Che cos`è l`intelligenza e come funzionano i test del Q.I.

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Che cos`è l`intelligenza e come funzionano i test del Q.I.
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Che cos’è l’intelligenza e come funzionano i test
del Q.I.
Non esiste, al giorno d’oggi, un parere unanime della comunità scientifica sulla
definizione di intelligenza. In generale, potremmo dire che è la capacità di
adattare il proprio pensiero di fronte al mutare delle circostanze, al fine di
raggiungere determinati obiettivi. Un modello teorico promettente è quello di
Cattell che distingue intelligenza fluida e intelligenza cristallizzata.
Parliamo oggi di un concetto largamente utilizzato nella vita di tutti giorni e cominciamo
a farlo partendo dal suo significato: l’intelligenza.
Diverse teorie
Sappiamo realmente che cos’è? Possiamo rispondere con un semplice no. Perché?
Banalmente, perché nella comunità scientifica non esiste una definizione di
intelligenza su cui ci sia comune accordo. Nonostante ciò, tutti (chi più, chi meno)
abbiamo un’idea del concetto di intelligenza, almeno a livello intuitivo.
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In ambito scientifico si è cercato di darne molte descrizioni e qui proviamo a fornire una
spiegazione semplice che tenti di racchiudere gli elementi in comune delle varie
definizioni: l’intelligenza è la capacità di adattare il proprio pensiero di fronte al
mutare delle circostanze, al fine di raggiungere determinati obiettivi.
A molti questa definizione sarà parsa molto vaga, al punto da far rientrare in questo
concetto quasi ogni abilità. E così è successo! Basti pensare alla teoria delle intelligenze
multiple di Gardner che considera anche le capacità motorie come forma di intelligenza.
Un modello teorico cui spesso si fa riferimento è quello di Cattell che divide
l’intelligenza in intelligenza fluida e intelligenza cristallizzata. La prima si riferisce alla
capacità di affrontare e risolvere problemi la cui soluzione non dipende da conoscenze
pregresse, la seconda invece si identifica con la capacità di utilizzare competenze e
conoscenze acquisite con l’esperienza.
Sono state formulate anche altre teorie sull’intelligenza ma, a parte quella di intelligenza
emotiva di Salovey e Mayer, hanno avuto scarsa ricaduta pratica.
È invece importante tenere a mente il modello teorico dell’intelligenza fluida e
dell’intelligenza cristallizzata per provare a comprendere il senso dei test del Q.I. di cui
stiamo per parlare.
I test del Q.I. sono delle prove che tentano di stimare l’intelligenza di un individuo in
base alle risposte fornite. Il loro più grande problema è che, mancando una chiara
definizione di intelligenza, non si sa realmente cosa misurino e infatti molti sono stati
costruiti senza reali presupposti teorici. Nonostante tutto, continuano a essere largamente
utilizzati per la loro cosiddetta validità predittiva, cioè per la loro capacità di predire
(almeno in parte) il successo futuro delle persone nello studio e nel lavoro (mediamente il
20-25% dei risultati futuri).
Molti genitori, al momento di portare il proprio figlio a fare una valutazione
neuropsicologica (solitamente per difficoltà di apprendimento), si incuriosiscono o si
spaventano all’idea che quest’ultimo venga sottoposto a test di intelligenza. Non è affatto
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raro che chiedano a chi ci è passato prima di cosa si tratti, che cosa significhi il punteggio
del
Q.I.,
quando
si
considera
alto
e
quando
basso,
ecc.
Proviamo a fare chiarezza.
Intanto che cos’è il Q.I.?
È un concetto molto semplice: si tratta di un punteggio che ci dice quanto una
prestazione si allontana dalla media. Può sembrare complicato ma adesso apparirà più
semplice. Il Quoziente intellettivo ha media 100, cioè se disponessimo le persone su una
scala da 1 a 100, gli individui al 50° gradino avrebbero un Q.I. di 100 (50° percentile).
Questo vuol dire che con un punteggio superiore a 100 si avrà una prestazione superiore
alla media e al di sotto il contrario. Solitamente si considerano normali Q.I. tra 85 e
115 (all’interno dei quali ricade circa il 68% della popolazione) e si considerano
prestazioni da deficit intellettivo punteggio inferiori al 70.
Come si misura il Q.I.?
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I test di intelligenza più usati possono essere ricondotti (seppur con qualche forzatura) al
già citato concetto di intelligenza fluida e intelligenza cristallizzata.
I più utilizzati sono le Matrici Progressive di Raven (solitamente le PM 38 e le PM 47)
e le scale Wechsler (in Italia le più recenti sono la WPPSI-III, la WISC-IV e la WAISIV).
Nel primo caso si fa riferimento al concetto di intelligenza fluida e di conseguenza i test
consistono nella risoluzione di problemi che per essere risolti non richiedono conoscenze
pregresse (almeno in teoria sono svincolati dal livello culturale della persona esaminata).
SI tratta di figure incomplete a cui manca un pezzo per essere completate. Il compito del
soggetto è proprio quello di scegliere il pezzo mancante.
Nel secondo caso si tratta di test che in parte misurano l’intelligenza fluida (di solito con
compiti simili a quello appena descritto e compiti di altro tipo, come la riproduzione di
immagini tramite cubi colorati) e in parte l’intelligenza cristallizzata (compiti di tipo
verbale in cui ci si basa sulla conoscenza di nozioni di tipo scolastico e sulla capacità di
elaborarle verbalmente). Ci sono inoltre altre prove che compongono questi test, le quali
possono essere ricondotte alla velocità di processamento (velocità con cui il cervello
sarebbe in grado di elaborare le informazioni) e alla memoria di lavoro (capacità di
mantenere delle informazioni in memoria e compiere con esse delle elaborazioni). Questo
aspetto è molto interessante perché secondo molti studi, i risultati ottenuti nelle prove
di memoria di lavoro e di velocità di processamento sembrerebbero in grado di spiegare la
maggior parte dei risultati nei test di intelligenza fluida.
Sebbene molti studiosi ritengano ormai il Q.I. un concetto superato, questo resta un punto
cardine nella definizione di alcuni disturbi e quindi la sua misurazione rimane essenziale
ai fini diagnostici. Continua inoltre ad essere uno strumento che può dare delle
informazioni importanti seppur da usare con cautela visti gli enormi limiti teorici.
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Per tirare le somme potremmo dire che i test del Q.I. sono delle prove che cercano
di collocare le persone su una scala di funzionamento intellettivo la cui fascia di
prestazione è definita in rapporto (scostamento) alla media (100). Nonostante i loro
grandi limiti, questi punteggi continuano ad essere usati perché permettono in parte di
stimare il grado in cui una persona sarà capace di far fronte agli impegni di studio e
lavorativi.
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