Scarica la newsletter n. 66, luglio 2012

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n. 66 – luglio 2012
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In questo numero:
1. Usa: Reggie Clemons, caso simbolo del sistema penale americano. Firma l’appello!
2. Iran: le condanne a morte per consumo di alcol devono essere commutate
3. Iran: tre fratelli della minoranza araba ahwazi messi a morte
4. Cina: passo avanti per la trasparenza e la tutela degli imputati nei processi
5. Usa: “per un breve istante” 40 anni fa la pena di morte si fermò
6. Usa: Arkansas sospende l’iniezione letale
7. Iraq: ex collaboratore di Saddam Hussein messo a morte, timori di nuove esecuzioni
8. Zimbabwe: la nuova Costituzione tradisce le speranze degli abolizionisti
9. Usa: caos sul ritardo mentale, la sentenza Atkins ancora non ferma il boia
10. Libro sulla pena di morte: le voci dei condannati a morte giapponesi
11. Film sulla pena di morte: “È tuo il mio ultimo respiro?” torna nelle sale
12. Rassegna stampa/La Stampa: evita il boia e 40 anni dopo è libero
13. Brevi dal mondo
14. I dati sulla pena di morte (aggiornamento al 21 giugno 2012)
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1. Usa: Reggie Clemons, caso simbolo del sistema penale americano. Firma l’appello!
Reggie Clemons è stato condannato a morte nello stato del Missouri
nel 1991 quando aveva 19 anni per complicità nell’omicidio di due
ragazze bianche, Julie e Robin Kerry, decedute dopo essere state
spinte da un ponte sul fiume Mississippi. Altri due ragazzi
afroamericani sono stati condannati a morte per lo stesso reato e
una delle due sentenze è stata eseguita nel 2005.
Reggie Clemons si è sempre dichiarato innocente e il suo caso è un
esempio dei classici difetti del sistema penale statunitense.
Gli è stata negata una difesa legale adeguata, ed è stato costretto
dopo pressioni e maltrattamenti della polizia a confessare di aver
stuprato una delle due ragazze (confessione successivamente
ritrattata). Non esistono prove che lo colleghino al reato. Un
testimone, Daniel Winfrey, coimputato nel processo, ha ottenuto una riduzione della pena in
cambio della testimonianza contro Clemons e gli altri due imputati. La stessa accusa ammise che
non era stato lui a uccidere e che non aveva pianificato il reato.
La Corte suprema del Missouri ha incaricato il giudice Michael Manners di rivedere il caso e
riconsiderare l’attendibilità delle accuse e la proporzionalità della condanna. Amnesty International
chiede allo stato del Missouri di riconoscere i gravi limiti emersi nel caso Clemons e commutare la
sua condanna a morte.
Firma l’appello sul sito di Amnesty
http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4006
Per saperne di più:
- Guarda il video Reggie Clemons, justice derailed sul sito di Amnesty Usa (in inglese)
http://www.youtube.com/watch?v=UC5TWB1K5ug
- Leggi l’articolo Death row inmate Reggie Clemons’ hearing rescheduled su The Final Call (in
inglese)
http://www.finalcall.com/artman/publish/National_News_2/article_8681.shtml
----------------------------------------------------------2. Iran: le condanne a morte per consumo di alcol devono essere commutate
Amnesty International ha chiesto alle autorità
iraniane di non procedere all’esecuzione di due
uomini giudicati colpevoli per la terza volta del
reato di consumo di bevande alcoliche. Le due
esecuzioni sono state annunciate come imminenti
da Sayed Hassan Shariati, capo della
magistratura della provincia nordorientale di
Khorasan Razavi.
Come pena per ciascuna delle due precedenti
condanne, gli uomini, le cui generalità non sono
note, erano stati condannati a 80 frustate. L’articolo 179 del codice penale iraniano tuttavia
prevede che, alla terza condanna, la pena di morte sia inflitta in modo obbligatorio.
Pur in assenza di un divieto generale di ricorrere alla pena di morte, gli standard internazionali la
considerano legittima solo per “atti criminali con l’intento di uccidere e che provocano perdite di vite
umane”.
Le condanne a morte per consumo di bevande alcoliche sono piuttosto rare in Iran, paese secondo
solo alla Cina per numero di esecuzioni, oltre 600 nel 2011, la maggior parte delle quali per reati
connessi al traffico di droga.
Per saperne di più:
- Leggi il comunicato di Amnesty Iran: Commute death sentences imposed for drinking alcohol (in
inglese)
http://amnesty.org/en/for-media/press-releases/iran-commute-death-sentences-imposed-drinkingalcohol-2012-06-27
----------------------------------------------------------3. Iran: tre fratelli della minoranza araba ahwazi messi a morte
La minoranza araba Ahwazi ancora vittima delle autorità iraniane.Tre fratelli appartenenti alla
comunità, condannati alla pena capitale insieme a un cugino e a un altro uomo per aver ucciso un
poliziotto, sono stati messi a morte lo scorso 19 giugno. Lo ha annunciato alla Tv satellitare alArabiya un parente dei tre fratelli, che vive in Turchia come rifugiato politico.
I tre giovani sono Abdul Rahman Heidari, Taha Heidari e Jamshid Heidari, per i quali si sono
mobilitate molte organizzazioni internazionali, tra cui Amnesty International che proprio pochi giorni
prima aveva denunciato il loro trasferimento in una località ignota, circostanza che aveva fatto
temere l’imminente esecuzione.
Già nel maggio 2011 almeno otto persone della minoranza araba, tra cui un giovane di 16 anni,
furono messe a morte per il ruolo avuto nell’omicidio di un poliziotto.
Per saperne di più:
- Leggi il comunicato di Amnesty Iran must not execute five Arab minority prisoners (in inglese)
http://www.amnesty.org/en/news/iran-must-not-execute-five-arab-minority-prisoners-2012-06-11
----------------------------------------------------------4. Cina: passo avanti per la trasparenza e la tutela degli imputati nei processi
L’ufficio stampa del Consiglio di stato cinese ha
annunciato lunedì 11 giugno il lancio di un Piano
d’azione nazionale per i diritti umani, della durata di tre
anni, durante i quali si prevede l’introduzione di una
serie di modifiche sostanziali all’iter processuale
previsto nei casi capitali.
Fra queste, l’audizione pubblica dei casi di appello, la
possibilità di interrogare l’imputato e ascoltare le
argomentazioni del suo difensore, una più ampia
supervisione da parte della Procura del popolo
sull’operato della Corte suprema del popolo in modo
tale da garantire una maggiore trasparenza nella
comunicazione sulle norme e le misure in base a cui si applicherà la pena.
Sarà garantito l’interrogatorio dei testimoni e l’ascolto dei periti, verranno anche introdotti sistemi di
protezione dei testimoni e di eliminazione delle confessioni e delle prove ottenute illegalmente,
come quelle estorte con l’uso della forza o della minaccia. Le prove in giudizio saranno inoltre
sottoposte a più rigide procedure di controllo. Non ultimo, i processi dovrebbero venire sottoposti a
registrazione audiovisiva.
Le nuove misure che il sistema giuridico cinese dichiara di voler adottare sono un segnale positivo
di accoglimento delle richieste di trasparenza e di tutela giuridica delle persone sottoposte al
sistema di pena capitale, come più volte auspicato da parte delle diverse organizzazioni per i diritti
umani, prima fra tutte Amnesty International, che provocatoriamente, dal 2009, ha escluso la Cina
dai dati annuali sulla pena di morte proprio per la sua incapacità di dimostrarsi interlocutore
attendibile su questa materia.
Per saperne di più:
- Leggi su Xinhua News Agency China vows to observe more stringent judicial procedures for
death penalty (in inglese)
http://news.xinhuanet.com/english/china/2012-06/11/c_131645199.htm
----------------------------------------------------------5. Usa: “per un breve istante” 40 anni fa la pena di morte si fermò
Per un breve istante quattro decenni fa, è sembrato che gli Stati Uniti potessero cavalcare una
embrionale tendenza mondiale contro la pena di morte.
Infatti, il 29 giugno 1972, la decisione della Corte suprema nel caso Furman vs Georgia stabilì
l’incostituzionalità della pena capitale ritenendola una punizione crudele e inusuale, quindi
contraria all’ottavo emendamento. Una sentenza che capovolse le leggi capitali del paese dando
agli allora 600 condannati nei bracci della morte una nuova speranza.
Una speranza effimera poiché, appena quattro più tardi, una nuova sentenza della Corte suprema
rovesciò la decisione del 1972.
Quarant’anni fa, appena 13 paesi avevano abolito la
pena capitale per tutti i reati. Oggi, il numero è
cresciuto fino a 97 paesi, mentre 141 sono
abolizionisti per legge o nella pratica. Gli Usa,
insieme a un pugno di paesi, assomma ogni anno la
maggior parte delle esecuzioni nel mondo. Da
quando nel 1976 la Corte suprema ha cancellato la
moratoria introdotta quattro anni prima, 1300 uomini
e donne sono stati messi a morte. Questa la
riflessione di Rob Freer, ricercatore di Amnesty
International.
Per saperne di più:
- Leggi Pause for thought: 40 years since US Supreme Court briefly stopped executions di Rob
Freer (in inglese)
http://livewire.amnesty.org/2012/06/28/pause-for-thought-40-years-since-us-supreme-court-brieflystopped-executions/
----------------------------------------------------------6. Usa: Arkansas sospende l’iniezione letale
La Corte suprema dell’Arkansas ha annullato la legge sulla pena di morte. Individuata una
violazione di fondo: la legge in atto permetteva al Dipartimento degli istituti di pena di selezionare
dosi e farmaci per l’iniezione letale, la qual cosa è risultata essere incostituzionale secondo il
giudizio della Corte. Spetta infatti al legislatore scegliere il protocollo da utilizzare. È quanto hanno
sostenuto 10 condannati che la Corte ha ascoltato. Il risultato: cinque giudici su sette hanno dato
loro ragione.
Il problema è ovviamente nato da quando è
diventato difficile ottenere dosi di tiopental sodico,
visto che l’unica casa farmaceutica americana che lo
produceva ha smesso di farlo dal 2010. La legge
sulla pena di morte in Arkansas non parla della
possibilità di sostituire i farmaci previsti. Ecco allora
la necessità di una riforma in tal senso. Nel
frattempo, sarà impossibile effettuare iniezioni letali.
Molti stati avevano pensato di sostituire il tiopental
con il pentobarbital, ma non è stato possibile vista
l’opposizione ferma della casa farmaceutica danese
che lo produce.
Ci sono attualmente 37 prigionieri nel braccio della morte in Arkansas anche se non c’è stata
alcuna esecuzione dal 2005. La portavoce del Dipartimento degli istituti di pena Dina Tyler (nella
foto) ha sottolineato come sia loro assoluta responsabilità mettere a morte questi condannati,
nonostante la temporanea falla nel sistema.
La decisione presa venerdì 22 giugno dalla Corte suprema può essere considerata un caso
emblematico di separazione dei poteri: il giudice Jim Gunter ha sottolineato come il potere
legislativo abbia abdicato alla sua responsabilità e passato i propri doveri al braccio esecutivo,
lasciando troppa discrezionalità ai funzionari del Dipartimento di competenza.
Per saperne di più:
- Leggi sul sito del Death Penalty Information Centre Arkansas Supreme Court Holds Lethal
Injection Law Unconstitutional (in inglese)
http://www.deathpenaltyinfo.org/arkansas-supreme-court-holds-lethal-injection-law-unconstitutional
- Leggi sul sito del The New York Times l’articolo Arkansas Court Upends Death Penalty (in
inglese)
http://www.nytimes.com/2012/06/23/us/arkansas-justices-strike-down-death-penalty.html?_r=2
----------------------------------------------------------7. Iraq: ex collaboratore di Saddam Hussein messo a morte, timori di nuove esecuzioni
Amnesty International ha chiesto alle
autorità irachene di fermare l’allarmante
ritmo di esecuzioni nel paese dopo che
Abed Hamid Hamud (nella foto), già
segretario personale di Saddam Hussein,
è stato messo a morte il 7 giugno.
Dall’inizio dell’anno sono state eseguite
almeno 70 condanne a morte.
“La messa a morte di Abed Hamud è
l’ultimo atto di una drammatica escalation
di esecuzioni e temiamo che ad altri condannati possa essere presto riservata la stessa sorte”, ha
dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di
Amnesty International.
Hamud è stato l’ultimo di diversi ex alti funzionari del regime di Saddam Hussein a essere stato
ucciso per condanna a morte dopo la caduta del regime. L’ultima esecuzione di un ex ufficiale del
regime era avvenuta a gennaio 2010; si è trattato di ‘Ali il chimico’, cugino di Saddam, anch’egli
ucciso per impiccagione. Tareq Aziz, a lungo ministro degli Esteri del regime, è stato condannato a
morte nel 2010 ed è in attesa dell’esecuzione.
Per saperne di più:
- Leggi la notizia Iraq: Execution of former Saddam aide raises fears for others (in inglese)
http://www.amnesty.org/en/news/iraq-execution-former-saddam-aide-raises-fears-others-2012-0608
----------------------------------------------------------8. Zimbabwe: la nuova Costituzione tradisce le speranze degli abolizionisti
“Chiediamo alle autorità del paese di usare il loro potere politico per rimuovere la pena di morte e
dare un segnale di progresso”, parole di Cousin Zilala, direttore esecutivo di Amnesty International
Zimbabwe. Gli attivisti per i diritti umani sono
preoccupati perché il nuovo progetto di Costituzione
probabilmente manterrà la pena di morte nonostante
le promesse di abolizione.
In una intervista a Radio VOP, Zilala ha dichiarato
che Amnesty ha scritto recentemente al presidente
Robert Mugabe (nella foto) e ad altre autorità del
paese per chiedere l’esclusione della pena capitale
dalla nuova Costituzione.
La Costituzione attuale prevede la condanna a morte per tre reati (tradimento, omicidio e
ammutinamento), mentre la proposta di nuova Costituzione restringe la pena di morte all’omicidio
aggravato. Non basta, secondo Amnesty International.
L’ultima esecuzione in Zimbabwe risalirebbe al 2004, mentre 78 prigionieri sono stati impiccati dal
1980. Si stima che attualmente siano 55 le persone nel braccio della morte.
Per saperne di più:
- Leggi Amnesty International Petitions Mugabe over Death Penalty (in inglese)
http://www.radiovop.com/index.php/national-news/9074-amnesty-international-petitions-mugabeover-death-penalty.html
----------------------------------------------------------9. Usa: caos sul ritardo mentale, la sentenza Atkins ancora non ferma il boia
Dieci anni fa, nel giugno del 2002, la Corte suprema dichiarò incostituzionale, nel caso Atkins vs.
Virginia, l’applicazione della pena di morte nei confronti di persone affette da ritardo mentale (come
le persone con quoziente d’intelligenza basso o con problemi di apprendimento).
Una conquista dopo anni di battaglie degli attivisti per i diritti umani
che però non sembra essere giunta a conclusione. La sentenza
della Corte, infatti, non ha stabilito una definizione precisa di ritardo
mentale e, in questo modo, ogni stato è libero di elaborare propri
criteri di verifica con il rischio concreto di trovarsi di fronte a metodi
di valutazione diversi.
A 10 anni dalla sentenza, il risultato è un caotico miscuglio nel
quale molte persone messe a morte sarebbero potute rientrare
nella messa al bando stabilita dalla sentenza Atkins. Come nel
caso di Teresa Lewis (nella foto), definito borderline, messa a morte nel settembre 2010 in
Virginia.
Per saperne di più:
- Leggi sul blog di Amnesty Usa 10 Years Later: Still Executing The Intellectually Disabled? (in
inglese)
http://blog.amnestyusa.org/us/10-years-later-still-executing-the-intellectually-disabled/
----------------------------------------------------------10. Libro sulla pena di morte: le voci dei condannati a morte giapponesi
C'è chi ha deciso di accettare il proprio destino, chi si oppone alla propria esecuzione perché
sostiene essere arrivata al termine di un processo non equo; alcuni si scusano per il delitto
commesso, altri esprimono la loro gratitudine verso coloro che, familiari o sostenitori, non hanno
mai fatto mancare il sostegno.
Sono le voci dei detenuti nei bracci della morte giapponesi, raccolte ora nel libro Can you hear the
voices from prison? realizzato da Forum 90, associazione che si oppone alla pena capitale.
Il libro non offre molti dettagli sui detenuti, il loro nome o il crimine per cui sono stati condannati
non sono menzionati. In fondo, il vero scopo dell'opera è quella di “informare i giapponesi sulla
realtà che circonda i detenuti” gettando una luce inedita sulle loro vite e su cosa pensano.
L'idea del libro nasce nel 2008 quando venne inviato un questionario a un primo gruppo di
condannati a morte. Poi, lo scorso anno, Forum 90 ha spedito i questionari a più di 120 detenuti
chiedendo loro cosa pensano della loro condizione di vita e cosa avrebbero voluto dire al pubblico.
Risposero in 90, tra cui un condannato a morte 90enne. “Alcuni di loro, intanto, sono già stati
messi a morte, altri sono deceduti in prigione. Abbiamo deciso di pubblicare il libro per far
conoscere a tutti le loro parole”, ha detto Taku Fukada di Forum 90.
Per saperne di più:
- Leggi l’articolo di The Japan Times Book gives voice to inmates on death row (in inglese)
http://www.japantimes.co.jp/rss/nn20120615f2.html
----------------------------------------------------------11. Film sulla pena di morte: “È tuo il mio ultimo respiro?” torna nelle sale
“È tuo il mio ultimo respiro?” torna nelle sale cinematografiche, nel
ciclo d’essai, in tutt’Italia. Sono i circuiti stessi a richiederlo, in un
momento in cui evidentemente il sociale torna a essere un tema di
condivisione e approfondimento sentito.
Il docufilm di Claudio Serughetti, regista bergamasco, era infatti già
stato presentato al Festival internazionale del film di Roma 2010,
ma continua a proporre argomenti e visioni a vario titolo così attuali
che si vuole promuovere ora la proiezione, oltre che al cinema il
prossimo autunno, anche nella scuola dell’obbligo con un taglio
dedicato.
Le ragioni etiche, umanitarie, giuridiche ed economiche che
giustificherebbero l’abolizione immediata e incondizionata della
pena di morte sono tutte lì, riprese attraverso le conversazioni
libere con personaggi della cultura e della società civile, con l’uomo
di spettacolo e con quello della strada. E sale, mentre le si ascolta, tanto il senso di rivalsa verso
l’ingiustizia, quanto la matura convinzione dell’inutilità di questa pena crudele.
Realizzato con la partecipazione di Nessuno Tocchi Caino, l’ottimo contributo di Serughetti va ad
aggiungersi ai diversi offerti dal mondo dell’arte in questi ultimi anni: se, come spesso accade,
sono gli artisti i primi a proporre visioni del mondo integrative anticipando un innalzamento delle
dignità democratiche, non c’è che da augurare a questo film di essere ben accolto in tutte le sale
come un’opera d’impegno civile, capace di persuadere anche gli ultimi malinformati sostenitori
della pena di morte.
----------------------------------------------------------12. Rassegna stampa/La Stampa: evita il boia e 40 anni dopo è libero
Nel 1972 fu l’ultimo cittadino britannico condannato a morte. Aveva 19 anni.
Fu accusato dell’omicidio del soldato Frank Bell con un colpo di fucile alla
testa. Lo scorso 20 giugno, “in questo rimbalzo eterno della storia che in 40
anni non è riuscita a digerire l’abbuffata di sangue che ha diviso Londra
dall’Irlanda del Nord”, il 58enne Liam Holden (nella foto) è stato assolto da
ogni accusa. L’articolo de La Stampa ricostruisce la storia di Holden.
Era l’ottobre 1972. I soldati fanno irruzione nella casa di periferia dove
Holden vive, lo portano via e comincia l’inferno. “Mi misero un asciugamano
in faccia e cominciarono a rovesciarmi lentamente sul viso una bacinella
d’acqua. Il senso di soffocamento fu immediato e spaventoso. Persi conoscenza. Ricominciarono
poco dopo”. Non fu l’unico a ricevere quel trattamento.
Lo condannarono a morte per impiccagione. “Fra poco penzolerai dalla forca, mi dicevano in
carcere. Credevo di impazzire. Ma la pena capitale fu abolita pochi mesi dopo e a me toccò
l’ergastolo. Dopo 17 anni mi diedero la libertà vigilata. Non ho mai trovato lavoro e non ho visto
crescere le mie figlie. I miei fratelli erano degli estranei e ho sempre avuto paura che sia i
nazionalisti che i lealisti potessero farmi fuori”.
Oggi Holden riabbraccia le figlie ormai grandi e quel che gli rimane sono le parole del giudice che,
con un certo imbarazzo, gli ha detto: “Ci scusi signor Holden, lei non era colpevole”.
Per saperne di più:
- Consulta il sito The National Registry of Exoneration (in inglese)
http://www.law.umich.edu/special/exoneration/Pages/about.aspx
- Leggi How Bad Is The U.S. Wrongful Conviction Problem? dal blog di Amnesty Usa (in inglese)
http://blog.amnestyusa.org/us/how-bad-is-the-u-s-wrongful-conviction-problem/
----------------------------------------------------------13. Brevi dal mondo
Questa rubrica raccoglie notizie sulla pena di morte pubblicate dalle principali agenzie di stampa
nel corso del mese di giugno 2012, a eccezione di quelle riportate negli altri articoli della
newsletter.
Arabia Saudita
Hussain Al Awfi, cittadino saudita, condannato per
l'omicidio del connazionale Nayef Al Sahimi nel
corso di una lite, è stato messo a morte. (6)
Zohur Hussein Mohammed Sadeq, un cittadino
pakistano, riconosciuto colpevole di traffico di
droga, è stato messo a morte. (7)
Quattro persone sono state messe a morte
tramite decapitazione, rende noto l’agenzia di
stampa ufficiale saudita Spa. Due cittadini
egiziani, Mohammed bin Nafe e sua sorella
Jamalat bint Nafe, sono stati decapitati a Medina.
Erano stati condannati a morte per il rapimento di
una bambina di nove anni nella Moschea del
Profeta a Medina, torturandola e tenendola
rinchiusa per sei anni e mezzo nella loro
residenza. Le altre due esecuzioni riguardano Ali
bin Mohammed Al Qahtani, un cittadino saudita
che avrebbe ucciso un connazionale, messo a
morte nella regione di Asir, e Muree bin Ali Al
Asiri, anche lui saudita, accusato di stregoneria e
adulterio, messo a morte nella provincia di Najran.
(19)
Tre sauditi cittadini sauditi - Hussein bin Ahmad
Shweikhat, Abdel Aziz bin Hasan al-Maatouq e
Hussein bin Ibrahim al-Maatouq - sono stati messi
a morte nella regione di Qatif per aver accoltellato
e poi ucciso con un fucile automatico un indiano,
Kohimo Ahmad. Un quarto saudita, Khaled bin
Saeed al-Asmari, è stato messo a morte nella
città di Abhaa della regione di Asir per aver
accoltellato a morte il concittadino Abdullah bin
Saad al-Masmaa, dopo una lite. William Hatoum,
un siriano, è stato messo a morte nella regione di
Jawf dopo essere stato giudicato colpevole di
traffico di droga. (26)
Cina
Quattro trafficanti di droga sono stati messi a
morte in occasione della giornata mondiale contro
la droga. Lo rende noto l’agenzia ufficiale Xinhua.
Tre di loro - Chen Tien-lu, Hsu Fu-tai e Wang
Chen-tsung - erano originari di Taiwan e sono
stati messi a morte nel Fujian. Il quarto uomo è
stato messo a morte nel Jilin. (26)
Emirati Arabi Uniti
Un cittadino inglese e uno siriano sono stati
condannati a morte da un tribunale di Abu Dhabi
che li ha riconosciuti colpevoli di traffico di
stupefacenti. Lo riferisce il portale del settimanale
Arabian Business. L'inglese, 21 anni, e il siriano,
19, sono stati colti in flagrante mentre tentavano
di vendere 20 grammi di marijuana per un valore
di circa 300 euro a un poliziotto in borghese. (27)
Iran
Sono stati impiccati in pubblico stamattina cinque
trafficanti di droga in piazza Mosaddeq nella città
di Shiraz, situata nell'Iran centrale. Lo riferisce il
sito 'Herana', spiegando che le vittime avevano
tutte tra i 30 e i 40 anni di età e sono state
impiccate a seguito delle condanne a morte
emesse nei loro confronti dal tribunale di Shiraz e
confermate dalla Corte suprema. (7)
Due uomini identificati come Mohammad
Mohammad-Hassani Lotak e Saeed Baluch
Shahbakhsh, sono stati impiccati nel carcere di
Zahedan. La notizia è stata diffusa dal sito web
della magistratura provinciale del Baluchestan. I
due erano stati accusati di moharebeh (inimicizia
verso Dio), avendo commesso sequestri, diffuso
paura nella società, detenuto grossi quantitativi di
droga e armi illegali, precisa la fonte. (9)
Due uomini sono stati impiccati in pubblico a
Bushehr, città nel sud dell'Iran. La notizia è stata
diffusa da un’agenzia di stampa ufficiale iraniana,
senza precisare l’identità dei giustiziati, la cui
impiccagione è avvenuta nell'area di Abpakhsh.
Erano stati riconosciuti colpevoli di omicidio. (11)
Sei persone sono state impiccati in Iran, nel
carcere di Evin, a Teheran. I sei sono stati
identificati come: Mehdi Gohari, Majid Gohari,
Reza Fakhri Raieni, Sadeq Yousefi Fard,
Mohammad Rasol Pour e Said Moini. Non è
chiaro di quali reati fossero accusati. (11)
Un uomo identificato come Jomeh R. è stato
impiccato in Iran dopo essere stato riconosciuto
colpevole di traffico di droga. La notizia è stata
riportata dall’agenzia di stampa ufficiale iraniana
Isna, secondo cui l'esecuzione ha avuto luogo la
mattina presto nel carcere di Isfahan. (13)
Quattro persone sono state messe a morte a
Teheran in seguito a condanne per stupro. I
condannati, due di 21, uno di 25 e uno di 35 anni,
sono stati impiccati in pubblico nella capitale. Lo
riferisce l'agenzia Isna. (20)
Il regime iraniano non pensa più di condannare a
morte Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna
che rischiava la lapidazione per adulterio. Lo
scrive il Times sul sito online. Il quotidiano
britannico aveva lanciato due anni fa una
campagna per salvarla dall'esecuzione. Gli
avvocati della donna, riporta il giornale, pensano
adesso che Sakineh dovrà finire di scontare la
pena a 10 anni per complicità nell'omicidio del
marito e che potrebbe essere liberata in un futuro
non troppo lontano dal momento che è in carcere
dal 2006. (24)
Kuwait
L'emiro del Kuwait Sheikh Sabah al Ahmad al
Sabah si è rifiutato di firmare un disegno di legge
approvato dal parlamento sulla pena di morte per i
principali reati religiosi. Lo hanno detto fonti del
parlamento, dicendo che il governo ha respinto il
decreto legge. L'emiro ha il potere di respingere
un disegno di legge, ma l'assemblea può ignorare
il rifiuto approvandolo ancora con una
maggioranza dei due terzi dei suoi membri,
ovvero 49 deputati e 16 ministri. Il disegno di
legge prevede che i musulmani che maledicono
Dio, il Corano, i profeti e le mogli del Profeta
Maometto saranno puniti con la pena capitale o
l'ergastolo. (6)
Myanmar
Due persone di fede musulmana che il 28 maggio
violentarono e uccisero una donna buddista,
innescando una serie di scontri interreligiosi, sono
state condannate a morte. Il delitto innescò una
serie di violentissimi scontri tra estremisti di
ambedue le comunità che causarono almeno 50
morti e 54 feriti e l'esodo di quasi 32.000 sfollati.
(19)
Sri Lanka
Sarebbero 818, incluse quattro donne, i detenuti
nel braccio della morte dello Sri Lanka, nelle
prigioni di Welikada e Bogambara. La notizia
arriva da fonti del ministero per la Riabilitazione e
la riforma delle prigioni che starebbe anche
esaminando la possibilità di ridurre la sentenza di
alcuni prigionieri, con esclusione di coloro che
sono stati condannati per pedofilia, stupri, omicidi
e droga. (7)
Tunisia
Il presidente di Ennahdha (il più importante partito
del governo tunisino), Rached Gannouchi, ha
dichiarato di essere decisamente contrario
all'abolizione della pena di morte nel paese in
quanto attaccherebbe uno dei pilastri dell'islam e
andrebbe contro la sharia. La pena di morte,
sebbene sia ancora prevista in Tunisia, sia nel
codice penale che in quello militare, non è
applicata dalla metà degli anni '80. (3)
Usa
Henry 'Curtis' Jackson Jr, 47 anni, è stato messo
a morte nello stato del Mississippi. L'uomo era
stato condannato per aver ucciso quattro dei suoi
nipoti nel 1990. (5)
Richard Leavitt, 53 anni, è stato messo a morte
nello stato dell'Idaho. L'uomo era stato
condannato per aver ucciso una donna quasi 30
anni fa. (12)
Jan Michael Brawner, 34 anni, è stato messo a
morte in Mississippi. Era stato condannato a
morte l’11 aprile 2002 con l’accusa di aver ucciso
l'anno prima la ex moglie Barbara Craft Brawner,
la figlia Candice Paige Brawner e gli ex suoceri. (12)
Gary Carl Simmons, 49 anni, è stato messo a
morte in Mississippi. L'uomo era stato condannato
per aver ucciso, nel 1996, Jeffery Wolfe. (20)
Samuel Villegas Lopez, 49 anni, ispanico, è stato
messo a morte in Arizona, nella prigione di stato a
Florence. Era stato condannato a morte nel
1987 con l’accusa di aver violentato e ucciso, il 29
ottobre 1986, Estafana Holmes, 59 anni. (27)
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14. I dati sulla pena di morte (aggiornamento al 21 giugno 2012)
Sono 141 i paesi che hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica: 97 sono
abolizionisti per tutti i reati, 8 per reati eccezionali, in 36 non si registrano esecuzioni da almeno 10
anni oppure sono stati assunti impegni a livello internazionale a non eseguire condanne a morte.
I paesi mantenitori sono 57 ma il numero dove le condanne a morte sono eseguite è molto più
basso.
Di seguito le condanne a morte eseguite nel 2012 secondo i dati a disposizione di Amnesty
International (tenendo conto che in alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere
molto più elevato):
Arabia Saudita
Autorità Palestinese
Bielorussia
Botswana
Corea del Nord
Giappone
Iran
Iraq
Somalia:
Usa
Yemen
almeno 40
3 (eseguite da Hamas nella Striscia di Gaza)
2
1
Almeno 30
3
almeno 232
almeno 70
1 (dalle milizie al Shabaab)
22
almeno 2
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Questo numero è stato chiuso il 30 giugno 2012.
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