare per farlo bruciare tutta la notte, affinché riscaldi il
Bambino Gesù. A mezzanotte mi accorgo che il nonno va a prendere del
fieno e della paglia e li porta nella stalla, per dare da mangiare agli
animali, perché partecipino anche loro alla nascita del Bambino.
Quando il nonno
ritorna in casa dà la
buona notizia che
comincia a nevicare
e tutti vanno a letto
perché si dovranno
alzare presto, per
andare alla Santa
Messa dell’aurora,
alle cinque.
All’alba, tutti
assonnati, ma con
una grande gioia nel
cuore, scendono
verso il duomo. Tutti, tranne la nonna, che oramai fa fatica a camminare e
preferisce stare a casa a preparare la cioccolata.
Al ritorno, hanno le guance rosse, le mani gelate e i piedi che formicolano
per le ”buganse”, ma sono molto felici e raccontano quello che hanno
vissuto alla nonna.
Ottavia interviene per prima dicendo: ”La chiesa era fumante e gremita di
gente”.
Vittoria continua: ”L’altare era pieno di luci e di incenso che mi faceva
lacrimare gli occhi!”
Enrico racconta: ”Io ho fatto il “moccoletto” , ho aiutato Monsignor
Fortunato, tutto vestito di rosso e ho pensato che era emozionante
vedere radunata tutta la comunità in chiesa per accogliere Gesù Bambino.
Poi, siccome sono ancora raffreddati, si mettono tutti vicino al focolare e
la nonna versa loro una tazza di cioccolata calda e offre una fetta di pinza
fatta con i fichi secchi e i “scioscioli” del maiale.
Ad un tratto i bambini si accorgono che ci sono dei regali vicino al
presepe, incuriositi li scartano e trovano pochi soldini per ciascuno: sono
veramente felici di quel poco che hanno ricevuto e, pieni di gratitudine,
cantano intorno al presepe la “Tin tan nona”.
È proprio il giorno di Natale e tutti sono più felici perché si festeggerà
anche con un pranzo più ricco.
Durante questi giorni di vacanza i bambini stanno all’aria aperta, si
divertono a giocare con la neve, ad andare con la slitta, a “slissegare “ sul
ghiaccio e a fare pupazzi di neve. Quando rientrano nel calore della casa
si tolgono i vestiti bagnati e le scarpe con le brocche e le mettono vicino
al caminetto ad asciugare.
Il giorno di capodanno i bambini escono presto di casa, con una borsetta
fatta ad uncinetto dalla nonna, per andare a fare gli auguri di buon
principio alle persone e per ricevere in cambio la “bona man “.
Quando la gente non apre la porta per non dare loro soldi, i bambini
contraccambiano con questo augurio: “ Bon principio, bona fine, se no te
me dè schei te crepa tutte le galine !”
Ottavia, Vittoria ed Enrico tornano a casa verso mezzogiorno con la
borsetta piena di “franchi” e sono molto divertiti e contenti per il
gruzzoletto accumulato.
Sono ancora molto agitati ed effervescenti, perché tra pochi giorni
arriverà la Befana.
Di nascosto, la mamma e la nonna si danno da fare per realizzare bambole
di stoffa, mentre il papà e il nonno costruiscono macchinine di legno per
Enrico.La sera prima dell’ arrivo della Befana i bambini, speranzosi,
appendono le calze al caminetto con dentro le lire ricevute a Natale e il
primo di gennaio. Sul tavolo preparano un pezzo di pane e formaggio per la
Befana e un catino con acqua e fieno per il suo “ciuco”. Poi vanno a letto,
ma non riescono a dormire all’idea che la vecchietta porterà loro dei
giochi.
Nel cuore della notte Ottavia si sveglia, si alza per vedere se è passata la
Befana e trova una bellissima bambola di stoffa con il vestito riempito di
caramelle e frutta secca.
Alle sei di mattina tutta la famiglia scopre i regali, apre le calze riempite
di caramelle, frutta fresca e frutta secca, divertendosi tantissimo e
ringraziando in cuor loro la generosità della “vecchia signora”.
L’indomani i bimbi dovranno
disfare il loro presepe,
semplice, ma unico; Enrico,
Ottavia
e
Vittoria
protestano vivacemente, ma
devono riporre il tutto nel
solito scatolone. Si fermano
ancora un po’ per ammirarlo
l’ultima volta e, con la
tristezza
nel
cuore,
ripongono
delicatamente
ogni elemento del presepe,
di quel sogno durato per loro
troppo poco e che avrebbero
voluto allungare all’infinito.
Ogni anno io sono un
protagonista del presepe,
perchè
Enrico,
ormai
anziano, mi ha conservato con cura ed orgoglio.
Nel tempo ho notato tante differenze nel modo di festeggiare il Natale: ora sono
troppi gli abeti tagliati per fare l’albero, troppi i soldi spesi per comperare regali a
volte inutili, troppi i panettoni e gli spumanti consumati e le persone sembrano aver
perso il vero senso del Natale.
Il Natale di una volta era vissuto con più serenità, maggiore semplicità e tanta attesa
per la nascita di Gesù e io non vedevo l’ ora di uscire dallo scatolone impolverato per
entrare nel presepe e vivere questa atmosfera.
Mi piacerebbe che le persone pensassero di più a ciò che vuol dire il Natale e
vivessero ancora con emozione la venuta di Gesù.