2014-03-12 StrisciaLaNotizia

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2014-03-12 StrisciaLaNotizia
Milano, 12-03-2014
Programma: Striscia La Notizia del 13 febbraio – Servizio sul Nomenclatore
Tariffario
Note
Facendo riferimento al servizio sul Nomenclatore tariffario degli ausili e delle
protesi, andato in onda all’interno del programma “Striscia la notizia” del 13
febbraio scorso, rilevo lo stupore perché può esserci una discrepanza tra il
prezzo pagato dal Servizio Sanitario Nazionale (ASL) e quello pagato dal privato
cittadino.
Devo segnalare che non c’è molto da stupirsi per un episodio puntuale come
quello che è stato presentato in quanto il vero scandalo sta nel fatto che oggi
non c’è più alcuna reale corrispondenza sia in eccesso che in difetto tra il valore
dei prodotti che si trovano sul mercato e le tariffe che sono indicate sul
Nomenclatore e che vengono di conseguenza pagate dal Servizio Sanitari
Nazionale.
Perché?
Per una serie di motivi, tutti facilmente comprensibili se si conosce il settore e si
usa il semplice buonsenso.
1) Un prezzo fisso, purché il prodotto abbia i requisiti di minima, qualunque
siano qualità e prestazioni.
Il Nomenclatore consiste in un elenco di tipologie (categorie) di prodotti, ciascuna
delle quali è accompagnata da una sintetica descrizione dei requisiti tecnici del
dispositivo. Per ogni tipologia è indicata una tariffa, cioè la somma che lo stato
paga, attraverso le ASL, per ogni ausilio che viene fornito e che appartiene a
quella categoria. Qualunque siano qualità del prodotto ed eventuali
caratteristiche particolari, se esso possiede i requisiti minimi indicati sul
Nomenclatore, viene pagata la tariffa relativa.
Se prendiamo ad esempio la “Carrozzina elettrica per uso esterno” di cui avete
parlato nel vostro servizio, le caratteristiche sono le seguenti:
- telaio rigido in acciaio verniciato o cromato o lega leggera ad alta resistenza;
- sedile, schienale e braccioli imbottiti e rivestiti con materiale lavabile;
- ruote a sezione maggiorata non inferiore a 260 mm.;
- sistema frenante automatico con il motore ed elettromagnetico di
stazionamento;
- braccioli regolabili in altezza e sfilabili o ribaltabili;
C.S.R. Confindustria Federvarie 20149 MILANO, Via Petitti, 16 - 00144 ROMA, V.le Pasteur, 10
P.IVA 05199290965 Segreteria: telefono 02.32.67.22.22 – 06.54.22.03.89
telefax 02.32.67.22.99 – 06.54.22.94.41
- motori almeno da 300 watt-24V-16AH e caricabatterie,
- due batterie da 80 A. in grado di fornire una autonomia minima di 5 ore pari a
circa 30 km.;
- capacità di superare pendenze fino al 20%;
- suoneria, chiave di sicurezza, indicatore velocità selezionata, fanaleria anteriore
e posteriore, indicatori di direzione intermittenti, indicatore caricabatteria;
- comando guida elettronico a cloche;
- garanzia 24 mesi (per gli accumulatori 6 m)
Come si può ben capire, queste sono le caratteristiche minime che un veicolo
deve possedere per poter essere considerato una “carrozzina elettrica per uso
esterno” e sono quindi possedute da ogni carrozzina che si possa considerare
tale (sarebbe come dire che un’automobile deve avere un telaio in acciaio o altra
lega … resistente, un sedile e schienale, delle ruote adatte ad andare su strada,
freni, luci ecc. ecc.); tutto questo viene pagato €. 3.882,98, indipendentemente
da ogni altra caratteristica eventualmente posseduta.
A questa cifra si possono però aggiungere altre somme, che possono portare il
prezzo pagato intorno ai 5.000 euro, se l’ausilio possiede alcune delle seguenti
caratteristiche supplementari:
AGGIUNTIVI
Comando elettronico a bocca
Comando elettronico a mento
Comando elettronico a piede
Comando elettronico a tavolo
Telaio verticalizzabile con azionamento elettrico
Schienale e poggiagambe a regolazione elettrica
Telaio per trasporto in auto totalmente smontabile
Se si fa una veloce indagine sui siti internet che propongono ausili per disabili, si
può facilmente vedere che alla voce “Carrozzine elettroniche per uso esterno”
corrispondono infiniti modelli, che vanno da un prezzo di circa 3.000 euro (di
qualità veramente bassissima, adatte prevalentemente ad anziani che ne fanno
un uso molto limitato) a 9/10/15.000 euro e anche più (Sito: Trova prezzi – 10
anni).
Quale carrozzina verrà fornita, con oneri a carico del Servizio sanitario
nazionale? Da cosa dipende la scelta?
Si possono trovare anche degli ausili che, in Italia, impropriamente, in alcuni casi
vengono definiti “Carrozzina elettronica per uso esterno”, ma che sono invece
degli “Scooter per anziani e disabili”. In Italia vengono chiamati “Carrozzine
elettroniche” perché, nel Nomenclatore, gli “Scooter” non ci sono, quindi si
presume che il chiamarli “Carrozzina” ne faciliti la prescrivibilità a carico dello
stato. Questi, normalmente, costano molto meno rispetto alle carrozzine
elettroniche, anche se ci sono alcuni modelli che costano 4/5.000 euro ed anche
di più.
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2) Nessun controllo a priori sui prodotti che possono essere forniti e pagati
dal Servizio Sanitario Nazionale; nessun sistema di informazione
all’assistito.
Qualunque prodotto che dichiari di possedere i requisiti di minima può essere
fornito alla tariffa indicata, senza che quel modello venga prima approvato da un
organismo competente e senza che nessuno verifichi nulla, né tantomeno valuti
se il prezzo al pubblico corrisponde alla tariffa, cioè se quel prodotto vale
veramente quello che lo stato paga.
Lo Stato non ha ritenuto infatti necessario attuare alcun sistema che giudichi se
con i soldi che spende vengono forniti prodotti di valore adeguato, mortificando in
questo modo tutti coloro –produttori e fornitori- sinceramente interessati a
ricercare il meglio di prodotti e servizi. Oggi viene pagato allo stesso modo chi
fornisce prodotti eccellenti e chi fornisce prodotti sotto il limite della decenza; chi
segue la persona disabile con professionalità, facendo provare diversi modelli di
ausili appartenenti alla stessa tipologia, per scegliere assieme il prodotto più
adatto, e chi mostra all’utilizzatore soltanto quello di più basso costo, sul quale
ha il margine maggiore.
Non essendoci un sistema trasparente di accreditamento dei prodotti erogabili,
non esiste un elenco (un “catalogo”) dei prodotti disponibili e di conseguenza
l’assistito non può sapere, se non grazie all’onestà ed alla competenza del
fornitore, tra quali prodotti -marca e modello- ha diritto di scegliere; quali può
avere gratuitamente e quali no.
3) Elenchi e tariffe risalgono a quasi 20 anni fa, e non sono mai stati rivisti!
A questi problemi strutturali del sistema, occorre aggiungere il fatto che tanto gli
elenchi quanto le tariffe sono stati pubblicati il 27 agosto 1999 ma risalgono ad
almeno tre anni prima, tanto ci aveva messo la Corte dei Conti a rivedere ed
approvare il Nomenclatore completato dall’apposita Commissione nel 1995.
Prezzi e tipologie di prodotti risalgono quindi ad un’altra era geologica e cercare
di far rientrare in quelle descrizioni redatte nel ’95 tutto quanto le nuove
tecnologie oggi propongono è impresa ardua, quando non impossibile.
Alcuni ausili vengono realizzati con modalità costruttive che li rendono molto
meno costosi; altri hanno implementato funzioni che – allo stesso prezzo – li
rendono molto più efficaci, più facili da utilizzare, più utili; altri proprio non
esistono più, sostituiti da ausili innovativi che compensano l’handicap con diverse
modalità e maggiore efficienza ma che non corrispondono più in nessun modo
alle descrizioni ed ai prezzi indicati…
Il paradosso sta nel fatto che lo stato è disponibile a spendere somme anche
elevate per prodotti vecchi, obsoleti, superati o per prodotti che non esistono più
se non nel Nomenclatore, del 1999 ma tutt’ora immutato e vigente, e non intende
invece spendere il giusto per prodotti che servano davvero e che risolvano
veramente i problemi.
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Così succede che se una persona con invalidità ha diritto ad una carrozzina
elettronica che lo stato ha tariffato con una somma che va tra i 4.000 e 5.000
euro (a seconda degli aggiuntivi) ma a lei andrebbe meglio uno “Scooter per
disabili” che si può trovare a circa la metà, non può averlo: o prende la
carrozzina elettronica da 5.000 euro (che non le serve) o paga di tasca sua lo
scooter.
Non possiamo stupirci più di tanto se poi, qualche volta, approfittando tra l’altro
di una regola contenuta nella stessa legge del Nomenclatore, si applica la
cosiddetta “riconducibilità” per ottenere un dispositivo “non nomenclato ma
riconducibile per omogeneità funzionale, a giudizio del medico prescrittore…” per
ottenere quello che serve, gratuitamente!
Così come non possiamo stupirci se, nell’era dei computer, dei tablet, degli
smart fone, anziché un antidiluviano (tra l’altro ormai fuori commercio):
“- comunicatore simbolico/100 caselle - Sistema di comunicazione per simboli
a 100 caselle. La comunicazione avviene per simboli posti su ogni casella,
selezionabili dall’utente tramite l’accensione della luce corrispondente mediante
appositi comandi. Caratteristiche principali: Modalità di scansione. lineare e
multidirezionale a velocità variabile area di lavoro programmabile da 2 a 100
caselle memoria 50 caselle “
si cerca di ottenere (o fornire) uno dei sistemi non “nomenclati” né tariffati, ma
sicuramente più efficienti oggi facilmente reperibili sui mercati. Si va dalle “App”
per tablet che costano qualche decina di euro ai sofisticati puntatori oculari che
consentono di comunicare anche a chi ha residuato soltanto un minimo
movimento della pupilla: servono per comunicare, ma non hanno certo 100
caselle che si illuminano con una lucina schiacciando il pulsante corrispondente!
O ancora, seguendo il Nomenclatore, se una persona disabile non sa camminare
da sola, è possibile fornire legittimamente un dispositivo “Stabilizzatore
deambulatore per stazione eretta” che, completo dei vari aggiuntivi, costa allo
stato intorno ai 2.000 euro (macchinoso, ingombrante, difficile da applicare ed
utilizzare) e che, così come è descritto, non esiste più sul mercato internazionale
da circa una decina d’anni mentre, sempre stando alle regole, non sarebbe
possibile fornire, perché le caratteristiche non corrispondono, i prodotti che lo
hanno superato: i moderni ausili per la deambulazione che stabilizzano il tronco
e consentono la postura eretta facilitando il cammino. Quindi, o forniamo un
prodotto da recuperare tra i fondi di magazzino o in qualche discarica dove sono
stati portati gli ultimi esemplari per la rottamazione, oppure … occorre uscire
dalle regole. E questo significa anche, ovviamente, che i prezzi di questi nuovi
dispositivi non hanno nessuna attinenza con le tariffe che erano state indicate
nel 1999 per un prodotto del tutto diverso.
È inaccettabile che non ci sia stata, in tutti questi anni, nonostante un numero
spropositato di annunci roboanti da parte dei vari ministri di turno e considerevoli
risorse spese per fantomatiche “Revisioni” del Nomenclatore, la volontà di
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provvedere ad una riforma, peraltro facile e senza costi aggiuntivi, che ponesse
fine a questo sistema che impone di contravvenire alle regole se si vuole operare
con appropriatezza,
L’unica risposta di cui lo Stato è stato capace è consistita in inviti a tagli lineari o
in comportamenti inqualificabili: Se ti do il letto non ti do la carrozzina…
Aspettiamo a fornire: ha una malattia progressiva, è in fase terminale…
Fortunatamente, con una capacità tutta italiana, il sistema ha trovato alcuni
percorsi virtuosi per cui fornitori ed assistiti hanno cercato possibili
accomodamenti ed i fornitori seri, che fortunatamente rappresentano la
stragrande maggioranza, forniscono i prodotti moderni cercando di trovare la
corrispondenza tra il valore del prodotto fornito e la tariffa pagata dal Servizio
Sanitario Nazionale.
Impresa non facile, perchè –come si può facilmente intuire- nell’anno 2014 i
prezzi di alcuni prodotti possono anche essere diminuiti rispetto a quelli del 1999,
ma la stragrande maggioranza dei prezzi è norevolmente aumentata.
Ciò nonostante, prodotti innovativi e più costosi riescono a « bucare » l’oscurità
del sistema ed a raggiungere comunque l’utilizzatore, ma questo ha comportato
una decisa contrazione della marginalità delle imprese, molte delle quali non
hanno retto. Un esempio per tutte: la più importante impresa italiana tra i fornitori
di protesi ed ausili per disabilità, la Rizzoli Ortopedia (25 milioni di fatturato ;
duecento addetti) lo scorso anno ha chiuso i battenti.
Ma alcune continuano a reggere, anche grazie all’orgoglio professionale che le
spinge, nonostante tutto, a fornire il prodotto giusto per i loro clienti e questo ha
consentito alle aziende produttrici italiane di immettere comunque sul mercato
prodotti innovativi e di fornirli alle persone disabili con costi a carico del Servizio
Sanitario Nazionale, anche quando il rispetto puntuale delle regole non lo
consentirebbe. E necessario però sottolineare ancora una volta che è solo
grazie alla positiva “complicità” di quei fornitori e di quei medici prescrittori che
non se la sentono di privare gli assistiti delle opportunità che scienza e tecnica
mettono ora a loro disposizione, che questo può avvenire : il sistema non solo
non lo incentiva ma non lo permetterebbe.
Non scandalizziamoci quindi se, talvolta, la tariffa pagata dallo stato ed il prezzo
che si trova sul libero mercato non corrispondono: il mercato va avanti e si
innova, il Nomenclatore tariffario è fermo al 27 Agosto 1999.
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