Testi per Khaled
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Testi per Khaled
In memoria di Khaled Nicole, 5I Le parole di Michele Serra mi hanno nessuno può permettersi di ignorare e che, ai nostri fatto molto riflettere; innanzitutto sono sconvolta tempi, è di vitale importanza. dal fatto di non aver appreso questa notizia Lisa, 5I Khaled Asaad, direttore del sito archeologico direttamente dai telegiornali. È brutto pensare che questa notizia, così vicina a noi e così clamorosa, non sia stata oggetto di discussione nel nostro Paese. La morte del professor Khaled Asaad, direttore del sito siriano di Palmira, deve essere onorata e ricordata in quanto lui stesso si è sacrificato per difendere ciò cui si è dedicato per tutta la vita e che considerava la sua vita stessa. Questo suo atto, simbolo di grande forza e tenacia, deve farci riflettere e provocare dentro di noi tanta rabbia, poiché non è ammissibile che un gruppo di uomini senza rispetto e senza il minimo senso di civiltà abbia ucciso un uomo che voleva difendere ciò che aveva di più caro al mondo, cioè le opere che lui stesso aveva recuperato e custodito. scempio, decapitandolo e legandolo ad una delle colonne del tempio amato, fanno davvero pensare le atrocità e l’insensibilità di queste persone malvagie. Com’è possibile rimanere inermi di fronte a queste barbarie? Noi che ci consideriamo un popolo tanto evoluto, di fronte a questi avvenimenti ci incivili ed arretrati e forse il Ouaniss Il sacrificio di Asaad rappresenta la rivolta verso un'organizzazione che cerca di cancellare la cultura per imporre le proprie idee, sopprimendo la libertà delle persone. Asaad rinuncia a ciò che ha di importante, la proteggere dei reperti romani. Io personalmente non ho sentito di questa notizia, ma ne sono venuta a conoscenza attraverso l’articolo di Serra; leggerlo mi ha lasciata molto stupita, soprattutto di come questa organizzazione distrugga vite pensando che in questo modo si possano risolvere dei problemi. L’articolo inizia criticando i mass media perché non ne hanno parlato, infatti facciamo circolare notizie che ci riguardano o che alimentano l’interesse degli ascoltatori o dei lettori, mentre di ciò che accade nel resto del mondo se ne parla poco. Quest’uomo ha sacrificato la propria vita per salvare tracce di una civiltà anche nostra e nessuno ne parla o vita, per garantire è un grandissimo errore, anche perché al giorno d’oggi, in televisione, si sente parlare quasi sempre della vita di persone famose o comunque notizie poco utili, mentre di queste notizie che dovrebbero far riflettere se ne sente sempre meno. Chiara, 4C Sono solo una ragazza, un volto fra tanti e un pensiero fra molti. Quando mi chiesi cosa fosse la cultura non trovai una risposta che potesse competere giornalista non ha tutti i torti definendoci razzisti più voleva riflette del suo grande coraggio e a mio parere questo Questo gruppo terrorista ha fatto del suo corpo uno mostriamo siriano di Palmira, è stato assassinato dall’Isis perché la sopravvivenza di una cultura che appartiene a tutti e il suo sacrificio, forse inconsapevolmente, lo trasforma in un eroe. Il suo è un messaggio che con quello che da anni è stato studiato, e compreso. Forse perché la mia idea di mondo va di pari passo alla mia idea di cultura. Penso che le persone generalizzino questa parola, includendola al pensiero di religione, o al pensiero di usi e costumi, infatti è così, ma non per me. Mi sbaglierò sicuramente, ma per me la cultura siamo noi, io sono cultura, e colui/e che sta leggendo è cultura. La cultura è nell'aria, nell'acqua, nel tempo che passa, nei fogli che ingialliscono, nella vecchiaia e nella giovinezza. La cultura è nel sangue versato, nelle lacrime trattenute, chi viveva lo sapeva. L'ignoranza delle persone sui nel pensiero urlato e nella scrittura incisa. Eppure fatti lontani era un dato di fatto, ma oggi sta spesso ci si dimentica di quello che sta dietro a tutto diventando una scelta. Giornali, telegiornali, giornali questo, di quello che il passato ha nascosto, e di quello online, radio, mass media, persone, istituzioni: sono che le persone hanno sentito e provato. Vorrei avere la molti coloro che si fanno portatori di cultura e forza di non dimenticare, ma so che quando chiudo gli informazioni. Eppure una cosa persiste: Una occhi la mia idea di cultura è qui, in queste parole, in lontananza dal lontano. Ciò che è lontano finisce me. per essere straniero. Alcune persone, finchè la guerra Lorenzo, 5I Khaled Asaad, direttore del museo di Palmira, viene brutalmente ucciso e il suo corpo viene mostrato nelle strade al pubblico scioccato. Una visione raccapricciante, che dovrebbe aver suscitato lo sdegno e l’ira non solo della popolazione locale, ma di quella mondiale. Incredibilmente da noi, in Europa, la notizia è stata riportata senza troppa importanza, quasi sottovalutata. Con poco risalto e pochi approfondimenti è stata subito dimenticata dalla maggior parte degli europei. Secondo Michele Serra se ciò che è successo a Palmira fosse successo in Europa, ad esempio al direttore del Louvre, le conseguenze sarebbero state davvero traumatiche e non si sarebbe parlato d’altro per settimane. I suoi pensieri sono chiari e difficilmente non condivisibili. È incredibile: ciò che è successo è stato praticamente ignorato e quasi nascosto in maniera assurda. Drammi del genere accadono raramente e, quando succede, la popolazione mondiale con umanità si stringe assieme, esprime vicinanza e conforto per tragedie che non hanno nazionalità. Anche in questo periodo difficile tra Europa e Medio Oriente, per tutto ciò che è successo negli ultimi anni e che sta ancora succedendo, ci si dovrebbe comportare da civili e, soprattutto, da esseri umani con un cuore e dei sentimenti. Vineet, 5I o la morte non la vedono davanti ai propri occhi, non si interessano. Così dicendo non voglio dare la colpa alle persone in sè, ma ad una cultura che sta diventando più propria, più vicina e ad una che sta diventando sempre più lontana. Khaled Asaad ne è un esempio. La sua morte sui giornali solo un paio di giorni. La sua morte, un modello di coraggio e allo stesso tempo uno degli insulti più grandi all'uomo. Khaled aveva 82 anni, per 50 anni era stato archeologo nel prezioso sito di Palmira, in Siria. Una decisione coraggiosa, giusta, da rispettare; purtroppo lo ha portato alla morte. E la parte senz'altro più crudele è il modo in cui gli viene sottratta la vita. Viene decapitato ed esposto in pubblico, forse per mostrare alla gente le conseguenze della ribellione a colui che si fa chiamare stato islamico. E qui le parole finiscono, finiscono perchè certe atrocità non si riescono a definire, quanto mai a giustificare. Rimane un pensiero indecifrabile. Le idee di Khaled non moriranno; più si cercherà di nasconderle o trascurarle, più queste risorgeranno da qualche parte nel mondo. Perchè si possono nascondere alle persone i fatti, ma prima o poi le idee vengono fuori. E nonostante il cosiddetto stato islamico possa uccidere, spargere distruzione, annientare, nascondere e far spargere paura, non riuscirà mai e poi mai a Non tanti anni fa, quando tecnologia e cancellare le idee nobili degli uomini (uomini, non mass media erano ancora sconosciuti sulla faccia della animali), che per quanto deboli o indifesi, hanno la terra, allora era difficile sapere ciò che accadeva poco sempre la forza più grande. lontano... I fatti accadevano, le generazioni cambiavano, le guerre iniziavano e finivano, la natura si mostrava sotto forma di terremoti e tsunami e solo Fiorenza Asaad non era solo un archeologo e uno studioso di fama mondiale, ma anche un uomo, un marito, un padre di famiglia.... Eppure, non una persona che si è sempre distinta per la passione pensando esclusivamente a se stesso, si è verso la cultura e l’archeologia. Ora Asaad è anche una sacrificato per la cultura e non ha esitato ad andare vittima dell'Isis, piaga della società odierna che non incontro ad una fine davvero ingiusta. accenna ad attenuarsi e scomparire. E’ forse ciò che Chiara, 5I Il direttore del sito siriano di Palmira, il professore Khaled Asaad, il 18 Luglio 2015 è stato rapito dai militari dello Stato Islamico, torturato, ucciso in mezzo alla piazza di fronte al Museo e il suo corpo decapitato è stato esposto al pubblico. Il giornale inglese “The Guardian” ha riferito che l’uomo avrebbe rifiutato di fornire informazioni su dove fossero nascoste alcune antiche opere d’arte. Una vittima tra le tante? No, un eroe. Rischiare la propria vita andando in contro alla morte pur di salvare la cultura, non è da molti. Questa non è la prima volta in cui si stente parlare di tragedie ambientate in centri culturali, ma la cosa ancora più sconcertante è che i mass media, coloro che dovrebbero dare notizie veritiere ai cittadini di tutto il mondo e tenerli informati riguardo cosa sta succedendo ai giorni nostri, preferiscono concentrarsi oggi può essere visto come un martire: morto per proteggere ciò in cui credeva, ma io lo vedo più come un detonatore, questa volta non azionato per la Jihad da un qualsiasi kamikaze islamico diventato talmente abituale da passare inosservato, ma un' esplosione volta a cambiare le cose, a sottolineare quanto siano importanti dei valori per certe persone e quanto queste persone siano disposte a perdere per ciò in cui credono. Kaled al-Asaad si è sacrificato per la cultura, per qualcosa di un inestimabile valore nel quale in cui tutti ci possiamo riconoscere. Non bisogna lasciar passare inosservato questo fatto perché la figura di Kaled potrebbe rappresentare il vero stendardo di guida verso la debellazione di quel virus che è l’Isis contro la affermazione di valori e principi che nel 2015 dovrebbero essere scontati e non combattuti sotto la copertura di una guerra santa. su fatti che affliggono i paesi occidentali. L’oriente e, in Ramanpreet, 5A L'archeologo Khaled Asaad è stato questo caso, la Siria conta ormai moltissime uccisioni, decapitato dai militanti dello Stato Islamico.... E' ma noi non ci facciamo caso. Vogliamo veramente morto proteggendo i tesori di Palmira; non è vivere in un mondo dove guerre e massacri sono scappato, per lui la vera morte sarebbe stata all’ordine del giorno? Lo stiamo già facendo! Solo abbandonare la città alla quale aveva dedicato che queste cose succedono lontano da noi e tutta la sua vita. La morte di Khaled Asaad qualcuno lascia intendere che “non ci riguardano”. rappresenta la morte della cultura che viveva Diego, 5A Khaled Asaad, partigiano della cultura dentro di lui, un umile ma al tempo stesso grande siriana, monument man dei nostri giorni, un Peppino Impastato del Medio Oriente; morto per difendere la storia, per non tacere di fronte alle barbarie che vengono compiute nel suo Paese, per salvare il patrimonio dell’umanità e per amore del suo lavoro. Che la sua morte non sia vana e che ricordi a tutti l’importanza della ricerca della Democrazia. uomo che aveva conservato e trasmesso l'amore per la storia antica per 82 anni attraverso la creazione di un museo, di cui era l'anima. L'ISIS sa bene che non basta distruggere statue, archi o colonne ma bisogna anche eliminare le persone capaci di raccontare la storia. Per questo motivo hanno catturato e torturato Khaled Asaad nella speranza di avere informazioni sui luoghi in cui aveva messo al Andrea Kaled al-Asaad, morto il martedì 18 agosto sicuro i reperti romani. Come ogni dittatore ha paura scorso, direttore dei Musei dell’Antichità Siriani, era dell'intellettuale, così lo Stato Islamico ha paura della cultura. Lo Stato Islamico è costituito da un gruppo di educazione. Cancelliamo le orme di chi ci ha costruito persone che giustifica i propri atti mostruosi in nome un futuro e devastiamo il futuro dei nostri figli. di un finto ideale religioso per raggiungere vari obbiettivi politici ed economici, ai quali si oppone il Ravneet mondo occidentale. E' una realtà difficile nella quale le Khaled: una perdita per Palmira e l’Umanità. Martedì due parti provano un disprezzo reciproco, gli uni per 18 la modernità e gli altri per la chiusura mentale; e la archeologo e responsabile del sito archeologico di cosa più triste è sapere che l'unica soluzione per avere Palmira la pace è la guerra. pubblicamente e appeso ad un palo della luce dai Mario E se ci fossi stato tu al suo posto? Io personalmente non so cosa avrei fatto, ma Khaled Assad non ci ha pensato un attimo e, per l'amore verso la cultura e verso quel luogo dove ha passato 50 anni della sua vita, ha deciso di prendere questa decisione. Neanche le minacce di morte lo hanno fermato.....Fino a diventare un martire della cultura. Amine Khaled Al-saad ha deciso di morire per proteggere la cultura e lo ha fatto per tutti. Il mondo dell'archeologia e della cultura in generale saluta khaled Al-saad, rendendogli onore per il suo coraggio. Mihaela, 3A Agosto Khaled fino al al-Asaad, 2003, è l’ottantaduenne stato decapitato jihadisti dello Stato Islamico. Rapito, torturato ed infine ucciso. Khaled era oramai un pensionato, ma sempre amante della cultura, di cui da anni era il custode, quasi come se fosse posseduto da un sentimento cosmopolita. E così si comportava: sentendosi un vero cittadino del mondo, considerava il patrimonio culturale patrimonio di tutti. di una regione come il La domanda che certamente Khaled si poneva era: ” Ma quello che sto proteggendo che cosa è? Appartiene a me? No, a tutti!”. Un ragionamento estremamente semplice ma non per questo condiviso e realizzato da tutti. responsabilità chiedeva una persona Forse tale con una sensibilità elevata rispetto alla norma e forse è proprio Khaled: martire della cultura. "Non sappiamo riconoscere vera cultura se non a casa nostra'', ma siamo sicuri che la nostra cultura sia nata a casa nostra? E'questa la domanda da porgere a chi non si ritrova faccia a faccia con la morte ed il patrimonio dell'intera umanità da proteggere, inclusi noi stessi. Noi, noi europei, ci poniamo sempre in primo piano, siamo i soliti egoisti. Ma proviamo anche per un solo secondo a pensare che saremmo potuti nascere in un qualsiasi altro posto del mondo, saremmo potuti nascere a Palmira e vivere la vita di qualcun altro. E se il territorio incui viviamo fosse la culla della nostra cultura perché diventare i fanatici e annientare gli ideali secondo cui siamo cresciuti? Ciò varrebbe a dire distruggere l'amore e la dedizione che i nostri genitori hanno impiegato nella nostra per tale ideologia che Khaled viene ricordato con orgoglio non solo da altri artisti contemporanei ma anche dalla gente comune. Come ogni atrocità commessa dall’Isis, non saprei quale definire la peggiore, ma questa è la più recente: ancora una volta i cittadini degli stati europei vivranno notti in cui non riusciranno a dormire e giorni in cui non saranno in grado di lavorare tranquillamente; ancora una volta nelle scuole, nelle case, in ufficio si parlerà di Isis e della morte di qualche persona, in questo caso l’archeologo di Palmira. Non si può cancellare un episodio tanto scioccante e terrificante, anzi occorre parlarne e prendere provvedimenti anche solo per mostrare il proprio dolore verso tutte le altre vittime innocenti che hanno lasciato alle spalle famiglia, carriera … Michele Serra, noto e abile giornalista, nel suo articolo ha sostanzialmente criticato l’atteggiamento “freddo” dell’Europa davanti ad un trasforma in stupore non appena si riflette su quanto simile avvenimento definendo gli europei “razzisti”. significhi questo atto di sacrificio per l'umanità. Che il Forse Serra ha dichiarato ciò per provocare l’Europa e fatto sia accaduto fuori dai confini europei, oltremare, far sì che prenda atto di tutto ciò e reagisca, nel bene o è risaputo; non credo sia tuttavia un motivo valido per nel male; era una sorta di appello, quello che ha fatto il presentare la notizia di questo atto eroico - perché è giornalista, devono del coraggio di affrontare la morte per degli oggetti di preoccuparsi solo dei bilanci o dei debiti pubblici, cui si parla - come una qualsiasi notizia di cronaca ma anche di queste situazioni in cui si capisce nera nazionale. Non è stata una strage, ma di certo un quanto un governo sia attento a ciò che succede al atto osceno alla natura umana è stato fatto: per di fuori dei confini nazionali. E' proprio in occasioni salvare l'identità umana una persona ha subito come queste che gli stati devono dimostrare prontezza torture fino alla sua esecuzione ed è stato addirittura nel rispondere, unione che fa la forza, e se ciò torturato anche dopo la morte, decidendo di utilizzare comporterà costi rilevanti, non è comunque una scusa le sue membra da ornamento pubblico - come se poi il per non affrontare una questione a livello umano. corpo massacrato di un uomo possa essere paragonato Questa volta la vittima era un siriano, probabilmente ad un festone. Non accuso nessuno di aver dato ciò ha suscitato l’indifferenza degli stati Occidentali poco ricordo alla morte dell'archeologo, ma punto definendo l’accaduto qualcosa che non li riguardava. il dito contro l'umanità per non aver compreso Bisogna invece intervenire, chiunque sia l’interessato, quanto altruista fosse stato il gesto di Khaled al- perché oggi è morto un siriano, domani potrebbe Asaad. perché i governi non toccare ad un francese, italiano, tedesco La cultura è un elemento di potere e chi la conosce bene rappresenta un pericolo per i nostri nemici, perché essa, affiancata alla mentalità e alla sensibilità di un intellettuale è in grado di togliere il potere al “tiranno” (Alfieri); non a caso lo Stato Islamico decise di rapire Khaled con l’intento di distruggere le opere di cui era guardiano. Soffermarsi a riflettere su queste questioni è piuttosto doloroso, ma credo che sia arrivato il momento di far sentire la propria voce, cercare di incentivare gli altri e sostenere i propri governi. Khaled godeva, gode e godrà di enorme ammirazione, perché il suo silenzio ha protetto “i nostri beni” e la nostra storia. Angelo Il 18 agosto 2015 si è consumata l’ennesima barbarie perpetrata dai tagliagole dell’isis. Questa tuttavia è stata diversa: è avvenuta in silenzio, senza un’adeguata diffusione della notizia, come se non vi fosse interesse nell’eroico sacrificio di un ottantenne che intendeva difendere un tesoro che appartiene alla società e non ad un gruppo estremista di assassini che portano avanti un insensato piano genocida descritto dalla religione musulmana come guerra santa. In pochi sono stati messi al corrente di questo efferato omicidio per decapitazione e del successivo scempio del corpo che è stato appeso ad una delle colonne considerate patrimonio dell’umanità. Ancora meno quelli che erano a conoscenza del fatto che, prima di Laura, 5A Un gesto umano. L'idea che un uomo anziano perda la vita - dopo giorni di agonia tra l'altro - per delle opere d'arte che, in tale situazione, potrebbero essere considerate dei semplici reperti storici ha una certa rilevanza. Rilevanza che si essere ucciso, Khaled Asaad fu torturato per circa una settimana perché rivelasse la posizione dei reperti che riuscì a nascondere prima della conquista da parte dei Jihadisti della città di Palmira, di cui fu curatore prima del pensionamento. Alla luce di questi avvenimenti l’Europa ha a malapena mobilitato l’opinione pubblica e ciò che è stato fatto è effettivamente troppo poco. dall’Europa e dal mondo. Egli rappresentava l’arte e L’Italia si è limitata a far sventolare a mezz’asta le la cultura, valori che, è brutto da dire, si sono bandiere e, in alcuni casi, dietro delibera del sindaco, si persi, specialmente nei tempi di crisi che stiamo è provveduto ad apporre drappi neri di lutto in alcuni passando. Sia chiaro, io non sto giustificando gli musei. L’unica proposta effettivamente rilevante è europei per tutto ciò, perché l’abbandono di cultura e giunta dall’ex ministro dell’istruzione Mariastella arte rappresenta comunque un notevole fallimento. Io Gelmini la quale, ricordando Khaled come “custode e sto motivando questo comportamento che, a mio animatore del sito archeologico di Palmira, vittima parere, della ferocia, dell'orrore e del terrore integralista, decantato da Michele Serra. assassinato nel luogo di cultura che ha sempre difeso e amato", ha chiesto che "Milano gli dedichi il museo archeologico, perché il suo lavoro e il suo impegno civile possano restare sempre vivi”. Tale proposta sembra tuttavia, almeno per il momento, essere stata ignorata. Una domanda viene spontanea: perché? Secondo Michele Serra, evidentemente postosi lo stesso quesito, il così scarso interesse è dovuto al fatto che, come è intitolato il suo articolo su La Repubblica, “Gli europei sono razzisti”. Secondo me non è razzismo, quanto un voluto disinteresse generale nei confronti di valori come arte e cultura, specialmente se si parla di antichità, a favore di altri, magari altrettanto importanti, come la libertà di opinione. Basti pensare alla reazione pubblica alla strage di Parigi: Charlie Hebdo è stato sostanzialmente santificato dalla popolazione in quanto emblema della libertà di espressione. Sono state organizzate manifestazioni per ricordarlo, sono stati stampati giornali in sua memoria addirittura l’ultima edizione del suo giornale satirico è diventato letteralmente un pezzo da collezione in quanto tutte le copie stampate sono state vendute in pochi giorni, se non ore. Khaled non è divenuto altrettanto famoso, non è stato commemorato in un modo anche solo vagamente simile. La sua morte eroica è stata trattata come un fatto di cronaca. Egli, a differenza di Charlie, non rappresentava la libertà di ogni essere umano, tanto importante in questo periodo probabilmente a causa della tirannia e dell’oppressione sperimentate, specialmente durante la seconda guerra mondiale, non è dovuto all’irrazionale razzismo