In prima fila, secondo da sinistra, il generale Fulgencio Batista

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In prima fila, secondo da sinistra, il generale Fulgencio Batista
2 VIAGGI di CULTURA
In prima fila, secondo da sinistra, il generale Fulgencio Batista durante una
visita negli Stati Uniti
VIAGGI di CULTURA 3
Dal «Corriere della Sera»
La vittoria della
rivoluzione cubana
In previsione della partenza per Cuba, riviviamo i principali eventi storici
accaduti nell'isola caraibica nella seconda metà del Novecento: ripercorriamo
quegli anni attraverso gli occhi degli osservatori dell'epoca, in particolare dei
giornalisti del Corriere della Sera.
Il primo articolo tratta del crollo del regime di Batista, della sua fuga e del
vittorioso affermarsi del “movimento rivoluzionario” guidato da Fidel Castro.
Siamo nel 1 gennaio del 1959 e a l'Avana regna incontrastato il caos dopo
le dimissioni di Batista e l'attesa dell'arrivo dei rivoluzionari: un attesa resa
ancora più palpabile dall'incertezza riguardo l'appartenenza politica dei ribelli:
Comunisti o democratici?
Una domanda che rivela le tante strade che la rivoluzione cubana avrebbe
potuto prendere e non prese. Nei prossimi articoli, scopriremo il perché.
IMPROVVISA FINE DELLA GUERRA CIVILE A CUBA
Il regime dittatoriale di Batista rovesciato dagli insorti di Castro - Il Presidente è fuggito,
riparando nella Repubblica di San Domingo - I poteri dello Stato assunti da una Giunta
militare - Gravi disordini all’Avana, mentre si attende l’arrivo del capo dei guerriglieri col quale
sono già in corso negoziati.
L’AVANA, 1 gennaio 1959
Fulgencio Batista è fuggito dall’Avana e si è rifugiato a Ciudad Trujillo, capitale della Repubblica di San Domingo. Presidente provvisorio della Repubblica di
Cuba è stato nominato il giudice della Corte Suprema dell’Avana Carlos Piedra,
ma i poteri dello Stato sono stati assunti
da una Giunta militare che avrebbe già
iniziato trattative con Fidel Castro per la
stipulazione di una pace fra il Governo
e gli insorti. Fidel Castro ha riaffermato la propria intransigenza; egli esige che
alla testa dello Stato sia immediatamente
posto il dottor Manuel Urrutia, anziano
magistrato di Santiago di Cuba, per molti anni esule negli Stati Uniti a motivo
delle sue idee anti-dittatoriali.
Questo, in poche righe, il quadro della situazione che, nella giornata
del primo dell’anno, si è venuta a creare all’Avana, a conclusione di una guerra civile che si stava svolgendo da oltre
due anni, e che negli ultimi giorni aveva portato il rombo delle artiglierie e il
fuoco della mitraglia fino nelle grandi
città, fino alle porte della capitale, determinando infine il rapido sgretolamento
dell’edificio eretto da Fulgencio Batista.
Il Presidente provvisorio Carlos Piedra ha dato subito ordine alle truppe governative di cessare il fuoco contro i reparti degli insorti.
L’Avana, in questo fulmineo capovolgersi della situazione, vive ore di
estrema inquietudine: l’esercito non sa
a quali ordini obbedire, la polizia - affidata dalla Giunta militare al tenente colonnello Juan P. Ledon - tenta con tutti i
mezzi di mantenere un certo ordine nella
città.
Il dottor Manuel Urrutia ha già
annunciato il proprio prossimo arrivo
all’Avana «per assumere le funzioni di
Presidente della Repubblica», e si hanno
fondati motivi che la Giunta militare e
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il Presidente provvisorio Carlos Piedra
non si opporranno alla sua nomina, tanto più se - come le emittenti controllate
da Fidel Castro affermano - Urrutia verrà scortato da contingenti ribelli e verrà accompagnato all’Avana dal capo degli insorti in persona, quel Fidel Castro
che ha animato tutta la rivoluzione cubana. Anche il Primo ministro designato dalla Giunta militare, dottor Gustavo
Curvo Rubio, avrebbe già dichiarato di
non avere alcuna intenzione di ostacolare l’assunzione al potere del candidato
dei ribelli.
La precipitosa fuga
Il colpo di scena si è verificato durante la notte. Fulgencio Batista, l’
«uomo forte» che ancora resisteva alla testa di una delle Repubbliche centro-sudamericane, «per il bene del Paese e per
porre fine allo spargimento di sangue»,
a mezzanotte ha annunciato le proprie
dimissioni, e la sua decisione di lasciare l’isola. Dopo aver convocato nel proprio gabinetto il generale Eulogio Cantillo, l’ammiraglio Rodriguez Calderon,
il generale José Pedraza y Cabrera, il generale Martin Dia Robina e il generale
Juan Roja, e avere loro affidato l’incarico
di costituire una Giunta militare che assicurasse la continuità delle funzioni governative, Fulgencio Batista alle 2.30, accompagnato dalla moglie e da alcuni dei
suoi otto figli, e scortato da una squadra
di poliziotti, comandati dai due ufficiali Ventura e Carratalar, ha preso posto
su un aereo militare che lo attendeva, e
che è subito decollato, in direzione della
Repubblica di San Domingo. Nessuno,
in città, era al corrente di questa fuga; le
prime notizie si sono cominciate a diffondere alle sei di questa mattina. Molti
già attendevano questa partenza - pochi
giorni fa due dei figli di Fulgencio Batista avevano lasciato l’Avana per «trascorrere il Capodanno in Florida» - ma non
ritenevano che fosse imminente. Il Presidente Batista sembrava, a molti, ancora
molto forte, ancora in possesso di ottime
carte per poter resistere alle pressioni degli insorti, i quali, benché all’offensiva su
tutti i fronti, erano validamente ostacolati nella provincia di Las Villas dalle truppe e dall’aviazione del Governo. Il fatto
che i ribelli si fossero già impadroniti di
molta parte della «via dello zucchero» e
avessero in tal modo già notevolmente compromesso la fonte maggiore delle
entrate dello Stato cubano, con l’essersi assicurato quasi tutto il raccolto della
canna da zucchero, non pareva potesse
essere, ancora determinante per la vittoria finale degli insorti. Evidentemente,
invece, Fulgencio Batista non ha creduto di poter dominare la situazione, e con
lui i suoi maggiori collaboratori: e questa
notte si è registrata la resa.
Con Fulgencio Batista e i suoi familiari, a bordo di tutti gli aerei disponibili,
sono partite circa centocinquanta persone, in parte dirette a Ciudad Truiillo, in
parte in Florida.
Comunisti all’opera
Fulgencio Batista ha scelto come
propria residenza di esule Ciudad Trujillo, dove già vivono due altri dittatori deposti, Juan Domingo Peron e Marcos
Perez Jimenez, rispettivamente ex-capo
del Governo argentino ed ex-capo del
Governo venezuelano. Il figlio maggiore
dell’ex-Presidente, Ruben Batista, insieme alla moglie, alla figlia e a due sorelle, ha preferito invece Daytona Beach, a
circa 150 chilometri da Jacksonville, nella Florida, dove la famiglia Batista possiede una lussuosa villa e una vasta proprietà terriera. A Nuova Orleans invece
sono arrivati, insieme ad alcuni generali
e ad altre personalità del deposto regime,
i due figli minori di Fulgencio Batista.
Mentre gli aerei - pare siano stati in
tutto sei - arrivavano alle rispettive destinazioni, all’Avana la notizia della fuga di
Batista si diffondeva rapidamente nella
mattinata festiva. Le strade si sono andate affollando di uomini e donne appartenenti a tutte le classi sociali, ansiosi
di manifestare la loro gioia e il loro entusiasmo per la caduta del dittatore. I prigionieri politici, detenuti nelle carceri e
ai posti di polizia, sono stati messi immediatamente in libertà. Nel pomeriggio anche tutti i detenuti della vecchia
fortezza spagnola Castillo del Principe
sono stati liberati. Naturalmente, non è
mancato chi ha cercato subito di trarre
profitto dalla situazione ingarbugliata:
un gruppo di manifestanti, inalberando
la bandiera rossa, si è impadronito della
stazione radiofonica dell’Avana, mentre
altri membri del partito comunista cubano hanno occupato i locali delle varie
sedi sindacali.
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La polizia sta tentando di arginare
il disordine; a un certo momento è stata
costretta ad aprire il fuoco contro i gruppi dei più facinorosi. L’aeroporto «José
Marti», il noto «Rancho Boy Eros», alle
porte dell’Avana, è stato oggetto di un
tentativo di assalto da parte della folla,
che ha cercato di catturare alcuni membri della polizia segreta di Batista che
non avevano potuto fuggire durante la
notte.
Le emittenti controllate dagli insorti hanno lanciato numerosi appelli, durante tutta la giornata, alla popolazione
cubana, perché conservi la calma e non
si lasci trascinare a manifestazioni inconsulte, «seguendo gli immancabili agenti
provocatori che cercheranno di sfruttare
a loro profitto la vittoria delle forze della
libertà ».
Il Presidente provvisorio, Carlos Piedra, magistrato di 63 anni, quasi del tutto nuovo alla vita politica, ha prestato
giuramento nella mattinata di oggi dinanzi alla Giunta militare, ma come si
è accennato, sembra sia perfettamente
d’accordo di lasciare l’incarico affidatogli al più presto. D’altra parte, Fidel Castro ha chiaramente espresso i propri desiderata: capitolazione incondizionata su
tutta la linea. Anche l’ex-Presidente Carlos Piro Soccaras, che dagli Stati Uniti, dov’era in esilio, è partito subito per
l’Avana, ha detto che non intende minimamente opporsi alla volontà del movimento insurrezionale di Fidel Castro. Si
ritiene di sapere che una commissione
composta di personalità civili è già stata
formata all’Avana per ricercare una for-
mula valida per la totale pacificazione del
Paese.
Il generale Eulogio Cantillo, capo
della Giunta, ha dichiarato: «Sulle nostre
spalle pesa l’onere di mettere fine subito
a una guerra fratricida che provoca così
numerose vittime». Questa dichiarazione è stata interpretata anche dagli insorti come «una indicazione» per la pronta
soluzione del conflitto. I capi ribelli Luis
Blanca e Rolando Cubela sembra siano
già partiti per la capitale, per stipulare
l’accordo.
All’ultimo momento si apprende
che il capo dei guerriglieri Fidel Castro
ha lasciato il suo Quartier generale per
recarsi all’Avana, dove dovrebbe arrivare
domattina.
La radio dei ribelli ha annunciato frattanto che le forze di Fidel Castro
hanno occupato la città di Santiago di
Cuba, capitale della provincia di Oriente
e città dalla quale ebbe origine il moto
rivoluzionario 25 mesi or sono.

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