Un albo per il culto a Milano
Transcript
Un albo per il culto a Milano
597_info_bombardini_CAIM:Layout 2 25-10-2012 18:59 Pagina 597 Italia Islam a Milano Un albo per il culto L a Giunta Pisapia ha mantenuto fede ai buoni propositi espressi, in campagna elettorale, nei confronti della comunità islamica milanese, avviando un percorso di studi sulle problematiche legate al culto con l’obiettivo di farvi fronte nel pieno rispetto delle leggi sulla libertà religiosa. Lo scorso luglio, in un’ottica d’apertura e ascolto, ha emesso la delibera n. 447545 che precisa le linee di indirizzo per «la promozione del dialogo interreligioso e per il sostegno del diritto della libertà di culto di tutte comunità religiose presenti nel territorio», anche di quelle non munite d’intesa con lo stato. Impegnata a «rendere operative tutte le proprie competenze in materia di diritto di libertà religiosa per la costruzione di una cittadinanza condivisa», l’amministrazione comunale di Milano ha deciso di avvalersi della consulenza gratuita del «Gruppo di lavoro per il dialogo interreligioso» composto da esperti nelle discipline legate alle tematiche religiose sotto il profilo socio-culturale e giuridico (Paolo Branca, Alessandro Ferrari, Silvio Ferrari, Natascia Marchei), i quali hanno già incontrato i rappresentanti delle varie realtà confessionali, individuando in primis problematiche inerenti all’esercizio del culto in luoghi dignitosi. Il dialogo avviato ha condotto l’équipe di esperti a definire le caratteristiche che, in conformità alla legislazione vigente, devono essere proprie delle associazioni religiose che desiderano praticare il culto nei locali di loro proprietà. Il passo successivo prevede poi la costituzione di un «Albo pubblico delle associazioni e organizzazioni religiose» che, in possesso dei requisiti previsti, potranno richiedere la messa a norma dei locali adibiti al culto, ovvero il cambio di destinazione d’uso se già collocati in zona servizi; altrimenti accedere a un bando per l’assegnazione di aree pubbliche, appositamente individuate dall’amministrazione per le comunità religiose. Un simile intervento ha avuto precedenti solo nella città di Torino, dove l’assessore all’Urbanistica, integrazione e nuove cittadinanze Ilda Curti ha disposto la riqualificazione di un’area industriale dismessa, ricavandone sette ambienti, nessuno dei quali però è stato dato ai musulmani perché troppo numerosi. L’accesso all’Albo è condizionato non solo da precisi requisiti, ma anche dalla sottoscrizione di un «Protocollo d’impegno» con l’amministrazione comunale al fine di garantire un ordinato svolgimento del culto nel rispetto dell’ordinamento giuridico italiano e della civile convivenza, nonché la realizzazione di momenti di incontro, di dialogo e confronto. Nello specifico le associazioni iscritte all’Albo sono chiamate a partecipare alla costituzione di una «Conferenza permanente delle confessioni religiose». Il Coordinamento delle associazioni islamiche È proprio in quest’orizzonte di apertura e disponibilità politica che si colloca il Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano (CAIM), attualmente composto da 14 realtà organizzate sunnite comprendenti centri islamici di differente riferimento etnico, gruppi giovanili e femminili.1 «Lo scopo del CAIM – spiega il coordinatore Davide Piccardo – è quello di elaborare insieme soluzioni, proposte e d’instaurare un dialogo costruttivo intra-musulmano e con le Istituzioni. In quanto cittadini milanesi, noi vogliamo giocare un ruolo positivo e attivo nella costruzione di una città equa, includente, tollerante e rispettosa delle legalità e della diversità attraverso un percorso di partecipazione, un rapporto di cooperazione costante ed efficace con l’amministrazione». Chiosa poi Piccardo: «E l’associazionismo islamico può con attività religiose, educative e culturali operare fungendo da integratore sociale e disattivando potenziali conflitti». L’8 agosto una delegazione del CAIM, ricevuta dal vice sindaco Maria Grazia Guida, ha sottoposto all’amministrazione quattro richieste che riflettono l’urgenza dell’avvio di un dialogo responsabile. Di fatto si chiede: un interlocutore unico; un impegno tempestivo per risolvere le situazioni più critiche (per es. quella di Viale Jenner che vede dal 2008 i fedeli al Palasharp per la preghiera del venerdì); un gruppo permanente per il dialogo; infine una commissione di studio sulle soluzioni giuridiche e urbanistiche. Pur soddisfatto della volontà e disponibilità politica, Piccardo evidenzia tuttavia l’incapacità delle istituzioni di pensare ed elaborare soluzioni in sinergia con la comunità musulmana, lamentando innanzitutto la mancanza di musulmani all’interno del «Gruppo di lavoro per il dialogo interreligioso». Ad ogni modo, tali istanze sono state già recepite da Palazzo Marino, che prevede di sottoporre al CAIM soluzioni concrete per i casi più urgenti e attivare la procedura per l’iscrizione all’Albo entro la fine dell’autunno. Il prossimo passo del CAIM, invece, consisterà nell’attivarsi anche a livello provinciale nella direzione Monza-Brianza. Infine, il sindaco Pisapia ha chiaramente manifestato la precisa volontà di trattare «la questione islamica» in termini tecnici, de-islamizzandola e slegandola dal turnover politico, così da porre fine alle strumentalizzazioni per meri interessi elettorali. Ha avviato un percorso di formalizzazione seria che responsabilizza le leadership musulmane (dovranno infatti garantire conformità ai requisiti per l’iscrizione all’Albo), senza ingerirsi nella gestione interna dell’associazione, nella scelta della ragione sociale, nei rapporti di affiliazione nazionale-internazionale, come invece era accaduto nelle amministrazioni precedenti e nei casi di Genova, Colle Val d’Elsa e Bologna. Il vantaggio di tale intervento amministrativo, che fa seguito all’istanza di una particolare realtà religiosa, giunge però a beneficio di diversi altri gruppi: per esempio gli evangelici, che vivono situazioni simili di «nascondimento» in garage e appartamenti. Milano, dunque, città-laboratorio nazionale dell’esercizio del diritto alla libertà di culto? Staremo a vedere. Maria Bombardieri 1 Si tratta di: Associazione islamica di Milano (Cascina Gobba), Istituto culturale islamico (Viale Jenner), Islamic Forum-Associazione culturale Bangladeshi, Associazione donne musulmane d’Italia (ADMI), Associazione di welfare islamica di Milano, Associazione culturale al Nur Italia, Comunità islamica di Milano (comunità turca), Giovani musulmani d’Italia (GMI), Nuova associazione culturale islamica Dar al Quran, Alleanza islamica d’Italia, Associazione Fajr (via Quaranta), Bangladesh cultural & welfare Association, Associazione Touba (comunità senegalese) e Associazione Asiam (comunità albanese). IL REGNO - AT T UA L I T À 18/2012 597