Il Partenone: modifiche e fasi

Transcript

Il Partenone: modifiche e fasi
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Il Partenone: modifiche
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fasi
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Elena
Besana
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Fasi principali:
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Partenone Pre-pericleo (490-480 a.C.)
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Partenone Pericleo (447-432 a.C.)
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o
Distruzione per opera degli Eruli (269 d.C.)
t
e
Ricostruzione (362-365 d.C.)
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Trasformazione in chiesa cristiana:
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o
• Fase di VI secolo
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o
e
• Fase di XII-XIIIhsecolo
6. Trasformazioneain
rcmoschea (XV secolo)
. 26 settembre 1687
7. Esplosionewdel
ww (XIX secolo)
8. Spoliazione
8
9. Costruzione
della piccola moschea (inizi Ottocento)
0
210.0 Restauri del XX-XXI secolo
1.
2.
3.
4.
5.
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Fase I: Partenone Pre-pericleo
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16 x 6 colonne
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Osservazioni e conclusioni di I.B.H. Hill
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1912
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•
Osservò che dietro il gradino più basso dell’edificio attuale èovisibile
blocco angolare facente parte di una rampa di scalini dio
unltempio
d originaria;
precedente e dimostrò che esso si trovava nella suaoposizione
tpunto all’estremità sude
•
Dato che tale blocco non fu mai spostato, in quel
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occidentale dell’edificio, era collocatai
la colonna d’angolo del tempio
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più antico;
o
l scartati e provenienti dal gradino più
•
La scoperta di blocchi di marmo
o
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alto della stessa rampa,h
recanti i segni per la collocazione delle colonne,
c del diametro di base delle colonne;
r
permise a Hill il calcolo
a
.
•
Da questi elementi,
dalle dimensioni della piattaforma attuale, da una
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presunta
wwassomiglianza con la sistemazione interna dell’attuale
Partenone,
Hill riuscì a calcolare che il tempio aveva sedici colonne sul
8
0lato lungo e sei su quello corto.
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Osservazioni di W.B. Dinsmoor 1950
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Era noto da tempo che la grande
piattaforma su cui poggiava il
Partenone posava sulla roccia
originaria, poiché la terra
accumulatasi nei secoli dovette
essere eliminata dai costruttori
Fu aperta, inoltre, una trincea (che
taglia il suolo più antico I) con
pareti leggermente digradanti
lungo il lato meridionale della
piattaforma (area IIa) per ottenere
lo spazio utile per la posa in opera
dei corsi inferiori. Ciò comportò
che le murature non furono
innalzate utilizzando impalcature
sempre più alte, ma, a mano a
mano che la costruzione
procedeva, il livello del terreno
adiacente veniva alzato,
accumulando il materiale di
risulta.
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•
•
Per impedire che tale terreno
fosse dilavato dalla pioggia, fu
costruito un muro di sostegno
(numero II) con una specie di
tecnica poligonale.
Come è possibile notare dalla
pianta, il corso di questo muro fu
disposto pressoché parallelamente
alla piattaforma, in modo da
creare una terrazza degradante
larga circa 13 metri.
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Nella sezione, inoltre, è visibile
una differenziazione tra lo strato
IIb, che forma una terrazza a metà
dell’altezza della piattaforma, e
uno strato IIc, sovrapposto, che
degrada fino a coprire parte del
muro 2. In realtà, tale distinzione
come lo stesso Dinsmoor ammette,
non è chiaramente riconoscibile
dalle evidenze archeologiche.
Dalla sezione è possibile desumere
che la costruzione della
piattaforma e quella del muro
poligonale siano avvenute
contemporaneamente.
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Conclusioni di Dinsmoor
•
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Dinsmoor affermò che mentre lo strato I non conteneva materiale
posteriore al VI secolo, lo strato II includeva numerosi frammenti di vasi
del V secolo, però nessuno databile con certezza dopo il 490 a.C.,
giungendo alla conclusione che le fondamenta del Partenone erano databili
intorno al 495 a.C. o a pochi anni più tardi. Dalle sue osservazioni si
deduce che il progetto di un nuovo tempio di Atena fu una conseguenza
della vittoria di Maratona e che la sua realizzazione iniziò con la
costruzione di una grande e alta piattaforma.
L’altezza del materiale di riempimento (strato II) posto contro la
piattaforma, induce a credere che la costruzione della stessa fu completata
in questa fase iniziale e che furono lasciati a vista i quattro corsi di pietre
più alti della piattaforma; quest’ultima tesi è avvalorata anche dal fatto che
tali corsi mostrano superfici più accuratamente lavorate rispetto a quelli
sottostanti.
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In realtà anche la
costruzione del tempio
vero e proprio era già stata
iniziata, come si deduce
dalla presenza di una serie
di grossi tamburi della base
di colonne in marmo nella
parte nord del muro di
fortificazione dell’Acropoli
(esattamente a nord
dell’Eretteo). Già
Collignon aveva
sottolineato ciò.
I rocchi, quindi, sono stati
trasportati nella posizione
attuale dalla precedente
collocazione sulla
piattaforma del Partenone.
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“Il primo stadio nella costruzione di
un tempio greco consisteva nella
delimitazione materiale del progetto
entro i termini del circuito esterno
dei gradini. Sul gradino superiore, o
stilobate, un tamburo di base fissava
per ciascuna delle colonne la precisa
dislocazione. Questi rocchi erano
cilindri di marmo massiccio
grossolanamente sbozzati… che non
mostravano quale sarebbe stato
l’aspetto definitivo delle colonne,
eccetto dove il rocchio poggiava
sullo stilobate”. (Carpenter 1979)
La scanalatura di ciascuna colonna
non sarebbe stata completata prima
che il tempio fosse stato eretto.
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I fase: conclusioni
La presenza nel muro
dell’Acropoli sia dei rocchi sia dei
blocchi di calcare indica che la
pianta di un tempio era stata
disegnata sulla piattaforma, ma la
costruzione non era proseguita
oltre il primo stadio per qualche
motivo: il danneggiamento dei
tamburi da parte del fuoco
presuppone che essi potrebbero
aver subito la devastazione
persiana quando erano in opera.
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Fase II: Partenone Pericleo
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17 x 8 colonne
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Dalla sovrapposizione della pianta
dell’antico Partenone con quello
attuale è possibile fare alcune
osservazioni:
Il Partenone posteriore è leggermente
più lungo (di una sola colonna) e più
largo (di due colonne);
La pianta posteriore riproduce la
precedente quasi in ogni dettaglio, ma
in forma ampliata.
L’aumento delle dimensioni del
tempio non ha comportato:
– né la costruzione di muri più
spessi;
– né la realizzazione di colonne più
grosse;
– né un aumento della rampa di
scalini esterna.
Il diametro delle colonne dei due
templi, infatti, è identico, mentre
cambia la distanza tra di esse: nel
Partenone attuale gli intervalli sono
più stretti di 11,5 centimetri.
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Fase II: conclusioni
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“In sede di log
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progettazione,
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o attuale fu
Partenone
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e per molte
concepito
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dimensioni esattamente
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o uguale al tempio
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precedente, in modo che
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taluni blocchi non
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troppo guasti, potessero
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essere impiegati per il
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nuovo edificio”. (Hill
1912)
Fase III: Distruzione nel 267 d.C.
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per opera degli Eruli
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Il Partenone sarebbe stato distrutto dal fuoco, appiccato accidentalmente o
deliberatamente dagli Eruli, popolazione che invase l’Attica nel 267 d.C.
Tale considerazione deriva dai risultati degli scavi effettuati nell’antica
Agorà, che hanno evidenziato la potenza distruttiva di questa invasione.
Fase IV: Ricostruzione del IV secolo om
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Secondo l’ipotesi di Travlos
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1970 la riparazioneodel
l avvenuta
Partenone sarebbe
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duranteo
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breve periodo di
tdi Giuliano (362-365).
regno
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mCiò significa che l’edificio
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i rimase in rovina per un
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centinaio di anni.
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I danni causati al monumento
furono gravi: il grande tetto in
marmo crollò e si frantumò al
suolo, le strutture s’indebolirono
a causa dell’alta temperatura
raggiunta dall’incendio che durò
molti giorni. La stessa statua di
Atena potrebbe essere andata
distrutta in questa circostanza.
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Il restauro rispettò
la pianta della fase precedente e non tentò di ricostruire
.
w perduto: soltanto le stanze interne furono provviste di un
ciò che eraw
andato
w
tetto in terracotta,
mentre il colonnato esterno fu lasciato privo di copertura.
8 file di colonne nella stanza est furono sostituite da una struttura
Le due
0
20simile alla precedente. Il materiale utilizzato derivò dalla sistematica
demolizione di edifici abbandonati nel II secolo sull’Acropoli.
Fase V: trasformazione in Chiesa
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cristiana
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La cultura cristiana, trionfando su quella o
pagana,
de
ereditava gli edifici sacri, conservandoli
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trasformandoli per la liturgia delmnuovo
et Credo.
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Proprio la trasformazione dell’edificio
in chiesa
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cristiana ne permise la conservazione
attraverso i
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secoli.
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c di adattamenti architettonici, che,
Il tempio fu oggetto
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aalterarono la struttura, individuabili in
però, non ne
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due fasi:ww
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• Fase
VI secolo
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2• Fase XII-XIII secolo
Fase Va: VI secolo
•
L’ingresso principale precedente, a
est, fu chiuso, mentre nella parte
occidentale attraverso il muro della
cella fu aperta un porta d’accesso.
Ciò comportò che l’antico portico
posteriore (opisthodomos) divenne il
nartece (atrio) interno secondo i
moderni canoni dell’architettura
paleocristiana.
Tuttavia i cristiani non utilizzarono
l’ampia porta occidentale del tempio,
ma aprirono un piccolo passaggio alla
sua destra. Tale affermazione risulta
da:
– presenza di tracce d’usura del
pavimento;
– dalla massiccia presenza di
graffiti paleocristiani sulle
colonne che immettono in questa
porta laterale.
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Il presbiterio fu separato dalla
navata da una transenna e
dall’abside dall’altare, situato
esattamente sotto la porta della
precedente fase, mentre intorno
furono sistemati i seggi per il
clero.
Nella navata centrale furono
collocati da una parte (lato sud)
l’ambone e dall’altra (lato nord) il
trono episcopale, una sedia di
marmo d’età classica, ricoperta di
sculture, forse asportata dal teatro
di Dioniso.
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•
•
Al contrario la porta della fase
precedente fu allargata e
sistemata ad arco poggiante su
due pilastri, sotto il quale si
accedeva attraverso il
presbiterio all’abside.
Questa abside fu inizialmente
semicircolare e fu costruita
riutilizzando pietre di antichi
monumenti.
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Tre nuove porte danno accesso a quello che era stato il vano posteriore del
tempio, che adesso diviene il nartece, già citato prima, con un battistero e
un fonte battesimale in un angolo.
Furono, inoltre, costruite gallerie per le donne sui due lati della navata e
sopra l’ingresso, utilizzando i due livelli dell’antico colonnato e
inserendovi pavimenti in legno.
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• Per illuminare l’ambiente fu c
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aggiunta una fila di finestre
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in alto su ciascun lato,i
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tagliando in molti
punti
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fregio scolpito.
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• Per il chiaro
significato
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pagano
fu alterata la
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edecorazione marmorea:
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del gruppo centrale
a – sia
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del frontone
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occidentale, raffigurante
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la nascita di Atena (che
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fu rimossa);
– sia delle metope delle
due fronti e del lato
settentrionale, dove ne
fu risparmiata una,
poiché interpretata
come scena
dell’Annunciazione.
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Il peristilio fu trasformato in un muro, con la chiusura degli spazi tra
colonna e colonna all’incirca fino alla metà della loro altezza.
Fase Vb: XII-XIII secolo
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• Nel XII secolo fu
l costruita
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d più larga
una nuovaoabside
t più spessi a
e con
muri
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pianta semiesagonale.
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Il muro diochiusura
l di XII
dell’abside
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secolo inglobò le due
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e colonne del
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a precedente pronao e
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implicò la rimozione
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di parte del fregio.
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Una bifora fu
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costruita su ciascuno
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dei tre lati dell’abside.
•
Quando alla fine del XII secolo
Michele Coniate divenne il nuovo
vescovo della cattedrale, egli
potrebbe aver sostenuto un nuovo
progetto di decorazione parietale
della chiesa, che prevedeva
– un Giudizio Universale sul muro
del portico d’ingresso;
– scene della Passione sul nartece;
– una galleria di vescovi e santi;
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cstudio iconografico delle pitture cristiane del
Proprio grazie allo
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Partenone, raffigurate
negli acquarelli realizzati dal marchese
.
w1880, è stato possibile datarle al XII secolo.
Butew
nel
w stesso periodo un mosaico fu collocato nel catino
Nello
8 dell’abside,
0
0 probabilmente raffigurante la Santa Vergine, di cui sono
2
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conservate 188 tessere al British Museum.
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•
•
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Intorno al XIII secolo gli
arredi e la disposizione
interna furono adattati al
passaggio dal rito latino a
quello ortodosso. Fu
aggiunta una torre
nell’angolo destro del portico
d’ingresso, in parte costruita
con blocchi asportati dalla
parte posteriore del
monumento di Filopappo, un
personaggio romano d’alto
rango.
Fu costruito un muro di
mattoni contenente un arco
cieco nel centro del frontone
occidentale per conservare le
sculture ormai compromesse
e, che, quindi, avrebbero
potuto distaccarsi.
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La sua funzione originaria era
probabilmente quella di torre
campanaria per la cattedrale e,
allo stesso tempo, quella di
chiusura del piccolo accesso
che per secoli aveva consentito
l’entrata principale al nartece.
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A questo punto la porta
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centrale sul lato
ovest
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dell’antico
Partenone
t
eessere ripristinata.
dovette
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La torre, munita di scala a
g
o chiocciola, è tuttora
l
o conservata fino all’imposta
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del tetto.
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Fase VI: trasformazione in Moschea m
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nel XV Secolo
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La trasformazione in moschea nel
1460 ebbe conseguenze poco
rilevanti sull’interno dell’edificio:
La torre campanaria fu facilmente
convertita in un minareto;
Furono rimossi alcuni arredi
cristiani (tra cui l’altare, secondo
la testimonianza di Evliya Celebi,
un viaggiatore turco, che giunse
ad Atene nel 1634);
Le decorazioni cristiane più
evidenti furono ricoperte da uno
strato sottile di bianco di calce.
Infatti Evliya riuscì a vederle
abbastanza bene da poter fornire
una descrizione puntuale.
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C’è qualche incertezza
riguardo:
– la sorte dell’ambone;
– le successive posizioni del
trono;
– la posizione del Minber,
una sorta di pulpito
comprendente un numero
variabile di gradini, che
conduce a una
piattaforma, spesso
sormontata da un
baldacchino;
– la posizione del Mihrab,
sorta di abside che indica
la direzione esatta della
Mecca;
– la presenza o meno di
lavacri per l’abluzione
prima della preghiera
canonica islamica.
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Fase VII: Esplosione del 26
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Settembre 1687
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Nel 1687 i Turchi decisero di collocare la loro polveriera nel Partenone,
confidando nel fatto che i loro oppositori cristiani non avrebbero osato
distruggere un edificio che fu per tanto tempo una chiesa: le truppe
veneziane, invece, bombardarono l’edificio, che esplose, uccidendo
trecento persone.
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Il centro del Partenone si disgregò: si frantumarono 28
8
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20
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o
c
colonne, parti del fregio, e i vani interni che erano stati
adibiti prima a chiesa e poi a moschea.
Fase VIII: Spoliazione
©
L’esplosione del 1687 rese il
Partenone inutilizzabile, dopo
oltre due millenni di “vita”,
come tempio, chiesa e moschea.
Per più di cent’anni esso costituì
una cava di materiale (marmo
per farne calce, grappe per
ottenere il piombo e pietra da
costruzione) per gli abitanti del
luogo. Inoltre rilievi, statue
intere o in frammenti andarono
ad abbellire le case di numerosi
collezionisti d’antiquariato. Tra
questi vi fu anche Lord Elgin,
che tramite i suoi agenti tra il
1801 e il 1811 promosse la
raccolta di antichità.
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Parte delle sculture fu semplicemente raccolta dal luogo, dove era caduta,
parte fu dissotterrata, parte fu scalpellata dalla sua collocazione originaria
nell’edificio stesso.
Fase IX: costruzione piccola
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Moschea (inizi Ottocento) e.c
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I Turchi,w
quando ritornarono sull’Acropoli, ricostruirono in scala ridotta i
8 della loro guarnigione. Poco tempo dopo realizzarono una piccola
quartieri
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0moschea al centro delle rovine del Partenone.
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La piccola moschea è
documentata dalla
prima fotografia
dell’Acropoli giunta
fino a noi (1839).
Proprio in quel periodo
tale edificio fu
utilizzato come museo
per le prime scoperte e
fu demolito nel 1844.
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Brommer 1963
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Brommer 1963: originale del 1804
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Hansen 1835
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Fase X: Ricostruzione del XX-XXI m
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I maggiori interventi di restauro avvennero agli inizi
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secolo, individuabili in due fasi:
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• La prima fase fu terminata nel 1902: fu e
modesta,
prevedeva la ricostruzione totale; am
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• La seconda fase, invece, determinò
il ripristino del
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monumento:
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– furono restauratici muri interni;
r i frontoni;
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– furono consolidati
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– furonowinseriti i calchi in marmo di Elgin;
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–8
furono innalzate le colonne mancanti nella porzione
0 centrale del Partenone, ricongiungendo quindi, l’estremità
0
2 est con quella ovest.
Il Partenone dopo i primi restauri: alcune foto da
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Collignon 1914
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1. Facciata Est
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2. Facciata Ovest
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3. Interno da ovest
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4. Interno da est
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5. Esterno: lato est
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5. Esterno: lato ovest
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7. Opisthodomos da sud
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8. Peristilio sud, da est
Dal 1986 è in atto un recupero del Partenone …
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… per la prima volta il com
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progetto di ricostruzione
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rivolge la propriagi
osoltanto
attenzione non
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odi Pericle,
all’edificio
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o storia del
ma all’intera
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Partenone,
dalle sue
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a origini fino ai giorni
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og nostri.
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Bibliografia
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