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n. 81 – dicembre 2013
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In questo numero:
1. Usa: rischia esecuzione dopo 38 anni nel braccio della morte. Firma l'appello!
2. Singapore: storica sentenza commuta pena capitale per trafficante di droga
3. Indonesia: riprendono le esecuzioni nell'ipocrisia del potere
4. Iraq: il più alto numero di esecuzioni dopo il regime di Saddam
5. Afghanistan: governo studia ritorno lapidazione 12 anni dopo la fine dell'era dei talebani
6. Bangladesh: 152 condanne a morte per ammutinamento
7. Vietnam: autorità pensano a ritorno dei plotoni di esecuzione
8. Corea del Nord: 80 esecuzioni in un solo giorno
9. Amnesty in azione: gli studenti di Massa e Cozzile parlano di pena di morte
10. Cinema contro la pena di morte: L’esecutore di Marco Cortesi presentato a Como
11. Amnesty in azione: cartoline dai gruppi
12. Rassegna stampa: Jimmy Carter al Guardian chiede una nuova moratoria
13. Buone notizie: Usa
14. Brevi dal mondo
15. I dati sulla pena di morte (aggiornamento al 28 novembre 2013)
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1. Usa/Florida: a rischio esecuzione dopo 38 anni nel braccio della morte. Firma l’appello!
Il governatore della Florida ha firmato un mandato di esecuzione per
Askari Abdullah Muhammad, 62 anni, condannato a morte nel 1975
quando aveva 24 anni. L‟uomo ha una lunga storia di malattia mentale,
inclusa una diagnosi di schizofrenia paranoide.
Askari Abdullah Muhammad, prima noto come Thomas Knight, è stato
condannato a morte nel 1975 per l‟omicidio di Sydney e Lillian Gans
avvenuto nel 1974. L‟uomo è stato nuovamente condannato nel 1983 per
l‟omicidio di James Burke, una guarda carceraria. Sebbene l‟esecuzione
di Askari Abdullah Muhammad sia attualmente sospesa in attesa di
un‟udienza sul nuovo protocollo per l‟iniezione letale, la data potrebbe
essere fissata nel giro di poche settimane. Gli avvocati di Askari Abdullah
Muhammad hanno presentato ricorso sia contro l‟equità del procedimento di grazia che in base
alla lunga storia di malattia mentale dell'uomo.
Ricoverato in ospedale nel 1971, Askari Abdullah Muhammad ha seguito terapie per i primi stadi di
schizofrenia, per poi ricevere una diagnosi di schizofrenia paranoide prima del processo del 1975.
Durante il processo, un esperto ha concluso che l‟imputato fosse incapace di intendere e di volere
al momento del crimine, mentre altri tre esperti hanno dichiarato che non lo fosse, ma che soffrisse
comunque di disordini mentali. La prima condanna a morte è stata confermata nel 1996.
Nel secondo procedimento, tuttavia, la Corte ha revocato la sentenza dichiarando che l‟accusa
aveva ignorato le prove a sostegno della presenza di una grave malattia mentale al momento
dell‟omicidio di Burke. La Corte suprema della Florida ha infine riconfermato la condanna
stabilendo che la presunta negligenza da parte dell‟accusa non avrebbe cambiato l‟esito del
procedimento.
Firma l'appello!
http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/6758/P/9995
----------------------------------------------------------2. Singapore: storica sentenza commuta pena capitale per trafficante di droga
"La commutazione della pena capitale in ergastolo per un trafficante di droga condannato a
Singapore è un passo notevole, ma deve essere seguito da continue riforme", ha dichiarato
Roseann Rife, direttrice di Amnesty International per l'Asia orientale. Yong Vui Kong (a sinistra
nella foto), 25enne Malese, è rimasto nel braccio della morte dal giorno del suo arresto, avvenuto
sei anni fa, ma nei giorni scorsi un tribunale di Singapore ha commutato la condanna a morte in
carcere a vita e 15 frustate.
"Si tratta di una sentenza storica,
probabilmente siamo davanti al primo caso in
cui una persona condannata alla pena
capitale in base alle leggi sulla droga di
Singapore ha visto la propria pena
commutata. Spetta ora alle autorità partire da
questa sentenza per avviare un dibattito sulla
pena di morte, mirato alla sua definitiva
abolizione", ha concluso Rife.
Benché la detenzione di stupefacenti non sia un reato capitale, il codice penale singaporiano
prevede che per quantità superiori a una certa soglia scatti l'accusa per traffico di droga, a meno
che l'imputato non riesca a dimostrare che è innocente: in questo modo è possibile che un
individuo sia condannato a morte per semplice possesso. Tuttavia, il 14 novembre 2012, il
parlamento ha adottato delle modifiche legislative per abolire l'imposizione obbligatoria della pena
di morte in alcune circostanze di omicidio e traffico di droga.
Almeno nove persone sono attualmente nel braccio della morte di Singapore. L'ultima esecuzione,
tramite impiccagione, è avvenuta nel 2009.
Per saperne di più:
- Leggi Singapore: Landmark ruling lifts death penalty for drug offender sul sito di Amnesty (in inglese)
http://www.amnesty.org/en/news/singapore-landmark-ruling-lifts-death-penalty-drug-offender-201311-14
----------------------------------------------------------3. Indonesia: riprendono le esecuzioni nell'ipocrisia del potere
Il 15 novembre l'Indonesia ha messo a morte in segreto
con fucilazione un uomo di 44 anni, Muhammad Abdul
Hafeez, di nazionalità pakistana. È la quinta esecuzione
dal marzo scorso. L‟Indonesia non eseguiva condanne
da ormai quattro anni e ora almeno altri cinque uomini
rischiano l‟esecuzione. Del resto, il presidente della
Repubblica Susilo Bambang Yudhoyono aveva
annunciato quest'anno 12 esecuzioni a riprova
dell‟impegno a combattere il traffico di droga.
L'esecuzione è un significativo e preoccupante
segnale per diversi motivi. L'uomo era di nazionalità straniera, cosa che fa presagire un giro di vite
sui molti immigrati presenti oggi nelle carceri indonesiane. Inoltre, il traffico di droga non rientra fra
i reati considerati "i più gravi" dal diritto internazionale e come tale non dovrebbe essere mai
prevista la pena di morte. Infine, l'esecuzione è avvenuta in segreto, all'improvviso, senza che al
condannato fosse consentito di comunicare con familiari o avvocato. La totale assenza di
trasparenza non può favorire in alcun modo il dibattito sulla pena di morte da parte dell'opinione
pubblica, che così rimane all'oscuro dei temi legati alla propria stessa sicurezza.
Dall'inizio dell'anno in Indonesia sono state condannate a morte otto persone, 12 nel 2012. E oggi
circa 130 aspettano nel braccio della morte, avendo esaurito le proprie possibilità di ricorso in
appello. Molti fra questi sono di nazionalità straniera, condannati per reati collegati al traffico di
droga.
Per saperne di più:
- Leggi Indonesia: Fifth execution confirms shocking new trend of secrecy sul sito di Amnesty (in
inglese)
http://www.amnesty.org/en/news/indonesia-fifth-execution-confirms-shocking-new-trend-secrecy2013-11-18
----------------------------------------------------------4. Iraq: il più alto numero di esecuzioni dopo il regime di Saddam
Le esecuzioni in Iraq sono in forte aumento, una
crescita che ha portato al massimo livello il
numero delle persone messe a morte nell'ultimo
decennio, all'indomani quindi del rovesciamento
del governo di Saddam Hussein. Solo dall'inizio di
novembre, sono almeno sette i prigionieri mandati
al patibolo. Come ha spiegato Philip Luther,
direttore del Programma Medio Oriente e Africa
del Nord di Amnesty International, queste
sentenze spesso avvengono a seguito di processi
iniqui e di confessioni estorte con torture e
maltrattamenti. Un modo molto contorto di ottenere giustizia.
Per proteggere i civili dagli agguati dei gruppi armati, sarebbe molto più efficace infatti rafforzare le
indagini e punire i colpevoli senza ricorrere alla pena capitale, considerando anche come la Corte
di cassazione, che deve confermare definitivamente le condanne, non sempre riesce a fare
chiarezza sulle procedure utilizzate nelle fasi precedenti dei processi, mostrando tutti i limiti di un
sistema penale che andrebbe assolutamente riformato.
Quest'anno sarebbero almeno 132 le persone messe a morte, il numero più alto da quando il
paese ha ripristinato la pena capitale nel 2004. Tuttavia, il numero di esecuzioni potrebbe essere
più alto e le autorità irachene devono ancora pubblicare i dati completi. Negli anni passati, solo nel
2009 (almeno 120 esecuzioni) e nel 2012 (almeno 129) si erano avuti numeri paragonabili a quelli
di quest'anno.
Le autorità, però, si rifiutano di ammettere che questo incremento delle esecuzioni non sia affatto
servito come deterrente per i gruppi armati, che invece continuano a commettere crimini
nonostante la severità delle pene. Il governo ha una lunga strada da percorrere e ciò che Amnesty
International chiede è che al più presto si ripristini una moratoria sulle esecuzioni per frenare
questa terribile escalation.
Per saperne di più:
- Leggi Executions at their highest in post-Saddam Iraq sul sito di Amnesty (in inglese)
http://www.amnesty.org/en/news/iraq-more-executions-2013-11-08
----------------------------------------------------------5. Afghanistan: governo studia ritorno lapidazione 12 anni dopo la fine dell'era dei talebani
Il governo afghano sta studiando la possibilità di
reintrodurre "la lapidazione fino alla morte" per punire
l'adulterio. Lo prevederebbe una nuova bozza della
riforma del codice penale, consegnata al ministero
della Giustizia da una commissione speciale. Uno
scenario che ha fatto insorgere i movimenti di difesa
dei diritti umani, primo tra tutti Human Rights Watch
(Hrw) che ha rivolto un appello al governo di Kabul e
ai paesi che lo assistono finanziariamente "affinché
impediscano il ripristino di una misura che riporterebbe
le leggi afghane 12 anni indietro, a quando i talebani
erano al potere”.
La proposta prevede che se un uomo e una donna hanno rapporti sessuali al di fuori del
matrimonio possono essere condannati alla lapidazione in un luogo pubblico, come previsto dalla
Sharia, la legge islamica. La pena si applicherebbe, ha spiegato Brad Adams, direttore per l'Asia di
Hrw, "nel caso in cui una delle due persone coinvolte fosse sposata". In assenza di situazioni
matrimoniali, invece, i responsabili del "reato morale" potrebbero essere condannati a ricevere 100
frustate.
E così, 12 anni dopo la caduta del governo talebano, l'amministrazione Karzai potrebbe far
resuscitare una pratica barbara che sembrava definitivamente sepolta, una forma di punizione,
come ha sottolineato Horia Mosadiq, ricercatore di Amnesty International, assolutamente vietata
da convenzioni e impegni internazionali che l'Afghanistan si è impegnato a rispettare.
Per saperne di più:
- Leggi Reject stoning, flogging, amputation and other Taliban-era punishments sul sito di Amnesty
(in inglese)
http://www.amnesty.org/en/news/afghanistan-reject-stoning-flogging-amputation-and-other-talibanera-punishments-2013-11-26
----------------------------------------------------------6. Bangladesh: 152 condanne a morte per ammutinamento
Ben 152 persone condannate a morte per il loro
coinvolgimento nell'ammutinamento del 2009. Ma
la sentenza del 5 novembre significa soltanto
altre 152 violazioni dei diritti umani, come ha
sottolineato Polly Truscott, vicedirettrice del
programma Asia e Pacifico di Amnesty
International.
Tutto risale al 25 febbraio 2009 quando, due mesi
dopo l'entrata in carica di un nuovo governo, un
ammutinamento colpì tutto il paese con centinaia
di soldati che si resero responsabili di uccisioni illegali (almeno 74, sei civili e 68 militari), presa di
ostaggi e altre violazioni dei diritti umani. Il governo impiegò 33 ore per negoziare la fine
dell'ammutinamento. Seguirono migliaia di arresti di soldati molti dei quali vennero brutalmente
torturati. Amnesty International condannò duramente quegli eventi e chiese che i responsabili
venissero portati di fronte alla giustizia e sottoposti a un giusto processo. Ma i metodi usati fecero
subito intuire che si stava inseguendo una crudele e inutile vendetta.
"Non c'è dubbio che l'ammutinamento del 2009 fu un fatto brutale che causò decine di morti e
traumatizzò la popolazione. È comprensibile che le autorità del Bangladesh volessero sottolineare
tutto questo, ma l'uso della pena di morte non farà altro che produrre altra sofferenza", ha aggiunto
Truscott.
Per saperne di più:
- Leggi Death sentences for 152 mutineers are a further injustice sul sito di Amnesty (in inglese)
http://www.amnesty.org/en/news/bangladesh-death-sentences-152-mutineers-amount-flawedjustice-2013-11-05
----------------------------------------------------------7. Vietnam: autorità pensano a ritorno dei plotoni di esecuzione
Il Vietnam vuole ripristinare i plotoni di esecuzione per
mettere a morte i condannati alla pena capitale. Lo riportano
alcuni quotidiani vietnamiti secondo i quali il governo avrebbe
chiesto all'assemblea nazionale di permettere l'uso della
fucilazione almeno fino a fine 2015.
Dopo aver abbandonato nel 2011 il metodo della fucilazione
per introdurre l'iniezione letale, il paese ha dovuto far fronte
alla necessità di procurarsi le sostanze chimiche utilizzate per
portare a termine le esecuzioni e fronteggiare il bando
dell'Unione europea che ha vietato alle aziende che
producono questi prodotti di esportarli nei paesi dove è in
vigore la pena di morte.
Una situazione che non sembrerebbe trovare altra soluzione se non il ritorno ai plotoni di
esecuzione. Nei bracci della morte si stima vi siano circa 586 persone, di cui almeno 116
avrebbero esaurito ogni possibilità di ricorso in appello. Ma una sentenza capitale, secondo i dati in
possesso di Amnesty International, sarebbe stata appena eseguita quest'anno.
"La carenza di sostanze chimiche per l'iniezione letale - sostiene Isabelle Arradon, vicedirettrice
del programma Asia e Pacifico di Amnesty International - dovrebbe rappresentare una grande
opportunità a disposizione delle autorità vietnamite per mostrare al mondo la loro volontà di fare un
passo indietro e abbandonare la pena capitale".
Per saperne di più:
- Leggi Viet Nam must not resume executions by firing squad sul sito di Amnesty (in inglese)
http://www.amnesty.org/en/for-media/press-releases/viet-nam-must-not-resume-executions-firingsquad-2013-11-08
----------------------------------------------------------8. Corea del Nord: 80 esecuzioni in un solo giorno
Ottanta esecuzioni avvenute in pubblico il 3 novembre in sette località del paese, per i reati più
diversi: aver guardato la televisione sudcoreana, diffusione di materiale pornografico e anche il
possesso di una Bibbia.
La notizia è stata diffusa da un giornale conservatore di Seul che cita informazioni raccolte tra i
fuggiaschi nordcoreani. Secondo queste fonti, per esempio, una folla di 10.000 persone avrebbe
assistito nello Shinpoong Stadium, nella città di Wonsan, alla fucilazione di 10 persone.
Difficile verificarne la completa autenticità, ma l‟International Federation for Human Rights (Fidh)
ha immediatamente inviato una lettera aperta alle autorità nordcoreane per chiedere maggiori
dettagli sui fatti rilanciati sui giornali di tutto il mondo.
Secondo quanto riportato dalla Fidh, una commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite si sarebbe
recata in Corea del Nord per incontrare alcuni testimoni delle esecuzioni.
Per saperne di più:
- Vai sul sito della International Federation for Human Rights (in inglese)
http://www.fidh.org/en/asia/north-korea/14270-open-letter-to-the-dprk-on-reports-of-80-publicexecutions-in-november
----------------------------------------------------------9. Amnesty in azione: gli studenti di Massa e Cozzile parlano di pena di morte
Il gruppo 201 di Lucca ha realizzato il
progetto “Pena di morte … parliamone in
classe” rivolto alle classi terze delle scuole
medie "Chelini" di S.Vito Lucca e Leonardo
da Vinci S. Concordio Lucca e la scuola
media di Camigliano Capannori. Iniziato il
10 ottobre 2013, il progetto si è concluso il
30 novembre scorso in occasione della
Festa della Toscana con una serie di
iniziative durante le quali sono stati
presentati i risultati del lavoro svolto in
classe da studentesse e studenti. (nella
foto, studentesse della scuola media
Leonardo da Vinci S. Concordio Lucca
durante l'incontro tenutosi il 30 novembre
scorso presso il Palazzo Ducale di Lucca).
Alla classe terza E della scuola media Bernardo Pasquini di Massa e Cozzile abbiamo chiesto di
parlarci del progetto e più in generale sul tema della pena di morte. Ecco cosa ci hanno raccontato,
coordinati, dagli insegnanti Giada Croci e Chiara Mariotti.
Ci spiegate il progetto?
Lo scorso anno abbiamo fatto due incontri con un rappresentante di Amnesty, nei quali abbiamo
visionato vari documenti. Abbiamo poi scritto una lettera a un capo di uno stato in cui è in vigore la
pena di morte. Da questa lettera abbiamo estratto alcune frasi significative, che poi sono state
inserite in un videoclip, realizzato dall’insegnante.
Secondo voi, qual è la percezione della pena di morte di ragazzi e ragazze della vostra età?
La maggior parte dei ragazzi della nostra età pensano che la pena di morte sia una cosa che a tutti
gli effetti vada attuata. Non sappiamo dire perché abbiano questa convinzione, probabilmente
perché non conoscono la realtà del carcere o non hanno mai riflettuto sul valore della giustizia. Noi
crediamo invece che la pena di morte non offra alle persone la possibilità di cambiare e, come
abbiamo detto anche nel video, non funzioni nemmeno da deterrente nei confronti dei crimini.
Se doveste spiegare ad amici e conoscenti ciò che pensi della pena di morte con un
brevissimo messaggio, cosa direste?
La pena di morte viola i diritti umani e non è applicata con equità, verso tutti i cittadini del mondo,
inoltre mette sullo stesso piano colui che uccide e colui che condanna a morte. In uno slogan:
'Siamo quelli che uccidiamo'.
Questo progetto in cosa vi ha arricchito in conoscenza? Come ha modificato la vostra
sensibilità personale?
Il progetto portato avanti da Amnesty ha molto cambiato il pensiero nella nostra testa. Nonostante
alcuni di noi abbiano ancora dei dubbi, abbiamo comunque riflettuto molto su aspetti che non
avevamo considerato e oggi abbiamo un'opinione fondata su maggiori conoscenze e sul confronto
con le idee degli altri. Inoltre pensiamo che dietro a ogni condanna ci sia la storia personale, anche
difficile, di un individuo, storia che spesso ignoriamo.
Se aveste la possibilità di inviare un
messaggio a un condannato a morte, cosa
scrivereste?
Scriveremmo: "Ci dispiace per quello che stai
passando, deve esser terribile vivere sapendo
quando e come dover morire: è allora che
anche le cose più banali diventano
importantissime. Noi non ti lasceremo solo:
continueremo, con il nostro impegno, a
provare a cambiare questo modello di
giustizia".
Volete dire qualcosa a chi leggerà questa
intervista?
Speriamo di non avervi annoiato, ma
soprattutto che la nostra esperienza serva a cambiare il pensiero di qualcuno ...o almeno a
insinuare nella sua testa il dubbio.
(nella foto, Armida Bendoni, responsabile gruppo 201 di Lucca, e gli studenti della scuola media
Leonardo da Vinci S. Concordio Lucca consegnano la targa di Amnesty al presidente del Consiglio
comunale di Lucca, Matteo Garzella)
----------------------------------------------------------10. Cinema contro la pena di morte: L’esecutore di Marco Cortesi presentato a Como
Continua da diversi mesi e fra critiche molto convincenti l‟esperienza della presentazione in diretta
de “L‟esecutore” nei teatri, negli auditori e nelle scuole di mezza Italia.
L‟ultimo episodio si è svolto a Como, sabato 30 novembre, giorno dedicato dalla Comunità di
Sant‟Egidio a Città per la vita, in chiusura degli eventi legati alla Giornata mondiale contro la pena
di morte. Voluto dal Coordinamento per la pace di Como e ben supportato dal gruppo 069 di
Como, l‟evento ha ricevuto il plauso delle istituzioni, sindaco in testa, convincendo anche questa
volta la platea, che si è trattenuta a lungo partecipando vivamente al dibattito.
La bella opera di Marco Cortesi e Mara Moschini, racchiusa in un Dvd con libro annesso, che
ripercorre romanzandola la storia dell‟ultimo esecutore di Francia, “arriva” al cuore dei propri
interlocutori, siano essi rappresentanti istituzionali o giovani studenti.
E sempre più, in collaborazione con i referenti di Amnesty sul territorio, arriva anche alle loro
menti. Il format che si propone comprende infatti, oltre a fasi di proiezione, anche momenti di
approfondimento e dibattito, che aiutano a inquadrare il fenomeno in una prospettiva diacronica
che abbraccia il passato, la situazione presente e il futuro, si spera breve, della pena di morte nel
mondo.
La Compagnia è a disposizione per organizzare eventi in tutte le città e in tutti gli spazi,
disponendo di diverso materiale necessario a promuovere il format. Per approfondimenti e contatti,
scrivere a [email protected] o visitare il sito www.marco-cortesi.com
----------------------------------------------------------11. Amnesty in azione: cartoline dai gruppi
Il Palazzo Farnese a Ferrara illuminato di rosso e la luce che accende il Colosseo … sono solo
due „scatti‟ che fotografano le tante iniziative organizzate in giro per l‟Italia per ricordare la
ricorrenza del 30 novembre, giorno in cui nel 1786 il Granducato di Toscana abolì la pena di morte.
Tante di queste iniziative hanno visto protagonisti anche i gruppi Amnesty.
-----------------------------------------------------------
12. Rassegna stampa: Jimmy Carter al Guardian chiede una nuova moratoria
Jimmy Carter, l'ex presidente degli Usa, si schiera
contro la pena di morte e chiede alla Corte suprema
di reintrodurre la moratoria, anzi, precisa, "preferirei
che venisse dichiarata incostituzionale in quanto
punizione crudele e inusuale". Lo ha dichiarato in
un‟ntervista rilasciata al quotidiano inglese The
Guardian.
Carter, presidente Usa dal 1977 al 1981 e Premio
Nobel per la Pace nel 2002, ricorda come da
governatore della Georgia dal 1971 al 1975 "a dire
la verità, firmai la legge che reintroduceva la pena di morte, ma non avevo nemmeno
lontanamente le preoccupazioni che ho oggi sull’ingiusta applicazione del sistema capitale".
"Mi preoccupa soprattutto - spiega Carter - l'arbitrarietà delle condanne. Oggi in America se hai un
buon avvocato puoi evitare la pena di morte; se sei bianco la puoi evitare; se la tua vittima
appartiene a una minoranza razziale la puoi evitare. Ma se sei povero o hai una malattia mentale e
la vittima è bianca, allora sarai condannato a morte".
Per l'ex presidente Usa, la pena di morte oggi è arbitraria analogamente a quanto lo era nel 1972
quando i nove giudici della Corte suprema decisero di sospenderla nel caso Furman vs Georgia.
Una moratoria che durò appena quattro anni e che Carter spera possa presto essere reintrodotta.
- Leggi l'intervista sul sito del Guardian (in inglese)
http://www.theguardian.com/world/2013/nov/11/jimmy-carter-supreme-court-death-penalty
----------------------------------------------------------13. Buone notizie: Usa
Usa - Il 25 ottobre 2013 lo stato del Missouri ha ufficialmente riconosciuto innocente Reggie Griffin
da un crimine per il quale era stato condannato a morte 30 anni prima. La sua condanna a morte
era stata già annullata nel 2011. Griffin è il 143esimo condannato a morte esonerato da ogni
accusa dal 1976.
----------------------------------------------------------14. Brevi dal mondo
Questa rubrica raccoglie notizie sulla pena di morte pubblicate dalle principali agenzie di stampa a
novembre 2013, a eccezione di quelle riportate negli altri articoli della newsletter. Il numero indica il
giorno del mese.
Arabia Saudita
Un cittadino pakistano, accusato per traffico di droga,
è stato messo a morte per decapitazione. Lo ha
annunciato il ministero dell'Interno. (6)
Bangladesh
Un tribunale speciale ha condannato a morte in
contumacia due leader islamici che risiedono
rispettivamente in Gran Bretagna e negli Usa per
crimini di guerra commessi nel 1971. Lo riferisce
The Daily Star. I due, Chowdhury Mueen Uddin e
Ashrafuzzaman Khan, sono stati accusati di 11
reati, tra cui omicidio e sequestro di persona,
commessi contro insegnanti universitari, giornalisti
e intellettuali all'epoca del sanguinoso conflitto per
l'indipendenza dal Pakistan. Si tratta della nona
sentenza emessa dal Tribunale per i crimini
internazionali, istituito nel 2009 per fare luce sugli
atroci abusi commessi 42 anni fa, ma fortemente
criticato dall'Opposizione islamica come strumento
di persecuzione politica e anche contestato dalla
comunità internazionale per la mancanza di
trasparenza. Finora i giudici di questo organismo
hanno condannato al patibolo sei esponenti
religiosi sospettati di essere coinvolti nella feroce
repressione degli indipendentisti. (3)
collegati al terrorismo. Lo hanno indicato fonti della
magistratura. (18)
Cina
La Cina ridurrà "gradualmente" il numero dei reati
punibili con la pena di morte. È quanto si legge nel
documento con cui il Comitato centrale del Partito
comunista cinese ha annunciato le riforme varate
durante la riunione che si è conclusa il 12
novembre a Pechino, e che costituisce, si legge
sull'agenzia ufficiale Nuova Cina, "una road map
per le riforme in Cina nei prossimi decenni". (15)
Usa
In una prigione del Missouri, è stata eseguita la
condanna a morte di Joseph Paul Franklin, un
serial killer sostenitore della supremazia bianca.
L'esecuzione è avvenuta dopo che la Corte
suprema degli Stati Uniti ha respinto una sua
ultima richiesta di sospensione della pena.
Franklin, che tra le sue vittime conta anche il re di
produzioni pornografiche Larry Flynt, era stato
accusato di 22 omicidi, commessi tra il 1977 e il
1980, ed era stato condannato alla pena capitale
per l'assassinio di un uomo, Gerald Gordon,
davanti a una sinagoga di St Louis, nel 1977. (20)
Iraq
Le autorità irachene hanno eseguito 12 condanne
a morte contro persone condannate per reati
---------------------------------------14. I dati sulla pena di morte (aggiornamento al 28 novembre 2013)
Sono 140 i paesi che hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica: 97 sono
abolizionisti per tutti i reati, 8 per reati eccezionali, in 35 non si registrano esecuzioni da almeno 10
anni oppure hanno assunto impegni a livello internazionale a non eseguire condanne a morte. I
paesi mantenitori sono 58, ma il numero dove le condanne a morte sono eseguite è molto più
basso.
Di seguito le condanne a morte eseguite nel 2013 secondo i dati a disposizione di Amnesty
International (tenendo conto che in alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere
molto più elevato):
Anno 2013
Arabia Saudita
Afghanistan
Autorità naz. palestinese
Bangladesh
Botswana
Cina
Corea del Nord
Giappone
India
Indonesia
Iran
Iraq
Kuwait
Nigeria
Somalia
Sudan
Taiwan
Usa
Vietnam
Yemen
almeno 72, tra cui una minorenne al momento del reato
6 (dai gruppi armati talebani)
3 (eseguite da Hamas nella Striscia di Gaza)
1
1
*
almeno 80
6
1
5
almeno 581, tra cui almeno quattro minorenni al momento del reato
almeno 151
5
almeno 4
almeno 6 (di cui 2 in Puntland)
almeno 4
6
35
1
almeno 2
*: dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle
esecuzioni in Cina, dove questi dati sono classificati come segreto di stato. Ogni anno, viene rinnovata la
sfida alle autorità cinesi di rendere disponibili queste informazioni che si ritiene essere nell‟ordine di migliaia,
sia di esecuzioni che di condanne a morte.
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No alla pena di morte
La newsletter del Coordinamento pena di morte
Amnesty International – Sezione Italiana
Hanno collaborato a questo numero:
Oriana Bosso, Corrado Buttinelli, Roberto Decio, Gabriela „Ela‟ Rotoli, Massimo Persotti.
Per maggiori informazioni
contatta la redazione a questo indirizzo [email protected]
Per saperne di più sul nostro lavoro in difesa dei diritti umani
visita il sito www.amnesty.it
Questo numero è stato chiuso il 30 novembre 2013.
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I copyright delle foto e delle immagini presenti su questa newsletter sono dei rispettivi autori e detenenti i
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Per un corretto utilizzo dei link presenti su questa newsletter, consigliamo di visualizzarla con l‟ultima
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