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La relazione? E' di marca. Anzi, è brevettata.
di Brunella Longo1
(http://www.brunellalongo.it)
A proposito di Friendster.com, sito che ha aperto i battenti a marzo del 2003 e in soli sei mesi è
diventato il modello delle applicazioni di social networking sul Web, e di cui si interessano sia i
giornalisti economici sia i sociologi dell'ISNA, l'associazione internazionale che studia le
applicazioni della social network analysis.
Il tema è arrivato in Italia con un Convegno organizzato a novembre scorso dal gruppo e-Learning
dell'Associazione Italiana Formatori coordinato da Brunella Longo, con la partecipazione di
sociologi, fisici, formatori ed esperti di risorse umane.
Febbraio 2004
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Consulente di knowledge management, editoria e formazione on line
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Ogni tanto arrivano dagli USA notizie di battaglie legali tra società che rivendicano la titolarità di
brevetti su software, sistemi informatici e "modi" di offrire servizi nel cyberspazio.
Uno dei casi più famosi di questa tendenza è "one click" Amazon: la grande libreria virtuale ha
brevettato con questo nome quel certo modo di porgere all'utente l'opzione del carrello virtuale
da ogni pagina del sito per cui si è liberi di pascolare qua e là, proprio come faremmo in un grande
magazzino, senza che nessuno ci chieda nulla - a patto di aver già dato almeno una volta tutti i
nostri dati, carta di credito inclusa. Quando gli acquisti, o l'attenzione, sono esauriti basta one
click per andare alla cassa senza code e senza più scocciature.
Nonostante soluzioni simili siano ormai diffuse nella quasi totalità di siti di shopping, solo
Amazon può dare a questa esperienza di browsing una identità di marca, farla diventare cioè
un aspetto delle strategie di branding della marca Amazon, con il logo "one click". Richieste di
brevetti simili sono ormai da anni numerosissime negli USA. Riguardano forme sempre più
evanescenti di proprietà industriale o intellettuale.
Così non stupisce che ci sia chi ha pensato di brevettare anche un sito che serve a facilitare le
relazioni interpersonali. Friendster.com, capostipite di una schiera di siti funzionali al social
networking, ha lo scopo di far incontrare la gente on line. L'idea è così semplice da lasciare
sconcertati. La forza della trovata non è da meno, perche' esce dal DNA di internet in quanto
"ambiente" sociale e di comunicazione: allarga la rete di relazioni sociali e permette al singolo
di bypassare le barriere spazio-temporali e quelle di ordine culturale che dominano le reti
sociali nel mondo fisico.
E' tutta qui in definitiva la business idea di Friendster, l'ultima moda della California. Una
community dove il CEO di una grande impresa e l'ultimo freelance portoricano si possono
scoprire, virtualmente, vicinissimi. Ed ecco spiegato il perchè di un deposito all'ufficio brevetti:
per Friendster, la paternità di quel "mix" di soluzioni testuali, visuali e sistemistiche che servono a
gestire il magico luogo di incontro sul Web va difesa. Il brevetto depositato riguarda "la
metodologia e l'attrezzatura per la costruzione di un sistema informativo e di un database
condivisibili in rete". Presa alla lettera, la rivendicazione assomiglia a quella, altrettanto
stravagante, con cui la British Telecom qualche anno fa pretendeva di brevettare i link (i
collegamenti ipertestuali che sono alla base della navigazione Web).
Ad ogni modo, dietro il successo di Friendster e alla sua bizzarra rivendicazione legale c'è
dell'altro. Secondo un numero crescente di studi, come ha raccontato in modo avvincente il
giornalista scientifico di "New Scientist" Mark Buchanan (in un saggio, Nexus, pubblicato anche
in Italia da Mondadori, e che si legge come un romanzo), esistono leggi ancora in buona misura
sconosciute che regolano in modo assai simile il funzionamento di reti apparentemente molto
diverse tra loro, dagli ecosistemi ai sistemi di ranking nei motori di ricerca internet come Google,
dalle modalità di diffusione di infezioni virali come la SARS fino al modo con cui si dispongono
gli esagoni di fluido in ebollizione della pentola dell'acqua per la pasta.
Di queste reti si sa già parecchio. Ma molte altre cose si potranno scoprire con nuove attività di
ricerca e di osservazione partecipata anche all'interno di comunità virtuali come quelle create da
Friendster e dai suoi bizzarri, già numerosi, cloni - grazie alla social network analysis o analisi
delle reti sociali.
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Comprendere se esistono tecniche utili per accorciare le distanze all'interno dei nodi di queste reti,
ad esempio, potrebbe permettere di volta in volta di accellerare o di rallentare il loro
funzionamento e il loro potere aggregante.
Si potrebbero prevenire problemi di diversissima natura: dagli scherzi involontari del sistema di
ranking di Google (per cui, ad esempio, per chi cerca informazioni economiche Mediobanca risulta
meno importante e rilevante di una banca d'affari sconosciuta)
alla diffusione di epidemie come
la SARS, fino ai guasti alle reti elettriche come quelli a cui abbiamo assistito l'estate scorsa.
La social network analysis o analisi delle reti sociali non è un argomento nuovo, quanto meno per i
sociologi. Questi la considerano da una decina d'anni come un "insieme di metodi" piu' che come
un vero e proprio corpus teorico, anche se parecchi studiosi riconducono la SNA a teorie
strutturali dell'azione. I motivi di interesse per questa metodologia vanno oltre ai confini
accademici e si allargano alle esperienze delle imprese e ai comportamenti di gruppi e individui
nella società e negli ambienti mediati dal computer in rete. Il principale è che la SNA permette a
progettisti e agli intermediari delle interazioni negli ambienti mediati dal computer in rete proprio
di accorciare la distanza, di "vedersi" e di "vedere" le reti di relazioni in cui i soggetti sono immersi
e che essi stessi creano dinamicamente, manipolano, favoriscono, ostacolano con il proprio
comportamento.
La SNA non avrebbe avuto probabilmente il successo che ha riscontrato in molti ambienti
accademici, commerciali e finanziari se negli ultimi anni non si fossero sviluppati strumenti
(cioe' dei programmi software) utili a rappresentare gruppi e comunita' che agiscono in rete.
Ricerche e sperimentazioni sui "piccoli mondi elettronici" sono state avviate da diverse universita'
americane e permettono a chiunque di sperimentare l'evidenza dei concetti alla base della SNA.
Alla SNA si è interessato un gruppo di formatori dell'Associazione Italiana Formatori che vi ha
dedicato parte del Convegno "e-Tutor: ricerca e azione. I piccoli mondi dell'e-learning" nel 20032
con l'obiettivo di iniziare a studiare, in modo riflessivo e orientato all'azione, lo sviluppo delle
comunita' virtuali e dell'associazionismo reale tra quanti si interessano professionalmente di
formazione e knowledge management. Nel 2004 il gruppo e-L dell’AIF cercherà di applicare le
lezioni apprese ad una ricerca collaborativa in rete sulle competenze dei formatori dell'e-learning.
Che cosa leggere / link utili
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Buchanan, M., Nexus, Mondadori, 2003. Una intervista all'autore, che ha partecipato a un
Convegno romano all'inizio di settembre 2003, si trova sul Sito Web Italiano per la
Filosofia SWIF a http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/030905a.htm
Scott, J. L'analisi delle reti sociali. Carocci, 2003. Il manuale risale al 1991 ma viene
tutt'ora considerato uno dei migliori sull'argomento. La prima edizione italiana e' del 1997.
Le applicazioni militari della SNA sono per il momento poco dibattute sui grandi media ma
costituiscono, con la ricerca di nuovi metodi investigativi e di lotta al terrorismo dopo l'11
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Le presentazioni di di Andrea Salvini (sociologo) e di Guido Caldarelli e Fabio Coccetti (fisici) e di tutti gli
interventi al Convegno e-Tutor: ricerca e azione. I piccoli mondi dell'e-learning, Milano, 7 novembre 2003 si
trovano sul sito http://e-tutor.bibliopolis.pantarei.it
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settembre, un ambito di primario interesse. Un articolo del Washington Post (http://
www.washingtonpost.com/wp-dyn/articles/A3075-2003Dec15.html) del 15 dicembre 2003
fa riferimento all'utilizzo che i militari americani hanno fatto della SNA nella cattura di
Saddam Hussein (occorre inserire i proprii dati per visualizzare l'articolo).
L'esperimento di ricerca-azione in rete piu' noto, giunto oggi alla seconda edizione, e
entusiasmante perche' i ricercatori lo gestiscono come un vero e proprio gioco di societa'
on line, e' quello dello Small World della Columbia University (a: http://
smallworld.columbia.edu) i cui primi risultati sono stati pubblicati dai ricercatori anche
sulla rivista "Science".
Un'altra indagine, ora chiusa, sugli "Electronic Small Worlds Projects" volta a studiare le
connessioni sociali che si creano attraverso internet è stata finanziata dalla National Science
Foundation USA e dall'Universita' dell'Ohio e si è svolta nel 2003; è ancora in corso
l'elaborazione dei risultati che saranno pubblicati a:
http://smallworld.sociology.ohio-state.edu/html/homepage.html
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