LILLI E IL VAGABONDO ANALISI DEL FILM a cura di Emma Tellatin
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LILLI E IL VAGABONDO ANALISI DEL FILM a cura di Emma Tellatin
LILLI E IL VAGABONDO ANALISI DEL FILM a cura di Emma Tellatin Due giovani sposini, Gianni e Lisa, in occasione del Natale, decidono di adottare una cucciola di Cocker Spaniel alla quale mettono il nome Lilli e che pare condensare in sé gli aspetti idealizzati della coppia: bellezza, affetto, riconoscimento dei reciproci bisogni narcisistici1. Al compiere dei sei mesi, in corrispondenza all’età in cui i bambini, grazie alla capacità di spostarsi nello spazio, intraprendono il percorso verso una relativa autonomia, Lilli riceve in dono il collare con la medaglietta: il richiamo è al giorno del battesimo quando il neonato viene presentato alla comunità. Improvvisamente, però, sembra che Tesoro e Gianni Caro abbandonino e trascurino Lilli, che confida la propria preoccupazione di essere messa in disparte ai cari amici Whisky, un adorabile e distinto Terrier scozzese e Fido, un segugio rimasto, a detta di molti, senza fiuto. Mentre i due cani le annunciano che i padroni sono in attesa di un bambino, compare Biagio, un cane vagabondo che, inserendosi nella conversazione, pronuncia quasi una funesta profezia che intimorisce ancor di più Lilli: il concepimento di un bambino rappresenta solo l’inizio di una serie di “perdite”. Qui Biagio rende manifesta la perturbazione che si agitava quasi in sordina scatenando la tempesta emotiva che sempre accompagna le “dure verità” che irrompono di colpo nella vita serena dei piccoli in crescita. La funzione protettiva, infatti, viene meno qualora gli imprevisti non siano comunicati e assimilati a “piccole dosi”. Il tempo passa, il bambino nasce e Lilli, trovandolo in braccio a Tesoro mentre lo sta coccolando, sente aumentare la paura di venir esclusa; forte però delle attenzioni un tempo godute, non si barrica dietro una paralizzante gelosia ma anzi mette le sue energie al servizio della conoscenza del “pupo”. Entrata nella cameretta, lo trova in braccio a Tesoro che lo coccola: tutto ritorna come prima e la cagnolina si affeziona al nuovo arrivato, finché due mesi dopo, Tesoro e Gianni si azzardano a fare un viaggio. Si giocano qui inavvertitamente la loro attendibilità; non ci si separa da un neonato di appena due mesi e, ancor più, non si danno le chiavi di casa e degli affetti alla vecchia zia Sara che, insignita del titolo di sostituto materno, agirà invece come una matrigna! È legittima qui una lettura teorica: come nelle fiabe che assecondano il pensiero infantile, c’è una mamma buona , Tesoro e una mamma cattiva, zia Sara; la maturazione vedrà il soggetto in crescita avvicinare questi opposti e comprendere che la genitrice è tale anche quando, all’interno di un rapporto di fiducia, infligge calibrate frustrazioni. Zia Sara invece, prediligendo i suoi due gatti siamesi, da subito nutre infondati pregiudizi nei confronti di Lilli e mette al centro delle sue cure protettive i terribili felini. Questi ultimi danno avvio a innumerevoli malefatte (tentano di mangiare il canarino e poi il pesciolino, di bere il latte del pupo …), attribuite sempre ingiustamente alla cagnolina, la quale subisce un’onta terrificante quando la cinica zia le mette una museruola, che le rende impossibile la comunicazione. A tutto però c’è un limite e così la cagnolina si ribella, scappa e corre per le vie della città, venendo anche rincorsa da tre cani feroci e rabbiosi. Lilli agisce una sana ribellione, altra conquista dettata dall’esercizio dell’autonomia e della difesa della propria identità in formazione. Sopraggiunge Biagio che, con intrepido coraggio, prima la mette in salvo e poi le fa togliere la museruola da un castoro. Lilli verrà con galanteria portata a cena da Biagio dove, complice uno spaghetto, i due si scambieranno un bacio per poi promettersi amore eterno. Un giorno Biagio propone a Lilli di andare con lui ad esplorare l'immensa pianura verde oltre la città, ma Lilli sente la nostalgia di casa e nella via del ritorno, a causa di una marachella di Biagio, viene catturata dall’accalappiacani. 1 Nutrire un discreto desiderio di venir riconosciuto dall’altro è un aspetto sano; diventa fuorviante quando i propri bisogni offuscano completamente l’altro. Proprio come nel processo di crescita, Lilli si sperimenta fuori dai luoghi di sicurezza, inciampa in inaspettate prove e paga il caro prezzo dell’indipendenza. Era stata eletta al rango di figlia da Tesoro e Gianni Caro, aveva lavorato sodo per vincere la gelosia nei confronti del “ pupo”, si era sottratta alla tirannia della vecchia zia, aveva avuto un debutto amoroso coi fiocchi, ma ora si credeva per sempre abbandonata in un “orfanatrofio” per cani. A ridarle dignità saranno una pechinese, un borzoi, un cane russo, un chihuahua e un bassotto le cui attenzioni le ridonano fiducia. Si farà un gran parlare di Biagio, di tutte le volte che è sfuggito agli accalappiacani e soprattutto dei suoi amori. Grazie alla sua piastrina, Lilli può tornare a casa, ma si chiude triste ed avvilita nella sua cuccia. Sì perché solo quando gli adulti attribuiscono loro valore, i piccoli in crescita, potranno orientarsi nel mondo e sentirsi supportati nei momenti di malinconia; la gioia provata per l’arrivo di Biagio ben presto sfumerà con il reiterarsi dell’ingiustizia inferta da zia Sara: nel constatare che l’incolumità del pupo è messa a repentaglio, colpevolizza Lilli e Biagio rinchiudendo lei in cantina e lui nello sgabuzzino pronto per essere ricacciato nel canile. Una sera un grosso ratto raggiunge la finestra del pupo e Lilli, allarmata, abbaia attirando con i suoi guaiti l’attenzione di Biagio che corre in soccorso al piccolo uccidendo il topo. Ma ai malintesi non c’è mai fine perché, nel frattempo, la zia, attribuendo quel disastro ai due cani, chiama il canile per far portar via il vagabondo. Fortunatamente Tesoro e “Gianni caro” rincasano proprio nell'istante in cui l'accalappiacani sta trascinando via l'innocente Biagio. Lilli, abbaiando e in virtù dell’intesa rispettosa ed empatica un tempo sperimentata con i padroni, si fa portavoce di quanto accaduto, sicura che la sua narrazione dei fatti verrà suffragata da Gianni e Tesoro. Biagio viene così liberato e torna a casa con loro, dove gli viene conferito il collare con la piastrina, simbolo dell’appartenenza alla famiglia. Il cartone termina con il rassicurante contesto familiare che include, oltre ai due protagonisti e ai loro cuccioli, Whisky, Fido, Tesoro, Gianni Caro e il pupo. I sentimenti negativi provati da Lilli vengono elaborati grazie all’interiorizzazione di un’ immagine buona della “coppia genitoriale” che le consente di attraversare indenne le fasi importanti della sua crescita, ed è questo il messaggio più importante che il cartone veicola a bambini alle prese con la complessità del processo evolutivo.