Piano Marshall e miracoli economici

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Piano Marshall e miracoli economici
Piano Marshall e miracoli
economici
Piano Marshall e miracoli economici
• Nel 1947 buona parte dei Paesi dell’Europa occidentale
era tornata ai livelli di produzione precedenti la
seconda guerra mondiale.
• Il livello di produzione prebellico non era soddisfacente
e l’inverno molto rigido del 1946 – 47, seguito da una
lunga siccità, rese i raccolti molto scarsi.
• Nel corso degli anni ’30 tutti i paesi europei avevano
istituito controlli sui cambi e sulla convertibilità: le loro
monete non erano quindi convertibili in altre se non
previa autorizzazione delle autorità monetarie.
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• Dopo il conflitto, la carenza di prodotti di ogni
tipo (alimentari, materie prime, parti di ricambio)
sembrò imporre una continuazione di tali
controlli. Solo gli Stati Uniti e, in misura minore,
gli altri paesi americani erano in grado di fornire
beni di consumo, non avendo riportato danni agli
impianti produttivi; erano quindi in grado di
sopperire a tale penuria.
• Per acquistare prodotti in America erano però
necessari dollari, proprio quelli che mancavano
all’Europa.
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• Il denaro, che gli Stati Uniti concessero sotto forma di
aiuti e sovvenzioni per il risanamento, contribuì ad
alleviare questa penuria di dollari nei primi due anni
del dopoguerra. Ma esauriti questi fondi, a metà del
1947 sembrò che l’immediato risanamento post-bellico
corresse il rischio di fallire.
• D’altra parte la “guerra fredda” tra USA e URSS e il peso
dei partiti comunisti nella vita politica dei diversi paesi
occidentali, in particolare Italia e Francia, davano
motivo di preoccupazione agli Stati Uniti per il possibile
estendersi del comunismo.
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• Il 5 giugno1947 il generale George Marshall,
segretario di Stato americano, nominato dal
presidente Truman, pronunciò in occasione della
cerimonia di conferimento delle lauree
all’Università di Harvard un discorso in cui
annunciava che se i paesi europei avessero
presentato una richiesta di assistenza congiunta e
coerente, il governo statunitense avrebbe
risposto positivamente, con la concessione degli
aiuti richiesti.
• Fu questa l’origine del Piano Marshall.
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• Si tenne subito un incontro tra i ministri degli
Esteri di Francia e Gran Bretagna, i quali
invitarono a Parigi il ministro degli Esteri
dell’Unione Sovietica, per discutere una
risposta europea alla proposta di Marshall.
• Il russo arrivò a Parigi, ma se ne andò ben
presto bollando la proposta americana come
“complotto imperialista”.
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• Il 12 luglio 1947 si incontrarono a Parigi i rappresentanti di
16 nazioni europee, formando la Commissione di
cooperazione economica europea. Essi rappresentavano
tutti i paesi democratici dell’Europa occidentale, compresi i
paesi neutrali come la Svezia e la Svizzera, l’Austria ancora
occupata militarmente, il non democratico Portogallo, la
Grecia e la Turchia.
• Anche la Finlandia e la Cecoslovacchia avevano mostrato
interesse a partecipare, ma erano state richiamate
all’ordine dall’ Unione Sovietica. Non furono rappresentati
la Spagna franchista, non invitata, e la Germania che non
aveva un governo di cui invitare i rappresentanti.
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• Il popolo e il Congresso americani dovevano tuttavia
essere persuasi che un ulteriore aiuto economico
all’Europa era nel loro interesse. L’amministrazione
Truman intraprese a tale scopo una vigorosa campagna
di pressioni sul Parlamento e nella primavera del 1948
il Congresso approvò l’ European recovery program
(ERP).
• Per gestire gli aiuti venne creata l’Organizzazione
europea per la cooperazione economica (OECE),
responsabile della distribuzione degli aiuti americani.
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• La durata del piano era prevista in 5 anni e nel
complesso all’inizio del 1952 l’ERP aveva
distribuito 13 miliardi di dollari, sotto forma di
prestiti e sovvenzioni statunitensi all’Europa.
• Ciò permise ai paesi dell’OECE di importare
merci, di cui vi era scarsità in Europa, dall’area
del dollaro. All’ inizio si trattò soprattutto di
beni commestibili e fertilizzanti, poi di beni
capitale, materie prime e combustibili.
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• La Germania ebbe una posizione anomala negli aiuti del
Piano Marshall, anche perché divisa in due Stati, la
Repubblica democratica tedesca a est e la Repubblica
federale tedesca a ovest.
• La conferenza di Potsdam del maggio 1945 aveva previsto
per la Germania lo smantellamento dell’industria degli
armamenti e delle altre industrie pesanti, il pagamento di
riparazioni ai vincitori e alle vittime dell’aggressione nazista,
rigorose limitazioni alla capacità produttiva tedesca e un
programma di denazificazione, che sanciva anche il
processo ai capi nazisti come criminali di guerra.
• Nei fatti solo l’ultimo obiettivo fu realizzato come era stato
inteso originariamente.
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• Le potenze occidentali dopo un breve tentativo di ottenere
riparazioni in natura e di spezzare le grandi concentrazioni
industriali esistenti nelle loro zone, compresero che l’economia
tedesca doveva essere lasciata integra sia per sostentare il popolo
tedesco che per contribuire alla ripresa economica dell’Europa
occidentale.
• Le potenze occidentali capovolsero quindi la loro politica e
adottarono misure di sostegno all’economia tedesca, anziché
limitare la produzione. Per stimolare la ripresa economica venne
anche sostituito lo svalutato Reichmark con il Deutschmark, con un
rapporto di 1 a 10.
• La risposta dell’economia a queste misure fu eccezionale e divenne
nota come “miracolo economico”. Le merci precedentemente
incettate o vendute sul mercato nero riapparvero, gli scaffali dei
negozi si riempirono, le fabbriche ripresero a produrre e la
Germania occidentale iniziò la sua rinascita economica.
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• L’ URSS, che non era stata consultata a proposito
della riforma monetaria, da essa considerata una
violazione degli accordi di Potsdam, rispose
sbarrando tutti gli accessi stradali e ferroviari che
collegavano le parti occidentali a Berlino ovest.
• Sperava infatti di indurre gli occidentali a ritirarsi
da Berlino o di spuntare concessioni su questioni
controverse. Gli alleati risposero invece
prontamente con un imponente ponte aereo di
rifornimenti per le truppe occidentali e per 3
milioni di abitanti di Berlino ovest.
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• Nel frattempo la Germania veniva integrata nella
European Recovery Program. In seguito gli stati
tedesco-occidentali furono autorizzati a eleggere propri
rappresentanti in un’assemblea costituente e nel
maggio 1949 nacque la Repubblica Federale Tedesca.
Per non essere da meno l’Unione sovietica fondò la
Repubblica democratica tedesca.
• Con la Germania occidentale pienamente integrata
nell’ OECE e nel Piano Marshall, il risanamento
economico dell’Europa occidentale poteva dirsi
completo.
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• Il Piano Marshall si concluse nel 1952 con un successo
superiore alle attese. Non aveva generato gli Stati Uniti
d’Europa, come qualcuno aveva sperato, ma l’Europa
occidentale aveva raggiunto e superato i livelli prebellici di
produzione. Inoltre l’OECE e le altre istituzioni di recente
creazione erano a disposizione per stimolare l’economia a
nuovi grandi risultati.
• Una delle più importanti tra queste istituzioni fu l’Unione
europea dei pagamenti (UEP), inaugurata nel giugno 1950,
che permise un libero commercio multilaterale all’interno
dell’OECE: si tenevano accurate registrazioni di tutti gli
scambi fra paesi europei e alla fine di ogni mese si tiravano
le somme e si operavano le compensazioni.
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• Nei due decenni successivi all’istituzione
dell’UEP il commercio mondiale crebbe a un
tasso medio annuo dell’8%, il più elevato della
storia. Gran parte di questa crescita si sviluppò
naturalmente in Europa.
• Dal 1945 al 1970 si verificò il periodo più
lungo di crescita ininterrotta dei paesi
industrializzati, e al ritmo più elevato mai
raggiunto nella storia.
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• Nel complesso dei paesi industrializzati (OECE,
USA, Canada e Giappone) il tasso di crescita
medio del prodotto nazionale lordo per unità di
lavoro fu tra il 1950 e il 1973 di circa il 4,5%
annuo.
• Negli Stati Uniti, in Canada e in Gran Bretagna,
paesi che alla fine della guerra avevano i redditi
pro-capite più elevati, la crescita fu più lenta che
non nell’Europa occidentale continentale o in
Giappone, ma più rapida che in qualsiasi altro
lungo periodo della loro storia.
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• L’espressione “miracolo economico” venne
applicata per la prima volta al forte balzo in avanti
compiuto dalla Germania occidentale dopo la
riforma valutaria del 1948.
• Visto però che gli alti tassi di crescita
continuarono per tutti gli anni ’50 e 60’, essa
venne usata per denotare l’intero periodo. Si
notò del resto che l’Italia e il Giappone avevano
tassi di crescita uguali o superiori a quello
tedesco.
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• Gli aiuti americani svolsero un ruolo
determinante nell’innescare la ripresa
economica, sostenuta in seguito dall’Europa con
alti livelli di risparmi e investimenti.
• Vi furono momenti in cui la concorrenza tra spesa
per i consumi e spesa per gli investimenti
determinò forti pressioni inflazionistiche, che
tuttavia non furono mai disastrose come le
iperinflazioni del primo dopoguerra. Gran parte
degli investimenti consistette in attrezzature per
nuovi prodotti e nuovi procedimenti.
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• Negli anni della depressione e della guerra si era
costituita una riserva di innovazioni tecnologiche che
attendeva per essere messa a frutto soltanto il capitale
e il lavoro qualificato.
• Le economie europee in realtà avevano ristagnato per
un’intera generazione: oltre a non aver concretizzato la
loro potenzialità di crescita, esse operavano con
attrezzature obsolete ed erano indietro, rispetto agli
Stati Uniti, nel progresso tecnologico.
• La modernizzazione tecnologica perciò accompagnò e
contribuì in modo rilevante al cosiddetto “miracolo
economico “.
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• Un altro fattore importante fu l’atteggiamento
dell’amministrazione pubblica, che partecipò su scala
molto più grande alla vita economica, sia direttamente che
indirettamente.
• Furono nazionalizzate alcune industrie di base, redatti
programmi economici e assicurata un’ampia gamma di
servizi sociali.
• Nelle economie miste o assistenziali, che divennero una
caratteristica delle democrazie occidentali, lo Stato si
assumeva il compito di assicurare la stabilità generale, un
clima favorevole alla crescita e un minimo di protezione per
gli individui economicamente deboli, ma lasciava il compito
di produrre i beni e i servizi desiderati dalla popolazione
prevalentemente all’impresa privata.